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“Quarto polo, a luglio sapremo A Siracusa non più di 2 Facoltà”

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“Quarto polo, a luglio sapremo A Siracusa non più di 2 Facoltà”
Anno III - n. 5
• Quindicinale di fatti e opinioni • Reg. Trib. di Siracusa n°1509 del 25/08/2009
• e-mail: [email protected] • direttore: Franco Oddo • vicedirettore: Marina De Michele
edizione online: www.lacivettapress.it
€ 0,70
Venerdì 11 Marzo 2011
prossima uscita 25 Marzo
RIVELAZIONI
A GONFIE VELE
PORTO AUGUSTA
“Ti assumo ma
devi lavorare
dalle 9 alle 21”
Tutti gli affari
della ministra
Prestigiacomo
Agganciarsi
alla rete dei
Paesi MEDA
PAG.6
PAG. 5 (De Michele)
PAG. 8 (Totis)
Meloni: “Una Commissione sta lavorando. Resterà Architettura e un’altra da scegliere”
“Quarto polo, a luglio sapremo
A Siracusa non più di 2 Facoltà”
La ferita dei
non amati
pag.
pag. 17
17 (Randone)
(Randone)
“La nuova Università si articolerà attraverso
otto
facoltà,
quattro collocate a Enna, due a Ragusa e due a
Siracusa. Il budget di cui dispone
il Consorzio Archimede non ci
permette di avere più di due facoltà in città. Una di questa sarà
certamente Architettura, con i
suoi corsi di laurea, la seconda
ancora non è stata individuata”.
Pag. 9 (Di Mauro)
Fermo l’hotel superlusso ex Poste
Acqua Marcia vende i gioielli
Fenomeno evidente in tutta
la Sicilia orientale, specie
nella nostra provincia.
PAG. 11 (Pantano)
Meglio i libri
Da Di Luciano a Tomassini, Amato, Santuccio, è tutto un fiorire di libri.
PAG. 18 (Cartia)
12 domande
Quasi in tutti i comuni della
provincia i cantieri di lavoro
sono già partiti, solo nel capoluogo ci sono ritardi anche perchè il CPI non ha ancora fornito l’elenco dei disoccupati.
Visentin
Festa pag. 3
Nella foto, il Des Etrangers. I Caltagirone starebbero alienando anche il Miramare.
“A Farmacia si continua ancora
a gettare sostanze nei lavelli”
Concluse
le
indagini preliminari sulla vicenda dei laboratori inquinati
che hanno provocato morti e
malati di tumore a Catania.
Il processo a breve. L’avvocato Terranova: “Chiediamo
giustizia”. Una studentessa:
“Lavoriamo ancora nel vecchio laboratorio di Farmacia.
Ogni postazione è munita di
un lavandino che spesso viene scambiato, anche da alcuni
professori, come scarico di sostanze che dovrebbero essere
smaltite per la loro pericolosità
e non usiamo nemmeno mascherine”.
PAG. 4 (De Michele)
I progetti
Berlusconi
Cantieri di lavoro
A Siracusa ritardi
PAG. 4
Erosione coste
Acqua dei rubinetti non
potabile, si dovrebbe pagare la metà. Il sindaco dica.
PAG. 10
Divertissement
Nuova rubrica
Sudoku, giochi di riconoscimento, esercizi di bravura e tanto altro ancora.
PAG. 19
Bombe nel ‘43
57 vittime
Le associazioni Anvcg e
Lamba Doria ricordano un
luttuoso evento bellico.
PAG. 7 (Cimino)
Centrale solare: “Visite
da tutto il mondo”
pagina
pagina 77 (Privitera)
(Privitera)
Rigassificatore
Il buio oltre le bugie
pagina 11 (De Michele)
Carnevale Melilli
Successone
L’assessore La Rosa:
“Sono venute persone da
tutta la provincia”.
PAG. 20 (Privitera)
Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011
3
Andrea Corso: “Senza politiche adeguate il turismo siracusano condannato alla stagionalità”
Fermo il cantiere del mega hotel di lusso alle ex Poste
Acqua Marcia vende il Des Etrangers e il Miramare
di STEFANIA FESTA
“La nostra classe dirigente
non è pronta ad accettare le
sfide del nostro territorio, che
inevitabilmente sono la deindustrializzazione e il potenziamento della vocazione agricola e turistica.” Così Andrea
Corso, presidente di Assoturismo di Siracusa, si esprime
nel corso dell’intervista sulla
situazione del turismo nella
nostra provincia, altro comparto economico in grandissima sofferenza. Affermazione
tra l’altro supportata, come
mostra lo stesso dott. Corso,
da due report di Unicredito
sulle piccole e medie imprese
nelle varie realtà italiane dove
si evidenzia che i principali
settori produttivi nel meridione d’Italia sono, per l’appunto, agricoltura e turismo. “Noi
non abbiamo la vocazione
industriale – continua Corso
– ce la siamo inventata, ed è
inutile parlare di bonifiche e
riconversione. È innegabile
che Siracusa un tempo sia stata
uno dei più grandi poli petrolchimici d’Europa, ma come si
può pensare che un governo a
trazione leghista voglia investire milioni di euro, perché di
questo si tratta, per potenziare
il settore industriale nel meridione? Non dimentichiamo chi
è il ministro dell’economia,
Giulio Tremonti, un leghista.”
Se sullo sviluppo industriale
nutrono seri dubbi anche gli
addetti ai lavori, chimici e
metalmeccanici, per la ripresa dell’economia siracusana
si dovrebbe quindi sperare
nei due comparti produttivi
più consoni alla vocazione
meridionale, ma sia l’agricoltura che il turismo sembrano
cedere ai colpi della crisi e
alla mancanza di una vera e
propria capacità decisionale
della classe dirigente, locale
e regionale, che cerca di risolvere il problema del rilancio turistico con l’incremento
delle strutture ricettive, giudicate invece più che sufficienti
dal presidente di Assoturismo.
Nella relazione “Consistenza
ricettiva in Sicilia nell’anno
2009” redatta dall’osservatorio regionale sul turismo, si
legge che nella provincia di
Siracusa i posti letto, fra strutture alberghiere ed extra alber-
ghiere, ammontavano due anni
fa a 7797, cifra che ovviamente non comprende gli abusivi
che esistono anche in questo
settore. “I posti letto presenti
– afferma il dott. Corso – rispondono alle esigenze del
territorio, ma c’è questa tendenza a proseguire nell’edificazione perché l’industria del
mattone non si ferma, si continua a vedere il territorio come
unica risorsa per produrre economia. La Regione ha recentemente esitato un bando, con
dei contributi, perché si spera
che sia sempre qualcun altro a
risolvere il problema.”
Ma i ‘qualcun altro’, i grossi
investitori che dovrebbero risollevare le sorti del turismo
in Sicilia, stanno dimostrando,
al contrario, di voler dismettere non solo a Siracusa, ma in
tutta la Sicilia. Chi, passando
davanti all’ex palazzo delle
poste ancora circondato dalle
impalcature non si è domandato quando dovrebbe essere ultimato il mega albergo
di lusso del gruppo Russotti
finance? È vero che i lavori
furono bloccati anni addietro
per alcune irregolarità edilizie al piano superiore, e che
probabilmente l’inchiesta in
corso abbia fermato i lavori,
ma non sarebbe del tutto errato ipotizzare che il grosso
gruppo messinese stia temporeggiando prima di continuare
a investire nella nostra provincia. Ipotesi che troverebbe
conferma anche nel fatto che
un altro grande gruppo immobiliare, Acqua Marcia, pare
abbia messo in vendita il Des
Etrangers et Miramare, uno
degli alberghi di punta di Siracusa. Come ci fa notare il dott.
Corso, chi “[…] vuole dismettere, non comincia certo dai
gioielli di famiglia, ma dalle
cose che si ritengono inutili.
Questo è un dato che dovrebbe
fare pensare, soprattutto a chi
ancora insiste nel voler edificare strutture nuove pensando
di creare posti di lavoro.” In
effetti, i dati sull’attuale tasso medio occupazionale non è
confortante: a Siracusa siamo
al di sotto del 40%; il volume
di affari, rispetto a qualche
anno fa, è calato di circa il
25% e l’apertura stagionale sta
diventando un fenomeno sempre più diffuso. Molti lavoratori non riescono a maturare i
180 giorni lavorativi per poter
usufruire della disoccupazione
e, in Sicilia, quasi trentamila
precari devono confrontarsi
con questa situazione.
Che, tramite l’edificazione, il
comune cerchi di fare cassa
con gli oneri di urbanizzazione non sembra essere un
mistero, dato il bilancio dissestato, ma così facendo non
fa altro che danneggiare gli
operatori presenti sul mercato. “Quando abbiamo acquistato il Grand Hotel nel 1990
– racconta il dott. Corso – il
valore dell’immobile venne
determinato dal piano particolareggiato di Ortigia, strumento urbanistico redatto dal
comune che individuava nel
centro storico solo tre grandi alberghi, l’hotel Roma, il
gruppo Des Etrangers e Miramare e il Grand Hotel. Adesso
ce ne sono decine. Il comune
non può cambiare le regole
dall’oggi al domani anche perché, di un miliardo e mezzo di
euro di investimenti effettuati
sul turismo negli ultimi anni,
solo meno di un terzo è stato
finanziato dalla Regione, il
resto è opera degli investitori
che, al di là di quello che dice
Lo Bello, per la maggior parte
sono piccole realtà. Noi abbiamo ristrutturato, abbiamo
dato stabilmente lavoro, siamo presenti sul territorio da
più di vent’anni e sicuramente
non abbiamo lasciato fanghi
di mercurio come nella rada di
Augusta!”
Per uscire da questa empasse,
sostiene il presidente di Assoturismo, non è sufficiente
presentarsi alla Bit di Berlino
con ‘un consistente pacchetto di novità’, non basta fare
affidamento alle attrattive architettoniche e naturalistiche
presenti in abbondanza nel
territorio, ma è necessario trovare soluzioni forti per vincere
una perifericità che purtroppo
ci caratterizza, e le difficoltà
logistiche che sono sotto gli
occhi di tutti. “Il collegamento Siracusa-Catania è modesto
– afferma Andrea Corso, - il
trasporto ferroviario è ormai
inesistente e quello gommato
lascia a desiderare. Supponiamo il caso che un turista si fermi a Roma e decida di farsi un
giro al sud: dovrebbe percorrere la Salerno-Reggio Calabria
che nella maggior parte dei
casi è un martirio. È necessario
rivedere il concetto di vacanza,
che oggi è soprattutto fruibilità. Inutile stare a citare i grandi
viaggiatori dell’Ottocento, che
avevano tempo e denaro. Se
non siamo attrezzati e competitivi, difficilmente riusciremo
a veicolare un messaggio vincente, che deve superare anche
la stagionalità.”
Di destagionalizzare il flusso
turistico se ne parla da diversi
anni, ipotizzando la realizzazione di un importante centro
congressi che adesso si sta
materializzando con la costruzione di piccole strutture da
parte di enti e associazioni di
categoria. Ma non è un controsenso, come ci fa notare il dott.
Corso, parlare di destagionalizzazione mentre si reclamizza la Sicilia come ‘isola in un
mare di luce’, promuovendola
quindi esclusivamente come
località balneare? “Anche perché – continua il presidente di
Assoturismo – bisogna capire
chi è il nostro target: su 100
turisti che visitano la Sicilia,
la maggior parte sono italiani,
dato che gli stranieri sono un
40%, e il 55% degli italiani
sono siciliani che si spostano
dalle varie provincie. Quindi
di cosa stiamo parlando?”
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Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011
Chiuse le indagini preliminari, a breve il processo. Terranova: “Morti e malati chiedono giustizia”
Una studentessa: “A Farmacia siamo ancora nel vecchio laboratorio
E tutti, anche i professori, scaricano le sostanze nei lavandini”
di MARINA DE MICHELE
La Procura della Repubblica di Catania ha formalmente chiuso le indagini preliminari per
l’accertamento dei reati a carico dei responsabili
della gestione del laboratorio di farmacologia
dell’Università di Catania. Un’inchiesta aperta dopo un anno di indagini a seguito della denuncia della famiglia di un giovane ricercatore,
Emanuele Patanè, morto a 29 anni, probabilmente per i miasmi respirati in un laboratorio che si
è meritato l’epiteto di “laboratorio dei veleni”.
38 persone, studenti e addetti al laboratorio, una
decina i siracusani, si sono misteriosamente ammalati di tumore, di loro 10 non ce l’hanno fatta:
tutti tra il 2004 e il 2007 hanno frequentato il
dipartimento di Scienze farmaceutiche, ove gli
studenti credevano di poter porre le basi per il
loro futuro.
L’attività della Procura ha richiesto accertamenti
lunghi e complessi che hanno portato, a un anno
dalla denuncia, nel novembre 2008, al sequestro
dell’edificio 2 della cittadella universitaria, sede
dei laboratori, e quindi alla verifica dello stato
di inquinamento del sottosuolo e delle falde acquifere, contaminate secondo alcuni esposti dallo smaltimento illecito di rifiuti tossici. Insieme
alla verifica dello stato dei luoghi, su richiesta
di uno dei legali delle vittime, il penalista di
Lentini Santi Terranova, la Procura ha anche disposto uno screening a tappeto per accertare le
condizioni di salute degli studenti che, in quel
triennio, hanno frequentato il dipartimento di
farmacologia. Solo nel maggio 2009, quando
le indagini sullo stato dei luoghi hanno escluso
ulteriori rischi per la salute, è stata accolta la richiesta dell’università di dissequestrare una parte dell’immobile, primo secondo e terzo piano,
e quindi ad ottobre, con la conclusione delle perizie disposte dal Gip Antonino Fallone, l’intero
edificio.
“Certo le sostanze tossiche nel tempo sono evaporate – commenta l’avvocato Terranova -, ma
quelle morti premature e quei malati chiedono, e
devono avere giustizia. Lo possiamo sperare, ora
che il pubblico ministero non ha chiesto l’archiviazione del caso”. Nel processo che dovrebbe
aprirsi a breve, date le risultanze del primo incidente probatorio relativo all’ipotesi di disastro
ambientale, oltre agli studenti, ai dipendenti e
alle loro famiglie vittime della gestione dissennata del dipartimento, sarà ammessa, quale parte
offesa, la stessa Università, nonostante in un primo momento i vertici dell’Ateneo abbiano mostrato un atteggiamento di indifferenza, quando
non di infastidito disappunto, per lo scalpore suscitato dalla vicenda. 13 gli indagati per i 6 capi
di imputazione: dal reato di gestione di discarica
abusiva e disastro ambientale a quello per turbativa d’asta, falso ideologico, omissione di atti
d’ufficio.
Nomi eccellenti: l’ex rettore e al momento parlamentare nazionale del Mpa Ferdinando Latteri,
l’ex direttore amministrativo Antonino Domina,
il direttore del dipartimento di Scienze farmaceutiche Franco Vittorio, all’epoca dei fatti a
capo della commissione permanente per la sicurezza, insieme al dirigente dell’ufficio tecnico
Lucio Mannino e ai 5 componenti della commissione, e così il presidente della commissione di
aggiudicazione della gara d’appalto per i “lavori
di rifacimento degli impianti di scarico acque reflue e meteoriche dell’edificio 12 della Cittadella” Giuseppe Virzì sempre insieme ai 3 membri
della commissione. Il pubblico ministero Lucio
Setola nella richiesta di rinvio a giudizio è chiaro: gli indagati, “pur essendo consapevoli della
situazione di contaminazione del sottosuolo dei
laboratori del dipartimento di scienze farmaceutiche che di fatto si era trasformato in una discarica abusiva, e pur sapendo che tale situazione
era collegata allo scorretto versamento dei reflui
delle attività di laboratorio e del possibile collegamento tra tale situazione e i ripetuti malesseri
patiti dal personale in servizio, omettevano, nelle rispettive qualità e quali pubblici ufficiali, di
attivarsi e/o di attivare le competenti autorità al
fine di assumere i provvedimenti dovuti - quali la
chiusura dei laboratori, la caratterizzazione del
sottosuolo, l’adozione di misure di prevenzione
e protezione per i lavoratori e di corretto trattamento dei reflui, la comunicazione della notizia
di reato -, nonché agevolavano partecipavano o
consentivano la stipula di una serie di contratti,
sia per quanto attiene al monitoraggio e messa in
sicurezza dei locali che al rifacimento dell’im-
pianto fognario e di areazione, in violazione delle norme di legge sulla tutela ambientale, di fatto
cercando di interrare e/o trasferire clandestinamente altrove i rifiuti e il terreno contaminato,
concorrendo a gestire così il sito contaminato”;
e ancora “di determinare e/o tollerare una situazione di contaminazione e inquinamento tale da
provocare nei locali del dipartimento la diffusione di vapori tossici e irritanti che, per la gravità
del fenomeno, per il protrarsi nel tempo e per
l’elevato numero di persone esposte, configura
una situazione di disastro ambientale colposo”.
Secondo il pubblico ministero, proprio per ottenere l’impunità di questi reati Mannino, quale
autore materiale, con il concorso morale e/o previo accordo di Latteri e Domina, consenzienti e
consapevoli, ha affermato falsamente in una sua
relazione, presentata al consiglio di amministrazione dell’Università, che le abbondanti perdite
di liquidi nel sottosuolo dell’edificio, con conseguenti effetti di risalita d’umidità lungo le
pareti ed esalazioni maleodoranti, erano dovute
alla vetustà degli impianti di scarico delle acque
reflue e meteoriche dell’edificio e non piuttosto
all’aver gettato nelle tubature i reflui corrosivi
degli esperimenti di laboratorio con conseguenti
esalazioni irritanti e tossiche. Per ultimo infine,
nell’atto di chiusura delle indagini preliminari, è
presente anche una contestazione per le irregolarità commesse in occasione dell’aggiudicazione
della gara di appalto per i lavori di rifacimento
degli impianti fognari.
“Già nel corso dell’udienza preliminare – chiarisce l’avvocato Terranova - si dovrà accertare
con un nuovo incidente probatorio il nesso di
causalità tra la situazione ambientale e le decine
di morti e di ammalati per tumore tra studenti
ricercatori e dipendenti. L’intenzione è quella di
riunire in un unico procedimento le due indagini,
quella per disastro ambientale e quella che ipotizza i reati di omicidio e lesioni colpose”.
Ma qual è oggi la situazione del Dipartimento di
Scienze farmaceutiche?
Questa la testimonianza di una studentessa:
“Messi sotto sequestro i laboratori, la facoltà necessitava di luoghi adatti per esperimenti, ricerche, dottorati e lezioni pratiche, quindi due anni
fa sono state investite cifre esorbitanti per la costruzione di un edificio super moderno, nel retro
del cortile, con tanto di piazzale ricreativo fornito di gazebo. Peccato che, nell’attesa di una firma per l’agibilità, i lavori sono rallentati e, come
per magia, le accuse sui rifiuti tossici nel sottosuolo sono cadute con l’immediata riapertura
dei vecchi spazi. Nonostante la paura si pensava
che, con tutto il polverone sollevato, le norme
per la sicurezza e per lo smaltimento dei rifiuti fossero finalmente rispettate. Purtroppo non
è stato così. All’ingresso dei laboratori ci sono
cataste di mattoni incriminati in quanto ricchi di
amianto, all’interno ogni postazione di lavoro ha
delle cappe per l’eliminazione dell’elevata tossicità della componente volatile delle sostanze
utilizzate che non si sa quanto funzionino. Inoltre ogni postazione è munita di un lavandino che
molto spesso viene scambiato, anche dagli stessi
professori, come scarico di sostanze che dovrebbero essere smaltite attraverso contenitori adatti
in base all’acidità o basicità dei miscugli utilizzati, ciò avviene a causa dell’elevato costo dello
smaltimento di ogni millilitro di composto. Tutto è inoltre aggravato dal mancato obbligo per
gli studenti dell’utilizzo di mascherine almeno
durante le esercitazioni”.
31 euro al giorno (una miseria) per gli operai, più di 7.000 ai direttori, 3.500 agli istruttori
In provincia avviati o in fase di avviamento i cantieri di lavoro
Siracusa ritarda, il CPI non ha ancora gli elenchi dei disoccupati
E ultimo arrivò il Comune di Siracusa, tra quelli della provincia
il solo a non aver ancora avviato le procedure per rendere subito
operativi i cantieri di lavoro. L’amministrazione si è presa tutto il
tempo disponibile, compresa un’ultima proroga per l’inserimento
nelle graduatorie di selezione, per consentire ai disoccupati residenti nel capoluogo di raggranellare qualche euro: poca cosa si
dirà, ma pur sempre una boccata di ossigeno, e insieme l’occasione di recuperare quella dignità che, comunque la si pensi, deriva
dal fare qualcosa, dal sentirsi utili, ancora capaci di contribuire al
ménage familiare.
