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analisi dello shimmy nei carrelli di atterraggio
ASSOCIAZIONE ITALIANA PER L’ANALISI DELLE SOLLECITAZIONI XXXIV CONVEGNO NAZIONALE — 14–17 SETTEMBRE 2005, POLITECNICO DI MILANO ANALISI DELLO SHIMMY NEI CARRELLI DI ATTERRAGGIO Giovanna Girini, Marco Sasso Università Politecnica delle Marche - Dipartimento di Meccanica Sommario Con il termine “shimmy” si indicano le oscillazioni instabili che frequentemente si osservano nei carrelli aeronautici durante la fase di rullaggio. Le ragioni per cui queste vibrazioni si originano spontaneamente e si auto amplificano sono da imputare al moto stesso del sistema e dipendono dalle interazioni fra pneumatico e suolo, nonché dai parametri progettuali del carrello e dalla velocità dell’aeroplano sulla pista. A causa di queste oscillazioni il carrello risulta sollecitato a pericolosi fenomeni di usura e fatica, che possono arrivare a provocare seri danneggiamenti strutturali. In questo lavoro è stato analizzato il fenomeno dello shimmy relativamente al carrello anteriore a ruota singola di piccoli aeromobili per il trasporto civile. I parametri progettuali del carrello e le caratteristiche meccaniche del pneumatico sono stati messi in relazione per ricavare il modello dinamico del sistema. Questo modello è stato analizzato dapprima tramite uno studio agli autovalori e successivamente mediante integrazione numerica. Dall’analisi lineare si ottengono mappe di stabilità che permettono di capire qual è la tendenza dello shimmy al variare dei parametri in gioco. Con l’integrazione numerica invece è possibile includere le non linearità del sistema e ottenere i cosiddetti cicli limite. Abstract Shimmy is a summarizing term for the torsional flutter phenomenon of aircraft landing gears. The reason for such unstable vibrations is connected to the motion of the system itself and depends on factors like the interactions between tire and ground, the landing gear design parameters and the aircraft taxiing speed. Due to these self-excited oscillations, the landing gear is stressed by dangerous phenomena of wear and fatigue, which can lead to serious damages. In this work, a shimmy analysis of small aircraft nose landing gears has been carried out. Design parameters and tire mechanical properties have been related in order to develop the dynamic model of the system. This model has been analysed by means of eigenvalues method and numerical integration. Stability boundaries, which are useful to evaluate the tendency of the shimmy, are obtained with the linear analysis. By numerical integration, which allows to take the system nonlinearities into account, limit cycles can be recorded. Parole chiave: shimmy, carrelli di atterraggio, cicli limite. Corresponding author: Giovanna Girini; Tel.: 071.220.4440; Fax.: 071.220.4801; E-mail: [email protected] XXXIV CONVEGNO NAZIONALE AIAS – MILANO, 14-17 SETTEMBRE 2005 1. INTRODUZIONE Il fenomeno dello shimmy affligge anche attrezzature di uso quotidiano, quali sedie a rotelle, carrelli per la spesa, carrelli portavivande, passeggini, ovvero tutti quei dispositivi in cui è presente una ruota, collegata ad un asse, o pivot, e libera di ruotare intorno ad esso (caster wheel). Se al pivot viene impresso un moto orizzontale, mentre la ruota viene fatta rotolare a terra, accade che quest’ultima può assumere un moto oscillatorio del tutto spontaneo attorno al pivot stesso. Nei carrelli di atterraggio degli aeroplani, questa instabilità può essere causa di rotture importanti, e pertanto è compito dei progettisti far si che il fenomeno non si verifichi o quanto meno non arrivi a compromettere il buon