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“Sabrina teneva ferma Sarah mentre il padre la strangolava”

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“Sabrina teneva ferma Sarah mentre il padre la strangolava”
D
La
omenica
L’attualità
Gli spettacoli
L’incontro
Addio Sopranos
i nuovi “Italians”
d’America
Maripol, la donna
che inventò
Madonna
Sabrina Ferilli
“Nazional-popolare
e me ne vanto”
FEDERICO
RAMPINI
GIUSEPPE
VIDETTI
MARIA PIA
FUSCO
Fondatore Eugenio Scalfari
1 2
www.repubblica.it
Anno 35 - Numero 246
Direttore Ezio Mauro
1,00 in Italia
dom 17 ott 2010
domenica 17 ottobre 2010
SEDE: 00147 ROMA, VIA CRISTOFORO COLOMBO, 90 - TEL. 06/49821, FAX 06/49822923. SPED. ABB. POST., ART. 1, LEGGE 46/04 DEL 27 FEBBRAIO 2004 - ROMA. CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÀ: A. MANZONI & C. MILANO - VIA NERVESA, 21 - TEL. 02/574941. PREZZI DI VENDITA ALL'ESTERO: AUSTRIA, BELGIO, FRANCIA, GERMANIA, GRECIA, IRLANDA, LUSSEMBURGO, MALTA, MONACO P., OLANDA,
PORTOGALLO, SLOVENIA, SPAGNA € 2,00; CANADA $1; CROAZIA KN 15; DANIMARCA KR 18; EGITTO EP 16,50; FINLANDIA € 2,50; MAROCCO MDH 24; NORVEGIA KR 20; POLONIA PLN 12,10; REGNO UNITO LST 1,50; REPUBBLICA CECA CZK 61; SLOVACCHIA SKK 80/€ 2,66; SVEZIA KR 18; SVIZZERA FR 3,00 (CON D O IL VENERDÌ FR 3,30); TUNISIA TD 3,50; TURCHIA YTL 4; UNGHERIA FT 495; U.S.A $ 1
LE PROMESSE
BUGIARDE
DEL MINISTRO
SENZA SOLDI
EUGENIO SCALFARI
L RAPPRESENTANTE italiano nella Banca centrale europea, Lorenzo Bini Smaghi,
parlando giovedì scorso ad un
convegno dell’Aspen è stato lapidario nel formulare la ricetta
per uscire dalla stretta della crisi
economica che turba con rinnovato vigore i mercati internazionali. Ha detto: «Il voto premia chi
coniuga rigore e crescita». Monsieur de La Palisse non avrebbe
potuto dir meglio. Anche il nostro ministro dell’Economia ha
stilato la stessa ricetta rinviandone l’esecuzione al decreto “Milleproroghe” che sarà varato alla
fine di dicembre. In quella sede –
ha promesso per placare il crescente malumore dei suoi colleghi di governo – troverà i soldi
che oggi non ci sono, avviando la
fase 2 della politica economica.
La fase dello sviluppo affiancato appunto a quella del rigore.
Ma ha anche avvertito che lo
“sviluppismo” potrà aver luogo
soltanto se l’Europa adotterà
quella stessa linea e se gli Usa non
aggraveranno ulteriormente la
caduta del dollaro sul mercato
dei cambi. Giuste riserve. Ma
poiché sappiamo già che l’Europa non ha alcuna intenzione di
percorrere la strada dello sviluppo per la semplice ragione che la
Germania non ne ha alcuna intenzione anzi ha annunciato una
politica addirittura opposta; e
poiché la Fed americana dal canto suo ha come obiettivo dominante quello di portare il cambio
del dollaro a 1,5 in termini di euro; tutto ciò significa che Tremonti non potrà mantenere gli
impegni presi nel Consiglio dei
ministri di tre giorni fa. Non ha
soldi oggi e ne avrà ancora di meno a dicembre.
SEGUE A PAGINA 29
A Roma centinaia di migliaia di metalmeccanici Cgil. Sacconi: minoranza radicale. Polemica per gli striscioni contro la Cisl, Pd diviso
La Fiom: “Sciopero generale”
Piazza gremita, nessun incidente. Marcegaglia sui dossier: non mi piego
ROMA — «L’Italia va a rotoli.
Serve uno sciopero generale».
Lo ha urlato Guglielmo Epifani
alla imponente manifestazione della Fiom. Ma lo ha anche
gridato la piazza gremita da
centinaia di migliaia di persone sfilate per la capitale senza
nessun incidente. Il ministro
del Welfare, Maurizio Sacconi
parla di «minoranza radicale».
Polemiche per gli striscioni
contro la Cisl mentre il Pd si è
diviso. Il presidente di Confindustria, Marcegaglia sui dossier ha ribadito: non mi piego.
SERVIZI
ALLE PAGINE 6, 7 E 9
I
L’analisi
Il retroscena
Il valore del lavoro
e la politica distante
Nel Pdl è caos totale
accuse ai coordinatori
GAD LERNER
FRANCESCO BEI
INGIUSTIZIA plateale di cui è vittima
il lavoro dipendente nel nostro paese – rimossa
dal governo, trascurata dalla
sinistra – si sta riprendendo
da sola l’attenzione che le
spetta.
SEGUE A PAGINA 29
L PDL è a un passo dall’autodissolvimento. La prossima settimana è vissuta da
molti come quella decisiva.
Deborah Bergamini, un tempo braccio destro del Cavaliere
e ora tra i ribelli che in Toscana
si oppongono a Denis Verdini.
SEGUE A PAGINA 11
L’
I
L’atroce resoconto dei pm: “Movente sessuale”. Ma la ragazza continua a negare
“Sabrina teneva ferma Sarah
mentre il padre la strangolava”
La grande manifestazione della Fiom a Roma
Il racconto
“Noi operai, arrabbiati ma pacifici”
PAOLO GRISERI
METÀ pomeriggio, quando è chiaro che tutto si svolgerà senza incidenti, Maurizio Landini arriva dietro il palco e scarica
la tensione: «Ci abbiamo messo la faccia e ce l’abbiamo fatta». Non è stato facile. Ma alla fine, l’ultimo suo comizio da segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani può tenerlo di fronte a una
piazza determinata e pacifica.
SEGUE A PAGINA 6
A
AVETRANA — Sabrina non sopportava più Sarah da quando la
quindicenne le aveva confidato che
suo padre, Michele Misseri, la molestava sessualmente. Dopo aver
saputo delle avances, la ventiduenne aveva rivelato quelle confidenze
al papà e, insieme al genitore, nel
primo pomeriggio del 26 agosto,
avrebbe ucciso l'amica del cuore
nel garage di casa. Sabrina avrebbe
immobilizzato Sarah «cinturandola» ai fianchi con le mani mentre
suo padre l'ha strangolata con una
corda. Sabrina dal carcere nega.
SERVIZI
ALLE PAGINE 2,3 E 4
La storia
Le paure della madre La miseria del cuore
“Prendono anche me” che fa il pieno di share
dal nostro inviato
CONCHITA SANNINIO
AVETRANA
MBRE dense come una
cappa avvolgono Avetrana, il paese che vuol rimuovere o vendicarsi. Qualcuno all’alba prova a sgozzare il gattino Skinny, magro e rossiccio.
SEGUE A PAGINA 4
O
In una foto col nazista Eichmann l’ultimo mistero di uno dei “ragazzi di Via Panisperna”
La ricomparsa di Majorana
Da gennaio ricevimenti
a 286 euro per 100 invitati
C’è la crisi
e McDonald’s
offre le nozze
“low-cost”
LAURA LAURENZI
A PAGINA 23
LUCA FRAIOLI
MIRIAM MAFAI
SETTANT’ANNI la
scomparsa di Ettore
Majorana rimane il
mistero dei misteri. Ora
Majorana ricompare in una
foto. Ed è in posa accanto ad
Adolf Eichmann. Lo rivela
uno scatto datato 1950. L’uomo con gli occhiali scuri potrebbe davvero essere il fisico siciliano sparito nel 1938.
ALLE PAGINE 31, 32 E 33
A
Il caso
I rossoneri battono il Chievo
La Roma piega il Genoa e risale
Torna Pato
il Milan in vetta
lancia la sfida
all’Inter e a Mou
CURRÒ E DI MARIA
NELLO SPORT
NATALIA ASPESI
HI se la ricorda più la piccola Sarah, dal corpicino
sottile e dal sorriso innocente, coi biondi capelli lisci di
tutte le sue identiche coetanee,
e la minigonna sulle gambe infantili.
SEGUE A PAGINA 28
C
la Repubblica
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
L’OMICIDIO
CRONACA DI AVETRANA
■2
L’inchiesta
“Sabrina trascinò Sarah in garage
voleva l’impunità per il padre”
Lamadredellavittima:èun’altraFranzoni,nonparlerà
MARIO DILIBERTO
Il movente secondo
i pm: tentavano di
evitare lo scandalo
dopo le avance
sessuali di Misseri
C’era anche Sabrina che per oltre quaranta giorni ha lanciato
appelli in tv, con la foto di Sarah
tra le mani. Suo padre la piazza
addosso alla vittima: «Lei ha
bloccato Sarah, io l’ho strangolata». E c’è di più. Michele Misseri ha aggiunto che «è stata Sabrina a trascinare Sarah di sotto». Un passaggio importante,
poiché scioglie il principale interrogativo che pendeva sulla
sua prima confessione.
Perché mai Sarah sarebbe
dovuta scendere spontaneamente nel garage dove c’era
l’uomo che l’aveva molestata
solo una settimana prima? La
spiegazione è arrivata venerdì:
è stata Sabrina a consegnare la
vittima allo zio carnefice. L’ha
cacciata in trappola. Poi padre e
figlia l’hanno aggredita. Per la
piccolina di casa non c’è stato
scampo. Sarah ha pagato con la
I volti
L’AVVOCATO
Vito Russo
assiste
Sabrina
insieme
alla collega
Emilia Velletri
Sabrina ora è in cella in attesa
dell’udienza di convalida, in
programma domattina. Parla
con i suoi avvocati Vito Russo ed
Emilia Velletri. Continua a giurare di essere innocente. Eppure contro di lei non ci sono solo
le parole del papà assassino. La
sconfessa sua madre quando
racconta quel maledetto 26
agosto. Sabrina sostiene di essere rimasta a letto sino alle
14.28, quando sentì lo squillo di
conferma di Sarah, pronta per la
giornata al mare. Sua madre ribatte che la vide in piedi molto
prima, quando arrivò un sms da
Mariangela, l’amica con cui le
due cugine dovevano andare in
spiaggia.
Nel provvedimento di fermo
spiccano anche le contraddizioni tra i ricordi di Sabrina e
quelli di Mariangela. Il 26 ago-
sto Mariangela sopraggiunse
dinanzi a casa Misseri, in via
Grazia Deledda, pochi minuti
dopo il delitto. Sull’uscio trovò
una Sabrina insolitamente già
pronta. Ma soprattutto molto
agitata che già ipotizzava la
scomparsa della cugina. «Diceva sempre l’hanno presa, l’hanno presa» ha confermato Mariangela ai carabinieri.
Sabrina nega. Dice che era
nel patio. Mariangela racconta
anche di aver fatto due giri con
Sabrina alla ricerca di Sarah e di
essere tornata in via Deledda,
notando le due auto della famiglia Misseri. Sabrina, invece,
esclude che la Seat Marbella del
padre fosse ancora lì. E che il padre fosse ancora in casa. Verità
discordanti, ma i pm non hanno
dubbi. È Sabrina a mentire.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Somiglianze
Per la madre di Sarah,
Concetta, Sabrina
“è come una seconda
Franzoni, non parlerà
mai”. A sinistra, la
donna condannata per
l’omicidio del figlio nel
2002 a Cogne; qui a
fianco, Sabrina Misseri,
accusata di omicidio
IL PM
Mariano
Buccolieri,
il sostituto
procuratore
che segue
il caso
L’intervista
Il giovane sconvolto: “Sembra di stare a Cinecittà, non so più a chi credere”
L’amico Ivano: mentono tutti, brutto film
DAL NOSTRO INVIATO
AVETRANA — «Io le credevo a Sabrina, le sono stato vicino in questi giorni e la consolavo perché
avevo fiducia in lei». Ivano si ferma, si pente di aver usato a quel
modo quel verbo. «Cioè, io ci voglio ancora credere. Ma non so
più che cosa pensare. Io dico solo
che se i Misseri, padre e figlia dav-
vero sono quello che pensano i
magistrati, devono andare a Cinecittà. Sono grandi attori, ma
grandi». Rabbia, delusione,
sconforto. Sono i compagni di
viaggio di Ivano Russo, ventisette
anni, prima operaio, poi pizzaiolo, oggi “quasi” titolare di un autolavaggio. Un ragazzo segnato
dalla lunga storia di sangue e bugie di Avetrana. Ivano si affaccia
dal cancello di casa e non nasconde più la stanchezza. Ma stavolta,
da quel maledetto giorno di agosto, non sa più cosa e chi difendere.
Ivano Russo, lei ha rischiato di
essere incriminato per l’omicidio di
Sarah. Un testimone, considerato
genuino, aveva addirittura immaginato di aver visto la quindicenne
sparire in un’auto dello stesso colo-
re della sua utilitaria. E c’era una
contesa sentimentale tra Sabrina e
Sarah, per lei. Cosa pensa delle accuse che ora travolgono Sabrina?
«Non riuscivo a crederci. Mi sembra tutto un film d’orrore. Ma la verità la voglio sapere tutta, fino in fondo, qualunque sapore abbia. Ne abbiamo tutti il diritto, noi che abbiamo sofferto, che abbiamo rischiato.
E io in particolare».
Fino alla sera che ha preceduto
l’arresto, lei era o in televisione al
fianco di Sabrina a solidarizzare
con lei, oppure a casa a chiacchierare insieme, a farla sfogare. Sa se Sabrina ha chiesto di lei, dal carcere o
dall’interrogatorio?
«Sì, veramente mi ha chiamato
quel giorno sua sorella e mi ha detto
che Sabrina avrebbe voluto parlarmi, incontrarmi».
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AVETRANA — «Sabrina ha cinturato Sarah e l’ha tenuta ferma.
Io le ho messo la corda al collo».
È una confessione shock quella
che ha spalancato le porte del
carcere a Sabrina Misseri. La cugina del cuore di Sarah Scazzi è
in cella da due giorni. Ad incastrarla è stato suo padre. Il destino di Sabrina è cambiato quando Michele Misseri l’ha spostata sul luogo del delitto. Venerdì
mattina lo zio orco è stato accompagnato nel garage in cui il
26 agosto ha ucciso Sarah. Ha
mimato l’assassinio. Ma qualcosa continuava a non tornare.
Le contraddizioni e le illogicità
del suo racconto aumentavano,
invece di diminuire.
Alla fine Misseri ha vuotato il
sacco. Non c’era solo lui in quel
garage mentre Sarah moriva.
vita il segreto che custodiva nel
suo cuore: le morbose attenzioni dello zio Michele. Di cui,
però, deve aver parlato a Sabrina.
Quel segreto metteva in pericolo il buon nome dei Misseri.
Forse c’era anche dell’altro. Un
fatto più grave. L’onore di casa
andava salvato: bisognava tappare la bocca di Sarah. Così lo
zio orco e l’inseparabile Sabrina
hanno tradita Sarah, mossi da
un movente «intrafamiliare»
come lo ha definito il procuratore Franco Sebastio. Lo ha raccontato proprio Michele Misseri. La sua chiamata in correità,
che la procura ora intende blindare ricorrendo all’incidente
probatorio, si è tradotta nelle
accuse di concorso in omicidio
volontario e sequestro di persona anche per la figlia.
la Repubblica
@
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
IN PRIGIONE
Sabrina ha passato ieri
la seconda notte in cella
dopo che venerdì le è
arrivato il provvedimento
di fermo (a sinistra)
I punti
PER SAPERNE DI PIÙ
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■3
L’AMBIENTE
IL MOVENTE
IL RUOLO
LA DINAMICA
Secondo
il procuratore
di Taranto,
Franco Sebastio,
l’omicidio di
Sarah Scazzi è
maturato tutto
nell’ambiente
familiare
Per gli inquirenti
dietro la decisione
di eliminare di
Sarah ci sarebbero
le avance sessuali
di Misseri sulla
nipote e la volontà
di evitare
lo scandalo
Le accuse
di sequestro
di persona
e concorso in
omicidio sono state
rivolte a Sabrina
per il ruolo
attivo che avrebbe
avuto nel delitto
Sarah sarebbe
stata costretta con
la forza a scendere
nel garage dove
è stata uccisa:
a trascinarla giù,
per l’accusa,
sarebbe stata
proprio Sabrina
Il personaggio
“Mi ha incastrato perché è pazzo
deve ripetermi quelle cose in faccia”
Lacuginaincella.GlipsicologidelRis: personalitàdominante
DAL NOSTRO INVIATO
GIULIANO FOSCHINI
AVETRANA — Sul tavolo aveva
queste tre paginette scritte al computer, firmate da due magistrati,
che le dicevano: «Il suo reato è punito con l’ergastolo». E lei davanti
ai suoi avvocati, con un cardigan
rosa fashion, una magliettina grigia a maniche corte, un pantalone
modello jeans che incavolata chiedeva: «Ma cosa ha detto di me la
Palombelli a Quarto grado? E poi
cosa pensano i miei amici? Emilia,
La ragazza insiste:
tutte calunnie,
sono innocente
E la madre le
scrive: io ti credo
Si è chiesto: perché? E soprattutto: ci andrebbe?
«Non lo so, sono molto confuso.
Le risposte non le so più trovare. Avevo una certezza fino all’altra sera…»
Alcune amiche Sabrina dicono
che avevano creduto a Sabrina grazie a lei, Ivano.
«Sa cosa farei adesso se fosse possibile? Addormentarmi e in una sola
“E dire che in
questi giorni stavo
vicino a Sabrina,
avevo fiducia in lei
e la consolavo”
volta cancellare tutto dal cervello e
dagli occhi».
Pensa che sia giusto rimanere e
lottare contro il male, come dice il
vostro don Dario, oppure ha pensato di voltare le spalle ad Avetrana, di
costruire qualcosa lontano?
«Purtroppo sono destinato a rimanere qua».
Perché?
«Mia madre è vedova, ho altri due
fratelli, uno sposato e l’altro pronto a
sposarsi. Avevo deciso di rilevare
l’autolavaggio in cui lavorava mio
padre, ormai mi sono organizzato.
Significa che devo restare qui, a seguire il finale».
(co. sa.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
avvocato, tieni i nomi, per favore,
chiedi a Valentina: voglio sapere
uno per uno cosa stanno dicendo
in questo momento queste persone». Sabrina Misseri è dura come
una roccia. Parla guardando dritto
negli occhi i suoi due legali, Emilia
Velletri e Vito Russo, che alle nove
della mattina di ieri sono entrati
nel carcere di Taranto per parlarle
e capire come fosse andata la notte.
Non crolla, Sabrina. Tamburella le dita sul tavolo della sala conferenze, legge la lettera che le ha
mandato mamma Cosima tramite
i legali dove le dice appunto che in
televisione parlano male di lei ma
che loro sono tutte dalla sua parte,
che lei deve stare tranquilla e che
suo padre, meglio lasciare perdere. Sabrina legge, non piange. E ripete sempre un paio di concetti. Il
primo è: «Sono innocente. Io non
ho fatto assolutamente niente di
quello che mi viene contestato.
Quello è impazzito: ha già ammazzato Sarah che non gli aveva fatto
niente di male, l’ha violata, e ora
vuole uccidere me». Butta frasi del
tipo «Non potrò mai più chiamarlo papà» e chiede: «Fatemelo incontrare, deve dire quelle cose che
ha detto ai magistrati davanti a
me».
L’incontro non ci sarà. I due saranno sentiti separatamente nel
corso dell’incidente probatorio
anche perché – spiega un investigatore – «quella è capace di mangiarselo». Lei aveva capito subito
cosa stava succedendo l’altro pomeriggio, quando l’hanno portata
in caserma ad Avetrana. Tanto che
a metà pomeriggio ha mandato un
sms a sua sorella Valentina: «Papà
mi ha incastrato, è impazzito». I
carabinieri l’hanno visto, si sono
infuriati e le hanno tolto il telefono. Dopo un paio d’ore l’hanno arrestata.
«Ditemi, ditemi – dice Sabrina
ieri mattina in carcere brandendo
le pagine che sancivano il suo arresto – perché io dovrei aver ammazzato Sarah: per Ivano? Ma non
Insieme
Sabrina Misseri è
accusata di aver
sequestrato e ucciso con il
padre Michele (a destra)
sua cugina, Sarah Scazzi
(nella foto le due ragazze
insieme). Per l’omicidio del
26 agosto lo zio si è auto
accusato il 6 ottobre. Ma
venerdì l’uomo ha coinvolto
la figlia Sabrina, che nega
scherziamo. E poi come avrei potuto mai coprire, se mai avessi saputo, un uomo che molestava una
quindicenne? E ancora: qui scrivono che io avrei cinturato Sarah
mentre mio padre da dietro la
Il caso
La rabbia su Facebook: “Marciscano in carcere”
ROMA — Tutti contro Sabrina. Su Facebook si scatena
la rabbia dopo la notizia del suo arresto. Quella foto in cui
Sabrina e Sarah sorridono abbracciate, truccate, apparentemente felici, fa il giro del web e alimenta commenti
e polemiche. Decine e decine i gruppi contro Sabrina Misseri. Alcuni invocano: «Sabrina in carcere per sempre».
Altri insistono: «Adesso speriamo solo che sia fatta davvero giustizia. Lei e suo padre devono marcire in galera».
strozzava: quanti dovevamo essere dietro di lui, ditemelo, Sarah era
piccola piccola, come facevamo a
stare tutte e due contemporaneamente?».
«Sabrina è forte» ripetono i suoi
avvocati. In realtà lo sostengono
anche i carabinieri del Rac, il Reparto analisi criminologiche del
Ris, che hanno trovato la chiave
decisiva per aprire questa storia.
Gli uomini di altissima specializ-
zazione, guidati dal tenente colonnello Giorgio Stefano Manzi, hanno consegnato nelle mani degli investigatori il giorno prima della
confessione di Misseri una relazione di 16 pagine che tratteggiava
i contorni di questa storia. Analizzavano il fuoco nel quale Misseri
aveva fatto trovare il telefonino come un classico elemento evocativo della memoria, giudicavano i
suoi comportamenti istrionici,
anomali (le lacrime facili in televisione per esempio, a dispetto di
una personalità rude) come quelli
tradizionali di un assassinio che
altro non vuole che confessare. In
sostanza inchiodavano Misseri. E
contemporanemante tratteggiavano anche Sabrina: una personalità complessa la sua, «con la presenza di un complesso di segnali –
spiegano i carabinieri-scienziati –
che indicano un modello di perso-
Il profilo tracciato
dai carabinieri:
il suo ruolo a casa
più importante di
una semplice figlia
nalità quasi adulto-morfa».
In sostanza Sabrina è molto più
grande della sua età, ha una personalità dominante anche nei confronti dei genitori: «Nella piramide
familiare occupa una spigolatura,
una posizione, non perfettamente
aderente con una struttura tradizionale». Sabrina è forte. E ora è
anche arrabbiata. In carcere si è
cambiata, ha lasciato quella felpa
anonima, maschile, con la quale è
entrata, si è quasi offesa quando le
hanno ordinato di togliere i lacci
delle scarpe, ed è pronta tranquillamente a uscire dall’isolamento e
a incontrare gli altri detenuti.
Non può leggere giornali e vedere la televisione. Suo padre è
nello stesso complesso, con un
maglione verde, guardato a vista
24 ore su 24 e imbottito di psicofarmaci. Qualche giorno fa era stata lei a portargli il cambio e i venti
euro per comprare schiuma da
barba e lamette. «Non mi ci fate
pensare». Pensa invece al complotto, tanto che insieme con i suoi
avvocati hanno studiato un articolo di giornale di qualche giorno fa
quando veniva raccontato cosa
sarebbe potuto succedere, «ed è
incredibile – dice l’avvocato Velletri, certa più di ogni altro dell’innocenza di Sabrina – come sembra la
sceneggiatura di un film: ripercuote tutto quello che è accaduto,
con il padre che ritratta la versione
iniziale e poi la incastra». Emilia è
una donna. Ed è a lei che Sabrina
sussurra un’esigenza, poi soddisfatta: le hanno tolto il reggiseno
quando è entrata perché aveva i
ferretti. Così non può stare. «Avvocato, l’Auchan è vicino non è che
me ne vai a comprare un altro?».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
la Repubblica
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
L’OMICIDIO
CRONACA DI AVETRANA
■4
La famiglia
LE DUE MADRI
A sinistra, Concetta
Serrano Spagnolo, la
madre di Sarah. A destra,
Cosima Spagnolo,
sorella di Concetta
e madre di Sabrina
Quella madre sola nella casa del delitto
“Adesso verranno a prendere anche me”
(segue dalla prima pagina)
DAL NOSTRO INVIATO
CONCHITA SANNINO
OLO perché il gattino apparteneva al mondo degli affetti
di Sabrina Misseri; lo hanno
fatto trovare sul marciapiedi vicino alla casa con un colpo vibrato
alla gola, sanguinante. È stato salvato in extremis da Lyala De Nigro,
una amica di Sabrina, e da un altro
gruppetto di ragazzi che addirittura hanno paura «per quello che potrebbe capitare a lei una volta uscita, se uscirà».
A pochi metri di distanza si consuma la disperazione di una madre, Cosima, blindata in casa, una
matriarca di poche parole alle prese con troppi fantasmi, che esorcizza il dolore fissando negli occhi
i suoi avvocati: «Michele me lo
possono anche abbandonare in
una cella per sempre. Ma Sabrina
non c’entra, devono crederle. O
sono io la prossima, come mormora il paese? In fondo sono la
moglie di Michele, la madre di Sabrina. Verranno a prendere me,
adesso? Quante ore vogliono tenermi sotto torchio? Michele ci sta
uccidendo tutti quanti, uno dopo
l’altro».
Un buio filtrato soltanto, e ancora una volta, dal silenzio dolente del padre di Sarah, ieri sera di
nuovo in prima fila alla messa in
suffragio della sua piccola, nella
chiesa di Santa Croce. Giacomo è
un uomo sfigurato, mormora secco: «Perché, Sabrina. Mi dicessero
perché. Non capisco». Ancora una
volta appare lontano da sua moglie Concetta che invece è in credito di perdono, di comprensione, di
candore: «Quella non confesserà
mai, è come la Franzoni».
Nel “paese delle meraviglie”
che si sta sgretolando, una madre
mette in conto anche di essere
portata via all’improvviso, come
Cosima, fosse anche solo una parola detta per sfida. Contempla di
passare per le strettoie di un interrogatorio che, molto probabilmente, non ci sarà: perché la legge
italiana custodisce il segreto di famiglia senza rubricarlo come “favoreggiamento”. Ora è sceso il silenzio più pesante su casa Misseri,
la villa continuamente penetrata
da telecamere e incontri, domande e curiosità, in gran parte solleci-
S
tate o accettate. Teste basse, oggi.
E due donne sole, contro tutto: Cosima e Valentina. La prima ha
scritto una lettera in carcere alla figlia: «Non mollare, ti vogliamo bene, devi avere fiducia, devi sempre
dire la verità, devi ricordarti i momenti felici trascorsi con i tuoi affetti, il paese sta con te», e non im-
porta se non c’è più paese intorno
ai “cattivi”. Valentina, la sorella
maggiore, non è meno decisa nella difesa a oltranza di Sabrina. «Mia
sorella non sarebbe mai stata capace di una tale abnormità, mia
sorella che io ho visto disperarsi
durante le vane ricerche di Sarah
ha sempre detto le stesse cose».
Il caso
“Michele lo
possono lasciare
in cella per sempre
Ma Sabrina no,
lei non c’entra”
E anche Valentina
difende a spada
tratta la sorella:
non può essere lei
il secondo mostro
L’intervista
Eppure Valentina non dice perché, in una delle intercettazioni in
mano alla Procura, affidò alla madre un dubbio innocente: come
mai Sabrina è convinta che c’entri
papà? Valentina non vuole entrare
nel merito, però prova a fare l’avvocato del diavolo: «Se fosse vera
questa atrocità, mia sorella e mio
Da Matrix a Quarto grado, ascolti record in tv
ROMA — Record storico per “Matrix” che nella puntata di venerdì, in diretta da Avetrana, ha ottenuto il
42,05% di share con 2.818.000 telespettatori, risultato mai raggiunto da quando esiste la trasmissione.
Alessio Vinci ha raccontato in diretta i primi particolari del fermo della cugina di Sarah, Sabrina, accusata
di sequestro di persona e concorso in omicidio. E su
Retequattro, venerdì in prima serata, “Quarto grado”
condotto da Salvo Sottile è stato visto da 4.665.000
telespettatori totali con uno share del 18,33%.
Valentina Misseri
Niccolò Ammanniti: “Ricorda il paese di Io non ho paura, ma qui lo show nasconde l’origine del male”
“Ad Avetrana l’orrore è un reality
neanche nei miei libri scene così”
DARIO PAPPALARDO
SCRITTORE
ROMA — «Per capire storie come quella del delitto di Sarah, non bastano i resoconti di psicologi e criminologi, che si limitano ad analizzare la fine della vicenda. Ci vorrebbe un narratore capace di raccontare l’origine di tutto e
mettere insieme le soggettive dei singoli protagonisti, forse partendo addirittura da quando la ragazza è nata». Secondo lo scrittore Niccolò Ammaniti, per provare a spiegare quello
che è accaduto ad Avetrana, occorrerebbe tornare all’inizio, ricostruendo le dinamiche della realtà grazie ai meccanismi della narrazione.
Avetrana ricorda il paese del suo romanzo
Io non ho paura ...
«È vero, ma nel libro non ho mai raggiunto
quell’efferatezza».
Che cosa pensa di questa vicenda?
«Posso dare solo una risposta da scrittore. La
letteratura si mette nei panni delle persone
senza giudicare e fornisce per questo un quadro più chiaro delle condizioni in cui l’orrore
matura. Penso al lavoro fatto da Truman Capote in A sangue freddo. Oggi, invece, nelle
analisi di questi casi non si ripercorrono le tappe della crescita del male. Ci si interroga solo
sugli aspetti emotivi. Prevale una realtà bidimensionale in cui viene appiattita la vicenda
con i commenti degli esperti che parlano di
“gelosie” e “sensi di colpa” nei salotti televisivi. È troppo poco».
Da un lato c’è un contesto rurale. Dall’altro
gli stessi protagonisti, cresciuti in quel contesto, sono consapevoli dei mezzi della postmodernità: telecamere, social network ...
Niccolò
Ammaniti ha
ambientato in
un paesino
della Puglia il
romanzo del
2001 “Io non
ho paura”
«L’idea che l’utilizzo dei media ci trasformi
tutti in persone consapevoli è pura utopia. In
questo caso, i vecchi “valori” di un mondo
chiuso si sono incredibilmente conciliati con i
mezzi della postmodernità. Si sta su Facebook,
ma non ci si esprime veramente: le avance subite in casa vengono nascoste comunque. Si
cela il male, ma ci si lascia intervistare tranquillamente davanti alle telecamere».
L’efferatezza del delitto passa in secondo
piano rispetto alla dimensione della messinscena e del reality.
«Periodicamente in Italia si accendono i riflettori di un reality show. A Perugia, a Garlasco, ad Avetrana, si apparecchia la tavola, si
chiamano gli esperti. I conoscenti di vittime e
assassini che vengono intervistati non sanno
se essere più contenti di entrare nel circo mediatico o più dispiaciuti dell’orrore. Quello che
manca sempre è la comprensione dei fatti.
Bollare tutti come “mostri” non aiuta a capire
cosa scatta nella mente di chi uccide».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
padre si sarebbero smentiti a vicenda con la storia delle telefonate sul cellulare di Sarah. Cosa ci sarebbe stato di meglio che, essendo
complici, mettersi d’accordo sulla
ricostruzione, sugli alibi, sui tempi
e i modi della scomparsa?» No,
non può essere Sabrina il secondo
mostro di Avetrana.
Eppure, la villa in fondo a viale
Deledda è diventata meta di un
pellegrinaggio spregiudicato.
«Guarda qui — fa una donna anziana indicando la residenza dei
“mostri” a sua figlia e sua nipote,
immobile dinanzi all’ingresso —
Hanno fatto tanti sacrifici per mettere su la proprietà, cosa resterà di
tutto questo, adesso?». Passa una
ragazza che fa la foto con il cellulare, passa una famigliola con i visi tirati e gli occhi fissi per un quarto
d’ora sul portellone del garage degli orrori, passano indifferenti comitive di ragazzi nella Cogne circondata di ulivi e sgomento. Proprio Sabrina, sembra, lo aveva intuito poche ore prima di essere
portata via dagli inquirenti. E alla
sorella Valentina che le rassicurava, «verrete a Roma con me, ce ne
andremo via di qua per un po’», Sabrina aveva risposto davanti alle
amiche: «Andare via di qua? Guarda che al ritorno non ci farebbero
trovare neanche la casa». Proprio
l’altra sera, in quella villa, Sabrina
selezionava con Lyala, con Ivano
ed altre compagne il brano musicale da citare sull’immaginetta in
preparazione per Sarah. La scelta
era caduta sul più amato di Avril
Lavigne, “Alice in Wonderland”.
Dicono che Sabrina sia trasalita
quando ha tradotto i primi versi,
sembrava che le parlasse Sarah:
«Inciampando, girando vorticosamente sono sottoterra, sono caduta», è l’incipit della canzone che
la quindicenne canticchiava mentre andava incontro alla morte.
«Così — racconta Lyala — abbiamo preso l’ultima strofa. Dice: “Io
me la caverò, non provate a fermarmi, io sopravviverò quando il
mondo cadrà in pezzi”».
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REPUBBLICA.IT
Video sul sito:
la conferenza
stampa degli
inquirenti dopo il
fermo di Sabrina
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la Repubblica
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
ECONOMIA E POLITICA
■6
La Fiom riempie piazza San Giovanni
Landini e Epifani: “Ora sciopero generale”
Nessun incidente a Roma. Insulti e cori contro Bonanni
LUISA GRION
ROMA — Piazza piena, niente
scontri. I timori della vigilia si
sono dimostrati del tutto infondati: ieri la manifestazione voluta dalla Fiom-Cgil in difesa
«del lavoro, dei diritti e del contratto», ma anche «della legalità
e democrazia» è filata liscia come l’olio. Due cortei che hanno
attraversato senza danni la città
e una piazza colma all’orlo: le
tute blu non hanno voluto dare
numeri («contateci voi» ha detto dal palco il leader Maurizio
Landini), ma San Giovanni piena contiene 150 mila persone e
molti non sono riusciti ad arrivarci. C’è chi azzarda un stima
di 300 mila, ma per la questura
la cifra scende a 80 mila: certo è
che - guerra dei numeri a parte i centri sociali, gli «stranieri», i
«violenti» di cui aveva parlato il
ministro Maroni ieri non si sono
fatti sentire.
Hanno sfilato invece operai
provenienti da tutta Italia (Pomigliano e Termini Imerese in
testa, ma anche Marelli e Marcegaglia e i dipendenti dell’ex
Eutelia), molti studenti, agricoltori dietro ad un trattore
contro «la globalizzazione che
uccide il mercato», ferrovieri
dietro ad una mini-locomotiva
che avanzava fra i petardi rosa,
tante bandiere rosse e davvero
poche del Pd.
C’era l’Italia dei valori e c’erano i Viola. C’erano femministe e
bande di paese, immigrati in
corteo dietro allo striscione
«mai più servi», molti palloncini e molti slogan alcuni per
remo». Prima però ci sarà la manifestazione del 27 novembre
«poi continueremo», tenendo a
mente che «lo sciopero generale non è l’unica arma e va usato
con intelligenza, facendo proposte». Ora, ha detto, va chiarito che «ci sono diritti che non sono disponibili», che la Cgil «non
lascerà sola la Fiom in questa
battaglia: qualche volta abbia-
Europa si battono e scioperano
tutti e qualcuno da noi non lo fa»
ha detto riferendosi a Cisl e Uil.