Tutti i comuni aretusei hanno invece già avviato o sono in procinto di aprire i cantieri per realizzare quelle opere di pubblica utilità,
su beni appartenenti al demanio o al patrimonio dei comuni stessi,
finanziati nell’ormai lontano maggio 2009 grazie all’utilizzazione
dei cosiddetti fondi Fas, un impegno di spesa di circa 190milioni
per tutta la Sicilia, risorse intorno alle quali, per molto tempo, si
è scatenata una bagarre, se non un autentico braccio di ferro tra il
governatore Raffaele Lombardo e il governo nazionale che le aveva congelate e in parte dirottate per far fronte a buchi di gestione
frutto di strategie economiche non sempre efficaci, checché se ne
dica. Manutenzione straordinaria di edifici scolastici, interventi
per migliorie nei cimiteri o in parrocchie e chiese, ampliamento
delle sedi stradali, rifacimento di marciapiedi anche con la finalità di eliminare le barriere architettoniche, messa in sicurezza o
realizzazione di aree ludiche e spazi a verde (la tipologia più gettonata nella programmazione, ancora tutta su carta, dell’amministrazione del capoluogo): queste le scelte per i 1073 progetti “di
qualità” da avviare in 389 comuni siciliani, ciascuno beneficiario
di un numero determinato di cantieri a seconda della propria dimensione, 130mila disoccupati all’opera, 20 persone per cantiere.
120 i progetti nella nostra provincia: da un minimo di due, per
i comuni con minor numero di residenti, ai dodici di Siracusa.
Una media di 100mila euro a cantiere con, a disposizione per effettuare le opere, dai 60 ai 100 giorni lavorativi, una paga per gli
operai – se ne prevedono 164 - da 31 euro giornaliere che sembra,
è, una miseria, ma che è sempre meglio di niente. Un’occasione,
si è detto, anche per imparare qualcosa, per acquisire esperienza
professionale e potersi ricollocare quindi nel mondo del lavoro, in
attesa di nuove opportunità, con una diversa qualificazione, con
un titolo da poter spendere.
Uno degli aspetti più rilevanti di questa iniziativa a vantaggio
proprio dei disoccupati, a chi è iscritto nelle liste dei Centri per
l’impiego (la versione moderna degli uffici di collocamento), è
infatti proprio l’obbligatorietà della partecipazione a un corso di
formazione, propedeutico, organizzato da organismi accreditati dall’ente nazionale di formazione e addestramento, quindi in
primis dalle scuole edili territoriali, per preparare i neo assunti,
per dare loro adeguate competenze, per ridurre eventuali fattori
di rischio sul lavoro. Un’organizzazione complessa, rigorosa, che
prevede un rigido controllo sull’effettiva e corretta esecuzione dei
lavori, anche con report fotografico sul prima e dopo, indispensabile per ottenere i finanziamenti disponibili solo a cantiere avviato
e esigibili previo un meticoloso rendiconto delle spese.
Quindi, di certo, un iter istruttorio impegnativo, ma a Siracusa si è
andati più lenti che altrove. I decreti di finanziamento sono arrivati solo nel novembre dello scorso anno e per presentare le istanze
di partecipazione al bando si è dato tempo ancora fino al 16 marzo. Tempi lunghi, troppo lunghi che hanno ingenerato in alcuni
il sospetto che, dietro la cortina delle incombenze burocratiche,
si sia nascosta una fitta rete di relazioni, di telefonate, di passa
parola per suggerire ai propri protetti quali titoli acquisire, quali
certificazioni procurare; per sistemare, come si dice, le carte. Un
dubbio sempre lecito di questi tempi in cui niente sembra improntato a regolarità e trasparenza, anche se, a dover essere diviso, c’è
solo un misero piatto.
Gli introiti più significativi, poco più di 7mila euro, spetteranno
solo ai direttori dei cantiere che si occuperanno dei lavori di completamento e sistemazione dei marciapiedi di via Maria Giuseppe
Danieli e del tratto iniziale di Via Don Luigi Sturzo, e di quelli di
manutenzione e messa in sicurezza dei giochi ludici dell’area a verde tra viale Santa Panagia e via Santi Amato, rispettivamente di 120
e 118 giorni, mentre per gli altri undici cantieri ai direttori andranno
da un minimo di 3.500 euro (60/68 giorni di lavoro) ai 5.500 per la
realizzazione della pavimentazione della piazza Marchese Loffredo di Cassibile, 94 giorni. Un trattamento economico fissato dagli
stessi decreti regionali per cui la maggiore differenza dei tre cantieri
detti è dovuta semplicemente al fatto che il quantum previsto per
gli incarichi di direzione lavori, complessivamente come si è detto
poco più di 7mila euro, verrà assegnato solo ai direttori e non ripartito, come negli altri casi, con gli istruttori cui spetta, in genere, una
retribuzione tra i 3100 e i 3500 euro.
Perché solo in questi tre cantieri la figura dell’istruttore non sia prevista non sappiamo, ma subito, appena si è saputo di questi progetti,
del fatto che tra l’altro solo direttori e istruttori saranno nominati
dal Comune con “decisione insindacabile”, seppure operata, almeno così sembra, sulla scorta di specifici requisiti e criteri di valutazione dichiarati, si è avanzata l’ipotesi che ancora una volta non si
trattasse altro che di una ennesima occasione per gestire clientele e
con questa stessa chiave di lettura si è anche interpretata la mancata
ampia pubblica informazione sulle proroghe nel tempo concesse
per la partecipazione di tutti gli interessati. E anche il centro per
l’impiego è in ritardo nel preparare le graduatorie dei disoccupati.
Marina De Michele
Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011
5
I 50 miliardi di danno ambientale Erg si potrebbero dissolvere in soli 70/90 milioni dilazionati
Tutti gli affari (e i conflitti d’interesse) del ministro Prestigiacomo
Dal crack Sarplast alla miniera d’oro della nave di stoccaggio di Vega
di MARINA DE MICHELE
Giorgio Mottola, sulla rivista Terra, ha dedicato un ampio spazio al conflitto di interesse, anzi
alle decine di conflitti di interesse che gravano
come un macigno sull’azione politica del ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo. Una
siracusana doc, presente nelle cronache locali
per lo più per gli sporadici interventi che concede alle vicende di casa sua ma mai oggetto di
una reale attenzione giornalistica, del giornalismo d’inchiesta intendo. Al di là del G8 e delle
manifestazioni varie organizzate nella sua terra
natia, che certo hanno dato anche respiro internazionale alla città (ma di breve, brevissima durata e limitato profitto ci sembra), di lei abbiamo
letto in passato le reprimende nei confronti dei
colleghi di partito, o di area che fossero, in qualità di paciera, pronta a spendere qualche parola
per far cessare conflitti per l’occupazione dei
posti di potere o di sottogoverno in discussione,
o le parole di sostegno per un piano regolatore foriero di sviluppo e benessere per la città, e
non di una colata di cemento come affermato dai
malfidi ambientalisti, così come per un rigassificatore in grado di dare nuova linfa e speranze
all’industria siracusana e di nessun pericolo per
i residenti; e poi, ultimamente, la promessa del
suo personale interessamento per cercare una
soluzione all’infelice collocazione del radar
del Plemmirio mediante opportuni contatti con
i vertici della Guardia di Finanza (ricordiamo
en passant che per la realizzazione del traliccio
sono stati già spesi 500mila euro) e ancora per
essere stata promotrice, in questi giorni, di incontri bipartisan “ad altissimo livello” sulle prospettive di sviluppo della provincia di Siracusa.
Ma al ministro più avvenente del governo Berlusconi (ci dispiace per le altre aspiranti) si rimprovera di non aver risolto, anzi sciolto i suoi
stretti legami con le aziende paterne e anche della sorella. Stefania Prestigiacomo è titolare del
21,5% della Fincoe srl con sede a Casalecchio
sul Reno (Bologna), la stessa quota che detiene
la sorella Maria Pia, mentre il padre Giuseppe ne
possiede il 9,7%: i tre insieme hanno quindi la
maggioranza assoluta di quella che è considerata
l’holding di famiglia. La società ha in portafoglio il 99% della Coemi di Priolo Gargallo, SpA
che opera in vari settori di attività e che ha tra
i clienti l’Enel, l’Erg Raffinerie Mediterranee,
l’Isab Energy, l’Air Liquide, l’Esso Italiana, la
Sasol, la Snam Rete Gas di Messina e l’Enel
Produzione di Termini Imerese. La Coemi controlla inoltre per il 59,1% la Vetroresina Engineering Development (Ved), sempre di Priolo, che
Editrice
Associazione
Culturale Minerva
Viale Teocrito, 71 - Siracusa
Reg. Trib. di Siracusa
n°1509 del 25/08/2009
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Direttore:
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Marina De Michele
Redazione, Amministrazione:
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Pubblicità: cell. 333.1469405
Stampa: Tipolitografia Geny
Canicattini Bagni (SR)
Telefax: 0931.946013
per il 22,5%, è di proprietà del Gruppo Sarplast
spa (Priolo), di cui Giuseppe Prestigiacomo ha il
6,29%. Sono aziende che non hanno una storia
immune da pecche come la rete elenca dettagliatamente. Vicende di bancarotta fraudolenta
(un debito della Sarplast di 51 milioni di euro
reclamato da 957 creditori); indagini per incidenti e malattie che hanno colpito i dipendenti,
o malformazioni dei figli, per le quali il sostituto procuratore di Siracusa Maurizio Musco ha
chiesto un rinvio a giudizio per lesioni colpose;
procedimenti aperti che riguardano la gestione
non corretta dei rifiuti industriali. Una situazione così complessa e “conflittuale” che ad interessarsene c’è stato anche Michele Santoro con
un’inchiesta che fino a qualche tempo fa si dava
per certa ma chissà perché non si è mai vista.
E sotto accusa anche gli interventi del Ministro.
Qui la casistica si allarga a ventaglio e a citare tutte le contestazioni si rischia di dimenticarne più
di una. Tra i casi più discussi, e per noi interessanti, lo spoyl sistem messo in atto nei confronti
della Commissione IPPC (Integrated Pollution
Prevention and Control), preposta all’istruttoria
tecnica relativa al rilascio dell’Autorizzazione
Integrata Ambientale, di competenza statale, per
circa 200 tra le maggiori aziende produttive italiane, e che si occupa anche dei limiti alle emissioni di gas serra in base al protocollo di Kyoto e
di quelle di biossido di carbonio previste dal pacchetto ‘clima-energia’ del Consiglio d’Europa. Il
ministro Prestigiacomo ha infatti “con sospetta
solerzia” rimosso per “scarsa produttività” i 21
membri della commissione (che hanno presentato ricorso vantando indiscusse capacità tecniche
e il notevole lavoro svolto: 78 istruttorie chiuse
in un anno) e nominato persone tali da far scatenare una bagarre perché considerate inidonee
a ricoprire incarichi così delicati. In particolare
è stata contestata la nomina come neopresidente
dell’ingegnere Dario Ticali, di 33 anni, ricercatore all’università privata Kore di Enna, esperto
in pavimentazioni stradali, il quale, come suo
primo atto, ha scelto, tra i 23 membri della Commissione, in qualità di referente proprio per la
questione più spinosa, quella dell’istruttoria per
l’Aia all’Ilva di Taranto, tal ingegnere Bonaventura Lamacchia “dal fluviale curriculum di grane
giudiziarie”. Lo scandalo fu tale che il ministro
sarebbe stata costretta a revocare le nomine ma
i dati sul sito del ministero non sono aggiornati.
Curiose anche le modalità con le quali la Prestigiacomo ha cercato di sgravare le aziende di famiglia da pesanti fardelli. Del ministro il giornalista Stefano Liviadotti ricorda che il 6 settembre
del 2001, nella qualità, allora, di Ministro delle
Pari opportunità segnalò al collega di Forza Italia Giuseppe Vegas, sottosegretario al Ministero
dell’economia e finanze, il problema “urgente”
degli abitanti delle province di Siracusa Ragusa Catania colpite dal terremoto del dicembre
1990. Il ministro chiedeva al collega una proroga per i tributi e i contributi relativi al triennio
1990-92, sospesi per il sisma, che si sarebbero
dovuti versare entro il successivo 30 settembre.
Un interesse sentito: “il problema mi coinvolge
personalmente” scriveva. Detto fatto: con il decreto 355, tra alcuni provvedimenti sul lavoro e
altri sulle pensioni, come da richiesta, passava
anche la proroga al 28 dicembre 2001. Ma, rileva il giornalista, non solo seguivano altri due
rinvii, bensì anche più opportuni aggiustamenti.
In occasione della finanziaria, nel maxi emendamento in cui tornavano anche i condoni vituperati dal ministro Tremonti, all’articolo 9, comma 17, si stabiliva che il dovuto avrebbe potuto
essere condonato con solo il 10% di versamenti
e che era possibile una rateizzazione dei pagamenti se la cifra fosse stata superiore ai 5mila
euro, stabilendo inoltre una decorrenza degli interessi dal 17 marzo 2003. La somma che i Prestigiacomo avrebbero dovuto versare sembra si
aggirasse intorno ai 6 miliardi delle vecchie lire
e solo l’intervento del presidente della Repubblica, allora Carlo Azeglio Ciampi, impedì che
passasse anche un codicillo con cui si prevedeva
l’esclusione della punibilità per i reati tributari
e per quelli commessi per eseguirli e occultarli.
Un’occasione persa per i Prestigiacomo coinvolti dopo il crack della Sarplast in un’indagine per
bancarotta fraudolenta perché, secondo i giudici, “la società ha compiuto atti diretti a frodare
le ragioni dei creditori ed ha occultato l’attivo”,
decine di miliardi finiti alle controllate estere
o usati per pagamenti preferenziali alle banche
amiche.
Nella vicenda coinvolta anche la Stefania in
qualità di socio di maggioranza, ma non perseguibile perché non titolare di incarichi esecutivi
e senza responsabilità diretta in relazione al reato di lesioni colpose perché, come ha raccontato lei stessa al “Sole 24 Ore”, prima di lasciare
l’azienda era un dirigente senza rappresentanza.
Ma secondo il giornalista Giorgio Mottola gli
affari di famiglia si sarebbero via via “risollevati” grazie a proficui accordi con Eni, Agip, Erg,
Esso, Edison: “clienti per la Prestigiacomo imprenditrice ma società da controllare per la Prestigiacomo ministro”, aziende le cui sorti sono
legate alla concessione o meno dell’autorizzazione integrata ambientale da parte del ministero dell’ambiente o più propriamente proprio
di quella commissione tecnica falcidiata con
mano pesante dalla Prestigiacomo e rinverdita
con persone a lei molto vicine non solo politicamente ma proprio geograficamente. Un’occasione d’oro per la società Coemi (la controllata
di Fincoe nel cui cda, ancora nel 2009, è presente Stefania) in consorzio con altre nove società
siracusane, è senz’altro stata la commessa per
la riconversione della nave di stoccaggio della
piattaforma Vega alfa (la più grande piattaforma
petrolifera fissa off-shore realizzata in Italia, di
proprietà Edison per il 60%, in qualità di operatore, e Eni per il 40%, posizionata a 12 miglia dalle coste di Pozzallo (RG) a servizio di un
campo di 20 pozzi da cui si estraggono circa 40
mila barili di greggio al giorno, 55,5 milioni dal
1987 fino ad oggi, e che si stima possano produrne ancora circa 12 milioni). Avviata a rottamazione la Vega Oil, il galleggiante d’appoggio
per l’immagazzinamento del greggio estratto,
ormai inservibile, il Consorzio CEM (Construction, Erection and Maintenance) si è aggiudicato (insieme alle messinesi Naval Team Service
e Studio Tecnico Navale di Antonino Russo) la
gara indetta dall’Edison per la fornitura e la sostituzione dell’FSO ed ha acquistato, divenendone l’armatore e il futuro noleggiatore ad Edison
stessa, la tanker Leonis della Fratelli d’Amico,
dalla capacità di 110mila tonnellate, costruita
nel 1994 dalla Fincantieri ad Ancona e passata
nel 1996 da Finmare a Fratelli d’Amico per circa
41,5 milioni di dollari. Il contratto per il noleggio e la gestione operativa, di durata decennale,
frutta alla Cem oltre 20 milioni l’anno.
Ma i malevoli dicono anche che il rapporto con
i clienti da controllare non si fermino solo agli
affari di famiglia e che le carezze arrivino anche, spesso, dall’attività politica del Ministro.
Fa ancora molto discutere il “condono ambientale” nascosto nelle pieghe della legge 13 del
2009, grazie alla quale aziende come Erg ed Eni
possono sottoscrivere «accordi transattivi» per
risolvere senza troppi danni la questione delle
bonifiche dei siti inquinati. Solo due numeri:
una recente sentenza del Tribunale di Torino ha
pesantemente sanzionato l’ENI condannandola a pagare 1.833.475.405,49 euro per disastro
ambientale determinato da decenni di veleni
nel Lago Maggiore dello Stabilimento di Pieve
Vergonte: qualche soluzione si troverà; oppure i supposti 50 miliardi di danno ambientale
dell’Erg si potrebbero dissolvere in soli 70/90
milioni di euro dilazionati in 10 anni senza interessi e con la possibilità di effettuare compensazioni con eventuali investimenti della Erg sul
sito inquinato, cioè si fa risultare che la Erg investe 90 milioni di euro in impianti non inquinanti,
che so: un rigassificatore, e così non deve più
nulla a nessuno. Dunque problemi che riguardano il nostro territorio e dovremo riparlarne, così
come di molto altro.
Il tombino sulla strada di Tremmilia più pericoloso
per le transenne spostate dall’acqua e dal vento
6
Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011
Inquietante testimonianza di un giovane siracusano alla ricerca di una nuova occupazione
“Nei colloqui la solita solfa, promesse di gloria e denaro
poi la richiesta: però bisogna essere operativi dalle 9 alle 21”
di MARINA DE MICHELE
In Sicilia il 40% dei giovani è
disoccupato (il 29% in Italia), i
giovani sotto i 24 anni rappresentano il 30% della popolazione siciliana: il futuro dell’Italia
costretto a cercare una sponda
all’estero, migranti “colti” che
cercano di dare un senso ai
propri studi altrove e lasciano
spazio a chi viene d’oltremare
per trovare nel Belpaese solo
un po’ di pace e un qualsiasi
lavoro per mantenersi dignitosamente. Flussi in uscita e
flussi in entrata, una corrente
vorticosa che rischia di cambiare radicalmente il volto odierno
dell’Italia, della Sicilia. Statistiche e numeri che lasciano in
penombra i sentimenti di sfiducia rabbia rassegnazione di chi
vede frantumarsi sogni e speranze. Illusioni… come quelle
di chi ha anche creduto nella
modernità, nelle nuove parole
d’ordine: flessibilità e mobilità,
che non ha visto, non ha voluto
vedere, nei nuovi mercati che
si aprivano, nel terziario avanzato, nell’apoteosi dei centri
commerciali, nella miriade dei
call center, l’obbrobrio dello
sfruttamento di sempre. Nuove forme, nuove lusinghe, altre
promesse ma sempre, immutabile, la logica del profitto che,
per essere tale, non può che privilegiare una sola parte, quella
di chi ha le leve del comando,
di chi sa fiutare l’odore dell’affare, che sa, lui sì, come far
girare i propri soldi, dove investire, quando uscire dal mercato, come riposizionarsi altrove.
Come usare la merce lavoro, i
nuovi schiavi che non avranno
mai certezze, che non avranno
mai una pensione, a cui oggi,
passo dopo passo, sono sottratti tutti i diritti, che presto
vedranno la fine del cosiddetto
stato sociale. Seguiamolo, uno
di questi giovani pieni di belle
speranze, uno che ha presto capito il gioco e non si è sottratto,
non ha potuto sottrarsi al sistema, non ha detto di no ai meccanismi del favore, della raccomandazione, della clientela ma
che, pur tuttavia, ne ha provato
disgusto, schifo. Ma si sa: il lavoro nobilita l’uomo.
“Io, raccomandato. Dopo 5
anni in un negozio di elettronica, come tanti altri, mi sono
ritrovato senza più niente, a
svegliarmi, il giorno dopo, e a
chiedermi “E ora che faccio?”.
Una famiglia, un mutuo trentennale, le rate della macchina
da pagare: il tempo un nemico.
Il primo passo, gli assegni di
disoccupazione: la richiesta ai
primi del dicembre 2010, i primi versamenti a febbraio 2011,
e meno male che da parte avevo
messo qualcosa! Il passo successivo è stato quello più ovvio: cercare un lavoro. Sì, ma
quale? Mi sono iscritto nelle
liste dei cantieri regionali dove
si accede tramite graduatorie
dai parametri non tanto chiari,
ho iniziato a mandare diverse
tonnellate di Curriculum vitae
a tutte le ditte interinali possibili e immaginabili, fra cui Infojobs, forse la più seria.
“Ho fatto qualche colloquio, tra
questi quello con il Capo Area
Sud di Piazza Italia che, per la
mia esperienza quinquennale
nei centri commerciali, mi ha
contattato per un colloquio diretto, saltando le normali procedure selettive. Il posto in que-
stione era per Store Manager,
ovvero Direttore di un negozio
Piazza Italia. Dopo la classica
doratura della pillola, farcita di
termini tecnici e promesse di
gloria e denaro, mi è stato detto
che però fare il Direttore richiedeva sacrifici, molti sacrifici.
Certo, non era scritto nei requisiti ma il lavoro è sacrificio”.
Ma quale sacrificio?
“Lavorare il fine settimana,
dare la propria disponibilità su
tutto il territorio nazionale, essere operativi dalle 9 alle 21.
Un attimo, qualcosa non torna, 12 ore al giorno?
