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PescePiratA.it
1
Antologia digitale del forum PescePiratA.it
A cura di Anna Redlie Giraldo
Interviste di Massimiliano Black Bart Tosarelli
Editing collettivo
Illustrazioni by Gav
Con la benedizione di Fulvio Ti gin Strano
Pubblicazione gratuita priva di ISBN
2
PescePiratA
I Robertson
A Basterdville, New Hampshire, una piccola
città in culo al mondo, un posto
dimenticato da dio, abitano i Robertson.
Benché White, AngloSaxon, Protestant e
molto molto old style, i Robertson sono un
tantino stravaganti, fuori dagli schemi.
Una famiglia decisamente svalvolata….
Ogni riferimento a fatti o persone reali è puramente
casuale, se qualcuno si riconoscesse nei personaggi di
questi racconti, si faccia curare!
1
PescePiratA
prefazione
I ragazzi vengono risucchiati da quelle fighe lucenti,
rapiti tra gli umori vaginali, portati sull'UFO,
vivisezionati, spolpati, scomposti in mille molecole e
analizzati al microscopio galattico...
Recita così uno dei miei racconti preferiti.
La testa di un cane indossata come un elmo, resti di
demoni dentro il freezer accanto a vaschette di
peperonata, sono soltanto alcuni degli ingredienti
di questi racconti.
Quando la letteratura assurge a svago, a puro
divertimento. Quando le parole si spogliano della
loro mise seriosa per rotolare sul foglio con una
semplicità disarmante, regalandoci sorrisi storti
come quelli dipinti sui volti degli ubriachi.
Tanto basterebbe a sottolineare l'importanza di una
simile raccolta, se non fosse che il creatore pazzo è
un tizio a forma di pesce rosso...
2
PescePiratA
Ho un’idea migliore. Perché non colleghiamo un tubo
al culo di tuo nonno e vendiamo il gas che ne esce?
Diventeremo milionari!
L'ironia, allora, diventa parte integrante di queste
storie, come in Camel Light, dove il protagonista è
vittima di una depilatrice con le fattezze di Salma
Hayek, ma senza le sue tette e con gli occhi iniettati
di sangue. Le parole scorrono lisce nel bellissimo
Ridge in the Fridge. Ti prendono, ti catturano nel
piacevolissimo I need a dollar, a dollar is what I need.
Le parole sono come proiettili e ti sorprendono alle
spalle in Lungo la via per il successo e in In qualche
modo si deve pur morire.
Alcuni degli scrittori li conoscevo già: Anna Giraldo,
Tiziano Bertoni, Barbara Fabris. Gli altri sono stati
una piacevole sorpresa.
Questi
ragazzi,
bisogna
dirlo,
sono
sinceri.
Leggendo i racconti che compongono questa breve
antologia, ho avuto l'impressione di trovarmi in una
3
PescePiratA
vecchia bettola, seduto scomposto su una panca
scricchiolante con cinque amici fuori di testa.
Nella mia visione stiamo bevendo allegramente il
peggior vino della casa e parliamo di ciò che
rappresenta la scrittura per ognuno di noi.
Discutiamo sui nostri percorsi, su come abbiamo
iniziato e sul motivo che ci spinge a continuare.
Sulle difficoltà, su chi le supera abilmente e su chi,
invece, si lascia abbattere.
Concordiamo tutti sul fatto che la scrittura libera,
quella scevra da preconcetti e forzature, è come un
orgasmo che guizza nel cervello, è un'esplosione di
colori, e noi non dobbiamo fare altro che sporcarci
le mani e dipingere coi polpastrelli i quadri che
vogliamo. Dobbiamo solo dare forma alle nostre
pazze storie malate.
E lo faremo, non abbiamo scelta.
Fulvio Strano
4
Gav
Camel robertson
5
Gazza998
CAMEL LIGHT
Simone Gazza998 Marzini
6
Gazza998
Simone Marzini nasce nell'anno 1975, lo stesso
giorno di Jessica Alba e Walter Zenga. Coincidenze?
Crediamo di no.
Nel 2012 pubblica il suo primo romanzo, Portello
Pulp. Se questo assaggio vi è sembrato delirante, nel
romanzo troverete di molto peggio.
È piuttosto grasso – famosi i suoi polpacci – e quando
parla si tocca più volte il pacco. Ma non è cattivo.
L'abbiamo accolto sulla nave che non sapeva dove
sbattere la testa, transfugo da un altro forum,
pensava che su PescePiratA ci si dovesse comportare
bene...
Ahahahah!
Un altro suo romanzo in scrittura assistita farà molta
strada, ci scommettiamo la biancheria bucata di
Peta!
7
Gazza998
Camel Robertson si accende una Lucky Strike. Il più
grande segno di ribellione familiare del nuovo
millennio.
Sputa per terra e aspira il fumo mentre John e Ritchi
lanciano sassi ai topi.
Il piazzale lungo la ferrovia è tappezzato di lattine di
birra vuote e sacchetti di patatine: complementi
d’arredo gentilmente forniti dai tre amici nell’arco
degli ultimi mesi.
- Dai vergine! Vieni a lanciare qualche sasso con noi
- esclama John.
Camel spegne la Lucky schiacciandola con il tacco
delle Converse blu. - Vergine? Non confonderti con
Ritchi. Io mi sono fatto tua sorella un sacco di volte.
John sghignazza - Che stomaco, io mi farei una
capra piuttosto.
8
Gazza998
Anche Camel sghignazza. - Tu ti faresti anche
Ritchi.
Ritchi si preoccupa subito per il suo deretano. - Se
avessimo soldi saremmo pieni di fighe e non
staremmo a pensare a ‘ste cose. Avete qualche
idea? - risponde cercando di sviare il discorso.
- Rapiniamo una banca! - propone Camel.
John lo guarda, con quei suoi occhi dal taglio
all’ingiù, modello cane San Bernardo. - E come
scappiamo? Con quella? - Indica la bicicletta
scassata di Camel, l’unico mezzo di locomozione a
disposizione oltre le scarpe.
Camel si accende un’altra cicca. - Semplice!
Rubiamo una macchina!
- Ah semplice! Sai come si fa?
- Ma certo!
Ritchi si illumina. - Ho un’idea migliore. Perché non
colleghiamo un tubo al culo di tuo nonno e
vendiamo il gas che ne esce? Diventeremo
milionari!
9
Gazza998
John scoppia a ridere e Ritchi lo segue a ruota.
Camel cerca di trattenersi ma poi ride anche lui fino
alle lacrime.
- Trovane un’altra - replica tra un singhiozzo e
l’altro, - mio nonno è vecchio, sul più bello che
produciamo
il
prototipo
convoglia-scoregge
schiatta, e io non sono un nipote d’arte.
- Penserò ad altro allora - risponde Ritchi. Guarda
l’orologio. - È tardi, andiamo? – propone rivolto a
John.
Camel saluta gli amici, inforca la bici e pedala lento
verso casa.
Prende una buca, il contraccolpo si ripercuote sul
suo osso sacro. Impreca e continua a pedalare.
Dopo pochi metri si ferma e inizia a bestemmiare a
squarciagola: la gomma della bici è bucata, e gli
mancano più di due miglia per arrivare a casa. Come
se non bastasse, il cielo all’improvviso si addensa di
nubi. Iniziano a cadere le prime gocce: sono grosse
come sputi di lama. Dalla bocca di Camel esce una
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Gazza998
compilation che entra direttamente nella top ten
dell’eresia. Abbandona la bici a terra. Si rassegna a
farsela a piedi, strascicando i piedi. I capelli sono
appiccicati alla fronte, come se li avesse leccati una
vacca. Prende una sigaretta ma il pacchetto è
fradicio. Lo getta via.
Un’auto rallenta e si affianca, ma Camel continua a
camminare dritto mugugnando. - Sarà qualche
vecchio bavoso che mi offre un passaggio in cambio
di un pompino.
Il suono del clacson lo fa sobbalzare. Esibisce la sua
migliore espressione scocciata, alza il dito medio e
si volta.
Nessun residuato del geriatrico: al volante c’è una
ragazza, grado di gnoccaggine, da scaldabagno a
materassabile: sacco a pelo.
- Serve un passaggio? - chiede la ragazza con voce
suadente.
Camel non se lo fa ripetere e si fionda in auto.
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Gazza998
- Ancora un po’ sotto l’acqua e mi spuntavano le
branchie - dice come ringraziamento.
Le fa una radiografia con lo sguardo. È mora,
carnagione scura, occhi scuri, gambe lunghe e
tornite. Sembra messicana.
- Ci conosciamo? - le chiede.
- No, sono nuova in città, ma tutti dicono che
assomiglio a un’attrice - risponde con civetteria.
In effetti assomiglia a Salma Hayek, anche se
dovrebbe passare dal gommista a farsi dare una
pompatina al davanzale: non regge il confronto. Ah! Ma certo! Grazie per il passaggio, bellezza. Io
sto più avanti su questa strada, sempre dritto.
La ragazza si gira a guardarlo. - Veramente avrei
un’altra idea - dice con uno sguardo malizioso.
Camel conosce bene le donne. Ha visto cinque serie
di Sex and the city. La ragazza è in cerca di sesso per
vendetta. Il suo Mister Big deve averla tradita con la
segretaria. È il suo giorno fortunato. Si sfrega le
mani.
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Gazza998
Parcheggiano davanti a un palazzo di cinque piani
che avrebbe bisogno di una ristrutturazione,
varcano il portone spalancato e salgono le scale fino
all'ultimo piano. Camel sbuffa come una vaporiera.
Deve smettere con le cicche.
La chiave di casa è nascosta sotto un vaso di fiori.
Mentre lei la prende, Camel le chiede: - Non hai
paura? Portoni spalancati, chiavi nascoste sotto i
vasi...
- Andiamo! Siamo a Basterdville, mica a Las Vegas.
Camel la segue dentro l’appartamento, un bilocale
mansardato delle pareti tinteggiate con colori
sgargianti: arancione in sala, verde acido in camera
e blu elettrico in bagno. I mobili sono neri e bianchi.
- Bello qui, mi piace - esclama per compiacerla, ma
in realtà questa roba moderna lo fa cagare.
- Vieni, andiamo in camera - gli ordina lei senza
tanti convenevoli.
Camel la segue, ipnotizzato dal suo fondo schiena.
- Spogliati - dice la ragazza.
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Gazza998
Camel si toglie i vestiti in un tempo minore al
cambio gomme della formula uno: due secondi e
quarantasette decimi. Poi si avvicina al letto.
La ragazza lo guarda maliziosa. Inizia a spogliarsi
lentamente, ballando e ancheggiando sensuale.
Canticchia un motivo che Camel non riconosce. Una
volta nuda gli si para davanti e lo spintona fino a
farlo sdraiare sul letto.
Camel vede rosso come un toro alla corrida.
La ragazza estrae dalla borsetta una boccetta spray.
- Apri la bocca - ordina.
Camel esegue e lei gli nebulizza una sostanza che sa
di menta.
Lui deglutisce sentendo gli occhi lacrimare - Che
cazzo era? - chiede.
- Un disinfettante che distrugge il 99,99% dei germi
- risponde lei.
Camel tira su le spalle. Ha dovuto sopportare di
peggio per limonare, qui la posta in palio è ben
altra.
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Gazza998
La ragazza si avvicina e lo bacia. Ha le labbra calde e
morbide. Peccato per il gusto del disinfettante, ma
almeno è un bacio migliore di quelli scambiati con
Dafne, la sorella di John. Quella ha un alito da fogna
di Calcutta.
- Mettiamo un po' di pepe, ora - propone la ragazza
facendogli l'occhiolino e prendendo un paio di
manette dal cassetto del comodino.
- Non so se è il caso – risponde lui.
Ma lei inizia a toccarsi una tetta con la mano. Lasciati andare, non mi piacciono le persone
represse - gli sussurra in un orecchio. Poi gli ficca
due metri di lingua dentro e Camel si squaglia.
La ragazza gli lega le mani alla testiera del letto. Gli
scorre il palmo lungo il braccio, il torace, la coscia, il
polpaccio… Camel ormai sta mugolando di piacere,
quando lei con un gesto fulmineo raccoglie una
corda che spunta da sotto il letto e gli immobilizza il
piede.
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Gazza998
Camel cerca di divincolarsi, ma è legato in tre punti
e il letto morbido non offre resistenza per fare leva.
La ragazza gli blocca anche l’altra gamba. Adesso è
legato come un salame.
- Cosa stai facendo?! - urla.
- Gioco - risponde la ragazza. - Adesso vedrai, c’è
una sorpresa... - e si allontana in direzione del
bagno.
Camel rimane a guardare la porta con gli occhi
sbarrati. Il rumore della pioggia sul tetto è
assordante. Potrebbe urlare, ma chi lo sentirebbe?
Per quel che ne sa gli appartamenti a fianco
potrebbero essere disabitati.
La ragazza torna tenendo in mano un apparecchio
da cui pende un cavo di alimentazione. Forse uno
strumento di tortura alieno.
- Su, stai tranquillo, non durerà molto se fai il bravo.
Camel è terrorizzato. E’ finito in uno snuff movie?
Pensa che morirà vergine e che non potrà mai
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Gazza998
mettere in atto l’idea di collegare un tubo al culo di
suo nonno. Avrebbe potuto cambiargli la vita.
La ragazza collega la spina alla presa di corrente,
fischiettando una canzone dei Beach Boys.
Subito un odore strano inizia a uscire dalla
macchinetta, un odore che per qualche assurdo
motivo ricorda a Camel il funerale di sua nonna
Mildred. Questo lo manda in crisi. Il cuore gli
martella nel petto: si sente sul punto di morire.
