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Numeri deludenti ma andavano messi in preventivo
9 giovedì, 20 dicembre 2012 dell’Istria e di Fiume Abbiamo chiesto ai connazionali un loro parere in merito ai dati che riguardano la minoranza italiana Uno dei temi più attuali e più discussi in questi giorni è sicuramente l’ultimo censimento della popolazione, i cui dati rivelano che negli ultimi due decenni la minoranza italiana, sia per quanto riguarda la madrelingua sia la nazionalità, si è indebolita. Infatti, nel nostro Paese ci sono 2.129 cittadini di nazionalità italiana in meno rispetto al 2001 e 3.496 in meno rispetto al 1991. Ovviamente, abbiamo voluto sentire in merito il parere dei connazionali e in particolar modo della presidente della Comunità degli Italiani di Fiume, Agnese Superina, secondo la quale si tratta di una materia complessa, per alcuni versi contraddittoria, e sulla quale influiscono diversi fattori. “Non mi sorprende più di tanto il calo degli appartenenti alla CNI, ma comunque mi delude. Prima di tutto, bisogna prendere in considerazione il fatto che tuttora numerosi anziani non si dichiarano italiani per paura di venire accusati o di perdere alcuni diritti, timore che si portano dietro da molto tempo. La conta è una cosa odiosa. A mio parere, la domanda sulla nazionalità dovrebbe venir eliminata dal rilevamento. Infatti, finisce sempre che ci rammarichiamo perché siamo in pochi, anche se non dovrebbe essere così, in quanto abbiamo le scuole. In questo contesto, il problema maggiore è legato al fatto che molti connazionali, tra cui figurano anche attivisti della CI, non iscrivono i propri figli alle scuole italiane e non parlano con loro in italiano. In più, nelle nostre scuole viene trascurata l’identità e l’appartenenza italiana. Non sorprende quindi, che i nostri giovani a scuola parlino in croato, perché così si sentono più ‘importanti’. Ma non dovrebbe essere invece il contrario?”, si chiede Agnese Superina. “A prescindere dai dati del censimento, sono convinta che a Fiume e in Croazia ci siano molti più italiani di quelli dichiarati. Infatti, i dati del censimento sono in contrasto con quelli anagrafici”, ha osservato la presidente, secondo la quale ciò è dovuto al fatto che non tutti gli italiani in Croazia si sono dichiarati come tali ai rilevatori del censimento. “A mio parere, quelli che non si sono dichiarati al censimento, sono italiani soltanto per convenienza, ossia ‘diventano’ italiani soltanto quando gli fa comodo, per ottenere magari la cittadinanza oppure la pensione italiana”. Un’opinione in merito ai dati inerenti all’ultimo, censimento e al calo registrato tra gli appartenenti alla minoranza GRAZIELLA TATALOVIĆ CENSIMENTO | Mirella Bachich | Silvana Zorich | Irene Mestrovich | Laura Superina | Agnese Superina | Luisa Stipcich Matcovich Numeri deludenti ma andavano messi in preventivo di Monica Kajin Benussi, Patrizia Brnčić e Stella Defranza italiana, l’abbiamo chiesto anche a Irene Mestrovich, presidente del Consiglio della minoranza della Città di Fiume, la quale ha sottolineato che in ogni caso si tratta di dati molto preoccupanti, anche se sono un po’ di conforto quelli riguardanti l’aumento del numero di persone che hanno dichiarato di essere di madrelingua e cultura italiana. “Dobbiamo essere consapevoli che nei decenni passati la nostra minoranza è stata una delle più aperte ai matrimoni misti – ha spiegato Irene Mestrovich –, con circa l’80 per cento dei connazionali che hanno dichiarato questo dato di fatto nei censimenti precedenti. Anche questo ha un suo peso. I figli, per non fare un torto a uno dei genitori, non riescono a decidersi sulla nazionalità di appartenenza e per questo forse hanno optato per la variante ‘di madrelingua e cultura italiana’. La nostra non è l’unica minoranza che ha segnato un decremento nei numeri. La questione va forse attribuita ai giovani e al fatto che non sentono più l’appartenenza nazionale importante come noi una volta. Guardano la cosa in modo diverso e si chiedono perché debbano dichiararsi proprio oggi, momento in cui vengono abbattute