“Quarto polo, a luglio sapremo A Siracusa non più di 2 Facoltà”
by user
Comments
Transcript
“Quarto polo, a luglio sapremo A Siracusa non più di 2 Facoltà”
Anno III - n. 5 • Quindicinale di fatti e opinioni • Reg. Trib. di Siracusa n°1509 del 25/08/2009 • e-mail: [email protected] • direttore: Franco Oddo • vicedirettore: Marina De Michele edizione online: www.lacivettapress.it € 0,70 Venerdì 11 Marzo 2011 prossima uscita 25 Marzo RIVELAZIONI A GONFIE VELE PORTO AUGUSTA “Ti assumo ma devi lavorare dalle 9 alle 21” Tutti gli affari della ministra Prestigiacomo Agganciarsi alla rete dei Paesi MEDA PAG.6 PAG. 5 (De Michele) PAG. 8 (Totis) Meloni: “Una Commissione sta lavorando. Resterà Architettura e un’altra da scegliere” “Quarto polo, a luglio sapremo A Siracusa non più di 2 Facoltà” La ferita dei non amati pag. pag. 17 17 (Randone) (Randone) “La nuova Università si articolerà attraverso otto facoltà, quattro collocate a Enna, due a Ragusa e due a Siracusa. Il budget di cui dispone il Consorzio Archimede non ci permette di avere più di due facoltà in città. Una di questa sarà certamente Architettura, con i suoi corsi di laurea, la seconda ancora non è stata individuata”. Pag. 9 (Di Mauro) Fermo l’hotel superlusso ex Poste Acqua Marcia vende i gioielli Fenomeno evidente in tutta la Sicilia orientale, specie nella nostra provincia. PAG. 11 (Pantano) Meglio i libri Da Di Luciano a Tomassini, Amato, Santuccio, è tutto un fiorire di libri. PAG. 18 (Cartia) 12 domande Quasi in tutti i comuni della provincia i cantieri di lavoro sono già partiti, solo nel capoluogo ci sono ritardi anche perchè il CPI non ha ancora fornito l’elenco dei disoccupati. Visentin Festa pag. 3 Nella foto, il Des Etrangers. I Caltagirone starebbero alienando anche il Miramare. “A Farmacia si continua ancora a gettare sostanze nei lavelli” Concluse le indagini preliminari sulla vicenda dei laboratori inquinati che hanno provocato morti e malati di tumore a Catania. Il processo a breve. L’avvocato Terranova: “Chiediamo giustizia”. Una studentessa: “Lavoriamo ancora nel vecchio laboratorio di Farmacia. Ogni postazione è munita di un lavandino che spesso viene scambiato, anche da alcuni professori, come scarico di sostanze che dovrebbero essere smaltite per la loro pericolosità e non usiamo nemmeno mascherine”. PAG. 4 (De Michele) I progetti Berlusconi Cantieri di lavoro A Siracusa ritardi PAG. 4 Erosione coste Acqua dei rubinetti non potabile, si dovrebbe pagare la metà. Il sindaco dica. PAG. 10 Divertissement Nuova rubrica Sudoku, giochi di riconoscimento, esercizi di bravura e tanto altro ancora. PAG. 19 Bombe nel ‘43 57 vittime Le associazioni Anvcg e Lamba Doria ricordano un luttuoso evento bellico. PAG. 7 (Cimino) Centrale solare: “Visite da tutto il mondo” pagina pagina 77 (Privitera) (Privitera) Rigassificatore Il buio oltre le bugie pagina 11 (De Michele) Carnevale Melilli Successone L’assessore La Rosa: “Sono venute persone da tutta la provincia”. PAG. 20 (Privitera) Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011 3 Andrea Corso: “Senza politiche adeguate il turismo siracusano condannato alla stagionalità” Fermo il cantiere del mega hotel di lusso alle ex Poste Acqua Marcia vende il Des Etrangers e il Miramare di STEFANIA FESTA “La nostra classe dirigente non è pronta ad accettare le sfide del nostro territorio, che inevitabilmente sono la deindustrializzazione e il potenziamento della vocazione agricola e turistica.” Così Andrea Corso, presidente di Assoturismo di Siracusa, si esprime nel corso dell’intervista sulla situazione del turismo nella nostra provincia, altro comparto economico in grandissima sofferenza. Affermazione tra l’altro supportata, come mostra lo stesso dott. Corso, da due report di Unicredito sulle piccole e medie imprese nelle varie realtà italiane dove si evidenzia che i principali settori produttivi nel meridione d’Italia sono, per l’appunto, agricoltura e turismo. “Noi non abbiamo la vocazione industriale – continua Corso – ce la siamo inventata, ed è inutile parlare di bonifiche e riconversione. È innegabile che Siracusa un tempo sia stata uno dei più grandi poli petrolchimici d’Europa, ma come si può pensare che un governo a trazione leghista voglia investire milioni di euro, perché di questo si tratta, per potenziare il settore industriale nel meridione? Non dimentichiamo chi è il ministro dell’economia, Giulio Tremonti, un leghista.” Se sullo sviluppo industriale nutrono seri dubbi anche gli addetti ai lavori, chimici e metalmeccanici, per la ripresa dell’economia siracusana si dovrebbe quindi sperare nei due comparti produttivi più consoni alla vocazione meridionale, ma sia l’agricoltura che il turismo sembrano cedere ai colpi della crisi e alla mancanza di una vera e propria capacità decisionale della classe dirigente, locale e regionale, che cerca di risolvere il problema del rilancio turistico con l’incremento delle strutture ricettive, giudicate invece più che sufficienti dal presidente di Assoturismo. Nella relazione “Consistenza ricettiva in Sicilia nell’anno 2009” redatta dall’osservatorio regionale sul turismo, si legge che nella provincia di Siracusa i posti letto, fra strutture alberghiere ed extra alber- ghiere, ammontavano due anni fa a 7797, cifra che ovviamente non comprende gli abusivi che esistono anche in questo settore. “I posti letto presenti – afferma il dott. Corso – rispondono alle esigenze del territorio, ma c’è questa tendenza a proseguire nell’edificazione perché l’industria del mattone non si ferma, si continua a vedere il territorio come unica risorsa per produrre economia. La Regione ha recentemente esitato un bando, con dei contributi, perché si spera che sia sempre qualcun altro a risolvere il problema.” Ma i ‘qualcun altro’, i grossi investitori che dovrebbero risollevare le sorti del turismo in Sicilia, stanno dimostrando, al contrario, di voler dismettere non solo a Siracusa, ma in tutta la Sicilia. Chi, passando davanti all’ex palazzo delle poste ancora circondato dalle impalcature non si è domandato quando dovrebbe essere ultimato il mega albergo di lusso del gruppo Russotti finance? È vero che i lavori furono bloccati anni addietro per alcune irregolarità edilizie al piano superiore, e che probabilmente l’inchiesta in corso abbia fermato i lavori, ma non sarebbe del tutto errato ipotizzare che il grosso gruppo messinese stia temporeggiando prima di continuare a investire nella nostra provincia. Ipotesi che troverebbe conferma anche nel fatto che un altro grande gruppo immobiliare, Acqua Marcia, pare abbia messo in vendita il Des Etrangers et Miramare, uno degli alberghi di punta di Siracusa. Come ci fa notare il dott. Corso, chi “[…] vuole dismettere, non comincia certo dai gioielli di famiglia, ma dalle cose che si ritengono inutili. Questo è un dato che dovrebbe fare pensare, soprattutto a chi ancora insiste nel voler edificare strutture nuove pensando di creare posti di lavoro.” In effetti, i dati sull’attuale tasso medio occupazionale non è confortante: a Siracusa siamo al di sotto del 40%; il volume di affari, rispetto a qualche anno fa, è calato di circa il 25% e l’apertura stagionale sta diventando un fenomeno sempre più diffuso. Molti lavoratori non riescono a maturare i 180 giorni lavorativi per poter usufruire della disoccupazione e, in Sicilia, quasi trentamila precari devono confrontarsi con questa situazione. Che, tramite l’edificazione, il comune cerchi di fare cassa con gli oneri di urbanizzazione non sembra essere un mistero, dato il bilancio dissestato, ma così facendo non fa altro che danneggiare gli operatori presenti sul mercato. “Quando abbiamo acquistato il Grand Hotel nel 1990 – racconta il dott. Corso – il valore dell’immobile venne determinato dal piano particolareggiato di Ortigia, strumento urbanistico redatto dal comune che individuava nel centro storico solo tre grandi alberghi, l’hotel Roma, il gruppo Des Etrangers e Miramare e il Grand Hotel. Adesso ce ne sono decine. Il comune non può cambiare le regole dall’oggi al domani anche perché, di un miliardo e mezzo di euro di investimenti effettuati sul turismo negli ultimi anni, solo meno di un terzo è stato finanziato dalla Regione, il resto è opera degli investitori che, al di là di quello che dice Lo Bello, per la maggior parte sono piccole realtà. Noi abbiamo ristrutturato, abbiamo dato stabilmente lavoro, siamo presenti sul territorio da più di vent’anni e sicuramente non abbiamo lasciato fanghi di mercurio come nella rada di Augusta!” Per uscire da questa empasse, sostiene il presidente di Assoturismo, non è sufficiente presentarsi alla Bit di Berlino con ‘un consistente pacchetto di novità’, non basta fare affidamento alle attrattive architettoniche e naturalistiche presenti in abbondanza nel territorio, ma è necessario trovare soluzioni forti per vincere una perifericità che purtroppo ci caratterizza, e le difficoltà logistiche che sono sotto gli occhi di tutti. “Il collegamento Siracusa-Catania è modesto – afferma Andrea Corso, - il trasporto ferroviario è ormai inesistente e quello gommato lascia a desiderare. Supponiamo il caso che un turista si fermi a Roma e decida di farsi un giro al sud: dovrebbe percorrere la Salerno-Reggio Calabria che nella maggior parte dei casi è un martirio. È necessario rivedere il concetto di vacanza, che oggi è soprattutto fruibilità. Inutile stare a citare i grandi viaggiatori dell’Ottocento, che avevano tempo e denaro. Se non siamo attrezzati e competitivi, difficilmente riusciremo a veicolare un messaggio vincente, che deve superare anche la stagionalità.” Di destagionalizzare il flusso turistico se ne parla da diversi anni, ipotizzando la realizzazione di un importante centro congressi che adesso si sta materializzando con la costruzione di piccole strutture da parte di enti e associazioni di categoria. Ma non è un controsenso, come ci fa notare il dott. Corso, parlare di destagionalizzazione mentre si reclamizza la Sicilia come ‘isola in un mare di luce’, promuovendola quindi esclusivamente come località balneare? “Anche perché – continua il presidente di Assoturismo – bisogna capire chi è il nostro target: su 100 turisti che visitano la Sicilia, la maggior parte sono italiani, dato che gli stranieri sono un 40%, e il 55% degli italiani sono siciliani che si spostano dalle varie provincie. Quindi di cosa stiamo parlando?” Al venerdì richiedi La Civetta in edicola al costo di un caffè 4 Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011 Chiuse le indagini preliminari, a breve il processo. Terranova: “Morti e malati chiedono giustizia” Una studentessa: “A Farmacia siamo ancora nel vecchio laboratorio E tutti, anche i professori, scaricano le sostanze nei lavandini” di MARINA DE MICHELE La Procura della Repubblica di Catania ha formalmente chiuso le indagini preliminari per l’accertamento dei reati a carico dei responsabili della gestione del laboratorio di farmacologia dell’Università di Catania. Un’inchiesta aperta dopo un anno di indagini a seguito della denuncia della famiglia di un giovane ricercatore, Emanuele Patanè, morto a 29 anni, probabilmente per i miasmi respirati in un laboratorio che si è meritato l’epiteto di “laboratorio dei veleni”. 38 persone, studenti e addetti al laboratorio, una decina i siracusani, si sono misteriosamente ammalati di tumore, di loro 10 non ce l’hanno fatta: tutti tra il 2004 e il 2007 hanno frequentato il dipartimento di Scienze farmaceutiche, ove gli studenti credevano di poter porre le basi per il loro futuro. L’attività della Procura ha richiesto accertamenti lunghi e complessi che hanno portato, a un anno dalla denuncia, nel novembre 2008, al sequestro dell’edificio 2 della cittadella universitaria, sede dei laboratori, e quindi alla verifica dello stato di inquinamento del sottosuolo e delle falde acquifere, contaminate secondo alcuni esposti dallo smaltimento illecito di rifiuti tossici. Insieme alla verifica dello stato dei luoghi, su richiesta di uno dei legali delle vittime, il penalista di Lentini Santi Terranova, la Procura ha anche disposto uno screening a tappeto per accertare le condizioni di salute degli studenti che, in quel triennio, hanno frequentato il dipartimento di farmacologia. Solo nel maggio 2009, quando le indagini sullo stato dei luoghi hanno escluso ulteriori rischi per la salute, è stata accolta la richiesta dell’università di dissequestrare una parte dell’immobile, primo secondo e terzo piano, e quindi ad ottobre, con la conclusione delle perizie disposte dal Gip Antonino Fallone, l’intero edificio. “Certo le sostanze tossiche nel tempo sono evaporate – commenta l’avvocato Terranova -, ma quelle morti premature e quei malati chiedono, e devono avere giustizia. Lo possiamo sperare, ora che il pubblico ministero non ha chiesto l’archiviazione del caso”. Nel processo che dovrebbe aprirsi a breve, date le risultanze del primo incidente probatorio relativo all’ipotesi di disastro ambientale, oltre agli studenti, ai dipendenti e alle loro famiglie vittime della gestione dissennata del dipartimento, sarà ammessa, quale parte offesa, la stessa Università, nonostante in un primo momento i vertici dell’Ateneo abbiano mostrato un atteggiamento di indifferenza, quando non di infastidito disappunto, per lo scalpore suscitato dalla vicenda. 13 gli indagati per i 6 capi di imputazione: dal reato di gestione di discarica abusiva e disastro ambientale a quello per turbativa d’asta, falso ideologico, omissione di atti d’ufficio. Nomi eccellenti: l’ex rettore e al momento parlamentare nazionale del Mpa Ferdinando Latteri, l’ex direttore amministrativo Antonino Domina, il direttore del dipartimento di Scienze farmaceutiche Franco Vittorio, all’epoca dei fatti a capo della commissione permanente per la sicurezza, insieme al dirigente dell’ufficio tecnico Lucio Mannino e ai 5 componenti della commissione, e così il presidente della commissione di aggiudicazione della gara d’appalto per i “lavori di rifacimento degli impianti di scarico acque reflue e meteoriche dell’edificio 12 della Cittadella” Giuseppe Virzì sempre insieme ai 3 membri della commissione. Il pubblico ministero Lucio Setola nella richiesta di rinvio a giudizio è chiaro: gli indagati, “pur essendo consapevoli della situazione di contaminazione del sottosuolo dei laboratori del dipartimento di scienze farmaceutiche che di fatto si era trasformato in una discarica abusiva, e pur sapendo che tale situazione era collegata allo scorretto versamento dei reflui delle attività di laboratorio e del possibile collegamento tra tale situazione e i ripetuti malesseri patiti dal personale in servizio, omettevano, nelle rispettive qualità e quali pubblici ufficiali, di attivarsi e/o di attivare le competenti autorità al fine di assumere i provvedimenti dovuti - quali la chiusura dei laboratori, la caratterizzazione del sottosuolo, l’adozione di misure di prevenzione e protezione per i lavoratori e di corretto trattamento dei reflui, la comunicazione della notizia di reato -, nonché agevolavano partecipavano o consentivano la stipula di una serie di contratti, sia per quanto attiene al monitoraggio e messa in sicurezza dei locali che al rifacimento dell’im- pianto fognario e di areazione, in violazione delle norme di legge sulla tutela ambientale, di fatto cercando di interrare e/o trasferire clandestinamente altrove i rifiuti e il terreno contaminato, concorrendo a gestire così il sito contaminato”; e ancora “di determinare e/o tollerare una situazione di contaminazione e inquinamento tale da provocare nei locali del dipartimento la diffusione di vapori tossici e irritanti che, per la gravità del fenomeno, per il protrarsi nel tempo e per l’elevato numero di persone esposte, configura una situazione di disastro ambientale colposo”. Secondo il pubblico ministero, proprio per ottenere l’impunità di questi reati Mannino, quale autore materiale, con il concorso morale e/o previo accordo di Latteri e Domina, consenzienti e consapevoli, ha affermato falsamente in una sua relazione, presentata al consiglio di amministrazione dell’Università, che le abbondanti perdite di liquidi nel sottosuolo dell’edificio, con conseguenti effetti di risalita d’umidità lungo le pareti ed esalazioni maleodoranti, erano dovute alla vetustà degli impianti di scarico delle acque reflue e meteoriche dell’edificio e non piuttosto all’aver gettato nelle tubature i reflui corrosivi degli esperimenti di laboratorio con conseguenti esalazioni irritanti e tossiche. Per ultimo infine, nell’atto di chiusura delle indagini preliminari, è presente anche una contestazione per le irregolarità commesse in occasione dell’aggiudicazione della gara di appalto per i lavori di rifacimento degli impianti fognari. “Già nel corso dell’udienza preliminare – chiarisce l’avvocato Terranova - si dovrà accertare con un nuovo incidente probatorio il nesso di causalità tra la situazione ambientale e le decine di morti e di ammalati per tumore tra studenti ricercatori e dipendenti. L’intenzione è quella di riunire in un unico procedimento le due indagini, quella per disastro ambientale e quella che ipotizza i reati di omicidio e lesioni colpose”. Ma qual è oggi la situazione del Dipartimento di Scienze farmaceutiche? Questa la testimonianza di una studentessa: “Messi sotto sequestro i laboratori, la facoltà necessitava di luoghi adatti per esperimenti, ricerche, dottorati e lezioni pratiche, quindi due anni fa sono state investite cifre esorbitanti per la costruzione di un edificio super moderno, nel retro del cortile, con tanto di piazzale ricreativo fornito di gazebo. Peccato che, nell’attesa di una firma per l’agibilità, i lavori sono rallentati e, come per magia, le accuse sui rifiuti tossici nel sottosuolo sono cadute con l’immediata riapertura dei vecchi spazi. Nonostante la paura si pensava che, con tutto il polverone sollevato, le norme per la sicurezza e per lo smaltimento dei rifiuti fossero finalmente rispettate. Purtroppo non è stato così. All’ingresso dei laboratori ci sono cataste di mattoni incriminati in quanto ricchi di amianto, all’interno ogni postazione di lavoro ha delle cappe per l’eliminazione dell’elevata tossicità della componente volatile delle sostanze utilizzate che non si sa quanto funzionino. Inoltre ogni postazione è munita di un lavandino che molto spesso viene scambiato, anche dagli stessi professori, come scarico di sostanze che dovrebbero essere smaltite attraverso contenitori adatti in base all’acidità o basicità dei miscugli utilizzati, ciò avviene a causa dell’elevato costo dello smaltimento di ogni millilitro di composto. Tutto è inoltre aggravato dal mancato obbligo per gli studenti dell’utilizzo di mascherine almeno durante le esercitazioni”. 31 euro al giorno (una miseria) per gli operai, più di 7.000 ai direttori, 3.500 agli istruttori In provincia avviati o in fase di avviamento i cantieri di lavoro Siracusa ritarda, il CPI non ha ancora gli elenchi dei disoccupati E ultimo arrivò il Comune di Siracusa, tra quelli della provincia il solo a non aver ancora avviato le procedure per rendere subito operativi i cantieri di lavoro. L’amministrazione si è presa tutto il tempo disponibile, compresa un’ultima proroga per l’inserimento nelle graduatorie di selezione, per consentire ai disoccupati residenti nel capoluogo di raggranellare qualche euro: poca cosa si dirà, ma pur sempre una boccata di ossigeno, e insieme l’occasione di recuperare quella dignità che, comunque la si pensi, deriva dal fare qualcosa, dal sentirsi utili, ancora capaci di contribuire al ménage familiare. Tutti i comuni aretusei hanno invece già avviato o sono in procinto di aprire i cantieri per realizzare quelle opere di pubblica utilità, su beni appartenenti al demanio o al patrimonio dei comuni stessi, finanziati nell’ormai lontano maggio 2009 grazie all’utilizzazione dei cosiddetti fondi Fas, un impegno di spesa di circa 190milioni per tutta la Sicilia, risorse intorno alle quali, per molto tempo, si è scatenata una bagarre, se non un autentico braccio di ferro tra il governatore Raffaele Lombardo e il governo nazionale che le aveva congelate e in parte dirottate per far fronte a buchi di gestione frutto di strategie economiche non sempre efficaci, checché se ne dica. Manutenzione straordinaria di edifici scolastici, interventi per migliorie nei cimiteri o in parrocchie e chiese, ampliamento delle sedi stradali, rifacimento di marciapiedi anche con la finalità di eliminare le barriere architettoniche, messa in sicurezza o realizzazione di aree ludiche e spazi a verde (la tipologia più gettonata nella programmazione, ancora tutta su carta, dell’amministrazione del capoluogo): queste le scelte per i 1073 progetti “di qualità” da avviare in 389 comuni siciliani, ciascuno beneficiario di un numero determinato di cantieri a seconda della propria dimensione, 130mila disoccupati all’opera, 20 persone per cantiere. 