Piega il collo in modo innaturale, per cercare di
vedere meglio cosa sta facendo la sua seduttrice.
Lei lo guarda con una luce folle negli occhi.
Goodbye cruel world, pensa Camel. Vorrebbe
chiederle l’ultima sigaretta, quella non si nega ai
condannati, ma rimane in silenzio.
La ragazza inizia a versare. Camel sente fastidio più
che dolore, le gambe sono plasticose, rivestite da
qualcosa di molle e bollente.
Ora lei è in piedi accanto a lui, brandisce una
palettina nella mano destra.
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Gazza998
Lo scruta con occhi colmi d’odio. - Per colpa tua ho
passato un'adolescenza terribile!
- Ma se ti ho conosciuto mezz’ora fa! - ribatte lui.
Gli occhi della donna si iniettano di sangue, si cala
sul corpo immobile di Camel e… straaap!
Camel si morde la lingua e sente il gusto metallico
del sangue in bocca.
Ancora strap, e strap e strap! Con una forza
inaudita.
- Ti prego! Ti supplico! - grida tra i sussulti. - Non
voglio morire! Il mio corpo non è adatto per
esperimenti alieni.
La ragazza scuote la testa - Ma sei deficiente? Ma
quali alieni! Ti sto facendo la ceretta!
Camel rimane basito - E perché mi dovresti fare la
ceretta, scusa?
La ragazza scuote la testa. - Non ti ricordi? Alle
elementari? Eravamo in classe insieme.
Camel sforza l’unico neurone rimasto, in procinto di
morire di solitudine, ma non riesce a ritrovare quel
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Gazza998
ricordo. Ci è vicino, sente che sta per afferrarlo, ma
poi scivola nel buio.
La ragazza si infuria ancora di più. - Non mi hai
riconosciuto eh? Sono Eliza.
Nella mente di Camel il puzzle si ricompone. - Eliza
Baffetti? - dice di getto.
- NON - e via una striscia – MI - e via un'altra –
CHIAMO - via un'altra ancora - Eliza Baffetti! stavolta con doppia trazione a due mani.
A ogni strappo Camel caccia un urlo, straaappp
ahhiiiiii, in un duetto perfettamente sincronizzato.
- Dai ero un ragazzino, mica ero l'unico a chiamarti
così - la supplica. Le lacrime gli scivolano sulla
faccia, con un gesto istintivo avvicina la mano per
asciugarle, ma la mano rimane ancorata alla
testiera del letto.
- Sei stato tu a inventare il soprannome.
Un'etichetta che mi è rimasta appiccicata all'anima
per anni.
19
Gazza998
Camel maledice se stesso e la sua mania dei
soprannomi. La osserva bene: - Il tuo estetista ha
fatto un gran bel lavoro… ha usato la luce pulsata o
il laser?
Per tutta risposta Eliza strappa con una violenza
tale che Camel sente come se tutta la pelle gli
venisse asportata in sol colpo.
- Se mi cospargo il capo di cenere mi perdoni?
- Di cenere no, di cera magari sì.
- Stai scherzando?
No, Eliza non sta scherzando.
In un'ora gli strappa tutto. Ma proprio tutto.
Adesso Eliza è calma, Camel calvo.
Si vede negli specchi del soffitto: sembra un
incrocio fra il tenente Kojack e l'alieno di American
Dad.
Solo i paesi bassi lo soddisfano, senza i peli il cobra
sembra
più
grande.
Decide
soprannome: il giustiziere calvo.
20
di
dargli
un
Gazza998
Eliza lo libera e lui si riveste. Si passa una mano sulla
testa: è liscia come il culo di un babbuino. Rimane
impalato all’ingresso, le mani in tasca.
- Che faccio? Vado a casa? - chiede a Eliza.
Lei annuisce - Ci vediamo domani sera.
- Va bene, a domani - le risponde uscendo.
21
Elisa
Lumache da competizione
(Oppio tra le nuvole, Elisa Minì)
- Oggi come oggi tutti sono capaci di
attaccare le lumache al soffitto. Basta
salire in un punto abbastanza alto e
aspettare che si attacchino. Che ci vuole?
Camel era sull’armadio quattro stagioni
dei
suoi
e
stava
dando
una
dimostrazione a Ritchi di come una
chiocciola possa percorrere più di un
miglio in una nottata. Ma la chiocciola
in questione non si sentiva in vena, non
era attratta dall’intonaco. Di questo si
poteva stare certi.
Mio nipote ha un vero talento per le
lumache.
Riesce a piegarle al proprio volere come
un mago riesce a piegare un cucchiaino
con la forza del pensiero. Così può
convincerle a fare molta strada.
Ha messo su un bel gruzzolo, con le
scommesse, quel fenomeno. Non lo dico
perché è mio nipote. E’ un fenomeno e
basta…
22
Gav
sarah robertson
23
Redlie
Ridge in the
fridge
Anna Redlie Giraldo
24
Redlie
Anna Giraldo nasce a Mantova nel 1972.
Alla fine della scuola media, dopo aver abbandonato
definitivamente l’idea di fare la ballerina, delude le
aspettative del prof. di artistica, che le suggerisce
l’iscrizione al liceo artistico… e meno male! Anna non
sa disegnare la lettera O nemmeno con l’ausilio di un
compasso. Si diploma, si laurea, si masterizza (?)
finché un giorno le dicono – Basta! Adesso devi
andare a lavorare!
Diventa così consulente informatica.
E quindi? Quando inizia a scrivere polpettoni? A 35
anni suonati, nessuno sa perché, nemmeno lei.
Nel 2011 pubblica il suo primo romanzo 436 a cura di
Casini editore. A febbraio 2012 è uscito il secondo,
Thunder + Lightning, sempre con Casini editore.
Qualche suo racconto è stato pubblicato in digitale
e/o in cartaceo. Il più bello è Il cerchio, sulla rivista
Altrisogni nr. 2 e sul Fantasy Horror Book 1, un horror
esoterico che inquieta persino lei.
I suoi sogni nel cassetto sono: aprire un’enoteca di vini
italiani a Covent Garden, trovare due “Turista per
sempre” sul Gratta e Vinci, la pace nel mondo.
Il suo motto: AVANTI DRITTA AL DIAVOLO I SILURI!
25
Redlie
Mio amato Henry,
Ciò che è accaduto ieri sera è imperdonabile!
Il compito di una donna è servire il suo uomo e io
non avrei mai dovuto cedere alla pigrizia,
costringendoti ad alzarti dalla poltrona buona del
salotto per riporre il gelato nel freezer. Sono stata
sbadata e indelicata e posso comprendere che tu
abbia
reagito
a
questo
orribile
affronto
andandotene e fingendoti assente quando ti cerco
al telefono.
È comprensibile, Henry, che in quel momento così
umiliante per te, non abbia reagito con la tua virile
prontezza
e,
dopo
esserti
riavuto
da
quell’improvviso malore, abbia deciso di andartene
in fretta e furia.
26
Redlie
Sei un uomo di grande esperienza e senso pratico:
sono sicura che ciò che hai trovato nel freezer,
accanto alle vaschette di peperonata congelata,
non può averti in alcun modo impressionato.
Mi rammarica molto il fatto che non abbia accettato
di ascoltare le mie spiegazioni, perché delle
spiegazioni ci sono, tesoro, e forse, leggendole qui,
comprenderai a quanti e quali pericoli sono
miracolosamente scampata.
Sai che sono una ragazza di sani principi, la fede
incrollabile nel Signore e la devozione nei tuoi
confronti mi rendono un esempio per tutta la
comunità della nostra ridente Basterdville.
Ma la purezza, si sa, deve essere tutelata, caro
Henry, da ogni lurida tentazione pronta a calare su
una giovane fanciulla indifesa come me.
Almeno così dissero nonno Roy, papà Sammy e
pure mio fratello Camel quella domenica mattina,
quando, rientrando dalla funzione, trovarono il
demonio che aveva vestito i panni di Ridge
27
Redlie
Richmond, un giovane pugilatore amico del nonno.
Si trovava in tutto il suo metro e ottanta di superba
perversione proprio nel bel mezzo del salotto di
casa nostra.
Ma andiamo con ordine.
Accadde in piena estate, cinque anni fa. Il caldo
torrido in quei giorni era insopportabile.
Quella domenica mattina una brutta colica di
flatulenza intestinale aveva messo mammina al
tappeto e io non avevo avuto il cuore di
abbandonarla per andare alla funzione mentre si
contorceva nel letto per gli spasimi.
Faceva caldo, molto caldo.
Puoi immaginare come l’aria nella stanza dove
stavo vegliando mia madre, si fosse fatta
irrespirabile. Eravamo soltanto lei e io in casa, le
finestre erano tutte chiuse e oscurate: non mi parve
sconveniente togliere la camicetta e tenere indosso
soltanto la sottoveste di terital color carne dentro la
sottana bianca a fiorellini dei giorni di festa.
28
Redlie
Quando il campanello suonò, mamma si era da
poco assopita e io ero nel bagno dove stavo
preparando un enteroclisma di acqua saponata.
Forse mi sarei dovuta chiedere come mai a quell’ora
della domenica, in cui tutti i devoti praticanti si
riuniscono per la funzione, quel pugile fosse venuto
a far visita proprio a me. Ma, beata e stolta
giovinezza, non lo feci.
Il fatto è che Ridge Richmond è… era… Ridge
Richmond, era un ragazzo un po’ suonato, ma
docile e gentile come pochi, nessuno della famiglia
avrebbe mai immaginato che in lui albergasse tanta
scandalosa sete di peccato. Persino il nonno,
diffidente per natura, non si era accorto di nulla,
anzi, la sera stessa che si erano conosciuti alla sua
vecchia palestra, lo aveva invitato a cena e gli aveva
mostrato tutti i cimeli dei bei vecchi tempi, poi, in
un match improvvisato nel garage, gli aveva pure
rotto il naso. Da allora Ridge era diventato l’ospite
fisso del giovedì sera.
29
Redlie
A posteriori, sono giunta alla conclusione che egli
avesse sviluppato una vera e propria ossessione nei
miei confronti e avesse spiato a lungo le mosse di
tutta la famiglia, progettando l’agguato nei minimi
particolari.
Faceva caldo, molto caldo, quel giorno, e io non
pensai che forse avrei dovuto coprirmi prima di
aprire la porta.
Ridge Richmond! Qual buon vento? Lo accolsi senza
sospetto, grata che mi distogliesse dall’infelice
occupazione di infermiera.
Furono la stoltezza e l’egoismo a dominarmi! Me ne
sono pentita amaramente, sai? Ma fatto sta che, in
quel fatale momento, lo invitai a entrare.
Ridge, caro! Mi rivolsi a lui in tutta ingenuità. Ti
dispiacerebbe venire qui e far scendere la zip della
gonna? Si è incastrata.
Io, veramente, non so se posso permettermi… La
libidine era pronta a soggiogarlo, ma con scaltrezza
egli si mascherò da agnello.
30
Redlie
Non trovi che faccia un gran caldo oggi? Io non ce la
faccio più!
Il marrano approfittò del mio sfogo spontaneo per
togliersi dall’uscio e insinuarsi nel salotto. Lasciò la
porta aperta ma scrutò a destra e manca, per
assicurarsi che non ci fosse nessuno con me. Solo in
seguito capii la sua mossa!
Forse, se aprissi le finestre. Mi disse.
Oh, Ridge! Se sapessi! La mamma è stata male tutta
la notte e io non ho potuto nemmeno andare alla
funzione per stare con lei e questo caldo… non trovi
che ci sia un caldo infernale? Senti qui!
Feci un gesto sciocco, dettato dalla fiducia che
credevo di poter riporre in quel ragazzo. Presi la sua
mano e la posai sul petto grondante sudore.
Lui sembrò volersi allontanare, ma ne approfittò
per avanzare di un passo nel salotto.
Posso aprirle io, le finestre. Vedrai, ti farà un gran
bene. Sibilò procedendo ancora.
31
Redlie
Forse avrei dovuto capire le sue intenzioni perché
nel farlo sprangò la porta con un colpo secco e la
penombra tornò a regnare nella stanza.
No! Gridai. Se apri le finestre entreranno le mosche e
andranno a disturbare mammina!
Usciamo, allora, prendiamo una boccata d’aria.
Ma come si fa? La mamma sta male e io ho rinunciato
persino alla funzione per vegliarla e qui fa così caldo!
È caldo, Ridge, non trovi?
Eh, un pochino. Mentre lo diceva si era già
accomodato sul divano e aveva tolto il giubbotto.
Sotto indossava solo la canottiera, ma io ingenua,
non feci caso al suo gesto scellerato e gli andai a
sedere accanto.
Sono venuto per tuo nonno Roy. Annunciò
guardando fisso davanti a sé e sfregando le
ginocchia con i palmi aperti. Torna presto, vero?
Posso tenerti compagnia io, intanto. Proposi con il
mio innato altruismo.
32
Redlie
Solo allora mi accorsi della sirenetta tatuata sul suo
bicipite rigonfio. Che nostro Signore mi perdoni, in
quel momento mi fece uno strano effetto.
Insomma, ero seduta accanto a un grosso bellissimo
braccione da boxeur e anche tutto il resto di quella
massiccia carrozzeria straripante dalla canottiera
strizzata attorno agli addominali scolpiti era… era …
Era uno strumento del demonio!
Ora ne sono consapevole, però a quei tempi ero
giovane e sprovveduta. Mi vergogno di quello che
feci, ma è giusto che tu lo sappia: cedetti al fascino
del male.
Non la ragione, ma una innaturale e perversa
malizia mi guidò in quel fatale momento. Mi alzai
dal divano, mi misi di fronte a lui e calai la gonna.
