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Diario di Viaggio in Vietnam

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Diario di Viaggio in Vietnam
Diario di Viaggio in Vietnam
Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
Perché scegliere proprio il Vietnam come meta di un nuovo viaggio?
Non c’è una ragione precisa se non quella comune legata al piacere di
vedere e conoscere ogni luogo, per questo mi sembra opportuno
servirmi delle parole di Tiziano Terzani: “ Come spesso capita per le
più belle avventure della vita, anche questo viaggio è iniziato per
caso!”
Il Vietnam è un piccolo paese, lungo e sinuoso che si protende
attraverso la penisola indocinese come una “canna di bambù piegata
dal vento”.. ma la sua storia non si limita agli anni del sanguinoso
conflitto, essa risale a molti secoli addietro.
Il Vietnam infatti può vantare la ricchezza di una misteriosa civiltà
millenaria legata ad una popolazione colta e raffinata, i Cham, ai fasti
della dinastia imperiale dei Nguyen e… poi come rimanere insensibili
di fronte alle montagne del nord, alle foreste degli altopiani, alle
spiagge del sud, alle risaie, a luoghi i cui nomi racchiudono antiche
leggende?
Trasportati su giunche di legno, lungo i placidi fiumi vedremo “il luogo
dove i draghi scendono al mare” o “il lago della spada restituita” o “la
montagna di marmo” o ancora “la città proibita”.. più fantasia di così!
Diario di Viaggio in Vietnam
Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere – Hong Kong
Il lungo volo aereo ha portato la sottoscritta e le sue inseparabili amiche Laura e Silvana, alla prima
tappa di questo viaggio.. per andare a sud, siamo sbarcati a nord, nella favolosa ed inverosimile isola
di Hong Kong!
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere – Hong Kong
Sebbene frastornate da una notte insonne e fuso orario sballato, quando ci siamo affacciate
al balcone del nostro hotel ci siamo sentite padrone del mondo, a vivo contatto con la vita del
luogo.
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere – Hong Kong
Abbiamo osservato la luminosità del sole un po’ velato dall’umidità che creava un’atmosfera
plumbea, un esile strato di nubi semitrasparenti sembrava attaccato al cielo a mo' di pellicola e ci
faceva venire in mente la buccia sottile delle cipolle per cui ci siamo messe tutte a ridere…
Diario di Viaggio in Vietnam
Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere – Hong Kong
...i grattacieli con le loro altezze diseguali si stagliavano tra le montagne sullo sfondo, i battelli
scivolavano silenziosi su quella massa liquida e tranquilla, grandi, piccole giunche, moderni e
vecchi… osservavamo affascinate il traffico sull’acqua e per le vie sopraelevate che costeggiavano
la baia. Tutto era molto pittoresco, piacevole, tale da infondere il desiderio di scendere, di
immergerci tra la folla, di partecipare a quella vita che vedevamo dall’alto.
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere – Hong Kong
Così abbiamo fatto, e dopo un breve, necessario relax in hotel, siamo andate a passeggiare
curiosando lungo la baia e le vie affollate del centro.
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere – Hong Kong
Ma l’esperienza più bella è stata la
salita a Victoria Peak, una delle numerose
alture della città. Se prima il panorama
di Hong Kong ci era apparso bello dal
balcone del nostro hotel.. da qui era
stupendo.. con un colpo d’occhio si
abbracciava l’isola con le sue baie,
e sue cale, i tetti e i fiori, i verdi
declivi, il piccolo porto di Aberdeen e
l’immensa città di Victoria che con le sue
strade su piani diversi scendeva fino al
lungomare bordato di edifici di vetro e
d’acciaio.
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere – Hong Kong
Il panorama ci ha totalmente incantato, era così bello nonostante la soffusa nebbiolina
causata dall’umidità, che abbiamo voluto tornarci anche la sera...
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere – Hong Kong
...e allora tutte quelle luci multicolori, frastornanti, ci hanno quasi ipnotizzato dandoci la
sensazione di essere di fronte ad un tappeto tempestato di lustrini e se allungavamo la
mano potevamo persino sfiorarlo.
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere – Hong Kong
In cinese Hong Kong significa “porto dei profumi” ed infatti quando, attraversando gli
eleganti quartieri della “super jet society”, siamo scesi al mare, presso la ridente Repulse
Bay ci siamo entusiasmate per i colori e i profumi dei vari templi. Originale quello dedicato
alla dea del mare Guanyin, protettrice di marinai e pescatori..