le barriere e aperti i confini tra i popoli europei. Il Agnese Superina non ha dubbi: “A prescindere dai dati del censimento, sono convinta che a Fiume e in Croazia ci siano molti più italiani di quelli dichiarati”. calo del numero degli italiani è preoccupante anche perché, come ce lo conferma la storia, pesa direttamente sulle norme che regolano il rispetto e la tutela delle minoranze, come pure sui finanziamenti. Non una volta ci siamo sentiti rispondere ‘Che cosa pretendete da noi, visto in quanti siete’…”. Secondo Mirella Bachich, pensionata dell’EDIT, nel capoluogo quarnerino ci sono sicuramente molti più italiani di quanti si siano dichiarati tali al censimento del 2011. “Inoltre, la nostra minoranza è composta prevalentemente da persone anziane e nel lasso di tempo trascorso tra i due censimenti sono deceduti purtroppo moltissimi fiumani. Secondo Laura Superina, il calo del numero di italiani negli ultimi dieci anni è dovuto soprattutto all’assimilazione dei giovani. “La tendenza registrata dal censimento del 2011 mi preoccupa – ha spiegato –, ma penso che la sopravvivenza della lingua e della cultura italiane in Croazia possa venire assicurata esclusivamente incoraggiando i giovani a fare molti figli e a parlare con loro in italiano. Mi rassicura, comunque, il fatto che Fiume abbia ‘perso’ soltanto un centinaio di connazionali”. Luisa Stipcich Matcovich, invece, non è affatto sorpresa dai risultati pubblicati qualche giorno fa e li attribuisce principalmente ai matrimoni misti e alla ‘fuga’ di giovani connazionali all’estero. Il fatto che Fiume, rispetto al resto dell’area, abbia registrato un calo di italiani meno grave, ritiene Stipcich Matcovich, forse è dovuto a un ripensamento dei cittadini che dieci anni fa si erano dichiarati croati, oppure al fatto di percepire una pensione italiana o di aver ottenuto ultimamente la cittadinanza italiana. Silvana Zorich si dichiara dispiaciuta delle cifre pubblicate, ma non troppo sorpresa. “Ho notato che numerose mie amiche – ha spiegato –, parlano in croato con i propri figli e nipoti, distruggendo l’identità italiana nelle famiglie. Un dato che però mi sembra anomalo è il fatto che i cittadini croati di madrelingua italiana siano più numerosi di quelli di nazionalità italiana. Fiume, invece, ha perso un centinaio di italiani, ma al di fuori della giurisdizione cittadina, nei comuni circostanti, il numero di italiani è cresciuto di circa 90 unità. Non so come potremmo arginare queste perdite, ma penso che bisogna prenderla con ottimismo e seguire l’esempio del noto poeta fiumano, Zuane de la Marsecia, che disse ‘Fioi, semo pochi, volemose ben’”. 10 Pola giovedì 20 dicembre 2012 || Claudio Gelleni || Maria Farina || Elena Gattoni Stepanov || Corrado Ghiraldo || Giuseppe Orbanich Alle vecchie generazioni subentrano giovani con sentimenti di appartenenza nazionale confusi, e la cosa non deve sorprendere. Il fenomeno è più che evidente a scuola CENSIMENTO Constatata la flessione del numero degli italiani dichiarati (ma anche il netto calo della popolazione croata complessiva) si possono tirare le somme || Lada Kalagac Fabris Si tratta di un calo demografico inevitabile di Rosanna Mandossi Benčić e Daria Deghenghi regionalista, ma non possiamo certo inserire l’”istrianità” nel novero delle nazionalità. Sono certo che tra quei 25.000 “istriani” di nuovo conio si nasconda in realtà una buona parte degli italiani spariti di scena, perché, in verità, mi sembra che ne siano spariti diversi. Tra l’altro il caso del sentimento regionalista che spiazza la nazionalità è un fenomeno solamente istriano, visto che nel resto del Paese si segnala solo in una percentuale infinitesimale. Che dire? L’istrianità sarà anche un grande conseguimento, ma ne va dell’italianità in Istria, e questo è certo”. Corrado Ghiraldo, professore di Gallesano: “Si tratta di un calo demografico inevitabile, derivante dal fatto che alle vecchie generazioni subentrano giovani con sentimenti di appartenenza nazionale confusi, e la cosa non deve sorprendere. Il fenomeno è più che evidente a scuola, dove i ragazzi con