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Numeri deludenti ma andavano messi in preventivo

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Numeri deludenti ma andavano messi in preventivo
9
giovedì, 20 dicembre 2012
dell’Istria
e di Fiume
Abbiamo chiesto
ai connazionali
un loro parere in
merito ai dati che
riguardano
la minoranza italiana
Uno dei temi più attuali e
più discussi in questi giorni è
sicuramente l’ultimo censimento
della popolazione, i cui dati
rivelano che negli ultimi due
decenni la minoranza italiana,
sia per quanto riguarda la
madrelingua sia la nazionalità,
si è indebolita. Infatti, nel nostro
Paese ci sono 2.129 cittadini
di nazionalità italiana in meno
rispetto al 2001 e 3.496 in meno
rispetto al 1991.
Ovviamente, abbiamo voluto
sentire in merito il parere dei
connazionali e in particolar modo
della presidente della Comunità
degli Italiani di Fiume, Agnese
Superina, secondo la quale si
tratta di una materia complessa,
per alcuni versi contraddittoria,
e sulla quale influiscono diversi
fattori. “Non mi sorprende più di
tanto il calo degli appartenenti
alla CNI, ma comunque mi
delude. Prima di tutto, bisogna
prendere in considerazione
il fatto che tuttora numerosi
anziani non si dichiarano italiani
per paura di venire accusati o
di perdere alcuni diritti, timore
che si portano dietro da molto
tempo. La conta è una cosa
odiosa. A mio parere, la domanda
sulla nazionalità dovrebbe venir
eliminata dal rilevamento.
Infatti, finisce sempre che ci
rammarichiamo perché siamo
in pochi, anche se non dovrebbe
essere così, in quanto abbiamo
le scuole. In questo contesto, il
problema maggiore è legato al
fatto che molti connazionali, tra
cui figurano anche attivisti della
CI, non iscrivono i propri figli
alle scuole italiane e non parlano
con loro in italiano. In più, nelle
nostre scuole viene trascurata
l’identità e l’appartenenza
italiana. Non sorprende quindi,
che i nostri giovani a scuola
parlino in croato, perché così
si sentono più ‘importanti’. Ma
non dovrebbe essere invece il
contrario?”, si chiede Agnese
Superina.
“A prescindere dai dati del
censimento, sono convinta che a
Fiume e in Croazia ci siano molti
più italiani di quelli dichiarati.
Infatti, i dati del censimento sono
in contrasto con quelli anagrafici”,
ha osservato la presidente,
secondo la quale ciò è dovuto al
fatto che non tutti gli italiani in
Croazia si sono dichiarati come
tali ai rilevatori del censimento. “A
mio parere, quelli che non si sono
dichiarati al censimento, sono
italiani soltanto per convenienza,
ossia ‘diventano’ italiani soltanto
quando gli fa comodo, per
ottenere magari la cittadinanza
oppure la pensione italiana”.
Un’opinione in merito ai dati
inerenti all’ultimo, censimento
e al calo registrato tra gli
appartenenti alla minoranza
GRAZIELLA TATALOVIĆ
CENSIMENTO
| Mirella Bachich
| Silvana Zorich
| Irene Mestrovich
| Laura Superina
| Agnese Superina
| Luisa Stipcich Matcovich
Numeri deludenti
ma andavano messi
in preventivo
di Monica Kajin Benussi, Patrizia Brnčić e Stella Defranza
italiana, l’abbiamo chiesto
anche a Irene Mestrovich,
presidente del Consiglio della
minoranza della Città di Fiume,
la quale ha sottolineato che in
ogni caso si tratta di dati molto
preoccupanti, anche se sono un
po’ di conforto quelli riguardanti
l’aumento del numero di persone
che hanno dichiarato di essere di
madrelingua e cultura italiana.
