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Quel che accadde nel 1908
1 Quel che accadde nel 1908 di Luigi Pruneti Le origini della divisione del 1908 risalgono al Novembre 1899, quando, un’Assemblea costituente del G.O.I. deliberò che i Massoni insigniti di pubblici incarichi avevano l'obbligo di seguire le direttive dell'Istituzione. Si trattò di un grave errore che calpestava la libertà di pensiero e i principi stessi della Libera Muratoriai. Con la Gran Maestranza di Ettore Ferrariii, il nuovo corso venne confermato e il Grande Oriente si gettò nell’arengo della politica. Nel frattempo la situazione del paese era mutata: l’Italia era ormai lontana dagli orizzonti risorgimentali, mentre il processo d'industrializzazione stava esasperando la conflittualità sociale. I cattolici, poi, usciti dal limbo del "non expedit", si accingevano a trasformarsi in forza politica e molti moderati pensavano che solo grazie al loro apporto sarebbe stato possibile arginare il pericolo socialista. In questo clima di mutamento epocale, l’Istituzione sposò le cause della sinistra, con la speranza di contribuire ad un rapido processo di sviluppo sociale e politico del Paeseiii. Una strategia, a dire il vero, da partito e non da istituzione iniziatica, ma condivisa da Ettore Ferrari e da un’alta percentuale delle Logge. Un'ulteriore politicizzazione si ebbe quando il Grande Oriente riassorbì il gruppo scissionista la "Federazione massonica" di Milano, che era stato in rapporti col Grande Oriente di Francia, alfiere europeo di una Massonneria-partito. Dopo lunghe e complesse trattative i Fratelli di Milano rientrarono nell’alveo, contribuendo a trasformare le Logge in circoli politici. Compreso in questo ruolo di campione della sinistra il Grande Oriente iniziò a controllare il comportamento politico dei Fratelliiv. Nel mirino degli efori libero muratori era, soprattutto, chi, per motivi elettorali, stringeva accordi con cattolici. In questo clima di sospetto il concetto di tolleranza e di rispetto ideologico divennero pallidi ricordi di un passato ormai lontano. Così, nell'Assemblea tenutasi a Roma nel 1906, venne sancito il principio che "La Massoneria in Italia segue l'indirizzo democratico nell'ordine politico e sociale". Grazie a questa decisione Ettore Ferrari, emanò una balaustra nella quale affermava: "La Massoneria pur riconoscendo la piena autonomia dei FF per la loro singolare azione in seno dei partiti politici, non consente nessun atto che implichi dedizione o transazioni con tendenze clericali o reazionarie ... [è] loro vietato, anche nelle forme più indirette, qualsivoglia compromesso con i clericali"v. La prima i In “Rivista della Massoneria italiana", a. XXX, nn. 17-20, novembre- dicembre 1899. F. CORDOVA, Massoneria e politica in Italia dal 1892 al 1908, Bari, 1985, p. 216 F. CORDOVA, Massoneria ... cit., p. 216. L. PRUNETI, La Tradizione massonica scozzese in Italia, Roma 1994, p. 61 e segg. U. BACCI, Il libro del Massone italiano, Roma, 1922, pp. 608-12. 2 conseguenza del decreto fu l'espulsione di numerosi membri, rei di aver cercato l'appoggio dei clericali per le elezioni amministrative del 25 Gennaio 1906vi. A questo grave problema si sommava quello dell'unificazione dei Ritivii che vedeva contrapporsi due fazioni. L'argomento fu affrontato per la prima volta il 22 Febbraio 1906 e in quell'occasione Nathan si pronunciò contro l'unificazione, perchè temeva che potesse favorire scissioni. In quella occasione si decise comunque di istituire un'apposita commissione che studiasse il problema. Il progetto naufragò, per l’opposizione del Supremo Consiglio che si oppose ad ogni ipotesi di fusione. Il “gran rifiuto” ebbe come conseguenza immediata le dimissioni del Sovrano Gran Commendatore Achille Ballori che venne sostituito dal Luogotenente Saverio Feraviii. La Libera Muratoria Italiana era dunque profondamente malata e la sua unità, raggiunta con fatica e sofferenzaix, era ogni giorno in forse. Questo stato di cose durava ormai da anni e forse si sarebbe ancora protratto se un problema di grande importanza ideologica, “l’insegnamento religioso”, non avesse fatto precipitare la situazione. L'ordinamento italiano era sull'argomento farraginoso e per anni si era discusso se nelle scuole primarie si dovesse insegnare la religione, come prevedeva la Legge