entrambi i genitori italiani sono in netta minoranza, mentre i discendenti di coppie miste di seconda e terza generazione abbondano. Che la loro “italianità” sia a rischio e finisca in secondo piano è ineluttabile, proprio come è inutile attribuire le colpe del caso alle istituzioni, alle scuole e alle Comunità degli Italiani. Temo che la lingua, l’appartenenza e l’orgoglio nazionale s’insegnino in famiglia, fin dalla culla. Una volta che questa identità è stata plasmata in tenera età, è molto difficile che la scuola influisca in modo radicale sull’affermazione del sentimento nazionale.” Elena Gattoni Stepanov, medico di Pola: “Osservo che gli italiani sono in calo mentre sono decisamente troppi gli «istriani» e devo concluderne che anche le dichiarazioni di nazionalità al censimento sono influenzate da ragioni di opportunismo. Forse negli anni Novanta conveniva dichiararsi italiani e chiedere sostegno in Comunità per cercare di avere la cittadinanza, un lavoro oltreconfine e altri vantaggi di questo genere. E forse per lo stesso motivo oggi questo non conviene più, perché ci stiamo comunque dirigendo in Europa e siamo tutti sulla stessa barca. Mi spiace che numericamente stiamo calando: è sempre un colpo duro da parare”. Lada Kalagac Fabris, medico ospedaliero di Pola: “Le istituzioni della minoranza non hanno fatto molto per mantenere viva la coscienza identitaria. Detto questo, è mia opinione che i dati appena emessi del censimento 2011 siano il risultato di 20 anni di convivenza felice, che ha portato all’assimilazione totale delle minoranze. Cosa abbiamo fatto se non accettare la maggioranza dimenticandoci di noi stessi!? Dichiararsi croati, e non esserlo, è una posizione di comodo, perché vi è insito l’interesse sociale, culturale, politico. Volevo commentare anche il fatto di dichiararsi – in tutta libertà, ovviamente – “istriani”. Il numero degli “istriani” equivale, secondo me, al numero dei frustrati e degli insoddisfatti, coscienti della propria posizione e degli inganni PIXSELL C ensimento: dai dati di fatto alle opinioni. Constatata la flessione del numero degli italiani dichiarati (ma anche il netto calo della popolazione croata complessiva), si possono tirare le somme e fare le ipotesi più disparate, così come hanno fatto diversi connazionali da noi interpellati, ciascuno in base alle proprie esperienze e attitudini, chi assumendo atteggiamenti di preoccupazione e chi invece attribuendo ai dati statistici e ai fenomeni demografici una condizione di inevitabilità alla quale non è possibile far precedere alcuna connotazione qualitativa, né positiva né negativa. Vediamo le loro opinioni. Maria Farina, pensionata di Pola: “Devo dire che non mi sorprendono affatto questi risultati deprimenti sul calo demografico, perché, chi vive a Pola, come noi, e frequenta il centro città, si accorge di non avere più occasione per augurare il «buongiorno» ad alcuno dei passanti che incontra. Certo, tanti italiani hanno lasciato la propria terra, ma tanti altri sono rimasti. Il problema è che si chiudono in famiglia, in casa, nel proprio privato, anche in sé stessi, e alla fine smettono pure di dichiarare la propria italianità. Siamo in numero sempre più esiguo, vale a dire stiamo scomparendo fisicamente e ciò risulta evidente anche da quanti siamo ad assistere ai programmi al «circolo»: la partecipazione del pubblico alle serate di cultura di un certo livello è sempre scarsa, mentre cresce solo nel caso degli spettacoli di carattere popolare, come succede ai concerti dei cori della “Lino Mariani”. Ma poi basta vedere il coro per trovare ulteriore conferma di quanto abbiamo detto”. Claudio Gelleni, pensionato di Pola: “Scopro a sorpresa che gli italiani dichiarati in città sono poco più di 2.500, mentre i soci effettivi della Comunità degli Italiani sono più di 5.000 e non posso fare a meno di chiedermi che fine abbiano fatto quei tremila che mancano all’appello. Bisognerebbe concluderne che, o abbiamo tra i soci gente che si spaccia per italiana, oppure che gli italiani al censimento preferiscono non dichiarare la propria nazionalità, ma