“Vede – mi ha risposto -, le ore
lavorative di un Full Time sono
40 ma, come potrà ben capire, un Direttore non può stare
in negozio solo 6 ore e mezzo
come un commesso. Ha la responsabilità dei turni, delle cas-
se, del magazzino. Quindi chiediamo al Direttore un piccolo
sacrificio per il bene del negozio e comunque le rimarrebbe
sempre il giorno libero”.
Ero confuso, perplesso: da incoscienti dire di no, da disperati
dire di sì. Ho chiamato un amico che ha vissuto questa esperienza: è così – ha confermato
- chi entra in quell’ambiente
deve essere consapevole di rinunciare a qualsiasi tipo di vita
sociale, il telefono squilla in
continuazione, le lavate di capo
dai superiori e le umiliazioni
non si contano. È vero: nessuno
ci obbliga a fare un lavoro ma
perché dovrebbe vincere la logica delle tante aziende, soprattutto nella grande distribuzione,
che preferiscono assumere un
dirigente e farlo lavorare per tre
piuttosto che stipendiare altre
due persone?
“Ho rifiutato anche un posto
per il futuro Brico Center che
nascerà dalle ceneri del vecchio Romano Legno mercato,
all’Auchan di Melilli: proposte
irricevibili per me. Poi è arrivata la chiamata da Infojobs, solo
poche ore dopo aver lasciato lì
il mio curriculum, per un colloquio selettivo: una gara di
velocità dove, in un minuto e
mezzo, bisognava ricopiare su
un foglio apposito il maggior
numero delle combinazioni di
lettere poste in un primo foglio tenuto dapprima nascosto e aperto dopo il segnale,
sbagliando il meno possibile.
Superato questo primo esame,
c’era quello di logica, molto
simile a un’enorme settimana
enigmistica, e infine il colloquio con lo psicologo, per ve-
dere se ero un tipo socievole,
motivato, ecc. ecc. Ce l’ho fatta: tutti e tre i quiz superati e,
finalmente, il colloquio finale
con il futuro Direttore e il Capo
Area. Qui la classica minestra
aziendale riscaldata, mi hanno
spiegato le mansioni, abbiamo
parlato di retribuzione. Dopo un
“iniziale” contratto a tempo determinato di 2 mesi, Full Time,
le posizioni di tutti i dipendenti
sarebbero state riviste o confermate in base all’andamento del
negozio. Dunque c’era la possibilità che il contratto si trasformasse in Part Time a circa 650
euro al mese o che non fosse
proprio rinnovato.
“Quando sono stato assunto
da... – il nostro jobman non
vuole si citi il centro commerciale perché, dice, non avrebbe un euro per difendersi - nel
2005, in pieno periodo natalizio, tutti e 55 i dipendenti iniziali sono stati assunti con
contratto Full Time per 3 mesi.
Passati i 3 mesi, passate le feste natalizie, 5 dipendenti sono
stati mandati a casa e degli altri
solo una decina ha ottenuto il
contratto a tempo indeterminato. Per i rimanenti solo contratti
di apprendistato per 4 anni o a
tempo determinato per 6 mesi.
“Ormai me ne sono convinto:
questo dei Centri Commerciali è un falso impiego. Troppo
spesso le saracinesche dei negozi si riabbassano dopo qualche
mese o pochi anni dall’apertura
(vedi Carrefour) o i dipendenti vengono licenziati in massa
(vedi Conforama). Meglio allora starsene con gli assegni di
disoccupazione perché tanto la
miseria è la stessa.
“Ti presento io che posso far entrare 30 persone perché ho fatto un favorone al dirigente”
Quello che ha le mani in pasta: “Le promesse ormai non servono
Io ti faccio assumere e tu e la tua famiglia mi dovete votare”
“Ovviamente ho percorso anche l’altra strada,
quella classica, quella italiana: quella della raccomandazione. Molti amici o conoscenti, prima
disponibili, hanno poi cambiato idea; altri hanno promesso un posto all’Outlet, allo Sheraton
a 5 stelle “che aprirà presto”, presso un famoso
Call Center di Siracusa. A uno di loro devo poi
la più esaustiva spiegazione su come funziona
da noi, ma credo dappertutto, la fabbrica del
voto. Mentre lo accompagnavo per la città nei
suoi frenetici contatti - è una persona molto in
vista in tutta la provincia, ha le mani in pasta
nel commercio siracusano e amici influenti alla
Regione - mi ha sciorinato il suo sapere. “Tu
cerchi lavoro? Mica sei il solo: neodiplomati,
neolaureati, padri di famiglia, ex galeotti, tutti cercano lavoro. E oggi l’amicizia non basta,
ognuno vuole il proprio tornaconto, perché
oggi il lavoro è la moneta più forte che c’è. Una
volta si prometteva il paradiso, oggi si promette il lavoro. Arrivo io, che lavoro al comune,
con qualsiasi carica, e mi voglio candidare alle
regionali o alle provinciali o semplicemente essere rieletto, mi servono voti no? E come me li
procuro?”
Con i soldi?
“No, ma mi segui o no? Se ti prendono coi soldi in mano, con le banconote segnate, sei finito.
Con il voto! Ma il voto non si ottiene con le promesse, ormai nessuno ci crede più: tutti vogliono
cose concrete, vogliono un lavoro per sé o per
un familiare. Io ti faccio assumere, va bene, ma
tu e tutta la tua famiglia mi dovete votare. Per
una persona che lavora, ci sono dietro almeno
10-15 voti.”
Pochi!
“Ma tu devi pensare in grande. Sai con quanto
si vince o si perde un’elezione? Con 200 voti
di scarto al massimo. Hai presente l’Outlet che
deve aprire? Ti piacerebbe lavorare là?”
Certo che mi piacerebbe, ma è bloccato, non
aprirà mai.
“Ecco, sai quanti posti ci sono dentro l’Outlet?
Da 500 a 1000, moltiplicali per 10 e hai 10.000,
15.000 voti, e diventi segretario provinciale del
partito se non di più.”
Inizio a capire, ma perché non apre allora?
“Allora non capisci? Mica è solo uno che vuole
‘sti voti. Ti faccio un esempio, tu vuoi aprire
l’Outlet ed io sono il tuo avversario politico
nelle prossime elezioni. Vengo da te e ti dico:
Avrei delle persone da far entrare lì dentro, tu
le fai entrare ed io ti do l’autorizzazione a costruire. Tu mi dici di sì e si costruisce. Poi ci
ripensi, ti metti d’accordo col costruttore per i
fatti tuoi e mi mandi al diavolo, e allora io che
faccio? ti metto i bastoni fra le ruote. Ti mando
gli ispettori, e dico che la costruzione non è a
norma. Magari è a norma, ma intanto ti blocco i lavori così tu perdi tempo e superi la data
di scadenza, paghi la penale e perdi credibilità
con gli elettori. Secondo te perché costruiscono
Centri Commerciali a tutta forza? Perché così
piazzi dei futuri elettori a botte di 200 300 persone per volta, poi, se chiudono, chi se ne frega,
tu puoi dire di averli piazzati e per un anno o
due ti sei assicurato i voti o comunque te li tieni
stretti con la promessa di un altro lavoro, come
la prima volta.”
Sì ma la gente resta a casa, parliamo di 500
famiglie, senza contare i soldi buttati.
“Che gli importa, se non possono averli loro i
voti allora non li deve avere nessuno. Tutti parlano di mafia, mafia, mafia; la mafia ha tutti gli
interessi ad aprire i negozi, ma non per il pizzo,
nei centri commerciali non si chiede il pizzo,
ormai è cosa vecchia e pericolosa, ma per le autorizzazioni, per i permessi, per le proroghe, per
assumere la figlia di un carcerato, per far appaltare il servizio di vigilanza a una ditta anziché a
un’altra; i mafiosi mica sono con la coppola e la
lupara, adesso sono in giacca e cravatta. Soldi?
L’Outlet è tutto fatto con fondi privati. Se non
apre, la provincia non ha tirato fuori neanche
un euro, anzi c’ha guadagnato per l’affitto del
terreno e ci guadagnerà se non lo finiscono entro il termine, perché l’Outlet dovrà tirare tutto
giù e pagare la penale. Devi pagare una penale
di 1 milione di euro? Dammi 20mila euro e la
multa si riduce a 500mila. Famiglie? Ma quando mai? Più della metà delle commesse donne
sono le mogli di impiegati comunali, provinciali
o statali che si annoiano a casa e vogliono fare
qualcosa. Gli impiegati sono perlopiù parenti o
derivati e poi ci sono le eccezioni, perché bisogna salvare la facciata.”
Io sono un’eccezione quindi?
“Si e no, perché ti presento io che ho la possibilità di far entrare 30 persone perché ho fatto
un favorone al direttore del personale. Oh, mi
raccomando, non le dire ‘ste cose in giro.”
Poi è arrivato il suo amico, quello a cui doveva
dare il mio curriculum. “A posto, ora devi solo
aspettare che ti richiami io quando sbloccano il
cantiere.” A casa sua gli ho sistemato l’antenna
e il senso di nausea mi è rimasto dentro per un
pezzo”.
Ma questa è una storia a lieto fine perché jobman
ha incontrato un “vero amico”, responsabile del
personale in un’azienda: oggi lavora lì e dice,
con convinzione, che da lì non lo manderanno
mai via.
Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011
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Enel Archimede: “In questi mesi la struttura è stata visitata da delegazioni da tutto il mondo”
“I tecnici della centrale solare stanno effettuando interventi mirati
per ottimizzare l’impianto e migliorarne ancora le prestazioni”
di ALESSANDRA PRIVITERA
Alcune tra le principali associazioni ambientaliste (Greenpeace, Legambiente e Wwf) assieme a
tre delle più importanti organizzazioni del settore
delle fonti energetiche rinnovabili (Fondazione
sviluppo sostenibile, Kyoto Club e Ises Italia)
propongono una serie di emendamenti per migliorare il decreto che riorganizza il sistema degli
incentivi alle fonti rinnovabili, garantire stabilità
al mercato delle rinnovabili, l’efficienza negli incentivi e il perseguimento degli obiettivi fissati al
2020 dall’UE: tutto questo per non rischiare di
vedere bloccato lo sviluppo del settore in Italia,
soprattutto di eolico e solare fotovoltaico.
E mentre un recente studio dell’Ires, l’istituto di
ricerche economiche e sociali della Cgil, quantifica in 250 mila i nuovi posti di lavoro che, da qui al
2020, potrebbero essere creati nelle rinnovabili di
contro alle 3 mila persone previste dal programma nucleare italiano per ognuna delle 5-6 centrali
previste, Legambiente accusa senza mezzi termini: «Il governo vuole bloccare l’eolico, il solare e
le biomasse per dare spazio al nucleare. Dopo due
mesi di audizioni e confronti in Parlamento, con
l’approvazione di risoluzioni da parte di Camera e
Senato che proponevano correttivi al primo testo
presentato dal governo, perché approvare un testo
che non tiene in alcun conto queste proposte?».
Non si fa attendere la risposta del ministro Prestigiacomo, secondo cui è una buona soluzione
quella approvata dal governo nei primi giorni di
questo marzo: in sostanza non viene introdotto il
tetto degli 8 mila megawatt, si dà una sforbiciata
alle incentivazioni e si riduce dal 30 al 22% il taglio al prezzo di ritiro dei certificati verdi per gli
anni 2011-2015. Ma per sapere come e di quanto
saranno le nuove agevolazioni bisognerà aspettare la fine di aprile per un nuovo decreto che ridisegnerà il sistema dei bonus dal primo di giugno.
Fino a tutto maggio gli impianti allacciati alla rete
godranno delle vecchie tariffe.
Stretta anche per il fotovoltaico sui terreni agricoli: saranno agevolati solo gli impianti fino a 1
megawatt, dovranno rispettare la distanza di 2
chilometri nel caso il proprietario sia lo stesso, e
la copertura dei pannelli solari non potrà superare
il 10% dell’intera superficie.
Intanto a Priolo Gargallo continua l’esperimento
della centrale Enel Archimede, inaugurata il 14
luglio 2010, la prima al mondo ad usare i sali fusi
come fluido termovettore e a integrare un ciclo
combinato a gas e un impianto solare termodinamico per la produzione di energia elettrica.
Abbiamo incontrato i responsabili dell’esperimento che ci hanno dato delucidazioni in merito
al sistema innovativo della centrale.
Come funziona l’impianto?
“L’impianto solare termodinamico è costituito da
un campo composto da circa 30.000 metri quadrati di specchi (collettori parabolici) che concen-
trano la luce del sole su 5.400 metri di tubazioni
percorse da un fluido, da un generatore di vapore
e da due serbatoi per l’accumulo termico, uno per
il fluido freddo e uno per il fluido caldo.
“L’innovazione sta principalmente nel tipo di
fluido utilizzato. Archimede, infatti, utilizza una
tecnologia ad alto rendimento che produce energia elettrica dal sole anche di notte o con il cielo
coperto, grazie ad un nuovo fluido a base di sali
(nitrati di sodio e potassio) che ha la proprietà di
accumulare e conservare a lungo il calore raccolto. In presenza del sole, il fluido termico, prelevato dal serbatoio freddo, viene fatto circolare attraverso la rete dei collettori parabolici. In questo
modo viene riscaldato a una temperatura di 550
gradi e immesso nel serbatoio caldo. L’energia
termica viene così accumulata.
“Quando serve, il fluido caldo viene utilizzato per
generare vapore ad alta temperatura e pressione in
grado di muovere le turbine dell’adiacente centrale Enel a ciclo combinato. Vapore che, altrimenti,
deve essere generato bruciando gas metano.
“Con questo sistema viene superato il limite tipico di questa fonte rinnovabile: il fatto di poterla
usare solo quando la natura la rende disponibile.
La centrale può, infatti, produrre energia elettrica in ogni momento della giornata e in qualsiasi
condizione meteorologica, fino all’esaurimento
dell’energia immagazzinata”.
Quanta energia è stata prodotta dal giorno
dell’inaugurazione ad oggi?
“In questi mesi, trattandosi di un impianto pilota,
i tecnici Enel, oltre i necessari controlli sulle parti
innovative, stanno effettuando anche alcuni interventi mirati in grado di ottimizzare l’impianto e
migliorarne ulteriormente le prestazioni. Non si
può fare, però, una stima precisa. Possiamo, invece, di certo affermare che l’impianto solare termodinamico di Priolo, contribuendo alla generazione elettrica della centrale, riduce il consumo di
combustibili fossili e migliora, di conseguenza, le
prestazioni ambientali dell’attuale impianto a ciclo combinato. Archimede, che ha una capacità di
circa 5 MW di energia elettrica, consente, infatti,
di risparmiare 2.100 tonnellate equivalenti di petrolio all’anno e di evitare l’emissione in atmosfera di circa 3.250 tonnellate di anidride carbonica”.
Dove verrà venduta l’energia prodotta dalla centrale di Priolo? Solo in Italia o anche
all’estero?
“Nei mesi scorsi l’impianto Archimede è stato
visitato da delegazioni provenienti da diverse
nazioni, a conferma che questo progetto viene
seguito con la massima attenzione in tutto il mondo. L’obiettivo è quello di rendere tale tecnologia
sempre più efficiente ed affidabile così da poter
essere utilizzata, anche in altri paesi, per produrre,
grazie al sole, energia elettrica a costi competitivi
e nel massimo rispetto dell’ambiente”.
La Giornata della Memoria, istituita con delibera comunale, si svolgerà ogni anno il 27 febbraio
Le associazioni Anvcg e Lamba Doria ricordano
le 57 vittime civili siracusane in un bombardamento del ‘43
Nel corso di una solenne e commovente cerimonia che ha avuto come suggestiva cornice
Piazza Santa Lucia è stata celebrata nei giorni
scorsi a Siracusa la “Giornata della Memoria
Siracusana”. Hanno presenziato alla cerimonia
autorità civili, politiche e religiose, fra cui l’on.
Vincenzo Vinciullo. Applauditi gli interventi
dei presidenti delle due associazioni promotrici
della manifestazione, l’Anvcg, e la “ Lamba Doria”. Per l’occasione quest’ultima associazione
ha pubblicato, per offrirlo agli intervenuti, un
volumetto che conteneva un elenco completo dei
nomi delle vittime del bombardamento che Siracusa subì nella primavera del ’43 , una serie di
fotografie storiche di quei giorni oltre ad alcuni
disegni sul tema della pace realizzati dagli alunni di una terza classe di una scuola media del 3°
comprensivo di Piazza Santa Lucia.
La sentita ricorrenza, istituita con apposita delibera approvata all’unanimità dal Consiglio Comunale di Siracusa nella seduta del 26 aprile
2010, verrà dunque celebrata il 27 febbraio di
ogni anno nella nostra città per ricordare le 57
vittime civili, fra le quali 15 bambini, sacrificate
da un bombardamento ordinato senza un preciso obiettivo militare durante la seconda guerra
mondiale.
La celebrazione della “Giornata” sostenuta
dall’avv. Giuseppe Castronovo, presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Vittime
Civili di Guerra e fortemente voluta dal presi-
Ogni venerdì
richiedi
la tua copia de
“La Civetta”
all’edicola
più vicina
dente provinciale della stessa, Francesco Magnano, e dal presidente dell’Associazione culturale “Lamba Doria”, Giuseppe Moscuzza, le cui
istanze sono state giustamente recepite dall’amministrazione comunale di Siracusa, costituirà,
quindi, ogni anno per tutti i siracusani un tradizionale appuntamento con la memoria nel ricordo di tutte le innocenti vittime civili della
guerra per un maggiore afflato verso un anelito
di pace, specialmente in un momento in cui venti
di guerra soffiano in alcune nazioni a noi vicine
nel Mediterraneo.
Intanto l’Anvcg, con eccezionale lungimiranza,
in preparazione della “Giornata della Memoria
Siracusana” del 2012, ha richiesto alle istituzioni
l’autorizzazione alla posa di una stele celebrativa o di una lapide in Piazza Santa Lucia per
ricordare non solo le 57 vittime siracusane ma
tutti i caduti della guerra del 1943.
Salvatore Cimino
solo al costo
di un caffè
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Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011
I convegni del 14 gennaio e in Prefettura costituiscono un salto di qualità nella politica provinciale
Dopo anni di incomunicabilità e di contrapposizioni anche personali
sarebbe imperdonabile se la concertazione testè avviata fallisse
di SANTI NICITA
Da anni la stampa locale e nazionale evidenzia la grave crisi economica, finanziaria e sociale della nostra provincia. Tutti
gli indicatori presi a base delle molteplici valutazioni e indagini
giornalistiche hanno confermato che la nostra situazione, anche
rispetto alle altre province siciliane, va sempre più aggravandosi
a prescindere dall’andamento della crisi finanziaria ed economica
verificatasi negli ultimi tre anni a livello internazionale e nazionale. Una crisi politica e istituzionale senza precedenti nei diversi
settori produttivi, nei livelli occupazionali, nella qualità della vita,
nell’accesso al credito, nel funzionamento delle varie istituzioni.
Si vive alla giornata, è venuta meno la concertazione e la collegialità nelle decisioni dei gruppi dirigenti sui problemi più delicati e
per le problematiche che di volta in volta richiedevano analisi ed
iniziative puntuali.
Certamente lo stato di salute di una comunità non dipende soltanto dalle decisioni politiche, ma da tutta la classe dirigente che
opera nella dinamica e nella dialettica culturale, sociale, imprenditoriale, che le forze vitali riescono ad imprimere. Tuttavia la
politica, nella sua più alta concezione, svolge un ruolo determinante e contribuisce ad imprimere, nel bene e nel male, una spinta
vitale a realizzare il bene comune e lo spirito di appartenenza a
una comunità.
In verità à venuto meno il senso della missione sociale e si è sviluppato un crescente individualismo, provocando fenomeni di
effettiva disgregazione. Ognuno pensa di essere un elemento essenziale nella dinamica sociale, di brillare di luce propria, di essere autosufficiente, favorendo così i fenomeni disgregativi. Ci si
è illusi che la ricerca del consenso coincidesse con un esasperato
proselitismo basato esclusivamente sul clientelismo, sulla convenienza personale.
Il dibattito politico, culturale, sociale, invece di aprirsi al confronto e ad una dialettica, si è trasformato in contrapposizione. I
convegni e gli incontri per approfondire le varie problematiche si
sono trasformati in occasioni di semplice comunicazione. Invece
di essere, in questa società altamente mediatica, è prevalso il principio dell’apparire. Ognuno ha pensato di essere autosufficiente
ed ha interrotto il circuito virtuoso di dialogare e di integrarsi con
gli altri.
Certo, il quadro politico, economico e sociale che si è andato affermando a livello nazionale e regionale ha avuto delle conseguenze negative nella nostra situazione provinciale, ma è anche
vero che qui da noi si è assistito al crollo del senso di responsabilità e tutta l’attività politica si è ridotta a ricercare i necessari
equilibri nella distribuzione del governo e del sottogoverno. Da
parte di molti responsabili politici, la crisi è stata negata e ciascuno ha tentato di valorizzare le proprie iniziative scaricando sugli
altri la responsabilità delle mancate soluzioni. Oggi sembra che
ci sia una svolta e una precisa assunzione di responsabilità. Il 14
gennaio tutte le forze sociali, dell’imprenditoria e del mondo del
lavoro dipendente hanno organizzato, su iniziativa della Camera di Commercio, un convegno con la presenza di tre assessori
regionali, per fare il punto della grave crisi che ha investito la
nostra provincia, per presentare al mondo politico e istituzionale
un’articolata piattaforma programmatica sulla quale avviare una
generale mobilitazione.
