“Sabrina teneva ferma Sarah mentre il padre la strangolava”
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“Sabrina teneva ferma Sarah mentre il padre la strangolava”
D La omenica L’attualità Gli spettacoli L’incontro Addio Sopranos i nuovi “Italians” d’America Maripol, la donna che inventò Madonna Sabrina Ferilli “Nazional-popolare e me ne vanto” FEDERICO RAMPINI GIUSEPPE VIDETTI MARIA PIA FUSCO Fondatore Eugenio Scalfari 1 2 www.repubblica.it Anno 35 - Numero 246 Direttore Ezio Mauro 1,00 in Italia dom 17 ott 2010 domenica 17 ottobre 2010 SEDE: 00147 ROMA, VIA CRISTOFORO COLOMBO, 90 - TEL. 06/49821, FAX 06/49822923. SPED. ABB. POST., ART. 1, LEGGE 46/04 DEL 27 FEBBRAIO 2004 - ROMA. CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÀ: A. MANZONI & C. MILANO - VIA NERVESA, 21 - TEL. 02/574941. 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Anche il nostro ministro dell’Economia ha stilato la stessa ricetta rinviandone l’esecuzione al decreto “Milleproroghe” che sarà varato alla fine di dicembre. In quella sede – ha promesso per placare il crescente malumore dei suoi colleghi di governo – troverà i soldi che oggi non ci sono, avviando la fase 2 della politica economica. La fase dello sviluppo affiancato appunto a quella del rigore. Ma ha anche avvertito che lo “sviluppismo” potrà aver luogo soltanto se l’Europa adotterà quella stessa linea e se gli Usa non aggraveranno ulteriormente la caduta del dollaro sul mercato dei cambi. Giuste riserve. Ma poiché sappiamo già che l’Europa non ha alcuna intenzione di percorrere la strada dello sviluppo per la semplice ragione che la Germania non ne ha alcuna intenzione anzi ha annunciato una politica addirittura opposta; e poiché la Fed americana dal canto suo ha come obiettivo dominante quello di portare il cambio del dollaro a 1,5 in termini di euro; tutto ciò significa che Tremonti non potrà mantenere gli impegni presi nel Consiglio dei ministri di tre giorni fa. Non ha soldi oggi e ne avrà ancora di meno a dicembre. SEGUE A PAGINA 29 A Roma centinaia di migliaia di metalmeccanici Cgil. Sacconi: minoranza radicale. Polemica per gli striscioni contro la Cisl, Pd diviso La Fiom: “Sciopero generale” Piazza gremita, nessun incidente. Marcegaglia sui dossier: non mi piego ROMA — «L’Italia va a rotoli. Serve uno sciopero generale». Lo ha urlato Guglielmo Epifani alla imponente manifestazione della Fiom. Ma lo ha anche gridato la piazza gremita da centinaia di migliaia di persone sfilate per la capitale senza nessun incidente. Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi parla di «minoranza radicale». Polemiche per gli striscioni contro la Cisl mentre il Pd si è diviso. Il presidente di Confindustria, Marcegaglia sui dossier ha ribadito: non mi piego. SERVIZI ALLE PAGINE 6, 7 E 9 I L’analisi Il retroscena Il valore del lavoro e la politica distante Nel Pdl è caos totale accuse ai coordinatori GAD LERNER FRANCESCO BEI INGIUSTIZIA plateale di cui è vittima il lavoro dipendente nel nostro paese – rimossa dal governo, trascurata dalla sinistra – si sta riprendendo da sola l’attenzione che le spetta. SEGUE A PAGINA 29 L PDL è a un passo dall’autodissolvimento. La prossima settimana è vissuta da molti come quella decisiva. Deborah Bergamini, un tempo braccio destro del Cavaliere e ora tra i ribelli che in Toscana si oppongono a Denis Verdini. SEGUE A PAGINA 11 L’ I L’atroce resoconto dei pm: “Movente sessuale”. Ma la ragazza continua a negare “Sabrina teneva ferma Sarah mentre il padre la strangolava” La grande manifestazione della Fiom a Roma Il racconto “Noi operai, arrabbiati ma pacifici” PAOLO GRISERI METÀ pomeriggio, quando è chiaro che tutto si svolgerà senza incidenti, Maurizio Landini arriva dietro il palco e scarica la tensione: «Ci abbiamo messo la faccia e ce l’abbiamo fatta». Non è stato facile. Ma alla fine, l’ultimo suo comizio da segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani può tenerlo di fronte a una piazza determinata e pacifica. SEGUE A PAGINA 6 A AVETRANA — Sabrina non sopportava più Sarah da quando la quindicenne le aveva confidato che suo padre, Michele Misseri, la molestava sessualmente. Dopo aver saputo delle avances, la ventiduenne aveva rivelato quelle confidenze al papà e, insieme al genitore, nel primo pomeriggio del 26 agosto, avrebbe ucciso l'amica del cuore nel garage di casa. Sabrina avrebbe immobilizzato Sarah «cinturandola» ai fianchi con le mani mentre suo padre l'ha strangolata con una corda. Sabrina dal carcere nega. SERVIZI ALLE PAGINE 2,3 E 4 La storia Le paure della madre La miseria del cuore “Prendono anche me” che fa il pieno di share dal nostro inviato CONCHITA SANNINIO AVETRANA MBRE dense come una cappa avvolgono Avetrana, il paese che vuol rimuovere o vendicarsi. Qualcuno all’alba prova a sgozzare il gattino Skinny, magro e rossiccio. SEGUE A PAGINA 4 O In una foto col nazista Eichmann l’ultimo mistero di uno dei “ragazzi di Via Panisperna” La ricomparsa di Majorana Da gennaio ricevimenti a 286 euro per 100 invitati C’è la crisi e McDonald’s offre le nozze “low-cost” LAURA LAURENZI A PAGINA 23 LUCA FRAIOLI MIRIAM MAFAI SETTANT’ANNI la scomparsa di Ettore Majorana rimane il mistero dei misteri. Ora Majorana ricompare in una foto. Ed è in posa accanto ad Adolf Eichmann. Lo rivela uno scatto datato 1950. L’uomo con gli occhiali scuri potrebbe davvero essere il fisico siciliano sparito nel 1938. ALLE PAGINE 31, 32 E 33 A Il caso I rossoneri battono il Chievo La Roma piega il Genoa e risale Torna Pato il Milan in vetta lancia la sfida all’Inter e a Mou CURRÒ E DI MARIA NELLO SPORT NATALIA ASPESI HI se la ricorda più la piccola Sarah, dal corpicino sottile e dal sorriso innocente, coi biondi capelli lisci di tutte le sue identiche coetanee, e la minigonna sulle gambe infantili. SEGUE A PAGINA 28 C la Repubblica DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 L’OMICIDIO CRONACA DI AVETRANA ■2 L’inchiesta “Sabrina trascinò Sarah in garage voleva l’impunità per il padre” Lamadredellavittima:èun’altraFranzoni,nonparlerà MARIO DILIBERTO Il movente secondo i pm: tentavano di evitare lo scandalo dopo le avance sessuali di Misseri C’era anche Sabrina che per oltre quaranta giorni ha lanciato appelli in tv, con la foto di Sarah tra le mani. Suo padre la piazza addosso alla vittima: «Lei ha bloccato Sarah, io l’ho strangolata». E c’è di più. Michele Misseri ha aggiunto che «è stata Sabrina a trascinare Sarah di sotto». Un passaggio importante, poiché scioglie il principale interrogativo che pendeva sulla sua prima confessione. Perché mai Sarah sarebbe dovuta scendere spontaneamente nel garage dove c’era l’uomo che l’aveva molestata solo una settimana prima? La spiegazione è arrivata venerdì: è stata Sabrina a consegnare la vittima allo zio carnefice. L’ha cacciata in trappola. Poi padre e figlia l’hanno aggredita. Per la piccolina di casa non c’è stato scampo. Sarah ha pagato con la I volti L’AVVOCATO Vito Russo assiste Sabrina insieme alla collega Emilia Velletri Sabrina ora è in cella in attesa dell’udienza di convalida, in programma domattina. Parla con i suoi avvocati Vito Russo ed Emilia Velletri. Continua a giurare di essere innocente. Eppure contro di lei non ci sono solo le parole del papà assassino. La sconfessa sua madre quando racconta quel maledetto 26 agosto. Sabrina sostiene di essere rimasta a letto sino alle 14.28, quando sentì lo squillo di conferma di Sarah, pronta per la giornata al mare. Sua madre ribatte che la vide in piedi molto prima, quando arrivò un sms da Mariangela, l’amica con cui le due cugine dovevano andare in spiaggia. Nel provvedimento di fermo spiccano anche le contraddizioni tra i ricordi di Sabrina e quelli di Mariangela. Il 26 ago- sto Mariangela sopraggiunse dinanzi a casa Misseri, in via Grazia Deledda, pochi minuti dopo il delitto. Sull’uscio trovò una Sabrina insolitamente già pronta. Ma soprattutto molto agitata che già ipotizzava la scomparsa della cugina. «Diceva sempre l’hanno presa, l’hanno presa» ha confermato Mariangela ai carabinieri. Sabrina nega. Dice che era nel patio. Mariangela racconta anche di aver fatto due giri con Sabrina alla ricerca di Sarah e di essere tornata in via Deledda, notando le due auto della famiglia Misseri. Sabrina, invece, esclude che la Seat Marbella del padre fosse ancora lì. E che il padre fosse ancora in casa. Verità discordanti, ma i pm non hanno dubbi. È Sabrina a mentire. © RIPRODUZIONE RISERVATA Somiglianze Per la madre di Sarah, Concetta, Sabrina “è come una seconda Franzoni, non parlerà mai”. A sinistra, la donna condannata per l’omicidio del figlio nel 2002 a Cogne; qui a fianco, Sabrina Misseri, accusata di omicidio IL PM Mariano Buccolieri, il sostituto procuratore che segue il caso L’intervista Il giovane sconvolto: “Sembra di stare a Cinecittà, non so più a chi credere” L’amico Ivano: mentono tutti, brutto film DAL NOSTRO INVIATO AVETRANA — «Io le credevo a Sabrina, le sono stato vicino in questi giorni e la consolavo perché avevo fiducia in lei». Ivano si ferma, si pente di aver usato a quel modo quel verbo. «Cioè, io ci voglio ancora credere. Ma non so più che cosa pensare. Io dico solo che se i Misseri, padre e figlia dav- vero sono quello che pensano i magistrati, devono andare a Cinecittà. Sono grandi attori, ma grandi». Rabbia, delusione, sconforto. Sono i compagni di viaggio di Ivano Russo, ventisette anni, prima operaio, poi pizzaiolo, oggi “quasi” titolare di un autolavaggio. Un ragazzo segnato dalla lunga storia di sangue e bugie di Avetrana. Ivano si affaccia dal cancello di casa e non nasconde più la stanchezza. Ma stavolta, da quel maledetto giorno di agosto, non sa più cosa e chi difendere. Ivano Russo, lei ha rischiato di essere incriminato per l’omicidio di Sarah. Un testimone, considerato genuino, aveva addirittura immaginato di aver visto la quindicenne sparire in un’auto dello stesso colo- re della sua utilitaria. E c’era una contesa sentimentale tra Sabrina e Sarah, per lei. Cosa pensa delle accuse che ora travolgono Sabrina? «Non riuscivo a crederci. Mi sembra tutto un film d’orrore. Ma la verità la voglio sapere tutta, fino in fondo, qualunque sapore abbia. Ne abbiamo tutti il diritto, noi che abbiamo sofferto, che abbiamo rischiato. E io in particolare». Fino alla sera che ha preceduto l’arresto, lei era o in televisione al fianco di Sabrina a solidarizzare con lei, oppure a casa a chiacchierare insieme, a farla sfogare. Sa se Sabrina ha chiesto di lei, dal carcere o dall’interrogatorio? «Sì, veramente mi ha chiamato quel giorno sua sorella e mi ha detto che Sabrina avrebbe voluto parlarmi, incontrarmi». www.johnrichmond.com AVETRANA — «Sabrina ha cinturato Sarah e l’ha tenuta ferma. Io le ho messo la corda al collo». È una confessione shock quella che ha spalancato le porte del carcere a Sabrina Misseri. La cugina del cuore di Sarah Scazzi è in cella da due giorni. Ad incastrarla è stato suo padre. Il destino di Sabrina è cambiato quando Michele Misseri l’ha spostata sul luogo del delitto. Venerdì mattina lo zio orco è stato accompagnato nel garage in cui il 26 agosto ha ucciso Sarah. Ha mimato l’assassinio. Ma qualcosa continuava a non tornare. Le contraddizioni e le illogicità del suo racconto aumentavano, invece di diminuire. Alla fine Misseri ha vuotato il sacco. Non c’era solo lui in quel garage mentre Sarah moriva. vita il segreto che custodiva nel suo cuore: le morbose attenzioni dello zio Michele. Di cui, però, deve aver parlato a Sabrina. Quel segreto metteva in pericolo il buon nome dei Misseri. Forse c’era anche dell’altro. Un fatto più grave. L’onore di casa andava salvato: bisognava tappare la bocca di Sarah. Così lo zio orco e l’inseparabile Sabrina hanno tradita Sarah, mossi da un movente «intrafamiliare» come lo ha definito il procuratore Franco Sebastio. Lo ha raccontato proprio Michele Misseri. La sua chiamata in correità, che la procura ora intende blindare ricorrendo all’incidente probatorio, si è tradotta nelle accuse di concorso in omicidio volontario e sequestro di persona anche per la figlia. la Repubblica @ DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 IN PRIGIONE Sabrina ha passato ieri la seconda notte in cella dopo che venerdì le è arrivato il provvedimento di fermo (a sinistra) I punti PER SAPERNE DI PIÙ http://bari.repubblica.it www.repubblica.it ■3 L’AMBIENTE IL MOVENTE IL RUOLO LA DINAMICA Secondo il procuratore di Taranto, Franco Sebastio, l’omicidio di Sarah Scazzi è maturato tutto nell’ambiente familiare Per gli inquirenti dietro la decisione di eliminare di Sarah ci sarebbero le avance sessuali di Misseri sulla nipote e la volontà di evitare lo scandalo Le accuse di sequestro di persona e concorso in omicidio sono state rivolte a Sabrina per il ruolo attivo che avrebbe avuto nel delitto Sarah sarebbe stata costretta con la forza a scendere nel garage dove è stata uccisa: a trascinarla giù, per l’accusa, sarebbe stata proprio Sabrina Il personaggio “Mi ha incastrato perché è pazzo deve ripetermi quelle cose in faccia” Lacuginaincella.GlipsicologidelRis: personalitàdominante DAL NOSTRO INVIATO GIULIANO FOSCHINI AVETRANA — Sul tavolo aveva queste tre paginette scritte al computer, firmate da due magistrati, che le dicevano: «Il suo reato è punito con l’ergastolo». E lei davanti ai suoi avvocati, con un cardigan rosa fashion, una magliettina grigia a maniche corte, un pantalone modello jeans che incavolata chiedeva: «Ma cosa ha detto di me la Palombelli a Quarto grado? E poi cosa pensano i miei amici? Emilia, La ragazza insiste: tutte calunnie, sono innocente E la madre le scrive: io ti credo Si è chiesto: perché? E soprattutto: ci andrebbe? «Non lo so, sono molto confuso. Le risposte non le so più trovare. Avevo una certezza fino all’altra sera…» Alcune amiche Sabrina dicono che avevano creduto a Sabrina grazie a lei, Ivano. «Sa cosa farei adesso se fosse possibile? Addormentarmi e in una sola “E dire che in questi giorni stavo vicino a Sabrina, avevo fiducia in lei e la consolavo” volta cancellare tutto dal cervello e dagli occhi». Pensa che sia giusto rimanere e lottare contro il male, come dice il vostro don Dario, oppure ha pensato di voltare le spalle ad Avetrana, di costruire qualcosa lontano? «Purtroppo sono destinato a rimanere qua». Perché? «Mia madre è vedova, ho altri due fratelli, uno sposato e l’altro pronto a sposarsi. Avevo deciso di rilevare l’autolavaggio in cui lavorava mio padre, ormai mi sono organizzato. Significa che devo restare qui, a seguire il finale». (co. sa.) © RIPRODUZIONE RISERVATA avvocato, tieni i nomi, per favore, chiedi a Valentina: voglio sapere uno per uno cosa stanno dicendo in questo momento queste persone». Sabrina Misseri è dura come una roccia. Parla guardando dritto negli occhi i suoi due legali, Emilia Velletri e Vito Russo, che alle nove della mattina di ieri sono entrati nel carcere di Taranto per parlarle e capire come fosse andata la notte. Non crolla, Sabrina. Tamburella le dita sul tavolo della sala conferenze, legge la lettera che le ha mandato mamma Cosima tramite i legali dove le dice appunto che in televisione parlano male di lei ma che loro sono tutte dalla sua parte, che lei deve stare tranquilla e che suo padre, meglio lasciare perdere. Sabrina legge, non piange. E ripete sempre un paio di concetti. Il primo è: «Sono innocente. Io non ho fatto assolutamente niente di quello che mi viene contestato. Quello è impazzito: ha già ammazzato Sarah che non gli aveva fatto niente di male, l’ha violata, e ora vuole uccidere me». Butta frasi del tipo «Non potrò mai più chiamarlo papà» e chiede: «Fatemelo incontrare, deve dire quelle cose che ha detto ai magistrati davanti a me». L’incontro non ci sarà. I due saranno sentiti separatamente nel corso dell’incidente probatorio anche perché – spiega un investigatore – «quella è capace di mangiarselo». Lei aveva capito subito cosa stava succedendo l’altro pomeriggio, quando l’hanno portata in caserma ad Avetrana. Tanto che a metà pomeriggio ha mandato un sms a sua sorella Valentina: «Papà mi ha incastrato, è impazzito». I carabinieri l’hanno visto, si sono infuriati e le hanno tolto il telefono. Dopo un paio d’ore l’hanno arrestata. «Ditemi, ditemi – dice Sabrina ieri mattina in carcere brandendo le pagine che sancivano il suo arresto – perché io dovrei aver ammazzato Sarah: per Ivano? Ma non Insieme Sabrina Misseri è accusata di aver sequestrato e ucciso con il padre Michele (a destra) sua cugina, Sarah Scazzi (nella foto le due ragazze insieme). Per l’omicidio del 26 agosto lo zio si è auto accusato il 6 ottobre. Ma venerdì l’uomo ha coinvolto la figlia Sabrina, che nega scherziamo. E poi come avrei potuto mai coprire, se mai avessi saputo, un uomo che molestava una quindicenne? E ancora: qui scrivono che io avrei cinturato Sarah mentre mio padre da dietro la Il caso La rabbia su Facebook: “Marciscano in carcere” ROMA — Tutti contro Sabrina. Su Facebook si scatena la rabbia dopo la notizia del suo arresto. Quella foto in cui Sabrina e Sarah sorridono abbracciate, truccate, apparentemente felici, fa il giro del web e alimenta commenti e polemiche. Decine e decine i gruppi contro Sabrina Misseri. Alcuni invocano: «Sabrina in carcere per sempre». Altri insistono: «Adesso speriamo solo che sia fatta davvero giustizia. Lei e suo padre devono marcire in galera». strozzava: quanti dovevamo essere dietro di lui, ditemelo, Sarah era piccola piccola, come facevamo a stare tutte e due contemporaneamente?». «Sabrina è forte» ripetono i suoi avvocati. In realtà lo sostengono anche i carabinieri del Rac, il Reparto analisi criminologiche del Ris, che hanno trovato la chiave decisiva per aprire questa storia. Gli uomini di altissima specializ- zazione, guidati dal tenente colonnello Giorgio Stefano Manzi, hanno consegnato nelle mani degli investigatori il giorno prima della confessione di Misseri una relazione di 16 pagine che tratteggiava i contorni di questa storia. Analizzavano il fuoco nel quale Misseri aveva fatto trovare il telefonino come un classico elemento evocativo della memoria, giudicavano i suoi comportamenti istrionici, anomali (le lacrime facili in televisione per esempio, a dispetto di una personalità rude) come quelli tradizionali di un assassinio che altro non vuole che confessare. In sostanza inchiodavano Misseri. E contemporanemante tratteggiavano anche Sabrina: una personalità complessa la sua, «con la presenza di un complesso di segnali – spiegano i carabinieri-scienziati – che indicano un modello di perso- Il profilo tracciato dai carabinieri: il suo ruolo a casa più importante di una semplice figlia nalità quasi adulto-morfa». In sostanza Sabrina è molto più grande della sua età, ha una personalità dominante anche nei confronti dei genitori: «Nella piramide familiare occupa una spigolatura, una posizione, non perfettamente aderente con una struttura tradizionale». Sabrina è forte. E ora è anche arrabbiata. In carcere si è cambiata, ha lasciato quella felpa anonima, maschile, con la quale è entrata, si è quasi offesa quando le hanno ordinato di togliere i lacci delle scarpe, ed è pronta tranquillamente a uscire dall’isolamento e a incontrare gli altri detenuti. Non può leggere giornali e vedere la televisione. Suo padre è nello stesso complesso, con un maglione verde, guardato a vista 24 ore su 24 e imbottito di psicofarmaci. Qualche giorno fa era stata lei a portargli il cambio e i venti euro per comprare schiuma da barba e lamette. «Non mi ci fate pensare». Pensa invece al complotto, tanto che insieme con i suoi avvocati hanno studiato un articolo di giornale di qualche giorno fa quando veniva raccontato cosa sarebbe potuto succedere, «ed è incredibile – dice l’avvocato Velletri, certa più di ogni altro dell’innocenza di Sabrina – come sembra la sceneggiatura di un film: ripercuote tutto quello che è accaduto, con il padre che ritratta la versione iniziale e poi la incastra». Emilia è una donna. Ed è a lei che Sabrina sussurra un’esigenza, poi soddisfatta: le hanno tolto il reggiseno quando è entrata perché aveva i ferretti. Così non può stare. «Avvocato, l’Auchan è vicino non è che me ne vai a comprare un altro?». © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 L’OMICIDIO CRONACA DI AVETRANA ■4 La famiglia LE DUE MADRI A sinistra, Concetta Serrano Spagnolo, la madre di Sarah. A destra, Cosima Spagnolo, sorella di Concetta e madre di Sabrina Quella madre sola nella casa del delitto “Adesso verranno a prendere anche me” (segue dalla prima pagina) DAL NOSTRO INVIATO CONCHITA SANNINO OLO perché il gattino apparteneva al mondo degli affetti di Sabrina Misseri; lo hanno fatto trovare sul marciapiedi vicino alla casa con un colpo vibrato alla gola, sanguinante. È stato salvato in extremis da Lyala De Nigro, una amica di Sabrina, e da un altro gruppetto di ragazzi che addirittura hanno paura «per quello che potrebbe capitare a lei una volta uscita, se uscirà». A pochi metri di distanza si consuma la disperazione di una madre, Cosima, blindata in casa, una matriarca di poche parole alle prese con troppi fantasmi, che esorcizza il dolore fissando negli occhi i suoi avvocati: «Michele me lo possono anche abbandonare in una cella per sempre. Ma Sabrina non c’entra, devono crederle. O sono io la prossima, come mormora il paese? In fondo sono la moglie di Michele, la madre di Sabrina. Verranno a prendere me, adesso? Quante ore vogliono tenermi sotto torchio? Michele ci sta uccidendo tutti quanti, uno dopo l’altro». Un buio filtrato soltanto, e ancora una volta, dal silenzio dolente del padre di Sarah, ieri sera di nuovo in prima fila alla messa in suffragio della sua piccola, nella chiesa di Santa Croce. Giacomo è un uomo sfigurato, mormora secco: «Perché, Sabrina. Mi dicessero perché. Non capisco». Ancora una volta appare lontano da sua moglie Concetta che invece è in credito di perdono, di comprensione, di candore: «Quella non confesserà mai, è come la Franzoni». Nel “paese delle meraviglie” che si sta sgretolando, una madre mette in conto anche di essere portata via all’improvviso, come Cosima, fosse anche solo una parola detta per sfida. Contempla di passare per le strettoie di un interrogatorio che, molto probabilmente, non ci sarà: perché la legge italiana custodisce il segreto di famiglia senza rubricarlo come “favoreggiamento”. Ora è sceso il silenzio più pesante su casa Misseri, la villa continuamente penetrata da telecamere e incontri, domande e curiosità, in gran parte solleci- S tate o accettate. Teste basse, oggi. E due donne sole, contro tutto: Cosima e Valentina. La prima ha scritto una lettera in carcere alla figlia: «Non mollare, ti vogliamo bene, devi avere fiducia, devi sempre dire la verità, devi ricordarti i momenti felici trascorsi con i tuoi affetti, il paese sta con te», e non im- porta se non c’è più paese intorno ai “cattivi”. Valentina, la sorella maggiore, non è meno decisa nella difesa a oltranza di Sabrina. «Mia sorella non sarebbe mai stata capace di una tale abnormità, mia sorella che io ho visto disperarsi durante le vane ricerche di Sarah ha sempre detto le stesse cose». Il caso “Michele lo possono lasciare in cella per sempre Ma Sabrina no, lei non c’entra” E anche Valentina difende a spada tratta la sorella: non può essere lei il secondo mostro L’intervista Eppure Valentina non dice perché, in una delle intercettazioni in mano alla Procura, affidò alla madre un dubbio innocente: come mai Sabrina è convinta che c’entri papà? Valentina non vuole entrare nel merito, però prova a fare l’avvocato del diavolo: «Se fosse vera questa atrocità, mia sorella e mio Da Matrix a Quarto grado, ascolti record in tv ROMA — Record storico per “Matrix” che nella puntata di venerdì, in diretta da Avetrana, ha ottenuto il 42,05% di share con 2.818.000 telespettatori, risultato mai raggiunto da quando esiste la trasmissione. Alessio Vinci ha raccontato in diretta i primi particolari del fermo della cugina di Sarah, Sabrina, accusata di sequestro di persona e concorso in omicidio. E su Retequattro, venerdì in prima serata, “Quarto grado” condotto da Salvo Sottile è stato visto da 4.665.000 telespettatori totali con uno share del 18,33%. Valentina Misseri Niccolò Ammanniti: “Ricorda il paese di Io non ho paura, ma qui lo show nasconde l’origine del male” “Ad Avetrana l’orrore è un reality neanche nei miei libri scene così” DARIO PAPPALARDO SCRITTORE ROMA — «Per capire storie come quella del delitto di Sarah, non bastano i resoconti di psicologi e criminologi, che si limitano ad analizzare la fine della vicenda. Ci vorrebbe un narratore capace di raccontare l’origine di tutto e mettere insieme le soggettive dei singoli protagonisti, forse partendo addirittura da quando la ragazza è nata». Secondo lo scrittore Niccolò Ammaniti, per provare a spiegare quello che è accaduto ad Avetrana, occorrerebbe tornare all’inizio, ricostruendo le dinamiche della realtà grazie ai meccanismi della narrazione. Avetrana ricorda il paese del suo romanzo Io non ho paura ... «È vero, ma nel libro non ho mai raggiunto quell’efferatezza». Che cosa pensa di questa vicenda? «Posso dare solo una risposta da scrittore. La letteratura si mette nei panni delle persone senza giudicare e fornisce per questo un quadro più chiaro delle condizioni in cui l’orrore matura. Penso al lavoro fatto da Truman Capote in A sangue freddo. Oggi, invece, nelle analisi di questi casi non si ripercorrono le tappe della crescita del male. Ci si interroga solo sugli aspetti emotivi. Prevale una realtà bidimensionale in cui viene appiattita la vicenda con i commenti degli esperti che parlano di “gelosie” e “sensi di colpa” nei salotti televisivi. È troppo poco». Da un lato c’è un contesto rurale. Dall’altro gli stessi protagonisti, cresciuti in quel contesto, sono consapevoli dei mezzi della postmodernità: telecamere, social network ... Niccolò Ammaniti ha ambientato in un paesino della Puglia il romanzo del 2001 “Io non ho paura” «L’idea che l’utilizzo dei media ci trasformi tutti in persone consapevoli è pura utopia. In questo caso, i vecchi “valori” di un mondo chiuso si sono incredibilmente conciliati con i mezzi della postmodernità. Si sta su Facebook, ma non ci si esprime veramente: le avance subite in casa vengono nascoste comunque. Si cela il male, ma ci si lascia intervistare tranquillamente davanti alle telecamere». L’efferatezza del delitto passa in secondo piano rispetto alla dimensione della messinscena e del reality. «Periodicamente in Italia si accendono i riflettori di un reality show. A Perugia, a Garlasco, ad Avetrana, si apparecchia la tavola, si chiamano gli esperti. I conoscenti di vittime e assassini che vengono intervistati non sanno se essere più contenti di entrare nel circo mediatico o più dispiaciuti dell’orrore. Quello che manca sempre è la comprensione dei fatti. Bollare tutti come “mostri” non aiuta a capire cosa scatta nella mente di chi uccide». © RIPRODUZIONE RISERVATA padre si sarebbero smentiti a vicenda con la storia delle telefonate sul cellulare di Sarah. Cosa ci sarebbe stato di meglio che, essendo complici, mettersi d’accordo sulla ricostruzione, sugli alibi, sui tempi e i modi della scomparsa?» No, non può essere Sabrina il secondo mostro di Avetrana. Eppure, la villa in fondo a viale Deledda è diventata meta di un pellegrinaggio spregiudicato. «Guarda qui — fa una donna anziana indicando la residenza dei “mostri” a sua figlia e sua nipote, immobile dinanzi all’ingresso — Hanno fatto tanti sacrifici per mettere su la proprietà, cosa resterà di tutto questo, adesso?». Passa una ragazza che fa la foto con il cellulare, passa una famigliola con i visi tirati e gli occhi fissi per un quarto d’ora sul portellone del garage degli orrori, passano indifferenti comitive di ragazzi nella Cogne circondata di ulivi e sgomento. Proprio Sabrina, sembra, lo aveva intuito poche ore prima di essere portata via dagli inquirenti. E alla sorella Valentina che le rassicurava, «verrete a Roma con me, ce ne andremo via di qua per un po’», Sabrina aveva risposto davanti alle amiche: «Andare via di qua? Guarda che al ritorno non ci farebbero trovare neanche la casa». Proprio l’altra sera, in quella villa, Sabrina selezionava con Lyala, con Ivano ed altre compagne il brano musicale da citare sull’immaginetta in preparazione per Sarah. La scelta era caduta sul più amato di Avril Lavigne, “Alice in Wonderland”. Dicono che Sabrina sia trasalita quando ha tradotto i primi versi, sembrava che le parlasse Sarah: «Inciampando, girando vorticosamente sono sottoterra, sono caduta», è l’incipit della canzone che la quindicenne canticchiava mentre andava incontro alla morte. «Così — racconta Lyala — abbiamo preso l’ultima strofa. Dice: “Io me la caverò, non provate a fermarmi, io sopravviverò quando il mondo cadrà in pezzi”». © RIPRODUZIONE RISERVATA REPUBBLICA.IT Video sul sito: la conferenza stampa degli inquirenti dopo il fermo di Sabrina [email protected] INVESTI SU CHI GUARDA LONTANO. INVESTI SU ENEL GREEN POWER DAL 18 AL 29 OTTOBRE. PER CHI ADERISCE E CONSERVA LE AZIONI 12 MESI, UN’AZIONE GRATIS OGNI 20. Scegli Enel Green Power, la società di Enel dedicata allo sviluppo e produzione di energia da fonti rinnovabili. Partecipa con noi alle grandi prospettive di sviluppo di un’azienda solida, attiva in 16 paesi tra Europa, America del Nord e America Latina, con un mix diversificato di impianti che producono energia da tutte le fonti rinnovabili: vento, sole, acqua e calore della terra. Cogli le opportunità di un mercato in forte crescita. Acquista in banca e in Poste Italiane le azioni di Enel Green Power, dal 18 al 29 ottobre. 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C’è chi azzarda un stima di 300 mila, ma per la questura la cifra scende a 80 mila: certo è che - guerra dei numeri a parte i centri sociali, gli «stranieri», i «violenti» di cui aveva parlato il ministro Maroni ieri non si sono fatti sentire. Hanno sfilato invece operai provenienti da tutta Italia (Pomigliano e Termini Imerese in testa, ma anche Marelli e Marcegaglia e i dipendenti dell’ex Eutelia), molti studenti, agricoltori dietro ad un trattore contro «la globalizzazione che uccide il mercato», ferrovieri dietro ad una mini-locomotiva che avanzava fra i petardi rosa, tante bandiere rosse e davvero poche del Pd. C’era l’Italia dei valori e c’erano i Viola. C’erano femministe e bande di paese, immigrati in corteo dietro allo striscione «mai più servi», molti palloncini e molti slogan alcuni per remo». Prima però ci sarà la manifestazione del 27 novembre «poi continueremo», tenendo a mente che «lo sciopero generale non è l’unica arma e va usato con intelligenza, facendo proposte». Ora, ha detto, va chiarito che «ci sono diritti che non sono disponibili», che la Cgil «non lascerà sola la Fiom in questa battaglia: qualche volta abbia- Europa si battono e scioperano tutti e qualcuno da noi non lo fa» ha detto riferendosi a Cisl e Uil. Ancora più diretto Landini : «Ci descrivono come quelli capaci solo di dire no, ma quando si vogliono cancellare i diritti, il contratto e la dignità delle persone diremo sempre di no». E davanti alla piazza piena «forte, democratica e pacifica» ecco la stoccata «ai ministri che dicono castronerie e che possono farlo perché noi garantiamo a tutti di esprimere il proprio pensiero». Per Sacconi parole durissime: «Quando addirittura si arriva ad invocare il morto come un ministro della Repubblica ha fatto, siamo di fronte ad una irresponsabilità totale». © RIPRODUZIONE RISERVATA Le storie LA TUTA BLU L’IMPRENDITRICE L’IMMIGRATO LA DISOCCUPATA IL FERROVIERE LA FAMIGLIA Quattro figli e un lavoro alla Magneti Marelli da 1.400 euro al mese. Nunzio Quarta è in piazza «contro il precariato» Giovanna Capriulo è un’imprenditrice agricola di Taranto. “La difesa del lavoro non ha colore” Mohammed Elhaga, egiziano: “A Brescia siamo in 500: saldatori, colf, muratori, tutti lavoriamo in nero. Io da otto anni” Nunzia Giordano arriva da Napoli “Siamo senza lavoro e ora ci hanno tolto anche il sussidio di 500 euro al mese” Dante De Angelis è macchinista ferroviere “ma quello che succede a Pomigliano riguarda tutto il paese” Antonella Pannucci è in piazza con i due figli e il marito “Chi pensa di escludere i lavoratori fa un grave errore” Il racconto Il leader dei metalmeccanici: “Irresponsabile Sacconi quando ha invocato il morto” niente teneri verso la Cisl e la Uil. Se la giornata uggiosa ispirava ai più tranquilli la rima «con la pioggia e con il vento il corteo non è violento», i versi dedicati a Bonanni e Angeletti andavano dal «venduti» all’«infame maggiordomo» e al «sei un uovo marcio» stampati su cartelloni sotto alle loro immagini. Per il leader della Cisl, in particolare, sono stati stampati finti biglietti da 50 euro con la scritta «Il denaro è un buon servo e un cattivo padrone». Pupazzi per Berlusconi e Bossi e un finto Marchionne con il cartello: «Dittatore dei lavoratori la Fiom ti schifa». Ma in realtà le due parole urlate più forte e più volte, sono state «sciopero generale»: ritmate a pugni chiusi sotto la bandiere dei «Red block» e scritte a caratteri cubitali su uno striscione sventolato sotto il palco. Richiesta subito accordata dal segretario generale della Fiom Landini («è necessario arrivarci») e poi confermata anche da Guglielmo Epifani, che ieri ha tenuto il suo ultimo discorso (il 3 novembre il sindacato «incoronerà» Susanna Camusso). Parlando davanti al mare di caschi rossi della Fiom che lo incalzava il leader della Cgil alla fine ha precisato che sì, «in mancanza di risposte lo fa- mo discusso, ma abbiamo sempre fatto valere l’unità». Prima di tutto però «la politica economica deve cambiare - ha detto il Paese sta rotolando, il governo lo ha umiliato, serve un cambiamento profondo». Palazzo Chigi «ha fatto poco e male, ha diviso i sindacati« ma «la Cgil non è isolata. Semmai è qualcun altro che deve interrogarsi perché in La prova di forza delle tute blu “Noi pacifici ma arrabbiati tra tagli e redditi ridotti a metà” Dagli operai Fiat all’Omsa ai portuali (segue dalla prima pagina) PAOLO GRISERI ELLA giornata l’unico attimo di tensione è il tentativo, presto abortito, di un gruppetto di cinquanta militanti dei giovani comunisti e altre sigle minori di contestare ancora una volta Epifani sotto il palco. Ma l’unico vero neo del pomeriggio sono stati gli insulti pesanti, gli sberleffi e gli slogan contro il segretario della Cisl («Abbiamo un sogno nel cuore, Bonanni sul trattore»). Questo, del resto, passa il convento dell’unità sindacale quando, come denuncia Giovanni Barozzino guidando lo striscione dei licenziati di Melfi, «c’è anche chi gioisce perché la Fiat non ci ha reintegrati sul posto di lavoro». Sotto i platani di viale Aventino come sotto gli ippocastani di via Merulana, i due cortei avanzano senza intoppi, protetti da un folto servizio d’ordine, primo, evidente, frutto, della collaborazione da tra Cgil e Fiom. I rischi maggiori possono venire dal corteo di piazza della Repubblica, che infatti si mette in moto dopo per poter giungere di fronte al palco quando la piazza è già riempita dai metalmeccanici partiti da Ostiense. Una precauzione che si rivelerà per fortuna inutile. Gli N I LEADER GLI STRISCIONI Il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, tra il leader della Fiom Maurizio Landini (alla sua sinistra) e Giorgio Cremaschi In corteo e sul palco gli operai hanno sorretto pannelli con le parole “legalità”, “democrazia”, “diritti”, “lavoro” striscioni portano i nomi della crisi economica italiana: dalla Fiat alla Omsa passando per i portuali di Genova e il distretto metalmeccanico bolognese. Fabbriche in ristrutturazione e aziende che sopravvivono con la cassa integrazione che dimezza i redditi. Più che dalle contrapposizioni tra sindacati è in quella crisi che si alimenta la rabbia dei metalmeccanici che sfilano per le strade di Roma. Christian arriva da Torino: «Non mi spaventa il fatto che i sindacati abbiano punti di vista diversi. Vorrei però avere voce in capitolo in caso di accordi separati. Non mi piace che tutto passi sopra la mia testa». Il nodo della democrazia sindacale è uno dei punti di divisione tra Cgil, Cisl e Uil. Ed è una del- le battaglie comuni di Cgil e Fiom, come quella sulla difesa dei diritti in fabbrica. Dal palco di piazza San Giovanni Landini ed Epifani chiedono «regole certe, una legge C’è anche una proposta per uscire dall’angolo: un unico contratto per i lavoratori auto per stabilire che un accordo è valido quando ha l’assenso della maggioranza dei lavoratori interessati. Non si fanno i referendum solo quando si è sicuri di vincerli». Landini propone «un contratto unico per tutti gli addetti dell’industria» e «lo sciopero generale» a difesa dei contratti nazionali di lavoro. Epifani concede lo sciopero generale «se dopo la manifestazione del 27 novembre non avremo ottenuto risposta», una formula che ricalca l’ordine del giorno dell’ultimo direttivo della Cgil. Poi ricorda agli assaltatori delle sedi Cisl che «una sede sindacale non appartiene ai segretari generali ma ai tanti lavoratori che con sacrificio hanno difeso le lotte di quel sindacato» Sotto il palco, mentre si spengono gli ultimi echi del comizio, si prova a tirare le fila della giornata. La Fiom, anche grazie alla presenza delle altre categorie della Cgil e di nutrite rappresentanze dei partiti del centrosinistra, ha certamente vinto il confronto numerico con Cisl e Uil che avevano manifestato il 9 ottobre in piazza del Popolo. E ha dimostrato di poter mobilitare una vasta parte del centrosinistra, da Di Vinta la sfida numerica con Cisl e Uil. L’ultimo comizio da leader di Epifani Pietro a Vendola, a parti consistenti del Pd fino a Rifondazione. Forse il collante più potente dopo l’antiberlusconismo. Ma come utilizzare questa forza? Problema che dovranno risolvere insieme Maurizio Landini e Susanna la Repubblica @ DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 Le reazioni PER SAPERNE DI PIÙ www.cgil.it www.fiom.it ■7 Bersani: il governo ascolti la voce pacifica di questi lavoratori. Poche bandiere Pd, trionfa Vendola Casini: ma chi ha manifestato è fuori dalla alternativa riformista GIOVANNA CASADIO ROMA — Non c’era al corteo Fiom, ma ci sarà Pier Luigi Bersani a «una prossima manifestazione unitaria». Rilancia il segretario del Pd. Dice che vuole scrollarsi di dosso «le strumentalizzazioni» di chi lo tira a destra e chi a sinistra. Pier Ferdinando Casini ad esempio, critica la presenza del Pd in piazza (sia pure in ordine sparso) come «una grave contraddizione da risolvere». Il leader dell’Udc attacca: «Con il cuore democratico rispetto quella piazza non violenta. Ma con la testa dico chiaramente che chi è in quella piazza è fuori da un disegno riformista alternativo a Berlusconi. Il Pd non ha ancora risposto a questa contraddizione e deve farlo presto». Bersani non ci sta. Anche se evita polemiche dirette. Si limita a una nota in cui dichiara: «L’unità IL CORTEO La protesta delle tute blu ha attraversato ieri il centro di Roma senza alcun incidente GLI INSULTI Cartelloni di insulti contro il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, definito “Infame maggiordomo” Camusso, destinata nelle prossime settimane a succedere a Epifani. Ognuno per la sua parte, naturalmente. Landini e il gruppo dirigente della Fiom provando a uscire dall’angolo nella trattativa con Fiat e Federmeccanica. Un primo tentativo lo compie il nuovo responsabile auto della Fiom: «Non sarebbe uno scandalo - dice Giorgio Airaudo - pensare a un unico contratto per tutti i lavoratori dell’auto. Se Confindustria è disposta ad accettare che non sia sostitutivo del contratto nazionale ma di quelli aziendali, possiamo parlarne». A Camusso toccherà invece raccogliere l’eredità di Epifani che ieri sera le ha consegnato una piazza unita nonostante le stori- che distanze tra i gruppi dirigenti dei metalmeccanici e della confederazione: «In questi anni abbiamo avuto momenti di scontro e di dialettica - ha detto un commosso segretario della Cgil alla piazza dei metalmeccanici - ma questo dimostra che il pluralismo è la vera forza della nostra organizzazione. È per me un grande onore chiudere il mio mandato in questa piazza. Abbiamo bisogno di tenere unita la Cgil». © RIPRODUZIONE RISERVATA REPUBBLICA.IT Video e foto dalla manifestazione della Fiom a Roma del mondo del lavoro è un’energia indispensabile per costruire un’alternativa di governo che davvero metta al centro delle politiche economiche l’occupazione che è l’assoluta priorità del paese. Bisogna ascoltare la voce pacifica dei lavoratori - aggiunge - Chi è al Boccia, democratico vicino a Letta: tanti intellettuali milionari in corteo governo non accenda fuochi, lavori per unire non per dividere». Bindi replica a Casini: «Costruire alternativa a Berlusconi senza questa piazza è illusorio». E se nel corteo di ieri le bandiere dei Democratici si contano sulle dita del- le mani (il partito non ha aderito formalmente ), chi le sventola si sfoga: «Però qui c’è soprattutto popolo Pd». Il segretario ha mandato il suo “pupillo”, Stefano Fassina («Sacconi talebano contro i diritti dei lavoratori»): ma chi lo conosce. «Mancano i big e il Pd dovrebbe avere più coraggio», incalza Vincenzo Vita. E Ignazio Marino, altro democratico presente rincara: «Mi chiedo perché il Pd non è in piazza». Fin troppo ce n’è di Pd per Francesco Boccia, democratico vicino a Enrico Letta. Boccia alza il tono della polemica: «Sono nauseato dalle finzioni, il corteo è pieno di intellettuali milionari, ex deputati con vitalizio e politici che, dopo la passerella davanti alle tv, tornano a casa in auto blu. Una manifestazione va ascoltata non utilizzata». Sollevazione tra i democratici al corteo. Sergio Cofferati gli dà l’altolà: «Non è accettabile, Boccia non insulti chi manifesta». Meta contrattacca: «Fa il guardiano di una linea politica che non è del Pd». «Una caduta di stile» per Matteo Orfini. La piazza è per Nichi Vendola che si fa un pezzo del corteo con i lavoratori di Pomigliano, un altro con quelli dell’Eutelia, abbraccia