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PescePiratA.it 1 Antologia digitale del forum PescePiratA.it A cura di Anna Redlie Giraldo Interviste di Massimiliano Black Bart Tosarelli Editing collettivo Illustrazioni by Gav Con la benedizione di Fulvio Ti gin Strano Pubblicazione gratuita priva di ISBN 2 PescePiratA I Robertson A Basterdville, New Hampshire, una piccola città in culo al mondo, un posto dimenticato da dio, abitano i Robertson. Benché White, AngloSaxon, Protestant e molto molto old style, i Robertson sono un tantino stravaganti, fuori dagli schemi. Una famiglia decisamente svalvolata…. Ogni riferimento a fatti o persone reali è puramente casuale, se qualcuno si riconoscesse nei personaggi di questi racconti, si faccia curare! 1 PescePiratA prefazione I ragazzi vengono risucchiati da quelle fighe lucenti, rapiti tra gli umori vaginali, portati sull'UFO, vivisezionati, spolpati, scomposti in mille molecole e analizzati al microscopio galattico... Recita così uno dei miei racconti preferiti. La testa di un cane indossata come un elmo, resti di demoni dentro il freezer accanto a vaschette di peperonata, sono soltanto alcuni degli ingredienti di questi racconti. Quando la letteratura assurge a svago, a puro divertimento. Quando le parole si spogliano della loro mise seriosa per rotolare sul foglio con una semplicità disarmante, regalandoci sorrisi storti come quelli dipinti sui volti degli ubriachi. Tanto basterebbe a sottolineare l'importanza di una simile raccolta, se non fosse che il creatore pazzo è un tizio a forma di pesce rosso... 2 PescePiratA Ho un’idea migliore. Perché non colleghiamo un tubo al culo di tuo nonno e vendiamo il gas che ne esce? Diventeremo milionari! L'ironia, allora, diventa parte integrante di queste storie, come in Camel Light, dove il protagonista è vittima di una depilatrice con le fattezze di Salma Hayek, ma senza le sue tette e con gli occhi iniettati di sangue. Le parole scorrono lisce nel bellissimo Ridge in the Fridge. Ti prendono, ti catturano nel piacevolissimo I need a dollar, a dollar is what I need. Le parole sono come proiettili e ti sorprendono alle spalle in Lungo la via per il successo e in In qualche modo si deve pur morire. Alcuni degli scrittori li conoscevo già: Anna Giraldo, Tiziano Bertoni, Barbara Fabris. Gli altri sono stati una piacevole sorpresa. Questi ragazzi, bisogna dirlo, sono sinceri. Leggendo i racconti che compongono questa breve antologia, ho avuto l'impressione di trovarmi in una 3 PescePiratA vecchia bettola, seduto scomposto su una panca scricchiolante con cinque amici fuori di testa. Nella mia visione stiamo bevendo allegramente il peggior vino della casa e parliamo di ciò che rappresenta la scrittura per ognuno di noi. Discutiamo sui nostri percorsi, su come abbiamo iniziato e sul motivo che ci spinge a continuare. Sulle difficoltà, su chi le supera abilmente e su chi, invece, si lascia abbattere. Concordiamo tutti sul fatto che la scrittura libera, quella scevra da preconcetti e forzature, è come un orgasmo che guizza nel cervello, è un'esplosione di colori, e noi non dobbiamo fare altro che sporcarci le mani e dipingere coi polpastrelli i quadri che vogliamo. Dobbiamo solo dare forma alle nostre pazze storie malate. E lo faremo, non abbiamo scelta. Fulvio Strano 4 Gav Camel robertson 5 Gazza998 CAMEL LIGHT Simone Gazza998 Marzini 6 Gazza998 Simone Marzini nasce nell'anno 1975, lo stesso giorno di Jessica Alba e Walter Zenga. Coincidenze? Crediamo di no. Nel 2012 pubblica il suo primo romanzo, Portello Pulp. Se questo assaggio vi è sembrato delirante, nel romanzo troverete di molto peggio. È piuttosto grasso – famosi i suoi polpacci – e quando parla si tocca più volte il pacco. Ma non è cattivo. L'abbiamo accolto sulla nave che non sapeva dove sbattere la testa, transfugo da un altro forum, pensava che su PescePiratA ci si dovesse comportare bene... Ahahahah! Un altro suo romanzo in scrittura assistita farà molta strada, ci scommettiamo la biancheria bucata di Peta! 7 Gazza998 Camel Robertson si accende una Lucky Strike. Il più grande segno di ribellione familiare del nuovo millennio. Sputa per terra e aspira il fumo mentre John e Ritchi lanciano sassi ai topi. Il piazzale lungo la ferrovia è tappezzato di lattine di birra vuote e sacchetti di patatine: complementi d’arredo gentilmente forniti dai tre amici nell’arco degli ultimi mesi. - Dai vergine! Vieni a lanciare qualche sasso con noi - esclama John. Camel spegne la Lucky schiacciandola con il tacco delle Converse blu. - Vergine? Non confonderti con Ritchi. Io mi sono fatto tua sorella un sacco di volte. John sghignazza - Che stomaco, io mi farei una capra piuttosto. 8 Gazza998 Anche Camel sghignazza. - Tu ti faresti anche Ritchi. Ritchi si preoccupa subito per il suo deretano. - Se avessimo soldi saremmo pieni di fighe e non staremmo a pensare a ‘ste cose. Avete qualche idea? - risponde cercando di sviare il discorso. - Rapiniamo una banca! - propone Camel. John lo guarda, con quei suoi occhi dal taglio all’ingiù, modello cane San Bernardo. - E come scappiamo? Con quella? - Indica la bicicletta scassata di Camel, l’unico mezzo di locomozione a disposizione oltre le scarpe. Camel si accende un’altra cicca. - Semplice! Rubiamo una macchina! - Ah semplice! Sai come si fa? - Ma certo! Ritchi si illumina. - Ho un’idea migliore. Perché non colleghiamo un tubo al culo di tuo nonno e vendiamo il gas che ne esce? Diventeremo milionari! 9 Gazza998 John scoppia a ridere e Ritchi lo segue a ruota. Camel cerca di trattenersi ma poi ride anche lui fino alle lacrime. - Trovane un’altra - replica tra un singhiozzo e l’altro, - mio nonno è vecchio, sul più bello che produciamo il prototipo convoglia-scoregge schiatta, e io non sono un nipote d’arte. - Penserò ad altro allora - risponde Ritchi. Guarda l’orologio. - È tardi, andiamo? – propone rivolto a John. Camel saluta gli amici, inforca la bici e pedala lento verso casa. Prende una buca, il contraccolpo si ripercuote sul suo osso sacro. Impreca e continua a pedalare. Dopo pochi metri si ferma e inizia a bestemmiare a squarciagola: la gomma della bici è bucata, e gli mancano più di due miglia per arrivare a casa. Come se non bastasse, il cielo all’improvviso si addensa di nubi. Iniziano a cadere le prime gocce: sono grosse come sputi di lama. Dalla bocca di Camel esce una 10 Gazza998 compilation che entra direttamente nella top ten dell’eresia. Abbandona la bici a terra. Si rassegna a farsela a piedi, strascicando i piedi. I capelli sono appiccicati alla fronte, come se li avesse leccati una vacca. Prende una sigaretta ma il pacchetto è fradicio. Lo getta via. Un’auto rallenta e si affianca, ma Camel continua a camminare dritto mugugnando. - Sarà qualche vecchio bavoso che mi offre un passaggio in cambio di un pompino. Il suono del clacson lo fa sobbalzare. Esibisce la sua migliore espressione scocciata, alza il dito medio e si volta. Nessun residuato del geriatrico: al volante c’è una ragazza, grado di gnoccaggine, da scaldabagno a materassabile: sacco a pelo. - Serve un passaggio? - chiede la ragazza con voce suadente. Camel non se lo fa ripetere e si fionda in auto. 11 Gazza998 - Ancora un po’ sotto l’acqua e mi spuntavano le branchie - dice come ringraziamento. Le fa una radiografia con lo sguardo. È mora, carnagione scura, occhi scuri, gambe lunghe e tornite. Sembra messicana. - Ci conosciamo? - le chiede. - No, sono nuova in città, ma tutti dicono che assomiglio a un’attrice - risponde con civetteria. In effetti assomiglia a Salma Hayek, anche se dovrebbe passare dal gommista a farsi dare una pompatina al davanzale: non regge il confronto. Ah! Ma certo! Grazie per il passaggio, bellezza. Io sto più avanti su questa strada, sempre dritto. La ragazza si gira a guardarlo. - Veramente avrei un’altra idea - dice con uno sguardo malizioso. Camel conosce bene le donne. Ha visto cinque serie di Sex and the city. La ragazza è in cerca di sesso per vendetta. Il suo Mister Big deve averla tradita con la segretaria. È il suo giorno fortunato. Si sfrega le mani. 12 Gazza998 Parcheggiano davanti a un palazzo di cinque piani che avrebbe bisogno di una ristrutturazione, varcano il portone spalancato e salgono le scale fino all'ultimo piano. Camel sbuffa come una vaporiera. Deve smettere con le cicche. La chiave di casa è nascosta sotto un vaso di fiori. Mentre lei la prende, Camel le chiede: - Non hai paura? Portoni spalancati, chiavi nascoste sotto i vasi... - Andiamo! Siamo a Basterdville, mica a Las Vegas. Camel la segue dentro l’appartamento, un bilocale mansardato delle pareti tinteggiate con colori sgargianti: arancione in sala, verde acido in camera e blu elettrico in bagno. I mobili sono neri e bianchi. - Bello qui, mi piace - esclama per compiacerla, ma in realtà questa roba moderna lo fa cagare. - Vieni, andiamo in camera - gli ordina lei senza tanti convenevoli. Camel la segue, ipnotizzato dal suo fondo schiena. - Spogliati - dice la ragazza. 13 Gazza998 Camel si toglie i vestiti in un tempo minore al cambio gomme della formula uno: due secondi e quarantasette decimi. Poi si avvicina al letto. La ragazza lo guarda maliziosa. Inizia a spogliarsi lentamente, ballando e ancheggiando sensuale. Canticchia un motivo che Camel non riconosce. Una volta nuda gli si para davanti e lo spintona fino a farlo sdraiare sul letto. Camel vede rosso come un toro alla corrida. La ragazza estrae dalla borsetta una boccetta spray. - Apri la bocca - ordina. Camel esegue e lei gli nebulizza una sostanza che sa di menta. Lui deglutisce sentendo gli occhi lacrimare - Che cazzo era? - chiede. - Un disinfettante che distrugge il 99,99% dei germi - risponde lei. Camel tira su le spalle. Ha dovuto sopportare di peggio per limonare, qui la posta in palio è ben altra. 14 Gazza998 La ragazza si avvicina e lo bacia. Ha le labbra calde e morbide. Peccato per il gusto del disinfettante, ma almeno è un bacio migliore di quelli scambiati con Dafne, la sorella di John. Quella ha un alito da fogna di Calcutta. - Mettiamo un po' di pepe, ora - propone la ragazza facendogli l'occhiolino e prendendo un paio di manette dal cassetto del comodino. - Non so se è il caso – risponde lui. Ma lei inizia a toccarsi una tetta con la mano. Lasciati andare, non mi piacciono le persone represse - gli sussurra in un orecchio. Poi gli ficca due metri di lingua dentro e Camel si squaglia. La ragazza gli lega le mani alla testiera del letto. Gli scorre il palmo lungo il braccio, il torace, la coscia, il polpaccio… Camel ormai sta mugolando di piacere, quando lei con un gesto fulmineo raccoglie una corda che spunta da sotto il letto e gli immobilizza il piede. 15 Gazza998 Camel cerca di divincolarsi, ma è legato in tre punti e il letto morbido non offre resistenza per fare leva. La ragazza gli blocca anche l’altra gamba. Adesso è legato come un salame. - Cosa stai facendo?! - urla. - Gioco - risponde la ragazza. - Adesso vedrai, c’è una sorpresa... - e si allontana in direzione del bagno. Camel rimane a guardare la porta con gli occhi sbarrati. Il rumore della pioggia sul tetto è assordante. Potrebbe urlare, ma chi lo sentirebbe? Per quel che ne sa gli appartamenti a fianco potrebbero essere disabitati. La ragazza torna tenendo in mano un apparecchio da cui pende un cavo di alimentazione. Forse uno strumento di tortura alieno. - Su, stai tranquillo, non durerà molto se fai il bravo. Camel è terrorizzato. E’ finito in uno snuff movie? Pensa che morirà vergine e che non potrà mai 16 Gazza998 mettere in atto l’idea di collegare un tubo al culo di suo nonno. Avrebbe potuto cambiargli la vita. La ragazza collega la spina alla presa di corrente, fischiettando una canzone dei Beach Boys. Subito un odore strano inizia a uscire dalla macchinetta, un odore che per qualche assurdo motivo ricorda a Camel il funerale di sua nonna Mildred. Questo lo manda in crisi. Il cuore gli martella nel petto: si sente sul punto di morire. Piega il collo in modo innaturale, per cercare di vedere meglio cosa sta facendo la sua seduttrice. Lei lo guarda con una luce folle negli occhi. Goodbye cruel world, pensa Camel. Vorrebbe chiederle l’ultima sigaretta, quella non si nega ai condannati, ma rimane in silenzio. La ragazza inizia a versare. Camel sente fastidio più che dolore, le gambe sono plasticose, rivestite da qualcosa di molle e bollente. Ora lei è in piedi accanto a lui, brandisce una palettina nella mano destra. 