Ancora più diretto Landini :
«Ci descrivono come quelli capaci solo di dire no, ma quando
si vogliono cancellare i diritti, il
contratto e la dignità delle persone diremo sempre di no». E
davanti alla piazza piena «forte,
democratica e pacifica» ecco la
stoccata «ai ministri che dicono
castronerie e che possono farlo
perché noi garantiamo a tutti di
esprimere il proprio pensiero».
Per Sacconi parole durissime:
«Quando addirittura si arriva ad
invocare il morto come un ministro della Repubblica ha fatto,
siamo di fronte ad una irresponsabilità totale».
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Le storie
LA TUTA BLU
L’IMPRENDITRICE
L’IMMIGRATO
LA DISOCCUPATA
IL FERROVIERE
LA FAMIGLIA
Quattro figli e
un lavoro alla
Magneti Marelli
da 1.400 euro
al mese. Nunzio
Quarta è
in piazza «contro
il precariato»
Giovanna
Capriulo è
un’imprenditrice
agricola di
Taranto. “La
difesa del
lavoro non ha
colore”
Mohammed
Elhaga, egiziano:
“A Brescia siamo
in 500: saldatori,
colf, muratori,
tutti lavoriamo in
nero. Io da otto
anni”
Nunzia Giordano
arriva da Napoli
“Siamo
senza lavoro e
ora ci hanno tolto
anche il sussidio
di 500 euro al
mese”
Dante De Angelis
è macchinista
ferroviere “ma
quello che
succede a
Pomigliano
riguarda tutto il
paese”
Antonella
Pannucci è in
piazza con i due
figli e il marito
“Chi pensa di
escludere i
lavoratori fa un
grave errore”
Il racconto
Il leader dei
metalmeccanici:
“Irresponsabile
Sacconi quando ha
invocato il morto”
niente teneri verso la Cisl e la
Uil. Se la giornata uggiosa ispirava ai più tranquilli la rima
«con la pioggia e con il vento il
corteo non è violento», i versi
dedicati a Bonanni e Angeletti
andavano dal «venduti» all’«infame maggiordomo» e al «sei un
uovo marcio» stampati su cartelloni sotto alle loro immagini.
Per il leader della Cisl, in particolare, sono stati stampati finti
biglietti da 50 euro con la scritta
«Il denaro è un buon servo e un
cattivo padrone». Pupazzi per
Berlusconi e Bossi e un finto
Marchionne con il cartello:
«Dittatore dei lavoratori la Fiom
ti schifa».
Ma in realtà le due parole urlate più forte e più volte, sono
state «sciopero generale»: ritmate a pugni chiusi sotto la bandiere dei «Red block» e scritte a
caratteri cubitali su uno striscione sventolato sotto il palco.
Richiesta subito accordata
dal segretario generale della
Fiom Landini («è necessario arrivarci») e poi confermata anche da Guglielmo Epifani, che
ieri ha tenuto il suo ultimo discorso (il 3 novembre il sindacato «incoronerà» Susanna Camusso). Parlando davanti al
mare di caschi rossi della Fiom
che lo incalzava il leader della
Cgil alla fine ha precisato che sì,
«in mancanza di risposte lo fa-
mo discusso, ma abbiamo sempre fatto valere l’unità». Prima
di tutto però «la politica economica deve cambiare - ha detto il Paese sta rotolando, il governo
lo ha umiliato, serve un cambiamento profondo». Palazzo Chigi «ha fatto poco e male, ha diviso i sindacati« ma «la Cgil non è
isolata. Semmai è qualcun altro
che deve interrogarsi perché in
La prova di forza delle tute blu
“Noi pacifici ma arrabbiati
tra tagli e redditi ridotti a metà”
Dagli operai Fiat all’Omsa ai portuali
(segue dalla prima pagina)
PAOLO GRISERI
ELLA giornata l’unico attimo di tensione è il tentativo, presto abortito, di un
gruppetto di cinquanta militanti
dei giovani comunisti e altre sigle
minori di contestare ancora una
volta Epifani sotto il palco. Ma
l’unico vero neo del pomeriggio
sono stati gli insulti pesanti, gli
sberleffi e gli slogan contro il segretario della Cisl («Abbiamo un
sogno nel cuore, Bonanni sul
trattore»). Questo, del resto, passa il convento dell’unità sindacale quando, come denuncia Giovanni Barozzino guidando lo striscione dei licenziati di Melfi, «c’è
anche chi gioisce perché la Fiat
non ci ha reintegrati sul posto di
lavoro».
Sotto i platani di viale Aventino
come sotto gli ippocastani di via
Merulana, i due cortei avanzano
senza intoppi, protetti da un folto servizio d’ordine, primo, evidente, frutto, della collaborazione da tra Cgil e Fiom. I rischi maggiori possono venire dal corteo di
piazza della Repubblica, che infatti si mette in moto dopo per poter giungere di fronte al palco
quando la piazza è già riempita
dai metalmeccanici partiti da
Ostiense. Una precauzione che si
rivelerà per fortuna inutile. Gli
N
I LEADER
GLI STRISCIONI
Il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, tra il leader della
Fiom Maurizio Landini (alla sua sinistra) e Giorgio Cremaschi
In corteo e sul palco gli operai hanno sorretto pannelli
con le parole “legalità”, “democrazia”, “diritti”, “lavoro”
striscioni portano i nomi della
crisi economica italiana: dalla
Fiat alla Omsa passando per i
portuali di Genova e il distretto
metalmeccanico bolognese.
Fabbriche in ristrutturazione e
aziende che sopravvivono con la
cassa integrazione che dimezza i
redditi. Più che dalle contrapposizioni tra sindacati è in quella
crisi che si alimenta la rabbia dei
metalmeccanici che sfilano per le
strade di Roma. Christian arriva
da Torino: «Non mi spaventa il
fatto che i sindacati abbiano punti di vista diversi. Vorrei però avere voce in capitolo in caso di accordi separati. Non mi piace che
tutto passi sopra la mia testa».
Il nodo della democrazia sindacale è uno dei punti di divisione tra Cgil, Cisl e Uil. Ed è una del-
le battaglie comuni di Cgil e Fiom,
come quella sulla difesa dei diritti in fabbrica. Dal palco di piazza
San Giovanni Landini ed Epifani
chiedono «regole certe, una legge
C’è anche una
proposta per
uscire dall’angolo:
un unico contratto
per i lavoratori auto
per stabilire che un accordo è valido quando ha l’assenso della
maggioranza dei lavoratori interessati. Non si fanno i referendum solo quando si è sicuri di vincerli». Landini propone «un contratto unico per tutti gli addetti
dell’industria» e «lo sciopero generale» a difesa dei contratti nazionali di lavoro. Epifani concede
lo sciopero generale «se dopo la
manifestazione del 27 novembre
non avremo ottenuto risposta»,
una formula che ricalca l’ordine
del giorno dell’ultimo direttivo
della Cgil. Poi ricorda agli assaltatori delle sedi Cisl che «una sede
sindacale non appartiene ai segretari generali ma ai tanti lavoratori che con sacrificio hanno
difeso le lotte di quel sindacato»
Sotto il palco, mentre si spengono gli ultimi echi del comizio, si
prova a tirare le fila della giornata. La Fiom, anche grazie alla presenza delle altre categorie della
Cgil e di nutrite rappresentanze
dei partiti del centrosinistra, ha
certamente vinto il confronto
numerico con Cisl e Uil che avevano manifestato il 9 ottobre in
piazza del Popolo. E ha dimostrato di poter mobilitare una vasta
parte del centrosinistra, da Di
Vinta la sfida
numerica con Cisl
e Uil. L’ultimo
comizio da leader
di Epifani
Pietro a Vendola, a parti consistenti del Pd fino a Rifondazione.
Forse il collante più potente dopo
l’antiberlusconismo. Ma come
utilizzare questa forza? Problema che dovranno risolvere insieme Maurizio Landini e Susanna
la Repubblica
@
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
Le reazioni
PER SAPERNE DI PIÙ
www.cgil.it
www.fiom.it
■7
Bersani: il governo ascolti la voce pacifica di questi lavoratori. Poche bandiere Pd, trionfa Vendola
Casini: ma chi ha manifestato
è fuori dalla alternativa riformista
GIOVANNA CASADIO
ROMA — Non c’era al corteo
Fiom, ma ci sarà Pier Luigi Bersani a «una prossima manifestazione unitaria». Rilancia il segretario
del Pd. Dice che vuole scrollarsi di
dosso «le strumentalizzazioni» di
chi lo tira a destra e chi a sinistra.
Pier Ferdinando Casini ad esempio, critica la presenza del Pd in
piazza (sia pure in ordine sparso)
come «una grave contraddizione
da risolvere». Il leader dell’Udc attacca: «Con il cuore democratico
rispetto quella piazza non violenta. Ma con la testa dico chiaramente che chi è in quella piazza è
fuori da un disegno riformista alternativo a Berlusconi. Il Pd non
ha ancora risposto a questa contraddizione e deve farlo presto».
Bersani non ci sta. Anche se evita polemiche dirette. Si limita a
una nota in cui dichiara: «L’unità
IL CORTEO
La protesta delle tute blu
ha attraversato ieri
il centro di Roma
senza alcun incidente
GLI INSULTI
Cartelloni di insulti contro il leader della Cisl,
Raffaele Bonanni, definito “Infame maggiordomo”
Camusso, destinata nelle prossime settimane a succedere a Epifani.
Ognuno per la sua parte, naturalmente. Landini e il gruppo dirigente della Fiom provando a
uscire dall’angolo nella trattativa
con Fiat e Federmeccanica. Un
primo tentativo lo compie il nuovo responsabile auto della Fiom:
«Non sarebbe uno scandalo - dice Giorgio Airaudo - pensare a un
unico contratto per tutti i lavoratori dell’auto. Se Confindustria è
disposta ad accettare che non sia
sostitutivo del contratto nazionale ma di quelli aziendali, possiamo parlarne».
A Camusso toccherà invece
raccogliere l’eredità di Epifani
che ieri sera le ha consegnato una
piazza unita nonostante le stori-
che distanze tra i gruppi dirigenti
dei metalmeccanici e della confederazione: «In questi anni abbiamo avuto momenti di scontro
e di dialettica - ha detto un commosso segretario della Cgil alla
piazza dei metalmeccanici - ma
questo dimostra che il pluralismo è la vera forza della nostra organizzazione. È per me un grande onore chiudere il mio mandato in questa piazza. Abbiamo bisogno di tenere unita la Cgil».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
REPUBBLICA.IT
Video e foto dalla
manifestazione
della Fiom
a Roma
del mondo del lavoro è un’energia
indispensabile per costruire
un’alternativa di governo che
davvero metta al centro delle politiche economiche l’occupazione
che è l’assoluta priorità del paese.
Bisogna ascoltare la voce pacifica
dei lavoratori - aggiunge - Chi è al
Boccia,
democratico
vicino a Letta:
tanti intellettuali
milionari in corteo
governo non accenda fuochi, lavori per unire non per dividere».
Bindi replica a Casini: «Costruire
alternativa a Berlusconi senza
questa piazza è illusorio». E se nel
corteo di ieri le bandiere dei Democratici si contano sulle dita del-
le mani (il partito non ha aderito
formalmente ), chi le sventola si
sfoga: «Però qui c’è soprattutto
popolo Pd». Il segretario ha mandato il suo “pupillo”, Stefano Fassina («Sacconi talebano contro i
diritti dei lavoratori»): ma chi lo
conosce. «Mancano i big e il Pd dovrebbe avere più coraggio», incalza Vincenzo Vita. E Ignazio Marino, altro democratico presente
rincara: «Mi chiedo perché il Pd
non è in piazza». Fin troppo ce n’è
di Pd per Francesco Boccia, democratico vicino a Enrico Letta.
Boccia alza il tono della polemica:
«Sono nauseato dalle finzioni, il
corteo è pieno di intellettuali milionari, ex deputati con vitalizio e
politici che, dopo la passerella davanti alle tv, tornano a casa in auto blu. Una manifestazione va
ascoltata non utilizzata». Sollevazione tra i democratici al corteo.
Sergio Cofferati gli dà l’altolà:
«Non è accettabile, Boccia non insulti chi manifesta». Meta contrattacca: «Fa il guardiano di una linea
politica che non è del Pd». «Una
caduta di stile» per Matteo Orfini.
La piazza è per Nichi Vendola
che si fa un pezzo del corteo con i
lavoratori di Pomigliano, un altro
con quelli dell’Eutelia, abbraccia
anche Paolo Ferrero, il leader del
Prc da cui si è staccato per fondare
“Sel”. Gli gridano “Vai Nichi”, “Sei
il migliore”. E lui: «Qui, oggi, si è
aperto il cantiere dell’antiberlusconismo; il lavoro sia tema centrale della politica». C’è l’Idv e Di
Pietro che afferma: «Con i lavoratori “senza se e senza ma”. Delinquente è chi non ascolta la piazza»; e al Pd: «Non ci vogliono capitan Tentenna». Casini: «Di Pietro e
Grillo populisti, stimo Vendola».
Per Diliberto (Pdci): bene lo sciopero generale.
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la Repubblica
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
@
ECONOMIA E POLITICA
PER SAPERNE DI PIÙ
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www.lavoro.gov.it
■9
“Non mi piego, è in ballo la libertà”
Marcegaglia sui dossieraggi. “Il conflitto sociale è un forte rischio per il Paese”
DAL NOSTRO INVIATO
PRATO — «É in ballo la libertà
stessa», dice Emma Marcegaglia
a metà del suo intervento davanti ai piccoli imprenditori di Confindustria riuniti a Prato per il loro tradizionale forum annuale.
Mezz’ora o poco più dura il suo
discorso: il più difficile da quando, due anni, fa è stata eletta, prima donna nella storia, alla guida
degli industriali. Trattiene con
fatica la commozione quando i
colleghi imprenditori l’accolgono con una lunga standing ovation. Ma poi parla senza reticenze. All’attacco di un «teatrino
mediatico» che le fa letteralmente «schifo»; dei «veleni» che portano ad «accuse infamanti». E
anche di un contesto nel quale ritorna minaccioso l’uso della violenza verso cui non è ammissibile alcun «giustificazionismo».
Poi, avverte: «Non mi piegheranno, perché non sono ricattabile».
Certo non sembrava di essere
a un convegno confindustriale
ieri a Prato tra le classiche grisaglie e qualche tailleur blu. Il Pil, la
crescita, la competitività, la globalizzazione, le riforme, le tasse:
tutti relegati a fare da comparse.
Perché quella di ieri era la prima
uscita pubblica di Emma Marcegaglia dopo il nuovo capitolo relativo alle registrazioni delle telefonate tra il suo ormai ex portavoce e un giornalista di Panorama (successive a quelle tra lo
stesso portavoce e il vicedirettore de il Giornale), con allusioni
improprie, tra l’altro, al rapporto
tra Confindustria e il governo. Il
tema centrale, ieri, era questo.
Che ha compattato gli industriali ma li ha anche resi più vulnerabili di fronte alle minacce di
dossieraggi. Clima di veleni, appunto. «Una cortina fumogena
che tenta con la sua nebbia di investire Confindustria» e che si sta
appropriando della vita pubblica trasformandola così in «una
maionese impazzita», parole
della Marcegaglia che rivendica
per gli industriali «totale autonomia e indipendenza». Faceva
impressione ascoltare la numero uno degli industriali italiani:
«Qui è in ballo la libertà stessa.
Rischiamo che si comprometta
la libera formazione delle convinzioni di ciascuno, del mecca-
nismo essenziale alla base della
democrazia. Se non possiamo
più discutere, non possiamo più
dissentire in modo democratico,
questo rischia di essere un passaggio molto problematico per il
nostro paese».
E’ come se ci fosse una tenaglia che sta per chiudersi sull’Italia: da una parte una politica di
veleni, dall’altro il ritorno della
violenza. «Bisogna moderare i
toni o si rischia una spirale di violenza, diffondere un clima di
conflitto sociale sarebbe molto
grave». A osservare, interessati e
cinici, i mercati. «Entrare nel loro mirino significherà compromettere tutti gli sforzi che abbiamo fatto», sostiene Marcegaglia.
Sì, ci sono anche i numeri nell’appassionato discorso della
presidente confindustriale. Ci
sono i numeri della Germania
Le frasi di Emma
Pericolo reale
Se non possiamo più
dissentire, questo
rischia di essere un
passaggio molto
problematico
per tutti noi
Rinaldo Arpisella
Arpisella lascia
viale Astronomia
e torna in azienda
Cortina fumogena
Una cortina fumogena
tenta di investirci. In
questo contesto di odi e
veleni, rischiamo
di entrare nel mirino
dei mercati
ROMA — Rinaldo Arpisella non sarà più il portavoce di Emma Marcegaglia in Confindustria.
«La decisione è stata
presa di comune accordo con me — ha detto la
Marcegaglia —. Arpisella tornerà a occuparsi a tempo pieno dell’azienda, che è in espansione». Questa decisione segue le polemiche
degli ultimi giorni. Arpisella era stato protagonista prima nelle intercettazioni che hanno
portato all’inchiesta per
un presunto dossier costruito dal Giornale
contro la Marcegaglia e
poi nella telefonata a un
giornalista di Panorama
su un servizio relativo al
gruppo Marcegaglia.
Sacconi: “A Roma
una minoranza radicale
inadatta a governare”
MARCEGAGLIA
E SACCONI
Il ministro: la dirigenza del Pd dipende dalla piazza
PRATO — Ministro Sacconi, il segretario della Fiom Landini l'ha
accusata dal palco di San Giovanni
di “aver evocato il morto”. Lei alcuni giorni fa invitò proprio la sinistra radicale a non aspettare il
morto prima di condannare con
assoluta fermezza gli atti di violenza nei confronti delle sedi della Cisl. Cosa risponde a Landini?
«Che la sua è un'indegna deformazione di quanto ho detto. Ho solo segnalato una deriva sempre
possibile in un Paese che ha conosciuto, unico nel mondo industrializzato, quarant'anni di violenza
politica. La mia era una considerazione fatta in relazione agli assalti
contro le sedi della Cisl, non c'entrava nulla con la manifestazione
della Fiom. Dunque ribadisco che
qualora sottovalutassimo le offese
alle persone e alle cose ci potrebbe
essere una involuzione ancora più
grave».
Pensa che siamo prossimi a una
nuova ondata di violenza politica?
«Sono gli atti di violenza politica, di intolleranza politica che possono incoraggiare derive peggiori».
Maroni aveva lanciato un al-
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il caso
L’intervista
DAL NOSTRO INVIATO
ROBERTO MANIA
(+3,5 per cento la crescita, 3 per
cento il deficit nel 2011) oppure
quelli della Polonia (Pil a + 3,4 nel
2010) che mettono solo invidia di
fronte alla nostra staticità. Chiede tagli la Confindustria. Tagli alla spesa corrente, tagli agli acquisti della pubblica amministrazione che valgono 120 miliardi di
euro.
(r.ma.)
Il leader di
Confindustria e il
ministro del Welfare
Landini
L’unità sindacale
Il Testo sui lavori
Landini ha fatto una
indegna deformazione
delle mie parole:
parlavo di rischio morto
per gli assalti alla Cisl
non per il corteo Fiom
Come può Epifani
auspicare l’unità
sindacale partendo
dal presupposto che
Bonanni e Angeletti
sono servi del governo?
Cercherò di stabilire un
Testo unico sui lavori
col massimo consenso
Ricordo che nel 1970 lo
Statuto dei lavoratori fu
varato senza Pci e Cgil
larme sul rischio infiltrazioni nella
manifestazione della Fiom. E’ stato un allarme esagerato visto che
non ci sono stati incidenti?
«Devo ritenere che il ministro
Maroni avesse gli argomenti per
paventare tensioni da parte di ambienti dell'estremismo che avevano dichiarato di voler partecipare.
Ho sempre pensato che sarebbe
stata importante una leale collaborazione tra lo Stato e gli organizzatori. Ritengo che questa collaborazione ci sia stata».
Il governo terrà conto delle richieste arrivate dai metalmeccanici?
«E’ stata una piazza politica più
che sindacale. Una piazza nient'affatto interessata a fare accordi visto
che ha considerato la Cisl e la Uil alla stregua di avversari, quasi più del
governo. Che avrebbe, a sua volta,
la colpa di assecondarle se non addirittura di orientarle. E' evidente
che questa specifica accusa al governo è un'ulteriore offesa a Cisl e
Uil e alla loro capacità di soggettività sindacale. Mi chiedo come possa Guglielmo Epifani, in particolare, rinunciare a interrogarsi sulle
sue responsabilità in relazione alla
rottura con Cisl e Uil, quanto meno
in termini di concorso di colpa, ri-
REPUBBLICA.IT
Video. Emma
Marcegaglia:
“Non mi piego
ai veleni,
Confindustria
autonoma”
solvendo tutto con l'idea di un governo così potente da dividere il
sindacato».
Insomma il governo ignorerà la
piazza?
«Ripeto: è stata una manifestazione che non ha indicato un percorso sindacale per il superamento
delle divergenze sindacali. Al contrario ne ha esaltato le differenze.
Ma come si possono incoraggiare
gli accordi partendo dal presupposto che Bonanni e Angeletti siano
“servi dei padroni e del governo”?
Ammetterà che neanche la manifestazione di una settimana fa di
Cisl e Uil fosse all'insegna dell'unità sindacale.
«Quella è stata una manifestazione molto serena e positiva senza
alcuna criminalizzazione della
Cgil. A San Giovanni, invece, si è vi-
sta un'opposizione politica e sociale radicale che in Italia è più numerosa di quanto sia in altri paesi industrializzati. La spiegazione sta
nel fatto che da noi c'è stato il più
grande Partito comunista d'occidente».
Secondo lei, nell'anno 2010,
c'erano in piazza gli eredi del Partito comunista?
«C'era un pezzo di quella storia
che, tuttavia, ha la forza di condizionare fortemente il gruppo dirigente del Pd. Potremmo dire che la
piazza era certamente indipendente dal Pd; ma il gruppo dirigente del
Pd non è altrettanto indipendente
da quella piazza. D'altra parte l'attuale leadership del Partito democratico rifiuta l'idea, che pure Veltroni aveva assunto, di poter avere
un avversario a sinistra. In sintesi:
quella piazza e chi si fa condizionare da essa è inadatto a governare la
complessa transizione di una società di tradizionale industrializzazione come la nostra. Da qui una
conseguenza: la manifestazione
dimostra l'importanza dell'unità di
tutti i moderati e di tutti i riformisti».
Sta suggerendo una scissione
nel Pd?
«Sono assolutamente certo che
coloro che si sentono alternativi a
quella piazza debbano ritrovarsi.
Vedo un Pd incapace di sottrarsi ai
radicalismi: da quello etico, a quello sociale, a quello giustizialista».
Scriverà lo Statuto dei lavori
senza l'accordo con la Cgil?
«Cercherò di costruire un Testo
unico sui lavori con la massima
condivisione. Dopodiché ricordo
che nel 1970 lo Statuto dei lavoratori fu approvato senza il Pci e senza la
Cgil».
Lei si considera un ministro
neutrale?
«Sono un ministro che ha le proprie convinzioni ma che negozia in
modo aperto alla ricerca del massimo consenso possibile. In questi
due anni abbiamo compiuto ogni
atto con il consenso di tutte le organizzazioni sociali tranne la Cgil».
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la Repubblica
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
IL
GOVERNO
ALLA PROVA
POLITICA
INTERNA
■ 10
Fini attacca: la legge è uguale per tutti
Calderoli lancia il “patto del trampolino”
Bondi contro Frattini: democratizzeremo il nostro partito
ALBERTO D’ARGENIO
ROMA — Dopo il predellino ecco
«il patto del trampolino», indispensabile per lanciare il governo
verso la fine della legislatura: «Devono incontrarsi Berlusconi, Bossi e Fini» per risolvere i problemi
della maggioranza, altrimenti
meglio «staccare la spina» e «andare alle elezioni». La proposta è
firmata dal ministro leghista Roberto Calderoli, che cala il Carroccio nelle vesti di mediatore e torna a dire che il predellino «è stato
un errore». Per poi agitare lo spettro leghista sulle elezioni anticipate: «O si va al voto o si fa un accordo che vada oltre i cinque punti» perché i problemi tra i due
“contendenti”, Fini e Berlusconi,
sono «personali e non politici».
Certo è che il presidente della
Camera torna a punzecchiare il
premier su giustizia e legalità («è
un momento per essere liberi»). A
Locri, il giorno dopo la deflagrazione dell’inchiesta romana su
Mediaset, sottolinea che il massimo impegno di chi è in politica
«deve essere quello di dimostrare
con i fatti che la legge è uguale per
tutti e che chi sbaglia paga». Quindi boccia il voto di scambio e guardando alla riforma della giustizia
sottolinea l’importanza di «recepire le istanze della magistratura
e delle forze di polizia», perché
«non bisogna far mancare» mezzi
e risorse «a chi è in prima linea».
Il Pdl, dal canto suo, non commenta la proposta leghista del
trampolino, vissuta come estemporanea. Parla solo il capogruppo
al Senato Gasparri e dice di non
sapere «se ci siano le condizioni»
per organizzare un summit tra i
tre leader. Dai vertici del partito
trapela però che al momento non
è previsto alcun incontro e che i
contatti con i finiani proseguiranno in Parlamento a livello di capigruppo. Intanto le acque tra le
correnti sbocciate nel partito di
Berlusconi restano agitate. Parlando al Quotidiano Nazionale il
ministro degli Esteri Frattini entra nel dibattito sulla riorganizzazione interna e chiede «un coordinatore unico» al posto dell’at-
Le reazioni
Legge elettorale
Casini: “Basta col premio di maggioranza”
ROMA — Il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, contro il
premio di maggioranza che «crea il paradosso che chi ha il 35%
può avere il 55% dei seggi» alla Camera. «Una cosa abnorme
che non stabilizza la politica», se ci fosse un referendum «io
certamente voterò a favore della sua abolizione». Quindi sulla
riforma elettorale: deve essere discussa in Parlamento, se poi
si vuole aspettare un nuovo governo per farla, aspettiamolo».
tuale trio formato da Bondi, Verdini e La Russa. A Frattini risponde, senza citarlo, lo stesso Bondi
chiedendo di evitare «espressioni
che non hanno fondamento politico e sono spiegabili solo da stati
d’animo personali». Quindi il ministro dei Beni culturali annuncia
che mercoledì l’ufficio di presidenza del Pdl esaminerà una proposta scritta dai coordinatori su
impulso di Berlusconi «per democratizzare la vita interna del
partito e proseguire l’opera di radicamento sul territorio, attraverso il coinvolgimento dei mili-
tanti e degli amministratori locali». Chiosa il capogruppo Cicchitto, per il quale la leadership di Berlusconi «continuerà ad esserci».
Adesso, aggiunge, il problema è
quello di rimettere in moto il partito, superare «la concorrenza di
Fli» ed espanderci «verso il centro». I finiani stanno a guardare la
tempesta interna al Pdl, ma con
gli ex colleghi di partito condividono la freddezza di fronte alla
proposta di Calderoli, puntando
sul confronto alle Camere. Mentre i falchi (Bocchino) pronunciano un secco no all’ipotesi di riconciliazione, le colombe sono
più caute. Silvano Moffa parla
«iniziativa che può aiutare», Mario Baldassarri si spinge a dire che
«è un’ottima idea».
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GASPARRI
MOFFA
FRATTINI
BONDI
Il Pdl freddo
sulla proposta
leghista.
Maurizio
Gasparri dice
di non sapere
se ci siano le
condizioni per
un vertice tra
Bossi, Fini e
Berlusconi
Per la
‘colomba’ fli
Silvano Moffa
la proposta
leghista “può
aiutare”, ma i
falchi Fli
chiudono la
porta a ogni
incontro tra
leader
Acque agitate
dentro al Pdl. Il
ministro degli
Esteri Franco
Frattini
propone di
passare dai tre
coordinatori al
responsabile
unico a livello
nazionale
Contro la
proposta di
Frattini si
schiera uno
degli attuali
coordinatori,
Sandro Bondi:
“Idea dettata
da stati
d’animo
personali”
Italo Bocchino: la proposta della Lega è un passo avanti, ma Berlusconi deve delle scuse a Fini
L’intervista
“Difficile un summit tra Gianfranco e il premier”
«Berlusconi ha investito personalmente sul tentativo di eliminare politicamente il presidente della Camera. Gli è andata
buca. E visto che Fini non solo è
sopravvissuto ma è diventato determinante per la vita del governo e della legislatura, ecco all’improvviso le aperture della Lega.
Però è il presidente del Consiglio
che deve risolvere la questione».
Calderoli media ma non “garantisce” per il premier?
«La sua proposta è comunque
un passo avanti: il riconoscimento di una maggioranza a tre.
Sia pure tardivo. Fini aveva lanciato l’idea di un patto di legislatura già a Mirabello. E io stesso ho
sollecitato un vertice di maggio-
UMBERTO ROSSO
ROMA — «La proposta di Calderoli è anche ragionevole, però
non so se il vertice a tre lo mettiamo facilmente in piedi».
Perché, onorevole Bocchino?
«Perché non c’è soltanto l’aspetto politico. Ma anche il lato
umano, personale. E l’animo di
Fini porta i segni di una campagna di aggressione rozza, volgare
sferrata da Berlusconi. Che lo ha
colpito negli affetti familiari, in
modo doloroso. Serve qualcos’altro».
Che cosa?
«Credo che Berlusconi debba
delle scuse a Fini».
La ferita rimane aperta.
CAPOGRUPPO
Italo Bocchino,
capogruppo di Fli alla
Camera
munch
ranza, sbertucciato dai nostri alleati: è roba da Prima Repubblica, m’hanno liquidato».
Adesso, davanti alle profferte,
Fli si “vendica”?
«Nient’affatto. Mica esiste solo l’incontro a tre, il BerlusconiFini-Bossi. Vediamoci fra capigruppo parlamentari. Facciamo
incontrare i coordinatori di partito. C’è tanto da discutere. A cominciare dalle elezioni amministrative, una tornata importantissima. Certo, come ha già detto
Fini: se nessuno ci convoca, mani libere nelle alleanze per il voto».
Ma alle avances della Lega ci
credete o no?
«La Lega ha sempre rappre-
sentato un soggetto “terzo” rispetto allo scontro fra noi e Berlusconi, poco propensa a seguirlo nella prova muscolare. Giro
per l’Italia, e sfido chiunque a dimostrare il contrario: sul territorio oggi il Pdl è un partito allo
sbando. Il patto federativo è saltato, e non è stato sostituito da
nient’altro».
La Lega si inserisce nel vuoto,
acchiappa i voti e traina?
«Berlusconi e Bossi hanno firmato, dal primo giorno, un patto
non scritto, implicito. Funziona
così. Il Senatur riconosce in eterno la leadership del Cavaliere e
sostiene qualunque sua legge in
materia di giustizia. In cambio,
riceve il ministro dell’Economia
e tutte le risorse per il federalismo. Ovvero: dentro quell’accordo stanno esattamente le ragioni per cui Fini ha rotto».
Si convoca un vertice e poi
magari vi spaccate sulla giustizia...
«Noi aspettiamo ancora di conoscere le proposte in merito.
Per ora leggiamo tutto sui giornali».
E gli incontri di Ghedini con la
vostra Bongiorno?
«Riunioni tecniche. Io parlo di
un ddl con la firma del ministro
Alfano. Aspettiamo, per valutare. Con un punto fermo: niente
interventi punitivi nei confronti
della magistratura».
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e lo spirito
del Nord
SC A ND IN AV I A NEL SECOND O OT TOC ENTO
Villa Manin, Passariano
di Codroipo (Udine)
25 settembre 2010 - 6 marzo 2011
la Repubblica
@
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
Il caso
■ 11
Solidarietà bipartisan al titolare della Giustizia, tace l’Idv
Mafia, minacce di morte
al ministro Alfano
I LEADER
Gianfranco Fini, Silvio
Berlusconi e Umberto
Bossi. La lega propone un
vertice a tre
ALBERTO CUSTODERO
ROMA — Due lettere con minacce di morte al ministro della Giustizia, Angelino Alfano, sono state recapitate nei giorni scorsi in Via Arenula. Le due missive minatorie, arrivate a distanza di pochi giorni, contengono riferimenti all’inasprimento del
regime carcerario 41 bis nei confronti dei
mafiosi. Una delle due contiene il discorso del Guardasigilli pronunciato a settembre al convegno pdl di Cortina, quando affermò che «i boss stanno al carcere duro e
quegli ergastoli noi non li intiepidiremo
mai e moriranno là, poveri, perché abbiamo anche sequestrato loro i beni». La procura ha aperto un’inchiesta mentre al
Guardasigilli è giunta la solidarietà bipartisan del mondo politico. La reazione del
ministero è stata affidata al sottosegretario alla Giustizia, Maria Elisabetta Alberti
Casellati. «Le minacce di morte — ha detto — non fermeranno l’azione del governo contro la mafia e la criminalità organizzata». Sulla stessa linea il ministro dell’Interno Roberto Maroni che, ieri, ha telefonato al suo collega per esprimergli
«sentimenti di amicizia». «Questo vile episodio di intimidazione — ha detto il titola-
Il retroscena
PER SAPERNE DI PIÙ
www.popolodella liberta.it
www.generazioneitalia.it
re del Viminale — è una reazione della criminalità alla pressione, senza precedenti,
che lo Stato sta esercitando nei suoi confronti. Non solo non ci lasceremo intimidire, ma saremo più determinati di prima
nella lotta contro tutte le mafie». Dall’opposizione (tace l’Idv), Andrea Orlando, responsabile Giustizia pd, ha definito le minacce «un episodio odioso da respingere»
e Roberto Rao, dell’Udc, ha ricordato
«l’importanza di essere uniti nella lotta alla mafia». Solidarietà anche dal presidente del Senato («Le intimidazioni — ha detto Schifani — confermano il coraggio di
Alfano»), e dalla vicepresidente Rosi Mauro, della Lega. «Da ministro e da siciliana»
Stefania Prestigiacomo ha ricordato che
«la tolleranza zero verso la mafia è una
scelta di fondo, irrinunciabile e non trattabile di questo Governo». La vicinanza
del Pdl, il partito del Guardasigilli, è arrivata dal coordinatore Sandro Bondi, quella della presidenza del Consiglio dal portavoce Paolo Bonaiuti, per il Csm ha parlato il vicepresidente Michele Vietti mentre dall’Anm hanno espresso la loro solidarietà il presidente Luca Palamara e il segretario Giuseppe Cascini.
MINISTRO
Il ministro
Angelino
Alfano
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Pdl, piano di Berlusconi per evitare il collasso
“Capi locali eletti, riparta il tesseramento”
Poi avverte Tremonti: “Qui solo uno è insostituibile e non è lui”
(segue dalla prima pagina)
FRANCESCO BEI
LIBERAMENTE
PER descrivere la «malattia»
che ha infettato il Pdl usa la
metafora del Signore degli
Anelli: «Berlusconi è come Theoden, il re buono finito sotto l’incantesimo del malvagio Vermilinguo. Speriamo che spunti un Gandalf, un mago che lo liberi».
Per placare la rivolta che sale
dal basso, ammesso che non sia
troppo tardi, Berlusconi ha tirato
due leve. Prima ha blindato i tre
coordinatori nazionali, lasciando
cadere l’ipotesi di sostituirli.
