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Se sapremo ì nomi degli assassini di Alceste

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Se sapremo ì nomi degli assassini di Alceste
Se sapremo
ì nomi
degli
assassini
di Alceste
Adriano
Sotri
Scr'vo questa pagina particol a r m e n t e p e r le persone che
hanno rivolto minacce, ora velate, e r a truculente, a Giorgio
Albonetti. Giorgio Albonetti lavora al giornale Lotta Continua, ed è a me carissimo.
Que'li che lo minacciano sono interessati a che non si sappia chi e perché ha assassinato
Alceste Campan'lé;
probabilmente sono convinti che Albonetti metta in pericolo un t a l e
loro interesse.
Poiché queste persone sono
anonime, e a me ignote, non
posso rivolgermi loro se non
in f o r m a pubblica, fidando c h e
il caso, o l'attenzione f a t t a desta dallo spavento di essere
smascherati, metta sotto i loro
occhi le righe che seguono: e
cho le leggano, non fosse altro
che per van-tà: infatti si p a r la QÌ loro.
Ino'tre la f o r m a pubblica può
f a r si che anche altii normali
lettori scorrano questa pagina, e ciò mi f a piacere. Citerò
c|ualchD ricordo diretto, non con
l'ordinata precisione necessaria a una ricostruzione dei fatti.
Questi ultimi sono già stali ricostruiti. né io ho voglia, in questo
memento, di sfogliar c a r t e .
Il 13 g-ugno del 1975 ero a
Pisa, a tenere il comizio conclusivo d-clla c a m p a g n a elettorale, che terminava alla mezzanetto. Ero stato informato, dai
compagni rimasti al giornale
credo: a Roggio Emilia e r a
stato ucciso un nostro compagno. Nicnt'filtro che la cruda
notizia.
La ripetei nel corso del comizio. dissi che niente sapevo che
potesse f a r pronunciare un giudizio preciso, invitai a ritrovarci il giorno- dcpo a Reggio
Emilia. I compagni più attivi
avevano aspettato c h e la mezzanctte e la giornata di so
spensione d?lla propaganda eletlerale [Krtassero un po' di riposo e di distensione. Avevano
lavorato sodo. Noi avevamo deCÌ.S0. per quelle eiezioni, oi vota-
r e per il PCI. F i d a v a m o in una
sconfitta della DC e nell'imposizione di un governo col PCI.
E r a stata una decisione molto
combattuta, ma poi si e r a tradotta in un impegno , comune
fervido quanto e più del solito.
Il giorno dopo, partimmo in
tanti. Ricordo lungo la strada
le auto con le bandiere, con le
targhe più diverse, i clackson
che suonavano quando le auto
si superavano, le f a c c e serie
con cui i compagni si salutavano.
Poi, a Reggio, quel ragazzo
che non ricordavo di aver conosciuto d a vivo, e vedevo o r a
morto; sua m a d r e , i suoi amici. E il corteo. Parlò, dopo il
.sindaco di Reggio. F r a n c o Bolis: un compagno cui a n d a v a
u n a stima grande, e un a f f e t t o
ancora maggiore. P r i m a , avev a m o discusso brevemente di
quello che a v r e b b e detto. Del
luogo in cui e r a avvenuto il
delitto - Reggio Emilia. la città
rossa, la città del luglio '60
— e del momento — alla vigilia
esatta di un voto sentito come
determinante di importanti cambiamenti; e della figura della
vittima, delle m m a c c e che av e v a ricevuto da fascisti (e
del precedente bruciante dell'
assassinio di Mario Lupo a
P a r m a ) , dell'estraneità dr Alceste a qualunque attività men
c h e limpida. Tutto s e m b r a v a
indicare un segno inequivocabile di quell'assassinio.
Ancora di reccnte qualcuno
ha addebitato alia nostra storia. a proposito del nostro rifiuto di credere alia prima
versione poliziesca su piazza
Fontana, l'esclusione c< automatica ». pregiudiziale di qualunque ipotesi non concorda.sse con
i nostri .schemi, come a dire
che di f r o n t e alle verità pref a b b r i c a t e ci sono i fanatici
che non ci credono per principio, e i pen.so.-^i che le danno
per buone, salvo poi ripensarci. Non è stato co;-5Ì mai, neanche per piazza Fontana, e
neanche di fronte ali assassinio
di Alceste. .Affioravano, sotto
la commozione, e lo sdegno, e
l ' a p p a r e n t e evidc.iza delle cos e , d u b b i esili, m a irrisolti: p e r la sproporzione a-
LOTTA CONTINUA 8 / Sabato 12 Gennaio 1980
troce t r a una volontà di provocazione o di vendetta fascista e l ' e f f e r a t o modo dell'
uccisione;
l'impressione
che
Alceste si fos.se fidato di chi
l'aveva prelevalo e condotto
.sul luogo dell assas-sinio; l'inspiegata — allora, e ancora
oggi — perquisizione cui la
c a s a di Alceste e r a s t a t a sottoposta p j c h i giorni pn'ma del
delitto. Non a caso, dunque,
né p e r imitare l ' a f f e t t a t a imparzialità delle indagini ufficiali « in tutte le direzioni »,
Bolis disse con forza nel suo
discorso che noi lutti prendevamo l'impegno di r i c e r c a r e e
dire la verità
sull'assassinio
di Alceste, qualunque fosse la
verità. Beninteso, solo di un
dubbio estremo si t r a t t a v a , e
se qualcuno avesse provato a
dire alla moltitudme di compagni che affollava.10 Reggio quel
giorno che Alceste poteva esser stato vittima di assassini
che si volevano « di sinistra »,
li a v r e b b e solo persuasi di star
giocando con uno scherzo atroce.