La settimana scorsa, per iniziativa del ministro on. Stefania Prestigiacomo, si è svolta una riunone presso la sede della Prefettura,
alla quale hanno partecipato le rappresentanze istituzionali locali
più significative, regionali e nazionali, nonché le rappresentanze
del mondo imprenditoriale e del mondo del lavoro, con la dichiarata intenzione di affrontare i più gravi punti di crisi della nostra
provincia, di rilanciare la concertazione, di chiedere al governo
nazionale e regionale impegni risolutivi, di impegnare unitariamente tutte le rappresentanze istituzionali accantonando le contrapposizioni.
Non c’è dubbio alcuno che il convegno del 14 gennaio e quello
svoltosi in Prefettura costituiscono un salto di qualità nella politica provinciale e rispondono alle aspettative largamente avvertite
dall’opinione pubblica e sollecitate dalla stampa locale, in particolare dal quotidiano “La Sicilia”. Un punto di svolta che può
far bene sperare, se correttamente gestito. La unanime adesione
e la convergenza verificatasi nella individuazione delle diverse
problematiche non è però sufficiente a garantire i risultati sperati
se non matura una effettiva volontà collaborativa e il superamento
delle polemiche anche personali che hanno caratterizzato la vita
politica provinciale nelle ultime settimane e quelle aspre tra rappresentanti del governo nazionale e di quello regionalePer superare le forti divergenze politiche e personali occorre una
forte volontà di chiudere una fase per aprirne una nuova, accantonando le convincioni di parte o gli interessi politici di parte, guardando solo al bene comune. Affermare che vi è una condivisione
di merito e di metodo è un fatto estremamente positivo e di buon
auspicio ed ha bisogno di serie verifiche che per essere risolutive
richiedono che i vari protagonisti siano disposti a fare qualche
passo indietro sulle tesi portate avanti fino ad oggi. Sarebbe un
danno irreparabile se le adesioni verificatesi fossero solo apparenti. Aderire a una iniziativa che ha come obiettivo il rilancio
dell’economia e dell’occupazione difficilmente può far registrare
posizioni contrarie, più problematico è dare il proprio contributo
operativo.
Sul rigassificatore, sul nuovo ospedale di Siracusa, sui porti turistici e sulla sanità provinciale, sul piano paesistico, sulle varianti
al PRG di Siracusa, sul piano rifiuti o sulla politica dell’ATO idrico occorrono delle tempestive verifiche e delle precise convergenze, così come è necessario accelerare al massimo gli adempimenti
e le procedure per realizzare le opere di bonifica comprese quelle
della rada di Augusta per realizzare sia il porto commerciale che
il porto Hub.(superando anche le questioni giudiziarie), accompagnando con una diffusa ed unanime volontà politica il lavoro e
l’impegno dell’ottimo presidente Aldo Garozzo.
Né può essere ulteriormente rinviata la definizione di una scelta
strategica relativa al Lago di Lentini per consentire l’utilizzo delle
acque per uso agricolo e industriale e per verificare le possibili
ricadute turistiche di tale struttura nell’economia di Lentini, Carlentini, Francofonte, oltre all’utilizzo delle infrastrutture dell’ex
Consorzio Paludi Lisimelie.
Come si vede, le problematiche su cui confrontarsi sono molte,
complesse e difficili. L’impegno di
incontrarsi ogni 15 giorni forse è eccessivamente diluito nel tempo. Forse sarebbe opportuno coinvolgere direttamente anche i
partiti politici per evitare le incomprensioni e lasciare ampi spazi
alle polemiche fuori dalle rappresentanze istituzionali, per meglio
affrontare anche i problemi relativi allo sviluppo turistico, alla
fruizione dei beni culturali, alla difesa dei prodotti agricoli e alla
loro commercializzazione. Per questo, forse, sarebbe opportuno
costituire gruppi di lavoro con l’obiettivo di approfondire le varie
problematiche e definirne i contorni da portare all’attenzione delle
rappresentanze istituzionali.
Dopo anni di incomunicabilità e di contrapposizione politica e
programmatica, sarebbe imperdonabile che le iniziative di concertazione e di collaborazione dialettica oggi avviate fallissero.
La rada megarese ha bisogno di “agganciarsi” al sistema dei porti commerciali dei Paesi MEDA
Mentre le autorità portuali presentano progetti per la Rete transeuropea
ad Augusta si parla e si parla e cinque navi saltano il bunkeraggio
Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istat, il porto di Augusta (con 30,979 milioni di tonnellate)
assorbe il 6% del traffico totale e fa piazzare
la citta’ tra le prime cinque d’Italia per traffico
merci mentre il porto di Santa Panagia (15,938
milioni di tonnellate e 3,1% del traffico totale)
risulta in quindicesima posizione, molto lontano Catania e Messina la quale, però, nel trasporto passeggeri con 10,834 milioni unità pari al
12,6 del totale nazionale conferma il suo ruolo
strategico nel settore passeggeri. Se dal traffico
totale si passa a quello dei container la Sicilia
sparisce dalle posizioni degne di menzione nella graduatoria.
Il dato per i porti siciliani, esprime, comunque, un alto grado di potenzialità che però,
per rimanere competitivi,devono raggiungere l’obiettivo di razionalizzare il passaggio
delle merci dal trasporto ma¬rittimo a quello
terrestre e incre¬mentare le strutture fisiche e
infor¬matiche al servizio dei porti; non ultimo
snellire i vincoli burocratici legati al movimento
delle navi e delle merci. Sintomatico dei problemi dei nostri porti meridionali è ad esempio
l’ultimo episodio che si è verificato nel porto di
Augusta dove per mancanza di addetti ben cinque navi hanno saltato il bunkeraggio. Episodio
che ha fatto dichiarare al titolare di una agenzia
marittima: ”Questa è l’ennesima volta che navi
programmate per il bunkeraggio vengono cancellate dalla Esso per mancanza “dell’omino” al
pontile che non consente l’ormeggio delle bettoline. Il porto di Augusta perde introiti e lavoro, ma soprattutto la credibilità rispetto a servizi
che fornisce da sempre e che finiranno per essere forniti da porti concorrenti”.
Gli altri si muovono e testimoniano che l’Italia non è una nazione uguale dapertutto; infatti,
mentre l’autorità portuale di Genova presenta
un progetto per la realizzazione di un centro
di promozione della comodalità e il ministero
dei Trasporti insieme al Rina, sempre a Genova,
presentano il progetto MIELE, l’autorità portuale di Venezia presenta il progetto dell’Adriatic multiport gateway - progetti che vengono finanziati già nel 2010 con 85 milioni di euro per
creare la Rete transeuropea di trasporto (RTET) - da noi si parla… si parla e ancora si parla,
facendo solo discussioni inutili che impegnano
le forze politiche su diatribe da condominio.
Qualche settimana fa a si è svolto a Genova un
importante incontro tra tutti i soggetti pubblici e
privati interessati al traffico ma¬rittimo in quella
che è stata la prima con¬ferenza regionale del
Cluster medi¬terraneo. In essa il coordinatore
europeo del progetto, Luis Valente de Oliveira,
ha permesso che sulla realizzazione delle “autostrade del mare” si svolgesse un confronto utile
ed interessante nel quale sono emerse le nuove
opportunità di rilancio offerte, in particolare, al
sistema portuale del Meridione, ma la presenza
significativa dei decisori politici meridionali era,
pressocchè, assente. Nel corso dell’incontro è
stato detto che altri fondi fino ad un importo di
7 mi¬liardi di euro costituiranno le risorse disponibili per i sistemi portuali e di essi ben 350
milioni sono destinati alle autostrade del mare.
In questo contesto i porti siciliani ed in particolare quello di Augusta hanno l’opportunità di
consolidare il loro alto potenziale ma Augusta
ha bisogno di “agganciarsi” alla rete dei porti
com¬merciali dei paesi MEDA, stringendo accordi di cooperazione e costruendo “reti” di servizi condivisi. Come è noto, il programma di
infrastrutturazione MEDA ha identificato già nel
2007 la rete dei 58 maggiori porti commerciali
del Medi¬terraneo: con essi bisogna interfacciarsi se si vuole essere parte della rete ed inserirsi nei grandi traffici. Nei prossimi due anni,
i porti del mediterraneo meridionale potranno
presentare i loro progetti per utilizzare i rimanenti 265 milioni previsti dal programma, riusciremo ad essere della partita?
Giambattista Totis
Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011
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L’ing. Roberto Meloni: “Col nostro budget, a Siracusa non potremo avere più di due facoltà”
Il presidente del Consorzio Universitario: “A Roma una commissione
sta lavorando ai decreti attuativi del quarto polo universitario”
di CARMELO DI MAURO
Molti paesi europei, Germania in testa, hanno affrontato la crisi economica che pervade in questi
anni il mondo occidentale, aumentando i propri
investimenti in formazione e ricerca, spinti in questo senso anche dal pensiero di diversi studiosi di
economia che da tempo sottolineano l’importanza
di misure “anticicliche” quali l’investimento nella
cultura.
Per la Sicilia, che da molti anni soffre difficoltà
di natura economica e che non riesce più a dare
risposte e speranze ai propri figli, l’idea di investire sull’Università è quindi tutt’altro che un azzardo, anzi, sembra essere una ricetta utile per
creare quelle condizioni culturali e quel capitale
umano che dovranno intervenire nel difficilissimo
processo di riqualificazione economica del nostro
territorio che, pur beneficiando ancora dell’eco di
una remota prosperità industriale, sembra non aver
trovato una nuova direttrice di crescita sociale ed
economica. In questo quadro, un’istituzione universitaria autorevole può svolgere non solo il ruolo
proprio di un istituto di formazione, ma divenire il
motore di quei processi che possono condurre alla
crescita di un nuovo tessuto economico fondato
sull’intensa collaborazione tra Università e mondo
dell’economia, in cui l’Ateneo diventa il terreno
ideale per i primi passi di piccole realtà imprenditoriali che, partendo da un brevetto o da un’idea,
diventano poi “start up”, vale a dire il nucleo della
nuova economia.
Già da tempo, in Sicilia, si parla del quarto polo
universitario, quello che dovrebbe colmare il differenziale con il resto del Paese in termini di offerta formativa e divenire una grande occasione
di crescita culturale ed economica per il sud est
dell’isola, potenziando e ottimizzando non solo
l’attività didattica dei Consorzi universitari locali,
ma anche l’attività di ricerca che gli stessi svolgono e le risorse economiche di cui dispongono,
e valorizzando i talenti che il territorio è in grado
di esprimere. Di questi argomenti abbiamo parlato con l’ing. Roberto Meloni, presidente da quasi
un anno del “Consorzio universitario Archimede”,
ente che rappresenta il primo nucleo universitario
della città di Siracusa e che, insieme al consorzio
di Ragusa e quello di Enna, lavora perché il quarto
polo diventi realtà.
Ingegnere, della nuova università siciliana si
parla già da tempo, che ne è di questo fantomatico quarto polo?
“Guardi che il quarto polo universitario non è affatto fantomatico, anzi è qualcosa che va sempre
più concretizzandosi. Pensi che la legge di riforma
dell’università voluta dal ministro Gelmini, che
interviene anche nel campo della riorganizzazione
territoriale dell’offerta formativa, prevede tra l’altro proprio la costituzione del quarto polo universitario siciliano.”
Come si è arrivati a questo risultato?
“Si tratta di un’avventura che ha inizio a marzo
dello scorso anno, quando ci ritroviamo presso
gli uffici del Ministero dell’Ambiente con i funzionari del Ministero dell’Università. Si costituì in
quell’occasione un comitato promotore per l’istituzione del quarto polo universitario del quale fanno
parte non solo i consorzi, ma anche i Presidenti
delle Province regionali di Enna, Ragusa e Siracusa ed i Sindaci dei tre comuni capoluogo. L’idea
di fondo è quella di realizzare un’Università statale
a rete che si articoli attraverso otto facoltà distribuite tra le città coinvolte. Persino i Rettori delle
altre Università siciliane, nel contesto di una riunione del CRUS (coordinamento dei Rettori delle
Università siciliane), hanno già espresso il proprio
parere favorevole all’istituzione del quarto polo, a
condizione che non vi fossero duplicazioni di facoltà, idea questa che anche il comitato promotore
condivide.”
Avete coinvolto, nella vostra iniziativa, anche
con il consorzio CUMI che si muove nell’ambito dell’università di Messina?
“Il consorzio CUMI di Priolo, così come il consorzio CUMO che ha sede a Noto, non hanno
per il momento aderito pienamente al progetto.
Sono, tuttavia, interlocutori importanti con cui i
rapporti si fanno sempre più intensi. Stiamo dia-
logando e non abbiamo registrato alcuna preclusione da parte loro.”
Quale sarà il prossimo passo verso la realizzazione del progetto?
“Perché il decreto di riforma universitaria “Gelmini” possa trovare piena concretizzazione, è
necessario che vengano emanati i relativi decreti attuativi. Attualmente, presso il Ministero
dell’Università, un’apposita commissione formata
da docenti universitari sta lavorando sul contenuto
di questi decreti che dovrebbero essere approvati
entro il prossimo luglio, quindi tra pochi mesi. E’
quella la data in cui dovremmo saperne di più e
vedere se il progetto diventa realtà.”
Quali caratteristiche avrà l’offerta formativa
del quarto polo e in che modo Siracusa sarà
coinvolta?
“La nuova Università si articolerà attraverso otto
facoltà, quattro collocate a Enna, due a Ragusa e
due a Siracusa. Il budget di cui dispone il Consorzio Archimede non ci permette di avere più di
due facoltà in città. Una di questa sarà certamente
quella di Architettura, con i suoi corsi di laurea, la
seconda facoltà ancora non è stata individuata, ma
io vorrei che rispecchiasse le vocazioni del nostro
territorio e che, quindi, fosse una facoltà scientifica, legata alla realtà industriale, in modo tale che
vi sia una forte connessione tra lo studio, la ricerca scientifica e la concreta attività produttiva. Sarà
comunque il senato accademico a decidere quali facoltà istituire sulla base delle attitudini, delle
qualità e delle aspirazioni del territorio.”
Le nuove tecnologie permettono anche di immaginare un modello diverso di Università,
in cui a viaggiare non siano gli studenti, ma le
informazioni. L’esempio è quello dell’Università di Camerino che utilizza lo strumento delle
videoconferenze per lo svolgimento a distanza
delle lezioni. Lei che ne pensa di questo modello? Lo ritiene attuabile anche per il nascente
quarto polo?
“E’ uno strumento interessante che può trovare piena attuazione soltanto con un punto di riferimento
forte e certo quale solo un Ateneo autonomo può
essere. Del resto, come ho già sottolineato, la nostra offerta formativa si articolerà attraverso otto
facoltà e quindi, per forza di cose, non potrà essere
completa. Il ricorso alle nuove tecnologie potrebbe
permetterci di integrare la nostra offerta formativa
a costi accessibili, avvicinare l’Università agli studenti e metterci in rete con altri Atenei.”
La riforma Gelmini ha perseguito, tra gli altri,
anche l’obiettivo di contenere la proliferazione
di piccole Università e di corsi di laurea marginali. In questo contesto, qual è il valore strategico del quarto polo universitario siciliano?
“L’università è un importante strumento di progresso. Senza, faremmo un passo indietro di parecchi anni, il futuro del nostro territorio non può
prescindere da questa iniziativa. Basti pensare che
al momento dell’unità d’Italia in Sicilia vi erano,
e da diversi secoli, tre Università, le stesse che ci
sono ancora oggi, nel frattempo la popolazione è
aumentata così come la richiesta formativa, mentre
le Università son sempre quelle, con una evidente
congestione delle strutture che gli atenei mettono
a disposizione degli studenti. Tenga conto poi che
il nostro è un territorio particolarmente complesso
con infrastrutture piuttosto scarse e che quindi la
mobilità è tutt’altro che agevolata rispetto ad altre regioni d’Italia, per cui molti giovani studenti
preferiscono andare a studiare a Roma o a Milano
piuttosto che a Catania o ad Enna, sostenendo costi
molto elevati per la propria formazione, oppure, rinunciando a frequentare le lezioni, diventano quasi
autodidatti. Un’Università che sia espressione del
sud est della Sicilia permetterebbe a questo territorio di essere anche un punto di riferimento importante per l’intero bacino del mediterraneo. Anche
per questi motivi, sia il ministro Prestigiacomo che
gli onorevoli Granata e Bufardeci hanno sempre
sostenuto l’idea del quarto polo.”
Quale sarà il destino dei consorzi dopo l’istituzione del quarto polo universitario?
“Innanzitutto c’è da dire che il decreto Gelmini
prevede che il processo di istituzione della nuova
università si compia in nove anni, un periodo di
transizione durante il quale, in attesa che l’università diventi pienamente autonoma, i consorzi svolgeranno un ruolo di supporto tecnico e burocratico.
Il quarto polo, una volta costituito, non andrà ad
inglobare necessariamente i consorzi che continueranno, a mio parere, ad avere un loro ruolo. Anzi,
qualora si completasse il decentramento amministrativo attraverso l’abolizione delle province e con
il federalismo, i consorzi diventerebbero un’importante strumento di dialogo tra la Regione, l’Università ed i territori.”
In attesa che il quarto polo universitario diventi realtà, le attività del “Consorzio Archimede”
vanno avanti, qual è il bilancio del suo primo
anno di mandato e su quali progetti state lavorando?
“Non posso dire che il bilancio sia negativo,
anzi abbiamo concretizzato molti progetti. Stiamo realizzando, ad esempio, la nuova casa dello
studente, restaurando un bellissimo palazzo alla
Giudecca, che diventerà un punto di riferimento
importante per gli studenti, per gli insegnanti e
per quanti parteciperanno ai nostri convegni. Nella stessa sede poi realizzeremo anche dei laboratori che diventeranno un importante supporto per
le attività didattiche. Abbiamo, inoltre, dotato la
facoltà di Architettura di laboratori muniti di una
strumentazione molto sofisticata per le attività di
indagine e di rilevamento degli edifici e tramite il
dipartimento di scienza delle costruzioni stiamo
stipulando delle convenzioni con alcuni Comuni perché l’attività di studio della vulnerabilità
sismica degli edifici pubblici strategici, che per
legge è obbligatoria, venga svolta dall’Università. La nostra proposta è molto vantaggiosa per i
Comuni, mentre per gli studenti sarà una grande
esperienza sul campo. Purtroppo, il nuovo anno
accademico ha visto la chiusura, o per meglio dire
il trasferimento a Catania, del corso di “tecnologia applicata alla conservazione ed al restauro dei
beni culturali” legata alla facoltà di fisica, che ha
determinato la riduzione del numero degli studenti da circa 2500 a circa 1800.”
10
Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011
La sentenza n. 2241/09 del Tar di Catania: ”La titolarità del servizio idrico resta ai Comuni”
Dai rubinetti delle nostre case esce acqua non potabile
Dodici domande al sindaco di Siracusa Roberto Visentin
Salvatore Casamichela e Concetto Rossitto, del Comitato di Iniziativa Civica e del Forum Provinciale per la difesa dell’Acqua
Pubblica, sono stati recentemente ricevuti dal sindaco Visentin,
al quale avevano chiesto udienza per poter rappresentare alcune
delle problematiche legate alla qualità dell’acqua erogata in vari
quartieri di Siracusa. Il primo cittadino si è rivelato garbato nei
modi ma, forse, non troppo disponibile a recepire la gravità degli
argomenti proposti alla sua attenzione. Ha tentato, anzi, di minimizzarne la portata. E pare addirittura che, ad un certo punto, abbia manifestato un tantino di fastidio, chiedendo agli interlocutori
quali gruppi o organizzazioni rappresentassero. La risposta non
deve averlo soddisfatto troppo, e neanche la proposta di rivelare i
suoi propositi in una intervista da rilasciare alla Civetta. Ha dato
l’impressione, anzi, di non essere troppo bendisposto a concedere
una intervista proprio alla Civetta. Che probabilmente ha il torto
di voler mettere in chiaro troppe cose! E allora la Civetta, pacatamente e garbatamente, prova a rivolgere al sindaco Visentin una
raffica di domande, proprio come usa fare la stampa.
1) Signor sindaco, ella ha appreso (e, dunque, sa e, probabilmente,
sapeva già) che l’acqua fornita ai cittadini di vari quartieri di Siracusa non ha caratteristiche di potabilità. Crede o no che questo sia
un problema meritevole di attenzione?
2) Ritiene di dover accettare la cosa come se fosse un evento meteorologico irrimediabile o pensa che, in qualità di primo cittadino, debba darsi da fare per porre in atto tutte le consequenziali iniziative possibili, in termini di azioni amministrative e di interventi
a tutela degli interessi e dell’incolumità dei suoi concittadini?
3) Non ritiene di dover verificare se le deroghe rispetto ai parametri di potabilità siano state concesse per troppi anni senza che
siano stati posti in atto, come prescritto, piani di rientro nei limiti?