120 i progetti nella nostra provincia: da un minimo di due, per i comuni con minor numero di residenti, ai dodici di Siracusa. Una media di 100mila euro a cantiere con, a disposizione per effettuare le opere, dai 60 ai 100 giorni lavorativi, una paga per gli operai – se ne prevedono 164 - da 31 euro giornaliere che sembra, è, una miseria, ma che è sempre meglio di niente. Un’occasione, si è detto, anche per imparare qualcosa, per acquisire esperienza professionale e potersi ricollocare quindi nel mondo del lavoro, in attesa di nuove opportunità, con una diversa qualificazione, con un titolo da poter spendere. Uno degli aspetti più rilevanti di questa iniziativa a vantaggio proprio dei disoccupati, a chi è iscritto nelle liste dei Centri per l’impiego (la versione moderna degli uffici di collocamento), è infatti proprio l’obbligatorietà della partecipazione a un corso di formazione, propedeutico, organizzato da organismi accreditati dall’ente nazionale di formazione e addestramento, quindi in primis dalle scuole edili territoriali, per preparare i neo assunti, per dare loro adeguate competenze, per ridurre eventuali fattori di rischio sul lavoro. Un’organizzazione complessa, rigorosa, che prevede un rigido controllo sull’effettiva e corretta esecuzione dei lavori, anche con report fotografico sul prima e dopo, indispensabile per ottenere i finanziamenti disponibili solo a cantiere avviato e esigibili previo un meticoloso rendiconto delle spese. Quindi, di certo, un iter istruttorio impegnativo, ma a Siracusa si è andati più lenti che altrove. I decreti di finanziamento sono arrivati solo nel novembre dello scorso anno e per presentare le istanze di partecipazione al bando si è dato tempo ancora fino al 16 marzo. Tempi lunghi, troppo lunghi che hanno ingenerato in alcuni il sospetto che, dietro la cortina delle incombenze burocratiche, si sia nascosta una fitta rete di relazioni, di telefonate, di passa parola per suggerire ai propri protetti quali titoli acquisire, quali certificazioni procurare; per sistemare, come si dice, le carte. Un dubbio sempre lecito di questi tempi in cui niente sembra improntato a regolarità e trasparenza, anche se, a dover essere diviso, c’è solo un misero piatto. Gli introiti più significativi, poco più di 7mila euro, spetteranno solo ai direttori dei cantiere che si occuperanno dei lavori di completamento e sistemazione dei marciapiedi di via Maria Giuseppe Danieli e del tratto iniziale di Via Don Luigi Sturzo, e di quelli di manutenzione e messa in sicurezza dei giochi ludici dell’area a verde tra viale Santa Panagia e via Santi Amato, rispettivamente di 120 e 118 giorni, mentre per gli altri undici cantieri ai direttori andranno da un minimo di 3.500 euro (60/68 giorni di lavoro) ai 5.500 per la realizzazione della pavimentazione della piazza Marchese Loffredo di Cassibile, 94 giorni. Un trattamento economico fissato dagli stessi decreti regionali per cui la maggiore differenza dei tre cantieri detti è dovuta semplicemente al fatto che il quantum previsto per gli incarichi di direzione lavori, complessivamente come si è detto poco più di 7mila euro, verrà assegnato solo ai direttori e non ripartito, come negli altri casi, con gli istruttori cui spetta, in genere, una retribuzione tra i 3100 e i 3500 euro. Perché solo in questi tre cantieri la figura dell’istruttore non sia prevista non sappiamo, ma subito, appena si è saputo di questi progetti, del fatto che tra l’altro solo direttori e istruttori saranno nominati dal Comune con “decisione insindacabile”, seppure operata, almeno così sembra, sulla scorta di specifici requisiti e criteri di valutazione dichiarati, si è avanzata l’ipotesi che ancora una volta non si trattasse altro che di una ennesima occasione per gestire clientele e con questa stessa chiave di lettura si è anche interpretata la mancata ampia pubblica informazione sulle proroghe nel tempo concesse per la partecipazione di tutti gli interessati. E anche il centro per l’impiego è in ritardo nel preparare le graduatorie dei disoccupati. Marina De Michele Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011 5 I 50 miliardi di danno ambientale Erg si potrebbero dissolvere in soli 70/90 milioni dilazionati Tutti gli affari (e i conflitti d’interesse) del ministro Prestigiacomo Dal crack Sarplast alla miniera d’oro della nave di stoccaggio di Vega di MARINA DE MICHELE Giorgio Mottola, sulla rivista Terra, ha dedicato un ampio spazio al conflitto di interesse, anzi alle decine di conflitti di interesse che gravano come un macigno sull’azione politica del ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo. Una siracusana doc, presente nelle cronache locali per lo più per gli sporadici interventi che concede alle vicende di casa sua ma mai oggetto di una reale attenzione giornalistica, del giornalismo d’inchiesta intendo. Al di là del G8 e delle manifestazioni varie organizzate nella sua terra natia, che certo hanno dato anche respiro internazionale alla città (ma di breve, brevissima durata e limitato profitto ci sembra), di lei abbiamo letto in passato le reprimende nei confronti dei colleghi di partito, o di area che fossero, in qualità di paciera, pronta a spendere qualche parola per far cessare conflitti per l’occupazione dei posti di potere o di sottogoverno in discussione, o le parole di sostegno per un piano regolatore foriero di sviluppo e benessere per la città, e non di una colata di cemento come affermato dai malfidi ambientalisti, così come per un rigassificatore in grado di dare nuova linfa e speranze all’industria siracusana e di nessun pericolo per i residenti; e poi, ultimamente, la promessa del suo personale interessamento per cercare una soluzione all’infelice collocazione del radar del Plemmirio mediante opportuni contatti con i vertici della Guardia di Finanza (ricordiamo en passant che per la realizzazione del traliccio sono stati già spesi 500mila euro) e ancora per essere stata promotrice, in questi giorni, di incontri bipartisan “ad altissimo livello” sulle prospettive di sviluppo della provincia di Siracusa. Ma al ministro più avvenente del governo Berlusconi (ci dispiace per le altre aspiranti) si rimprovera di non aver risolto, anzi sciolto i suoi stretti legami con le aziende paterne e anche della sorella. Stefania Prestigiacomo è titolare del 21,5% della Fincoe srl con sede a Casalecchio sul Reno (Bologna), la stessa quota che detiene la sorella Maria Pia, mentre il padre Giuseppe ne possiede il 9,7%: i tre insieme hanno quindi la maggioranza assoluta di quella che è considerata l’holding di famiglia. La società ha in portafoglio il 99% della Coemi di Priolo Gargallo, SpA che opera in vari settori di attività e che ha tra i clienti l’Enel, l’Erg Raffinerie Mediterranee, l’Isab Energy, l’Air Liquide, l’Esso Italiana, la Sasol, la Snam Rete Gas di Messina e l’Enel Produzione di Termini Imerese. La Coemi controlla inoltre per il 59,1% la Vetroresina Engineering Development (Ved), sempre di Priolo, che Editrice Associazione Culturale Minerva Viale Teocrito, 71 - Siracusa Reg. Trib. di Siracusa n°1509 del 25/08/2009 e-mail: [email protected] Direttore: Franco Oddo Vice direttore: Marina De Michele Redazione, Amministrazione: Viale Teocrito, 71 - Siracusa Pubblicità: cell. 333.1469405 Stampa: Tipolitografia Geny Canicattini Bagni (SR) Telefax: 0931.946013 per il 22,5%, è di proprietà del Gruppo Sarplast spa (Priolo), di cui Giuseppe Prestigiacomo ha il 6,29%. Sono aziende che non hanno una storia immune da pecche come la rete elenca dettagliatamente. Vicende di bancarotta fraudolenta (un debito della Sarplast di 51 milioni di euro reclamato da 957 creditori); indagini per incidenti e malattie che hanno colpito i dipendenti, o malformazioni dei figli, per le quali il sostituto procuratore di Siracusa Maurizio Musco ha chiesto un rinvio a giudizio per lesioni colpose; procedimenti aperti che riguardano la gestione non corretta dei rifiuti industriali. Una situazione così complessa e “conflittuale” che ad interessarsene c’è stato anche Michele Santoro con un’inchiesta che fino a qualche tempo fa si dava per certa ma chissà perché non si è mai vista. E sotto accusa anche gli interventi del Ministro. Qui la casistica si allarga a ventaglio e a citare tutte le contestazioni si rischia di dimenticarne più di una. Tra i casi più discussi, e per noi interessanti, lo spoyl sistem messo in atto nei confronti della Commissione IPPC (Integrated Pollution Prevention and Control), preposta all’istruttoria tecnica relativa al rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, di competenza statale, per circa 200 tra le maggiori aziende produttive italiane, e che si occupa anche dei limiti alle emissioni di gas serra in base al protocollo di Kyoto e di quelle di biossido di carbonio previste dal pacchetto ‘clima-energia’ del Consiglio d’Europa. Il ministro Prestigiacomo ha infatti “con sospetta solerzia” rimosso per “scarsa produttività” i 21 membri della commissione (che hanno presentato ricorso vantando indiscusse capacità tecniche e il notevole lavoro svolto: 78 istruttorie chiuse in un anno) e nominato persone tali da far scatenare una bagarre perché considerate inidonee a ricoprire incarichi così delicati. In particolare è stata contestata la nomina come neopresidente dell’ingegnere Dario Ticali, di 33 anni, ricercatore all’università privata Kore di Enna, esperto in pavimentazioni stradali, il quale, come suo primo atto, ha scelto, tra i 23 membri della Commissione, in qualità di referente proprio per la questione più spinosa, quella dell’istruttoria per l’Aia all’Ilva di Taranto, tal ingegnere Bonaventura Lamacchia “dal fluviale curriculum di grane giudiziarie”. Lo scandalo fu tale che il ministro sarebbe stata costretta a revocare le nomine ma i dati sul sito del ministero non sono aggiornati. Curiose anche le modalità con le quali la Prestigiacomo ha cercato di sgravare le aziende di famiglia da pesanti fardelli. Del ministro il giornalista Stefano Liviadotti ricorda che il 6 settembre del 2001, nella qualità, allora, di Ministro delle Pari opportunità segnalò al collega di Forza Italia Giuseppe Vegas, sottosegretario al Ministero dell’economia e finanze, il problema “urgente” degli abitanti delle province di Siracusa Ragusa Catania colpite dal terremoto del dicembre 1990. Il ministro chiedeva al collega una proroga per i tributi e i contributi relativi al triennio 1990-92, sospesi per il sisma, che si sarebbero dovuti versare entro il successivo 30 settembre. Un interesse sentito: “il problema mi coinvolge personalmente” scriveva. Detto fatto: con il decreto 355, tra alcuni provvedimenti sul lavoro e altri sulle pensioni, come da richiesta, passava anche la proroga al 28 dicembre 2001. Ma, rileva il giornalista, non solo seguivano altri due rinvii, bensì anche più opportuni aggiustamenti. In occasione della finanziaria, nel maxi emendamento in cui tornavano anche i condoni vituperati dal ministro Tremonti, all’articolo 9, comma 17, si stabiliva che il dovuto avrebbe potuto essere condonato con solo il 10% di versamenti e che era possibile una rateizzazione dei pagamenti se la cifra fosse stata superiore ai 5mila euro, stabilendo inoltre una decorrenza degli interessi dal 17 marzo 2003. La somma che i Prestigiacomo avrebbero dovuto versare sembra si aggirasse intorno ai 6 miliardi delle vecchie lire e solo l’intervento del presidente della Repubblica, allora Carlo Azeglio Ciampi, impedì che passasse anche un codicillo con cui si prevedeva l’esclusione della punibilità per i reati tributari e per quelli commessi per eseguirli e occultarli. Un’occasione persa per i Prestigiacomo coinvolti dopo il crack della Sarplast in un’indagine per bancarotta fraudolenta perché, secondo i giudici, “la società ha compiuto atti diretti a frodare le ragioni dei creditori ed ha occultato l’attivo”, decine di miliardi finiti alle controllate estere o usati per pagamenti preferenziali alle banche amiche. Nella vicenda coinvolta anche la Stefania in qualità di socio di maggioranza, ma non perseguibile perché non titolare di incarichi esecutivi e senza responsabilità diretta in relazione al reato di lesioni colpose perché, come ha raccontato lei stessa al “Sole 24 Ore”, prima di lasciare l’azienda era un dirigente senza rappresentanza. Ma secondo il giornalista Giorgio Mottola gli affari di famiglia si sarebbero via via “risollevati” grazie a proficui accordi con Eni, Agip, Erg, Esso, Edison: “clienti per la Prestigiacomo imprenditrice ma società da controllare per la Prestigiacomo ministro”, aziende le cui sorti sono legate alla concessione o meno dell’autorizzazione integrata ambientale da parte del ministero dell’ambiente o più propriamente proprio di quella commissione tecnica falcidiata con mano pesante dalla Prestigiacomo e rinverdita con persone a lei molto vicine non solo politicamente ma proprio geograficamente. Un’occasione d’oro per la società Coemi (la controllata di Fincoe nel cui cda, ancora nel 2009, è presente Stefania) in consorzio con altre nove società siracusane, è senz’altro stata la commessa per la riconversione della nave di stoccaggio della piattaforma Vega alfa (la più grande piattaforma petrolifera fissa off-shore realizzata in Italia, di proprietà Edison per il 60%, in qualità di operatore, e Eni per il 40%, posizionata a 12 miglia dalle coste di Pozzallo (RG) a servizio di un campo di 20 pozzi da cui si estraggono circa 40 mila barili di greggio al giorno, 55,5 milioni dal 1987 fino ad oggi, e che si stima possano produrne ancora circa 12 milioni). Avviata a rottamazione la Vega Oil, il galleggiante d’appoggio per l’immagazzinamento del greggio estratto, ormai inservibile, il Consorzio CEM (Construction, Erection and Maintenance) si è aggiudicato (insieme alle messinesi Naval Team Service e Studio Tecnico Navale di Antonino Russo) la gara indetta dall’Edison per la fornitura e la sostituzione dell’FSO ed ha acquistato, divenendone l’armatore e il futuro noleggiatore ad Edison stessa, la tanker Leonis della Fratelli d’Amico, dalla capacità di 110mila tonnellate, costruita nel 1994 dalla Fincantieri ad Ancona e passata nel 1996 da Finmare a Fratelli d’Amico per circa 41,5 milioni di dollari. Il contratto per il noleggio e la gestione operativa, di durata decennale, frutta alla Cem oltre 20 milioni l’anno. Ma i malevoli dicono anche che il rapporto con i clienti da controllare non si fermino solo agli affari di famiglia e che le carezze arrivino anche, spesso, dall’attività politica del Ministro. Fa ancora molto discutere il “condono ambientale” nascosto nelle pieghe della legge 13 del 2009, grazie alla quale aziende come Erg ed Eni possono sottoscrivere «accordi transattivi» per risolvere senza troppi danni la questione delle bonifiche dei siti inquinati. Solo due numeri: una recente sentenza del Tribunale di Torino ha pesantemente sanzionato l’ENI condannandola a pagare 1.833.475.405,49 euro per disastro ambientale determinato da decenni di veleni nel Lago Maggiore dello Stabilimento di Pieve Vergonte: qualche soluzione si troverà; oppure i supposti 50 miliardi di danno ambientale dell’Erg si potrebbero dissolvere in soli 70/90 milioni di euro dilazionati in 10 anni senza interessi e con la possibilità di effettuare compensazioni con eventuali investimenti della Erg sul sito inquinato, cioè si fa risultare che la Erg investe 90 milioni di euro in impianti non inquinanti, che so: un rigassificatore, e così non deve più nulla a nessuno. Dunque problemi che riguardano il nostro territorio e dovremo riparlarne, così come di molto altro. Il tombino sulla strada di Tremmilia più pericoloso per le transenne spostate dall’acqua e dal vento 6 Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011 Inquietante testimonianza di un giovane siracusano alla ricerca di una nuova occupazione “Nei colloqui la solita solfa, promesse di gloria e denaro poi la richiesta: però bisogna essere operativi dalle 9 alle 21” di MARINA DE MICHELE In Sicilia il 40% dei giovani è disoccupato (il 29% in Italia), i giovani sotto i 24 anni rappresentano il 30% della popolazione siciliana: il futuro dell’Italia costretto a cercare una sponda all’estero, migranti “colti” che cercano di dare un senso ai propri studi altrove e lasciano spazio a chi viene d’oltremare per trovare nel Belpaese solo un po’ di pace e un qualsiasi lavoro per mantenersi dignitosamente. Flussi in uscita e flussi in entrata, una corrente vorticosa che rischia di cambiare radicalmente il volto odierno dell’Italia, della Sicilia. Statistiche e numeri che lasciano in penombra i sentimenti di sfiducia rabbia rassegnazione di chi vede frantumarsi sogni e speranze. Illusioni… come quelle di chi ha anche creduto nella modernità, nelle nuove parole d’ordine: flessibilità e mobilità, che non ha visto, non ha voluto vedere, nei nuovi mercati che si aprivano, nel terziario avanzato, nell’apoteosi dei centri commerciali, nella miriade dei call center, l’obbrobrio dello sfruttamento di sempre. Nuove forme, nuove lusinghe, altre promesse ma sempre, immutabile, la logica del profitto che, per essere tale, non può che privilegiare una sola parte, quella di chi ha le leve del comando, di chi sa fiutare l’odore dell’affare, che sa, lui sì, come far girare i propri soldi, dove investire, quando uscire dal mercato, come riposizionarsi altrove. Come usare la merce lavoro, i nuovi schiavi che non avranno mai certezze, che non avranno mai una pensione, a cui oggi, passo dopo passo, sono sottratti tutti i diritti, che presto vedranno la fine del cosiddetto stato sociale. Seguiamolo, uno di questi giovani pieni di belle speranze, uno che ha presto capito il gioco e non si è sottratto, non ha potuto sottrarsi al sistema, non ha detto di no ai meccanismi del favore, della raccomandazione, della clientela ma che, pur tuttavia, ne ha provato disgusto, schifo. Ma si sa: il lavoro nobilita l’uomo. “Io, raccomandato. Dopo 5 anni in un negozio di elettronica, come tanti altri, mi sono ritrovato senza più niente, a svegliarmi, il giorno dopo, e a chiedermi “E ora che faccio?”