anche Paolo Ferrero, il leader del Prc da cui si è staccato per fondare “Sel”. Gli gridano “Vai Nichi”, “Sei il migliore”. E lui: «Qui, oggi, si è aperto il cantiere dell’antiberlusconismo; il lavoro sia tema centrale della politica». C’è l’Idv e Di Pietro che afferma: «Con i lavoratori “senza se e senza ma”. Delinquente è chi non ascolta la piazza»; e al Pd: «Non ci vogliono capitan Tentenna». Casini: «Di Pietro e Grillo populisti, stimo Vendola». Per Diliberto (Pdci): bene lo sciopero generale. © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 @ ECONOMIA E POLITICA PER SAPERNE DI PIÙ www.confindustria.it www.lavoro.gov.it ■9 “Non mi piego, è in ballo la libertà” Marcegaglia sui dossieraggi. “Il conflitto sociale è un forte rischio per il Paese” DAL NOSTRO INVIATO PRATO — «É in ballo la libertà stessa», dice Emma Marcegaglia a metà del suo intervento davanti ai piccoli imprenditori di Confindustria riuniti a Prato per il loro tradizionale forum annuale. Mezz’ora o poco più dura il suo discorso: il più difficile da quando, due anni, fa è stata eletta, prima donna nella storia, alla guida degli industriali. Trattiene con fatica la commozione quando i colleghi imprenditori l’accolgono con una lunga standing ovation. Ma poi parla senza reticenze. All’attacco di un «teatrino mediatico» che le fa letteralmente «schifo»; dei «veleni» che portano ad «accuse infamanti». E anche di un contesto nel quale ritorna minaccioso l’uso della violenza verso cui non è ammissibile alcun «giustificazionismo». Poi, avverte: «Non mi piegheranno, perché non sono ricattabile». Certo non sembrava di essere a un convegno confindustriale ieri a Prato tra le classiche grisaglie e qualche tailleur blu. Il Pil, la crescita, la competitività, la globalizzazione, le riforme, le tasse: tutti relegati a fare da comparse. Perché quella di ieri era la prima uscita pubblica di Emma Marcegaglia dopo il nuovo capitolo relativo alle registrazioni delle telefonate tra il suo ormai ex portavoce e un giornalista di Panorama (successive a quelle tra lo stesso portavoce e il vicedirettore de il Giornale), con allusioni improprie, tra l’altro, al rapporto tra Confindustria e il governo. Il tema centrale, ieri, era questo. Che ha compattato gli industriali ma li ha anche resi più vulnerabili di fronte alle minacce di dossieraggi. Clima di veleni, appunto. «Una cortina fumogena che tenta con la sua nebbia di investire Confindustria» e che si sta appropriando della vita pubblica trasformandola così in «una maionese impazzita», parole della Marcegaglia che rivendica per gli industriali «totale autonomia e indipendenza». Faceva impressione ascoltare la numero uno degli industriali italiani: «Qui è in ballo la libertà stessa. Rischiamo che si comprometta la libera formazione delle convinzioni di ciascuno, del mecca- nismo essenziale alla base della democrazia. Se non possiamo più discutere, non possiamo più dissentire in modo democratico, questo rischia di essere un passaggio molto problematico per il nostro paese». E’ come se ci fosse una tenaglia che sta per chiudersi sull’Italia: da una parte una politica di veleni, dall’altro il ritorno della violenza. «Bisogna moderare i toni o si rischia una spirale di violenza, diffondere un clima di conflitto sociale sarebbe molto grave». A osservare, interessati e cinici, i mercati. «Entrare nel loro mirino significherà compromettere tutti gli sforzi che abbiamo fatto», sostiene Marcegaglia. Sì, ci sono anche i numeri nell’appassionato discorso della presidente confindustriale. Ci sono i numeri della Germania Le frasi di Emma Pericolo reale Se non possiamo più dissentire, questo rischia di essere un passaggio molto problematico per tutti noi Rinaldo Arpisella Arpisella lascia viale Astronomia e torna in azienda Cortina fumogena Una cortina fumogena tenta di investirci. In questo contesto di odi e veleni, rischiamo di entrare nel mirino dei mercati ROMA — Rinaldo Arpisella non sarà più il portavoce di Emma Marcegaglia in Confindustria. «La decisione è stata presa di comune accordo con me — ha detto la Marcegaglia —. Arpisella tornerà a occuparsi a tempo pieno dell’azienda, che è in espansione». Questa decisione segue le polemiche degli ultimi giorni. Arpisella era stato protagonista prima nelle intercettazioni che hanno portato all’inchiesta per un presunto dossier costruito dal Giornale contro la Marcegaglia e poi nella telefonata a un giornalista di Panorama su un servizio relativo al gruppo Marcegaglia. Sacconi: “A Roma una minoranza radicale inadatta a governare” MARCEGAGLIA E SACCONI Il ministro: la dirigenza del Pd dipende dalla piazza PRATO — Ministro Sacconi, il segretario della Fiom Landini l'ha accusata dal palco di San Giovanni di “aver evocato il morto”. Lei alcuni giorni fa invitò proprio la sinistra radicale a non aspettare il morto prima di condannare con assoluta fermezza gli atti di violenza nei confronti delle sedi della Cisl. Cosa risponde a Landini? «Che la sua è un'indegna deformazione di quanto ho detto. Ho solo segnalato una deriva sempre possibile in un Paese che ha conosciuto, unico nel mondo industrializzato, quarant'anni di violenza politica. La mia era una considerazione fatta in relazione agli assalti contro le sedi della Cisl, non c'entrava nulla con la manifestazione della Fiom. Dunque ribadisco che qualora sottovalutassimo le offese alle persone e alle cose ci potrebbe essere una involuzione ancora più grave». Pensa che siamo prossimi a una nuova ondata di violenza politica? «Sono gli atti di violenza politica, di intolleranza politica che possono incoraggiare derive peggiori». Maroni aveva lanciato un al- © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso L’intervista DAL NOSTRO INVIATO ROBERTO MANIA (+3,5 per cento la crescita, 3 per cento il deficit nel 2011) oppure quelli della Polonia (Pil a + 3,4 nel 2010) che mettono solo invidia di fronte alla nostra staticità. Chiede tagli la Confindustria. Tagli alla spesa corrente, tagli agli acquisti della pubblica amministrazione che valgono 120 miliardi di euro. (r.ma.) Il leader di Confindustria e il ministro del Welfare Landini L’unità sindacale Il Testo sui lavori Landini ha fatto una indegna deformazione delle mie parole: parlavo di rischio morto per gli assalti alla Cisl non per il corteo Fiom Come può Epifani auspicare l’unità sindacale partendo dal presupposto che Bonanni e Angeletti sono servi del governo? Cercherò di stabilire un Testo unico sui lavori col massimo consenso Ricordo che nel 1970 lo Statuto dei lavoratori fu varato senza Pci e Cgil larme sul rischio infiltrazioni nella manifestazione della Fiom. E’ stato un allarme esagerato visto che non ci sono stati incidenti? «Devo ritenere che il ministro Maroni avesse gli argomenti per paventare tensioni da parte di ambienti dell'estremismo che avevano dichiarato di voler partecipare. Ho sempre pensato che sarebbe stata importante una leale collaborazione tra lo Stato e gli organizzatori. Ritengo che questa collaborazione ci sia stata». Il governo terrà conto delle richieste arrivate dai metalmeccanici? «E’ stata una piazza politica più che sindacale. Una piazza nient'affatto interessata a fare accordi visto che ha considerato la Cisl e la Uil alla stregua di avversari, quasi più del governo. Che avrebbe, a sua volta, la colpa di assecondarle se non addirittura di orientarle. E' evidente che questa specifica accusa al governo è un'ulteriore offesa a Cisl e Uil e alla loro capacità di soggettività sindacale. Mi chiedo come possa Guglielmo Epifani, in particolare, rinunciare a interrogarsi sulle sue responsabilità in relazione alla rottura con Cisl e Uil, quanto meno in termini di concorso di colpa, ri- REPUBBLICA.IT Video. Emma Marcegaglia: “Non mi piego ai veleni, Confindustria autonoma” solvendo tutto con l'idea di un governo così potente da dividere il sindacato». Insomma il governo ignorerà la piazza? «Ripeto: è stata una manifestazione che non ha indicato un percorso sindacale per il superamento delle divergenze sindacali. Al contrario ne ha esaltato le differenze. Ma come si possono incoraggiare gli accordi partendo dal presupposto che Bonanni e Angeletti siano “servi dei padroni e del governo”? Ammetterà che neanche la manifestazione di una settimana fa di Cisl e Uil fosse all'insegna dell'unità sindacale. «Quella è stata una manifestazione molto serena e positiva senza alcuna criminalizzazione della Cgil. A San Giovanni, invece, si è vi- sta un'opposizione politica e sociale radicale che in Italia è più numerosa di quanto sia in altri paesi industrializzati. La spiegazione sta nel fatto che da noi c'è stato il più grande Partito comunista d'occidente». Secondo lei, nell'anno 2010, c'erano in piazza gli eredi del Partito comunista? «C'era un pezzo di quella storia che, tuttavia, ha la forza di condizionare fortemente il gruppo dirigente del Pd. Potremmo dire che la piazza era certamente indipendente dal Pd; ma il gruppo dirigente del Pd non è altrettanto indipendente da quella piazza. D'altra parte l'attuale leadership del Partito democratico rifiuta l'idea, che pure Veltroni aveva assunto, di poter avere un avversario a sinistra. In sintesi: quella piazza e chi si fa condizionare da essa è inadatto a governare la complessa transizione di una società di tradizionale industrializzazione come la nostra. Da qui una conseguenza: la manifestazione dimostra l'importanza dell'unità di tutti i moderati e di tutti i riformisti». Sta suggerendo una scissione nel Pd? «Sono assolutamente certo che coloro che si sentono alternativi a quella piazza debbano ritrovarsi. Vedo un Pd incapace di sottrarsi ai radicalismi: da quello etico, a quello sociale, a quello giustizialista». Scriverà lo Statuto dei lavori senza l'accordo con la Cgil? «Cercherò di costruire un Testo unico sui lavori con la massima condivisione. Dopodiché ricordo che nel 1970 lo Statuto dei lavoratori fu approvato senza il Pci e senza la Cgil». Lei si considera un ministro neutrale? «Sono un ministro che ha le proprie convinzioni ma che negozia in modo aperto alla ricerca del massimo consenso possibile. In questi due anni abbiamo compiuto ogni atto con il consenso di tutte le organizzazioni sociali tranne la Cgil». © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 IL GOVERNO ALLA PROVA POLITICA INTERNA ■ 10 Fini attacca: la legge è uguale per tutti Calderoli lancia il “patto del trampolino” Bondi contro Frattini: democratizzeremo il nostro partito ALBERTO D’ARGENIO ROMA — Dopo il predellino ecco «il patto del trampolino», indispensabile per lanciare il governo verso la fine della legislatura: «Devono incontrarsi Berlusconi, Bossi e Fini» per risolvere i problemi della maggioranza, altrimenti meglio «staccare la spina» e «andare alle elezioni». La proposta è firmata dal ministro leghista Roberto Calderoli, che cala il Carroccio nelle vesti di mediatore e torna a dire che il predellino «è stato un errore». Per poi agitare lo spettro leghista sulle elezioni anticipate: «O si va al voto o si fa un accordo che vada oltre i cinque punti» perché i problemi tra i due “contendenti”, Fini e Berlusconi, sono «personali e non politici». Certo è che il presidente della Camera torna a punzecchiare il premier su giustizia e legalità («è un momento per essere liberi»). A Locri, il giorno dopo la deflagrazione dell’inchiesta romana su Mediaset, sottolinea che il massimo impegno di chi è in politica «deve essere quello di dimostrare con i fatti che la legge è uguale per tutti e che chi sbaglia paga». Quindi boccia il voto di scambio e guardando alla riforma della giustizia sottolinea l’importanza di «recepire le istanze della magistratura e delle forze di polizia», perché «non bisogna far mancare» mezzi e risorse «a chi è in prima linea». Il Pdl, dal canto suo, non commenta la proposta leghista del trampolino, vissuta come estemporanea. Parla solo il capogruppo al Senato Gasparri e dice di non sapere «se ci siano le condizioni» per organizzare un summit tra i tre leader. Dai vertici del partito trapela però che al momento non è previsto alcun incontro e che i contatti con i finiani proseguiranno in Parlamento a livello di capigruppo. Intanto le acque tra le correnti sbocciate nel partito di Berlusconi restano agitate. Parlando al Quotidiano Nazionale il ministro degli Esteri Frattini entra nel dibattito sulla riorganizzazione interna e chiede «un coordinatore unico» al posto dell’at- Le reazioni Legge elettorale Casini: “Basta col premio di maggioranza” ROMA — Il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, contro il premio di maggioranza che «crea il paradosso che chi ha il 35% può avere il 55% dei seggi» alla Camera. «Una cosa abnorme che non stabilizza la politica», se ci fosse un referendum «io certamente voterò a favore della sua abolizione». Quindi sulla riforma elettorale: deve essere discussa in Parlamento, se poi si vuole aspettare un nuovo governo per farla, aspettiamolo». tuale trio formato da Bondi, Verdini e La Russa. A Frattini risponde, senza citarlo, lo stesso Bondi chiedendo di evitare «espressioni che non hanno fondamento politico e sono spiegabili solo da stati d’animo personali». Quindi il ministro dei Beni culturali annuncia che mercoledì l’ufficio di presidenza del Pdl esaminerà una proposta scritta dai coordinatori su impulso di Berlusconi «per democratizzare la vita interna del partito e proseguire l’opera di radicamento sul territorio, attraverso il coinvolgimento dei mili- tanti e degli amministratori locali». Chiosa il capogruppo Cicchitto, per il quale la leadership di Berlusconi «continuerà ad esserci». Adesso, aggiunge, il problema è quello di rimettere in moto il partito, superare «la concorrenza di Fli» ed espanderci «verso il centro». I finiani stanno a guardare la tempesta interna al Pdl, ma con gli ex colleghi di partito condividono la freddezza di fronte alla proposta di Calderoli, puntando sul confronto alle Camere. Mentre i falchi (Bocchino) pronunciano un secco no all’ipotesi di riconciliazione, le colombe sono più caute. Silvano Moffa parla «iniziativa che può aiutare», Mario Baldassarri si spinge a dire che «è un’ottima idea». © RIPRODUZIONE RISERVATA GASPARRI MOFFA FRATTINI BONDI Il Pdl freddo sulla proposta leghista. Maurizio Gasparri dice di non sapere se ci siano le condizioni per un vertice tra Bossi, Fini e Berlusconi Per la ‘colomba’ fli Silvano Moffa la proposta leghista “può aiutare”, ma i falchi Fli chiudono la porta a ogni incontro tra leader Acque agitate dentro al Pdl. Il ministro degli Esteri Franco Frattini propone di passare dai tre coordinatori al responsabile unico a livello nazionale Contro la proposta di Frattini si schiera uno degli attuali coordinatori, Sandro Bondi: “Idea dettata da stati d’animo personali” Italo Bocchino: la proposta della Lega è un passo avanti, ma Berlusconi deve delle scuse a Fini L’intervista “Difficile un summit tra Gianfranco e il premier” «Berlusconi ha investito personalmente sul tentativo di eliminare politicamente il presidente della Camera. Gli è andata buca. E visto che Fini non solo è sopravvissuto ma è diventato determinante per la vita del governo e della legislatura, ecco all’improvviso le aperture della Lega. Però è il presidente del Consiglio che deve risolvere la questione». Calderoli media ma non “garantisce” per il premier? «La sua proposta è comunque un passo avanti: il riconoscimento di una maggioranza a tre. Sia pure tardivo. Fini aveva lanciato l’idea di un patto di legislatura già a Mirabello. E io stesso ho sollecitato un vertice di maggio- UMBERTO ROSSO ROMA — «La proposta di Calderoli è anche ragionevole, però non so se il vertice a tre lo mettiamo facilmente in piedi». Perché, onorevole Bocchino? «Perché non c’è soltanto l’aspetto politico. Ma anche il lato umano, personale. E l’animo di Fini porta i segni di una campagna di aggressione rozza, volgare sferrata da Berlusconi. Che lo ha colpito negli affetti familiari, in modo doloroso. Serve qualcos’altro». Che cosa? «Credo che Berlusconi debba delle scuse a Fini». La ferita rimane aperta. CAPOGRUPPO Italo Bocchino, capogruppo di Fli alla Camera munch ranza, sbertucciato dai nostri alleati: è roba da Prima Repubblica, m’hanno liquidato». Adesso, davanti alle profferte, Fli si “vendica”? «Nient’affatto. Mica esiste solo l’incontro a tre, il BerlusconiFini-Bossi. Vediamoci fra capigruppo parlamentari. Facciamo incontrare i coordinatori di partito. C’è tanto da discutere. A cominciare dalle elezioni amministrative, una tornata importantissima. Certo, come ha già detto Fini: se nessuno ci convoca, mani libere nelle alleanze per il voto». Ma alle avances della Lega ci credete o no? «La Lega ha sempre rappre- sentato un soggetto “terzo” rispetto allo scontro fra noi e Berlusconi, poco propensa a seguirlo nella prova muscolare. Giro per l’Italia, e sfido chiunque a dimostrare il contrario: sul territorio oggi il Pdl è un partito allo sbando. Il patto federativo è saltato, e non è stato sostituito da nient’altro». La Lega si inserisce nel vuoto, acchiappa i voti e traina? «Berlusconi e Bossi hanno firmato, dal primo giorno, un patto non scritto, implicito. Funziona così. Il Senatur riconosce in eterno la leadership del Cavaliere e sostiene qualunque sua legge in materia di giustizia. In cambio, riceve il ministro dell’Economia e tutte le risorse per il federalismo. Ovvero: dentro quell’accordo stanno esattamente le ragioni per cui Fini ha rotto». Si convoca un vertice e poi magari vi spaccate sulla giustizia... «Noi aspettiamo ancora di conoscere le proposte in merito. Per ora leggiamo tutto sui giornali». E gli incontri di Ghedini con la vostra Bongiorno? «Riunioni tecniche. Io parlo di un ddl con la firma del ministro Alfano. Aspettiamo, per valutare. Con un punto fermo: niente interventi punitivi nei confronti della magistratura». © RIPRODUZIONE RISERVATA Informazioni e prenotazioni 0422 429999 [email protected] www.lineadombra.it e lo spirito del Nord SC A ND IN AV I A NEL SECOND O OT TOC ENTO Villa Manin, Passariano di Codroipo (Udine) 25 settembre 2010 - 6 marzo 2011 la Repubblica @ DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 Il caso ■ 11 Solidarietà bipartisan al titolare della Giustizia, tace l’Idv Mafia, minacce di morte al ministro Alfano I LEADER Gianfranco Fini, Silvio Berlusconi e Umberto Bossi. La lega propone un vertice a tre ALBERTO CUSTODERO ROMA — Due lettere con minacce di morte al ministro della Giustizia, Angelino Alfano, sono state recapitate nei giorni scorsi in Via Arenula. Le due missive minatorie, arrivate a distanza di pochi giorni, contengono riferimenti all’inasprimento del regime carcerario 41 bis nei confronti dei mafiosi. Una delle due contiene il discorso del Guardasigilli pronunciato a settembre al convegno pdl di Cortina, quando affermò che «i boss stanno al carcere duro e quegli ergastoli noi non li intiepidiremo mai e moriranno là, poveri, perché abbiamo anche sequestrato loro i beni». La procura ha aperto un’inchiesta mentre al Guardasigilli è giunta la solidarietà bipartisan del mondo politico. La reazione del ministero è stata affidata al sottosegretario alla Giustizia, Maria Elisabetta Alberti Casellati. «Le minacce di morte — ha detto — non fermeranno l’azione del governo contro la mafia e la criminalità organizzata». Sulla stessa linea il ministro dell’Interno Roberto Maroni che, ieri, ha telefonato al suo collega per esprimergli «sentimenti di amicizia». «Questo vile episodio di intimidazione — ha detto il titola- Il retroscena PER SAPERNE DI PIÙ www.popolodella liberta.it www.generazioneitalia.it re del Viminale — è una reazione della criminalità alla pressione, senza precedenti, che lo Stato sta esercitando nei suoi confronti. Non solo non ci lasceremo intimidire, ma saremo più determinati di prima nella lotta contro tutte le mafie». Dall’opposizione (tace l’Idv), Andrea Orlando, responsabile Giustizia pd, ha definito le minacce «un episodio odioso da respingere» e Roberto Rao, dell’Udc, ha ricordato «l’importanza di essere uniti nella lotta alla mafia». Solidarietà anche dal presidente del Senato («Le intimidazioni — ha detto Schifani — confermano il coraggio di Alfano»), e dalla vicepresidente Rosi Mauro, della Lega. «Da ministro e da siciliana» Stefania Prestigiacomo ha ricordato che «la tolleranza zero verso la mafia è una scelta di fondo, irrinunciabile e non trattabile di questo Governo». La vicinanza del Pdl, il partito del Guardasigilli, è arrivata dal coordinatore Sandro Bondi, quella della presidenza del Consiglio dal portavoce Paolo Bonaiuti, per il Csm ha parlato il vicepresidente Michele Vietti mentre dall’Anm hanno espresso la loro solidarietà il presidente Luca Palamara e il segretario Giuseppe Cascini. MINISTRO Il ministro Angelino Alfano © RIPRODUZIONE RISERVATA Pdl, piano di Berlusconi per evitare il collasso “Capi locali eletti, riparta il tesseramento” Poi avverte Tremonti: “Qui solo uno è insostituibile e non è lui” (segue dalla prima pagina) FRANCESCO BEI LIBERAMENTE PER descrivere la «malattia» che ha infettato il Pdl usa la metafora del Signore degli Anelli: «Berlusconi è come Theoden, il re buono finito sotto l’incantesimo del malvagio Vermilinguo. Speriamo che spunti un Gandalf, un mago che lo liberi». Per placare la rivolta che sale dal basso, ammesso che non sia troppo tardi, Berlusconi ha tirato due leve. Prima ha blindato i tre coordinatori nazionali, lasciando cadere l’ipotesi di sostituirli. Quindi ha accettato, dopo mille ti- E È la corrente dei quarantenni forzisti capeggiata da Maristella Gelmini, Stefania Prestigiacomo, Franco Frattini e Mara Carfagna La proposta al vertice di mercoledì, ma il premier blinda i tre coordinatori CIRCOLI DELLA LIBERTÀ tubanze, una regola dalle conseguenze imprevedibili: per la prima volta i capi regionali del Pdl non saranno più scelti a palazzo Grazioli ma eletti dalla base. E così anche i coordinatori comunali e provinciali, in un esperimento inedito di democrazia “normale”, imposto dall’Opa lanciata da Fini con Futuro e Libertà. Il paradosso, semmai, è che a scrivere il progetto, che sarà approvato mercoledì dall’ufficio di presidenza, siano proprio quei tre coordinatori nazionali contro cui si appuntano tutte le critiche dei delusi dal partito. Ma è questa l’essenza del metodo Berlusconi: non schierarsi mai con una parte sola, tenere tutti sulla corda. A far saltare tutti gli equilibri interni del Pdl è stata la scissione di futuro e libertà. Gli ex Forza Italia si sono sentiti ancora più ostaggio di Ignazio La Russa, coordinatore e ministro, e degli altri “quadrumviri” ex An: Alemanno, Gasparri e proprio con Berlusconi. In Puglia la rivalità tra Raffaele Fitto e Gaetano Quagliariello è ormai leggendaria. Basti pensare che a luglio, quando Quagliariello presentò il suo libro al Teatro Petruzzelli di Bari insieme a Nichi Vendola, su 1700 posti a sedere nemmeno uno era occupato da un amico di Fitto. Per non parlare della Campania, dove il partito è ancora sotto shock per la vicenda del dossieraggio contro Caldoro. E tra i seguaci di Cosentino e gli altri ras si combatte con il coltello tra i denti in vista della candidatura a sindaco di Napoli. Per la prima volta anche i giovani sono in rivolta. Li guida France- Le correnti È la componente che si rifà ai circoli azzurri sparsi sul territorio guidati da Mario Valducci e Giorgio Stracquadanio TEAM DELLA LIBERTÀ I movimentisti, non una vera corrente ma le truppe scelte del premier. Li stanno organizzando Verdini, Brambilla, Santanchè e Mantovani EX ALLEANZA NAZIONALE Dopo l’uscita di Fini sono guidati dai quadrumviri Alemanno, La Russa, Gasparri e Matteoli. Ognuno di loro ha una fondazione di riferimento Matteoli. Per questo, per lanciare un’offensiva contro gli ex An, è nata la corrente di “Liberamente”, espressione dei ministri Frattini, Gelmini, Carfagna e Prestigiacomo. Non a caso, alla vigilia dell’ufficio di presidenza di mercoledì, proprio Frattini è venuto allo scoperto chiedendo ieri che i tre coordinatori — Bondi, La Russa e Verdini — siano sostituiti da un «coordinatore unico». Una parola in codice, che per gli ex forzisti significa semplicemente: Berlusconi li cacci via. La Russa è furibondo, tanto da essere arrivato a minacciare di formare gruppi autonomi alla Camera e al Senato. Denis Verdini, da toscanaccio, non riesce a tenere a freno la lingua: «Questi signorini che sanno molte lingue forse non si rendono conto che ora c’è Fli che ha scatenato dappertutto un’offensiva contro di noi e loro cosa fanno? Portano la guerra in casa nostra!». Il coordinatore nazionale, che nel week end ha presentato il progetto di democratizzazione del Pdl direttamente al Cavaliere, si sfoga contro Liberamente e difende gli ex An: «A forza di dire che sono fascisti e prepotenti, questi “tipini” mettono a rischio il Pdl. Si dovrebbero ricordare che il Pdl è un successo straordinario: avevamo 4 province e ne governiamo 60 su 100, governiamo nella metà dei comuni capoluogo e nella maggioranza delle regioni». Il piano per la “rivoluzione dal basso” è messo nero su bianco e si intitola «regolamento per l’indicazione del coordinamento regionale». Prevede che in ogni regione si formi un’assemblea di “eletti” composta dai parlamentari, consiglieri regionali, sindaci. Se questa platea riuscisse a mettersi d’accordo su un nome e lo votasse con un quorum del 70 per cento, Berlusconi sarebbe “costretto” a nominare Tizio coordinatore regionale. Un modo per superare la logica delle quote e costringere i vari ras locali a mettersi d’accordo. Partirà inoltre anche una campagna di tesseramento — attualmente ci sono solo 150 mila iscritti ed è stata necessaria una circolare per costringere i parlamentari a tesserarsi — in vista dei congressi locali che si terranno nella primavera del 2011. Questa è la road map immaginata da Berlusconi insieme ai tre coordinatori. Ma non è detto che sia sufficiente a frenare la crisi in atto. Tanto che Pier Ferdinando Casini ha messo in preallarme i suoi: «La situazione è più grave di quanto si pensi, alcuni amici ex Dc sono pronti a votare un altro governo». Su e giù per l’Italia il Pdl in molti casi è allo sbando. Al Nord c’è la pressione della Lega, ma è al Centro-Sud che si sta liquefacendo. «Berlusconi — si lamenta Roberto Tortoli — ha ancora in mente il comitato elettorale, ma così sul territorio c’è il tana libera tutti. Bisogna fare subito un partito vero. Non è possibile che se uno come me, che ho fondato Forza Italia, chiede l’elenco degli iscritti della sua regione, mi si risponda: “a che ti serve?”». L’offensiva di Fli gioca una parte importante, fungendo da calamita per tutti i delusi. Proprio in Toscana ha aderito due giorni fa ai finiani l’ex vicepresidente del consiglio regionale, Angelo Pollina. Un’uscita che segue quelle dell’ex capogruppo Pdl al comune di Firenze, Bianca Maria Giocoli, anche lei ex Forza Italia. Quando non sono i finiani, è la guerra tra potentati locali a squassare il Pdl. In Sicilia Micciché ha fondato “Forza del Sud”, per trattare in L’offensiva di Fli sul territorio aggrava le guerre intestine Scontro tra gli ex An e “Liberamente” sco Pasquali, attaccato pesantemente da Fabrizio Cicchitto. Pasquali non le manda a dire: «Anche da noi ci vorrebbe un Renzi per rottamare certi baroni. I ragazzi in giro per l’Italia hanno ormai superato i trent’anni e nessuno li ha mai candidati a niente. Devono stare attenti, c’è una generazione del Pdl che è satura e io non so per quanto riuscirò a tenerli buoni». Ma, per quanto grave, non è la situazione del Pdl la più difficile che Berlusconi si trova ad affrontare. Il premier, racconta chi gli ha parlato in queste ore, è molto «seccato» e «preoccupato» per le mosse di Giulio Tremonti. Giovedì scorso ha placato l’ira dei ministri contro Tremonti, dicendo a tutti: «Lasciate fare a me». E stavolta è deciso a farlo sul serio: «Tremonti deve capire che il premier sono io. Qua dentro c’è solo una persona insostituibile. E quella persona non è lui». © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 @ POLITICA INTERNA E GIUSTIZIA ■ 12 PER SAPERNE DI PIÙ www.repubblica.it www.protezionecivile.it Consulenze per i “Grandi eventi” gli indagati restituiscono i soldi Azzopardi e Stefano Toro riconsegnano 100 mila euro PEDINATI FRANCESCO VIVIANO ROMA — Il primo a restituire il maltolto, 70 mila euro, è l’avvocato Edgardo Azzopardi, amico di famiglia dell’ex procuratore di Roma, Achille Toro e del figlio Stefano, tutti indagati nell’ambito delle inchieste dei Grandi Eventi insieme ai componenti della “cricca” che faceva capo ad Angelo Balducci e Diego Anemone. Azzopardi - che era l’“anello di collegamento” tra il procuratore aggiunto Achille Toro e Balducci, Anemone e Mauro della Giovanpaola, ai quali passava informazioni sullo stato delle inchieste romane - è stato costretto a restituire all’Unità Tecnica di Missione che gestisce per conto della Protezione Civile e della presidenza del Consiglio dei ministri i “Grandi Eventi”, 70 mila euro. Gli erano stati anticipati quando fu beneficiato, da Balducci e Della Giovanpaola, con una consulenza per l’appalto milionario relativo al Nuovo Auditorium Parco della Musica e della Cultura di Firenze. Un’altra consulenza, per l’importo di 100 mila euro per la realizzazione del Nuovo Palazzo del Cinema del Lido di Venezia, gli è stato bloccato dal nuo- Angelo Balducci (a sinistra) e Diego Anemone in una foto dei carabinieri del Ros che li hanno pedinati a lungo LA RESCISSIONE La raccomandata di rescissione della consulenza di Azzopardi per l’Auditorium di Firenze LA RICEVUTA La ricevuta di 70mila euro della consulenza “restituita” dall’avvocato Azzopardi vo dirigente dell’Unità Tecnica di Missione Giancarlo Bravi che ha preso il posto di Della Giovanpaola dopo il suo arresto. Non solo, ma facendo bene i conti Bravi ha scoperto che Azzopardi aveva incassato 10 mila euro in più maggiorando l’importo dell’Iva che faceva salire a 70 mila euro il compenso totale. Ma Azzopardi non è il solo “consulente” amico della “Cricca” che dovrà riconsegnare pagamenti per consulenze svolte soltanto sulla carta. In coda per la restituzione delle somme incassate c’è anche il figlio del Procuratore aggiunto Achille Toro, Stefano, al quale nei giorni scorsi Giancarlo Bravi ha inviato una lettera con la quale lo sollecita a restituire 25 mila euro, sempre per una con- Nel mirino anche un incarico da 50 mila euro affidato alla moglie di Bertolaso sulenza nell’ambito dei lavori per le celebrazioni del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia. Sempre con la stessa lettera, Bravi avvisa Stefano Toro che “con effetto immediato” è stato risolto l’incarico professionale che gli era stato affidato a suo tempo dagli amici del papà magistrato. Ma i 25 mila euro gli erano stati già liquidati ed il coordinatore dell’Unità Tecnica di Missione ricorda a Stefano Toro che potrebbe trattarsi «di somma non maturata e quindi non spettante ovvero non giustificata nella quantità corrisposta e pertanto acquisita senza legittimo titolo con indebito arricchimento». Ma la lista dei “consulenti” che hanno incassato indebitamente soldi dello Stato si allarga a macchia d’olio. I magistrati della Corte dei Conti di Roma ed il dirigente dell’Unità Tecnica da qualche mese stanno spulciando gli atti dell’inchiesta di Firenze ed hanno scoperto che molti conti non tornano affatto. Sarà esaminata, tra le altre, anche la consulenza per 50 mila euro affidata alla moglie del Capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso che ricevette, come architetto, quel com- penso per rifare i giardini del “Salaria Sport Village”. Il nuovo coordinatore dei “Grandi Eventi” Giancarlo Bravi ha iniziato a mettere mano agli sprechi della precedente gestione, quella di Angelo Balducci. Soldi e consulenze distribuite sempre con la “procedura d’urgenza” che consentiva il salto di controlli amministrativi e burocratici. E adesso dopo lo scandalo, le inchieste e gli arresti i “consulenti” che avrebbero beneficiato dei favori di Angelo Balducci e gli altri, hanno paura di finire nelle maglie della Corte dei Conti ma anche della Procura della Repubblica, e cominciano a restituire quello che avevano incassato ingiustamente. © RIPRODUZIONE RISERVATA Amore a prima vista. Lasciati affascinare dalla nuova Hyundai Fiorucci i10, dall’originalità del suo tettuccio integrale apribile elettricamente, dal comfort e dall’allegria dei suoi sedili personalizzati, dai particolari Fiorucci interni ed esterni e dalla praticità del suo specchietto retrovisore con Park Assist. Gamma i10 da 6.990 euro. Vieni a scoprirla sabato 16 e domenica 17*. www.hyundai-fiorucci.it Gamma i10: consumo urbano/extraurbano/ combinato (l/100km): 9,2/6,3/7,3. Emissioni CO2 max (g/km): 139. Prezzo promozionale € 6.990 riferito a i10 1.1 Like benzina 5 porte Euro 4. Grazie al contributo delle Concessionarie aderenti. Offerta valida fino al 31/10/10. Versione fotografata con allestimenti speciali. *Per le Concessionarie aderenti. la Repubblica DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 @ POLITICA INTERNA E GIUSTIZIA PER SAPERNE DI PIÙ www.repubblica.it www.report.rai.it ■ 13 NEL PARADISO FISCALE Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio Venti milioni passati attraverso la Banca Arner: ignorate le norme antiriciclaggio in carico i terreni con l’obiettivo di sviluppare un imponente progetto turistico. Qui sorgerà, e in parte è già nato, l’Emerald Cove, un resort che nel nome riecheggia la nostra Costa Smeralda, il tratto di Sardegna, patria dei vip, e disegnata in gran parte dall’architetto Gianni Gamondi, l’architetto di Villa Certosa, la residenza sarda di Silvio Berlusconi, lo stesso architetto che curerà lo sviluppo per Flat Point. Qualche tempo fa, era stato il gruppo Maltauro, una famiglia di costruttori vicentini a mettere gli occhi su Nonsuch Bay, ma non se ne fece mai nulla. Poi improvvisamente è arrivata la Flat Point, nel 2005 la macchina si è messa in moto, le pratiche si sono sbloccate e le case sono iniziate a crescere come funghi, una dietro l’altra, l’obiettivo è arrivare ad averne un centinaio. I reali beneficiari economici, tuttavia, si celano dietro una ragnatela di società schermate, una cortina offshore, che forse qui nel paradiso fiscale di Antigua non appare certo tanto esotica, ma che diventa tale in Italia, dove la società raccoglie la maggior parte dei suoi capitali. La sede della Flat Point è al 26 di Cross Street a St. John, il capitale è in- L’EX PREMIER SHEVCHENKO La villa di Berlusconi ad Antigua, detta “il Castello”, e le sue dependances Non distante da quella di Berlusconi, la villa dell’ex premier di Antigua, Lester Bird Proprio a fianco della villa del Cavaliere, quella di Andrij Shevchenko, ex stella del Milan “Operazione Antigua” le ville di Berlusconi e quegli affari offshore DAL NOSTRO INVIATO WALTER GALBIATI ANTIGUA — È il 20 settembre 2007 quando al Land register di Saint John, la capitale di Antigua, si presenta il signor Silvio Berlusconi. Con una riga il funzionario di turno cancella dal registro la società Flat Point e trasferisce la proprietà di un terreno di poco più di quattro acri all’illustre cittadino italiano. L’appezzamento si trova dalla parte opposta dell’isola. È una porzione di collina che scende fino al mare dove si apre una spiaggia di sabbia bianca, finissima. Gli abitanti di Willikies, un paesino che sorge lì vicino, la chiamano Pastrum, perché lì portavano a pascolare i loro animali. Non ne mancano nemmeno di selvatici, soprattutto scimmie. Da almeno quindici anni quei posti sono recintati. «È da molto tempo che questa costa è al centro di un progetto immobiliare, ma i lavori sono iniziati solo negli ultimi anni» spiega Hugenes, un pescatore del luogo. La baia si chiama Nonsuch Bay e va da un lembo di terra che quasi tocca la vicina Green Island, un paradiso meta delle gite dei turisti, a Flat Point, una punta piatta coperta da vegetazione caraibica. E Flat Point Devolopment Limited si chiama la società che si è presa IL CASTELLO Milano, Lugano, Caraibi: triangolo da 20 milioni teramente controllato dalla Emerald Cove Engineering Nv, una società di Curacao (nelle Antille Olandesi, poste poco più a Nord di Antigua), a sua volta controllata dalla Kappomar sempre di Curacao. L’amministratore della Flat Point è Giuseppe Cappanera, mentre i fiduciari delle holding sono Carlo Postizzi, Giuseppe Poggioli e Flavio De Paulis. I primi sono rispettivamente un avvocato e un fiduciario che si muovono tra la Svizzera e l’Italia, mentre il terzo è un dipendente di Banca Arner. Di chi facciano gli interessi è un mistero, ma il coinvolgimento della banca elvetica, già commissariata e al centro di un inchiesta per riciclaggio delle procure di Milano e Palermo, getta qualche spiraglio di luce almeno su chi abbia convogliato del gran denaro verso la Flat Point. Dal bilancio 2005 della società, emerge che Banca Arner ha finanziato per 6 milioni di dollari caraibici (circa 1,6 milioni di euro al cambio attuale) l’operazione sulla costa di Nonsuch Bay, ma il principale sponsor della scatola offshore sembra L’inchiesta essere, come ricostruito da Banca d’Italia, il premier Silvio Berlusconi, da sempre legato a Banca Arner, non solo attraverso uno dei suoi storici fondatori Paolo Del Bue, ma anche per i suoi depositi nella sede di Corso Venezia a Milano: il conto numero uno è suo, mentre altri fanno capo alle holding della sua famiglia (per un totale di 50 milioni di euro) o a uomini del suo entourage. Dai conti personali di Berlusconi accesi presso Banca Intesa e Monte dei Paschi di Siena sono partiti ingenti bonifici verso un conto di Flat Point aperto proprio presso la sede milanese di Banca Arner, la quale a sua volta ha girato gli stessi corrispettivi alla sede di Lugano. Oltre 1,7 milioni nel 2005, altri 300mila nel 2006, ma è nel 2007, l’anno in cui avviene il passaggio di proprietà del terreno di Nonsuch Bay che i movimenti di denaro salgono alle stelle. In tutto oltre 13 milioni di euro: a ridosso del 20 settembre, la data dell’atto del Land register, esattamente il 10 di quel mese, passa- La polemica L’istituto di credito svizzero è al centro di una inchiesta delle procure di Milano e Palermo Financial Times: “Preoccupazione per gli investimenti libici in Italia” ROMA — Il Financial Times dedica un reportage agli interessi economici di Gheddafi in Italia. In un articolo intitolato “Gli investimenti libici provocano disagio in Italia”, Ft ripercorre la crescita - non sempre vista di buon occhio della presenza economica libica nel nostro Paese. Un excursus che va dall’aumento di capitale in Unicredit alla presenza in Fiat e Juventus passando dal progetto di acquistare una azienda di acque minerali sugli Appennini. LE CARTE In alto, il bilancio della società Flat Point. Qui sopra il “Land register” di Saint John, capitale di Antigua Il gruppo respinge le accuse sui diritti tv: altro che evasori, siamo tra i primi contribuenti Fininvest: versati al fisco 7,7 miliardi sparenza e delle norme di legge da parte delle nostre società». E così, mentre la procura di Roma vaglia la ALBERTO CUSTODERO ROMA — Il Gruppo Fininvest rivendica «l’assoluta osservanza della legge» e giudica «inconsistenti le accuse» ipotizzate anche dalla procura di Roma nell’inchiesta sulla compravendita dei diritti tv Mediaset. I 12 indagati, compresi Berlusconi padre e figlio, non si presenteranno quasi sicuramente il 26 ottobre negli uffici della procura di Roma che li ha convocati per l’interrogatorio. Ma il gruppo Fininvest a far la figura dell’evasore «proprio non ci sta avendo versato al fisco negli ultimi 15 anni tra imposte e contributi 7,7 miliardi di euro». E quindi ribadisce «l’assoluta inconsistenza delle contestazioni e la più rigorosa osservanza dei criteri di tra- Casini: “Garantista anche con il premier” Il Pd: “Ma si faccia processare come un qualsiasi cittadino” IL MANAGER Piersilvio Berlusconi, vice presidente Mediaset documentazione inviata dai colleghi di Milano sulla presunta frode di circa 10 milioni di euro legata alle acquisizioni di film e fiction fatte nel periodo 2003-2004, i legali degli indagati sono al lavoro sulle memorie difensive. Sul fronte politico, continua a fare no da Milano a Lugano 1,7 milioni di euro e un mese dopo altri 3,6 milioni. Nel 2008 ancora più di 6 milioni prendono il volo per la Svizzera. Un mare di soldi che si muovono, però, senza una corrispondenza tra le somme scritte nei contratti ufficiali depositati dalla Flat Point in banca e i bonifici. Gli importi appaiono molto elevati rispetto a quanto vi è di ufficiale. Nel bilancio della Flat Point i 29 acri di terreno su cui sorge lo sviluppo immobiliare sono stati iscritti per un valore di 2,7 milioni di dollari caraibici (poco più di 700mila euro), così come attestato dalla perizia del 2004 di Oliver F.G. Davis, un esperto immobiliare. Molto meno di quanto versato dai conti del premier. Berlusconi da solo muove oltre 20 milioni di euro e dai registri risulta aver acquistato solo 4 acri di terreno. Rimane ambiguo anche il motivo per cui l’istituto elvetico abbia fatto passare quei soldi da Milano a Lugano senza bollare come sospetto il traffico di valuta. La normativa antiriciclaggio di Banca di Italia impone di segnalare i movimenti di denaro verso l’estero, soprattutto verso i Paesi offshore come la Svizzera, ma Banca Arner non se ne è mai curata. Di certo, però, ad Antigua i soldi in qualche modo discutere la nuova indagine sul gruppo del Cavaliere. All’opposizione, il presidente dell’Udc, Casini, commenta l’inchiesta romana appellandosi al «garantismo secondo il quale fino a condanna definitiva si è innocenti». Il Pd, col responsabile sicurezza-legalità Fiano, «invita il presidente del Consiglio a sottoporsi al processo come dovrebbe fare qualsiasi cittadino». E il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, incalza Berlusconi: «Se vuole avere il titolo morale per fare il premier, spieghi quel meccanismo di società offshore, altrimenti vede le pagliuzze negli occhi di Fini per la casa di Montecarlo, ma poi non