funzionamento del carrello. Tuttavia, non si è ancora giunti ad una teoria definitiva che spieghi con chiarezza l’insorgere dello shimmy e quali misure adottare per contrastarlo efficacemente. Infatti, nel corso degli anni, sono state avanzate varie teorie sul fenomeno, eppure inoltrarsi nel problema non risulta affatto semplice in quanto le variabili in gioco, quali rigidezze dei vari componenti, attriti fra le parti meccaniche, interazioni pneumatico – suolo, sono numerose e spesso difficili da definire e misurare. Un modo per contrastare il fenomeno è quello di montare sul carrello il cosiddetto shimmy damper, una sorta di pistoncino - idraulico o elastomerico - in grado di fornire lo smorzamento necessario per annullare, o quanto meno ridurre, le vibrazioni. Questi dispositivi migliorano le condizioni di stabilità, ma non eliminano comunque le cause del disturbo, che devono essere ricercate studiando la natura stessa del sistema, ovvero la struttura del carrello e le sue interazioni con il suolo attraverso il pneumatico. Lo studio qui presentato è stato condotto in collaborazione con la Mecaer Meccanica Aeronautica S.p.a., azienda produttrice di carrelli aeronautici. 2. MODELLO MECCANICO DEL PNEUMATICO Non c’è dubbio che lo shimmy sia enormemente influenzato dalle forze che il suolo trasmette alla ruota attraverso il pneumatico. Queste reazioni si generano nella zona in cui la gomma è a contatto con il terreno e possono essere ridotte a semplici forze e momenti. La teoria di riferimento, da cui si è partiti per capire quali fossero queste interazioni, è la cosiddetta teoria del punto di contatto, adottata anche da de Carbon [1] e Moreland [2] nei loro primissimi studi sul fenomeno dello shimmy. 2.1. Rigidezza laterale e torsionale Si consideri una ruota ferma, sulla quale agisce una forza Ft applicata nel centro della ruota stessa parallelamente al suo asse di rotazione, cioè perpendicolarmente al suo piano. Sotto l’azione di questa forza, il pneumatico a contatto con il suolo si deforma senza slittare, almeno finché non viene superato il limite di aderenza, opponendosi con una forza pari e contraria a Ft, mentre il resto della ruota subisce uno spostamento trasversale pari a ∆ . Indicando con kL la rigidezza laterale del pneumatico, risulta: Ft = k L ∆ 1 Al posto di Ft, si supponga adesso di esercitare sulla ruota, sempre ferma, un momento M. Ad opera di questa sollecitazione, la ruota tende a ruotare di un certo angolo θ , mentre la porzione di pneumatico a contatto con il terreno si oppone alla rotazione con un momento pari e contrario a M. Indicando con µ la rigidezza torsionale del pneumatico, si ottiene: M = µθ 2 XXXIV CONVEGNO NAZIONALE AIAS – MILANO, 14-17 SETTEMBRE 2005 2.2. Deriva Si consideri nuovamente il caso in cui agisca la forza Ft e si supponga che stavolta la ruota, anziché essere ferma, rotoli sul terreno. Come prima, è ancora presente lo spostamento trasversale ∆ ; in più si nota che la traiettoria seguita dalla ruota non è contenuta nel suo piano, come sarebbe senza l’azione della forza, ma forma con esso un angolo α , detto angolo di deriva. Ciò significa che il moto della ruota, oltre ad avere una componente passante per il suo piano, ha una componente anche in direzione ortogonale. Questo fenomeno si verifica senza che ci sia alcuno slittamento laterale e può essere spiegato nel seguente modo. Prima di tutto si schematizzi il pneumatico, con un infinito numero di molle montate radialmente, dotate di elasticità verticale, laterale e torsionale. Quando la forza Ft è applicata alla ruota ferma, quest’ultima subisce lo spostamento ∆ come risultato della deformazione laterale delle n