. Una famiglia, un mutuo trentennale, le rate della macchina da pagare: il tempo un nemico. Il primo passo, gli assegni di disoccupazione: la richiesta ai primi del dicembre 2010, i primi versamenti a febbraio 2011, e meno male che da parte avevo messo qualcosa! Il passo successivo è stato quello più ovvio: cercare un lavoro. Sì, ma quale? Mi sono iscritto nelle liste dei cantieri regionali dove si accede tramite graduatorie dai parametri non tanto chiari, ho iniziato a mandare diverse tonnellate di Curriculum vitae a tutte le ditte interinali possibili e immaginabili, fra cui Infojobs, forse la più seria. “Ho fatto qualche colloquio, tra questi quello con il Capo Area Sud di Piazza Italia che, per la mia esperienza quinquennale nei centri commerciali, mi ha contattato per un colloquio diretto, saltando le normali procedure selettive. Il posto in que- stione era per Store Manager, ovvero Direttore di un negozio Piazza Italia. Dopo la classica doratura della pillola, farcita di termini tecnici e promesse di gloria e denaro, mi è stato detto che però fare il Direttore richiedeva sacrifici, molti sacrifici. Certo, non era scritto nei requisiti ma il lavoro è sacrificio”. Ma quale sacrificio? “Lavorare il fine settimana, dare la propria disponibilità su tutto il territorio nazionale, essere operativi dalle 9 alle 21. Un attimo, qualcosa non torna, 12 ore al giorno? “Vede – mi ha risposto -, le ore lavorative di un Full Time sono 40 ma, come potrà ben capire, un Direttore non può stare in negozio solo 6 ore e mezzo come un commesso. Ha la responsabilità dei turni, delle cas- se, del magazzino. Quindi chiediamo al Direttore un piccolo sacrificio per il bene del negozio e comunque le rimarrebbe sempre il giorno libero”. Ero confuso, perplesso: da incoscienti dire di no, da disperati dire di sì. Ho chiamato un amico che ha vissuto questa esperienza: è così – ha confermato - chi entra in quell’ambiente deve essere consapevole di rinunciare a qualsiasi tipo di vita sociale, il telefono squilla in continuazione, le lavate di capo dai superiori e le umiliazioni non si contano. È vero: nessuno ci obbliga a fare un lavoro ma perché dovrebbe vincere la logica delle tante aziende, soprattutto nella grande distribuzione, che preferiscono assumere un dirigente e farlo lavorare per tre piuttosto che stipendiare altre due persone? “Ho rifiutato anche un posto per il futuro Brico Center che nascerà dalle ceneri del vecchio Romano Legno mercato, all’Auchan di Melilli: proposte irricevibili per me. Poi è arrivata la chiamata da Infojobs, solo poche ore dopo aver lasciato lì il mio curriculum, per un colloquio selettivo: una gara di velocità dove, in un minuto e mezzo, bisognava ricopiare su un foglio apposito il maggior numero delle combinazioni di lettere poste in un primo foglio tenuto dapprima nascosto e aperto dopo il segnale, sbagliando il meno possibile. Superato questo primo esame, c’era quello di logica, molto simile a un’enorme settimana enigmistica, e infine il colloquio con lo psicologo, per ve- dere se ero un tipo socievole, motivato, ecc. ecc. Ce l’ho fatta: tutti e tre i quiz superati e, finalmente, il colloquio finale con il futuro Direttore e il Capo Area. Qui la classica minestra aziendale riscaldata, mi hanno spiegato le mansioni, abbiamo parlato di retribuzione. Dopo un “iniziale” contratto a tempo determinato di 2 mesi, Full Time, le posizioni di tutti i dipendenti sarebbero state riviste o confermate in base all’andamento del negozio. Dunque c’era la possibilità che il contratto si trasformasse in Part Time a circa 650 euro al mese o che non fosse proprio rinnovato. “Quando sono stato assunto da... – il nostro jobman non vuole si citi il centro commerciale perché, dice, non avrebbe un euro per difendersi - nel 2005, in pieno periodo natalizio, tutti e 55 i dipendenti iniziali sono stati assunti con contratto Full Time per 3 mesi. Passati i 3 mesi, passate le feste natalizie, 5 dipendenti sono stati mandati a casa e degli altri solo una decina ha ottenuto il contratto a tempo indeterminato. Per i rimanenti solo contratti di apprendistato per 4 anni o a tempo determinato per 6 mesi. “Ormai me ne sono convinto: questo dei Centri Commerciali è un falso impiego. Troppo spesso le saracinesche dei negozi si riabbassano dopo qualche mese o pochi anni dall’apertura (vedi Carrefour) o i dipendenti vengono licenziati in massa (vedi Conforama). Meglio allora starsene con gli assegni di disoccupazione perché tanto la miseria è la stessa. “Ti presento io che posso far entrare 30 persone perché ho fatto un favorone al dirigente” Quello che ha le mani in pasta: “Le promesse ormai non servono Io ti faccio assumere e tu e la tua famiglia mi dovete votare” “Ovviamente ho percorso anche l’altra strada, quella classica, quella italiana: quella della raccomandazione. Molti amici o conoscenti, prima disponibili, hanno poi cambiato idea; altri hanno promesso un posto all’Outlet, allo Sheraton a 5 stelle “che aprirà presto”, presso un famoso Call Center di Siracusa. A uno di loro devo poi la più esaustiva spiegazione su come funziona da noi, ma credo dappertutto, la fabbrica del voto. Mentre lo accompagnavo per la città nei suoi frenetici contatti - è una persona molto in vista in tutta la provincia, ha le mani in pasta nel commercio siracusano e amici influenti alla Regione - mi ha sciorinato il suo sapere. “Tu cerchi lavoro? Mica sei il solo: neodiplomati, neolaureati, padri di famiglia, ex galeotti, tutti cercano lavoro. E oggi l’amicizia non basta, ognuno vuole il proprio tornaconto, perché oggi il lavoro è la moneta più forte che c’è. Una volta si prometteva il paradiso, oggi si promette il lavoro. Arrivo io, che lavoro al comune, con qualsiasi carica, e mi voglio candidare alle regionali o alle provinciali o semplicemente essere rieletto, mi servono voti no? E come me li procuro?” Con i soldi? “No, ma mi segui o no? Se ti prendono coi soldi in mano, con le banconote segnate, sei finito. Con il voto! Ma il voto non si ottiene con le promesse, ormai nessuno ci crede più: tutti vogliono cose concrete, vogliono un lavoro per sé o per un familiare. Io ti faccio assumere, va bene, ma tu e tutta la tua famiglia mi dovete votare. Per una persona che lavora, ci sono dietro almeno 10-15 voti.” Pochi! “Ma tu devi pensare in grande. Sai con quanto si vince o si perde un’elezione? Con 200 voti di scarto al massimo. Hai presente l’Outlet che deve aprire? Ti piacerebbe lavorare là?” Certo che mi piacerebbe, ma è bloccato, non aprirà mai. “Ecco, sai quanti posti ci sono dentro l’Outlet? Da 500 a 1000, moltiplicali per 10 e hai 10.000, 15.000 voti, e diventi segretario provinciale del partito se non di più.” Inizio a capire, ma perché non apre allora? “Allora non capisci? Mica è solo uno che vuole ‘sti voti. Ti faccio un esempio, tu vuoi aprire l’Outlet ed io sono il tuo avversario politico nelle prossime elezioni. Vengo da te e ti dico: Avrei delle persone da far entrare lì dentro, tu le fai entrare ed io ti do l’autorizzazione a costruire. Tu mi dici di sì e si costruisce. Poi ci ripensi, ti metti d’accordo col costruttore per i fatti tuoi e mi mandi al diavolo, e allora io che faccio? ti metto i bastoni fra le ruote. Ti mando gli ispettori, e dico che la costruzione non è a norma. Magari è a norma, ma intanto ti blocco i lavori così tu perdi tempo e superi la data di scadenza, paghi la penale e perdi credibilità con gli elettori. Secondo te perché costruiscono Centri Commerciali a tutta forza? Perché così piazzi dei futuri elettori a botte di 200 300 persone per volta, poi, se chiudono, chi se ne frega, tu puoi dire di averli piazzati e per un anno o due ti sei assicurato i voti o comunque te li tieni stretti con la promessa di un altro lavoro, come la prima volta.” Sì ma la gente resta a casa, parliamo di 500 famiglie, senza contare i soldi buttati. “Che gli importa, se non possono averli loro i voti allora non li deve avere nessuno. Tutti parlano di mafia, mafia, mafia; la mafia ha tutti gli interessi ad aprire i negozi, ma non per il pizzo, nei centri commerciali non si chiede il pizzo, ormai è cosa vecchia e pericolosa, ma per le autorizzazioni, per i permessi, per le proroghe, per assumere la figlia di un carcerato, per far appaltare il servizio di vigilanza a una ditta anziché a un’altra; i mafiosi mica sono con la coppola e la lupara, adesso sono in giacca e cravatta. Soldi? L’Outlet è tutto fatto con fondi privati. Se non apre, la provincia non ha tirato fuori neanche un euro, anzi c’ha guadagnato per l’affitto del terreno e ci guadagnerà se non lo finiscono entro il termine, perché l’Outlet dovrà tirare tutto giù e pagare la penale. Devi pagare una penale di 1 milione di euro? Dammi 20mila euro e la multa si riduce a 500mila. Famiglie? Ma quando mai? Più della metà delle commesse donne sono le mogli di impiegati comunali, provinciali o statali che si annoiano a casa e vogliono fare qualcosa. Gli impiegati sono perlopiù parenti o derivati e poi ci sono le eccezioni, perché bisogna salvare la facciata.” Io sono un’eccezione quindi? “Si e no, perché ti presento io che ho la possibilità di far entrare 30 persone perché ho fatto un favorone al direttore del personale. Oh, mi raccomando, non le dire ‘ste cose in giro.” Poi è arrivato il suo amico, quello a cui doveva dare il mio curriculum. “A posto, ora devi solo aspettare che ti richiami io quando sbloccano il cantiere.” A casa sua gli ho sistemato l’antenna e il senso di nausea mi è rimasto dentro per un pezzo”. Ma questa è una storia a lieto fine perché jobman ha incontrato un “vero amico”, responsabile del personale in un’azienda: oggi lavora lì e dice, con convinzione, che da lì non lo manderanno mai via. Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011 7 Enel Archimede: “In questi mesi la struttura è stata visitata da delegazioni da tutto il mondo” “I tecnici della centrale solare stanno effettuando interventi mirati per ottimizzare l’impianto e migliorarne ancora le prestazioni” di ALESSANDRA PRIVITERA Alcune tra le principali associazioni ambientaliste (Greenpeace, Legambiente e Wwf) assieme a tre delle più importanti organizzazioni del settore delle fonti energetiche rinnovabili (Fondazione sviluppo sostenibile, Kyoto Club e Ises Italia) propongono una serie di emendamenti per migliorare il decreto che riorganizza il sistema degli incentivi alle fonti rinnovabili, garantire stabilità al mercato delle rinnovabili, l’efficienza negli incentivi e il perseguimento degli obiettivi fissati al 2020 dall’UE: tutto questo per non rischiare di vedere bloccato lo sviluppo del settore in Italia, soprattutto di eolico e solare fotovoltaico. E mentre un recente studio dell’Ires, l’istituto di ricerche economiche e sociali della Cgil, quantifica in 250 mila i nuovi posti di lavoro che, da qui al 2020, potrebbero essere creati nelle rinnovabili di contro alle 3 mila persone previste dal programma nucleare italiano per ognuna delle 5-6 centrali previste, Legambiente accusa senza mezzi termini: «Il governo vuole bloccare l’eolico, il solare e le biomasse per dare spazio al nucleare. Dopo due mesi di audizioni e confronti in Parlamento, con l’approvazione di risoluzioni da parte di Camera e Senato che proponevano correttivi al primo testo presentato dal governo, perché approvare un testo che non tiene in alcun conto queste proposte?». Non si fa attendere la risposta del ministro Prestigiacomo, secondo cui è una buona soluzione quella approvata dal governo nei primi giorni di questo marzo: in sostanza non viene introdotto il tetto degli 8 mila megawatt, si dà una sforbiciata alle incentivazioni e si riduce dal 30 al 22% il taglio al prezzo di ritiro dei certificati verdi per gli anni 2011-2015. Ma per sapere come e di quanto saranno le nuove agevolazioni bisognerà aspettare la fine di aprile per un nuovo decreto che ridisegnerà il sistema dei bonus dal primo di giugno. Fino a tutto maggio gli impianti allacciati alla rete godranno delle vecchie tariffe. Stretta anche per il fotovoltaico sui terreni agricoli: saranno agevolati solo gli impianti fino a 1 megawatt, dovranno rispettare la distanza di 2 chilometri nel caso il proprietario sia lo stesso, e la copertura dei pannelli solari non potrà superare il 10% dell’intera superficie. Intanto a Priolo Gargallo continua l’esperimento della centrale Enel Archimede, inaugurata il 14 luglio 2010, la prima al mondo ad usare i sali fusi come fluido termovettore e a integrare un ciclo combinato a gas e un impianto solare termodinamico per la produzione di energia elettrica. Abbiamo incontrato i responsabili dell’esperimento che ci hanno dato delucidazioni in merito al sistema innovativo della centrale. Come funziona l’impianto? “L’impianto solare termodinamico è costituito da un campo composto da circa 30.000 metri quadrati di specchi (collettori parabolici) che concen- trano la luce del sole su 5.400 metri di tubazioni percorse da un fluido, da un generatore di vapore e da due serbatoi per l’accumulo termico, uno per il fluido freddo e uno per il fluido caldo. “L’innovazione sta principalmente nel tipo di fluido utilizzato. Archimede, infatti, utilizza una tecnologia ad alto rendimento che produce energia elettrica dal sole anche di notte o con il cielo coperto, grazie ad un nuovo fluido a base di sali (nitrati di sodio e potassio) che ha la proprietà di accumulare e conservare a lungo il calore raccolto. In presenza del sole, il fluido termico, prelevato dal serbatoio freddo, viene fatto circolare attraverso la rete dei collettori parabolici. In questo modo viene riscaldato a una temperatura di 550 gradi e immesso nel serbatoio caldo. L’energia termica viene così accumulata. “Quando serve, il fluido caldo viene utilizzato per generare vapore ad alta temperatura e pressione in grado di muovere le turbine dell’adiacente centrale Enel a ciclo combinato. Vapore che, altrimenti, deve essere generato bruciando gas metano. “Con questo sistema viene superato il limite tipico di questa fonte rinnovabile: il fatto di poterla usare solo quando la natura la rende disponibile. La centrale può, infatti, produrre energia elettrica in ogni momento della giornata e in qualsiasi condizione meteorologica, fino all’esaurimento dell’energia immagazzinata”. Quanta energia è stata prodotta dal giorno dell’inaugurazione ad oggi? “In questi mesi, trattandosi di un impianto pilota, i tecnici Enel, oltre i necessari controlli sulle parti innovative, stanno effettuando anche alcuni interventi mirati in grado di ottimizzare l’impianto e migliorarne ulteriormente le prestazioni. Non si può fare, però, una stima precisa. Possiamo, invece, di certo affermare che l’impianto solare termodinamico di Priolo, contribuendo alla generazione elettrica della centrale, riduce il consumo di combustibili fossili e migliora, di conseguenza, le prestazioni ambientali dell’attuale impianto a ciclo combinato. Archimede, che ha una capacità di circa 5 MW di energia elettrica, consente, infatti, di risparmiare 2.100 tonnellate equivalenti di petrolio all’anno e di evitare l’emissione in atmosfera di circa 3.250 tonnellate di anidride carbonica”. Dove verrà venduta l’energia prodotta dalla centrale di Priolo? Solo in Italia o anche all’estero? “Nei mesi scorsi l’impianto Archimede è stato visitato da delegazioni provenienti da diverse nazioni, a conferma che questo progetto viene seguito con la massima attenzione in tutto il mondo. L’obiettivo è quello di rendere tale tecnologia sempre più efficiente ed affidabile così da poter essere utilizzata, anche in altri paesi, per produrre, grazie al sole, energia elettrica a costi competitivi e nel massimo rispetto dell’ambiente”. La Giornata della Memoria, istituita con delibera comunale, si svolgerà ogni anno il 27 febbraio Le associazioni Anvcg e Lamba Doria ricordano le 57 vittime civili siracusane in un bombardamento del ‘43 Nel corso di una solenne e commovente cerimonia che ha avuto come suggestiva cornice Piazza Santa Lucia è stata celebrata nei giorni scorsi a Siracusa la “Giornata della Memoria Siracusana”. Hanno presenziato alla cerimonia autorità civili, politiche e religiose, fra cui l’on. Vincenzo Vinciullo. Applauditi gli interventi dei presidenti delle due associazioni promotrici della manifestazione, l’Anvcg, e la “ Lamba Doria”. Per l’occasione quest’ultima associazione ha pubblicato, per offrirlo agli intervenuti, un volumetto che conteneva un elenco completo dei nomi delle vittime del bombardamento che Siracusa subì nella primavera del ’43 , una serie di fotografie storiche di quei giorni oltre ad alcuni disegni sul tema della pace realizzati dagli alunni di una terza classe di una scuola media del 3° comprensivo di Piazza Santa Lucia. La sentita ricorrenza, istituita con apposita delibera approvata all’unanimità dal Consiglio Comunale di Siracusa nella seduta del 26 aprile 2010, verrà dunque celebrata il 27 febbraio di ogni anno nella nostra città per ricordare le 57 vittime civili, fra le quali 15 bambini, sacrificate da un bombardamento ordinato senza un preciso obiettivo militare durante la seconda guerra mondiale. La celebrazione della “Giornata” sostenuta dall’avv. Giuseppe Castronovo, presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra e fortemente voluta dal presi- Ogni venerdì richiedi la tua copia de “La Civetta” all’edicola più vicina dente provinciale della stessa, Francesco Magnano, e dal presidente dell’Associazione culturale “Lamba Doria”, Giuseppe Moscuzza, le cui istanze sono state giustamente recepite dall’amministrazione comunale di Siracusa, costituirà, quindi, ogni anno per tutti i siracusani un tradizionale appuntamento con la memoria nel ricordo di tutte le innocenti vittime civili della guerra per un maggiore afflato verso un anelito di pace, specialmente in un momento in cui venti di guerra soffiano in alcune nazioni a noi vicine nel Mediterraneo. Intanto l’Anvcg, con eccezionale lungimiranza, in preparazione della “Giornata della Memoria Siracusana” del 2012, ha richiesto alle istituzioni l’autorizzazione alla posa di una stele celebrativa o di una lapide in Piazza Santa Lucia per ricordare non solo le 57 vittime siracusane ma tutti i caduti della guerra del 1943. Salvatore Cimino solo al costo di un caffè 8 Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011 I convegni del 14 gennaio e in Prefettura costituiscono un salto di qualità nella politica provinciale Dopo anni di incomunicabilità e di contrapposizioni anche personali sarebbe imperdonabile se la concertazione testè avviata fallisse di SANTI NICITA Da anni la stampa locale e nazionale evidenzia la grave crisi economica, finanziaria e sociale della nostra provincia. Tutti gli indicatori presi a base delle molteplici valutazioni e indagini giornalistiche hanno confermato che la nostra situazione, anche rispetto alle altre province siciliane, va sempre più aggravandosi a prescindere dall’andamento della crisi finanziaria ed economica verificatasi negli ultimi tre anni a livello internazionale e nazionale. Una crisi politica e istituzionale senza precedenti nei diversi settori produttivi, nei livelli occupazionali, nella qualità della vita, nell’accesso al credito, nel funzionamento delle varie istituzioni. Si vive alla giornata, è venuta meno la concertazione e la collegialità nelle decisioni dei gruppi dirigenti sui problemi più delicati e per le problematiche che di volta in volta richiedevano analisi ed iniziative puntuali. Certamente lo stato di salute di una comunità non dipende soltanto dalle decisioni politiche, ma da tutta la classe dirigente che opera nella dinamica e nella dialettica culturale, sociale, imprenditoriale, che le forze vitali riescono ad imprimere. Tuttavia la politica, nella sua più alta concezione, svolge un ruolo determinante e contribuisce ad imprimere, nel bene e nel male, una spinta vitale a realizzare il bene comune e lo spirito di appartenenza a una comunità. In verità à venuto meno il senso della missione sociale e si è sviluppato un crescente individualismo, provocando fenomeni di effettiva disgregazione. Ognuno pensa di essere un elemento essenziale nella dinamica sociale, di brillare di luce propria, di essere autosufficiente, favorendo così i fenomeni disgregativi. Ci si è illusi che la ricerca del consenso coincidesse con un esasperato proselitismo basato esclusivamente sul clientelismo, sulla convenienza personale. Il dibattito politico, culturale, sociale, invece di aprirsi al confronto e ad una dialettica, si è trasformato in contrapposizione. I convegni e gli incontri per approfondire le varie problematiche si sono trasformati in occasioni di semplice comunicazione. Invece di essere, in questa società altamente mediatica, è prevalso il principio dell’apparire. Ognuno ha pensato di essere autosufficiente ed ha interrotto il circuito virtuoso di dialogare e di integrarsi con gli altri. Certo, il quadro politico, economico e sociale che si è andato affermando a livello nazionale e regionale ha avuto delle conseguenze negative nella nostra situazione provinciale, ma è anche vero che qui da noi si è assistito al crollo del senso di responsabilità e tutta l’attività politica si è ridotta a ricercare i necessari equilibri nella distribuzione del governo e del sottogoverno. Da parte di molti responsabili politici, la crisi è stata negata e ciascuno ha tentato di valorizzare le proprie iniziative scaricando sugli altri la responsabilità delle mancate soluzioni. Oggi sembra che ci sia una svolta e una precisa assunzione di responsabilità. Il 14 gennaio tutte le forze sociali, dell’imprenditoria e del mondo del lavoro dipendente hanno organizzato, su iniziativa della Camera di Commercio, un convegno con la presenza di tre assessori regionali, per fare il punto della grave crisi che ha investito la nostra provincia, per presentare al mondo politico e istituzionale un’articolata piattaforma programmatica sulla quale avviare una generale mobilitazione. La settimana scorsa, per iniziativa del ministro on. Stefania Prestigiacomo, si è svolta una riunone presso la sede della Prefettura, alla quale hanno partecipato le rappresentanze istituzionali locali più significative, regionali e nazionali, nonché le rappresentanze del mondo imprenditoriale e del mondo del lavoro, con la dichiarata intenzione di affrontare i più gravi punti di crisi della nostra provincia, di rilanciare la concertazione, di chiedere al governo nazionale e regionale impegni risolutivi, di impegnare unitariamente tutte le rappresentanze istituzionali accantonando le contrapposizioni. Non c’è dubbio alcuno che il convegno del 14 gennaio e quello svoltosi in Prefettura costituiscono un salto di qualità nella politica provinciale e rispondono alle aspettative largamente avvertite dall’opinione pubblica e sollecitate dalla stampa locale, in particolare dal quotidiano “La Sicilia”. Un punto di svolta che può far bene sperare, se correttamente gestito. La unanime adesione e la convergenza verificatasi nella individuazione delle diverse problematiche non è però sufficiente a garantire i risultati sperati se non matura una effettiva volontà collaborativa e il superamento delle polemiche anche personali che hanno caratterizzato la vita politica provinciale nelle ultime settimane e quelle aspre tra rappresentanti del governo nazionale e di quello regionalePer superare le forti divergenze politiche e personali occorre una forte volontà di chiudere una fase per aprirne una nuova, accantonando le convincioni di parte o gli interessi politici di parte, guardando solo al bene comune. Affermare che vi è una condivisione di merito e di metodo è un fatto estremamente positivo e di buon auspicio ed ha bisogno di serie verifiche che per essere risolutive richiedono che i vari protagonisti siano disposti a fare qualche passo indietro sulle tesi portate avanti fino ad oggi. Sarebbe un danno irreparabile se le adesioni verificatesi fossero solo apparenti. Aderire a una iniziativa che ha come obiettivo il rilancio dell’economia e dell’occupazione difficilmente può far registrare posizioni contrarie, più problematico è dare il proprio contributo operativo. Sul rigassificatore, sul nuovo ospedale di Siracusa, sui porti turistici e sulla sanità provinciale, sul piano paesistico, sulle varianti al PRG di Siracusa, sul piano rifiuti o sulla politica dell’ATO idrico occorrono delle tempestive verifiche e delle precise convergenze, così come è necessario accelerare al massimo gli adempimenti e le procedure per realizzare le opere di bonifica comprese quelle della rada di Augusta per realizzare sia il porto commerciale che il porto Hub.