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere – Hong Kong
...affollato non solo di due gigantesche statue, ma anche di una miriade di altri piccoli idoli di
ogni religione.. da Buddha alle divinità induiste e a quelle cinesi… insomma in questo tempio si
aveva l’impressione di trovarsi in un unico grande bazar coloratissimo!
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere – Hong Kong
Ci siamo poi spinte fino al bel
porto di Aberdeen e qui abbiamo
fatto un suggestivo giro nella baia
su un sampan-taxi.. sullo sfondo di
altissimi grattacieli, tra grovigli
di giunche, ancorate l’una a fianco
dell’altra, abbiamo visto altri sampan,
numerosi, delle vere e proprie
capanne galleggianti in cui viveva
una parte considerevole dei
pescatori di Hong Kong.
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere – Hong Kong
Ci hanno detto che non è la sovrappopolazione che spinge l’etnia dei Tanka di Aberdeen (che
arrivarono qui per primi accaparrandosi le terre migliori) a vivere sull’acqua, ma la
tradizione secolare che considera la barca come l’unica abitazione possibile!
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere – Hong Kong
E di sera poi quando abbiamo visto le migliaia di luci riflettersi sull’acqua, anche i moderni
ed anonimi casermoni della baia hanno acquistato vita e parevano brillare in massa, simili ad
allegri e ridenti alberi di Natale!
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere – Hong Kong
Hong Kong è nata dal commercio
ed è rimasta il regno dei
commercianti e degli uomini
d’affari… il traffico di auto e dei
camion imperversa nelle vie del
centro.. il continuo aumento della
popolazione su un territorio così
limitato costringe l’isola a
svilupparsi verticalmente.. uno
dopo l’altro i vecchi edifici sono
quindi stati sostituiti da palazzi
sempre più alti, moderni e
avveniristici.. degni di una
metropoli.
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
Saremmo tornate ad Hong Kong alla fine del nostro viaggio ora ci aspettava il volo verso il
Vietnam.. siamo sbarcate ad Haiphong, la terza città più popolosa del paese e anche
rinomato porto sul delta del fiume Rosso e siamo state avvolte subito da un clima
completamente diverso...
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
...al posto della luminosità frastornante ed eccessiva di Hong Kong, qui prevaleva il buio, la
sobrietà e la moltitudine di gente in bicicletta, in motorette, una massa uniforme, un fiume
umano che riempiva le strade, che scorreva senza preoccuparsi di chi correva accanto o di
chi voleva semplicemente attraversare la strada!
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
Incuranti della stanchezza siamo subito uscite per una perlustrazione del centro vecchio: i
marciapiedi dissestati e fatiscenti erano vivacizzati da gruppi di famigliole seduti ai bordi
della strada che consumavano senza alcun problema il proprio pasto serale..
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
...piccoli tavolini imbanditi in modo
molto disordinato emanavano un
odore acre di fritti e spezie..
tutti, adulti e bambini,
mangiavano, riempiendosi la
bocca a piene mani, ridevano,
chiacchieravano, incuranti di
essere per la strada!
Sembravano tutti allegri e
sereni, ma io leggevo ugualmente
nei loro volti le difficoltà di una
vita di stento e povertà.
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
Haiphong non presentava grandi
attrazioni turistiche.. siamo però
andate a visitare il tempio pagoda
buddhista di Du Hang vecchio di tre
secoli, che rappresentava un valido
esempio di architettura e scultura
tradizionale vietnamita.
All’interno ricche offerte votive,
ceri che emanavano un intenso,
quasi soffocante odore di incenso
e statue dorate di Buddha rendevano
il tempio un luogo tranquillo, carico
di mistica religiosità.
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
Ma non si poteva lasciare Haiphong senza fare una visita al caratteristico mercato della
città, colorato, e molto pittoresco. Le venditrici con i loro cappellini conici di paglia se ne
stavano davanti alla loro merce.. enormi sacchi, o ceste posate per terra colme di ordinate
piramidi di bellissima frutta.
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
C’era disordine nelle loro voci urlanti per invitare all’acquisto, o nell’andirivieni delle biciclette
che non si preoccupavano di investire i poveri turisti..
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
...c’era disordine anche nell’esposizione della
merce, eppure era piacevole passeggiare
perché il disordine era creativo, gestito con
cura e tutti sembravano a proprio agio!