“Dobbiamo essere consapevoli
che nei decenni passati la nostra
minoranza è stata una delle
più aperte ai matrimoni misti
– ha spiegato Irene Mestrovich
–, con circa l’80 per cento
dei connazionali che hanno
dichiarato questo dato di fatto
nei censimenti precedenti. Anche
questo ha un suo peso. I figli,
per non fare un torto a uno dei
genitori, non riescono a decidersi
sulla nazionalità di appartenenza
e per questo forse hanno optato
per la variante ‘di madrelingua e
cultura italiana’. La nostra non è
l’unica minoranza che ha segnato
un decremento nei numeri. La
questione va forse attribuita ai
giovani e al fatto che non sentono
più l’appartenenza nazionale
importante come noi una volta.
Guardano la cosa in modo
diverso e si chiedono perché
debbano dichiararsi proprio
oggi, momento in cui vengono
abbattute le barriere e aperti i
confini tra i popoli europei. Il
Agnese Superina
non ha dubbi: “A
prescindere dai dati
del censimento, sono
convinta che a Fiume
e in Croazia ci siano
molti più italiani di
quelli dichiarati”.
calo del numero degli italiani
è preoccupante anche perché,
come ce lo conferma la storia,
pesa direttamente sulle norme
che regolano il rispetto e la tutela
delle minoranze, come pure sui
finanziamenti. Non una volta ci
siamo sentiti rispondere ‘Che cosa
pretendete da noi, visto in quanti
siete’…”.
Secondo Mirella Bachich,
pensionata dell’EDIT, nel
capoluogo quarnerino ci sono
sicuramente molti più italiani di
quanti si siano dichiarati tali al
censimento del 2011. “Inoltre,
la nostra minoranza è composta
prevalentemente da persone
anziane e nel lasso di tempo
trascorso tra i due censimenti
sono deceduti purtroppo
moltissimi fiumani.
Secondo Laura Superina,
il calo del numero di italiani
negli ultimi dieci anni è dovuto
soprattutto all’assimilazione dei
giovani. “La tendenza registrata
dal censimento del 2011 mi
preoccupa – ha spiegato –, ma
penso che la sopravvivenza della
lingua e della cultura italiane in
Croazia possa venire assicurata
esclusivamente incoraggiando
i giovani a fare molti figli e a
parlare con loro in italiano. Mi
rassicura, comunque, il fatto che
Fiume abbia ‘perso’ soltanto un
centinaio di connazionali”.
Luisa Stipcich Matcovich,
invece, non è affatto sorpresa dai
risultati pubblicati qualche giorno
fa e li attribuisce principalmente
ai matrimoni misti e alla ‘fuga’ di
giovani connazionali all’estero.
Il fatto che Fiume, rispetto al
resto dell’area, abbia registrato
un calo di italiani meno grave,
ritiene Stipcich Matcovich, forse
è dovuto a un ripensamento dei
cittadini che dieci anni fa si erano
dichiarati croati, oppure al fatto
di percepire una pensione italiana
o di aver ottenuto ultimamente la
cittadinanza italiana.
Silvana Zorich si dichiara
dispiaciuta delle cifre pubblicate,
ma non troppo sorpresa. “Ho
notato che numerose mie
amiche – ha spiegato –, parlano
in croato con i propri figli e
nipoti, distruggendo l’identità
italiana nelle famiglie. Un dato
che però mi sembra anomalo è
il fatto che i cittadini croati di
madrelingua italiana siano più
numerosi di quelli di nazionalità
italiana. Fiume, invece, ha perso
un centinaio di italiani, ma al di
fuori della giurisdizione cittadina,
nei comuni circostanti, il numero
di italiani è cresciuto di circa 90
unità. Non so come potremmo
arginare queste perdite, ma
penso che bisogna prenderla con
ottimismo e seguire l’esempio del
noto poeta fiumano, Zuane de
la Marsecia, che disse ‘Fioi, semo
pochi, volemose ben’”.
10
Pola
giovedì
20 dicembre 2012
|| Claudio Gelleni
|| Maria Farina
|| Elena Gattoni Stepanov
|| Corrado Ghiraldo
|| Giuseppe Orbanich
Alle vecchie generazioni
subentrano giovani
con sentimenti
di appartenenza
nazionale confusi,
e la cosa non deve
sorprendere.