17 Gazza998 Lo scruta con occhi colmi d’odio. - Per colpa tua ho passato un'adolescenza terribile! - Ma se ti ho conosciuto mezz’ora fa! - ribatte lui. Gli occhi della donna si iniettano di sangue, si cala sul corpo immobile di Camel e… straaap! Camel si morde la lingua e sente il gusto metallico del sangue in bocca. Ancora strap, e strap e strap! Con una forza inaudita. - Ti prego! Ti supplico! - grida tra i sussulti. - Non voglio morire! Il mio corpo non è adatto per esperimenti alieni. La ragazza scuote la testa - Ma sei deficiente? Ma quali alieni! Ti sto facendo la ceretta! Camel rimane basito - E perché mi dovresti fare la ceretta, scusa? La ragazza scuote la testa. - Non ti ricordi? Alle elementari? Eravamo in classe insieme. Camel sforza l’unico neurone rimasto, in procinto di morire di solitudine, ma non riesce a ritrovare quel 18 Gazza998 ricordo. Ci è vicino, sente che sta per afferrarlo, ma poi scivola nel buio. La ragazza si infuria ancora di più. - Non mi hai riconosciuto eh? Sono Eliza. Nella mente di Camel il puzzle si ricompone. - Eliza Baffetti? - dice di getto. - NON - e via una striscia – MI - e via un'altra – CHIAMO - via un'altra ancora - Eliza Baffetti! stavolta con doppia trazione a due mani. A ogni strappo Camel caccia un urlo, straaappp ahhiiiiii, in un duetto perfettamente sincronizzato. - Dai ero un ragazzino, mica ero l'unico a chiamarti così - la supplica. Le lacrime gli scivolano sulla faccia, con un gesto istintivo avvicina la mano per asciugarle, ma la mano rimane ancorata alla testiera del letto. - Sei stato tu a inventare il soprannome. Un'etichetta che mi è rimasta appiccicata all'anima per anni. 19 Gazza998 Camel maledice se stesso e la sua mania dei soprannomi. La osserva bene: - Il tuo estetista ha fatto un gran bel lavoro… ha usato la luce pulsata o il laser? Per tutta risposta Eliza strappa con una violenza tale che Camel sente come se tutta la pelle gli venisse asportata in sol colpo. - Se mi cospargo il capo di cenere mi perdoni? - Di cenere no, di cera magari sì. - Stai scherzando? No, Eliza non sta scherzando. In un'ora gli strappa tutto. Ma proprio tutto. Adesso Eliza è calma, Camel calvo. Si vede negli specchi del soffitto: sembra un incrocio fra il tenente Kojack e l'alieno di American Dad. Solo i paesi bassi lo soddisfano, senza i peli il cobra sembra più grande. Decide soprannome: il giustiziere calvo. 20 di dargli un Gazza998 Eliza lo libera e lui si riveste. Si passa una mano sulla testa: è liscia come il culo di un babbuino. Rimane impalato all’ingresso, le mani in tasca. - Che faccio? Vado a casa? - chiede a Eliza. Lei annuisce - Ci vediamo domani sera. - Va bene, a domani - le risponde uscendo. 21 Elisa Lumache da competizione (Oppio tra le nuvole, Elisa Minì) - Oggi come oggi tutti sono capaci di attaccare le lumache al soffitto. Basta salire in un punto abbastanza alto e aspettare che si attacchino. Che ci vuole? Camel era sull’armadio quattro stagioni dei suoi e stava dando una dimostrazione a Ritchi di come una chiocciola possa percorrere più di un miglio in una nottata. Ma la chiocciola in questione non si sentiva in vena, non era attratta dall’intonaco. Di questo si poteva stare certi. Mio nipote ha un vero talento per le lumache. Riesce a piegarle al proprio volere come un mago riesce a piegare un cucchiaino con la forza del pensiero. Così può convincerle a fare molta strada. Ha messo su un bel gruzzolo, con le scommesse, quel fenomeno. Non lo dico perché è mio nipote. E’ un fenomeno e basta… 22 Gav sarah robertson 23 Redlie Ridge in the fridge Anna Redlie Giraldo 24 Redlie Anna Giraldo nasce a Mantova nel 1972. Alla fine della scuola media, dopo aver abbandonato definitivamente l’idea di fare la ballerina, delude le aspettative del prof. di artistica, che le suggerisce l’iscrizione al liceo artistico… e meno male! Anna non sa disegnare la lettera O nemmeno con l’ausilio di un compasso. Si diploma, si laurea, si masterizza (?) finché un giorno le dicono – Basta! Adesso devi andare a lavorare! Diventa così consulente informatica. E quindi? Quando inizia a scrivere polpettoni? A 35 anni suonati, nessuno sa perché, nemmeno lei. Nel 2011 pubblica il suo primo romanzo 436 a cura di Casini editore. A febbraio 2012 è uscito il secondo, Thunder + Lightning, sempre con Casini editore. Qualche suo racconto è stato pubblicato in digitale e/o in cartaceo. Il più bello è Il cerchio, sulla rivista Altrisogni nr. 2 e sul Fantasy Horror Book 1, un horror esoterico che inquieta persino lei. I suoi sogni nel cassetto sono: aprire un’enoteca di vini italiani a Covent Garden, trovare due “Turista per sempre” sul Gratta e Vinci, la pace nel mondo. Il suo motto: AVANTI DRITTA AL DIAVOLO I SILURI! 25 Redlie Mio amato Henry, Ciò che è accaduto ieri sera è imperdonabile! Il compito di una donna è servire il suo uomo e io non avrei mai dovuto cedere alla pigrizia, costringendoti ad alzarti dalla poltrona buona del salotto per riporre il gelato nel freezer. Sono stata sbadata e indelicata e posso comprendere che tu abbia reagito a questo orribile affronto andandotene e fingendoti assente quando ti cerco al telefono. È comprensibile, Henry, che in quel momento così umiliante per te, non abbia reagito con la tua virile prontezza e, dopo esserti riavuto da quell’improvviso malore, abbia deciso di andartene in fretta e furia. 26 Redlie Sei un uomo di grande esperienza e senso pratico: sono sicura che ciò che hai trovato nel freezer, accanto alle vaschette di peperonata congelata, non può averti in alcun modo impressionato. Mi rammarica molto il fatto che non abbia accettato di ascoltare le mie spiegazioni, perché delle spiegazioni ci sono, tesoro, e forse, leggendole qui, comprenderai a quanti e quali pericoli sono miracolosamente scampata. Sai che sono una ragazza di sani principi, la fede incrollabile nel Signore e la devozione nei tuoi confronti mi rendono un esempio per tutta la comunità della nostra ridente Basterdville. Ma la purezza, si sa, deve essere tutelata, caro Henry, da ogni lurida tentazione pronta a calare su una giovane fanciulla indifesa come me. Almeno così dissero nonno Roy, papà Sammy e pure mio fratello Camel quella domenica mattina, quando, rientrando dalla funzione, trovarono il demonio che aveva vestito i panni di Ridge 27 Redlie Richmond, un giovane pugilatore amico del nonno. Si trovava in tutto il suo metro e ottanta di superba perversione proprio nel bel mezzo del salotto di casa nostra. Ma andiamo con ordine. Accadde in piena estate, cinque anni fa. Il caldo torrido in quei giorni era insopportabile. Quella domenica mattina una brutta colica di flatulenza intestinale aveva messo mammina al tappeto e io non avevo avuto il cuore di abbandonarla per andare alla funzione mentre si contorceva nel letto per gli spasimi. Faceva caldo, molto caldo. Puoi immaginare come l’aria nella stanza dove stavo vegliando mia madre, si fosse fatta irrespirabile. Eravamo soltanto lei e io in casa, le finestre erano tutte chiuse e oscurate: non mi parve sconveniente togliere la camicetta e tenere indosso soltanto la sottoveste di terital color carne dentro la sottana bianca a fiorellini dei giorni di festa. 28 Redlie Quando il campanello suonò, mamma si era da poco assopita e io ero nel bagno dove stavo preparando un enteroclisma di acqua saponata. Forse mi sarei dovuta chiedere come mai a quell’ora della domenica, in cui tutti i devoti praticanti si riuniscono per la funzione, quel pugile fosse venuto a far visita proprio a me. Ma, beata e stolta giovinezza, non lo feci. Il fatto è che Ridge Richmond è… era… Ridge Richmond, era un ragazzo un po’ suonato, ma docile e gentile come pochi, nessuno della famiglia avrebbe mai immaginato che in lui albergasse tanta scandalosa sete di peccato. Persino il nonno, diffidente per natura, non si era accorto di nulla, anzi, la sera stessa che si erano conosciuti alla sua vecchia palestra, lo aveva invitato a cena e gli aveva mostrato tutti i cimeli dei bei vecchi tempi, poi, in un match improvvisato nel garage, gli aveva pure rotto il naso. Da allora Ridge era diventato l’ospite fisso del giovedì sera. 29 Redlie A posteriori, sono giunta alla conclusione che egli avesse sviluppato una vera e propria ossessione nei miei confronti e avesse spiato a lungo le mosse di tutta la famiglia, progettando l’agguato nei minimi particolari. Faceva caldo, molto caldo, quel giorno, e io non pensai che forse avrei dovuto coprirmi prima di aprire la porta. Ridge Richmond! Qual buon vento? Lo accolsi senza sospetto, grata che mi distogliesse dall’infelice occupazione di infermiera. Furono la stoltezza e l’egoismo a dominarmi! Me ne sono pentita amaramente, sai? Ma fatto sta che, in quel fatale momento, lo invitai a entrare. Ridge, caro! Mi rivolsi a lui in tutta ingenuità. Ti dispiacerebbe venire qui e far scendere la zip della gonna? Si è incastrata. Io, veramente, non so se posso permettermi… La libidine era pronta a soggiogarlo, ma con scaltrezza egli si mascherò da agnello. 30 Redlie Non trovi che faccia un gran caldo oggi? Io non ce la faccio più! Il marrano approfittò del mio sfogo spontaneo per togliersi dall’uscio e insinuarsi nel salotto. Lasciò la porta aperta ma scrutò a destra e manca, per assicurarsi che non ci fosse nessuno con me. Solo in seguito capii la sua mossa! Forse, se aprissi le finestre. Mi disse. Oh, Ridge! Se sapessi! La mamma è stata male tutta la notte e io non ho potuto nemmeno andare alla funzione per stare con lei e questo caldo… non trovi che ci sia un caldo infernale? Senti qui! Feci un gesto sciocco, dettato dalla fiducia che credevo di poter riporre in quel ragazzo. Presi la sua mano e la posai sul petto grondante sudore. Lui sembrò volersi allontanare, ma ne approfittò per avanzare di un passo nel salotto. Posso aprirle io, le finestre. Vedrai, ti farà un gran bene. Sibilò procedendo ancora. 31 Redlie Forse avrei dovuto capire le sue intenzioni perché nel farlo sprangò la porta con un colpo secco e la penombra tornò a regnare nella stanza. No! Gridai. Se apri le finestre entreranno le mosche e andranno a disturbare mammina! Usciamo, allora, prendiamo una boccata d’aria. Ma come si fa? La mamma sta male e io ho rinunciato persino alla funzione per vegliarla e qui fa così caldo! È caldo, Ridge, non trovi? Eh, un pochino. Mentre lo diceva si era già accomodato sul divano e aveva tolto il giubbotto. Sotto indossava solo la canottiera, ma io ingenua, non feci caso al suo gesto scellerato e gli andai a sedere accanto. Sono venuto per tuo nonno Roy. Annunciò guardando fisso davanti a sé e sfregando le ginocchia con i palmi aperti. Torna presto, vero? Posso tenerti compagnia io, intanto. Proposi con il mio innato altruismo. 