s’accorge delle travi dei fondi neri nei propri occhi». © RIPRODUZIONE RISERVATA devono essere arrivati, visto che le ville ci sono. Quella di Silvio Berlusconi spunta in cima alla collina, i pescatori la chiamano “il Castello” per la sua imponenza e per come domina dall’alto la zona. A fianco si trova quella di Andrij Shevchenko, l’ex calciatore del Milan e pupillo del premier. Poco più in là sorge quella di Lester Bird, l’ex primo ministro di Antigua, in carica fino al 2004, citato l’anno successivo in una causa legale per aver svenduto dei terreni dello Stato a dei gruppi privati. Al suo successore, Baldwin Spencer, Berlusconi aveva promesso di impegnarsi personalmente per aiutare la piccola isola caraibica a ridurre il debito internazionale. © RIPRODUZIONE RISERVATA Stasera in tv Stasera ricomincia Report. Nel programma di Milena Gabbanelli un servizio sulle attività ad Antigua riconducibili al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi la Repubblica DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 @ LE SCELTEINTERNA DEI PARTITI POLITICA PER SAPERNE DI PIÙ www.leganord.org www.mercedesbresso.it ■ 15 Piemonte, allarme Lega: democrazia a rischio Cota: escludo dimissioni. La Padania: “Tribunali speciali contro il popolo” MARCO TRABUCCO TORINO — «Non ne posso più di questa vicenda, francamente» dice Roberto Cota. Il governatore del Piemonte sta per salire sul palco di piazza San Carlo, per partecipare all’incontro tra i giovani e la politica organizzato dal Sermig, quando gli chiedono un commento sui ricorsi elettorali che lo rendono ancora un presidente sub judice. Si gira, con la faccia stanca, e aggiunge: «Sono tranquillo, cerco di continuare a fare il mio lavoro e credo di riuscirci, ma è chiaro che tutto questo can can non è una bella cosa. Per il Piemonte e per i piemontesi che hanno diritto di sapere chi li deve governare, prima ancora che per me». A dimissioni preventive davvero non pensa: «Questa è una situazione allucinante. Perché dovrei farlo?». Anche perchè sul fatto che governare i piemontesi per i prossimi cinque anni, spetti a lui, Gasparri: grave ribaltare il risultato elettorale. Galan: il governatore ha fin troppa pazienza Cota, come il suo dominus Umberto Bossi, non ha dubbi: «Me lo ripete ogni giorno la gente che incontro per strada: “Le elezioni ci sono state, tu le hai vinte e adesso basta”. Ma ora, avverte “La Padania” con un titolo a tutta pagina, «in gioco c’è molto di più: il normale svolgersi della vita democratica». E «Umberto Bossi — ammonisce il quotidiano verde — da tempo sottolinea il rischio di quello che potrebbe succedere» se i «tribunali speciali contro il popolo» dovessero annullare la vittoria leghista in Piemonte. «Le elezioni - avverte il governatore si vincono sul campo non in Tribunale». Cota è convinto che, se si dovesse tornare al voto, vincerà di nuovo. Anche contro Sergio Chiamparino, sindaco uscente di Torino che si dice potrebbe in quel caso a sostituire Bresso nel ruolo di sfidante. Spera però non si arrivi a quel punto e lo ripete alla vigilia dell’udienza, che si terrà martedì 19 a Roma, davanti al Consiglio di Stato. Una udienza, che rischia di slittare ancora, ma che potrebbe decidere definitivamente se quel «maledetto» riconteggio dei voti stabilito dal Tar piemontese, ricalcolo che portereb- be Bresso a scavalcarlo di almeno 3 mila consensi (e quindi la riporterebbe alla presidenza o almeno a nuove elezioni) sia legittimo. «Noi abbiamo vinto le elezioni in modo regolare e sono convinto che i giudici non violeranno la legge — aggiunge — C’è un precedente in Sicilia che dice chiaramente che abbiamo ragione noi. Perché non si può dire, come fa il Tar, che chi ha votato solo la lista e non il mio nome, non ha espresso la sua volontà. E che quindi il suo voto non è valido. Com’è che per scegliere Bresso basta una croce e per me ce ne vogliono due?» In soccorso di Cota corrono in molti nel centrodestra, almeno a parole. Ieri è stato il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri a dire: «Ribaltare il risultato elettorale del Piemonte sarebbe una cosa gravissima. Tutti sappiamo che quando uno mette una croce, o sul presidente o sulla lista, intende votare uno schieramento. Mi auguro che il Consiglio di Stato, che deve esaminare la vicenda, ripristini l’interpretazione corretta della legge». Più duro il ministro delle Politiche agricole Giancarlo Galan: «Non so cosa avrei fatto al posto di Cota, lui è stato fin troppo paziente. Sarebbe il caso gli si permettesse di lavorare, perché questa situazione di tira e molla non fa bene neanche al Piemonte». © RIPRODUZIONE RISERVATA Le tappe 29 MARZO Roberto Cota (Lega Nord) candidato del centrodestra batte a sorpresa, per soli 9 mila voti, Mercedes Bresso alle regionali piemontesi 3 MAGGIO L’Udc, i Verdi e Bresso presentano ricorso contro quattro liste che appoggiavano Cota per irregolarità amministrative e penali 15 LUGLIO Il Tar del Piemonte stabilisce che due liste (Con Scanderebech e Consumatori) sono irregolari. E chiede di ricalcolarne i voti PRESIDENTE Roberto Cota, presidente del Piemonte. La sua elezione dipende dal Tar Firenze “È gay ma lo nega” guerra nell’Idv prima del congresso FIRENZE — Nell’Idv scoppia il caso Toscana. Un misterioso militante pisano accusa sul web l’aspirante segretario regionale Alessandro Cresci (che il 24 sfiderà al congresso il potente commissario regionale Fabio Evangelisti) di aver nascosto la sua omosessualità. Un altro tesserato che si firma con nome e cognome gli scrive una mail di insulti accusandolo di aver ridotto l’Idv a un «partito di checche». E la formazione di Di Pietro in Toscana (quasi 10% alle regionali) d’un colpo si ritrova scossa. Cresci non smentisce di esser gay («lo sanno tutti») e parla di «bassezze da Grande fratello». Solidarietà da Di Pietro che ha garantito a Cresci che gli omofobi saranno buttati fuori dal partito e da Evangelisti: «Tardiva», lo accusa Cresci. Bresso: sono state commesse illegittimità gravi, mi hanno battuta con gli inganni L’intervista “Su nuove elezioni deciderà il Tar io sono pronta a ricandidarmi” TORINO— Mercedes Bresso cosa replica al governatore Cota che sostiene la sinistra è capace di vincere solo in Tribunale? «Di cosa sta parlando? Il centrosinistra non è certo abituato a fare ricorsi elettorali. Se l’abbiamo fatto, questa volta, è perché, a fronte di un risultato con pochi voti di differenza, ci sono state irregolarità di tutti i tipi. Non solo in Piemonte, ma anche a Roma e in Lombardia, come sta venendo alla luce in questi giorni. Fatti che dimostrano come il centrodestra pensi che le regole elettorali siano carta straccia». Davvero ritiene giusto che qualche firma irregolare possa stravolgere un risultato elettorale? L’EX GOVERNATRICE Mercedes Bresso, ex presidente del Piemonte ‘‘ ,, Sbaglia chi dice che una mia riproclamazione sarebbe scorretta, il codice amministrativo stabilisce il contrario «Guardi che qui si parla di casi chiarissimi: sono quattro le liste irregolari contro cui abbiamo fatto ricorso, non mezza. E che si tratta di illegittimità gravi, anche penali. Liste che, come i Verdi Verdi e i Pensionati, tra l’altro hanno offerto i loro “servigi” prima a me, che li ho rifiutati e poi a Cota che li ha accettati pur sapendo chi erano. Adesso ne paga le conseguenze». Però i ricorsi che hanno portato al riconteggio riguardano altre due liste, «Al Centro con Scanderebech» e «Consumatori per Cota». «Anche queste, come ha stabilito il Tar, sono irregolari. Dovevano raccogliere le firme e non l’hanno fatto. Ma c’è di più: per tutta la campagna elettorale Cota ha raccontato cose false su di me. Nell’ultima settimana ha dato una mano alla lista Grillo, facendo girare filmati falsi nei quali io insultavo una anziana signora anti Tav. Io ho denunciato per quel fatto Grillo e la Cgil. Insomma queste elezioni mi sono state sottratte con l’inganno». Adesso spera di tornare presidente o si andrà a nuove elezioni? «Decideranno i giudici, accetto qualsiasi sentenza, ma sono molto irritata con chi dice che una mia eventuale riproclamazione sarebbe scorretta, perché si deve andare a nuove elezioni. Il nuovo codice amministrativo dice il contrario e non mi sentirei certo colpevole, perché, ripeto, sono stata battuta con una serie di inganni». In caso di nuove elezioni si ricandiderebbe? «Se ci saranno sono pronta: ma è chiaro che sul mio nome dovrà esserci l’accordo dei partiti della coalizione. Certo mi sembra che l’unico candidato alternativo (Sergio Chiamparino ndr) sia orientato a far altro. Deve comunque essere chiaro che non chiedo giustizia per me, ma per una coalizione che si è battuta onestamente e si è vista sottrarre un’elezione che altrimenti avrebbe vinto». (m. trab.) © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica LA GUERRA IN AFGHANISTAN MONDO DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 ■ 16 “Afghanistan, niente date di ritiro” La Russa vede Petraeus e frena Al generale Usa: “Entro il 2010 manderemo più uomini” VINCENZO NIGRO ROMA — Ritirarsi dall’Afghanistan? Per ora non se ne parla, anzi presto gli italiani a Kabul aumenteranno. Bombe per gli aerei Amx? Saranno necessarie, La Russa potrebbe annunciarlo prima del vertice di Lisbona. Ieri è stata una giornata importante per chi lavora alla missione italiana in Afghanistan: David Petraeus, il generale che comanda Isaf, è arrivato in Italia dove rimarrà fino a lunedì. A Milano, col mi- cisi per il ritiro». Terzo punto: la Russa lo fa capire, l’Italia si prepara ad autorizzare l’uso delle bombe per i caccia Amx, anche per difendere un contingente che nei prossimi mesi aumenterà di consistenza. Il generale Petraeus rimarrà in Italia fino a domani per partecipare alla conferenza degli inviati politici dei governi impegnati in Afghanistan. Gli americani avevano chiesto a Palazzo Chigi di fargli incontrare anche Silvio Berlusconi, ma il premier, complice l’operazione alla mano, può sostenere di essere impossibilitato a parlare di Afghanistan. Ecco la tappa a Milano, per incontrare il ministro della Difesa nel suo collegio elettorale: vertice brevissimo, ottimo clima, e poi gita turistica nel centro della città. Nella conferenza stampa finale, Petraeus conferma i suoi continui elogi al contingente italiano, mentre il ministro sceglie una linea molto cauta. Alla Nato, nella ministeriale di giovedì scorso, gli ameri- L’Italia si prepara ad autorizzare l’uso delle bombe per i caccia Amx che difenderanno il contingente nistro della Difesa Ignazio La Russa, un breve incontro i cui risultati sono sintetizzabili così. Primo punto: nei prossimi mesi i soldati italiani in Afghanistan aumenteranno invece che diminuire, a fine anno saranno a 4.000. Secondo: la data di inizio del ritiro è ancora tutta da decidere, e adesso lo stesso ministro La Russa dice «non voglio parlare di exit strategy, guai a fissare un giorno, un mese, un anno pre- Il retroscena cani avevano fatto questo discorso: «Non possiamo parlare continuamente di date per il ritiro, ci indebolisce come alleanza e ci indebolisce di fronte ai Taliban, proprio mentre il governo Karzai inizia a trattare seriamente». E anche per questo La Russa è stato cauto: «Non mi piace parlare di exit strategy, non mi piace parlare di date, preferisco parlare degli obiettivi. Il nostro è quello di riconsegnare al governo e all’esercito afgani il territorio in modo che possano da soli proseguire nell’azione di contrasto del terrorismo». Ultima questione, quella delle bombe per gli Amx: i generali italiani hanno avuto messaggi ripetuti dai loro colleghi americani: «Avete aerei che possono utilizzare bombe: preparatevi ad usarle, perché non sempre noi, i francesi o gli inglesi potremmo proteggere i vostri uomini». La scelta sull’armamento degli Amx maturerà prima del vertice Nato di novembre, ma prevedibilmente ci sarà forte battaglia politica. D’altronde l’ostacolo al processo decisionale è stato creato dallo stesso La Russa quando, dopo l’attentato di sabato scorso, aveva lanciato l’idea di un dibattito politico sulle bombe. Un diversivo che adesso potrebbe offrire all’opposizione munizioni contro il governo. Il generale David Petraeus con il ministro Ignazio La Russa © RIPRODUZIONE RISERVATA In uscita 400mila file. Per molti è un errore non cancellare i nomi dei collaboratori degli Usa Da WikiLeaks i segreti dell’Iraq ma i “cyberpacifisti” si spaccano “I nostri dossier uccidono i civili” FRANCESCA CAFERRI È QUESTIONE di ore, al massimo di giorni, prima che WikiLeaks si renda protagonista della più grande fuga di documenti segreti della Storia. Il sito è pronto a rendere pubblici 400mila file riguardanti le operazioni di guerra in Iraq fra il 2004 e il 2009. Gli atti riguarderanno alcune delle più controverse operazioni e la mole - quelli sull’Afghanistan erano 75mila - è tale che dell’operazione si parlerà a lungo. Per rispondere il Pentagono ha costituito un team di 120 persone pronto a contrastare le polemiche che, inevitabilmente, sorgeranno. Ma per Julian Assange - volto pubblico del drappello di hacker, attivisti e informatici diventati l’incubo dei servizi segreti - la sfida più dura arriva dall’interno del gruppo che ha contribuito a creare. In queste settimane WikiLeaks sta vivendo la maggiore crisi della sua storia. Una serie di dimissioni a catena ha visto uscire dal gruppo alcuni dei personaggichiave che hanno contribuito a crearlo e renderlo quello che è: «Molte persone stanno abbandonando - conferma un ex volontario che chiede di restare anonimo - Temiamo che sui file dell’Iraq ci siano le stessi problemi che ci sono stati con quelli del- La scheda PATTUGLIE CONGIUNTE Un militare italiano e un afgano durante una operazione congiunta Tensione nel gruppo: molti i membri di primo piano in uscita. Fra loro alcuni tecnici IL VOLTO PUBBLICO Julian Assange è il volto pubblico del gruppo che sta dietro a WikiLeaks IL SITO Appare per la prima volta nel 2006. Funziona come una casella postale: si può mandare materiale riservato e restare anonimi IL VIDEO Ad aprile il sito diffonde il video dell’uccisione di due giornalisti della Reuters e di un gruppo di civili iracheni da parte di militari Usa nel 2007 I DOCUMENTI A luglio vengono messi in rete 75mila file segreti sulla guerra in Afghanistan e sulle tensioni con il Pakistan l’Afghanistan e non siamo d’accordo». Quello che “gli scissionisti” pensano è che in Rete finiranno documenti in cui - come già avvenuto - i riferimenti alle persone che hanno collaborato con gli americani non sono stati eliminati. Questo è stato uno dei punti più controversi della diffusione dei file afgani: diverse ong hanno attaccato Assange. «Per mesi abbiamo chiesto un’assemblea per discutere di questo e altri temi: della trasparenza, del modo in cui le decisioni vengono prese. Non ci ha mai risposto», dice la fonte. Fra i punti alla base della rottura c’è anche la personalità stessa di Assange: troppo accentratrice e dominante, tanto da aver offu- scato lo scopo di WikiLeaks, dicono gli ex membri. Che non hanno gradito neanche la maniera in cui l’australiano ha gestito le accuse di stupro arrivategli dalla Svezia: «Il progetto - sostengono - non deve essere confuso con la sua vita privata». Le dimensioni della diaspora sono difficili da quantificare visto il livello di segretezza che circonda il gruppo ma, ammettono gli stessi fedelissimi di Assange, a lasciare sono state diverse persone con un «ruolo significato». E che dunque, potenzialmente, potrebbero mettere in crisi il sistema. «La maniera in cui Julian ha risposto a ogni critica è diventata inaccettabile, per me e per molti altri» dice il più noto degli scissionisti, Daniel DomscheitBerg, ex numero due di Assange, che ha dato le dimissioni a settembre. «Un gruppo di persone molto importanti è andata via, non solo io». Come altri, Domscheit-Berg usa nei confronti dei vecchi compagni toni molto duri: eppure i fedelissimi di Assange preferiscono non chiamare questa crisi una guerra. «Abbiamo vissuto una fase di transizione, siamo stati al centro dell’attenzione e ora dobbiamo adattarci alla nuova realtà», dice Kristinn Hrafnsson, che sta lavorando ai file sull’Iraq. Ma a rendere importante la divisione c’è il fatto che alcuni dei tecnici che hanno messo a punto il sistema dei leaks (quello che consente di ricevere e diffondere in modo anonimo i documenti) sono parte del gruppo che ha lasciato. «I tecnici sono con noi», dice uno degli ex membri. Quanto è vero? Hrafnsson ammette che «uno dei tecnici ha scelto di uscire». Di certo c’è che il sito è bloccato dal 29 settembre: una «manutenzione» che ha fatto sorgere diversi interrogativi fra gli esperti. Qualunque sia il loro numero, la presenza dei tecnici rende ancora più interessante l’interrogativo di dove andrà chi ha lasciato Assange: «Quello che posso dire ora è che io e altri crediamo che l’idea che sta dietro a WikiLeaks sia importante e vada tenuta in vita», spiega Domscheit-Berg. Un nuovo sito? L’avvocato Guido Scorza, specialista in diritto delle nuove tecnologie e politica dell’innovazione non è certo che potrebbe creare problemi a WikiLeaks: «In Rete finora - sostiene il primo ha vinto sempre: è difficile superarlo». Cosa pensa Assange? Il fondatore di WikiLeaks - contattato per due canali diversi - ha rifiutato di rilasciare commenti per questo articolo. Presto il suo nome sarà di nuovo su tutti i siti del mondo: difficile sapere quanto a lungo durerà la gloria, nell’effimero mondo del web. © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica @ DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 I punti Il reportage PER SAPERNE DI PIÙ www.isaf.nato.int www.newsweek.com ■ 17 I SOLDATI GLI ADDESTRATORI I “COMBAT” IL RITIRO Lo scorso anno in Afghanistan c’erano 3200 militari italiani: a fine 2010 i nostri militari nel paese saranno circa 4000 Fra i 4000, 500 sono addestratori: il loro numero potrebbe salire a 600-650 nel 2011. Il totale dei militari italiani salirebbe dunque a 4150 A fronte di un aumento di addestratori, l’intenzione è di diminuire il numero di militari con funzione “combat” Non c’è una data fissata. Ma la provincia di Herat - sotto comando italiano - potrebbe essere una delle prime a passare agli afgani A scuola di guerra dagli italiani l’ultima missione è già iniziata Kabul, tra gli afgani che si preparano a sostituire le forze Nato DAL NOSTRO INVIATO GIAMPAOLO CADALANU REPUBBLICA.IT Petraeus che compie il tradizionale rito propiziatorio in Galleria a Milano KABUL — La speranza dell’Occidente è una classe di allievi con i capelli brizzolati, o del tutto imbiancati dagli anni. Seduti nelle seggiole con la ribaltina, i poliziotti seguono la proiezione Powerpoint: si parla di pattugliamento in città, regole di protezione, avanzamento negli incroci, con frecce e diagrammi. «Sono tecniche moderne, molto più valide di quelle del passato», dice il capitano Sadullah, veterano di quando al potere c’era un fantoccio dei sovietici. E i compagni di corso annuiscono, affascinati dalle immagini sullo schermo. La exit strategy della Nato passa per queste aule di Kabul, nella scuola di polizia affidata agli istruttori dei Carabinieri. Si potrà lasciare l’Afghanistan solo quando il governo sarà in grado di garantire la sicurezza, quindi lo sforzo nell’addestramento della polizia è fondamentale. E altrettanto fondamentale, ripete David Petraeus, comandante in capo delle truppe Isaf e statunitensi, è affidare il compito ai migliori istruttori disponibili, cioè ai Carabinieri. Nella base sulla Jalalabad road, alla periferia della capitale, arriveranno presto altri italiani, che si uniranno ai 150 istruttori già schierati fra Kabul, Herat e la base avanzata di Adraskan. Sulle loro spalle peserà molto dei piani di progressivo sganciamento da parte delle forze occidentali. Anche ieri il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha ribadito che il 2011 non sarà la data di partenza, ma solo «l’anno in cui speriamo di ridurre i militari “combat” e sostituirli con istruttori». Ma l’amministrazione Usa sembra decisa ad accelerare, per lasciare l’Afghanistan in tempi brevi. Dunque quella proposta agli addestratori è una sfida colossale: devono rifondare, in fretta, un’istituzione molto discussa come la polizia locale, che gli afgani per primi considerano corrotta e inaffidabile. Persino i capi Taliban, nel sud del Paese, raccontano che a loro conviene acquistare armi e munizioni dai poliziotti: sono migliori e costano meno che sul mercato. È successo che gli agenti abbiano simulato conflitti a fuoco, per dimostrare di aver consumato le munizioni. Le difficoltà di oggi nascono anche dai contractor a cui gli Usa avevano affidato il compito ini- zialmente, con risultati pessimi. Per usare le parole di Newsweek, è stato «un disastro da sei miliardi di dollari». Nel pieno della bufera è l’azienda DynCorp che, secondo le indagini interne dell’amministrazione Usa, non è stata capace di garantire una preparazione accettabile ai poliziotti afgani. «Non erano nemmeno in grado di fare l’azzeramento delle armi, cioè la taratura dei mirini», racconta il maresciallo Gianfranco Bossi, istruttore di tiro. I contractor portavano i poliziotti a sparare in massa, sempre alla stessa di- stanza, e non c’era nemmeno una valutazione finale su chi era capace di usare l’arma e chi no. Per non parlare delle lezioni di guida, fatte dai contractor su una sedia, con un volante di legno. Dopo sei anni di questa gestione, il presidente americano Obama e il generale William Caldwell, responsabile dell’addestramento, hanno deciso di ripartire da zero, affidando il compito a una Nato Training Mission, guidata dal generale Carmelo Burgio. Ora l’addestramento è cosa seria: corsi di tiro con due allievi per Il caso “Uccisero e mutilarono per divertimento” Corte marziale per i soldati-killer americani Fallimentare si era dimostrato l’affidamento della formazione ai contractors WASHINGTON — Il primo di dodici soldati americani accusati d’avere ucciso almeno tre civili afgani “per divertimento” sarà processato dalla Corte marziale. Jeremy Morlock, 22 anni, incriminato nell’udienza preliminare, rischia la pena di morte. Ieri il New York Times ha pubblicato parte degli interrogatori cui sono stati sottoposti i militari. Stando al quotidiano, i soldati facevano uso quotidiano di droghe, anche se non è chiaro se ne avessero assorbite prima di uccidere i civili. Di più: secondo l’accusa, il gruppo avrebbe mutilato i corpi degli afgani, conservato come cimelio parte dei cadaveri, e scattato foto-ricordo accanto ai corpi martoriati. Al momento nessun responsabile dell’unità in cui operavano i dodici soldati è stato sanzionato né incolpato. istruttore, distanze variabili, test finale e lezioni di recupero per i meno dotati. E poi corsi di alfabetizzazione, lezioni di guida «vere». Sono sedici settimane, 485 ore, un terzo lezioni teoriche e due terzi dimostrazioni pratiche: l’ambizione dei Carabinieri è ricreare non solo le tecniche, ma anche lo spirito dell’Arma. Dopo Petraeus, il complimento definitivo lo fa il generale Khudadad Aga, comandante della scuola di Kabul: «Mi piacerebbe trasformare la nostra polizia nazionale civile in una gendarmeria con statuto militare. Insomma, mi piacerebbe poter schierare un giorno i Carabinieri afgani». A volte le distanze culturali sono enormi: per esempio quando gli istruttori devono spiegare agli agenti afgani, orgogliosissimi, che prendere in mano granate inesplose o mine antiuomo è una sciocchezza, non una prova di coraggio. Per colmare le distanze nella realtà operativa, le forze Isaf schierano ufficiali di collegamento detti «mentor» (Omlt): a loro, nelle pietraie di Shindand come nel deserto di Bala Murghab, tocca condividere totalmente la vita dei soldati e dei poliziotti afgani, compresi il cibo, il sudore e la fatica. Il motto, sottolinea il colonnello dei Carabinieri Massimo Deiana, è: shona-bashona, spalla a spalla. Gli Omlt devono costruire un rapporto che permetta di fare operazioni congiunte senza raddoppiare gli sforzi o, peggio, spararsi addosso. Fra i cento uomini promessi da La Russa alla Nato ci saranno istruttori e anche mentor, dicono alla Difesa, anche se non è chiaro in quale proporzione. Ora l’attenzione è tutta su di loro e sul loro impegno. Sperando che possano battere anche il vecchio detto degli afgani: voi avete gli orologi, ma noi abbiamo il tempo. © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 @ MONDO ■ 18 PER SAPERNE DI PIÙ www.mosmetro.ru www.mos.ru COME UN SALONE Diverse stazioni del metro di Mosca sono abbellite da opere d’arte. A sinistra, la fermata Kievskaja; a destra, la Bloshad DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NICOLA LOMBARDOZZI MOSCA — Il museo sotterraneo più grande del mondo sta cadendo a pezzi. Abbandonato al suo destino perde ogni giorno una parte dei suoi tesori, osservati distrattamente da un numero di visitatori che non ha rivali: oltre nove milioni al giorno, dall’alba fino a notte avanzata. In realtà la Metropolitana di Mosca, voluta da Stalin nel 1935, resta un raro esempio di efficienza per le struttura pubbliche russe: quasi 300 chilometri di binari, 12 linee, 183 stazioni, ne fanno un gioiellino indispensabile per spostarsi da una parte all’altra di una capitale sempre più caotica. Più trascurato, anzi quasi del tutto dimenticato, è invece il patrimonio artistico che si nasconde tra gallerie e sottopassaggi e che ha fatto della metropolitana moscovita una delle più spettacolari attrazioni turistiche della città. Il campanello d’allarme è risuonato qualche giorno fa nel corridoio principale della linea ArbatskoPokrovskaja alla stazione Kievskaja. Sotto gli occhi della consueta marea umana che si affrettava verso l’uscita, è crollato il gigantesco mosaico dedicato a Bogdan Mosca, mobilitazione dopo il crollo di un mosaico L’EROE CROLLATO Il mosaico crollato la settimana scorsa alla stazione Kievskaja è dedicato a Bogdan Meliniskij, eroe nazionale ucraino La metropolitana di Mosca è stata inaugurata nel 1935 durante il regime di Stalin Collega capillarmente la capitale russa grazie a quasi 300 km di binari Mediamente salgono a bordo 6,8 milioni di passeggeri al giorno (quasi 9 milioni in un giorno lavorativo) M cova os Umidità, crepe e fuliggine mettono in pericolo i decori e le strutture delle stazioni “Un museo sotterraneo per salvare i tesori del metrò voluto da Stalin” Dal 5 febbraio 2008 il costo di una corsa è di 26 rubli (circa 0,50 euro) Cremlino Complessivamente lungo le 12 linee esistono 182 stazioni DAL 1935 Inaugurata nel 1935, la metropolitana di Mosca è diventata la seconda più frequentata al mondo dopo quella di Tokyo [email protected] difficili da rintracciare in qualsiasi museo di superficie. A lanciare un appello autorevole ci pensa Natalja Duskhina che non è soltanto una illustre docente dell’Istituto superiore moscovita di architettura ma soprattutto la nipote di quell’Aleksej Dushkin che in epoca sovietica progettò e realizzò una decina di stazioni della metropolitana: «I dirigenti si preoccupano solamente del funzionamento dei treni. Vere opere d’arte vengono trattate come nor- Mo storico. Progetto ambizioso ma la signora Dushkina ha due carte preziose da giocare. La prima è l’amore viscerale dei cittadini di Mosca per la loro metropolitana, l’altra è la voglia del presidente Medvedev di fare al più presto qualcosa di nuovo e di visibile per la capitale. Vi è quasi obbligato dopo aver silurato brutalmente il sindaco Jurij Luzhkov e dopo aver gestito un sotterraneo braccio di ferro il pre- va sco Meliniskij, eroe nazionale ucraino. Buona parte di ventiquattro metri quadri della rappresentazione di una festa contadina tra mazzolini di fiori, balalaike e bandiere rosse, sono piombati al suolo in una nuvola di polvere cancellando il lavoro di un’équipe di noti pittori del realismo socialista diretti dall’architetto Taranov nel 1953. Ma è solo l’episodio più vistoso. Da anni, crepe inquietanti, minacciose macchie di umidità, indelebili tracce di fuliggine, segnano il declino di stucchi e mosaici, Russia Mosca male arredamento prodotto in serie. Bisognerebbe creare una direzione artistica della nostra metropolitana che non è solo una rete ferroviaria urbana». Farne insomma un’area protetta come fosse un museo ufficialmente riconosciuto o un palazzo di interesse mier Vladimir Putin che non avrebbe gradito l’operazione. Il Presidente è stato costretto ad accettare come nuovo sindaco il vice premier Sergej Sobjanin, un burocrate grande amico personale di Putin. Ma pare che nella trattativa all’interno del cosiddetto tandem di potere, Medvedev abbia chiesto al nuovo “signore di Mosca” di dare almeno un pubblico segnale di inversione di tendenza. Dopo anni di scempi del centro storico e di totale disinteresse per i beni architettonici della città, il Presidente vorrebbe una politica un tantino Inghilterra “No a donne prete” Vescovo anglicano diventa cattolico LONDRA — L’apertura della chiesa anglicana alla possibilità per le donne di diventare vescovo ha convinto ieri il vescovo ausiliare anglicano di Londra, John Broadhurst, ad annunciare la conversione al cattolicesimo. L’alto prelato lo ha comunicato nel corso dell'assemblea di “Forward in Faith” (“avanti nella fede”), associazione tradizionalista contraria sia alle donne prete che alle donne vescovo di cui è presidente. Il vescovo è il primo del movimento anglo-cattolico ad annunciare che si unirà all'Ordinariato che Benedetto XVI, con la costituzione apostolica Anglicanorum Coetibus, ha voluto per garantire agli anglicani che rientrano nella Chiesa cattolica il rispetto della liturgia e delle tradizioni. più rispettosa del passato. E gli attivisti per la difesa del retaggio culturale russo fanno apposta una lista dei problemi che possa sensibilizzare il Cremlino: attenti al pavimento della stazione Belorusskaja, disegnato come un tappeto bielorusso e ora sconnesso e destinato alla distruzione; proteggete i mosaici di vetro della stazione Novoslobodskaja, le statue di bronzo della Ploshad Revolutsij... E così via in uno struggente catalogo di tesori sotterranei dimenticati. © RIPRODUZIONE RISERVATA Cina TRIBUNALE DI GROSSETO SEZIONE ESECUZIONI IMMOBILIARI ESTRATTO AVVISO DI VENDITA IMMOBILIARE CON INCANTO Il giorno 15/12/2010 alle ore 09.00 dinanzi al Giudice delle Esecuzioni Immobiliari del Tribunale di Grosseto, Dr.ssa Daniela Gaetano, si procederà alla vendita con incanto dei beni immobili, relativi alla esecuzione immobiliare n. 28/07 R.G.E.I.. Detti beni sono meglio descritti nelle relazioni di stima depositate presso la Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari del Tribunale di Grosseto, delle quali l’offerente deve dichiarare di aver preso visione, ed alle quali si fa espresso rinvio anche per tutto ciò che concerne l’esistenza di eventuali oneri e pesi a qualsiasi titolo gravanti sui beni stessi. La vendita viene fatta nello stato di fatto e di diritto in cui i beni si trovano, con tutte le eventuali pertinenze, accessori, ragioni ed azioni, servitù attive e passive; la vendita è a corpo e non a misura; eventuali differenze di misura non potranno dar luogo ad alcun risarcimento, indennità o riduzione del prezzo. La presente vendita forzata non è soggetta alle norme concernenti la garanzia per vizi o mancanza di qualità, né potrà essere risolta per alcun motivo. COMUNE DI FOLLONICA (GR) Lotto N. 1: quota pari all’ intero della piena proprietà: Appartamento di civile abitazione con garage, Via Monte Serra n°28 in una palazzina trifamiliare con ingresso indipendente che si sviluppa su tre piani fuori terra ed un piano interrato ; al piano terra con accesso da due ampi terrazzi (mq. 24), collegati alla corte esclusiva (mq. 700) si trovano un soggiorno articolato in due ambienti, servito da disimpegno con la cucina ed il bagno ; una scala a due rampe contrapposte porta al piano primo dove ci sono una camera doppia con bagno e due camere singole servite da bagno e disimpegno ed un terrazzo (mq. 12) - tutti gli ambienti hanno un’ altezza di mq. 2,70 per una superficie utile complessiva di mq. 117,39 – al piano interrato, collegato al soggiorno tramite una scala interna a due rampe si trovano un ambiente tipo taverna, un ripostiglio ed il garage per una superficie utile complessiva di mq. 55,28 con altezza di m. 2,50 – buono risulta nel complesso lo stato di manutenzione e di buon livello qualitativo risultano le rifiniture – l’ immobile risulta occupato dai proprietari - PREZZO BASE: Euro 448.000,00 Offerte minime in aumento Euro 5.000,00 – prezzo ribassato del 20% Lotto N. 2: quota pari all’ intero della piena proprietà: Fondo commerciale con garage sito in Via Litoranea n°81 situato al piano terra di un complesso edilizio su sei elevazioni destinati a civile abitazione con un piano terra ad uso commerciale e servizi ed un piano interrato per garage ; il fondo commerciale al piano terra è composto da laboratorio, bagno e spogliatoio con bagno per una superficie utile totale di mq. 132,46 altezza m. 4 – buono risulta lo stato di manutenzione generale ; il garage si trova al piano interrato con una superficie utile di mq. 19 altezza di m. 2,95 – accettabile risulta lo stato di manutenzione ; l’ immobile risulta utilizzato dai proprietari.- PREZZO BASE: Euro 384.000,00 Offerte minime in aumento Euro 5.000,00 – prezzo ribassato del 20% Termine deposito offerte 14/12/2010 ore 12,30 presso la Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari del Tribunale di Grosseto. Per le informazioni sulle modalità di partecipazione alla vendita con incanto e per ogni altro chiarimento rivolgersi: - alla Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari c/o il Tribunale di Grosseto P.zza Fabbrini n. 24, Tel. 0564/419240; - al Custode, Dr.ssa Marianna Festeggiato Tel. e Fax 0564/29422; - al numero verde ad addebito ripartito 848582031 dal lunedì al venerdì ore 9.00/13.00 e 14.30/18.30, all’indirizzo di posta elettronica [email protected], sul sito internet www.astegiudiziarie.it. Il Cancelliere Mara Bartalucci Tribunale di Roma Esecuzioni Immobiliari TRIBUNALE DI ROMA ESEC. IMM. N. 14/06 R.G.E. G.E. Dott. Francesco Cottone - Vendita con incanto: 14/12/2010 ore 12.30 c/o Tribunale civile di Roma, IV Sez. EE.II. Lotto 1: Comune di Roma, Località Lucchina, Via Magliabechi. Terreno parzialmente edificabile, avente accessi anche da strade interpoderali che si dipartono da Via Ilario Corte e da Via della Lucchina. Prezzo base Euro 490.000,00. Rilancio minimo Euro 5.000,00. Domande entro 13/12/2010 ore 12.30. Custode: Dott. Piergiorgio Zampetti tel. 0668192202. Maggiori info in cancelleria IV Sez. EE.II., su www.tribunale.roma.it e www.astegiudiziarie.it (cod. A73824). TRIBUNALE DI ROMA TRIBUNALE DI ROMA ESEC. IMM. N. 91078/96 R.G.E. G.E. Dott. Francesco Cottone - Vendita con incanto: 14/12/2010 ore 10.00 c/o Tribunale civile di Roma, IV Sez. EE.II. Lotto Unico: Comune di Formello (RM), Via Santa Cornelia Km. 5.200. Villa su terreno di pertinenza facente parte del complesso residenziale Castel de Ceveri, lotto 19, disposta su 3 piani, seminterrato, terra e primo, oltre porzione facente corpo di fabbrica ma intesa come appartamento di servizio e locali di servizio. L'immobile risulta nella piena disponibilità di uno dei due debitori esecutati. Prezzo base Euro 1.275.000,00. Rilancio minimo Euro 20.000,00. Domande entro 13/12/2010 ore 12.30. Custode: Avv. Tania Enza Cassandro tel. 068411824; 068411777. Maggiori info in cancelleria IV Sez. EE.II., su www.tribunale.roma.it e www.astegiudiziarie.it (cod. A106165). ESEC. IMM. N. 89554/95 R.G.E. G.E. Dott. Francesco Cottone - Vendita con incanto: 14/12/2010 ore 10.30 c/o Tribunale civile di Roma, IV Sez. EE.II. Lotto Unico: Comune di Frascati (RM), Via Colle Pizzuto, 49. Appartamento ai piani primo e secondo (sottotetto) composto da: ingresso, 3 camere, cucina, bagno e balcone, al piano primo; soffitta, stenditoio, 2 ripostigli e terrazza, al piano secondo; quota pari ad un mezzo su garage con accesso da Via del Fontanile S. Matteo, 2. Occupato dal debitore. Prezzo base Euro 177.187,50. Rilancio minimo Euro 5.000,00. Domande entro 13/12/2010 ore 12.30. Custode: Avv. Filippo Maria Tropiano tel. 063728228. Maggiori info in cancelleria IV Sez. EE.II., su www.tribunale.roma.it e www.astegiudiziarie.it (cod. A88534). Esplode miniera morti 21 minatori 16 in trappola PECHINO — Fiato sospeso in Cina per la sorte di 16 minatori in trappola nelle viscere di una cava di carbone a Yuzhou, nell’Hunan. Alle sei del mattino un’esplosione ha provocato un crollo, ostruendo gli accessi. Dei 276 operai, 239 sono riusciti a mettersi in salvo. Ventuno sono rimasti uccisi. Le operazioni sono in corso per localizzare i 16 sopravvissuti, fra rischi di frane e tonnellate di polveri di carbone. Questa è l’ennesima tragedia consumata nelle miniere cinesi. Avviene a pochi giorni dalla liberazione seguita in diretta mondiale dei 33 minatori estratti dopo 69 giorni in Cile. Pechino ha varato nuove leggi per scongiurare le migliaia di morti che ogni anno si verificano nell’industria mineraria del Paese. la Repubblica DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 @ MONDO PER SAPERNE DI PIÙ www.justice.gov/dea www.latimes.com ■ 19 Lo spinello libero divide l’America La California verso la marijuana legale, ma Obama dice no: applicheremo la legge federale DAL NOSTRO INVIATO FEDERICO RAMPINI SAN FRANCISCO — Barack Obama è pronto allo scontro con la California: se passa la liberalizzazione della marijuana al referendum del 2 novembre nel Golden State, gli agenti dell’Fbi e dei reparti anti-narcotici «applicheranno con il massimo rigore la legge federale». Cioè sarà guerra tra Washington e il più libertario degli Stati Usa, dove presto lo spinello potrebbe essere legalizzato. Lo ha dichiarato il segretario alla Giustizia, Eric Holder: «Questo ministero si oppone alla legalizzazione proposta dal referendum, se dovesse passare sarebbe un grave intralcio alla nostra lotta contro le tossicodipendenze, metterebbe in pericolo i cittadini». Holder aggiunge il peso dell’Amministrazione Obama a un vasto fronte di oppositori della liberalizzazione. Contro la Proposition 19 (questo il nome del referendum) si sono già schierati il governatore uscente della California Arnold Schwarzenegger, diversi ex capi della Drug Enforcement Administration (Dea), molti responsabili locali dell’ordine pubblico tra cui lo sceriffo di Los Angeles. Si è pronunciato contro perfino un capo di Stato straniero: il presidente del Messico Felipe Calderon denuncia il pericolo che la Califor- nia diventi un «narco-Stato» accogliente verso le gang messicane della droga. Ma più si allunga la lista delle autorità contrarie, più è chiaro che le chances di vittoria della liberalizzazione sono forti. Secondo i sondaggi la legalizzazione ha il consenso di una maggioranza di elettori tra i democratici e gli indipendenti, tra i maschi adulti e i tra giovani di ambo i sessi. «Non ci sorprende — dice la portavoce della campagna per il sì alla Proposition 19, Dale Sky Jones — che l’establishment sia compatto in favore dello status quo. Tra gli elettori rischiano di avere l’effetto opposto». La legalizzazione dello spinello sembra il coronamento di 40 anni di cultura antiautoritaria, dal movimento hippy alla New Age, che ha messo radici profonde qui sulla West Coast. E’ una visione che ha segnato tutti i movimenti artistici californiani: dal poeta Beat Allen Ginsberg fino ad autori dell’ultima generazione come Bret Easton Ellis; consacrata nella musica con la Summer of Love (San Francisco 1967) e gruppi come i Greateful Dead; teorizzata dallo psichiatra guru Timothy Leary che il presidente Richard Nixon definì «l’uomo più pericoloso d’America». Alle Al voto del 2 i favorevoli alla legalizzazione dovrebbero essere la maggioranza Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, è contrario alla liberalizzazione della marijuana tradizionali correnti della contro-cultura si sono aggiunte di recente motivazioni pragmatiche. «La marijuana — dice la Sky Jones — è meno nociva dell’alcol, il proibizionismo crea I punti PRIMO DIVIETO La California nel 1913 è il primo Stato americano a vietare l’uso della marijuana, libero fin dall’800 USO CONSENTITO L’impiego della cannabis per scopi medici oggi è lecito in 13 Stati Usa, compresa la California 56% FAVOREVOLI Nei sondaggi, oltre la metà dei californiani si dice favorevole alla legalizzazione della droga REFERENDUM La proposta è di legalizzare il possesso di 28,5 gr. di cannabis limitato agli adulti di oltre 21 anni Il segretario alla Giustizia: i reparti anti-narcotici non cambieranno regole un business criminale che scomparirebbe con la legalità». C’è un tornaconto fiscale: «Lo spinello potrà essere tassato come le sigarette e contribuirà a risanare le finanze locali». Un argomento attraente per uno Stato che affonda sotto il peso di 20 miliardi di debiti, ed è stato costretto a pesanti tagli nel bilancio della scuola. Per gli oppositori come Cal- deron, al contrario, è la California stessa che rischia di trasformarsi in uno «Stato criminale», un porto franco «dove i narcos messicani potranno operare impunemente per esportare marijuana verso il resto degli Stati Uniti e la stessa America latina». I promotori della Proposition 19 contro-obiettano che il referendum punta a liberalizzare solo il possesso in «modica quantità» (un’oncia, circa 28 grammi) e la coltivazione in piccoli appezzamenti (2,5 metri quadri di terreno). Obama sembra mosso soprattutto da una preoccupazione tattica immediata. Deve impedire che lo spinello libero dia altro carburante alla destra nelle legislative di novembre. I democratici ricordano che nel 2004 a far perdere John Kerry contro George Bush a livello nazionale contribuì anche la «trasgressiva» San Francisco con il suo referendum sulla legalizzazione dei matrimoni gay. © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 CRONACA ■ 21 Il sindaco di Viareggio a Sarkozy: “Ci aiuti nel giallo di Franceschi” Lettera all’Eliseo. La mamma: Carla Bruni