Poi gli sfilai la cintola e uno a uno gli slacciai i
bottoni dei pantaloni, infine tolsi la ciabattina, gli
appoggiai un piede sul ginocchio, alzai la sottoveste
e feci scendere la calza autoreggente. Prima la
destra e poi la sinistra. Me sciagurata!
33
Redlie
Insomma, Sarah, cosa ti prende?! Esclamò Ridge.
Usciamo, apriamo la finestra, apriamo almeno il
frigorifero!
Oh! Ridge! Sì, tu e io, nel frigidaire!
Quanto imbarazzo nel raccontare proprio a te, il
mio amato, queste cose orribili!
Con finta grazia egli prese la mia caviglia e fece per
deporla a terra, quando sentimmo la chiave girare
nella serratura della porta di casa.
Fu allora che il mostro venne fuori in tutta la sua
brutalità. Ridge si alzò di scatto, mentre i pantaloni
aperti cadevano al suolo lasciandolo con quelle
strane mutande tutte sporgenti sul davanti. Nei suoi
occhi
c’era
l’abbandono
di
chi
cede
alla
sopraffazione dei sensi. Mi afferrò per le spalle con
tanta forza e io non potei fare altro che mettermi a
gridare.
Ohh! Ridge! Sì, Ridge!
34
Redlie
La porta si aprì proprio in quell’istante e mio padre,
mio nonno e mio fratello ci trovarono in quel
deprecabile stato.
Come reagirono i miei, beh, puoi ben immaginarlo.
L’estrema dimora di Ridge, quel maledetto
farabutto, è ora accanto alle vaschette della
peperonata. Ogni volta che apro il freezer
l’espressione congelata del suo volto mi ricorda che
la tentazione del demonio esiste, ma può essere
combattuta e sconfitta, solo se si è forti almeno
quanto nonno Roy.
Quanto a me, mio amato Henry, è un vero miracolo
che sia scampata alla sua furia ma ringrazio ogni
giorno il Signore di portarne ancora i segni: una
leggera zoppia che maschero con un centimetro in
più nel tacco della scarpa destra e un rantolo
notturno che dovrai sopportare quando vorrai farmi
tua per sempre.
A proposito, sappi che nonostante il deplorevole
episodio,
la
mia
verecondia
35
è
rimasta
Redlie
completamente intatta e sarò fiera di poter
indossare l’abito bianco sull’altare accanto a te.
Tua per sempre,
Sarah.
P.s.: Forse ti stai domandando come mai, nel
freezer, accanto alle vaschette di peperonata, tu
abbia trovato soltanto alcune parti dei poveri resti
mortali di quel demone, ma ti prego di non
crucciartene. Credimi, tutto è bene quel che finisce
bene, mio amato Henry, e posso garantirti che
questa storia infame è finita molto bene.
P.s. bis: Ah! Domenica mamma ti invita da noi a
pranzo. Cucina la sua specialità: il polpettone!
36
Redlie
Epistola di Sarah Robertson al fidanzato Henry Sartiani,
con revisioni della mamma Meggie Palmer Robertson.
Mio amato e imbalsamato Henry,
Ciò che è accaduto ieri sera è imperdonabile, soprattutto
perché sei uno sfigatello figlio di mamma.
Ciò che è accaduto ieri sera è imperdonabile!
Il compito di una donna libera è far capire al servire il suo
uomo quando si comporta da cretino e io non avrei mai
dovuto cedere alla pigrizia quando hai fatto tutte quelle
lagne per costringendoti ad alzarti dalla poltrona buona del
salotto per riporre il gelato nel freezer. Sono stata sbadata
e indelicata e non posso comprendere che tu abbia reagito a
questo orribile affronto andandotene e fingendoti assente quando
ti cerco al telefono.
E se tutta questa messinscena è solo una scusa per
invitare al ballo d’autunno quella smorfiosa di Jenny
Delany… beh! Sappi che la pagherete entrambi amaramente!
È comprensibile, Henry, che in quel momento così
umiliante per te, non abbia reagito da pollo con la tua virile
prontezza e, dopo esserti riavuto da quell’improvviso
malore, abbia deciso di andartene in fretta e furia.
Ti conosco e so che anche se ti spacci per mafioso in
realtà sei un grandissimo cacasotto Ti conosco bene e sono
sicura che ciò che hai trovato nel freezer, accanto alle
vaschette di peperonata congelata, non può in alcun modo
averti impressionato.
Mi rammarica molto il fatto che tu non abbia accettato di
rimanere ad ascoltare le mie spiegazioni, perché delle
spiegazioni
ci
sono,
tesoro,
e
forse,
leggendole
qui,
comprenderai a quanti e quali pericoli sono miracolosamente
scampata mio malgrado.
Sai che sono costretta a essere una ragazza di sani
principi, la fede incrollabile nel Signore e la devozione nei tuoi
confronti mi rendono un esempio per tutta la comunità della nostra
ridente Basterdville.
Cazzo è un sacco di tempo che non mi diverto un po’,
ormai stanno stampando i santini!
…
37
Gav
Meggie palmer robertson
38
Steve70
I need
a dollar,
a dollar
is what i need
Stefano Steve70 S. Pallante
39
Steve70
Stefano Pallante è nato a Tivoli mercoledì 20 maggio
1970 alle 22:30… l’unica volta che è arrivato in
anticipo sul previsto.
È appassionato di viaggi, cinema, architettura, arte,
gastronomia e musica.
Accetta le sfide, sempre: le vittorie lo fanno sorridere,
le sconfitte lo spingono a riflettere. (Un saggio una
volta ha detto: - Vinci e offri da bere allo sconfitto.
Ascoltalo attentamente, vincerai di nuovo.)
Il lavoro lo spinge oltre i confini nazionali, quando
guarda il mondo dall’alto, a velocità doppia, rallenta
e si perde nel fiume di parole che improvvisamente
compongono nuove storie.
Esordiente come scrittore, si sente piacevolmente
prigioniero di quel sottile spazio tra foglio e penna.
40
Steve70
La tredicesima presa, sancì la fine del torneo Bridge
Bastardville 2011. La buona sorte si era alleata alle
capacità della coppia formata da mia mamma,
Meggie Palmer, e dalla sua velenosa “amica del
cuore”, Blondie Dixon.
Le signore si alzarono gongolando, sorrisero a denti
stretti e ritirarono il premio. Non mancò la foto di
rito con posa plastica e assegno da mille dollari.
Abbandonate le strategie di gioco, appena fuori
dalla sala, Blondie disse: - Domani andiamo in
banca, incassiamo e dividiamo!
- Cinquecento verdoni. Me ne servirebbero molti di
più… - rispose Meggie sospirando.
Con quell’idiota di mio padre sempre seduto
davanti alla tv a stronzeggiare, forse solo un
biglietto vincente della lotteria nazionale avrebbe
potuto risollevare l’economia famigliare.
41
Steve70
- Se queste sono le tue carte, ho in mente una mano
vincente per domani! - continuò Blondie.
- Quale? - domandò mia madre.
- Approfitta dell’occasione per portare un dolce a
Ellen. Provaci Meggie! Cosa ti costa? Chiedile un
favore, dai un’opportunità a quel buono a nulla di
Sam!
L’antidoto alla disperazione cronica di Meggie
Palmer è sempre stato il raggiungimento della
perfezione nell’arte culinaria. Così, pur riluttante, si
presentò l’indomani nell’unica banca di Bastardville
con la torta di mele Golden Delicious.
Il dolce, magistralmente confezionato con carta
paglia e coccarda di arance, sprigionava una nuvola
di profumo. I nasi si arricciarono, qualcuno chiuse gli
occhi.
Ellen Price, la direttrice della filiale, era ghiotta di
dolci e davanti a una fetta di torta il suo viso si
trasformava come se fosse un personaggio dei
cartoon.
42
Steve70
Si dà il caso che Ellen fosse l’amante del primo
cittadino di Bastardville e in cambio della ricetta,
che mia madre custodiva gelosamente da tempo
immemore, più qualche trucco per ottenere il
massimo dal forno di casa, le promise di procurare a
mio padre Sammy un lavoro di manutenzione al
portale in legno della biblioteca.
Mancava solo una settimana al Giorno del
Ringraziamento, quando telefonarono dall’ufficio
del sindaco: - Mr. Robertson Jr. è in casa?
- Forse! Devo sentire se è accesa la TV! - Brontolò
nonno Roy, che da diversi anni bivaccava sulla sedia
a dondolo vicina al telefono.
- Dobbiamo avvisarlo di ritirare il materiale in
ferramenta, l’economo ha rilasciato il buono per il
lavoro.
- Ho sentito bene? Un lavoro per Sammy? Cazzo!
Per un’occasione così vale la pena saltellare con la
corda! Vieni, stramaledetto! È per te.
43
Steve70
Ma giunto il primo fatidico giorno di lavoro, finita la
sesta lattina di birra, papà pensò bene di fare una
pisciata e schiacciare un pisolino sul prato della
biblioteca.
Al risveglio, stordito, si accese una Camel e
cominciò a verniciare.
FUOM!!
Una violenta fiammata gli ustionò completamente
le mani e il volto, innescando un incendio.
Nell’ordine era specificato “tinta liquida per legno e
pennello” ma lo stolto aveva comprato vernice
spray più due casse di birra.
Risultato: ospedale per lui, vergogna per la nostra
famiglia, tanto lavoro per i fireman, accorsi dalla
vicina Pittsburg e metà del patrimonio librario di
Basterdville in fumo.
Il mio nome è Mia Robertson, ma appena potrò lo
cambierò in Ariane Palmer. Preferisco portare il
cognome da nubile di mia madre.
44
Steve70
Ho undici anni, a dicembre ne compirò dodici, non
piango mai, so incassare.
Aspetto seduta sotto il portico con il naso
schiacciato contro i vecchi guantoni sporchi e
puzzolenti di nonno Roy. Annuso la pelle marcia,
provo disgusto, ma è la porta del mio inferno.
Scrivo.
Corpi che si strofinano sudati, scommesse, ring
insanguinati e puttane. I personaggi sono senza
volto o l’hanno tumefatto, deforme, sfocato.
Il sesso è violento. Non c’è amore, non c’è bellezza.
Nessun freno, solo perdizione. Un inferno che è il
paradiso dei pervertiti, a giudicare dal numero di
visitatori del mio blog.
Nonno Roy racconta storie di boxe, ma guardando
le foto nel baule in soffitta credo sia stato un valido
sparring partner e niente più.
Oggi sono felice, non capita spesso. Passerò l’intera
giornata sulle spalle di zio Joshua e come dice lui: -
45
Steve70
Approfitta Ariane, vedrai il mondo con una
prospettiva diversa!
Abbiamo avuto una settimana di merda, con quel
gran coglione di mio padre da trasportare in
ospedale per le medicazioni. L’ho soprannominato
Mummia Zoppa.
- Quando sei nella merda, scopri da dove viene,
stabilisci dove metterla e soprattutto assicurati una
scorta d’acqua per lavare via la puzza!
Questa è la frase che zio Joshua usa per dire che
tutto si può controllare. Non ci credo. Lui è fuggito
da Basterdville appena finito il college, attanagliato
dal dubbio che la sua città natale fosse l’origine
della merda o il posto dove questo lercio mondo la
nasconde. E piove pure di rado.
La logistica familiare mi ha fottuto, dormo in
camera con mia sorella Sarah. Ci ignoriamo, ma
negli ultimi giorni mi ha fracassato le palle con lo
strabocchevole numero di rosari e preghiere di
pronta guarigione rivolte a santi e madonne.
46
Steve70
Esaurita la lista degli angeli, sospetto abbia attinto
all’elenco di quelli in attesa di beatificazione, ma per
Sammy servono il Padreterno in brodo di giuggiole
e Satana distratto.
Poco male, i miei seguaci più lussuriosi, hanno
goduto il doppio da quando è scesa nell’abisso della
depravazione senza filtro una suora con le fattezze
di Sarah.
Zio Joshua è l’unico a chiamarmi col secondo nome.
Il giorno del mio battesimo me l’ha affibbiato in
onore del vettore spaziale Ariane, frutto del suo
lavoro allo Space Center di Houston.
È un tipo equilibrato, ha soldi e zucca, non è
spavaldo, praticamente un alieno. Mi farebbe
comodo come padre.
È divorziato. La troia che gli ha spezzato il cuore è la
baldracca più intraprendente dei miei porno
racconti.
L’anno passato, appena dopo la separazione, zio
Joshua ha abbracciato mamma ed è crollato al
47
Steve70
tappeto, come dice nonno Roy. Credo che oggi
accadrà il contrario: mamma è alle corde, messa
all’angolo, non ha più voglia di combattere.
- Sono arrivati, finalmente!
Vedo l’auto a noleggio tirata a lucido fermarsi sulla
strada. Inseparabili, zio Joshua e Monkey, un Jack
Russell di due anni che sbuccia e mangia le banane,
scendono dall’auto. Mio fratello Camel è il contrario
dell’efficienza, però dobbiamo alla sua unica
passione il video che prova l’esercizio spellamangia-banane.
Ovviamente la clip è caricata con sottofondo
musicale su YouTube con il titolo Monkey-Dog. Zio
afferma di non aver mai addestrato Monkey a
balzare sulle banane per poi ingoiarle: il fenomeno è
sotto osservazione.
Quella frigida della mia professoressa di Scienze
non crede all’autenticità del video. Nelle mie short
story è la cagna bavosa che s’infila carote e cetrioli
in ogni orifizio.