(superando anche le questioni giudiziarie), accompagnando con una diffusa ed unanime volontà politica il lavoro e l’impegno dell’ottimo presidente Aldo Garozzo. Né può essere ulteriormente rinviata la definizione di una scelta strategica relativa al Lago di Lentini per consentire l’utilizzo delle acque per uso agricolo e industriale e per verificare le possibili ricadute turistiche di tale struttura nell’economia di Lentini, Carlentini, Francofonte, oltre all’utilizzo delle infrastrutture dell’ex Consorzio Paludi Lisimelie. Come si vede, le problematiche su cui confrontarsi sono molte, complesse e difficili. L’impegno di incontrarsi ogni 15 giorni forse è eccessivamente diluito nel tempo. Forse sarebbe opportuno coinvolgere direttamente anche i partiti politici per evitare le incomprensioni e lasciare ampi spazi alle polemiche fuori dalle rappresentanze istituzionali, per meglio affrontare anche i problemi relativi allo sviluppo turistico, alla fruizione dei beni culturali, alla difesa dei prodotti agricoli e alla loro commercializzazione. Per questo, forse, sarebbe opportuno costituire gruppi di lavoro con l’obiettivo di approfondire le varie problematiche e definirne i contorni da portare all’attenzione delle rappresentanze istituzionali. Dopo anni di incomunicabilità e di contrapposizione politica e programmatica, sarebbe imperdonabile che le iniziative di concertazione e di collaborazione dialettica oggi avviate fallissero. La rada megarese ha bisogno di “agganciarsi” al sistema dei porti commerciali dei Paesi MEDA Mentre le autorità portuali presentano progetti per la Rete transeuropea ad Augusta si parla e si parla e cinque navi saltano il bunkeraggio Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istat, il porto di Augusta (con 30,979 milioni di tonnellate) assorbe il 6% del traffico totale e fa piazzare la citta’ tra le prime cinque d’Italia per traffico merci mentre il porto di Santa Panagia (15,938 milioni di tonnellate e 3,1% del traffico totale) risulta in quindicesima posizione, molto lontano Catania e Messina la quale, però, nel trasporto passeggeri con 10,834 milioni unità pari al 12,6 del totale nazionale conferma il suo ruolo strategico nel settore passeggeri. Se dal traffico totale si passa a quello dei container la Sicilia sparisce dalle posizioni degne di menzione nella graduatoria. Il dato per i porti siciliani, esprime, comunque, un alto grado di potenzialità che però, per rimanere competitivi,devono raggiungere l’obiettivo di razionalizzare il passaggio delle merci dal trasporto ma¬rittimo a quello terrestre e incre¬mentare le strutture fisiche e infor¬matiche al servizio dei porti; non ultimo snellire i vincoli burocratici legati al movimento delle navi e delle merci. Sintomatico dei problemi dei nostri porti meridionali è ad esempio l’ultimo episodio che si è verificato nel porto di Augusta dove per mancanza di addetti ben cinque navi hanno saltato il bunkeraggio. Episodio che ha fatto dichiarare al titolare di una agenzia marittima: ”Questa è l’ennesima volta che navi programmate per il bunkeraggio vengono cancellate dalla Esso per mancanza “dell’omino” al pontile che non consente l’ormeggio delle bettoline. Il porto di Augusta perde introiti e lavoro, ma soprattutto la credibilità rispetto a servizi che fornisce da sempre e che finiranno per essere forniti da porti concorrenti”. Gli altri si muovono e testimoniano che l’Italia non è una nazione uguale dapertutto; infatti, mentre l’autorità portuale di Genova presenta un progetto per la realizzazione di un centro di promozione della comodalità e il ministero dei Trasporti insieme al Rina, sempre a Genova, presentano il progetto MIELE, l’autorità portuale di Venezia presenta il progetto dell’Adriatic multiport gateway - progetti che vengono finanziati già nel 2010 con 85 milioni di euro per creare la Rete transeuropea di trasporto (RTET) - da noi si parla… si parla e ancora si parla, facendo solo discussioni inutili che impegnano le forze politiche su diatribe da condominio. Qualche settimana fa a si è svolto a Genova un importante incontro tra tutti i soggetti pubblici e privati interessati al traffico ma¬rittimo in quella che è stata la prima con¬ferenza regionale del Cluster medi¬terraneo. In essa il coordinatore europeo del progetto, Luis Valente de Oliveira, ha permesso che sulla realizzazione delle “autostrade del mare” si svolgesse un confronto utile ed interessante nel quale sono emerse le nuove opportunità di rilancio offerte, in particolare, al sistema portuale del Meridione, ma la presenza significativa dei decisori politici meridionali era, pressocchè, assente. Nel corso dell’incontro è stato detto che altri fondi fino ad un importo di 7 mi¬liardi di euro costituiranno le risorse disponibili per i sistemi portuali e di essi ben 350 milioni sono destinati alle autostrade del mare. In questo contesto i porti siciliani ed in particolare quello di Augusta hanno l’opportunità di consolidare il loro alto potenziale ma Augusta ha bisogno di “agganciarsi” alla rete dei porti com¬merciali dei paesi MEDA, stringendo accordi di cooperazione e costruendo “reti” di servizi condivisi. Come è noto, il programma di infrastrutturazione MEDA ha identificato già nel 2007 la rete dei 58 maggiori porti commerciali del Medi¬terraneo: con essi bisogna interfacciarsi se si vuole essere parte della rete ed inserirsi nei grandi traffici. Nei prossimi due anni, i porti del mediterraneo meridionale potranno presentare i loro progetti per utilizzare i rimanenti 265 milioni previsti dal programma, riusciremo ad essere della partita? Giambattista Totis Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011 9 L’ing. Roberto Meloni: “Col nostro budget, a Siracusa non potremo avere più di due facoltà” Il presidente del Consorzio Universitario: “A Roma una commissione sta lavorando ai decreti attuativi del quarto polo universitario” di CARMELO DI MAURO Molti paesi europei, Germania in testa, hanno affrontato la crisi economica che pervade in questi anni il mondo occidentale, aumentando i propri investimenti in formazione e ricerca, spinti in questo senso anche dal pensiero di diversi studiosi di economia che da tempo sottolineano l’importanza di misure “anticicliche” quali l’investimento nella cultura. Per la Sicilia, che da molti anni soffre difficoltà di natura economica e che non riesce più a dare risposte e speranze ai propri figli, l’idea di investire sull’Università è quindi tutt’altro che un azzardo, anzi, sembra essere una ricetta utile per creare quelle condizioni culturali e quel capitale umano che dovranno intervenire nel difficilissimo processo di riqualificazione economica del nostro territorio che, pur beneficiando ancora dell’eco di una remota prosperità industriale, sembra non aver trovato una nuova direttrice di crescita sociale ed economica. In questo quadro, un’istituzione universitaria autorevole può svolgere non solo il ruolo proprio di un istituto di formazione, ma divenire il motore di quei processi che possono condurre alla crescita di un nuovo tessuto economico fondato sull’intensa collaborazione tra Università e mondo dell’economia, in cui l’Ateneo diventa il terreno ideale per i primi passi di piccole realtà imprenditoriali che, partendo da un brevetto o da un’idea, diventano poi “start up”, vale a dire il nucleo della nuova economia. Già da tempo, in Sicilia, si parla del quarto polo universitario, quello che dovrebbe colmare il differenziale con il resto del Paese in termini di offerta formativa e divenire una grande occasione di crescita culturale ed economica per il sud est dell’isola, potenziando e ottimizzando non solo l’attività didattica dei Consorzi universitari locali, ma anche l’attività di ricerca che gli stessi svolgono e le risorse economiche di cui dispongono, e valorizzando i talenti che il territorio è in grado di esprimere. Di questi argomenti abbiamo parlato con l’ing. Roberto Meloni, presidente da quasi un anno del “Consorzio universitario Archimede”, ente che rappresenta il primo nucleo universitario della città di Siracusa e che, insieme al consorzio di Ragusa e quello di Enna, lavora perché il quarto polo diventi realtà. Ingegnere, della nuova università siciliana si parla già da tempo, che ne è di questo fantomatico quarto polo? “Guardi che il quarto polo universitario non è affatto fantomatico, anzi è qualcosa che va sempre più concretizzandosi. Pensi che la legge di riforma dell’università voluta dal ministro Gelmini, che interviene anche nel campo della riorganizzazione territoriale dell’offerta formativa, prevede tra l’altro proprio la costituzione del quarto polo universitario siciliano.” Come si è arrivati a questo risultato? “Si tratta di un’avventura che ha inizio a marzo dello scorso anno, quando ci ritroviamo presso gli uffici del Ministero dell’Ambiente con i funzionari del Ministero dell’Università. Si costituì in quell’occasione un comitato promotore per l’istituzione del quarto polo universitario del quale fanno parte non solo i consorzi, ma anche i Presidenti delle Province regionali di Enna, Ragusa e Siracusa ed i Sindaci dei tre comuni capoluogo. L’idea di fondo è quella di realizzare un’Università statale a rete che si articoli attraverso otto facoltà distribuite tra le città coinvolte. Persino i Rettori delle altre Università siciliane, nel contesto di una riunione del CRUS (coordinamento dei Rettori delle Università siciliane), hanno già espresso il proprio parere favorevole all’istituzione del quarto polo, a condizione che non vi fossero duplicazioni di facoltà, idea questa che anche il comitato promotore condivide.” Avete coinvolto, nella vostra iniziativa, anche con il consorzio CUMI che si muove nell’ambito dell’università di Messina? “Il consorzio CUMI di Priolo, così come il consorzio CUMO che ha sede a Noto, non hanno per il momento aderito pienamente al progetto. Sono, tuttavia, interlocutori importanti con cui i rapporti si fanno sempre più intensi. Stiamo dia- logando e non abbiamo registrato alcuna preclusione da parte loro.” Quale sarà il prossimo passo verso la realizzazione del progetto? “Perché il decreto di riforma universitaria “Gelmini” possa trovare piena concretizzazione, è necessario che vengano emanati i relativi decreti attuativi. Attualmente, presso il Ministero dell’Università, un’apposita commissione formata da docenti universitari sta lavorando sul contenuto di questi decreti che dovrebbero essere approvati entro il prossimo luglio, quindi tra pochi mesi. E’ quella la data in cui dovremmo saperne di più e vedere se il progetto diventa realtà.” Quali caratteristiche avrà l’offerta formativa del quarto polo e in che modo Siracusa sarà coinvolta? “La nuova Università si articolerà attraverso otto facoltà, quattro collocate a Enna, due a Ragusa e due a Siracusa. Il budget di cui dispone il Consorzio Archimede non ci permette di avere più di due facoltà in città. Una di questa sarà certamente quella di Architettura, con i suoi corsi di laurea, la seconda facoltà ancora non è stata individuata, ma io vorrei che rispecchiasse le vocazioni del nostro territorio e che, quindi, fosse una facoltà scientifica, legata alla realtà industriale, in modo tale che vi sia una forte connessione tra lo studio, la ricerca scientifica e la concreta attività produttiva. Sarà comunque il senato accademico a decidere quali facoltà istituire sulla base delle attitudini, delle qualità e delle aspirazioni del territorio.” Le nuove tecnologie permettono anche di immaginare un modello diverso di Università, in cui a viaggiare non siano gli studenti, ma le informazioni. L’esempio è quello dell’Università di Camerino che utilizza lo strumento delle videoconferenze per lo svolgimento a distanza delle lezioni. Lei che ne pensa di questo modello? Lo ritiene attuabile anche per il nascente quarto polo? “E’ uno strumento interessante che può trovare piena attuazione soltanto con un punto di riferimento forte e certo quale solo un Ateneo autonomo può essere. Del resto, come ho già sottolineato, la nostra offerta formativa si articolerà attraverso otto facoltà e quindi, per forza di cose, non potrà essere completa. Il ricorso alle nuove tecnologie potrebbe permetterci di integrare la nostra offerta formativa a costi accessibili, avvicinare l’Università agli studenti e metterci in rete con altri Atenei.” La riforma Gelmini ha perseguito, tra gli altri, anche l’obiettivo di contenere la proliferazione di piccole Università e di corsi di laurea marginali. In questo contesto, qual è il valore strategico del quarto polo universitario siciliano? “L’università è un importante strumento di progresso. Senza, faremmo un passo indietro di parecchi anni, il futuro del nostro territorio non può prescindere da questa iniziativa. Basti pensare che al momento dell’unità d’Italia in Sicilia vi erano, e da diversi secoli, tre Università, le stesse che ci sono ancora oggi, nel frattempo la popolazione è aumentata così come la richiesta formativa, mentre le Università son sempre quelle, con una evidente congestione delle strutture che gli atenei mettono a disposizione degli studenti. Tenga conto poi che il nostro è un territorio particolarmente complesso con infrastrutture piuttosto scarse e che quindi la mobilità è tutt’altro che agevolata rispetto ad altre regioni d’Italia, per cui molti giovani studenti preferiscono andare a studiare a Roma o a Milano piuttosto che a Catania o ad Enna, sostenendo costi molto elevati per la propria formazione, oppure, rinunciando a frequentare le lezioni, diventano quasi autodidatti. Un’Università che sia espressione del sud est della Sicilia permetterebbe a questo territorio di essere anche un punto di riferimento importante per l’intero bacino del mediterraneo. Anche per questi motivi, sia il ministro Prestigiacomo che gli onorevoli Granata e Bufardeci hanno sempre sostenuto l’idea del quarto polo.” Quale sarà il destino dei consorzi dopo l’istituzione del quarto polo universitario? “Innanzitutto c’è da dire che il decreto Gelmini prevede che il processo di istituzione della nuova università si compia in nove anni, un periodo di transizione durante il quale, in attesa che l’università diventi pienamente autonoma, i consorzi svolgeranno un ruolo di supporto tecnico e burocratico. Il quarto polo, una volta costituito, non andrà ad inglobare necessariamente i consorzi che continueranno, a mio parere, ad avere un loro ruolo. Anzi, qualora si completasse il decentramento amministrativo attraverso l’abolizione delle province e con il federalismo, i consorzi diventerebbero un’importante strumento di dialogo tra la Regione, l’Università ed i territori.” In attesa che il quarto polo universitario diventi realtà, le attività del “Consorzio Archimede” vanno avanti, qual è il bilancio del suo primo anno di mandato e su quali progetti state lavorando? “Non posso dire che il bilancio sia negativo, anzi abbiamo concretizzato molti progetti. Stiamo realizzando, ad esempio, la nuova casa dello studente, restaurando un bellissimo palazzo alla Giudecca, che diventerà un punto di riferimento importante per gli studenti, per gli insegnanti e per quanti parteciperanno ai nostri convegni. Nella stessa sede poi realizzeremo anche dei laboratori che diventeranno un importante supporto per le attività didattiche. Abbiamo, inoltre, dotato la facoltà di Architettura di laboratori muniti di una strumentazione molto sofisticata per le attività di indagine e di rilevamento degli edifici e tramite il dipartimento di scienza delle costruzioni stiamo stipulando delle convenzioni con alcuni Comuni perché l’attività di studio della vulnerabilità sismica degli edifici pubblici strategici, che per legge è obbligatoria, venga svolta dall’Università. La nostra proposta è molto vantaggiosa per i Comuni, mentre per gli studenti sarà una grande esperienza sul campo. Purtroppo, il nuovo anno accademico ha visto la chiusura, o per meglio dire il trasferimento a Catania, del corso di “tecnologia applicata alla conservazione ed al restauro dei beni culturali” legata alla facoltà di fisica, che ha determinato la riduzione del numero degli studenti da circa 2500 a circa 1800.” 10 Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011 La sentenza n. 2241/09 del Tar di Catania: ”La titolarità del servizio idrico resta ai Comuni” Dai rubinetti delle nostre case esce acqua non potabile Dodici domande al sindaco di Siracusa Roberto Visentin Salvatore Casamichela e Concetto Rossitto, del Comitato di Iniziativa Civica e del Forum Provinciale per la difesa dell’Acqua Pubblica, sono stati recentemente ricevuti dal sindaco Visentin, al quale avevano chiesto udienza per poter rappresentare alcune delle problematiche legate alla qualità dell’acqua erogata in vari quartieri di Siracusa. Il primo cittadino si è rivelato garbato nei modi ma, forse, non troppo disponibile a recepire la gravità degli argomenti proposti alla sua attenzione. Ha tentato, anzi, di minimizzarne la portata. E pare addirittura che, ad un certo punto, abbia manifestato un tantino di fastidio, chiedendo agli interlocutori quali gruppi o organizzazioni rappresentassero. La risposta non deve averlo soddisfatto troppo, e neanche la proposta di rivelare i suoi propositi in una intervista da rilasciare alla Civetta. Ha dato l’impressione, anzi, di non essere troppo bendisposto a concedere una intervista proprio alla Civetta. Che probabilmente ha il torto di voler mettere in chiaro troppe cose! E allora la Civetta, pacatamente e garbatamente, prova a rivolgere al sindaco Visentin una raffica di domande, proprio come usa fare la stampa. 1) Signor sindaco, ella ha appreso (e, dunque, sa e, probabilmente, sapeva già) che l’acqua fornita ai cittadini di vari quartieri di Siracusa non ha caratteristiche di potabilità. Crede o no che questo sia un problema meritevole di attenzione? 