Quindi ha accettato, dopo mille ti-
E
È la corrente dei
quarantenni forzisti
capeggiata da Maristella
Gelmini, Stefania
Prestigiacomo, Franco
Frattini e Mara Carfagna
La proposta al
vertice di
mercoledì, ma il
premier blinda i tre
coordinatori
CIRCOLI DELLA LIBERTÀ
tubanze, una regola dalle conseguenze imprevedibili: per la prima volta i capi regionali del Pdl
non saranno più scelti a palazzo
Grazioli ma eletti dalla base. E così anche i coordinatori comunali e
provinciali, in un esperimento
inedito di democrazia “normale”,
imposto dall’Opa lanciata da Fini
con Futuro e Libertà. Il paradosso,
semmai, è che a scrivere il progetto, che sarà approvato mercoledì
dall’ufficio di presidenza, siano
proprio quei tre coordinatori nazionali contro cui si appuntano
tutte le critiche dei delusi dal partito. Ma è questa l’essenza del metodo Berlusconi: non schierarsi
mai con una parte sola, tenere tutti sulla corda.
A far saltare tutti gli equilibri interni del Pdl è stata la scissione di
futuro e libertà. Gli ex Forza Italia
si sono sentiti ancora più ostaggio
di Ignazio La Russa, coordinatore
e ministro, e degli altri “quadrumviri” ex An: Alemanno, Gasparri e
proprio con Berlusconi. In Puglia
la rivalità tra Raffaele Fitto e Gaetano Quagliariello è ormai leggendaria. Basti pensare che a luglio,
quando Quagliariello presentò il
suo libro al Teatro Petruzzelli di
Bari insieme a Nichi Vendola, su
1700 posti a sedere nemmeno uno
era occupato da un amico di Fitto.
Per non parlare della Campania,
dove il partito è ancora sotto shock
per la vicenda del dossieraggio
contro Caldoro. E tra i seguaci di
Cosentino e gli altri ras si combatte con il coltello tra i denti in vista
della candidatura a sindaco di Napoli.
Per la prima volta anche i giovani sono in rivolta. Li guida France-
Le correnti
È la componente che si
rifà ai circoli azzurri
sparsi sul territorio
guidati da Mario Valducci
e Giorgio Stracquadanio
TEAM DELLA LIBERTÀ
I movimentisti, non una
vera corrente ma le
truppe scelte del premier.
Li stanno organizzando
Verdini, Brambilla,
Santanchè e Mantovani
EX ALLEANZA NAZIONALE
Dopo l’uscita di Fini sono
guidati dai quadrumviri
Alemanno, La Russa,
Gasparri e Matteoli.
Ognuno di loro ha una
fondazione di riferimento
Matteoli. Per questo, per lanciare
un’offensiva contro gli ex An, è nata la corrente di “Liberamente”,
espressione dei ministri Frattini,
Gelmini, Carfagna e Prestigiacomo. Non a caso, alla vigilia dell’ufficio di presidenza di mercoledì,
proprio Frattini è venuto allo scoperto chiedendo ieri che i tre coordinatori — Bondi, La Russa e Verdini — siano sostituiti da un «coordinatore unico». Una parola in codice, che per gli ex forzisti significa
semplicemente: Berlusconi li cacci via. La Russa è furibondo, tanto
da essere arrivato a minacciare di
formare gruppi autonomi alla Camera e al Senato. Denis Verdini, da
toscanaccio, non riesce a tenere a
freno la lingua: «Questi signorini
che sanno molte lingue forse non
si rendono conto che ora c’è Fli che
ha scatenato dappertutto un’offensiva contro di noi e loro cosa
fanno? Portano la guerra in casa
nostra!». Il coordinatore nazionale, che nel week end ha presentato
il progetto di democratizzazione
del Pdl direttamente al Cavaliere,
si sfoga contro Liberamente e difende gli ex An: «A forza di dire che
sono fascisti e prepotenti, questi
“tipini” mettono a rischio il Pdl. Si
dovrebbero ricordare che il Pdl è
un successo straordinario: avevamo 4 province e ne governiamo 60
su 100, governiamo nella metà dei
comuni capoluogo e nella maggioranza delle regioni».
Il piano per la “rivoluzione dal
basso” è messo nero su bianco e si
intitola «regolamento per l’indicazione del coordinamento regionale». Prevede che in ogni regione
si formi un’assemblea di “eletti”
composta dai parlamentari, consiglieri regionali, sindaci. Se questa platea riuscisse a mettersi d’accordo su un nome e lo votasse con
un quorum del 70 per cento, Berlusconi sarebbe “costretto” a nominare Tizio coordinatore regionale. Un modo per superare la logica delle quote e costringere i vari ras locali a mettersi d’accordo.
Partirà inoltre anche una campagna di tesseramento — attualmente ci sono solo 150 mila iscritti ed è stata necessaria una circolare per costringere i parlamentari a
tesserarsi — in vista dei congressi
locali che si terranno nella primavera del 2011. Questa è la road map
immaginata da Berlusconi insieme ai tre coordinatori. Ma non è
detto che sia sufficiente a frenare
la crisi in atto. Tanto che Pier Ferdinando Casini ha messo in preallarme i suoi: «La situazione è più
grave di quanto si pensi, alcuni
amici ex Dc sono pronti a votare
un altro governo».
Su e giù per l’Italia il Pdl in molti casi è allo sbando. Al Nord c’è la
pressione della Lega, ma è al Centro-Sud che si sta liquefacendo.
«Berlusconi — si lamenta Roberto
Tortoli — ha ancora in mente il comitato elettorale, ma così sul territorio c’è il tana libera tutti. Bisogna
fare subito un partito vero. Non è
possibile che se uno come me, che
ho fondato Forza Italia, chiede l’elenco degli iscritti della sua regione, mi si risponda: “a che ti serve?”». L’offensiva di Fli gioca una
parte importante, fungendo da
calamita per tutti i delusi. Proprio
in Toscana ha aderito due giorni fa
ai finiani l’ex vicepresidente del
consiglio regionale, Angelo Pollina. Un’uscita che segue quelle
dell’ex capogruppo Pdl al comune
di Firenze, Bianca Maria Giocoli,
anche lei ex Forza Italia. Quando
non sono i finiani, è la guerra tra
potentati locali a squassare il Pdl.
In Sicilia Micciché ha fondato
“Forza del Sud”, per trattare in
L’offensiva di Fli sul
territorio aggrava
le guerre intestine
Scontro tra gli ex An
e “Liberamente”
sco Pasquali, attaccato pesantemente da Fabrizio Cicchitto. Pasquali non le manda a dire: «Anche
da noi ci vorrebbe un Renzi per
rottamare certi baroni. I ragazzi in
giro per l’Italia hanno ormai superato i trent’anni e nessuno li ha
mai candidati a niente. Devono
stare attenti, c’è una generazione
del Pdl che è satura e io non so per
quanto riuscirò a tenerli buoni».
Ma, per quanto grave, non è la
situazione del Pdl la più difficile
che Berlusconi si trova ad affrontare. Il premier, racconta chi gli ha
parlato in queste ore, è molto «seccato» e «preoccupato» per le mosse di Giulio Tremonti. Giovedì
scorso ha placato l’ira dei ministri
contro Tremonti, dicendo a tutti:
«Lasciate fare a me». E stavolta è
deciso a farlo sul serio: «Tremonti
deve capire che il premier sono io.
Qua dentro c’è solo una persona
insostituibile. E quella persona
non è lui».
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POLITICA INTERNA
E GIUSTIZIA
■ 12
PER SAPERNE DI PIÙ
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Consulenze per i “Grandi eventi”
gli indagati restituiscono i soldi
Azzopardi e Stefano Toro riconsegnano 100 mila euro
PEDINATI
FRANCESCO VIVIANO
ROMA — Il primo a restituire il
maltolto, 70 mila euro, è l’avvocato Edgardo Azzopardi, amico
di famiglia dell’ex procuratore
di Roma, Achille Toro e del figlio
Stefano, tutti indagati nell’ambito delle inchieste dei Grandi
Eventi insieme ai componenti
della “cricca” che faceva capo
ad Angelo Balducci e Diego
Anemone. Azzopardi - che era
l’“anello di collegamento” tra il
procuratore aggiunto Achille
Toro e Balducci, Anemone e
Mauro della Giovanpaola, ai
quali passava informazioni sullo stato delle inchieste romane
- è stato costretto a restituire all’Unità Tecnica di Missione che
gestisce per conto della Protezione Civile e della presidenza
del Consiglio dei ministri i
“Grandi Eventi”, 70 mila euro.
Gli erano stati anticipati quando fu beneficiato, da Balducci e
Della Giovanpaola, con una
consulenza per l’appalto milionario relativo al Nuovo Auditorium Parco della Musica e della
Cultura di Firenze.
Un’altra consulenza, per
l’importo di 100 mila euro per la
realizzazione del Nuovo Palazzo del Cinema del Lido di Venezia, gli è stato bloccato dal nuo-
Angelo
Balducci (a
sinistra) e
Diego
Anemone in
una foto dei
carabinieri
del Ros che li
hanno
pedinati a
lungo
LA RESCISSIONE
La raccomandata di
rescissione della consulenza
di Azzopardi per
l’Auditorium di Firenze
LA RICEVUTA
La ricevuta di 70mila euro
della consulenza “restituita”
dall’avvocato Azzopardi
vo dirigente dell’Unità Tecnica
di Missione Giancarlo Bravi che
ha preso il posto di Della Giovanpaola dopo il suo arresto.
Non solo, ma facendo bene i
conti Bravi ha scoperto che Azzopardi aveva incassato 10 mila
euro in più maggiorando l’importo dell’Iva che faceva salire a
70 mila euro il compenso totale.
Ma Azzopardi non è il solo
“consulente” amico della
“Cricca” che dovrà riconsegnare pagamenti per consulenze
svolte soltanto sulla carta. In
coda per la restituzione delle
somme incassate c’è anche il figlio del Procuratore aggiunto
Achille Toro, Stefano, al quale
nei giorni scorsi Giancarlo Bravi ha inviato una lettera con la
quale lo sollecita a restituire 25
mila euro, sempre per una con-
Nel mirino anche
un incarico da 50
mila euro affidato
alla moglie
di Bertolaso
sulenza nell’ambito dei lavori
per le celebrazioni del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia.
Sempre con la stessa lettera,
Bravi avvisa Stefano Toro che
“con effetto immediato” è stato
risolto l’incarico professionale
che gli era stato affidato a suo
tempo dagli amici del papà magistrato.
Ma i 25 mila euro gli erano
stati già liquidati ed il coordinatore dell’Unità Tecnica di Missione ricorda a Stefano Toro
che potrebbe trattarsi «di somma non maturata e quindi non
spettante ovvero non giustificata nella quantità corrisposta
e pertanto acquisita senza legittimo titolo con indebito arricchimento».
Ma la lista dei “consulenti”
che hanno incassato indebitamente soldi dello Stato si allarga a macchia d’olio. I magistrati della Corte dei Conti di Roma
ed il dirigente dell’Unità Tecnica da qualche mese stanno
spulciando gli atti dell’inchiesta di Firenze ed hanno scoperto che molti conti non tornano
affatto. Sarà esaminata, tra le altre, anche la consulenza per 50
mila euro affidata alla moglie
del Capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso che ricevette, come architetto, quel com-
penso per rifare i giardini del
“Salaria Sport Village”.
Il nuovo coordinatore dei
“Grandi Eventi” Giancarlo Bravi ha iniziato a mettere mano
agli sprechi della precedente
gestione, quella di Angelo Balducci. Soldi e consulenze distribuite sempre con la “procedura
d’urgenza” che consentiva il
salto di controlli amministrativi e burocratici.
E adesso dopo lo scandalo, le
inchieste e gli arresti i “consulenti” che avrebbero beneficiato dei favori di Angelo Balducci
e gli altri, hanno paura di finire
nelle maglie della Corte dei
Conti ma anche della Procura
della Repubblica, e cominciano a restituire quello che avevano incassato ingiustamente.
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DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
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■ 13
NEL PARADISO FISCALE
Silvio Berlusconi,
presidente del Consiglio
Venti milioni
passati attraverso
la Banca Arner:
ignorate le norme
antiriciclaggio
in carico i terreni con l’obiettivo
di sviluppare un imponente
progetto turistico. Qui sorgerà, e
in parte è già nato, l’Emerald Cove, un resort che nel nome riecheggia la nostra Costa Smeralda, il tratto di Sardegna, patria
dei vip, e disegnata in gran parte
dall’architetto Gianni Gamondi, l’architetto di Villa Certosa, la
residenza sarda di Silvio Berlusconi, lo stesso architetto che
curerà lo sviluppo per Flat Point.
Qualche tempo fa, era stato il
gruppo Maltauro, una famiglia
di costruttori vicentini a mettere gli occhi su Nonsuch Bay, ma
non se ne fece mai nulla. Poi improvvisamente è arrivata la Flat
Point, nel 2005 la macchina si è
messa in moto, le pratiche si sono sbloccate e le case sono iniziate a crescere come funghi,
una dietro l’altra, l’obiettivo è
arrivare ad averne un centinaio.
I reali beneficiari economici,
tuttavia, si celano dietro una ragnatela di società schermate,
una cortina offshore, che forse
qui nel paradiso fiscale di Antigua non appare certo tanto esotica, ma che diventa tale in Italia,
dove la società raccoglie la maggior parte dei suoi capitali. La sede della Flat Point è al 26 di Cross
Street a St. John, il capitale è in-
L’EX PREMIER
SHEVCHENKO
La villa di Berlusconi ad Antigua,
detta “il Castello”, e le sue
dependances
Non distante da quella di
Berlusconi, la villa dell’ex premier di
Antigua, Lester Bird
Proprio a fianco della villa del
Cavaliere, quella di Andrij
Shevchenko, ex stella del Milan
“Operazione Antigua”
le ville di Berlusconi
e quegli affari offshore
DAL NOSTRO INVIATO
WALTER GALBIATI
ANTIGUA — È il 20 settembre
2007 quando al Land register di
Saint John, la capitale di Antigua, si presenta il signor Silvio
Berlusconi. Con una riga il funzionario di turno cancella dal registro la società Flat Point e trasferisce la proprietà di un terreno di poco più di quattro acri all’illustre cittadino italiano. L’appezzamento si trova dalla parte
opposta dell’isola. È una porzione di collina che scende fino al
mare dove si apre una spiaggia
di sabbia bianca, finissima. Gli
abitanti di Willikies, un paesino
che sorge lì vicino, la chiamano
Pastrum, perché lì portavano a
pascolare i loro animali. Non ne
mancano nemmeno di selvatici, soprattutto scimmie. Da almeno quindici anni quei posti
sono recintati. «È da molto tempo che questa costa è al centro di
un progetto immobiliare, ma i
lavori sono iniziati solo negli ultimi anni» spiega Hugenes, un
pescatore del luogo. La baia si
chiama Nonsuch Bay e va da un
lembo di terra che quasi tocca la
vicina Green Island, un paradiso
meta delle gite dei turisti, a Flat
Point, una punta piatta coperta
da vegetazione caraibica. E Flat
Point Devolopment Limited si
chiama la società che si è presa
IL CASTELLO
Milano, Lugano, Caraibi: triangolo da 20 milioni
teramente controllato dalla
Emerald Cove Engineering Nv,
una società di Curacao (nelle
Antille Olandesi, poste poco più
a Nord di Antigua), a sua volta
controllata dalla Kappomar
sempre di Curacao. L’amministratore della Flat Point è Giuseppe Cappanera, mentre i fiduciari delle holding sono Carlo
Postizzi, Giuseppe Poggioli e
Flavio De Paulis. I primi sono rispettivamente un avvocato e un
fiduciario che si muovono tra la
Svizzera e l’Italia, mentre il terzo
è un dipendente di Banca Arner.
Di chi facciano gli interessi è un
mistero, ma il coinvolgimento
della banca elvetica, già commissariata e al centro di un inchiesta per riciclaggio delle procure di Milano e Palermo, getta
qualche spiraglio di luce almeno
su chi abbia convogliato del
gran denaro verso la Flat Point.
Dal bilancio 2005 della società, emerge che Banca Arner
ha finanziato per 6 milioni di
dollari caraibici (circa 1,6 milioni di euro al cambio attuale) l’operazione sulla costa di Nonsuch Bay, ma il principale sponsor
della scatola offshore sembra
L’inchiesta
essere, come ricostruito da Banca d’Italia, il premier Silvio Berlusconi, da sempre legato a Banca Arner, non solo attraverso
uno dei suoi storici fondatori
Paolo Del Bue, ma anche per i
suoi depositi nella sede di Corso
Venezia a Milano: il conto numero uno è suo, mentre altri fanno capo alle holding della sua famiglia (per un totale di 50 milioni di euro) o a uomini del suo entourage.
Dai conti personali di Berlusconi accesi presso Banca Intesa e Monte dei Paschi di Siena
sono partiti ingenti bonifici verso un conto di Flat Point aperto
proprio presso la sede milanese
di Banca Arner, la quale a sua
volta ha girato gli stessi corrispettivi alla sede di Lugano. Oltre 1,7 milioni nel 2005, altri
300mila nel 2006, ma è nel 2007,
l’anno in cui avviene il passaggio
di proprietà del terreno di Nonsuch Bay che i movimenti di denaro salgono alle stelle. In tutto
oltre 13 milioni di euro: a ridosso del 20 settembre, la data dell’atto del Land register, esattamente il 10 di quel mese, passa-
La polemica
L’istituto di credito
svizzero è al centro
di una inchiesta
delle procure di
Milano e Palermo
Financial Times: “Preoccupazione
per gli investimenti libici in Italia”
ROMA — Il Financial Times dedica un reportage agli interessi economici di Gheddafi in Italia. In un articolo intitolato “Gli investimenti libici provocano disagio in Italia”, Ft
ripercorre la crescita - non sempre vista di buon occhio della presenza economica libica nel nostro Paese. Un excursus che va dall’aumento di capitale in Unicredit alla
presenza in Fiat e Juventus passando dal progetto di acquistare una azienda di acque minerali sugli Appennini.
LE CARTE
In alto, il bilancio della
società Flat Point. Qui
sopra il “Land register” di
Saint John, capitale di
Antigua
Il gruppo respinge le accuse sui diritti tv: altro che evasori, siamo tra i primi contribuenti
Fininvest: versati al fisco 7,7 miliardi
sparenza e delle norme di legge da
parte delle nostre società». E così,
mentre la procura di Roma vaglia la
ALBERTO CUSTODERO
ROMA — Il Gruppo Fininvest rivendica «l’assoluta osservanza della legge»
e giudica «inconsistenti le accuse»
ipotizzate anche dalla procura di Roma nell’inchiesta sulla compravendita dei diritti tv Mediaset. I 12 indagati,
compresi Berlusconi padre e figlio,
non si presenteranno quasi sicuramente il 26 ottobre negli uffici della
procura di Roma che li ha convocati
per l’interrogatorio. Ma il gruppo Fininvest a far la figura dell’evasore
«proprio non ci sta avendo versato al
fisco negli ultimi 15 anni tra imposte e
contributi 7,7 miliardi di euro». E
quindi ribadisce «l’assoluta inconsistenza delle contestazioni e la più rigorosa osservanza dei criteri di tra-
Casini: “Garantista
anche con il premier”
Il Pd: “Ma si faccia
processare come un
qualsiasi cittadino”
IL MANAGER
Piersilvio
Berlusconi,
vice
presidente
Mediaset
documentazione inviata dai colleghi
di Milano sulla presunta frode di circa
10 milioni di euro legata alle acquisizioni di film e fiction fatte nel periodo
2003-2004, i legali degli indagati sono
al lavoro sulle memorie difensive.
Sul fronte politico, continua a fare
no da Milano a Lugano 1,7 milioni di euro e un mese dopo altri 3,6 milioni. Nel 2008 ancora
più di 6 milioni prendono il volo
per la Svizzera. Un mare di soldi
che si muovono, però, senza
una corrispondenza tra le somme scritte nei contratti ufficiali
depositati dalla Flat Point in
banca e i bonifici. Gli importi appaiono molto elevati rispetto a
quanto vi è di ufficiale. Nel bilancio della Flat Point i 29 acri di
terreno su cui sorge lo sviluppo
immobiliare sono stati iscritti
per un valore di 2,7 milioni di
dollari caraibici (poco più di
700mila euro), così come attestato dalla perizia del 2004 di
Oliver F.G. Davis, un esperto immobiliare. Molto meno di quanto versato dai conti del premier.
Berlusconi da solo muove oltre
20 milioni di euro e dai registri risulta aver acquistato solo 4 acri
di terreno.
Rimane ambiguo anche il
motivo per cui l’istituto elvetico
abbia fatto passare quei soldi da
Milano a Lugano senza bollare
come sospetto il traffico di valuta. La normativa antiriciclaggio
di Banca di Italia impone di segnalare i movimenti di denaro
verso l’estero, soprattutto verso
i Paesi offshore come la Svizzera, ma Banca Arner non se ne è
mai curata. Di certo, però, ad
Antigua i soldi in qualche modo
discutere la nuova indagine sul gruppo del Cavaliere. All’opposizione, il
presidente dell’Udc, Casini, commenta l’inchiesta romana appellandosi al «garantismo secondo il quale
fino a condanna definitiva si è innocenti». Il Pd, col responsabile sicurezza-legalità Fiano, «invita il presidente del Consiglio a sottoporsi al processo come dovrebbe fare qualsiasi
cittadino». E il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, incalza Berlusconi: «Se
vuole avere il titolo morale per fare il
premier, spieghi quel meccanismo di
società offshore, altrimenti vede le
pagliuzze negli occhi di Fini per la casa di Montecarlo, ma poi non s’accorge delle travi dei fondi neri nei
propri occhi».
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devono essere arrivati, visto che
le ville ci sono. Quella di Silvio
Berlusconi spunta in cima alla
collina, i pescatori la chiamano
“il Castello” per la sua imponenza e per come domina dall’alto la
zona. A fianco si trova quella di
Andrij Shevchenko, l’ex calciatore del Milan e pupillo del premier. Poco più in là sorge quella
di Lester Bird, l’ex primo ministro di Antigua, in carica fino al
2004, citato l’anno successivo in
una causa legale per aver svenduto dei terreni dello Stato a dei
gruppi privati. Al suo successore, Baldwin Spencer, Berlusconi
aveva promesso di impegnarsi
personalmente per aiutare la
piccola isola caraibica a ridurre
il debito internazionale.
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Stasera in tv
Stasera ricomincia Report.
Nel programma di Milena
Gabbanelli un servizio sulle
attività ad Antigua
riconducibili al presidente del
Consiglio Silvio Berlusconi
la Repubblica
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
@
LE
SCELTEINTERNA
DEI PARTITI
POLITICA
PER SAPERNE DI PIÙ
www.leganord.org
www.mercedesbresso.it
■ 15
Piemonte, allarme Lega: democrazia a rischio
Cota: escludo dimissioni. La Padania: “Tribunali speciali contro il popolo”
MARCO TRABUCCO
TORINO — «Non ne posso più di
questa vicenda, francamente» dice Roberto Cota. Il governatore
del Piemonte sta per salire sul palco di piazza San Carlo, per partecipare all’incontro tra i giovani e la
politica organizzato dal Sermig,
quando gli chiedono un commento sui ricorsi elettorali che lo
rendono ancora un presidente
sub judice. Si gira, con la faccia
stanca, e aggiunge: «Sono tranquillo, cerco di continuare a fare il
mio lavoro e credo di riuscirci, ma
è chiaro che tutto questo can can
non è una bella cosa. Per il Piemonte e per i piemontesi che hanno diritto di sapere chi li deve governare, prima ancora che per
me».
A dimissioni preventive davvero non pensa: «Questa è una situazione allucinante. Perché dovrei farlo?». Anche perchè sul fatto che governare i piemontesi per
i prossimi cinque anni, spetti a lui,
Gasparri: grave
ribaltare il risultato
elettorale. Galan: il
governatore ha fin
troppa pazienza
Cota, come il suo dominus Umberto Bossi, non ha dubbi: «Me lo
ripete ogni giorno la gente che incontro per strada: “Le elezioni ci
sono state, tu le hai vinte e adesso
basta”. Ma ora, avverte “La Padania” con un titolo a tutta pagina,
«in gioco c’è molto di più: il normale svolgersi della vita democratica». E «Umberto Bossi — ammonisce il quotidiano verde — da
tempo sottolinea il rischio di
quello che potrebbe succedere»
se i «tribunali speciali contro il popolo» dovessero annullare la vittoria leghista in Piemonte. «Le
elezioni - avverte il governatore si vincono sul campo non in Tribunale».
Cota è convinto che, se si dovesse tornare al voto, vincerà di
nuovo. Anche contro Sergio
Chiamparino, sindaco uscente di
Torino che si dice potrebbe in
quel caso a sostituire Bresso nel
ruolo di sfidante. Spera però non
si arrivi a quel punto e lo ripete alla vigilia dell’udienza, che si terrà
martedì 19 a Roma, davanti al
Consiglio di Stato. Una udienza,
che rischia di slittare ancora, ma
che potrebbe decidere definitivamente se quel «maledetto» riconteggio dei voti stabilito dal Tar piemontese, ricalcolo che portereb-
be Bresso a scavalcarlo di almeno
3 mila consensi (e quindi la riporterebbe alla presidenza o almeno
a nuove elezioni) sia legittimo.
«Noi abbiamo vinto le elezioni in
modo regolare e sono convinto
che i giudici non violeranno la legge — aggiunge — C’è un precedente in Sicilia che dice chiaramente che abbiamo ragione noi.
Perché non si può dire, come fa il
Tar, che chi ha votato solo la lista e
non il mio nome, non ha espresso
la sua volontà. E che quindi il suo
voto non è valido. Com’è che per
scegliere Bresso basta una croce e
per me ce ne vogliono due?»
In soccorso di Cota corrono in
molti nel centrodestra, almeno a
parole. Ieri è stato il capogruppo
del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri a dire: «Ribaltare il risultato
elettorale del Piemonte sarebbe
una cosa gravissima. Tutti sappiamo che quando uno mette una
croce, o sul presidente o sulla lista,
intende votare uno schieramento. Mi auguro che il Consiglio di
Stato, che deve esaminare la vicenda, ripristini l’interpretazione
corretta della legge». Più duro il
ministro delle Politiche agricole
Giancarlo Galan: «Non so cosa
avrei fatto al posto di Cota, lui è
stato fin troppo paziente. Sarebbe
il caso gli si permettesse di lavorare, perché questa situazione di tira e molla non fa bene neanche al
Piemonte».
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Le tappe
29 MARZO
Roberto Cota (Lega
Nord) candidato del
centrodestra batte a
sorpresa, per soli 9 mila
voti, Mercedes Bresso
alle regionali piemontesi
3 MAGGIO
L’Udc, i Verdi e Bresso
presentano ricorso
contro quattro liste che
appoggiavano Cota per
irregolarità
amministrative e penali
15 LUGLIO
Il Tar del Piemonte
stabilisce che due liste
(Con Scanderebech e
Consumatori) sono
irregolari. E chiede di
ricalcolarne i voti
PRESIDENTE
Roberto Cota, presidente
del Piemonte. La sua
elezione dipende dal Tar
Firenze
“È gay ma lo nega”
guerra nell’Idv
prima del congresso
FIRENZE — Nell’Idv scoppia il caso Toscana. Un misterioso militante pisano
accusa sul web l’aspirante
segretario regionale Alessandro Cresci (che il 24 sfiderà al congresso il potente commissario regionale
Fabio Evangelisti) di aver
nascosto la sua omosessualità. Un altro tesserato
che si firma con nome e cognome gli scrive una mail
di insulti accusandolo di
aver ridotto l’Idv a un «partito di checche». E la formazione di Di Pietro in Toscana (quasi 10% alle regionali) d’un colpo si ritrova scossa. Cresci non
smentisce di esser gay («lo
sanno tutti») e parla di
«bassezze da Grande fratello». Solidarietà da Di
Pietro che ha garantito a
Cresci che gli omofobi saranno buttati fuori dal partito e da Evangelisti: «Tardiva», lo accusa Cresci.
Bresso: sono state commesse illegittimità gravi, mi hanno battuta con gli inganni
L’intervista
“Su nuove elezioni deciderà il Tar
io sono pronta a ricandidarmi”
TORINO— Mercedes Bresso cosa replica al governatore Cota
che sostiene la sinistra è capace
di vincere solo in Tribunale?
«Di cosa sta parlando? Il centrosinistra non è certo abituato a
fare ricorsi elettorali. Se l’abbiamo fatto, questa volta, è perché,
a fronte di un risultato con pochi
voti di differenza, ci sono state irregolarità di tutti i tipi. Non solo
in Piemonte, ma anche a Roma e
in Lombardia, come sta venendo alla luce in questi giorni. Fatti che dimostrano come il centrodestra pensi che le regole
elettorali siano carta straccia».
Davvero ritiene giusto che
qualche firma irregolare possa
stravolgere un risultato elettorale?
L’EX GOVERNATRICE
Mercedes Bresso,
ex presidente del Piemonte
‘‘
,,
Sbaglia chi dice che una
mia riproclamazione
sarebbe scorretta, il
codice amministrativo
stabilisce il contrario
«Guardi che qui si parla di casi chiarissimi: sono quattro le liste irregolari contro cui abbiamo fatto ricorso, non mezza. E
che si tratta di illegittimità gravi,
anche penali. Liste che, come i
Verdi Verdi e i Pensionati, tra
l’altro hanno offerto i loro “servigi” prima a me, che li ho rifiutati
e poi a Cota che li ha accettati pur
sapendo chi erano. Adesso ne
paga le conseguenze».
Però i ricorsi che hanno portato al riconteggio riguardano
altre due liste, «Al Centro con
Scanderebech» e «Consumatori per Cota».
«Anche queste, come ha stabilito il Tar, sono irregolari. Dovevano raccogliere le firme e
non l’hanno fatto. Ma c’è di più:
per tutta la campagna elettorale
Cota ha raccontato cose false su
di me. Nell’ultima settimana ha
dato una mano alla lista Grillo,
facendo girare filmati falsi nei
quali io insultavo una anziana
signora anti Tav. Io ho denunciato per quel fatto Grillo e la
Cgil. Insomma queste elezioni
mi sono state sottratte con l’inganno».
Adesso spera di tornare presidente o si andrà a nuove elezioni?
«Decideranno i giudici, accetto qualsiasi sentenza, ma sono
molto irritata con chi dice che
una mia eventuale riproclamazione sarebbe scorretta, perché
si deve andare a nuove elezioni.
Il nuovo codice amministrativo
dice il contrario e non mi sentirei certo colpevole, perché, ripeto, sono stata battuta con una serie di inganni».
In caso di nuove elezioni si ricandiderebbe?
«Se ci saranno sono pronta:
ma è chiaro che sul mio nome
dovrà esserci l’accordo dei partiti della coalizione. Certo mi sembra che l’unico candidato alternativo (Sergio Chiamparino
ndr) sia orientato a far altro. Deve comunque essere chiaro che
non chiedo giustizia per me, ma
per una coalizione che si è battuta onestamente e si è vista sottrarre un’elezione che altrimenti avrebbe vinto».
(m. trab.)
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la Repubblica
LA
GUERRA IN AFGHANISTAN
MONDO
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
■ 16
“Afghanistan, niente date di ritiro”
La Russa vede Petraeus e frena
Al generale Usa: “Entro il 2010 manderemo più uomini”
VINCENZO NIGRO
ROMA — Ritirarsi dall’Afghanistan?
Per ora non se ne parla, anzi presto gli
italiani a Kabul aumenteranno. Bombe per gli aerei Amx? Saranno necessarie, La Russa potrebbe annunciarlo
prima del vertice di Lisbona. Ieri è stata una giornata importante per chi lavora alla missione italiana in Afghanistan: David Petraeus, il generale che
comanda Isaf, è arrivato in Italia dove
rimarrà fino a lunedì. A Milano, col mi-
cisi per il ritiro». Terzo punto: la Russa
lo fa capire, l’Italia si prepara ad autorizzare l’uso delle bombe per i caccia
Amx, anche per difendere un contingente che nei prossimi mesi aumenterà di consistenza.
Il generale Petraeus rimarrà in Italia fino a domani per partecipare alla
conferenza degli inviati politici dei governi impegnati in Afghanistan. Gli
americani avevano chiesto a Palazzo
Chigi di fargli incontrare anche Silvio
Berlusconi, ma il premier, complice
l’operazione alla mano, può sostenere di essere impossibilitato a parlare di
Afghanistan.
Ecco la tappa a Milano, per incontrare il ministro della Difesa nel suo
collegio elettorale: vertice brevissimo, ottimo clima, e poi gita turistica
nel centro della città. Nella conferenza stampa finale, Petraeus conferma i
suoi continui elogi al contingente italiano, mentre il ministro sceglie una linea molto cauta. Alla Nato, nella ministeriale di giovedì scorso, gli ameri-
L’Italia si prepara ad
autorizzare l’uso delle
bombe per i caccia
Amx che difenderanno
il contingente
nistro della Difesa Ignazio La Russa,
un breve incontro i cui risultati sono
sintetizzabili così. Primo punto: nei
prossimi mesi i soldati italiani in Afghanistan aumenteranno invece che
diminuire, a fine anno saranno a
4.000.
Secondo: la data di inizio del ritiro è
ancora tutta da decidere, e adesso lo
stesso ministro La Russa dice «non voglio parlare di exit strategy, guai a fissare un giorno, un mese, un anno pre-
Il retroscena
cani avevano fatto questo discorso:
«Non possiamo parlare continuamente di date per il ritiro, ci indebolisce come alleanza e ci indebolisce di
fronte ai Taliban, proprio mentre il governo Karzai inizia a trattare seriamente». E anche per questo La Russa
è stato cauto: «Non mi piace parlare di
exit strategy, non mi piace parlare di
date, preferisco parlare degli obiettivi.
Il nostro è quello di riconsegnare al governo e all’esercito afgani il territorio
in modo che possano da soli proseguire nell’azione di contrasto del terrorismo».
Ultima questione, quella delle
bombe per gli Amx: i generali italiani
hanno avuto messaggi ripetuti dai loro colleghi americani: «Avete aerei che
possono utilizzare bombe: preparatevi ad usarle, perché non sempre noi, i
francesi o gli inglesi potremmo proteggere i vostri uomini».
La scelta sull’armamento degli Amx
maturerà prima del vertice Nato di novembre, ma prevedibilmente ci sarà
forte battaglia politica. D’altronde l’ostacolo al processo decisionale è stato
creato dallo stesso La Russa quando,
dopo l’attentato di sabato scorso, aveva lanciato l’idea di un dibattito politico sulle bombe. Un diversivo che
adesso potrebbe offrire all’opposizione munizioni contro il governo.
Il generale David Petraeus con il ministro Ignazio La Russa
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In uscita 400mila file. Per molti è un errore non cancellare i nomi dei collaboratori degli Usa
Da WikiLeaks i segreti dell’Iraq
ma i “cyberpacifisti” si spaccano
“I nostri dossier uccidono i civili”
FRANCESCA CAFERRI
È QUESTIONE di ore, al massimo
di giorni, prima che WikiLeaks si
renda protagonista della più
grande fuga di documenti segreti della Storia. Il sito è pronto a
rendere pubblici 400mila file riguardanti le operazioni di guerra
in Iraq fra il 2004 e il 2009. Gli atti
riguarderanno alcune delle più
controverse operazioni e la mole
- quelli sull’Afghanistan erano
75mila - è tale che dell’operazione si parlerà a lungo. Per rispondere il Pentagono ha costituito
un team di 120 persone pronto a
contrastare le polemiche che,
inevitabilmente, sorgeranno.
Ma per Julian Assange - volto
pubblico del drappello di hacker,
attivisti e informatici diventati
l’incubo dei servizi segreti - la sfida più dura arriva dall’interno del
gruppo che ha contribuito a creare.