48
Steve70
Come da copione mamma sta piangendo. Appena
zio Jo varca la porta della cucina è letteralmente
assalito dalle sue grida: - Ma ti rendi conto della
figura con le mie amiche? Ellen avrà dovuto fare lo
straordinario col sindaco!
- Il sindaco? Ci sono altre novità? - sussurra zio
facendo segno di abbassare la voce.
- Lascia stare è una lunga storia.
La cosa si fa interessante e vorrei proprio sentire
tutti i particolari: sesso e politica, un po’di linfa per
le mie novelle. Ma zio non vuole entrare nell’analisi
del tessuto sociale di Basterdville. E io adesso
muoio dalla curiosità.
- Comunque, cerchiamo di superare la tragedia.
Sammy sta guarendo?
- È ustionato seriamente, forse perderà un occhio.
Si lamenta più del solito… almeno fosse morto! La
tomba di nonno Roy servir…
49
Steve70
- Vaffanculo Meggie, creperai prima tu! - urla nonno
Roy dalla sala. Non ha nessuna intenzione di
raggiungere nonna Mildred al cimitero.
- Al vecchio funzionano ancora le orecchie …
abbassa il volume - zio bisbiglia di nuovo.
- Volevo usarla per tuo figlio Sammy, rincretinito di
un boxeur, sarebbe infinitamente utile e liberatorio!
- rincara mamma.
- Sorella, calmati. Adesso ci mettiamo in cucina a
preparare il ripieno del tacchino. Vedrai, ti passerà!
- No! Ho scordato di comprare il tacchino! Non ho
niente per il ripieno, il frigo è vuoto, domani è il
Giorno
del
Ringraziamento,
saranno
chiusi.
Maledizione!
- Meggie! Non è da te!
Mamma intanto ha tolto dal ceppo la mannaia, zio
afferra lo sgabello e lo usa come un domatore di
leoni. Adesso ho paura.
- Houston abbiamo un problema! Conto alla
rovescia prepariamoci per un’enorme spesa al
50
Steve70
Walmart di Pittsburg! - inaspettatamente zio Jo
riesce farla sorridere per un istante.
- Troveremo chiuso! - ricomincia il fiume di lacrime.
La mannaia cade a terra, i riflessi di luce colpiscono
la mia faccia fuori dalla finestra, zio si accorge di
me.
Tra di noi ci capiamo con uno sguardo. Lo
raggiungo in cucina, gli salto sulle spalle. Monkey è
geloso, abbaia.
- Piccola, stavolta è dura, ma la missione non fallirà.
Raduna la famiglia, fra poco si parte!
L’ottimismo e la pacatezza di zio Joshua sono come
una spremuta di Gandhi e Madre Teresa di Calcutta
shakerati.
Papà, nelle sue giornate buone, racconta che ai
tempi del college zio Jo era il pivot più odiato dello
Stato.
Giocava solo gli ultimi minuti, tirava bombe da tre
punti
allo
scadere,
azzittendo
51
le
tifoserie.
Steve70
Freddezza e determinazione gli avevano fatto
meritare l’appellativo de Il Silenziatore.
In quei silenzi di fine partita i miei si sono conosciuti,
scambiati una sigaretta, scopato e concepito
Camel.
-
Zio,
dobbiamo
andare
proprio
tutti
al
supermercato?
- Sì!
- Lo sai che papà sembra una mummia zoppa?!
- Gli metteremo un cappello e l’impermeabile,
somiglierà all’Uomo Invisibile, quello del film!
- Ma io non l’ho visto!
- Per forza, era invisibile!
Ridiamo come due alcolizzati, scendo dalle spalle e
vado a chiamare Camel, Sarah e papà.
Nonno Roy è troppo affezionato al dondolo e
sostiene che con lui in casa non riceveremo la visita
dei ladri, anche se a Bastardville non ci sono furti,
non ci sono ladri: il crimine s’è organizzato da
un’altra parte.
52
Steve70
L’ultimo a salire in auto è zio, è stato attento a
posizionare alla maggior distanza possibile NITROMeggie da GLICERINA-Sammy. La detonazione
potrebbe avvenire in qualsiasi momento, anche per
futili motivi. Monkey con il suo intuito animale ha
capito che abbaiare può fungere da miccia e sta
immobile come un peluche.
Viaggiamo verso la Terra Promessa del superfluo e
dello shopping compulsivo. Il superstore di
Pittsburg incassa ogni giorno vagonate di dollari, i
suv blindati intasano le strade e bloccano gli
scuolabus.
Zio
possiede
l’American
Express
Platinum
personalizzata con il logo della NASA: una credit
card spaziale!
Abbiamo la carta giusta, l’uomo giusto e le idee
sbagliate. Camel vuole una webcam di ultima
generazione, Sarah un vestito firmato, mamma ha
compilato una lista di provviste sufficienti per tutto
53
Steve70
l’inverno, Monkey sogna un casco di banane e
babbo ipovedente desidera un led TV 3D.
Io voglio andare a vivere a Houston.
Il parcheggio è deserto, le vetrate buie, la delusione
ci attanaglia, ma zio non demorde, accelera e gira
sul retro.
- Ragazzi, proviamo dall’ingresso merci!
La sbarra è alzata, in fondo c’è la serranda aperta e
un furgone FedEx.
- Pronti a svaligiare il Walmart?
- Sìì!
Monkey è teso come una molla. Appena si aprono
le portiere scatta e sparisce tra gli scatoloni.
- Non preoccupatevi lo troveremo ipnotizzato
davanti alle banane!
Mamma è allucinata, ha gli occhi sbarrati e ripete: Il tacchino più grande è da svuotare. Il tacchino più
grande è da svuotare.
Sarah la tiene per mano e l’accompagna alle scale.
54
Steve70
Camel le segue, tenendo la coda dell’impermeabile
di papà che ci vede poco e bofonchia: - Meggie
strappami le bende mi prudono! - La voce
attraverso le medicazioni è da brivido.
Passiamo dal magazzino. Ci sono montagne di
cartone, plastica e poca luce, fatichiamo a trovare i
generi alimentari.
- C’è qualcuno? - urla zio Joshua, poi ci esorta a
seguire con lui le indicazioni luminose dell’uscita di
emergenza.
Il ragionamento non fa una piega, andiamo nella
direzione opposta alle frecce, quindi entriamo.
Dopo dieci minuti, arriviamo ma non siamo tutti,
manca papà.
Zio mi guarda.
Io lo guardo e alzo le spalle, lui scuote la testa.
Mamma e la sua cantilena ormai sono il rumore di
fondo, quando vedrò il tacchino lo sbudellerò a calci
nel culo.
55
Steve70
Le nostre sagome sono illuminate dai neon dei
banchi frigo, l’atmosfera è spettrale, le nostre
ombre svaniscono nella leggera foschia dei
surgelati.
- Fermi dove siete o sparo, cazzo! - ordina una voce
lontana.
- Il tacchino più grande è da svuotare. Il tacchino più
grande è da svuotare.
- Fermi e zitti! - ancora la voce, ma ora più vicina.
- È della vigilanza? - chiede zio Joshua.
- Ho detto zitti o sparo cazzo!
Zio mi fa scendere dalle spalle, poi sottovoce: Nasconditi Ariane siamo in pericolo!
Sono pietrificata, non capisco. Zio mi spinge dietro
uno scaffale, copre la bocca di mamma e protegge
Sarah con tutto il corpo.
Dall’oscurità appare un uomo con la maschera da
porco. Avanza lentamente. È armato e tiene in
ostaggio Abigail, la custode più grassa della contea.
56
Steve70
Nel mio inferno una sgualdrina vendicativa ha
infilato un’arma simile in bocca a un seviziatore, ma
ora ho solo voglia di piangere.
- Che cazzo ci fate qui a quest’ora? È chiuso!
- Tecnicamente era aperto. Sul retro. Siamo venuti
per il tacchino e le banane! - risponde zio Jo.
- Stronzo, mi prendi per il culo? Ti sparo dritto in
mezzo agli occhi!
- Calmati! Tu sei qui per i soldi, noi per un tacchino,
possiamo contentare tutti senza problemi! continua la negoziazione di zio Jo.
- Ti sei tradito: hai dimenticato le banane! risponde il troglodita.
- Da qualche parte qui dentro c’è un cane che ci
aspetta davanti…
- Non mi freghi, non ho sentito abbaiare!
Camel è in piedi con le mani alzate e comincia a
ridere come un cretino.
- Tu devi essere di Basterdville! - incalza lo zio con
sarcasmo.
57
Steve70
- Come fai a saperlo? Mi hai riconosciuto, ora devo
ucciderti!
Camel ride a crepapelle, zio ora lo imita.
Mamma ricomincia la filastrocca: - Il tacchino più
grande è da svuotare. Il tacchino più grande è da
svuotare.
- Zitta o sparo! Zittaaaaa!
BANG!
Davanti alla pistola fumante ammutoliscono tutti
per un attimo.
Poi Camel riparte: - Il porco ha ucciso la scrofa!
Zio ride nervosamente.
Ricomincia mamma : - Il tacchino più grande è da
svuotare. Il tacchino più grande è da svuotare.
E ora ci sono anche le preghiere di Sarah: Proteggici Signore nei momenti più bui. Proteggici
Signore nei momenti più bui.
Il corpo di Abigail giace in una pozza di sangue con il
cranio spappolato, io vomito rumorosamente,
58
Steve70
faccia-di-porco si gira verso lo scaffale dove sono
nascosta: - Ma quanti cazzo siete! Vi uccido tutti!
Dal buio emerge papà con le bende strappate e
grida:
- Meggiee ti odiooo! Portami in ospedale!
Faccia-di-porco
urla:
-
Una
mummiaaa
-
indietreggia e scivola rovinosamente sulla materia
grigia mista a sangue di Abigail. Il tonfo è
fortissimo, la testata è da guinness.
Il porco è fuori combattimento.
Zio si fionda sul rapinatore, gli prende la pistola: Ragazze tutto bene? Ariane non ti muovere.
Camel interrompe: - Ho ripreso tutto col cellulare,
fichissimo!
Mamma non smette: - Il tacchino più grande è da
svuotare. Il tacchino più grande è da svuotare.
Sarah ha cambiato formula: - Grazie Signore che ci
sei vicino nei momenti bui. Grazie Signore che ci sei
vicino nei momenti bui.
59
Steve70
La sacca dei soldi è ai piedi di papà che resta in
silenzio a contemplarla mentre Camel si avvicina.
Zio mormora: - Non ci pensate proprio! -, copre il
corpo di Abigail, poi lega Faccia-di-porco con la
cinta dell’impermeabile.
- Ariane sali sulle spalle! Sarah smettila di frignare!
- Pronto, devo denunciare una tentata rapina al
Walmart…
- Signore, mi scusi se la rapina è tentata allora è
fallita.
- Lei è di Bastardville, sicuramente! - osserva zio
Joshua in preda allo sconforto.
- Come ha fatto a indovinare? Non ha mica un
videotelefono…
60
Peta
Le bambine (Amara vittoria, Caterina Peta Gala)
- E tu Sarah? Guardami! L’hai detto a qualcuno? – le
chiede Sammy.
- Beh… proprio detto no.
- Umm??
- Insomma…
- Sarah??
- L’ho scritto, ecco…
- Scritto dove? Sul diario?
- No… Sulla bacheca. Di Facebook.
- Cazzo Sarah! E lo può leggere qualcuno?
- Non tanti papà.
- Quanti?
- Beh… i miei amici e i gruppi a cui appartengo. Non ho
tantissimi amici. Anzi, se lo vuoi sapere, a scuola, sono
quella che ha meno amici…
- Per fortuna… e quanti sono?
- Novecentodue, e ho pochissimi gruppi, e sono tutti
tranquilli.
- Tipo?
- Le amiche del cuore, Noi chirichetti di oggi noi,
Yoga&Co, Quelli che EMO, Cantare in Chiesa e altri…
Quelle che amano Henry, Quanto è figo Henry, Sposerò
Henry le bon… Poi, anche, Costruire un ordigno esplosivo
by Henry, Henry vi insegna a sparare, Se ami Henry ruba
un milione di dollari, 999 modi per farsi scopare da
Henry…
- Sarah… PORCA PUTTANA SARAH!! -, in tutti i sensi, pensa
Sammy.
- In conclusione, quanta gente fa parte di questi gruppi?
- Circa duemila persone per gruppo, più o meno.
- Quindi mi stai dicendo che un migliaio di persone sa
del nostro biglietto vincente della lotteria? È questo
che mi stai dicendo Sarah?
- Papà in realtà… - interviene la piccola Mia che ha
assistito alla scena in silenzio, - …facendo un veloce
calcolo possiamo dire che, all’incirca ventitremila
persone ora sanno del biglietto. Complimenti sorellona,
sei un genio! Io l’ho sempre saputo!
61
Gav
sammy robertson
62
TizioSospetto
LUNGO
LA VIA PER
IL SUCCESSO
Tiziano G. TizioSospetto Bertoni
63
TizioSospetto
Autore di The Angels Chronicles, Tiziano G. Bertoni
nasce a Varese, nel 1974.
A sei anni legge il suo primo libro, Racconti del
mistero e del terrore di Edgar Allan Poe, e in quel
preciso momento viene folgorato da una verità
assoluta: l’horror farà parte della sua vita per sempre.
La passione per questo genere lo porta a scoprire altri
maestri della letteratura fantastica: mentre i bambini
della sua età si divertono con le avventure del
Corriere dei piccoli e di Topolino, il piccolo Tiziano
pone le basi della sua cultura sopra cumuli di cadaveri
fatti a pezzi, fantasmi, vampiri, zombie e altre
simpatiche creature.