2) Ritiene di dover accettare la cosa come se fosse un evento meteorologico irrimediabile o pensa che, in qualità di primo cittadino, debba darsi da fare per porre in atto tutte le consequenziali iniziative possibili, in termini di azioni amministrative e di interventi a tutela degli interessi e dell’incolumità dei suoi concittadini? 3) Non ritiene di dover verificare se le deroghe rispetto ai parametri di potabilità siano state concesse per troppi anni senza che siano stati posti in atto, come prescritto, piani di rientro nei limiti? 4) Ha consapevolezza del fatto che in base alla legislazione vigente, ai sensi dell’autorevole parere del T.A.R. SICILIA (Catania, Sez. I - 24 novembre 2008, n. 2241), il sindaco è responsabile della tutela dei diritti e degli interessi che attengono all’uso del bene comune acqua? Infatti tale parere così recita: “Gli ATO sono funzionali ad una delega di esercizio del potere, la cui titolarità viene sempre mantenuta in capo ai Comuni. Depongono in tal senso le disposizioni del D.lgs 152/06, ai sensi delle quali la tito- larità del servizio idrico resta ai Comuni che compongono territorialmente l’A.T.O, legittimandoli alla tutela, e quindi alla relativa azione in giudizio, dei diritti e degli interessi che attengono all’uso delle risorse idriche. (…) La responsabilità sull’uso delle risorse si connota, dunque, in funzione della partecipazione alla gestione dell’Autorità d’ambito, ma non esclude in alcun modo la sussistenza di un preciso interesse legittimo dell’Amministrazione comunale relativamente all’uso ed alla tutela delle risorse idriche destinate alla propria popolazione”. 5) Alla luce delle informazioni riportate in appendice alla precedente domanda, non crede che un primo cittadino non possa limitarsi a fare spallucce ed a considerare risolto il problema per il semplice fatto che tanto ormai i siracusani bevono solo acqua minerale? 6) Non le sembra un triste “primato” quello di Siracusa, unico dei 21 Comuni della provincia in cui continua ancora ad essere erogata acqua non potabile? Deve pensarci esclusivamente l’ATO a provvedere o qualche pressione per una rapida soluzione (per altro possibile, come quella di un campo pozzi in contrada Carancino) deve pur farla anche l’Amministrazione Comunale? Ritiene che unico soggetto responsabile della definizione della tariffa d’ambito e della vigilanza sul rispetto delle norme che riguardano la qualità dell’acqua potabile sia l’ATO? 7) Ha mai pensato che forse sarebbe opportuno (e doveroso, se non addirittura necessario) rendere note ai cittadini le caratteristiche dell’acqua loro fornita, in modo che assumano le precauzioni più idonee, soprattutto nel caso in cui soffrano di ipertensione e di disturbi cardiocircolatori, che potrebbero essere acuiti ed aggravati dal cloruro di sodio contenuto in misura eccessiva nell’acqua di rubinetto? 8) Considerato che l’acqua non potabile andrebbe pagata nella misura del 50% della tariffa ordinaria, ritiene che ogni singolo cittadino debba far valere da solo i suoi diritti a versare alla società di gestione la metà della somma segnata in bolletta o pensa che l’Amministrazione Comunale possa (o debba) intraprendere una decisa azione nei confronti di SAI8 per far valere tale norma? Non ritiene opportuno accertare l’esistenza della norma che prevede la riduzione del costo (segnalata in un precedente numero della Civetta, ancora reperibile on line) e pretenderne l’applicazione? 9) Non ritiene che l’ATO, in quanto autorità d’ambito, all’interno della cui assemblea ella ha un ruolo, debba essere sollecitata ad assumere un ruolo più attivo a difesa degli interessi della comunità siracusana? 10) La sua benevola intenzione di non interferire in certe vicende, considerato che il gestore del servizio idrico avrebbe attualmente vari problemi, non le sembra in qualche modo vagamente simile all’atteggiamento di qualcuno che sino a pochi giorni or sono non intendeva disturbare Gheddafi? In altri termini, non crede che meriterebbero maggiore considerazione gli interessi dei cittadini piuttosto che quelli di SAI8? 11) E non crede di doversi impegnare in prima persona nella campagna referendaria per la ripubblicizzazione del servizio idrico? 12) E’ disposto ad affrontare queste tematiche in un pubblico dibattito? Cordialmente. La Civetta. Venerdì prossimo Brogna e Carmelo Frittitta tratteranno “la forestazione sugli Iblei” Oggi seconda lezione del Corso per Guida Naturalistica Una guida speleologica parlerà delle grotte siracusane Si svolge oggi la seconda lezione del Corso di Guida Naturalistica promosso e curato dall’Ente Fauna Siciliana con la collaborazione di partner importanti nel campo dell’escursionismo e della formazione ambientale: AIGAE, Associazione Italiana Guide Escursionistiche, e ORSA, la scuola di alta formazione ambientale che da anni si rivolge ai giovani laureati, alle Amministrazioni Pubbliche, alle imprese e ai liberi professionisti, che ha inserito il corso tra le sue offerte formative. Articolato in 17 lezioni teoriche che si terranno tutti i venerdì dalle ore 19,00 alle ore 21,00 al Palazzetto della Protezione Civile di Canicattini Bagni, grazie alla fattiva collaborazione e sensibilità dell’Amministrazione Comunale e del Sindaco Paolo Amenta, e tre lezioni sul campo nelle giornate di domenica dalle ore 8,30 alle ore 14,00 – il Corso vedrà protagonisti docenti di alto livello provenienti dall’Università degli Studi di Catania, da esperti dell’Ente Fauna Siciliana e di AIGAE. Questo il Programma e i do- centi del Corso: oggi “Le grotte nel siracusano” (Michele Nanzarelli guida speleologica EFS), venerdì prossimo “La forestazione sugli Iblei” (dott. Filadelfo Brogna e dott. Carmelo Frittitta dell’Azienda Regionale Foreste Demaniali), il 25 marzo “Le zone umide costiere del mediterraneo” (prof. Alfredo Petralia doc. Corso di Ecologia applicata Università degli Studi di Catania). L’1 aprile “Il ruolo del GAE in Sicilia e il Parco dell’Etna” (dott. ssa Violetta Francese GAE), l’8 “La diversità biologica” (prof. Alfredo Petralia doc. Corso di Ecologia applicata Università degli Studi di Catania), il 15 “La migrazione degli uccelli” (dott. Renzo Ientile Università degli Studi di Catania) e il 29 “I mammiferi siciliani” (dott. Rosario Grasso doc. Università degli Studi di Catania). A maggio la prima lezione, il 6, verterà su “La preistoria sugli Iblei” (dott.ssa Rosa Lanteri Archeologa Soprintrendenza di Siracusa), poi il 13 “Il basso e alto Medioevo sugli Iblei” (sempre Rosa Lanteri), il 20 sarà il dottor Alfredo Uccello, erborista e fitopreparatore EFS, a parlare delle “piante officinali”, mentre il 27 Paolino Uccello, di certo la più nota guida naturalistica della provincia, tratterà “Le cave iblee”. Lo stesso Uccello aprirà le lezioni di giugno, giorno 3, sulla “RNO di Vendicari”Il 14 giugno sarà la volta del dottor Ettore Petralia, università di Catania, a parare della “Cartografia ambientale: uno strumento per interpretare il territorio” e negli ultimi venerdì del mese Paolino Uccello interverrà su “la RNO di Pantalica, Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande”, “La RNO di Cava Grande del Cassibile” e sulla riserva natura- le Fiume Ciane di Siracusa. In tre domeniche le cui date sono ancora da stabilire saranno effettuate escursioni alla grotta Chiusazza, a Vendicari e a Pantalica Valle dell’Anapo. Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011 11 Se cade anche quest’ultima motivazione a sostegno, cosa resta se non l’inconfessabile? Rigassificatore. Con la Lukoil azionista di maggioranza dell’Isab cade l’alibi della nostra dipendenza energetica dalla Russia di MARINA DE MICHELE Rivelazioni da WikiLeaks che ci fanno sentire meno “periferici”, anzi sempre più strategici. Uno scacchiere essenziale nella partita delle risorse energetiche. La Sicilia che si trasforma da una parte in un terminale petrolifero in grado di stoccare fino a 15 milioni di tonnellate di greggio all’anno di provenienza iraniana (questi i piani di due misteriose società, una svizzera l’altra spagnola, dietro le quali si muovono interessi e personaggi tutti ancora da scoprire), dall’altra in una dependance degli interessi russi nel settore del gas. Così, alla luce delle nuove acquisizioni, non appare più il tempo di dare una lettura asfittica e provinciale dell’affaire rigassificatore, rimanere impantanati sulle questioni della sicurezza, sui motivi per cui il governatore Lombardo appaia così instabile nelle decisioni da assumere per dare il via a questa mostruosa struttura: 3 serbatoi da 150mila tonnellate di GNL ciascuno, dal diametro di 77 metri, quanto quello del nostro santuario, e un’altezza fuori terra di 53 metri, quanto un palazzo di almeno 15 piani. Si fa strada una diversa consapevolezza del perché in Italia si sia avviato un programma abnorme di costruzione di mega impianti di rigassificazione, più di quanti mai ne abbiano non dico realizzati ma neanche pensato di farlo gli altri Paesi europei; quanti non sono in realtà sostenibili se rapportati agli attuali impianti di liquefazione, quelli in cui si produce il gas - un rapporto oggi di 26 a 52 – non solo perché resterebbero inattivi ma perché determineranno una concorrenza tutta a beneficio dei monopolisti del settore, che si servirebbero degli impianti per loro più vantaggiosi, di certo non del cittadino, già da oggi destinato a vedere un aumento dei costi. È infatti lo stesso stato italiano, con i soldi dei contribuenti, a incentivare la costruzione di questi impianti azzerando il rischio di impresa e assicurando, anche in caso di mancato utilizzo (quindi già lo si prevede), la copertura di una quota pari all’80% dei ricavi di riferimento per i costi fissi del terminale, cioè la voce più rilevante del costo complessivo, grazie a un sistema tariffario del trasporto, con durata ventennale, aberrante. Se in Italia si realizzassero tutti i rigassificatori programmati da una mente folle, ben 12, conquisteremmo il secondo posto dopo il Giappone che ne ospita sul suo territorio 23, quindi circa la metà di quelli che esistono in tutto il mondo. Ma la Terra del sol levante deve fare i conti con la propria particolare morfologia che mal sopporta la realizzazione di gasdotti e la totale mancan- za di fonti energetiche, mentre l’Italia è quasi al centro di una rete capillare di tubazioni che ancora non ha finito di estendersi. “È già in fase di completamento il potenziamento del gasdotto algerino Ttpc che trasporterà 6,5 miliardi di metri cubi di gas in più l’anno, l’Eni ha già iniziato il potenziamento del gasdotto Tag che trasporta in Austria il metano estratto dai giacimenti siberiani, per consentire il trasporto aggiuntivo di 3,2 miliardi di metri cubi annui. Entro la fine del 2012 la società Galsi s.p.a. della quale fanno parte Edison, Enel ed Hera, dovrebbe terminare la costruzione di una nuova pipeline di 2280 km che via Sardegna trasporterà annualmente 8,5 miliardi di metri cubi di metano aggiuntivo dall’Algeria a Piombino, in Toscana e, infine, nel corso del 2013, dovrebbe essere inaugurato il gasdotto South Stream che attraverso la Grecia trasporterà il gas russo fino in Puglia” elencano gli esperti. E poi occorre aggiungere la prima struttura offshore al mondo per la ricezione, stoccaggio e rigassificazione del gas naturale liquefatto, quella di Rovigo, inaugurata a fine 2009, costata circa 2 miliardi di euro, realizzata da una società di cui fanno parte Exxon Mobil (45%), Qatar Petroleum (45%) ed Edison (10%), capace di trattare fino a 8 miliardi di metri cubi di gas l’anno, sperando che non vada a scartamento ridotto come pare stia accadendo per lo storico impianto di Panigaglia che dai 3,5 miliardi di metri cubi all’anno, nominali, nel 2008 ne ha trattato molto di meno, circa la metà, registrando un utile netto in M€ di 1.97 e un indebitamento finanziario di 14.04 (!). Insomma, sembra che si vada verso una produzione eccedente il reale fabbisogno nazionale. E quindi? I rigassificatori sono essenziali per diversificare le fonti di approvvigionamento, si dirà; occorre consentire all’Italia una maggiore indipendenza dal monopolista russo, evitare che si possano ripetere i ricatti che hanno visto il Paese “in crisi energetica” nel 2005, quando la tensione tra Russia e Ucraina aveva fatto temere una lunga sospensione dei rifornimenti al nostro Paese (una montatura creata ad arte, si appurò). Ma di quale indipendenza dovremmo parlare oggi, oggi che la Lukoil, la seconda compagnia petrolifera più grande del mondo dopo la Gazprom, con cui si può dire condivida le politiche industriali piuttosto che agire da vera concorrente, ha acquisito il 60% del pacchetto azionario dell’Isab dei Garrone? La scalata della compagnia russa è stata lenta e progressiva: prima nel 2008 il 49% con un eccezionale investimento da 1,3 miliardi, poi le altre quote che l’hanno resa socio di maggioranza, la vera padrona degli impianti. È quindi su suolo russo che nascerà il rigassificatore a riconferma di una dipendenza da cui il mercato italiano non riuscirà ad affrancarsi. Ma se cade anche quest’ultima motivazione, cosa resta se non l’inconfessabile? Anche in questo caso a gettare luce sui possibili veri motivi ci aiuta WikiLeaks con i suoi documenti “riservati”. Non solo la Sicilia viene totalmente svenduta agli interessi statunitensi: a Sigonella la nuova base americana per gli aerei Global Hawk che spieranno il Medio Oriente e l’Africa, a Niscemi la grande antenna per telecomunicazioni che collegherà tutti i reparti americani schierati in Europa, Africa e Medio Oriente, ma entra anche in gioco quella fraterna amicizia tra Berlusconi e Putin che preoccupa molto la Cia, convinta che il collante siano i “presunti” affari personali del premier nel campo energetico. Anzi in un dispaccio del 2009 l’ex ambasciatore Usa Ronald Spogli scrive testualmente che il governo georgiano “crede che Putin abbia promesso a Palazzo Chigi una percentuale sui profitti che vengono da ogni gasdotto costruito da Gazprom in collaborazione con l’Eni” e la Clinton, preoccupata, chiede nel gennaio 2010 chiarimenti sull’asse Italia Russia: vuole sapere dei rapporti tra Scaroni, i top manager Eni e i membri del governo italiano, specialmente del premier Frattini, e non fa che accrescere i dubbi la prima sommaria risposta fornita da un diplomatico italiano a Mosca: “Tutto avviene direttamente tra Putin e Berlusconi”. Forse nella rete di queste fitte relazioni personali è la chiave di lettura, la spiegazione del perché stia tanto a cuore del governo l’impianto di Priolo? “Un impianto strategico per la sicurezza energetica del Paese”: dichiara il ministro dell’ambiente (!) Stefania Prestigiacomo. Un’affermazione decisamente apodittica alla luce del nuovo assetto societario e anche a fronte delle notizie che si rincorrono sul web, quelle sui tanti conflitti di interesse di un ministro troppo coinvolto negli affari di famiglia per dare garanzie di un’azione politica scevra da personali interessi e di scelte fatte solo in nome della pubblica utilità. Dunque se già si sapeva che il piano di trasformare l’Italia in una sorta di hub energetico attraverso il quale distribuire il gas negli altri paesi europei era l’obiettivo delle grandi multinazionali dell’energia per costruire enormi profitti, ora Julian Assange, il pirata dell’etere, ci propone qualche ulteriore spunto di riflessione, non solo su quanto sia del tutto marginale il ruolo di cittadini manovrati e asserviti da un potere prepotente e ottuso, insidiosamente ramificato, ma anche sull’affidabilità di chi a livello locale rappresenta l’interesse del popolo. Credo che con gli incontri bipartisan ad altissimo livello di questi giorni sia venuta meno ogni sponda politico sindacale per tutti quelli che in questo affare non ci vedono chiaro. Sempre più alcuni litorali della nostra provincia subiscono danni a causa del fenomeno La zona costiera della Sicilia orientale una delle più esposte all’erosione, vi sono finanziamenti per interventi mirati In tutto il Mediterraneo, sulla base dello stato di sollecitazione delle mareggiate negli ultimi 15 anni e dei fenomeni meteomarini ricorrenti, sono state individuate zone con valori di pericolosità e di rischio elevati. La zona costiera della Sicilia Orientale, intervallata da scarpate di terrazze, coste alte a falesia e da piana alluvionale, è una di quelle più esposte in funzione della composizione chimica delle rocce (in prevalenza calcari della cuspide iblea), della friabilità e fragilità conseguente e in funzione anche del bilancio dei sedimenti. L’ONU dichiara che “è necessaria una maggiore protezione delle zone costiere del Mediterraneo riconosciute quali insostituibile risorsa naturale, economica e sociale da conservare ed usare con saggezza per il bene delle generazioni presenti e future; esse sono un patrimonio naturale e culturale delle popolazioni che vivono nell’area. Si dovrà tener conto della fragilità di questi ecosistemi, delle diversità delle attività, degli usi di *PAOLO PANTANO degli ambienti costieri, della riduzione delle biodiversità e dei pericoli, come l’ innalzamento del livello del mare, derivante dai cambiamenti climatici” (documento di Almeria - Spagna 2008). Intervenire pertanto per la protezione della costa diventa una necessità poiché tra le conseguenze dell’alterazione dell’equilibrio costiero va segnalata l’accelerazione del processo di erosione dei litorali. I problemi di erosione costiera si possono ricondurre al fatto che esiste un’evoluzione geomorfologica delle coste dipendente dalla costituzione naturale dei litorali siciliani e dal tipo di bacini tributari occupati in larga misura da depositi prevalentemente argillosi e da altri tipi litologici, tra cui in particolare calcari, metamorfiti e vulcaniti. Vi è l’esigenza di ottimizzare gli interventi in ri- ferimento alla tendenza evolutiva delle coste, per questo l’Assessorato Regionale del Territorio e Ambiente da qualche anno si sta impegnando nell’elaborazione scientifica dei dati di natura territoriale per le cartografie geotematiche applicate ai problemi di difesa costiera. Vi sono finanziamenti per proteggere le coste dall’erosione; in provincia di Messina ne hanno usufruito (progetti POR Sicilia del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale). Oltre a recuperare un capitale naturale e fisico importante è anche un’opportunità di lavoro per le maestranze e un investimento a grande valore aggiunto. La comunità scientifica mondiale (Università di Cambridge, Standford ed IPCC delle Nazioni Unite) in un articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista Science ha determinato con analisi sistemiche inoppugnabili che investire in tali azioni è economicamente molto conveniente, come tutte le iniziative improntate in funzione delle future generazioni. Le possibilità di intervento variano a seconda della natura della costa. In linea di massima nelle coste diritte sono stati impiegati frangiflutti, anche parzialmente sommersi. Nelle coste frastagliate allungamenti dei promontori o protezione con rocce a ridosso della costa, in alcuni casi ripascimenti. In quasi tutti gli interventi la mitigazione del rischio di erosione è stata efficace. Naturalmente sono altrettanti efficaci tutti i sistemi di prevenzione. Sono quindi da evitare i restringimenti degli alvei che riducono il flusso ed il trasporto dei materiali in sospensione o l’estrazione di materiali alluvionali con conseguente riduzione a monte della riserva di materiale solido destinato al mare. *Referente prov. di Costituente Ecologista 12 Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011 Edificio fatiscente con porte sfondate e scardinate, infissi arrugginiti, muri senza intonaco Ex Onp, Fazzina (PD-SEL): “Per ora solo Città del degrado! Pesantemente penalizzato il Servizio di Salute Mentale” Le rassicurazioni sulla riqualificazione dell’ex Onp fornite dal Direttore Generale dell’Asp 8, dott. Maniscalco, che non risparmia incaute e gratuite accuse di strumentalizzazione, stridono con le eloquenti immagini, che sconfessano ogni velleitario tentativo di fare apparire una realtà virtuale e testimoniano il tangibile stato di degrado di buona parte dei padiglioni, che per il Direttore Generale rientrano, invece, tra quelli ristrutturati e dove sono allocati numerosi settori e servizi. Al