4) Ha consapevolezza del fatto che in base alla legislazione vigente, ai sensi dell’autorevole parere del T.A.R. SICILIA (Catania,
Sez. I - 24 novembre 2008, n. 2241), il sindaco è responsabile
della tutela dei diritti e degli interessi che attengono all’uso del
bene comune acqua? Infatti tale parere così recita: “Gli ATO sono
funzionali ad una delega di esercizio del potere, la cui titolarità
viene sempre mantenuta in capo ai Comuni. Depongono in tal
senso le disposizioni del D.lgs 152/06, ai sensi delle quali la tito-
larità del servizio idrico resta ai Comuni che compongono territorialmente l’A.T.O, legittimandoli alla tutela, e quindi alla relativa azione in giudizio, dei diritti e degli interessi che attengono
all’uso delle risorse idriche. (…) La responsabilità sull’uso delle
risorse si connota, dunque, in funzione della partecipazione alla
gestione dell’Autorità d’ambito, ma non esclude in alcun modo
la sussistenza di un preciso interesse legittimo dell’Amministrazione comunale relativamente all’uso ed alla tutela delle risorse
idriche destinate alla propria popolazione”.
5) Alla luce delle informazioni riportate in appendice alla precedente domanda, non crede che un primo cittadino non possa
limitarsi a fare spallucce ed a considerare risolto il problema per
il semplice fatto che tanto ormai i siracusani bevono solo acqua
minerale?
6) Non le sembra un triste “primato” quello di Siracusa, unico
dei 21 Comuni della provincia in cui continua ancora ad essere
erogata acqua non potabile? Deve pensarci esclusivamente l’ATO
a provvedere o qualche pressione per una rapida soluzione (per
altro possibile, come quella di un campo pozzi in contrada Carancino) deve pur farla anche l’Amministrazione Comunale? Ritiene che unico soggetto responsabile della definizione della tariffa
d’ambito e della vigilanza sul rispetto delle norme che riguardano
la qualità dell’acqua potabile sia l’ATO?
7) Ha mai pensato che forse sarebbe opportuno (e doveroso, se
non addirittura necessario) rendere note ai cittadini le caratteristiche dell’acqua loro fornita, in modo che assumano le precauzioni
più idonee, soprattutto nel caso in cui soffrano di ipertensione e di
disturbi cardiocircolatori, che potrebbero essere acuiti ed aggravati dal cloruro di sodio contenuto in misura eccessiva nell’acqua
di rubinetto?
8) Considerato che l’acqua non potabile andrebbe pagata nella
misura del 50% della tariffa ordinaria, ritiene che ogni singolo
cittadino debba far valere da solo i suoi diritti a versare alla società di gestione la metà della somma segnata in bolletta o pensa
che l’Amministrazione Comunale possa (o debba) intraprendere
una decisa azione nei confronti di SAI8 per far valere tale norma? Non ritiene opportuno accertare l’esistenza della norma che
prevede la riduzione del costo (segnalata in un precedente numero
della Civetta, ancora reperibile on line) e pretenderne l’applicazione?
9) Non ritiene che l’ATO, in quanto autorità d’ambito, all’interno
della cui assemblea ella ha un ruolo, debba essere sollecitata ad
assumere un ruolo più attivo a difesa degli interessi della comunità siracusana?
10) La sua benevola intenzione di non interferire in certe vicende,
considerato che il gestore del servizio idrico avrebbe attualmente
vari problemi, non le sembra in qualche modo vagamente simile all’atteggiamento di qualcuno che sino a pochi giorni or sono
non intendeva disturbare Gheddafi? In altri termini, non crede che
meriterebbero maggiore considerazione gli interessi dei cittadini
piuttosto che quelli di SAI8?
11) E non crede di doversi impegnare in prima persona nella campagna referendaria per la ripubblicizzazione del servizio idrico?
12) E’ disposto ad affrontare queste tematiche in un pubblico dibattito?
Cordialmente. La Civetta.
Venerdì prossimo Brogna e Carmelo Frittitta tratteranno “la forestazione sugli Iblei”
Oggi seconda lezione del Corso per Guida Naturalistica
Una guida speleologica parlerà delle grotte siracusane
Si svolge oggi la seconda
lezione del Corso di Guida
Naturalistica promosso e curato dall’Ente Fauna Siciliana con la collaborazione di
partner importanti nel campo
dell’escursionismo e della
formazione ambientale: AIGAE, Associazione Italiana
Guide Escursionistiche, e
ORSA, la scuola di alta formazione ambientale che da
anni si rivolge ai giovani laureati, alle Amministrazioni
Pubbliche, alle imprese e ai
liberi professionisti, che ha
inserito il corso tra le sue offerte formative.
Articolato in 17 lezioni teoriche che si terranno tutti i
venerdì dalle ore 19,00 alle
ore 21,00 al Palazzetto della
Protezione Civile di Canicattini Bagni, grazie alla fattiva
collaborazione e sensibilità
dell’Amministrazione
Comunale e del Sindaco Paolo
Amenta, e tre lezioni sul campo nelle giornate di domenica
dalle ore 8,30 alle ore 14,00
– il Corso vedrà protagonisti
docenti di alto livello provenienti dall’Università degli
Studi di Catania, da esperti
dell’Ente Fauna Siciliana e di
AIGAE.
Questo il Programma e i do-
centi del Corso: oggi “Le
grotte nel siracusano” (Michele Nanzarelli guida speleologica EFS), venerdì prossimo “La forestazione sugli
Iblei” (dott. Filadelfo Brogna e dott. Carmelo Frittitta
dell’Azienda Regionale Foreste Demaniali), il 25 marzo
“Le zone umide costiere del
mediterraneo” (prof. Alfredo
Petralia doc. Corso di Ecologia applicata Università degli
Studi di Catania). L’1 aprile
“Il ruolo del GAE in Sicilia
e il Parco dell’Etna” (dott.
ssa Violetta Francese GAE),
l’8 “La diversità biologica”
(prof. Alfredo Petralia doc.
Corso di Ecologia applicata
Università degli Studi di Catania), il 15 “La migrazione
degli uccelli” (dott. Renzo
Ientile Università degli Studi
di Catania) e il 29 “I mammiferi siciliani” (dott. Rosario
Grasso doc. Università degli
Studi di Catania).
A maggio la prima lezione,
il 6, verterà su “La preistoria sugli Iblei” (dott.ssa Rosa
Lanteri Archeologa Soprintrendenza di Siracusa), poi il
13 “Il basso e alto Medioevo
sugli Iblei”
(sempre Rosa
Lanteri), il 20 sarà il dottor
Alfredo Uccello, erborista e
fitopreparatore EFS, a parlare
delle “piante officinali”, mentre il 27 Paolino Uccello, di
certo la più nota guida naturalistica della provincia, tratterà “Le cave iblee”. Lo stesso
Uccello aprirà le lezioni di
giugno, giorno 3, sulla “RNO
di Vendicari”Il 14 giugno sarà la volta del
dottor Ettore Petralia, università di Catania, a parare della
“Cartografia ambientale: uno
strumento per interpretare il
territorio” e negli ultimi venerdì del mese Paolino Uccello interverrà su “la RNO di
Pantalica, Valle dell’Anapo e
Torrente Cava Grande”, “La
RNO di Cava Grande del Cassibile” e sulla riserva natura-
le Fiume Ciane di Siracusa.
In tre domeniche le cui date
sono ancora da stabilire saranno effettuate escursioni alla grotta Chiusazza, a
Vendicari e a Pantalica Valle
dell’Anapo.
Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011
11
Se cade anche quest’ultima motivazione a sostegno, cosa resta se non l’inconfessabile?
Rigassificatore. Con la Lukoil azionista di maggioranza dell’Isab
cade l’alibi della nostra dipendenza energetica dalla Russia
di MARINA DE MICHELE
Rivelazioni da WikiLeaks che ci fanno sentire
meno “periferici”, anzi sempre più strategici.
Uno scacchiere essenziale nella partita delle
risorse energetiche. La Sicilia che si trasforma
da una parte in un terminale petrolifero in grado di stoccare fino a 15 milioni di tonnellate di
greggio all’anno di provenienza iraniana (questi
i piani di due misteriose società, una svizzera
l’altra spagnola, dietro le quali si muovono interessi e personaggi tutti ancora da scoprire),
dall’altra in una dependance degli interessi russi
nel settore del gas. Così, alla luce delle nuove
acquisizioni, non appare più il tempo di dare una
lettura asfittica e provinciale dell’affaire rigassificatore, rimanere impantanati sulle questioni
della sicurezza, sui motivi per cui il governatore
Lombardo appaia così instabile nelle decisioni
da assumere per dare il via a questa mostruosa
struttura: 3 serbatoi da 150mila tonnellate di
GNL ciascuno, dal diametro di 77 metri, quanto quello del nostro santuario, e un’altezza fuori
terra di 53 metri, quanto un palazzo di almeno
15 piani.
Si fa strada una diversa consapevolezza del perché in Italia si sia avviato un programma abnorme di costruzione di mega impianti di rigassificazione, più di quanti mai ne abbiano non dico
realizzati ma neanche pensato di farlo gli altri
Paesi europei; quanti non sono in realtà sostenibili se rapportati agli attuali impianti di liquefazione, quelli in cui si produce il gas - un rapporto
oggi di 26 a 52 – non solo perché resterebbero
inattivi ma perché determineranno una concorrenza tutta a beneficio dei monopolisti del settore, che si servirebbero degli impianti per loro
più vantaggiosi, di certo non del cittadino, già da
oggi destinato a vedere un aumento dei costi. È
infatti lo stesso stato italiano, con i soldi dei contribuenti, a incentivare la costruzione di questi
impianti azzerando il rischio di impresa e assicurando, anche in caso di mancato utilizzo (quindi
già lo si prevede), la copertura di una quota pari
all’80% dei ricavi di riferimento per i costi fissi
del terminale, cioè la voce più rilevante del costo
complessivo, grazie a un sistema tariffario del
trasporto, con durata ventennale, aberrante.
Se in Italia si realizzassero tutti i rigassificatori
programmati da una mente folle, ben 12, conquisteremmo il secondo posto dopo il Giappone
che ne ospita sul suo territorio 23, quindi circa la
metà di quelli che esistono in tutto il mondo. Ma
la Terra del sol levante deve fare i conti con la
propria particolare morfologia che mal sopporta
la realizzazione di gasdotti e la totale mancan-
za di fonti energetiche, mentre l’Italia è quasi
al centro di una rete capillare di tubazioni che
ancora non ha finito di estendersi. “È già in fase
di completamento il potenziamento del gasdotto
algerino Ttpc che trasporterà 6,5 miliardi di metri cubi di gas in più l’anno, l’Eni ha già iniziato
il potenziamento del gasdotto Tag che trasporta
in Austria il metano estratto dai giacimenti siberiani, per consentire il trasporto aggiuntivo
di 3,2 miliardi di metri cubi annui. Entro la fine
del 2012 la società Galsi s.p.a. della quale fanno
parte Edison, Enel ed Hera, dovrebbe terminare la costruzione di una nuova pipeline di 2280
km che via Sardegna trasporterà annualmente
8,5 miliardi di metri cubi di metano aggiuntivo
dall’Algeria a Piombino, in Toscana e, infine, nel
corso del 2013, dovrebbe essere inaugurato il gasdotto South Stream che attraverso la Grecia trasporterà il gas russo fino in Puglia” elencano gli
esperti. E poi occorre aggiungere la prima struttura offshore al mondo per la ricezione, stoccaggio e rigassificazione del gas naturale liquefatto,
quella di Rovigo, inaugurata a fine 2009, costata
circa 2 miliardi di euro, realizzata da una società di cui fanno parte Exxon Mobil (45%), Qatar
Petroleum (45%) ed Edison (10%), capace di
trattare fino a 8 miliardi di metri cubi di gas l’anno, sperando che non vada a scartamento ridotto
come pare stia accadendo per lo storico impianto
di Panigaglia che dai 3,5 miliardi di metri cubi
all’anno, nominali, nel 2008 ne ha trattato molto
di meno, circa la metà, registrando un utile netto
in M€ di 1.97 e un indebitamento finanziario di
14.04 (!).
Insomma, sembra che si vada verso una produzione eccedente il reale fabbisogno nazionale.
E quindi? I rigassificatori sono essenziali per
diversificare le fonti di approvvigionamento, si
dirà; occorre consentire all’Italia una maggiore indipendenza dal monopolista russo, evitare
che si possano ripetere i ricatti che hanno visto
il Paese “in crisi energetica” nel 2005, quando la
tensione tra Russia e Ucraina aveva fatto temere
una lunga sospensione dei rifornimenti al nostro
Paese (una montatura creata ad arte, si appurò).
Ma di quale indipendenza dovremmo parlare
oggi, oggi che la Lukoil, la seconda compagnia
petrolifera più grande del mondo dopo la Gazprom, con cui si può dire condivida le politiche
industriali piuttosto che agire da vera concorrente, ha acquisito il 60% del pacchetto azionario
dell’Isab dei Garrone? La scalata della compagnia russa è stata lenta e progressiva: prima nel
2008 il 49% con un eccezionale investimento da
1,3 miliardi, poi le altre quote che l’hanno resa
socio di maggioranza, la vera padrona degli impianti. È quindi su suolo russo che nascerà il rigassificatore a riconferma di una dipendenza da
cui il mercato italiano non riuscirà ad affrancarsi.
Ma se cade anche quest’ultima motivazione,
cosa resta se non l’inconfessabile? Anche in questo caso a gettare luce sui possibili veri motivi ci
aiuta WikiLeaks con i suoi documenti “riservati”. Non solo la Sicilia viene totalmente svenduta
agli interessi statunitensi: a Sigonella la nuova
base americana per gli aerei Global Hawk che
spieranno il Medio Oriente e l’Africa, a Niscemi la grande antenna per telecomunicazioni che
collegherà tutti i reparti americani schierati in
Europa, Africa e Medio Oriente, ma entra anche
in gioco quella fraterna amicizia tra Berlusconi e Putin che preoccupa molto la Cia, convinta
che il collante siano i “presunti” affari personali del premier nel campo energetico. Anzi in un
dispaccio del 2009 l’ex ambasciatore Usa Ronald Spogli scrive testualmente che il governo
georgiano “crede che Putin abbia promesso a
Palazzo Chigi una percentuale sui profitti che
vengono da ogni gasdotto costruito da Gazprom
in collaborazione con l’Eni” e la Clinton, preoccupata, chiede nel gennaio 2010 chiarimenti
sull’asse Italia Russia: vuole sapere dei rapporti
tra Scaroni, i top manager Eni e i membri del
governo italiano, specialmente del premier Frattini, e non fa che accrescere i dubbi la prima
sommaria risposta fornita da un diplomatico italiano a Mosca: “Tutto avviene direttamente tra
Putin e Berlusconi”. Forse nella rete di queste
fitte relazioni personali è la chiave di lettura, la
spiegazione del perché stia tanto a cuore del governo l’impianto di Priolo?
“Un impianto strategico per la sicurezza energetica del Paese”: dichiara il ministro dell’ambiente (!) Stefania Prestigiacomo. Un’affermazione decisamente apodittica alla luce del
nuovo assetto societario e anche a fronte delle
notizie che si rincorrono sul web, quelle sui
tanti conflitti di interesse di un ministro troppo coinvolto negli affari di famiglia per dare
garanzie di un’azione politica scevra da personali interessi e di scelte fatte solo in nome della
pubblica utilità.
Dunque se già si sapeva che il piano di trasformare l’Italia in una sorta di hub energetico
attraverso il quale distribuire il gas negli altri
paesi europei era l’obiettivo delle grandi multinazionali dell’energia per costruire enormi
profitti, ora Julian Assange, il pirata dell’etere,
ci propone qualche ulteriore spunto di riflessione, non solo su quanto sia del tutto marginale
il ruolo di cittadini manovrati e asserviti da un
potere prepotente e ottuso, insidiosamente ramificato, ma anche sull’affidabilità di chi a livello locale rappresenta l’interesse del popolo.
Credo che con gli incontri bipartisan ad altissimo livello di questi giorni sia venuta meno ogni
sponda politico sindacale per tutti quelli che in
questo affare non ci vedono chiaro.
Sempre più alcuni litorali della nostra provincia subiscono danni a causa del fenomeno
La zona costiera della Sicilia orientale una delle più esposte
all’erosione, vi sono finanziamenti per interventi mirati
In tutto il Mediterraneo, sulla base dello stato di
sollecitazione delle mareggiate negli ultimi 15
anni e dei fenomeni meteomarini ricorrenti, sono
state individuate zone con valori di pericolosità
e di rischio elevati. La zona costiera della Sicilia Orientale, intervallata da scarpate di terrazze,
coste alte a falesia e da piana alluvionale, è una
di quelle più esposte in funzione della composizione chimica delle rocce (in prevalenza calcari
della cuspide iblea), della friabilità e fragilità
conseguente e in funzione anche del bilancio dei
sedimenti.
L’ONU dichiara che “è necessaria una maggiore
protezione delle zone costiere del Mediterraneo
riconosciute quali insostituibile risorsa naturale,
economica e sociale da conservare ed usare con
saggezza per il bene delle generazioni presenti e future; esse sono un patrimonio naturale e
culturale delle popolazioni che vivono nell’area.
Si dovrà tener conto della fragilità di questi ecosistemi, delle diversità delle attività, degli usi
di *PAOLO PANTANO
degli ambienti costieri, della riduzione delle biodiversità e dei
pericoli, come l’ innalzamento
del livello del mare, derivante
dai cambiamenti climatici” (documento di Almeria - Spagna
2008). Intervenire pertanto per
la protezione della costa diventa una necessità poiché tra le
conseguenze
dell’alterazione
dell’equilibrio costiero va segnalata l’accelerazione del processo di erosione dei
litorali.
I problemi di erosione costiera si possono ricondurre al fatto che esiste un’evoluzione geomorfologica delle coste dipendente dalla costituzione
naturale dei litorali siciliani e dal tipo di bacini
tributari occupati in larga misura da depositi prevalentemente argillosi e da altri tipi litologici, tra
cui in particolare calcari, metamorfiti e vulcaniti.
Vi è l’esigenza di ottimizzare gli interventi in ri-
ferimento alla tendenza evolutiva
delle coste, per questo l’Assessorato Regionale del Territorio e
Ambiente da qualche anno si sta
impegnando nell’elaborazione
scientifica dei dati di natura territoriale per le cartografie geotematiche applicate ai problemi di
difesa costiera.
Vi sono finanziamenti per proteggere le coste dall’erosione; in
provincia di Messina ne hanno usufruito (progetti POR Sicilia del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale). Oltre a recuperare un capitale
naturale e fisico importante è anche un’opportunità di lavoro per le maestranze e un investimento a grande valore aggiunto.
La comunità scientifica mondiale (Università
di Cambridge, Standford ed IPCC delle Nazioni Unite) in un articolo pubblicato sulla
prestigiosa rivista Science ha determinato con
analisi sistemiche inoppugnabili che investire
in tali azioni è economicamente molto conveniente, come tutte le iniziative improntate
in funzione delle future generazioni. Le possibilità di intervento variano a seconda della
natura della costa. In linea di massima nelle
coste diritte sono stati impiegati frangiflutti,
anche parzialmente sommersi. Nelle coste frastagliate allungamenti dei promontori o protezione con rocce a ridosso della costa, in alcuni
casi ripascimenti. In quasi tutti gli interventi
la mitigazione del rischio di erosione è stata
efficace. Naturalmente sono altrettanti efficaci
tutti i sistemi di prevenzione.
Sono quindi da evitare i restringimenti degli
alvei che riducono il flusso ed il trasporto dei
materiali in sospensione o l’estrazione di materiali alluvionali con conseguente riduzione a
monte della riserva di materiale solido destinato al mare.
*Referente prov. di Costituente Ecologista
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Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011
Edificio fatiscente con porte sfondate e scardinate, infissi arrugginiti, muri senza intonaco
Ex Onp, Fazzina (PD-SEL): “Per ora solo Città del degrado!
Pesantemente penalizzato il Servizio di Salute Mentale”
Le rassicurazioni sulla riqualificazione dell’ex
Onp fornite dal Direttore Generale dell’Asp 8,
dott. Maniscalco, che non risparmia incaute e
gratuite accuse di strumentalizzazione, stridono con le eloquenti immagini, che sconfessano
ogni velleitario tentativo di fare apparire una
realtà virtuale e testimoniano il tangibile stato
di degrado di buona parte dei padiglioni, che
per il Direttore Generale rientrano, invece, tra
quelli ristrutturati e dove sono allocati numerosi settori e servizi.
Al di là di percentuali un po’ troppo generose, di astratti numeri e futuristiche “Città della
Salute”, un esempio concreto di quale sia oggi
l’effettiva situazione in tutta l’area è il padiglione che ospita la C.T.A. 2 (Comunità Terapeutica Assistita) di Salute Mentale, proprio
uno di quei servizi orgogliosamente elencati
dal dott. Maniscalco. Qui persone in carne ed
ossa con disagio psichiatrico sono ricoverate in
un edificio fatiscente con porte sfondate e scardinate, finestre non a norma, infissi arrugginiti,
tapparelle sgangherate e muri senza intonaco.