Il fenomeno è più
che evidente a scuola
CENSIMENTO
Constatata la flessione
del numero degli
italiani dichiarati (ma
anche il netto calo della
popolazione croata
complessiva) si possono
tirare le somme
|| Lada Kalagac Fabris
Si tratta di un calo
demografico
inevitabile
di Rosanna Mandossi Benčić e Daria Deghenghi
regionalista, ma non possiamo
certo inserire l’”istrianità” nel
novero delle nazionalità. Sono
certo che tra quei 25.000 “istriani”
di nuovo conio si nasconda in
realtà una buona parte degli
italiani spariti di scena, perché,
in verità, mi sembra che ne siano
spariti diversi. Tra l’altro il caso del
sentimento regionalista che spiazza
la nazionalità è un fenomeno
solamente istriano, visto che nel
resto del Paese si segnala solo in
una percentuale infinitesimale.
Che dire? L’istrianità sarà anche un
grande conseguimento, ma ne va
dell’italianità in Istria, e questo è
certo”.
Corrado Ghiraldo, professore
di Gallesano: “Si tratta di un
calo demografico inevitabile,
derivante dal fatto che alle vecchie
generazioni subentrano giovani
con sentimenti di appartenenza
nazionale confusi, e la cosa non
deve sorprendere. Il fenomeno
è più che evidente a scuola,
dove i ragazzi con entrambi i
genitori italiani sono in netta
minoranza, mentre i discendenti
di coppie miste di seconda e
terza generazione abbondano.
Che la loro “italianità” sia a
rischio e finisca in secondo piano
è ineluttabile, proprio come è
inutile attribuire le colpe del caso
alle istituzioni, alle scuole e alle
Comunità degli Italiani. Temo
che la lingua, l’appartenenza e
l’orgoglio nazionale s’insegnino
in famiglia, fin dalla culla. Una
volta che questa identità è stata
plasmata in tenera età, è molto
difficile che la scuola influisca in
modo radicale sull’affermazione
del sentimento nazionale.”
Elena Gattoni Stepanov,
medico di Pola: “Osservo che gli
italiani sono in calo mentre sono
decisamente troppi gli «istriani»
e devo concluderne che anche
le dichiarazioni di nazionalità al
censimento sono influenzate da
ragioni di opportunismo. Forse
negli anni Novanta conveniva
dichiararsi italiani e chiedere
sostegno in Comunità per cercare
di avere la cittadinanza, un lavoro
oltreconfine e altri vantaggi di
questo genere. E forse per lo stesso
motivo oggi questo non conviene
più, perché ci stiamo comunque
dirigendo in Europa e siamo tutti
sulla stessa barca. Mi spiace che
numericamente stiamo calando: è
sempre un colpo duro da parare”.
Lada Kalagac Fabris, medico
ospedaliero di Pola: “Le istituzioni
della minoranza non hanno
fatto molto per mantenere viva
la coscienza identitaria. Detto
questo, è mia opinione che i dati
appena emessi del censimento
2011 siano il risultato di 20 anni di
convivenza felice, che ha portato
all’assimilazione totale delle
minoranze. Cosa abbiamo fatto
se non accettare la maggioranza
dimenticandoci di noi stessi!?
Dichiararsi croati, e non esserlo,
è una posizione di comodo,
perché vi è insito l’interesse
sociale, culturale, politico. Volevo
commentare anche il fatto di
dichiararsi – in tutta libertà,
ovviamente – “istriani”. Il numero
degli “istriani” equivale, secondo
me, al numero dei frustrati e
degli insoddisfatti, coscienti della
propria posizione e degli inganni
PIXSELL
C
ensimento: dai dati di fatto
alle opinioni. Constatata
la flessione del numero
degli italiani dichiarati (ma anche
il netto calo della popolazione
croata complessiva), si possono
tirare le somme e fare le ipotesi
più disparate, così come hanno
fatto diversi connazionali da noi
interpellati, ciascuno in base alle
proprie esperienze e attitudini,
chi assumendo atteggiamenti
di preoccupazione e chi invece
attribuendo ai dati statistici e
ai fenomeni demografici una
condizione di inevitabilità alla
quale non è possibile far precedere
alcuna connotazione qualitativa,
né positiva né negativa. Vediamo le
loro opinioni.