di là di percentuali un po’ troppo generose, di astratti numeri e futuristiche “Città della Salute”, un esempio concreto di quale sia oggi l’effettiva situazione in tutta l’area è il padiglione che ospita la C.T.A. 2 (Comunità Terapeutica Assistita) di Salute Mentale, proprio uno di quei servizi orgogliosamente elencati dal dott. Maniscalco. Qui persone in carne ed ossa con disagio psichiatrico sono ricoverate in un edificio fatiscente con porte sfondate e scardinate, finestre non a norma, infissi arrugginiti, tapparelle sgangherate e muri senza intonaco. L’unico piccolo televisore nella sala mensa, che sostituisce i due più grandi, guasti da tempo, è stato messo a disposizione – con encomiabile senso di umanità e rispetto della sofferenza dei degenti - da un medico della Comunità. Tutto questo nonostante le ripetute ed ancora inascoltate richieste avanzate dal personale medico ed infermieristico per rendere i locali più dignitosi ed accoglienti. A questo quadro, già di per sé desolante, si aggiunge il fatto che gli impiegati del “Settore Affari Generali – Legale e Contenzioso”, della “Guardia Medica”, della “Medicina Riabilitativa” e di altri servizi sono costretti ad operare in edifici cadenti e indecorosi. E gli esempi potrebbero proseguire. La “Città della Salute” è per ora solo la “Città del degrado”! Il dott. Maniscalco, inoltre, omette di affrontare una questione importante: la mancata ap- plicazione della “legge Basaglia” e di tutte le successive norme (es.: L. 23 dicembre 1994, n. 724), che prevedevano la destinazione di risorse economiche e logistiche provenienti dalla dismissione e dalla riconversione degli ex manicomi al potenziamento della Psichiatria e alla tutela della salute mentale. In molte città d’Italia la legge ha trovato piena attuazione con servizi psichiatrici all’avanguardia. A Siracusa, invece, proprio il settore della Psichiatria non solo non ha tratto alcun beneficio garantito espressamente dalla legge ma è stato pesantemente penalizzato e privato delle risorse necessarie a fornire un servizio adeguato. Vogliamo, infine, ricordare che anni fa il dott. Maniscalco promise ad alcune associazioni di volontariato sociale che avrebbe messo a loro disposizione i locali ristrutturati dell’ex Onp. Ci chiediamo se la promessa sarà finalmente mantenuta o se anche in questo caso dovremo attenderci solo parole ed epiteti fuori luogo. Fabio Fazzina (Capogruppo “Pd-Sel” a Tiche) Lettera aperta al premier dall’associazione professionale “Proteo Fare Sapere” “Caro Berlusconi, la scuola educa non inculca Ed è proprio questo ciò che fa la differenza” Che cosa ha detto esattamente Berlusconi sulla scuola pubblica lo possono sentire tutti riascoltando le registrazioni del suo intervento. Le parole esatte sono le seguenti: “…educare i figli liberamente, e liberamente vuole dire non essere costretti a mandarli in una scuola di Stato dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare dei principi che sono il contrario di quelli che i genitori vogliono inculcare ai loro figli educandoli nella famiglia” (sottolineature nostre). Ebbene è da quell’inculcare, ripetuto due volte (cosa che non tutti i giornali hanno correttamente riportato), che bisogna partire perché è evidente che per il nostro premier la scuola non educa, inculca. E non solo: anche la famiglia inculca! Ancora prima dell’offesa arrecata alla classe docente italiana e alla scuola pubblica, alla scuola di tutti, quella in cui è andato e ancora va il 93% degli italiani, quella che Berlusconi chiama “di Stato”, dimenticando sia il dettato costituzionale che ne impone allo Stato l’istituzione sia le ragioni storiche che da 100 anni hanno reso ciò necessario (corre giusto quest’anno il centenario della legge Daneo-Credaro, di cui probabilmente Berlusconi non ha mai sentito parlare), è questa parola “inculcare”, a cui Berlusconi affida il fine ultimo dell’istruzione tanto nella scuola quanto nella famiglia, che divide le nostre idee di educazione, di scuola e anche di famiglia dalle sue. Qui probabilmente sta il fine ultimo delle misure che in tutti questi anni sono state messe in campo per demolire la scuola pubblica. Qui sta anche il senso del silenzio del Ministro Gelmini, che evidentemente condivide queste idee, dal momento che non solo non ha replicato al premier, ma anzi ne ha preso persino le difese, alludendo ancora una volta alla scuola pubblica come proprietà di una parte politica. Se volessimo scherzarci sopra ci potrebbe venire il sospetto che l’attacco alla scuola di Berlusconi sia quello di un alunno un po’ somarello che se la prende con la scuola perché ha beccato un quattro in storia e in geografia. Infatti pochi minuti prima di que- sta performance sulla scuola il nostro si è prodotto in una rielaborazione storica del tutto personale per cui: i laburisti inglesi vengono fatti discendere dai comunisti “ravveduti” (il nostro sembra non sapere che il Partito laburista fu fondato nel 1906 mentre il PC britannico nacque 14 anni dopo, nel 1920, e che quest’ultimo, a differenza di altri gruppi di sinistra, non fu nemmeno mai ammesso nella struttura federativa laburista); la città di Goteborg, che sta in Svezia, viene confusa con Bad Godesberg che sta in Germania; in questa città dal nome equivocato sarebbero stati i comunisti tedeschi e non i socialdemocratici (come in realtà avvenne a Bad Godesberg nel 1959) ad abbandonare il marxismo. Evidentemente non sono bastate le frequentazioni craxiane a far conoscere a Berlusconi la storia dei socialisti, così come i suoi strafalcioni storico-geografici non fanno certo fare una bella figura alle scuole salesiane che nello stesso intervento Berlusconi si diceva orgoglioso di aver frequentato. Ma, ahinoi, la cosa è più seria di quanto vorremmo e sommata al costante smantellamento della scuola pubblica operato dal governo attraverso ogni sorta di taglio alla spesa, all’incuria servile e giustificazionista del Ministro dell’Istruzione, alla costante campagna mediatica contro la scuola e al martellamento ideologico a cui siamo ormai abituati dall’oratoria berlusconiana, all’idea che, oggi nella scuola ieri nella magistratura, dovunque ci siano persone che hanno solo la colpa di fare il proprio dovere ci sia un complotto comunista, l’unica cosa che ci fa venire in mente sono le parole che nel 1950, in tempi insospettabili persino per un premier sospettoso e “complottofobo”, pronunciò Piero Calamandrei: “Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per tra- sformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle…” Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011 13 Incontro fra la direttrice, dott.ssa Basile, il suo staff e i docenti di molti istituti siracusani Il “Paolo Orsi” elabora strategie con le scuole per accogliere nel museo percorsi laboratoriali di GIAMBATTISTA TOTIS La Dott.ssa Basile, Direttrice del “Paolo Orsi” , cerca di rendere il Museo, oltre che luogo di testimonianza, anche luogo di formazione e di diffusione della sensibilità sui beni culturali della città, come ha più volte tentato la Dott.ssa Ciurcina, recentemente chiamata a dirigere la soprintendenza. Il 3 marzo si è svolto, presso il museo Paolo Orsi, un incontro fra la stessa Dott.ssa Basile, supportata da un suo nutrito staff (dott. Mamo, dott.ssa Cassataro , dott.ssa Crispino e altre archeologhe anch’esse impegnate nell’attività del Museo) e un numeroso gruppo di Docenti referenti per i beni culturali, delle varie scuole di Siracusa (Nautico, Ipsia, Insolera; Einaudi, Corbino, Gargallo, Istituto d’Arte, Alberghiero etc.) affinché, insieme, potessero individuare strategie per utilizzare il museo quale strumento di crescita culturale e costruire percorsi utili a sensibilizzare gli studenti verso il mondo dell’Archeologia. Non dimentichiamo che è proprio l’archeologia che rappresenta il patrimonio principale di Siracusa e della sua provincia. I vari referenti delle scuole hanno evidenziato e sviluppato vari spunti di riflessione: l’utilità di attività laboratoriali per coinvolgere i ragazzi (come ad esempio attività di scavo: vere o simulate); esperienze di archeologia sperimentale; ricostruzione di manufatti di vario genere utilizzando le tecnologie dell’epoca (utensili, strumenti semplici o quant’altro possibile); riproduzione fedele di momenti ed abitudini della vita in età greco-romana (ad esempio realizzando una “cena greca” in occasione delle rappresentazioni classiche), attività esplorative degli acquedotti sotterranei dei greci; esperienze di archeologia subacquea, nonché la creazione di modalità di sistema affinchè sia consuetudine la visita al museo. Nel corso dell’incontro si è richiamata la partecipazione all’annuale concorso “conosci il tuo Museo”, a verifica dell’interesse delle scuole (sia pure a macchia di leopardo) verso questo mondo, nonché a testimonianza di diffuse sensibilità utili per aprire un vero e proprio “laboratorio” creativo che possa rilanciare e conso- lidare, nella coscienza delle popolazioni locali, l’importanza e la unicità della “risorsa” Museo. La Dott.ssa Basile, intervenendo a più riprese, ha ribadito come all’interno del Museo gli Istituti potrebbero trovare spunti per molte attività di studio utili a realizzare percorsi legati alle discipline scolastiche; ha, quindi, invitato i presenti a realizzare percorsi individualizzati che potrebbero anche sfociare nella realizzazione di mostre o manifestazioni di varia natura. Durante l’incontro si è anche posto l’accento sull’utilità di un’attività di formazione dei docenti in modo da avere una giusta ricaduta nella didattica. Si riapre, quindi, il discorso su un’ attività meritoria avviata in questi anni, che oggi si tenta di sistematizzare. Un’attività episodica o legata alle iniziative dei singoli, pur se apprezzabile, non permetterebbe un progetto sinergico che implementi le risorse culturali presenti nel museo e nella comunità scolastica. La cultura ha un valore di per sé, essa, però, è anche strumento ed occasione di riscatto civile se coniugata con le scelte della vita quotidiana. Quando la cultura riesce a permeare una vasta comunità, con lo scopo di educare le coscienze ad elevare la sensibilità rispetto alla civiltà del vivere quotidiano, educa al rispetto e alla tutela dei beni culturali e ambientali di un popolo. In questo senso e in questa prospettiva assume grande significato l’iniziativa intrapresa. Essa apre una speranza affinché la Cultura non sia appannaggio di gruppi ristretti e marginali della comunità (anche se celebrati ed ossequiati) ma sia patrimonio di gran parte della popolazione in modo da incidere e condizionare positivamente le scelte politiche nella gestione del territorio e delle sue risorse. La cultura celebrata in gruppi ristretti ed appannaggio di pochi, come la cronaca dimostra, è spesso utilizzata quale “specchietto per le allodole” dai massacratori del territorio per “testimoniare” sensibilità inesistenti ed, ancora, viene strumentalizzata in convegni utili solo ad operazioni di immagine e di marketing sociale. Che sia la volta buona? Lo auspichiamo in molti. Gestisce 75 ettari di terreni confiscati alla mafia nelle contrade tra Catania e Siracusa Libera di Siracusa: “Il furto degli attrezzi nella coop. Beppe Montana un gesto scellerato di chi vuol colpire il progetto di cambiamento” Il Coordinamento Provinciale di LIBERA Siracusa esprime grande preoccupazione per il furto operato la scorsa settimana ai danni della neonata Cooperativa “Beppe Montana” che gestisce i terreni confiscati nelle province di Catania e Siracusa. Un decespugliatore, due motoseghe, una pompa a spalla, 20 tra forbici per potatura e a raccolta, cazzuole, badili, rastrelli è quanto è stato sottratto mediante la forzatura di una grande porta di ferro di un garage con perforazione del muro esterno e danneggiamenti anche a cavi elettrici e prolunghe. Un attacco ad un “progetto” di cambiamento e di ripristino della legalità nel difficile territorio della Sicilia orientale che sicuramente non intimidisce i quattro meravigliosi giovani soci e valenti lavoratori della Cooperativa, che opera su 75 ettari di terreno ricadenti nei Comuni di Belpasso, Rammacca, Motta Sant’Anastasia e Lentini, con il supporto del Consorzio Etneo per la Legalità e lo Sviluppo. Terre e strutture appartenute alle famiglie dei Nardo e dei Riela e ai loro fiancheggiatori, provenienti da confische esecutive della fine degli anni Novanta, per appezzamenti rimasti a lungo inuti- lizzati, ora ceduti in comodato d’uso dai suddetti Comuni. Nel momento in cui la Cooperativa inizia a muovere i suoi primi passi, il gesto intimidatorio va letto come un tentativo di bloccare una delle esperienze più mature e coraggiose nel contrasto alla criminalità organizzata nel Mezzogiorno d’Italia. Condanniamo questo scellerato gesto e sottolineamo il lavoro svolto con spirito di servizio ed abnegazione, sostenendo la sua azio- ne quotidiana di contrasto alle mafie e affiancandovi una parallela opera di prevenzione e di “bonifica sociale” dei quartieri più a rischio di devianza giovanile nelle estreme periferie della provincia aretusea. Atti intimidatori del genere, nel tentativo di sovraesporre persone che mettono in gioco la loro vita, rafforzano il loro intervento e innescano quella solidarietà di tutte le forze sane della società impegnate nel contrasto alle mafie. E’ urgente offrire tutela, dignità e apprezzamento a tutti coloro che, soprattutto nelle regioni del Meridione, combattono – con grande sacrificio e gravi rischi personali – l’illegalità diffusa creando occasioni sviluppo e di economia legale. I terreni in questione sono coltivati in regime biologico, secondo le rispettive vocazioni tradizionali: dall’agrumeto all’uliveto, dall’ortiva al seminativo. Prodotti come olio, con- serve e arance a polpa rossa stanno per essere commercializzati col marchio Libera Terra, nel segno della creazione di opportunità di lavoro regolare e di produzioni di qualità, espressioni della ricchezza produttiva del territorio. Pertanto, esprimiamo piena solidarietà alla Cooperativa convinti di continuare a costruire insieme quel progetto politico in grado di spezzare il sistema criminale e coinvolgere tutte le espressioni della società civile. 14 Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011 Interrogazione di due senatori Italia dei Valori ai Ministri dell’Economia e dell’Ambiente Giambrone e Di Nardo: “Il governo dica per iscritto se sul radar si sono verificate le opzioni tecniche possibili” I senatori Dell’Italia dei Valori Fabio Giambrone e Aniello Di Nardo hanno presentato ai Ministri dell’Economia e delle Finanze e dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare una interrogazione a risposta scritta sul radar militare autorizzato al Plemmirio, concordata con l’on. Raffaele Gentile che ce ne dà comunicazione. “Premesso che – si legge nel testo - a Siracusa, in zona Plemmirio, nel cuore di un’area avente grande rilevanza naturalistica e ad alto grado di residenzialità soprattutto nella stagione estiva, su richiesta dell’amministrazione della Guardia di Finanza si è proceduto alla installazione di un radar posto ad una altezza di 36 metri, in prossimità di un faro; “le popolazioni interessate non risultano essere state poste a conoscenza delle finalità dell’opera in questione, la quale invece suscita forti preoccupazioni per gli effetti, potenzialmente nocivi, che potrebbero essere prodotti dalle onde elettromagnetiche derivanti dal funzionamento del radar ad altissima frequenza; “in particolare, i tempi soprendentemente brevi con cui l’opera è stata realizzata ed autorizzata hanno sollevato, tra i comitati di cittadini residenti nelle zone costiere limitrofe al promontorio del Plemmirio e tra le associazioni ambientaliste del luogo, dubbi ed incertezze circa il puntuale e rigoroso rispetto delle procedure previste dalla normativa vigente per installazioni di tale impatto, “si chiede di sapere: se, con riferimento all’opera in questione ed alla luce dell’indubbio valore paesaggistico della zona, che ricade nell’ambito di una area marina protetta, siano sono state vagliate tutte le opzioni tecniche possibili e siano state esperite tutte le procedure autorizzative previste dalla legge per tale tipologia di impianti e per le opere connesse; “quali informazioni siano state fornite al pubblico circa la natura e gli scopi della struttura e se, in particolare, sia stato adeguatamente valutato l’impatto paesaggistico del radar e le potenziali conseguenze del suo funzionamento sulla salute dei cittadini, alla luce dell’apprensione e dei timori che esso ha destato nella popolazione locale”. Si prevede l’utilizzo di nuove tecnologie come il Trattamento Meccanico Biologico Nel piano regionale dei rifiuti niente termovalorizzatori Ma lo scontro è dietro l’angolo perché Stefania li vuole La Regione riscrive il suo piano rifiuti senza rinunciare, però, ad un obiettivo: valorizzare gli scarti. Così, la commissione di consulenti nominati dal governo siciliano ha dato il suo via libera alla combustione del materiale residuo in cementifici e industrie e stop ai termovalorizzatori. Lo scorso ottobre era arrivata la bocciatura del piano rifiuti da parte del governo nazionale che aveva definito il testo poco concreto, contestando la mancanza di elementi sulla parte esecutiva, i pochi dettagli sugli impianti e un eccessivo ricorso alle discariche. Da qui, dunque, le nuove linee guida che, nei prossimi anni, dovranno portare a raggiungere e superare il 60 per cento di raccolta differenziata: nello specifico, si dovrebbe passare prima al 35%, poi al 45% e infine al 65% entro il 2015. Scompaiono dal testo i termovalorizzatori, mentre il piano prevede l’utilizzo di nuove tecnologie per trattare e separare i rifiuti, come il cosiddetto Tmb (Trattamento Meccanico Biologico) per cui i rifiuti non differenziati vengono separati in modo da riciclarne un’ulteriore parte e trasformare in combustibile il resto, che verrebbe destinato a cementifici e industrie in grado di utilizzarlo. Il faldone è adesso sulla scrivania dell’assessore regionale all’Energia, Giosuè Marino. Nell’arco di una quindicina di giorni, dovrebbe essere sottoposto all’attenzione prima della Protezione civile e poi del ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, per il via libera definitivo. Dal governo si dicono fiduciosi sull’approvazione, anche perchè il piano sarebbe stato aggiornato con un confronto continuo con la Protezione civile. Il testo, dicono, è in linea con le direttive europee ed è condiviso da associazioni quali Confindustria e Legambiente. Lo scontro, però, resta dietro l’angolo: il ministro per l’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ha infatti sempre ritenuto valida la realizzazione di termovalorizzatori. Sebastiano Spina Ineccepibile la posizione della Regione su alberghi e centri commerciali nel lago d’acqua Basta con le false promesse di sviluppo affidato a società offshore che lo cercano interrando il mare e riempiendo il Porto Grande “Volete ingessare il territorio, bloccare lo sviluppo e scoraggiare gli investitori”. Sono queste le accuse che vengono rivolte a coloro, soprattutto giovani, che chiedono a gran voce il rispetto, la tutela e la valorizzazione dei luoghi che altri vogliono cementificare e che invece rappresentano un patrimonio che, se ben gestito, è in grado di essere artefice di una speranza di sviluppo economico e di lavoro reale. Siamo stanchi di subire passivamente gli scempi che hanno condannato la nostra città ad essere rappresentata da una massa informe e grigia di cemento, priva di alcuna premessa di sviluppo serio, ordinato e produttivo. Siamo stanchi di veder obbligati i nostri giovani ad emigrare in cerca di un lavoro dignitoso. Siamo stanchi di constatare la diversità della vita nelle città normali, dove il verde pubblico, le piazze, i parchi sono parte integrante della città e non degli inutili spazi tolti alla lottizzazione insensata e dannosa. Basta con le false promesse di sviluppo messo nelle mani di società offshore, nelle mani di personaggi che affermano che lo sviluppo passa per l’interramento del mare e il riempimento del porto grande. Basta consegnare il nostro futuro nelle mani di chi giustifica le proprie assurde farneticazioni di sviluppo con l’annientamento, di fatto, della più bella insenatura naturale del