In queste settimane WikiLeaks
sta vivendo la maggiore crisi della sua storia. Una serie di dimissioni a catena ha visto uscire dal
gruppo alcuni dei personaggichiave che hanno contribuito a
crearlo e renderlo quello che è:
«Molte persone stanno abbandonando - conferma un ex volontario che chiede di restare
anonimo - Temiamo che sui file
dell’Iraq ci siano le stessi problemi che ci sono stati con quelli del-
La scheda
PATTUGLIE CONGIUNTE
Un militare italiano
e un afgano durante una
operazione congiunta
Tensione nel
gruppo: molti i
membri di primo
piano in uscita. Fra
loro alcuni tecnici
IL VOLTO PUBBLICO
Julian Assange è il
volto pubblico del
gruppo che sta dietro
a WikiLeaks
IL SITO
Appare per la prima volta
nel 2006. Funziona come
una casella postale: si
può mandare materiale
riservato e restare
anonimi
IL VIDEO
Ad aprile il sito diffonde il
video dell’uccisione di
due giornalisti della
Reuters e di un gruppo di
civili iracheni da parte di
militari Usa nel 2007
I DOCUMENTI
A luglio vengono messi in
rete 75mila file segreti
sulla guerra in
Afghanistan e sulle
tensioni con il Pakistan
l’Afghanistan e non siamo d’accordo». Quello che “gli scissionisti” pensano è che in Rete finiranno documenti in cui - come
già avvenuto - i riferimenti alle
persone che hanno collaborato
con gli americani non sono stati
eliminati. Questo è stato uno dei
punti più controversi della diffusione dei file afgani: diverse ong
hanno attaccato Assange. «Per
mesi abbiamo chiesto un’assemblea per discutere di questo e altri temi: della trasparenza, del
modo in cui le decisioni vengono
prese. Non ci ha mai risposto», dice la fonte.
Fra i punti alla base della rottura c’è anche la personalità stessa
di Assange: troppo accentratrice
e dominante, tanto da aver offu-
scato lo scopo di WikiLeaks, dicono gli ex membri. Che non hanno
gradito neanche la maniera in cui
l’australiano ha gestito le accuse
di stupro arrivategli dalla Svezia:
«Il progetto - sostengono - non
deve essere confuso con la sua vita privata».
Le dimensioni della diaspora
sono difficili da quantificare visto il livello di segretezza che circonda il gruppo ma, ammettono
gli stessi fedelissimi di Assange, a
lasciare sono state diverse persone con un «ruolo significato». E
che dunque, potenzialmente,
potrebbero mettere in crisi il sistema. «La maniera in cui Julian
ha risposto a ogni critica è diventata inaccettabile, per me e per
molti altri» dice il più noto degli
scissionisti, Daniel DomscheitBerg, ex numero due di Assange,
che ha dato le dimissioni a settembre. «Un gruppo di persone
molto importanti è andata via,
non solo io».
Come altri, Domscheit-Berg
usa nei confronti dei vecchi compagni toni molto duri: eppure i fedelissimi di Assange preferiscono non chiamare questa crisi una
guerra. «Abbiamo vissuto una fase di transizione, siamo stati al
centro dell’attenzione e ora dobbiamo adattarci alla nuova
realtà», dice Kristinn Hrafnsson,
che sta lavorando ai file sull’Iraq.
Ma a rendere importante la divisione c’è il fatto che alcuni dei
tecnici che hanno messo a punto
il sistema dei leaks (quello che
consente di ricevere e diffondere
in modo anonimo i documenti)
sono parte del gruppo che ha lasciato. «I tecnici sono con noi»,
dice uno degli ex membri. Quanto è vero? Hrafnsson ammette
che «uno dei tecnici ha scelto di
uscire». Di certo c’è che il sito è
bloccato dal 29 settembre: una
«manutenzione» che ha fatto
sorgere diversi interrogativi fra
gli esperti.
Qualunque sia il loro numero,
la presenza dei tecnici rende ancora più interessante l’interrogativo di dove andrà chi ha lasciato
Assange: «Quello che posso dire
ora è che io e altri crediamo che
l’idea che sta dietro a WikiLeaks
sia importante e vada tenuta in
vita», spiega Domscheit-Berg.
Un nuovo sito? L’avvocato Guido
Scorza, specialista in diritto delle
nuove tecnologie e politica dell’innovazione non è certo che potrebbe creare problemi a WikiLeaks: «In Rete finora - sostiene il primo ha vinto sempre: è difficile superarlo».
Cosa pensa Assange? Il fondatore di WikiLeaks - contattato per
due canali diversi - ha rifiutato di
rilasciare commenti per questo
articolo. Presto il suo nome sarà
di nuovo su tutti i siti del mondo:
difficile sapere quanto a lungo
durerà la gloria, nell’effimero
mondo del web.
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la Repubblica
@
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
I punti
Il reportage
PER SAPERNE DI PIÙ
www.isaf.nato.int
www.newsweek.com
■ 17
I SOLDATI
GLI ADDESTRATORI
I “COMBAT”
IL RITIRO
Lo scorso anno in
Afghanistan
c’erano 3200
militari italiani: a
fine 2010 i nostri
militari nel paese
saranno circa
4000
Fra i 4000, 500
sono addestratori:
il loro numero
potrebbe salire a
600-650 nel 2011.
Il totale dei militari
italiani salirebbe
dunque a 4150
A fronte di un
aumento di
addestratori,
l’intenzione è di
diminuire il
numero di
militari con
funzione
“combat”
Non c’è una data
fissata. Ma la
provincia di Herat
- sotto comando
italiano - potrebbe
essere una delle
prime a passare
agli afgani
A scuola di guerra dagli italiani
l’ultima missione è già iniziata
Kabul, tra gli afgani che si preparano a sostituire le forze Nato
DAL NOSTRO INVIATO
GIAMPAOLO CADALANU
REPUBBLICA.IT
Petraeus che
compie il
tradizionale rito
propiziatorio in
Galleria a Milano
KABUL — La speranza dell’Occidente è una classe di allievi con i
capelli brizzolati, o del tutto imbiancati dagli anni. Seduti nelle
seggiole con la ribaltina, i poliziotti seguono la proiezione
Powerpoint: si parla di pattugliamento in città, regole di protezione, avanzamento negli incroci,
con frecce e diagrammi. «Sono
tecniche moderne, molto più valide di quelle del passato», dice il
capitano Sadullah, veterano di
quando al potere c’era un fantoccio dei sovietici. E i compagni di
corso annuiscono, affascinati
dalle immagini sullo schermo.
La exit strategy della Nato passa per queste aule di Kabul, nella
scuola di polizia affidata agli
istruttori dei Carabinieri. Si potrà
lasciare l’Afghanistan solo quando il governo sarà in grado di garantire la sicurezza, quindi lo
sforzo nell’addestramento della
polizia è fondamentale. E altrettanto fondamentale, ripete David Petraeus, comandante in capo delle truppe Isaf e statunitensi, è affidare il compito ai migliori
istruttori disponibili, cioè ai Carabinieri.
Nella base sulla Jalalabad road,
alla periferia della capitale, arriveranno presto altri italiani, che
si uniranno ai 150 istruttori già
schierati fra Kabul, Herat e la base avanzata di Adraskan. Sulle loro spalle peserà molto dei piani di
progressivo sganciamento da
parte delle forze occidentali. Anche ieri il ministro della Difesa,
Ignazio La Russa, ha ribadito che
il 2011 non sarà la data di partenza, ma solo «l’anno in cui speriamo di ridurre i militari “combat”
e sostituirli con istruttori». Ma
l’amministrazione Usa sembra
decisa ad accelerare, per lasciare
l’Afghanistan in tempi brevi.
Dunque quella proposta agli addestratori è una sfida colossale:
devono rifondare, in fretta, un’istituzione molto discussa come
la polizia locale, che gli afgani per
primi considerano corrotta e
inaffidabile. Persino i capi Taliban, nel sud del Paese, raccontano che a loro conviene acquistare armi e munizioni dai poliziotti:
sono migliori e costano meno che
sul mercato. È successo che gli
agenti abbiano simulato conflitti
a fuoco, per dimostrare di aver
consumato le munizioni.
Le difficoltà di oggi nascono
anche dai contractor a cui gli Usa
avevano affidato il compito ini-
zialmente, con risultati pessimi.
Per usare le parole di Newsweek, è
stato «un disastro da sei miliardi
di dollari». Nel pieno della bufera
è l’azienda DynCorp che, secondo le indagini interne dell’amministrazione Usa, non è stata capace di garantire una preparazione accettabile ai poliziotti afgani.
«Non erano nemmeno in grado
di fare l’azzeramento delle armi,
cioè la taratura dei mirini», racconta il maresciallo Gianfranco
Bossi, istruttore di tiro. I contractor portavano i poliziotti a sparare in massa, sempre alla stessa di-
stanza, e non c’era nemmeno
una valutazione finale su chi era
capace di usare l’arma e chi no.
Per non parlare delle lezioni di
guida, fatte dai contractor su una
sedia, con un volante di legno.
Dopo sei anni di questa gestione, il presidente americano Obama e il generale William Caldwell,
responsabile dell’addestramento, hanno deciso di ripartire da
zero, affidando il compito a una
Nato Training Mission, guidata
dal generale Carmelo Burgio. Ora
l’addestramento è cosa seria:
corsi di tiro con due allievi per
Il caso
“Uccisero e mutilarono per divertimento”
Corte marziale per i soldati-killer americani
Fallimentare si era
dimostrato
l’affidamento della
formazione ai
contractors
WASHINGTON — Il primo di dodici soldati americani
accusati d’avere ucciso almeno tre civili afgani “per divertimento” sarà processato dalla Corte marziale. Jeremy Morlock, 22 anni, incriminato nell’udienza preliminare, rischia la pena di morte. Ieri il New York Times
ha pubblicato parte degli interrogatori cui sono stati
sottoposti i militari. Stando al quotidiano, i soldati facevano uso quotidiano di droghe, anche se non è chiaro se ne avessero assorbite prima di uccidere i civili.
Di più: secondo l’accusa, il gruppo avrebbe mutilato i corpi degli afgani, conservato come cimelio parte
dei cadaveri, e scattato foto-ricordo accanto ai corpi
martoriati. Al momento nessun responsabile dell’unità
in cui operavano i dodici soldati è stato sanzionato né
incolpato.
istruttore, distanze variabili, test
finale e lezioni di recupero per i
meno dotati. E poi corsi di alfabetizzazione, lezioni di guida «vere». Sono sedici settimane, 485
ore, un terzo lezioni teoriche e
due terzi dimostrazioni pratiche:
l’ambizione dei Carabinieri è ricreare non solo le tecniche, ma
anche lo spirito dell’Arma. Dopo
Petraeus, il complimento definitivo lo fa il generale Khudadad
Aga, comandante della scuola di
Kabul: «Mi piacerebbe trasformare la nostra polizia nazionale
civile in una gendarmeria con
statuto militare. Insomma, mi
piacerebbe poter schierare un
giorno i Carabinieri afgani».
A volte le distanze culturali sono enormi: per esempio quando
gli istruttori devono spiegare agli
agenti afgani, orgogliosissimi,
che prendere in mano granate
inesplose o mine antiuomo è una
sciocchezza, non una prova di
coraggio. Per colmare le distanze
nella realtà operativa, le forze Isaf
schierano ufficiali di collegamento detti «mentor» (Omlt): a
loro, nelle pietraie di Shindand
come nel deserto di Bala Murghab, tocca condividere totalmente la vita dei soldati e dei poliziotti afgani, compresi il cibo, il
sudore e la fatica. Il motto, sottolinea il colonnello dei Carabinieri Massimo Deiana, è: shona-bashona, spalla a spalla. Gli Omlt
devono costruire un rapporto
che permetta di fare operazioni
congiunte senza raddoppiare gli
sforzi o, peggio, spararsi addosso.
Fra i cento uomini promessi da
La Russa alla Nato ci saranno
istruttori e anche mentor, dicono
alla Difesa, anche se non è chiaro
in quale proporzione. Ora l’attenzione è tutta su di loro e sul loro
impegno. Sperando che possano
battere anche il vecchio detto
degli afgani: voi avete gli orologi,
ma noi abbiamo il tempo.
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la Repubblica
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
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MONDO
■ 18
PER SAPERNE DI PIÙ
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www.mos.ru
COME UN SALONE
Diverse stazioni del metro
di Mosca sono abbellite
da opere d’arte. A sinistra,
la fermata Kievskaja; a
destra, la Bloshad
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
NICOLA LOMBARDOZZI
MOSCA — Il museo sotterraneo
più grande del mondo sta cadendo a pezzi. Abbandonato al suo
destino perde ogni giorno una
parte dei suoi tesori, osservati distrattamente da un numero di visitatori che non ha rivali: oltre nove milioni al giorno, dall’alba fino
a notte avanzata.
In realtà la Metropolitana di
Mosca, voluta da Stalin nel 1935,
resta un raro esempio di efficienza
per le struttura pubbliche russe:
quasi 300 chilometri di binari, 12
linee, 183 stazioni, ne fanno un
gioiellino indispensabile per spostarsi da una parte all’altra di una
capitale sempre più caotica. Più
trascurato, anzi quasi del tutto dimenticato, è invece il patrimonio
artistico che si nasconde tra gallerie e sottopassaggi e che ha fatto
della metropolitana moscovita
una delle più spettacolari attrazioni turistiche della città. Il campanello d’allarme è risuonato
qualche giorno fa nel corridoio
principale della linea ArbatskoPokrovskaja alla stazione Kievskaja. Sotto gli occhi della consueta marea umana che si affrettava
verso l’uscita, è crollato il gigantesco mosaico dedicato a Bogdan
Mosca, mobilitazione dopo il crollo di un mosaico
L’EROE CROLLATO
Il mosaico crollato la settimana scorsa alla
stazione Kievskaja è dedicato a Bogdan
Meliniskij, eroe nazionale ucraino
La metropolitana di Mosca
è stata inaugurata nel 1935 durante
il regime di Stalin
Collega
capillarmente
la capitale russa grazie
a quasi 300 km
di binari
Mediamente
salgono a bordo
6,8 milioni
di passeggeri al giorno
(quasi 9 milioni
in un giorno lavorativo)
M
cova
os
Umidità, crepe e
fuliggine mettono
in pericolo i decori
e le strutture delle
stazioni
“Un museo sotterraneo
per salvare i tesori
del metrò voluto da Stalin”
Dal 5 febbraio 2008
il costo di una corsa
è di 26 rubli
(circa 0,50 euro)
Cremlino
Complessivamente lungo
le 12 linee esistono
182 stazioni
DAL 1935
Inaugurata nel 1935, la metropolitana di
Mosca è diventata la seconda più frequentata
al mondo dopo quella di Tokyo
[email protected]
difficili da rintracciare in
qualsiasi museo di superficie. A lanciare un
appello autorevole ci
pensa Natalja Duskhina
che non è soltanto una illustre docente dell’Istituto superiore moscovita di architettura ma soprattutto la
nipote di quell’Aleksej Dushkin
che in epoca sovietica progettò e
realizzò una decina di stazioni della metropolitana: «I dirigenti si
preoccupano solamente del funzionamento dei treni. Vere opere
d’arte vengono trattate come nor-
Mo
storico. Progetto
ambizioso ma la
signora Dushkina
ha due carte preziose da giocare.
La prima è l’amore viscerale dei
cittadini di Mosca
per la loro metropolitana, l’altra è
la voglia del presidente Medvedev
di fare al più presto qualcosa di
nuovo e di visibile per la capitale.
Vi è quasi obbligato dopo aver silurato brutalmente il sindaco Jurij
Luzhkov e dopo aver gestito un
sotterraneo braccio di ferro il pre-
va
sco
Meliniskij, eroe nazionale ucraino. Buona parte di ventiquattro
metri quadri della rappresentazione di una festa contadina tra
mazzolini di fiori, balalaike e bandiere rosse, sono piombati al suolo in una nuvola di polvere cancellando il lavoro di un’équipe di noti pittori del realismo socialista diretti dall’architetto Taranov nel
1953.
Ma è solo l’episodio più vistoso.
Da anni, crepe inquietanti, minacciose macchie di umidità, indelebili tracce di fuliggine, segnano il declino di stucchi e mosaici,
Russia
Mosca
male arredamento prodotto in serie. Bisognerebbe creare una direzione artistica della nostra metropolitana che non è solo una rete
ferroviaria urbana». Farne insomma un’area protetta come fosse
un museo ufficialmente riconosciuto o un palazzo di interesse
mier Vladimir Putin che non
avrebbe gradito l’operazione. Il
Presidente è stato costretto ad accettare come nuovo sindaco il vice
premier Sergej Sobjanin, un burocrate grande amico personale di
Putin. Ma pare che nella trattativa
all’interno del cosiddetto tandem
di potere, Medvedev abbia chiesto
al nuovo “signore di Mosca” di dare almeno un pubblico segnale di
inversione di tendenza. Dopo anni di scempi del centro storico e di
totale disinteresse per i beni architettonici della città, il Presidente
vorrebbe una politica un tantino
Inghilterra
“No a donne prete”
Vescovo anglicano
diventa cattolico
LONDRA — L’apertura
della chiesa anglicana alla possibilità per le donne
di diventare vescovo ha
convinto ieri il vescovo
ausiliare anglicano di
Londra, John Broadhurst, ad annunciare la conversione al cattolicesimo.
L’alto prelato lo ha comunicato nel corso dell'assemblea di “Forward in
Faith” (“avanti nella fede”), associazione tradizionalista contraria sia alle donne prete che alle
donne vescovo di cui è
presidente. Il vescovo è il
primo del movimento anglo-cattolico ad annunciare che si unirà all'Ordinariato che Benedetto
XVI, con la costituzione
apostolica Anglicanorum
Coetibus, ha voluto per
garantire agli anglicani
che rientrano nella Chiesa cattolica il rispetto della liturgia e delle tradizioni.
più rispettosa del passato.
E gli attivisti per la difesa del retaggio culturale russo fanno apposta una lista dei problemi che
possa sensibilizzare il Cremlino:
attenti al pavimento della stazione Belorusskaja, disegnato come
un tappeto bielorusso e ora sconnesso e destinato alla distruzione;
proteggete i mosaici di vetro della
stazione Novoslobodskaja, le statue di bronzo della Ploshad Revolutsij... E così via in uno struggente catalogo di tesori sotterranei dimenticati.
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Cina
TRIBUNALE DI GROSSETO
SEZIONE ESECUZIONI IMMOBILIARI
ESTRATTO AVVISO DI VENDITA IMMOBILIARE CON INCANTO
Il giorno 15/12/2010 alle ore 09.00 dinanzi al Giudice delle Esecuzioni Immobiliari del Tribunale
di Grosseto, Dr.ssa Daniela Gaetano, si procederà alla vendita con incanto dei beni immobili, relativi alla esecuzione immobiliare n. 28/07 R.G.E.I.. Detti beni sono meglio descritti nelle relazioni di stima depositate presso la Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari del Tribunale di Grosseto, delle quali l’offerente deve dichiarare di aver preso visione, ed alle quali si fa espresso rinvio
anche per tutto ciò che concerne l’esistenza di eventuali oneri e pesi a qualsiasi titolo gravanti sui
beni stessi. La vendita viene fatta nello stato di fatto e di diritto in cui i beni si trovano, con tutte le
eventuali pertinenze, accessori, ragioni ed azioni, servitù attive e passive; la vendita è a corpo e
non a misura; eventuali differenze di misura non potranno dar luogo ad alcun risarcimento, indennità o riduzione del prezzo. La presente vendita forzata non è soggetta alle norme concernenti la garanzia per vizi o mancanza di qualità, né potrà essere risolta per alcun motivo.
COMUNE DI FOLLONICA (GR)
Lotto N. 1: quota pari all’ intero della piena proprietà: Appartamento di civile abitazione con garage, Via Monte Serra n°28 in una palazzina trifamiliare con ingresso indipendente che si sviluppa su tre piani fuori terra ed un piano interrato ; al piano terra con accesso da due ampi terrazzi
(mq. 24), collegati alla corte esclusiva (mq. 700) si trovano un soggiorno articolato in due ambienti,
servito da disimpegno con la cucina ed il bagno ; una scala a due rampe contrapposte porta al
piano primo dove ci sono una camera doppia con bagno e due camere singole servite da bagno
e disimpegno ed un terrazzo (mq. 12) - tutti gli ambienti hanno un’ altezza di mq. 2,70 per una
superficie utile complessiva di mq. 117,39 – al piano interrato, collegato al soggiorno tramite una
scala interna a due rampe si trovano un ambiente tipo taverna, un ripostiglio ed il garage per una
superficie utile complessiva di mq. 55,28 con altezza di m. 2,50 – buono risulta nel complesso lo
stato di manutenzione e di buon livello qualitativo risultano le rifiniture – l’ immobile risulta occupato dai proprietari - PREZZO BASE: Euro 448.000,00 Offerte minime in aumento Euro 5.000,00
– prezzo ribassato del 20%
Lotto N. 2: quota pari all’ intero della piena proprietà: Fondo commerciale con garage sito in Via
Litoranea n°81 situato al piano terra di un complesso edilizio su sei elevazioni destinati a civile
abitazione con un piano terra ad uso commerciale e servizi ed un piano interrato per garage ; il
fondo commerciale al piano terra è composto da laboratorio, bagno e spogliatoio con bagno per
una superficie utile totale di mq. 132,46 altezza m. 4 – buono risulta lo stato di manutenzione generale ; il garage si trova al piano interrato con una superficie utile di mq. 19 altezza di m. 2,95 –
accettabile risulta lo stato di manutenzione ; l’ immobile risulta utilizzato dai proprietari.- PREZZO
BASE: Euro 384.000,00 Offerte minime in aumento Euro 5.000,00 – prezzo ribassato del 20%
Termine deposito offerte 14/12/2010 ore 12,30 presso la Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari del Tribunale di Grosseto.
Per le informazioni sulle modalità di partecipazione alla vendita con incanto e per ogni altro chiarimento rivolgersi:
- alla Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari c/o il Tribunale di Grosseto P.zza Fabbrini n. 24, Tel.
0564/419240;
- al Custode, Dr.ssa Marianna Festeggiato Tel. e Fax 0564/29422;
- al numero verde ad addebito ripartito 848582031 dal lunedì al venerdì ore 9.00/13.00 e
14.30/18.30, all’indirizzo di posta elettronica [email protected], sul sito internet
www.astegiudiziarie.it.
Il Cancelliere
Mara Bartalucci
Tribunale di Roma
Esecuzioni Immobiliari
TRIBUNALE DI ROMA
ESEC. IMM. N. 14/06 R.G.E.
G.E. Dott. Francesco Cottone - Vendita con incanto: 14/12/2010 ore 12.30 c/o Tribunale civile di Roma, IV Sez. EE.II. Lotto 1: Comune di Roma, Località Lucchina, Via Magliabechi. Terreno parzialmente edificabile, avente accessi anche da strade interpoderali che si dipartono da Via Ilario Corte e
da Via della Lucchina. Prezzo base Euro 490.000,00. Rilancio minimo Euro 5.000,00. Domande
entro 13/12/2010 ore 12.30. Custode: Dott. Piergiorgio Zampetti tel. 0668192202. Maggiori info in cancelleria IV Sez. EE.II., su www.tribunale.roma.it e www.astegiudiziarie.it (cod. A73824).
TRIBUNALE DI ROMA
TRIBUNALE DI ROMA
ESEC. IMM. N. 91078/96 R.G.E.
G.E. Dott. Francesco Cottone - Vendita con incanto: 14/12/2010 ore
10.00 c/o Tribunale civile di Roma, IV
Sez. EE.II. Lotto Unico: Comune di
Formello (RM), Via Santa Cornelia
Km. 5.200. Villa su terreno di pertinenza facente parte del complesso
residenziale Castel de Ceveri, lotto
19, disposta su 3 piani, seminterrato,
terra e primo, oltre porzione facente
corpo di fabbrica ma intesa come appartamento di servizio e locali di servizio. L'immobile risulta nella piena disponibilità di uno dei due debitori
esecutati. Prezzo base Euro
1.275.000,00. Rilancio minimo Euro 20.000,00. Domande entro
13/12/2010 ore 12.30. Custode: Avv.
Tania
Enza
Cassandro
tel.
068411824; 068411777. Maggiori
info in cancelleria IV Sez. EE.II., su
www.tribunale.roma.it e www.astegiudiziarie.it (cod. A106165).
ESEC. IMM. N. 89554/95 R.G.E.
G.E. Dott. Francesco Cottone - Vendita con incanto: 14/12/2010 ore
10.30 c/o Tribunale civile di Roma, IV
Sez. EE.II. Lotto Unico: Comune di
Frascati (RM), Via Colle Pizzuto,
49. Appartamento ai piani primo e secondo (sottotetto) composto da: ingresso, 3 camere, cucina, bagno e
balcone, al piano primo; soffitta,
stenditoio, 2 ripostigli e terrazza, al
piano secondo; quota pari ad un
mezzo su garage con accesso da
Via del Fontanile S. Matteo, 2. Occupato dal debitore. Prezzo base
Euro 177.187,50. Rilancio minimo
Euro 5.000,00. Domande entro
13/12/2010 ore 12.30. Custode: Avv.
Filippo
Maria
Tropiano
tel.
063728228. Maggiori info in cancelleria IV Sez. EE.II., su www.tribunale.roma.it e www.astegiudiziarie.it
(cod. A88534).
Esplode miniera
morti 21 minatori
16 in trappola
PECHINO — Fiato sospeso in Cina per la sorte di 16
minatori in trappola nelle
viscere di una cava di carbone a Yuzhou, nell’Hunan. Alle sei del mattino
un’esplosione ha provocato un crollo, ostruendo
gli accessi. Dei 276 operai,
239 sono riusciti a mettersi in salvo. Ventuno sono rimasti uccisi. Le operazioni
sono in corso per localizzare i 16 sopravvissuti, fra
rischi di frane e tonnellate
di polveri di carbone.
Questa è l’ennesima
tragedia consumata nelle
miniere cinesi. Avviene a
pochi giorni dalla liberazione seguita in diretta
mondiale dei 33 minatori
estratti dopo 69 giorni in
Cile.
Pechino ha varato nuove leggi per scongiurare le
migliaia di morti che ogni
anno si verificano nell’industria mineraria del Paese.
la Repubblica
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
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MONDO
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■ 19
Lo spinello libero divide l’America
La California verso la marijuana legale, ma Obama dice no: applicheremo la legge federale
DAL NOSTRO INVIATO
FEDERICO RAMPINI
SAN FRANCISCO — Barack
Obama è pronto allo scontro
con la California: se passa la liberalizzazione della marijuana
al referendum del 2 novembre
nel Golden State, gli agenti dell’Fbi e dei reparti anti-narcotici
«applicheranno con il massimo rigore la legge federale».
Cioè sarà guerra tra Washington e il più libertario degli Stati
Usa, dove presto lo spinello potrebbe essere legalizzato. Lo ha
dichiarato il segretario alla Giustizia, Eric Holder: «Questo ministero si oppone alla legalizzazione proposta dal referendum, se dovesse passare sarebbe un grave intralcio alla nostra
lotta contro le tossicodipendenze, metterebbe in pericolo i
cittadini».
Holder aggiunge il peso dell’Amministrazione Obama a
un vasto fronte di oppositori
della liberalizzazione. Contro
la Proposition 19 (questo il nome del referendum) si sono già
schierati il governatore uscente
della California Arnold
Schwarzenegger, diversi ex capi della Drug Enforcement Administration (Dea), molti responsabili locali dell’ordine
pubblico tra cui lo sceriffo di
Los Angeles. Si è pronunciato
contro perfino un capo di Stato
straniero: il presidente del
Messico Felipe Calderon denuncia il pericolo che la Califor-
nia diventi un «narco-Stato»
accogliente verso le gang messicane della droga. Ma più si allunga la lista delle autorità contrarie, più è chiaro che le chances di vittoria della liberalizzazione sono forti. Secondo i sondaggi la legalizzazione ha il
consenso di una maggioranza
di elettori tra i democratici e gli
indipendenti, tra i maschi adulti e i tra giovani di ambo i sessi.
«Non ci sorprende — dice la
portavoce della campagna per
il sì alla Proposition 19, Dale Sky
Jones — che l’establishment sia
compatto in favore dello status
quo. Tra gli elettori rischiano di
avere l’effetto opposto».
La legalizzazione dello spinello sembra il coronamento di
40 anni di cultura antiautoritaria, dal movimento hippy alla
New Age, che ha messo radici
profonde qui sulla West Coast.
E’ una visione che ha segnato
tutti i movimenti artistici californiani: dal poeta Beat Allen
Ginsberg fino ad autori dell’ultima generazione come Bret
Easton Ellis; consacrata nella
musica con la Summer of Love
(San Francisco 1967) e gruppi
come i Greateful Dead; teorizzata dallo psichiatra guru Timothy Leary che il presidente
Richard Nixon definì «l’uomo
più pericoloso d’America». Alle
Al voto del 2
i favorevoli
alla legalizzazione
dovrebbero essere
la maggioranza
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, è contrario alla liberalizzazione della marijuana
tradizionali correnti della contro-cultura si sono aggiunte di
recente motivazioni pragmatiche. «La marijuana — dice la
Sky Jones — è meno nociva dell’alcol, il proibizionismo crea
I punti
PRIMO DIVIETO
La California nel
1913 è il primo
Stato americano
a vietare l’uso
della marijuana,
libero
fin dall’800
USO CONSENTITO
L’impiego della
cannabis per
scopi medici
oggi è lecito
in 13 Stati
Usa, compresa
la California
56% FAVOREVOLI
Nei sondaggi,
oltre la metà
dei californiani
si dice
favorevole alla
legalizzazione
della droga
REFERENDUM
La proposta
è di legalizzare
il possesso
di 28,5 gr.
di cannabis
limitato agli adulti
di oltre 21 anni
Il segretario alla
Giustizia: i reparti
anti-narcotici non
cambieranno
regole
un business criminale che
scomparirebbe con la legalità».
C’è un tornaconto fiscale: «Lo
spinello potrà essere tassato
come le sigarette e contribuirà
a risanare le finanze locali». Un
argomento attraente per uno
Stato che affonda sotto il peso
di 20 miliardi di debiti, ed è stato costretto a pesanti tagli nel
bilancio della scuola.
Per gli oppositori come Cal-
deron, al contrario, è la California stessa che rischia di trasformarsi in uno «Stato criminale»,
un porto franco «dove i narcos
messicani potranno operare
impunemente per esportare
marijuana verso il resto degli
Stati Uniti e la stessa America
latina». I promotori della Proposition 19 contro-obiettano
che il referendum punta a liberalizzare solo il possesso in
«modica quantità» (un’oncia,
circa 28 grammi) e la coltivazione in piccoli appezzamenti (2,5
metri quadri di terreno).
Obama sembra mosso soprattutto da una preoccupazione tattica immediata. Deve
impedire che lo spinello libero
dia altro carburante alla destra
nelle legislative di novembre. I
democratici ricordano che nel
2004 a far perdere John Kerry
contro George Bush a livello
nazionale contribuì anche la
«trasgressiva» San Francisco
con il suo referendum sulla legalizzazione dei matrimoni
gay.
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la Repubblica
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
CRONACA
■ 21
Il sindaco di Viareggio a Sarkozy:
“Ci aiuti nel giallo di Franceschi”
Lettera all’Eliseo. La mamma: Carla Bruni non resterà insensibile
DAL NOSTRO INVIATO
MEO PONTE
NIZZA — «Per ora non ho avuto
nessuna risposta. Ma sono convinta che la signora Bruni che è
italiana non resterà insensibile
davanti al dolore di una madre.
Sono certa che mi aiuterà ad avere giustizia...» dice Cira Antignano. Il giorno dopo l’accorato appello fatto tramite Repubblica
alla Premiere Dame di Francia, la
madre di Daniele Franceschi, il
giovane di Viareggio misteriosamente morto nel carcere di Grasse in agosto, aspetta una risposta. Nel frattempo anche Luca
Lunardini, sindaco di Viareggio,
ha scritto alle autorità francesi.
«Direttamente a Sarkozy — spiega — la mia segreteria ha trovato
una mail dell’Eliseo a cui ho indirizzato il mio messaggio affinchè
venga chiarita la misteriosa vicenda che ha visto morire in carcere un ragazzo arrestato per
una carta di credito rubata. Domani (oggi, ndr) la lettera sarà ufficialmente recapitata alla sede
del governo di Parigi». Lunardini, nel messaggio al presidente
francese, dopo avere ricordato i
troppi misteri della vicenda giudiziaria di Daniele Franceschi,
ha scritto: «La comunità viareggina vuole continuare a credere
nella giustizia di una nazione che
è stata maestra di libertà e democrazia. Presidente Sarkozy ci aiu-
Il nuovo avvocato
della famiglia:
emergenza
sanitaria nelle
carceri francesi
ta a continuare a crederlo... «.
Il caso Franceschi però sta polarizzando anche l’attenzione
dell’opinione pubblica francese
sulla situazione delle carceri. In
particolare di quello di Grasse. In
Francia ci sono due tipi di prigioni: le Maisons d’Arret dove vengono rinchiusi i detenuti in attesa di giudizio e le Maisons Central dove si sconta effettivamente la pena. Quella di Grasse è una
Maison d’Arret e ospita circa 800
detenuti pur essendo stata costruita per non più di 500. Tra loro una decina di italiani, tra cui
un appuntato dei carabinieri di
Ventimiglia, arrestato per estorsione. Il carcere diretto da monsieur Botella non gode di buona
fama. Nel luglio 2007 fece grande
impressione l’evasione di Pascal
Payet, rapinatore e considerato
il detenuto più pericoloso di
Francia, già evaso due volte in
modo rocambolesco dal carcere
di Aix en Provence. Quell’estate
quattro complici di Payet si impadronirono di un elicottero a
Cannes e riuscirono ad atterrare
sul tetto della Maison d’Arret di
Grasse. Payet non dovette far altro che salire sul veivolo. «Non
furono minimamente ostacolati
dalle guardie — ricorda l’avvocato Luc Febrario che da
vent’anni collabora con l’Observatoire International des Prisons, un’organizzazione che
ogni anno redige un rapporto sugli abusi commessi in carcere e
che si è affiancato alla difesa di
Daniele Franceschi — nelle prigioni francesi il personale è ridotto al minimo e nel periodo
delle ferie la situazione diventa
drammatica. Naturalmente
questo incide anche sull’assi-
stenza sanitaria dei detenuti. Si
dice che finire in un carcere francese con una qualsiasi patologia
può essere letale. Di notte non ci
sono medici e anche durante il
giorno l’assistenza sanitaria la-
scia molto a desiderare...».
In più c’è da aggiungere che,
grazie al Garde a Vue (l’arresto
temporaneo) e al codice di procedura penale francese più volte
condannato dalla Corte Euro-
pea dei diritti dell’uomo, quest’anno sono finite in carcere
800mila persone. «Tanti quanti
sono gli abitanti di Marsiglia»
sottolinea l’avvocato Febraro.
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Le tappe
L’ARRESTO
LA MORTE
LA LETTERA
Daniele Franceschi,
31 anni, di Viareggio,
a marzo viene fermato
a Cannes: al casinò
ha usato una carta
di credito non sua
Il carpentiere toscano,
un figlio di 9 anni,
denuncia alla madre
maltrattamenti. Il 25
agosto muore nel
carcere di Grasse
Il 15 ottobre Cira
Antignano, madre
di Daniele Franceschi,
attraverso
“Repubblica”
scrive a Carla Bruni
Cira Antignano, la madre di Daniele Franceschi
Il caso
Il pm: Burtone deve andare in carcere
VALERIA FORGNONE
LAURA SERLONI
Il giovane che ha
ucciso una donna
con un pugno. Il
padre: vendo la
casa per risarcire
ROMA — «Non ci sono parole per
spiegare il dolore, le scuse ora
non servono. Quel ragazzo deve
pagare con il carcere». È sconvolto Adrian Hahaianu, il marito di
Maricica, l’infermiera di 32 anni
che è morta giovedì sera al Policlinico Casilino di Roma dopo il
pugno che Alessio Burtone le ha
sferrato in volto alla stazione
Anagnina. E mentre i familiari
della vittima chiedono giustizia e
lasciano trapelare ombre sull’operato del nosocomio, il giovane,
20 anni, è accusato di omicidio
preterintenzionale. Agli arresti
domiciliari, attende la decisione
del Gip sul trasferimento in carcere chiesto dalla Procura. Intanto il Comune di Roma ha annun-
ciato che si costituirà parte civile
nel processo.