L’unico piccolo televisore nella sala mensa, che
sostituisce i due più grandi, guasti da tempo, è
stato messo a disposizione – con encomiabile
senso di umanità e rispetto della sofferenza dei
degenti - da un medico della Comunità. Tutto
questo nonostante le ripetute ed ancora inascoltate richieste avanzate dal personale medico ed
infermieristico per rendere i locali più dignitosi
ed accoglienti.
A questo quadro, già di per sé desolante, si aggiunge il fatto che gli impiegati del “Settore
Affari Generali – Legale e Contenzioso”, della
“Guardia Medica”, della “Medicina Riabilitativa” e di altri servizi sono costretti ad operare
in edifici cadenti e indecorosi. E gli esempi potrebbero proseguire. La “Città della Salute” è
per ora solo la “Città del degrado”!
Il dott. Maniscalco, inoltre, omette di affrontare una questione importante: la mancata ap-
plicazione della “legge Basaglia” e di tutte le
successive norme (es.: L. 23 dicembre 1994,
n. 724), che prevedevano la destinazione di risorse economiche e logistiche provenienti dalla
dismissione e dalla riconversione degli ex manicomi al potenziamento della Psichiatria e alla
tutela della salute mentale.
In molte città d’Italia la legge ha trovato piena
attuazione con servizi psichiatrici all’avanguardia. A Siracusa, invece, proprio il settore della
Psichiatria non solo non ha tratto alcun beneficio garantito espressamente dalla legge ma è
stato pesantemente penalizzato e privato delle
risorse necessarie a fornire un servizio adeguato.
Vogliamo, infine, ricordare che anni fa il dott.
Maniscalco promise ad alcune associazioni di
volontariato sociale che avrebbe messo a loro
disposizione i locali ristrutturati dell’ex Onp.
Ci chiediamo se la promessa sarà finalmente
mantenuta o se anche in questo caso dovremo
attenderci solo parole ed epiteti fuori luogo.
Fabio Fazzina
(Capogruppo “Pd-Sel” a Tiche)
Lettera aperta al premier dall’associazione professionale “Proteo Fare Sapere”
“Caro Berlusconi, la scuola educa non inculca
Ed è proprio questo ciò che fa la differenza”
Che cosa ha detto esattamente Berlusconi sulla scuola pubblica
lo possono sentire tutti riascoltando le registrazioni del suo intervento. Le parole esatte sono le seguenti: “…educare i figli liberamente, e liberamente vuole dire non essere costretti a mandarli
in una scuola di Stato dove ci sono degli insegnanti che vogliono
inculcare dei principi che sono il contrario di quelli che i genitori
vogliono inculcare ai loro figli educandoli nella famiglia” (sottolineature nostre).
Ebbene è da quell’inculcare, ripetuto due volte (cosa che non tutti i giornali hanno correttamente riportato), che bisogna partire
perché è evidente che per il nostro premier la scuola non educa,
inculca. E non solo: anche la famiglia inculca!
Ancora prima dell’offesa arrecata alla classe docente italiana e
alla scuola pubblica, alla scuola di tutti, quella in cui è andato
e ancora va il 93% degli italiani, quella che Berlusconi chiama
“di Stato”, dimenticando sia il dettato costituzionale che ne impone allo Stato l’istituzione sia le ragioni storiche che da 100 anni
hanno reso ciò necessario (corre giusto quest’anno il centenario
della legge Daneo-Credaro, di cui probabilmente Berlusconi non
ha mai sentito parlare), è questa parola “inculcare”, a cui Berlusconi affida il fine ultimo dell’istruzione tanto nella scuola quanto
nella famiglia, che divide le nostre idee di educazione, di scuola e
anche di famiglia dalle sue. Qui probabilmente sta il fine ultimo
delle misure che in tutti questi anni sono state messe in campo per
demolire la scuola pubblica. Qui sta anche il senso del silenzio
del Ministro Gelmini, che evidentemente condivide queste idee,
dal momento che non solo non ha replicato al premier, ma anzi ne
ha preso persino le difese, alludendo ancora una volta alla scuola
pubblica come proprietà di una parte politica.
Se volessimo scherzarci sopra ci potrebbe venire il sospetto che
l’attacco alla scuola di Berlusconi sia quello di un alunno un po’
somarello che se la prende con la scuola perché ha beccato un
quattro in storia e in geografia. Infatti pochi minuti prima di que-
sta performance sulla scuola il nostro si è prodotto in una rielaborazione storica del tutto personale per cui: i laburisti inglesi vengono fatti discendere dai comunisti “ravveduti” (il nostro sembra
non sapere che il Partito laburista fu
fondato nel 1906
mentre il PC britannico nacque 14 anni dopo, nel 1920, e che
quest’ultimo, a differenza di altri gruppi di sinistra, non fu nemmeno mai ammesso nella struttura federativa laburista); la città
di Goteborg, che sta in Svezia, viene confusa con Bad Godesberg
che sta in Germania; in questa città dal nome equivocato sarebbero stati i comunisti tedeschi e non i socialdemocratici (come in
realtà avvenne a Bad Godesberg nel 1959) ad abbandonare il marxismo. Evidentemente non sono bastate le frequentazioni craxiane a far conoscere a Berlusconi la storia dei socialisti, così come i
suoi strafalcioni storico-geografici non fanno certo fare una bella
figura alle scuole salesiane che nello stesso intervento Berlusconi
si diceva orgoglioso di aver frequentato.
Ma, ahinoi, la cosa è più seria di quanto vorremmo e sommata al
costante smantellamento della scuola pubblica operato dal governo attraverso ogni sorta di taglio alla spesa, all’incuria servile e
giustificazionista del Ministro dell’Istruzione, alla costante campagna mediatica contro la scuola e al martellamento ideologico
a cui siamo ormai abituati dall’oratoria berlusconiana, all’idea
che, oggi nella scuola ieri nella magistratura, dovunque ci siano
persone che hanno solo la colpa di fare il proprio dovere ci sia
un complotto comunista, l’unica cosa che ci fa venire in mente
sono le parole che nel 1950, in tempi insospettabili persino per un
premier sospettoso e “complottofobo”, pronunciò Piero Calamandrei: “Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito
al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole
rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non
vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento
per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per tra-
sformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le
scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa
resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo
c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta
un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole
pubbliche, a screditarle, ad impoverirle…”
Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011
13
Incontro fra la direttrice, dott.ssa Basile, il suo staff e i docenti di molti istituti siracusani
Il “Paolo Orsi” elabora strategie con le scuole
per accogliere nel museo percorsi laboratoriali
di GIAMBATTISTA TOTIS
La Dott.ssa Basile, Direttrice del “Paolo Orsi”
, cerca di rendere il Museo, oltre che luogo di
testimonianza, anche luogo di formazione e di
diffusione della sensibilità sui beni culturali
della città, come ha più volte tentato la Dott.ssa
Ciurcina, recentemente chiamata a dirigere la
soprintendenza.
Il 3 marzo si è svolto, presso il museo Paolo
Orsi, un incontro fra la stessa Dott.ssa Basile,
supportata da un suo nutrito staff (dott. Mamo,
dott.ssa Cassataro , dott.ssa Crispino e altre
archeologhe anch’esse impegnate nell’attività
del Museo) e un numeroso gruppo di Docenti
referenti per i beni culturali, delle varie scuole
di Siracusa (Nautico, Ipsia, Insolera; Einaudi,
Corbino, Gargallo, Istituto d’Arte, Alberghiero
etc.) affinché, insieme, potessero individuare
strategie per utilizzare il museo quale strumento di crescita culturale e costruire percorsi utili a sensibilizzare gli studenti verso il mondo
dell’Archeologia. Non dimentichiamo che è
proprio l’archeologia che rappresenta il patrimonio principale di Siracusa e della sua provincia.
I vari referenti delle scuole hanno evidenziato
e sviluppato vari spunti di riflessione: l’utilità
di attività laboratoriali per coinvolgere i ragazzi (come ad esempio attività di scavo: vere o
simulate); esperienze di archeologia sperimentale; ricostruzione di manufatti di vario genere
utilizzando le tecnologie dell’epoca (utensili,
strumenti semplici o quant’altro possibile); riproduzione fedele di momenti ed abitudini della
vita in età greco-romana (ad esempio realizzando una “cena greca” in occasione delle rappresentazioni classiche), attività esplorative degli
acquedotti sotterranei dei greci; esperienze di
archeologia subacquea, nonché la creazione di
modalità di sistema affinchè sia consuetudine la
visita al museo.
Nel corso dell’incontro si è richiamata la partecipazione all’annuale concorso “conosci il tuo
Museo”, a verifica dell’interesse delle scuole
(sia pure a macchia di leopardo) verso questo
mondo, nonché a testimonianza di diffuse sensibilità utili per aprire un vero e proprio “laboratorio” creativo che possa rilanciare e conso-
lidare, nella coscienza delle popolazioni locali,
l’importanza e la unicità della “risorsa” Museo.
La Dott.ssa Basile, intervenendo a più riprese,
ha ribadito come all’interno del Museo gli Istituti potrebbero trovare spunti per molte attività
di studio utili a realizzare percorsi legati alle
discipline scolastiche; ha, quindi, invitato i presenti a realizzare percorsi individualizzati che
potrebbero anche sfociare nella realizzazione
di mostre o manifestazioni di varia natura.
Durante l’incontro si è anche posto l’accento
sull’utilità di un’attività di formazione dei docenti in modo da avere una giusta ricaduta nella
didattica.
Si riapre, quindi, il discorso su un’ attività meritoria avviata in questi anni, che oggi si tenta
di sistematizzare. Un’attività episodica o legata
alle iniziative dei singoli, pur se apprezzabile,
non permetterebbe un progetto sinergico che
implementi le risorse culturali presenti nel museo e nella comunità scolastica.
La cultura ha un valore di per sé, essa, però, è
anche strumento ed occasione di riscatto civile
se coniugata con le scelte della vita quotidiana.
Quando la cultura riesce a permeare una vasta
comunità, con lo scopo di educare le coscienze
ad elevare la sensibilità rispetto alla civiltà del
vivere quotidiano, educa al rispetto e alla tutela dei beni culturali e ambientali di un popolo.
In questo senso e in questa prospettiva assume
grande significato l’iniziativa intrapresa. Essa
apre una speranza affinché la Cultura non sia
appannaggio di gruppi ristretti e marginali della
comunità (anche se celebrati ed ossequiati) ma
sia patrimonio di gran parte della popolazione
in modo da incidere e condizionare positivamente le scelte politiche nella gestione del territorio e delle sue risorse.
La cultura celebrata in gruppi ristretti ed appannaggio di pochi, come la cronaca dimostra, è
spesso utilizzata quale “specchietto per le allodole” dai massacratori del territorio per “testimoniare” sensibilità inesistenti ed, ancora,
viene strumentalizzata in convegni utili solo ad
operazioni di immagine e di marketing sociale. Che sia la volta buona? Lo auspichiamo in
molti.
Gestisce 75 ettari di terreni confiscati alla mafia nelle contrade tra Catania e Siracusa
Libera di Siracusa: “Il furto degli attrezzi nella coop. Beppe Montana
un gesto scellerato di chi vuol colpire il progetto di cambiamento”
Il Coordinamento Provinciale
di LIBERA Siracusa esprime
grande preoccupazione per il
furto operato la scorsa settimana ai danni della neonata Cooperativa “Beppe Montana”
che gestisce i terreni confiscati nelle province di Catania e
Siracusa. Un decespugliatore,
due motoseghe, una pompa a
spalla, 20 tra forbici per potatura e a raccolta, cazzuole, badili, rastrelli è quanto è stato
sottratto mediante la forzatura
di una grande porta di ferro di
un garage con perforazione
del muro esterno e danneggiamenti anche a cavi elettrici e
prolunghe.
Un attacco ad un “progetto” di
cambiamento e di ripristino
della legalità nel difficile territorio della Sicilia orientale che
sicuramente non intimidisce i
quattro meravigliosi giovani
soci e valenti lavoratori della
Cooperativa, che opera su 75
ettari di terreno ricadenti nei
Comuni di Belpasso, Rammacca, Motta Sant’Anastasia
e Lentini, con il supporto del
Consorzio Etneo per la Legalità e lo Sviluppo. Terre e strutture appartenute alle famiglie
dei Nardo e dei Riela e ai loro
fiancheggiatori, provenienti da
confische esecutive della fine
degli anni Novanta, per appezzamenti rimasti a lungo inuti-
lizzati, ora ceduti in comodato d’uso
dai suddetti Comuni.
Nel momento in cui la Cooperativa inizia a muovere i suoi primi passi, il gesto intimidatorio va letto come un tentativo di bloccare una delle esperienze
più mature e coraggiose nel contrasto
alla criminalità organizzata nel Mezzogiorno d’Italia. Condanniamo questo scellerato gesto e sottolineamo il
lavoro svolto con spirito di servizio ed
abnegazione, sostenendo la sua azio-
ne quotidiana di contrasto alle mafie
e affiancandovi una parallela opera
di prevenzione e di “bonifica sociale”
dei quartieri più a rischio di devianza
giovanile nelle estreme periferie della
provincia aretusea.
Atti intimidatori del genere, nel tentativo di sovraesporre persone che mettono in gioco la loro vita, rafforzano
il loro intervento e innescano quella
solidarietà di tutte le forze sane della
società impegnate nel contrasto alle
mafie.
E’ urgente offrire tutela, dignità e apprezzamento a tutti coloro che, soprattutto nelle regioni del Meridione, combattono – con grande sacrificio e gravi
rischi personali – l’illegalità diffusa
creando occasioni sviluppo e di economia legale. I terreni in questione sono
coltivati in regime biologico, secondo
le rispettive vocazioni tradizionali:
dall’agrumeto all’uliveto, dall’ortiva
al seminativo. Prodotti come olio, con-
serve e arance a polpa rossa stanno per
essere commercializzati col marchio
Libera Terra, nel segno della creazione
di opportunità di lavoro regolare e di
produzioni di qualità, espressioni della
ricchezza produttiva del territorio.
Pertanto, esprimiamo piena solidarietà
alla Cooperativa convinti di continuare
a costruire insieme quel progetto politico in grado di spezzare il sistema
criminale e coinvolgere tutte le espressioni della società civile.
14
Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011
Interrogazione di due senatori Italia dei Valori ai Ministri dell’Economia e dell’Ambiente
Giambrone e Di Nardo: “Il governo dica per iscritto
se sul radar si sono verificate le opzioni tecniche possibili”
I senatori Dell’Italia dei Valori Fabio Giambrone e Aniello Di Nardo hanno presentato ai Ministri dell’Economia e delle Finanze e dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare
una interrogazione a risposta scritta sul radar
militare autorizzato al Plemmirio, concordata
con l’on. Raffaele Gentile che ce ne dà comunicazione.
“Premesso che – si legge nel testo - a Siracusa,
in zona Plemmirio, nel cuore di un’area avente
grande rilevanza naturalistica e ad alto grado di
residenzialità soprattutto nella stagione estiva,
su richiesta dell’amministrazione della Guardia
di Finanza si è proceduto alla installazione di
un radar posto ad una altezza di 36 metri, in
prossimità di un faro;
“le popolazioni interessate non risultano essere
state poste a conoscenza delle finalità dell’opera in questione, la quale invece suscita forti
preoccupazioni per gli effetti, potenzialmente nocivi, che potrebbero essere prodotti dalle
onde elettromagnetiche derivanti dal funzionamento del radar ad altissima frequenza;
“in particolare, i tempi soprendentemente brevi
con cui l’opera è stata realizzata ed autorizzata
hanno sollevato, tra i comitati di cittadini residenti nelle zone costiere limitrofe al promontorio del Plemmirio e tra le associazioni ambientaliste del luogo, dubbi ed incertezze circa
il puntuale e rigoroso rispetto delle procedure
previste dalla normativa vigente per installazioni di tale impatto,
“si chiede di sapere: se, con riferimento all’opera in questione ed alla luce dell’indubbio valore
paesaggistico della zona, che ricade nell’ambito di una area marina protetta, siano sono state vagliate tutte le opzioni tecniche possibili e
siano state esperite tutte le procedure autorizzative previste dalla legge per tale tipologia di
impianti e per le opere connesse;
“quali informazioni siano state fornite al pubblico circa la natura e gli scopi della struttura e se, in particolare, sia stato adeguatamente
valutato l’impatto paesaggistico del radar e le
potenziali conseguenze del suo funzionamento
sulla salute dei cittadini, alla luce dell’apprensione e dei timori che esso ha destato nella popolazione locale”.
Si prevede l’utilizzo di nuove tecnologie come il Trattamento Meccanico Biologico
Nel piano regionale dei rifiuti niente termovalorizzatori
Ma lo scontro è dietro l’angolo perché Stefania li vuole
La Regione riscrive il suo piano rifiuti senza rinunciare, però,
ad un obiettivo: valorizzare gli scarti. Così, la commissione
di consulenti nominati dal governo siciliano ha dato il suo via
libera alla combustione del materiale residuo in cementifici e
industrie e stop ai termovalorizzatori.
Lo scorso ottobre era arrivata la bocciatura del piano rifiuti da
parte del governo nazionale che aveva definito il testo poco
concreto, contestando la mancanza di elementi sulla parte esecutiva, i pochi dettagli sugli impianti e un eccessivo ricorso
alle discariche. Da qui, dunque, le nuove linee guida che, nei
prossimi anni, dovranno portare a raggiungere e superare il 60
per cento di raccolta differenziata: nello specifico, si dovrebbe passare prima al 35%, poi al 45% e infine al 65% entro
il 2015. Scompaiono dal testo i termovalorizzatori, mentre il
piano prevede l’utilizzo di nuove tecnologie per trattare e separare i rifiuti, come il cosiddetto Tmb (Trattamento Meccanico
Biologico) per cui i rifiuti non differenziati vengono separati in
modo da riciclarne un’ulteriore parte e trasformare in combustibile il resto, che verrebbe destinato a cementifici e industrie
in grado di utilizzarlo.
Il faldone è adesso sulla scrivania dell’assessore regionale
all’Energia, Giosuè Marino. Nell’arco di una quindicina di
giorni, dovrebbe essere sottoposto
all’attenzione prima della Protezione civile e poi del ministro
dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, per il via libera definitivo. Dal governo si dicono fiduciosi sull’approvazione, anche perchè il piano sarebbe stato aggiornato con un confronto
continuo con la Protezione civile. Il testo, dicono, è in linea
con le direttive europee ed è condiviso da associazioni quali
Confindustria e Legambiente.
Lo scontro, però, resta dietro l’angolo: il ministro per l’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ha infatti sempre ritenuto valida la realizzazione di termovalorizzatori.
Sebastiano Spina
Ineccepibile la posizione della Regione su alberghi e centri commerciali nel lago d’acqua
Basta con le false promesse di sviluppo affidato a società offshore
che lo cercano interrando il mare e riempiendo il Porto Grande
“Volete ingessare il territorio, bloccare lo sviluppo e scoraggiare gli investitori”. Sono queste le
accuse che vengono rivolte a coloro, soprattutto
giovani, che chiedono a gran voce il rispetto, la
tutela e la valorizzazione dei luoghi che altri vogliono cementificare e che invece rappresentano
un patrimonio che, se ben gestito, è in grado di
essere artefice di una speranza di sviluppo economico e di lavoro reale.
Siamo stanchi di subire passivamente gli scempi
che hanno condannato la nostra città ad essere
rappresentata da una massa informe e grigia di
cemento, priva di alcuna premessa di sviluppo
serio, ordinato e produttivo. Siamo stanchi di veder obbligati i nostri giovani ad emigrare in cerca di un lavoro dignitoso. Siamo stanchi di constatare la diversità della vita nelle città normali,
dove il verde pubblico, le piazze, i parchi sono
parte integrante della città e non degli inutili spazi tolti alla lottizzazione insensata e dannosa.
Basta con le false promesse di sviluppo messo nelle mani di società offshore, nelle mani di
personaggi che affermano che lo sviluppo passa
per l’interramento del mare e il riempimento del
porto grande. Basta consegnare il nostro futuro
nelle mani di chi giustifica le proprie assurde
farneticazioni di sviluppo con l’annientamento,
di fatto, della più bella insenatura naturale del
Mediterraneo, scrigno di tesori greci e romani
inesplorati e da recuperare.
Bene ha fatto il dirigente regionale, Gesualdo
Campo, ad inviare una lettera al responsabile del
dipartimento Urbanistica del Comune di Siracusa e alla Soprintendenza con la quale chiede la
revisione di tutti i pareri relativi ai progetti del
porto espressi in qualunque sede e con qualunque modalità nell’ambito dei nuovi impianti
turistico-ricettivi previsti. Parole che danno fiducia e forza a chi in questi mesi ha fortemente
protestato per tutelare la propria città dall’ennesimo e purtroppo non definitivo assalto degli
speculatori.
Dire che non si possono costruire alberghi o
centri commerciali in mezzo al mare, specie se
quel mare rappresenta un patrimonio per l’intera umanità, dovrebbe essere concepito come
semplice buon senso e non come una minaccia
allo sviluppo. Ripristinare e riutilizzare l’edilizia
esistente a terra è cosa assennata così come lasciare al mare la sua naturale vocazione, ossia di
essere navigato e non calpestato. Questo per noi
di SOS Siracusa è “rispetto del paesaggio”. Lo
stesso rispetto che chiediamo, con forza, per la
Pillirina, per le Mura Dionigiane e per la Balza
Acradina, lì dove il paesaggio è intimamente legato alla nostra storia e alla nostra stessa identità
di popolo siracusano.