anche che entrambe le spiegazioni sono riduttive e poco appaganti. Un altro dato che ispira perplessità è lo scarto tra il numero dei cittadini di nazionalità italiana e quelli di madrelingua italiana. Ma che differenza passa, esattamente? E come fanno, allora, i due numeri a non collimare? Un’altra sorpresa è il boom dei cosiddetti “istriani”. Ora noi possiamo anche concepire la bellezza di questo sentimento || Diriana Delcaro Hrelja subiti, però incapaci di cambiare il mondo. Per tanti è accettabile essere istriano, ma non lo è essere italiano o serbo”. Luisa Punis Continolo, professoressa di Pola: “Molteplici fattori possono spiegare la natura di questo calo. Per prima cosa, l’adesione della Croazia all’UE richiede che le strutture amministrative ed operative si adeguino agli standard europei, anche per quanto concerne la struttura delle rilevazioni statistiche e la loro metodologia d’applicazione. Ciò non risulta dai formulari messi a disposizione della popolazione. Va da sé che, introducendo elementi e fattori di confusione, i dati ottenuti sono influenzati da elementi di distorsione e di tendenziosità. In secondo luogo, non è di minor conto il fatto che moltissimi giovani di origine, lingua e tradizione italiane abbiano un senso di ritrosia nel dichiararsi “italiani” perché nel contempo, vivere a contatto con la realtà sociale croata li induce ad accettare con superficialità e banalità un’altra identità, quella dominante. Esiste una forma sottilissima di indottrinamento della croaticità che si insinua dalla Chiesa ai banchi di scuola e in ogni cellula vivente, appena appena percettibile”. Giuseppe Orbanich, pensionato di Pola: “Anche se ne ho passate tante – e poi si ricordi di chiedermi del mio primo censimento del 1947 –, per come la vedo io, più che in una crisi d’identità, il motivo della flessione è da collegare alla crisi economica. Siamo in pieno esodo economico. La gente, giovane e meno, si sacrifica, lascia la propria terra. La metodologia statistica? Beh, non entrerei nel lavoro di nessuno; per me la matematica è sempre stata matematica. Posso raccontarle della mia prima conta? All’epoca ero alla scuola agraria di Parenzo, e ci censirono proprio tra i banchi scolastici. Quelli sì che erano tempi duri, quando non c’era nemmeno la “d” di democrazia”. Diriana Delcaro Hrelja professoressa di Gallesano:”Sono convinta che i matrimoni misti abbiano portato a ridurre gli appartenenti alla nazionalità italiana. Noi italiani abbiamo una caratteristica dominante, che è quella di accettare tutti dimenticando quello che siamo, mettendoci in seconda fila. Forse è per comodità che lo facciamo, perché non è che lo vedo come un pregio. Lavorando a scuola, volevo ricordare che le nostre istituzioni scolastiche sono l’anticamera dell’Europa, ed hanno assoluto bisogno di tante cose, prima fra tutti, e la preparazione e presenza degli insegnanti di sostegno”. Istria || Floriana Bassanese Radin || Marianna Jelicich Buić giovedì 20 dicembre 2012 || Lorella Limoncin Toth || Marino Rota CENSIMENTO Dei 17.807 italiani scaturiti dal censimento, ben 12.543 risiedono nelle località dell’Istria, dove compongono il 6 p.c. di una popolazione di 208.055 abitanti D ei 17.807 italiani scaturiti dal censimento eseguito in Croazia nell’aprile dello scorso anno, ben 12.543 risiedono nelle località dell’Istria, dove compongono il 6 p.c. di una popolazione di 208.055 abitanti. In termini percentuali la presenza più massiccia è registrata a Grisignana, con 290 italiani su 736 abitanti, ossia il 39 p.c. della popolazione, seguita da Verteneglio (490 italiani, ossia il 30 p.c. della popolazione), Buie (1.261 italiani, ossia il 24 p.c.), Valle (260, ossia 23 p.c.), Dignano (1.017, ossia il 16 p.c.), Umago, (1,962, ossia il 14 p.c.), Rovigno (1.608, ossia l’11 p.c.) e via dicendo, con la presenza più marcata a Pola (2.545 italiani). A Parenzo gli italiani sono 540 su una popolazione di 16.696 abitanti, ossia il 3 p.c., ad Albona 275, poco meno del 3 p.c. Queste le considerazioni a caldo di alcuni connazionali istriani. Floriana Bassanese Radin, presidente