molle a contatto con il terreno: la risultante delle reazioni esplicate dalle molle bilancia esattamente la forza Ft. Ora, quando la ruota viene posta in rotazione, e la molla n+1 tocca il terreno, il suo punto di contatto non è più allineato con i punti di contatto delle molle precedenti, ma spostato lateralmente della quantità ∆ . Inoltre, mentre la molla n+1 entra in contatto, contemporaneamente la prima molla della serie si stacca dal terreno, per cui cessa istantaneamente di esercitare la sua parte di reazione per bilanciare Ft, la quale però, non viene ripristinata dalla molla n+1 perché questa risulta ancora scarica al momento del contatto. La somma delle tensioni esercitate dalle molle non bilancia più la forza Ft e dunque si verifica un ulteriore spostamento laterale della ruota pari a ∆ . In questo modo, anche la molla n+2, che appoggia sul terreno subito dopo, avrà il suo punto di contatto spostato di ∆ rispetto al punto di contatto della molla n+1. Questo processo si ripete ogni volta che una molla entra in contatto e un’altra lo lascia; ecco quindi come l’elasticità del pneumatico può spiegare fenomeni di deriva in assenza di slittamento. Introducendo il coefficiente di deriva c della gomma, si può scrivere: Ft = α c 3 che esprime la relazione di proporzionalità tra la forza Ft e l’angolo di deriva. Il coefficiente di deriva c dipende dal carico verticale FZ agente sul pneumatico secondo la relazione [3-4]: c= 1 cS FZ 4 dove cS è il coefficiente di rigidezza in sterzata ed è un valore costante legato al tipo di pneumatico. 2.3. Momento auto-allineante All’analisi fatta finora manca però un importante fenomeno che accompagna la deriva, ovvero l’insorgere di un momento torcente dovuto al fatto che la reazione del pneumatico alla forza Ft non è allineata con quest’ultima, ma è spostata verso il retro della ruota di una quantità σ. Ciò dipende dal fatto che la tensione esercitata dal punto del pneumatico appena entrato in contatto con il terreno - head point - è praticamente nulla, mentre è massima per il punto in procinto di abbandonare il suolo - tail point. Per questo motivo, la distribuzione delle tensioni è di tipo lineare e la risultante che equilibra esattamente la Ft ha il suo punto di applicazione situato a 2/3 dall’head point lungo la linea di contatto. Indicando con σ la distanza tra il punto di applicazione di Ft e quello della reazione opposta dal pneumatico, risulta che la ruota è soggetta ad un momento torcente che tende ad orientare la ruota stessa nella vera direzione dello spostamento, ovvero a ridurre spontaneamente l’angolo di deriva. Tale momento è detto auto-allineante e può essere scritto come: XXXIV CONVEGNO NAZIONALE AIAS – MILANO, 14-17 SETTEMBRE 2005 M t = Ftσ = µα 5 In virtù della particolare natura dei pneumatici, anche la rigidezza torsionale non è costante, ma è funzione del carico verticale [3] come succede per il coefficiente di deriva; si ha: µ = µ0 FZ 6 in cui anche µ0 è un coefficiente costante dipendente dal tipo di pneumatico. 2.4. Tread damping moment Un altro aspetto legato al pneumatico, è lo smorzamento prodotto dalla porzione di gomma a contatto con il suolo. Questa azione dà luogo ad un momento detto tread damping moment la cui espressione, trovata in letteratura [3], è: CTREAD = K4 ψ& V 7 dove K 4 = 0.15a 2 c S FZ , essendo a la semi-lunghezza dell’impronta (parametro dipendente dalla pressione di gonfiaggio). 