32 Redlie Solo allora mi accorsi della sirenetta tatuata sul suo bicipite rigonfio. Che nostro Signore mi perdoni, in quel momento mi fece uno strano effetto. Insomma, ero seduta accanto a un grosso bellissimo braccione da boxeur e anche tutto il resto di quella massiccia carrozzeria straripante dalla canottiera strizzata attorno agli addominali scolpiti era… era … Era uno strumento del demonio! Ora ne sono consapevole, però a quei tempi ero giovane e sprovveduta. Mi vergogno di quello che feci, ma è giusto che tu lo sappia: cedetti al fascino del male. Non la ragione, ma una innaturale e perversa malizia mi guidò in quel fatale momento. Mi alzai dal divano, mi misi di fronte a lui e calai la gonna. Poi gli sfilai la cintola e uno a uno gli slacciai i bottoni dei pantaloni, infine tolsi la ciabattina, gli appoggiai un piede sul ginocchio, alzai la sottoveste e feci scendere la calza autoreggente. Prima la destra e poi la sinistra. Me sciagurata! 33 Redlie Insomma, Sarah, cosa ti prende?! Esclamò Ridge. Usciamo, apriamo la finestra, apriamo almeno il frigorifero! Oh! Ridge! Sì, tu e io, nel frigidaire! Quanto imbarazzo nel raccontare proprio a te, il mio amato, queste cose orribili! Con finta grazia egli prese la mia caviglia e fece per deporla a terra, quando sentimmo la chiave girare nella serratura della porta di casa. Fu allora che il mostro venne fuori in tutta la sua brutalità. Ridge si alzò di scatto, mentre i pantaloni aperti cadevano al suolo lasciandolo con quelle strane mutande tutte sporgenti sul davanti. Nei suoi occhi c’era l’abbandono di chi cede alla sopraffazione dei sensi. Mi afferrò per le spalle con tanta forza e io non potei fare altro che mettermi a gridare. Ohh! Ridge! Sì, Ridge! 34 Redlie La porta si aprì proprio in quell’istante e mio padre, mio nonno e mio fratello ci trovarono in quel deprecabile stato. Come reagirono i miei, beh, puoi ben immaginarlo. L’estrema dimora di Ridge, quel maledetto farabutto, è ora accanto alle vaschette della peperonata. Ogni volta che apro il freezer l’espressione congelata del suo volto mi ricorda che la tentazione del demonio esiste, ma può essere combattuta e sconfitta, solo se si è forti almeno quanto nonno Roy. Quanto a me, mio amato Henry, è un vero miracolo che sia scampata alla sua furia ma ringrazio ogni giorno il Signore di portarne ancora i segni: una leggera zoppia che maschero con un centimetro in più nel tacco della scarpa destra e un rantolo notturno che dovrai sopportare quando vorrai farmi tua per sempre. A proposito, sappi che nonostante il deplorevole episodio, la mia verecondia 35 è rimasta Redlie completamente intatta e sarò fiera di poter indossare l’abito bianco sull’altare accanto a te. Tua per sempre, Sarah. P.s.: Forse ti stai domandando come mai, nel freezer, accanto alle vaschette di peperonata, tu abbia trovato soltanto alcune parti dei poveri resti mortali di quel demone, ma ti prego di non crucciartene. Credimi, tutto è bene quel che finisce bene, mio amato Henry, e posso garantirti che questa storia infame è finita molto bene. P.s. bis: Ah! Domenica mamma ti invita da noi a pranzo. Cucina la sua specialità: il polpettone! 36 Redlie Epistola di Sarah Robertson al fidanzato Henry Sartiani, con revisioni della mamma Meggie Palmer Robertson. Mio amato e imbalsamato Henry, Ciò che è accaduto ieri sera è imperdonabile, soprattutto perché sei uno sfigatello figlio di mamma. Ciò che è accaduto ieri sera è imperdonabile! Il compito di una donna libera è far capire al servire il suo uomo quando si comporta da cretino e io non avrei mai dovuto cedere alla pigrizia quando hai fatto tutte quelle lagne per costringendoti ad alzarti dalla poltrona buona del salotto per riporre il gelato nel freezer. Sono stata sbadata e indelicata e non posso comprendere che tu abbia reagito a questo orribile affronto andandotene e fingendoti assente quando ti cerco al telefono. E se tutta questa messinscena è solo una scusa per invitare al ballo d’autunno quella smorfiosa di Jenny Delany… beh! Sappi che la pagherete entrambi amaramente! È comprensibile, Henry, che in quel momento così umiliante per te, non abbia reagito da pollo con la tua virile prontezza e, dopo esserti riavuto da quell’improvviso malore, abbia deciso di andartene in fretta e furia. Ti conosco e so che anche se ti spacci per mafioso in realtà sei un grandissimo cacasotto Ti conosco bene e sono sicura che ciò che hai trovato nel freezer, accanto alle vaschette di peperonata congelata, non può in alcun modo averti impressionato. Mi rammarica molto il fatto che tu non abbia accettato di rimanere ad ascoltare le mie spiegazioni, perché delle spiegazioni ci sono, tesoro, e forse, leggendole qui, comprenderai a quanti e quali pericoli sono miracolosamente scampata mio malgrado. Sai che sono costretta a essere una ragazza di sani principi, la fede incrollabile nel Signore e la devozione nei tuoi confronti mi rendono un esempio per tutta la comunità della nostra ridente Basterdville. Cazzo è un sacco di tempo che non mi diverto un po’, ormai stanno stampando i santini! … 37 Gav Meggie palmer robertson 38 Steve70 I need a dollar, a dollar is what i need Stefano Steve70 S. Pallante 39 Steve70 Stefano Pallante è nato a Tivoli mercoledì 20 maggio 1970 alle 22:30… l’unica volta che è arrivato in anticipo sul previsto. È appassionato di viaggi, cinema, architettura, arte, gastronomia e musica. Accetta le sfide, sempre: le vittorie lo fanno sorridere, le sconfitte lo spingono a riflettere. (Un saggio una volta ha detto: - Vinci e offri da bere allo sconfitto. Ascoltalo attentamente, vincerai di nuovo.) Il lavoro lo spinge oltre i confini nazionali, quando guarda il mondo dall’alto, a velocità doppia, rallenta e si perde nel fiume di parole che improvvisamente compongono nuove storie. Esordiente come scrittore, si sente piacevolmente prigioniero di quel sottile spazio tra foglio e penna. 40 Steve70 La tredicesima presa, sancì la fine del torneo Bridge Bastardville 2011. La buona sorte si era alleata alle capacità della coppia formata da mia mamma, Meggie Palmer, e dalla sua velenosa “amica del cuore”, Blondie Dixon. Le signore si alzarono gongolando, sorrisero a denti stretti e ritirarono il premio. Non mancò la foto di rito con posa plastica e assegno da mille dollari. Abbandonate le strategie di gioco, appena fuori dalla sala, Blondie disse: - Domani andiamo in banca, incassiamo e dividiamo! - Cinquecento verdoni. Me ne servirebbero molti di più… - rispose Meggie sospirando. Con quell’idiota di mio padre sempre seduto davanti alla tv a stronzeggiare, forse solo un biglietto vincente della lotteria nazionale avrebbe potuto risollevare l’economia famigliare. 41 Steve70 - Se queste sono le tue carte, ho in mente una mano vincente per domani! - continuò Blondie. - Quale? - domandò mia madre. - Approfitta dell’occasione per portare un dolce a Ellen. Provaci Meggie! Cosa ti costa? Chiedile un favore, dai un’opportunità a quel buono a nulla di Sam! L’antidoto alla disperazione cronica di Meggie Palmer è sempre stato il raggiungimento della perfezione nell’arte culinaria. Così, pur riluttante, si presentò l’indomani nell’unica banca di Bastardville con la torta di mele Golden Delicious. Il dolce, magistralmente confezionato con carta paglia e coccarda di arance, sprigionava una nuvola di profumo. I nasi si arricciarono, qualcuno chiuse gli occhi. Ellen Price, la direttrice della filiale, era ghiotta di dolci e davanti a una fetta di torta il suo viso si trasformava come se fosse un personaggio dei cartoon. 42 Steve70 Si dà il caso che Ellen fosse l’amante del primo cittadino di Bastardville e in cambio della ricetta, che mia madre custodiva gelosamente da tempo immemore, più qualche trucco per ottenere il massimo dal forno di casa, le promise di procurare a mio padre Sammy un lavoro di manutenzione al portale in legno della biblioteca. Mancava solo una settimana al Giorno del Ringraziamento, quando telefonarono dall’ufficio del sindaco: - Mr. Robertson Jr. è in casa? - Forse! Devo sentire se è accesa la TV! - Brontolò nonno Roy, che da diversi anni bivaccava sulla sedia a dondolo vicina al telefono. - Dobbiamo avvisarlo di ritirare il materiale in ferramenta, l’economo ha rilasciato il buono per il lavoro. - Ho sentito bene? Un lavoro per Sammy? Cazzo! Per un’occasione così vale la pena saltellare con la corda! Vieni, stramaledetto! È per te. 43 Steve70 Ma giunto il primo fatidico giorno di lavoro, finita la sesta lattina di birra, papà pensò bene di fare una pisciata e schiacciare un pisolino sul prato della biblioteca. Al risveglio, stordito, si accese una Camel e cominciò a verniciare. FUOM!! Una violenta fiammata gli ustionò completamente le mani e il volto, innescando un incendio. Nell’ordine era specificato “tinta liquida per legno e pennello” ma lo stolto aveva comprato vernice spray più due casse di birra. Risultato: ospedale per lui, vergogna per la nostra famiglia, tanto lavoro per i fireman, accorsi dalla vicina Pittsburg e metà del patrimonio librario di Basterdville in fumo. Il mio nome è Mia Robertson, ma appena potrò lo cambierò in Ariane Palmer. Preferisco portare il cognome da nubile di mia madre. 44 Steve70 Ho undici anni, a dicembre ne compirò dodici, non piango mai, so incassare. Aspetto seduta sotto il portico con il naso schiacciato contro i vecchi guantoni sporchi e puzzolenti di nonno Roy. Annuso la pelle marcia, provo disgusto, ma è la porta del mio inferno. Scrivo. Corpi che si strofinano sudati, scommesse, ring insanguinati e puttane. I personaggi sono senza volto o l’hanno tumefatto, deforme, sfocato. Il sesso è violento. Non c’è amore, non c’è bellezza. Nessun freno, solo perdizione. Un inferno che è il paradiso dei pervertiti, a giudicare dal numero di visitatori del mio blog. Nonno Roy racconta storie di boxe, ma guardando le foto nel baule in soffitta credo sia stato un valido sparring partner e niente più. Oggi sono felice, non capita spesso. Passerò l’intera giornata sulle spalle di zio Joshua e come dice lui: - 45 Steve70 Approfitta Ariane, vedrai il mondo con una prospettiva diversa! Abbiamo avuto una settimana di merda, con quel gran coglione di mio padre da trasportare in ospedale per le medicazioni. L’ho soprannominato Mummia Zoppa. - Quando sei nella merda, scopri da dove viene, stabilisci dove metterla e soprattutto assicurati una scorta d’acqua per lavare via la puzza! Questa è la frase che zio Joshua usa per dire che tutto si può controllare. Non ci credo. Lui è fuggito da Basterdville appena finito il college, attanagliato dal dubbio che la sua città natale fosse l’origine della merda o il posto dove questo lercio mondo la nasconde. E piove pure di rado. La logistica familiare mi ha fottuto, dormo in camera con mia sorella Sarah. Ci ignoriamo, ma negli ultimi giorni mi ha fracassato le palle con lo strabocchevole numero di rosari e preghiere di pronta guarigione rivolte a santi e madonne. 46 Steve70 Esaurita la lista degli angeli, sospetto abbia attinto all’elenco di quelli in attesa di beatificazione, ma per Sammy servono il Padreterno in brodo di giuggiole e Satana distratto. Poco male, i miei seguaci più lussuriosi, hanno goduto il doppio da quando è scesa nell’abisso della depravazione senza filtro una suora con le fattezze di Sarah. Zio Joshua è l’unico a chiamarmi col secondo nome. Il giorno del mio battesimo me l’ha affibbiato in onore del vettore spaziale Ariane, frutto del suo lavoro allo Space Center di Houston. È un tipo equilibrato, ha soldi e zucca, non è spavaldo, praticamente un alieno. Mi farebbe comodo come padre. È divorziato. La troia che gli ha spezzato il cuore è la baldracca più intraprendente dei miei porno racconti. L’anno passato, appena dopo la separazione, zio Joshua ha abbracciato mamma ed è crollato al 47 Steve70 tappeto, come dice nonno Roy. Credo che oggi accadrà il contrario: mamma è alle corde, messa all’angolo, non ha più voglia di combattere. - Sono arrivati, finalmente! Vedo l’auto a noleggio tirata a lucido fermarsi sulla strada. Inseparabili, zio Joshua e Monkey, un Jack Russell di due anni che sbuccia e mangia le banane, scendono dall’auto. Mio fratello Camel è il contrario dell’efficienza, però dobbiamo alla sua unica passione il video che prova l’esercizio spellamangia-banane. Ovviamente la clip è caricata con sottofondo musicale su YouTube con il titolo Monkey-Dog. Zio afferma di non aver mai addestrato Monkey a balzare sulle banane per poi ingoiarle: il fenomeno è sotto osservazione. Quella frigida della mia professoressa di Scienze non crede all’autenticità del video. Nelle mie short story è la cagna bavosa che s’infila carote e cetrioli in ogni orifizio. 