Maria Farina, pensionata di
Pola: “Devo dire che non mi
sorprendono affatto questi risultati
deprimenti sul calo demografico,
perché, chi vive a Pola, come
noi, e frequenta il centro città, si
accorge di non avere più occasione
per augurare il «buongiorno» ad
alcuno dei passanti che incontra.
Certo, tanti italiani hanno lasciato
la propria terra, ma tanti altri
sono rimasti. Il problema è che
si chiudono in famiglia, in casa,
nel proprio privato, anche in sé
stessi, e alla fine smettono pure
di dichiarare la propria italianità.
Siamo in numero sempre più
esiguo, vale a dire stiamo
scomparendo fisicamente e ciò
risulta evidente anche da quanti
siamo ad assistere ai programmi
al «circolo»: la partecipazione del
pubblico alle serate di cultura di
un certo livello è sempre scarsa,
mentre cresce solo nel caso degli
spettacoli di carattere popolare,
come succede ai concerti dei cori
della “Lino Mariani”. Ma poi basta
vedere il coro per trovare ulteriore
conferma di quanto abbiamo
detto”.
Claudio Gelleni, pensionato di
Pola: “Scopro a sorpresa che gli
italiani dichiarati in città sono
poco più di 2.500, mentre i soci
effettivi della Comunità degli
Italiani sono più di 5.000 e non
posso fare a meno di chiedermi
che fine abbiano fatto quei
tremila che mancano all’appello.
Bisognerebbe concluderne che,
o abbiamo tra i soci gente che
si spaccia per italiana, oppure
che gli italiani al censimento
preferiscono non dichiarare la
propria nazionalità, ma anche
che entrambe le spiegazioni sono
riduttive e poco appaganti. Un
altro dato che ispira perplessità è
lo scarto tra il numero dei cittadini
di nazionalità italiana e quelli
di madrelingua italiana. Ma che
differenza passa, esattamente? E
come fanno, allora, i due numeri
a non collimare? Un’altra sorpresa
è il boom dei cosiddetti “istriani”.
Ora noi possiamo anche concepire
la bellezza di questo sentimento
|| Diriana Delcaro Hrelja
subiti, però incapaci di cambiare
il mondo. Per tanti è accettabile
essere istriano, ma non lo è essere
italiano o serbo”.
Luisa Punis Continolo,
professoressa di Pola: “Molteplici
fattori possono spiegare la
natura di questo calo. Per prima
cosa, l’adesione della Croazia
all’UE richiede che le strutture
amministrative ed operative si
adeguino agli standard europei,
anche per quanto concerne
la struttura delle rilevazioni
statistiche e la loro metodologia
d’applicazione. Ciò non risulta dai
formulari messi a disposizione
della popolazione. Va da sé che,
introducendo elementi e fattori
di confusione, i dati ottenuti
sono influenzati da elementi di
distorsione e di tendenziosità. In
secondo luogo, non è di minor
conto il fatto che moltissimi giovani
di origine, lingua e tradizione
italiane abbiano un senso di ritrosia
nel dichiararsi “italiani” perché nel
contempo, vivere a contatto con
la realtà sociale croata li induce
ad accettare con superficialità e
banalità un’altra identità, quella
dominante. Esiste una forma
sottilissima di indottrinamento
della croaticità che si insinua dalla
Chiesa ai banchi di scuola e in ogni
cellula vivente, appena appena
percettibile”.
Giuseppe Orbanich, pensionato
di Pola: “Anche se ne ho passate
tante – e poi si ricordi di chiedermi
del mio primo censimento del
1947 –, per come la vedo io,
più che in una crisi d’identità,
il motivo della flessione è da
collegare alla crisi economica.
Siamo in pieno esodo economico.