Ormai è chiaro che lo sviluppo turistico-occupazionale a Siracusa passa per la salvaguardia
e l’utilizzo “pubblico” di questi luoghi, così
come certificato dall’intero consiglio comunale,
e sono da ritenersi stonate e sterili quelle voci
che, a tratti, vogliono farci tornare indietro sulle
scelte di civiltà che la maggioranza dei cittadini
ritiene prioritarie per il loro futuro. E’ quindi un
punto d’onore per il sindaco e per tutta la sua
amministrazione procedere affinché diventino
patrimonio della città le varianti della bellezza
al PRG, restituendo alla fruizione pubblica e naturale la Pillirina, le Mura Dionigiane e la balza
Acradina.
Siamo convinti che anche la Regione debba fare
la sua parte approvando il Piano Paesaggistico,
nei tempi indicati, e con esso quelle norme di
salvaguardia che scongiurerebbero ogni possibile tentativo di vanificare tutti i nostri sforzi, tutte
le nostre speranze e le decisioni che l’intero consiglio comunale di questa città ha fatto proprie
per dare dignità a tutti questi luoghi che la Storia
ci ha consegnato e che abbiamo l’obbligo di custodire e trasmettere alle generazioni future.
COORDINAMENTO SOS SIRACUSA
Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011
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I residenti chiedono una piazza con slarghi pedonali, sedili, aree ludiche e zone parcheggio
L’area non asfaltata di contrada Palazzo piena di sterpaglie
carcasse d’auto, container abbandonati, fetidi rifiuti
di SEBASTIANO DI LUCIANO
Ortigia, S.Lucia, Neapolis, Tiche, Epipoli, Grottasanta, Acradina sono le circoscrizioni amministrative in cui è diviso il nostro territorio. Nel
linguaggio comune la definizione è quella di
quartiere, e ognuno ha una sua storia, una propria identità urbanistica, una caratterizzazione
socioambientale, una pecularietà territoriale e
un proprio percorso civico di indirizzo socioeconomico, sociopolitico e socioculturale sostanzialmente già delineato. Il centro storico di
Ortigia, dal degrado degli anni 70 al risveglio
commerciale degli anni 90 e alla consacrazione
a quartiere d’élite dei nostri tempi. Nelle zone
periferiche degli anni sessanta, che videro la
cementificazione selvaggia e la trasformazione
in quartieri ad alta ed scomposta densità abitativa, i riferimenti sono certamente ad Acradina,
Grottasanta, Tike ed ultimo Epipoli, i cui caotici
tessuti viari oggi sono oggetto di un risanamento urbano che consenta almeno ai residenti, pur
nella etereogenea conformazione ambientale,
una vivibilità quotidiana sufficientemente accettabile. Come non parlare della circoscrizione
di S. Lucia in cui, pur in presenza di normative
edilizie atte ad incentivare progettualità urbanistiche protese ad una auspicata riqualificazione
territorio-ambientale, i risultati ottenuti purtroppo risultano deficitari nonostante gli sforzi profusi, con il quartiere che risente di una sorta di
condizione di forte degrado sociourbano.
Nell’ultimo decennio comunque le amministrazioni locali, influenzate forse da quella filosofia
politica del fare marcatamente contraddistinta
da una frenesia “yuppiterale berlusconiana”,
hanno cantierato l’inverosimile sfruttando al
massimo le risorse economiche pubbliche disponibili e non, cambiando il volto viario della città
(oggettivamente in meglio). Certo, tanto ancora
rimane da fare, la Siracusa città dell’Unesco patrimonio dell’umanità, la millenaria sua storia, la
sua cultura classica, la sua posizione geografica,
meta logistica eccellente per l’incontro tra culture occidentali e mediorientali, non ha ancora
raggiunto quella maturità civica che le compete,
anzi talvolta per incuria, per cattiva amministrazione pubblica, per mancanza di fondi o semplicemente per scelte che hanno privilegiato alcuni
indirizzi programmatici di interventi strutturali a
scapito di altri, è protagonista di eventi che equiparano tratti del nostro territorio a zone disastrate del terzo mondo.
La cronaca racconta spesso di segnalazioni inascoltate dei cittadini da parte degli amministratori pubblici,su dissesti di manti stradali, causa
di incidenti a cose o persone, e che dire delle
accertate condizioni disagiate delle borgate periferiche rionali in forte degrado strutturale e territoriale eccetera. Carenze omesse o dimenticate
dal comune, che vengono poi portate all’attenzione della stampa libera che ne divulga le notizie svolgendo quel ruolo civico talvolta delegato
ma comunque sempre riconosciuto dalla pubblica opinione.
In virtù di quanto sopra espresso, pressati da
innumerevoli richieste in tal senso formulate
da cittadini che ci hanno contattato, si focalizza l’attenzione su quell’area ubicata in contrada
Palazzo, zona alta della città, ricadente nel quartiere Acradina, situata tra palazzine ed edifici di
civile abitazione costeggiante via Luciano Alì
e nelle vicinanze di via Sofio Ferrero. Geometricamente, un grande quadrilatero attraversato
ai limiti da una strada di collegamento scomoda ma altamente transitata che si incanala verso
via Antonello da Messina, arteria del quartiere
Acradina recentemente ristrutturata alle esigenze dell’odierno traffico veicolare con caratteristiche urbanistiche e finiture architettoniche di
gran pregio. L’area non asfaltata è ricoperta da
sterpaglie e da materiale inerte scaricato furtivamente e abusivamente, carcasse di automobili, due grandi container abbandonati stazionano
a perenne ricordo, sorci campagnoli e fetore
nauseabondo fanno da cornice a quest’angolo
di territorio dimenticato. I residenti degli edifici limitrofi da sempre segnalano la necessità di
trasformarla in area a verde pubblico decente
e decorosa ipotizzando anche la costruzione di
una piazza con slarghi pedonali serviti di sedili
fruibili da possibili frequentatori, aree ludiche e
di svago e zone parcheggio delimitate da aiole
alberate.
La stessa, in questo ipotetico progetto, attraversata da una utilissima strada di collegamento tra
la via principale di cui sopra e la zona di Bosco
Minniti, che risulterebbe strategica in termini
viari, per decellerare il traffico caotico dell’arteria principale e crearne quindi uno sbocco
naturale. Lo scrivente sull’argomento ha dedicato, circa dieci anni addietro, sempre pressato
da indicazioni dei residenti, un articolo sulla
stessa problematica, ma è evidente che la lati-
Maria Monterosso, ex dipendente Fiat di P. Messina
Novant’anni ma non li dimostra
Festa alla Suor Angela Merici
Per Maria Monterosso i novant’anni anni
raggiunti non sono il solo record!
A 55 anni suonati, infatti,si sposò con il ferroviere Salvatore Paolillo e alla sua morte,
rimasta vedova, ha compiuto 18 anni di felice e confortevole residenza alla Casa di
Riposo “Suor Angela Merici” di Mons. Accolla, dove, per l’occasione, è stata festeggiata alla presenza dei suoi nipoti, parenti,
e di tutti gli ospiti, dopo avere lavorato per
altri 18 anni presso la concessionaria FIAT
di Paolo Messina.
Così, in un pomeriggio allietato da musica di
primissima scelta, eseguita al piano elettrico
da Corrado Tafuri, un ex bancario prestato
alla musica universale, sono scattati allegramente in pista dame e ballerini in perfetta
armonia.
Torta di prammatica e foto di gruppo, tutto opera del puntiglioso e prelibato servizio
Buffet della Casa. Maria Monterosso, nata a
Siracusa il 22/02/1921,ortigiana di via Gargallo, aspetterà ora serenamente il futuro.
Corrado Cartia
tanza degli amministartori comunali sull’argomento è cronica. Gli assessorati competenti in
materia, testè da chiamare in causa sono: chi ha
cura delle rubriche di Igiene, Sanità e Ambiente, per l’accertato degrado della zona infestata
da topi, escrementi di animali, cimici, pidocchi
e quant’altro può proliferare di dannoso per la
salute pubblica in quella giungla di erbacce e
sporcizia; chi ha la delega per le periferie (esiste una rubrica assessoriale in tal senso), che ha
competenze socioterritorioambientali e chi al
decoro urbano, per ovvi motivi; l’assessorato
di riferimento della polizia municipale, organo
istituzionale legalmente preposto per consentire
coattivamente lo sgombero dell’area dalle carcasse d’auto e dei residuati metallici rottamati in
loco; infine gli assessorati all’urbanistica e pianificazione territoriale per la progettualità viaria
e archittettonica dell’area e quello alle infrastrut-
ture per la costruzione di un’eventuale opera di
pubblica utilità. Abbiamo contato le rubriche di
sei assessorati che, per competenze giuridiche e
istituzionali interessate dalla problematica, risultano omittenti alle segnalazioni dei residenti,
che peraltro non dimenticano neanche il completo e attuato disimpegno dei rappresentanti del
consiglio di quartiere di Acradina.
Se tanto mi da tanto, boh! L’esclamazione di
stupore è legittima. Il no comment alla vicenda
è satiricamente d’obbligo. Chiudiamo con l’auspicio che l’informazione data sia percepita da
quanti“addetti ai lavori” si sentiranno sollecitati
dalla critica esitata da questo articolo, e che in
una loro“improbabile” crisi di coscienza cercheranno di adoperarsi al meglio per una soluzione
al problema analizzato, in maniera decorosa e
rappresentativa della Siracusa città dell’Unesco,
patrimonio dell’umanità.
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Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011
DOVE ANDIAMO OGGI
dal 12 al 25 marzo
a cura di Giuseppe Baldini
comunicate i vostri eventi a: [email protected]
Tutti i giorni
Dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 17,00 alle 20,00
Siracusa- Galleria Quadrifoglio, via SS Coronati n. 13
Mostra: “Nell’Assenza”
incisioni di Veronica Zambelli
Dalle 17,00 alle 20,30 – Siracusa
Galleria Roma, via Maestranza n. 110
Mostra: “Arte Donna” - Fino al 15/03/2011
Mattina e pomeriggio – Siracusa
Galleria Regionale di Palazzo Bellomo,
via Giuseppe Maria Capodieci n. 14
Mostra: “L’annunciazione e il contemporaneo”
Fino al 18/03/2011
Dal pomeriggio – Siracusa
INDA, corso Matteotti n. 29
Mostra: “L’INDA e l’Unità d’Italia”
Dalle 8,30 alle 19,00 (dal lunedì al giovedì)
e alle 13,30 (venerdì e sabato)
Noto - Palazzo Impellizzeri, via Impellizzeri n. 2
Mostra documentaria:
“Mariannina Coffa poetessa netina”
Dalle 17,00 alle 20,00 (chiuso il lunedì) – Noto
Centro Notorietà, Corso Vittorio Emanuele n. 91
Mostra di sculture: “Forme Noetiche”
12/03/2011
Tutto il giorno – Francofonte, Centro storico
Manifestazione: “Sagra del tarocco”
17,00 – Lentini
Aula Consiliare del Palazzo Comunale
Proiezione: “Morire a Lentini”
22,00 – Palazzolo Acreide
Blob Pub, via Maestranza n. 28
Musica Live:
“Ali Babà + special guest Lello Analfino”
13/03/2011
Tutto il giorno – Francofonte
Centro storico
Manifestazione:
“Sagra del tarocco”
9,30 – Lentini
Chiesa San Luca, via Bricinna n. 1
Escursione: “Pensare a piedi”
Info e prenotazione obbligatoria al: 330 829760
20,45 – Noto
Teatro comunale Vittorio Emanuele
Piazza XVI Maggio
Teatro: “Upupa my dream is my rebel king 2”
17/03/2011
17,00 – Noto
Sala Dante Teatro comunale Vittorio Emanuele,
Piazza XVI Maggio
Incontro: “Il caos ordinato”
18,00 – Siracusa
Galleria Roma, via Maestranza n. 110
Incontro: “150 Anni dell’Unità d’Italia
Enzo Monica: entropia e questione meridionale”
20,30 – Siracusa
Cineteatro Vasquez, via Filisto n. 5/17
Teatro: “Maledetta eredità”
18/03/2011
18,00 – Siracusa
Galleria Roma, via Maestranza n. 110
Incontro:
“150 Anni dell’Unità d’Italia
Corrado Spatola: 150 di monete”
18,00 – Melilli
Sala Consiliare del Palazzo Comunale,
Piazza Crescimanno
Incontro: “La vita nel buio – Giuseppe Messina:
la biodiversità nella fauna cavernicola siciliana”
22,00 – Siracusa
La Factory, Contrada Santa Teresa Longarini
Musica Live:
“Luigi Grechi, Ugo Mazzei & De Gregori Band”
20/03/2011
22,00 – Noto
Contrada Fiumara km 2,5
VoodooDoll Rock Club,
Musica Live: “Ultravixen”
18,00 – Siracusa
Salone Carabelli, via Torres n. 10
Musica Live:
“Concerto di Luca Fiorentini al violoncello
e Stefania Redaelli al pianoforte”
Prezzo biglietto: € 5,00 (ridotto)/10,00 (intero)
24/03/2011
18,00 – Siracusa
Galleria Roma,
via Maestranza n. 110
Incontro:
“150 Anni dell’Unità d’Italia
Vincenzo Ficara:
la Sicilia nel Regno d’Italia”
25/03/2011
15,00 - Siracusa
Salone Borsellino di Palazzo Vermexio,
Piazza Duomo
Incontro:
“Siracusa tra Tardoantico e Altomedioevo:
città, suburbio e territorio
seminario introduttivo”
18,00 – Melilli
Sala Consiliare del Palazzo Comunale,
Piazza Crescimanno
Incontro:
“La vita nel buio – Carlo Grasso:
tecniche di rilevamento dei parametri
chimico-fisici in ambienti di grotta”
21,00 – Siracusa
Istituto Musicale “G. Privitera”,
v/le Regina Margherita n. 19
Musica Live:
“Concerto di Martin Munch al pianoforte”
Prezzo biglietto:
€ 4,00 (ridotto)/6,00 (intero)
21,00 – Noto
Teatro comunale Vittorio Emanuele,
Piazza XVI Maggio
Danza:
Milonga
Prezzo: € 7,00
22,00 – Siracusa
Buzz Pub,
via G. B. Perasso n. 10
Musica Live:
“Feldmann”
22,00 – Siracusa
La Factory,
Contrada Santa Teresa Longarini
Musica Live:
“Ricky Portera”
Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011
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salute e benessere
a cura del dott. Michele Collura
Infezione anche in una scuola di Milano ma lì è prevalsa la sobrietà, da noi l’incensamento dell’Asp
TBC, l’Azienda Sanitaria ha provveduto all’analisi dei batteri?
Ha individuato il ceppo originario? Noi crediamo di no
di MARINA DE MICHELE
Ci sarà pure una forte motivazione se il prossimo
23 marzo, presso la sala Zuccari del Senato della
Repubblica, si terrà la prima edizione degli Stati
generali della Tubercolosi con la partecipazione
“di prestigiosi ospiti e relatori in rappresentanza delle maggiori istituzioni interessate a questa
malattia” (come da programma). Sarà un segnale
delle preoccupazioni che montano nel mondo accademico per un’infezione riemergente, che non si
riconosce quasi più e che non si sa più prevenire,
il fatto che ogni anno, anche in Italia, in Italia non
nella sorda Siracusa, si organizzano conferenze
e convegni sull’argomento, come quello del giugno scorso svoltosi a Bormio (Sondrio) dal titolo
“Tubercolosi, una malattia sistemica”. Ed è d’altra
parte la stessa cronaca locale, con cadenza quasi
costante, a ricordarci che bisogna tornare a parlare
di questa infezione proprio nei termini di informazione e prevenzione ovunque.
Il caso più eclatante di questi giorni, e non è il solo
se si spulcia tra le pagine dei quotidiani, è sicuramente quello di Milano, non solo perché ha coinvolto una scuola elementare (7 gli alunni contagiati, nella classe di uno dei bambini con la tbc 18 su
22 sono risultati positivi al test Mantoux, su 890
controlli anche sugli adulti 155 complessivamente
i casi di cutipositività) ma per la particolarità del
contagio: clochard che stazionavano nei pressi
dell’edificio. È dovuto un confronto con quanto
accaduto a Siracusa recentemente: la notizia di 3
casi di tubercolosi “conclamata” in un liceo della
città, lo screening su tutti gli studenti e il personale della scuola, la notizia “clamorosa” che nella
scuola non c’era nessuna epidemia. Non intendo
tornare, nello specifico, sulle tante inesattezze rife-
rite, su una evidente, e colpevole, violazione della
privacy, sul mancato concreto accertamento di uno
dei tre casi, tutto da verificare e che probabilmente va diversamente valutato, ma una battuta mi sia
concessa sulle modalità dell’informazione.
Dal confronto tra la cronaca sul caso milanese e
quella che rendeva edotti i siracusani di quanto
accadeva in città emerge una evidente differenza
che sta tutta in una definizione: “sobrietà”. Nessun tono di esaltazione sui quotidiani milanesi,
nessuna task force, nessun incensamento della
poderosa macchina organizzativa dell’azienda
sanitaria provinciale: solo
la “sobria” comunicazione
dei fatti e dell’intervento
“dovuto” dell’Asp come
dell’ufficio igiene. Non si
tratta di un rilievo formale,
di un puntiglioso appunto
su una “banale” differenza
di stili, bensì di qualcosa di
più sostanziale, di fondamentale. La necessità, a mio
personale giudizio, da parte
dell’azienda sanitaria di Siracusa di emendare uno
sbaglio pregresso - quello di non aver proceduto a
uno screening a tappeto tempestivamente, quando
si è venuti a conoscenza del primo caso, antecedente all’estate -, un irresponsabile errore, ha dato
fiato alla tromba della retorica, quasi si volesse,
grazie alla cortina fumogena delle parole, rimuovere la prima inadeguata risposta da parte di chi ha,
quale dovere primario, quello di garantire, sempre
e subito, le corrette misure sanitarie a tutela della
salute della popolazione.
Ma purtroppo vi è di più, e ancora una volta il riferimento è alle vicende milanesi. Da quella cronaca
emerge la preoccupazione principale delle autorità
sanitarie del luogo: una volta appurato che un identico batterio crea un filo rosso tra i bambini e uno
dei clochard malato, ed escluso però che tra di loro
possano esserci stati quei rapporti “stretti e prolungati” che soli possono aver causato la trasmissione della malattia, obiettivo primario è diventato
individuare il malato originario che ha trasmesso
la malattia ai bambini e al clochard. Solo questa
la strada per scongiurare che il contagio si ripeta,
che il portatore della malattia
costituisca per tutti una mina
vagante. Tornano le domande sul caso di Siracusa: l’Asp
ha proceduto all’analisi dei
batteri? Ha verificato che ci
siano stati contatti tra le persone che si sono ammalate e
che la natura del bacillo fosse la stessa? Ha individuato
il ceppo originario? La risposta, a nostro avviso, è no.
Se dunque l’obiettivo primario non è stato perseguito dall’ASP di Siracusa, si può affermare che
quanto accaduto è stato gestito solo come uno spot
propagandistico e nient’altro. E ancora. È veramente possibile che su oltre 800 persone sottoposte al test tubercolinico proprio nessuna sia risultata positiva? È credibile che la scuola siracusana
costituisca “l’eccezione che conferma la regola”
dal momento che le statistiche parlano di una cutipositività “di fondo”, in ogni popolazione, almeno
del due o tre per 100, e Milano ne è un eclatante
esempio? Noi riteniamo che anche nel nostro caso
sia stato così, ma a quanti è stata taciuta la corretta
informazione, che si trattava cioè di una infezione
tubercolare, ed è stato invece detto che il gonfiore comparso sull’avambraccio era una reazione
allergica a un farmaco assunto precedentemente,
per esempio un antibiotico; o che era dovuto alla
presenza di anticorpi contro la tubercolosi (una
specie di vaccinazione anti-tbc); o piuttosto di una
normale reazione per aver praticato in precedenza un altro test tubercolinico? Ovviamente non si
tratta solo di statistiche, eventualmente di morbosa
curiosità per sapere chi sia “infetto” (come se l’esserlo fosse un pericolo per gli altri e non invece per
la persona stessa). Il fatto è che per tutti coloro che
sono risultati positivi al test deve essere programmata una radiografia e una visita specialistica,
dopo di che “devono essere sottoposti a una profilassi della durata di 6 mesi a scopo preventivo”,
così come riferiscono le cronache milanesi.
E qui da noi? La sensazione è che le cose siano
andate diversamente anche per quest’ultimo punto, il più importante di ogni intervento medico: la
terapia. Temiamo che i nostri ragazzi risultati cutipositivi e le loro famiglie siano stati abbandonati in
una condizione di vaghezza conoscitiva, che non
sia stata loro spiegata l’importanza della cura il cui
obiettivo è evitare che l’infezione contratta ora si
trasformi in malattia, magari tra 1 anno o tra 20,
quando saranno adulti e a loro volta genitori e sentiranno forte la responsabilità di proteggere i loro
figli, e potrebbero allora ritornare con la mente a
quelle settimane dell’anno 2011 quando, per tutelare la loro salute, si sarebbe potuto fare qualcosa
in più che forse non si è fatto.