«Ho paura di tornare in galera.
Non volevo fare del male e uccidere nessuno. Sono profondamente
pentito per quanto è successo»,
continua a ripetere Alessio al suo
legale, Fabrizio Gallo. «Rischia fino
a 18 anni a seconda del reato con-
Calabria
TRIGESIMO
Caso Fortugno
il Quirinale invita
alla lotta antimafia
CATANZARO — Cinque anni dopo si ricorda
l’omicidio di Franco
Fortugno, vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria,
esponente della Margherita. Cinque colpi di
pistola, esplosi il 16 ottobre 2005 da un uomo
a volto coperto nell'androne di palazzo Nieddu, a Locri, dove era stato allestito il seggio per
le primarie dell'Unione.
Oggi, con nove persone
in carcere, il presidente
della Repubblica, Giorgio Napolitano, invia un
messaggio che dice:
«Dobbiamo riaffermare
l'impegno di tutti i soggetti istituzionali, di tutte le forze politiche e sociali contro la pervasiva
presenza di sodalizi criminali, le cui strategie si
insinuano nella società
minandone la vita democratica, la coesione
e il progresso».
Il Procuratore nazionale antimafia, Piero
Grasso, alla commemorazione dirà: «In Calabria sono in gioco la
democrazia, la verità e
la giustizia».
Nel quartiere romano di Don
Bosco ieri striscioni per
chiedere che Alessio Burtone
lasci i domiciliari
testato, ma l’autopsia potrebbe
cambiare qualcosa. Se dovessero
emergere delle negligenze da parte dei medici, sicuramente la posizione di Alessio potrebbe migliorare», spiega l’avvocato dell’aggressore. Nonostante il pugno sia
stato fatale, alcuni sospetti sono
stati avanzati anche dal fratello di
16 31 41 61 65 77
Roma, 17 ottobre 2010
I condomini e l’amministratore di via Masaccio 14-16, partecipano al dolore di
Stefano Vannini per l’improvvisa scomparsa della mamma
25
34
8.334.994,43 €
Dina
Firenze, 17 ottobre 2010
Silvia e Marco ricordano la loro mamma
Anna Nerli Cipriani
a un anno dalla morte.
Ci manchi tanto
Firenze, 17 ottobre 2010
A cremazione avvenuta, ricordiamo
amorevolmente, con gli amici, i compagni e gli alunni
Concorso n. 124 del 16-10-2010
Superenalotto
Nessun vincitore con punti 6
Nessun vincitore con punti 5+
Ai 23 vincitori con punti 5
Ai 2.965 vincitori con punti 4
Ai 121.873 vincitori con punti 3
PROSSIMO CONCORSO
IL JACKPOT CON PUNTI 6
O.F. Carmine Salemme Napoli
tel. 081/2395383
Sei entrato nella nostra vita rendendola
più ricca e più bella.
Grazie,
Gianni
Alberto ed Elisabetta con Francesco e
Maddalena
Monticello, 17 ottobre 2010
NAZIONALE
24
76
66
74
84
70
61
14
29
46
40
39
17
74
42
52
34
23
88
14
68
73
35
39
73
51
87
62
40
84
77
65
49
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10 e LOTTO
Adriana Curzi Germondari
Stresa, 17 ottobre 2010
42.166,000 €
2.051,00 €
100,00 €
10,00 €
5,00 €
166.900.000,00 euro
Napoli, 17 ottobre 2010
Punto di riferimento costante per tutta la
sua famiglia. La messa funebre verrà celebrata il 18 ottobre 2010 presso la parrocchia di Carciano-Stresa alle ore 15.
Andrea
Riccardi
Superstar
Una donna speciale, infaticabile e prodiga. Paola e Mario, Myriam e Andrea
con Lorenzo e Pietro, Ersilia con Maria,
Annamaria
Donna forte, sincera e coerente.
54.358,66 €
421,66 €
20,51 €
Nessun vincitore con punti 5
Ai 5 vincitori con punti 4
Ai 592 vincitori con punti 3
Ai 9.018 vincitori con punti 2
Ai 62.410 vincitori con punti 1
Ai 150.717 vincitori con punti 0
Annamaria Iorizzo Lafuenti
La figlia Isabella con la nipote Alice annunciano la scomparsa di
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Negazionismo, Casini contrario alla legge
allarme Sant’Egidio: un male che torna
La Cat Sound ricorda con affetto l’amico
Sergio Di Stefano
Maricica, Giovanni Petroiou: «Prima ci dicono che sta meglio, la
estubano e sospendono il coma
farmacologico poi dopo due giorni
non si accorgono della lesione all’encefalo?». Il legale della vittima,
Alessandro Di Giovanni, ha precisato: «Dopo la morte è cambiato il
capo di imputazione, domani sarà
eseguita l’autopsia sulla salma».
I prossimi giorni saranno decisivi per Burtone. La difesa ha nominato un perito che «valuterà la
violenza del pugno, anche se le lesioni maggiori sono dovute alla caduta della donna», ha precisato
Gallo. I parenti, tramite l’avvocato,
continuano a chiedere scusa ai familiari della vittima. «Suo padre è
disposto a risarcire la famiglia di
Maricica e la prossima settimana
metterà in vendita la casa. Vorrebbero incontrare i parenti della
donna e condividere il dolore», riferisce il legale. E mentre sotto casa del ragazzo gli amici hanno attaccato uno striscione “Alessio libero”, all’Anagnina la comunità
romena ha allestito un altarino con
mazzi di fiori, foto ricordo e preghiere.
COMBINAZIONE VINCENTE
14
34
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ROMA — «Il negazionismo è una vergogna per l’umanità e per la comunità culturale, ma sono contrario a una legge che impedisca la divulgazione
di una qualsiasi idea, anche la più aberrante». Lo
dice Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc. «Ho
profondo il senso di vicinanza con lo stato di Israele e con la comunità ebraica italiana, ma pensare
che la strada per combattere il negazionismo sia
la proibizione per legge è una strada molto pericolosa. La democrazia liberale non lo prevede».
Andrea Riccardi, fondatore della comunità di
Sant’Egidio, nel suo intervento alla marcia che a
Roma commemora il 16 ottobre 1943, giorno della deportazione dal ghetto, dice: «Nel mondo di
oggi rimontano il negazionismo esplicito e implicito. Ne emerge una cultura smemorata, che non
sa più dire da dove veniamo e, quindi, non riesce
a dire dove andiamo».
Contratti di solidarietà al Carlo Felice
Genova, passa l’accordo salva-Opera
Sandro
Bondi
GENOVA — Passa con una stretta maggioranza (147 voti su 166 votanti, oltre la metà dei
dipendenti) il “sì” dei lavoratori del Teatro
Carlo Felice di Genova all’intesa – siglata solo
dai sindacati confederali - che prevede il ricorso ai contratti di solidarietà per due anni,
in modo da avviare il piano di salvataggio della Fondazione lirica, destinata altrimenti alla
liquidazione. Contrastata dai sindacati autonomi, che ventilano iniziative giudiziarie,
l’intesa ha invece avuto il placet del ministro
dei Beni Culturali Sandro Bondi, che dando
un parere positivo sul voto ha annunciato anche un suo impegno concreto per sollecitare
l’impegno dei privati nel Teatro. L’Opera genovese resta peraltro ancora in gravi difficoltà finanziarie, ed è una corsa contro il tempo per avviare il piano di salvataggio.
la Repubblica
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
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ATTUALITÀ
■ 22
1962
PER SAPERNE DI PIÙ
www.casaccia.enea.it
www.sviluppoeconomico.gov.it
1987
Enrico Fermi iniziò
le sue prime ricerche
negli Stati Uniti già
negli anni Trenta
ma in Italia bisognerà
aspettare fino
al 1962, anno in cui iniziò
la prima fissione nella
centrale di Borgo
Sabotino, nel comune
di Latina
2003
La catastrofe di Chernobyl è un evento traumatico e ha un
impatto enorme sul referendum abrogativo dell’8 e 9 novembre
1987 che boccia in modo chiaro il nucleare in Italia. Sono
moltissimi quelli che vanno a votare, il 65% degli aventi diritto.
I “sì” ai tre quesiti referendari superano il 70 per cento
Di recente in Italia
si è tornati a parlare di
nucleare. Con il ministro
Alberto Clò che nel 1995
propone di riprendere
il discorso. E con il fallito
stoccaggio delle scorie
a Scansano Ionico
nel 2003. Poi il decreto
Marzano concede all’Enel
di operare all’estero
1966
Dopo Borgo Sabotino,
nascono le centrali
di Garigliano (Caserta),
nel ’63, Trino (Vercelli)
nel ’64 e infine Caorso
(Piacenza) nel ’77.
Grazie ai primi tre impianti
l’Italia arriva
nel 1966 a essere il terzo
produttore al mondo
di energia nucleare
2009
Nell’estate del 2009
viene approvata la legge
che permette di aprire
nuovi siti nucleari in Italia.
Il prossimo passaggio
in parlamento è per
l’Agenzia per la sicurezza
nucleare. Poi bisognerà
affrontare il nodo
della localizzazione
degli impianti
1986
L’idillio atomico inizia a rompersi nel 1979, con l’incidente
di Three Miles Island negli Usa, per spezzarsi definitivamente nel
1986 quando sull’Europa arriva la nube radioattiva di Chernobyl,
in Ucraina, il più grande incidente nucleare della storia. La
contaminazione è un rischio concreto anche in Italia
Le tappe
Il nucleare italiano riaccende i reattori
Roma, dopo 20 anni riprende l’attività sperimentale nel centro Casaccia dell’Enea
LUCA IEZZI
ROMA — Torna in Italia la scintilla del nucleare. Dopo
vent’anni, mercoledì, quella
sorta di “miracolo della fisica”
che va sotto il nome di fissione
si ripeterà alle porte di Roma,
nel centro di ricerche Casaccia
dell’Enea. Nel 1990 gli ultimi
reattori venivano definitivamente spenti per effetto del referendum di tre anni prima. A
luglio si chiudeva a Caorso la
parte “industriale” dell’atomo
italiano, da quel momento l’elettricità da fonte nucleare
avrebbe continuato ad alimentare le case degli italiani, ma solo perché importata dalla vicina Francia. In quello stesso periodo veniva interrotto anche il
zionare, i ricercatori hanno
continuato a lavorare all’interno di infrastrutture e impianti
di qualificazione industriale,
anche se il lavoro si è molto ridotto concentrandosi su altre
applicazioni (come la medicina nucleare). Una parte delle
vecchie strutture è stata perfi-
no affidata alla Sogin per essere
smantellata. Per questo l’appuntamento del 20 ottobre è visto da molti scienziati come
una vera rinascita. I due reattori saranno utilizzati per nuove
attività di ricerca e sviluppo e
anche per formare i tecnici che
dovranno far funzionare le
centrali che l’Enel ha intenzione di costruire entro il 2020 sul
territorio italiano.
Evidente anche il significato
politico dell’evento, la legge
per il ritorno all’energia atomica è in vigore da 14 mesi, ma i ritardi accumulati già in questa
fase iniziale e la fortissima op-
posizione a livello locale verso
le nuove centrali hanno di fatto
relegato questo punto del programma di governo tra le promesse “meno probabili”, vicino al ponte sullo Stretto di Messina o alla riforma fiscale.
Invece con la nomina di Paolo Romani al dicastero dello
Sviluppo economico il ritorno
al nucleare sta subendo un’imprevista accelerazione: su tutto
la nomina dei vertici dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, attesa nel giro di un paio di settimane. Va detto che anche il suo
predecessore Claudio Scajola
l’aveva promessa entro la fine
dell’anno scorso.
Il presidente designato è
l'oncologo Umberto Veronesi.
Lui stesso ha ribadito la volontà
Con la nomina di
Romani a ministro
e la designazione di
Veronesi all’Agenzia
la corsa all’atomo
sta subendo
un’accelerazione
programma nucleare di ricerca.
Ora si riparte: i reattori Triga
e Tapiro, alla presenza degli
scienziati e dei rappresentanti
del governo, saranno riportati
“a criticità” vale dire gli atomi
del materiale radioattivo saranno bombardato da neutroni fino a innescare una reazione a catena e produrre una
quantità di energia superiore a
quella immessa nel sistema.
Fenomeno ormai comune e
usato, ma che fu osservato per
la prima volta proprio a Roma
nel 1934 da Enrico Fermi. Una
scoperta che gli valse il Nobel
nel 1938, ma che l’Italia non
potè sfruttare a pieno visto che
le leggi razziali convinsero lo
scienziato a emigrare negli
Usa.
Il centro dell’Enea in questi
anni non ha mai smesso di fun-
Da oggi l’espresso si gusta morso dopo morso.
Il caffè espresso italiano è amato e apprezzato in tutto il mondo per il suo gusto
incomparabile. RITTER SPORT ha unito con successo il sapore unico dell’espresso
italiano al cioccolato di alta qualità: con la sua elevata percentuale di cacao
puro della Papua Nuova Guinea e del Madagascar, il nostro classico cioccolato
al latte avvolge una crema morbida e delicata realizzata con chicchi di caffè
espresso tostato qualità arabica. RITTER SPORT Caffè Espresso: una composizione
di cioccolato semplicemente deliziosa.
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di dirigerla anche a costo di rinunciare al seggio di senatore
del Pd, scatenando le ire dei
suoi colleghi di partito e delle
associazioni ambientaliste.
Notizie positive sono arrivate
anche dall’incontro tra Romani e il ministro dell’ambiente
Stefania Prestigiacomo, per definire gli altri quattro nomi del
board dell’agenzia. La struttura
sarà operativa forse per la primavera prossima quando i cinquanta tecnici dell’Enea e gli altrettanti dell’Ispra saranno
riassegnati al nuovo ente, particolari che l’attuale commissario Enea, Giovanni Lelli, dovrebbe chiarire già mercoledì.
Risolta da Romani dopo più
di un anno la vicenda della Sogin. La società pubblica che sta
smantellando le vecchie centrali e dovrà costruire il deposito delle scorie nucleari è uscita
dal commissariamento e ora ha
un nuovo presidente, Giancarlo Aragona, e come amministratore delegato Giuseppe
Nucci, che ha già ricoperto quel
ruolo dal 2005 al 2007. Sono tutti pezzi del “puzzle nucleare”
che trovano la loro collocazione. Ma che rimane largamente
incompiuto.
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VIVA GLI SPOSI
Dall’altare al
fast food: la
nuova moda di
molte coppie
che si sposano
Ora c’è anche
il “pacchetto
matrimonio”
Sposarsi al fast food
hamburger e patatine
per dirsi il fatidico sì
McDonald’s, ricevimento low cost: 286 euro per 100 invitati
LAURA LAURENZI
ROMA — C’è la crisi? E noi la festa di nozze la facciamo da McDonald’s. Il pacchetto è invogliante: te la puoi cavare con 286
euro tutto compreso. E cioè il
banchetto nuziale per cento invitati, le decorazioni della sala
con festoni e palloncini bianchi,
il sottofondo musicale stereofonico che accompagna il lancio
del bouquet, e persino due regalini per gli sposi e un ricordino
per tutti. Certo: il menu è quello
che è, la torta nuziale glassata
con in cima gli sposini te la puoi
scordare (al suo posto viene servita l’apple pie) ma per quel
prezzo — in pratica 4 dollari a
coperto — non si può certo chiedere di più. Happy meal per tutti.
Il vantaggio supplementare
serà solo le due sedi centrali di
Mei Foo e di Smithfield. Se, come sembra, le prenotazioni saranno in numero consistente, il
pacchetto nuziale verrà esteso
anche alle altre filiali più periferiche. La tendenza tuttavia viene dagli Stati Uniti, patria dei fa-
st food, in particolare dalla California: festeggiare gli sposi davanti a un semplice hamburger
tutti insieme appassionatamente sugli sgabelli di un self
service. Rapido, spiritoso, giovanile e soprattutto economico.
A volte si sceglie appositamente
il locale del primo appuntamento. Ma si tratta di iniziative spontanee e individuali, senza pacchetti tutto compreso, anche se,
come sottolineava il New York
Times, sono sempre più numerose le agenzie matrimoniali
che, in tempi di recessione, of-
frono ai loro clienti anche questa opzione. Il romanticismo
non ha bisogno di ristoranti di
lusso e di haute cuisinee può anche accontentarsi di bicchieri di
carta e di un panino al doppio
ketchup. Nozze coi fichi secchi.
La più grande catena della
polpetta globale sa fiutare le
fluttuazioni del mercato e indovina i gusti della nuova clientela.
Per fare business cavalca la moda bio-naturista e tenta la carta
vegetariana. La svolta ecologica
ha come epicentro Parigi dove,
in zona Défense, entro la fine di
Cibo, decorazioni,
musiche e gadget:
il McWedding
esordisce a gennaio
a Hong Kong
Con la crisi molte
coppie americane
hanno iniziato a
scegliere il pranzo
sugli sgabelli
è che gli sposi non si devono occupare di niente. Nessuno
stress organizzativo: il McWedding è un servizio chiavi in mano. Magari manca la marcia nuziale di Mendelssohn e non ci
sono i confetti, e non c’è neppure la tavolata a ferro di cavallo né
le bomboniere di Limoges, ma
quel che conta è fare comunque
una festa. E poi: guardiamo alla
cosa dal punto di vista degli invitati. Spesso i banchetti nuziali
sono un supplizio: ore e ore inchiodati alla sedia a fare brindisi in un interminabile succedersi di portate. Col McWedding fai
presto: un cheesburger e una
busta di patatine fritte ed è già
arrivato il momento del dolce e
dei discorsi, ergo del rompete le
righe. E senza cerchio alla testa:
si brinda con la cocacola, nessun McDonald’s infatti ha la licenza per servire alcolici. Sarà
una festa champagne free, viva
gli sposi.
Il fast wedding è un servizio
offerto unicamente a Hong
Kong. L’esperimento partirà il
primo gennaio 2011 e interes-
ottobre verrà inaugurato un
nuovo punto ristoro considerato un prototipo da cui è bandito
ogni tipo di hamburger: sarà un
McCafé con una fornitissima
Mc-insalateria e con ogni tipo di
Mc-spuntino dolce e salato, ma
per nessun motivo a base di carne. Jamais plus ça.
Intanto l’Italia festeggia il suo
primo McDonald’s, aperto un
quarto di secolo fa a Bolzano. Atmosfera anni Ottanta, Karaoke,
spettacoli di danza e l’esibizione
di un gruppo di writers professionisti l’altroieri sera per una
celebrazione dal sapore vintage: chiunque avesse voluto pagare il suo hamburger con le lire
invece che con gli euro avrebbe
potuto.
Torna in mente un aforisma
di Andy Warhol, oggi piuttosto
datato: “La cosa più bella di
Tokyo è McDonald’s. La cosa
più bella di Stoccolma è McDonald’s. La cosa più bella di Firenze è McDonald’s. Pechino e
Mosca non hanno ancora nulla
di bello”. Ora sì, ce l’hanno.
Lo sbarco in Italia
venticinque anni fa
Il primo McDonald’s in Italia
apre 25 anni fa a Bolzano.
È il 15 ottobre 1985,
poi il fast food viene
chiuso e riaperto l’anno
dopo. In questi giorni i
festeggiamenti (in alto)
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ECONOMIA
FINANZA&MERCATI
Bankitalia respinge le critiche del governo
“Dati né esoterici né ansiogeni, noi siamo seri”. Tremonti: sono i numeri a fare la politica
ELENA POLIDORI
AFFARI & POLITICA
GIUSEPPE TURANI
FAMIGLIE PREMIATE
MANAGER BOCCIATI
ICCOLO (o medio) è bello? Familiare è meglio di
manageriale? Da qualche giorno sono stati diffusi i dati di prechiusura 2010 del settore del lusso.
Ed in particolare della moda. Tutti ottimi. Dal record
di Prada che cresce di quasi il 20 per cento rispetto all'anno scorso, ai dati di Tod's, Armani, Dolce e Gabbana, Zegna, Diesel, tutti oltre il 10. Nel lusso ancor più
lusso, quello degli yacht, sono appena finiti i saloni di
Cannes, Montecarlo e Genova e si tirano le prime somme. Il fatturato anche lì si riprende, gli ordini arrivano
copiosi (specie da russi, brasiliani, indiani e cinesi,
tanto per cambiare), ma si prende anche nota, dai tanti stand vuoti, delle decine di cantieri che hanno chiuso i battenti, o stanno per chiuderli.
A Genova ad esempio, oltre ai tanti assenti totali, ha
fatto effetto la scelta di Ferretti (che vuol dire Riva, Pershing, Itama ed altri marchi molto prestigiosi) di presentare solo qualche modello e di invitare gli interessati in un porto vicino, fuori dal salone. Scelta risparmiosa, dicevano tutti, scelta dettata dall'enorme debito ancora sulle spalle della società che non consente di scialare troppo con le spese. Ed infatti i più informati dicevano che é già in corso un giro di documenti
per un ulteriore aumento di capitale, probabilmente
legato all'ennesimo stralcio dei debiti con le banche,
unici modi per cercare di dare ossigeno al gruppo. Peccato che dal concorrente principale - Azimut Benetti,
ormai indiscusso leader mondiale del settore - c'era la
fila a visitare gli yacht, specie quelli più nuovi, anche
nei giorni dell'alluvione sulla città. Una fila che ha fatto impressione e che ha consentito di sottolineare il livello di fiducia di cui gode quell'azienda.
Ma c'è, e semmai qual é, un comune denominatore tra tutte queste società che
stanno andando cosi bene? Sarà un caso
ma tutte le migliori aziende citate della
moda e del lusso sono ancora gestite dagli
imprenditori che le controllano. Sono loro infatti che hanno saputo imprimere tutte quelle svolte positive di ristrutturazione
dei costi, di riorientamento sui mercati, di
innovazione sui prodotti che li stanno
portando ad avere grande successo. Loro
stessi forse un anno fa non avrebbero messo la mano sul fuoco sui risultati che stanno arrivando,
però oggi sono lì, felici, a godersi una crescita “a due cifre”, come si dice in gergo. E non é ancora arrivato il
Natale, che in genere premia ulteriormente i più bravi, quelli con i prodotti considerati migliori, più di tendenza. I gruppi guidati dai manager invece, in molti
casi sono stati meno pronti, più incerti, più vittime della crisi che in grado di cavalcarla in positivo. Se poi avevano alle spalle situazioni finanziarie pesanti l'incertezza e la timidezza sono state più dovute dai fatti contingenti che risultato di scelte consapevoli e libere.
In questi giorni, a seguito della pubblicazione di recenti studi, abbiamo assistito ad una rivitalizzazione
del dibattito tra chi sostiene che le aziende, per andare bene e soprattutto per crescere, devono essere consegnate ai manager e non lasciate alle famiglie. Ma
non é detto, anzi. Gli esempi appena fatti dimostrano
proprio il contrario. É chiaro che famiglie alla seconda
o terza generazione, con i vari componenti che litigano tra loro, che non sanno scegliere dei veri leader, non
possono che avere problemi, però in casa di tanti imprenditori si sente dire che - con la crisi che c'é stata e
che in parte ancora c'è - se non ci fossero stati loro a tenere saldamente in pugno il volante, il timone delle loro aziende, sarebbe stato un disastro. Come é evidente, generalizzare é sempre sbagliato, specie in un universo, come quello delle imprese, che é quanto di più
articolato si possa immaginare. Però i numeri sono ormai sotto gli occhi di tutti e é molto chiara la differenza tra chi sta uscendo dalla crisi con il vento in poppa
e chi invece ha ancora molte, forse troppe ferite da medicare. A questo punto la scelta tra imprenditori e manager, tra famiglie e professionisti, va a dir poco rinviata nel tempo.
P
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ROMA — Non succede tutti i giorni che la Banca d'Italia risponda
agli attacchi. Invece stavolta, poiché l'accusa del governo, l'ultima
di una lunga serie, s'infiamma sui
contenuti delle analisi macroeconomiche e dunque va dritto al
cuore del celeberrimo ufficio studi, fiore all'occhiello e anima dell'Istituto, ecco che via Nazionale
decide di rompere una prassi di
riservatezza più che consolidata
nella sua storia ormai centenaria.
Non replica il governatore Mario
Draghi, ma il numero due dell'istituto, il direttore generale Fabrizio Saccomanni. Poche parole
per puntualizzare che le stime del
Bollettino economico sono «accurate». Quelle stesse cifre che
avevano suscitato venerdi l'ira
del ministro Tremonti per i «toni
inutilmente ansiogeni» sulle entrate nonché il commento seccato del ministro Sacconi per il livello accreditato della disoccupazione, al record dell'11%: «Dati esoterici», li aveva chiamati.
Saccomanni dice ora che in realtà
le stime non sono esoteriche e
nemmeno ansiogene, «né l'uno
né l'altro». Nel documento «ci sono dati buoni per l'Italia e altri
meno. Noi pubblichiamo tutto e
riteniamo che dietro la nostra
analisi ci siano ricerca e accuratezza. I dati bisogna leggerli tutti».
Disputa solo tecnico-contabile, in apparenza. Certo i numeri, specie se dolorosi, devono essere davvero importanti se Tremonti in giornata decide di reintervenire. Per annunciare che dopo i tagli ci sarà un piano per lo sviluppo perché «prima si recupera,
poi si spende», ma soprattuto per
spiegare che «in passato era la politica che faceva i numeri» e oggi «i
numeri vengono prima della politica». Anzi, la politica «è l'arte di
adattarsi a numeri, ma veri e non
inventati». Inventati? Per il leghista Calderoli «il bollettino è pieno
di forse e di condizionali. Su temi
così delicati o si hanno certezze o
è meglio lasciar perdere». Nella
polemica s'inserisce la leader de-
Il credito
Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia e Giulio Tremonti, ministro dell’Economia
I precedenti
ASPIRINA
ASTROLOGI
TECNICI
Aprile 2008.
Tremonti: la
cura Draghi
contro la
crisi è solo
un’aspirina
Gen 2009.
Tremonti:
i dati
Bankitalia?
Congetture
da astrologi
Gen 2010.
Tremonti:
inutili regole
tecniche,
decide la
politica
gli industriali, Marcegaglia: «Per
noi la disoccupazione è il dato
Istat dell'8,2%», e non quell'11%
che tanto ha infastidito Sacconi.
«Mi sono meravigliato del suo
comportamento - commenta il
presidente Udc Casini - dice sempre che i dati sono sbagliati».
Dunque il duello governoBankitalia va avanti e finisce per
prendere una piega tutta politica
. Così accade - e anche questa è
una prima volta - che il nome del
governatore risuoni perfino in
piazza san Giovanni gremita di
metalmeccanici, per bocca di Nichi Vendola, che lancia l'allarme:
«Cercano di mettere la museruola a Draghi». Nel palazzo la polemica arriva a lambire la questione nomine, visto che Draghi è
candidato alla guida della Bce. Ne
parla Enrico Letta, vicesegretario
Pd: «Azzoppare la possibilità di
Draghi alla Bce sarebbe un grave
danno per il paese». Nel tourbillon mediatico delle designazioni
c'è chi, come il sito Dagospia, legge le uscite di Saccomanni - tre
nel giro di una settimana- come
una mossa dello stesso governatore per favorire una eventuale
successione interna, alla scadenza del mandato, nel gennaio
2012. Draghi è stato scelto dal governo Berlusconi a fine dicembre
2005, dopo il caso Fazio. Il suo
mandato, il primo a tempo nella
storia della Banca, dura 6 anni ed
è rinnovabile una volta. Trichet
lascerà poco prima, nel 2011.
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Trattativa serrata sui 4.700 tagli, chiusura vicina. Passera: “L’area ci interessa, valutiamo opportunità”
Unicredit, accordo in vista sugli esuberi
Intesa guarda agli asset nell’Est Europa
MILANO — Continuano serrate le trattative per arrivare all’accordo sugli esuberi Unicredit. Rappresentanze sindacali e banca hanno ripreso i negoziati - dopo l’interruzione
alle tre di notte di due sere prima - con l’obiettivo di chiudere quanto prima, forse già oggi.
Sul piatto ci sono 4.700 esuberi da gestire nell’arco di cinque
anni, nell’ambito di un piano
di riorganizzazione aziendale
che vede una prima tornata, di
3.000 persone, in via di uscita
nel prossimo triennio. Altre
600 unità fanno invece parte
del vecchio piano di esuberi di
Capitalia, anch’esse previste
in uscita nel corso del triennio.
A fronte di questo snellimento
(che riguarda comunque persone che hanno o che raggiungeranno il diritto alla pensione) sono previsti l’inserimento di 1.100 precari che verranno stabilizzati e di altre 1.100
nuove assunzioni.
Carne al fuoco, per Unicredit, in effetti ce ne è parecchia.
A partire dalla nomina dei direttori generali (il cda dovrebbe essere nella seconda metà
della settimana, ma è possibile che martedì ci sia un Comitato nomine); al contrario, non
dovrebbero esserci novità di
rilievo sul fronte del perimetro
estero dell’istituto, in particolare nell’Europa dell’Est, se
non per qualche realtà marginale.
All’area dell’Europa orientale guarda con grande interesse anche Intesa Sanpaolo,
reduce peraltro proprio due
giorni fa da una piccola acquisizione, la maggioranza della
Banca Monte di Parma («Una
bella prova di efficienza», ha
commentato il numero uno di
Intesa, Corrado Passera, riferendosi al fatto che l’operazione è stata conclusa in tre giorni). Ieri l’amministratore delegato del gruppo, rispondendo
alle domande dei giornalisti
ha confermato che Intesa Sanpaolo «guarda con interesse al
mondo dell'Europa dell’Est e
quando ci sono delle opportunità le valutiamo». Asset di
Unicredit compresi, ove ce ne
fossero. Del resto, Ca’ de Sass è
già molto presente nell’area
orientale e nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo:
Slovenia, Croazia, Albania ed
Egitto.
(vi.p.)
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la Repubblica
Cgia
Strasburgo
Imprese, ricchezza ai minimi dal 2001
Pagamenti in ritardo, l’Italia rischia stangata Ue
VENEZIA — «Il valore aggiunto delle imprese italiane
è sceso ai livelli del 2001. Nel settore manifatturiero la
ricchezza prodotta è precipitata su valori che avevamo
nel 1989». Lo sostiene la Cgia di Mestre.
BRUXELLES — Rischio stangata suoi conti della pubblica amministrazione italiana: il Parlamento europeo mercoledì darà
l’ok alla direttiva sui ritardi nei pagamenti ai fornitori di beni e
servizi allo Stato. In Italia gli arretrati sono 70 miliardi di euro.
DAL NOSTRO INVIATO
ANGELO AQUARO
NEW YORK — C'è una sola parola che a questo punto sembra
riassumere il “Mutui-Gate” che
rischia di travolgere l'economia
americana: truffa. Truffa è l'accusa su cui indaga il governo della
Florida nel caso di David J. Stern.
L'avvocato è a capo di uno studio
legale a cui le grandi banche delegavano i pignoramenti. Beh, lo
studio Stern prendeva 1.300 dollari a botta: intesa come pignoramento. E chi se ne frega se il poveretto di turno andava davvero
sfrattato. Con 12 impiegati per
sbrigare 12mila pratiche la ditta
Stern nel 2009 ha firmato niente-
Caos pignoramenti negli Usa
4 milioni di case a rischio
Il “Mutui-gate” si allarga: nel mirino banche e studi legali
È in ballo il 30%
del mercato
immobiliare:
chiesta moratoria
al governo
dimeno che 70.000 sfratti. Ed è solo una goccia dello tsunami che
sta arrivando.
Le procure di tutti i 50 Stati
hanno aperto un'inchiesta che rischia di bloccare tutti i procedimenti. In tanti chiedono al governo una moratoria. Ma sono due
milioni le case da pignorare in
America. Altre due milioni sono
sotto osservazione. E' il 30 per
cento del mercato immobiliare.
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
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zazione, il Mers, che va più veloce
degli impiegati degli Stati, e contemporaneamente chiedono alle
“fabbriche dei pignoramenti” di
produrre carte su carte. E' il caos:
immortalato dalla storia pirandelliana di quel signore della Florida che paga in cash e si vede impartire un ordine di sfratto per
non aver pagato il mutuo che non
ha.
Che succederà? Le banche sono sotto un doppio assedio. Da
una parte i poveracci che resistono ai pignoramenti: dove sono le
carte? Dall'altra gli investitori che
fanno causa perché hanno comprato quei mutui di cui non si riesce a risalire alla proprietà: dove
sono le carte?
Il riutilizzo dei
subprime scoperto
per caso grazie alla
vicenda della
signora Bradbury
Che sale al 50 negli Stati dove la
bolla ha colpito di più: California,
Florida, Arizona, Nevada. Altri
numeri? Oltre 200mila le nuove
abitazioni vendute negli Usa a
settembre: meno 16 per cento rispetto ad agosto. E invece oltre
340mila le abitazioni pignorate:
più 2,5 per cento. Fermare i pignoramenti sarebbe fermare il
mercato già in crisi. Alcune banche, quelle più esposte che in
questi giorni sono crollate in Borsa, l'hanno fatto in via cautelativa: da Bank of America a Jp Morgan. Quanto può durare?
Sembra impossibile che tutto
sia nato per caso. La signora Nicolle Bradbury perde il lavoro e
non sa più come pagare il mutuo
da 474 dollari al mese per la casetta di Denmark, Maine, acquistata
7 anni prima per 75mila dollari.
Contatta un gruppo di assistenza
legale non profit e si imbatte in un
avvocato in pensione, Thomas A.
Cox, che ha lavorato nei pignoramenti. C'è qualcosa che non quadra in queste carte, dice Thom. E'
l'inizio di un'inchiesta che si allarga a decine, centinaia di migliaia, milioni di casi.
C'è qualcosa che non quadra
nel sistema. I signori di Wall
Street hanno una fretta terribile
di rivendere i mutui che vengono
impacchettati in quei prodotti finanziari chiamati security e subprime che hanno alimentato prima la bolla immobiliare e poi quando il loro valore è crollato
perché tanti mutui erano insolvibili - la recessione. Vendere e rivendere: sempre più veloci. Ma il
catasto americano è vecchio come la rivoluzione: troppe carte.
Le banche si inventano, da una
parte, un sistema di informatiz-
Dice lo storico dell'economia
Hernando De Soto: «Il capitalismo è un sistema che si basa su
fatti che possono essere verificati. Può un'economia prosperare
se il concetto di proprietà non è
più certo?». L'economia no, le
grandi banche e gli avvocati truffaldini sì. E quando qualcuno si
accorge che il re è nudo è sempre
troppo tardi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
la Repubblica
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
LETTERE,COMMENTI&IDEE
■ 28
LA MISERIA DEL CUORE
CHE FA IL PIENO DI SHARE
I NEGAZIONISTI PARLINO CON NOI, EX-DEPORTATI NEI LAGER
C
NATALIA ASPESI
(segue dalla prima pagina)
Q
uindici anni e l’aspetto
ancora di bambina, a vederla nelle immagini del
cellulare e dei video di
famiglia, mentre fa le smorfie e ha
voglia di scherzare, di giocare: di
vivere. L’hanno ammazzata, e
perciò col passare dei giorni da
protagonista si è fatta comparsa,
la sua immagine si è affievolita, poi
si è annebbiata la sua persona, si è
dimenticato che era viva: è uscita
di scena, perché anche nei romanzi gialli, nei film noir e nelle fiction
thriller, della vittima si finisce col
perdere le tracce, ciò che conta sono gli assassini, e meglio se ad ogni
capitolo, ad ogni scena, la storia si
ingarbuglia, i sospetti crescono,
deviano, si fanno sempre più caldi, gli indizi si accumulano, i detective indagano, arrivano le prove scientifiche, poi le confessioni:
e la ferocia si estende dall’atto terribile che spegne una vita così breve, alla morbosità del coro sempre
più vasto, della moltitudine di
estranei che rimuovono le crepe
della loro vita immergendosi senza pietà nelle storie macabre degli
altri: spettatori di una tragedia che
gelidamente infiamma ed eccita, i
vicini, il paese, la stampa, ovviamente la televisione che tutto accumula e tutto cancella.