3. ANALISI LINEARE E MAPPE DI STABILITA’ L’analisi dello shimmy è stata intrapresa su un modello semplificato di carrello, avente pivot verticale e forcella ortogonale al pivot (fig. 1). Il carrello si muove alla velocità V e la ruota è libera di oscillare intorno al pivot. Sul carrello grava il carico verticale - FZ - che si trasferisce al pneumatico e lo mantiene schiacciato al terreno; la forza Ft e il momento auto-allineante agiscono in modo da esaltare il fenomeno di shimmy. asse di rotazione L V x L C Dψ& ψ V α µα Ft Figura 1: Vista frontale e superiore del carrello e carichi agenti Si indichi con ψ l’angolo di shimmy e con L il cosiddetto braccio a terra (caster length); sia inoltre x la distanza a cui si porta il centro della ruota dalla direzione della velocità per effetto dell’oscillazione. L’ equazione di equilibrio del carrello intorno al pivot si può scrivere come [5]: K Iψ&& + CD + 4 ψ& = LFt + M t V 8 XXXIV CONVEGNO NAZIONALE AIAS – MILANO, 14-17 SETTEMBRE 2005 dove: • Iψ&& = momento relativo all’inerzia del sistema; • C Dψ& = momento di smorzamento viscoso dovuto allo shimmy damper e all’attrito fra le parti meccaniche; • LFt = momento generato dalla forza Ft avente braccio L rispetto al pivot di rotazione. Dal momento che è ragionevole assumere il pivot libero fino ai pedali, l’eventuale coppia di richiamo elastico - Kψ - dovuta alla rigidezza torsionale K del pivot stesso, è da ritenersi nulla e pertanto non compare al primo membro dell’equazione 8. Per quanto riguarda il valore di CD, coefficiente di smorzamento equivalente, è stato assunto un valore costante suggerito da Mecaer; un valore attendibile per il momento di inerzia del carrello I è stato stimato in base a dati forniti sempre da Mecaer, tenendo conto sia dell’inerzia dello stelo che di quella della ruota (si veda Tabella 1). Secondo la meccanica delle gomme, la forza Ft è legata alla deformazione laterale ∆ subita dal pneumatico e all’angolo di deriva dalle leggi 1 e 3; in queste equazioni però non compare l’angolo di shimmy e pertanto è necessario introdurre un’altra relazione per poter correlare le tre variabili ∆, α e ψ . Si tratta della condizione cinematica di non slittamento laterale del pneumatico, anch’essa contemplata nella teoria del punto di contatto: x& + ∆& + V sinψ + V sin α = 0 9 dove x = L sinψ . Supponendo piccole oscillazioni e piccole deformazioni, la 9 si può linearizzare e scrivere come [5]: Lψ& + ∆& + Vψ + Vα = 0 10 Sostituendo la 3 e la 5 nell’equazione del moto 8 si giunge a: K L Iψ&& + CD + 4 ψ& − α − µα = 0 V c 11 Dall’equazione cinematica 10 si ricava: ∆& = − Lψ& − Vψ − Vα 12 Uguagliando le relazioni 1 e 3 e derivando si ottiene: α& = ck L ∆& 13 Sostituendo la 12 nella 13 si giunge alla seguente equazione: α& = ck L (− Lψ& − Vψ − Vα ) 14 Le relazioni 11 e 14 sono quelle che descrivono la dinamica del sistema nei due gradi di libertà ψ e α. Si ottiene: K I 0 ψ&& CD + 4 + V 0 0 α&& ckL L 0 ψ& 0 + 1 α& ckLV − L − µ ψ 0 = c ckLV α 0 15 XXXIV CONVEGNO NAZIONALE AIAS – MILANO, 14-17 SETTEMBRE 2005 che consiste in un set di due equazioni differenziali lineari del secondo ordine che possono essere risolte per studiare la stabilità del sistema. La soluzione non banale si ottiene imponendo: I 0 K 2 CD + 4 det ⋅s + V 0 0 ck L L 0 0 ⋅s + ck V 1 L − L − µ =0 c ck LV 16 che porta all’equazione caratteristica: B3 s 3 + B2 s 2 + B1s + B0 = 0 17 con: B3 = I B2 = IckLV + CD + K4 V 18 K B1 = CD + 4 ckLV + k L L2 + k L cµL V B0 = k LVL + ckL µV Dal momento che i coefficienti dell’equazione caratteristica sono tutti positivi, le soluzioni, se sono reali, devono necessariamente essere negative; in particolare si possono verificare i seguenti casi: • 3 radici reali; • 1 radice reale, più 2 complesse coniugate. Nel caso di radici reali negative, la soluzione del sistema è di tipo esponenziale convergente. Nel caso di radici complesse coniugate la soluzione ha