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
Il giorno dopo mentre ci dirigevamo verso la stupenda baia di Halong.. ci siamo imbattute
casualmente in una festa di fidanzamento. Subito ci siamo fermate, impressionate dalla
sontuosità e ricchezza del banchetto e curiose di scoprire usanze particolari.. ci ha colpito la
fila di ragazzi che, in pompa magna, portavano vassoi colmi di doni per la famiglia della sposa.
I due promessi se ne stavano giovani e felici pregustando la futura felicità.
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
Ma la baia di Halong, dove “il drago scende al mare”, una delle più belle meraviglie naturali del
Vietnam ci aspettava.. le storie e le leggende di questo piccolo paradiso sono già state raccontate
dalla sottoscritta nella parte chiamata “destinazioni” di questo sito, ma non posso esimermi di
parlarne anche qui, perché il luogo non è solo bello e pittoresco ma incantevole e magico!
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
Sotto un cielo come al solito di prima mattina carico di fredda grigia umidità ci siamo
imbarcate per il giro di esplorazione alla baia ed alle varie grotte..
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
...accanto a noi mattiniere venditrici dalle loro piccole barche cercavano di venderci qualcosa,
perché questo luogo, un tempo rifugio di pirati, oggi è diventato il regno dei pescatori…
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
Non mi ripeterò a raccontare leggende e storie che hanno dato vita a credenze popolari, ma
devo invece ribadire che qui l’acqua sembrava sposare la terra in un susseguirsi incredibile di
gole, insenature e picchi che spuntavano ad ogni angolo...
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
...rocce dalle varie forme e dai nomi più fantasiosi e quando il sole è comparso nel cielo tutto
ha iniziato a risplendere in un tripudio di colori che ci ha ricordato l’eterna, unica bellezza
della natura!
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
Dopo questa totale ed appagante immersione nella natura ci siamo spostate ad Hanoi, “la
città tra i fiumi” che non è solo una ricca città moderna.. non va dimenticato che, sotto il
nome di Thang Long ( Drago che Sfugge) fu per molto tempo capitale dell’impero, prima di
essere sostituita dalla più famosa Hue.
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
Hanoi mi è apparsa viva, palpitante di energia ed anche se tutte le guide ci hanno portato subito
a vedere il nuovo Mausoleo intitolato ad Ho Chi Min, davanti al quale ci si è sentiti piccoli e
sperduti a rievocare il passato comunista, ci siamo anche resi conto che quello era solo un
aspetto nostalgico della città e dei Vietnamiti.
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
Come Lenin, Stalin e anche Mao , pure
l’idealista integerrimo Ho Chi Min
riposava in un sarcofago di vetro
all’interno del Mausoleo imponente e
certamente se avesse potuto
scegliere… avrebbe rifiutato.. il
grande presidente visse infatti gli
ultimi suoi anni rifiutando sfarzo e
dimore sontuose e rifugiandosi in una
graziosa e romantica casa-palafitta,
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
...un piccolo gioiello all’interno di un giardino ben curato accanto ad un laghetto”, in un angolo
tranquillo della città, lontano dal baccano, dall’inquinamento e dalla speculazione edilizia
selvaggia ed incontrollata!
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
Il simbolo della città, o addirittura del
paese è chissà per quale ragione, la
piccola “Pagoda con un pilastro solo”,
Chua Mot Cot, semplice, senza pretese,
la cui origine risale all’inizio del XI
secolo.
Costruita in mezzo ad un altrettanto
piccolo lago deve la sua fama al fatto
di poggiare su un unico pilastro
centrale… si dice che rappresentasse
lo stelo di un fiore di Loto, simbolo
di purezza.
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
Fu innalzata da un re desideroso di ringraziare la dea Kuam Am che gli aveva concesso di avere
discendenti.. per questo è diventata anche luogo di pellegrinaggio per le donne che desiderano
un figlio maschio.
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
Ad Hanoi abbiamo trovato anche piacevole andare a piedi, a zonzo per il groviglio di viuzze
animate della città vecchia, in quella Medina asiatica, cercando di evitare la moltitudine di
biciclette, i fumi dei tubi di scappamento delle motorette..
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
...abbiamo esplorato il labirinto dei vicoli fatiscenti chiamati via delle Vele, via dei Cestini,
via delle Medicine, via dei Fiori, sempre molto animate…..a seconda dei piccoli commerci che
vi si svolgevano...