non resterà insensibile DAL NOSTRO INVIATO MEO PONTE NIZZA — «Per ora non ho avuto nessuna risposta. Ma sono convinta che la signora Bruni che è italiana non resterà insensibile davanti al dolore di una madre. Sono certa che mi aiuterà ad avere giustizia...» dice Cira Antignano. Il giorno dopo l’accorato appello fatto tramite Repubblica alla Premiere Dame di Francia, la madre di Daniele Franceschi, il giovane di Viareggio misteriosamente morto nel carcere di Grasse in agosto, aspetta una risposta. Nel frattempo anche Luca Lunardini, sindaco di Viareggio, ha scritto alle autorità francesi. «Direttamente a Sarkozy — spiega — la mia segreteria ha trovato una mail dell’Eliseo a cui ho indirizzato il mio messaggio affinchè venga chiarita la misteriosa vicenda che ha visto morire in carcere un ragazzo arrestato per una carta di credito rubata. Domani (oggi, ndr) la lettera sarà ufficialmente recapitata alla sede del governo di Parigi». Lunardini, nel messaggio al presidente francese, dopo avere ricordato i troppi misteri della vicenda giudiziaria di Daniele Franceschi, ha scritto: «La comunità viareggina vuole continuare a credere nella giustizia di una nazione che è stata maestra di libertà e democrazia. Presidente Sarkozy ci aiu- Il nuovo avvocato della famiglia: emergenza sanitaria nelle carceri francesi ta a continuare a crederlo... «. Il caso Franceschi però sta polarizzando anche l’attenzione dell’opinione pubblica francese sulla situazione delle carceri. In particolare di quello di Grasse. In Francia ci sono due tipi di prigioni: le Maisons d’Arret dove vengono rinchiusi i detenuti in attesa di giudizio e le Maisons Central dove si sconta effettivamente la pena. Quella di Grasse è una Maison d’Arret e ospita circa 800 detenuti pur essendo stata costruita per non più di 500. Tra loro una decina di italiani, tra cui un appuntato dei carabinieri di Ventimiglia, arrestato per estorsione. Il carcere diretto da monsieur Botella non gode di buona fama. Nel luglio 2007 fece grande impressione l’evasione di Pascal Payet, rapinatore e considerato il detenuto più pericoloso di Francia, già evaso due volte in modo rocambolesco dal carcere di Aix en Provence. Quell’estate quattro complici di Payet si impadronirono di un elicottero a Cannes e riuscirono ad atterrare sul tetto della Maison d’Arret di Grasse. Payet non dovette far altro che salire sul veivolo. «Non furono minimamente ostacolati dalle guardie — ricorda l’avvocato Luc Febrario che da vent’anni collabora con l’Observatoire International des Prisons, un’organizzazione che ogni anno redige un rapporto sugli abusi commessi in carcere e che si è affiancato alla difesa di Daniele Franceschi — nelle prigioni francesi il personale è ridotto al minimo e nel periodo delle ferie la situazione diventa drammatica. Naturalmente questo incide anche sull’assi- stenza sanitaria dei detenuti. Si dice che finire in un carcere francese con una qualsiasi patologia può essere letale. Di notte non ci sono medici e anche durante il giorno l’assistenza sanitaria la- scia molto a desiderare...». In più c’è da aggiungere che, grazie al Garde a Vue (l’arresto temporaneo) e al codice di procedura penale francese più volte condannato dalla Corte Euro- pea dei diritti dell’uomo, quest’anno sono finite in carcere 800mila persone. «Tanti quanti sono gli abitanti di Marsiglia» sottolinea l’avvocato Febraro. © RIPRODUZIONE RISERVATA Le tappe L’ARRESTO LA MORTE LA LETTERA Daniele Franceschi, 31 anni, di Viareggio, a marzo viene fermato a Cannes: al casinò ha usato una carta di credito non sua Il carpentiere toscano, un figlio di 9 anni, denuncia alla madre maltrattamenti. Il 25 agosto muore nel carcere di Grasse Il 15 ottobre Cira Antignano, madre di Daniele Franceschi, attraverso “Repubblica” scrive a Carla Bruni Cira Antignano, la madre di Daniele Franceschi Il caso Il pm: Burtone deve andare in carcere VALERIA FORGNONE LAURA SERLONI Il giovane che ha ucciso una donna con un pugno. Il padre: vendo la casa per risarcire ROMA — «Non ci sono parole per spiegare il dolore, le scuse ora non servono. Quel ragazzo deve pagare con il carcere». È sconvolto Adrian Hahaianu, il marito di Maricica, l’infermiera di 32 anni che è morta giovedì sera al Policlinico Casilino di Roma dopo il pugno che Alessio Burtone le ha sferrato in volto alla stazione Anagnina. E mentre i familiari della vittima chiedono giustizia e lasciano trapelare ombre sull’operato del nosocomio, il giovane, 20 anni, è accusato di omicidio preterintenzionale. Agli arresti domiciliari, attende la decisione del Gip sul trasferimento in carcere chiesto dalla Procura. Intanto il Comune di Roma ha annun- ciato che si costituirà parte civile nel processo. «Ho paura di tornare in galera. Non volevo fare del male e uccidere nessuno. Sono profondamente pentito per quanto è successo», continua a ripetere Alessio al suo legale, Fabrizio Gallo. «Rischia fino a 18 anni a seconda del reato con- Calabria TRIGESIMO Caso Fortugno il Quirinale invita alla lotta antimafia CATANZARO — Cinque anni dopo si ricorda l’omicidio di Franco Fortugno, vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, esponente della Margherita. Cinque colpi di pistola, esplosi il 16 ottobre 2005 da un uomo a volto coperto nell'androne di palazzo Nieddu, a Locri, dove era stato allestito il seggio per le primarie dell'Unione. Oggi, con nove persone in carcere, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, invia un messaggio che dice: «Dobbiamo riaffermare l'impegno di tutti i soggetti istituzionali, di tutte le forze politiche e sociali contro la pervasiva presenza di sodalizi criminali, le cui strategie si insinuano nella società minandone la vita democratica, la coesione e il progresso». Il Procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, alla commemorazione dirà: «In Calabria sono in gioco la democrazia, la verità e la giustizia». Nel quartiere romano di Don Bosco ieri striscioni per chiedere che Alessio Burtone lasci i domiciliari testato, ma l’autopsia potrebbe cambiare qualcosa. Se dovessero emergere delle negligenze da parte dei medici, sicuramente la posizione di Alessio potrebbe migliorare», spiega l’avvocato dell’aggressore. Nonostante il pugno sia stato fatale, alcuni sospetti sono stati avanzati anche dal fratello di 16 31 41 61 65 77 Roma, 17 ottobre 2010 I condomini e l’amministratore di via Masaccio 14-16, partecipano al dolore di Stefano Vannini per l’improvvisa scomparsa della mamma 25 34 8.334.994,43 € Dina Firenze, 17 ottobre 2010 Silvia e Marco ricordano la loro mamma Anna Nerli Cipriani a un anno dalla morte. Ci manchi tanto Firenze, 17 ottobre 2010 A cremazione avvenuta, ricordiamo amorevolmente, con gli amici, i compagni e gli alunni Concorso n. 124 del 16-10-2010 Superenalotto Nessun vincitore con punti 6 Nessun vincitore con punti 5+ Ai 23 vincitori con punti 5 Ai 2.965 vincitori con punti 4 Ai 121.873 vincitori con punti 3 PROSSIMO CONCORSO IL JACKPOT CON PUNTI 6 O.F. Carmine Salemme Napoli tel. 081/2395383 Sei entrato nella nostra vita rendendola più ricca e più bella. Grazie, Gianni Alberto ed Elisabetta con Francesco e Maddalena Monticello, 17 ottobre 2010 NAZIONALE 24 76 66 74 84 70 61 14 29 46 40 39 17 74 42 52 34 23 88 14 68 73 35 39 73 51 87 62 40 84 77 65 49 87 13 34 2 2 81 36 26 80 37 71 62 66 20 33 73 24 32 83 49 90 6 10 e LOTTO Adriana Curzi Germondari Stresa, 17 ottobre 2010 42.166,000 € 2.051,00 € 100,00 € 10,00 € 5,00 € 166.900.000,00 euro Napoli, 17 ottobre 2010 Punto di riferimento costante per tutta la sua famiglia. La messa funebre verrà celebrata il 18 ottobre 2010 presso la parrocchia di Carciano-Stresa alle ore 15. Andrea Riccardi Superstar Una donna speciale, infaticabile e prodiga. Paola e Mario, Myriam e Andrea con Lorenzo e Pietro, Ersilia con Maria, Annamaria Donna forte, sincera e coerente. 54.358,66 € 421,66 € 20,51 € Nessun vincitore con punti 5 Ai 5 vincitori con punti 4 Ai 592 vincitori con punti 3 Ai 9.018 vincitori con punti 2 Ai 62.410 vincitori con punti 1 Ai 150.717 vincitori con punti 0 Annamaria Iorizzo Lafuenti La figlia Isabella con la nipote Alice annunciano la scomparsa di © RIPRODUZIONE RISERVATA Negazionismo, Casini contrario alla legge allarme Sant’Egidio: un male che torna La Cat Sound ricorda con affetto l’amico Sergio Di Stefano Maricica, Giovanni Petroiou: «Prima ci dicono che sta meglio, la estubano e sospendono il coma farmacologico poi dopo due giorni non si accorgono della lesione all’encefalo?». Il legale della vittima, Alessandro Di Giovanni, ha precisato: «Dopo la morte è cambiato il capo di imputazione, domani sarà eseguita l’autopsia sulla salma». I prossimi giorni saranno decisivi per Burtone. La difesa ha nominato un perito che «valuterà la violenza del pugno, anche se le lesioni maggiori sono dovute alla caduta della donna», ha precisato Gallo. I parenti, tramite l’avvocato, continuano a chiedere scusa ai familiari della vittima. «Suo padre è disposto a risarcire la famiglia di Maricica e la prossima settimana metterà in vendita la casa. Vorrebbero incontrare i parenti della donna e condividere il dolore», riferisce il legale. E mentre sotto casa del ragazzo gli amici hanno attaccato uno striscione “Alessio libero”, all’Anagnina la comunità romena ha allestito un altarino con mazzi di fiori, foto ricordo e preghiere. COMBINAZIONE VINCENTE 14 34 52 73 17 35 61 74 23 39 66 76 24 42 68 84 29 46 70 88 ROMA — «Il negazionismo è una vergogna per l’umanità e per la comunità culturale, ma sono contrario a una legge che impedisca la divulgazione di una qualsiasi idea, anche la più aberrante». Lo dice Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc. «Ho profondo il senso di vicinanza con lo stato di Israele e con la comunità ebraica italiana, ma pensare che la strada per combattere il negazionismo sia la proibizione per legge è una strada molto pericolosa. La democrazia liberale non lo prevede». Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio, nel suo intervento alla marcia che a Roma commemora il 16 ottobre 1943, giorno della deportazione dal ghetto, dice: «Nel mondo di oggi rimontano il negazionismo esplicito e implicito. Ne emerge una cultura smemorata, che non sa più dire da dove veniamo e, quindi, non riesce a dire dove andiamo». Contratti di solidarietà al Carlo Felice Genova, passa l’accordo salva-Opera Sandro Bondi GENOVA — Passa con una stretta maggioranza (147 voti su 166 votanti, oltre la metà dei dipendenti) il “sì” dei lavoratori del Teatro Carlo Felice di Genova all’intesa – siglata solo dai sindacati confederali - che prevede il ricorso ai contratti di solidarietà per due anni, in modo da avviare il piano di salvataggio della Fondazione lirica, destinata altrimenti alla liquidazione. Contrastata dai sindacati autonomi, che ventilano iniziative giudiziarie, l’intesa ha invece avuto il placet del ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi, che dando un parere positivo sul voto ha annunciato anche un suo impegno concreto per sollecitare l’impegno dei privati nel Teatro. L’Opera genovese resta peraltro ancora in gravi difficoltà finanziarie, ed è una corsa contro il tempo per avviare il piano di salvataggio. la Repubblica DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 @ ATTUALITÀ ■ 22 1962 PER SAPERNE DI PIÙ www.casaccia.enea.it www.sviluppoeconomico.gov.it 1987 Enrico Fermi iniziò le sue prime ricerche negli Stati Uniti già negli anni Trenta ma in Italia bisognerà aspettare fino al 1962, anno in cui iniziò la prima fissione nella centrale di Borgo Sabotino, nel comune di Latina 2003 La catastrofe di Chernobyl è un evento traumatico e ha un impatto enorme sul referendum abrogativo dell’8 e 9 novembre 1987 che boccia in modo chiaro il nucleare in Italia. Sono moltissimi quelli che vanno a votare, il 65% degli aventi diritto. I “sì” ai tre quesiti referendari superano il 70 per cento Di recente in Italia si è tornati a parlare di nucleare. Con il ministro Alberto Clò che nel 1995 propone di riprendere il discorso. E con il fallito stoccaggio delle scorie a Scansano Ionico nel 2003. Poi il decreto Marzano concede all’Enel di operare all’estero 1966 Dopo Borgo Sabotino, nascono le centrali di Garigliano (Caserta), nel ’63, Trino (Vercelli) nel ’64 e infine Caorso (Piacenza) nel ’77. Grazie ai primi tre impianti l’Italia arriva nel 1966 a essere il terzo produttore al mondo di energia nucleare 2009 Nell’estate del 2009 viene approvata la legge che permette di aprire nuovi siti nucleari in Italia. Il prossimo passaggio in parlamento è per l’Agenzia per la sicurezza nucleare. Poi bisognerà affrontare il nodo della localizzazione degli impianti 1986 L’idillio atomico inizia a rompersi nel 1979, con l’incidente di Three Miles Island negli Usa, per spezzarsi definitivamente nel 1986 quando sull’Europa arriva la nube radioattiva di Chernobyl, in Ucraina, il più grande incidente nucleare della storia. La contaminazione è un rischio concreto anche in Italia Le tappe Il nucleare italiano riaccende i reattori Roma, dopo 20 anni riprende l’attività sperimentale nel centro Casaccia dell’Enea LUCA IEZZI ROMA — Torna in Italia la scintilla del nucleare. Dopo vent’anni, mercoledì, quella sorta di “miracolo della fisica” che va sotto il nome di fissione si ripeterà alle porte di Roma, nel centro di ricerche Casaccia dell’Enea. Nel 1990 gli ultimi reattori venivano definitivamente spenti per effetto del referendum di tre anni prima. A luglio si chiudeva a Caorso la parte “industriale” dell’atomo italiano, da quel momento l’elettricità da fonte nucleare avrebbe continuato ad alimentare le case degli italiani, ma solo perché importata dalla vicina Francia. In quello stesso periodo veniva interrotto anche il zionare, i ricercatori hanno continuato a lavorare all’interno di infrastrutture e impianti di qualificazione industriale, anche se il lavoro si è molto ridotto concentrandosi su altre applicazioni (come la medicina nucleare). Una parte delle vecchie strutture è stata perfi- no affidata alla Sogin per essere smantellata. Per questo l’appuntamento del 20 ottobre è visto da molti scienziati come una vera rinascita. I due reattori saranno utilizzati per nuove attività di ricerca e sviluppo e anche per formare i tecnici che dovranno far funzionare le centrali che l’Enel ha intenzione di costruire entro il 2020 sul territorio italiano. Evidente anche il significato politico dell’evento, la legge per il ritorno all’energia atomica è in vigore da 14 mesi, ma i ritardi accumulati già in questa fase iniziale e la fortissima op- posizione a livello locale verso le nuove centrali hanno di fatto relegato questo punto del programma di governo tra le promesse “meno probabili”, vicino al ponte sullo Stretto di Messina o alla riforma fiscale. Invece con la nomina di Paolo Romani al dicastero dello Sviluppo economico il ritorno al nucleare sta subendo un’imprevista accelerazione: su tutto la nomina dei vertici dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, attesa nel giro di un paio di settimane. Va detto che anche il suo predecessore Claudio Scajola l’aveva promessa entro la fine dell’anno scorso. Il presidente designato è l'oncologo Umberto Veronesi. Lui stesso ha ribadito la volontà Con la nomina di Romani a ministro e la designazione di Veronesi all’Agenzia la corsa all’atomo sta subendo un’accelerazione programma nucleare di ricerca. Ora si riparte: i reattori Triga e Tapiro, alla presenza degli scienziati e dei rappresentanti del governo, saranno riportati “a criticità” vale dire gli atomi del materiale radioattivo saranno bombardato da neutroni fino a innescare una reazione a catena e produrre una quantità di energia superiore a quella immessa nel sistema. Fenomeno ormai comune e usato, ma che fu osservato per la prima volta proprio a Roma nel 1934 da Enrico Fermi. Una scoperta che gli valse il Nobel nel 1938, ma che l’Italia non potè sfruttare a pieno visto che le leggi razziali convinsero lo scienziato a emigrare negli Usa. Il centro dell’Enea in questi anni non ha mai smesso di fun- Da oggi l’espresso si gusta morso dopo morso. Il caffè espresso italiano è amato e apprezzato in tutto il mondo per il suo gusto incomparabile. RITTER SPORT ha unito con successo il sapore unico dell’espresso italiano al cioccolato di alta qualità: con la sua elevata percentuale di cacao puro della Papua Nuova Guinea e del Madagascar, il nostro classico cioccolato al latte avvolge una crema morbida e delicata realizzata con chicchi di caffè espresso tostato qualità arabica. RITTER SPORT Caffè Espresso: una composizione di cioccolato semplicemente deliziosa. À NOVIT www.ritter-sport.it di dirigerla anche a costo di rinunciare al seggio di senatore del Pd, scatenando le ire dei suoi colleghi di partito e delle associazioni ambientaliste. Notizie positive sono arrivate anche dall’incontro tra Romani e il ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo, per definire gli altri quattro nomi del board dell’agenzia. La struttura sarà operativa forse per la primavera prossima quando i cinquanta tecnici dell’Enea e gli altrettanti dell’Ispra saranno riassegnati al nuovo ente, particolari che l’attuale commissario Enea, Giovanni Lelli, dovrebbe chiarire già mercoledì. Risolta da Romani dopo più di un anno la vicenda della Sogin. La società pubblica che sta smantellando le vecchie centrali e dovrà costruire il deposito delle scorie nucleari è uscita dal commissariamento e ora ha un nuovo presidente, Giancarlo Aragona, e come amministratore delegato Giuseppe Nucci, che ha già ricoperto quel ruolo dal 2005 al 2007. Sono tutti pezzi del “puzzle nucleare” che trovano la loro collocazione. Ma che rimane largamente incompiuto. © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 @ ATTUALITÀ PER SAPERNE DI PIÙ www.mcdonalds.com http://altoadige.gelocal.it ■ 23 VIVA GLI SPOSI Dall’altare al fast food: la nuova moda di molte coppie che si sposano Ora c’è anche il “pacchetto matrimonio” Sposarsi al fast food hamburger e patatine per dirsi il fatidico sì McDonald’s, ricevimento low cost: 286 euro per 100 invitati LAURA LAURENZI ROMA — C’è la crisi? E noi la festa di nozze la facciamo da McDonald’s. Il pacchetto è invogliante: te la puoi cavare con 286 euro tutto compreso. E cioè il banchetto nuziale per cento invitati, le decorazioni della sala con festoni e palloncini bianchi, il sottofondo musicale stereofonico che accompagna il lancio del bouquet, e persino due regalini per gli sposi e un ricordino per tutti. Certo: il menu è quello che è, la torta nuziale glassata con in cima gli sposini te la puoi scordare (al suo posto viene servita l’apple pie) ma per quel prezzo — in pratica 4 dollari a coperto — non si può certo chiedere di più. Happy meal per tutti. Il vantaggio supplementare serà solo le due sedi centrali di Mei Foo e di Smithfield. Se, come sembra, le prenotazioni saranno in numero consistente, il pacchetto nuziale verrà esteso anche alle altre filiali più periferiche. La tendenza tuttavia viene dagli Stati Uniti, patria dei fa- st food, in particolare dalla California: festeggiare gli sposi davanti a un semplice hamburger tutti insieme appassionatamente sugli sgabelli di un self service. Rapido, spiritoso, giovanile e soprattutto economico. A volte si sceglie appositamente il locale del primo appuntamento. Ma si tratta di iniziative spontanee e individuali, senza pacchetti tutto compreso, anche se, come sottolineava il New York Times, sono sempre più numerose le agenzie matrimoniali che, in tempi di recessione, of- frono ai loro clienti anche questa opzione. Il romanticismo non ha bisogno di ristoranti di lusso e di haute cuisinee può anche accontentarsi di bicchieri di carta e di un panino al doppio ketchup. Nozze coi fichi secchi. La più grande catena della polpetta globale sa fiutare le fluttuazioni del mercato e indovina i gusti della nuova clientela. Per fare business cavalca la moda bio-naturista e tenta la carta vegetariana. La svolta ecologica ha come epicentro Parigi dove, in zona Défense, entro la fine di Cibo, decorazioni, musiche e gadget: il McWedding esordisce a gennaio a Hong Kong Con la crisi molte coppie americane hanno iniziato a scegliere il pranzo sugli sgabelli è che gli sposi non si devono occupare di niente. Nessuno stress organizzativo: il McWedding è un servizio chiavi in mano. Magari manca la marcia nuziale di Mendelssohn e non ci sono i confetti, e non c’è neppure la tavolata a ferro di cavallo né le bomboniere di Limoges, ma quel che conta è fare comunque una festa. E poi: guardiamo alla cosa dal punto di vista degli invitati. Spesso i banchetti nuziali sono un supplizio: ore e ore inchiodati alla sedia a fare brindisi in un interminabile succedersi di portate. Col McWedding fai presto: un cheesburger e una busta di patatine fritte ed è già arrivato il momento del dolce e dei discorsi, ergo del rompete le righe. E senza cerchio alla testa: si brinda con la cocacola, nessun McDonald’s infatti ha la licenza per servire alcolici. Sarà una festa champagne free, viva gli sposi. Il fast wedding è un servizio offerto unicamente a Hong Kong. L’esperimento partirà il primo gennaio 2011 e interes- ottobre verrà inaugurato un nuovo punto ristoro considerato un prototipo da cui è bandito ogni tipo di hamburger: sarà un McCafé con una fornitissima Mc-insalateria e con ogni tipo di Mc-spuntino dolce e salato, ma per nessun motivo a base di carne. Jamais plus ça. Intanto l’Italia festeggia il suo primo McDonald’s, aperto un quarto di secolo fa a Bolzano. Atmosfera anni Ottanta, Karaoke, spettacoli di danza e l’esibizione di un gruppo di writers professionisti l’altroieri sera per una celebrazione dal sapore vintage: chiunque avesse voluto pagare il suo hamburger con le lire invece che con gli euro avrebbe potuto. Torna in mente un aforisma di Andy Warhol, oggi piuttosto datato: “La cosa più bella di Tokyo è McDonald’s. La cosa più bella di Stoccolma è McDonald’s. La cosa più bella di Firenze è McDonald’s. Pechino e Mosca non hanno ancora nulla di bello”. Ora sì, ce l’hanno. Lo sbarco in Italia venticinque anni fa Il primo McDonald’s in Italia apre 25 anni fa a Bolzano. È il 15 ottobre 1985, poi il fast food viene chiuso e riaperto l’anno dopo. In questi giorni i festeggiamenti (in alto) © RIPRODUZIONE RISERVATA ECONOMIA FINANZA&MERCATI Bankitalia respinge le critiche del governo “Dati né esoterici né ansiogeni, noi siamo seri”. Tremonti: sono i numeri a fare la politica ELENA POLIDORI AFFARI & POLITICA GIUSEPPE TURANI FAMIGLIE PREMIATE MANAGER BOCCIATI ICCOLO (o medio) è bello? Familiare è meglio di manageriale? Da qualche giorno sono stati diffusi i dati di prechiusura 2010 del settore del lusso. Ed in particolare della moda. Tutti ottimi. Dal record di Prada che cresce di quasi il 20 per cento rispetto all'anno scorso, ai dati di Tod's, Armani, Dolce e Gabbana, Zegna, Diesel, tutti oltre il 10. Nel lusso ancor più lusso, quello degli yacht, sono appena finiti i saloni di Cannes, Montecarlo e Genova e si tirano le prime somme. Il fatturato anche lì si riprende, gli ordini arrivano copiosi (specie da russi, brasiliani, indiani e cinesi, tanto per cambiare), ma si prende anche nota, dai tanti stand vuoti, delle decine di cantieri che hanno chiuso i battenti, o stanno per chiuderli. A Genova ad esempio, oltre ai tanti assenti totali, ha fatto effetto la scelta di Ferretti (che vuol dire Riva, Pershing, Itama ed altri marchi molto prestigiosi) di presentare solo qualche modello e di invitare gli interessati in un porto vicino, fuori dal salone. Scelta risparmiosa, dicevano tutti, scelta dettata dall'enorme debito ancora sulle spalle della società che non consente di scialare troppo con le spese. Ed infatti i più informati dicevano che é già in corso un giro di documenti per un ulteriore aumento di capitale, probabilmente legato all'ennesimo stralcio dei debiti con le banche, unici modi per cercare di dare ossigeno al gruppo. Peccato che dal concorrente principale - Azimut Benetti, ormai indiscusso leader mondiale del settore - c'era la fila a visitare gli yacht, specie quelli più nuovi, anche nei giorni dell'alluvione sulla città. Una fila che ha fatto impressione e che ha consentito di sottolineare il livello di fiducia di cui gode quell'azienda. Ma c'è, e semmai qual é, un comune denominatore tra tutte queste società che stanno andando cosi bene? Sarà un caso ma tutte le migliori aziende citate della moda e del lusso sono ancora gestite dagli imprenditori che le controllano. Sono loro infatti che hanno saputo imprimere tutte quelle svolte positive di ristrutturazione dei costi, di riorientamento sui mercati, di innovazione sui prodotti che li stanno portando ad avere grande successo. Loro stessi forse un anno fa non avrebbero messo la mano sul fuoco sui risultati che stanno arrivando, però oggi sono lì, felici, a godersi una crescita “a due cifre”, come si dice in gergo. E non é ancora arrivato il Natale, che in genere premia ulteriormente i più bravi, quelli con i prodotti considerati migliori, più di tendenza. I gruppi guidati dai manager invece, in molti casi sono stati meno pronti, più incerti, più vittime della crisi che in grado di cavalcarla in positivo. Se poi avevano alle spalle situazioni finanziarie pesanti l'incertezza e la timidezza sono state più dovute dai fatti contingenti che risultato di scelte consapevoli e libere. In questi giorni, a seguito della pubblicazione di recenti studi, abbiamo assistito ad una rivitalizzazione del dibattito tra chi sostiene che le aziende, per andare bene e soprattutto per crescere, devono essere consegnate ai manager e non lasciate alle famiglie. Ma non é detto, anzi. Gli esempi appena fatti dimostrano proprio il contrario. É chiaro che famiglie alla seconda o terza generazione, con i vari componenti che litigano tra loro, che non sanno scegliere dei veri leader, non possono che avere problemi, però in casa di tanti imprenditori si sente dire che - con la crisi che c'é stata e che in parte ancora c'è - se non ci fossero stati loro a tenere saldamente in pugno il volante, il timone delle loro aziende, sarebbe stato un disastro. Come é evidente, generalizzare é sempre sbagliato, specie in un universo, come quello delle imprese, che é quanto di più articolato si possa immaginare. Però i numeri sono ormai sotto gli occhi di tutti e é molto chiara la differenza tra chi sta uscendo dalla crisi con il vento in poppa e chi invece ha ancora molte, forse troppe ferite da medicare. A questo punto la scelta tra imprenditori e manager, tra famiglie e professionisti, va a dir poco rinviata nel tempo. P © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — Non succede tutti i giorni che la Banca d'Italia risponda agli attacchi. Invece stavolta, poiché l'accusa del governo, l'ultima di una lunga serie, s'infiamma sui contenuti delle analisi macroeconomiche e dunque va dritto al cuore del celeberrimo ufficio studi, fiore all'occhiello e anima dell'Istituto, ecco che via Nazionale decide di rompere una prassi di riservatezza più che consolidata nella sua storia ormai centenaria. Non replica il governatore Mario Draghi, ma il numero due dell'istituto, il direttore generale Fabrizio Saccomanni. Poche parole per puntualizzare che le stime del Bollettino economico sono «accurate». Quelle stesse cifre che avevano suscitato venerdi l'ira del ministro Tremonti per i «toni inutilmente ansiogeni» sulle entrate nonché il commento seccato del ministro Sacconi per il livello accreditato della disoccupazione, al record dell'11%: «Dati esoterici», li aveva chiamati. Saccomanni dice ora che in realtà le stime non sono esoteriche e nemmeno ansiogene, «né l'uno né l'altro». Nel documento «ci sono dati buoni per l'Italia e altri meno. Noi pubblichiamo tutto e riteniamo che dietro la nostra analisi ci siano ricerca e accuratezza. I dati bisogna leggerli tutti». Disputa solo tecnico-contabile, in apparenza. Certo i numeri, specie se dolorosi, devono essere davvero importanti se Tremonti in giornata decide di reintervenire. Per annunciare che dopo i tagli ci sarà un piano per lo sviluppo perché «prima si recupera, poi si spende», ma soprattuto per spiegare che «in passato era la politica che faceva i numeri» e oggi «i numeri vengono prima della politica». Anzi, la politica «è l'arte di adattarsi a numeri, ma veri e non inventati». Inventati? Per il leghista Calderoli «il bollettino è pieno di forse e di condizionali. Su temi così delicati o si hanno certezze o è meglio lasciar perdere». Nella polemica s'inserisce la leader de- Il credito Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia e Giulio Tremonti, ministro dell’Economia I precedenti ASPIRINA ASTROLOGI TECNICI Aprile 2008. Tremonti: la cura Draghi contro la crisi è solo un’aspirina Gen 2009. Tremonti: i dati Bankitalia? Congetture da astrologi Gen 2010. Tremonti: inutili regole tecniche, decide la politica gli industriali, Marcegaglia: «Per noi la disoccupazione è il dato Istat dell'8,2%», e non quell'11% che tanto ha infastidito Sacconi. «Mi sono meravigliato del suo comportamento - commenta il presidente Udc Casini - dice sempre che i dati sono sbagliati». Dunque il duello governoBankitalia va avanti e finisce per prendere una piega tutta politica . Così accade - e anche questa è una prima volta - che il nome del governatore risuoni perfino in piazza san Giovanni gremita di metalmeccanici, per bocca di Nichi Vendola, che lancia l'allarme: «Cercano di mettere la museruola a Draghi». Nel palazzo la polemica arriva a lambire la questione nomine, visto che Draghi è candidato alla guida della Bce. Ne parla Enrico Letta, vicesegretario Pd: «Azzoppare la possibilità di Draghi alla Bce sarebbe un grave danno per il paese». Nel tourbillon mediatico delle designazioni c'è chi, come il sito Dagospia, legge le uscite di Saccomanni - tre nel giro di una settimana- come una mossa dello stesso governatore per favorire una eventuale successione interna, alla scadenza del mandato, nel gennaio 2012. Draghi è stato scelto dal governo Berlusconi a fine dicembre 2005, dopo il caso Fazio. Il suo mandato, il primo a tempo nella storia della Banca, dura 6 anni ed è rinnovabile una volta. Trichet lascerà poco prima, nel 2011. © RIPRODUZIONE RISERVATA Trattativa serrata sui 4.700 tagli, chiusura vicina. Passera: “L’area ci interessa, valutiamo opportunità” Unicredit, accordo in vista sugli esuberi Intesa guarda agli asset nell’Est Europa MILANO — Continuano serrate le trattative per arrivare all’accordo sugli esuberi Unicredit. Rappresentanze sindacali e banca hanno ripreso i negoziati - dopo l’interruzione alle tre di notte di due sere prima - con l’obiettivo di chiudere quanto prima, forse già oggi. Sul piatto ci sono 4.700 esuberi da gestire nell’arco di cinque anni, nell’ambito di un piano di riorganizzazione aziendale che vede una prima tornata, di 3.000 persone, in via di uscita nel prossimo triennio. Altre 600 unità fanno invece parte del vecchio piano di esuberi di Capitalia, anch’esse previste in uscita nel corso del triennio. A fronte di questo snellimento (che riguarda comunque persone che hanno o che raggiungeranno il diritto alla pensione) sono previsti l’inserimento di 1.100 precari che verranno stabilizzati e di altre 1.100 nuove assunzioni. Carne al fuoco, per Unicredit, in effetti ce ne è parecchia. A partire dalla nomina dei direttori generali (il cda dovrebbe essere nella seconda metà della settimana, ma è possibile che martedì ci sia un Comitato nomine); al contrario, non dovrebbero esserci novità di rilievo sul fronte del perimetro estero dell’istituto, in particolare nell’Europa dell’Est, se non per qualche realtà marginale. All’area dell’Europa orientale guarda con grande interesse anche Intesa Sanpaolo, reduce peraltro proprio due giorni fa da una piccola acquisizione, la maggioranza della Banca Monte di Parma («Una bella prova di efficienza», ha commentato il numero uno di Intesa, Corrado Passera, riferendosi al fatto che l’operazione è stata conclusa in tre giorni). Ieri l’amministratore delegato del gruppo, rispondendo alle domande dei giornalisti ha confermato che Intesa Sanpaolo «guarda con interesse al mondo dell'Europa dell’Est e quando ci sono delle opportunità le valutiamo». Asset di Unicredit compresi, ove ce ne fossero. Del resto, Ca’ de Sass è già molto presente nell’area orientale e nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo: Slovenia, Croazia, Albania ed Egitto. (vi.p.) © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica Cgia Strasburgo Imprese, ricchezza ai minimi dal 2001 Pagamenti in ritardo, l’Italia rischia stangata Ue VENEZIA — «Il valore aggiunto delle imprese italiane è sceso ai livelli del 2001. Nel settore manifatturiero la ricchezza prodotta è precipitata su valori che avevamo nel 1989». Lo sostiene la Cgia di Mestre. BRUXELLES — Rischio stangata suoi conti della pubblica amministrazione italiana: il Parlamento europeo mercoledì darà l’ok alla direttiva sui ritardi nei pagamenti ai fornitori di beni e servizi allo Stato. In Italia gli arretrati sono 70 miliardi di euro. DAL NOSTRO INVIATO ANGELO AQUARO NEW YORK — C'è una sola parola che a questo punto sembra riassumere il “Mutui-Gate” che rischia di travolgere l'economia americana: truffa. Truffa è l'accusa su cui indaga il governo della Florida nel caso di David J. Stern. L'avvocato è a capo di uno studio legale a cui le grandi banche delegavano i pignoramenti. Beh, lo studio Stern prendeva 1.300 dollari a botta: intesa come pignoramento. E chi se ne frega se il poveretto di turno andava davvero sfrattato. Con 12 impiegati per sbrigare 12mila pratiche la ditta Stern nel 2009 ha firmato niente- Caos pignoramenti negli Usa 4 milioni di case a rischio Il “Mutui-gate” si allarga: nel mirino banche e studi legali È in ballo il 30% del mercato immobiliare: chiesta moratoria al governo dimeno che 70.000 sfratti. Ed è solo una goccia dello tsunami che sta arrivando. Le procure di tutti i 50 Stati hanno aperto un'inchiesta che rischia di bloccare tutti i procedimenti. In tanti chiedono al governo una moratoria. Ma sono due milioni le case da pignorare in America. Altre due milioni sono sotto osservazione. E' il 30 per cento del mercato immobiliare. DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 ■ 27 zazione, il Mers, che va più veloce degli impiegati degli Stati, e contemporaneamente chiedono alle “fabbriche dei pignoramenti” di produrre carte su carte. E' il caos: immortalato dalla storia pirandelliana di quel signore della Florida che paga in cash e si vede impartire un ordine di sfratto per non aver pagato il mutuo che non ha. Che succederà? Le banche sono sotto un doppio assedio. Da una parte i poveracci che resistono ai pignoramenti: dove sono le carte? Dall'altra gli investitori che fanno causa perché hanno comprato quei mutui di cui non si riesce a risalire alla proprietà: dove sono le carte? Il riutilizzo dei subprime scoperto per caso grazie alla vicenda della signora Bradbury Che sale al 50 negli Stati dove la bolla ha colpito di più: California, Florida, Arizona, Nevada. Altri numeri? Oltre 200mila le nuove abitazioni vendute negli Usa a settembre: meno 16 per cento rispetto ad agosto. E invece oltre 340mila le abitazioni pignorate: più 2,5 per cento. Fermare i pignoramenti sarebbe fermare il mercato già in crisi. Alcune banche, quelle più esposte che in questi giorni sono crollate in Borsa, l'hanno fatto in via cautelativa: da Bank of America a Jp Morgan. Quanto può durare? Sembra impossibile che tutto sia nato per caso. La signora Nicolle Bradbury perde il lavoro e non sa più come pagare il mutuo da 474 dollari al mese per la casetta di Denmark, Maine, acquistata 7 anni prima per 75mila dollari. Contatta un gruppo di assistenza legale non profit e si imbatte in un avvocato in pensione, Thomas A. Cox, che ha lavorato nei pignoramenti. C'è qualcosa che non quadra in queste carte, dice Thom. E' l'inizio di un'inchiesta che si allarga a decine, centinaia di migliaia, milioni di casi. C'è qualcosa che non quadra nel sistema. I signori di Wall Street hanno una fretta terribile di rivendere i mutui che vengono impacchettati in quei prodotti finanziari chiamati security e subprime che hanno alimentato prima la bolla immobiliare e poi quando il loro valore è crollato perché tanti mutui erano insolvibili - la recessione. Vendere e rivendere: sempre più veloci. Ma il catasto americano è vecchio come la rivoluzione: troppe carte. Le banche si inventano, da una parte, un sistema di informatiz- Dice lo storico dell'economia Hernando De Soto: «Il capitalismo è un sistema che si basa su fatti che possono essere verificati. Può un'economia prosperare se il concetto di proprietà non è più certo?». L'economia no, le grandi banche e gli avvocati truffaldini sì. E quando qualcuno si accorge che il re è nudo è sempre troppo tardi. © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 LETTERE,COMMENTI&IDEE ■ 28 LA MISERIA DEL CUORE CHE FA IL PIENO DI SHARE I NEGAZIONISTI PARLINO CON NOI, EX-DEPORTATI NEI LAGER C NATALIA ASPESI (segue dalla prima pagina) Q uindici anni e l’aspetto ancora di bambina, a vederla nelle immagini del cellulare e dei video di famiglia, mentre fa le smorfie e ha voglia di scherzare, di giocare: di vivere. L’hanno ammazzata, e perciò col passare dei giorni da protagonista si è fatta comparsa, la sua immagine si è affievolita, poi si è annebbiata la sua persona, si è dimenticato che era viva: è uscita di scena, perché anche nei romanzi gialli, nei film noir e nelle fiction thriller, della vittima si finisce col perdere le tracce, ciò che conta sono gli assassini, e meglio se ad ogni capitolo, ad ogni scena, la storia si ingarbuglia, i sospetti crescono, deviano, si fanno sempre più caldi, gli indizi si accumulano, i detective indagano, arrivano le prove scientifiche, poi le confessioni: e la ferocia si estende dall’atto terribile che spegne una vita così breve, alla morbosità del coro sempre più vasto, della moltitudine di estranei che rimuovono le crepe della loro vita immergendosi senza pietà nelle storie macabre degli altri: spettatori di una tragedia che gelidamente infiamma ed eccita, i vicini, il paese, la stampa, ovviamente la televisione che tutto accumula e tutto cancella. Ci sarà prima o poi un omicidio in diretta, o un suicidio come nel vecchio (1976), preveggente ‘Quinto potere’ di Sidney Lumet, e in quel momento il picco di share farà del sagace e fortunato conduttore una star insuperabile? Sino a ieri il protagonista della maratona televisiva da Avetrana era questo Michele Misseri, un orco dall’aspetto intristito e fragile, attaccato al suo cappelluccio come al distintivo della sua modesta persona, in grado di narrare, della sua vita spenta e invisibile di operaio, di contadino, di padre di famiglia, quel momento buio e luminoso, inenarrabile: «È stato un raptus. L’ho strangolata nel garage di casa mia, poi l’ho caricata in macchina e l’ho portata in campagna, l’ho spogliata, ho bruciato i vestiti e ho seppellito Sarah nuda». Dice anche di aver violentato il giovane corpicino cadavere. C’era bisogno di raccontare agli inquirenti tanto orrore, non bastava dire l’ho ammazzata? No, non bastava, forse per liberarsi da un incubo o forse per rendere ancora più appetibile la sua orribile storia alla stampa e soprattutto alla televisione, che appena c’è un’efferatezza l’afferra e la dilaga non ponendosi più alcun limite. Finalmente nella vicenda che fa perdere la testa a ogni conduttore (pare di sentire le voci di quegli imprenditori che dopo il terremoto dell’Aquila se la ridevano), entra l’immancabile Donna Funesta, che di solito è una fatalona crudele come le sapeva dipingere Boldini. Ma in questa storia la femmina sinistra è una ragazza di 22 anni un po’ cicciotta, con gli occhi azzurri del padre assassino, molto chiacchierina, sicura di sé, e se davvero colpevole, grande attrice: anche lei ha vissuto il suo momento fatale, è uscita dal torpore della vita di paese, ha intravisto il futuro luminoso che tutti pensano l’apparire in televisione possa assicurare. Lei, Sabrina, ragazza senza storia, è stata vista da milioni di persone, che hanno parlato di lei, l’hanno ammirata, compatita, ed ora si divideranno come sempre in innocentisti e colpevolisti. Lei si dice innocente, e forse lo è, e non basta il suo esibizionismo o forse la sua capacità di mentire a fare di lei una colpevole. Anche perché se lo fosse, bisognerebbe chiedersi da quale miseria del cuore e del pensiero può venire l’odio, il desiderio, il gesto che uccide, anche qui senza ragione: non si uccide per eliminare una rivale di un amore inesistente, non si uccide perché la cuginetta è più carina e più felice, non si uccide per paura che si venga a sapere che il padre è sporcaccione, non si diventa complici del padre assassino che ha appena strangolato la cuginetta ed amica del cuore. A vent’anni non può essersi spento il senso della vita, non si può dimenticare un padre nel momento in cui strangola la sua amica e cugina, senza restarne segnata per sempre. Ma Sabrina non si è mai mostrata sconvolta e per questo forse si proverà che non è colpevole. O che lo è doppiamente. O forse si può davvero uccidere o diventare complici di un assassino perché succede nei romanzi e negli sceneggiati, dove spesso però c’è chi resuscita (vedi Beautiful) e comunque se sei in gamba, la fai franca. Si sa che è in famiglia, la sacra famiglia che tutti vogliono proteggere, che accadono i fatti più spaventosi, ma ogni volta pare impossibile: lo zio, la nipote, la cuginetta, chissà chi altro, e tutti finalmente in televisione, spettatori, conduttori, a dimenticare la pietà, il rispetto, il dolore. Lo share sarà stato fantastico, a ‘Chi l’ha visto?’, ‘La vita in diretta’, ‘Porta a porta’, ‘Quarto grado’ ‘Matrix’ e continuerà ad esserlo attorno al cadavere della povera Sarah. Ma poi i numeri hanno un senso tutto loro: se l’altra sera ‘Matrix’ ha raggiunto il recordo storico, se ‘Quarto grado’ l’han seguito in più di 4 milioni, vuol dire che la maggioranza assoluta degli italiani ha visto altro, o, più probabilmente, ha