Attualmente, Tiziano G. Bertoni è impegnato nella
stesura di due nuovi romanzi fantasy-horror e nella
revisione di alcuni racconti di genere vario (dal pulp al
fantasy), che pubblicherà insieme ai suoi deliri
personali nel suo blog. Altri suoi interessi riguardano
la divinazione dei tarocchi, la ricerca personale della
spiritualità e lo studio delle vite dei serial killers.
Se vi capita di essere dalle parti di Varese, di sera...
guardatevi le spalle!
64
TizioSospetto
1
- Non hai caldo con quel cappello in testa? - furono
le prime parole di Sammy Robertson non appena
vide Vincent Colosimo entrare nel soggiorno,
seguito a ruota da suo figlio Camel.
L’uomo era talmente impegnato a seguire la partita
e scolare birra, che sul momento non si accorse né
del sangue che rigava il volto di Vinnie né delle
espressioni allucinate di entrambi i ragazzi.
La calura si infiltrava insieme alla luce tra gli spiragli
delle imposte chiuse e, dentro il soggiorno, la
polvere danzante era l’unica cosa che si riuscisse a
distinguere bene, a parte lo schermo da trenta
pollici sintonizzato sulla partita di football. I 49ers
stavano vincendo contro i Miami Dolphins diciotto a
quindici, mentre Sammy vinceva dodici a uno
65
TizioSospetto
contro Mr. Budweister, la tredicesima lattina pronta
per essere aperta.
Gli occorse un minuto buono prima di mettere a
fuoco la scena e rendersi conto che lo strano
cappello di Vincent non era altro che una testa di
cane mozzata. Per essere più precisi era la testa del
loro cane Bibo: il collo grondante sangue e i canini
ben piantati nella testa pelata di Vinnie.
Sammy fece un balzo all’indietro sul divano,
mollando le lattine. Quella mezza vuota rotolò fin
sotto il tavolino, rovesciando birra a intermittenza
sul tappeto lercio.
- Ma che Cristo…
Camel si frappose tra il padre e l’amico.
- Papà, è successo un casino.
- Questo l’avevo capito, porca di quella puttana…
VINNIE HA LA TESTA DEL NOSTRO CANE
PIANTATA
NEL
SUO
CAZZO
DI
CRANIO,
GESUCRISTO! LA TESTA DEL NOSTRO POVERO
BIBO…
66
TizioSospetto
Sporse il viso paonazzo oltre le spalle di Camel,
come a voler sincerarsi fosse tutto vero e non si
trattasse di uno scherzo di quello scemo di suo figlio
e del compare ancora più scemo. Vinnie, però, non
rideva, e striature di sangue gli segnavano il volto
come colori di guerra apache. Il ragazzo si guardava
attorno disperato mentre gli occhi spenti di Bibo,
sopra la sua faccia da scemo, non guardavano da
nessuna parte.
Sammy distolse per il momento l’attenzione da
quella visione rivoltante e tornò a concentrarsi sul
figlio.
- Cosa cazzo avete combinato?
Improvvisamente parve ricordarsi qualcosa e,
girando la testa di qua e di là, ispezionò il salotto
senza scollarsi dal divano.
- E Mia dove diavolo è? Ve l’avevo lasciata in
custodia... dov’è Mia?
- Adesso ti spiego tutto, non ti preoccupare -. Camel
si chinò sulle ginocchia e raccolse la lattina vuota e
67
TizioSospetto
quella piena. Appoggiò la prima sul tavolino e
strappò la levetta alla seconda. - Tieni, beviti
un’altra birra, così ti calmi - la porse al padre il quale
la guardò come se gli fosse appena stato offerto
uno stronzo secco.
- Non voglio una birra! – Strillò. - Voglio sapere dove
cazzo è Mia! Giuro che se le è successo qualcosa ti
ammazzo con le mie stesse mani… - si sporse
nuovamente con la testa a guardare oltre suo figlio,
- e poi ammazzo anche te, mi hai sentito?! - gridò
puntando il dito contro Vinnie Colosimo.
Il ragazzo fece un piccolo balzo indietro dallo
spavento.
- Mia sta bene, sta bene… - ripeté Camel quasi
balbettando. – Posso spiegarti tutto.
Rassicurato in parte sul destino della piccoletta di
casa, Sammy accettò l’offerta della birra e la
trangugiò tutta in un sorso.
- Parla! - ordinò al figlio con un rutto.
68
TizioSospetto
Camel fece un lungo sospiro, poi cominciò a
spiegare.
Sammy prese un’altra Bud dal cestello pieno di
ghiaccio e si fece tutt’orecchi.
2
Nel cortile, mentre seguiva quello scemo di suo
figlio e quel coglione di Vinnie, Sammy non poté
fare a meno di notare quanto sbrindellato fosse il
collo del povero Bibo: i peli e la pelle inzuppati di
sangue sventolavano frastagliati come lembi di un
tappetino da bagno. Il tutto ondeggiava sopra la
testa pelata di Vinnie che correva goffamente con le
braccia abbandonate sui fianchi, come in trance.
Sembrava che quel deficiente fosse diventato
scemo completo dalla paura. Sammy aveva visto
alla tv che cose del genere potevano succedere: la
gente prendeva spaventi così grandi da bruciarsi il
cervello come una lampadina sovralimentata e
passava il resto della vita a cagare in piedi e fissare i
69
TizioSospetto
muri. In ogni caso la cosa non lo riguardava, era un
problema dei genitori di Vinnie. Quei due poveri
stronzi si sarebbero grattati quella rogna da soli.
Non era mica colpa sua se il loro unico figlio era un
coglione totale. La sua responsabilità si limitava a
Camel.
Sammy prosciugò la quindicesima birra e passò alla
bottiglia del whisky che s’era portato dietro per
l’evenienza. Non sapeva cosa avrebbe trovato nel
garage dietro casa.
Camel gli aveva spiegato qualcosa su come si erano
svolti i fatti, ma non è che si fidasse molto di quella
testa di cazzo. Gli aveva detto che lui e Vinnie, quei
due poveri bastardi rincoglioniti, si erano messi in
testa di diventare famosi e avevano deciso che il
modo più sbrigativo era quello di girare un video
con il telefonino di Vincent, per poi metterlo su
internet. Erano convinti che avrebbe spopolato e
che presto li avrebbero chiamati da Mtv.
Che due coglioni colossali! Mtv, certo, come no…
70
TizioSospetto
- Quelli di Jackass sono diventati famosi, facendo
queste cose – si stava giustificando Camel ora
fermo davanti alla porta chiusa del garage.
- Quelli di chi? Ma di che cosa stai parlando? Chi
cazzo sono questi tipi?
- Ah, lascia perdere…
- Piuttosto, prima che entriamo, c’è qualche altra
cosa che devo sapere?
- No… penso di averti raccontato tutto.
- …e mi assicuri che nonno Roy e Mia stanno bene?
- Ma sì, te l’ho già detto! Se ti decidi ad aprire
questa porta puoi controllare tu stesso!
- Non parlarmi con quel tono, brutto testone che
non sei altro… io ti ammazzo! E ammazzo anche te,
ricordatelo! – si era girato inferocito verso Vinnie
che era rimasto muto tutto il tempo.
3
Entrarono nel garage.
71
TizioSospetto
Nonno Roy dormiva sulla sua sedia a rotelle, la testa
reclinata: russava tanto forte che pareva che la
dentiera gli fosse andata di traverso. La piccola Mia
si era rifugiata in un angolo e piangeva rivolta al
muro con la testa tra le mani.
Il corpo senza testa di Billo giaceva tra l’uno e l’altra
sopra un lago lucido di sangue, che si allargava a
macchia d’olio ricoprendo quasi tutto il pavimento
come uno specchio placido, rosso vermiglio.
Per prima cosa, Sammy diede un colpo al vecchio
sulla spalla con la bottiglia del whisky: nonno Roy
sobbalzò e subito menò un sinistro nel vuoto,
bestemmiando, poi si guardò in giro e parve
realizzare.
- Ah, sei tu, brutto idiota! Ti sembra il modo di
svegliare il tuo vecchio?
- Cazzo, papà, col casino che è successo tu pensi a
dormire? Ma che ti passa per la testa?
72
TizioSospetto
- Ehi, non sono stato mica io a combinare questo
casino. Sono stati quei due fessi di tuo figlio e del
suo amico!
- Si, ma tu eri qua con loro, merda. Potevi far
qualcosa…
- E io che ne sapevo che sarebbe andato tutto a
puttane? Mi avevano detto che sarebbero diventati
ricchi e famosi, quelle due teste di cazzo.
- Ricchi e famosi, come no… e tu gli hai pure
creduto!
- Ai giovani bisogna dar credito!
- Non cominciare con queste puttanate, adesso Sammy barcollò fin da sua figlia, ondeggiando
come una barca alla deriva. Per poco non le rovinò
addosso, ma alla fine riuscì a chinarsi di fianco a lei,
in un punto dove il sangue del cane non era arrivato.
L’odore di bruciato dei suoi capelli era così forte che
sembrava che lì dentro avessero cucinato una
batteria intera di polli.
- Tutto a posto, piccolina?
73
TizioSospetto
Mia scrollò la testa. - Tutto a posto un cavolo singhiozzò.
Sammy accarezzò con delicatezza le spalle minute
della bambina.
- Voi due, - si rivolse a suo figlio e Vinnie - portate
fuori quel cazzo di cane… e passate da dietro.
- Ma papà…
- Fai quello che ti ho detto. Non farmi incazzare!
- …Vinnie ha ancora la testa di Billo sul cranio.
Sammy lanciò un’occhiataccia a suo figlio.
- È per questo che vi ho detto di passare da dietro,
brutto scemo: così i vicini non vi vedono!
4
- L’idea iniziale era quella di dar fuoco a una
scoreggia di Vinnie, ma è una cosa che hanno già
fatto in tanti, ormai è risaputa - spiegò Camel a suo
padre, mentre dava un’ultima passata con lo
straccio.
74
TizioSospetto
Il nonno era rientrato in casa per farsi un sonnellino,
Mia s’era barricata in camera a darsi una sistemata
ai pochi capelli rimasti, Vincent Colosimo se n’era
tornato a casuccia bella, con quattro bei buchi in
testa e un cerotto su ognuno.
Il tramonto si insinuava dalle finestrelle del garage
con i suoi rossi carichi e accesi, misti al giallo,
rendendo l’atmosfera ancora più surreale.
- Quindi, abbiamo deciso che era meglio alzare la
posta, capisci? Insomma, se vuoi diventare famoso
qualche rischio dovrai pur correrlo, ti pare?
Svuotò il secchio nel lavatoio di fianco alla lavatrice.
- Così gli ho detto: potresti farlo con la testa infilata
nella bocca di Bibo, che ne dici? Bibo è un bravo
cagnaccio, puoi star sicuro che non ti succede
niente. E Vinnie era d’accordo, non ho mica faticato
per convincerlo.
- Ok, fin qui ti seguo… ma il nonno e Mia, che
bisogno c’era di coinvolgerli in questa cazzata?
75
TizioSospetto
- Beh, il nonno doveva reggere il telefonino, mentre
Mia era l’addetta alla fiamma.
- L’addetta alla fiamma?
- Sì, doveva tenere l’accendino acceso davanti al
culo di Vinnie - Camel si appoggiò sbuffando al
muro e incrociò le braccia.
- Tutto sommato, Bibo non aveva stretto così forte.
Se solo Vinnie non si fosse messo a strillare come
una puttana isterica… - considerò.
Il vecchio collare giaceva ancora sporco di sangue
sul bancone da lavoro. – Avessi visto il nonno!
Cazzo, avrà appeso i guantoni al chiodo da
quarant’anni, ma le sue mani sanno ancora far
male! Ha preso a pugni il povero Bibo fino a che il
bastardo non é schiattato. Solo che anche Bibo era
un altro osso duro, papà, e di lasciare la presa non
ne ha voluto sapere neppure da morto. Abbiamo
dovuto tagliargli via la testa con la motosega.
76
TizioSospetto
Dopo aver seppellito Bibo e lavato il sangue dal
pavimento, si sentiva ammaccato in tutto il corpo,
quasi lo avessero preso a bastonate.
Sammy ghignò, scrollando la testa, poi trangugiò
quel che rimaneva della pinta di Wild Turkey. Si
sentiva alquanto brillo, sul punto di svenire, ma in
un certo senso era anche felice. Era riuscito a
sistemare tutto prima che fosse pronta la cena.
Non che avesse fame, dopo tutto quel bere, ma
Meggie si sarebbe insospettita se non si fossero
trovati tutti a tavola come al solito, alle venti
precise.
Rimaneva da comprare una motosega nuova, da
spiegare la scomparsa di Bibo e il nuovo taglio di
capelli di Mia; ma avrebbe trovato una soluzione
anche a questi insignificanti dettagli, ne era certo.
- Se solo quel cretino di Vinnie non l’avesse fatta
così potente - proseguì Camel - i capelli di Mia non
avrebbero preso fuoco, Mia non avrebbe gridato a
quel modo e il povero Bibo non avrebbe stretto la
77
TizioSospetto
presa su quella testa di cazzo di Vinnie. Ora, quel
cagnaccio sarebbe ancora vivo!
Sammy barcollò fin da lui e gli mollò una pacca sulle
spalle. Adesso che tutto era risolto, gli era passata
perfino l’incazzatura.
- Non te la prendere, figliolo. È inutile piangere sul
latte versato. Adesso rientriamo in casa.
78
MasMas
I Robertson e il giardinaggio
(Il buco, Marco MasMas Viggi)
…due o tre secondi dopo si sentono delle
mascelle scrocchiare. Non è Ritchi.
Poi l’interno del buco si ritrae o così pare a
John. Forse la terra trema.