Casati (1859) o “i doveri dell’uomo e del cittadino” indicati dalla Legge Coppino (1877). Solo nel 1903 una sentenza del Consiglio di Stato stabilì il tacito superamento della Legge Casati ma, allo stesso tempo, richiamava l'attenzione del Governo sulla necessità di porre ordine in una materia così delicatax. Fu a seguito di questa sentenza che il 21 Febbraio 1907 l'on. Leonida Bissolati presentò a Montecitorio la seguente mozione: "La Camera invita il Governo ad assicurare il carattere laico della scuola elementare, vietando che in essa venga impartito, sotto qualsiasi forma, l'insegnamento religioso"xi. Fra i firmatari vi furono diversi deputati massoni, ma il capo del governo rifiutò di discutere la mozione e la rimandò all'approvazione del bilancio dell'Istruzione. Gli espulsi furono: avv. Adolfo Bona, Avv. sen. Giacinto Cibrario, avv. on. Edoardo Daneo, Achille Durio, Ing. Cesare Friscati, Sen. Angelo Rossi, avv. on. Tommaso Villa. F. CORDOVA, Massoneria ... cit., p. 239. Come mai si sentisse tanto la necessità di unificare i Riti e che cosa s'intendesse per "Rito Unificato", che difficilmente avrebbe ottenuto il riconoscimento internazionale, è cosa poco chiara. Si legge nel "Bollettino Massonico": "Che cosa s'intendeva per Rito Unificato, quali ragioni si trovavano per la creazione di questo Rito di dubbio riconoscinmento per parte delle potenze massoniche estere, a quali fini si ispiravano i propagandisti della nuova dottrina nessuno ancora può dire ... Basti dire che è circolata la voce che, sotto la forma di unificazione dei Riti, si sia voluto giungere piuttosto all'unificazione di cassa, già altre volte tentata sotto altre forme. In "Bollettino massonico", a. I, luglio 1908, n. 1 (saggio), p. 3. L. PRUNETI, La tradizione ...cit, p. 67. L. PRUNETI, La tradizione .. cit, p. 13 e segg. Ibiden pp. 63-64; L. PRUNETI, Storia della Gran Loggia d’Italia degli A.L.A.M. Obbedienza di Piazza del Gesù Palazzo Vitelleschi , Della costituzione del Eito Scozzese Antico ed Accettato e della sua Gran Loggia dal 1908 al 1990, Roma 1990, p. 11. A. ACQUARONE, Lo stato catechista, Firenze 1961, p. 13. L'iscrizione di Bissolati alla Libera Muratoria è dubbia, sicuramente per egli frequentò, specie a Cremona, ambienti massonici. Vedi a tal proposito: U. ALFASSIO GRIMALDI G. BOZZETTI, Bissolati, Milano 1983, pp. 16-19. 3 Nel febbraio del 1908 il Governo si riunì per prendere una decisione in armonia con la sentenza del Consiglio di Stato, ponendo un "distinguo" fra i comuni che desideravano e quelli che rifiutavano l'insegnamento religioso; nel primo caso i municipi avrebbero provveduto alle spese, nel secondo si sarebbero limitati a fornire i locali ai genitori che ne avessero fatto richiestaxii. La mozione Bissolati andava comunque discussa e l'"Avanti" affermava che essa avrebbe posto ogni parlamentare davanti ad una scelta precisa: "O vota pel regolamento e i preti del Collegio lo buttano a mare o vota pel catechismo e Giolitti e segna il suo nome nelle tavole di proscrizione per le future elezioni generali"xiii. Il Gran Maestro appoggiò apertamente la mozione e creò un'apposita commissione per seguire da vicino le vicende, mentre una circolare veniva inviata a tutti i Fratelli onorevoli per sensibilizzarli sulla materia. Finalmente si arrivò alla discussione in aula che si protrasse per dieci giorni. Fra i diversi interventi particolarmente interessante fu quello di Giolitti, che rivendicò al governo il merito di avere conciliato le esigenze di tutti, lasciando la più ampia libertà a padri di famiglia, insegnanti e comuni. Numerosi deputati, tra i quali Giovanni Camera e Leonardo Bianchi, fecero capire, in toni più o meno larvati, il loro appoggio al governo, mentre altri come Emilio Faelli furono ancora più decisixiv. Infine si passò al voto e la mozione Bissolati venne respinta a larga maggioranza, anche l'emendamento proposto da Vittorio Moschinixv, che ne correggeva l'asprezza, fu bocciato col concorso di diversi massoni. L’esito della votazione fu una sconfitta personale per Ferrari e scosse l’intero mondo massonico, mentre da più parti si cominciò a parlare d’imboscata parlamentare. Il 4 Marzo si riunì la Giunta dell'Ordine per esaminare il comportamento dei Fratelli deputati; il Trincheri chiese il deferimento di coloro che non avevano seguito le