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
...dove le venditrici con i pantaloni di seta nera e la lunga treccia sulla schiena, sorridenti e
ciarliere sorridevano se ci si avvicinava loro… ma era anche necessario fare attenzione a
dove mettere i piedi e… turarsi il naso!
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
Ricordo che abbiamo tentato di fotografare
ogni scena, ogni persona, ogni luogo tipico..
ci siamo tuffate liberamente in quella
atmosfera viva e pullulante di spontaneità.
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
Per sfuggire poi alla confusione delle
vie della capitale siamo andate al
“Tempio delle Letteratura”, Van Mieu,
sede della prima università del Vietnam,
costruito in onore dei letterati
promossi ai concorsi imperiali triennali:
ogni promozione era stata iscritta su
una stele con i dati anagrafici e la
votazione dei vari allievi, per lo più
figli di mandarini e nobili.. i più
meritevoli avevano però un tempietto
celebrativo separato!
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
Il tempio, il simbolo del Confucianesimo,
al suo interno riecheggiava i fasti di un
impero ormai dimenticato, affollato di
altari con statue oltre che di Confucio,
dei saggi dell’epoca, il tutto avvolto in
un’atmosfera di grande pace e sobrietà,
che mi è entrata nell’animo, inoltre, mi
hanno molto colpito i testi scritti in
francese sulle varie stele, tra rosse
colonne e draghi bene auguranti, testi
di saggezza, consigli e filosofia..
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
Mi piace ricordarne uno in particolare legato al concorso di Nham Tuat sotto il regno di Dai Bao
(1442) che diceva: “ L’uomo di talento e di virtù è l’anima vitale di un paese. La prosperità e la
potenza di un paese dipendono dunque da questa forte vitalità, al contrario se esse saranno in
decadenza il paese ne risentirà. Per questo l’imperatore deve prendersi l’impegno prioritario di
formare degli uomini di talento e di gestire i loro studi indirizzandoli nella giusta via!”
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
Ci siamo poi spostate al tempio di Thap Rua,
simbolo, anche questo, della città, meglio
conosciuto come “la Pagoda della Tartaruga”
che sorgeva all’interno del pittoresco lago
Hoan Kiem. Secondo una simpatica leggenda
che ci hanno raccontato, gli dei, verso la metà
del XV secolo diedero all’imperatore di quel
tempo una spada magica per cacciare i nemici
dominatori cinesi. Finita con successo la
guerra, l’imperatore, mentre era in barca sul
lago, incontrò una gigantesca tartaruga d’oro
che gli strappò dalle mani la spada per
restituirla agli dei dato che ormai aveva
esaurito la sua funzione e poi scomparve
nell’acqua.
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Per questo motivo il lago ora viene chiamato “Lago della Spada Restituita” e, a detta della
nostra guida, il vero cuore della capitale!
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Il giorno dopo un volo all’alba ci ha trasportato a Danang e da qui è iniziato il percorso verso
il sud del Vietnam attraverso quella che veniva chiamata “Strada dei Mandarini”, l’asse
principale del paese, costeggiando un paesaggio collinoso, ricco di verde e di scorci
paesaggistici.
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Siamo così arrivati al passo Hai Van (1100 metri) chiamato poeticamente “Passo delle Nuvole
Marine” perché spesso avvolto proprio dalle nuvole, il più lungo ed il più alto del paese, dove,
su un’altura, spiccava il vecchio forte francese, poi utilizzato come bunker dall’esercito
sudvietnamita e dagli americani.
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
Più avanti ci siamo anche fermate ad ammirare la veduta spettacolare della lingua di sabbia,
Lang Co, dove saremmo scese i giorni successivi, ombreggiata dalle palme da cocco, una
laguna che dava l’illusione di essere ai Caraibi e anche molti scorci pittoreschi di villaggi di
pescatori.
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
Ma la nostra meta era Huè, l’ultima
capitale imperiale, sonnecchiante lungo
il “Fiume dei Profumi”, da sempre però
uno dei principali centri culturali,
religiosi e intellettuali del paese.
Siamo subito andate a visitare la
Cittadella imperiale dove la dinastia
Nguyen regnò dal 1802 al 1945, un
complesso favoloso, delimitato da un
fossato e da bastioni in mattoni rossi
che racchiudevano, nel suo interno, la
cosiddetta “Città Purpurea Proibita”,
residenza privata e pubblica
dell’imperatore.