dell’Assemblea UI: “Aspettavamo tutti con tanta apprensione i risultati del censimento. Sinceramente un cambiamento era atteso, non mi ha sorpreso il fatto che ci siano meno italiani dichiarati. Uno dei motivi è che molti si sono dichiarati ‘istriani’. Questo è un segnale che ci obbliga a lavorare di più sul territorio e parlare con la gente. Un altro problema è stata l’organizzazione dell’operazione censoria. Ad esempio nella mia zona non sono arrivati gli addetti, per cui sono andata da sola a compilare il modulo presso l’apposito ufficio, ma non tutti hanno avuto la possibilità di farlo. Persone che lavorano o studiano all’estero, poi, non sono state nemmeno considerate. Il presidente dell’Unione Italiana, Furio Radin, ha cercato in tutti i modi di incitare i nostri connazionali a dichiararsi italiani. Non si finisce mai di imparare. Si può sempre fare meglio nel futuro”. Lorella Limoncin Toth, direttrice Università Popolare Aperta di Buie: “Per me non è un risultato inaspettato, né che ci sia un calo della popolazione, né che ci sia un calo dei dichiaranti di nazionalità italiana. I giovani vanno a studiare e rimangono all’estero. Prospettive di lavoro qua non ce ne sono. È normale che cerchino una vita migliore. Inoltre, ci sono tanti matrimoni misti. Mi ha fatto piacere vedere che molte persone si sono dichiarate ‘istriane’. Si è fatto molto per far capire alla gente che esiste una terza opzione, per cui si sono || Toni Bastiani || Stefano Devescovi || Carlo Baschiera || Bruna Brezac || Elvia Ugrin || Ivetta Volčić-Žufić Italiani in calo: discutibile la raccolta dati di Daniele Kovačić, Sandro Petruz, Lara Musizza e Tanja Škopac espressi territorialmente e non nazionalmente. A mio avviso è una forma per combattere il nazionalismo, frutto del lavoro di tanti anni. Quello che non capisco è perché si sia atteso così tanto per ufficializzare i risultati. Secondo me si è aspettato apposta che il Sabor approvasse la legge sulle elezioni amministrative”. Marianna Jelicich Buić, vicesindaco di Buie e responsabile del settore Cultura della Giunta UI: “Per quanto riguarda la nostra CNI constatiamo un calo del 6 p.c. di italiani dichiarati, però notiamo anche un incremento dell’8 p.c. di cittadini che si sono dichiarati “istriani”. Questo secondo me significa che una parte consistente di connazionali ha optato per la dichiarazione ‘territoriale’, piuttosto che quella della nazionalità. Secondo me questo è comprensibile: una parte di noi è nata a Capodistria, abita in Croazia e parla istroveneto, per cui le persone si sono rispecchiate di più nell’appartenenza regionale che in una qualche nazione. Effettivamente, per quanto sia comprensibile la loro scelta, va considerato che dietro questa affermazione ci sono delle conseguenze dirette che incidono sul piano dei diritti minoritari. Noi comunque stiamo andando verso l’Europa delle regioni, e non delle nazioni. Questo modo di ragionare raggiungerà presto anche la Croazia”. Ivetta Volčić-Žufić, presidente del Consiglio delle minoranze della Città di Rovigno: “Rispetto agli altri risultati, quello di Rovigno, per quanto riguarda la minoranza italiana, non è così negativo. Per fortuna la nostra città ha una grande tradizione legata alla multiculturalità e alla convivenza e abbiamo una Comunità degli Italiani molto forte e attiva, che organizza manifestazioni ed eventi che sono aperti a tutti i cittadini e agli ospiti di Rovigno. Indubbiamente c’è ancora molto lavoro da fare e bisogna puntare su un miglioramento delle condizioni della nostra minoranza e delle altre componenti del territorio e credo sia molto importante la discriminazione positiva che l’amministrazione rovignese ha avuto nei nostri confronti, un modello che va seguito anche nelle altre città della Regione e del Paese”. Stefano Devescovi, attivista della CI di Rovigno: “I risultati di Rovigno non rispecchiano l’attuale situazione, perché nel censimento non sono entrati tantissimi ragazzi che studiano all’estero. Credo che ci debba essere una maggiore coscienza dell’importanza del concetto di nazionalità, per cui è necessario continuare