48 Steve70 Come da copione mamma sta piangendo. Appena zio Jo varca la porta della cucina è letteralmente assalito dalle sue grida: - Ma ti rendi conto della figura con le mie amiche? Ellen avrà dovuto fare lo straordinario col sindaco! - Il sindaco? Ci sono altre novità? - sussurra zio facendo segno di abbassare la voce. - Lascia stare è una lunga storia. La cosa si fa interessante e vorrei proprio sentire tutti i particolari: sesso e politica, un po’di linfa per le mie novelle. Ma zio non vuole entrare nell’analisi del tessuto sociale di Basterdville. E io adesso muoio dalla curiosità. - Comunque, cerchiamo di superare la tragedia. Sammy sta guarendo? - È ustionato seriamente, forse perderà un occhio. Si lamenta più del solito… almeno fosse morto! La tomba di nonno Roy servir… 49 Steve70 - Vaffanculo Meggie, creperai prima tu! - urla nonno Roy dalla sala. Non ha nessuna intenzione di raggiungere nonna Mildred al cimitero. - Al vecchio funzionano ancora le orecchie … abbassa il volume - zio bisbiglia di nuovo. - Volevo usarla per tuo figlio Sammy, rincretinito di un boxeur, sarebbe infinitamente utile e liberatorio! - rincara mamma. - Sorella, calmati. Adesso ci mettiamo in cucina a preparare il ripieno del tacchino. Vedrai, ti passerà! - No! Ho scordato di comprare il tacchino! Non ho niente per il ripieno, il frigo è vuoto, domani è il Giorno del Ringraziamento, saranno chiusi. Maledizione! - Meggie! Non è da te! Mamma intanto ha tolto dal ceppo la mannaia, zio afferra lo sgabello e lo usa come un domatore di leoni. Adesso ho paura. - Houston abbiamo un problema! Conto alla rovescia prepariamoci per un’enorme spesa al 50 Steve70 Walmart di Pittsburg! - inaspettatamente zio Jo riesce farla sorridere per un istante. - Troveremo chiuso! - ricomincia il fiume di lacrime. La mannaia cade a terra, i riflessi di luce colpiscono la mia faccia fuori dalla finestra, zio si accorge di me. Tra di noi ci capiamo con uno sguardo. Lo raggiungo in cucina, gli salto sulle spalle. Monkey è geloso, abbaia. - Piccola, stavolta è dura, ma la missione non fallirà. Raduna la famiglia, fra poco si parte! L’ottimismo e la pacatezza di zio Joshua sono come una spremuta di Gandhi e Madre Teresa di Calcutta shakerati. Papà, nelle sue giornate buone, racconta che ai tempi del college zio Jo era il pivot più odiato dello Stato. Giocava solo gli ultimi minuti, tirava bombe da tre punti allo scadere, azzittendo 51 le tifoserie. Steve70 Freddezza e determinazione gli avevano fatto meritare l’appellativo de Il Silenziatore. In quei silenzi di fine partita i miei si sono conosciuti, scambiati una sigaretta, scopato e concepito Camel. - Zio, dobbiamo andare proprio tutti al supermercato? - Sì! - Lo sai che papà sembra una mummia zoppa?! - Gli metteremo un cappello e l’impermeabile, somiglierà all’Uomo Invisibile, quello del film! - Ma io non l’ho visto! - Per forza, era invisibile! Ridiamo come due alcolizzati, scendo dalle spalle e vado a chiamare Camel, Sarah e papà. Nonno Roy è troppo affezionato al dondolo e sostiene che con lui in casa non riceveremo la visita dei ladri, anche se a Bastardville non ci sono furti, non ci sono ladri: il crimine s’è organizzato da un’altra parte. 52 Steve70 L’ultimo a salire in auto è zio, è stato attento a posizionare alla maggior distanza possibile NITROMeggie da GLICERINA-Sammy. La detonazione potrebbe avvenire in qualsiasi momento, anche per futili motivi. Monkey con il suo intuito animale ha capito che abbaiare può fungere da miccia e sta immobile come un peluche. Viaggiamo verso la Terra Promessa del superfluo e dello shopping compulsivo. Il superstore di Pittsburg incassa ogni giorno vagonate di dollari, i suv blindati intasano le strade e bloccano gli scuolabus. Zio possiede l’American Express Platinum personalizzata con il logo della NASA: una credit card spaziale! Abbiamo la carta giusta, l’uomo giusto e le idee sbagliate. Camel vuole una webcam di ultima generazione, Sarah un vestito firmato, mamma ha compilato una lista di provviste sufficienti per tutto 53 Steve70 l’inverno, Monkey sogna un casco di banane e babbo ipovedente desidera un led TV 3D. Io voglio andare a vivere a Houston. Il parcheggio è deserto, le vetrate buie, la delusione ci attanaglia, ma zio non demorde, accelera e gira sul retro. - Ragazzi, proviamo dall’ingresso merci! La sbarra è alzata, in fondo c’è la serranda aperta e un furgone FedEx. - Pronti a svaligiare il Walmart? - Sìì! Monkey è teso come una molla. Appena si aprono le portiere scatta e sparisce tra gli scatoloni. - Non preoccupatevi lo troveremo ipnotizzato davanti alle banane! Mamma è allucinata, ha gli occhi sbarrati e ripete: Il tacchino più grande è da svuotare. Il tacchino più grande è da svuotare. Sarah la tiene per mano e l’accompagna alle scale. 54 Steve70 Camel le segue, tenendo la coda dell’impermeabile di papà che ci vede poco e bofonchia: - Meggie strappami le bende mi prudono! - La voce attraverso le medicazioni è da brivido. Passiamo dal magazzino. Ci sono montagne di cartone, plastica e poca luce, fatichiamo a trovare i generi alimentari. - C’è qualcuno? - urla zio Joshua, poi ci esorta a seguire con lui le indicazioni luminose dell’uscita di emergenza. Il ragionamento non fa una piega, andiamo nella direzione opposta alle frecce, quindi entriamo. Dopo dieci minuti, arriviamo ma non siamo tutti, manca papà. Zio mi guarda. Io lo guardo e alzo le spalle, lui scuote la testa. Mamma e la sua cantilena ormai sono il rumore di fondo, quando vedrò il tacchino lo sbudellerò a calci nel culo. 55 Steve70 Le nostre sagome sono illuminate dai neon dei banchi frigo, l’atmosfera è spettrale, le nostre ombre svaniscono nella leggera foschia dei surgelati. - Fermi dove siete o sparo, cazzo! - ordina una voce lontana. - Il tacchino più grande è da svuotare. Il tacchino più grande è da svuotare. - Fermi e zitti! - ancora la voce, ma ora più vicina. - È della vigilanza? - chiede zio Joshua. - Ho detto zitti o sparo cazzo! Zio mi fa scendere dalle spalle, poi sottovoce: Nasconditi Ariane siamo in pericolo! Sono pietrificata, non capisco. Zio mi spinge dietro uno scaffale, copre la bocca di mamma e protegge Sarah con tutto il corpo. Dall’oscurità appare un uomo con la maschera da porco. Avanza lentamente. È armato e tiene in ostaggio Abigail, la custode più grassa della contea. 56 Steve70 Nel mio inferno una sgualdrina vendicativa ha infilato un’arma simile in bocca a un seviziatore, ma ora ho solo voglia di piangere. - Che cazzo ci fate qui a quest’ora? È chiuso! - Tecnicamente era aperto. Sul retro. Siamo venuti per il tacchino e le banane! - risponde zio Jo. - Stronzo, mi prendi per il culo? Ti sparo dritto in mezzo agli occhi! - Calmati! Tu sei qui per i soldi, noi per un tacchino, possiamo contentare tutti senza problemi! continua la negoziazione di zio Jo. - Ti sei tradito: hai dimenticato le banane! risponde il troglodita. - Da qualche parte qui dentro c’è un cane che ci aspetta davanti… - Non mi freghi, non ho sentito abbaiare! Camel è in piedi con le mani alzate e comincia a ridere come un cretino. - Tu devi essere di Basterdville! - incalza lo zio con sarcasmo. 57 Steve70 - Come fai a saperlo? Mi hai riconosciuto, ora devo ucciderti! Camel ride a crepapelle, zio ora lo imita. Mamma ricomincia la filastrocca: - Il tacchino più grande è da svuotare. Il tacchino più grande è da svuotare. - Zitta o sparo! Zittaaaaa! BANG! Davanti alla pistola fumante ammutoliscono tutti per un attimo. Poi Camel riparte: - Il porco ha ucciso la scrofa! Zio ride nervosamente. Ricomincia mamma : - Il tacchino più grande è da svuotare. Il tacchino più grande è da svuotare. E ora ci sono anche le preghiere di Sarah: Proteggici Signore nei momenti più bui. Proteggici Signore nei momenti più bui. Il corpo di Abigail giace in una pozza di sangue con il cranio spappolato, io vomito rumorosamente, 58 Steve70 faccia-di-porco si gira verso lo scaffale dove sono nascosta: - Ma quanti cazzo siete! Vi uccido tutti! Dal buio emerge papà con le bende strappate e grida: - Meggiee ti odiooo! Portami in ospedale! Faccia-di-porco urla: - Una mummiaaa - indietreggia e scivola rovinosamente sulla materia grigia mista a sangue di Abigail. Il tonfo è fortissimo, la testata è da guinness. Il porco è fuori combattimento. Zio si fionda sul rapinatore, gli prende la pistola: Ragazze tutto bene? Ariane non ti muovere. Camel interrompe: - Ho ripreso tutto col cellulare, fichissimo! Mamma non smette: - Il tacchino più grande è da svuotare. Il tacchino più grande è da svuotare. Sarah ha cambiato formula: - Grazie Signore che ci sei vicino nei momenti bui. Grazie Signore che ci sei vicino nei momenti bui. 59 Steve70 La sacca dei soldi è ai piedi di papà che resta in silenzio a contemplarla mentre Camel si avvicina. Zio mormora: - Non ci pensate proprio! -, copre il corpo di Abigail, poi lega Faccia-di-porco con la cinta dell’impermeabile. - Ariane sali sulle spalle! Sarah smettila di frignare! - Pronto, devo denunciare una tentata rapina al Walmart… - Signore, mi scusi se la rapina è tentata allora è fallita. - Lei è di Bastardville, sicuramente! - osserva zio Joshua in preda allo sconforto. - Come ha fatto a indovinare? Non ha mica un videotelefono… 60 Peta Le bambine (Amara vittoria, Caterina Peta Gala) - E tu Sarah? Guardami! L’hai detto a qualcuno? – le chiede Sammy. - Beh… proprio detto no. - Umm?? - Insomma… - Sarah?? - L’ho scritto, ecco… - Scritto dove? Sul diario? - No… Sulla bacheca. Di Facebook. - Cazzo Sarah! E lo può leggere qualcuno? - Non tanti papà. - Quanti? - Beh… i miei amici e i gruppi a cui appartengo. Non ho tantissimi amici. Anzi, se lo vuoi sapere, a scuola, sono quella che ha meno amici… - Per fortuna… e quanti sono? - Novecentodue, e ho pochissimi gruppi, e sono tutti tranquilli. - Tipo? - Le amiche del cuore, Noi chirichetti di oggi noi, Yoga&Co, Quelli che EMO, Cantare in Chiesa e altri… Quelle che amano Henry, Quanto è figo Henry, Sposerò Henry le bon… Poi, anche, Costruire un ordigno esplosivo by Henry, Henry vi insegna a sparare, Se ami Henry ruba un milione di dollari, 999 modi per farsi scopare da Henry… - Sarah… PORCA PUTTANA SARAH!! -, in tutti i sensi, pensa Sammy. - In conclusione, quanta gente fa parte di questi gruppi? - Circa duemila persone per gruppo, più o meno. - Quindi mi stai dicendo che un migliaio di persone sa del nostro biglietto vincente della lotteria? È questo che mi stai dicendo Sarah? - Papà in realtà… - interviene la piccola Mia che ha assistito alla scena in silenzio, - …facendo un veloce calcolo possiamo dire che, all’incirca ventitremila persone ora sanno del biglietto. Complimenti sorellona, sei un genio! Io l’ho sempre saputo! 61 Gav sammy robertson 62 TizioSospetto LUNGO LA VIA PER IL SUCCESSO Tiziano G. TizioSospetto Bertoni 63 TizioSospetto Autore di The Angels Chronicles, Tiziano G. Bertoni nasce a Varese, nel 1974. A sei anni legge il suo primo libro, Racconti del mistero e del terrore di Edgar Allan Poe, e in quel preciso momento viene folgorato da una verità assoluta: l’horror farà parte della sua vita per sempre. La passione per questo genere lo porta a scoprire altri maestri della letteratura fantastica: mentre i bambini della sua età si divertono con le avventure del Corriere dei piccoli e di Topolino, il piccolo Tiziano pone le basi della sua cultura sopra cumuli di cadaveri fatti a pezzi, fantasmi, vampiri, zombie e altre simpatiche creature. Attualmente, Tiziano G. Bertoni è impegnato nella stesura di due nuovi romanzi fantasy-horror e nella revisione di alcuni racconti di genere vario (dal pulp al fantasy), che pubblicherà insieme ai suoi deliri personali nel suo blog. Altri suoi interessi riguardano la divinazione dei tarocchi, la ricerca personale della spiritualità e lo studio delle vite dei serial killers. Se vi capita di essere dalle parti di Varese, di sera... guardatevi le spalle! 