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Siamo entrate attraverso una delle dieci porte fortificate, ciascuna raggiunta da un ponte,
e precisamente la porta Ngo Mon o “Porta del Mezzogiorno”...,
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...mentre ai lati della strada principale facevano bella mostra di sé nove cannoni sacri che
non hanno mai avuto una funzione bellica, ma rappresentavano le quattro stagioni e i cinque
elementi vitali dell’universo, acqua fuoco, terra, metallo e legno!
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Ma il palazzo che ci ha colpito di più è stato quello di Thai Hoa o “Palazzo dell’Armonia
Imperiale”, simbolo della longevità.. a vederlo ci ha ricordato i palazzi imperiali di Pechino…
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...un’ampia sala coperta da un
Tetto decorato con grandi travi
che poggiavano su colonne
scolpite e laccate.
All’interno poi c’era la sala del
trono, dove i vari imperatori
della dinastia Nguyen ricevevano
gli omaggi dei sudditi durante i
ricevimenti ufficiali e le feste.
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Abbiamo passeggiato passando nelle varie stanze e nei cortili… che sensazione di pace,
avvertivamo attorno a noi, in questo angolo di antichi privilegi, di fasti, di intrighi, di ingiustizie
sociali!
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Fuori nell’antica città imperiale di Huè pullulava la vita del popolo con la sua povertà, qui
all’interno di questa cittadella fortificata si respirava l’aria di un mondo ovattato, facile, un
luogo ricco di storia e di piccoli piccanti aneddoti come quello sull’imperatore omosessuale Khai
Dinh, penultimo delle dinastia, che le varie concubine dichiaravano essere molto inefficiente!
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Dopo la Cittadella abbiamo visitato un
altro gioiello dell’architettura vietnamita:
la pagoda buddhista di Thien Mu
costruita su una collinetta che sovrastava
il Fiume dei Profumi.
La sua torre ottagonale è diventata una
sorta di immagine simbolo non ufficiale
della città di Huè: alta 21 metri
comprendeva sette piani dedicati
ciascuno alla reincarnazione umana del
Buddha.
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All’interno della Pagoda spiccavano
per imponenza due guardiani che
dovevano in teoria allontanare gli
spiriti cattivi, ma che in realtà non
sembravano poi così orribili!
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Il giorno dopo ci siamo spostate fuori dal centro abitato di Huè per vedere le sontuose tombe
imperiali, isolate, immerse nel verde e nel silenzio. Devo dire che non mi sarei mai aspettata dei
monumenti così sontuosi ed imponenti e nello stesso tempo così carichi di mistero.
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Le tombe imperiali infatti erano concepite come veri e propri palazzi in cui il sovrano veniva a
raccogliersi, a prepararsi spiritualmente prima di esservi sepolto.
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La prima tomba è stata quella del famoso imperatore omosessuale e dedito alle droghe, Khai
Dinh che aveva stimolato molti pettegolezzi già al palazzo imperiale… siamo salite attraverso
una spettacolare scalinata che ci ha condotto all’ingresso principale...
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...e poi siamo entrate nel cortile d’onore, arricchito da una schiera di statue di elefanti, cavalli e
mandarini, corpi di guardia civili e militari.. una sontuosità incredibile.. tanto che per un attimo
tutto mi è sembrato tornare a rivivere, svelando arcani misteri!
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Sempre nel cortile di questa tomba –
palazzo, delimitata ai lati da due
padiglioni, si ergeva una torre a
pianta ottagonale che racchiudeva
una stele su cui erano state elencate
le gesta dell’imperatore (abbiamo
subito pensato che fossero solo
quelle consentite dalla morale!).
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Dal cortile, attraverso un’altra
scalinata siamo entrate nell’edificio
principale dove faceva bella mostra
di sé la statua in bronzo dorato
dell’imperatore, assiso sul trono,
con le sue insegne regali.
Purtroppo un brutto baldacchino
di cemento, del peso di una
tonnellata, rovinava l’insieme,
soffocandolo, ma erano invece
artistiche le decorazione del
piedistallo.
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Tra la visita di una tomba imperiale ed un’altra abbiamo anche avuto modo di osservare la gente,
vecchi, giovani donne e bambini che composti e dignitosi se ne stavano vicini alle loro semplici
bancarelle sparse lungo la strada… esponevano tra i vari prodotti religiosi, coloratissimi
bastoncini di incenso, disposti magicamente ad arte.