Ci sarà prima o poi un omicidio
in diretta, o un suicidio come nel
vecchio (1976), preveggente
‘Quinto potere’ di Sidney Lumet, e
in quel momento il picco di share
farà del sagace e fortunato conduttore una star insuperabile? Sino a ieri il protagonista della maratona televisiva da Avetrana era
questo Michele Misseri, un orco
dall’aspetto intristito e fragile, attaccato al suo cappelluccio come
al distintivo della sua modesta
persona, in grado di narrare, della
sua vita spenta e invisibile di operaio, di contadino, di padre di famiglia, quel momento buio e luminoso, inenarrabile: «È stato un
raptus. L’ho strangolata nel garage di casa mia, poi l’ho caricata in
macchina e l’ho portata in campagna, l’ho spogliata, ho bruciato i
vestiti e ho seppellito Sarah nuda».
Dice anche di aver violentato il
giovane corpicino cadavere. C’era
bisogno di raccontare agli inquirenti tanto orrore, non bastava dire l’ho ammazzata? No, non bastava, forse per liberarsi da un incubo o forse per rendere ancora
più appetibile la sua orribile storia
alla stampa e soprattutto alla televisione, che appena c’è un’efferatezza l’afferra e la dilaga non ponendosi più alcun limite.
Finalmente nella vicenda che
fa perdere la testa a ogni conduttore (pare di sentire le voci di quegli imprenditori che dopo il terremoto dell’Aquila se la ridevano),
entra l’immancabile Donna Funesta, che di solito è una fatalona
crudele come le sapeva dipingere
Boldini. Ma in questa storia la femmina sinistra è una ragazza di 22
anni un po’ cicciotta, con gli occhi
azzurri del padre assassino, molto
chiacchierina, sicura di sé, e se
davvero colpevole, grande attrice:
anche lei ha vissuto il suo momento fatale, è uscita dal torpore della
vita di paese, ha intravisto il futuro
luminoso che tutti pensano l’apparire in televisione possa assicurare. Lei, Sabrina, ragazza senza
storia, è stata vista da milioni di
persone, che hanno parlato di lei,
l’hanno ammirata, compatita, ed
ora si divideranno come sempre
in innocentisti e colpevolisti.
Lei si dice innocente, e forse lo
è, e non basta il suo esibizionismo
o forse la sua capacità di mentire a
fare di lei una colpevole. Anche
perché se lo fosse, bisognerebbe
chiedersi da quale miseria del
cuore e del pensiero può venire
l’odio, il desiderio, il gesto che uccide, anche qui senza ragione: non
si uccide per eliminare una rivale
di un amore inesistente, non si uccide perché la cuginetta è più carina e più felice, non si uccide per
paura che si venga a sapere che il
padre è sporcaccione, non si diventa complici del padre assassino che ha appena strangolato la
cuginetta ed amica del cuore. A
vent’anni non può essersi spento
il senso della vita, non si può dimenticare un padre nel momento
in cui strangola la sua amica e cugina, senza restarne segnata per
sempre.
Ma Sabrina non si è mai mostrata sconvolta e per questo forse
si proverà che non è colpevole. O
che lo è doppiamente. O forse si
può davvero uccidere o diventare
complici di un assassino perché
succede nei romanzi e negli sceneggiati, dove spesso però c’è chi
resuscita (vedi Beautiful) e comunque se sei in gamba, la fai
franca. Si sa che è in famiglia, la sacra famiglia che tutti vogliono proteggere, che accadono i fatti più
spaventosi, ma ogni volta pare impossibile: lo zio, la nipote, la cuginetta, chissà chi altro, e tutti finalmente in televisione, spettatori,
conduttori, a dimenticare la pietà,
il rispetto, il dolore. Lo share sarà
stato fantastico, a ‘Chi l’ha visto?’,
‘La vita in diretta’, ‘Porta a porta’,
‘Quarto grado’ ‘Matrix’ e continuerà ad esserlo attorno al cadavere della povera Sarah. Ma poi i
numeri hanno un senso tutto loro:
se l’altra sera ‘Matrix’ ha raggiunto il recordo storico, se ‘Quarto
grado’ l’han seguito in più di 4 milioni, vuol dire che la maggioranza
assoluta degli italiani ha visto altro, o, più probabilmente, ha tenuto spenta la tv.
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aro Augias, i negazionisti come il professor Claudio Moffa dell’Università di Teramo, negando l’esistenza delle camere a gas, pensano di negare tutto. Sono dei pigri e dei superficiali, privi di capacità di autocritica, privi di vere informazioni. Hanno mai indagato su dove sono finite milioni di
persone che non sono più tornate nelle loro case? Non siamo noi sopravvissuti alla Shoah che dobbiamo
portare le prove. E’ lui che deve darci precise notizie di tutti quelli che non sono tornati, dirci su quali fonti si basa. Per rendergli il compito più facile sono pronto a fornirgli i nominativi di tre persone della mia
famiglia che non sono tornate a casa e raccontargli anche che cosa è avvenuto, dopo il nostro arresto, fino a che non ci hanno separati. Si impegni a cercare come mai non sono tornati. E mi faccia sapere. Per
quello che riguarda me, deportato a Buchenwald, posso inviargli le risultanze della Croce Rossa di Arolsen (Germania).
Gilberto Salmoni - [email protected]
CORRADO AUGIAS
[email protected]
orrei rassicurare il signor Salmoni: non c’è
alcun bisogno di inviare documenti a Claudio Moffa non perché non ne abbia bisogno
ma perché non servirebbero. Il negazionismo
s’ammanta di pretesti razionali, finge di avvalersi
di documenti e testimonianze, pretende di fare paragoni storici, in realtà esterna solo forti sentimenti negativi dettati da odio, rancore, disprezzo. Non
c’è prova contraria, non c’è evidenza, che possa far
cambiare loro di parere. Dunque silenzio e, potendo, comprensione verso persone alterate da forze
che sono incapaci di padroneggiare. Leggo che il
senato dell’università di Teramo ha preso in esame
il testo della ‘lezione’, promosso un’inchiesta e nel
frattempo invitato la facoltà di Scienze Politiche a
cancellare il master del prof Moffa. Leggo anche le
controdeduzioni dello stesso Moffa che molto aiutano a capire. Per esempio quando, dopo aver
V
Le scelte degli operai
quando si vota
Giampaolo Franci
Poggibonsi (Si)
HO visto la puntata di Anno
Zero di giovedì 14 Ottobre e
nel servizio dedicato alle dipendenti dell’azienda Omsa,
ora in una situazione davvero
difficile, una di loro ha chiesto
a Bersani in studio che cosa
avesse fatto il Partito democratico per loro. Vorrei ricordare che alle scorse elezioni,
soprattutto nelle regioni del
nord Italia, la stragrande
maggioranza degli operai ha
votato per i partiti del centro
destra, cioè per il governo attuale. Posso chiedere a costoro di ricordarsi alle prossime
elezioni di quello che ha fatto
questo governo per risolvere i
loro problemi?
Sei anni all’università
soldi e anni sprecati
Tiziano Guernelli
guernelli. tiziano@libero. it
SONO il padre di un ragazzo
che ha appena finito il dottorato di ricerca e assieme a mio
figlio stiamo seguendo l’evolvere del penoso percorso della riforma universitaria. Mio
figlio si è laureato in conservazione dei beni culturali con
110 e lode. Successivamente
ha vinto una borsa di studio
per specializzarsi in storia
dell’arte della durata di tre anni percependo in tale periodo
circa 830 € mensili. Ha poi
vinto un’altra borsa di studio
per un dottorato di ricerca in
storia della miniatura anche
quello della durata di tre anni
percependo nel periodo 1030
€ mensili. Facendo un poco
di conti si evince che il totale
delle somme percepite ammonta a circa 67000 €. Questo è l’investimento che l’università (e di conseguenza lo
Stato) ha fatto sulla persona
di mio figlio. Ora che ha finito
con il massimo profitto tutto
il suo percorso di studi, quale
L’AMACA
mandato qualche insulto a Repubblica, scrive:
«Israele mostra delle oggettive difficoltà negli ultimi anni ad attuare i propri obbiettivi perché nessuno in Occidente lo asseconda più, a cominciare da
Obama». Si può concordare; la politica del governo
d’Israele è miope e criticabile, come infatti la criticava giorni fa su questo giornale David Grossman.
Prosegue Moffa: «Così la discussione libera sullo
sterminio di ebrei nella II guerra mondiale è oggi
una esigenza sentita da milioni di persone, e sicuramente dalla stragrande maggioranza del popolo
italiano». Stabilire un collegamento, questo collegamento, tra la politica di Netanyahu e la Shoah la
dice lunga sulla confusione mentale, certamente
intenzionale, del professor Moffa che intende così
facilitarsi le cose e nobilitare al rango di ragionevole dissenso il dettato delle sue pulsioni profonde.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
prospettiva gli si apre? A ben
vedere assolutamente il nulla, perlomeno nel nostro paese. Questo significa che i soldi
che sono stati investiti su mio
figlio saranno per lo Stato Italiano sprecati, e che mio figlio
ha sprecato sei anni di studi
per nulla.
Un anno di lavoro
inutile per la pensione
Stefano Naldini
stenalda@inwind. it
APPRENDO che mia moglie,
MICHELE SERRA
eggo che tra i concorrenti del Grande Fratello ci saranno “il figlio di un camorrista, un gigolò e un cavaliere di
Malta”. Ripenso ai sussidiari di una volta, che ritraevano un’Italia popolata di lavandaie, mugnai, arrotini e maniscalchi. In apparenza, il racconto televisivo ritrae un’Italia ribaltata. In realtà, le illustrazioni caramellose dei vecchi sussidiari e il Barnum ridicolo della televisione sono la stessa cosa:
un falso ideologico ai danni della realtà.
Così come non ho mai conosciuto un maniscalco, non ho
mai conosciuto un gigolò. Il moralismo dell’Italietta cattolica
e l’immoralismo della videocrazia hanno lo stesso fine: evitare una rappresentazione lucida e verosimile della realtà sociale. Essendo la vita quotidiana, per la maggioranza delle
persone, un tribolare tenace e oscuro, una volta si infinocchiava il popolo con il presepe edificante del solerte mugnaio
e della lavandaia canterina, oggi lo si infinocchia cucendo addosso a dei normalissimi sfigati un personaggio efferato o
equivoco o in qualche maniera “spettacolare”. In realtà, il gigolò altri non è che il maniscalco riscritturato da un nuovo
produttore.
L
© RIPRODUZIONE RISERVATA
che tra un anno avrà 40 anni di
contributi, potrà riscuotere la
pensione solo dopo 12 mesi.
Avrà due opzioni: 1) licenziarsi e stare un anno senza stipendio e senza pensione; 2)
continuare a lavorare fino alla riscossione della pensione,
pagando sullo stipendio regolari contributi previdenziali, i quali, però, non le faranno aumentare la pensione. È costituzionale tutto ciò?
E comunque perché i sindacati stanno zitti e fermi? Mi
sembra che in Francia la mobilitazione contro una riforma delle pensioni ben più
morbida della nostra sia imponente, noi, a partire da politici e sindacati per finire ai
lavoratori rassegnati a tutto,
stiamo con le mani in mano.
Nuova esecuzione
negli Usa di Obama
Elvira Pierri
[email protected]
QUARANTADUESIMA esecuzione capitale in America.
Donald Wacherly di anni 41,
colpevole di omicidio, è stato
ucciso con un’iniezione letale in Oklahoma. Sconcertante
il silenzio dell’opinione pubblica mondiale. Nessuna mobilitazione generale. L’America ha al suo fianco Iran e Cina come nazioni in cui vige la
pena di morte. Una compagnia a dir poco imbarazzante,
anche per il premio nobel per
la pace Obama.
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La tiratura de “la Repubblica” di sabato
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la Repubblica
@
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
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■ 29
LE PROMESSE BUGIARDE DEL MINISTRO SENZA SOLDI
EUGENIO SCALFARI
(segue dalla prima pagina)
lla fine dell’anno infatti, secondo
i calcoli della Tesoreria, bisognerà far fronte a 5 miliardi di
spese obbligatorie derivanti dal
rifinanziamento della cassa integrazione,
dalle missioni militari all’estero e da altre
spese già impegnate. La sola riserva di cui
dispone è la vendita delle frequenze digitali di proprietà dello Stato che varranno sì
e no 3 miliardi. Si ritroverà dunque con un
buco di 2 miliardi, un’Europa ancorata al
rigore della Bundesbank e un dollaro in
caduta libera. Le sue promesse dell’altro
ieri hanno dunque credibilità zero, salvo
forse qualche spicciolo destinato al federalismo che come pompa aspirante di risorse si rivelerà un pozzo senza fondo.
Il 2011 segnerà il culmine della crisi finanziaria e occupazionale: la Banca d’Italia del resto ha compiuto ieri un passo del
tutto inusuale; il ministro dell’Economia
aveva bollato con l’aggettivo “ansiogeni” i
dati della disoccupazione forniti da Via
Nazionale, ma la risposta è arrivata subito
ed è stato il direttore generale della Banca,
Saccomanni, a recapitarlo al mittente rivendicando l’assoluta esattezza del livello
di disoccupazione che non è dell’8,5 come
sostenuto dal Tesoro ma dell’11 per cento.
Questo è dunque lo stato dei fatti per
quanto riguarda il nostro paese; ma per capir meglio quanto sta accadendo e quanto
presumibilmente accadrà nei prossimi
mesi bisogna allargare l’analisi al quadro
internazionale.
***
Sembrava un fenomeno marginale la
caduta del dollaro e lo sarebbe se non fosse il segnale di un generale disordine economico internazionale e di una crisi che
minaccia al tempo stesso il livello dell’occupazione, la recessione della domanda e
della produzione, il pericolo incombente
d’una deflazione, una nuova crisi del mercato immobiliare americano, la fragilità
A
dei debiti sovrani di molti paesi a cominciare da quello Usa. Infine la determinazione americana di svalutare il dollaro, le
resistenze della Cina ad accettare una rivalutazione della propria moneta che penalizzerebbe le esportazioni e lo sviluppo
della sua economia.
Ci sono alcune vittime di questo disordine: il Brasile, il Sudafrica, l’Africa povera
e soprattutto l’Europa. La scena mondiale
che si offre al nostro sguardo è dunque afflitta da problemi inquietanti che fanno
prevedere un 2011 di difficoltà che continueranno molto probabilmente fino al
2013 e anche oltre.
La difficoltà numero uno si sta manifestando in America dove la ripresa della
produzione dell’occupazione si è bloccata
dopo timidi segnali positivi nel 2009. Difficoltà nel sistema bancario che si sperava
fossero superate, stasi delle costruzioni,
stasi dei consumi e degli investimenti. La
perdita di popolarità del presidente Obama e del Partito democratico avrà una probabile sanzione nelle elezioni di medio
termine che avranno luogo nelle prossime
settimane e che rischiano di trasferire ai repubblicani la maggioranza del congresso.
Ciò accrescerà le difficoltà di Obama a governare l’economia. Il debito pubblico
Usa è altissimo e così pure il deficit della bilancia commerciale.
In queste condizioni la Fed ha deciso di
immettere sul mercato una nuova iniezione di liquidità per rivitalizzare la domanda
interna e sostenere le banche. Questa manovra avrà inizio il 3 novembre prossimo –
così ha annunciato Bernanke, presidente
della Fed – con l’acquisto di titoli di Stato,
di obbligazioni e anche di titoli “tossici”
che ancora affliggono i bilanci di alcune
grandi banche.
Si ignora il quantitativo di questa operazione ma sarà certamente di notevole rilievo se vorrà avere qualche effetto sul mercato. L’acquisto di titoli avverrà con la
stampa di nuova moneta e quindi con l’au-
mento del deficit pubblico. L’obiettivo
non è soltanto quello di rivitalizzare la domanda interna ma anche di svalutare il
dollaro che potrebbe presto raggiungere e
superare la soglia di 1,5 in termini di euro.
L’altro obiettivo è di arrivare ad un’inflazione del 2 per cento se non di più. Sembrerebbe, da questa molteplicità di fini,
che le autorità monetarie americane puntino sull’inflazione per alleggerire il peso
dell’enorme stock di debito pubblico. È
una strada classica, una sorta di imposta
regressiva che grava soprattutto sui redditi fissi, lavoratori pensionati e risparmiatori che hanno investito in titoli pubblici i loro risparmi. E se la strategia americana è
questa, essa provocherà ripercussioni gravi in Europa.
Nel frattempo, per contrastare la discesa del dollaro, molte Banche centrali hanno deciso di comprare dollari e acquistare
buoni del Tesoro americani. Sono dunque
due le mani che acquistano Treasury Bond
con obiettivi contrastanti: la Fed per immettere liquidità sul mercato e far scendere il cambio del dollaro; alcune Banche
centrali straniere per impedire che il dollaro scenda. Il risultato è l’aumento di riserve in dollari in mano a Banche centrali a cominciare da quelle di Cina, Giappone e
Emirati del Golfo: una sorta di deterrente
che condiziona dall’esterno la politica
economica americana.
***
Di fronte a questo scontro tra giganti che
sconquassano i mercati inseguendo disegni che spesso non sono idonei a riportare
ordine e sicurezza, una cosa è certa e avvalorata da tutte le inchieste fin qui effettuate: l’esito più drammatico della crisi è la distruzione mondiale di posti di lavoro. La
crescita economica è molto fiacca, specie
nei paesi dell’Occidente opulento, ma anche quando riprenderà con maggior vigore non creerà nuovi posti di lavoro. Sarà,
come si dice nel gergo economico corrente, una crescita “jobless”.
IL VALORE DEL LAVORO
GAD LERNER
(segue dalla prima pagina)
olo un establishment miope, che ha lucrato per decenni sulla crescita delle disuguaglianze sociali senza
peraltro compensarla con alcun
vantaggio per l’economia, può liquidare la piazza romana gremita
di lavoratori metalmeccanici come una manifestazione di estremismo politico. Da trent’anni una
distribuzione squilibrata del reddito – che a differenza da altri paesi neppure la fiscalità e il welfare
riescono a correggere – provoca
un’imponente decurtazione della
quota di ricchezza nazionale destinata alle buste paga. E come se
questo non fosse un problema,
ogni rara volta che viene ipotizzato
un nuovo investimento nell’apparato industriale, esso viene preceduto dalla richiesta di concessioni
normative a vantaggio dell’impresa. Quasi non provenissimo da decenni di moderazione sindacale e
di concessioni rimaste senza contropartita alcuna per i lavoratori.
Può sembrare antico il simbolo
della Federazione Impiegati Operai Metalmeccanici della Cgil fondata nel 1901, con la ruota dentata
e il martello affiancati alla penna e
al compasso – ma chi lo irrideva alla stregua di un anacronismo ormai disgiunto dal malcontento
operaio, ha perso la sua scommessa.
Ancora una volta si è confermato poco saggio confidare sulla divisione sindacale per edificare nuove relazioni industriali. Sono caduti nel vuoto perfino gli avvertimenti del vecchio “duro” Cesare Romiti. Peggio ancora, il ministro Maroni ha additato irresponsabilmente
come pericolo pubblico la manifestazione promossa da una grande
organizzazione democratica che
merita il rispetto di tutti, compreso
chi non ne condivide la linea sindacale. Mentre il suo collega Sacconi, novello apprendista strego-
S
ne, ha sproloquiato vaneggiando
di un inesistente “clima da anni
Settanta”.
La compostezza della protesta
operaia ha fatto giustizia della linea di un governo che punta a
stringere accordi con la Cisl e la Uil
negando il ruolo decisivo della
Cgil. Speriamo che l’amministratore delegato della Fiat, Sergio
Marchionne, dopo aver dato in
questa circostanza il cattivo esempio, riveda il proprio errore.
Toccherà ora ai sindacati di Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti ritessere un rapporto unitario con la
nuova leader della Cgil, Susanna
Camusso, contribuendo a sopire le
tensioni che hanno dato luogo
purtroppo a intimidazioni gravi
nei loro confronti. Nessuno tra coloro che rifiutano calcoli politici di
breve periodo, neanche la Confindustria, ha convenienza a fronteggiare la gestione della crisi economica con due piazze sindacali contrapposte. Tanto più dopo la giornata di ieri che ha evidenziato rapporti di forza diversi da quelli su cui
forse anche Cisl e Uil facevano affidamento.
L’argomento secondo cui la
Fiom Cgil mobilita grandi numeri
solo perché intorno a lei si radunano forze radicali, precari della
scuola e studenti estranei al mondo della fabbrica – il “nuovo antiberlusconismo” di cui parla Nichi
Vendola – denota una visione politicista che elude la sostanza del
problema: chiedere deroghe ai dipendenti in materia di malattia e
diritto di sciopero, addirittura disdettare un contratto nazionale
prefigurando ovunque normative
svantaggiose, viene percepito come un’ingiustizia da chi molto ha
già dato senza ricevere nulla in
cambio.
Certo, dalla nuova posizione di
forza acquisita, anche la Fiom Cgil
dovrà avvertire la responsabilità di
operare per una nuova unità sindacale, sedersi di nuovo ai tavoli
delle trattative, vincendo la tentazione di un isolamento dorato.
Il Partito Democratico soffre
più di chiunque altro questa divisione sindacale e paga il prezzo di
non aver saputo delineare un suo
impegno politico diretto nel mondo del lavoro, influenzando anche
le dinamiche interne alle tre confederazioni. L’assenza di Bersani
in piazza San Giovanni è dovuta al
fatto che il segretario del Pd non
può oggi permettersi di scegliere:
difatti non aveva partecipato neppure alla manifestazione di Cisl e
Uil, la settimana prima, a piazza
del Popolo. Magari fosse solo una
questione diplomatica. La verità è
che l’intera classe politica del centrosinistra, qualunque sia la sua
matrice culturale, si è macchiata
di un’inadempienza storica. Rescisso il legame esistenziale con
gli operai, interrotto il circuito virtuoso per cui la rappresentanza
delle classi subalterne si tramutava anche in leadership espresse
direttamente dal mondo del lavoro, non ha allontanato solo il suo
tenore di vita e la sua sensibilità
dal popolo delle formiche. La classe dirigente del centrosinistra si è
autoconvinta che un’adesione
acritica alla cultura neo-liberale
fosse il requisito indispensabile
per candidarsi al governo del paese, supportata dal consenso di un
establishment che nel frattempo
si arricchiva spogliando risorse,
anziché promuovere lo sviluppo.
Saranno necessari un cambio
di mentalità, drastiche correzioni
organizzative e di comportamenti, affinché l’attenzione al reddito
e alla condizione operaia riacquisti il giusto peso nella politica del
centrosinistra.
Non è un ritorno all’antico, ma
un’adesione moderna alla vita
quotidiana di chi fa fatica, il messaggio urgente che piazza San
Giovanni rivolge a una politica distante.
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Il recente rapporto dell’Organizzazione
internazionale del lavoro (Ilo) è molto
chiaro su questo punto. L’occupazione
nelle economie avanzate riuscirà a tornare ai livelli pre-crisi non prima del 2015. La
differenza tra i livelli del 2007 e quelli attuali in cifre assolute è di 14,3 milioni di posti di lavoro, mentre 8 milioni sono i posti
di lavoro perduti nei paesi emergenti. La
differenza totale dei posti di lavoro tra il livello del 2007 e quello del 2010 è dunque di
oltre 22 milioni.
Il fenomeno si aggrava se si considera la
disoccupazione di lungo periodo, dal minimo di un anno a cinque anni e all’uscita
definitiva dal mercato del lavoro. Questo
fenomeno penalizza in particolare le donne e il precariato giovanile. Nell’Unione
europea, secondo il rapporto dell’Ilo, il tasso della disoccupazione di lungo periodo è
del 37 per cento rispetto alla disoccupazione totale. La maglia nera spetta purtroppo all’Italia con il 46 per cento.
Questo fenomeno dipende in parte dalla delocalizzazione dell’industria manifatturiera verso paesi che hanno costi del
lavoro molto più bassi dei nostri. Pensare
di arginare questo fenomeno in un’economia globale è pura illusione. Mi sono sforzato più volte di segnalare questo problema che si può equilibrare non già impedendo le deroghe ai contratti nazionali vigenti ma recuperando una concertazione
permanente tra parti sociali e governo che
affronti i problemi della politica economica non abbandonandola nelle mani di un
solo ministro con tentazioni dittatoriali.
Vedo però che queste proposte non fanno
strada. E’ più populistico predicare interventi pubblici che impediscano la delocalizzazione, ipotesi peraltro irrealizzabile in
un libero mercato. Proseguendo in questo
modo avremo la botte vuota e la moglie
astemia o se si vuole la beffa e il danno.
***
La politica della Bce e della Commissione di Bruxelles è stata finora sostanzial-
mente passiva di fronte alla crisi. All’inizio
alcuni paesi minacciati dalla crisi finanziaria e bancaria intervennero con robusti sostegni di liquidità aggravando i loro deficit
di bilancio. La Bce dal canto suo non lesinò
liquidità al mercato e al sistema bancario e
ridusse i tassi di interesse dopo lunghi indugi, mantenendoli tuttavia di un paio di
punti al di sopra dei tassi americani. L’Italia fu risparmiata dalla crisi bancaria perché i nostri istituti di credito sono stati più
prudenti negli impieghi in titoli esteri.
L’ora di abbinare rigore e crescita era
quella, ma fu sprecata. L’Europa si limitò a
galleggiare sul mare tempestoso nella convinzione che le acque tornassero rapidamente calme. Errore grave, di Bruxelles, di
Francoforte e anche di Roma.
Adesso di fronte alle minacce d’una
nuova crisi e di nuove strategie che richiederebbero da parte europea decisioni dinamiche e appropriate, la Germania e la
sua Banca centrale hanno deciso di prendere in mano il timone e attuare una “exit
strategy” di rigore ancor più severo: sanzioni automatiche per chi viola il patto di
stabilità, diminuzione degli stock di debito pubblico che superino il 60 per cento del
Pil (l’Italia è al 118), diminuzione della liquidità, divieto all’acquisto da parte della
Bce di titoli di Stato di paesi membri in difficoltà.
Marciamo dunque dritti verso un aumento della disoccupazione e verso un
mercato dominato dalla deflazione. Il che
significa un aumento del peso reale del debito pubblico e degli oneri che questo
comporta.
Il presidente del Consiglio pensa ai suoi
problemi personali e aziendali, il ministro
dell’Economia non ritiene di tassare i ricchi per alleviare il ceto medio. Perciò andremo a sbattere di brutto nei prossimi
mesi. Non vorrei essere anch’io ansiogeno
come Draghi, mi limito come Draghi a dire semplicemente la verità.
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Domenica
La
di
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010/Numero 297
Repubblica
l’attualità
Italians, la carica degli zii d’America
FEDERICO RAMPINI
cultura
Dispacci dal fronte dell’Italia Unita
GIANCARLO DE CATALDO e MASSIMO NOVELLI
Un uomo accanto
al criminale nazista
Adolf Eichmann
In questa foto
l’ultimo mistero
del ragazzo
di via Panisperna
La ricomparsa
Majorana
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di
spettacoli
LUCA FRAIOLI
MIRIAM MAFAI
a settant’anniè il mistero dei misteri. E ne ha tutti gli
ingredienti: l’Italia in camicia nera, la Germania nazista che vuole l’atomica, uno scienziato geniale che
svanisce nel nulla. Anche per questo intorno alla
scomparsa di Ettore Majorana si sono esercitati
scrittori, poliziotti veri e investigatori improvvisati.
Lo hanno cercato cadavere nelle acque del Tirreno, hanno pensato di riconoscerlo nei monasteri di mezza Italia, tra i clochard
di Palermo, lungo i viali di Buenos Aires. Ora Majorana ricompare in una foto. Ed è in posa accanto a uno dei peggiori criminali di
guerra tedeschi. Certo, è un’ipotesi, ma assai solida. Perché poggia su una verifica eseguita dalla maggiore istituzione italiana in
fatto di indagini scientifico-forensi: quell’uomo con gli occhiali
scuri accanto ad Adolf Eichmann, in uno scatto datato 1950, potrebbe davvero essere il fisico siciliano sparito nel 1938.
È una giornata di sole al largo della costa argentina. Sul ponte
del piroscafo “Giovanna C.”, partito poche settimane prima da
Genova, tre uomini vestiti in modo elegante aspettano di poter
sbarcare a Buenos Aires.
uando sparì, nel marzo del 1938, dalla nave che da
Palermo doveva condurlo a Napoli, Ettore Majorana era un giovanotto molto magro di media altezza,
bruno, il naso forte, la fronte spaziosa. «Aveva», racconterà Edoardo Amaldi, «l’aspetto di un saraceno».
Apparteneva a una illustre famiglia siciliana, i Majorana-Calatabiano, aveva poco più di trent’anni, si era laureato in
fisica con una tesi sulla meccanica dei nuclei radioattivi e faceva
parte del gruppo ristretto che lavorava a Roma con Enrico Fermi
nell’istituto di via Panisperna. Un anno prima, nel 1937, era stato nominato professore di fisica teorica a Napoli, legandosi d’amicizia soltanto con Antonio Carrelli, professore di fisica sperimentale nella stessa università. Viveva molto riservato e sembrava malato. Il 25 marzo si imbarcò su una nave della Tirrenia per
andare a salutare la famiglia a Palermo, nel viaggio di ritorno
sparì. Qualcuno affermò di averlo visto allo sbarco, a Napoli. All’epoca, i quotidiani non usavano dare grande spazio ai fatti di
cronaca e la vicenda, dopo pochi giorni, venne dimenticata anche se del caso pare si fosse interessato lo stesso Mussolini.
(segue nelle pagine successive)
(segue nelle pagine successive)
D
Q
Maripol, il giorno in cui creai Madonna
GIUSEPPE VIDETTI
i sapori
Il Chianti, vino da paesaggio
LICIA GRANELLO e STEFANIA SANDRELLI
le tendenze
L’ultima moda è la moda online
SIMONE MARCHETTI
l’incontro
Sabrina Ferilli, passione popolare
MARIA PIA FUSCO
32 LA DOMENICA DI REPUBBLICA
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
la copertina
Grandi gialli
Nel marzo del ’38 scompariva nel nulla. Ora il fisico
ricompare in uno scatto del 1950. È su una nave
diretta a Buenos Aires. E che sia proprio lui l’uomo
con gli occhiali scuri accanto al criminale nazista
lo sostiene uno studioso che ha fatto esaminare
il documento agli esperti. Da cui giunge la conferma
IL CONFRONTO
Accanto a Eichmann
(al centro) c’è un uomo
con gli occhiali scuri. Secondo
il docente di fisica Giorgio Dragoni,
potrebbe essere Ettore Majorana
Ipotesi confermata dagli esperti
che hanno elaborato al computer
le foto del fisico da ragazzo
con quella dell’uomo adulto:
uguali le distanze
tra occhi, naso, bocca e mento
Majorana e Eichmann
il segreto in una fotografia
LUCA FRAIOLI
(segue dalla copertina)
nquarto li fotografa: hanno l’aspetto sereno di chi
si sta godendo una crociera. In realtà, almeno
uno di loro avrebbe di che
preoccuparsi: Adolf Eichmann, uno dei principali esecutori
materiali dell’Olocausto, vive braccato
dalla fine della guerra, tra documenti falsi e cambi di identità. Forse la foto immortala il momento in cui pensa di avercela fatta: ha lasciato per sempre l’Europa, vede in lontananza Buenos Aires, dove potrà costruirsi una nuova vita, dove
nessuno verrà a ricordargli che è stato
l’ufficiale delle SS che ha organizzato il
trasporto ferroviario degli ebrei nei campi di sterminio. Non andrà così. Rintracciato dal cacciatore di nazisti Simon Wiesenthal, sarà catturato in Argentina da
agenti segreti israeliani, processato a Gerusalemme e condannato a morte. Ed è
proprio Wiesenthal, nel suo libro Giustizia, non vendetta, a pubblicare la foto di
Eichmann che assapora dal ponte di una
nave la sua seconda vita argentina. Lo
stesso Wiesenthal però non è in grado di
dare un nome agli altri due personaggi.
«In quella foto, l’uomo con gli occhiali
scuri alla destra di Eichmann potrebbe
U
essere Ettore Majorana», dice ora Giorgio Dragoni, ordinario di storia della fisica all’Università di Bologna. Dragoni ha
dedicato molti anni allo studio dello
scienziato siciliano, al suo rapporto con
Enrico Fermi e con i colleghi della scuola
di via Panisperna, alla sua scomparsa nel
marzo del 1938 durante il viaggio sul postale che collegava Palermo a Napoli, alle tante ipotesi sulla sua fine. Tormentato dai sensi di colpa per aver capito prima
di altri le possibili applicazioni militari
della fisica nucleare, Majorana avrebbe
deciso di gettarsi in mare o di ritirarsi in
un luogo isolato, tagliando i ponti con la
sua vita precedente. Oppure qualcuno
avrebbe potuto sequestrarlo per sfruttare le sue conoscenze.
Ma c’è un’altra ipotesi, meno romantica e assai più scomoda: lo scienziato potrebbe aver deciso liberamente, o perché
costretto, di mettere il suo genio al servizio della Germania nazista. «I primi indizi», spiega Dragoni, «sono in una lettera
scritta subito dopo la scomparsa di
Majorana da Gilberto Bernardini, al tempo giovane e brillante fisico, a Giovanni
Gentile jr, fisico teorico, figlio dell’ex ministro Giovanni». Vi si legge: «Caro Giovanni, come puoi immaginare la notizia
di Majorana mi ha dato una vera gioia.
Non è molto bello forse, ma in compenso non è una cosa così tragica come si
pensava e ci se ne può rallegrare». «Nel
Dopo le leggi razziali
scriveva alla madre
da Lipsia:
“Nel complesso
l’operazione
del governo risponde
a una necessità
storica: far posto
alla nuova
generazione
che rischia
di essere soffocata
dalla stasi
economica”
‘74», continua Dragoni, «intervistai Bernardini, allora direttore della Scuola
Normale di Pisa, e gli chiesi un chiarimento su quelle righe enigmatiche». «Lei
sa che io conosco la scelta fatta da Majorana? Non è una scelta che le farà piacere», rispose Bernardini. «Ettore si trasferì
in Germania per collaborare alle armi del
Terzo Reich».
È una rivelazione clamorosa, non supportata però da alcun documento. Dragoni non può pubblicarla, ma la conserva gelosamente e continua le sue ricerche. «Coinvolsi un avvocato di Assisi, Arcangelo Papi, grande appassionato della
vicenda Majorana», racconta Dragoni:
«Fu lui a farmi notare la straordinaria somiglianza tra il fisico siciliano e l’uomo
alla destra di Eichmann nella foto pubblicata da Wiesenthal». I capelli, la pettinatura, la forma del viso, perfino l’abbigliamento ricordano Majorana. Ma la foto è stata scattata nel 1950: come si può
fare un confronto con le ultime foto dello scienziato che lo ritraggono trentenne? Dragoni si rivolge allora alla più prestigiosa istituzione italiana in fatto di indagini scientifico-forensi. In genere arriva sulla scena del crimine a rilevare impronte, macchie di sangue e tracce di
dna. Ora ha a che fare con un cold case, un
“delitto” che si è consumato tra il 1938 e
il 1950. Ma le nuove tecniche di indagine
permettono anche questo: elaborare al
computer le foto del giovane Majorana e
dello sconosciuto alla destra di Eichmann e metterle a confronto. Tutto torna: le distanze tra occhi, naso, bocca,
mento sono le stesse nei due individui. E
anche l’altezza dell’uomo sul ponte della “Giovanna C.”, ricostruita a partire da
quella di Eichmann, coincide con la statura di Majorana. Ai tecnici rimane solo
un dubbio sui padiglioni auricolari, ma la
qualità della foto argentina non è delle
migliori e c’è un’ombra che potrebbe
trarre in inganno. Gli investigatori concludono l’indagine con un verdetto, confermato anche a Repubblica: «È altamente probabile che l’uomo alla destra di
Adolf Eichmann sia Ettore Majorana».