64 TizioSospetto 1 - Non hai caldo con quel cappello in testa? - furono le prime parole di Sammy Robertson non appena vide Vincent Colosimo entrare nel soggiorno, seguito a ruota da suo figlio Camel. L’uomo era talmente impegnato a seguire la partita e scolare birra, che sul momento non si accorse né del sangue che rigava il volto di Vinnie né delle espressioni allucinate di entrambi i ragazzi. La calura si infiltrava insieme alla luce tra gli spiragli delle imposte chiuse e, dentro il soggiorno, la polvere danzante era l’unica cosa che si riuscisse a distinguere bene, a parte lo schermo da trenta pollici sintonizzato sulla partita di football. I 49ers stavano vincendo contro i Miami Dolphins diciotto a quindici, mentre Sammy vinceva dodici a uno 65 TizioSospetto contro Mr. Budweister, la tredicesima lattina pronta per essere aperta. Gli occorse un minuto buono prima di mettere a fuoco la scena e rendersi conto che lo strano cappello di Vincent non era altro che una testa di cane mozzata. Per essere più precisi era la testa del loro cane Bibo: il collo grondante sangue e i canini ben piantati nella testa pelata di Vinnie. Sammy fece un balzo all’indietro sul divano, mollando le lattine. Quella mezza vuota rotolò fin sotto il tavolino, rovesciando birra a intermittenza sul tappeto lercio. - Ma che Cristo… Camel si frappose tra il padre e l’amico. - Papà, è successo un casino. - Questo l’avevo capito, porca di quella puttana… VINNIE HA LA TESTA DEL NOSTRO CANE PIANTATA NEL SUO CAZZO DI CRANIO, GESUCRISTO! LA TESTA DEL NOSTRO POVERO BIBO… 66 TizioSospetto Sporse il viso paonazzo oltre le spalle di Camel, come a voler sincerarsi fosse tutto vero e non si trattasse di uno scherzo di quello scemo di suo figlio e del compare ancora più scemo. Vinnie, però, non rideva, e striature di sangue gli segnavano il volto come colori di guerra apache. Il ragazzo si guardava attorno disperato mentre gli occhi spenti di Bibo, sopra la sua faccia da scemo, non guardavano da nessuna parte. Sammy distolse per il momento l’attenzione da quella visione rivoltante e tornò a concentrarsi sul figlio. - Cosa cazzo avete combinato? Improvvisamente parve ricordarsi qualcosa e, girando la testa di qua e di là, ispezionò il salotto senza scollarsi dal divano. - E Mia dove diavolo è? Ve l’avevo lasciata in custodia... dov’è Mia? - Adesso ti spiego tutto, non ti preoccupare -. Camel si chinò sulle ginocchia e raccolse la lattina vuota e 67 TizioSospetto quella piena. Appoggiò la prima sul tavolino e strappò la levetta alla seconda. - Tieni, beviti un’altra birra, così ti calmi - la porse al padre il quale la guardò come se gli fosse appena stato offerto uno stronzo secco. - Non voglio una birra! – Strillò. - Voglio sapere dove cazzo è Mia! Giuro che se le è successo qualcosa ti ammazzo con le mie stesse mani… - si sporse nuovamente con la testa a guardare oltre suo figlio, - e poi ammazzo anche te, mi hai sentito?! - gridò puntando il dito contro Vinnie Colosimo. Il ragazzo fece un piccolo balzo indietro dallo spavento. - Mia sta bene, sta bene… - ripeté Camel quasi balbettando. – Posso spiegarti tutto. Rassicurato in parte sul destino della piccoletta di casa, Sammy accettò l’offerta della birra e la trangugiò tutta in un sorso. - Parla! - ordinò al figlio con un rutto. 68 TizioSospetto Camel fece un lungo sospiro, poi cominciò a spiegare. Sammy prese un’altra Bud dal cestello pieno di ghiaccio e si fece tutt’orecchi. 2 Nel cortile, mentre seguiva quello scemo di suo figlio e quel coglione di Vinnie, Sammy non poté fare a meno di notare quanto sbrindellato fosse il collo del povero Bibo: i peli e la pelle inzuppati di sangue sventolavano frastagliati come lembi di un tappetino da bagno. Il tutto ondeggiava sopra la testa pelata di Vinnie che correva goffamente con le braccia abbandonate sui fianchi, come in trance. Sembrava che quel deficiente fosse diventato scemo completo dalla paura. Sammy aveva visto alla tv che cose del genere potevano succedere: la gente prendeva spaventi così grandi da bruciarsi il cervello come una lampadina sovralimentata e passava il resto della vita a cagare in piedi e fissare i 69 TizioSospetto muri. In ogni caso la cosa non lo riguardava, era un problema dei genitori di Vinnie. Quei due poveri stronzi si sarebbero grattati quella rogna da soli. Non era mica colpa sua se il loro unico figlio era un coglione totale. La sua responsabilità si limitava a Camel. Sammy prosciugò la quindicesima birra e passò alla bottiglia del whisky che s’era portato dietro per l’evenienza. Non sapeva cosa avrebbe trovato nel garage dietro casa. Camel gli aveva spiegato qualcosa su come si erano svolti i fatti, ma non è che si fidasse molto di quella testa di cazzo. Gli aveva detto che lui e Vinnie, quei due poveri bastardi rincoglioniti, si erano messi in testa di diventare famosi e avevano deciso che il modo più sbrigativo era quello di girare un video con il telefonino di Vincent, per poi metterlo su internet. Erano convinti che avrebbe spopolato e che presto li avrebbero chiamati da Mtv. Che due coglioni colossali! Mtv, certo, come no… 70 TizioSospetto - Quelli di Jackass sono diventati famosi, facendo queste cose – si stava giustificando Camel ora fermo davanti alla porta chiusa del garage. - Quelli di chi? Ma di che cosa stai parlando? Chi cazzo sono questi tipi? - Ah, lascia perdere… - Piuttosto, prima che entriamo, c’è qualche altra cosa che devo sapere? - No… penso di averti raccontato tutto. - …e mi assicuri che nonno Roy e Mia stanno bene? - Ma sì, te l’ho già detto! Se ti decidi ad aprire questa porta puoi controllare tu stesso! - Non parlarmi con quel tono, brutto testone che non sei altro… io ti ammazzo! E ammazzo anche te, ricordatelo! – si era girato inferocito verso Vinnie che era rimasto muto tutto il tempo. 3 Entrarono nel garage. 71 TizioSospetto Nonno Roy dormiva sulla sua sedia a rotelle, la testa reclinata: russava tanto forte che pareva che la dentiera gli fosse andata di traverso. La piccola Mia si era rifugiata in un angolo e piangeva rivolta al muro con la testa tra le mani. Il corpo senza testa di Billo giaceva tra l’uno e l’altra sopra un lago lucido di sangue, che si allargava a macchia d’olio ricoprendo quasi tutto il pavimento come uno specchio placido, rosso vermiglio. Per prima cosa, Sammy diede un colpo al vecchio sulla spalla con la bottiglia del whisky: nonno Roy sobbalzò e subito menò un sinistro nel vuoto, bestemmiando, poi si guardò in giro e parve realizzare. - Ah, sei tu, brutto idiota! Ti sembra il modo di svegliare il tuo vecchio? - Cazzo, papà, col casino che è successo tu pensi a dormire? Ma che ti passa per la testa? 72 TizioSospetto - Ehi, non sono stato mica io a combinare questo casino. Sono stati quei due fessi di tuo figlio e del suo amico! - Si, ma tu eri qua con loro, merda. Potevi far qualcosa… - E io che ne sapevo che sarebbe andato tutto a puttane? Mi avevano detto che sarebbero diventati ricchi e famosi, quelle due teste di cazzo. - Ricchi e famosi, come no… e tu gli hai pure creduto! - Ai giovani bisogna dar credito! - Non cominciare con queste puttanate, adesso Sammy barcollò fin da sua figlia, ondeggiando come una barca alla deriva. Per poco non le rovinò addosso, ma alla fine riuscì a chinarsi di fianco a lei, in un punto dove il sangue del cane non era arrivato. L’odore di bruciato dei suoi capelli era così forte che sembrava che lì dentro avessero cucinato una batteria intera di polli. - Tutto a posto, piccolina? 73 TizioSospetto Mia scrollò la testa. - Tutto a posto un cavolo singhiozzò. Sammy accarezzò con delicatezza le spalle minute della bambina. - Voi due, - si rivolse a suo figlio e Vinnie - portate fuori quel cazzo di cane… e passate da dietro. - Ma papà… - Fai quello che ti ho detto. Non farmi incazzare! - …Vinnie ha ancora la testa di Billo sul cranio. Sammy lanciò un’occhiataccia a suo figlio. - È per questo che vi ho detto di passare da dietro, brutto scemo: così i vicini non vi vedono! 4 - L’idea iniziale era quella di dar fuoco a una scoreggia di Vinnie, ma è una cosa che hanno già fatto in tanti, ormai è risaputa - spiegò Camel a suo padre, mentre dava un’ultima passata con lo straccio. 74 TizioSospetto Il nonno era rientrato in casa per farsi un sonnellino, Mia s’era barricata in camera a darsi una sistemata ai pochi capelli rimasti, Vincent Colosimo se n’era tornato a casuccia bella, con quattro bei buchi in testa e un cerotto su ognuno. Il tramonto si insinuava dalle finestrelle del garage con i suoi rossi carichi e accesi, misti al giallo, rendendo l’atmosfera ancora più surreale. - Quindi, abbiamo deciso che era meglio alzare la posta, capisci? Insomma, se vuoi diventare famoso qualche rischio dovrai pur correrlo, ti pare? Svuotò il secchio nel lavatoio di fianco alla lavatrice. - Così gli ho detto: potresti farlo con la testa infilata nella bocca di Bibo, che ne dici? Bibo è un bravo cagnaccio, puoi star sicuro che non ti succede niente. E Vinnie era d’accordo, non ho mica faticato per convincerlo. - Ok, fin qui ti seguo… ma il nonno e Mia, che bisogno c’era di coinvolgerli in questa cazzata? 75 TizioSospetto - Beh, il nonno doveva reggere il telefonino, mentre Mia era l’addetta alla fiamma. - L’addetta alla fiamma? - Sì, doveva tenere l’accendino acceso davanti al culo di Vinnie - Camel si appoggiò sbuffando al muro e incrociò le braccia. - Tutto sommato, Bibo non aveva stretto così forte. Se solo Vinnie non si fosse messo a strillare come una puttana isterica… - considerò. Il vecchio collare giaceva ancora sporco di sangue sul bancone da lavoro. – Avessi visto il nonno! Cazzo, avrà appeso i guantoni al chiodo da quarant’anni, ma le sue mani sanno ancora far male! Ha preso a pugni il povero Bibo fino a che il bastardo non é schiattato. Solo che anche Bibo era un altro osso duro, papà, e di lasciare la presa non ne ha voluto sapere neppure da morto. Abbiamo dovuto tagliargli via la testa con la motosega. 