Poi un tanfo, un esercito di zombie rimasto
sotto vuoto per cent’anni, pensa Camel.
I tre si allontanano un passo.
- Bleah, ma che è? - commenta John mentre
Ritchi ingoia una patatina.
- Ve l’avevo detto, no? - risponde Camel
scostandosi il ciuffo dall’occhio - …e aspetta.
Un istante dopo arriva il rutto. Come
nemmeno papà Sammy dopo le birre del
sabato sera.
Anche i riccioli appiccicati alla testa di John
vengono spostati.
Poi la terra trema, questa volta di sicuro.
Dentro si vede qualcosa, sembra un nero
intestino in preda ai morsi della fame.
Pare avvicinarsi al bordo del Buco. Vuole
uscire…
79
Gav
Mia robertson
80
TheParachuteWoman
IN QUALCHE
MODO,
SI DEVE PUR
MORIRE
Barbara TheParachuteWoman Fabris
81
TheParachuteWoman
Barbara Fabris nasce a Schio il 3 aprile del 1970,
durante un'improvvisa tempesta di neve.
Frequenta il liceo artistico ma, nonostante la
brillante carriera scolastica, s'innamora di Rimbaud
e come lui si da a una vita scapigliata; fa mille
lavori, conosce la gente più pazza del pianeta. Nel
2011 clicca sbadatamente sul pesciolino bendato
dando una svolta definitiva alla propria esistenza.
Scrive Flo ti ha ammazzato ieri, un romanzo a
quattro mani, insieme a Black Bart, il famigerato
Capitano della nave PescePiratA.
A tutt'oggi naviga in acque parecchio agitate.
82
TheParachuteWoman
Basterdville, New Hampshire, 11.03. Peli appiccicosi
sul basso ventre. Mi avvolgo nel lenzuolo come una
mummia. Le coperte sono finite chissà dove, grazie
all'effetto devastante dei racconti di Mia.
Alzandomi, penso alla prima volta che ho sbirciato
nel suo pc. Volevo scaricarmi un porno, ma temevo
di beccare un virus. La stronzina, però, aveva messo
una password. Con le mie abilità informatiche non
sarei andato lontano, se non fosse che Mia è tanto
scontata... ho indovinato quasi subito.
Destino, forse?
Mentre aspettavo di completare il download
giocherellavo a Pinball e curiosavo qua e là aprendo
e
chiudendo
file:
foto,
videoclip,
ricerche
scolastiche.
Una gran noia.
Ogni tanto infilavo tre dita nelle mutande e giocavo
83
TheParachuteWoman
come se lì sotto avessi un joystick: non volevo
scordare cos'ero!
Finché, a un tratto, tanto scontata, la mia sorellina
non è più sembrata.
Sono le 11.30, vado a lavare il muso e fare fuori
mezza scatola di cereali.
Quando mi faccio le seghe al mattino mi viene una
fame bestiale.
Mi fa compagnia mio nonno, gobbo e rugoso come
un foglio accartocciato, se ne resta appollaiato nella
sedia a dondolo. Sta leggendo un giornale a
rovescio e immagino sia l'effetto della polverina che
gli ho aggiunto nella camomilla della sera.
Mi piace starmene lì, mentre ingoio cucchiaiate
dolciastre di latte e mais, ad assistere allo
sbriciolamento del suo cervello ammaccato da ex
pugile. Dilettante.
Non c'è nessun altro in casa. Anche mio padre
lavora. Strano, ma vero.
84
TheParachuteWoman
Madam Marion deve avergli commissionato altri
lavoretti. È la madre del mio capo, un architetto
pallido, alto e floscio di nome McMellole.
Tempo fa, i due avevano il televisore guasto e il
Floscio McMellole aveva pensato bene di rivolgersi
a mio padre. È risaputo che al mio vecchio basta un
bicchiere e due soldi per tirare a nuovo qualsiasi
rottame. Praticamente gratis. Poi, tra un giro di
cacciavite e una spellata ai fili elettrici, era riuscito a
incantare la vecchia.
- Camel è un bravo ragazzo, sa? Si diplomerà
quest'anno: geometra.
Quella sera, a cena, non stava nella pelle all'idea di
annunciare a tutti che mi aveva trovato un lavoro.
Era stato inutile protestare.
- Geometra? Ma papà non so tirare una linea dritta!
- Un lavoretto estivo mica ti fa male.
- Oh cazzo! Ma che le hai raccontato? Sono tre anni
che frequento la prima!
85
TheParachuteWoman
Da allora lavoro due, tre ore al giorno. Ogni
pomeriggio vado dall'architetto con una motoretta
di quarta o quinta mano. Non so nemmeno che
razza di motorino sia: nel serbatoio c'è scritto Oasis,
mai sentito. Devo stare attento, funziona un solo
freno, quello davanti. Se inchiodo finisco spalmato
con la faccia nell'asfalto e il culo per aria.
L'architetto abita in una casetta bifamiliare su tre
piani, ristrutturata, naturalmente. È tutta candida,
come una miniatura della Casa Bianca. Lo studio è
al piano terra e sopra c'è l'appartamento di Madam
Marion. Lui sta nella porzione accanto, ma non lo
vedo quasi mai. È sempre in giro per cantieri... così
dice.
Io e Oasis attraversiamo il paese scoppiettando, lui
fumo nero e io scorregge. Ai lati della statale ci sono
le vacche maleodoranti delle fattorie e campi
coltivati: granoturco e puzzo di merda. A quell'ora
dopo pranzo, ho sempre bisogno di fare una sosta
86
TheParachuteWoman
in quei prati fioriti, il culo poi me lo pulisco con
qualche ciuffo d'erba. Me la prendo comoda,
contemplo il fiume nero che scorre oltre le distese
verdi.
Il lavoro che faccio dall'architetto è assurdo. Devo
ricalcare dei segni incomprensibili su carta lucida:
rette, semicerchi, rette e ancora rette. Con i
semicerchi m'incasino sempre.
Non passo un pomeriggio senza pensare al mattino
e a quanto sono felice con il joystick tra le mani e lo
schermo luminoso davanti. Inebriato e perso dentro
alle storie di Mia. In quei momenti è davvero
impossibile non sentire corrodere l'anima da una
straziante nostalgia!
La prima volta, quasi ci rimanevo secco.
Ricordo che mancavano pochi minuti alla fine del
download di quel porno, quando ho aperto una
cartella e ho visto una serie di icone. Titoli delle cose
che scrive lei, ho pensato. Ma subito i miei occhi si
87
TheParachuteWoman
sono spalancati increduli. Devo aver tenuto la bocca
aperta a lungo perché sentivo l'ugola fredda. Secca.
C'era un'immagine nella prima pagina: due
scheletri. Uno in ginocchio che spompinava l'altro.
L'altro stava in piedi, con il teschio del compagno
tra le mani. L'immagine era animata: avanti e
indietro, avanti e indietro.
MIAA!!
Ho fatto scorrere lo schermo fino alla pagina
successiva e ho cominciato a leggere, non lo facevo
dalla prima media. Era un racconto.
Beh, quel porno non ho mai finito di scaricarlo e da
allora immergermi nelle storie di Mia è la mia
occupazione del mattino.
Drinn.
L'architetto mi ha ordinato anche di rispondere al
telefono.
- Sì pronto, studio dell'architetto McMellole.
- Buon giorno, sono Jenny Barton... ma... con chi
88
TheParachuteWoman
parlo?
- Lavoro qui da poco. Sono Camel, Camel Robertson
- la informo, grattandomi la pancia e stiracchiando
le gambe sotto il tavolo da disegno.
- Camel? Oh, non vorrei essere, come dire,
invadente? Ma ogni volta che chiamo sento una
voce nuova.
- L'architetto non c'è, è al cantiere.
- Sì, capito. E lei è lì a rispondere al telefono e
naturalmente lui le ha promesso d'insegnarle i
trucchi del mestiere, immagino.
- Scusi, ma non capisco. Devo lasciare detto
qualcosa?
- No. No. Richiamerò. Mi sembrava solo giusto
avvertirla che l'architetto assume giovani con la
scusa di fargli far pratica, ma in realtà li usa come
segretari per brevi periodi e poi dà loro il ben
servito.
Riattacco.
Jenny Barton. Chiunque tu sia, hai una voce sexy. Mi
89
TheParachuteWoman
alzo in piedi ed esco dallo studio. Nell'entrata c'è un
divanetto stile liberty. Non ne ho nemmeno voglia,
solo un leggero prurito. Mi siedo a gambe aperte,
tipo vecchia baldracca. Tiro giù la zip, mi sputo nella
mano e ci lavoro.
Mia.
Mia, chi l'avrebbe mai detto? PORCAA!! Ti potrei
ricattare se non fosse che tengo alle tue storie!
Un giorno ne ho letta una a John e Ritchi, una delle
la mie preferite: Puttane Aliene.
- Ci sono tre puttane biondissime a un incrocio. Tre
ragazzi squattrinati si fermano e fanno battute
oscene sapendo di non avere un soldo. Le tre
ossigenate irradiano luce: pelle bianca, occhi
celestiali, tette sode. Hanno poco più di vent'anni.
Puttane, ma di lusso. I ragazzi, visibilmente eccitati,
cominciano a frugarsi nelle tasche in cerca di spiccioli,
svuotano una scatolina che trovano nel cruscotto,
quella dove la mamma tiene le monetine per il
90
TheParachuteWoman
carrello della spesa. Uno dei due scende e apre il
bagagliaio, non si sa mai. Finché, miracolosamente
saltano fuori una manciata di dollari, dollari strani,
luminosi, ma sempre dollari. I loro cazzi marmorei
cominciano a pulsare nei boxer. Uno di loro allunga le
banconote e le ragazze sorridono, buone, disponibili e
accomodanti... che puttane!
- Bella questa merda! Ma l'ha scritta davvero tua
sorella? Non ci credo! – ha esclamato John tutto
compreso.
Ho continuato: - I tre tipi scopano le ragazze
aggrappate alla carrozzeria dell'auto, poi le fottono
dentro all'abitacolo e in mezzo al campo... e così e
cosà e così via.
Ho guardato i miei amici: due maiali arrapati,
sbavanti. Sguardo vuoto, languido.
- Il gran finale: sul campo atterra un UFO e le tre
bionde si rivelano alieni. I ragazzi vengono risucchiati
da quelle fighe lucenti, rapiti tra gli umori vaginali,
portati sull'UFO, vivisezionati, spolpati, scomposti in
91
TheParachuteWoman
mille molecole e analizzati al microscopio galattico e
infine trasformati in gelatina verde e offerti al dio
Galactiss.
- FINE.
- Fiùù... grande! - ha detto John con la fronte
sudata.
Ritchi ha annuito con le guance paonazze.
Dopo la sega sul divanetto stile liberty, torno a casa.
Mi è arrivata una lettera dall'architetto:
“Con la presente dichiaro finito il periodo di prova,
spiacente ma non la ritengo idoneo”.
Guardo meglio dentro la busta, nemmeno mezzo
dollaro. Desiderio di vendetta. Brutto figlio di
puttana! McMellole dei miei coglioni! La straccio e
vado in cucina.
Mio nonno sta risucchiando da un cucchiaio del
brodo bollente. Si mette a straparlare, raccontando
le solite storie di incontri di boxe e dei suoi fottuti
tempi d'oro. Prendo un paio di capsule dalle
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TheParachuteWoman
confezioni che vedo sulla mensola... questa
dev'essere di mia madre e poi anche questa e
questa blu. Le apro e faccio cadere nella minestra
del nonno la polverina gialla e quella rosa. Vediamo
che effetto gli fa.
Esco di casa. Ce l'ho già un altro lavoro: do una
mano
ai
miei
amici a
distribuire volantini
pubblicitari nelle cassette della posta.
- Puoi iniziare quando vuoi - mi hanno detto. Beh,
inizio adesso.
Si prende poco, ma almeno sto con Ritchi e John.
Alla fine con quegli spiccioli andiamo a bere al bar.
Li raggiungo nel quartiere dell’architetto. Bene!
Scendiamo dal furgone con i pacchi dei volantini:
JENNY'S JEANS SALE.
Mi spiegano che concepiscono il volantinaggio in
questo modo: scarichiamo nelle prime due cassette
che troviamo i pacchi di volantini e aspettiamo che
il capetto ci venga a riprendere con il suo furgone.
- Devo pisciare - dico ai ragazzi.
93
TheParachuteWoman
- Vabbè, mettiamo giù i pacchi e poi andiamo al bar
- consiglia Ritchi.
- Dammeli - dico. Mi trovo proprio davanti alla casa
dell'architetto: - Li metto io questi.
I ragazzi stanno lì a guardare un istante, poi si
siedono sul marciapiede per giocare a chi sputa più
lontano. Il cancelletto è aperto, vado verso la
cassetta delle lettere che si trova nella veranda. Mi
scappa da pisciare. Infilo tutti i volantini e ne lascio
cadere qualcuno sul pavimento. Allargo le gambe,
tiro giù la zip e mi svuoto la vescica, girando qua e là
con il pisello in mano e le gambe divaricate.
Torno in strada. Mi sento bene, soddisfatto.
- Che si fa gente? - chiedo raggiante.
- Ma non dovevi pisciare?
- Aaah... no, tutto a posto.
Dopo aver bevuto fino a sera ci accordiamo, visto
che è venerdì, di trovarci sul tardi da Roger’s, uno
dei pochi locali in questa merda di posto. Salto in
sella al mio fidato Oasis, e torno a casa. Ma quando
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TheParachuteWoman
apro la porta noto che la tavola non è apparecchiata
e mio padre fa avanti indietro per la stanza. Ha l'aria
di aspettare me.