Mediterraneo, scrigno di tesori greci e romani inesplorati e da recuperare. Bene ha fatto il dirigente regionale, Gesualdo Campo, ad inviare una lettera al responsabile del dipartimento Urbanistica del Comune di Siracusa e alla Soprintendenza con la quale chiede la revisione di tutti i pareri relativi ai progetti del porto espressi in qualunque sede e con qualunque modalità nell’ambito dei nuovi impianti turistico-ricettivi previsti. Parole che danno fiducia e forza a chi in questi mesi ha fortemente protestato per tutelare la propria città dall’ennesimo e purtroppo non definitivo assalto degli speculatori. Dire che non si possono costruire alberghi o centri commerciali in mezzo al mare, specie se quel mare rappresenta un patrimonio per l’intera umanità, dovrebbe essere concepito come semplice buon senso e non come una minaccia allo sviluppo. Ripristinare e riutilizzare l’edilizia esistente a terra è cosa assennata così come lasciare al mare la sua naturale vocazione, ossia di essere navigato e non calpestato. Questo per noi di SOS Siracusa è “rispetto del paesaggio”. Lo stesso rispetto che chiediamo, con forza, per la Pillirina, per le Mura Dionigiane e per la Balza Acradina, lì dove il paesaggio è intimamente legato alla nostra storia e alla nostra stessa identità di popolo siracusano. Ormai è chiaro che lo sviluppo turistico-occupazionale a Siracusa passa per la salvaguardia e l’utilizzo “pubblico” di questi luoghi, così come certificato dall’intero consiglio comunale, e sono da ritenersi stonate e sterili quelle voci che, a tratti, vogliono farci tornare indietro sulle scelte di civiltà che la maggioranza dei cittadini ritiene prioritarie per il loro futuro. E’ quindi un punto d’onore per il sindaco e per tutta la sua amministrazione procedere affinché diventino patrimonio della città le varianti della bellezza al PRG, restituendo alla fruizione pubblica e naturale la Pillirina, le Mura Dionigiane e la balza Acradina. Siamo convinti che anche la Regione debba fare la sua parte approvando il Piano Paesaggistico, nei tempi indicati, e con esso quelle norme di salvaguardia che scongiurerebbero ogni possibile tentativo di vanificare tutti i nostri sforzi, tutte le nostre speranze e le decisioni che l’intero consiglio comunale di questa città ha fatto proprie per dare dignità a tutti questi luoghi che la Storia ci ha consegnato e che abbiamo l’obbligo di custodire e trasmettere alle generazioni future. COORDINAMENTO SOS SIRACUSA Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011 15 I residenti chiedono una piazza con slarghi pedonali, sedili, aree ludiche e zone parcheggio L’area non asfaltata di contrada Palazzo piena di sterpaglie carcasse d’auto, container abbandonati, fetidi rifiuti di SEBASTIANO DI LUCIANO Ortigia, S.Lucia, Neapolis, Tiche, Epipoli, Grottasanta, Acradina sono le circoscrizioni amministrative in cui è diviso il nostro territorio. Nel linguaggio comune la definizione è quella di quartiere, e ognuno ha una sua storia, una propria identità urbanistica, una caratterizzazione socioambientale, una pecularietà territoriale e un proprio percorso civico di indirizzo socioeconomico, sociopolitico e socioculturale sostanzialmente già delineato. Il centro storico di Ortigia, dal degrado degli anni 70 al risveglio commerciale degli anni 90 e alla consacrazione a quartiere d’élite dei nostri tempi. Nelle zone periferiche degli anni sessanta, che videro la cementificazione selvaggia e la trasformazione in quartieri ad alta ed scomposta densità abitativa, i riferimenti sono certamente ad Acradina, Grottasanta, Tike ed ultimo Epipoli, i cui caotici tessuti viari oggi sono oggetto di un risanamento urbano che consenta almeno ai residenti, pur nella etereogenea conformazione ambientale, una vivibilità quotidiana sufficientemente accettabile. Come non parlare della circoscrizione di S. Lucia in cui, pur in presenza di normative edilizie atte ad incentivare progettualità urbanistiche protese ad una auspicata riqualificazione territorio-ambientale, i risultati ottenuti purtroppo risultano deficitari nonostante gli sforzi profusi, con il quartiere che risente di una sorta di condizione di forte degrado sociourbano. Nell’ultimo decennio comunque le amministrazioni locali, influenzate forse da quella filosofia politica del fare marcatamente contraddistinta da una frenesia “yuppiterale berlusconiana”, hanno cantierato l’inverosimile sfruttando al massimo le risorse economiche pubbliche disponibili e non, cambiando il volto viario della città (oggettivamente in meglio). Certo, tanto ancora rimane da fare, la Siracusa città dell’Unesco patrimonio dell’umanità, la millenaria sua storia, la sua cultura classica, la sua posizione geografica, meta logistica eccellente per l’incontro tra culture occidentali e mediorientali, non ha ancora raggiunto quella maturità civica che le compete, anzi talvolta per incuria, per cattiva amministrazione pubblica, per mancanza di fondi o semplicemente per scelte che hanno privilegiato alcuni indirizzi programmatici di interventi strutturali a scapito di altri, è protagonista di eventi che equiparano tratti del nostro territorio a zone disastrate del terzo mondo. La cronaca racconta spesso di segnalazioni inascoltate dei cittadini da parte degli amministratori pubblici,su dissesti di manti stradali, causa di incidenti a cose o persone, e che dire delle accertate condizioni disagiate delle borgate periferiche rionali in forte degrado strutturale e territoriale eccetera. Carenze omesse o dimenticate dal comune, che vengono poi portate all’attenzione della stampa libera che ne divulga le notizie svolgendo quel ruolo civico talvolta delegato ma comunque sempre riconosciuto dalla pubblica opinione. In virtù di quanto sopra espresso, pressati da innumerevoli richieste in tal senso formulate da cittadini che ci hanno contattato, si focalizza l’attenzione su quell’area ubicata in contrada Palazzo, zona alta della città, ricadente nel quartiere Acradina, situata tra palazzine ed edifici di civile abitazione costeggiante via Luciano Alì e nelle vicinanze di via Sofio Ferrero. Geometricamente, un grande quadrilatero attraversato ai limiti da una strada di collegamento scomoda ma altamente transitata che si incanala verso via Antonello da Messina, arteria del quartiere Acradina recentemente ristrutturata alle esigenze dell’odierno traffico veicolare con caratteristiche urbanistiche e finiture architettoniche di gran pregio. L’area non asfaltata è ricoperta da sterpaglie e da materiale inerte scaricato furtivamente e abusivamente, carcasse di automobili, due grandi container abbandonati stazionano a perenne ricordo, sorci campagnoli e fetore nauseabondo fanno da cornice a quest’angolo di territorio dimenticato. I residenti degli edifici limitrofi da sempre segnalano la necessità di trasformarla in area a verde pubblico decente e decorosa ipotizzando anche la costruzione di una piazza con slarghi pedonali serviti di sedili fruibili da possibili frequentatori, aree ludiche e di svago e zone parcheggio delimitate da aiole alberate. La stessa, in questo ipotetico progetto, attraversata da una utilissima strada di collegamento tra la via principale di cui sopra e la zona di Bosco Minniti, che risulterebbe strategica in termini viari, per decellerare il traffico caotico dell’arteria principale e crearne quindi uno sbocco naturale. Lo scrivente sull’argomento ha dedicato, circa dieci anni addietro, sempre pressato da indicazioni dei residenti, un articolo sulla stessa problematica, ma è evidente che la lati- Maria Monterosso, ex dipendente Fiat di P. Messina Novant’anni ma non li dimostra Festa alla Suor Angela Merici Per Maria Monterosso i novant’anni anni raggiunti non sono il solo record! A 55 anni suonati, infatti,si sposò con il ferroviere Salvatore Paolillo e alla sua morte, rimasta vedova, ha compiuto 18 anni di felice e confortevole residenza alla Casa di Riposo “Suor Angela Merici” di Mons. Accolla, dove, per l’occasione, è stata festeggiata alla presenza dei suoi nipoti, parenti, e di tutti gli ospiti, dopo avere lavorato per altri 18 anni presso la concessionaria FIAT di Paolo Messina. Così, in un pomeriggio allietato da musica di primissima scelta, eseguita al piano elettrico da Corrado Tafuri, un ex bancario prestato alla musica universale, sono scattati allegramente in pista dame e ballerini in perfetta armonia. Torta di prammatica e foto di gruppo, tutto opera del puntiglioso e prelibato servizio Buffet della Casa. Maria Monterosso, nata a Siracusa il 22/02/1921,ortigiana di via Gargallo, aspetterà ora serenamente il futuro. Corrado Cartia tanza degli amministartori comunali sull’argomento è cronica. Gli assessorati competenti in materia, testè da chiamare in causa sono: chi ha cura delle rubriche di Igiene, Sanità e Ambiente, per l’accertato degrado della zona infestata da topi, escrementi di animali, cimici, pidocchi e quant’altro può proliferare di dannoso per la salute pubblica in quella giungla di erbacce e sporcizia; chi ha la delega per le periferie (esiste una rubrica assessoriale in tal senso), che ha competenze socioterritorioambientali e chi al decoro urbano, per ovvi motivi; l’assessorato di riferimento della polizia municipale, organo istituzionale legalmente preposto per consentire coattivamente lo sgombero dell’area dalle carcasse d’auto e dei residuati metallici rottamati in loco; infine gli assessorati all’urbanistica e pianificazione territoriale per la progettualità viaria e archittettonica dell’area e quello alle infrastrut- ture per la costruzione di un’eventuale opera di pubblica utilità. Abbiamo contato le rubriche di sei assessorati che, per competenze giuridiche e istituzionali interessate dalla problematica, risultano omittenti alle segnalazioni dei residenti, che peraltro non dimenticano neanche il completo e attuato disimpegno dei rappresentanti del consiglio di quartiere di Acradina. Se tanto mi da tanto, boh! L’esclamazione di stupore è legittima. Il no comment alla vicenda è satiricamente d’obbligo. Chiudiamo con l’auspicio che l’informazione data sia percepita da quanti“addetti ai lavori” si sentiranno sollecitati dalla critica esitata da questo articolo, e che in una loro“improbabile” crisi di coscienza cercheranno di adoperarsi al meglio per una soluzione al problema analizzato, in maniera decorosa e rappresentativa della Siracusa città dell’Unesco, patrimonio dell’umanità. 16 Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011 DOVE ANDIAMO OGGI dal 12 al 25 marzo a cura di Giuseppe Baldini comunicate i vostri eventi a: [email protected] Tutti i giorni Dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 17,00 alle 20,00 Siracusa- Galleria Quadrifoglio, via SS Coronati n. 13 Mostra: “Nell’Assenza” incisioni di Veronica Zambelli Dalle 17,00 alle 20,30 – Siracusa Galleria Roma, via Maestranza n. 110 Mostra: “Arte Donna” - Fino al 15/03/2011 Mattina e pomeriggio – Siracusa Galleria Regionale di Palazzo Bellomo, via Giuseppe Maria Capodieci n. 14 Mostra: “L’annunciazione e il contemporaneo” Fino al 18/03/2011 Dal pomeriggio – Siracusa INDA, corso Matteotti n. 29 Mostra: “L’INDA e l’Unità d’Italia” Dalle 8,30 alle 19,00 (dal lunedì al giovedì) e alle 13,30 (venerdì e sabato) Noto - Palazzo Impellizzeri, via Impellizzeri n. 2 Mostra documentaria: “Mariannina Coffa poetessa netina” Dalle 17,00 alle 20,00 (chiuso il lunedì) – Noto Centro Notorietà, Corso Vittorio Emanuele n. 91 Mostra di sculture: “Forme Noetiche” 12/03/2011 Tutto il giorno – Francofonte, Centro storico Manifestazione: “Sagra del tarocco” 17,00 – Lentini Aula Consiliare del Palazzo Comunale Proiezione: “Morire a Lentini” 22,00 – Palazzolo Acreide Blob Pub, via Maestranza n. 28 Musica Live: “Ali Babà + special guest Lello Analfino” 13/03/2011 Tutto il giorno – Francofonte Centro storico Manifestazione: “Sagra del tarocco” 9,30 – Lentini Chiesa San Luca, via Bricinna n. 1 Escursione: “Pensare a piedi” Info e prenotazione obbligatoria al: 330 829760 20,45 – Noto Teatro comunale Vittorio Emanuele Piazza XVI Maggio Teatro: “Upupa my dream is my rebel king 2” 17/03/2011 17,00 – Noto Sala Dante Teatro comunale Vittorio Emanuele, Piazza XVI Maggio Incontro: “Il caos ordinato” 18,00 – Siracusa Galleria Roma, via Maestranza n. 110 Incontro: “150 Anni dell’Unità d’Italia Enzo Monica: entropia e questione meridionale” 20,30 – Siracusa Cineteatro Vasquez, via Filisto n. 5/17 Teatro: “Maledetta eredità” 18/03/2011 18,00 – Siracusa Galleria Roma, via Maestranza n. 110 Incontro: “150 Anni dell’Unità d’Italia Corrado Spatola: 150 di monete” 18,00 – Melilli Sala Consiliare del Palazzo Comunale, Piazza Crescimanno Incontro: “La vita nel buio – Giuseppe Messina: la biodiversità nella fauna cavernicola siciliana” 22,00 – Siracusa La Factory, Contrada Santa Teresa Longarini Musica Live: “Luigi Grechi, Ugo Mazzei & De Gregori Band” 20/03/2011 22,00 – Noto Contrada Fiumara km 2,5 VoodooDoll Rock Club, Musica Live: “Ultravixen” 18,00 – Siracusa Salone Carabelli, via Torres n. 10 Musica Live: “Concerto di Luca Fiorentini al violoncello e Stefania Redaelli al pianoforte” Prezzo biglietto: € 5,00 (ridotto)/10,00 (intero) 24/03/2011 18,00 – Siracusa Galleria Roma, via Maestranza n. 110 Incontro: “150 Anni dell’Unità d’Italia Vincenzo Ficara: la Sicilia nel Regno d’Italia” 25/03/2011 15,00 - Siracusa Salone Borsellino di Palazzo Vermexio, Piazza Duomo Incontro: “Siracusa tra Tardoantico e Altomedioevo: città, suburbio e territorio seminario introduttivo” 18,00 – Melilli Sala Consiliare del Palazzo Comunale, Piazza Crescimanno Incontro: “La vita nel buio – Carlo Grasso: tecniche di rilevamento dei parametri chimico-fisici in ambienti di grotta” 21,00 – Siracusa Istituto Musicale “G. Privitera”, v/le Regina Margherita n. 19 Musica Live: “Concerto di Martin Munch al pianoforte” Prezzo biglietto: € 4,00 (ridotto)/6,00 (intero) 21,00 – Noto Teatro comunale Vittorio Emanuele, Piazza XVI Maggio Danza: Milonga Prezzo: € 7,00 22,00 – Siracusa Buzz Pub, via G. B. Perasso n. 10 Musica Live: “Feldmann” 22,00 – Siracusa La Factory, Contrada Santa Teresa Longarini Musica Live: “Ricky Portera” Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011 17 salute e benessere a cura del dott. Michele Collura Infezione anche in una scuola di Milano ma lì è prevalsa la sobrietà, da noi l’incensamento dell’Asp TBC, l’Azienda Sanitaria ha provveduto all’analisi dei batteri? Ha individuato il ceppo originario? Noi crediamo di no di MARINA DE MICHELE Ci sarà pure una forte motivazione se il prossimo 23 marzo, presso la sala Zuccari del Senato della Repubblica, si terrà la prima edizione degli Stati generali della Tubercolosi con la partecipazione “di prestigiosi ospiti e relatori in rappresentanza delle maggiori istituzioni interessate a questa malattia” (come da programma). Sarà un segnale delle preoccupazioni che montano nel mondo accademico per un’infezione riemergente, che non si riconosce quasi più e che non si sa più prevenire, il fatto che ogni anno, anche in Italia, in Italia non nella sorda Siracusa, si organizzano conferenze e convegni sull’argomento, come quello del giugno scorso svoltosi a Bormio (Sondrio) dal titolo “Tubercolosi, una malattia sistemica”. Ed è d’altra parte la stessa cronaca locale, con cadenza quasi costante, a ricordarci che bisogna tornare a parlare di questa infezione proprio nei termini di informazione e prevenzione ovunque. Il caso più eclatante di questi giorni, e non è il solo se si spulcia tra le pagine dei quotidiani, è sicuramente quello di Milano, non solo perché ha coinvolto una scuola elementare (7 gli alunni contagiati, nella classe di uno dei bambini con la tbc 18 su 22 sono risultati positivi al test Mantoux, su 890 controlli anche sugli adulti 155 complessivamente i casi di cutipositività) ma per la particolarità del contagio: clochard che stazionavano nei pressi dell’edificio. È dovuto un confronto con quanto accaduto a Siracusa recentemente: la notizia di 3 casi di tubercolosi “conclamata” in un liceo della città, lo screening su tutti gli studenti e il personale della scuola, la notizia “clamorosa” che nella scuola non c’era nessuna epidemia. Non intendo tornare, nello specifico, sulle tante inesattezze rife- rite, su una evidente, e colpevole, violazione della privacy, sul mancato concreto accertamento di uno dei tre casi, tutto da verificare e che probabilmente va diversamente valutato, ma una battuta mi sia concessa sulle modalità dell’informazione. Dal confronto tra la cronaca sul caso milanese e quella che rendeva edotti i siracusani di quanto accadeva in città emerge una evidente differenza che sta tutta in una definizione: “sobrietà”. Nessun tono di esaltazione sui quotidiani milanesi, nessuna task force, nessun incensamento della poderosa macchina organizzativa dell’azienda sanitaria provinciale: solo la “sobria” comunicazione dei fatti e dell’intervento “dovuto” dell’Asp come dell’ufficio igiene. Non si tratta di un rilievo formale, di un puntiglioso appunto su una “banale” differenza di stili, bensì di qualcosa di più sostanziale, di fondamentale. La necessità, a mio personale giudizio, da parte dell’azienda sanitaria di Siracusa di emendare uno sbaglio pregresso - quello di non aver proceduto a uno screening a tappeto tempestivamente, quando si è venuti a conoscenza del primo caso, antecedente all’estate -, un irresponsabile errore, ha dato fiato alla tromba della retorica, quasi si volesse, grazie alla cortina fumogena delle parole, rimuovere la prima inadeguata risposta da parte di chi ha, quale dovere primario, quello di garantire, sempre e subito, le corrette misure sanitarie a tutela della salute della popolazione. Ma purtroppo vi è di più, e ancora una volta il riferimento è alle vicende milanesi. Da quella cronaca emerge la preoccupazione principale delle autorità sanitarie del luogo: una volta appurato che un identico batterio crea un filo rosso tra i bambini e uno dei clochard malato, ed escluso però che tra di loro possano esserci stati quei rapporti “stretti e prolungati” che soli possono aver causato la trasmissione della malattia, obiettivo primario è diventato individuare il malato originario che ha trasmesso la malattia ai bambini e al clochard. Solo questa la strada per scongiurare che il contagio si ripeta, che il portatore della malattia costituisca per tutti una mina vagante. Tornano le domande sul caso di Siracusa: l’Asp ha proceduto all’analisi dei batteri? Ha verificato che ci siano stati contatti tra le persone che si sono ammalate e che la natura del bacillo fosse la stessa? Ha individuato il ceppo originario? La risposta, a nostro avviso, è no. Se dunque l’obiettivo primario non è stato perseguito dall’ASP di Siracusa, si può affermare che quanto accaduto è stato gestito solo come uno spot propagandistico e nient’altro. E ancora. È veramente possibile che su oltre 800 persone sottoposte al test tubercolinico proprio nessuna sia risultata positiva? È credibile che la scuola siracusana costituisca “l’eccezione che conferma la regola” dal momento che le statistiche parlano di una cutipositività “di fondo”, in ogni popolazione, almeno del due o tre per 100, e Milano ne è un eclatante esempio? Noi riteniamo che anche nel nostro caso sia stato così, ma a quanti è stata taciuta la corretta informazione, che si trattava cioè di una infezione tubercolare, ed è stato invece detto che il gonfiore comparso sull’avambraccio era una reazione allergica a un farmaco assunto precedentemente, per esempio un antibiotico; o che era dovuto alla presenza di anticorpi contro la tubercolosi (una specie di vaccinazione anti-tbc); o piuttosto di una normale reazione per aver praticato in precedenza un altro test tubercolinico? Ovviamente non si tratta solo di statistiche, eventualmente di morbosa curiosità per sapere chi sia “infetto” (come se l’esserlo fosse un pericolo per gli altri e non invece per la persona stessa). Il fatto è che per tutti coloro che sono risultati positivi al test deve essere programmata una radiografia e una visita specialistica, dopo di che “devono essere sottoposti a una profilassi della durata di 6 mesi a scopo preventivo”, così come riferiscono le cronache milanesi. E qui da noi? La sensazione è che le cose siano andate diversamente anche per quest’ultimo punto, il più importante di ogni intervento medico: la terapia. Temiamo che i