Che potesse esserci un'altra
verità, se e r a supposto, per
principio e non per ragioni di
fatto, da alcuni di noi. e r a rifiutato come assurdo dagli amici di Alceste. Ricordo, dopo il
corteo e la desolata cerimonia
al camposanto, l'incontro con i
compagni di Reggio nelle stanzette che facevano loro da sede su un ballatoio; chi, pur
con la più discreta cautela, poneva il problema della possibilità di una verità diversa, rischiava di p a s s a r e per cinico.
E avevano ragione, quanto a loro, le amiche e gli amici dd
Alceste nel rifiuto ad ammetter e che persone che si volevano
« compagni » potessero a v e r ammazzato quel loro compagno
così c a r o ; o nello sdegno accorato contro un orientamento delle indagini che ignorava deliber a t a m e n t e i fascisti, e lasciava
circolare voci infamanti su Aiceste stesso e suoi suoi amici.
E se cose orrende si sono poi
mostrate vere o possibili, non
aveva torto chi, come loro, non
poteva concepirle. Quando sono
diventate concepibili, gli amici
di .Alceste sono stati i più risoluti e ostinati nel voler venire
a capo della verità.
Poi, le palesi assurdità deil'indagine. che si accaniva stupidamente e intimidatoriamente
su compagni non sospettabili; e
fatti nuovi, come la rivendicazione della paternità del delitto da p a r t e di un fascista notorio, coUo con le mani nel
sacco — un mitomane. si disse
poi — ci resero per un lungo
periodo interamente convinti del
segno fascista dell'uccisione di
•Alceste. Abbiamo continualo a
c e r c a r e la verità, per quanto
ci e r a possibile. E ' passato il
tempo. Sono successe molte cose. -Alcune molto doloro.se. E '
successo che il padre di -Alceste ha condotto un suo gioco
del dire e non dire, che, al di
là di ogni altra considerazione,
ha metodicamente ostacolato (lo
dico pesando bène le parole) la
nostra ricerca della verità, ma
ci ha f a t t o anche pensare che
potesse sapere qualcosa di più
e di diverso da quello che diceva. .Abbiamo s e m p r e pubblicato le sue prese di posizione,
comprese quelle in cui si lasciava a n d a r e ad addebitare l a
responsabilità del delitto a Loll a Continua: ma il suo atteggiamento non è mutato, e di
questo egli ha intera la respon-
sabilità.
E ' successo anche che la madre di Alceste ha scelto il silenzio, e noi ne abbiamo rispettato la scelta; ma senza dimenticare le parole che aveva rivolto a tulli i compagni di suo
figlio. Le cito qui perché possono contribuire a f a r capire
meglio ai miei ignoti interlocutori di oggi perché non potranno mai s p e r a r e in un nostro atteggiamento remissivo in questa
\dcenda. « Un figlio come Alceste ti f a t r e m a r e , m a si f a
a m m i r a r e e a m a r e . (...) L a sua
esuberanza, la sua comunicativa erano cose di cui si h a tanto bisogno, oggi più che mai. e
che noi adulti non abbiamo più
o non abbiamo mai avuto. (...)
Rivolgo un appello accorato a
quanti sono in grado di aiutarci, di f a r luce su questa ingiusta e inumana tragedia che non
è solo la mia... ».
E ' successo, ancora, che, col
p a s s a r del tempo, cose che erano a p p a r s e impensabili si rivelavano plausibili.
Improvvisamente, per esempio, f u sollevata, e lasciata cadere, dalla magistratura romana, l'ipotesi che
l'uccisione di Alceste potesse
essere ricollegata alla sorte di
altri militanti di sinistra, come
Andrea P a r d o , o Silvana Rinaldi, scomparsi anch'essi in modi
misteriosi, così che a chieder
giustizia erano rimasti solo i
loro familiari. E ' successo che
voci, battute ignobili, irrisioni,
minacce, a r r i v a v a n o fino a noi,
anche se mai direttamente, testimoniando non solo della possibilità che gli assassini di Alceste fossero di « sinistra », m a
anche, in questo caso, della loro sicumera e della loro imbecillità. E ' successo che f a t t i di
cronaca dapprima indistinti, poi
t r a g i c a m e n t e chiari, come l'assassinio di Saronio, f a c e v a n o em e r g e r e intersezioni con Reggio Emilia, con luoghi e ambienti che Alceste poteva, senza alcuna partecipazione, a v e r frequentato. E ' successo tutto questo. e noi abbiamo continuato a
parlarne, a mettere insieme pez_
zi, a guardarci in faccia.