Ma perché il fisico siciliano avrebbe
scelto il nazismo? «Nel 1933 era stato a Lipsia, dove si era fatto molto apprezzare
da Werner Heisenberg, uno dei padri
della fisica quantistica», risponde Dragoni. «Al suo rientro in Italia, Ettore praticamente smise di collaborare con Fermi e il suo gruppo di ricerca. Anzi, come
ha raccontato Oscar D’Agostino e mi
confidò Bruno Pontecorvo, due dei “ragazzi di via Panisperna”, tra Fermi e
Majorana volarono parole grosse. Ma,
oltre all’incompatibilità caratteriale con
il “Papa” della fisica italiana, ci potrebbe
anche essere stata un motivazione ideologica: Majorana sin dal suo soggiorno in
Germania aveva mostrato di simpatizza-
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
LA DOMENICA DI REPUBBLICA 33
le ipotesi
Via Panisperna
verità e bugie
MIRIAM MAFAI
(segue dalla copertina)
IL SUICIDIO
Il fisico scompare
nel tratto di mare
tra Palermo e Napoli
il 26 marzo 1938
Si pensa al suicidio
ma il cadavere non si trova
LA VIA TEDESCA
Majorana ammirava
la Germania. Secondo
alcuni, come il fisico
Gilberto Bernardini
(a sinistra), vi sarebbe fuggito
per lavorare per il Reich
LA PISTA ARGENTINA
Secondo studiosi
come Tullio Regge (nella foto)
e Giorgio Dragoni,
Majorana si sarebbe
costruito una nuova vita
in Argentina
LA LETTERA
La lettera
di Gilberto Bernardini
a Giovanni Gentile
in cui si legge:
“Caro Giovanni,
come puoi
immaginare
la notizia
di Majorana
mi ha dato una vera
gioia [...] Non è una
cosa così tragica
come si pensava”
re per il nazismo. Lo conferma una sua
lettera a un altro dei “ragazzi di via Panisperna”, il Premio Nobel per la fisica
Emilio Segrè: “... non è concepibile che
un popolo di sessantacinque milioni [la
Germania del tempo, ndr] si lasciasse
guidare da una minoranza di seicentomila [gli ebrei, ndr] che dichiarava apertamente di voler costituire un popolo a
sé...”».
«Quella foto», precisa però Dragoni,
«ammesso che ritragga Majorana, può
anche essere frutto di un caso, nel senso
che non è detto che i due si conoscessero. In quegli anni tutti coloro che avevano avuto in qualche modo a che fare con
il Reich cercavano di lasciare l’Europa e
rifarsi una vita altrove. Sulla nave c’erano
certamente parecchie persone in fuga,
ma non necessariamente coinvolte nei
crimini del nazismo». Il contributo di
Majorana al Reich, insomma, potrebbe
essere stato di carattere esclusivamente
scientifico, ancorché al servizio della
Germania nazista. Era una delle menti
più brillanti della sua epoca, tra i massimi studiosi del nucleo atomico. Quando
i suoi compagni di via Panisperna esultano nel 1934 perché pensano di aver creato nuovi elementi chimici transuranici
bombardando i nuclei di uranio con dei
neutroni lenti, probabilmente lui è tra i
primi a capire che in realtà hanno ottenuto un risultato ben più importante: la
fissione nucleare. E forse comprende anche quali implicazioni questo possa avere per la creazione di una nuova generazione di armi potentissime.
Se l’ipotesi di Giorgio Dragoni verrà
ulteriormente confermata dalle ricerche che ha intenzione di condurre in
Germania e Israele, molte delle teorie
formulate finora per spiegare la sparizione del fisico siciliano saranno definitivamente archiviate. E se quell’uomo
che ci guarda da dietro un paio di occhiali scuri è davvero l’ex ragazzo di via
Panisperna, allora il “giallo Majorana” è
sicuramente a una svolta. Anche se
tutt’altro che risolto.
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LA TEORIA DI SCIASCIA
Nel ’75 Leonardo Sciascia,
in La scomparsa
di Majorana, sostenne
che il fisico non sarebbe
morto, ma avrebbe scelto
la clausura in monastero
IL CLOCHARD
Secondo alcuni, il fisico
sarebbe stato avvistato
a Mazara del Vallo vestito
da barbone. Il procuratore
Paolo Borsellino indagò
sul caso e smentì l’ipotesi
l Duce mise a disposizione una ricompensa per chi ne avesse dato notizia, ma
nessuno rispose. Si disse che, forse, il giovane fisico si era ucciso, buttandosi in mare,
ma il suo cadavere non venne mai ritrovato.
Pare che avesse lasciato una lettera alla madre chiedendole di non vestirsi di nero. E la
madre, infatti, anche dopo la sua scomparsa, rifiutò sempre di prendere il lutto. Solo
Antonio Carrelli, suo collega a Napoli, ne ricevette notizia con una lettera nella quale
Majorana gli comunicava di aver preso «una
decisione che era ormai inevitabile. Non vi è
in essa», proseguiva Majorana, «un solo granello di egoismo, ma mi rendo conto delle
noie che la mia improvvisa scomparsa potrà
procurare a te e agli studenti. Anche per questo ti prego di perdonarmi». Pare comunque
che prima di sparire Majorana avesse ritirato dal suo conto una notevole somma di danaro e avesse con sé il suo passaporto. Da allora molte ipotesi sono state fatte sulla sua
scomparsa, nessuna è apparsa fino in fondo
convincente.
Molti anni dopo Bruno Pontecorvo, che
all’epoca era stato il più giovane dei “ragazzi di via Panisperna”, mi raccontava che
Majorana era considerato tra loro, senza incertezze, un genio. «Nella scherzosa gerarchia religiosa del nostro istituto», mi spiegava, «Enrico Fermi veniva definito il Papa e
Majorana portava il titolo di Grande Inquisitore. Era l’unico che parlava con Fermi su
un piano di assoluta parità e Fermi lo considerava il più grande fisico teorico del tempo,
lo ammirava e alle volte sembrava persino
intimidito davanti a lui». E come spiegava allora la sua sparizione? Non se la spiegava, o
meglio si chiedeva se Majorana, pur non
presente il 22 ottobre 1934 nel momento
dell’esperimento decisivo realizzato da Fermi nella fontana dell’Istituto di via Panisperna, non ne avesse tuttavia visto o intuito qualcosa che lo stesso Fermi non era ancora riuscito a vedere. «Era la prima reazione a catena e noi non l’avevamo riconosciuta», mi raccontava Pontecorvo, «ma forse
Majorana aveva capito prima di noi, prima
dello stesso Fermi, la portata del fenomeno.
Forse sentì lo sgomento per il meccanismo
che avevamo messo in moto e preferì sparire pur di non dare seguito a quella ricerche».
Forse Pontecorvo, il fisico che nel 1953 abbandonerà l’Inghilterra per andare a vivere
e lavorare in Urss, non mi ha raccontato tutta la verità. È possibile invece che anche lui
all’epoca abbia sospettato che Majorana
fosse fuggito in Germania, come sembra
emergere oggi da più recenti documenti e ricerche. Certo è che Majorana nel 1933 si era
già trasferito a Lipsia per frequentare l’Istituto di fisica di Heisenberg, uno dei massimi
fisici tedeschi già impegnato nella ricerca
dell’energia atomica. E da lì, alla promulgazione delle prime leggi razziali, aveva mandato alla madre alcune lettere nelle quali
manifestava comprensione o simpatia per
quelle misure. «Il numero di coloro che troveranno posto nell’amministrazione pubblica e in molte private in seguito all’espulsione degli ebrei è rilevantissimo», scriveva,
«e questo spiega la popolarità della lotta antisemita. Negli ambienti universitari l’epurazione sarà completa entro il mese di ottobre. In realtà non solo gli ebrei ma anche i comunisti e in genere gli avversari del regime
vengono in gran parte eliminati dalla vita sociale[...]. Nel complesso l’operazione del governo risponde ad una necessità storica: far
posto alla nuova generazione che rischia di
essere soffocata dalla stasi economica».
Sulla sparizione di Majorana, in Italia scese rapidamente il silenzio. Tanto più comprensibile, dunque, se il giovane scienziato
aveva scelto davvero di trasferirsi in Germania e di mettersi a disposizione di Heinsenberg e del gruppo di fisici impegnati anch’essi nella ricerca dell’arma atomica, una
gara nella quale, fortunatamente, la Germania sarà sconfitta.
I
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34 LA DOMENICA DI REPUBBLICA
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
l’attualità
A dispetto di stereotipi duri a morire, rilanciati
anche dalle ultime serie tv, la comunità italoamericana
sta conoscendo un’irresistibile ascesa. I suoi rappresentanti
Sopranos addio
non sono più star dei poveri sui ring e sul grande schermo
Ma primeggiano nel mondo del business e della politica
JENNIFER CAPRIATI
Tennista, nell’89
fu la più giovane vincitrice
del Roland Garros juniores
GI
OG RI
IE
Pilota automobilistico,
viene da una grande
famiglia di piloti
JOE DIMAGGIO
MICHAEL ANDRETTI
(1914-1999)
Campione di baseball,
era di origini siciliane
PRIMO CARNERA
(1906-1967)
Pugile, dal Friuli emigra
negli Usa nel 1930
FEDERICO RAMPINI
P
Figlio di Mario,
è stato pilota
di Formula Uno
NEW YORK
hilip Roth e Woody Allen
c’insegnano: quando una
minoranza come gli ebrei
può prendersi in giro senza
complessi nella patria del politically correct, è una prova di forza. È quello che rivela sugli italoamericani il fenomeno
“Guido”, l’appellativo lanciato dal reality-show Jersey Shore di Mtv. È una sorta di Grande Fratello, mette in scena otto
ventenni italoamericani che sono caricature estreme: volgari e maneschi, maschi dai petti villosi e catene d’oro, femmine ultradotate, abbronzature da
spiaggia. Eppure lo storico Robert Viscusi del Brooklyn College applaude: «“Guido” (come vengono chiamati indistintamente le italo-macchiette, ndr) è un fenomeno interessante. Proprio perché
l’ascesa sociale degli italoamericani è
una solida realtà, il potere di questo appellativo va esaminato». Esibire gli stereotipi etnici è un fenomeno che viene
da lontano: la senatrice di Brooklyn Diane Savino lo fa risalire al successo di John
Travolta (alias Tony Manero) ne La febbre del sabato sera, anno di grazia 1977.
Brillantina, pantaloni aderenti, giacca
bianca, un certo modo di corteggiare:
poteva essere tragicomico. «Invece per
noi era semplicemente sexy — ricorda la
Savino — fu una rivelazione per l’orgoglio italoamericano», finalmente affrancato dal modello estetico anglosassone.
Quella è la proto-storia. Da quel momento in poi l’ascesa del potere italoamericano è diventata irresistibile, un
crescendo travolgente. Fino alla consacrazione finale sotto il primo presidente
afroamericano. Curiosamente, con
Obama non c’è stata una scalata ai posti
di potere da parte della élite nera. Se c’è
un gruppo che si è impadronito delle leve del potere, sono i “nostri”. Quando il
Washington Post ha pubblicato la mappa dei «ristoranti del potere» nella capitale federale ha messo in cima la Tosca di
Paolo Sacco, per via dei suoi habitués: il
capo della Cia Leon Panetta, l’ideologo
del partito democratico John Podesta
(sempre al tavolo 60). Dopo i vari rimpasti che Obama ha compiuto nella sua
squadra in vista delle elezioni di novembre, molti fedelissimi sono stati costretti
a lasciare, ma tutti gli “italo” restano ai loro posti di comando: Janet Napolitano a
capo del superministero Homeland Security, Jim Messina vicecapogabinetto
del presidente, Thomas Perelli tra gli uomini chiave alla Giustizia. Tra una settimana si ritroveranno tutti al gala annuo
della National Italian American Foundation (Niaf), diventata l’associazione
“etnica” con la più alta concentrazione
ROCKY MARCIANO
Ovvero Rocco
Francis Marchegiano,
pugile (1923 –1969)
di vip al suo interno. Certo, questa potrebbe essere l’ultima apparizione al gala Niaf di Nancy Pelosi in quanto presidente della Camera. Ma se la più potente donna del partito democratico dovesse perdere quel posto a novembre, sarà a
causa di un’ondata di destra che porterà
al Senato l’italoamericana Carly Fiorina
(ex chief executive di
Hewlett-Packard).
Il potere degli italoamericani non
è in discussione.
Semmai nella
geografia interna alla Niaf tornerà in auge l’ala
destra, dove tro-
NANCY PELOSI
Presidente
della Camera
degli Stati Uniti
JANET NAPOLITANO
Ministro
dell’Homeland Security
ANTONIN SCALIA
Conservatore,
è uno dei giudici
della Corte Suprema
OGGI
IERI
politici
GERALDINE FERRARO
Prima donna candidata
alla vice presidenza:
nel 1984 con Mondale
neggia il giudice
della Corte suprema Antonin
Scalia, temporaneamente
oscurata dall’ascesa recente degli italo-obamiani.
L’onnipresenza politica dei discendenti di immigrati italiani
è una conquista straordinaria, tutt’altro
che scontata. Appena una generazione
fa gli handicap erano insormontabili. I
leader storici della nostra comunità
d’immigrati sembravano condannati a
fermarsi a livello locale, dove potevano
mobilitare delle enclave di voto etnico.
Non a caso le figure più importanti a lungo furono quelle dei sindaci: Fiorello La
Guardia a New York negli anni a cavallo
della Seconda guerra mondiale, George
Moscone a San Francisco, Thomas D’Alesandro (il padre della Pelosi) a Balti-
i
tiv
or
sp
Nuovi
Italians
d’America
JOHN ANDRETTI
FIORELLO LA GUARDIA
GEORGE MOSCONE
Primo cittadino
di San Francisco
dal 1976 al 1978
È stato sindaco
di New York
dal 1933 al 1947
mora. Se provavano a innalzarsi sopra
quel livello, scattava una maledizione.
Cominciavano a circolare voci su veri o
presunti legami familiari con la mafia.
Sono le voci che perseguitarono a lungo
Geraldine Ferraro, prima candidata
donna alla vicepresidenza con Walter
Mondale.
Sospetti e veleni etnici infierirono anche contro Mario Cuomo, protagonista
di una carriera folgorante nel partito democratico negli anni Ottanta e Novanta,
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
LA DOMENICA DI REPUBBLICA 35
Da Janet Napolitano, capo dell’Homeland Security,
a Sam Palmisano, chief executive Ibm, ecco la mappa
aggiornata del potere tricolore negli Usa. Pronto
a celebrarsi nelle sfide di midterm e nel gala della Niaf:
l’associazione etnica con la più alta concentrazione di vip
LADY GAGA
OG
IE GI
RI
Stefani J. A. Germanotta
Il padre della popstar
è di Palermo
SOFIA COPPOLA
Figlia di Francis,
ha appena vinto
a Venezia come regista
FRANK SINATRA
DON DELILLO
ar
tis
ti
Scrittore, i suoi genitori
emigrarono da Montagano,
Campobasso
(1915-1998)
“The Voice” è stato
cantante, attore e impresario
JOHN FANTE
(1909-1983)
Scrittore, suo padre Nick
era abruzzese
RODOLFO VALENTINO
Rodolfo Guglielmi,
era nato nel 1895
a Castellaneta (Taranto)
LEE IACOCCA
CARLY FIORINA
Manager, è l’uomo
che ha salvato
la Chrysler
Ex ceo Hewlett-Packard,
è in corsa per il Senato
sulla sua pelle troppe discriminazioni
per sottovalutare il rischio. Da giovane,
pur essendo uno dei più brillanti avvocati di New York, si era visto sbattere in
faccia la porta di tutti i grandi studi legali, per via di quel cognome. L’italianità lo
aveva perseguitato anche al contrario,
come una sorta di obbligo; più volte a
messa gli venne rifiutata la comunione,
per le sue posizioni in favore del
diritto di aborto.
Oggi molto è
cambiato anche
nelle identificazioni religiose; è
una non-notizia il
SAMUEL PALMISANO
Amministratore
delegato e presidente
dell’Ibm
manager
ROBERT MONDAVI
OGGI
IERI
(1913-2008)
Re del vino
nella Napa Valley
AMADEO GIANNINI
(1870-1949)
Fu tra i fondatori
della Bank of America
FRANK JACUZZI
Nel 1907 la famiglia
si trasferisce negli Usa
e fonda l’azienda
padre dell’attuale candidato governatore di New York. In un celebre episodio del
1992, Cuomo senior fece aspettare un jet
che doveva decollare per il New Hampshire: al culmine della popolarità, era
sul punto di lanciarsi nella corsa alla nomination presidenziale. Rinunciò, in
preda a mille dubbi, e da quel momento
divenne per la stampa «l’Amleto dell’Hudson». La vulnerabilità di un candidato italoamericano non fu estranea a
quel ritiro. Mario Cuomo aveva subìto
fatto che Janet
Napolitano sia
protestante metodista. Andrew
Cuomo ricorda
quanto gli stereotipi furono dolorosi per suo padre: «Era
un modello di eleganza, discrezione, stile, e gli toccava esibirsi sul
palcoscenico della politica negli stessi
anni in cui gli italo-americani erano dei
cafoni o dei banditi mafiosi in tutti i film».
Lui, Andrew, non ha questi problemi.
Dopo essere passato attraverso un matrimonio e un divorzio con Kerry, figlia di
Bob Kennedy, è stato sdoganato nella
cerchia familiare più aristocratica della
politica americana.
Per questo prodigioso cambiamento
una parte del merito va a una figura oggi
al tramonto: Rudolph Giuliani, prima
ancora di essere il sindaco dell’11 set-
tembre, da magistrato fu protagonista di
una formidabile offensiva contro le organizzazioni mafiose di New York. Dopo
Giuliani un cognome così ha smesso di
essere associato con la parte sbagliata,
nella guerra tra guardie e ladri. Più in generale gli italoamericani raccolgono anche nella politica i frutti di quella formidabile «ascesa sociale» evocata dallo storico Viscusi. Un tempo dalle fila della nostra emigrazione uscivano pugili come
Primo Carnera e Rocky Marciano, campioni di baseball come Joe di Maggio: le
star dei poveri, come lo sono oggi i campioni neri. Adesso è più facile trovare un
italoamericano al vertice dell’Ibm, il
chief executive Sam Palmisano. In California l’immigrazione tosco-ligurepiemontese aveva già colonizzato il vino
con le famiglie Gallo e Mondavi, la banca con Amadeo Giannini, ma adesso è
nell’industria informatica della Silicon
Valley la massima aggregazione di talenti immigrati di prima, seconda e terza generazione.
Il cinema, sempre un misuratore sensibile del costume, ha visto passare la
fiaccola dell’italianità dalle mani di Sylvester Stallone a quelle di personaggi raffinati e post-moderni come Quentin Tarantino e Sofia Coppola. Un altro segnale indicativo è il cambiamento avvenuto
nella gastronomia, sempre una dimensione importante dell’immagine italiana. Qui si è passati dalla cucina etnica di
Little Italy a New York e North Beach a
San Francisco, quella dei trucidi “spaghetti and meatballs”, alla nouvelle cuisine mediterranea di grandi chef di grido
come Mario Batali e Lidia Bastianich, alla testa di un impero fatto di ristoranti di
lusso. È grazie a questa evoluzione spettacolare, che oggi ci si può permettere di
ridere davanti ai Guido del reality-show
Jersey Shore. O addirittura appropriarsene come un simbolo positivo. È la sottile
operazione fatta da Carl Paladino, l’avversario repubblicano di Andrew Cuomo nell’elezione a governatore dello
Stato di New York. In quella sfida tutta
giocata tra italoamericani, Paladino recita la parte dell’oriundo vecchio stile: le
parolacce, gli insulti ai gay, perfino le minacce di violenza fisica. Non c’è stereotipo che non gli piaccia, si direbbe: a Cuomo lui rimprovera di «non essere un vero italiano». Superata l’èra di The Sopranos, il politico che fa il verso ai Guido usa
la cafoneria per corteggiare i colletti blu,
il ceto mediobasso, i frustrati della grande crisi. Anche gli italoamericani hanno
il loro Tea Party, anti-tasse, anti-Stato e
anti-Obama: per farne parte bisogna tingersi i capelli, cospargerli di gel, e rimorchiare in discoteca ragazze più “abbondanti” di Sophia Loren e Gina Lollobrigida negli anni Cinquanta.
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36 LA DOMENICA DI REPUBBLICA
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
CULTURA*
Da una parte le truppe di uno Stato appena nato, dall’altro popoli
che aspettavano la terra e la libertà promesse. Sopra le loro teste,
un gioco più grande tra il Piemonte, la Chiesa, i Borboni
Dai rapporti conservati negli archivi dello Stato maggiore dell’esercito, la storia
della nostra Vandea: rastrellamenti, massacri, esecuzioni sommarie
Soldati
&Briganti
Dispacci da una guerra sporca
MASSIMO NOVELLI
IL LIBRO
Le lettere e i telegrammi
inviati dai soldati
ai loro superiori sono stati
raccolti da Massimo
Lunardelli in Guardie
e ladri. L’Unità d’Italia
e la lotta al brigantaggio
(Blu Edizioni, 14 euro),
che viene presentato oggi
alla Castiglia di Saluzzo
«QUESTO solo si ha nel fatto che il Sergente della squadriglia, sfogando certa sua ira per le fatiche durate in
quello inseguimento, si sia fatto zelo nel dimostrarsi
nella barbarie di mozzare un orecchio al cadavere del
De Angelis», noto come lo Stregone e «in fama di manutengolo di briganti». L’8 settembre del 1864, da Chieti, il comandante dell’ottava legione dei carabinieri reali informava in questo modo il generale d’armata a capo del Dipartimento militare di Napoli, spiegandogli
che «in quanto al taglio dell’orecchio l’Autorità Giudiziaria non ne avrebbe tenuto alcun conto, quasi che lo
considerasse piuttosto per un atto di inconsideratezza
che per altro». Due anni prima, il 17 luglio del 1862, il
maggiore dei bersaglieri Zacchelli aveva telegrafato invece al generale Govone, a Gaeta, per comunicargli che
«ieri alle ore 2 p. m. periva nel fiume un soldato di questo Distaccamento che si andò a bagnare ad onta d’ordini in contrario — Non si rinvenne il cadavere».
Si viveva, si combatteva, si moriva e si scriveva così
nel nostro Mezzogiorno tra la fine del 1860 e il 1870, durante gli anni della campagna intrapresa dal nuovo Regno d’Italia per reprimere il brigantaggio. Contrasse-
gnata da eccidi efferati, fucilazioni e massacri effettuati da tutte e due le parti, fu la nostra Vandea, il nostro
Vietnam. Ebbe i caratteri pieni di una guerra civile e di
classe che oppose cafoni e «galantuomini», braccianti
e latifondisti, così come quelli di una rivolta sociale originata dalle speranze suscitate dall’impresa di Garibaldi e delle sue camicie rosse, che nei suoi decreti promise di distribuire le terre ai contadini; liquidato l’Esercito meridionale garibaldino, però, le promesse non vennero mantenute dai «piemontesi». La guerra nel Sud fu
naturalmente anche un tentativo di restaurazione
messo in atto dall’ex re delle Due Sicilie Francesco II:
Pio IX e lo Stato della Chiesa soffiavano sul fuoco.
Ancora oggi è sconosciuto il numero delle vittime, in
ogni caso diverse migliaia. Lo storico Denis Mack Smith
sostiene che furono «più numerose di tutti soldati persi dal regno sabaudo nelle guerre d’indipendenza contro l’Austria», circa seimila. Fonti revisioniste, poi, parlano di almeno 60-70mila morti, o addirittura di 280mila.
Da quel decennio di sangue, che a lungo la storiografia descrisse soltanto come un’insorgenza borbonica,
il ricercatore torinese Massimo Lunardelli fa riemergere i verbali delle lettere, dei telegrammi e delle informa-
tive che gli ufficiali degli oltre centomila militari impiegati nella repressione inviarono ai loro superiori. Conservati presso l’Ufficio storico dello Stato maggiore dell’esercito, i documenti sono stati raccolti nel libro
Guardie e ladri. L’Unità d’Italia e la lotta al brigantaggio (pubblicato da Blu Edizioni). È un libro bello e terribile che testimonia, proprio dalla parte dei vincitori, come l’unificazione nazionale avvenne solo formalmente. All’origine dell’ancora lacerante e irrisolta «questione meridionale», la guerra nel Meridione suscitò già allora proteste roventi negli ambienti della sinistra. Nino
Bixio, in Parlamento, non esitò a definirla «un sistema
di sangue», che il «governo, cominciando da Ricasoli,
ha sempre lasciato esercitare». E Garibaldi nel 1868, in
una lettera ad Adelaide Cairoli, scrisse: «Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Ho la coscienza di non aver fatto del male, ma nonostante ciò non rifarei la via dell’Italia Meridionale temendo di essere preso a sassate, essendosi là cagionato solo squallore e suscitato solo odio». Ma erano voci
isolate. La maggioranza dei soldati spediti in prima linea non comprese le ragioni dello scontro fratricida. E
la gente del posto, avvertì il giornalista svizzero Marc
Monnier, non capì a sua volta quegli «uomini dai cap-
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
LA DOMENICA DI REPUBBLICA 37
LA BATTAGLIA
Al centro, lo scontro
tra gendarmi e briganti
in una litografia
dell’Ottocento
Nelle foto di pagina,
alcuni tra i briganti
più noti: Carmine Crocco,
Giuseppe Schiavone
e Michelina De Cesare
Quei terroni barbari
da “abbruciare vivi”
GIANCARLO DE CATALDO
olta la dolcezza del clima e le bellezze naturali, questi
paesi sono orrendi in tutto e per tutto: gli abitanti sono
gli esseri più sudici che io abbia mai visto; fiacchi, stupidi e per di più con un dialetto che muove a nausea tanto è sdolcinato...». Così Carlo Nievo, fratello del più celebre Ippolito, scrive
al padre nell’inverno del 1860. Lo stesso Nievo che, da Sessa Aurunca, si augurava: «Dal Tronto a qui ove sono, io farei abbruciare
vivi tutti gli abitanti; che razza di briganti!». Soltanto un paio d’anni dopo, alcuni brillanti alti ufficiali piemontesi si incaricheranno
di tradurre in opera il suo auspicio. Spiccheranno, fra costoro, il
generale Pinelli, specialista in esecuzioni di massa di briganti o sedicenti tali; Pietro Fumel, particolarmente appassionato di finte
fucilazioni; Gustavo Mazé de la Roche, uso a trucidare i prigionieri e a considerare «uno smacco» le (rare) scarcerazioni di evidenti
vittime di arresti arbitrari. A rileggere le “imprese”, se così si può
dire, dei militari dell’esercito neounitario si viene colti da una crisi di rigetto per lo stereotipo degli “italiani brava gente”.
A Pontelandolfo e a Casalduni, come notava acutamente lo
storico Roberto Martucci nel suo fondamentale L’invenzione
dell’Italia unita, si stava dalle parti del genocidio degli indiani
d’America, fra un film di Sergio Leone e un’elegia di Tex Willer/Aquila della Notte. Il fatto è che Fumel e compagnia agiscono, militarmente, su un terreno che, nei primissimi mesi dall’Unità, è stato arato, sul piano, per così dire, culturale, dall’intellighenzia nordista. I Nievo (anche Ippolito, nel suo diario al seguito dei Mille, è tutt’altro che tenero coi «terroni»), i Farini, i Visconti-Venosta reputano da subito il Sud, e le sue genti, un’Africa popolata da barbari irredimibili. Gente da colonizzare.
L’argomento legato al malgoverno borbonico, in realtà responsabile primo del degrado delle campagne, viene presto abbandonato a favore di una lettura in chiave di inferiorità etnica. È, in
presa diretta, la nascita della teoria delle due Italie: l’operosa, europea celtica gente che s’attesta sin sul Tronto contrapposta ai
barbari del meridione. Sarà il sociologo lombrosiano Alfredo Niceforo a conferire dignità scientifica a questa teoria.
Così come si può collocare a quel tempo la prima delle ricorrenti
“guerre” fra potere politico e magistratura: con i proconsoli di Rattazzi a invocare pene esemplari e i giudici a spaccare il capello in
quattro nell’assurda — agli occhi di Torino — pretesa di dividere
gli innocenti dai colpevoli. È in questo clima che Ottaviano Vimercati, il quale da esule aveva combattuto in Algeria, scrive a un
amico: «Gli Arabi, che combattevo quindici anni fa, erano un modello di civiltà e di progresso in confronto a queste popolazioni […]
non potresti farti un’idea delle barbarie e del vero abbrutimento
dei paesani di qui». Per poi concludere, pragmaticamente, che
l’annessione del Sud sarebbe bene considerarla un’eredità da accettare col beneficio dell’inventario, e cioè tenendosi la terra e buttando a mare i terroni. Nasce da qui, da questo fertile humus immediatamente disgregante, il surplus di sadismo che sembra, a
volte, trasparire dai dispacci in zona d’operazioni?
Intendiamoci: il brigantaggio c’era, e fra i briganti v’erano gentiluomini capaci di divorare crudo il cuore di un soldato nemico.
Gli agenti provocatori borbonici soffiavano sulla rivolta. E preservare l’Unità era, prima che un dovere, una necessità. Ma a che
prezzo? Poche, ma coraggiose, furono le voci di protesta: venivano dai soliti mazziniani e socialisti, dalla sinistra di sempre, insomma. Come sempre votata alla sconfitta, quella sinistra non riuscì ad arginare massacri e atrocità che, in nome di una terribile
Realpolitik, acuirono il solco già esistente fra le due Italie. Ne portiamo ancora il segno, non foss’altro perché nessuno ha ancora
chiesto perdono per quei morti innocenti.
«T
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potti bigi, poveri, freddi, ordinati, parlanti un dialetto
quasi francese, troppo diversi dai veementi, rumorosi,
gloriosi ed eroici zingari in camicia rossa, desiderosi di
vivere bene prima di morire», che avevano fatto l’Italia
da Quarto al Volturno.
Gli ordini ricevuti da Torino, da Firenze, erano perentori, seppure a un certo punto si chiese di limitare le
esecuzioni ai capi delle bande. Il generale Enrico Della
Rocca, tuttavia, nelle sue memorie avrebbe rammentato che «i miei Comandanti di Distaccamento, vedendo arrivare l’ordine di fucilare soltanto i capi, telegrafavano con questa formula: arrestati, armi in mano, nel
luogo tale, tre, quattro, cinque capi di briganti. Ed io rispondevo: fucilate!». In un combattimento sporco del
genere, i meridionali insorti non potevano certamente
avere pietà per i nemici, «barbaramente scannati» come annotò un maggiore dei carabinieri da Napoli. È lo
stesso che, il 17 novembre 1862, scriveva: «Immense
poi sono le rovine che arreca ovunque il brigantaggio,
che oggigiorno sa far bene la guerra colla Fanteria la
quale sempre corbella e quando gli viene il destro affatica e talvolta piomba su di essa per farne orrendo macello».
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38 LA DOMENICA DI REPUBBLICA
SPETTACOLI
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
Arrivò a New York dalla Francia a vent’anni
Studio 54, musica new wave, l’incontro
con Fiorucci e Warhol, Basquiat e Grace Jones
E infine con Louise Veronica Ciccone. Fu lei a farla bionda, a metterle un crocefisso
sull’ombelico e a trasformarla così nella “Virgin” più famosa del pianeta. Ora un volume
la celebra come art director e stilista. “E se penso a quando l’America mi negò il visto...”
M
a
la d
donna
che o
inventò n
n
a
GIUSEPPE VIDETTI
S
IL LIBRO
La copertina
di Maripol
Little Red
Riding Hood
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che illustrano
queste pagine
sono tratte
dal volume
(edizioni
Damiani,
45 euro)
che sarà
in libreria
il 21 ottobre
enzaMaripol avremmo avuto Madonna, ma non le
madonnare. Senza Maripol il crocefisso sarebbe rimasto appeso alla catenina e non ingigantito,
ostentato, dissacrato da una bionda pop singer,
Marilyn di fine millennio, che lo lasciava ciondolare sopra l’ombelico scoperto. «Senza di me Madonna non sarebbe neanche stata bionda», esclama in
un italiano quasi perfetto l’artista francoamericana
che aiuta gli artisti a diventare icone pop. «La scelta
dell’immagine di Like a virgin(1984) fu travagliata»,
ricorda. «I discografici pensavano a una vergine
mora, labbra rosse, una vampira latina. Le dissi:
“Non se ne parla, ti fai chiamare Madonna, chi crederà che sei vergine? Semmai dovrai dare l’idea di
una che vuole rifarsi una verginità”». Così nacque il
mito di un’altra Madonna, prepotente e trasgressiva, seconda per popolarità solo alla Vergine. E fu
Maripol Fauque che architettò il look.
«Gli americani sono come agnelli, se sei un tra-
scinatore ti seguono in massa», dice spavalda Maripol, che da sempre vive nel quartiere di NoHo, quadratino di Manhattan caro al suo «fratellino» JeanMichel Basquiat, e il 21 ottobre pubblica Little Red
Riding Hood (Damiani Editore), un volume che illustra la sua storia di art director, stilista e produttrice alla corte di Andy Warhol ed Elio Fiorucci, Grace Jones e Deborah Harry, Elton John e Cher, Madonna e Keith Haring. E Marc Jacobs, stilista e direttore creativo di Louis Vuitton, che ha partecipato alla realizzazione del libro.
Maripol arrivò a New York nel 1976 con il compagno Edo Bertoglio, un fotografo svizzero con il
quale avrebbe poi realizzato Downtown 81, un film
su Basquiat. «Avevo vent’anni. Eravamo partiti con
l’idea di restare tre mesi. Già allora ero una zingara,
la mia famiglia era sempre vissuta fuori dalla Francia — io sono nata in Marocco — e l’idea di patria
neanche mi sfiorava. Quando scoprii New York mi
sentii una pioniera, tornai a casa a solo dopo nove
mesi. D’improvviso la vecchia Europa mi sembrò
pigra e sonnolenta. Insopportabile per una che aveva conosciuto la travolgente energia creativa di
Manhattan». Non era più la New York della Factory
di Andy Warhol. Dopo la sbornia dell’underground,
la Grande Mela celebrava la sua decadenza a ritmo
di disco. Era una metropoli in bancarotta, pericolosa, piena di tossicodipendenti e di spacciatori anche in Union Square. «Una nuova droga, la cocaina,
stava conquistando la città e in breve ne avrebbe
cambiato il ritmo di vita e il beat», conferma Maripol. «Ma c’erano anche le più belle feste del mondo,
allo Studio 54 e non solo. Per la prima volta divi, artisti, etero, gay, transgender e persone qualunque
facevano baldoria e si rimorchiavano negli stessi locali. Chi l’ha detto che l’abito non fa il monaco? Allo
Studio 54 se non indossavi quello giusto non riuscivi neanche ad entrare. Quando aprì i battenti, nel
1977, c’era una stanza in cui Oliviero Toscani scattava foto per Vogue Italia. Davanti al suo obiettivo ci
finii anch’io, con una gonna di raso nero che mi ero
confezionata per l’occasione».
Intanto un manipolo di artisti ingegnosi cominciavano a contrastare la disco con un suono aggressivo e disfattista. La new wave newyorchese di
Talking Heads e Blondie, James White e Wayne
County non era meno potente del punk inglese dei
Sex Pistols e dei Clash. La poetessa Patti Smith e il fotografo Robert Mapplethorpe crearono una magica sinergia, prima che lei diventasse un’icona rock
e lui l’idolo delle gallerie d’arte di SoHo. Nella fertile follia che ogni sera albergava in locali come Mudd
aripol
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
LA DOMENICA DI REPUBBLICA 39
LE IMMAGINI
Da sinistra: i crocefissi e sotto
“Pink Madonna”; a lato Maripol
con Keith Haring e Madonna,
in basso le due amiche in un autoscatto
Qui sotto, i bozzetti per Cercasi Susan
disperatamente e, a lato, ancora
accessori per il look di Madonna
“I discografici la volevano mora, una latina
con le labbra rosse. Dissi: non se ne parla”
Club, Club 57, Palladium e Danceteria, Maripol trovava ispirazione per le sue aggressioni alla moda.