nostri ragazzi risultati cutipositivi e le loro famiglie siano stati abbandonati in una condizione di vaghezza conoscitiva, che non sia stata loro spiegata l’importanza della cura il cui obiettivo è evitare che l’infezione contratta ora si trasformi in malattia, magari tra 1 anno o tra 20, quando saranno adulti e a loro volta genitori e sentiranno forte la responsabilità di proteggere i loro figli, e potrebbero allora ritornare con la mente a quelle settimane dell’anno 2011 quando, per tutelare la loro salute, si sarebbe potuto fare qualcosa in più che forse non si è fatto. Se non elaborata all’interno di un setting psicoterapico, tenderà a influenzare le future relazioni La ferita dei non amati diventa carenza di fiducia prima verso se stessi e poi verso il partner D.ssa VALERIA RANDONE (valeriarandone.it) La ferita dei non amati, il marchio della mancanza d’amore. La coppia è molto di più della semplice somma delle sue parti, l’incontro tra due persone è un alchemico percorso, frutto del passato di ognuno di loro, del loro presente individuale e di coppia e delle loro più segrete aspettative di vita futura. Alla luce di ciò, ci rendiamo conto di quanto sia importante nella scelta del partner e nell’accostarsi a lui avere ricevuto una base d’amore sicura durante l’infanzia, luogo simbolico deputato alla costruzione dell’autostima, dell’indispensabile narcisismo, egoismo ed amor proprio. Un’originaria mancanza d’amore porta con sè, con effetto domino, una serie di tante altre mancanze e lacune, che inevitabilmente andranno a sfociare, come il corso di un fiume, nel rapporto di coppia, mare di navigazione comune. La ferita dei non amati è la causa di una carenza di fiducia di base e di amore verso se stessi e, dopo, verso il partner; chi ha sperimentato quell’antica, dolente, sanguinolenta ferita, non sarà mai capace di amarsi, amare e, soprattutto, di lasciarsi amare, coniugazioni psichiche del verbo amare, difficilmente attuabili, senza una base sicura, che funge da zattera di galleggiamento, per le inevitabili mareggiate relazionali. Nella maggior parte delle storie di vita delle coppie che ho in trattamento, le lacune dei loro attuali rapporti hanno radici lonta- ne, con sede in esperienze amorose non felici vissute nell’infanzia, che hanno poi condizionato ed influenzato profondamente le successive relazioni amicali e sentimentali, creando una memoria corporea del non amore e della sofferenza. La ferita dei non amati, se non elaborata all’interno di un setting psicoterapico, tenderà a ripresentarsi in maniera non elaborata e ad influenzare le future relazioni d’amore. Chi, da bambino, ha dovuto implorare amore, barattandolo con ottimi voti o prestazioni sportive performanti, ha chiaramente subito un torto, in quanto l’amore non si permuta, nè è una moneta di scambio, ma è totalizzante e totalmente discendente. Questo sfortunato infante, adulto di domani, non sarà capace di modulare l’amore durante le future esperienze di coppia, oscillando tra un desiderio massiccio e mai del tutto appagato di amore assoluto e fusionale (nutrito sempre e comunque da angoscie abbandoniche) al non amore, trincerandosi dietro una corazza difensiva. Una psicoterapia individuale o una terapia di coppia, da valutare di volta in volta, rappresenta l’unica strada possibile di nutrimento psichico e relazionale, per sanare e nutrire il passato e diventare finalmente per se stessi quella madre e quel padre amorevoli che mancavano quando dovevano essere presenti. 18 Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011 Il siracusano De Santis al Ministero Sviluppo Economico: “Il mio sistema è più razionale” “Per mantenere l’attuale tasso di crescita delle rinnovabili occorre strutturare la rete spendendo enormi capitali” Giuseppe De Santis, l’esperto in ecotecnologie più volte intervistato sul nostro giornale, ha inviato una lettera alla dottoressa Romano, del dipartimento energie rinnovabili del Ministero per lo Sviluppo Economico, intesa a chiarire “aspetti tecnici determinanti in considerazione dei provvedimenti del Ministro Romani riguardanti il futuro delle FER (Fonti Energetiche Rinnovabili) in cui drasticamente si pone un limite economico alle tariffe incentivanti e quindi un freno all’installazione nel territorio nazionale. “Il limite naturale per cui da remoto s’immette energia in rete – scrive De Santis - è ampiamente superato e continuare a percorrere la metodologia d’immissione in rete significa destabilizzare ulteriormente la stessa, data la natura aleatoria delle FER in considerazione della capacità della Rete Elettrica Nazionale di assorbire energia da remoto (vedi nostro studio completo progetto ecopower). Nel 2008 ho effettuato ricerche riguardanti la stabilità della Rete Elettrica Nazionale e da questa analisi si deducono limiti invalicabili determinati dal disequilibrio tra crescita strutturale della rete e crescita abnorme degli impianti da FER installati. “Il quadro prospettico sarà quindi quello che se si vuol mantenere questo tasso di crescita nel settore delle rinnovabili, con la metodologia d’immissione in rete tuttora usata, si deve necessariamente strutturare la rete spendendo enormi capitali che a tutt’oggi non sono nella disponibilità dello Stato. “La metodologia da me creata riguarda una visione speculare nella produzione da FER e prevede l’utilizzo della rete come servizio e l’utente che installa l’impianto fotovoltaico come utente finale in prelievo (utente Enel convenzionale); l’utente in questo caso preleva dalla rete la differenza tra energia prodotta ed energia consumata. Tale metodologia provata e collaudata in diversi impianti è frutto di ricerca e del conseguimento dei quattro brevetti che la regolano: BRE VETTI ECOTECNOLOGIE -- SETTORE ENERGIA. Data Deposito 06 giugno 2001 -N. Brevetto 0001329877 – Data Registrazione 21 novembre 2005. Titolo : Riutilizzatore Elettronico di Energie Ecocompatibili. Data Deposito 12 ottobre 2006 - N. Brevetto 0001371647. Data Registrazione 15 marzo 2010 Titolo: Metodo Ibrido De Santis per lo sfruttamento delle energie ecocompatibili, con connessione alla rete elettrica 220 volt in prelievo. Data Deposito 30 gennaio 2007 -N. Brevetto 0001384242. Data Registrazione 29 dicembre 2010 Titolo: Metodo per lo sfruttamento delle energie ecocompatibili, con la connessione alla Rete elettrica 220 ca sia in prelievo che in immissione. Data Deposito 10 luglio 2007 - N. Brevetto 0001384227. Data Registrazione 29 dicembre 2010 Titolo: Metodo ad Isola Multivettore per lo sfruttamento dei generatori ecocompatibili, senza connessione alla rete elettrica con idrogeno accumulato quale vettore energetico addizionale . Utilizzare tali metodologie. che sono a tuttoggi nella disponibiltà tecnica della scrivente in tutte le taglie da 4 a 400Kw, comporta: la stabilizzazione della rete stessa dato che si riducono drasticamente le correnti circolanti producendo e consumando in periferia e utilizzando la rete come serbatoio in prelievo (utente convenzionale) e non in immissione come nel metodo incentivato. Non esistono limiti strutturali nella produzione da FER dato che la rete non è toccata se non in prelievo e per differenza tra ciò che si produce e ciò che si consuma. La potenza impegnata del servizio reti di Terna viene drasticamente abbattuta se si massifica tale tecnologia e pertanto resta nella disponibilità della rete tutta la potenza prodotta da FER. Infatti chi già possiede un impianto con Riutilizzatore può chiedere il dimezzamento della potenza impegnata contrattualmente ENEL dato che il fattore potenza è gestito dalla macchina con pacco d’accumulo e non dalla rete. Tale prospettiva contribuisce ad aumentare la stabilità della rete stessa e a tenere la riserva terziaria come supporto addizionale di stabilizzazione. L’utente finale che utilizza tale tecnologia riceve più servizi del classico impianto d’immissione dato che mantiene la continuità anche in assenza della rete stessa in caso di blakOut. Mantiene la stabilità dei parametri interni e non sottostà a tutti quei disturbi (microinterruzioni- Spike di rete – Radiofrequenza- Cariche elettrostatiche ) normalmente presenti in rete. L’obbiettivo che ci vogliamo porre nella massificazione delle FER è quello attraverso questa innovativa tecnologia di raggiungere prima degli altri il tetto stabilito dalla UE e mantenere tutti i parametri di stabilità e convenienza attraverso la creazione di un Elettrodomestico (Riutilizzatore Elettronico di Energie Ecocompatibili) che gestisce l’energia in un domestico o minirete attraverso la sinergia tra FER e rete stessa. Un obiettivo ambizioso che però è tecnicamente raggiunto; quello che bisogna perfezionare è naturalmente la facilitazione economica che ne consenta una massificazione veloce e quindi una produzione che abbatta i costi della macchina. Una mini centrale di produzione di energia che in modo sinergico coopera con la rete. Quindi, Dr.ssa Romano, sarebbe opportuno che lei informi il Sig. Ministro dello Sviluppo Economico che si possono raggiungere tutti i risultati auspicati mettendo daccordo tutte le parti in causa cambiando a costo zero la metodologia di produzione. Inoltre per gli impianti già in uso col sistema classico esistono dei Kits di adeguamento alla nuova metodologia a costi minimi. Naturalmente sono a vostra disposizione per ulteriori approfondimenti anche con il nostro Staff di produzione per avere una pianificazione nella produzione della macchina”. La Rai e la grande stampa lasciano fuori da molti anni giornalisti ed opinionisti siciliani Da “Politicamente scorretto” di Di Luciano a Tomassini ad Amato e Santuccio, è tutto un proliferare di libri di CORRADO CARTIA Parlare di attualità politica è, ormai, del tutto tempo perso: Enrico Di Luciano nel suo ultimo libro ”Politicamente scorretto” fa un salto nei giorni degli ideali senza politica quando, appunto, venne la politica senza ideali”. Veronica Tomassini, una vera scrittrice prestata al giornalismo. ma non per questo meno incisiva e narratrice provetta, critica spesso i momenti deboli. Anche Sestastiano Amato meriterebbe colonne e colonne di Soluzioni de “Siracusani famosi, di quale comune?” (a pag.19) Sebastiano Lo Monaco è originario di Floridia (SR) Anna Valle è originaria di Lentini (SR) Gianfranco Randone è originario di Francofonte (SR) Margareth Madè è vissuta a Pachino (SR) Giorgio Calabrese è originario di Rosolini (SR) giornali per i suoi studi sulla poetica dell’opera di GIanni Ritsos, lui che già, da compagno di classe nella III A del Liceo Gargallo, parlava in greco con il prof. Aleardo Rametta, oggi presidente della Società Siracusana di Storia Patria, spesso a colloquio con le colombe dell’Antico Caffè Centrale a Piazza Archimede a sognare un mondo migliore. Per non parlare di quel gioiello storico che è il libro di Salvatore Santuccio, ”Governare la città”, in cui si possono apprendere tante nozioni su Siracusa come le ”casine”, che non sono ciò che pensate tutti, ma dei veri e propri centri di assistenza sanitaria. Che dire poi di Jean Luc Rous, che ci regala “Un Diacono”, quale percorso di lettura sul ”Seppellimento di Santa Lucia” del Caravaggio, per i tipi di Erica edizioni, una vivace e preparata azienda multimediale con tanta voglia di fare. Ormai si è chiaramente sco- perto che Berlusconi prende in giro gli Italiani e i Siciliani soprattutto. Scherza con la politica, la usa come se fosse una bambola, come cantava Patty Pravo. Basta leggere l’ultimo volume di Bruno Vespa, “Il Cuore e la Spada”, 800 pagine di coedizione Eri-Rai-MondadorI, esempio di ulteriore connivenza pubblico-privatoindividuo, per rendersi conto che ormai Silvio Berlusconi ha ia sua vespa come suo portavoce segreto e personale, tanto che lo segue in tutto e per tutto e gli stampa pure i libri, prendendosi anche i cointributi economici della Rai con la ERI! Vespa scrive e documenta e Berlusconi proclama ! Ma non ci riesce, per fortuna, perché ha dei cani bastardi al guinzaglio, non certamente di razza: vedere infatti a pagina 177 di quest’ultimo libro di Vespa per rendersi conto come un fatto storico del 1924, definito “processo di pacificazione”, viene oggi rilanciato dal- lo stesso Berlusconi per dare linfa alla propria maggioranza, che fortunatamente è fatta da cani non di razza, sennò, a questo punto, saremmo tutti sul lastrico più di quanto non lo fossimo già! Allora, basta con Berlusconi, almeno per chi ha scoperto inghippi e nefandezze ma che ha perso anche la voglia di leggere e sentire i vari Feltri, Belpietro, Sallustri, Bechis, Giannini, Parenzo, Diagonale, Floris, Lerner, Annunziata, Maria Teresa Meli, Lussana, Sorge, Ferrara, Napoletano, Bocchino, Sacconi, Lupi, Cicchitto, Bondi, Bonaiuti, Gasparri , La Russa…, tuttI complici protagonisti di una società dell’Informazione privata e pubblica che lascia fuori, da molti anni ormai, giornalisti e opinionisti siciliani da ogni trasmissione e dibattito, che mira solo a farsi assegnare consulenze e ospitate retribuite e a portarlo bunga-bunga ad Arcore! Peccato, era un bel pianista! Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011 19 PIRCESCO CABARET THE “SPY” (la spia) 1 - Hallo. How are you? - Che fai, Fabrizio, parli in inglese con me che ti conosco da quando sei nato? - Beh, sai, dopo tanti anni... - Va bene, va bene. Dimmi, cosa ci fai in Italia? - Beh, sai, per ora guardo, osservo. - Cosa ti ha spinto a lasciare l’Inghilterra tua seconda patria? - FBI! - Cosa? - Beh, sai! Qualche pendenza. - Donne? - Uomini. - Fabrizio, anche tu? - Cosa hai capito? Uomini e donne. - Questione di corna Fabrì? - Anche, ma all’inizio solo CIA. Immagina che una notte ero appostato sul tetto della mia “car” e fotografavo con lo zoom a raggi infrarossi due in atteggiamenti hmm... lascivi. I passanti, spioni, tutti lì a dire: SPY! SPY! Altre volte cercavo di registrare qualche codice segreto nelle banche e loro tutti lì a dire: SPY! SPY! Ormai mi ero abituato e non facevo più caso quando dicevano: SPY! SPY! Un giorno ero nello spiazzo vicino al ca- stello della regina, stavo collocando l’attrezzatura quando all’improvviso arriva uno e... mica urla come gli altri SPY! SPY! No! Questo mi chiede gentilmente: - Are you a SPY? - Preso alla sprovvista ho risposto: - Se sono una spia? Certo certo. Yes, Sir. Can I help you? - Yes, puoi aiutarmi! Ha sbottonato la giacca, mi ha mostrato il distintivo e ha detto: FBI! Ho dovuto abbandonare tutta l’attrezzatura. Scap-pa-re! Francesco Pira SIRACUSANI FAMOSI DI QUALE COMUNE? Sebastiano Lo Monaco (attore) è originario di? ____________ QUANTO SEI BRAVO IN ITALIANO? sottolinea il verbo giusto in ognuna delle seguenti frasi: 1) Quella ingiusta legge è stata finalmente abolita annullata abrogata. 2) Prima di esporre la propria opinione, l’oratore confutò negò ricusò le altre. 3) Marco, durante il viaggio in Africa, ha assunto contratto preso la malaria. 4) Devo compilare redigere completare il modulo di partecipazione al concorso. 5) Riscuoto percepisco incasso uno stipendio appena sufficiente ai miei bisogni. 6) Il medico ha prescritto intimato imposto al paziente una terapia antibiotica. 7) Il contadino sta strappando eliminando estirpando le erbacce dell’orto. Anna Valle (attrice) è originaria di? ____________ SUDOKU Gianfranco Randone (cantante) è originario di? ____________ Margareth Madè (attrice) è originaria di? ____________ Giorgio Calabrese (nutrizionista) è originario di? ____________ soluzioni a pag 18 20 Anno III/n.5 • 11 Marzo 2011 L’assessore al Turismo e Spettacolo Salvo La Rosa: “Sono venuti da tutta la provincia” Dopo il successo del Carnevale Melillese appena concluso il Comune propone il bis con quello d’estate il 9 luglio di ALESSANDRA PRIVITERA Si è conclusa nella notte tra martedì 8 e mercoledì 9 marzo la 53a edizione del Carnevale Melillese. Soddisfatti il sindaco, dott. Giuseppe Sorbello, e l’assessore allo sport, turismo e spettacolo, ing. Salvo La Rosa, il quale ha affermato: «Le nostre attese hanno trovato ampia soddisfazione. Abbiamo dimostrato che il calendario, fitto di eventi, ha richiamato a Melilli moltissimi abitanti della provincia oltre che dare allegria a tutti i Melillesi». Re Carnevale, infatti, ha preso possesso del paese ibleo giovedì 3 marzo sfilando tra un corteo di maschere colorate fino in piazza San Sebastiano, dove ha fatto seguito la sfilata dei carri allegorici di categoria A: politica, cultura, costume e società sono stati i temi prediletti dai maestri della carta pesta melillesi. E nelle giornate successive, a partire dal primo pomeriggio, è stato un susseguirsi di gare tra i gruppi in maschera e i carri di categoria B. Una tradizione, quella della cartapesta a Melilli, che si tramanda di padre in figlio: vincitori e vinti a parte, tutti i carri allegorici hanno dato la possibilità di godere di un meraviglioso spettacolo di colori, luci e movimenti dei pupazzi che hanno preso vita quasi fossero animati. Una sei giorni di festeggiamenti non stop, insomma, durante i quali non è mancata l’animazione con il concerto degli Alì Babà, il gruppo brasiliano itinerante, la banda comica A rattarola: sei giorni che hanno visto, secondo le dinamiche del capovolgimento della realtà, donne trasformarsi in uomini, adulti tornare bambini, grandi e piccoli vestirsi delle maschere più in- consuete e originali. E il prossimo appuntamento è a sabato 9 luglio per il Carnevale Melillese in versione estiva. Problemi condominiali, l’esperto risponde I bambini giocano a palla nel cortile condominiale e una signora, se la sfera le arriva vicino, la taglia Abito in un condominio che possiede un ampio cortile. Durante il pomeriggio, dalle 17 alle 20, sono permessi i giochi per i bambini. Un giorno mi sono ritrovato mio figlio in lacrime poiché aveva invitato un compagno di scuola che, ahimé, è stato cacciato da una signora del condominio perché lui non ne faceva parte; aggiungo che sono ragazzini di dieci anni che giocano solamente a pallone e che non hanno creato nessun danno. La signora priva anche l’uso del pallone e se per caso dovesse arrivare vicino al suo balcone ne approfitta per tagliarlo. La mia domanda è: come mi devo comportare? Posso fare qualcosa? Vincenzo Pipitone Così come Lei ha formulato la domanda, è certo che il regolamento condominiale prevede la possibilità di utilizzo da parte di tutti i ragazzi di vari giochi all’interno del cortile. L’articolo 1117 del Codice Civile elenca tutte le parti comuni del condominio, il cortile è parte comune. La signora non può vietare ai ragazzi di giocare a palla. Nè tanto meno può chiedere l’allontanamento dei compagni non residenti. Ancor meno può commettere atti punitivi nei confronti dei ragazzi. Alla sua domanda come comportarsi, Le suggerisco di rivolgersi al suo amministratore perché venga rispettato il regolamento condominiale e nello stesso tempo invii una lettera raccomandata alla signora chiedendo il rimborso del costo del pallone tagliato. rag. Roberto Gionfriddo Il cagnolino di una condomina urina sul balcone sopra il mio mettendomi in condizioni di non poter stendere la biancheria Da un anno a questa parte, i condomini che abitano sopra di me hanno comprato un cagnolino che continua a fare i suoi bisogni nel balcone; l’evento sgradevole è che la sua urina gocciola sulla mia balconata, mettendomi in condizioni di non poter stendere la biancheria. Ho provato con cortesia a parlare con i proprietari, ma loro non hanno preso alcun provvedimento. Come devo comportarmi? Maria Lombardo Si rivolga immediatamente all’amministratore chiedendogli di convocare una assemblea urgente in quanto la condomina che abita sopra la sua abitazione non ha provveduto ad eliminare il fastidio che le arreca. Il condominio può agire in giudizio per ottenere la cessazione delle immissioni causate dal cane che Le arrecano un danno, limitando l’uso del suo balcone per poter asciugare la biancheria. Tale situazione è sanzionabile dall’art. 2052 del codice civile, provando la responsabilità del proprietario del cane a non aver usato la comune diligenza alla custodia dell’animale. Questo, sempre che il regolamento del suo condominio non preveda già una limitazione alla tenuta degli animali domestici. rag. Roberto Gionfriddo Il rag. Roberto Gionfriddo risponde ai vostri quesiti sulle problematiche condominiali. Potete scrivere all’indirizzo e-mail: [email protected]