La gente, giovane e meno, si
sacrifica, lascia la propria terra. La
metodologia statistica? Beh, non
entrerei nel lavoro di nessuno; per
me la matematica è sempre stata
matematica. Posso raccontarle
della mia prima conta? All’epoca
ero alla scuola agraria di Parenzo,
e ci censirono proprio tra i banchi
scolastici. Quelli sì che erano tempi
duri, quando non c’era nemmeno
la “d” di democrazia”.
Diriana Delcaro Hrelja
professoressa di Gallesano:”Sono
convinta che i matrimoni misti
abbiano portato a ridurre gli
appartenenti alla nazionalità
italiana. Noi italiani abbiamo
una caratteristica dominante,
che è quella di accettare tutti
dimenticando quello che siamo,
mettendoci in seconda fila.
Forse è per comodità che lo
facciamo, perché non è che lo
vedo come un pregio. Lavorando
a scuola, volevo ricordare che
le nostre istituzioni scolastiche
sono l’anticamera dell’Europa,
ed hanno assoluto bisogno di
tante cose, prima fra tutti, e la
preparazione e presenza degli
insegnanti di sostegno”.
Istria
|| Floriana Bassanese Radin
|| Marianna Jelicich Buić
giovedì
20 dicembre 2012
|| Lorella Limoncin Toth
|| Marino Rota
CENSIMENTO
Dei 17.807 italiani
scaturiti dal censimento,
ben 12.543 risiedono
nelle località dell’Istria,
dove compongono il 6
p.c. di una popolazione
di 208.055 abitanti
D
ei 17.807 italiani scaturiti
dal censimento eseguito
in Croazia nell’aprile
dello scorso anno, ben 12.543
risiedono nelle località
dell’Istria, dove compongono
il 6 p.c. di una popolazione di
208.055 abitanti. In termini
percentuali la presenza
più massiccia è registrata a
Grisignana, con 290 italiani
su 736 abitanti, ossia il 39 p.c.
della popolazione, seguita da
Verteneglio (490 italiani, ossia
il 30 p.c. della popolazione),
Buie (1.261 italiani, ossia il 24
p.c.), Valle (260, ossia 23 p.c.),
Dignano (1.017, ossia il 16 p.c.),
Umago, (1,962, ossia il 14 p.c.),
Rovigno (1.608, ossia l’11 p.c.)
e via dicendo, con la presenza
più marcata a Pola (2.545
italiani). A Parenzo gli italiani
sono 540 su una popolazione di
16.696 abitanti, ossia il 3 p.c.,
ad Albona 275, poco meno del
3 p.c. Queste le considerazioni
a caldo di alcuni connazionali
istriani.
Floriana Bassanese Radin,
presidente dell’Assemblea UI:
“Aspettavamo tutti con tanta
apprensione i risultati del
censimento. Sinceramente un
cambiamento era atteso, non mi
ha sorpreso il fatto che ci siano
meno italiani dichiarati. Uno
dei motivi è che molti si sono
dichiarati ‘istriani’. Questo è un
segnale che ci obbliga a lavorare
di più sul territorio e parlare
con la gente. Un altro problema
è stata l’organizzazione
dell’operazione censoria. Ad
esempio nella mia zona non
sono arrivati gli addetti, per cui
sono andata da sola a compilare
il modulo presso l’apposito
ufficio, ma non tutti hanno
avuto la possibilità di farlo.
Persone che lavorano o studiano
all’estero, poi, non sono state
nemmeno considerate. Il
presidente dell’Unione Italiana,
Furio Radin, ha cercato in
tutti i modi di incitare i nostri
connazionali a dichiararsi
italiani. Non si finisce mai di
imparare. Si può sempre fare
meglio nel futuro”.
Lorella Limoncin Toth,
direttrice Università Popolare
Aperta di Buie: “Per me non è un
risultato inaspettato, né che ci
sia un calo della popolazione, né
che ci sia un calo dei dichiaranti
di nazionalità italiana. I giovani
vanno a studiare e rimangono
all’estero. Prospettive di
lavoro qua non ce ne sono.