- Camel!
- Che c'è?
- Dai andiamo all'ospedale, il nonno sta male.
Muoviti.
- Che è successo? Dov'è mamma? Mia, Sarah? La
cena?
- Il nonno ha ingoiato delle pastiglie di troppo. Tua
madre è lì con lui. Aspettavo che tu mi
accompagnassi per darle il cambio. Sto con lui
stanotte.
- Ma è grave? - domando mentre l'osservo dare una
lunga tirata alla bottiglia.
- È grave... Che domanda! Ma lo sai quanti anni ha?
Io e papà usciamo con l'auto. Fari gialli che
illuminano una notte del cazzo.
All’ospedale il nonno ha il classico colorito di chi sta
lasciando questo mondo, con tubicini infilati
95
TheParachuteWoman
dappertutto. La mamma parla sottovoce al babbo e
le mie due sorelle siedono accanto al letto. Mia
tiene nella sua innocente manina quella cinerea del
nonno.
- Voleva farla finita - dice singhiozzando Sarah.
Penso alle polverine colorate, rosa, giallo, versate
nella minestra del nonno. Del resto, in qualche
modo, si deve pur morire.
A un tratto entra quel mafioso del ragazzo di Sarah,
quel mangiaparticole e ladro di Henry. Da bravo
boy-scout si offre di accompagnare a casa le donne,
così io posso stare un po' con il nonno e papà.
- Bravo Henry, bella idea del cazzo - penso e poi
chino la testa intento a inviare messaggi con il
cellulare ai miei amici, invitandoli ad aspettarmi.
Tutto sommato non è male: abbiamo la macchina
del mio vecchio tutta per noi.
Quando esco dall'ospedale è notte. Ho lasciato mio
padre su una poltroncina con una coperta addosso,
sta lì e ascolta i respiri penosi del nonno. Salgo in
96
TheParachuteWoman
macchina e sfreccio nella notte.
È tardi quando carico i ragazzi nell'auto di mio
padre, ma tanto Roger’s chiude all'alba. Il rettilineo
è buio, campi ai lati. Il solito fiume nero scorre da
qualche parte, nascosto nell'oscurità. I miei amici
sono surriscaldati, fumano sigarette rubate al padre
di John e stappano lattine di birra di quello di Ritchi.
Metto un po' di musica e guido silenzioso. Da
lontano si vede un incrocio, la rotonda è illuminata.
Sto per immettermi nella seconda uscita a destra.
Quando le vedo, mi sembra quasi di finirci contro.
Irradiano luce da tutti i pori. Biondissime,
ossigenate, tre sventole in autoreggenti, chiappe da
mordere
che
s'intravedono
dalla
minigonna,
capezzoli turgidi che pungono una magliettina
quasi inesistente, fatta di solo pizzo.
Rallento di botto. I ragazzi non parlano. Rimaniamo
folgorati. Qualcosa si muove nei miei pantaloni,
metto una mano in tasca e trovo una manciata di
dollari. Li afferro e li guardo: emettono luce e poi mi
97
TheParachuteWoman
sfuggono di mano, svolazzando per l'abitacolo.
Ritchi e John tentano di acchiapparli. Abbasso il
finestrino, terrorizzato e mezzo ipnotizzato.
- Quanto? - domando come un coglione. Tra le
mutande lo sento ingrossarsi a dismisura.
John grida: - Cristo, non ce la faccio più! Ragazze!!! E si strizza l'uccello.
E poi è come tuffarsi ubriachi in una pozzanghera
effervescente, finché il mio cazzone non viene
risucchiato violentemente e io gli vado dietro,
annaspando tra i peli di figa. Estasiato e terrorizzato
allo stesso tempo. Mi volto a destra e a sinistra,
cerco i miei amici e vedo le loro facce beate, mentre
si lasciano andare come me a questo insolito
destino.
Un istante, un giorno, una settimana, un anno, o
forse dieci, non so quanto tempo dopo, galleggio
nel nulla. Fluttuo nello spazio, libero, senza peso,
senza corpo... e senza cazzo.
Ritchi e John piroettano tra le nuvole, vedo le loro
98
TheParachuteWoman
espressioni angeliche comparire e scomparire nella
nebbia.
Guardo dall'Universo, verso il basso, direzione
Terra. Punto verso Basterdville nel New Hampshire.
I Robertson sono a casa. Sarah aspetta il suo Henry,
i gomiti appoggiati al davanzale della finestra. Mia
madre riordina la cucina, così come fa sempre. Papà
si è addormentato sul divano dopo la solita serie di
lattine della sera. Mia scrive chiusa nella sua stanza
e il nonno legge il giornale tenendolo capovolto:
99
Elisa
Ecco come andarono le cose.
Qualsiasi versione ascoltiate, nessuna sarà
mai vera come la mia : ho visto tutto come il
Signore durante la Creazione.
Non volevo andarmene. Non fosse altro perché
ho fatto la figura del coglione.
Ma adesso vedo tutti i giorni Floyd e Sonny,
neri da far paura alla faccia di padre Wilson.
Fumiamo oppio tra le nuvole, facciamo gli
sgambetti a Cassius, cantiamo:
In the clearing stands a boxer
and a fighter by his trade
and he carries the reminders...
Lie la lie ...
A volte sbircio i miei Robertson e li amo da
lontano.
Così è la morte.
Lie la lie , lie la lie….
In fede, nonno Roy.
(Oppio tra le nuvole ,Elisa Minì)
100
Gav
Nonno roy
101
Black Bart
Interviste
Svalvolate
Massimiliano Black Bart Tosarelli
102
Black Bart
Simone marzini
Questa è la prima intervista con risposte a scelta.
Scegliete quelle che più vi piacciono!
Simone Marzini, Gazza per gli amici! Cosa ti
passava per il cranio quando hai scritto il tuo
racconto black style?! Camel Robertson fa una
brutta fine... vittima di una... una depilatrice
sexy, assetata di vendetta! Parlaci un po' del tuo
racconto.
□
Per scrivere uso un generatore automatico di
racconti, non so come sia il racconto, non l'ho mai
letto.
□
Il racconto nasce da un fatto reale accaduto a
un mio amico. Ma credo fosse una scusa per
giustificare l'alopecia.
□
Depilatrice sexy? Vendetta? Non so di cosa
stiate parlando!!
103
Black Bart
Che facevi di bello in quel periodo? Era l'inizio di
settembre, hai ricordi particolari? Sì, non fare
quella faccia, questa è una seduta psicanalitica.
Sei in terapia, non volevamo dirtelo. PescePiratA
è un luogo di riabilitazione per scrittori
disadattati. Ora racconta!
□
In settembre stavo brevettando la mia ultima
invenzione, un water con bilancia incorporata per
calcolare la quantità di cacca prodotta.
□
In settembre stavo accompagnando il mio
amico con l'alopecia a fare il trapianto.
□
In settembre ero a una festa a Palazzo
Grazioli dove si ballava il bunga bunga. Io facevo il
palo.
Raccontami Simone Marzini in poche parole. Che
scrittore è?
□
Non so, mi si è piantato il generatore
automatico di biografie. Maledetto Windows!
□
La maestra diceva che ero bravo ma non mi
applicavo. Ah no, mi confondo con il mio amico con
104
Black Bart
l'alopecia. Di me diceva solo che non mi applicavo.
□
Scrittore? Non so di cosa state parlando!
Tu e PescePiratA: come l'hai conosciuto? Cosa ne
pensi? Dire, fare e baciare.
□
Pescepirata l'ho conosciuto tramite Google.
Stavo cercando “foto di piratesse sexy” e mi è
comparsa la foto del capitano con Obama. Non
potevo non iscrivermi.
□
Me l'ha consigliato un mio amico. Si era
iscritto per risolvere il problema dell'alopecia: pare
che scrivendo il cervello si gonfi irrorando di sangue
il cuoio cappelluto e facendo ricrescere i capelli. Se
fosse vero questo fatto proverebbe che Caparezza è
il ghost writer di Fabio Volo e Giorgio Faletti, come il
mio amico sospetta.
□
Pescepirata? E cos'è?
Se ti dico Portello Pulp tu cosa mi rispondi?
Vediamo se hai ancora voglia di scherzare...
□
Portello Pulp... Per scriverlo ho dovuto
installare Linux. Il generatore di romanzi mandava
in
crash Microsoft.
105
Black Bart
□
Un mio amico l'ha letto e ha detto che è il
libro più bello che abbia mai letto da quando esiste
la lettura. Lo conosci? Si chiama Giuda. Gli ho
pagato la recensione 30 euro, ma sono stati soldi
spesi bene.
□
Portello Pulp non l'ho letto... Non leggo i Best
Seller! ;D
106
Black Bart
Anna giraldo
Anna Giraldo in arte Redlie! Certo che la tua
protagonista, Sarah Robertson è proprio una...
una... una fetente, ecco. Che brutta fine fa fare a
quel poveraccio, mamma mia... Tu lo mangi il
polpettone?
Dai, a parte gli scherzi, dicci due parole sul tuo
racconto!
Ciao Black! Se ti dico la verità, poi pensi che sono
matta… quindi, dai, te la dico.
Una volta, una vita o due fa, in una trasmissione tv
c’era questo tipo che parlava della demenzialità dei
testi del rock ‘n roll. Lui diceva che in italiano un
testo rock avrebbe potuto fare più o meno così: Chiudi Alfredo nel frigo! Chiudi Alfredo nel frigo!
Chiuditi con Alfredo nel frigo, chiudi Alfredo con
teee! - Ecco.
E poi, uno dei miei miti, Dario Fo, in un suo pezzo
che ho riguardato fino a consumare la
videocassetta, interpretava una donzella medievale
inglese, che sentiva: - Hò-ot! Very hò-ot! - e si
107
Black Bart
strusciava contro un gentiluomo che passava di lì.
Almeno così l’aveva raccontata il gentiluomo al
processo per stupro...
Insomma, sesso, follia e rock ‘n roll… shakera il
tutto nella mia mente letterariamente disturbata e
cosa ottieni? Il polpettone!!
Ricordi quando l'hai scritto? Che periodo era, cosa
facevi? Dico a parte scrivere il racconto... Che
facevi tra una frase e l'altra? Se non l'hai capito
questa è una specie di seduta psichiatrica. Dai
mettiti comoda, togliti le scarpe. Raccontami
quei giorni.
Stavo per compiere 39 anni ed ero indaffarata a
capire dove cavolo si fossero cacciati i 38
precedenti. Stavo anche cucendo il mio costume da
Nonna Papera per andare al Lucca Comics.
Poi un giorno, in pausa pranzo in un bar tavola calda
vicino alla mia azienda, il cameriere arriva e mi fa: Oggi abbiamo la nostra specialità: il polpettone!
E pensare che quando ti ho chiesto se volevi
“curare” questa antologia pensavo fossi una
persona seria.
C'È UNO NORMALE IN QUESTO FORUM?!
108
Black Bart
Ok, no.
Hai pubblicato 436, romanzo fantasy con Casini
editore. Ora Esce il sequel. In programma il terzo
che chiude la trilogia. Hai scritto una storia sul
surf. Vuoi inflazionare il mercato?
Se è per questo ho scritto anche un romanzo breve:
OGD, ovvero il lato B di ogni cosa. Non mi faccio
mancare nulla, come vedi .
Scherzi a parte, mi piace scrivere e scrivo. Adoro
anche essere letta. All’inizio me la facevo sotto dalla
paura, davo il mio manoscritto a un’amica per volta
e soffrivo ogni singolo minuto mentre lo leggeva (e
siccome si tratta di tomi notevoli, beh, soffrivo un
sacco). Poi qualcosa è cambiato, non so perché…
forse è colpa del polpettone…
Raccontaci la tua esperienza da curatrice di
un'antologia svitata, editata collettivamente
dentro a un forum di svitati. Com'è andata? Come
ti sei trovata? Dicci qualcosa dai!
Le mie tendenze masochiste, se non sono già
evidenti, verranno chiarite del tutto nei prossimi
mesi,
quando
si
vedrà
in
quali
eventi/progetti/iniziative/colpi-di-testa mi sono
109
Black Bart
impegnata ultimamente.
La gente crede che scrivere sia un mestiere da orsi
solitari: tutte balle! Scrivere può essere
un’esperienza molto sociale, basta non essere
timidi.
Ah! Però devo anche risponderti, Capitano. Come
mi sono trovata? Boh! Ti piace il polpettone?
110
Black Bart
Stefano s. pallante
Stefano Steve70 S. Pallante, concorrente nr.
3756!
Benvenuto
sulle
frequenze
di
TeleQuizRomagna (TQR), siediti. Sei qui per
rispondere al famoso quizzone mail, se dai 4
risposte esatte, vinci una fornitura annuale di
cedrata Tassoni.
Cos... Non siamo a TeleQuizRomagna? Uh, scusa!
Ho sbagliato file... Ma allora tu chi sei?!
… Se ti dico chi sono veramente e cosa faccio, poi
devo ucciderti!
Comunque, Chinotto Neri! Lo preferisco alla
cedrata. Poi un’amaca, un portico, della bella
musica, la mia compagna che sorride e aspetta
curiosa di sentire le idee che schizzano fuori dalla
mia testa.
Sognatore e mai stanco di chiedere come, quando e
perché …i dove, se vale la pena, li visito.
Vivo in collina e amo il mare.
Io sono una parte di tutto quello che ho incontrato
(Ulysses - A.Tennyson) … e ho detto tutto (Totò).
111
Black Bart
Conosci un bravo terapeuta?