indicazioni del Governo dell’Ordine, ma la sua proposta fu accolta tiepidamente. Lo stesso Gran Maestro espresse i propri dubbi sull’utilità d’inquisire Fratelli che avevano reso grandi servigi alla Massoneria. Ma solo due giorni dopo, il 6 Marzo, gli eventi presero una piega diversa e, in una nuova riunione della Giunta, si invitò "il Grande Oratore a presentare formale e regolare accusa contro i Fratelli deputati che votarono contro l'emendamento Moschini". Le decisioni della Giunta Esecutiva furono inviate a Saverio Fera, Luogotenente del Rito, Scozzese, facente funzione di Sovrano Gran Commendatore. Fera che rappresentava quella parte della Massoneria contraria ai coinvolgimenti politici convocò il Supremo Consiglio che respinse la richiesta a procedere affermando: "che il programma massonico a cui non può contravvenire un Fr investito di un pubblico Era ministro della pubblica istruzione Luigi Rava (1860-1938), Massone, rimasto poi in Palazzo Giustiniani. M. MORAMARCO, Nuova enciclopedia massonica, Vol. II, Reggio Emilia s.d., p. 306. "Avanti!" 14/2/1908. F. CORDOVA, Massoneria ... cit., p. 283. Cfr. A. A. MOLA, Massoneria e Parlamento nell'età del Lemmi, la leggenda dei trecento deputati massonici, in "Hiram" n. 1-2, gennaio-febbraio 1991, pp. 52-56. La mozione Bissolati, fu votata da diciassette massoni, mentre undici espressero voto contrario e sette non parteciparono alla votazione. U. ALFASSIO GRIMALDI G. BOZZETTI, Bissolati ... cit., p. 95. 4 ufficio quello che risponde ai sommi principi di patria e umanità, ai quali nessun citadino, ancorchè non Massone non può negare osservanza. E che quindi quello che non rappresenta per un deputato non massone mancanza contro la patria e l'umanità e non lo espone in genere alla pubblica riprovazione non può formare subietto di sindacato e censure di fronte al deputato massone, in omaggio al principio cardinale della vera e sana libertà che vuol rispettata in ogni Fratello la più larga manifestazione della sua coscienza e delle sue azioni"xvi. Si continuava affermando che il procedere contro quei FF deputati era lesivo del "diritto ... di votare secondo la loro coscienza e il loro criterio politico"xvii. A questo punto iniziò a delinearsi una frattura: da un lato la maggior parte delle Logge, dall'altro il Supremo Consiglio. Alla fine di Aprile, nel corso di un’assemblea ordinaria, il Gran Segretario dell'Ordine, oltre a ribadire l'intendimento di procedere contro coloro che non avevano appoggiato l'emendamento Moschini, rivendicava al Gran Maestro il diritto esclusivo di giudicare e disciplinare l'indirizzo politico della Massoneria e lo invitava a provvedere alla stretta osservanza delle Costituzioni da parte dei Corpi Rituali, pertanto in quella stessa riunione si arrivò a deliberare che "Il Governo dell'Ordine [provvede] affinchè si proceda nelle vie ordinarie a carico di quei FF deputati accusati di aver mancato ai loro doveri massonici"xviii. Il Governo dell'Ordine, inoltre, iniziò ad attaccare il Fera, dando gran risalto a un ricorso inviato al Gran Maestro da dieci alcuni del Supremo Consiglio. Nel documento si contestavano le balaustre del Luogotenente e si chiedeva la convocazione del Supremo Consiglio per procedere all'elezione del Sovrano Gran Commendatorexix. L’organo di governo del Rito si adunò il 24 Aprile; la riunione indetta per le 10 del mattino si rivelò difficilexx. Ferrari, Ballori e Nathan sollevarono problemi procedurali e formali, per questo il Consiglio fu aggiornato al pomeriggio e poi rimandato a data da destinarexxi. Ma la minoranza contraria al Fera si riunì comunque ed elesse Sovrano il "Bollettino Massonico" a. I, Luglio 1908, n. 1 (saggio), p. 5. Ibidem. "Rivista massonica", a. XXXIX, 15/5/1908, nn. 7-8, p. 150. Or di Roma il 26 aprile 1908 E. V., Ibidem, p. 151. "Bollettino massonico", a. I, agosto 1908, nn. 1-2, p. 21. Decreto n. 106 Or.. di Roma, 24/6/1908 E.. V.. : "Considerando che nella tornata ordinaria del S. C. il Pot.. Fr.. Achille Ballori 33.. ha eccepito la legalità della riunione per essere esclusi da essa alcuni Pot.. FF.. Isp.. Gen.. Membri Effettivi ed Onorari del S. C., sospesi con i nostri precedenti decreti ... Ritenuto che il S. C. non avrebbe potuto deliberare in siffatte condizioni con piena indipendenza e che d'altra parte lo stato degli animi non avrebbe