l’andamento di un’armonica inviluppata da un’esponenziale; il segno della parte reale indica se la soluzione è stabile oppure instabile. Tabella 1: Valori di alcuni parametri caratteristici I CD kL L cs µ0 Fz 0.0376 [Kg m2] 2.5 [Nm/s] 130·103 [N/m] 0.046 [m] 5.8 [rad-1] 0.26 [m/rad] 5000 [N] Qui di seguito sono illustrati gli studi sulla stabilità del sistema eseguiti analizzando il segno della parte reale delle radici dell’equazione caratteristica 17. Le mappe di figura 2 mostrano le zone di stabilità al variare della velocità di rullaggio e di un parametro caratteristico per volta, assumendo per tutti gli altri parametri i valori indicati nella Tabella 1. In figura 3, invece, è illustrato l’andamento della frequenza di oscillazione di shimmy in funzione del braccio a terra e della velocità di rullaggio, sia per il sistema smorzato che per quello in assenza di smorzamento. XXXIV CONVEGNO NAZIONALE AIAS – MILANO, 14-17 SETTEMBRE 2005 INSTABILE INSTABILE STABILE STABILE STABILE INSTABILE INSTABILE STABILE Figura 2: Mappe di stabilità Figura 3: Frequenza di oscillazione di shimmy 4. ANALISI NON LINEARE E CICLI LIMITE Il modello matematico a cui abbiamo fatto ricorso nella Sezione3 si basa su un’analisi lineare condotta studiando le radici del polinomio caratteristico. Il vantaggio fondamentale di questo procedimento sta nella sua relativa semplicità di calcolo e nella possibilità di poter contare su dati, le mappe di stabilità, che permettono di determinare indicativamente la tendenza dello shimmy al variare dei vari parametri. Bisogna dire però che un’analisi di questo genere permette di studiare il sistema limitatamente a situazioni che di poco si discostano dalle condizioni stazionarie, prerequisito fondamentale per accettare la linearizzazione fatta nel corso dello studio. Per un’analisi più veritiera dunque, è necessario utilizzare la condizione cinematica di non slittamento laterale, espressa dalla 9, senza apportare alcuna approssimazione ai termini trigonometrici. In più, si vuole tener conto anche di altri contributi non lineari essenzialmente legati al comportamento del pneumatico, che vengono introdotti qui di seguito. XXXIV CONVEGNO NAZIONALE AIAS – MILANO, 14-17 SETTEMBRE 2005 4.1. Non linearità del pneumatico La forza laterale Ft e il momento auto-allineante Mt, sono stati assunti, in base alle leggi 1 e 2, funzioni lineari dell’angolo di deriva; queste relazioni, valide nell’ipotesi di piccole oscillazioni, si modificano nel caso di un discorso più generale, secondo quanto suggerito in [3]. In particolare si assumono le seguenti leggi: • una funzione di saturazione con tratti lineari per la forza laterale, dove δ è l’angolo di deriva limite considerato pari a 5° (equazione 19), e • una semi-sinusoide per il momento auto-allineante, dove γ è l’angolo di deriva limite preso pari a 10° (equazione 20): Ft = c S ⋅ FZ ⋅ δ Ft = c S ⋅ FZ ⋅ α F = −c ⋅ F ⋅ δ S Z t per α ≥ δ per α < δ 19 per α ≤ −δ 180° γ sin α ⋅ FZ M t = µ0 180° γ M = 0 t per α < γ 20 per α ≥ γ 4.2. Cicli limite Come già accennato, la condizione cinematica di non slittamento laterale viene ora utilizzata senza subire alcuna linearizzazione; pertanto l’equazione 14 in questo caso assume la forma: α& + ck L L cosψψ& + ck LV sinψ + ck LV sin α = 0 21 Come prima, questa relazione viene affiancata all’equazione del moto 9: K Iψ&& + CD + 4 ψ& = LFt + M t V 9 in cui ora Ft e Mt hanno le espressioni indicate in 19 e 20. La 21 e la 9 formano insieme il nuovo set di equazioni differenziali, stavolta non lineari, la cui risoluzione è stata condotta tramite integrazione numerica, applicando il metodo di Newmark. I calcoli sono stati effettuati