a lavorare con i giovani e creare delle migliori aspettative di vita per evitare la costante e inesorabile fuga verso l’estero”. Elvia Ugrin, educatrice dell’asilo italiano “Naridola” di Rovigno: “Sono dispiaciuta del calo di presenze italiane sul territorio. Secondo me è fondamentale ritrovare l’orgoglio di essere italiani e di vantare un bagaglio culturale tra i più ricchi del mondo. A Rovigno, negli ultimi anni si è investito moltissimo per migliorare la verticale scolastica, sia con investimenti negli edifici degli asili e delle scuole che nell’aggiornamento professionale del corpo docenti, con tante nuove assunzioni proprio per evitare che questo trend negativo continui”. Maurizio Draghicchio di Parenzo: “I risultati del censimento mi sembrano tutto sommato reali. Nel Parentino il calo numeroco degli italiani è relativamente piccolo. In tale contesto vanno considerati anche i matrimoni misti e le numerose dichiarazioni di appartenenza regionale. In definitiva siamo un po’ tutti figli di questa terra, che rispettiamo e siamo orgogliosi di dichiararlo”. Marino Rota di Parenzo: “Difficile commentare i risultati del censimento. L’ Istria è una terra multietnica e multiculturale: è un dato di fatto di cui andiamo tutti fieri. Passare da una lingua all’altra, da un dialetto all’altro per noi è cosa quotidiana. Ed è questa la nostra vera forza: la comprensione, la tolleranza, l’uso paritetico dell’una e dell’altra lingua. Anche perchè in un territorio come il nostro, dove più culture s’incontrano, fatto di matrimoni misti, sa essere molto difficile capire 11 || Maurizio Draghicchio Tra le cause della diminuzione numerica degli italiani rispetto al censimento del 2001 vengono indicati i matrimoni misti e gli «assenti» per motivi di studio o di lavoro quello che in realtà si è”. Nel commentare per il nostro quotidiano i dati del censimento dell’anno scorso, preoccupati per il futuro della cultura e della lingua italiana in Istria, ma anche per quello della Croazia in generale, si sono detti gli albonesi Bruna Brezac, Toni Bastiani e Carlo Baschiera. Li abbiamo intervistati l’altra sera nella sede della Comunità degli Italiani “Giuseppina Martinuzzi” di Albona. “Purtroppo, la vita qua non è mai stata facile. Bisognerebbe fare qualcosa per trattenere la gente qui. È un peccato che in Istria ci siano sempre meno persone che parlano la lingua italiana e il nostro istroveneto. Io rispetto tutte le culture, ma credo che le etnie autoctone meritino un’attenzione particolare da parte di tutti. Ho sentito alla radio che ci sono anche meno credenti e cattolici rispetto al 2001. Vuol dire che non si ragiona bene”, ci ha detto Bruna Brezac. Oltre al calo riscontrato nel caso dell’etnia italiana, molto tristi per Toni Bastiani sono pure i dati secondo i quali in Croazia ci sarebbero 152 mila persone in meno rispetto al 2001. “Decisamente troppi. Alcuni sono morti, ma ci sono molte persone giovani che se ne sono andate in cerca di una vita migliore. C’è stato un vero e proprio esodo di persone che hanno lasciato l’Istria e la Croazia per questioni di lavoro e di studio. È inutile rimanere in un posto privo di prospettive, dove mancano molte cose, per colpa della politica e di tutta una serie di circostanze. Per quanto riguarda i connazionali, è necessaria una maggiore dedizione ai più giovani e alle istituzioni scolastiche”, ritiene Toni Bastiani. Per quanto riguarda i dati legati agli italiani in Istria e Croazia, Carlo Baschiera pensava che sarebbero stati ancora più preoccupanti, cioè che le percentuali indicanti il calo degli italiani sarebbero state più elevate. “Non è che possiamo essere molto contenti, ma l’importante è che ci siamo ancora. Tra dieci anni la situazione sarà migliore, anche perché l’anno prossimo la Croazia entrerà nell’Unione europea, per cui sono convinto che le cose miglioreranno. Inoltre, i dati sarebbero stati diversi se fossero stati presi in considerazione gli italiani dell’Istria che attualmente sono in Italia per motivi di lavoro, come i miei due figli”, ha affermato, dicendosi ottimista, il nostro interlocutore.