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Arrivate alla seconda tomba, quella dell’imperatore Tu Duc che ha avuto il regno più lungo (18471883) non abbiamo potuto reprimere un “oh” di ammirazione e sorpresa… era situata in mezzo ad
un boschetto di frangipani e pini, pervasa da un’atmosfera di profonda calma e serenità, quale
appunto si addiceva ad un luogo funerario.
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Prima di arrivare al vero e proprio complesso tombale, ci ha colpito il padiglione Xung Thiem, o
Luogo di Meditazione, armoniosamente calato vicino ad uno specchio d’acqua, immerso nel bosco...
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...in questa che era una riserva di caccia, in cui l’imperatore, che amava gli studi di filosofia
orientale, letteratura e storia, soleva recarsi per recitare e comporre poesie seduto tra le
colonne con le sue concubine!
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Anche qui una monumentale scalinata portava
alla tomba imperiale, anche qui padiglioni
elaborati si affacciavano sul cortile centrale
ed uno di essi custodiva la stele che riportava
i dati e le gesta dell’imperatore stesso.
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Sempre nel cortile d’onore era posizionata la tomba dell’imperatore, un sobrio catafalco tra grigie
mura. Intorno avvertivamo una sorta di assenza di vita.. il catafalco era infatti vuoto perché il
corpo dell’imperatore Tu Duc era stato sepolto con i suoi tesori in un luogo che nessuno aveva
ancora trovato!
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A questo punto avremmo tutte voluto visitare le altre tombe imperiali, data la bellezza ed il
fascino di ciascuna di esse, ma era tardi e altre mete ci aspettavano.. ci siamo infatti spostate a
Dong Ba, il mercato in riva al Fiume dei Profumi, fonte inesauribile di scene pittoresche, invitanti
e molto umane.
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Ci hanno raccontato che il “Fiume dei Profumi” o
Huang Giang doveva il suo nome al fatto che
passando attraverso i vari villaggi, assorbiva
l’odore di tutti i fiori, e dei prati, dell’erba degli
stessi… una leggenda poi narrava che il colore dei
toni bianco-verdi delle sue acque richiamavano
l’immagine di una spada d’argento disegnata nella
verticalità del cielo
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
Abbiamo visto lungo la riva del fiume ancorati molti pescherecci usati oltre che per la pesca
anche come abitazione… barche povere tra baracche altrettanto povere e malmesse!
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Un paese di fascino e tradizioni che ha riscoperto il piacere di esistere
Eppure la grazia innata delle donne
vietnamite che abbiamo incontrato
al mercato contrastava con quel
clima di solitudine ed abbandono..
erano belle, aggraziate persino nel
modo di mangiare servendosi di
lunghe bacchettine, aggraziate nel
modo di stare sedute, di sorridere
un po’ imbarazzate, aggraziate anche
nell’arte con cui avevano disposto
per terra la frutta e la verdura
da vendere!
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Intorno il caos era unico, come in tutti i mercati del mondo, c’era colore e allegra animazione..
saranno state le belle fanciulle accovacciate per terra con i loro cappellini a pagoda...
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...sarà stata tutta l’atmosfera di vita
vera.. sarà stato il nostro stato d’animo
di totale contentezza, fatto sta che
abbiamo passeggiato in lungo ed in largo
per cogliere immagini particolari.
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Ci siamo anche spostate lungo il fiume
che non era certamente argenteo
come voleva la leggenda che ci hanno
raccontato, ed abbiamo visto povere
chiatte che scivolavano tranquille su
quel fiume sonnolento.. lì molti
vietnamiti trascorrevano parte della
loro giornata, era un mondo di
difficoltà, di sacrificio e di problemi
non risolti…
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Lasciata poi Huè e la sua ricca e
travagliata storia siamo ritornate,
attraverso la famosa strada dei
Mandarini, a Danang dove ci aspettava
un aereo che ci avrebbe condotto
direttamente a Saigon nel sud del
Vietnam, chiamata ormai Ho Chi Minh.
Lungo il percorso però non abbiamo
saputo rinunciare ad una breve sosta
presso la lingua di bianca sabbia di Lang
Co che avevamo visto da lontano
all’andata e allora, perché non
avvicinarsi, passeggiare un poco e
mettere i piedi in quell’acqua gelida,
ma rigeneratrice?