È normale che cerchino una
vita migliore. Inoltre, ci sono
tanti matrimoni misti. Mi ha
fatto piacere vedere che molte
persone si sono dichiarate
‘istriane’. Si è fatto molto per far
capire alla gente che esiste una
terza opzione, per cui si sono
|| Toni Bastiani
|| Stefano Devescovi
|| Carlo Baschiera
|| Bruna Brezac
|| Elvia Ugrin
|| Ivetta Volčić-Žufić
Italiani in calo:
discutibile
la raccolta dati
di Daniele Kovačić, Sandro Petruz, Lara Musizza e Tanja Škopac
espressi territorialmente e non
nazionalmente. A mio avviso
è una forma per combattere il
nazionalismo, frutto del lavoro
di tanti anni. Quello che non
capisco è perché si sia atteso
così tanto per ufficializzare
i risultati. Secondo me si è
aspettato apposta che il Sabor
approvasse la legge sulle elezioni
amministrative”.
Marianna Jelicich Buić,
vicesindaco di Buie e
responsabile del settore
Cultura della Giunta UI: “Per
quanto riguarda la nostra CNI
constatiamo un calo del 6
p.c. di italiani dichiarati, però
notiamo anche un incremento
dell’8 p.c. di cittadini che
si sono dichiarati “istriani”.
Questo secondo me significa
che una parte consistente di
connazionali ha optato per
la dichiarazione ‘territoriale’,
piuttosto che quella della
nazionalità. Secondo me questo
è comprensibile: una parte
di noi è nata a Capodistria,
abita in Croazia e parla
istroveneto, per cui le persone
si sono rispecchiate di più
nell’appartenenza regionale che
in una qualche nazione.
Effettivamente, per quanto sia
comprensibile la loro scelta,
va considerato che dietro
questa affermazione ci sono
delle conseguenze dirette che
incidono sul piano dei diritti
minoritari. Noi comunque
stiamo andando verso l’Europa
delle regioni, e non delle
nazioni. Questo modo di
ragionare raggiungerà presto
anche la Croazia”.
Ivetta Volčić-Žufić, presidente
del Consiglio delle minoranze
della Città di Rovigno: “Rispetto
agli altri risultati, quello di
Rovigno, per quanto riguarda la
minoranza italiana, non è così
negativo. Per fortuna la nostra
città ha una grande tradizione
legata alla multiculturalità
e alla convivenza e abbiamo
una Comunità degli Italiani
molto forte e attiva, che
organizza manifestazioni
ed eventi che sono aperti a
tutti i cittadini e agli ospiti
di Rovigno. Indubbiamente
c’è ancora molto lavoro da
fare e bisogna puntare su un
miglioramento delle condizioni
della nostra minoranza e delle
altre componenti del territorio
e credo sia molto importante
la discriminazione positiva che
l’amministrazione rovignese ha
avuto nei nostri confronti, un
modello che va seguito anche
nelle altre città della Regione e
del Paese”.
Stefano Devescovi, attivista
della CI di Rovigno: “I risultati
di Rovigno non rispecchiano
l’attuale situazione, perché nel
censimento non sono entrati
tantissimi ragazzi che studiano
all’estero. Credo che ci debba
essere una maggiore coscienza
dell’importanza del concetto di
nazionalità, per cui è necessario
continuare a lavorare con i
giovani e creare delle migliori
aspettative di vita per evitare la
costante e inesorabile fuga verso
l’estero”.
Elvia Ugrin, educatrice dell’asilo
italiano “Naridola” di Rovigno:
“Sono dispiaciuta del calo di
presenze italiane sul territorio.
Secondo me è fondamentale
ritrovare l’orgoglio di essere
italiani e di vantare un bagaglio
culturale tra i più ricchi del
mondo. A Rovigno, negli ultimi
anni si è investito moltissimo
per migliorare la verticale
scolastica, sia con investimenti
negli edifici degli asili e delle
scuole che nell’aggiornamento
professionale del corpo docenti,
con tante nuove assunzioni
proprio per evitare che questo
trend negativo continui”.