tenuto spenta la tv. © RIPRODUZIONE RISERVATA aro Augias, i negazionisti come il professor Claudio Moffa dell’Università di Teramo, negando l’esistenza delle camere a gas, pensano di negare tutto. Sono dei pigri e dei superficiali, privi di capacità di autocritica, privi di vere informazioni. Hanno mai indagato su dove sono finite milioni di persone che non sono più tornate nelle loro case? Non siamo noi sopravvissuti alla Shoah che dobbiamo portare le prove. E’ lui che deve darci precise notizie di tutti quelli che non sono tornati, dirci su quali fonti si basa. Per rendergli il compito più facile sono pronto a fornirgli i nominativi di tre persone della mia famiglia che non sono tornate a casa e raccontargli anche che cosa è avvenuto, dopo il nostro arresto, fino a che non ci hanno separati. Si impegni a cercare come mai non sono tornati. E mi faccia sapere. Per quello che riguarda me, deportato a Buchenwald, posso inviargli le risultanze della Croce Rossa di Arolsen (Germania). Gilberto Salmoni - [email protected] CORRADO AUGIAS [email protected] orrei rassicurare il signor Salmoni: non c’è alcun bisogno di inviare documenti a Claudio Moffa non perché non ne abbia bisogno ma perché non servirebbero. Il negazionismo s’ammanta di pretesti razionali, finge di avvalersi di documenti e testimonianze, pretende di fare paragoni storici, in realtà esterna solo forti sentimenti negativi dettati da odio, rancore, disprezzo. Non c’è prova contraria, non c’è evidenza, che possa far cambiare loro di parere. Dunque silenzio e, potendo, comprensione verso persone alterate da forze che sono incapaci di padroneggiare. Leggo che il senato dell’università di Teramo ha preso in esame il testo della ‘lezione’, promosso un’inchiesta e nel frattempo invitato la facoltà di Scienze Politiche a cancellare il master del prof Moffa. Leggo anche le controdeduzioni dello stesso Moffa che molto aiutano a capire. Per esempio quando, dopo aver V Le scelte degli operai quando si vota Giampaolo Franci Poggibonsi (Si) HO visto la puntata di Anno Zero di giovedì 14 Ottobre e nel servizio dedicato alle dipendenti dell’azienda Omsa, ora in una situazione davvero difficile, una di loro ha chiesto a Bersani in studio che cosa avesse fatto il Partito democratico per loro. Vorrei ricordare che alle scorse elezioni, soprattutto nelle regioni del nord Italia, la stragrande maggioranza degli operai ha votato per i partiti del centro destra, cioè per il governo attuale. Posso chiedere a costoro di ricordarsi alle prossime elezioni di quello che ha fatto questo governo per risolvere i loro problemi? Sei anni all’università soldi e anni sprecati Tiziano Guernelli guernelli. tiziano@libero. it SONO il padre di un ragazzo che ha appena finito il dottorato di ricerca e assieme a mio figlio stiamo seguendo l’evolvere del penoso percorso della riforma universitaria. Mio figlio si è laureato in conservazione dei beni culturali con 110 e lode. Successivamente ha vinto una borsa di studio per specializzarsi in storia dell’arte della durata di tre anni percependo in tale periodo circa 830 € mensili. Ha poi vinto un’altra borsa di studio per un dottorato di ricerca in storia della miniatura anche quello della durata di tre anni percependo nel periodo 1030 € mensili. Facendo un poco di conti si evince che il totale delle somme percepite ammonta a circa 67000 €. Questo è l’investimento che l’università (e di conseguenza lo Stato) ha fatto sulla persona di mio figlio. Ora che ha finito con il massimo profitto tutto il suo percorso di studi, quale L’AMACA mandato qualche insulto a Repubblica, scrive: «Israele mostra delle oggettive difficoltà negli ultimi anni ad attuare i propri obbiettivi perché nessuno in Occidente lo asseconda più, a cominciare da Obama». Si può concordare; la politica del governo d’Israele è miope e criticabile, come infatti la criticava giorni fa su questo giornale David Grossman. Prosegue Moffa: «Così la discussione libera sullo sterminio di ebrei nella II guerra mondiale è oggi una esigenza sentita da milioni di persone, e sicuramente dalla stragrande maggioranza del popolo italiano». Stabilire un collegamento, questo collegamento, tra la politica di Netanyahu e la Shoah la dice lunga sulla confusione mentale, certamente intenzionale, del professor Moffa che intende così facilitarsi le cose e nobilitare al rango di ragionevole dissenso il dettato delle sue pulsioni profonde. © RIPRODUZIONE RISERVATA prospettiva gli si apre? A ben vedere assolutamente il nulla, perlomeno nel nostro paese. Questo significa che i soldi che sono stati investiti su mio figlio saranno per lo Stato Italiano sprecati, e che mio figlio ha sprecato sei anni di studi per nulla. Un anno di lavoro inutile per la pensione Stefano Naldini stenalda@inwind. it APPRENDO che mia moglie, MICHELE SERRA eggo che tra i concorrenti del Grande Fratello ci saranno “il figlio di un camorrista, un gigolò e un cavaliere di Malta”. Ripenso ai sussidiari di una volta, che ritraevano un’Italia popolata di lavandaie, mugnai, arrotini e maniscalchi. In apparenza, il racconto televisivo ritrae un’Italia ribaltata. In realtà, le illustrazioni caramellose dei vecchi sussidiari e il Barnum ridicolo della televisione sono la stessa cosa: un falso ideologico ai danni della realtà. Così come non ho mai conosciuto un maniscalco, non ho mai conosciuto un gigolò. Il moralismo dell’Italietta cattolica e l’immoralismo della videocrazia hanno lo stesso fine: evitare una rappresentazione lucida e verosimile della realtà sociale. Essendo la vita quotidiana, per la maggioranza delle persone, un tribolare tenace e oscuro, una volta si infinocchiava il popolo con il presepe edificante del solerte mugnaio e della lavandaia canterina, oggi lo si infinocchia cucendo addosso a dei normalissimi sfigati un personaggio efferato o equivoco o in qualche maniera “spettacolare”. In realtà, il gigolò altri non è che il maniscalco riscritturato da un nuovo produttore. L © RIPRODUZIONE RISERVATA che tra un anno avrà 40 anni di contributi, potrà riscuotere la pensione solo dopo 12 mesi. Avrà due opzioni: 1) licenziarsi e stare un anno senza stipendio e senza pensione; 2) continuare a lavorare fino alla riscossione della pensione, pagando sullo stipendio regolari contributi previdenziali, i quali, però, non le faranno aumentare la pensione. È costituzionale tutto ciò? E comunque perché i sindacati stanno zitti e fermi? Mi sembra che in Francia la mobilitazione contro una riforma delle pensioni ben più morbida della nostra sia imponente, noi, a partire da politici e sindacati per finire ai lavoratori rassegnati a tutto, stiamo con le mani in mano. Nuova esecuzione negli Usa di Obama Elvira Pierri [email protected] QUARANTADUESIMA esecuzione capitale in America. Donald Wacherly di anni 41, colpevole di omicidio, è stato ucciso con un’iniezione letale in Oklahoma. Sconcertante il silenzio dell’opinione pubblica mondiale. Nessuna mobilitazione generale. L’America ha al suo fianco Iran e Cina come nazioni in cui vige la pena di morte. Una compagnia a dir poco imbarazzante, anche per il premio nobel per la pace Obama. Via Cristoforo Colombo, 90 ˜ 00147 Roma ˜ Fax: 06/49822923 ˜ Internet: [email protected] FONDATORE EUGENIO SCALFARI DIREZIONE Ezio Mauro direttore responsabile vicedirettori Gregorio Botta, Dario Cresto-Dina, Massimo Giannini, Angelo Rinaldi (art director) caporedattore centrale Fabio Bogo, caporedattore vicario Massimo Vincenzi, caporedattore internet Giuseppe Smorto GRUPPO EDITORIALE L’ESPRESSO Spa Consiglio di amministrazione Presidente: Carlo De Benedetti Amministratore delegato: Monica Mondardini Consiglieri Agar Brugiavini, Rodolfo De Benedetti, Giorgio Di Giorgio, Francesco Dini, Sergio Erede, Mario Greco, Maurizio Martinetti, Tiziano Onesti, Luca Paravicini Crespi Direttori centrali Alessandro Alacevich (Amministrazione e Finanza), Pierangelo Calegari (Produzione e Sistemi informativi), Stefano Mignanego (Relazioni esterne), Roberto Moro (Risorse umane), Divisione la Repubblica - Via Cristoforo Colombo, 149 - 00147 Roma Direttore generale: Carlo Ottino Certificato ADS n. 6672 del 1-12-2009 REDAZIONI Redazione centrale Roma 00147 - Via Cristoforo Colombo, 90 - tel. 06/49821 ● Redazione Milano 20139 - Via Nervesa, 21 - tel. 02/480981 ● Redazione Torino 10123 - Via Bruno Buozzi, 10 - tel. 011/5169611 ● Redazione Bologna 40125 - Via Santo Stefano, 57 - tel. 051/6580111 ● Redazione Firenze 50121 - Via Alfonso Lamarmora, 45 - tel. 055/506871 ● Redazione Napoli 80121 - Riviera di Chiaia, 215 - tel. 081/498111 ● Redazione Genova 16121 - Via XX Settembre, 41 - tel. 010/57421 ● Redazione Palermo 90139 - Via Principe di Belmonte, 103/c - tel. 091/7434911 ● Redazione Bari 70122 - Corso Vittorio Emanuele II, 52 - tel. 080/5279111. 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La sola riserva di cui dispone è la vendita delle frequenze digitali di proprietà dello Stato che varranno sì e no 3 miliardi. Si ritroverà dunque con un buco di 2 miliardi, un’Europa ancorata al rigore della Bundesbank e un dollaro in caduta libera. Le sue promesse dell’altro ieri hanno dunque credibilità zero, salvo forse qualche spicciolo destinato al federalismo che come pompa aspirante di risorse si rivelerà un pozzo senza fondo. Il 2011 segnerà il culmine della crisi finanziaria e occupazionale: la Banca d’Italia del resto ha compiuto ieri un passo del tutto inusuale; il ministro dell’Economia aveva bollato con l’aggettivo “ansiogeni” i dati della disoccupazione forniti da Via Nazionale, ma la risposta è arrivata subito ed è stato il direttore generale della Banca, Saccomanni, a recapitarlo al mittente rivendicando l’assoluta esattezza del livello di disoccupazione che non è dell’8,5 come sostenuto dal Tesoro ma dell’11 per cento. Questo è dunque lo stato dei fatti per quanto riguarda il nostro paese; ma per capir meglio quanto sta accadendo e quanto presumibilmente accadrà nei prossimi mesi bisogna allargare l’analisi al quadro internazionale. *** Sembrava un fenomeno marginale la caduta del dollaro e lo sarebbe se non fosse il segnale di un generale disordine economico internazionale e di una crisi che minaccia al tempo stesso il livello dell’occupazione, la recessione della domanda e della produzione, il pericolo incombente d’una deflazione, una nuova crisi del mercato immobiliare americano, la fragilità A dei debiti sovrani di molti paesi a cominciare da quello Usa. Infine la determinazione americana di svalutare il dollaro, le resistenze della Cina ad accettare una rivalutazione della propria moneta che penalizzerebbe le esportazioni e lo sviluppo della sua economia. Ci sono alcune vittime di questo disordine: il Brasile, il Sudafrica, l’Africa povera e soprattutto l’Europa. La scena mondiale che si offre al nostro sguardo è dunque afflitta da problemi inquietanti che fanno prevedere un 2011 di difficoltà che continueranno molto probabilmente fino al 2013 e anche oltre. La difficoltà numero uno si sta manifestando in America dove la ripresa della produzione dell’occupazione si è bloccata dopo timidi segnali positivi nel 2009. Difficoltà nel sistema bancario che si sperava fossero superate, stasi delle costruzioni, stasi dei consumi e degli investimenti. La perdita di popolarità del presidente Obama e del Partito democratico avrà una probabile sanzione nelle elezioni di medio termine che avranno luogo nelle prossime settimane e che rischiano di trasferire ai repubblicani la maggioranza del congresso. Ciò accrescerà le difficoltà di Obama a governare l’economia. Il debito pubblico Usa è altissimo e così pure il deficit della bilancia commerciale. In queste condizioni la Fed ha deciso di immettere sul mercato una nuova iniezione di liquidità per rivitalizzare la domanda interna e sostenere le banche. Questa manovra avrà inizio il 3 novembre prossimo – così ha annunciato Bernanke, presidente della Fed – con l’acquisto di titoli di Stato, di obbligazioni e anche di titoli “tossici” che ancora affliggono i bilanci di alcune grandi banche. Si ignora il quantitativo di questa operazione ma sarà certamente di notevole rilievo se vorrà avere qualche effetto sul mercato. L’acquisto di titoli avverrà con la stampa di nuova moneta e quindi con l’au- mento del deficit pubblico. L’obiettivo non è soltanto quello di rivitalizzare la domanda interna ma anche di svalutare il dollaro che potrebbe presto raggiungere e superare la soglia di 1,5 in termini di euro. L’altro obiettivo è di arrivare ad un’inflazione del 2 per cento se non di più. Sembrerebbe, da questa molteplicità di fini, che le autorità monetarie americane puntino sull’inflazione per alleggerire il peso dell’enorme stock di debito pubblico. È una strada classica, una sorta di imposta regressiva che grava soprattutto sui redditi fissi, lavoratori pensionati e risparmiatori che hanno investito in titoli pubblici i loro risparmi. E se la strategia americana è questa, essa provocherà ripercussioni gravi in Europa. Nel frattempo, per contrastare la discesa del dollaro, molte Banche centrali hanno deciso di comprare dollari e acquistare buoni del Tesoro americani. Sono dunque due le mani che acquistano Treasury Bond con obiettivi contrastanti: la Fed per immettere liquidità sul mercato e far scendere il cambio del dollaro; alcune Banche centrali straniere per impedire che il dollaro scenda. Il risultato è l’aumento di riserve in dollari in mano a Banche centrali a cominciare da quelle di Cina, Giappone e Emirati del Golfo: una sorta di deterrente che condiziona dall’esterno la politica economica americana. *** Di fronte a questo scontro tra giganti che sconquassano i mercati inseguendo disegni che spesso non sono idonei a riportare ordine e sicurezza, una cosa è certa e avvalorata da tutte le inchieste fin qui effettuate: l’esito più drammatico della crisi è la distruzione mondiale di posti di lavoro. La crescita economica è molto fiacca, specie nei paesi dell’Occidente opulento, ma anche quando riprenderà con maggior vigore non creerà nuovi posti di lavoro. Sarà, come si dice nel gergo economico corrente, una crescita “jobless”. IL VALORE DEL LAVORO GAD LERNER (segue dalla prima pagina) olo un establishment miope, che ha lucrato per decenni sulla crescita delle disuguaglianze sociali senza peraltro compensarla con alcun vantaggio per l’economia, può liquidare la piazza romana gremita di lavoratori metalmeccanici come una manifestazione di estremismo politico. Da trent’anni una distribuzione squilibrata del reddito – che a differenza da altri paesi neppure la fiscalità e il welfare riescono a correggere – provoca un’imponente decurtazione della quota di ricchezza nazionale destinata alle buste paga. E come se questo non fosse un problema, ogni rara volta che viene ipotizzato un nuovo investimento nell’apparato industriale, esso viene preceduto dalla richiesta di concessioni normative a vantaggio dell’impresa. Quasi non provenissimo da decenni di moderazione sindacale e di concessioni rimaste senza contropartita alcuna per i lavoratori. Può sembrare antico il simbolo della Federazione Impiegati Operai Metalmeccanici della Cgil fondata nel 1901, con la ruota dentata e il martello affiancati alla penna e al compasso – ma chi lo irrideva alla stregua di un anacronismo ormai disgiunto dal malcontento operaio, ha perso la sua scommessa. Ancora una volta si è confermato poco saggio confidare sulla divisione sindacale per edificare nuove relazioni industriali. Sono caduti nel vuoto perfino gli avvertimenti del vecchio “duro” Cesare Romiti. Peggio ancora, il ministro Maroni ha additato irresponsabilmente come pericolo pubblico la manifestazione promossa da una grande organizzazione democratica che merita il rispetto di tutti, compreso chi non ne condivide la linea sindacale. Mentre il suo collega Sacconi, novello apprendista strego- S ne, ha sproloquiato vaneggiando di un inesistente “clima da anni Settanta”. La compostezza della protesta operaia ha fatto giustizia della linea di un governo che punta a stringere accordi con la Cisl e la Uil negando il ruolo decisivo della Cgil. Speriamo che l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, dopo aver dato in questa circostanza il cattivo esempio, riveda il proprio errore. Toccherà ora ai sindacati di Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti ritessere un rapporto unitario con la nuova leader della Cgil, Susanna Camusso, contribuendo a sopire le tensioni che hanno dato luogo purtroppo a intimidazioni gravi nei loro confronti. Nessuno tra coloro che rifiutano calcoli politici di breve periodo, neanche la Confindustria, ha convenienza a fronteggiare la gestione della crisi economica con due piazze sindacali contrapposte. Tanto più dopo la giornata di ieri che ha evidenziato rapporti di forza diversi da quelli su cui forse anche Cisl e Uil facevano affidamento. L’argomento secondo cui la Fiom Cgil mobilita grandi numeri solo perché intorno a lei si radunano forze radicali, precari della scuola e studenti estranei al mondo della fabbrica – il “nuovo antiberlusconismo” di cui parla Nichi Vendola – denota una visione politicista che elude la sostanza del problema: chiedere deroghe ai dipendenti in materia di malattia e diritto di sciopero, addirittura disdettare un contratto nazionale prefigurando ovunque normative svantaggiose, viene percepito come un’ingiustizia da chi molto ha già dato senza ricevere nulla in cambio. Certo, dalla nuova posizione di forza acquisita, anche la Fiom Cgil dovrà avvertire la responsabilità di operare per una nuova unità sindacale, sedersi di nuovo ai tavoli delle trattative, vincendo la tentazione di un isolamento dorato. Il Partito Democratico soffre più di chiunque altro questa divisione sindacale e paga il prezzo di non aver saputo delineare un suo impegno politico diretto nel mondo del lavoro, influenzando anche le dinamiche interne alle tre confederazioni. L’assenza di Bersani in piazza San Giovanni è dovuta al fatto che il segretario del Pd non può oggi permettersi di scegliere: difatti non aveva partecipato neppure alla manifestazione di Cisl e Uil, la settimana prima, a piazza del Popolo. Magari fosse solo una questione diplomatica. La verità è che l’intera classe politica del centrosinistra, qualunque sia la sua matrice culturale, si è macchiata di un’inadempienza storica. Rescisso il legame esistenziale con gli operai, interrotto il circuito virtuoso per cui la rappresentanza delle classi subalterne si tramutava anche in leadership espresse direttamente dal mondo del lavoro, non ha allontanato solo il suo tenore di vita e la sua sensibilità dal popolo delle formiche. La classe dirigente del centrosinistra si è autoconvinta che un’adesione acritica alla cultura neo-liberale fosse il requisito indispensabile per candidarsi al governo del paese, supportata dal consenso di un establishment che nel frattempo si arricchiva spogliando risorse, anziché promuovere lo sviluppo. Saranno necessari un cambio di mentalità, drastiche correzioni organizzative e di comportamenti, affinché l’attenzione al reddito e alla condizione operaia riacquisti il giusto peso nella politica del centrosinistra. Non è un ritorno all’antico, ma un’adesione moderna alla vita quotidiana di chi fa fatica, il messaggio urgente che piazza San Giovanni rivolge a una politica distante. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il recente rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) è molto chiaro su questo punto. L’occupazione nelle economie avanzate riuscirà a tornare ai livelli pre-crisi non prima del 2015. La differenza tra i livelli del 2007 e quelli attuali in cifre assolute è di 14,3 milioni di posti di lavoro, mentre 8 milioni sono i posti di lavoro perduti nei paesi emergenti. La differenza totale dei posti di lavoro tra il livello del 2007 e quello del 2010 è dunque di oltre 22 milioni. Il fenomeno si aggrava se si considera la disoccupazione di lungo periodo, dal minimo di un anno a cinque anni e all’uscita definitiva dal mercato del lavoro. Questo fenomeno penalizza in particolare le donne e il precariato giovanile. Nell’Unione europea, secondo il rapporto dell’Ilo, il tasso della disoccupazione di lungo periodo è del 37 per cento rispetto alla disoccupazione totale. La maglia nera spetta purtroppo all’Italia con il 46 per cento. Questo fenomeno dipende in parte dalla delocalizzazione dell’industria manifatturiera verso paesi che hanno costi del lavoro molto più bassi dei nostri. Pensare di arginare questo fenomeno in un’economia globale è pura illusione. Mi sono sforzato più volte di segnalare questo problema che si può equilibrare non già impedendo le deroghe ai contratti nazionali vigenti ma recuperando una concertazione permanente tra parti sociali e governo che affronti i problemi della politica economica non abbandonandola nelle mani di un solo ministro con tentazioni dittatoriali. Vedo però che queste proposte non fanno strada. E’ più populistico predicare interventi pubblici che impediscano la delocalizzazione, ipotesi peraltro irrealizzabile in un libero mercato. Proseguendo in questo modo avremo la botte vuota e la moglie astemia o se si vuole la beffa e il danno. *** La politica della Bce e della Commissione di Bruxelles è stata finora sostanzial- mente passiva di fronte alla crisi. All’inizio alcuni paesi minacciati dalla crisi finanziaria e bancaria intervennero con robusti sostegni di liquidità aggravando i loro deficit di bilancio. La Bce dal canto suo non lesinò liquidità al mercato e al sistema bancario e ridusse i tassi di interesse dopo lunghi indugi, mantenendoli tuttavia di un paio di punti al di sopra dei tassi americani. L’Italia fu risparmiata dalla crisi bancaria perché i nostri istituti di credito sono stati più prudenti negli impieghi in titoli esteri. L’ora di abbinare rigore e crescita era quella, ma fu sprecata. L’Europa si limitò a galleggiare sul mare tempestoso nella convinzione che le acque tornassero rapidamente calme. Errore grave, di Bruxelles, di Francoforte e anche di Roma. Adesso di fronte alle minacce d’una nuova crisi e di nuove strategie che richiederebbero da parte europea decisioni dinamiche e appropriate, la Germania e la sua Banca centrale hanno deciso di prendere in mano il timone e attuare una “exit strategy” di rigore ancor più severo: sanzioni automatiche per chi viola il patto di stabilità, diminuzione degli stock di debito pubblico che superino il 60 per cento del Pil (l’Italia è al 118), diminuzione della liquidità, divieto all’acquisto da parte della Bce di titoli di Stato di paesi membri in difficoltà. Marciamo dunque dritti verso un aumento della disoccupazione e verso un mercato dominato dalla deflazione. Il che significa un aumento del peso reale del debito pubblico e degli oneri che questo comporta. Il presidente del Consiglio pensa ai suoi problemi personali e aziendali, il ministro dell’Economia non ritiene di tassare i ricchi per alleviare il ceto medio. Perciò andremo a sbattere di brutto nei prossimi mesi. Non vorrei essere anch’io ansiogeno come Draghi, mi limito come Draghi a dire semplicemente la verità. © RIPRODUZIONE RISERVATA Domenica La di DOMENICA 17 OTTOBRE 2010/Numero 297 Repubblica l’attualità Italians, la carica degli zii d’America FEDERICO RAMPINI cultura Dispacci dal fronte dell’Italia Unita GIANCARLO DE CATALDO e MASSIMO NOVELLI Un uomo accanto al criminale nazista Adolf Eichmann In questa foto l’ultimo mistero del ragazzo di via Panisperna La ricomparsa Majorana PHOTOSERVICEELECTA/MONDADORIVINTAGE di spettacoli LUCA FRAIOLI MIRIAM MAFAI a settant’anniè il mistero dei misteri. E ne ha tutti gli ingredienti: l’Italia in camicia nera, la Germania nazista che vuole l’atomica, uno scienziato geniale che svanisce nel nulla. Anche per questo intorno alla scomparsa di Ettore Majorana si sono esercitati scrittori, poliziotti veri e investigatori improvvisati. Lo hanno cercato cadavere nelle acque del Tirreno, hanno pensato di riconoscerlo nei monasteri di mezza Italia, tra i clochard di Palermo, lungo i viali di Buenos Aires. Ora Majorana ricompare in una foto. Ed è in posa accanto a uno dei peggiori criminali di guerra tedeschi. Certo, è un’ipotesi, ma assai solida. Perché poggia su una verifica eseguita dalla maggiore istituzione italiana in fatto di indagini scientifico-forensi: quell’uomo con gli occhiali scuri accanto ad Adolf Eichmann, in uno scatto datato 1950, potrebbe davvero essere il fisico siciliano sparito nel 1938. È una giornata di sole al largo della costa argentina. Sul ponte del piroscafo “Giovanna C.”, partito poche settimane prima da Genova, tre uomini vestiti in modo elegante aspettano di poter sbarcare a Buenos Aires. uando sparì, nel marzo del 1938, dalla nave che da Palermo doveva condurlo a Napoli, Ettore Majorana era un giovanotto molto magro di media altezza, bruno, il naso forte, la fronte spaziosa. «Aveva», racconterà Edoardo Amaldi, «l’aspetto di un saraceno». Apparteneva a una illustre famiglia siciliana, i Majorana-Calatabiano, aveva poco più di trent’anni, si era laureato in fisica con una tesi sulla meccanica dei nuclei radioattivi e faceva parte del gruppo ristretto che lavorava a Roma con Enrico Fermi nell’istituto di via Panisperna. Un anno prima, nel 1937, era stato nominato professore di fisica teorica a Napoli, legandosi d’amicizia soltanto con Antonio Carrelli, professore di fisica sperimentale nella stessa università. Viveva molto riservato e sembrava malato. Il 25 marzo si imbarcò su una nave della Tirrenia per andare a salutare la famiglia a Palermo, nel viaggio di ritorno sparì. Qualcuno affermò di averlo visto allo sbarco, a Napoli. All’epoca, i quotidiani non usavano dare grande spazio ai fatti di cronaca e la vicenda, dopo pochi giorni, venne dimenticata anche se del caso pare si fosse interessato lo stesso Mussolini. (segue nelle pagine successive) (segue nelle pagine successive) D Q Maripol, il giorno in cui creai Madonna GIUSEPPE VIDETTI i sapori Il Chianti, vino da paesaggio LICIA GRANELLO e STEFANIA SANDRELLI le tendenze L’ultima moda è la moda online SIMONE MARCHETTI l’incontro Sabrina Ferilli, passione popolare MARIA PIA FUSCO 32 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 la copertina Grandi gialli Nel marzo del ’38 scompariva nel nulla. Ora il fisico ricompare in uno scatto del 1950. È su una nave diretta a Buenos Aires. E che sia proprio lui l’uomo con gli occhiali scuri accanto al criminale nazista lo sostiene uno studioso che ha fatto esaminare il documento agli esperti. Da cui giunge la conferma IL CONFRONTO Accanto a Eichmann (al centro) c’è un uomo con gli occhiali scuri. Secondo il docente di fisica Giorgio Dragoni, potrebbe essere Ettore Majorana Ipotesi confermata dagli esperti che hanno elaborato al computer le foto del fisico da ragazzo con quella dell’uomo adulto: uguali le distanze tra occhi, naso, bocca e mento Majorana e Eichmann il segreto in una fotografia LUCA FRAIOLI (segue dalla copertina) nquarto li fotografa: hanno l’aspetto sereno di chi si sta godendo una crociera. In realtà, almeno uno di loro avrebbe di che preoccuparsi: Adolf Eichmann, uno dei principali esecutori materiali dell’Olocausto, vive braccato dalla fine della guerra, tra documenti falsi e cambi di identità. Forse la foto immortala il momento in cui pensa di avercela fatta: ha lasciato per sempre l’Europa, vede in lontananza Buenos Aires, dove potrà costruirsi una nuova vita, dove nessuno verrà a ricordargli che è stato l’ufficiale delle SS che ha organizzato il trasporto ferroviario degli ebrei nei campi di sterminio. Non andrà così. Rintracciato dal cacciatore di nazisti Simon Wiesenthal, sarà catturato in Argentina da agenti segreti israeliani, processato a Gerusalemme e condannato a morte. Ed è proprio Wiesenthal, nel suo libro Giustizia, non vendetta, a pubblicare la foto di Eichmann che assapora dal ponte di una nave la sua seconda vita argentina. Lo stesso Wiesenthal però non è in grado di dare un nome agli altri due personaggi. «In quella foto, l’uomo con gli occhiali scuri alla destra di Eichmann potrebbe U essere Ettore Majorana», dice ora Giorgio Dragoni, ordinario di storia della fisica all’Università di Bologna. Dragoni ha dedicato molti anni allo studio dello scienziato siciliano, al suo rapporto con Enrico Fermi e con i colleghi della scuola di via Panisperna, alla sua scomparsa nel marzo del 1938 durante il viaggio sul postale che collegava Palermo a Napoli, alle tante ipotesi sulla sua fine. Tormentato dai sensi di colpa per aver capito prima di altri le possibili applicazioni militari della fisica nucleare, Majorana avrebbe deciso di gettarsi in mare o di ritirarsi in un luogo isolato, tagliando i ponti con la sua vita precedente. Oppure qualcuno avrebbe potuto sequestrarlo per sfruttare le sue conoscenze. Ma c’è un’altra ipotesi, meno romantica e assai più scomoda: lo scienziato potrebbe aver deciso liberamente, o perché costretto, di mettere il suo genio al servizio della Germania nazista. «I primi indizi», spiega Dragoni, «sono in una lettera scritta subito dopo la scomparsa di Majorana da Gilberto Bernardini, al tempo giovane e brillante fisico, a Giovanni Gentile jr, fisico teorico, figlio dell’ex ministro Giovanni». Vi si legge: «Caro Giovanni, come puoi immaginare la notizia di Majorana mi ha dato una vera gioia. Non è molto bello forse, ma in compenso non è una cosa così tragica come si pensava e ci se ne può rallegrare». «Nel Dopo le leggi razziali scriveva alla madre da Lipsia: “Nel complesso l’operazione del governo risponde a una necessità storica: far posto alla nuova generazione che rischia di essere soffocata dalla stasi economica” ‘74», continua Dragoni, «intervistai Bernardini, allora direttore della Scuola Normale di Pisa, e gli chiesi un chiarimento su quelle righe enigmatiche». «Lei sa che io conosco la scelta fatta da Majorana? Non è una scelta che le farà piacere», rispose Bernardini. «Ettore si trasferì in Germania per collaborare alle armi del Terzo Reich». È una rivelazione clamorosa, non supportata però da alcun documento. Dragoni non può pubblicarla, ma la conserva gelosamente e continua le sue ricerche. «Coinvolsi un avvocato di Assisi, Arcangelo Papi, grande appassionato della vicenda Majorana», racconta Dragoni: «Fu lui a farmi notare la straordinaria somiglianza tra il fisico siciliano e l’uomo alla destra di Eichmann nella foto pubblicata da Wiesenthal». I capelli, la pettinatura, la forma del viso, perfino l’abbigliamento ricordano Majorana. Ma la foto è stata scattata nel 1950: come si può fare un confronto con le ultime foto dello scienziato che lo ritraggono trentenne? Dragoni si rivolge allora alla più prestigiosa istituzione italiana in fatto di indagini scientifico-forensi. In genere arriva sulla scena del crimine a rilevare impronte, macchie di sangue e tracce di dna. Ora ha a che fare con un cold case, un “delitto” che si è consumato tra il 1938 e il 1950. Ma le nuove tecniche di indagine permettono anche questo: elaborare al computer le foto del giovane Majorana e dello sconosciuto alla destra di Eichmann e metterle a confronto. Tutto torna: le distanze tra occhi, naso, bocca, mento sono le stesse nei due individui. E anche l’altezza dell’uomo sul ponte della “Giovanna C.”, ricostruita a partire da quella di Eichmann, coincide con la statura di Majorana. Ai tecnici rimane solo un dubbio sui padiglioni auricolari, ma la qualità della foto argentina non è delle migliori e c’è un’ombra che potrebbe trarre in inganno. Gli investigatori concludono l’indagine con un verdetto, confermato anche a Repubblica: «È altamente probabile che l’uomo alla destra di Adolf Eichmann sia Ettore Majorana». Ma perché il fisico siciliano avrebbe scelto il nazismo? «Nel 1933 era stato a Lipsia, dove si era fatto molto apprezzare da Werner Heisenberg, uno dei padri della fisica quantistica», risponde Dragoni. «Al suo rientro in Italia, Ettore praticamente smise di collaborare con Fermi e il suo gruppo di ricerca. Anzi, come ha raccontato Oscar D’Agostino e mi confidò Bruno Pontecorvo, due dei “ragazzi di via Panisperna”, tra Fermi e Majorana volarono parole grosse. Ma, oltre all’incompatibilità caratteriale con il “Papa” della fisica italiana, ci potrebbe anche essere stata un motivazione ideologica: Majorana sin dal suo soggiorno in Germania aveva mostrato di simpatizza- DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 33 le ipotesi Via Panisperna verità e bugie MIRIAM MAFAI (segue dalla copertina) IL SUICIDIO Il fisico scompare nel tratto di mare tra Palermo e Napoli il 26 marzo 1938 Si pensa al suicidio ma il cadavere non si trova LA VIA TEDESCA Majorana ammirava la Germania. Secondo alcuni, come il fisico Gilberto Bernardini (a sinistra), vi sarebbe fuggito per lavorare per il Reich LA PISTA ARGENTINA Secondo studiosi come Tullio Regge (nella foto) e Giorgio Dragoni, Majorana si sarebbe costruito una nuova vita in Argentina LA LETTERA La lettera di Gilberto Bernardini a Giovanni Gentile in cui si legge: “Caro Giovanni, come puoi immaginare la notizia di Majorana mi ha dato una vera gioia [...] Non è una cosa così tragica come si pensava” re per il nazismo. Lo conferma una sua lettera a un altro dei “ragazzi di via Panisperna”, il Premio Nobel per la fisica Emilio Segrè: “... non è concepibile che un popolo di sessantacinque milioni [la Germania del tempo, ndr] si lasciasse guidare da una minoranza di seicentomila [gli ebrei, ndr] che dichiarava apertamente di voler costituire un popolo a sé...”». «Quella foto», precisa però Dragoni, «ammesso che ritragga Majorana, può anche essere frutto di un caso, nel senso che non è detto che i due si conoscessero. In quegli anni tutti coloro che avevano avuto in qualche modo a che fare con il Reich cercavano di lasciare l’Europa e rifarsi una vita altrove. Sulla nave c’erano certamente parecchie persone in fuga, ma non necessariamente coinvolte nei crimini del nazismo». Il contributo di Majorana al Reich, insomma, potrebbe essere stato di carattere esclusivamente scientifico, ancorché al servizio della Germania nazista. Era una delle menti più brillanti della sua epoca, tra i massimi studiosi del nucleo atomico. Quando i suoi compagni di via Panisperna esultano nel 1934 perché pensano di aver creato nuovi elementi chimici transuranici bombardando i nuclei di uranio con dei neutroni lenti, probabilmente lui è tra i primi a capire che in realtà hanno ottenuto un risultato ben più importante: la fissione nucleare. E forse comprende anche quali implicazioni questo possa avere per la creazione di una nuova generazione di armi potentissime. Se l’ipotesi di Giorgio Dragoni verrà ulteriormente confermata dalle ricerche che ha intenzione di condurre in Germania e Israele, molte delle teorie formulate finora per spiegare la sparizione del fisico siciliano saranno definitivamente archiviate. E se quell’uomo che ci guarda da dietro un paio di occhiali scuri è davvero l’ex ragazzo di via Panisperna, allora il “giallo Majorana” è sicuramente a una svolta. Anche se tutt’altro che risolto. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA TEORIA DI SCIASCIA Nel ’75 Leonardo Sciascia, in La scomparsa di Majorana, sostenne che il fisico non sarebbe morto, ma avrebbe scelto la clausura in monastero IL CLOCHARD Secondo alcuni, il fisico sarebbe stato avvistato a Mazara del Vallo vestito da barbone. Il procuratore Paolo Borsellino indagò sul caso e smentì l’ipotesi l Duce mise a disposizione una ricompensa per chi ne avesse dato notizia, ma nessuno rispose. Si disse che, forse, il giovane fisico si era ucciso, buttandosi in mare, ma il suo cadavere non venne mai ritrovato. Pare che avesse lasciato una lettera alla madre chiedendole di non vestirsi di nero. E la madre, infatti, anche dopo la sua scomparsa, rifiutò sempre di prendere il lutto. Solo Antonio Carrelli, suo collega a Napoli, ne ricevette notizia con una lettera nella quale Majorana gli comunicava di aver preso «una decisione che era ormai inevitabile. Non vi è in essa», proseguiva Majorana, «un solo granello di egoismo, ma mi rendo conto delle noie che la mia improvvisa scomparsa potrà procurare a te e agli studenti. Anche per questo ti prego di perdonarmi». Pare comunque che prima di sparire Majorana avesse ritirato dal suo conto una notevole somma di danaro e avesse con sé il suo passaporto. Da allora molte ipotesi sono state fatte sulla sua scomparsa, nessuna è apparsa fino in fondo convincente. Molti anni dopo Bruno Pontecorvo, che all’epoca era stato il più giovane dei “ragazzi di via Panisperna”, mi raccontava che Majorana era considerato tra loro, senza incertezze, un genio. «Nella scherzosa gerarchia religiosa del nostro istituto», mi spiegava, «Enrico Fermi veniva definito il Papa e Majorana portava il titolo di Grande Inquisitore. Era l’unico che parlava con Fermi su un piano di assoluta parità e Fermi lo considerava il più grande fisico teorico del tempo, lo ammirava e alle volte sembrava persino intimidito davanti a lui». E come spiegava allora la sua sparizione? Non se la spiegava, o meglio si chiedeva se Majorana, pur non presente il 22 ottobre 1934 nel momento dell’esperimento decisivo realizzato da Fermi nella fontana dell’Istituto di via Panisperna, non ne avesse tuttavia visto o intuito qualcosa che lo stesso Fermi non era ancora riuscito a vedere. «Era la prima reazione a catena e noi non l’avevamo riconosciuta», mi raccontava Pontecorvo, «ma forse Majorana aveva capito prima di noi, prima dello stesso Fermi, la portata del fenomeno. Forse sentì lo sgomento per il meccanismo che avevamo messo in moto e preferì sparire pur di non dare seguito a quella ricerche». Forse Pontecorvo, il fisico che nel 1953 abbandonerà l’Inghilterra per andare a vivere e lavorare in Urss, non mi ha raccontato tutta la verità. È possibile invece che anche lui all’epoca abbia sospettato che Majorana fosse fuggito in Germania, come sembra emergere oggi da più recenti documenti e ricerche. Certo è che Majorana nel 1933 si era già trasferito a Lipsia per frequentare l’Istituto di fisica di Heisenberg, uno dei massimi fisici tedeschi già impegnato nella ricerca dell’energia atomica. E da lì, alla promulgazione delle prime leggi razziali, aveva mandato alla madre alcune lettere nelle quali manifestava comprensione o simpatia per quelle misure. «Il numero di coloro che troveranno posto nell’amministrazione pubblica e in molte private in seguito all’espulsione degli ebrei è rilevantissimo», scriveva, «e questo spiega la popolarità della lotta antisemita. Negli ambienti universitari l’epurazione sarà completa entro il mese di ottobre. In realtà non solo gli ebrei ma anche i comunisti e in genere gli avversari del regime vengono in gran parte eliminati dalla vita sociale[...]