Il tuo racconto, Steve: un racconto davvero cool,
che ha il sapore di americano. È il Giorno del
Ringraziamento, la storia è incentrata sulla
ricerca, all'ultimo minuto, di un tacchino da
farcire. Supermercato chiuso, i Robertson si
intrufolano e si imbattono nel più cialtrone dei
rapinatori. Follia a non finire. Come ti è venuto in
mente il racconto?
… le feste stressano è un dato di fatto. A due giorni
dal Thanksgiving day, il Presidente concede la grazia
a due tacchini, prima però danno loro il nome! Poi li
imbarcano sulla United Airlines per il Ranch di
Frontierland, solo uno dei due parteciperà alla
parata del giorno del ringraziamento, l’altro è la
riserva… Tutto vero: nel 2010 i nomi votati sul sito
della Casa Bianca sono stati Apple e Cider.
I bambini continuano a sorprendermi per la loro
intelligenza, gli adulti insistono a sconvolgermi con
la loro idiozia.
Stefano Pallante scrittore. Piazzato in altissimo
112
Black Bart
nel primo contest di Pescepirata con un racconto
sulla
musica,
qui
sei
entrato
nella
prestigiosissima antologia Black Comedy.
Raccontaci della tua passione per la scrittura.
Quando scrivi, come scrivi, perché? Un fiorino!
Leggere mi rilassa ma scrivere mi eccita. Il foglio
bianco non mi spaventa, le idee non mancano. Per
molto tempo i racconti sono rimasti solo a livello
incompiuto, non c’era mai l’occasione e rimandavo.
Poi ho partecipato a un gioco-progetto, Per Fiducia,
dove le storie, se valide potevano essere finanziate
per diventare dei corti cinematografici: è stato
come svegliarsi.
Subito ho scritto 8 storie per la Scuola Holden, 7
selezionate… allora all'improvviso mi è venuto in
mente che a scuola il giorno del tema ero felice. Mi
preoccupavo solo di avere una scorta di fogli, la
sedia comoda e la penna a sfera blu acceso. Bic
naturalmente, fluida e leggera.
Purtroppo scrivo quando posso, su quello che
capita, ma condividere il risultato con altri scrittori
mi entusiasma.
Raccontaci come sei arrivato a PescePiratA, come
ti trovi, cosa ne pensi. Naturalmente se ne parli
113
Black Bart
male ti banno e ti estrometto da questa
antologia...
Avevo voglia di scrivere e condividere. Mi sono
tuffato nell’oceano di siti che lo permettevano ma
nessuno catturava la mia attenzione. PescePiratA
mi ha sorpreso, amo il mare e pensare a una nave di
scrittori pirati ha messo in moto le sinapsi. La
ciurma è varia, meglio così. La navigazione è
piacevole. Vorrei stringere la mano e guardare negli
occhi le persone che hanno creduto nel varo della
nave. Chi sogna a occhi aperti, sogna due volte.
Yeah.
114
Black Bart
Tiziano g. bertoni
Ecco Tiziano G. Bertoni che tutti noi chiamiamo
TizioSospetto.
Bel nick... Sai che all'inizio ci mettevi paura?!
- Cazzo, c'è il TizioSospetto -, ci dicevamo.
Poi abbiamo visto che hai scritto un romanzo
sugli angeli della morte e hai un sito satanico così
ci siamo messi tranquilli: è un bravo ragazzo!
Che scrivi di bello in questo periodo?
Ultimamente, mi sto dedicando soprattutto al mio
secondo romanzo, una storia corale dai risvolti
fantasy-pulp-horror, ne ho in standby un terzo,
puramente fantasy, e nel frattempo scrivo
recensioni, deliri e racconti sul mio blog personale
www.sanguesulmuro.com. Come vedi, niente di
particolarmente truce: nonostante i miei interessi
particolari sono un tipo a posto, non ho mai spellato
vivo nessuno, anche perché non sopporto la gente
che urla...
Sa-Sangue sul muro? Ok. Niente panico...
115
Black Bart
Il tuo racconto! Si è piazzato secondo per un
soffio. La tua scrittura scivola via, vola. La trovata
della testa di cane mozzata sulla testa dell'amico
di Camel è fantastica. Tu hai mai provato a... a dar
fuoco ad una... sì insomma a fare quel giochetto
stupido che volevano fare i ragazzini del tuo
racconto? Che pasticcio!
Certe cose è meglio lasciarle fare ai professionisti:
dar fuoco a una scoreggia è un atto poetico, ci vuole
coraggio e sprezzo del pericolo: cose che io non ho
mai avuto. Però, ho sempre ammirato chi riesce a
essere così folle da incendiare l'aria che esce dalle
proprie parti intime solo per il gusto di divertire gli
amici... questo racconto è dedicato a loro, a tutti
quegli eroi che hanno capito il vero senso della vita!
Capiamo chi è Tiziano G. Bertoni: la carne umana
la mangi cotta o cruda?
In realtà non mangio carne umana: preferisco farne
dei frullati e berli con la cannuccia... Scherzi a parte,
mi spiace deluderti ma da parecchio tempo a questa
parte sono diventato un vegetariano a metà (nel
senso che mangio verdure e pesce). Però mi mangio
le unghie, se ti interessa...
116
Black Bart
E le vittime dei sacrifici umani? Le scegli tra le tue
amicizie di facebook, vero?
No, di solito le scelgo tra i vari forum che frequento
(per esempio PescePiratA): godendo di un parziale
anonimato, per me è più semplice. Naturalmente,
ora che anche tu sei a conoscenza di questo mio
piccolo segreto è inutile che ti dica chi sarà la mia
prossima vittima.
P.s.: come ho scritto in questo post
http://www.sanguesulmuro.com/2011/09/loroscopo
-dei-serial-killer.html , quelli del segno zodiacale del
Leone, come il sottoscritto, sono troppo pigri per
fare i serial killer: non sembra, ma è un mestiere
faticoso...
The Angels Chronicles: come sta andando, ti ha
dato soddisfazioni?
Non ne ho la più pallida idea: ancora non ho chiesto
nessun rendiconto alla Casini. Però posso dirti che
già il fatto di averlo pubblicato è una soddisfazione
personale non da poco; può sembrare una banalità,
ma sapere che qualcuno, oltre ad amici e parenti, ha
117
Black Bart
in mano una copia di un tuo romanzo, una tua
creazione, è di per sé una piccola vittoria. In fondo è
questo che si cerca, quando si scrive un romanzo, si
dipinge un quadro o si compone una canzone: che ci
sia qualcuno a cui piacciano i tuoi lavori.
118
Black Bart
Barbara fabris
Barbara Fabris, TheParachuteWoman. Mi sembra
di conoscerti, uhm... Il tuo nick proviene dai
Rolling Stones, giusto? O fai paracadutismo?
Chi sei, raccontati al grande pubblico!
Mmh... paracadutismo. Certo che faccio
paracadutismo! Cadere è un'arte. Comunque The
parachute woman è una canzone dei Rolling Stones,
non è una delle mie preferite, ma la uso come
danza maori prima di lanciarmi nel vuoto. Tra un
volo e l'altro, i Rolling mi hanno sempre fatto da
colonna sonora.
Quindi, grande pubblico, ecco chi sono: una che
para le cadute, finché il paracadute si apre...
Il tuo racconto ha vinto il primo premio in questo
“concorso”. Com'è stato assaporare la vittoria,
firmare autografi, andare in tv, vedersi su tutti i i
giornali? Hai
retto la pressione?
119
Black Bart
Il primo premio! Dico, non il terzo! Nemmeno il
secondo! È stato come lanciarsi da un letamaio e
ritrovarsi all'improvviso in una spiaggia delle
Maldive. Fantastico.
Parliamo del racconto. C'è un Camel fantastico,
pigro, stupidone. Uno che mette pasticche nella
minestra del nonno con un'incoscienza che
sembra vera. Sempre preso dall'ormone e
dall'autoerotismo. Caratterizzato a meraviglia.
Come ti è venuto in mente questo personaggio?
Non mi è venuto in mente... Camel sono io! Credevi
fossi Mia? No, no!
Mancava solo il lato maschile... così ho mixato un
po' di vissuto personale, all'ispirazione che mi
danno i racconti di Bukowski, i romanzi “cattivi” di
Dan Fante e, senza andar troppo lontano, al senso
dell'umor di Fulvio Strano che, credetemi, di certi
temi è un maestro. Poi c'era quella cittadina
americana nella quale ambientare la storia che mi
ricordava troppo il mio paese natale, nel nord-est
italiano. Non potevo non immedesimarmi!
Sei arrivata su PescePiratA in punta di piedi. Poi
120
Black Bart
un giorno hai messo un racconto molto grezzo,
con tante cose da rivedere, ma di una potenza
incredibile.
Dopo hai abbozzato una storia che è diventata
un romanzo a quattro mani che sta girando gli
uffici postali in direzione di editori. Dove vuoi
arrivare, eh?!
Arrivare?! Senti... ammetto che rispondendo alla
tua domanda precedente, mi sono sentita una di
quelle autrici di libri dalle copertine belle lucide, in
spesso cartone, con il loro nome a caratteri
cubitali... ma io spero solo che il paracadute si apra.
E non sopra un campo di ortiche a ferragosto o su
un bosco di agrifoglio a Natale!
Non nasconderti! Sei molto migliorata come
scrittrice, vuoi negarlo? La cura PescePiratA ti sta
facendo bene!
Sì, PescePiratA mi sta facendo molto bene. La
scrittura collettiva poi... ti toglie un po' di
frustrazioni, ti fa pensare che i tuoi non sono dei
vani deliri, ma perché sia così devi trovare un
compagno di scrittura pazzo più o meno come te e
121
Black Bart
ti assicuro che il mio è completamente fuori di
testa... andato. Però è bravo. Io lo considero la mia
guida, come un faro nella notte.
Perché mi guardi così?
Progetti futuri?
Guarda, il più l'ho fatto... casa, figli, tinteggiare le
pareti, piantare alberi... Adesso vorrei sfornare un
racconto ogni quindici giorni, scrivere altri romanzi
a quattro mani e buttarmi a scriverne uno da sola.
Sempre con il sostegno di PescePiratA, senza il
quale mi sentirei una folle grafomane solitaria.
122
PescePiratA
smentita
Ci tengo a precisare che è stato fatto tutto a mia
insaputa. Dicono che quest’antologia l’ho curata io:
tutte balle! Io non ne so niente.
Anche il racconto di quella Redlie che si spaccia per
me… beh, credetemi quando vi dico che io non
c’entro proprio.
Mi ricordo vagamente, sotto Natale, di aver notato
che una tizia mia omonima dava pareri qua e là per
l’editing di questi racconti: era una cosa su un forum
tutto nero con un logo a forma di pesce rosso, la
chiamano editing collettivo.
In realtà è una specie di rito esoterico, tutti postano
la loro versione del tuo racconto e pretendono che
tu lo rilegga fino alla nausea e aggiusti e riscrivi e
rigiri ‘ste povere parole che erano così felici di esser
state messe lì a rilassarsi sulla carta.
Poi ci sono pure i rompiballe, come quella che si
finge me, che insistono a dire – Così non va, meglio
così, meglio colà.
Roba da scoprire il suo indirizzo di casa e andare là a
strozzarla.
123
PescePiratA
E vogliamo parlare di quelli che hanno ideato la
famiglia Robertson? Ma dico io! Quale mente
malata potrebbe immaginare una risma di sfigati di
questo calibro?! E le cose che fanno?
Ehi! Io sono una persona seria, non intendo mica
mischiarmi con questi scellerati!
E i racconti? Uno peggio dell’altro! Sboccati,
irriverenti, l’insano prodotto di menti disturbate!!
Ma chi li ha scelti questi racconti?
No, no, proprio non ci siamo.
Però, simpatica quella Sarah Robertson!
Anna Giraldo
124
PescePiratA
Ringraziamenti
PescePiratA.it ringrazia:
Il Padrino: Fulvio Ti Gin Strano; gli autori dei
racconti: Tiziano G. TizioSospetto Bertoni, Barbara
TheParachuteWoman Fabris, Anna Redlie Giraldo,
Simone Gazza998 Marzini, Stefano Steve70 S.
Pallante;
l’intervistatore
nonché
Capitano:
Massimiliano Black Bart Tosarelli; gli autori dei
post-it: Caterina Peta Gala, Elisa Minì, Marco
MasMas Viggi
…per aver scritto la roba scellerata pubblicata in
questa antologia.
Gli editor: Bruno, Black Bart, Peta, MasMas,
Marlene, Redlie
…per aver avuto il fegato di collaborare allo
squartamento dei brani durante il rito tribale
dell’editing collettivo.
L’illustratore, Gianni Gavioli, in arte Gav
…per aver dato un volto ai Robertson.
La famiglia Robertson, in qualsiasi punto dello
spazio siderale essa si trovi in questo momento.
125
PescePiratA
Il bello è che scrivi e continui a sognare la moglie del
vicino, sogni di afferrarla per le orecchie e darle una
bella ripassata. Il brutto è che scrivere non ti guarisce
dagli impulsi assassini, che rapinare un supermercato
rimane il tuo obiettivo impossibile. Il brutto è che
desideri ancora un amore indimenticabile. Il bello è
che scrivere è un altro modo di cagare e masturbarsi.
Il brutto è che leggi grandi autori ma solo Bukowski ti
rimane. Il brutto è che un giorno la ragazza carina
viene a sapere che scrivi e lo stesso non si lascia
scopare a morte. Il brutto è che scrivere serve a tutto
quello che tu non vuoi.
Efraim Medina Reyes, C’era una volta l’amore ma ho dovuto
ammazzarlo.
126
PescePiratA
Pescepirata.it
It ain’t over…
127
Fly UP