per diversi valori della velocità di rullaggio V, nonché delle condizioni iniziali di integrazione - ψ0 e α0 - attribuite alle incognite. I casi riscontrati sono di due tipi: • convergenza: il sistema è stabile, ovvero lo shimmy tende a smorzarsi; • divergenza - ciclo limite: il sistema presenta una certa instabilità iniziale, in cui l’oscillazione di shimmy si amplifica, ma poi si stabilizza mantenendosi costante sul valore raggiunto. I risultati ottenuti vengono mostrati tramite grafici bidimensionali e tridimensionali, che mostrano i valori assunti istante per istante da ψ ed α. XXXIV CONVEGNO NAZIONALE AIAS – MILANO, 14-17 SETTEMBRE 2005 Figura 4: Andamento temporale di ψ e α con V = 55 m/s, ψ0 = 3° e α0 = -3° Figura 5: Andamento temporale di ψ e α con V = 30 m/s, ψ0 = 2° e α0 = -2°: ciclo limite Figura 6: Andamento temporale di ψ e α con V = 15 m/s, ψ0 = 3° e α0 = -3° Le figure 4 e 6 si riferiscono a condizioni di funzionamento che nell’analisi lineare risultavano stabili; in effetti si nota come gli angoli ψ e α, partendo da valori iniziali di 3°, si smorzano nel tempo. Al contrario, in figura 5 viene illustrata l’evoluzione del sistema a partire da angoli iniziali più piccoli, 2°, ma con un valore di velocità per la quale nell’analisi lineare si riscontrava instabilità. Anche in questo caso si conferma la bontà della previsione del metodo agli autovalori, nel senso che l’oscillazione tende ad amplificarsi, ma invece di crescere in maniera indefinita a un certo punto si stabilizza in quello che viene definito ciclo limite. Questo aspetto non poteva essere colto tramite l’analisi lineare in quanto esso è intimamente legato alle non linearità del modello di cui si è tenuto conto solo con l’integrazione numerica. 7. CONCLUSIONI Nello studio lineare si è visto che le equazioni del moto sono di tipo esponenziale, convergente o divergente, e dall’analisi agli autovalori è possibile ricavare le mappe di stabilità che illustrano la tendenza dello shimmy al variare dei parametri caratteristici. Successivamente si è tenuto conto delle non linearità e le equazioni del moto sono state risolte tramite integrazione nel tempo. A causa delle non linearità, la divergenza che si otteneva con l’analisi lineare non si riscontra più, e al suo posto si nota l’instaurarsi del ciclo limite, la cui ampiezza è un indice della pericolosità della vibrazione di shimmy. Si sottolinea il fatto che il comportamento del sistema dipende strettamente dai valori assunti per i parametri caratteristici, sui quali si può giocare per rendere il sistema più stabile. Nell’integrazione XXXIV CONVEGNO NAZIONALE AIAS – MILANO, 14-17 SETTEMBRE 2005 numerica, particolare importanza rivestono i valori iniziali attribuiti alle incognite del sistema, una cui piccola variazione apparentemente insignificante, può generare risultati completamente differenti. In futuro si pensa di sviluppare modelli di carrello maggiormente realistici in cui tenere conto sia di geometrie più complesse che di equilibri anche lungo altre direzioni. BIBLOGRAFIA [1] de Carbon, C.B., “Analytical study of shimmy of airplane wheels”, NACA TM 1337, 1952; [2] Moreland, W.J.,“The story of shimmy”, Journal of Aeronautical Sciences, Vol. 21, No 12, 1954, 793-808; [3] Somieski, G.,“Shimmy Analysis of a Simple Aircraft Nose Landing Gear Model Using Different Mathematical Methods”, AST 8, 1997, 545-555; [4] Smith, N. D., “Understanding Parameters Influencing Tire Modeling”, Department of Mechanical Engineering, Colorado State University; [5] Collins, R.L., “Theories on the Mechanics of Tires and Their Application to Shimmy Analysis”, Journal of Aircraft, Vol. 8, No 4, 1971, 271-277.