. Nel complesso l’operazione del governo risponde ad una necessità storica: far posto alla nuova generazione che rischia di essere soffocata dalla stasi economica». Sulla sparizione di Majorana, in Italia scese rapidamente il silenzio. Tanto più comprensibile, dunque, se il giovane scienziato aveva scelto davvero di trasferirsi in Germania e di mettersi a disposizione di Heinsenberg e del gruppo di fisici impegnati anch’essi nella ricerca dell’arma atomica, una gara nella quale, fortunatamente, la Germania sarà sconfitta. I © RIPRODUZIONE RISERVATA 34 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 l’attualità A dispetto di stereotipi duri a morire, rilanciati anche dalle ultime serie tv, la comunità italoamericana sta conoscendo un’irresistibile ascesa. I suoi rappresentanti Sopranos addio non sono più star dei poveri sui ring e sul grande schermo Ma primeggiano nel mondo del business e della politica JENNIFER CAPRIATI Tennista, nell’89 fu la più giovane vincitrice del Roland Garros juniores GI OG RI IE Pilota automobilistico, viene da una grande famiglia di piloti JOE DIMAGGIO MICHAEL ANDRETTI (1914-1999) Campione di baseball, era di origini siciliane PRIMO CARNERA (1906-1967) Pugile, dal Friuli emigra negli Usa nel 1930 FEDERICO RAMPINI P Figlio di Mario, è stato pilota di Formula Uno NEW YORK hilip Roth e Woody Allen c’insegnano: quando una minoranza come gli ebrei può prendersi in giro senza complessi nella patria del politically correct, è una prova di forza. È quello che rivela sugli italoamericani il fenomeno “Guido”, l’appellativo lanciato dal reality-show Jersey Shore di Mtv. È una sorta di Grande Fratello, mette in scena otto ventenni italoamericani che sono caricature estreme: volgari e maneschi, maschi dai petti villosi e catene d’oro, femmine ultradotate, abbronzature da spiaggia. Eppure lo storico Robert Viscusi del Brooklyn College applaude: «“Guido” (come vengono chiamati indistintamente le italo-macchiette, ndr) è un fenomeno interessante. Proprio perché l’ascesa sociale degli italoamericani è una solida realtà, il potere di questo appellativo va esaminato». Esibire gli stereotipi etnici è un fenomeno che viene da lontano: la senatrice di Brooklyn Diane Savino lo fa risalire al successo di John Travolta (alias Tony Manero) ne La febbre del sabato sera, anno di grazia 1977. Brillantina, pantaloni aderenti, giacca bianca, un certo modo di corteggiare: poteva essere tragicomico. «Invece per noi era semplicemente sexy — ricorda la Savino — fu una rivelazione per l’orgoglio italoamericano», finalmente affrancato dal modello estetico anglosassone. Quella è la proto-storia. Da quel momento in poi l’ascesa del potere italoamericano è diventata irresistibile, un crescendo travolgente. Fino alla consacrazione finale sotto il primo presidente afroamericano. Curiosamente, con Obama non c’è stata una scalata ai posti di potere da parte della élite nera. Se c’è un gruppo che si è impadronito delle leve del potere, sono i “nostri”. Quando il Washington Post ha pubblicato la mappa dei «ristoranti del potere» nella capitale federale ha messo in cima la Tosca di Paolo Sacco, per via dei suoi habitués: il capo della Cia Leon Panetta, l’ideologo del partito democratico John Podesta (sempre al tavolo 60). Dopo i vari rimpasti che Obama ha compiuto nella sua squadra in vista delle elezioni di novembre, molti fedelissimi sono stati costretti a lasciare, ma tutti gli “italo” restano ai loro posti di comando: Janet Napolitano a capo del superministero Homeland Security, Jim Messina vicecapogabinetto del presidente, Thomas Perelli tra gli uomini chiave alla Giustizia. Tra una settimana si ritroveranno tutti al gala annuo della National Italian American Foundation (Niaf), diventata l’associazione “etnica” con la più alta concentrazione ROCKY MARCIANO Ovvero Rocco Francis Marchegiano, pugile (1923 –1969) di vip al suo interno. Certo, questa potrebbe essere l’ultima apparizione al gala Niaf di Nancy Pelosi in quanto presidente della Camera. Ma se la più potente donna del partito democratico dovesse perdere quel posto a novembre, sarà a causa di un’ondata di destra che porterà al Senato l’italoamericana Carly Fiorina (ex chief executive di Hewlett-Packard). Il potere degli italoamericani non è in discussione. Semmai nella geografia interna alla Niaf tornerà in auge l’ala destra, dove tro- NANCY PELOSI Presidente della Camera degli Stati Uniti JANET NAPOLITANO Ministro dell’Homeland Security ANTONIN SCALIA Conservatore, è uno dei giudici della Corte Suprema OGGI IERI politici GERALDINE FERRARO Prima donna candidata alla vice presidenza: nel 1984 con Mondale neggia il giudice della Corte suprema Antonin Scalia, temporaneamente oscurata dall’ascesa recente degli italo-obamiani. L’onnipresenza politica dei discendenti di immigrati italiani è una conquista straordinaria, tutt’altro che scontata. Appena una generazione fa gli handicap erano insormontabili. I leader storici della nostra comunità d’immigrati sembravano condannati a fermarsi a livello locale, dove potevano mobilitare delle enclave di voto etnico. Non a caso le figure più importanti a lungo furono quelle dei sindaci: Fiorello La Guardia a New York negli anni a cavallo della Seconda guerra mondiale, George Moscone a San Francisco, Thomas D’Alesandro (il padre della Pelosi) a Balti- i tiv or sp Nuovi Italians d’America JOHN ANDRETTI FIORELLO LA GUARDIA GEORGE MOSCONE Primo cittadino di San Francisco dal 1976 al 1978 È stato sindaco di New York dal 1933 al 1947 mora. Se provavano a innalzarsi sopra quel livello, scattava una maledizione. Cominciavano a circolare voci su veri o presunti legami familiari con la mafia. Sono le voci che perseguitarono a lungo Geraldine Ferraro, prima candidata donna alla vicepresidenza con Walter Mondale. Sospetti e veleni etnici infierirono anche contro Mario Cuomo, protagonista di una carriera folgorante nel partito democratico negli anni Ottanta e Novanta, DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 35 Da Janet Napolitano, capo dell’Homeland Security, a Sam Palmisano, chief executive Ibm, ecco la mappa aggiornata del potere tricolore negli Usa. Pronto a celebrarsi nelle sfide di midterm e nel gala della Niaf: l’associazione etnica con la più alta concentrazione di vip LADY GAGA OG IE GI RI Stefani J. A. Germanotta Il padre della popstar è di Palermo SOFIA COPPOLA Figlia di Francis, ha appena vinto a Venezia come regista FRANK SINATRA DON DELILLO ar tis ti Scrittore, i suoi genitori emigrarono da Montagano, Campobasso (1915-1998) “The Voice” è stato cantante, attore e impresario JOHN FANTE (1909-1983) Scrittore, suo padre Nick era abruzzese RODOLFO VALENTINO Rodolfo Guglielmi, era nato nel 1895 a Castellaneta (Taranto) LEE IACOCCA CARLY FIORINA Manager, è l’uomo che ha salvato la Chrysler Ex ceo Hewlett-Packard, è in corsa per il Senato sulla sua pelle troppe discriminazioni per sottovalutare il rischio. Da giovane, pur essendo uno dei più brillanti avvocati di New York, si era visto sbattere in faccia la porta di tutti i grandi studi legali, per via di quel cognome. L’italianità lo aveva perseguitato anche al contrario, come una sorta di obbligo; più volte a messa gli venne rifiutata la comunione, per le sue posizioni in favore del diritto di aborto. Oggi molto è cambiato anche nelle identificazioni religiose; è una non-notizia il SAMUEL PALMISANO Amministratore delegato e presidente dell’Ibm manager ROBERT MONDAVI OGGI IERI (1913-2008) Re del vino nella Napa Valley AMADEO GIANNINI (1870-1949) Fu tra i fondatori della Bank of America FRANK JACUZZI Nel 1907 la famiglia si trasferisce negli Usa e fonda l’azienda padre dell’attuale candidato governatore di New York. In un celebre episodio del 1992, Cuomo senior fece aspettare un jet che doveva decollare per il New Hampshire: al culmine della popolarità, era sul punto di lanciarsi nella corsa alla nomination presidenziale. Rinunciò, in preda a mille dubbi, e da quel momento divenne per la stampa «l’Amleto dell’Hudson». La vulnerabilità di un candidato italoamericano non fu estranea a quel ritiro. Mario Cuomo aveva subìto fatto che Janet Napolitano sia protestante metodista. Andrew Cuomo ricorda quanto gli stereotipi furono dolorosi per suo padre: «Era un modello di eleganza, discrezione, stile, e gli toccava esibirsi sul palcoscenico della politica negli stessi anni in cui gli italo-americani erano dei cafoni o dei banditi mafiosi in tutti i film». Lui, Andrew, non ha questi problemi. Dopo essere passato attraverso un matrimonio e un divorzio con Kerry, figlia di Bob Kennedy, è stato sdoganato nella cerchia familiare più aristocratica della politica americana. Per questo prodigioso cambiamento una parte del merito va a una figura oggi al tramonto: Rudolph Giuliani, prima ancora di essere il sindaco dell’11 set- tembre, da magistrato fu protagonista di una formidabile offensiva contro le organizzazioni mafiose di New York. Dopo Giuliani un cognome così ha smesso di essere associato con la parte sbagliata, nella guerra tra guardie e ladri. Più in generale gli italoamericani raccolgono anche nella politica i frutti di quella formidabile «ascesa sociale» evocata dallo storico Viscusi. Un tempo dalle fila della nostra emigrazione uscivano pugili come Primo Carnera e Rocky Marciano, campioni di baseball come Joe di Maggio: le star dei poveri, come lo sono oggi i campioni neri. Adesso è più facile trovare un italoamericano al vertice dell’Ibm, il chief executive Sam Palmisano. In California l’immigrazione tosco-ligurepiemontese aveva già colonizzato il vino con le famiglie Gallo e Mondavi, la banca con Amadeo Giannini, ma adesso è nell’industria informatica della Silicon Valley la massima aggregazione di talenti immigrati di prima, seconda e terza generazione. Il cinema, sempre un misuratore sensibile del costume, ha visto passare la fiaccola dell’italianità dalle mani di Sylvester Stallone a quelle di personaggi raffinati e post-moderni come Quentin Tarantino e Sofia Coppola. Un altro segnale indicativo è il cambiamento avvenuto nella gastronomia, sempre una dimensione importante dell’immagine italiana. Qui si è passati dalla cucina etnica di Little Italy a New York e North Beach a San Francisco, quella dei trucidi “spaghetti and meatballs”, alla nouvelle cuisine mediterranea di grandi chef di grido come Mario Batali e Lidia Bastianich, alla testa di un impero fatto di ristoranti di lusso. È grazie a questa evoluzione spettacolare, che oggi ci si può permettere di ridere davanti ai Guido del reality-show Jersey Shore. O addirittura appropriarsene come un simbolo positivo. È la sottile operazione fatta da Carl Paladino, l’avversario repubblicano di Andrew Cuomo nell’elezione a governatore dello Stato di New York. In quella sfida tutta giocata tra italoamericani, Paladino recita la parte dell’oriundo vecchio stile: le parolacce, gli insulti ai gay, perfino le minacce di violenza fisica. Non c’è stereotipo che non gli piaccia, si direbbe: a Cuomo lui rimprovera di «non essere un vero italiano». Superata l’èra di The Sopranos, il politico che fa il verso ai Guido usa la cafoneria per corteggiare i colletti blu, il ceto mediobasso, i frustrati della grande crisi. Anche gli italoamericani hanno il loro Tea Party, anti-tasse, anti-Stato e anti-Obama: per farne parte bisogna tingersi i capelli, cospargerli di gel, e rimorchiare in discoteca ragazze più “abbondanti” di Sophia Loren e Gina Lollobrigida negli anni Cinquanta. © RIPRODUZIONE RISERVATA 36 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 CULTURA* Da una parte le truppe di uno Stato appena nato, dall’altro popoli che aspettavano la terra e la libertà promesse. Sopra le loro teste, un gioco più grande tra il Piemonte, la Chiesa, i Borboni Dai rapporti conservati negli archivi dello Stato maggiore dell’esercito, la storia della nostra Vandea: rastrellamenti, massacri, esecuzioni sommarie Soldati &Briganti Dispacci da una guerra sporca MASSIMO NOVELLI IL LIBRO Le lettere e i telegrammi inviati dai soldati ai loro superiori sono stati raccolti da Massimo Lunardelli in Guardie e ladri. L’Unità d’Italia e la lotta al brigantaggio (Blu Edizioni, 14 euro), che viene presentato oggi alla Castiglia di Saluzzo «QUESTO solo si ha nel fatto che il Sergente della squadriglia, sfogando certa sua ira per le fatiche durate in quello inseguimento, si sia fatto zelo nel dimostrarsi nella barbarie di mozzare un orecchio al cadavere del De Angelis», noto come lo Stregone e «in fama di manutengolo di briganti». L’8 settembre del 1864, da Chieti, il comandante dell’ottava legione dei carabinieri reali informava in questo modo il generale d’armata a capo del Dipartimento militare di Napoli, spiegandogli che «in quanto al taglio dell’orecchio l’Autorità Giudiziaria non ne avrebbe tenuto alcun conto, quasi che lo considerasse piuttosto per un atto di inconsideratezza che per altro». Due anni prima, il 17 luglio del 1862, il maggiore dei bersaglieri Zacchelli aveva telegrafato invece al generale Govone, a Gaeta, per comunicargli che «ieri alle ore 2 p. m. periva nel fiume un soldato di questo Distaccamento che si andò a bagnare ad onta d’ordini in contrario — Non si rinvenne il cadavere». Si viveva, si combatteva, si moriva e si scriveva così nel nostro Mezzogiorno tra la fine del 1860 e il 1870, durante gli anni della campagna intrapresa dal nuovo Regno d’Italia per reprimere il brigantaggio. Contrasse- gnata da eccidi efferati, fucilazioni e massacri effettuati da tutte e due le parti, fu la nostra Vandea, il nostro Vietnam. Ebbe i caratteri pieni di una guerra civile e di classe che oppose cafoni e «galantuomini», braccianti e latifondisti, così come quelli di una rivolta sociale originata dalle speranze suscitate dall’impresa di Garibaldi e delle sue camicie rosse, che nei suoi decreti promise di distribuire le terre ai contadini; liquidato l’Esercito meridionale garibaldino, però, le promesse non vennero mantenute dai «piemontesi». La guerra nel Sud fu naturalmente anche un tentativo di restaurazione messo in atto dall’ex re delle Due Sicilie Francesco II: Pio IX e lo Stato della Chiesa soffiavano sul fuoco. Ancora oggi è sconosciuto il numero delle vittime, in ogni caso diverse migliaia. Lo storico Denis Mack Smith sostiene che furono «più numerose di tutti soldati persi dal regno sabaudo nelle guerre d’indipendenza contro l’Austria», circa seimila. Fonti revisioniste, poi, parlano di almeno 60-70mila morti, o addirittura di 280mila. Da quel decennio di sangue, che a lungo la storiografia descrisse soltanto come un’insorgenza borbonica, il ricercatore torinese Massimo Lunardelli fa riemergere i verbali delle lettere, dei telegrammi e delle informa- tive che gli ufficiali degli oltre centomila militari impiegati nella repressione inviarono ai loro superiori. Conservati presso l’Ufficio storico dello Stato maggiore dell’esercito, i documenti sono stati raccolti nel libro Guardie e ladri. L’Unità d’Italia e la lotta al brigantaggio (pubblicato da Blu Edizioni). È un libro bello e terribile che testimonia, proprio dalla parte dei vincitori, come l’unificazione nazionale avvenne solo formalmente. All’origine dell’ancora lacerante e irrisolta «questione meridionale», la guerra nel Meridione suscitò già allora proteste roventi negli ambienti della sinistra. Nino Bixio, in Parlamento, non esitò a definirla «un sistema di sangue», che il «governo, cominciando da Ricasoli, ha sempre lasciato esercitare». E Garibaldi nel 1868, in una lettera ad Adelaide Cairoli, scrisse: «Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Ho la coscienza di non aver fatto del male, ma nonostante ciò non rifarei la via dell’Italia Meridionale temendo di essere preso a sassate, essendosi là cagionato solo squallore e suscitato solo odio». Ma erano voci isolate. La maggioranza dei soldati spediti in prima linea non comprese le ragioni dello scontro fratricida. E la gente del posto, avvertì il giornalista svizzero Marc Monnier, non capì a sua volta quegli «uomini dai cap- DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 37 LA BATTAGLIA Al centro, lo scontro tra gendarmi e briganti in una litografia dell’Ottocento Nelle foto di pagina, alcuni tra i briganti più noti: Carmine Crocco, Giuseppe Schiavone e Michelina De Cesare Quei terroni barbari da “abbruciare vivi” GIANCARLO DE CATALDO olta la dolcezza del clima e le bellezze naturali, questi paesi sono orrendi in tutto e per tutto: gli abitanti sono gli esseri più sudici che io abbia mai visto; fiacchi, stupidi e per di più con un dialetto che muove a nausea tanto è sdolcinato...». Così Carlo Nievo, fratello del più celebre Ippolito, scrive al padre nell’inverno del 1860. Lo stesso Nievo che, da Sessa Aurunca, si augurava: «Dal Tronto a qui ove sono, io farei abbruciare vivi tutti gli abitanti; che razza di briganti!». Soltanto un paio d’anni dopo, alcuni brillanti alti ufficiali piemontesi si incaricheranno di tradurre in opera il suo auspicio. Spiccheranno, fra costoro, il generale Pinelli, specialista in esecuzioni di massa di briganti o sedicenti tali; Pietro Fumel, particolarmente appassionato di finte fucilazioni; Gustavo Mazé de la Roche, uso a trucidare i prigionieri e a considerare «uno smacco» le (rare) scarcerazioni di evidenti vittime di arresti arbitrari. A rileggere le “imprese”, se così si può dire, dei militari dell’esercito neounitario si viene colti da una crisi di rigetto per lo stereotipo degli “italiani brava gente”. A Pontelandolfo e a Casalduni, come notava acutamente lo storico Roberto Martucci nel suo fondamentale L’invenzione dell’Italia unita, si stava dalle parti del genocidio degli indiani d’America, fra un film di Sergio Leone e un’elegia di Tex Willer/Aquila della Notte. Il fatto è che Fumel e compagnia agiscono, militarmente, su un terreno che, nei primissimi mesi dall’Unità, è stato arato, sul piano, per così dire, culturale, dall’intellighenzia nordista. I Nievo (anche Ippolito, nel suo diario al seguito dei Mille, è tutt’altro che tenero coi «terroni»), i Farini, i Visconti-Venosta reputano da subito il Sud, e le sue genti, un’Africa popolata da barbari irredimibili. Gente da colonizzare. L’argomento legato al malgoverno borbonico, in realtà responsabile primo del degrado delle campagne, viene presto abbandonato a favore di una lettura in chiave di inferiorità etnica. È, in presa diretta, la nascita della teoria delle due Italie: l’operosa, europea celtica gente che s’attesta sin sul Tronto contrapposta ai barbari del meridione. Sarà il sociologo lombrosiano Alfredo Niceforo a conferire dignità scientifica a questa teoria. Così come si può collocare a quel tempo la prima delle ricorrenti “guerre” fra potere politico e magistratura: con i proconsoli di Rattazzi a invocare pene esemplari e i giudici a spaccare il capello in quattro nell’assurda — agli occhi di Torino — pretesa di dividere gli innocenti dai colpevoli. È in questo clima che Ottaviano Vimercati, il quale da esule aveva combattuto in Algeria, scrive a un amico: «Gli Arabi, che combattevo quindici anni fa, erano un modello di civiltà e di progresso in confronto a queste popolazioni […] non potresti farti un’idea delle barbarie e del vero abbrutimento dei paesani di qui». Per poi concludere, pragmaticamente, che l’annessione del Sud sarebbe bene considerarla un’eredità da accettare col beneficio dell’inventario, e cioè tenendosi la terra e buttando a mare i terroni. Nasce da qui, da questo fertile humus immediatamente disgregante, il surplus di sadismo che sembra, a volte, trasparire dai dispacci in zona d’operazioni? Intendiamoci: il brigantaggio c’era, e fra i briganti v’erano gentiluomini capaci di divorare crudo il cuore di un soldato nemico. Gli agenti provocatori borbonici soffiavano sulla rivolta. E preservare l’Unità era, prima che un dovere, una necessità. Ma a che prezzo? Poche, ma coraggiose, furono le voci di protesta: venivano dai soliti mazziniani e socialisti, dalla sinistra di sempre, insomma. Come sempre votata alla sconfitta, quella sinistra non riuscì ad arginare massacri e atrocità che, in nome di una terribile Realpolitik, acuirono il solco già esistente fra le due Italie. Ne portiamo ancora il segno, non foss’altro perché nessuno ha ancora chiesto perdono per quei morti innocenti. «T © RIPRODUZIONE RISERVATA potti bigi, poveri, freddi, ordinati, parlanti un dialetto quasi francese, troppo diversi dai veementi, rumorosi, gloriosi ed eroici zingari in camicia rossa, desiderosi di vivere bene prima di morire», che avevano fatto l’Italia da Quarto al Volturno. Gli ordini ricevuti da Torino, da Firenze, erano perentori, seppure a un certo punto si chiese di limitare le esecuzioni ai capi delle bande. Il generale Enrico Della Rocca, tuttavia, nelle sue memorie avrebbe rammentato che «i miei Comandanti di Distaccamento, vedendo arrivare l’ordine di fucilare soltanto i capi, telegrafavano con questa formula: arrestati, armi in mano, nel luogo tale, tre, quattro, cinque capi di briganti. Ed io rispondevo: fucilate!». In un combattimento sporco del genere, i meridionali insorti non potevano certamente avere pietà per i nemici, «barbaramente scannati» come annotò un maggiore dei carabinieri da Napoli. È lo stesso che, il 17 novembre 1862, scriveva: «Immense poi sono le rovine che arreca ovunque il brigantaggio, che oggigiorno sa far bene la guerra colla Fanteria la quale sempre corbella e quando gli viene il destro affatica e talvolta piomba su di essa per farne orrendo macello». © RIPRODUZIONE RISERVATA e Rose Inglesi David Austin accostano le splendide forme L e le fragranze delle rose antiche alla generosa fioritura delle rose moderne. Il nostro catalogo “La Collezione di Rose 2010/11” è riccamente illustrato e presenta oltre 800 varietà, comprese le magnifiche rose ad arbusto e le rose rampicanti. Per richiedere una copia gratuita del catalogo contattateci specificando questo riferimento: LA3. DAVID AUSTIN® I DOCUMENTI I verbali dell’Arma dei Carabinieri Reali del 1862 sui briganti nel Mezzogiorno d’Italia Bowling Green Lane, Albrighton, Wolverhampton, WV7 3HB, Gran Bretagna. Telefono: 0044 1902 376372 Fax: 0044 1902 375177 E-mail: [email protected] Sito web: www.davidaustinroses.com 38 LA DOMENICA DI REPUBBLICA SPETTACOLI DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 Arrivò a New York dalla Francia a vent’anni Studio 54, musica new wave, l’incontro con Fiorucci e Warhol, Basquiat e Grace Jones E infine con Louise Veronica Ciccone. Fu lei a farla bionda, a metterle un crocefisso sull’ombelico e a trasformarla così nella “Virgin” più famosa del pianeta. Ora un volume la celebra come art director e stilista. “E se penso a quando l’America mi negò il visto...” M a la d donna che o inventò n n a GIUSEPPE VIDETTI S IL LIBRO La copertina di Maripol Little Red Riding Hood Tutte le foto e i disegni che illustrano queste pagine sono tratte dal volume (edizioni Damiani, 45 euro) che sarà in libreria il 21 ottobre enzaMaripol avremmo avuto Madonna, ma non le madonnare. Senza Maripol il crocefisso sarebbe rimasto appeso alla catenina e non ingigantito, ostentato, dissacrato da una bionda pop singer, Marilyn di fine millennio, che lo lasciava ciondolare sopra l’ombelico scoperto. «Senza di me Madonna non sarebbe neanche stata bionda», esclama in un italiano quasi perfetto l’artista francoamericana che aiuta gli artisti a diventare icone pop. «La scelta dell’immagine di Like a virgin(1984) fu travagliata», ricorda. «I discografici pensavano a una vergine mora, labbra rosse, una vampira latina. Le dissi: “Non se ne parla, ti fai chiamare Madonna, chi crederà che sei vergine? Semmai dovrai dare l’idea di una che vuole rifarsi una verginità”». Così nacque il mito di un’altra Madonna, prepotente e trasgressiva, seconda per popolarità solo alla Vergine. E fu Maripol Fauque che architettò il look. «Gli americani sono come agnelli, se sei un tra- scinatore ti seguono in massa», dice spavalda Maripol, che da sempre vive nel quartiere di NoHo, quadratino di Manhattan caro al suo «fratellino» JeanMichel Basquiat, e il 21 ottobre pubblica Little Red Riding Hood (Damiani Editore), un volume che illustra la sua storia di art director, stilista e produttrice alla corte di Andy Warhol ed Elio Fiorucci, Grace Jones e Deborah Harry, Elton John e Cher, Madonna e Keith Haring. E Marc Jacobs, stilista e direttore creativo di Louis Vuitton, che ha partecipato alla realizzazione del libro. Maripol arrivò a New York nel 1976 con il compagno Edo Bertoglio, un fotografo svizzero con il quale avrebbe poi realizzato Downtown 81, un film su Basquiat. «Avevo vent’anni. Eravamo partiti con l’idea di restare tre mesi. Già allora ero una zingara, la mia famiglia era sempre vissuta fuori dalla Francia — io sono nata in Marocco — e l’idea di patria neanche mi sfiorava. Quando scoprii New York mi sentii una pioniera, tornai a casa a solo dopo nove mesi. D’improvviso la vecchia Europa mi sembrò pigra e sonnolenta. Insopportabile per una che aveva conosciuto la travolgente energia creativa di Manhattan». Non era più la New York della Factory di Andy Warhol. Dopo la sbornia dell’underground, la Grande Mela celebrava la sua decadenza a ritmo di disco. Era una metropoli in bancarotta, pericolosa, piena di tossicodipendenti e di spacciatori anche in Union Square. «Una nuova droga, la cocaina, stava conquistando la città e in breve ne avrebbe cambiato il ritmo di vita e il beat», conferma Maripol. «Ma c’erano anche le più belle feste del mondo, allo Studio 54 e non solo. Per la prima volta divi, artisti, etero, gay, transgender e persone qualunque facevano baldoria e si rimorchiavano negli stessi locali. Chi l’ha detto che l’abito non fa il monaco? Allo Studio 54 se non indossavi quello giusto non riuscivi neanche ad entrare. Quando aprì i battenti, nel 1977, c’era una stanza in cui Oliviero Toscani scattava foto per Vogue Italia. Davanti al suo obiettivo ci finii anch’io, con una gonna di raso nero che mi ero confezionata per l’occasione». Intanto un manipolo di artisti ingegnosi cominciavano a contrastare la disco con un suono aggressivo e disfattista. La new wave newyorchese di Talking Heads e Blondie, James White e Wayne County non era meno potente del punk inglese dei Sex Pistols e dei Clash. La poetessa Patti Smith e il fotografo Robert Mapplethorpe crearono una magica sinergia, prima che lei diventasse un’icona rock e lui l’idolo delle gallerie d’arte di SoHo. Nella fertile follia che ogni sera albergava in locali come Mudd aripol DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 39 LE IMMAGINI Da sinistra: i crocefissi e sotto “Pink Madonna”; a lato Maripol con Keith Haring e Madonna, in basso le due amiche in un autoscatto Qui sotto, i bozzetti per Cercasi Susan disperatamente e, a lato, ancora accessori per il look di Madonna “I discografici la volevano mora, una latina con le labbra rosse. Dissi: non se ne parla” Club, Club 57, Palladium e Danceteria, Maripol trovava ispirazione per le sue aggressioni alla moda. «La svolta arrivò a ventiquattro anni, quando incontrai Elio Fiorucci. Mi mise in mano un biglietto aereo per il giro del mondo e mi disse: “Torna con delle idee, inventa collezioni”». «La prima volta che misi piede nella boutique di Fiorucci a New York avevo quindici anni ed ero completamente pazzo», racconta Marc Jacobs, «ma già conoscevo Maripol. Non era solo una boutique, ma un posto dove incontrarsi». Percorsi paralleli che si sarebbero incrociati solo decenni più tardi quando Jacobs, ormai star della moda, le avrebbe commissionato una serie di accessori da mettere in vendita nelle boutique del Village. Nel 1981 Maripol incontrò il fotografo Jean-Paul Goude che le affidò lo styling del volume fotografico Jungle Fever, protagonista Grace Jones. «C’era anche una mia foto in cui me la lecco. Gli ho chiesto il permesso di usarla in questo libro, mi ha risposto che è troppo scandalosa. Che noia. Stiamo ridiventando puritani», protesta Maripol. Tra i cimeli che conserva, c’è la copertina del primo album di Madonna con la dedica: «Maripol sei il più perverso surrogato di madre che io abbia mai incontrato». Louise Veronica Ciccone, orfana di madre, era arrivata dal Michigan a New York senza una lira, ma al contrario di Maripol con molte aspettative. Non si perdeva una festa al Danceteria e, già intrigata dal maschio latino, flirtava con il dj John Jellybean Benitez, mentre la Lower Manhattan postpunk diventava il teatro dei primi graffitari, Haring e Basquiat, i nuovi pupilli di Warhol. Madonna entrò prepotentemente in scena dalla porta del pop. Era già una diva quando la regista Susan Seidelman la chiamò a interpretare il ruolo di protagonista in Cercasi Susan disperatamente (1985). Sul set si scatenò l’inferno. «Madonna sta cambiando completamente la sceneggiatura», protestò la coprotagonista Rosanna Arquette. Maripol metteva benzina sul fuoco. «Fui io che “ordinai” a Madonna di intervenire sulla sceneggiatura e, soprattutto, sui costumi», precisa. «“È un’occasione unica”, le dissi, “non puoi sprecarla”. E così tutto il guardaroba, accessori compresi, fu rifatto. Madonna è una che ascolta, è intelligente, sa di chi fidarsi». Il pubblico lo ignorava ma quelli dell’immigrazione sapevano bene che croci e provocazioni erano tutta opera di Maripol, e più di una volta le rifiutarono il visto d’ingresso. Nel 1986 Andy Warhol la raccomandò al Bureau of Immigration and Naturalization con una lettera: «Maripol è una disegnatrice di talento che ormai è parte integrante della “Mi dedicò il suo primo album con la frase: sei il mio più perverso surrogato di madre” scena artistica e del fashion business di New York City». «Anche Madonna ne inviò una dettagliatissima», aggiunge Maripol, «ma dovetti comunque rivolgermi a uno studio legale quella volta che non volevano farmi rientrare dalle Bahamas. Quando finalmente riuscii a rimettere piede nel mio studio, scoprii che le collaboratrici mi avevano scippato di tutto, soldi, clienti, idee. Finii in bancarotta e ricominciai da freelance. Per fortuna arrivò l’esplosione della videomusica a salvarmi il culo». Oggi la stilista che ha attraversato col suo “Maripolitan style” la New York del Paradise Garage e del CBGB, della dance fever e degli anni in cui gli amici se ne andavano uno a uno in una malinconica sinfonia degli addii (Warhol morì nel 1987, Basquiat nel 1988 per overdose, Haring due anni dopo di aids), continua a credere nel potere creativo di Manhattan. «Ora New York se la giocano le nuove generazioni», conclude. «Io scommetto su mio figlio, Lino Meoli, che è già un dj affermato. Ha vent’anni, biondo, occhi azzurri come suo padre, che è di origini napoletane. Bellissimo. Noi abbiamo costruito le fondamenta, adesso tocca a loro edificarci sopra». © RIPRODUZIONE RISERVATA 40 LA DOMENICA DI REPUBBLICA i sapori Rossi superstar DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 Prati e boschi, ulivi e cipressi, e poi vigne e ancora vigne a ricamare i profili delle colline tra Siena e Firenze Il primo disciplinare di questo protagonista dell’enologia italiana fu stilato dai Medici nei primi del Settecento Da allora sono passati tre secoli, ma la sua anima nobile e proletaria continua a sedurre tanto il palato quanto la vista Rùfina Montalbano FIRENZE Empoli Pontedera LICIA GRANELLO n vino-cartolina. Lo guardi (il colore!), lo annusi (frutti rossi e sottobosco), ne gusti un sorso, chiudi gli occhi. In quel preciso momento il Chianti smette di essere vino e diventa paesaggio, il Chiantishire: saliscendi d’erba e boschi, gli ulivi, una pieve, il sole che filtra fra i rami, la virgola di uno sterrato disegnata tra i cipressi, il giallo caldo del casolare poco più in su. E poi vigne, e vigne a ricamare i profili delle colline. La meraviglia delle colline del Chianti distillata in un bicchiere è storia antica. «Per il Chianti è restato determinato e sia. Dallo Spedaluzzo fino a Greve; di lì a Panzano, con tutta la Podesteria di Radda, che contiene tre terzi, cioè Radda, Gajole e Castellina, arrivando fino al confine dello Stato di Siena». Era il 1716, quando Cosimo III de’ Medici decise di formulare il primo disciplinare del Chianti, definendo i confini della zona di produzione e annunciando pene severe in caso di contraffazione e traffico clandestino. A quel momento, infatti, il Chianti era già una star dell’enologia, e nel Centro Italia in suo nome venivano prodotti vini rossi quasi mai all’altezza dell’originale, e soprattutto estranei al miracoloso terroir, fatto di umori e odori, piani scoscesi e protezioni d’ombra, temperature estreme e zolle benedette dal dio dei vini. E acqua, tanta acqua, mille rivoli a percorrere le vene della terra dei Medici, tanto che l’etimologia più accreditata della parola Chianti è identificata nel termine etrusco clante, acqua. Sembra uno scherzo, è il passaporto di eternità per il rosso d’antàn nato sul bilico tra Firenze e Siena: è l’acqua che permette a vigne vecchie e vecchissime di resistere alle estati brucianti e a risvegliarsi dopo mesi di freddo da inverno russo. Così, incurante del clima ruvido e di certe forzature della moda, il Chianti continua a sedurre in virtù di una piacevolezza che rapisce i palati semplici e stupisce quelli raffinati. Un vino di opposti. Negli anni in cui la cucina italiana parlava toscano, finiti i momenti più duri del dopoguerra, quando i prodromi del boom economico autorizzavano le prime timide incursioni al ristorante, l’anima proletaria del Chianti era tutta in quella bottiglia impagliata appoggiata sul tavolo. Il fiasco era lì per raddoppiare la tentazione della bistecca, carne rossa e robusta da gustare senza nessun altro lusso. Eppure, il Chianti è stato sempre anche vi- U San Miniato Colli fiorentini Montespertoli Colline pisane Castelfiorentino Capannoli Montaione Gambassi Terme Greve in Chianti Classico Colli aretini Colli senesi Poggibonsi San Gimignano TOSCANA Volterra 10 chilometri Colle di Val d'Elsa Monteriggioni Casole d'Elsa Siena Sovicille Dove il vino diventò paesaggio Chianti no da nobili, come testimoniano oggi le tante etichette legate a casati patrizi, che mai ne hanno dismesso la produzione, malgrado il fascino dei nuovi supertuscans. I pochi guai legati a una produzione su cui per secoli non è tramontato mai il sole sono figli delle diatribe fra produttori, in nome di marchi da giocarsi a colpi di carte bollate. Per fortuna, la verità del bicchiere continua a premiare i più bravi. Regalatevi qualche giorno di pace, tra passeggiate silenziose e buone letture davanti al camino in una delle strutture che punteggiano la campagna chiantigiana. Senza aspettare l’ora di cena, godetevi due fette di prosciutto e una scheggia di pecorino con un bicchiere di Chianti serio. L’autunno vi apparirà dolcissimo. © RIPRODUZIONE RISERVATA DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 41 itinerari Appassionato cultore di vini e chiantigiano doc, Giovanni Capecchi seleziona il meglio dell’enologia nazionale per gli scaffali dell’enoteca Padovani, a Prato, dove il Chianti regna sovrano Radda (Si) Gaiole (Si) Castellina (Si) Appoggiato sull’altura che divide le valli della Pesa e dell’Arbia, immerso tra boschi e uliveti, il bel borgo murato d’impianto medievale è una perla del turismo rurale toscano Proprietari del castello di Brolio, costruito all’inizio del dodicesimo secolo, i baroni Ricasoli hanno battezzato la cultura enologica della zona, dove le vigne si alternano alle pievi Si articola tra la Rocca medievale e via delle Volte – affascinante passaggio coperto lungo le mura – il borgo di origine etrusca che completa il trio originario della Lega del Chianti DOVE DORMIRE DOVE DORMIRE DOVE DORMIRE PALAZZO SAN NICCOLÒ Via Roma 16 Tel. 0577-735666 Camera doppia da 110 euro colazione inclusa LA FONTE DEL CIECO Via Ricasoli 18 Tel. 0577-744028 Camera doppia da 80 euro colazione inclusa PALAZZO SQUARCIALUPI Via Ferruccio 22 Tel. 0577-741186 DOVE MANGIARE DOVE MANGIARE LA PERLA DEL PALAZZO (con camere) Chiasso dei portici 8 Tel. 0577-735640 Chiuso giovedì menù da 35 euro OSTERIA DEL CASTELLO Località Madonna a Brolio Tel. 0577-730290 Chiuso giovedì menù da 40 euro DOVE COMPRARE DOVE COMPRARE ENOTECA PORCIATTI Piazza 4 Novembre Tel. 0577-738055 CANTINA ENOTECA MONTAGNANI Via Baccio Bandinelli 13 Tel. 0577-749517 Uve Sangiovese, e poi Canaiolo nero, Trebbiano, Malvasia, più piccole percentuali di altri vitigni a bacca rossa, tutti coltivati nelle zone previste dal disciplinare Chianti classico riserva 2007 I Fabbri da 18 euro Territorio Quella del Chianti è stata la prima zona vinicola al mondo delimitata e definita per legge, grazie al bando del Granduca Cosimo III nel 1716 L’ultimo allargamento è del 1996 Chianti Classico 2007 Riecine da 14 euro Sottozone Intorno all’originaria “provincia del Chianti”, si sono sviluppate sette aree di produzione: Colli Aretini, Senesi, Fiorentini, Colline Pisane, Rùfina, Montalbano e Montespertoli Bucerchiale 2007 Selvapiana da 22 euro Rùfina La più piccola delle sottozone comprende le colline a est di Firenze, intorno al comune di Rùfina La Valdisieve, terra calcarea, regala Chianti tosti, da invecchiamento Nipozzano 2007 Frescobaldi da 13 euro DOVE MANGIARE ALBERGACCIO DI CASTELLINA Via Fiorentina 63 Tel. 0577-741042 Chiuso domenica menù da 40 euro DOVE COMPRARE La mia vendemmia festa di voci e colori STEFANIA SANDRELLI a cosa che mi piace di più è visitare le vigne, soprattutto durante la vendemmia, è una festa di colori, di voci, di profumi, di rumori, c’è un’allegria antica che ritorna ogni anno, da secoli. E mi piace quando a primavera vado con Giovanni a Villa Rosina, una magnifica villa del Seicento, in provincia di Treviso, dove Sandro Bottega ha sistemato gli uffici per quarantacinque persone, le cantine, la distilleria, tre musei. Acino d’Oro, il nome del nostro vino, è prodotto al Castello di Meleto nel cuore del Chianti a Gaiole: Sandro vuole che lo assaggiamo prima di imbottigliarlo. Ormai credo di aver imparato a distinguere gli aromi e i sapori, mi piace dare il mio parere, sono anni che è nata la nostra collaborazione. Tutto è cominciato nel 1993, una sera d’autunno davanti ad un camino acceso. Sandro, amico da sempre di Mario e di Giovanni Soldati, ci fece assaggiare un prosecco che aveva chiamato Il Vino dei Poeti. Lo trovai fantastico. La passione con cui Sandro parlava del suo lavoro mi affascinò, lo ascoltavo incantata. Perché non facciamo qualcosa insieme? Non ricordo chi di noi lo disse, ma cominciammo a parlare di progetti, all’inizio per scherzo poi con più calore. L’anno dopo nacque Acino d’oro, un Chianti classico. Quando ho letto l’etichetta con le nostre firme mi sono emozionata: Stefania Sandrelli, Giovanni Soldati, Sandro Bottega. E mi sono emozionata quando sia Acino d’oro che Acino d’oro riserva, lanciato nel 2005, hanno ottenuto la certificazione del consorzio Gallo Nero. Intanto dall’abitudine al prosecco sono passata al vino rosso, ho imparato il piacere di bere nel modo e nella quantità giusta. Purtroppo non ho molto tempo, ma cerco di seguire le infinite iniziative di Sandro. Per il centenario di Mario Soldati ha creato nella Linea Maestri, una bottiglia unica: una grappa chiamata Maestri. Nel tempo gli altri Maestri sono stati: Bernardo Bertolucci, Ettore Scola e Alberto Sordi. I prodotti sono tutti biologici: una grappa che non brucia la gola distillata con un suo metodo segreto, una grappa per bambini analcolica al cioccolato, grappe di mirtilli per i giovani. Ha addirittura fatto un catalogo Braille per i non vedenti. E le bottiglie! Solo vetro di Murano, lavorato a mano su suoi disegni. Sono state esposte in vari musei. Poche sere fa siamo stati a cena con Robert De Niro, amico di Giovanni dai tempi di Novecento quando lavorava come assistente di Bertolucci. Gli abbiamo regalato una delle ultime creazioni di Sandro, due bottiglie di Grappa Spray. Lui era incantato, prima dalle bottiglie poi dalla grappa spruzzata nel caffè. Abbiamo scherzato sulle varie possibilità di uso. Non posso dire di essere diventata un’esperta, ma questa collaborazione cominciata per scherzo è diventata una cosa importante nella mia vita e in quella di Giovanni. Mi sento orgogliosa quando i “nostri” vini vincono premi nel mondo. Per me il vino è un dono della natura. Non dimentico mai la bella definizione di Mario Soldati, che ho avuto la fortuna di frequentare e di amare. Diceva: “Il vino è la poesia della terra”. L © RIPRODUZIONE RISERVATA ENOTECA DI FONTERUTOLI (con cucina e camere) Via Ottone III 5 Località Fonterutoli Tel. 0577-73571 Classico Ereditato dalla medievale Lega del Chianti, il gallo nero in campo dorato identifica il vino prodotto tra Firenze e Siena, intorno a Radda, Gaiole e Castellina Classico 2008 Badia Coltibuono da 12 euro Superiore Recuperata nel 1996, la menzione si applica al comprensorio del Chianti escluso il Classico, premiando vini dal disciplinare più rigoroso del Chianti Docg Superiore 2007 Monastero da 8 euro Riserva La produzione di Classico invecchiata due anni, di cui tre mesi in bottiglia e con alcolicità superiore ai 12,5° consente di apporre la dizione “Riserva” sull’etichetta Classico Riserva 2005 Castell’in Villa da 25 euro Abbinamenti Età, uvaggio, zona di produzione allargano il ventaglio della scelta, dalle zuppe di pesce (colline pisane) alla cacciagione fino alla costata alla Fiorentina, detta bistecca Classico 2007 Castello di Ama da 29 euro 42 LA DOMENICA DI REPUBBLICA le tendenze Nuovi negozi DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 Milioni di persone già lo sanno. Per fare comprare abiti e accessori non c’è bisogno di uscire, basta un clic in pausa pranzo o un touch in treno sull’iPad. E il gioco è fatto Ecco perché da Dolce e Gabbana ad Armani le griffe più celebri curano sempre più le proprie boutique virtuali. Puntando su personalizzazione e velocità moda.com Shopping! LA COLLANA Nastro di gros-grain e velluto, catena, perle con ottone: è la Mise en Dior Sul sito della maison IL SET Nella linea Diamante Plus, Gucci propone solo online il set di custodie per iPad e Blackberry IL TAVOLO Dwell ha il piano in massello e gamba centrale metallica Un’idea Armani Casa Le misure sul sito LA BORSA GLI STIVALI In vernice rossa con clip frontale, la tracolla Prada è l’accessorio cult del sito. In vari colori Sono diventati un must gli stivali “col fiocco” proposti da Valentino Qui, modello effetto pizzo con tacco basso tto milioni di visitatori al mese. 717mila ordini effettuati. Un acquisto ogni 22 secondi. Sono i numeri dello shopping online nei primi sei mesi del 2010 del Gruppo Yoox, l’impero che controlla yoox.com e thecorner.com più ventitré siti di famosi stilisti internazionali. È la punta dell’iceberg di una tendenza planetaria, lo shopping online, che sta rivoluzionando il mondo della moda. Perché, sempre secondo i dati di Yoox, i problemi di taglie o misura non frenano più gli acquisti; gli uomini comprano quanto le donne (su tre acquirenti, uno è maschio) e i momenti dedicati alle vetrine virtuali sono cambiati (la pausa pranzo o l’orario di lavoro in Europa; il momento dell’aperitivo e la sera tardi negli Stati Uniti o in Asia). Non solo: le nuove applicazioni per iPad, iPhone e smartphone hanno consentito a una compratrice belga di spendere ben tremila euro per una giacca firmata. Di conseguenza, il fashion system ha messo in campo un esercito di iniziative col compito di vincere la guerra tra negozi reali e virtuali. Il primo requisito per garantire un’esperienza di lusso è l’intrattenimento. I cortometraggi visti sui siti prada.com, miumiu.com e valentino.com servono per immergere l’acquirente in una dimensione di sogno. L’altra carta vincente è la personalizzazione: così, sul sito louisvuitton.com, si possono imprimere le proprie iniziali sulla borsa preferita scegliendo tra ben diciassette colori diversi. C’è poi l’argomento “heritage”, ovvero l’insieme delle peculiarità che contraddistinguono una maison. Seguendo questa riscoperta delle origini, su max- O Acquisti online sfida all’ultimo sito SIMONE MARCHETTI mara.com oggi si può acquistare il mitico cappotto “101801”, facile da indossare e simbolo del marchio. E su robertocavalli.com si ripercorrono i momenti più importanti nella carriera dello stilista in occasione dei suoi quarant’anni di attività. C’è poi il tentativo di interagire col pubblico, senza filtri, come dimostrato ultimamente dal nuovo sito gucci.com e dalla relativa pagina Facebook. Mentre Giorgio Armani ha chiesto ai suoi estimatori di diventare registi e fotografi registrandosi sul sito giorgioarmani-framesoflife.com, in occasione della riedizione degli occhiali che creò negli anni Ottanta. Dolce&Gabbana, infine, sono stati i primi a credere nel web e a creare swide.com, un magazine online a metà strada tra blog e informazione, per comunicare tutte le iniziative e invogliare allo shopping. Ma la vera rivoluzione è arrivata lo scorso settembre da Londra: pochi minuti dopo la sfilata di Burberry, sul sito burberry.com si potevano ordinare gli abiti visti in passerella. Tempi di consegna? Un mese e mezzo, ovvero la metà rispetto alle tempistiche del sistema. L’operazione ha l’odore di fantascienza, soprattutto se si pensa che marchi come Chanel continuano a non scegliere l’ecommerce e a dirottare i clienti virtuali nelle boutique reali. «Il vero problema, però, non è scegliere tra Internet e negozi tradizionali», dice Andrea