76 TizioSospetto Dopo aver seppellito Bibo e lavato il sangue dal pavimento, si sentiva ammaccato in tutto il corpo, quasi lo avessero preso a bastonate. Sammy ghignò, scrollando la testa, poi trangugiò quel che rimaneva della pinta di Wild Turkey. Si sentiva alquanto brillo, sul punto di svenire, ma in un certo senso era anche felice. Era riuscito a sistemare tutto prima che fosse pronta la cena. Non che avesse fame, dopo tutto quel bere, ma Meggie si sarebbe insospettita se non si fossero trovati tutti a tavola come al solito, alle venti precise. Rimaneva da comprare una motosega nuova, da spiegare la scomparsa di Bibo e il nuovo taglio di capelli di Mia; ma avrebbe trovato una soluzione anche a questi insignificanti dettagli, ne era certo. - Se solo quel cretino di Vinnie non l’avesse fatta così potente - proseguì Camel - i capelli di Mia non avrebbero preso fuoco, Mia non avrebbe gridato a quel modo e il povero Bibo non avrebbe stretto la 77 TizioSospetto presa su quella testa di cazzo di Vinnie. Ora, quel cagnaccio sarebbe ancora vivo! Sammy barcollò fin da lui e gli mollò una pacca sulle spalle. Adesso che tutto era risolto, gli era passata perfino l’incazzatura. - Non te la prendere, figliolo. È inutile piangere sul latte versato. Adesso rientriamo in casa. 78 MasMas I Robertson e il giardinaggio (Il buco, Marco MasMas Viggi) …due o tre secondi dopo si sentono delle mascelle scrocchiare. Non è Ritchi. Poi l’interno del buco si ritrae o così pare a John. Forse la terra trema. Poi un tanfo, un esercito di zombie rimasto sotto vuoto per cent’anni, pensa Camel. I tre si allontanano un passo. - Bleah, ma che è? - commenta John mentre Ritchi ingoia una patatina. - Ve l’avevo detto, no? - risponde Camel scostandosi il ciuffo dall’occhio - …e aspetta. Un istante dopo arriva il rutto. Come nemmeno papà Sammy dopo le birre del sabato sera. Anche i riccioli appiccicati alla testa di John vengono spostati. Poi la terra trema, questa volta di sicuro. Dentro si vede qualcosa, sembra un nero intestino in preda ai morsi della fame. Pare avvicinarsi al bordo del Buco. Vuole uscire… 79 Gav Mia robertson 80 TheParachuteWoman IN QUALCHE MODO, SI DEVE PUR MORIRE Barbara TheParachuteWoman Fabris 81 TheParachuteWoman Barbara Fabris nasce a Schio il 3 aprile del 1970, durante un'improvvisa tempesta di neve. Frequenta il liceo artistico ma, nonostante la brillante carriera scolastica, s'innamora di Rimbaud e come lui si da a una vita scapigliata; fa mille lavori, conosce la gente più pazza del pianeta. Nel 2011 clicca sbadatamente sul pesciolino bendato dando una svolta definitiva alla propria esistenza. Scrive Flo ti ha ammazzato ieri, un romanzo a quattro mani, insieme a Black Bart, il famigerato Capitano della nave PescePiratA. A tutt'oggi naviga in acque parecchio agitate. 82 TheParachuteWoman Basterdville, New Hampshire, 11.03. Peli appiccicosi sul basso ventre. Mi avvolgo nel lenzuolo come una mummia. Le coperte sono finite chissà dove, grazie all'effetto devastante dei racconti di Mia. Alzandomi, penso alla prima volta che ho sbirciato nel suo pc. Volevo scaricarmi un porno, ma temevo di beccare un virus. La stronzina, però, aveva messo una password. Con le mie abilità informatiche non sarei andato lontano, se non fosse che Mia è tanto scontata... ho indovinato quasi subito. Destino, forse? Mentre aspettavo di completare il download giocherellavo a Pinball e curiosavo qua e là aprendo e chiudendo file: foto, videoclip, ricerche scolastiche. Una gran noia. Ogni tanto infilavo tre dita nelle mutande e giocavo 83 TheParachuteWoman come se lì sotto avessi un joystick: non volevo scordare cos'ero! Finché, a un tratto, tanto scontata, la mia sorellina non è più sembrata. Sono le 11.30, vado a lavare il muso e fare fuori mezza scatola di cereali. Quando mi faccio le seghe al mattino mi viene una fame bestiale. Mi fa compagnia mio nonno, gobbo e rugoso come un foglio accartocciato, se ne resta appollaiato nella sedia a dondolo. Sta leggendo un giornale a rovescio e immagino sia l'effetto della polverina che gli ho aggiunto nella camomilla della sera. Mi piace starmene lì, mentre ingoio cucchiaiate dolciastre di latte e mais, ad assistere allo sbriciolamento del suo cervello ammaccato da ex pugile. Dilettante. Non c'è nessun altro in casa. Anche mio padre lavora. Strano, ma vero. 84 TheParachuteWoman Madam Marion deve avergli commissionato altri lavoretti. È la madre del mio capo, un architetto pallido, alto e floscio di nome McMellole. Tempo fa, i due avevano il televisore guasto e il Floscio McMellole aveva pensato bene di rivolgersi a mio padre. È risaputo che al mio vecchio basta un bicchiere e due soldi per tirare a nuovo qualsiasi rottame. Praticamente gratis. Poi, tra un giro di cacciavite e una spellata ai fili elettrici, era riuscito a incantare la vecchia. - Camel è un bravo ragazzo, sa? Si diplomerà quest'anno: geometra. Quella sera, a cena, non stava nella pelle all'idea di annunciare a tutti che mi aveva trovato un lavoro. Era stato inutile protestare. - Geometra? Ma papà non so tirare una linea dritta! - Un lavoretto estivo mica ti fa male. - Oh cazzo! Ma che le hai raccontato? Sono tre anni che frequento la prima! 85 TheParachuteWoman Da allora lavoro due, tre ore al giorno. Ogni pomeriggio vado dall'architetto con una motoretta di quarta o quinta mano. Non so nemmeno che razza di motorino sia: nel serbatoio c'è scritto Oasis, mai sentito. Devo stare attento, funziona un solo freno, quello davanti. Se inchiodo finisco spalmato con la faccia nell'asfalto e il culo per aria. L'architetto abita in una casetta bifamiliare su tre piani, ristrutturata, naturalmente. È tutta candida, come una miniatura della Casa Bianca. Lo studio è al piano terra e sopra c'è l'appartamento di Madam Marion. Lui sta nella porzione accanto, ma non lo vedo quasi mai. È sempre in giro per cantieri... così dice. Io e Oasis attraversiamo il paese scoppiettando, lui fumo nero e io scorregge. Ai lati della statale ci sono le vacche maleodoranti delle fattorie e campi coltivati: granoturco e puzzo di merda. A quell'ora dopo pranzo, ho sempre bisogno di fare una sosta 86 TheParachuteWoman in quei prati fioriti, il culo poi me lo pulisco con qualche ciuffo d'erba. Me la prendo comoda, contemplo il fiume nero che scorre oltre le distese verdi. Il lavoro che faccio dall'architetto è assurdo. Devo ricalcare dei segni incomprensibili su carta lucida: rette, semicerchi, rette e ancora rette. Con i semicerchi m'incasino sempre. Non passo un pomeriggio senza pensare al mattino e a quanto sono felice con il joystick tra le mani e lo schermo luminoso davanti. Inebriato e perso dentro alle storie di Mia. In quei momenti è davvero impossibile non sentire corrodere l'anima da una straziante nostalgia! La prima volta, quasi ci rimanevo secco. Ricordo che mancavano pochi minuti alla fine del download di quel porno, quando ho aperto una cartella e ho visto una serie di icone. Titoli delle cose che scrive lei, ho pensato. Ma subito i miei occhi si 87 TheParachuteWoman sono spalancati increduli. Devo aver tenuto la bocca aperta a lungo perché sentivo l'ugola fredda. Secca. C'era un'immagine nella prima pagina: due scheletri. Uno in ginocchio che spompinava l'altro. L'altro stava in piedi, con il teschio del compagno tra le mani. L'immagine era animata: avanti e indietro, avanti e indietro. MIAA!! Ho fatto scorrere lo schermo fino alla pagina successiva e ho cominciato a leggere, non lo facevo dalla prima media. Era un racconto. Beh, quel porno non ho mai finito di scaricarlo e da allora immergermi nelle storie di Mia è la mia occupazione del mattino. Drinn. L'architetto mi ha ordinato anche di rispondere al telefono. - Sì pronto, studio dell'architetto McMellole. - Buon giorno, sono Jenny Barton... ma... con chi 88 TheParachuteWoman parlo? - Lavoro qui da poco. Sono Camel, Camel Robertson - la informo, grattandomi la pancia e stiracchiando le gambe sotto il tavolo da disegno. - Camel? Oh, non vorrei essere, come dire, invadente? Ma ogni volta che chiamo sento una voce nuova. - L'architetto non c'è, è al cantiere. - Sì, capito. E lei è lì a rispondere al telefono e naturalmente lui le ha promesso d'insegnarle i trucchi del mestiere, immagino. - Scusi, ma non capisco. Devo lasciare detto qualcosa? - No. No. Richiamerò. Mi sembrava solo giusto avvertirla che l'architetto assume giovani con la scusa di fargli far pratica, ma in realtà li usa come segretari per brevi periodi e poi dà loro il ben servito. Riattacco. Jenny Barton. Chiunque tu sia, hai una voce sexy. Mi 89 TheParachuteWoman alzo in piedi ed esco dallo studio. Nell'entrata c'è un divanetto stile liberty. Non ne ho nemmeno voglia, solo un leggero prurito. Mi siedo a gambe aperte, tipo vecchia baldracca. Tiro giù la zip, mi sputo nella mano e ci lavoro. Mia. Mia, chi l'avrebbe mai detto? PORCAA!! Ti potrei ricattare se non fosse che tengo alle tue storie! Un giorno ne ho letta una a John e Ritchi, una delle la mie preferite: Puttane Aliene. - Ci sono tre puttane biondissime a un incrocio. Tre ragazzi squattrinati si fermano e fanno battute oscene sapendo di non avere un soldo. Le tre ossigenate irradiano luce: pelle bianca, occhi celestiali, tette sode. Hanno poco più di vent'anni. Puttane, ma di lusso. I ragazzi, visibilmente eccitati, cominciano a frugarsi nelle tasche in cerca di spiccioli, svuotano una scatolina che trovano nel cruscotto, quella dove la mamma tiene le monetine per il 90 TheParachuteWoman carrello della spesa. Uno dei due scende e apre il bagagliaio, non si sa mai. Finché, miracolosamente saltano fuori una manciata di dollari, dollari strani, luminosi, ma sempre dollari. I loro cazzi marmorei cominciano a pulsare nei boxer. Uno di loro allunga le banconote e le ragazze sorridono, buone, disponibili e accomodanti... che puttane! - Bella questa merda! Ma l'ha scritta davvero tua sorella? Non ci credo! – ha esclamato John tutto compreso. Ho continuato: - I tre tipi scopano le ragazze aggrappate alla carrozzeria dell'auto, poi le fottono dentro all'abitacolo e in mezzo al campo... e così e cosà e così via. Ho guardato i miei amici: due maiali arrapati, sbavanti. Sguardo vuoto, languido. - Il gran finale: sul campo atterra un UFO e le tre bionde si rivelano alieni. I ragazzi vengono risucchiati da quelle fighe lucenti, rapiti tra gli umori vaginali, portati sull'UFO, vivisezionati, spolpati, scomposti in 91 TheParachuteWoman mille molecole e analizzati al microscopio galattico e infine trasformati in gelatina verde e offerti al dio Galactiss. - FINE. - Fiùù... grande! - ha detto John con la fronte sudata. Ritchi ha annuito con le guance paonazze. Dopo la sega sul divanetto stile liberty, torno a casa. Mi è arrivata una lettera dall'architetto: “Con la presente dichiaro finito il periodo di prova, spiacente ma non la ritengo idoneo”. Guardo meglio dentro la busta, nemmeno mezzo dollaro. Desiderio di vendetta. Brutto figlio di puttana! McMellole dei miei coglioni! La straccio e vado in cucina. Mio nonno sta risucchiando da un cucchiaio del brodo bollente. Si mette a straparlare, raccontando le solite storie di incontri di boxe e dei suoi fottuti tempi d'oro. Prendo un paio di capsule dalle 92 TheParachuteWoman confezioni che vedo sulla mensola... questa dev'essere di mia madre e poi anche questa e questa blu. Le apro e faccio cadere nella minestra del nonno la polverina gialla e quella rosa. Vediamo che effetto gli fa. Esco di casa. Ce l'ho già un altro lavoro: do una mano ai miei amici a distribuire volantini pubblicitari nelle cassette della posta. - Puoi iniziare quando vuoi - mi hanno detto. Beh, inizio adesso. Si prende poco, ma almeno sto con Ritchi e John. Alla fine con quegli spiccioli andiamo a bere al bar. Li raggiungo nel quartiere dell’architetto. Bene! Scendiamo dal furgone con i pacchi dei volantini: JENNY'S JEANS SALE. Mi spiegano che concepiscono il volantinaggio in questo modo: scarichiamo nelle prime due cassette che troviamo i pacchi di volantini e aspettiamo che il capetto ci venga a riprendere con il suo furgone. - Devo pisciare - dico ai ragazzi. 