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Appena giunte nella vecchia Saigon, come mi è più facile chiamarla, il cui nome significa “Il Bosco
dei Cardatori di Cotone”, abbiamo rimandato la visita della città e ci siamo spostate un po’ più a
nord per andare a vedere le tristi “Gallerie di Cu Chi”, scavate dai Vietcong, durante il periodo
della guerra contro gli Americani.
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Ci hanno detto che quei tunnel sotterranei si
estendevano attraverso una rete lunga ben
250 Km, diventata poi leggendaria per i vari
combattimenti e le strategie militari usate
dai Vietnamiti che praticamente, durante il
conflitto, avevano vissuto quasi sempre
sottoterra. Ora in questo luogo tremendo
tutto si era acquietato, dove un tempo aveva
imperversato la violenza e la morte, tutto era
sprofondato nel silenzio e nell’immobilità..
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...gli alberi finalmente avevano ripreso a respirare e crescere indisturbati e pareva che anche loro
volessero dimenticare l’orrore e la distruzione a cui avevano per anni assistito!
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Armi, carri armati abbandonati, gallerie
sotterranee dove abbiamo camminato piegate..
gallerie che poi si allargavano in ampie stanze
dormitorio… lì in quel luogo sotto la foresta
ho avvertito tutto il peso del passato.. e di
un futuro incerto. Mi sono guardata intorno
ed il mio animo ha percepito un senso terribile
di vuoto: non c’era angolo dove non regnasse
l’eco di un mondo senza gioia, abbrutito
dall’odio, un mondo distorto e accecato da
false ideologie.. i Vietcong sotto terra, gli
Americani sopra che vagavano disperati nella
giungla, lontani dalla patria a combattere una
guerra che non capivano!
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Tutti avevano perso l’amore per l’esistenza, avevano scalfito l’armonia che deve regnare
nell’universo! Ovviamente entrando ed uscendo da quei cunicoli, abbiamo tutti cercato dopo un po’
di smitizzare, di sorridere, ma nel cuore avevamo come un peso di piombo.. per cui quando ci siamo
poi spostati verso la costa, verso la zona del delta del Mekong, ci siamo sentiti tutti molto
sollevati!
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Il delta del Mekong, dove la terra e l’acqua appaiono strettamente mescolate, è una regione
estremamente fertile, dalla esuberante vegetazione, vero corno dell’abbondanza di questo paese,
con il suo riso ed i suoi pesci!
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Arrivati al villaggio di My Tho, famoso per le sue risaie, siamo saliti su un piccolo battello ed
abbiamo iniziato a percorrere uno dei lunghi bracci del fiume.
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Guardandoci intorno, abbiamo gustato la lussureggiante e splendida bellezza del paesaggio coperto
di palme da cocco, il fiume largo, mosso da una leggera corrente, intersecato da altri bracci che
trascinavano al mare il loro limo fecondo.
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I villaggi che vedevamo lungo le
rive del fiume erano per lo più
legati all’agricoltura.. si arrivava
alle case attraverso piste non
asfaltate o meglio arroyos, come
sono soliti chiamarle qui, molto più
adatte, per le esigenze della vita
quotidiana locale, rispetto alle
grandi strade asfaltate percorse
da camion o auto.
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La nostra piccola barca ha sostato in vari luoghi, presso un villaggio rurale dove i vietnamiti avevano
creato uno splendido orto botanico con originali e insolite siepi a forma di drago e molti fiori esotici
dai mille colori.
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Ci siamo anche spinte, a piedi,
attraverso la giungla intricata
di U Minh e per vivere qualche
emozione, abbiamo anche fatto
le equilibriste su pericolanti
ponti di canna di giunco!
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Sotto una fitta pioggerellina e un cielo plumbeo che non invitava all’allegria, siamo poi ritornate ad
Ho Chi Minh, una città anonima e moderna che ha ormai dimenticato il fascino coloniale dell’antica
Saigon. Questa città si estende con pianta geometrica a scacchiera, lungo la riva destra del piccolo
fiume Saigon che aveva un tempo dato nome alla città. Come ho accennato prima non mi è apparsa
bella, ma forse l’abbiamo visitata velocemente.. troppo a volo d’uccello.
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È rimasto ancora qualche considerevole palazzo
coloniale, ma anche vecchi edifici poveri e
malridotti… una maestosa e imponente cattedrale
costruita dai Francesi verso la fine del XIX
secolo in stile neo-romanico.