Panconesi, deus ex machina di luisaviaroma.com, sito di e-commerce italiano di grande successo internazionale. «La scommessa di domani sarà far combaciare i due ambiti, cercando di capire le rispettive peculiarità. E di avvicinare reale e virtuale fino quasi a farli coincidere». © RIPRODUZIONE RISERVATA DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 43 L’ESTRO L’ELEGANZA LA SEDUZIONE Mini abito blu con grafismi e grande estro per le scarpe con gambali diversi Un’idea Versace Gusto inglese, comfort americano: così Ralph Lauren conquista gli uomini anche online Il lusso, gli spot le collezioni: il sito Louis Vuitton seduce le clienti con i suoi modelli bon ton RALPHLAUREN.COM Corti circuiti: sul sito la griffe lancia il nuovo store di New York BURBERRY.COM Dopo la sfilata gli abiti sono acquistabili online prima che in boutique DOLCEGABBANA.COM Oltre all’online store anche swide.com, tra magazine e blog “Ho messo Marc Jacobs su Twitter e così si è aperto un mondo” GIORGIOARMANI.COM In framesoflife.com gli scatti e i video dei suoi estimatori PARIGI stato il primo a uscire dal consiglio di amministrazione per finire su Twitter. L’unico a postare su internet il re del suo impero in ciabatte e con la faccia distrutta. Robert Duffy, amministratore delegato di Marc Jacobs, non va per il sottile. E in fatto di shopping reale e virtuale si è mosso in anticipo su molti suoi colleghi. L’abbiamo incontrato a Parigi, per la presentazione di The Men and women of Marc Jacobs, un catalogo sulla carriera dello stilista più famoso in Usa, con gli scatti di Brian Bowen Smith. Perché, l’anno scorso, ha scelto di abbandonare i canali istituzionali per usare Twitter? «Tutto è nato per caso. Ho iniziato a “twittare” frasi per amici e parenti. In breve, le persone che mi seguivano sono diventate settantamila. A quel punto, molti sostenevano che non fossi io a postare i commenti. Così ho fotografato Marc al lavoro, una notte prima della sfilata. Il giorno dopo la foto ha fatto il salto dal New York Times a Vogue fino al Washington Post. E il pubblico di Twitter è passato a più di venti milioni di ascoltatori. Penso non ci sia bisogno di commenti, ma solo di una riflessione sulla velocità di oggi». A proposito di velocità. Burberry, dopo l’ultima sfilata, ha tagliato i tempi di produzione consentendo ai clienti di ricevere i capi un mese e mezzo dopo lo show. Che ne pensa? «Che è un’iniziativa importante e coraggiosa. Ma che non riguarda Marc Jacobs. Ogni maison è una realtà a sé. Noi abbiamo tante linee proprio per assecondare bisogni diversi. Veloci e lenti. Di una cosa, però, sono convinto: oggi non si deve ragionare per stagioni, ma focalizzarsi sul flusso costante di idee creative». Resta la questione degli acquisti online, in crescita rispetto a quelli dei negozi. «Diciamo che la nostra azienda ha dedicato la linea più giovane e meno dispendiosa Marc by Marc Jacobs alla missione web. Anche nell’esperienza con Louis Vuitton (di cui Marc Jacobs è direttore artistico, ndr), abbiamo capito che sono gli accessori-icone, come quelli creati con artisti come Stephen Sprouse e Takashi Murakami, ad essere richiesti e venduti in Rete. Per quanto riguarda gli abiti della fascia di lusso, invece, trovo che la realtà della boutique sia ancora un’esperienza importante per i clienti. La scommessa è renderla più forte, più emozionante e quindi più “reale” di prima. Non bisogna farsi travolgere dalla sbornia virtuale. Non a caso, ultimamente abbiamo aperto a New York la prima libreria firmata Marc Jacobs. Ai tempi di Amazon, penso sia un segnale importante. E ovviamente controtendenza». Quali sono, quindi, i requisiti per traghettare il fashion system nel futuro? «Più che focalizzarsi sulla dicotomia tra shopping reale e virtuale, occorre capire che la moda non riguarda solo i vestiti. Ma il modo di vivere in generale. L’esperienza di leggere, informarsi, divertirsi, sognare. Chi riuscirà a rendere esteticamente bello e desiderabile tutto questo, avrà in mano il successo di domani». (s.m) È PRADA.COM Intrattenimento: sul sito anche i cortometraggi DIOR.COM Moda, profumi, accessori, cosmetici: tutto online MAXMARA.COM Heritage: si può acquistare anche il mitico “101801” © RIPRODUZIONE RISERVATA LOUISVUITTON.COM Personalizzazione: online le proprie iniziali sulla borsa GUCCI.COM Nella boutique virtuale si acquistano dagli abiti agli accessori LA LANA IL CAPPOTTO LA GIACCA Sportivo-chic con giacca in feltro di lana: l’uomo Burberry della collezione Prorsum si mostra sul web Molto ricco il sito Max Mara offre un’ampia gamma di abiti da donna e cappotti Anche storici In velluto doppio petto, la giacca Dolce e Gabbana Molte sorprese per i clienti nel virtual store 44 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 l’incontro Nazionalpopolari L’infanzia vissuta in provincia, il padre comunista, un fisico da maggiorata di cui non andava fiera: “Più che ai miei coetanei piacevo ai loro zii”. Ha fatto il cinema d’autore ma anche i film di Natale. I calendari, uno spogliarello per la sua Roma, gli spot e le serie tv: “Ma alla fine io sono sempre la stessa, e a chi arriccia il naso rispondo: questo mestiere non è d’élite, è intrattenimento” Sabrina Ferilli e a vent’anni mio padre non mi avesse buttato fuori di casa e non mi avesse preso un monolocale a Roma, la mia vita sarebbe stata diversa. Perché lui capiva che dei tre figli ero quella più reticente ad andar via e con più problemi a staccarmi dalla famiglia». Ed è così che Sabrina Ferilli lasciò la vita tranquilla a Fiano Romano — dov’è nata nel 1964 — per affrontare la grande città e conquistare il futuro. A cominciare «dalla Lucente, una ditta di pulizie dove ho lavorato part-time, la mattina rispondevo al telefono. Ci sono rimasta tre anni». Il futuro era il cinema, «ma non sono di quelle che “fin da bambina” sognano di fare l’attrice. Ci ho pensato tardi, già adolescente, vedendo i film in bianco e nero, a Fiano non c’era molta scelta. Qualche volta mio padre mi portava a Roma a vedere le marionette al Pincio, ma il cinema era l’attrattiva principale. Ero pazza di Stanlio e Ollio, di Totò, Anna Magnani, Sophia Loren. Mi piacevano anche gli stranieri, ma i miei miti erano gli italiani». La prima delusione arriva con il tentativo fallito di entrare al Centro sperimentale. Ma Sabrina Ferilli non è una che si arrende facilmente e aggira l’ostacolo, andando il pomeriggio all’Accademia d’arte drammatica a lezione di recitazione con Claudia Giannotti. Con il suo fisico prorompente, da maggiorata di una volta, in netto contrasto con la moda imperante della taglia trentotto, non le è difficile farsi notare, ne che sono imperfetta». Perfetti forse sono stati gli inizi della carriera, cominciata con prudenza, facendosi notare in piccoli ruoli come la servetta de Il volpone di Maurizio Ponzi o la sfacciata Zaira in parrucca biondo platino di Americano rosso di Alessandro D’Alatri, fino all’ingresso nel miglior cinema d’autore con Diario di un vizio di Marco Ferreri: è la cameriera Luigia, uno dei ritratti più interessanti e ricchi di contraddizioni dell’universo femminile del regista, esuberante, spudorata, generosa, amorale. Poi l’incontro con Paolo Virzì, che le ha offerto personaggi intensi come Mirella in La bella vita, divisa tra l’affetto per il marito operaio e l’infatuazione per un vanesio conduttore di tv locale; Marisa, la burina arricchita che vive un malinconico matrimonio in Ferie d’agosto, o la squinternata manager del call center in Tutta la vita davanti. Sarà per i guizzi dell’imperfezione che, tra un film e l’altro, c’è un festival di Sanremo (1996) presentato con Pippo Il mio peccato è la perfezione: non ho mai speculato su niente ho sempre fatto quello che mi pareva giusto, lavoro con grande passione e determinazione FOTO MARCO GALBIATI/LUZPHOTO «S ROMA soprattutto dal cinema erotico un po’ volgare che si faceva negli anni Ottanta. Ma lei, figlia di un dirigente del Partito comunista italiano che le ha inculcato, insieme alla passione per la politica, valori come l’onestà e l’integrità, rifiuta. Anche perché del suo fisico non era particolarmente fiera, soprattutto durante l’adolescenza a Fiano. «Non avevo i fidanzatini come le altre ragazzine. Il primo fidanzato l’ho avuto passati i vent’anni. Perché ero fuori misura, fuori luogo, avevo le tette, ero abbondante. E ho sempre avuto una testa molto riflessiva, non parlavo da teenager. Più che ai miei compagni di liceo, piacevo ai loro zii». In realtà, dice, «neanche adesso penso di essere bella. Non mi sono mai piaciuta, non perché non stessi bene con il mio fisico, me lo trovavo addosso, lo constatavo e basta, non lo consideravo bellezza. Forse ho cominciato a crederci quando ho fatto il calendario, ha avuto il significato di una celebrazione, un riconoscimento ufficiale. Ma continuo a pensare che non è mai un bel culo a far dire che una donna è bella. Soprattutto nel mio mestiere il consenso passa prima attraverso l’accettazione da parte del pubblico, attraverso il gradimento». Il calendario per il Duemila del mensile Max — un milione di copie vendute — come lo spogliarello nel 2001 per i tifosi giallorossi sono alcune delle tante scelte contrastanti che rendono particolare la carriera di Sabrina Ferilli. Lei non rinnega nulla, neanche quel «beato chi se lo fa» dell’ultima pubblicità in cui è protagonista, che per qualcuno è irritante. «Il finale di uno spot deve rimanere in testa, deve essere d’effetto: lo sono quelli di Gigi Proietti, di Claudio Bisio, di Aldo Giovanni e Giacomo». E non importa se Luciana Littizzetto ne ha fatto una perfida, esilarante imitazione, «perché ho un’enorme stima per lei. E poi sono un personaggio nazionalpopolare, mi fa piacere anche la presa in giro. Non sono permalosa, anzi sono contenta quando la Reggiani dice che con le mie imitazioni si è comprata casa». Nazionalpopolare e perfetta, così si definisce la Ferilli. Perfetta? «Sono talmente perfetta che invidio chi commette peccati, il mio peccato è la perfezione. Non ho mai speculato su niente, mi sono sempre messa a disposizione di quello che ho pensato fosse giusto, lavoro con grande passione e determinazione». Però sfuma: «Non è che non ho difetti. Cerco di non sbagliare e per non fare danni mi sono limitata, non ho fatto un sacco di cose: è nella perfezio- Baudo — «mi è rimasta la memoria di un manicomio, il meccanismo più folle che abbia mai conosciuto, l’esperienza che mi ha fatto sbarellare più di ogni altra» — e una presenza instancabile in serie e film televisivi, che la impegna tuttora. L’ultimo, Caldo criminale, è andato in onda a fine settembre su Canale 5 e ha avuto l’audience più alta della prima serata: un thriller di Eros Puglielli in cui interpreta una disegnatrice di fiabe. Mentre ha appena finito le riprese della seconda serie di Anna e i cinque, con la regia di Franco Amurri. «Tutte le scelte che faccio sono dettate dalla passione. Tante cose che ho fatto per la tv non sono inferiori al cinema. Certo ho fatto anche cose meno belle, forse non avrei dovuto lavorare nei seriali, ho avuto la batosta di Due imbroglioni e mezzo con Claudio Bisio che non è andato bene. Ma pensare di gestire una carriera lunga come la mia, appoggiandosi solo sul cinema e su quello che ritieni eccezionale, credo sia impossibile. Io ho un carattere prorompente, mi piace fare, stare sempre in opera, anche rischiando. Nella mia vita non ho mai fatto niente per stare tranquilla. Ho fatto cinema d’autore e Sanremo, la commedia musicale e la tv, la prosa e i film di Natale: non credo che tra le mie coetanee sia così usuale». Riconosce che «la pluralità delle scelte non aiuta a essere messa a fuoco dal pubblico, ma io credo che questo sia un mestiere popolare. Non deve esserci una selezione, tutti gli argomenti sono trattabili, anche i più scabrosi. Non è un lavoro d’élite, ma di intrattenimento, di forza evocativa. Certo, ci sono personaggi che mi sono più cari, ma sono quella che sono per i film di Virzì, di Ferreri, dei Taviani, ma anche e per fortuna per il lavoro con i fratelli Frazzi, Capitani, Pozzessere, Stefano Reali». Se sul piano professionale la Ferilli è riuscita «almeno nell’ottanta per cento di quello che mi ero prefissata, nella vita sentimentale è stata tutta una sottrazione. Sono state mie scelte, non piango per aver avuto sfiga, ma ho subìto diverse sconfitte, un matrimonio e un divorzio che per fortuna, non essendoci figli, è stato veloce». Dal 2005, dopo il divorzio dall’imprenditore Andrea Perone, la Ferilli vive con Flavio Cattaneo. «Ho sempre cercato la stabilità, vengo da una famiglia che mi ha inculcato questa idea. Direi che sono nata stabile, anche quando la vita mi ha dato le spallate ho cercato di restare ferma. E finalmente sono stata fortunata. Sto con un uomo intelligente, poco più grande di me. Flavio è un ragazzo molto posato, bravo nel suo mestiere e questo per me è importante: non potrei stare con una persona che non vive il lavoro con la mia stessa serietà e determinazione. Amiamo le stesse cose, ci piace commentare la lettura dei giornali, discutere problemi politici: è il compagno di vita che non avevo mai avuto, un’intesa che va oltre l’amore». Ci sono almeno due argomenti che in un incontro con la Ferilli è impossibile trascurare: la Roma e la politica. Quando ne parla, il romanesco si accende e si colora. «Sono stata per la prima volta allo stadio quindici anni fa, mi ha portato il dottor Garinei con Massimo Ghini e Rodolfo Laganà. Me so’ innamorata e la passione è immutata. Certo, sono tempi neri, ma Totti c’è e Ranieri ha detto che dobbiamo stare tranquilli. Purtroppo a Roma “tranquillo” si usa anche con altri significati poco rassicuranti». Malgrado bisticci e disappunti, come quello con la Belillo a proposito della fecondazione assistita — «Diverbio composto? Quella si è protetta con l’immunità parlamentare!» — la passione è immutata anche per la politica. «Io sono sempre del Pd, anche in questo momentaccio. Che dire? Che c’hanno troppe idee, bisogna averne di meno, essere più forti, più concentrati, deve parlare meno gente e basta con tutte ‘ste correnti! Il segretario è Bersani, è lui che deve decidere chi, come, quando e perché. Penso che mai come in questo momento c’è bisogno non di allargare, ma di tornare all’attaccamento territoriale, ai progetti, alla politica vera, agli ideali forti. C’è da stringere il raggio, non c’è da diventare più rosa, dobbiamo diventa’ più rossi». © RIPRODUZIONE RISERVATA ‘‘ MARIA PIA FUSCO la Repubblica @ PROGRAMMI DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 PER SAPERNE DI PIÙ tv.repubblica.it www.grandefratello.mediaset.it ■ 45 GRANDE FRATELLO AL VIA CON IL FIGLIO DEL CAMORRISTA REPUBBLICA TV In onda il docufilm “La marcia dei 40 mila”. Trent’anni fa, era il 14 ottobre 1980, gli impiegati e i quadri della Fiat di Mirafiori scesero per la prima volta in piazza per protestare contro i picchetti degli operai RAI 1 SATELLITE ■ C’ 6.20 6.40 7.00 9.25 9.50 10.10 10.40 11.35 13.00 13.30 13.40 13.45 15.40 17.05 18.00 18.05 19.00 19.25 19.50 20.30 21.00 21.45 22.35 1.00 1.20 1.50 2.20 2.30 2.35 Girlfriend - Tf 8 semplici regole - Tf Cartoon Flakes Weekend Unfabulos - Tf The Naked Brothers Band Tf Ragazzi c’è Voyager A come Avventura Challenge 21 L’umanità tra bisogni ed incertezze Tg2 Giorno Tg2 Motori Meteo2 Quelli che aspettano Quelli che il calcio e.... Conduce Simona Ventura Stadio Sprint Tg2 L.I.S. Meteo2 90° Minuto. Conduce F. Lauro Numero 1 Squadra Speciale Cobra 11 Classici Disney - Cartoni Tg2 20.30 N.C.I.S. - Tf Castle - Tf La Domenica Sportiva Tg2 Protestantesimo Extra Factor Almanacco Meteo2 Tvm: Il profumo dell’inganno - di R. Markowitz, con M. Griffith, E. Morales © RIPRODUZIONE RISERVATA CANALE 5 6.00 Fuori orario 7.30 La grande vallata - Tf 8.20 Film: La leggenda di Zanna Bianca - di K. Olin, con S. Bairstow, P. Coeur 10.05 L’ispettore Derrick 11.00 Tgr Estovest 11.20 Tgr Mediterraneo 11.45 Tgr RegionEuropa 12.00 Tg3 - Rai Sport Notizie Tg3 Persone Meteo3 12.25 TeleCamere Salute 12.55 Racconti di vita 13.25 Passepartout 14.00 Tg Regione Tg Regione Meteo 14.15 Tg3 14.30 In 1/2 h. Di Lucia Annunziata 15.00 Tg3 Flash L.I.S. 15.05 Alle falde del Kilimangiaro. Conduce Licia Colò 18.00 Per un pugno di libri. Conduce N. Marcorè 18.55 Meteo 3 19.00 Tg3 19.30 Tg Regione Tg Regione Meteo 20.00 Blob 20.10 Che tempo che fa. Conduce Fabio Fazio con Filippa Lagerback 21.30 Report 23.25 Tg3 23.35 Tg Regione 0.35 Tg3 0.45 TeleCamere Salute 1.35 Meteo 3 1.40 Appuntamento al cinema 1.50 Fuori orario PRIMA FAN Alessia Marcuzzi: “Sono io la prima fan del GF” ITALIA 1 6.00 Prima pagina 7.55 Traffico Meteo5 8.00 Tg5 8.50 Le frontiere dello Spirito 9.40 Tgcom 9.45 Verissimo-Tutti i colori della cronaca. Conduce Silvia Toffanin 13.00 Tg5 Meteto 5 13.40 Domenica Cinque con Barbara D’Urso 18.50 Chi vuol esser milionario. Conduce Gerry Scotti 20.00 Tg5 Meteo5 20.40 Striscia la domenica 21.30 Distretto di polizia 10 “Sospetto pericoloso” / “Triste risata” con Claudia Pandolfi, Simone Corrente, Dino Abbrescia - Tf 23.50 Terra 1.00 Tg5 - Notte / Meteo5 1.30 Striscia la domenica (r) 2.10 Film: Canone inverso Making Love - di R. Tognazzi, con H. Matheson, M. Thierry, L. Williams 3.30 In tribunale con Lynn - Tf 5.30 Tg5-Notte (r) / Meteo5 cinema mattina ■ cinema pomeriggio 14.05 Il cosmo sul comò - di M. Cesena Sky Cinema Hits HD 14.10 Robin Hood - di W. Reitherman Sky Cinema Family HD 15.40 L'uomo che fissa le capre di G. Heslov Sky Cinema 1 HD 15.45 La fidanzata di papà - di E. Oldoini Sky Cinema Hits HD 16.55 Giochi di potere - di P. Noyce Sky Cinema Max HD 17.15 Io non ci casco - di P. Falcone Sky Cinema Italia 17.30 Live! - Ascolti record... di B. Guttentag Sky Cinema Mania 18.55 Eagle Eye - di D. Caruso Sky Cinema Max HD ■ cinema sera 21.00 Ti stramo - di P. Insegno Sky Cinema 1 HD 21.00 Il massacro di Fort Apache - di J. Ford Sky Cinema Classics 21.00 I Love Shopping - di P. Hogan Sky Cinema Family HD 21.00 Signori si nasce - di M. Mattòli Sky Cinema Italia 21.00 Major League III - La grande sfida di J. Warren Sky Cinema Mania 21.00 Watchmen - di Z. Snyder Sky Cinema Max HD 21.15 Twilight - di C. Hardwicke Sky Cinema Hits HD 22.40 Il resto della notte - di F. Munzi Sky Cinema Italia ■ cinema notte 22.50 A Perfect Getaway - di D. Twohy Sky Cinema 1 HD 22.50 A prima vista - di I. Winkler Sky Cinema Family HD 22.50 Fatti, strafatti e strafighe di D. Leiner Sky Cinema Mania 23.15 Tre gendarmi a New York di J. Girault Sky Cinema Classics 23.25 Romanzo criminale - La serie di S. Sollima Sky Cinema Hits HD 23.50 Identità sospette - di S. Brand Sky Cinema Max HD 00.20 L'amante - di J. Annaud Sky Cinema Mania sport 19.00 Calcio: Una partita Liga Sky Sport 3 HD 19.00 Rugby: USA Perpignan - Benetton Treviso Heineken Cup (r) Sky Sport Extra 19.00 Calcio: Una partita Liga Sky Supercalcio HD 20.00 SKY Calcio Show Sky Sport 1 HD 20.15 Nissan The Quest (r) Sky Sport 2 HD 20.30 Boxe: M. Huck - M. Godfrey Mondiale Pesi Cruiser (r) EuroSport HD 20.30 Bollettino Sportivo Eurosport 2 20.30 Speciale Ryder Cup (r) Sky Sport 2 HD 20.45 Pallamano: KS Vive Targi Kielce Rhein Neckar Lowen EHF Champions League Differita Eurosport 2 20.45 Calcio: Bari - Lazio Serie A Sky Sport 1 HD 20.45 Nissan The Quest (r) Sky Sport Extra 21.00 Rugby: USA Perpignan - Benetton Treviso Heineken Cup (r) Sky Sport 2 HD 21.00 Calcio: Una partita Liga Sky Sport 3 HD 21.00 Golf: Portugal Masters PGA European Tour (r) Sky Sport Extra 21.00 Calcio: Una partita Liga Sky Supercalcio HD 21.45 Sport Estremi: Dew Tour Xtrem Sports Eurosport 2 22.00 Sport Estremi: Dew Tour Xtrem Sports Eurosport 2 22.30 Rally: RAC Scotland International Rally Challenge (r) EuroSport HD 22.45 SKY Calcio Show Sky Sport 1 HD 22.45 Poker: Heads Up Poker Club Tournament (r) Sky Sport 2 HD 23.00 Euro Calcio Show Diretta Sky Sport 3 HD 23.00 Basket: Lottomatica Roma - Enel Brindisi Serie A maschile (r) Sky Sport Extra 23.00 Euro Calcio Show Sky Supercalcio HD 23.30 Motorsports Weekend EuroSport HD 23.30 Poker: Poker Sky Sport 2 HD 23.30 Calcio: Blackpool - Manchester City Premier League (r) Sky Supercalcio HD 23.45 Tennis: Torneo WTA di Linz (r) EuroSport HD 0.00 News Edizione Serale Eurosport 2 FOX 10.35 N.Y.P.D. - New York Police Department FX 'Til Death Fox HD Cambio moglie Fox Life Siska Fox Crime HD In due si indaga meglio Fox Retro 'Til Death Fox HD N.Y.P.D. - New York Police Department FX 11.35 I Simpson Fox HD 11.45 Army Wives Fox Life 12.00 La signora in giallo Fox Crime HD 12.00 Love Boat Fox Retro 12.05 I Simpson Fox HD 12.20 Jarod - Il camaleonte FX 12.35 I Simpson Fox HD 12.45 Dharma e Greg Fox Life 12.55 L'ispettore Barnaby Fox Crime HD 13.00 I Simpson Fox HD 13.00 Il Tenente Colombo (1968-1978) Fox Retro 13.10 Jarod - Il camaleonte FX 13.15 La Tata Fox Life 13.30 Tutto in famiglia Fox HD 13.40 La Tata Fox Life 10.45 10.50 10.55 11.05 11.10 11.25 RETE 4 7.00 Grand Prix Campionato Mondiale Motociclismo G.P. Australia - MotoGp 8.05 Cartoni 10.20 Grand Prix Campionato Mondiale Motociclismo G.P. Australia - 125 11.20 Campionato Mondiale Motociclismo - G.P. Australia Moto2 12.25 Studio Aperto Meteo 13.00 Guida al Campionato 14.00 Grand Prix Campionato Mondiale Motociclismo G.P. Australia- MoptoGp 15.00 Grand Prix - Fuori Giri 16.00 Capogiro Junior 18.30 Studio Aperto / Meteo 19.00 Mr Bean 19.30 Film: Big Mama - Di R. Gosnell, con M. Lawrence, N. Long 21.25 Colorado. Con R. Brescia, N. Savino - Show 0.35 Le Iene 2.00 Film: Scemo e più Scemo: iniziò così - di T. Miller, con E. Christian Olsen, D. Richardson 3.30 Media Shopping 3.45 Una pupa in libreria - Sitcom (2 episodi) 4.35 Media Shopping 4.50 College - Tf [servizio a pagamento] 09.05 Al ritmo del ballo - di I. Rashid Sky Cinema Hits HD 10.15 Bolt - Un eroe a quattro zampe di C. Williams Sky Cinema Family HD 10.25 Basta che funzioni - di W. Allen Sky Cinema 1 HD 11.40 The Contract - di B. Beresford Sky Cinema Max HD 11.45 Non toccare la donna bianca di M. Ferreri Sky Cinema Italia 12.25 La tela dell'assassino di P. Kaufman Sky Cinema Hits HD 13.20 Money Train - di J. Ruben Sky Cinema Max HD ■ co, un modello italo-giapponese di 32 anni, David Lyoen, un italo-franco-olandese che gli autori definiscono «un incrocio tra la pantera rosa e mr. Bean», Rosa Baiano, ventitreenne napoletana studentessa in giurisprudenza e Francesca Giaccari, 26 anni, di Galatina, in provincia di Lecce. Anche la casa del Gf 11 è tutta nuova: la passerella delle passate edizioni non esiste più, c’è un camino con le fiamme virtuali e nelle due stanze da letto ci sono pareti trasparenti e solo letti matrimoniali. RAI 3 RAI 2 6.30 Mattina in famiglia. Conducono T. Timperi, M. Leone. All’interno: 7.00 / 800 / 9.00 / 9.30 Tg1 Lis 10.00 Linea Verde Orizzonti 10.30 A sua immagine 10.55 Santa Messa dal Santuario San Francesco de Geronimo in Grottaglie (Taranto) 12.00 Recita dell’Angelus 12.20 Linea verde 13.30 Tg1 - Focus 14.00 Domenica in l’Arena. Conduce Massimo Giletti 15.50 Domenica in - Amori. Conduce Sonia Grey, con Luca Giurato, Maurizio Battista 16.15 Domenica in... onda. Conduce Lorella. All’interno: Che tempo fa / 16.30Tg1 18.50 L’Eredità 20.00 Tg1 20.35 Rai Tg Sport 20.40 Soliti ignoti 21.30 Terra ribelle - con Anna Favella, Rodrigo Guirao Diaz Tg1 60 secondi 23.45 Speciale Tg1 0.50 Tg1 Notte / Che tempo fa 1.15 Applausi Teatro e Arte 2.30 Sette Note Musica e Musiche 2.50 Così è la mia vita...Sottovoce 3.25 Film: La strategia del ragno - di B. Bertolucci, con G. Brogi, A. Valli 5.00 Around Midnight - I corti di mezzanotte - “L’uomo dei sogni” SKY È il figlio di un camorrista, c’è il cassintegrato che per necessità ha scelto di diventare un gigolò e c’è pure un ex seminarista. Sono alcuni tra i 50 concorrenti della ampia rosa dei papabili all’undicesima edizione del Grande Fratello, che inizia domani sera con i primi 16 candidati, 8 uomini e 8 donne. Tutti nella casa del GF 11 (Canale 5, in prima serata) con la speranza di poter mettere le mani sul premio finale di 250 mila euro. Questa edizione sarà più lunga del solito e vedrà tra i sicuri concorrenti Andrea Coc- DIGITALE TERRESTRE Oggi DEEJAY TV LA SETTE 5.45 Agente Speciale Sue Thomas - Tf 6.25 Tg4 Night News 6.35 Media Shopping 7.05 Sei forte maestro - Tf 9.20 Artezip 9.25 Puglia - Da Molfetta a BariDoc 10.00 Santa Messa (Chiesa Madonna del Suffragio - L’Aquila) 11.00 Pianeta mare 11.30 Tg4. All’interno: Meteo 12.00 Melaverde 13.30 Pianeta Mare. Sulle rotte dei gabbiani 13.50 Vie d’Italia notizie sul traffico 13.55 Tutti per Bruno - Tf 15.15 Cascina Vianello - Sitcom 16.10 Film: Caccia selvaggia di P. Hunt, con C. Bronson, L. Marvin, A. Dickinson 18.55 Tg4. All’interno: Meteo 19.35 Colombo - Tf 20.30 Film: Forrest Gump - di R. Zemeckis, con T. Hanks, R. Wright Penn 23.20 Contro Campo Anteprima 23.30 Contro Campo 1.25 Tg4 Night News 1.50 Come eravamo 19591960 - Show 6.00 Tg La7/meteo oroscopo traffico - Informazione 7.00 Omnibus. All'interno alle ore 07.30 Tg La7 9.55 M.o.d.a. (r) 10.35 Movie Flash 10.40 La 7 Doc - “Secrets of Archeology” - Le civiltà dimenticate dell'Anatolia 11.20 Movie Flash 11.25 Cuochi e fiamme. Con Alessandro Borghese 12.30 Life. Conducono T. Panella e A. Sommajuolo 13.30 Tg La7 13.55 Film: Giorni di gloria… giorni d'amore - di Mark Rydell, con Bette Midler, James Caan 17.05 Movie Flash 17.10 Diane uno sbirro in famiglia -Tf 19.00 Chef per un giorno 20.00 Tg La7 20.30 In Onda - conducono Luisella Costamagna e L. Telese 21.30 Niente di Personale. Conduce Antonello Piroso 0.15 Tg La 7 0.25 Movie Flash 0.30 Film: La famiglia Passaguai - di Aldo Fabrizi, con Aldo Fabrizi, Peppino De Filippo 2.35 Alla corte di Alice 3.30 CNN News 13.30 13.55 14.00 15.55 16.00 17.00 18.30 18.55 19.00 20.00 20.30 21.00 22.00 22.30 The Club Deejay Tg Deejay Hits Deejay Tg Deejay Hits Rock Deejay Best of Deejay Hits Deejay Tg Fino alla fine del mondo The Club Deejay Music Club Deejay News Beat Best of Live from the Running Club Deejay Chiama Italia Remix 0.30 The Club MTV 9.00 10.00 11.00 12.00 13.30 14.00 15.00 16.00 16.05 17.00 17.05 18.00 18.05 19.00 19.05 20.00 20.30 21.00 21.05 23.00 1.00 2.00 Made Presents The City The Hills Europe Top 20 The Buried Life Pearl Jam Jersey Shore Mtv News Love Test Mtv News Hitlist Italia Mtv News Made Mtv News Speciale Mtv News Celebrity Bites Mtv@the Movies Mtv News Megamovie Randy Jackson Presents Valemont Only Hits RAI ■ 6.15 6.30 7.30 8.15 9.05 9.50 10.15 11.00 12.45 14.05 14.55 16.30 18.00 18.50 20.20 21.10 22.50 00.25 01.15 02.15 03.45 RAI 4 Maddecheao’ - Varietà La situazione comica - Varietà The Legend of Bruce Lee - Serie Tv Streghe - Tf The Middleman - Serie Tv Eureka Seven - Cartoni Dead Zone - Tf Star Strek V: L’ultima frontiera - di W. Shartner, con W. Shartner, L. Nimoy Fisica o Chimica - Serie Tv Desperate Housewives - Serie Tv Film: Coppia d’azione - di H. Ross, con K. Turner, D. Quaid, F. Shaw Film: Catch that Kid - di B. Freundlic, con K. Stewart, C. Bleu, M. Thieriot Mad Men - Serie Tv Brothers & Sisters (due episodi) - Tf Desperate Housewives - Serie Tv Film: Wasabi - di G. Krawczyk, con J. Reno, R. Hirosue Film: The Riverman - di B. Eagles, con B. Greenwood, D. Jaeger Breaking Bad - Serie Tv Weeds (due episodi) - Serie Tv Film: Idiocracy - di M. Judge, con L. Wilson, M. Rudolph, D. Shepard Millennium (due episodi) - Tf ■ PREMIUM 6.30 Uno di noi - Tf 8.15 Le ragazze di Piazza di Spagna 2- Serie 10.00 Posso chiamarti Amore? (due episodi) Miniserie 13.30 Marco Polo - Miniserie 15.20 Il commissario Corso (due episodi) Miniserie 17.20 Butta la luna - Miniserie 19.00 Don Matteo 6 (due episodi) - Miniserie 21.00 La stagione dei delitti 2 - Miniserie 22.45 Terapia d’urgenza - Tf 0.30 La stagione dei delitti 2 - Miniserie 2.10 Terapia d’urgenza - Tf 3.50 Pazza Famiglia 4.40 Marco Polo - Miniserie ■ MOVIE 7.50 Film: Guerra e pace: Piotr Bezukhov - di S. Bondarchuk 9.50 Film: Il ragazzo dal kimono d’oro 2di F. De Angelis, con K. Rossi Stuart 10.40 Film: Frank Gehry - Creatore di sogni - di Sydney Pollack 12.15 Film: I due colonnelli - di Steno, con Totò, W. Chiari, N. Taranto 14.00 Film: Prima dammi un bacio - di A. Lo Giudice, con S. Rocca, L. Zingaretti 15.25 Film: Tu chiamami Peter - di S. Hopkins, con G. Rush, C. Theron 17.35 Film: Luna di miele in tre - di C. Vanzina, con R. Pozzetto, S. Casini 19.15 Film: Il pranzo della domenica - di C. Vanzina, con G. Ralli, M. Ghini 21.00 Film: Rugantino - di P. Festa Campanile, con A. Celentano, C. Mori 22.45 Film: Profumo di donna - di Dino Risi, con V. Gassman, A. Momo, A. Belli 0.35 Film: Operazione San Gennaro - di Dino Risi, con N. Manfredi, Totò 2.20 Film: Milano trema la polizia vuole giustizia - di S. Martino, con L. Merenda 4.00 Film: Anche se volessi lavorare che faccio? - diF. Mogherini, con N. Davoli ■ 9.00 9.45 10.00 13.00 14.00 15.00 17.00 17.45 18.30 19.00 19.45 20.30 20.45 21.00 23.15 02.45 EXTRA Extra Factor - Reality Show Blob - Magazine Ti lascio una canzone -Varietà Da Da Da - Varietà Parla con me L’ultima parola - Talk Show Memorie dal bianco e nero La Superstoria In 1/2 ora - Info Extra Factor - Reality Show Specchio segreto Piloti - Sitcom Blob - Magazine I migliori anni - Show X Factor - Reality Show Da Da Da - Varietà MEDIASET PREMIUM 14.00 14.05 14.10 14.25 14.30 14.45 14.50 14.55 15.00 15.05 15.25 15.40 15.40 15.50 15.55 15.55 16.05 16.30 16.35 16.40 16.50 16.55 16.55 17.25 17.30 Lie to Me Fox HD Frasier FX Bones Fox Life Il mio amico Arnold Fox Retro Frasier FX La signora in giallo Fox Crime HD Dr. House - Medical Division Fox HD Happy Days Fox Retro Collision FX Bones Fox Life Happy Days Fox Retro I Simpson Fox HD La signora in giallo Fox Crime HD Duro a morire FX The Dr. Oz Show Fox Life Hazzard Fox Retro I Simpson Fox HD Tutto in famiglia Fox HD Family Murder Party Fox Crime HD Duro a morire FX Ally McBeal Fox Life Tutto in famiglia Fox HD Arsenio Lupin Fox Retro I Simpson Fox HD N.C.I.S. - Unità anticrimine 17.30 17.40 17.50 18.00 18.20 18.25 18.25 18.40 18.45 19.00 19.05 19.10 19.20 19.35 20.00 20.00 20.05 20.10 20.30 20.30 20.35 21.00 21.00 Fox Crime HD Duro a morire FX S.O.S. Tata Fox Life I Simpson Fox HD In due si indaga meglio Fox Retro La vita secondo Jim Fox HD White Collar Fox Crime HD Backflash - Doppio gioco FX Dharma e Greg Fox Life La vita secondo Jim Fox HD Charlie's Angels Fox Retro The Dr. Oz Show Fox Life I Griffin Fox HD L'avvelenatrice Fox Crime HD I Griffin Fox HD I Simpson Fox HD Love Boat Fox Retro Dharma e Greg Fox Life Archer FX I Simpson Fox HD La Tata Fox Life Mr. Bean FX I Simpson Fox HD Law & Order: Unità Speciale Fox Crime HD 21.00 21.00 21.00 21.25 21.50 21.55 21.55 21.55 22.00 22.15 22.30 22.45 22.45 22.50 22.50 23.00 23.05 23.35 23.40 23.45 S.O.S. Tata Fox Life A-Team Fox Retro X-Files FX I Simpson Fox HD The Cleveland Show Fox HD Law & Order: Unità Speciale Fox Crime HD Una famiglia a dieta - Il verdetto Fox Life X-Files FX Il mio amico Arnold Fox Retro The Cleveland Show Fox HD Il mio amico Arnold Fox Retro American Dad Fox HD The Dr. Oz Show Fox Life Law & Order: Unità Speciale Fox Crime HD 24 FX Il Tenente Colombo (1968-1978) Fox Retro American Dad Fox HD Dr. House - Medical Division Fox HD Medium Fox Life C.S.I. - Scena del crimine Fox Crime HD ■ cinema 9.35 Il curioso caso di B. Button -di D. Fincher Premium Cinema Emotion 9.50 Bowfinger - di F. Oz Studio Universal 10.20 Hostage - di F. E. Siti Premium Cinema 11.20 Amici per la morte - di A. Bartkowiak Premiun Cinema Energy 11.45 Prima pagina - di B. Wilder Studio Universal 12.20 Michael -di N . Ephron Premium Cinema Emotion 12.20 Hipsters - di V. Todorovskiy Premium Cinema 14.35 Grasso è bello - di A. Shankman Premium Cinema 15.20 Istinto primordiale - di J. Turteltaub Premium Cinema Energy 16.05 Sette anni in Tibet - di J. J. Annaud Premium Cinema Emotion 16.10 Il genio della truffa - di R. Scott Studio Universal 17.25 Fbi Protezione testimoni 2-di H. Deuth Premium Cinema Energy 18.35 Changeling - di C. Eastwood Premium Cinema Emotion 18.35 Paradise - S. Gillard Studio Universal 18.50 Arma letale 3 -di R. Donner Premium Cinema 19.05 2 Fast 2 Furiors - di J. Singleton Premium Cinema Energy 21.00 Saranno famosi -di A. Parker Studio Universal 21.00 La truffa perfetta - di J. Foley Premium Cinema Energy 21.00 Romanzo criminale - di M. Placido Premium Cinema 21.00 Ti odio, ti lascio, ti ... - di P. Reed Premium Cinema Emotion 23.35 Maurice - di J. Ivory Studio Universal 0.25 Un grande amore - di G. Caron Premium Cinema Emotion 0.55 Ipotesi di reato - di R. Michell Premium Cinema Energy IRIS 13.45 Tvm: L’amore non ha prezzo - di N. Fearnley, con J. Tuck, S. Rochfort, A. Airlie 15.15 Tgcom / Iris La settimana 15.40 Film: Il favorito della grande regina - di H. Koster, con B. Davis, R. Todd 17.15 Note di cinema / Tre minuti con Media Shopping 17.30 Film: La storia di Ruth Donna Americana - di A. Payne, con L. Dern, S. Kurtz, K. Smith 19.20 Anica Flash 19.25 Saved - Tf 20.55 Tgcom 21.00 Io l’ho visto - Show 21.05 Film: Un giorno di ordinaria follia - J. Schumacher, con M. Douglas, R. Duvall 23.00 Film: Never Die Alone - di E. R. Dickerson, con Dmx, M. Ealy ■ intrattenimento 10.00 10.40 10.50 10.45 11.40 12.30 12.35 13.25 12.20 14.25 13.10 15.30 16.15 14.50 17.30 18.25 19.10 21.00 21.00 21.00 22.40 22.45 23.10 Gossip Girl - Tf Mya Robocp - Tf Steel Dr. House - Medical Division - Tf Joi Bitter/Sweet - Tvm Mya V- Tf Joi War at Home - Tf Joi The Tudors - Tf Mya H2O - Tf Joi I segreti di Twin Peaks - Tf Steel Il grande sogno -Film Joi Rookie Blue - Tf Steel Lezioni d’amore - Film Mya Kings - Tf Joi Chuck - Tf Steel Dian a & Me - Film Mya Lara Croft - Yomb Raider - Film Steel Generazione 1000 Euro - Film Mya Chuck - Tf Steel The Middle - Tf Joi Mercy - Tf Mya Pluto Nash - Film Steel TheTudors - Tf Mya Profumo-Storia di un assassino-Film Joi CIELO 11.30 12.00 13.00 13.30 14.00 15.00 17.00 18.00 19.00 20.00 21.00 23.00 00.00 00.30 02.30 L'Intervista di Maria Latella Cielo TG24 giorno Io, me e Simone I Griffin - Serie Tv La mia vita con Derek - Sitcom Film: Un amore di testimone - di P. Weiland, con P.Dempsey Better Off Ted - Serie Tv Boris - Fiction Cielo TG24 sera Italia's Next Top Model Buffy - Serie Tv Dollhouse - Serie Tv Cielo TG24 notte X-Files - Serie Tv Dollhouse - Serie Tv la Repubblica SPORT DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 ■ 46 Nell’anticipo 3-1 al Chievo: dallo svedese due assist per il brasiliano e un’autorete, chiude Robinho. Ma per il match di martedì a Madrid preoccupano gli infortuni di Silva e Abbiati. Roma ok col Genoa tutto A Pato Ibra inventa, lui segna: Milan in vetta adesso la grande sfida a Mourinho Le pagelle MILAN 6,5 Il recupero rapido dallo stiramento di Parma si rivela più che utile: evita complicazioni con la doppia parata sul possibile 1-1 di Constant. ZAMBROTTA 6,5 Nel Milan sbilanciato per definizione, accentua con saggezza il proprio ruolo di difensore, sottoponendosi a rischi che i compagni stilisti non si prendono. NESTA 6 Annichilisce il più delle volte Pellissier con anticipi puntuali, un misto di forza e di eleganza, secondo prassi. THIAGO SILVA 6 Merita a più riprese gli applausi degli esteti per alcuni cambi di campo da centrocampista. Infortunio che preoccupa per Madrid. Dal 16’ st Bonera 6: il tuttofare tampona qua e là. ANTONINI 6 Quando avanza, e lo fa abbastanza spesso con corsa assidua, non viene coperto dal trotterellante Seedorf, il che lo espone a qualche rientro trafelato. GATTUSO 6 Naturalmente portato ad alzare il ritmo del gioco, viene indotto dal precoce vantaggio e dall’ammonizione a una gestione più misurata del pressing, che risulta comunque efficace. PIRLO 6,5 Si preoccupa di non sguarnire la metà campo milanista sul contropiede e resiste bene alla marcatura di Bogliacino, del quale si libera con veroniche di classe. SEEDORF 5,5 Dalla metà campo in su l’istinto lo spinge ai bei duetti con Ronaldinho e Ibra. Dalla metà campo in giù l’istinto lo spinge a corricchiare. Dal 34’ st Boateng sv. RONALDINHO 6 Trascinando il pallone con l’incedere caracollante che gli è proprio, fornisce una personale interpretazione del ruolo di trequartista, cui Allegri e il ct brasiliano Menezes sembrano averlo convinto. Eccede talvolta nelle giocate da prestigiatore: licenze poetiche, prima dell’assist a Robinho. PATO 7,5 Si conferma essenziale, concreto e letale nei pressi della porta: è indiscutibilmente meglio impiegarlo in un attacco a due punte e l’intesa naturale con Ibra appare già perfetta. ABBIATI ENRICO CURRÒ Dal 24’ st Robinho 6,5: sta entrando in forma. IBRAHIMOVIC 7 Diverte e si diverte a lanciare Pato verso il gol. Il piede prensile e la visione di gioco da rifinitore lo rendono immarcabile: raddoppiando la marcatura su di lui, si lasciano liberi Pato o Ronaldinho: rebus insolubile. Nervosismo gratuito nel finale. CHIEVO 6 Quattro tuffi didascalici, su assalti di Pato, Ibra e Ronaldinho. Sui gol sembra il meno colpevole. FREY 5 Quando Pato si allarga sulla sua fascia, lui s’inchina al gioco di gambe del talento più veloce del west. Poiché però succede lo stesso con Ibra, il talento più veloce del nord, è probabile che lui non sia un talento, ma solo uno lento. ANDREOLLI 5,5 Un paio di salvataggi acrobatici, poi sbaglia nel finale su Robinho. CESAR 6 Soffre gli incroci di Pato e Ibrahimovic: spesso li smarrisce entrambi. Però è dai suoi colpi di testa che parte la riscossa. MANTOVANI 5 Le particolari circostanze tattiche lo obbligano a limitare le discese. RIGONI 5,5 Destinato alla marcatura di Ronaldinho. Nel secondo tempo partecipa di più alla costruzione del gioco. BENTIVOGLIO 5,5 Troppo defilato per incidere e poco interditore, nella fase in cui il Chievo si fa schiacciare. Dall’1’ st Fernandes 6: conquista spesso palla e ha la colpa di mancare il 2-2. BOGLIACINO 5,5 Dovrebbe impedire a Pirlo di avviare l’azione. È più bravo da punta aggiunta, nella ripresa. Dal 35’ st Moscardelli sv. CONSTANT 5,5 Gran corridore, bene nelle incursioni, sciagurato nel tiro. PELLISSIER 5,5 Migliora col passare dei minuti, ma solo dopo l’assist del gol. GRANOCHE 5 Un colpo di testa fiacco e poco altro. Dall’1’ st Thereau 6: scatti frequenti, intelligenti e preziosi. ARBITRO GERVASONI 6,5 Buona l’intesa con gli assistenti. (e. cu.) SORRENTINO © RIPRODUZIONE RISERVATA MILANO — Per metterla in poesia, il Chievo è stato una parentesi rosa tra le parole si viaggia: domattina il Milan partirà per Madrid, dopodomani sfiderà il Real di Mourinho, mercoledì avrà la misura del proprio valore internazionale e lunedì 25 a Napoli capirà definitivamente il proprio ruolo nella corsa allo scudetto. Nel frattempo, per dirla in prosa, ha vinto giocando così e così una partita mica tanto semplice, contrassegnata dagli infortuni di Thiago Silva e Abbiati (distorsione alla caviglia sinistra e affaticamento all’adduttore destro, entrambi sono in serio dubbio per Madrid) e semplificata soltanto da due campioni che hanno lasciato intuire le devastanti potenzialità di coppia d’attacco con pochi paragoni al mondo: Pato e Ibrahimovic, punte assai complementari, hanno momentaneamente lanciato la squadra al primo posto, in attesa del risultato della Lazio. Lo schema vincente – assist di Ibra, gol di Pato – ha funzionato per due volte, tra il 18’ e il 30’ del primo tempo: prima con un magnifico lancio trasversale, raccolto con uno stupendo destro al volo incrociato, poi con una punizione battuta in fretta, d’astuzia, per il destro violento a mezz’altezza del giocatore le cui periodiche e lunghe assenze per infortunio legittimano molti rimpianti: tornato Pato, che segna due gol per volta, il Milan si può permettere di non essere perfetto. Il precoce 2-0 ha infatti alleviato le sofferenze di una ripresa che l’organizzatissimo Chievo ha affrontato con l’intento di rimontare, approfittando del fatto che i milanisti si erano già freudianamente sintonizzati sulle frequenze del Bernabeu. Proprio un beffardo autogol di Ibra, con una fortuita deviazione di schiena su calcio d’angolo di Bogliacino prolungato di testa da Pellissier, ha sferzato di colpo i fuoriclasse, che giocavano ormai di conserva, obbligandoli a un’imprevista sofferenza supplementare: li ha gra- MILAN CHIEVO 3-1 MILAN (4-3-1-2) Abbiati 6.5 — Zambrotta 6.5, Nesta 6, Thiago Silva 6 (16’ st Bonera 6), Antonini 6 — Gattuso 6, Pirlo 6.5, Seedorf 5.5 (34’ st Boateng sv) — Ronaldinho 6 — Pato 7.5 (24’ st Robinho 6.5), Ibrahimovic 7. CHIEVO (4-1-3-2) Sorrentino 6 — Frey 6, Andreolli 5.5, Cesar 6, Mantovani 5 — Rigoni 5.5 — Bentivoglio 5 (1’ st Fernandes 6), Bogliacino 5.5 (35’ st Moscardelli sv), Constant 5.5 — Pellissier 5.5, Granoche 5 (1’ st Thereau 6). Arbitro: Gervasoni 6.5. Reti: 18’ e 30’ pt Pato, 25’ st autogol Ibrahimovic, 48’ st Robinho. Note: ammoniti Gattuso, Granoche, Bentivoglio, Constant. Spettatori 49.170. La classifica MILAN* LAZIO INTER NAPOLI CHIEVO* BRESCIA JUVENTUS PALERMO CATANIA GENOA* 14 13 11 11 10 9 8 8 8 8 * una partita in più BARI LECCE ROMA* CAGLIARI SAMPDORIA BOLOGNA CESENA FIORENTINA PARMA UDINESE 8 8 8 7 7 7 7 5 5 4 ziati Fernandes, con uno sciagurato piatto destro a lato, su contropiede di Thereau. Agli sgoccioli della serata Robinho, subentrato a Pato a metà del secondo tempo, ha infine chiuso la questione, segnando il suo primo gol in maglia rossonera. L’azione del 3-1 è altamente simbolica: sotto gli occhi del ct della Seleçao Menezes, Ronal- dinho ha sfornato il taglio verticale per lo scatto, il dribbling su Sorrentino e il tocco a porta vuota di Robinho. In sostanza, Dinho e Binho, come già li chiamano i tifosi, hanno raccolto il testimone dal connazionale Pato, a conferma del dna di una squadra che si fregia anche del brasiliano di Svezia Ibra, del brasiliano d’Italia Pir- Barcellona “Zlatan è stato il nostro peggiore affare” conti in rosso e denuncia per l’ex presidente BARCELLONA — «Ibrahimovic è stato l’affare peggiore della nostra storia». Sono le parole con cui il presidente del Barça Rosell ha stroncato lo svedese (comprato per 70 mln dall’Inter e venduto per 24 al Milan), mettendo sotto accusa il suo predecessore Laporta, responsabile