93 TheParachuteWoman - Vabbè, mettiamo giù i pacchi e poi andiamo al bar - consiglia Ritchi. - Dammeli - dico. Mi trovo proprio davanti alla casa dell'architetto: - Li metto io questi. I ragazzi stanno lì a guardare un istante, poi si siedono sul marciapiede per giocare a chi sputa più lontano. Il cancelletto è aperto, vado verso la cassetta delle lettere che si trova nella veranda. Mi scappa da pisciare. Infilo tutti i volantini e ne lascio cadere qualcuno sul pavimento. Allargo le gambe, tiro giù la zip e mi svuoto la vescica, girando qua e là con il pisello in mano e le gambe divaricate. Torno in strada. Mi sento bene, soddisfatto. - Che si fa gente? - chiedo raggiante. - Ma non dovevi pisciare? - Aaah... no, tutto a posto. Dopo aver bevuto fino a sera ci accordiamo, visto che è venerdì, di trovarci sul tardi da Roger’s, uno dei pochi locali in questa merda di posto. Salto in sella al mio fidato Oasis, e torno a casa. Ma quando 94 TheParachuteWoman apro la porta noto che la tavola non è apparecchiata e mio padre fa avanti indietro per la stanza. Ha l'aria di aspettare me. - Camel! - Che c'è? - Dai andiamo all'ospedale, il nonno sta male. Muoviti. - Che è successo? Dov'è mamma? Mia, Sarah? La cena? - Il nonno ha ingoiato delle pastiglie di troppo. Tua madre è lì con lui. Aspettavo che tu mi accompagnassi per darle il cambio. Sto con lui stanotte. - Ma è grave? - domando mentre l'osservo dare una lunga tirata alla bottiglia. - È grave... Che domanda! Ma lo sai quanti anni ha? Io e papà usciamo con l'auto. Fari gialli che illuminano una notte del cazzo. All’ospedale il nonno ha il classico colorito di chi sta lasciando questo mondo, con tubicini infilati 95 TheParachuteWoman dappertutto. La mamma parla sottovoce al babbo e le mie due sorelle siedono accanto al letto. Mia tiene nella sua innocente manina quella cinerea del nonno. - Voleva farla finita - dice singhiozzando Sarah. Penso alle polverine colorate, rosa, giallo, versate nella minestra del nonno. Del resto, in qualche modo, si deve pur morire. A un tratto entra quel mafioso del ragazzo di Sarah, quel mangiaparticole e ladro di Henry. Da bravo boy-scout si offre di accompagnare a casa le donne, così io posso stare un po' con il nonno e papà. - Bravo Henry, bella idea del cazzo - penso e poi chino la testa intento a inviare messaggi con il cellulare ai miei amici, invitandoli ad aspettarmi. Tutto sommato non è male: abbiamo la macchina del mio vecchio tutta per noi. Quando esco dall'ospedale è notte. Ho lasciato mio padre su una poltroncina con una coperta addosso, sta lì e ascolta i respiri penosi del nonno. Salgo in 96 TheParachuteWoman macchina e sfreccio nella notte. È tardi quando carico i ragazzi nell'auto di mio padre, ma tanto Roger’s chiude all'alba. Il rettilineo è buio, campi ai lati. Il solito fiume nero scorre da qualche parte, nascosto nell'oscurità. I miei amici sono surriscaldati, fumano sigarette rubate al padre di John e stappano lattine di birra di quello di Ritchi. Metto un po' di musica e guido silenzioso. Da lontano si vede un incrocio, la rotonda è illuminata. Sto per immettermi nella seconda uscita a destra. Quando le vedo, mi sembra quasi di finirci contro. Irradiano luce da tutti i pori. Biondissime, ossigenate, tre sventole in autoreggenti, chiappe da mordere che s'intravedono dalla minigonna, capezzoli turgidi che pungono una magliettina quasi inesistente, fatta di solo pizzo. Rallento di botto. I ragazzi non parlano. Rimaniamo folgorati. Qualcosa si muove nei miei pantaloni, metto una mano in tasca e trovo una manciata di dollari. Li afferro e li guardo: emettono luce e poi mi 97 TheParachuteWoman sfuggono di mano, svolazzando per l'abitacolo. Ritchi e John tentano di acchiapparli. Abbasso il finestrino, terrorizzato e mezzo ipnotizzato. - Quanto? - domando come un coglione. Tra le mutande lo sento ingrossarsi a dismisura. John grida: - Cristo, non ce la faccio più! Ragazze!!! E si strizza l'uccello. E poi è come tuffarsi ubriachi in una pozzanghera effervescente, finché il mio cazzone non viene risucchiato violentemente e io gli vado dietro, annaspando tra i peli di figa. Estasiato e terrorizzato allo stesso tempo. Mi volto a destra e a sinistra, cerco i miei amici e vedo le loro facce beate, mentre si lasciano andare come me a questo insolito destino. Un istante, un giorno, una settimana, un anno, o forse dieci, non so quanto tempo dopo, galleggio nel nulla. Fluttuo nello spazio, libero, senza peso, senza corpo... e senza cazzo. Ritchi e John piroettano tra le nuvole, vedo le loro 98 TheParachuteWoman espressioni angeliche comparire e scomparire nella nebbia. Guardo dall'Universo, verso il basso, direzione Terra. Punto verso Basterdville nel New Hampshire. I Robertson sono a casa. Sarah aspetta il suo Henry, i gomiti appoggiati al davanzale della finestra. Mia madre riordina la cucina, così come fa sempre. Papà si è addormentato sul divano dopo la solita serie di lattine della sera. Mia scrive chiusa nella sua stanza e il nonno legge il giornale tenendolo capovolto: 99 Elisa Ecco come andarono le cose. Qualsiasi versione ascoltiate, nessuna sarà mai vera come la mia : ho visto tutto come il Signore durante la Creazione. Non volevo andarmene. Non fosse altro perché ho fatto la figura del coglione. Ma adesso vedo tutti i giorni Floyd e Sonny, neri da far paura alla faccia di padre Wilson. Fumiamo oppio tra le nuvole, facciamo gli sgambetti a Cassius, cantiamo: In the clearing stands a boxer and a fighter by his trade and he carries the reminders... Lie la lie ... A volte sbircio i miei Robertson e li amo da lontano. Così è la morte. Lie la lie , lie la lie…. In fede, nonno Roy. (Oppio tra le nuvole ,Elisa Minì) 100 Gav Nonno roy 101 Black Bart Interviste Svalvolate Massimiliano Black Bart Tosarelli 102 Black Bart Simone marzini Questa è la prima intervista con risposte a scelta. Scegliete quelle che più vi piacciono! Simone Marzini, Gazza per gli amici! Cosa ti passava per il cranio quando hai scritto il tuo racconto black style?! Camel Robertson fa una brutta fine... vittima di una... una depilatrice sexy, assetata di vendetta! Parlaci un po' del tuo racconto. □ Per scrivere uso un generatore automatico di racconti, non so come sia il racconto, non l'ho mai letto. □ Il racconto nasce da un fatto reale accaduto a un mio amico. Ma credo fosse una scusa per giustificare l'alopecia. □ Depilatrice sexy? Vendetta? Non so di cosa stiate parlando!! 103 Black Bart Che facevi di bello in quel periodo? Era l'inizio di settembre, hai ricordi particolari? Sì, non fare quella faccia, questa è una seduta psicanalitica. Sei in terapia, non volevamo dirtelo. PescePiratA è un luogo di riabilitazione per scrittori disadattati. Ora racconta! □ In settembre stavo brevettando la mia ultima invenzione, un water con bilancia incorporata per calcolare la quantità di cacca prodotta. □ In settembre stavo accompagnando il mio amico con l'alopecia a fare il trapianto. □ In settembre ero a una festa a Palazzo Grazioli dove si ballava il bunga bunga. Io facevo il palo. Raccontami Simone Marzini in poche parole. Che scrittore è? □ Non so, mi si è piantato il generatore automatico di biografie. Maledetto Windows! □ La maestra diceva che ero bravo ma non mi applicavo. Ah no, mi confondo con il mio amico con 104 Black Bart l'alopecia. Di me diceva solo che non mi applicavo. □ Scrittore? Non so di cosa state parlando! Tu e PescePiratA: come l'hai conosciuto? Cosa ne pensi? Dire, fare e baciare. □ Pescepirata l'ho conosciuto tramite Google. Stavo cercando “foto di piratesse sexy” e mi è comparsa la foto del capitano con Obama. Non potevo non iscrivermi. □ Me l'ha consigliato un mio amico. Si era iscritto per risolvere il problema dell'alopecia: pare che scrivendo il cervello si gonfi irrorando di sangue il cuoio cappelluto e facendo ricrescere i capelli. Se fosse vero questo fatto proverebbe che Caparezza è il ghost writer di Fabio Volo e Giorgio Faletti, come il mio amico sospetta. □ Pescepirata? E cos'è? Se ti dico Portello Pulp tu cosa mi rispondi? Vediamo se hai ancora voglia di scherzare... □ Portello Pulp... Per scriverlo ho dovuto installare Linux. Il generatore di romanzi mandava in crash Microsoft. 105 Black Bart □ Un mio amico l'ha letto e ha detto che è il libro più bello che abbia mai letto da quando esiste la lettura. Lo conosci? Si chiama Giuda. Gli ho pagato la recensione 30 euro, ma sono stati soldi spesi bene. □ Portello Pulp non l'ho letto... Non leggo i Best Seller! ;D 106 Black Bart Anna giraldo Anna Giraldo in arte Redlie! Certo che la tua protagonista, Sarah Robertson è proprio una... una... una fetente, ecco. Che brutta fine fa fare a quel poveraccio, mamma mia... Tu lo mangi il polpettone? Dai, a parte gli scherzi, dicci due parole sul tuo racconto! Ciao Black! Se ti dico la verità, poi pensi che sono matta… quindi, dai, te la dico. Una volta, una vita o due fa, in una trasmissione tv c’era questo tipo che parlava della demenzialità dei testi del rock ‘n roll. Lui diceva che in italiano un testo rock avrebbe potuto fare più o meno così: Chiudi Alfredo nel frigo! Chiudi Alfredo nel frigo! Chiuditi con Alfredo nel frigo, chiudi Alfredo con teee! - Ecco. E poi, uno dei miei miti, Dario Fo, in un suo pezzo che ho riguardato fino a consumare la videocassetta, interpretava una donzella medievale inglese, che sentiva: - Hò-ot! Very hò-ot! - e si 107 Black Bart strusciava contro un gentiluomo che passava di lì. Almeno così l’aveva raccontata il gentiluomo al processo per stupro... Insomma, sesso, follia e rock ‘n roll… shakera il tutto nella mia mente letterariamente disturbata e cosa ottieni? Il polpettone!! Ricordi quando l'hai scritto? Che periodo era, cosa facevi? Dico a parte scrivere il racconto... Che facevi tra una frase e l'altra? Se non l'hai capito questa è una specie di seduta psichiatrica. Dai mettiti comoda, togliti le scarpe. Raccontami quei giorni. Stavo per compiere 39 anni ed ero indaffarata a capire dove cavolo si fossero cacciati i 38 precedenti. Stavo anche cucendo il mio costume da Nonna Papera per andare al Lucca Comics. Poi un giorno, in pausa pranzo in un bar tavola calda vicino alla mia azienda, il cameriere arriva e mi fa: Oggi abbiamo la nostra specialità: il polpettone! E pensare che quando ti ho chiesto se volevi “curare” questa antologia pensavo fossi una persona seria. C'È UNO NORMALE IN QUESTO FORUM?! 108 Black Bart Ok, no. Hai pubblicato 436, romanzo fantasy con Casini editore. Ora Esce il sequel. In programma il terzo che chiude la trilogia. Hai scritto una storia sul surf. Vuoi inflazionare il mercato? Se è per questo ho scritto anche un romanzo breve: OGD, ovvero il lato B di ogni cosa. Non mi faccio mancare nulla, come vedi . Scherzi a parte, mi piace scrivere e scrivo. Adoro anche essere letta. All’inizio me la facevo sotto dalla paura, davo il mio manoscritto a un’amica per volta e soffrivo ogni singolo minuto mentre lo leggeva (e siccome si tratta di tomi notevoli, beh, soffrivo un sacco). Poi qualcosa è cambiato, non so perché… forse è colpa del polpettone… Raccontaci la tua esperienza da curatrice di un'antologia svitata, editata collettivamente dentro a un forum di svitati. Com'è andata? Come ti sei trovata? Dicci qualcosa dai! Le mie tendenze masochiste, se non sono già evidenti, verranno chiarite del tutto nei prossimi mesi, quando si vedrà in quali eventi/progetti/iniziative/colpi-di-testa mi sono 109 Black Bart impegnata ultimamente. La gente crede che scrivere sia un mestiere da orsi solitari: tutte balle! Scrivere può essere un’esperienza molto sociale, basta non essere timidi. Ah! Però devo anche risponderti, Capitano. Come mi sono trovata? Boh! Ti piace il polpettone? 110 Black Bart Stefano s. pallante Stefano Steve70 S. Pallante, concorrente nr. 3756! Benvenuto sulle frequenze di TeleQuizRomagna (TQR), siediti. Sei qui per rispondere al famoso quizzone mail, se dai 4 risposte esatte, vinci una fornitura annuale di cedrata Tassoni. Cos... Non siamo a TeleQuizRomagna? Uh, scusa! Ho sbagliato file... Ma allora tu chi sei?! … Se ti dico chi sono veramente e cosa faccio, poi devo ucciderti! Comunque, Chinotto Neri! Lo preferisco alla cedrata. Poi un’amaca, un portico, della bella musica, la mia compagna che sorride e aspetta curiosa di sentire le idee che schizzano fuori dalla mia testa. Sognatore e mai stanco di chiedere come, quando e perché …i dove, se vale la pena, li visito. Vivo in collina e amo il mare. Io sono una parte di tutto quello che ho incontrato (Ulysses - A.Tennyson) … e ho detto tutto (Totò). 