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L’unica visita un po’ interessante prima di lasciare la città è stata alla Pagoda Thien Han
dedicata alla divinità del mare.. ci hanno detto che proprio in onore della dea Thien Han
nel mese di Marzo si organizzavano grandi festeggiamenti.
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All’interno, tra i soliti ceri votivi, spuntavano statue della dea di ogni dimensione...
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...e all’esterno ricche, pittoresche e colorate decorazioni molto cinesi arricchivano la facciata della
Pagoda che però non ispirava particolare atmosfera mistica.
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Non avevamo tempo per visitare altri
luoghi di questa città che è stata per
buona parte distrutta e quindi mal
ricostruita, per cui ci siamo spostati
verso le stazioni balneari del Mar
Cinese Meridionale che, vicino ad Ho
Chi Min, sono famose per le bianche
sabbie con insenature pittoresche e
palmeti lussureggianti, selvaggi che
si affacciano sul mare.
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Quando siamo arrivati a Phon Thiet, uno dei villaggi sul mare più noti, abbiamo sospirato di piacere:
tutto era fantastico e potevamo godere di qualche giorno di sole, mare e relax.. in più potevamo
fare piccole escursioni nei dintorni, all’allegro porticciolo, per esempio, dove erano ancorate
centinaia di barche di ogni dimensione.. una massa colorata incredibile!
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Ma il Vietnam doveva essere lasciato e
quando abbiamo preso l’aereo ad Ho Chi
Min, abbiamo guardato il panorama della
città con tale nostalgia che ci è apparso
persino bello! Siamo volate di nuovo ad
Hong Kong dove ci siamo sentite di casa.
Avendo un giorno intero a disposizione
siamo andate in giro per scoprire altri
angoli caratteristici.. abbiamo visitato
l’esotico “Mercato degli Uccelli”,
provvisto di una varietà infinita di piccoli
e grandi volatili.. ma persino loro
parevano sussurrarci poco comprensivi:
“la vacanza è finita, tornate a casa
in pace!”
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Verso sera abbiamo voluto spingerci
a Kowloon, nella zona commerciale più
intensa dell’isola, ma le luci delle
insegne intermittenti, brillanti, la
gente indaffarata, il via vai di quel
consumismo dilagante, ci hanno del
tutto frastornato, ubriacato quasi…
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...solo il grazioso mercato dei fiori ci ha risollevato un po’ lo spirito con i suoi forti colori ed il suo
profumo intenso.. devo dire però che il nostro gusto del bello si stava rifiutando di apprezzare ciò
che ci appariva normale e banale!
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E Hong Kong, l’avevamo già evidenziato, era veramente un perenne albero di Natale, carico di
lustrini e paillettes… esteriorità per nascondere, a mio avviso, il volto delle persone che non
mi parevano quella sera tanto allegre e serene. Avevo quasi la sensazione che l’umanità stesse
scomparendo sotto tutte le insegne al neon!
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Allora, ben sature di folla e negozi siamo tornate in Hotel ad attendere
pazientemente l’ora che un pulmino ci avrebbe condotto in aeroporto e poi…
via con un lunghissimo volo.. fino in Italia!
La vacanza era veramente finita, avevo attraversato un ponte tra due mondi,
avevo toccato luoghi che avevano sempre colpito la mia immaginazione, avevo
vissuto avventure cercando di sfuggire la banalità, cercando di guardare al
di là dell’apparenza, per capire oltre che vedere.
Non so se c’ero riuscita, il tempo durante questi viaggi di gruppo è sempre
nemico, scorre troppo velocemente e le esperienze da vivere sono tante! Ma
è ugualmente, infinitamente bello viaggiare!
E a questo punto anche il mio diario di viaggio si conclude con sempre un
pizzico di sottile nostalgia..
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...ma già i ricordi vengono riposti nello scrigno della memoria e ci si prepara ad altri viaggi, ad
altre avventure perché, come dice bene Marco Lodola: “Viaggiare…. per un momento ci
allontaniamo dal senso comune delle cose, lasciamo la giacca sulla sedia, abbandoniamo la
nostra usurata identità fatta di mille controlli e verifiche e usciamo a respirare l’aria… fuori
c’è il mondo che ci aspetta, il caso, un’altra realtà tutta da scoprire!”
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