Maurizio Draghicchio di
Parenzo: “I risultati del
censimento mi sembrano tutto
sommato reali. Nel Parentino
il calo numeroco degli italiani
è relativamente piccolo. In tale
contesto vanno considerati
anche i matrimoni misti e
le numerose dichiarazioni
di appartenenza regionale.
In definitiva siamo un po’
tutti figli di questa terra, che
rispettiamo e siamo orgogliosi
di dichiararlo”.
Marino Rota di Parenzo:
“Difficile commentare i
risultati del censimento. L’
Istria è una terra multietnica
e multiculturale: è un dato di
fatto di cui andiamo tutti fieri.
Passare da una lingua all’altra,
da un dialetto all’altro per
noi è cosa quotidiana. Ed è
questa la nostra vera forza: la
comprensione, la tolleranza,
l’uso paritetico dell’una e
dell’altra lingua. Anche perchè
in un territorio come il nostro,
dove più culture s’incontrano,
fatto di matrimoni misti, sa
essere molto difficile capire
11
|| Maurizio Draghicchio
Tra le cause della
diminuzione numerica
degli italiani rispetto
al censimento
del 2001 vengono
indicati i matrimoni
misti e gli «assenti»
per motivi di studio
o di lavoro
quello che in realtà si è”.
Nel commentare per il nostro
quotidiano i dati del censimento
dell’anno scorso, preoccupati
per il futuro della cultura e della
lingua italiana in Istria, ma
anche per quello della Croazia
in generale, si sono detti gli
albonesi Bruna Brezac, Toni
Bastiani e Carlo Baschiera. Li
abbiamo intervistati l’altra sera
nella sede della Comunità degli
Italiani “Giuseppina Martinuzzi”
di Albona.
“Purtroppo, la vita qua non è
mai stata facile. Bisognerebbe
fare qualcosa per trattenere
la gente qui. È un peccato che
in Istria ci siano sempre meno
persone che parlano la lingua
italiana e il nostro istroveneto.
Io rispetto tutte le culture, ma
credo che le etnie autoctone
meritino un’attenzione
particolare da parte di tutti. Ho
sentito alla radio che ci sono
anche meno credenti e cattolici
rispetto al 2001. Vuol dire che
non si ragiona bene”, ci ha detto
Bruna Brezac.
Oltre al calo riscontrato nel
caso dell’etnia italiana, molto
tristi per Toni Bastiani sono
pure i dati secondo i quali in
Croazia ci sarebbero 152 mila
persone in meno rispetto al
2001. “Decisamente troppi.
Alcuni sono morti, ma ci sono
molte persone giovani che se
ne sono andate in cerca di una
vita migliore. C’è stato un vero
e proprio esodo di persone
che hanno lasciato l’Istria e la
Croazia per questioni di lavoro
e di studio. È inutile rimanere
in un posto privo di prospettive,
dove mancano molte cose, per
colpa della politica e di tutta
una serie di circostanze. Per
quanto riguarda i connazionali,
è necessaria una maggiore
dedizione ai più giovani e alle
istituzioni scolastiche”, ritiene
Toni Bastiani.
Per quanto riguarda i dati
legati agli italiani in Istria
e Croazia, Carlo Baschiera
pensava che sarebbero stati
ancora più preoccupanti, cioè
che le percentuali indicanti il
calo degli italiani sarebbero
state più elevate. “Non è che
possiamo essere molto contenti,
ma l’importante è che ci
siamo ancora. Tra dieci anni
la situazione sarà migliore,
anche perché l’anno prossimo
la Croazia entrerà nell’Unione
europea, per cui sono convinto
che le cose miglioreranno.
Inoltre, i dati sarebbero stati
diversi se fossero stati presi
in considerazione gli italiani
dell’Istria che attualmente sono
in Italia per motivi di lavoro,
come i miei due figli”, ha
affermato, dicendosi ottimista,
il nostro interlocutore.
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