Sul nostro giornale, accanto a
quella che e r a ancora per noi
l'ipotesi più credibile e docum e n t a t a di un crimine fascista,
veniva più nettamente sottolineata la volontà di non m u t a r e
di una virgola il nostro atteggiamento di fronte a qualunque altra eventualità. « Quando
la verità si rivelasse diversa da
quello che noi f e r m a m e n t e crediamo, di fronte a qualunque
verità diversa, noi resteremo i
primi a volerla conoscere »; così scrivevamo nel settembre
1975. e ripetevamo, facendo il
bilancio di sei mesi di indagini, nel gennaio successivo.
Non siamo stati granché abili. .Avevamo fatto meglio in alt r e occasioni. Abbiamo dovuto
accorgerci che altri mostravano di dare per certo e di tratt a r e con naturalezza quello che
IJer noi era solo un sospetto terribile. -Mon siamo stati abili. La
prova ne è che ancora oggi,
ancora nel momento in cui io
scrivo, non sappiamo chi ha ucciso .Alceste. E dio sa se non
scriverei più volentieri quei nomi, che queste f r a s i faticose.
Non è solo [ser quel vecchio
impegno che alcuni di noi sentono vivo come quando l'abbiamo assunto. C'è anche u n ' a l t r a
ragione, più meschina se volete. che ci trasciniamo dietro da
tanto, e che voglio dire, per
quel che può servire. Io so che
ci sono persone che nel corso
di questo tempo si sono persuas e c h e in realtà noi, i « responsabili » come si diceva u n a volt a . quelli come me, o come
Marco Boato, o « quelli del giornale », sappiamo chi ha ucciso
Alceste. Sono persuasi che lo
sappiamo, e che non lo diciamo; e qualcuno ci disprezza p e r
questo; e qualcun'altro — ciò
che per noi è ancora peggio —
pensa che « avremo le nostre
ragioni ».
Dunque io ripeto qui che non
conosco quei nomi. Non li conosce Giorgio Albonetti, né Marco Boato, n é altri f r a noi. 'Voglio aggiungere altro. E ' mia
opinione che quei nomi li co- nosceremo. Mi sono chiesto tant e volte che cosa avrei f a t t o
quando li avessi conosciuti. P e r ché si possono avere, su que- •
sto argomento, p a r e r i diversi,
l o non escludo di a v e r voglia
di colpire fisicamente le persone che a quei nomi corrispondessero; ma non lo fareii
e mi adopererei perché altri non
lo facesse. Né escludo di aver
voglia di m a n d a r e questa gent e in g a l e r a ; ma neanche questo farei v^olentieri. Proverò a
spiegare sommariamente perché
se mi si concederà una disgressione.
Da tempo ho perduto la voglia di indulgere a epiteti come
« delatore », « spia » e simili.
Quando si trovano azioni terribili ammesse come naturali,
e la loro denuncia additata con
scandalo
come
« delazione »,
vuol dire che l'accecamento delle menti si è compiuto. Questa
gerarchia di valori perversa non
vale neanche per la malavita
comune, e se ha un precedente ce l'ha solo nella m a f i a . (Che]
ci siano vincoli materiali f r a
m a f i a e terrorismo politico mi
s e m b r a ancora incredibile; mai
ci sono affinità ben più profonde, in un'attività divenuta'
puramente criminale e in un ;
codice di comportamenti inter-f
ni che r a p p r e s e n t a la d e f o r m a - 1
zione mostruosa di valori origi-§
nari di solidarietà).
«
Ma penso ancora che la testimonianza e la delazione sonot
cose diverse. La delazione è t /
l'accusa di chi, per conoscerei
la verità, ha carpito la fiduciaf
dell'accusato. Che ciò avvenga?
p r e m e d i t a t a m e n t e — r«infiltrato» — o no — il « pentito » —/
resta questo elemento di unat
fiducia t r a d i t a . Il margine tra
l'omertà e i suoi calcoh di ini;^
punità e i suoi falsi valori, e'i
d'altro canto il rispetto per l i l
libertà dell'altro, è un m a r g i j
ne assai esiguo.
4
Giuridicamente, la questione
è chiara. Il cittadino è auto-^
rizzato, anzi tenuto, a testimo-^
niare contro chiunque commet-^
ta un reato, m e n t r e al giudice •
compete di comminare la san-;
lenza. (Tuttavia anche il cod!-|
ce f a una significativa eccef
zione, escludendo dalla falsa
testimonianza i parenti stretti: è un residuo arcaico, o il
riconoscimento di un contrasto^;
p e r d u r a n t e f r a due norme?)-V
1
Moralmente, la questione è
assai più complessa. La mia
testimonianza,
nel
momento
stesso in cui la pronuncio, eq'-i'
vale di fatto alla condanna della persona che chiama in caus a ; mi costringe a l me.stiere
del giudice, che non è quello
di a v e r e un giudizio — quel'J
ce l'ho anch'io, e saldo —
di disporre della vita della
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