Se non elaborata all’interno di un setting psicoterapico, tenderà a influenzare le future relazioni
La ferita dei non amati diventa carenza di fiducia
prima verso se stessi e poi verso il partner
D.ssa VALERIA RANDONE (valeriarandone.it)
La ferita dei non amati, il marchio della mancanza
d’amore. La coppia è molto di più della semplice
somma delle sue parti, l’incontro tra due persone è
un alchemico percorso, frutto del passato di ognuno di loro, del loro presente individuale e di coppia e delle loro più segrete aspettative di vita futura. Alla luce di ciò, ci rendiamo conto di quanto
sia importante nella scelta del partner e nell’accostarsi a lui avere ricevuto una base d’amore sicura
durante l’infanzia, luogo simbolico deputato alla
costruzione dell’autostima, dell’indispensabile
narcisismo, egoismo ed amor proprio.
Un’originaria mancanza d’amore porta con sè,
con effetto domino, una serie di tante altre mancanze e lacune, che inevitabilmente andranno a
sfociare, come il corso di un fiume, nel rapporto
di coppia, mare di navigazione comune.
La ferita dei non amati è la causa di una carenza di
fiducia di base e di amore verso se stessi e, dopo,
verso il partner; chi ha sperimentato quell’antica,
dolente, sanguinolenta ferita, non sarà mai capace
di amarsi, amare e, soprattutto, di lasciarsi amare,
coniugazioni psichiche del verbo amare, difficilmente attuabili, senza una base sicura, che funge
da zattera di galleggiamento, per le inevitabili
mareggiate relazionali. Nella maggior parte delle
storie di vita delle coppie che ho in trattamento, le
lacune dei loro attuali rapporti hanno radici lonta-
ne, con sede in esperienze amorose non felici vissute nell’infanzia, che hanno poi condizionato ed
influenzato profondamente le successive relazioni amicali e sentimentali, creando una memoria
corporea del non amore e della sofferenza.
La ferita dei non amati, se non elaborata all’interno di un setting psicoterapico, tenderà a ripresentarsi in maniera non elaborata e ad influenzare
le future relazioni d’amore. Chi, da bambino, ha
dovuto implorare amore, barattandolo con ottimi
voti o prestazioni sportive performanti, ha chiaramente subito un torto, in quanto l’amore non si
permuta, nè è una moneta di scambio, ma è totalizzante e totalmente discendente. Questo sfortunato infante, adulto di domani, non sarà capace
di modulare l’amore durante le future esperienze
di coppia, oscillando tra un desiderio massiccio
e mai del tutto appagato di amore assoluto e fusionale (nutrito sempre e comunque da angoscie
abbandoniche) al non amore, trincerandosi dietro
una corazza difensiva.
Una psicoterapia individuale o una terapia di
coppia, da valutare di volta in volta, rappresenta
l’unica strada possibile di nutrimento psichico e
relazionale, per sanare e nutrire il passato e diventare finalmente per se stessi quella madre e quel
padre amorevoli che mancavano quando dovevano essere presenti.
18
Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011
Il siracusano De Santis al Ministero Sviluppo Economico: “Il mio sistema è più razionale”
“Per mantenere l’attuale tasso di crescita delle rinnovabili
occorre strutturare la rete spendendo enormi capitali”
Giuseppe De Santis, l’esperto in ecotecnologie più volte intervistato sul nostro giornale, ha
inviato una lettera alla dottoressa Romano, del
dipartimento energie rinnovabili del Ministero
per lo Sviluppo Economico, intesa a chiarire
“aspetti tecnici determinanti in considerazione
dei provvedimenti del Ministro Romani riguardanti il futuro delle FER (Fonti Energetiche Rinnovabili) in cui drasticamente si pone un limite
economico alle tariffe incentivanti e quindi un
freno all’installazione nel territorio nazionale.
“Il limite naturale per cui da remoto s’immette
energia in rete – scrive De Santis - è ampiamente
superato e continuare a percorrere la metodologia d’immissione in rete significa destabilizzare
ulteriormente la stessa, data la natura aleatoria
delle FER in considerazione della capacità della Rete Elettrica Nazionale di assorbire energia
da remoto (vedi nostro studio completo progetto
ecopower). Nel 2008 ho effettuato ricerche riguardanti la stabilità della Rete Elettrica Nazionale e da questa analisi si deducono limiti invalicabili determinati dal disequilibrio tra crescita
strutturale della rete e crescita abnorme degli
impianti da FER installati.
“Il quadro prospettico sarà quindi quello che se
si vuol mantenere questo tasso di crescita nel
settore delle rinnovabili, con la metodologia
d’immissione in rete tuttora usata, si deve necessariamente strutturare la rete spendendo enormi
capitali che a tutt’oggi non sono nella disponibilità dello Stato.
“La metodologia da me creata riguarda una visione speculare nella produzione da FER e prevede l’utilizzo della rete come servizio e l’utente
che installa l’impianto fotovoltaico come utente
finale in prelievo (utente Enel convenzionale);
l’utente in questo caso preleva dalla rete la differenza tra energia prodotta ed energia consumata.
Tale metodologia provata e collaudata in diversi
impianti è frutto di ricerca e del conseguimento
dei quattro brevetti che la regolano:
BRE VETTI ECOTECNOLOGIE -- SETTORE
ENERGIA. Data Deposito 06 giugno 2001 -N.
Brevetto 0001329877 –
Data Registrazione 21 novembre 2005. Titolo :
Riutilizzatore Elettronico di Energie Ecocompatibili.
Data Deposito 12 ottobre 2006 - N. Brevetto
0001371647. Data Registrazione 15 marzo 2010
Titolo: Metodo Ibrido De Santis per lo sfruttamento delle energie ecocompatibili, con connessione alla rete elettrica 220 volt in prelievo.
Data Deposito 30 gennaio 2007 -N. Brevetto
0001384242. Data Registrazione 29 dicembre
2010
Titolo: Metodo per lo sfruttamento delle energie ecocompatibili, con la connessione alla Rete
elettrica 220 ca sia in prelievo che in immissione.
Data Deposito 10 luglio 2007 - N. Brevetto
0001384227. Data Registrazione 29 dicembre
2010 Titolo: Metodo ad Isola Multivettore per lo
sfruttamento dei generatori ecocompatibili, senza connessione alla rete elettrica con idrogeno
accumulato quale vettore energetico addizionale
.
Utilizzare tali metodologie. che sono a tuttoggi
nella disponibiltà tecnica della scrivente in tutte le taglie da 4 a 400Kw, comporta: la stabilizzazione della rete stessa dato che si riducono
drasticamente le correnti circolanti producendo
e consumando in periferia e utilizzando la rete
come serbatoio in prelievo (utente convenzionale) e non in immissione come nel metodo
incentivato. Non esistono limiti strutturali nella
produzione da FER dato che la rete non è toccata se non in prelievo e per differenza tra ciò
che si produce e ciò che si consuma. La potenza
impegnata del servizio reti di Terna viene drasticamente abbattuta se si massifica tale tecnologia
e pertanto resta nella disponibilità della rete tutta
la potenza prodotta da FER. Infatti chi già possiede un impianto con Riutilizzatore può chiedere il dimezzamento della potenza impegnata
contrattualmente ENEL dato che il fattore potenza è gestito dalla macchina con pacco d’accumulo e non dalla rete. Tale prospettiva contribuisce
ad aumentare la stabilità della rete stessa e a
tenere la riserva terziaria come supporto addizionale di stabilizzazione.
L’utente finale che utilizza tale tecnologia riceve
più servizi del classico impianto d’immissione
dato che mantiene la continuità anche in assenza della rete stessa in caso di blakOut. Mantiene
la stabilità dei parametri interni e non sottostà a
tutti quei disturbi (microinterruzioni- Spike di
rete – Radiofrequenza- Cariche elettrostatiche )
normalmente presenti in rete.
L’obbiettivo che ci vogliamo porre nella massificazione delle FER è quello attraverso questa innovativa tecnologia di raggiungere prima degli
altri il tetto stabilito dalla UE e mantenere tutti
i parametri di stabilità e convenienza attraverso
la creazione di un Elettrodomestico (Riutilizzatore Elettronico di Energie Ecocompatibili)
che gestisce l’energia in un domestico o minirete attraverso la sinergia tra FER e rete stessa.
Un obiettivo ambizioso che però è tecnicamente raggiunto; quello che bisogna perfezionare è
naturalmente la facilitazione economica che ne
consenta una massificazione veloce e quindi una
produzione che abbatta i costi della macchina.
Una mini centrale di produzione di energia che
in modo sinergico coopera con la rete.
Quindi, Dr.ssa Romano, sarebbe opportuno che
lei informi il Sig. Ministro dello Sviluppo Economico che si possono raggiungere tutti i risultati auspicati mettendo daccordo tutte le parti in
causa cambiando a costo zero la metodologia di
produzione. Inoltre per gli impianti già in uso
col sistema classico esistono dei Kits di adeguamento alla nuova metodologia a costi minimi.
Naturalmente sono a vostra disposizione per ulteriori approfondimenti anche con il nostro Staff
di produzione per avere una pianificazione nella
produzione della macchina”.
La Rai e la grande stampa lasciano fuori da molti anni giornalisti ed opinionisti siciliani
Da “Politicamente scorretto” di Di Luciano a Tomassini
ad Amato e Santuccio, è tutto un proliferare di libri
di CORRADO CARTIA
Parlare di attualità politica è,
ormai, del tutto tempo perso:
Enrico Di Luciano nel suo
ultimo libro ”Politicamente
scorretto” fa un salto nei giorni degli ideali senza politica
quando, appunto, venne la
politica senza ideali”. Veronica Tomassini, una vera scrittrice prestata al giornalismo.
ma non per questo meno incisiva e narratrice provetta, critica spesso i momenti deboli.
Anche Sestastiano Amato meriterebbe colonne e colonne di
Soluzioni de “Siracusani famosi, di quale comune?”
(a pag.19)
Sebastiano Lo Monaco è originario di Floridia (SR)
Anna Valle è originaria di Lentini (SR)
Gianfranco Randone è originario di Francofonte (SR)
Margareth Madè è vissuta a Pachino (SR)
Giorgio Calabrese è originario di Rosolini (SR)
giornali per i suoi studi sulla
poetica dell’opera di GIanni
Ritsos, lui che già, da compagno di classe nella III A
del Liceo Gargallo, parlava
in greco con il prof. Aleardo
Rametta, oggi presidente della
Società Siracusana di Storia
Patria, spesso a colloquio con
le colombe dell’Antico Caffè
Centrale a Piazza Archimede
a sognare un mondo migliore.
Per non parlare di quel gioiello storico che è il libro di
Salvatore Santuccio, ”Governare la città”, in cui si possono
apprendere tante nozioni su
Siracusa come le ”casine”, che
non sono ciò che pensate tutti,
ma dei veri e propri centri di
assistenza sanitaria. Che dire
poi di Jean Luc Rous, che
ci regala “Un Diacono”, quale
percorso di lettura sul ”Seppellimento di Santa Lucia” del
Caravaggio, per i tipi di Erica
edizioni, una vivace e preparata azienda multimediale con
tanta voglia di fare.
Ormai si è chiaramente sco-
perto che Berlusconi prende
in giro gli Italiani e i Siciliani
soprattutto. Scherza con la politica, la usa come se fosse una
bambola, come cantava Patty
Pravo. Basta leggere l’ultimo
volume di Bruno Vespa, “Il
Cuore e la Spada”, 800 pagine
di coedizione Eri-Rai-MondadorI, esempio di ulteriore
connivenza pubblico-privatoindividuo, per rendersi conto
che ormai Silvio Berlusconi ha
ia sua vespa come suo portavoce segreto e personale, tanto che lo segue in tutto e per
tutto e gli stampa pure i libri,
prendendosi anche i cointributi economici della Rai con
la ERI! Vespa scrive e documenta e Berlusconi proclama !
Ma non ci riesce, per fortuna,
perché ha dei cani bastardi al
guinzaglio, non certamente di
razza: vedere infatti a pagina
177 di quest’ultimo libro di
Vespa per rendersi conto come
un fatto storico del 1924, definito “processo di pacificazione”, viene oggi rilanciato dal-
lo stesso Berlusconi per dare
linfa alla propria maggioranza, che fortunatamente è fatta
da cani non di razza, sennò,
a questo punto, saremmo tutti
sul lastrico più di quanto non
lo fossimo già!
Allora, basta con Berlusconi,
almeno per chi ha scoperto inghippi e nefandezze ma che ha
perso anche la voglia di leggere e sentire i vari Feltri, Belpietro, Sallustri, Bechis, Giannini, Parenzo, Diagonale, Floris,
Lerner, Annunziata, Maria
Teresa Meli, Lussana, Sorge,
Ferrara, Napoletano, Bocchino, Sacconi, Lupi, Cicchitto,
Bondi, Bonaiuti, Gasparri , La
Russa…, tuttI complici protagonisti di una società dell’Informazione privata e pubblica
che lascia fuori, da molti anni
ormai, giornalisti e opinionisti
siciliani da ogni trasmissione
e dibattito, che mira solo a
farsi assegnare consulenze e
ospitate retribuite e a portarlo
bunga-bunga ad Arcore! Peccato, era un bel pianista!
Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011
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PIRCESCO CABARET
THE “SPY” (la spia) 1
- Hallo. How are you?
- Che fai, Fabrizio, parli in inglese con me
che ti conosco da quando sei nato?
- Beh, sai, dopo tanti anni...
- Va bene, va bene. Dimmi, cosa ci fai in
Italia?
- Beh, sai, per ora guardo, osservo.
- Cosa ti ha spinto a lasciare l’Inghilterra
tua seconda patria?
- FBI!
- Cosa?
- Beh, sai! Qualche pendenza.
- Donne?
- Uomini.
- Fabrizio, anche tu?
- Cosa hai capito? Uomini e donne.
- Questione di corna Fabrì?
- Anche, ma all’inizio solo CIA. Immagina
che una notte ero appostato sul tetto della
mia “car” e fotografavo con lo zoom a raggi infrarossi due in atteggiamenti hmm...
lascivi. I passanti, spioni, tutti lì a dire:
SPY! SPY! Altre volte cercavo di registrare qualche codice segreto nelle banche e
loro tutti lì a dire: SPY! SPY! Ormai mi
ero abituato e non facevo più caso quando
dicevano: SPY! SPY!
Un giorno ero nello spiazzo vicino al ca-
stello della regina, stavo collocando l’attrezzatura quando all’improvviso arriva
uno e... mica urla come gli altri SPY! SPY!
No! Questo mi chiede gentilmente:
- Are you a SPY?
- Preso alla sprovvista ho risposto:
- Se sono una spia? Certo certo. Yes, Sir.
Can I help you?
- Yes, puoi aiutarmi!
Ha sbottonato la giacca, mi ha mostrato il
distintivo e ha detto: FBI! Ho dovuto abbandonare tutta l’attrezzatura.
Scap-pa-re!
Francesco Pira
SIRACUSANI FAMOSI
DI QUALE COMUNE?
Sebastiano
Lo Monaco
(attore)
è originario
di?
____________
QUANTO SEI BRAVO IN ITALIANO?
sottolinea il verbo giusto in ognuna delle seguenti frasi:
1) Quella ingiusta legge è stata finalmente abolita annullata abrogata.
2) Prima di esporre la propria opinione, l’oratore confutò negò ricusò le altre.
3) Marco, durante il viaggio in Africa, ha assunto contratto preso la malaria.
4) Devo compilare redigere completare il modulo di partecipazione al concorso.
5) Riscuoto percepisco incasso uno stipendio appena sufficiente ai miei bisogni.
6) Il medico ha prescritto intimato imposto al paziente una terapia antibiotica.
7) Il contadino sta strappando eliminando estirpando le erbacce dell’orto.
Anna Valle
(attrice)
è originaria
di?
____________
SUDOKU
Gianfranco
Randone
(cantante)
è originario
di?
____________
Margareth
Madè
(attrice)
è originaria
di?
____________
Giorgio
Calabrese
(nutrizionista)
è originario
di?
____________
soluzioni a pag 18
20
Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011
L’assessore al Turismo e Spettacolo Salvo La Rosa: “Sono venuti da tutta la provincia”
Dopo il successo del Carnevale Melillese appena concluso
il Comune propone il bis con quello d’estate il 9 luglio
di ALESSANDRA PRIVITERA
Si è conclusa nella notte tra
martedì 8 e mercoledì 9 marzo la 53a edizione del Carnevale Melillese.
Soddisfatti il sindaco, dott.
Giuseppe Sorbello, e l’assessore allo sport, turismo e spettacolo, ing. Salvo La Rosa, il
quale ha affermato: «Le nostre attese hanno trovato ampia soddisfazione. Abbiamo
dimostrato che il calendario,
fitto di eventi, ha richiamato
a Melilli moltissimi abitanti
della provincia oltre che dare
allegria a tutti i Melillesi».
Re Carnevale, infatti, ha preso possesso del paese ibleo
giovedì 3 marzo sfilando tra
un corteo di maschere colorate fino in piazza San Sebastiano, dove ha fatto seguito
la sfilata dei carri allegorici di
categoria A: politica, cultura,
costume e società sono stati
i temi prediletti dai maestri
della carta pesta melillesi. E
nelle giornate successive, a
partire dal primo pomeriggio,
è stato un susseguirsi di gare
tra i gruppi in maschera e i
carri di categoria B.
Una tradizione, quella della
cartapesta a Melilli, che si
tramanda di padre in figlio:
vincitori e vinti a parte, tutti
i carri allegorici hanno dato
la possibilità di godere di un
meraviglioso spettacolo di
colori, luci e movimenti dei
pupazzi che hanno preso vita
quasi fossero animati.
Una sei giorni di festeggiamenti non stop, insomma,
durante i quali non è mancata
l’animazione con il concerto degli Alì Babà, il gruppo
brasiliano itinerante, la banda
comica A rattarola: sei giorni
che hanno visto, secondo le
dinamiche del capovolgimento della realtà, donne trasformarsi in uomini, adulti tornare bambini, grandi e piccoli
vestirsi delle maschere più in-
consuete e originali.
E il prossimo appuntamento è
a sabato 9 luglio per il Carnevale Melillese in versione
estiva.
Problemi condominiali, l’esperto risponde
I bambini giocano a palla nel cortile condominiale
e una signora, se la sfera le arriva vicino, la taglia
Abito in un condominio che possiede un ampio cortile. Durante il pomeriggio, dalle 17 alle 20, sono permessi i giochi per i
bambini.
Un giorno mi sono ritrovato mio figlio in lacrime poiché aveva
invitato un compagno di scuola che, ahimé, è stato cacciato da
una signora del condominio perché lui non ne faceva parte; aggiungo che sono ragazzini di dieci anni che giocano solamente a
pallone e che non hanno creato nessun danno.
La signora priva anche l’uso del pallone e se per caso dovesse
arrivare vicino al suo balcone ne approfitta per tagliarlo.
La mia domanda è: come mi devo comportare? Posso fare qualcosa?
Vincenzo Pipitone
Così come Lei ha formulato la domanda, è certo che il regolamento
condominiale prevede la possibilità di utilizzo da parte di tutti i
ragazzi di vari giochi all’interno del cortile.
L’articolo 1117 del Codice Civile elenca tutte le parti comuni del
condominio, il cortile è parte comune. La signora non può vietare
ai ragazzi di giocare a palla. Nè tanto meno può chiedere l’allontanamento dei compagni non residenti. Ancor meno può commettere
atti punitivi nei confronti dei ragazzi.
Alla sua domanda come comportarsi, Le suggerisco di rivolgersi
al suo amministratore perché venga rispettato il regolamento condominiale e nello stesso tempo invii una lettera raccomandata alla
signora chiedendo il rimborso del costo del pallone tagliato.
rag. Roberto Gionfriddo
Il cagnolino di una condomina urina sul balcone sopra il mio
mettendomi in condizioni di non poter stendere la biancheria
Da un anno a questa parte, i condomini che abitano sopra di me
hanno comprato un cagnolino che continua a fare i suoi bisogni
nel balcone; l’evento sgradevole è che la sua urina gocciola sulla
mia balconata, mettendomi in condizioni di non poter stendere
la biancheria.
Ho provato con cortesia a parlare con i proprietari, ma loro non
hanno preso alcun provvedimento. Come devo comportarmi?
Maria Lombardo
Si rivolga immediatamente all’amministratore chiedendogli di
convocare una assemblea urgente in quanto la condomina che
abita sopra la sua abitazione non ha provveduto ad eliminare il
fastidio che le arreca. Il condominio può agire in giudizio per ottenere la cessazione delle immissioni causate dal cane che Le arrecano un danno, limitando l’uso del suo balcone per poter asciugare la biancheria. Tale situazione è sanzionabile dall’art. 2052
del codice civile, provando la responsabilità del proprietario del
cane a non aver usato la comune diligenza alla custodia dell’animale. Questo, sempre che il regolamento del suo condominio non
preveda già una limitazione alla tenuta degli animali domestici.
rag. Roberto Gionfriddo
Il rag. Roberto Gionfriddo
risponde ai vostri quesiti
sulle problematiche condominiali.
Potete scrivere all’indirizzo e-mail:
[email protected]
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