111 Black Bart Conosci un bravo terapeuta? Il tuo racconto, Steve: un racconto davvero cool, che ha il sapore di americano. È il Giorno del Ringraziamento, la storia è incentrata sulla ricerca, all'ultimo minuto, di un tacchino da farcire. Supermercato chiuso, i Robertson si intrufolano e si imbattono nel più cialtrone dei rapinatori. Follia a non finire. Come ti è venuto in mente il racconto? … le feste stressano è un dato di fatto. A due giorni dal Thanksgiving day, il Presidente concede la grazia a due tacchini, prima però danno loro il nome! Poi li imbarcano sulla United Airlines per il Ranch di Frontierland, solo uno dei due parteciperà alla parata del giorno del ringraziamento, l’altro è la riserva… Tutto vero: nel 2010 i nomi votati sul sito della Casa Bianca sono stati Apple e Cider. I bambini continuano a sorprendermi per la loro intelligenza, gli adulti insistono a sconvolgermi con la loro idiozia. Stefano Pallante scrittore. Piazzato in altissimo 112 Black Bart nel primo contest di Pescepirata con un racconto sulla musica, qui sei entrato nella prestigiosissima antologia Black Comedy. Raccontaci della tua passione per la scrittura. Quando scrivi, come scrivi, perché? Un fiorino! Leggere mi rilassa ma scrivere mi eccita. Il foglio bianco non mi spaventa, le idee non mancano. Per molto tempo i racconti sono rimasti solo a livello incompiuto, non c’era mai l’occasione e rimandavo. Poi ho partecipato a un gioco-progetto, Per Fiducia, dove le storie, se valide potevano essere finanziate per diventare dei corti cinematografici: è stato come svegliarsi. Subito ho scritto 8 storie per la Scuola Holden, 7 selezionate… allora all'improvviso mi è venuto in mente che a scuola il giorno del tema ero felice. Mi preoccupavo solo di avere una scorta di fogli, la sedia comoda e la penna a sfera blu acceso. Bic naturalmente, fluida e leggera. Purtroppo scrivo quando posso, su quello che capita, ma condividere il risultato con altri scrittori mi entusiasma. Raccontaci come sei arrivato a PescePiratA, come ti trovi, cosa ne pensi. Naturalmente se ne parli 113 Black Bart male ti banno e ti estrometto da questa antologia... Avevo voglia di scrivere e condividere. Mi sono tuffato nell’oceano di siti che lo permettevano ma nessuno catturava la mia attenzione. PescePiratA mi ha sorpreso, amo il mare e pensare a una nave di scrittori pirati ha messo in moto le sinapsi. La ciurma è varia, meglio così. La navigazione è piacevole. Vorrei stringere la mano e guardare negli occhi le persone che hanno creduto nel varo della nave. Chi sogna a occhi aperti, sogna due volte. Yeah. 114 Black Bart Tiziano g. bertoni Ecco Tiziano G. Bertoni che tutti noi chiamiamo TizioSospetto. Bel nick... Sai che all'inizio ci mettevi paura?! - Cazzo, c'è il TizioSospetto -, ci dicevamo. Poi abbiamo visto che hai scritto un romanzo sugli angeli della morte e hai un sito satanico così ci siamo messi tranquilli: è un bravo ragazzo! Che scrivi di bello in questo periodo? Ultimamente, mi sto dedicando soprattutto al mio secondo romanzo, una storia corale dai risvolti fantasy-pulp-horror, ne ho in standby un terzo, puramente fantasy, e nel frattempo scrivo recensioni, deliri e racconti sul mio blog personale www.sanguesulmuro.com. Come vedi, niente di particolarmente truce: nonostante i miei interessi particolari sono un tipo a posto, non ho mai spellato vivo nessuno, anche perché non sopporto la gente che urla... Sa-Sangue sul muro? Ok. Niente panico... 115 Black Bart Il tuo racconto! Si è piazzato secondo per un soffio. La tua scrittura scivola via, vola. La trovata della testa di cane mozzata sulla testa dell'amico di Camel è fantastica. Tu hai mai provato a... a dar fuoco ad una... sì insomma a fare quel giochetto stupido che volevano fare i ragazzini del tuo racconto? Che pasticcio! Certe cose è meglio lasciarle fare ai professionisti: dar fuoco a una scoreggia è un atto poetico, ci vuole coraggio e sprezzo del pericolo: cose che io non ho mai avuto. Però, ho sempre ammirato chi riesce a essere così folle da incendiare l'aria che esce dalle proprie parti intime solo per il gusto di divertire gli amici... questo racconto è dedicato a loro, a tutti quegli eroi che hanno capito il vero senso della vita! Capiamo chi è Tiziano G. Bertoni: la carne umana la mangi cotta o cruda? In realtà non mangio carne umana: preferisco farne dei frullati e berli con la cannuccia... Scherzi a parte, mi spiace deluderti ma da parecchio tempo a questa parte sono diventato un vegetariano a metà (nel senso che mangio verdure e pesce). Però mi mangio le unghie, se ti interessa... 116 Black Bart E le vittime dei sacrifici umani? Le scegli tra le tue amicizie di facebook, vero? No, di solito le scelgo tra i vari forum che frequento (per esempio PescePiratA): godendo di un parziale anonimato, per me è più semplice. Naturalmente, ora che anche tu sei a conoscenza di questo mio piccolo segreto è inutile che ti dica chi sarà la mia prossima vittima. P.s.: come ho scritto in questo post http://www.sanguesulmuro.com/2011/09/loroscopo -dei-serial-killer.html , quelli del segno zodiacale del Leone, come il sottoscritto, sono troppo pigri per fare i serial killer: non sembra, ma è un mestiere faticoso... The Angels Chronicles: come sta andando, ti ha dato soddisfazioni? Non ne ho la più pallida idea: ancora non ho chiesto nessun rendiconto alla Casini. Però posso dirti che già il fatto di averlo pubblicato è una soddisfazione personale non da poco; può sembrare una banalità, ma sapere che qualcuno, oltre ad amici e parenti, ha 117 Black Bart in mano una copia di un tuo romanzo, una tua creazione, è di per sé una piccola vittoria. In fondo è questo che si cerca, quando si scrive un romanzo, si dipinge un quadro o si compone una canzone: che ci sia qualcuno a cui piacciano i tuoi lavori. 118 Black Bart Barbara fabris Barbara Fabris, TheParachuteWoman. Mi sembra di conoscerti, uhm... Il tuo nick proviene dai Rolling Stones, giusto? O fai paracadutismo? Chi sei, raccontati al grande pubblico! Mmh... paracadutismo. Certo che faccio paracadutismo! Cadere è un'arte. Comunque The parachute woman è una canzone dei Rolling Stones, non è una delle mie preferite, ma la uso come danza maori prima di lanciarmi nel vuoto. Tra un volo e l'altro, i Rolling mi hanno sempre fatto da colonna sonora. Quindi, grande pubblico, ecco chi sono: una che para le cadute, finché il paracadute si apre... Il tuo racconto ha vinto il primo premio in questo “concorso”. Com'è stato assaporare la vittoria, firmare autografi, andare in tv, vedersi su tutti i i giornali? Hai retto la pressione? 119 Black Bart Il primo premio! Dico, non il terzo! Nemmeno il secondo! È stato come lanciarsi da un letamaio e ritrovarsi all'improvviso in una spiaggia delle Maldive. Fantastico. Parliamo del racconto. C'è un Camel fantastico, pigro, stupidone. Uno che mette pasticche nella minestra del nonno con un'incoscienza che sembra vera. Sempre preso dall'ormone e dall'autoerotismo. Caratterizzato a meraviglia. Come ti è venuto in mente questo personaggio? Non mi è venuto in mente... Camel sono io! Credevi fossi Mia? No, no! Mancava solo il lato maschile... così ho mixato un po' di vissuto personale, all'ispirazione che mi danno i racconti di Bukowski, i romanzi “cattivi” di Dan Fante e, senza andar troppo lontano, al senso dell'umor di Fulvio Strano che, credetemi, di certi temi è un maestro. Poi c'era quella cittadina americana nella quale ambientare la storia che mi ricordava troppo il mio paese natale, nel nord-est italiano. Non potevo non immedesimarmi! Sei arrivata su PescePiratA in punta di piedi. Poi 120 Black Bart un giorno hai messo un racconto molto grezzo, con tante cose da rivedere, ma di una potenza incredibile. Dopo hai abbozzato una storia che è diventata un romanzo a quattro mani che sta girando gli uffici postali in direzione di editori. Dove vuoi arrivare, eh?! Arrivare?! Senti... ammetto che rispondendo alla tua domanda precedente, mi sono sentita una di quelle autrici di libri dalle copertine belle lucide, in spesso cartone, con il loro nome a caratteri cubitali... ma io spero solo che il paracadute si apra. E non sopra un campo di ortiche a ferragosto o su un bosco di agrifoglio a Natale! Non nasconderti! Sei molto migliorata come scrittrice, vuoi negarlo? La cura PescePiratA ti sta facendo bene! Sì, PescePiratA mi sta facendo molto bene. La scrittura collettiva poi... ti toglie un po' di frustrazioni, ti fa pensare che i tuoi non sono dei vani deliri, ma perché sia così devi trovare un compagno di scrittura pazzo più o meno come te e 121 Black Bart ti assicuro che il mio è completamente fuori di testa... andato. Però è bravo. Io lo considero la mia guida, come un faro nella notte. Perché mi guardi così? Progetti futuri? Guarda, il più l'ho fatto... casa, figli, tinteggiare le pareti, piantare alberi... Adesso vorrei sfornare un racconto ogni quindici giorni, scrivere altri romanzi a quattro mani e buttarmi a scriverne uno da sola. Sempre con il sostegno di PescePiratA, senza il quale mi sentirei una folle grafomane solitaria. 122 PescePiratA smentita Ci tengo a precisare che è stato fatto tutto a mia insaputa. Dicono che quest’antologia l’ho curata io: tutte balle! Io non ne so niente. Anche il racconto di quella Redlie che si spaccia per me… beh, credetemi quando vi dico che io non c’entro proprio. Mi ricordo vagamente, sotto Natale, di aver notato che una tizia mia omonima dava pareri qua e là per l’editing di questi racconti: era una cosa su un forum tutto nero con un logo a forma di pesce rosso, la chiamano editing collettivo. In realtà è una specie di rito esoterico, tutti postano la loro versione del tuo racconto e pretendono che tu lo rilegga fino alla nausea e aggiusti e riscrivi e rigiri ‘ste povere parole che erano così felici di esser state messe lì a rilassarsi sulla carta. Poi ci sono pure i rompiballe, come quella che si finge me, che insistono a dire – Così non va, meglio così, meglio colà. Roba da scoprire il suo indirizzo di casa e andare là a strozzarla. 123 PescePiratA E vogliamo parlare di quelli che hanno ideato la famiglia Robertson? Ma dico io! Quale mente malata potrebbe immaginare una risma di sfigati di questo calibro?! E le cose che fanno? Ehi! Io sono una persona seria, non intendo mica mischiarmi con questi scellerati! E i racconti? Uno peggio dell’altro! Sboccati, irriverenti, l’insano prodotto di menti disturbate!! Ma chi li ha scelti questi racconti? No, no, proprio non ci siamo. Però, simpatica quella Sarah Robertson! Anna Giraldo 124 PescePiratA Ringraziamenti PescePiratA.it ringrazia: Il Padrino: Fulvio Ti Gin Strano; gli autori dei racconti: Tiziano G. TizioSospetto Bertoni, Barbara TheParachuteWoman Fabris, Anna Redlie Giraldo, Simone Gazza998 Marzini, Stefano Steve70 S. Pallante; l’intervistatore nonché Capitano: Massimiliano Black Bart Tosarelli; gli autori dei post-it: Caterina Peta Gala, Elisa Minì, Marco MasMas Viggi …per aver scritto la roba scellerata pubblicata in questa antologia. Gli editor: Bruno, Black Bart, Peta, MasMas, Marlene, Redlie …per aver avuto il fegato di collaborare allo squartamento dei brani durante il rito tribale dell’editing collettivo. L’illustratore, Gianni Gavioli, in arte Gav …per aver dato un volto ai Robertson. La famiglia Robertson, in qualsiasi punto dello spazio siderale essa si trovi in questo momento. 125 PescePiratA Il bello è che scrivi e continui a sognare la moglie del vicino, sogni di afferrarla per le orecchie e darle una bella ripassata. Il brutto è che scrivere non ti guarisce dagli impulsi assassini, che rapinare un supermercato rimane il tuo obiettivo impossibile. Il brutto è che desideri ancora un amore indimenticabile. Il bello è che scrivere è un altro modo di cagare e masturbarsi. Il brutto è che leggi grandi autori ma solo Bukowski ti rimane. Il brutto è che un giorno la ragazza carina viene a sapere che scrivi e lo stesso non si lascia scopare a morte. Il brutto è che scrivere serve a tutto quello che tu non vuoi. Efraim Medina Reyes, C’era una volta l’amore ma ho dovuto ammazzarlo. 126 PescePiratA Pescepirata.it It ain’t over… 127