di una perdita d’esercizio di 79 milioni. Il debito complessivo è a 430 milioni. I soci, Rosell in testa, gli faranno causa. «Ibra fu comprato male». E nel conto ci sono gli 8 milioni garantiti al procuratore Raiola. Rosell avverte: «Con me austerity». In campo il Barcellona va. Nella sfida al vertice col Valencia, ieri ha rimontato da 01 a 2-1 (Hernandez, Iniesta, Puyol), raggiungendo in classifica l’ex capolista. Annullato al 93’ un gol di petto a Messi. lo, del brasiliano del Suriname Seedorf e di un brasiliano vero in difesa, lo stilista Thiago Silva. Trovare un simile condensato di classe e imprevedibilità, in Europa, è quasi impossibile. Ovviamente il valzer dei molti danzatori crea tuttora problemi di equilibrio tattico, che Allegri gestisce con pragmatismo: non prescinde mai dal centrocampo a tre e sta inducendo Ronaldinho a convertirsi in trequartista, dietro due sole punte. Dal dogma dei Fantastici Quattro di Berlusconi a oggi è passato poco più di un mese e mezzo e sembra un secolo. La squadra di ieri somiglia molto a quella titolare che Allegri ha in testa, con la coppia regina Ibra-Pato. E’ decisamente perfettibile, come lo stesso allenatore ha sottolineato, censurando gli eccessi di piroette di Ibra e Dinho: «Capisco che vogliano divertirsi, ma non è il caso di esagerare e di rischiare brutte entrate di reazione dagli avversari». © RIPRODUZIONE RISERVATA Motogp Inghilterra In Australia compleanno con pole per Stoner Il Chelsea frena, Di Matteo blocca lo United PHILLIP ISLAND — Alle 14 (su Italia 1 e Mediaset Premium) le repliche del gran premio di MotoGp d’Australia, con la pole position di Stoner (era anche il suo compleanno) ed il tentativo di rimonta di Valentino Rossi (foto), soltanto ottavo nelle qualifiche, sfortunato (pioggia) per non aver potuto sfruttare appieno le gomme morbide. LONDRA — Due pareggi per Chelsea e Manchester United in Premier. La squadra di Ancelotti pareggia 0-0 in casa dell’Aston Villa. Pessimo il Manchester che, avanti 2-0, paga la papera di Van der Sar (foto) contro il West Bromwich di Di Matteo. Oggi il City di Mancini può portarsi a -2 dalla vetta battendo il Blackpool. I nerazzurri ■ 47 A Cagliari si gioca alle 12,30. Benitez in emergenza L’Inter dei cerotti turba Moratti “Tutti infortuni dello stesso tipo” Ancora battute su Messi. Ma la vera suggestione è Guardiola... bisogna studiare affinché non avvengano più». Moratti in settimana ha buttato lì due battutine su un ipotetico sogno-Messi, accendendo le suggestioni. Benitez si mostra interessato, ovvio: «Se il presidente vuole comprare Messi io non dico di no». Moratti smorza («Messi costa ben più di 100 milioni e io non potrei arrivare neanche a 100») ma la suggestione rimane lì, però in contraddizione con l’austerity che ha imposto una campagna acquisti al risparmio, la prima dell’era-Moratti. I conti sono in rosso e si cerca di aggiustarli anche chiedendo a Sky di pagare un tot per le interviste ai giocatori: la vertenza va avanti da due mesi. In realtà la prima vera suggestione di Moratti, in attesa che fra un paio d’anni le cose intorno a Messi cambino, è Pep Guardiola. A fine maggio il tecnico del Bar- DAL NOSTRO INVIATO ANDREA SORRENTINO CAGLIARI — Gli infortuni sono un po’ come i voti alle elezioni, c’è chi li conta e chi invece li pesa. All’Inter, di infortuni, cominciano a essercene troppi, anche solo a contarli. E ormai pesano pure. Finché le tossine della fatica graffiano i muscoli di Mariga o Suazo, come accaduto nell’ultima sosta per le nazionali, l’evento si può derubricare a incidente di percorso che non muta il destino, perché non riguarda i primi 15 giocatori nelle gerarchie di Benitez. Però ormai l’Inter è aggredita da una gragnuola di botte, bottarelle, contratturine e stiramentini (nessuno, tranne Eto’o, è rimasto immune), e l’epidemia ha infettato pure Cambiasso e Milito, mentre Samuel è appena guarito e Cordoba invece è caduto (sul campo, contro la Juve due settimane fa). Infortuni pesanti, questi sì. Oggi a Cagliari, in campo alle 12,30 rientra Zanetti (per lui “solo” pneumotorace dopo Palermo-Inter, aggravato all’epoca da un incauto viaggio di rientro in aereo) e persino Thiago Motta si riaffaccia tra i convocati, ma Pandev e Cordoba non ci sono ancora. Qualcuno accusa la preparazione estiva allora Benitez decide di difendere il suo lavoro, snocciolando statistiche interessanti e allusive: «Il problema degli infortuni riguarda tutte le grandi d’Europa, comprese Barcellona e Bayern. E’ il calendario delle nazionali che fa la differenza, e dopo un Mondiale ancora di più. Comunque due anni fa, dopo l’Europeo e al primo anno di Mourinho all’Inter, gli infortuni furono 50, di cui 37 muscolari…». Ma anche Moratti sembra perplesso: «Non sono preoccupato, però bisogna stare attenti: sono tutti infortuni dello stesso tipo, SECONDA DOPPIETTA Con i 2 gol di ieri dopo quelli al Lecce, Pato sale a quota 4 tra i cannonieri, dietro Eto’o e Cavani. Accanto, la sequenza dell’1-0: il brasiliano colpisce al volo su assist di Ibra e batte Sorrentino Il tecnico si difende “Problema di tutte le grandi d’Europa. Comprare Leo? Non direi certo di no” TOTTENHAM VINCE Il Tottenham ha vinto ieri il derby in casa del Fulham (1-2) e ora è 2° in classifica di Premier. Mercoledì contro l’Inter in Champions, non avrà però Van der Vaart, squalificato. In alto Benitez V Agazzi Pisano Canini Astori Agostini Biondini Nainggolan Lazzari Cossu Acquafresca Matri 1 14 21 13 31 8 4 10 7 9 32 1 13 6 25 26 4 5 88 10 29 9 Julio Cesar Maicon Lucio Samuel Chivu Zanetti Stankovic Biabiany Sneijder Coutinho Eto’o Arbitro: TAGLIAVENTO ore 12.30 Tv: Sky Calcio7- Dt Mediaset - Dahlia SETTE GIORNI DI CATTIVI PENSIERI ALERIO Neri, direttore di Save the Children, e i suoi collaboratori non credevano ai loro occhi, eppure era tutto vero. Una delle pagine più brutte del calcio, martedì sera a Genova, ha portato in cassa 205 mila euro, che serviranno alla campagna Every One. Ogni anno muoiono 8 milioni di bambini nel mondo, a ritmo di uno ogni quattro secondi, prima del quinto anno di vita. Muoiono per cause facilmente prevedibili e curabili: polmonite, malaria, morbillo, diarrea. Salvare 2,5 milioni di bambini entro i prossimi cinque anni è l'obiettivo. Il numero 45503 per inviare gli sms è stato fatto dai microfoni della Rai, prima dell'inizio, ma nessuno si aspettava una risposta del genere. La migliore possibile, l'unica ad avere il colore della speranza, a testimoniare la forza del cuore contro la violenza dei cervelli. Quando ci sono di mezzo i bambini, più il calcio, più la violenza, è quasi automatico scivolare nella retorica. Però in tv erano uguali gli occhi dei bambini in maglia azzurra e quelli dei bambini in maglia biancorossa, occhi di chi è CAGLIARI INTER C © RIPRODUZIONE RISERVATA GIANNI MURA FUORI I BUONI, DENTRO I CATTIVI LO STADIO AL TEMPO DI MARONI stato derubato di due ore di allegria e non capisce quello che sta succedendo e perché. È per questo che nei pochi minuti di una partita appena cominciata e subito interrotta molti hanno inviato l'sms. Per risarcire indirettamente tutti quegli occhi, fornendo risorse ad altri bambini che forse in uno stadio non arriveranno mai, e forse neanche a vedere un pallone. Due euro per noi sono poco, due caffè. Ma sono anche un trattamento antimalarico, sono anche due vaccinazioni contro il morbillo. erti mali si curano, la violenza no: può essere prevenuta, arginata, contrastata, incanalata, sconfitta oppure no, ma servirebbero idee chiare e comportamenti logici. Nella ricostruzione del Viminale sull'operato della nostra polizia restano troppe zone d'ombra. Informati solo martedì della perico- cellona rispose di no all’offerta interista, perché era in parola per un’altra stagione col Barça, così l’Inter ripiegò prima su Capello poi su Benitez. Ma Moratti è ancora in attesa fiduciosa, magari per il 2011. Per questo Benitez ha firmato solo per due stagioni. Rafa sa tutto, dall’inizio, e non gli rimane altro che lavorare duro e bene (come ha sempre fatto), sperando di non dover scaldare la panchina a qualcun altro, dopo averla rilevata dall’indimenticabile e ingombrante Josè. Fantasmi davanti e dietro: non dev’essere facile allenare così. losità dei tifosi, troppo tardi per provvedere. Che significa troppo tardi? In effetti, gli ultras serbi hanno fatto quel che gli pareva, prima in città e poi a Marassi. Va pure detto, senza impancarsi, che di allarme per tifo violento questo giornale ha scritto già lunedì, alla vigilia della partita, rinforzando il concetto martedì. enza impancarsi perché non occorre un gran lavoro di intelligence, basta un po' di cronaca o di memoria. Senza ritornare al famosissimo Arkan, un anno fa a Belgrado un tifoso del Tolosa è stato accoppato a calci e mazzate da tifosi del Partizan. Nella notte di lunedì 120 ultras serbi hanno pernottato a Milano, in un ostello spesso frequentato nelle trasferte di Coppa dai tifosi stranieri. I carabinieri, chiamati martedì mattina in seguito a intemperanze dei serbi, sono arrivati che quelli S erano già partiti, lasciando scritte eloquenti sui muri. Qualcuno si sarà chiesto che ci facevano 120 ultras serbi a Milano senza partite in programma? Non ne dubito. Ma, per favore, non evochiamo l'emergenza quando emergenza non era. mergenza non era, ma può diventare se dopo un po' di imprese per le strade di Genova gli ultras serbi vengono fatti accomodare, senza l'ombra di una perquisizione, nel settore dello stadio loro riservato. La gabbia, si chiama in gergo, e provano subito a smontarla. Molte lettere (a questo e ad altri quotidiani) manifestano indignazione, ironia, sconcerto, sorpresa, nausea proprio su alcuni dettagli del filtraggio. Parlano di bandierine (genoane e doriane) tolte di mano ai ragazzini, di bottigliette d'acqua o aranciata seque- E strate, ed è a tutta questa gente che il ministro Maroni dovrebbe rispondere, ma non lo farà. Dovrebbe spiegare, per la prima volta a livello di gare internazionali, perché si fa di tutto per complicare la vita ai benintenzionati, a quelli che allo stadio ci portano i figli, non i fumogeni e le cesoie, mentre i malintenzionati fanno i loro comodi. Arroganti coi miti e miti con gli arroganti è un giochino che non ha inventato Maroni, ma è pregato di non abusarne, soprattutto è pregato di non spacciare per una panacea quell'aborto di terapia che è la tessera del tifoso. In un paese normale una polizia normale ha già tutti gli strumenti per identificare chi delinque e, semmai, si schedano i cattivi e non i buoni. Qui in Italia i buoni allo stadio ci vanno sempre meno, si ostinano nel sentirsi cittadini e non sudditi, e i cattivi continuano ad andarci, daspo più daspo meno. Sono bastate poche giornate di campionato per capirlo. Con l'eccezione di Maroni, che la vorrebbe su scala europea questa tessera-scarrafone bella solo per papà suo. © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica @ SPORT DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 ■ 48 7 a Giornata Tutela raddoppiata per l’allenatore della Fiorentina, a Marassi dopo la violenza ultrà di martedì. “Chi è nato dalle nostre parti ha paura delle bombe, non dei fischi” Serie A PER SAPERNE DI PIÙ www.legaseriea.it www.repubblica.it/sport La Lazio a Bari nel posticipo per riprendersi il primato Juventus in casa con il Lecce, Palermo ancora senza Miccoli contro il Bologna, insidia Catania per il Napoli Un serbo torna a Genova, Mihajlovic sotto scorta arbitro Bergonzi CATANIA-NAPOLI ore 15 di ieri mattina è stato deciso di potenziare la scorta. Non solo, anche la sicurezza in campo è stata ricalibrata. Un gruppo di steward si sistemerà dietro la panchina della Fiorentina per evitare problemi a Mihajlovic e ai suoi giocatori. «Solo precauzione — fanno comunque sapere da Genova — non pensiamo che il pubblico possa creare problemi. Il vero obiettivo per i violenti restano le forze dell’ordine». In ogni caso Mihajlovic è tranquillo: «Se mi fischiano, non mi fa né caldo né freddo. Alla Samp ho passato quattro anni bellissimi e sono molto legato alla società e ai giocatori. Mi fa piacere ritornare in quello stadio». GIUSEPPE CALABRESE TV Sky Calcio 2 - Dt Mediaset 3 e Dahlia 1 La chiave 21 4-3-3 Andujar 2 6 23 Silvestre Terlizzi 33 Potenza 18 I cartellini gialli del Napoli: più di ogni altra squadra in serie A Capuano 4 27 19 Delvecchio Biagianti Ricchiuti La frase 11 13 7 Lopez Izco Mascara 7 Cavani 17 22 Hamsik Lavezzi 8 11 Dossena 5 Maggio 23 Pazienza Quote Snai 1: 2.75 X: 3.15 2: 2.55 La stanchezza di Cavani, reduce dalla nazionale Sfida argentina Lopez-Lavezzi Gargano 14 28 2 Campagnaro Cannavaro Grava 26 3-4-2-1 De Sanctis Giampaolo: “Non firmo mai per il pareggio, neanche contro il Napoli” La curiosità Il Napoli ha sempre segnato: imbattuto finora quando è andato in svantaggio arbitro Morganti CESENA-PARMA ore 15 TV Sky Calcio 6 - Dt Dahlia 3 La chiave 1 4-4-1-1 Antonioli 15 5 I diversi giocatori con cui il Parma ha segnato i suoi 5 gol Quote Snai 1: 2.50 X: 3.10 2: 2.85 25 77 Benalouane Ceccarelli 7 Von Bergen 5 Nagatomo 4 18 Appiah Parolo Schelotto 23 Giaccherini 10 Jimenez 70 Bogdani 13 8 Angelo Marques 9 Crespo 7 4 80 Candreva Morrone Valiani 3 5 Antonelli Zaccardo 51 24 Dellafiore Paci 83 4-3-3 Mirante La fisicità di Schelotto. Assenti Galloppa e Paloschi, oltre a Giovinco La frase Ceccarelli: “È uno scontro salvezza. Questo è il momento di tirare fuori l’orgoglio” La curiosità Il Parma ha subito 6 gol su 7 su rigore: per due volte ne ha presi 2 in una sola gara GENOVA — Una domenica sotto “tutela rafforzata”. Lo ha deciso la questura di Genova per evitare guai a Sinisa Mihajlovic, il primo serbo che entra a Marassi dopo la folle notte di violenza di Italia-Serbia. Con lui ci sono anche Ljajic e Gulan (Avramov invece non è stato convocato). «Chi è nato dalle nostre parti ha paura delle bombe, non dei fischi» ha commentato l’allenatore della Fiorentina. Martedì sera era allo stadio per vedere la partita. Invece ha visto la follia di Ivan e di un gruppo di ultrà serbi. «Provo due sentimenti — ha detto ancora Mihajlovic — amarezza e dispiacere. Amarezza perché speravo di vedere una bella partita e veder vincere la mia nazionale. Invece ho visto molta violenza e paura, cose che non hanno niente a che fare con il calcio. Dispiacere perché per colpa di qualche pseudo tifoso la mia nazionale non ha fatto una bella figura». È stata la Fiorentina a segnalare alla questura di Genova la presenza del tecnico serbo e di altri due giocatori della stessa nazionalità nel gruppo viola, così nella riunione sull’ordine pubblico arbitro Valeri PALERMO-BOLOGNA ore 15 1934 L’anno dell’ultima vittoria bolognese a Palermo in A: 0-1, Gasperi La chiave 46 Sirigu 6 5 Muñoz Bovo Cassani 42 Balzaretti 8 21 23 Migliaccio Bacinovic Nocerino La frase 72 27 Ilicic Pastore 51 Pinilla 20 10 Gimenez Ramirez 9 Di Vaio 26 Perez Garics 13 4-3-3 Portanova 1 Viviano La curiosità Tre dei 4 gol segnati da Marco Di Vaio sono arrivati fuori casa L’uomo del giorno Sinisa Mihajlovic Ex nazionale della Jugoslavia, 41 anni, in Italia da 19. Quando era alla Lazio fece polemica lo striscione esposto dai tifosi in Curva Nord: “Onore alla tigre Arkan” 26 6 Gastaldello Lucchini 17 12 Palombo Tissone 8 Guberti 10 99 Pazzini Cassano 11 22 Ljajic 4-4-1-1 32 7 Marchionni Santana 29 De Silvestri Gulan Quote Snai 1: 2.10 X: 3.20 2: 3.50 3 Ziegler 4 2 5 Kroldrup Gamberini 1 Frey Martinez 5 56 11 17 Percentual e dei gol fatti dai lombardi nei primi tempi Hetemaj Cordova Baiocco Zebina La frase 33 Kone 9 Guidolin: “Ai miei predico umiltà, coraggio, rispetto Denis? Ormai è pronto” 7 Caracciolo Eder 83 Floro Flores 10 7 Di Natale Sanchez 26 3 Pasquale 88 Quote Snai 1: 2.55 X: 3.15 2: 2.75 Isla 66 Inler arbitro Brighi La media dei gol segnati nelle gare giocate in casa della Juventus Quote Snai 1: 1.33 X: 5.00 2: 9.00 Pinzi 2 13 17 Zapata Coda Benatia 1 3-4-2-1 Handanovic La curiosità L’Udinese è la squadra che va più spesso in fuorigioco: 31 volte in 6 giornate arbitro Gava La chiave 30 Storari 19 3 Bonucci Chiellini Grygera 27 29 De Ceglie 4 14 Felipe Melo Aquilani Pepe 11 18 Amauri Quagliarella 9 19 Corvia Piatti 10 Olivera 20 18 21 Vives Giacomazzi Grossmuller 11 33 Mesbah Rispoli 13 14 Ferrario Fabiano 22 4-3-3 Krasic e Amauri insieme: come nel 4-2 al Cagliari Giacomazzi, più qualità di Vives 23 Krasik Rosati La frase Delneri: “Aquilani sta bene e gioca. Ho bisogno di calciatori di qualità” La curiosità Il Lecce sarebbe primo se le partite durassero solo 45 minuti: 13 punti arbitro Rocchi BARI-LAZIO ore 20.45 La chiave Curci Donadel Bega L’innesto di Zebina al debutto Le motivazioni di Sanchez che rientra TV Sky Sport 1 - Dt Mediaset Calcio Gilardino 30 26 86 5,3 Semioli Casarini 8 Britos 77 6 Rubin Quote Snai 1: 1.60 X: 3.50 2: 6.00 I gol presi dai viola nel 1° tempo; uno solo nella ripresa 15 6 Zambelli 21 Zauri Vargas 19 6 Rossi: “Miccoli è guarito, adesso deve solo ritrovare la condizione” 78 6 Sereni 4-4-2 85 4-4-2 32 15 Mudingayi Casarini per fronteggiare Pastore e Ilicic Sfida sulla fascia Cassani-Rubin La chiave 22 4-3-1-2 JUVENTUS-LECCE ore 15 TV Sky Calcio 4 - Dt Mediaset 2 e Dahlia 2 4-3-2-1 TV Sky Calcio 5 - Dt Mediaset 5 e Dahlia 4 TV Sky Calcio 1 - Dt Mediaset 1 e Dahlia Sport SAMPDORIA-FIORENTINA ore 15 TV Sky Calcio 3 - Dt Mediaset 4 16 © RIPRODUZIONE RISERVATA arbitro Romeo BRESCIA-UDINESE ore 15 La sfida tra centravanti: Pazzini contro Gilardino, anche in chiave azzurra La frase Di Carlo: “Se è tutto a posto con Cassano? Queste cose si risolvono nello spogliatoio” Gillet 21 Le vittorie casalingh e di fila del Bari da maggio a oggi 5 Parisi 15 4 La curiosità La Samp è l’unica squadra a non essere mai andata finora in svantaggio La chiave 1 4-4-2 A. Masiello 17 S. Masiello Belmonte 7 14 4 Gazzi Almiron Ghezzal 10 20 Barreto Kutuzov 22 Floccari 8 6 10 Hernanes Mauri Zarate Radu 32 Brocchi 2 3 20 Dias 4-2-3-1 Biava 86 Muslera La frase Reja: “Sono contento della classifica, ma al momento mi scivola addosso” La curiosità 24 Ledesma 26 Quote Snai 1: 2.60 X: 3.15 2: 2.70 11 Rivas Zarate schierato esterno puro per tenere impegnati i cursori del Bari Lichtsteiner È la sfida tra i due allenatori veterani della serie A: Reja 65 anni, Ventura 62 la Repubblica DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 @ SPORT PER SAPERNE DI PIÙ www.asroma.it www.genoacfc.it Totti a secco, ma c’è Borriello la Roma batte il Genoa e respira Finisce 2-1, a segno anche Brighi e Rudolf. Toni protesta ALESSANDRO DI MARIA ROMA — Ranieri si lascia andare ad un sorriso e ad un applauso. Non è poco di questi tempi. Brighi ha appena segnato il gol del 20 e la Roma è vicina alla vittoria. Ancora più eloquente il grido liberatorio al fischio finale, quando la rimonta del Genoa dopo il gol di Rudolf è stata contenuta senza sforzi eccessivi. È un successo importante, il secondo in questo campionato, che lascia un po’ di tranquillità alla squadra giallorossa. E la fa rifiatare, le fa vivere qualche attimo di pace dopo giorni e giorni di tensione, culminati in un silenzio stampa che ha coinvolto lo stesso Ranieri (a rappresentare la società ieri sera s’è presentato Montali). Una vittoria che ci voleva. Ma come al solito s’è ripresentato quel maledetto vizio di non saper chiudere la partita, subendo il gol che lascia tutti con il fiato sospeso fino all’ultimo istante. L’importante era vincere, in una serata in cui Totti è sembrato tornare a buoni livelli, anche se il gol non è ancora arrivato e manca ormai dal 9 maggio scorso, troppo per uno come lui. Ma ieri intanto il capitano ha servito il cross per Borriello per il gol dell’1-0 (anche se c’è stata una deviazione di Criscito). Poi ha cercato più volte la conclusione con tiri da fuori. E infine ha fatto vedere qualcuno dei suoi colpi, tra tacchi e verticalizzazioni che mettono il compagno nella condizione migliore di agire. Mentre i tifosi se lo coccolano ogni volta che tocca il pallone applaudendolo e facendogli cori. Con il ritorno di Taddei Ranieri può permettersi di utilizzare il modulo a lui più caro, quello con cui si trova meglio, il 4-4-2, che ieri ha funzionato piuttosto bene. Certo, ci sono stati momenti della gara, soprattutto sullo 0-0, in cui il pallone non girava come avrebbe dovuto, in cui la Roma sembrava in versione slow motion. E altri, soprattutto dopo il 20, in cui si è chiusa troppo nella propria metà campo. Poi c’è la difesa, che sta diventando un problema vero. Lo scorso anno era il punto di forza della squadra, quest’anno sembra irriconoscibile, con ampi spazi lasciati agli avversari e errori clamorosi nei rilanci. Poi però c’è Pizarro, che quando decide di far giocare la squadra riesce a trasformarla a suo piacimento. E soprattutto Borriello: un gol, un palo e una traversa possono bastare per considerarlo il migliore in cam- ROMA GENOA 2-1 ROMA (4-4-2) Lobont 5.5 – Cassetti 5.5, N. Burdisso 5.5, Juan 6, Riise 6 – Taddei 6, Brighi 6.5, Pizarro 6.5 (33’ st Simplicio sv), Perrotta 6 (33’ st Castellini sv) – Totti 6.5, Borriello 7. GENOA (3-4-3) Eduardo 5 – Chico 6, Dainelli 5.5, Ranocchia 5 (9’ st Sculli 5.5) – Rossi 6, Milanetto 5, Kharja 5, Criscito 6 – Mesto 5 (17’ st Rafinha 5.5), Toni 6, Palacio 6 (1’ st Rudolf 6.5). Arbitro: Damato 5,5. Reti: 33’ pt Borriello, 8’ st Brighi, 32’ st Rudolf. Note:ammoniti Palacio, Brighi, Milanetto, Criscito. Spettatori 12.341 paganti. Il caso Polizia allo stadio Allo stadio col machete arresto e daspo di 5 anni per 3 ultrà della Lazio ROMA — Tre tifosi laziali sono stati arrestati dai carabinieri allo stadio Olimpico poco prima della partita Roma-Genoa. I militari sono intervenuti fuori dallo stadio sequestrando ai tre ultrà laziali — come si sono più volte definiti — un machete lungo circa mezzo metro, diversi coltelli da cucina, bastoni e mazze in ferro, trovati nella loro automobile. Torna così l’incubo della violenza da stadio, dopo gli incidenti all’esterno dell’Olimpico per il derby dell’aprile scorso. I tre finiti in manette, di un’età compresa tra i 20 e i 27 anni, erano stati identificati nel pomeriggio a Formello, dove si giocava proprio il derby tra le due squadre Primavera. Il questore di Roma, Francesco Tagliente, ha disposto per i tre il daspo, cioè il divieto di partecipare a manifestazioni sportive, per un periodo di 5 anni. Previsto anche l’obbligo di firma nel commissariato di zona prima, durante e dopo ogni incontro di calcio. Serie B Il Novara vola in testa aspettando il Siena a Crotone arbitro derubato da un ex collega ROMA — Il Novara vince a Sassuolo e va in testa aspettando il posticipo di domani del Siena. A Crotone, l’arbitro Bagalini è stato derubato della carta di credito prima del match in hotel. La polizia ha fermato un suo ex collega, che ha usato la carta per profumi, capi d’abbigliamento e un pieno di benzina. In questura si è scusato. I risultati (10ª giornata): Atalanta-Ascoli 2-1, Crotone-Piacenza 0-1, Frosinone-Modena 1-1, Livorno-Torino 2-1, Pescara-Grosseto 4-2, Portogruaro-Varese 1-1, Sassuolo-Novara 0-1, Triestina-Reggina 0-4, Vicenza-Albinoleffe 1-0. Domani: Padova-Cittadella (ore 19); Empoli-Siena (ore 21). Classifica: Novara 22 punti; Siena 21; Reggina 20; Atalanta 18; Livorno e Vicenza 16; Empoli e Pescara 15; Crotone 14; Padova e Torino 13; Triestina 12; Varese, Grosseto, Modena e Portogruaro 11; Ascoli e Frosinone 10; Albinoleffe 9; Sassuolo 8; Piacenza 7; Cittadella 5. po. E quindi vincere la sfida degli ex con Toni. Dover fare a meno di De Rossi e Vucinic non è poco. In più ieri pomeriggio pure Menez non ce l’ha fatta a recuperare e ha dovuto lasciare il ritiro di Trigoria a poche ore dall’inizio della partita. La serata della serenità ritrovata è stata preceduta da un bel gesto: sulle magliette bianche dei giocatori giallorossi, durante il riscaldamento, c’era scritto “Bentornati 33” in onore dei minatori cileni. Il Genoa ha il grande rammarico di non aver capito che soprattutto nel primo tempo avrebbe potuto fare molto più male ai suoi avversari. Era già andata male al centinaio di tifosi rossoblu che volevano arrivare a Roma senza la tessera del tifoso: i loro due pullman si sono improvvisamente guastati e bloccati. Quando ci ha provato il Genoa è stato pericoloso (Criscito sullo 0-0 manda fuori di un soffio da buona posizione, la traversa di Rudolf nel secondo tempo e il gol dello stesso ungherese con una bella dormita della difesa giallorossa lo testimoniano). Proprio nel momento migliore, la squadra di Gasperini ha però subito l’1-0. Grazie alla combinazione Totti-Borriello. E quando accade questo, alla fine si perde. E magari si protesta, come fa Toni con l’arbitro: «A Roma e contro la Roma certi rigori non li danno». © RIPRODUZIONE RISERVATA Borriello anticipa tutti e segna il primo gol della Roma ■ 49 la Repubblica DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 @ SPORT ■ 50 PER SAPERNE DI PIU’ http://philippegilbert.com/ http://www.uci.ch/ L’IMPRESA In breve Philippe Gilbert al traguardo: nel 2010 ha vinto Amstel e Piemonte Delusioni classiche 4 ANNI A SECCO Freire batte Boonen e Petacchi alla Milano-Sanremo: gli azzurri non vincono la classica per il quarto anno (nel 2006 Pozzato). EUGENIO CAPODACQUA COMO — Il Belgio ride, nonostante la giornata di pioggia gelata. Philippe Gilbert, 28enne vallone di Verviers, centra per la seconda volta consecutiva il Giro di Lombardia e si consacra nuova stella delle grandi classiche del ciclismo. Sua l’Amstel Gold Race quest’anno; sua la doppietta Piemonte-Lombardia (come l’anno scorso), suoi un’infinità di ottimi piazzamenti (terzo al Fiandre, alla Gand Wevelgem, quarto alla Liegi-Bastogne-Liegi). Unico neo: il mondiale australiano nel quale partiva strafavorito, fallito dopo un attacco forse troppo precipitoso. Uno smacco dal quale si è riscattato immediatamente. Al traguardo iridato guardava già avanti: «Ci sono ancora Piemonte e Lombardia. Voglio vincere». Detto, fatto. Selezione sulla discesa della Colma di Sormano: alla fine l’ultimo a resistergli fin sul San Fermo, 5 km dallo striscione, è stato il marchigiano Scarponi, dopo che un ottimo Nibali era caduto negli ultimi tornanti dando praticamente l’addio ad ogni ambizione di vittoria. Il Belgio, dunque, trova il Bettini dei tempi belli. Quel Bettini che manca all’Italia dal rititro del toscano, ora ct azzurro. Si chiude ancora una stagione senza una vittoria in una grande corsa di un giorno. L’ultima risale al 2008, quando proprio qui sul traguardo di Como si impose Damiano Cunego, centrando una storica tripletta. Da allora solo piazzamenti. ASSENTI AL NORD Nelle classiche del nord brillano Cancellara (Fiandre, Roubaix), Evans (Freccia). Sul podio solo Gasparotto, terzo alla Amstel. A Gilbert piace comandare azzurri, incubo classiche Il belga si ripete al Lombardia, Scarponi 2° Ed è davvero singolare come, avvizzita la tradizione dei Bettini, Di Luca, Rebellin, Bartoli, Bugno, per non risalire fino al mitico Argentin (ma bisognerebbe fare la tara dei successi ottenuti dai corridori poi coinvolti in vicende doping), l’Italia non riesca a risollevarsi. «Però il ciclismo italiano è sempre competitivo», si consola il presidente federale Di Rocco. Così come è singolare che adesso si sia trovata la via delle grandi corse a tappe: due successi su COMUNE DI NOGAROLE ROCCA Provincia di Verona CONCORSO DI IDEE L’Amministrazione Comunale ha indetto un concorso di idee per la ristrutturazione dell’immobile storico “LA ROCCA DI NOGAROLE”. Informazioni e copia del bando sono visibili sul sito internet: www.comune.nogarolerocca.vr.it. IL RESPONSABILE DELL’AREA TECNICA BONETTI Geom. Francesco TRIBUNALE NOLA Fallimento n. 49/2009 Comes Impianti s.r.l. Cessione Ramo d’Azienda “Impiantistica” Prezzo base euro 50.000,00, di cui euro 48.000,00 per avviamento ed euro 2.000,00 per attrezzature. Offerte in busta chiusa presso lo studio del curatore, da depositare entro le ore 12.00 del giorno 28/10/2010. Cauzione 10% del prezzo offerto, com AC/NT intestato al fallimento o bonifico bancario. Ulteriori informazioni e dettagli rivolgersi al curatore rag. Antonio Esposito, tel. 081/8031130. COMUNE DI VOLTERRA Piazza dei Priori n. 1 - 56048 Volterra (PI) Tel. 0588-86.050 - Fax 0588-85.035 ESTRATTO DI BANDO DI GARA SOCIETÀ DEGLI INTERPORTI SICILIANI S.P.A. INVITO A PRESENTARE MANIFESTAZIONI DI INTERESSE La Società degli Interporti S.p.A. intende acquisire manifestazioni di interesse da parte di primari istituti di credito al fine di ottenere un finanziamento dedicato, pari a circa 2 mln €, per la progettazione definitiva dell’Interporto di Termini Imerese, avendone il CIPE approvato il progetto preliminare in data 26/06/2009, con delibera n. 41 pubblicata in G.U. n. 16 del 21/01/2010. Chi fosse interessato al presente avviso dovrà inoltrare la sua manifestazione di interesse entro le ore 12.00 del giorno 29/10/2010 alla Società degli Interporti Siciliani S.p.A., Via VIII Strada n. 29 – Zona Industriale – 95121 Catania. Per ulteriori informazioni visionare il sito: www.interporti.sicilia.it. Servizio di ristorazione scolastica per le scuole dell’infanzia, primaria, secondaria di primo grado dei Comuni di Volterra e Montecatini V.C. e l’asilo nido comunale. - Procedura: aperta ai sensi deII’art. 55, comma 5 D.Lgs. 163/2006. - Criterio di aggiudicazione: offerta economicamente più vantaggiosa (art. 83 D.Lgs. 163/2006). - Durata appalto: Gennaio 2011 - Giugno 2013 - rinnovabile per due anni scolastici. - Importo a base d’asta: € 5,40 a pasto oltre I.V.A. + oneri per la sicurezza (Importo totale presunto € 1.008.705,00). - Invio domande entro e non oltre le ore 12.00 del 25.11.2010, all’indirizzo sopra indicato. - Copia integrale del Bando, del disciplinare di gara, del capitolato d’oneri e di tutti i relativi allegati è reperibile sul sito internet del Comune di Volterra wvw.comume.volterra.pi.it oppure direttamente ritirabile c/o l’Ufficio pubblica Istruzione del Comune, Via dei Sarti 15 - Volterra. - Il presente avviso è stato trasmesso alla G.U.C.E. in data 11.10.2010 e pubblicato sul sito Internet del Comune in data 11.10.2010. Il Responsabile del Settore n. 3 (Dott. Domenico Fimmanò) Nibali cade nel finale. Chiusa l’era Bettini, nelle grandi prove di un giorno solo sconfitte tre. La vittoria di Basso al Giro e Nibali alla Vuelta è il successo di due talenti annunciati. È la vittoria della programmazione, della tenacia, del carattere, della continuità. Il siciliano ha concluso ieri con un dignitosissimo 5° posto al Lombardia una stagione che lo vede vincente fin da febbraio (Tour di St.Louis). Terzo al Giro con la vittoria nella tappa del Monte Grappa, terzo nella classifica generale, primo alla Vuelta e, dopo, anche un eccellente mondiale. Un segnale di continuità che ci riporta indietro nel tempo, quando i primattori erano protagonisti da marzo a ottobre. E allontana i sospetti delle tante, troppe meteore ne- TRISTE ESTATE Pure nelle altre classiche c’è poca Italia, e al Mondiale in Australia va male. Però Furlan è 2° alla Parigi-Tours... gli anni d’oro del doping. Ancora polemiche sulle frasi del Procuratore antidoping Torri («Ciclisti tutti dopati»). «Ci ha danneggiato — ribadiva in mattinata Roberto Amadio, team manager della Liquigas — ne chiederemo conto, vedrete». Vuoi vedere che con il numero uno al mondo, lo spagnolo Contador, positivo a luglio al Tour de France, 9 procure che indagano su vicende doping, tanti casi quasi quotidiani, dalla famiglia Rossi, a Riccò, l’unico vero responsabile dell’immagine degradata delle due ruote è l’80enne ex magistrato? © RIPRODUZIONE RISERVATA Maradona “Ct dell’Argentina? Le porte sono chiuse” BUENOS AIRES — Maradona (foto) ancora triste per l’epilogo mondiale: «Per me le porte sono chiuse. Non ce la faccio a vedere l’Argentina». ZIDANE — Mourinho aveva chiesto la sua collaborazione ed è stato accontentato. «Sarò il tramite tra squadra e presidente», dice il francese. MAINZ — Sconfitto 1-0 in casa dall’Amburgo dopo 7 vittorie. Sfumano record e primato solitario in Bundesliga. RUGBY — Heineken Cup: AironiBath 6-22. Oggi (ore 14, Sky Sport 2) Perpignan-Treviso. AllarmeFlaminio: i lavori vanno conclusi in fretta, o Roma perderà il 6 Nazioni nel 2013. FEDERER — A Shanghai, semifinali: Federer b. Djokovic 7-5, 6-4; Murray b. Monaco 6-4, 6-1. TENNIS — Wta Linz, semifinali: Ivanovic b. Vinci 6-3, 7-5. Ad Osaka finale Date-Tanasugarn, 73 anni in due, la più “vecchia” finale della storia. BASKET — Serie A al via: TeramoMilano 83-89 dts. Oggi (11.45 Sky Sport 2): Cremona-Siena. Ore 18.15: Montegranaro-Sassari, Bologna-Cantù, Caserta-Biella, Roma-Brindisi (Sky Sport 2), TrevisoAvellino, Varese-Pesaro. VOLLEY — Ad Alassio, Edison Cup donne: Italia-Russia 2-3. PALLANUOTO — In A1: Nervi-Posillipo 9-9, Camogli-Savona 12-15, Imperia-Lazio 8-8, Ortigia-Recco 8-12, Brescia-Bogliasco 10-8. TRIBUNALE DI TREVISO - N. 468/2006 Registro Esecuzioni Si rende noto che presso il Tribunale di Treviso, aula H, il giorno 15 dicembre 2010 alle ore 12.00 si procederà alla vendita all’asta SENZA INCANTO e, in caso di mancanza di offerte, alla vendita all’asta CON INCANTO dei seguenti immobili pignorati e così descritti: Lotto Unico: piena proprietà per l'intero. COMUNE DI SAN FIOR, via Serravalle- complesso abitativo storico,originario del XIX secolo,ubicato nel centro storico del comune di San Fior,denominato “Villa Soldi Cadorin”.L’insieme dei cespiti risulta costituito da un aggregato edilizio composto da: villa padronale di vani catastali 23,5 con piscina , dependance colonica e antica masseria; il tutto immerso in un esteso parco di circa mq.33.000,con piante secolari. Difformità edilizie sanabili.Tutti gli immobili sono occupati dall’esecutata. Il valore degli immobili è determinato in Euro 2.300.000,00 che costituirà anche il prezzo base in caso di vendita con incanto con offerte minime in aumento di Euro 200.000,00. Custode: Istituto Vendite Giudiziarie di Treviso– via San Francesco di Sales, n.1-tel.0422.435022/030-fax 0422.298830.Gli immobili meglio descritti nella perizia di stima,vengono ceduti nello stato di fatto e di diritto in cui si trovano. Non sono dovute mediazioni a terzi VENDITA SENZA INCANTO: Le offerte di acquisto migliorative dovranno pervenire ,ai sensi dell’art. 571c.p.c.,in BUSTA CHIUSA entro le ore 12.00 del giorno prima dell’asta presso la Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari del Tribunale (secondo piano),tramite domanda con allegati copia di un documento di riconoscimento e del codice fiscale e due assegni circolari non trasferibili intestati al TRIBUNALE DI TREVISO-Cancelleria Esecuzioni Immobiliari, dell’importo pari uno al 10% del prezzo base per cauzione e l’altro del 20% del prezzo base per fondo spese di trasferimento,salvo conguaglio.Le buste saranno aperte alle ore 12.00 dello stesso giorno dell’asta avanti al giudice dell’esecuzione,alla presenza delle parti interessate per gli incombenti di cui all’art.572 c.p.c., per la gara tra gli offerenti. VENDITA CON INCANTO: Chiunque intenda partecipare dovrà presentare in Cancelleria, entro ore 11.00 dello stesso giorno dell’asta, domanda con allegati copia di un documento di riconoscimento e del codice fiscale e due assegni circolari non trasferibili intestati al TRIBUNALE DI TREVISO-Cancelleria Esecuzioni Immobiliari, pari uno al 10% del prezzo base per cauzione (che verrà acquisita per un decimo in caso di immotivata non partecipazione all’incanto) e l’altro al 20% del prezzo base per fondo spese di trasferimento,salvo conguaglio.Il versamento dell’intero prezzo dovrà avvenire entro 30 giorni dall’aggiudicazione definitiva, dedotta la cauzione già versata. Ai non aggiudicatari verranno restituiti subito i depositi versati.Gli oneri relativi alle cancellazioni delle trascrizioni e delle iscrizioni sono a carico della procedura. La relazione di stima degli immobili è pubblicata sui seguenti siti internet: www.aste.it , www.aste.com – Altre informazioni in Cancelleria entro il giorno precedente all’asta. la Repubblica @ METEO DOMENICA 17 OTTOBRE 2010 PER SAPERNE DI PIÙ meteo.repubblica.it ■ 51 dati a cura di 3BMeteo.com - Elaborazione grafica: Centimetri.it Meteo in tempo reale su Bolzano Trento Aosta Milano Repubblica.it Trieste Venezia Torino Bologna Genova Ancona Firenze Mare e venti oggi Mare Mattino Nuvolosità irregolare su tutta Italia associata a rovesci sparsi su Emilia Romagna, cuneese, Isole Maggiori, Sud peninsulare, Elba e tarvisiano. Temperature minime in calo, specie al Centronord. Venti deboli o moderati tra ENE e NNO, forti sul Ligure. Perugia Vento km/h Prov. SE 18 Ancona Anzio 40 OSO Bari 16 SSO Cagliari 18 NO Civitavecchia 36 SO Genova 38 NNE La Spezia 25 NE Livorno 18 S Messina 18 NO Napoli 18 ONO Olbia 22 O Palermo 23 O Pescara 13 SSE Taranto 22 SSO Trieste 29 E Venezia 43 NE Martedì L’Aquila Piogge e rovesci su medio versante adriatico e al Sud in attenuazione diurna. Bel tempo al Centronord, ma con tendenza a peggioramento notturno su Triveneto e alta Toscana. Temperature in ulteriore calo al Sud, freddo al mattino al Nord. Venti tesi da NNO. ROMA Bari Campobasso Napoli Olbia Potenza Catanzaro Cagliari Palermo Reggio Calabria Catania Pomeriggio Mercoledì Instabile su Isole Maggiori e Sud Peninsulare con rovesci sparsi, in estensione serale al medio versante adriatico. Parzialmente nuvoloso altrove con ampi rasserenamento al Nord Ovest. Temperature massime in ulteriore calo. Venti moderati settentrionali. Mattino: Molto nuvoloso o coperto al Nord e sulla Toscana centro settentrionale con piogge e rovesci sparsi. Deboli nevicate sulle Alpi oltre i 1100-1300m di quota. Variabilità su centrali tirreniche, Sardegna occidentale e Campania con occasionali acquazzoni. Poco o parzialmente nuvoloso sul resto della Penisola. Temperature minime stazionarie o in lieve calo al Nord. Venti moderati a rotazione ciclonica, fino a forti sud orientali sul medio-alto Adriatico. Ieri 23 OTT 30 OTT 6 NOV 13 NOV Alghero Ancona Aosta Bari Bologna Bolzano Brindisi Cagliari Campobasso Catania Catanzaro Oggi Domani min max min max percep. UV min max 14 13 7 14 9 10 15 15 9 15 15 17 19 12 21 11 9 22 21 17 24 22 17 19 12 25 10 8 26 25 17 27 26 10 12 3 13 8 5 14 13 9 14 14 17 16 18 18 13 17 18 19 14 21 18 20 15 15 20 20 13 23 23 17 25 20 10 13 7 13 9 7 15 13 9 16 13 Ieri UV 0-2 INDICE UV Oggi min max min Firenze Genova Imperia L'Aquila Messina Milano Napoli Olbia Palermo Perugia Pescara 13 15 15 10 16 10 14 16 19 12 13 3-5 Basso Pomeriggio: Cieli grigi al Nord con piogge sparse e nevicate sulle Alpi oltre i 1300-1600m di quota. Marcata variabilità su Toscana, alte Marche e Umbria con rovesci sparsi, isolati fenomeni attesi anche su trapanese, Egadi e dorsale laziale. Discreto sul resto d'Italia. Tra la sera e la notte tendenza ad attenuazione dei fenomeni al Centronord. Peggiora su Sicilia e coste calabro-campane. Temperature massime in lieve calo. Venti moderati a rotazione ciclonica. 15 18 18 18 25 15 21 21 23 15 19 10 11 12 6 17 9 16 12 16 8 11 Moderato 16 14 16 15 23 11 21 19 21 16 22 6-7 Ieri Domani max percep. UV 16 14 16 15 27 10 26 19 25 16 25 min max UV Pisa Potenza Reggio C. Rimini Roma Fium. Roma Urbe Torino Trento Trieste Venezia Verona 16 17 18 14 23 17 20 17 22 15 16 9 12 13 4 16 8 15 12 14 8 11 8-10 Molto alto Alto Oggi min max min 13 8 20 13 11 11 11 11 11 9 9 19 16 23 16 20 21 13 13 13 16 16 11 7 19 12 13 11 7 8 13 11 8 Domani max percep. UV min max 16 17 26 16 24 18 8 8 15 12 8 9 6 17 12 11 10 5 6 14 9 8 16 15 21 16 21 18 15 16 16 16 16 16 17 22 16 20 18 9 9 15 12 9 Fronte caldo 9 14 15 11 3 6 7 5 11 7 9 0 3 7 8 -1 17 5 23 11 4 5 5 5 21 0 -2 -3 3 7 8 -2 -2 10 12 12 -1 -2 16 20 0 8 -2 8 6 12 27 21 14 9 7 12 9 14 12 10 8 11 12 11 7 24 6 29 21 13 7 9 19 28 5 3 9 9 9 9 8 5 16 18 17 7 8 21 26 10 9 7 11 8 Domani Reykjavik Fronte freddo Helsinki Oslo Stoccolma Tallinn Göteborg Riga Edimburgo Copenaghen Vilnius Belfast A Kaliningrad Dublino Amsterdam Birmingham Londra Minsk Amburgo Berlino Colonia Francoforte Praga Lussemburgo Monaco Varsavia Bruxelles A Nantes Parigi Kiev Bratislava Vienna Chisinau Budapest Tours Bordeaux Gijon Porto Bilbao Madrid Tolosa Berna Lione Marsiglia Lubiana Zagabria Milano Belgrado Sarajevo Roma Bucarest B Sofia Skopje Barcellona Tirana Istanbul Salonicco Valencia Lisbona Atene Malaga Algeri Tunisi Smirne Iraklion Valletta Larnaca Come si gioca: Completare il diagramma in modo che ciascuna riga, colonna e riquadro 3x3 contenga una sola volta tutti i numeri da 1 a 9. 2 9 9 3 2 8 1 6 9 4 7 2 © 2010 nonzero Min Max 5 7 4 8 1 9 2 6 5 7 1 8 3 le soluzioni su www.repubblica.it Oggi SOLE UV Sorge 7.05 7.15 7.17 7.23 7.31 7.30 7.40 7.40 7.46 Tramonta Bari Napoli Palermo Roma Bologna Firenze Milano Genova Torino 18.11 18.22 18.29 18.28 18.30 18.31 18.36 18.39 18.44 >11 Estremo IN EUROPA Amsterdam Atene Barcellona Belgrado Berlino Berna Bratislava Bruxelles Bucarest Budapest Chisinau Copenhagen Dublino Edimburgo Francoforte Helsinki Istanbul Kiev Larnaca Lisbona Londra Lubiana Lussemburgo Madrid Malaga Minsk Mosca Oslo Parigi Praga Reykjavik Riga S. Pietroburgo Sarajevo Skopje Sofia Stoccolma Tallinn Tirana Valletta Varsavia Vienna Vilnius Zagabria Zurigo Variabile su Triveneto, Romagna, Toscana e Marche con rovesci sparsi, specie dal pomeriggio. Isolati fenomeni, in serata, anche su Lazio interno e Umbria. Discreto altrove. Temperature massime in lieve ascesa, freddo al mattino. Venti moderati tra ONO e SO. NEL MONDO Oggi Min Max Algeri Ankara Auckland Baghdad Bangkok Beirut Bombay Buenos Aires Calgary Caracas Casablanca Chicago Città del Capo Città del Messico Dakar Dubai Filadelfia Gerusalemme Hong Kong Il Cairo Johannesburg Kinshasa L'Avana Lima Los Angeles Manila Melbourne Miami Montreal Nairobi New Delhi New York Pechino Perth Rio de Janeiro San Paolo Santiago Santo Domingo Seoul Shanghai Singapore Sydney Tokyo Toronto Washington 17 11 13 23 25 22 29 11 -2 19 18 11 13 9 25 30 7 20 23 24 10 24 21 15 17 26 10 19 6 16 22 7 7 19 20 16 18 22 11 17 27 15 19 10 8 22 18 14 35 28 29 31 16 9 24 23 16 25 21 29 35 19 29 31 33 18 31 29 19 18 30 14 27 10 29 30 18 9 30 26 21 26 32 18 23 30 24 22 15 20 Domani