forse concessa quella calma e quella serenità che dalla gravezza del momento sono richieste ... Decretiamo: art. 1) La tornata ordinaria aperta oggi nelle forme del rito alle 11,30 sospesa per gravi motivi di ordine. art. 2) I Pot.. Sovr.. Gr.. Isp.. Gen.., membri Effettivi e Onorari del S. C. saranno riconvocati nel più breve tempo possibile". Contemporaneamente scriveva al Ferrari: " ... Sono venuto alla determinazione di accettare l'invito fraterno da Voi rivoltomi per far tutto il possibile per ricondurre la pace nella Famiglia Massonica italiana, acciochè ciò avvenga è sembrato a tutti noi necessario differire la riunione del S. C. 5 Ballorixxii; la divisione era ormai operante e il giorno 26 Saverio Fera dichiarò illegale la nomina di Ballori e il suo Supremo Consiglioxxiii. La notizia ebbe un'immediata eco sulla stampa, che sottolineò come il blitz dei seguaci del Ferrari e del Ballori avrebbe avuta come immediata conseguenza quella di " ... iniziare processi a carico dei deputati che votarono contro l'emendamento Moschini e l'esito dei processi si può prevedere fin d'ora, sarà l'espulsione dall'ordine massonico dei detti deputati", a nessuno, comunque, sfuggiva come la frattura fosse ormai insanabile e in effetti l'8 Luglio il Fera promulgò un decreto con il quale dichiarò irregolare il gruppo di Ferrari-Ballori: "Con l'animo addolorato ma con la coscienza di compiere un dovere, invio a voi tutti copia del Decreto con cui vengono dichiarate risolte le Costituzioni del 1906 e sciolto il Grande Oriente. Con ciò il nostro glorioso Rito riacquista la sua indipendenza, cosa che per altro non impedirà al S.. C.. di stringere o autorizzare caso per caso, accordi con le Rispettabili potenze dirigenti il Rito Simbolico italiano per eventuali azioni nel mondo profano ... Questo attenua, non elimina il dolore nostro nell'emanare il grave provvedimento, risultato di ben mature e ponderate decisioni del S C. dei 33"xxiv. Ma quanti furono i Fratelli che seguirono Saverio Fera nella sede di via Ulpiano n. 11xxv. Probabilmente meno di mille, ma fra questi vi era la maggior parte dei membri del Supremo Consiglio depositari della tradizione scozzese italiana. Fu proprio questa derivazione diretta che permise all'Obbedienza, passata poi alla storia con il nome di per discutere con calma e serenità tutti i provvedimenti che siano atti alla realizzazione di quei desideri che sono nell'animo di tutti noi". "Bollettino massonico", a. I, Luglio 1908, n. 1, pp. 6-7. P. CITI, Dalla elezione a Gran Maestro di Ettore Ferrari a quella di Domizio Torrigiani, conversazione tenuta a Firenze il 5/11/45, in Scritti di Plinio Citi, a. c. della R.. L.. "Concordia", Or.. di Firenze, Firenze, 1954, p. 107. Ibidem. " ... Vista la lettera del Pot.. Fr.. Achille Ballori 33.. ... Il Fr.. Ballori asserisce che alcuni FF.. lo hanno eletto alla carica di S. G. C. e ci intimava di presentarci per la consegna dell'ufficio alle ore 11,00 di stamani ... Considerando che alla detta adunanza manca qualsiasi carattere di legalità per essersi tenuta in contraddizione col nostro suddetto precedente decreto ... Per essere mancata la presenza del S. G. C. e del suo Luogotenente [Grandi Costituzioni art. 5], per mancanza di convocazione dei componenti del S. C. Decretiamo: art. 1) La nomina del Pot.. Fr.. Achille Ballori nulla e di niuno effetto. art. 2) Manteniamo nelle nostre mani i suddetti poteri della nostra legittima e incontrastabile qualità di Luogotenente S. G. C. nella quale carica fummo regolarmente eletti nell'adunanza ordinaria del 21-22 marzo corrente anno. art. 3) Assumiamo in virtù dell'articolo 3 delle Grandi Costituzioni del 1786 in vigore per il R. S. A. A. nel mondo, la qualità e il titolo di Sovrano Gran Commendatore del R. S. A. A. per la giurisdizione italiana e colonie". "Bollettino massonico", a. I, Luglio 1908, n. 1 (saggio), p. 9. "Un vasto e imponente I piano ha in Roma il nostro Supremo Consiglio con la nuova sede di via Ulpiano n. 11, con un magnifico grande balcone ad angolo fra il Lungotevere Mellini e il nuovo Palazzo di Giustizia". "Bollettino massonico", a. I, Novembre 1908, n. 5, pp. 7-8. 6 "Piazza del Gesù", di affermarsi e di conservare nella Penisola l’ortodossia rituale e di diventare, dopo infinite traversie, una delle più importanti Obbedienze massoniche europee.