«La svolta arrivò a ventiquattro anni, quando incontrai Elio Fiorucci. Mi mise in mano un biglietto
aereo per il giro del mondo e mi disse: “Torna con
delle idee, inventa collezioni”».
«La prima volta che misi piede nella boutique di
Fiorucci a New York avevo quindici anni ed ero
completamente pazzo», racconta Marc Jacobs,
«ma già conoscevo Maripol. Non era solo una boutique, ma un posto dove incontrarsi». Percorsi paralleli che si sarebbero incrociati solo decenni più
tardi quando Jacobs, ormai star della moda, le
avrebbe commissionato una serie di accessori da
mettere in vendita nelle boutique del Village. Nel
1981 Maripol incontrò il fotografo Jean-Paul Goude che le affidò lo styling del volume fotografico Jungle Fever, protagonista Grace Jones. «C’era anche
una mia foto in cui me la lecco. Gli ho chiesto il permesso di usarla in questo libro, mi ha risposto che è
troppo scandalosa. Che noia. Stiamo ridiventando
puritani», protesta Maripol. Tra i cimeli che conserva, c’è la copertina del primo album di Madonna
con la dedica: «Maripol sei il più perverso surrogato di madre che io abbia mai incontrato». Louise Veronica Ciccone, orfana di madre, era arrivata dal
Michigan a New York senza una lira, ma al contrario di Maripol con molte aspettative. Non si perdeva una festa al Danceteria e, già intrigata dal maschio latino, flirtava con il dj John Jellybean Benitez,
mentre la Lower Manhattan postpunk diventava il
teatro dei primi graffitari, Haring e Basquiat, i nuovi pupilli di Warhol. Madonna entrò prepotentemente in scena dalla porta del pop. Era già una diva
quando la regista Susan Seidelman la chiamò a interpretare il ruolo di protagonista in Cercasi Susan
disperatamente (1985). Sul set si scatenò l’inferno.
«Madonna sta cambiando completamente la sceneggiatura», protestò la coprotagonista Rosanna
Arquette. Maripol metteva benzina sul fuoco. «Fui
io che “ordinai” a Madonna di intervenire sulla sceneggiatura e, soprattutto, sui costumi», precisa. «“È
un’occasione unica”, le dissi, “non puoi sprecarla”.
E così tutto il guardaroba, accessori compresi, fu rifatto. Madonna è una che ascolta, è intelligente, sa
di chi fidarsi».
Il pubblico lo ignorava ma quelli dell’immigrazione sapevano bene che croci e provocazioni erano tutta opera di Maripol, e più di una volta le rifiutarono il visto d’ingresso. Nel 1986 Andy Warhol la
raccomandò al Bureau of Immigration and Naturalization con una lettera: «Maripol è una disegnatrice di talento che ormai è parte integrante della
“Mi dedicò il suo primo album con la frase:
sei il mio più perverso surrogato di madre”
scena artistica e del fashion business di New York
City». «Anche Madonna ne inviò una dettagliatissima», aggiunge Maripol, «ma dovetti comunque rivolgermi a uno studio legale quella volta che non
volevano farmi rientrare dalle Bahamas. Quando
finalmente riuscii a rimettere piede nel mio studio,
scoprii che le collaboratrici mi avevano scippato di
tutto, soldi, clienti, idee. Finii in bancarotta e ricominciai da freelance. Per fortuna arrivò l’esplosione della videomusica a salvarmi il culo».
Oggi la stilista che ha attraversato col suo “Maripolitan style” la New York del Paradise Garage e del
CBGB, della dance fever e degli anni in cui gli amici
se ne andavano uno a uno in una malinconica sinfonia degli addii (Warhol morì nel 1987, Basquiat nel
1988 per overdose, Haring due anni dopo di aids),
continua a credere nel potere creativo di Manhattan. «Ora New York se la giocano le nuove generazioni», conclude. «Io scommetto su mio figlio, Lino
Meoli, che è già un dj affermato. Ha vent’anni, biondo, occhi azzurri come suo padre, che è di origini napoletane. Bellissimo. Noi abbiamo costruito le fondamenta, adesso tocca a loro edificarci sopra».
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40 LA DOMENICA DI REPUBBLICA
i sapori
Rossi superstar
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
Prati e boschi, ulivi e cipressi, e poi vigne e ancora vigne
a ricamare i profili delle colline tra Siena e Firenze
Il primo disciplinare di questo protagonista dell’enologia
italiana fu stilato dai Medici nei primi del Settecento
Da allora sono passati tre secoli, ma la sua anima nobile
e proletaria continua a sedurre tanto il palato quanto la vista
Rùfina
Montalbano
FIRENZE
Empoli
Pontedera
LICIA GRANELLO
n vino-cartolina. Lo guardi
(il colore!), lo annusi (frutti
rossi e sottobosco), ne gusti
un sorso, chiudi gli occhi. In
quel preciso momento il
Chianti smette di essere vino e diventa paesaggio, il Chiantishire: saliscendi d’erba e boschi, gli ulivi, una pieve,
il sole che filtra fra i rami, la virgola di uno
sterrato disegnata tra i cipressi, il giallo caldo del casolare poco più in su. E poi vigne,
e vigne a ricamare i profili delle colline.
La meraviglia delle colline del Chianti distillata in un bicchiere è storia antica. «Per
il Chianti è restato determinato e sia. Dallo
Spedaluzzo fino a Greve; di lì a Panzano,
con tutta la Podesteria di Radda, che contiene tre terzi, cioè Radda, Gajole e Castellina, arrivando fino al confine dello Stato di
Siena». Era il 1716, quando Cosimo III de’
Medici decise di formulare il primo disciplinare del Chianti, definendo i confini della zona di produzione e annunciando pene
severe in caso di contraffazione e traffico
clandestino.
A quel momento, infatti, il Chianti era già
una star dell’enologia, e nel Centro Italia in
suo nome venivano prodotti vini rossi quasi mai all’altezza dell’originale, e soprattutto estranei al miracoloso terroir, fatto di
umori e odori, piani scoscesi e protezioni
d’ombra, temperature estreme e zolle benedette dal dio dei vini. E acqua, tanta acqua, mille rivoli a percorrere le vene della
terra dei Medici, tanto che l’etimologia più
accreditata della parola Chianti è identificata nel termine etrusco clante, acqua.
Sembra uno scherzo, è il passaporto di
eternità per il rosso d’antàn nato sul bilico
tra Firenze e Siena: è l’acqua che permette
a vigne vecchie e vecchissime di resistere
alle estati brucianti e a risvegliarsi dopo
mesi di freddo da inverno russo. Così, incurante del clima ruvido e di certe forzature della moda, il Chianti continua a sedurre in virtù di una piacevolezza che rapisce i
palati semplici e stupisce quelli raffinati.
Un vino di opposti. Negli anni in cui la
cucina italiana parlava toscano, finiti i momenti più duri del dopoguerra, quando i
prodromi del boom economico autorizzavano le prime timide incursioni al ristorante, l’anima proletaria del Chianti era tutta
in quella bottiglia impagliata appoggiata
sul tavolo. Il fiasco era lì per raddoppiare la
tentazione della bistecca, carne rossa e robusta da gustare senza nessun altro lusso.
Eppure, il Chianti è stato sempre anche vi-
U
San Miniato
Colli fiorentini
Montespertoli
Colline pisane
Castelfiorentino
Capannoli
Montaione
Gambassi
Terme
Greve
in Chianti
Classico
Colli aretini
Colli senesi
Poggibonsi
San
Gimignano
TOSCANA
Volterra
10 chilometri
Colle
di Val d'Elsa
Monteriggioni
Casole
d'Elsa
Siena
Sovicille
Dove il vino
diventò
paesaggio
Chianti
no da nobili, come testimoniano oggi le
tante etichette legate a casati patrizi, che
mai ne hanno dismesso la produzione,
malgrado il fascino dei nuovi supertuscans.
I pochi guai legati a una produzione su
cui per secoli non è tramontato mai il sole
sono figli delle diatribe fra produttori, in
nome di marchi da giocarsi a colpi di carte
bollate. Per fortuna, la verità del bicchiere
continua a premiare i più bravi. Regalatevi
qualche giorno di pace, tra passeggiate silenziose e buone letture davanti al camino
in una delle strutture che punteggiano la
campagna chiantigiana. Senza aspettare
l’ora di cena, godetevi due fette di prosciutto e una scheggia di pecorino con un
bicchiere di Chianti serio. L’autunno vi apparirà dolcissimo.
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DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
LA DOMENICA DI REPUBBLICA 41
itinerari
Appassionato cultore di vini e chiantigiano doc,
Giovanni Capecchi seleziona il meglio dell’enologia nazionale
per gli scaffali dell’enoteca Padovani, a Prato,
dove il Chianti regna sovrano
Radda (Si)
Gaiole (Si)
Castellina (Si)
Appoggiato sull’altura che divide le valli
della Pesa e dell’Arbia, immerso tra boschi
e uliveti, il bel borgo murato d’impianto
medievale è una perla del turismo
rurale toscano
Proprietari del castello di Brolio,
costruito all’inizio del dodicesimo secolo,
i baroni Ricasoli hanno battezzato
la cultura enologica della zona,
dove le vigne si alternano alle pievi
Si articola tra la Rocca medievale
e via delle Volte – affascinante passaggio
coperto lungo le mura – il borgo di origine
etrusca che completa il trio originario
della Lega del Chianti
DOVE DORMIRE
DOVE DORMIRE
DOVE DORMIRE
PALAZZO SAN NICCOLÒ
Via Roma 16
Tel. 0577-735666
Camera doppia da 110 euro
colazione inclusa
LA FONTE DEL CIECO
Via Ricasoli 18
Tel. 0577-744028
Camera doppia da 80 euro
colazione inclusa
PALAZZO SQUARCIALUPI
Via Ferruccio 22
Tel. 0577-741186
DOVE MANGIARE
DOVE MANGIARE
LA PERLA DEL PALAZZO (con camere)
Chiasso dei portici 8
Tel. 0577-735640
Chiuso giovedì
menù da 35 euro
OSTERIA DEL CASTELLO
Località Madonna a Brolio
Tel. 0577-730290
Chiuso giovedì
menù da 40 euro
DOVE COMPRARE
DOVE COMPRARE
ENOTECA PORCIATTI
Piazza 4 Novembre
Tel. 0577-738055
CANTINA ENOTECA MONTAGNANI
Via Baccio Bandinelli 13
Tel. 0577-749517
Uve
Sangiovese, e poi Canaiolo nero,
Trebbiano, Malvasia, più piccole
percentuali di altri vitigni a bacca rossa,
tutti coltivati nelle zone previste
dal disciplinare
Chianti classico riserva 2007 I Fabbri
da 18 euro
Territorio
Quella del Chianti è stata la prima
zona vinicola al mondo delimitata
e definita per legge, grazie al bando
del Granduca Cosimo III nel 1716
L’ultimo allargamento è del 1996
Chianti Classico 2007 Riecine
da 14 euro
Sottozone
Intorno all’originaria “provincia
del Chianti”, si sono sviluppate sette
aree di produzione: Colli Aretini,
Senesi, Fiorentini, Colline Pisane,
Rùfina, Montalbano e Montespertoli
Bucerchiale 2007 Selvapiana
da 22 euro
Rùfina
La più piccola delle sottozone
comprende le colline a est di Firenze,
intorno al comune di Rùfina
La Valdisieve, terra calcarea, regala
Chianti tosti, da invecchiamento
Nipozzano 2007 Frescobaldi
da 13 euro
DOVE MANGIARE
ALBERGACCIO DI CASTELLINA
Via Fiorentina 63
Tel. 0577-741042
Chiuso domenica
menù da 40 euro
DOVE COMPRARE
La mia vendemmia
festa di voci e colori
STEFANIA SANDRELLI
a cosa che mi piace di più è visitare le vigne, soprattutto durante la vendemmia, è una festa di
colori, di voci, di profumi, di rumori, c’è un’allegria antica che ritorna ogni anno, da secoli. E mi piace
quando a primavera vado con Giovanni a Villa Rosina,
una magnifica villa del Seicento, in provincia di Treviso, dove Sandro Bottega ha sistemato gli uffici per quarantacinque persone, le cantine, la distilleria, tre musei. Acino d’Oro, il nome del nostro vino, è prodotto al
Castello di Meleto nel cuore del Chianti a Gaiole: Sandro vuole che lo assaggiamo prima di imbottigliarlo.
Ormai credo di aver imparato a distinguere gli aromi e
i sapori, mi piace dare il mio parere, sono anni che è nata la nostra collaborazione. Tutto è cominciato nel
1993, una sera d’autunno davanti ad un camino acceso. Sandro, amico da sempre di Mario e di Giovanni
Soldati, ci fece assaggiare un prosecco che aveva chiamato Il Vino dei Poeti. Lo trovai fantastico. La passione con cui Sandro parlava del suo lavoro mi affascinò,
lo ascoltavo incantata. Perché non facciamo qualcosa
insieme? Non ricordo chi di noi lo disse, ma cominciammo a parlare di progetti, all’inizio per scherzo poi
con più calore.
L’anno dopo nacque Acino d’oro, un Chianti classico. Quando ho letto l’etichetta con le nostre firme mi
sono emozionata: Stefania Sandrelli, Giovanni Soldati, Sandro Bottega. E mi sono emozionata quando sia
Acino d’oro che Acino d’oro riserva, lanciato nel 2005,
hanno ottenuto la certificazione del consorzio Gallo
Nero. Intanto dall’abitudine al prosecco sono passata
al vino rosso, ho imparato il piacere di bere nel modo
e nella quantità giusta. Purtroppo non ho molto tempo, ma cerco di seguire le infinite iniziative di Sandro.
Per il centenario di Mario Soldati ha creato nella Linea
Maestri, una bottiglia unica: una grappa chiamata
Maestri. Nel tempo gli altri Maestri sono stati: Bernardo Bertolucci, Ettore Scola e Alberto Sordi.
I prodotti sono tutti biologici: una grappa che non
brucia la gola distillata con un suo metodo segreto,
una grappa per bambini analcolica al cioccolato,
grappe di mirtilli per i giovani. Ha addirittura fatto un
catalogo Braille per i non vedenti. E le bottiglie! Solo vetro di Murano, lavorato a mano su suoi disegni. Sono
state esposte in vari musei.
Poche sere fa siamo stati a cena con Robert De Niro,
amico di Giovanni dai tempi di Novecento quando lavorava come assistente di Bertolucci. Gli abbiamo regalato una delle ultime creazioni di Sandro, due bottiglie di Grappa Spray. Lui era incantato, prima dalle
bottiglie poi dalla grappa spruzzata nel caffè. Abbiamo
scherzato sulle varie possibilità di uso.
Non posso dire di essere diventata un’esperta, ma
questa collaborazione cominciata per scherzo è diventata una cosa importante nella mia vita e in quella
di Giovanni. Mi sento orgogliosa quando i “nostri” vini vincono premi nel mondo. Per me il vino è un dono
della natura. Non dimentico mai la bella definizione di
Mario Soldati, che ho avuto la fortuna di frequentare e
di amare. Diceva: “Il vino è la poesia della terra”.
L
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ENOTECA DI FONTERUTOLI
(con cucina e camere)
Via Ottone III 5
Località Fonterutoli
Tel. 0577-73571
Classico
Ereditato dalla medievale Lega
del Chianti, il gallo nero in campo
dorato identifica il vino prodotto
tra Firenze e Siena, intorno a Radda,
Gaiole e Castellina
Classico 2008 Badia Coltibuono
da 12 euro
Superiore
Recuperata nel 1996, la menzione
si applica al comprensorio del Chianti
escluso il Classico, premiando vini
dal disciplinare più rigoroso
del Chianti Docg
Superiore 2007 Monastero
da 8 euro
Riserva
La produzione di Classico invecchiata
due anni, di cui tre mesi in bottiglia
e con alcolicità superiore ai 12,5°
consente di apporre la dizione
“Riserva” sull’etichetta
Classico Riserva 2005 Castell’in Villa
da 25 euro
Abbinamenti
Età, uvaggio, zona di produzione
allargano il ventaglio della scelta,
dalle zuppe di pesce (colline pisane)
alla cacciagione fino alla costata
alla Fiorentina, detta bistecca
Classico 2007 Castello di Ama
da 29 euro
42 LA DOMENICA DI REPUBBLICA
le tendenze
Nuovi negozi
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
Milioni di persone già lo sanno. Per fare comprare abiti
e accessori non c’è bisogno di uscire, basta un clic in pausa
pranzo o un touch in treno sull’iPad. E il gioco è fatto
Ecco perché da Dolce e Gabbana ad Armani le griffe
più celebri curano sempre più le proprie boutique
virtuali. Puntando su personalizzazione e velocità
moda.com
Shopping!
LA COLLANA
Nastro di gros-grain
e velluto, catena,
perle con ottone:
è la Mise en Dior
Sul sito della maison
IL SET
Nella linea Diamante
Plus, Gucci propone
solo online il set
di custodie per iPad
e Blackberry
IL TAVOLO
Dwell ha il piano
in massello e gamba
centrale metallica
Un’idea Armani Casa
Le misure sul sito
LA BORSA
GLI STIVALI
In vernice rossa
con clip frontale,
la tracolla Prada
è l’accessorio cult
del sito. In vari colori
Sono diventati un must
gli stivali “col fiocco”
proposti da Valentino
Qui, modello effetto
pizzo con tacco basso
tto milioni di visitatori al mese. 717mila ordini
effettuati. Un acquisto ogni 22 secondi. Sono i
numeri dello shopping online nei primi sei mesi del 2010 del Gruppo Yoox, l’impero che controlla yoox.com e thecorner.com più ventitré siti di famosi stilisti internazionali. È la punta dell’iceberg di una tendenza planetaria, lo shopping online, che
sta rivoluzionando il mondo della moda. Perché, sempre secondo i dati di Yoox, i problemi di taglie o misura non frenano
più gli acquisti; gli uomini comprano quanto le donne (su tre
acquirenti, uno è maschio) e i momenti dedicati alle vetrine
virtuali sono cambiati (la pausa pranzo o l’orario di lavoro in
Europa; il momento dell’aperitivo e la sera tardi negli Stati Uniti o in Asia). Non solo: le nuove applicazioni per iPad, iPhone e
smartphone hanno consentito a una compratrice belga di
spendere ben tremila euro per una giacca firmata. Di conseguenza, il fashion system ha messo in campo un esercito di iniziative col compito di vincere la guerra tra negozi reali e virtuali.
Il primo requisito per garantire un’esperienza di lusso è l’intrattenimento. I cortometraggi visti sui siti prada.com, miumiu.com e valentino.com servono per immergere l’acquirente in una dimensione di sogno. L’altra carta vincente è la personalizzazione: così, sul sito louisvuitton.com, si possono imprimere le proprie iniziali sulla borsa preferita scegliendo tra
ben diciassette colori diversi. C’è poi l’argomento “heritage”,
ovvero l’insieme delle peculiarità che contraddistinguono
una maison. Seguendo questa riscoperta delle origini, su max-
O
Acquisti online
sfida all’ultimo sito
SIMONE MARCHETTI
mara.com oggi si può acquistare il mitico cappotto “101801”,
facile da indossare e simbolo del marchio. E su robertocavalli.com si ripercorrono i momenti più importanti nella carriera
dello stilista in occasione dei suoi quarant’anni di attività. C’è
poi il tentativo di interagire col pubblico, senza filtri, come dimostrato ultimamente dal nuovo sito gucci.com e dalla relativa pagina Facebook. Mentre Giorgio Armani ha chiesto ai suoi
estimatori di diventare registi e fotografi registrandosi sul sito
giorgioarmani-framesoflife.com, in occasione della riedizione degli occhiali che creò negli anni Ottanta. Dolce&Gabbana,
infine, sono stati i primi a credere nel web e a creare swide.com,
un magazine online a metà strada tra blog e informazione, per
comunicare tutte le iniziative e invogliare allo shopping. Ma la
vera rivoluzione è arrivata lo scorso settembre da Londra: pochi minuti dopo la sfilata di Burberry, sul sito burberry.com si
potevano ordinare gli abiti visti in passerella. Tempi di consegna? Un mese e mezzo, ovvero la metà rispetto alle tempistiche del sistema.
L’operazione ha l’odore di fantascienza, soprattutto se si
pensa che marchi come Chanel continuano a non scegliere l’ecommerce e a dirottare i clienti virtuali nelle boutique reali. «Il
vero problema, però, non è scegliere tra Internet e negozi tradizionali», dice Andrea Panconesi, deus ex machina di luisaviaroma.com, sito di e-commerce italiano di grande successo
internazionale. «La scommessa di domani sarà far combaciare i due ambiti, cercando di capire le rispettive peculiarità. E di
avvicinare reale e virtuale fino quasi a farli coincidere».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
LA DOMENICA DI REPUBBLICA 43
L’ESTRO
L’ELEGANZA
LA SEDUZIONE
Mini abito blu
con grafismi
e grande estro
per le scarpe
con gambali
diversi
Un’idea
Versace
Gusto inglese,
comfort
americano:
così Ralph
Lauren
conquista
gli uomini
anche online
Il lusso, gli spot
le collezioni:
il sito Louis
Vuitton
seduce
le clienti con
i suoi modelli
bon ton
RALPHLAUREN.COM
Corti circuiti: sul sito
la griffe lancia il nuovo
store di New York
BURBERRY.COM
Dopo la sfilata gli abiti
sono acquistabili online
prima che in boutique
DOLCEGABBANA.COM
Oltre all’online store
anche swide.com,
tra magazine e blog
“Ho messo Marc Jacobs su Twitter
e così si è aperto un mondo”
GIORGIOARMANI.COM
In framesoflife.com
gli scatti e i video
dei suoi estimatori
PARIGI
stato il primo a uscire dal consiglio di amministrazione per finire su Twitter. L’unico a postare su internet il re del suo impero in ciabatte e con la faccia distrutta. Robert Duffy, amministratore delegato di Marc Jacobs, non va per il sottile. E in fatto
di shopping reale e virtuale si è mosso in anticipo su molti suoi colleghi. L’abbiamo incontrato a Parigi, per la presentazione di The Men and women of Marc Jacobs, un catalogo sulla carriera dello stilista più famoso in Usa, con gli scatti di Brian Bowen Smith.
Perché, l’anno scorso, ha scelto di abbandonare i canali istituzionali per usare Twitter?
«Tutto è nato per caso. Ho iniziato a “twittare” frasi per amici e parenti. In breve, le persone che mi seguivano sono diventate settantamila. A quel punto, molti sostenevano che
non fossi io a postare i commenti. Così ho fotografato Marc al lavoro, una notte prima della sfilata. Il giorno dopo la foto ha fatto il salto dal New York Times a Vogue fino al Washington Post. E il pubblico di Twitter è passato a più di venti milioni di ascoltatori. Penso non ci sia bisogno di commenti, ma solo di una riflessione sulla velocità di oggi».
A proposito di velocità. Burberry, dopo l’ultima sfilata, ha tagliato i tempi di produzione consentendo ai clienti di ricevere i capi un mese e mezzo dopo lo show. Che ne pensa?
«Che è un’iniziativa importante e coraggiosa. Ma che non riguarda Marc Jacobs. Ogni
maison è una realtà a sé. Noi abbiamo tante linee proprio per assecondare bisogni diversi. Veloci e lenti. Di una cosa, però, sono convinto: oggi non si deve ragionare per stagioni, ma focalizzarsi sul flusso costante di idee creative».
Resta la questione degli acquisti online, in crescita rispetto a quelli dei negozi.
«Diciamo che la nostra azienda ha dedicato la linea più giovane e meno dispendiosa
Marc by Marc Jacobs alla missione web. Anche nell’esperienza con Louis Vuitton (di cui
Marc Jacobs è direttore artistico, ndr), abbiamo capito che sono gli accessori-icone, come quelli creati con artisti come Stephen Sprouse e Takashi Murakami, ad essere richiesti e venduti in Rete. Per quanto riguarda gli abiti della fascia di lusso, invece, trovo
che la realtà della boutique sia ancora un’esperienza importante per i clienti. La scommessa è renderla più forte, più emozionante e quindi più “reale” di prima. Non bisogna
farsi travolgere dalla sbornia virtuale. Non a caso, ultimamente abbiamo aperto a New
York la prima libreria firmata Marc Jacobs. Ai tempi di Amazon, penso sia un segnale importante. E ovviamente controtendenza».
Quali sono, quindi, i requisiti per traghettare il fashion system nel futuro?
«Più che focalizzarsi sulla dicotomia tra shopping reale e virtuale, occorre capire che la moda non riguarda solo i vestiti. Ma il modo di vivere in generale. L’esperienza di leggere, informarsi, divertirsi, sognare. Chi riuscirà a rendere esteticamente bello e desiderabile tutto questo, avrà in mano il successo di domani».
(s.m)
È
PRADA.COM
Intrattenimento:
sul sito anche
i cortometraggi
DIOR.COM
Moda, profumi,
accessori, cosmetici:
tutto online
MAXMARA.COM
Heritage: si può
acquistare anche
il mitico “101801”
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LOUISVUITTON.COM
Personalizzazione:
online le proprie
iniziali sulla borsa
GUCCI.COM
Nella boutique virtuale
si acquistano dagli abiti
agli accessori
LA LANA
IL CAPPOTTO
LA GIACCA
Sportivo-chic
con giacca
in feltro di lana:
l’uomo Burberry
della collezione
Prorsum
si mostra
sul web
Molto ricco
il sito Max Mara
offre un’ampia
gamma
di abiti
da donna
e cappotti
Anche storici
In velluto
doppio petto,
la giacca Dolce
e Gabbana
Molte sorprese
per i clienti
nel virtual
store
44 LA DOMENICA DI REPUBBLICA
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
l’incontro
Nazionalpopolari
L’infanzia vissuta in provincia,
il padre comunista, un fisico
da maggiorata di cui non andava
fiera: “Più che ai miei coetanei
piacevo ai loro zii”. Ha fatto il cinema
d’autore ma anche
i film di Natale. I calendari,
uno spogliarello
per la sua Roma, gli spot
e le serie tv: “Ma alla fine
io sono sempre la stessa,
e a chi arriccia il naso
rispondo: questo mestiere
non è d’élite, è intrattenimento”
Sabrina Ferilli
e a vent’anni mio
padre non mi
avesse buttato
fuori di casa e non
mi avesse preso un monolocale a Roma, la mia vita sarebbe stata diversa.
Perché lui capiva che dei tre figli ero
quella più reticente ad andar via e con
più problemi a staccarmi dalla famiglia». Ed è così che Sabrina Ferilli lasciò
la vita tranquilla a Fiano Romano —
dov’è nata nel 1964 — per affrontare la
grande città e conquistare il futuro. A
cominciare «dalla Lucente, una ditta di
pulizie dove ho lavorato part-time, la
mattina rispondevo al telefono. Ci sono
rimasta tre anni».
Il futuro era il cinema, «ma non sono
di quelle che “fin da bambina” sognano
di fare l’attrice. Ci ho pensato tardi, già
adolescente, vedendo i film in bianco e
nero, a Fiano non c’era molta scelta.
Qualche volta mio padre mi portava a
Roma a vedere le marionette al Pincio,
ma il cinema era l’attrattiva principale.
Ero pazza di Stanlio e Ollio, di Totò, Anna Magnani, Sophia Loren. Mi piacevano anche gli stranieri, ma i miei miti
erano gli italiani».
La prima delusione arriva con il tentativo fallito di entrare al Centro sperimentale. Ma Sabrina Ferilli non è una
che si arrende facilmente e aggira l’ostacolo, andando il pomeriggio all’Accademia d’arte drammatica a lezione
di recitazione con Claudia Giannotti.
Con il suo fisico prorompente, da maggiorata di una volta, in netto contrasto
con la moda imperante della taglia
trentotto, non le è difficile farsi notare,
ne che sono imperfetta».
Perfetti forse sono stati gli inizi della
carriera, cominciata con prudenza, facendosi notare in piccoli ruoli come la
servetta de Il volpone di Maurizio Ponzi o la sfacciata Zaira in parrucca biondo platino di Americano rosso di Alessandro D’Alatri, fino all’ingresso nel
miglior cinema d’autore con Diario di
un vizio di Marco Ferreri: è la cameriera Luigia, uno dei ritratti più interessanti e ricchi di contraddizioni dell’universo femminile del regista, esuberante, spudorata, generosa, amorale.
Poi l’incontro con Paolo Virzì, che le
ha offerto personaggi intensi come Mirella in La bella vita, divisa tra l’affetto
per il marito operaio e l’infatuazione
per un vanesio conduttore di tv locale;
Marisa, la burina arricchita che vive un
malinconico matrimonio in Ferie d’agosto, o la squinternata manager del
call center in Tutta la vita davanti.
Sarà per i guizzi dell’imperfezione
che, tra un film e l’altro, c’è un festival di
Sanremo (1996) presentato con Pippo
Il mio peccato
è la perfezione:
non ho mai
speculato su niente
ho sempre fatto
quello che mi pareva
giusto, lavoro
con grande passione
e determinazione
FOTO MARCO GALBIATI/LUZPHOTO
«S
ROMA
soprattutto dal cinema erotico un po’
volgare che si faceva negli anni Ottanta. Ma lei, figlia di un dirigente del Partito comunista italiano che le ha inculcato, insieme alla passione per la politica, valori come l’onestà e l’integrità,
rifiuta. Anche perché del suo fisico non
era particolarmente fiera, soprattutto
durante l’adolescenza a Fiano. «Non
avevo i fidanzatini come le altre ragazzine. Il primo fidanzato l’ho avuto passati i vent’anni. Perché ero fuori misura, fuori luogo, avevo le tette, ero abbondante. E ho sempre avuto una testa
molto riflessiva, non parlavo da teenager. Più che ai miei compagni di liceo,
piacevo ai loro zii».
In realtà, dice, «neanche adesso penso di essere bella. Non mi sono mai piaciuta, non perché non stessi bene con il
mio fisico, me lo trovavo addosso, lo
constatavo e basta, non lo consideravo
bellezza. Forse ho cominciato a crederci quando ho fatto il calendario, ha avuto il significato di una celebrazione, un
riconoscimento ufficiale. Ma continuo
a pensare che non è mai un bel culo a far
dire che una donna è bella. Soprattutto
nel mio mestiere il consenso passa prima attraverso l’accettazione da parte
del pubblico, attraverso il gradimento».
Il calendario per il Duemila del mensile Max — un milione di copie vendute — come lo spogliarello nel 2001 per i
tifosi giallorossi sono alcune delle tante scelte contrastanti che rendono particolare la carriera di Sabrina Ferilli. Lei
non rinnega nulla, neanche quel «beato chi se lo fa» dell’ultima pubblicità in
cui è protagonista, che per qualcuno è
irritante. «Il finale di uno spot deve rimanere in testa, deve essere d’effetto:
lo sono quelli di Gigi Proietti, di Claudio
Bisio, di Aldo Giovanni e Giacomo». E
non importa se Luciana Littizzetto ne
ha fatto una perfida, esilarante imitazione, «perché ho un’enorme stima per
lei. E poi sono un personaggio nazionalpopolare, mi fa piacere anche la
presa in giro. Non sono permalosa, anzi sono contenta quando la Reggiani dice che con le mie imitazioni si è comprata casa».
Nazionalpopolare e perfetta, così si
definisce la Ferilli. Perfetta? «Sono talmente perfetta che invidio chi commette peccati, il mio peccato è la perfezione. Non ho mai speculato su niente,
mi sono sempre messa a disposizione
di quello che ho pensato fosse giusto,
lavoro con grande passione e determinazione». Però sfuma: «Non è che non
ho difetti. Cerco di non sbagliare e per
non fare danni mi sono limitata, non ho
fatto un sacco di cose: è nella perfezio-
Baudo — «mi è rimasta la memoria di
un manicomio, il meccanismo più folle che abbia mai conosciuto, l’esperienza che mi ha fatto sbarellare più di
ogni altra» — e una presenza instancabile in serie e film televisivi, che la impegna tuttora. L’ultimo, Caldo criminale, è andato in onda a fine settembre
su Canale 5 e ha avuto l’audience più alta della prima serata: un thriller di Eros
Puglielli in cui interpreta una disegnatrice di fiabe. Mentre ha appena finito
le riprese della seconda serie di Anna e
i cinque, con la regia di Franco Amurri.
«Tutte le scelte che faccio sono dettate dalla passione. Tante cose che ho
fatto per la tv non sono inferiori al cinema. Certo ho fatto anche cose meno
belle, forse non avrei dovuto lavorare
nei seriali, ho avuto la batosta di Due
imbroglioni e mezzo con Claudio Bisio
che non è andato bene. Ma pensare di
gestire una carriera lunga come la mia,
appoggiandosi solo sul cinema e su
quello che ritieni eccezionale, credo sia
impossibile. Io ho un carattere prorompente, mi piace fare, stare sempre
in opera, anche rischiando. Nella mia
vita non ho mai fatto niente per stare
tranquilla. Ho fatto cinema d’autore e
Sanremo, la commedia musicale e la tv,
la prosa e i film di Natale: non credo che
tra le mie coetanee sia così usuale».
Riconosce che «la pluralità delle scelte non aiuta a essere messa a fuoco dal
pubblico, ma io credo che questo sia un
mestiere popolare. Non deve esserci
una selezione, tutti gli argomenti sono
trattabili, anche i più scabrosi. Non è un
lavoro d’élite, ma di intrattenimento, di
forza evocativa. Certo, ci sono personaggi che mi sono più cari, ma sono
quella che sono per i film di Virzì, di Ferreri, dei Taviani, ma anche e per fortuna per il lavoro con i fratelli Frazzi, Capitani, Pozzessere, Stefano Reali».
Se sul piano professionale la Ferilli è
riuscita «almeno nell’ottanta per cento
di quello che mi ero prefissata, nella vita sentimentale è stata tutta una sottrazione. Sono state mie scelte, non piango per aver avuto sfiga, ma ho subìto diverse sconfitte, un matrimonio e un divorzio che per fortuna, non essendoci
figli, è stato veloce».
Dal 2005, dopo il divorzio dall’imprenditore Andrea Perone, la Ferilli vive con Flavio Cattaneo. «Ho sempre
cercato la stabilità, vengo da una famiglia che mi ha inculcato questa idea. Direi che sono nata stabile, anche quando la vita mi ha dato le spallate ho cercato di restare ferma. E finalmente sono stata fortunata. Sto con un uomo intelligente, poco più grande di me. Flavio è un ragazzo molto posato, bravo
nel suo mestiere e questo per me è importante: non potrei stare con una persona che non vive il lavoro con la mia
stessa serietà e determinazione. Amiamo le stesse cose, ci piace commentare
la lettura dei giornali, discutere problemi politici: è il compagno di vita che
non avevo mai avuto, un’intesa che va
oltre l’amore».
Ci sono almeno due argomenti che
in un incontro con la Ferilli è impossibile trascurare: la Roma e la politica.
Quando ne parla, il romanesco si accende e si colora. «Sono stata per la prima volta allo stadio quindici anni fa, mi
ha portato il dottor Garinei con Massimo Ghini e Rodolfo Laganà. Me so’ innamorata e la passione è immutata.
Certo, sono tempi neri, ma Totti c’è e
Ranieri ha detto che dobbiamo stare
tranquilli. Purtroppo a Roma “tranquillo” si usa anche con altri significati
poco rassicuranti».
Malgrado bisticci e disappunti, come quello con la Belillo a proposito della fecondazione assistita — «Diverbio
composto? Quella si è protetta con
l’immunità parlamentare!» — la passione è immutata anche per la politica.
«Io sono sempre del Pd, anche in questo momentaccio. Che dire? Che c’hanno troppe idee, bisogna averne di meno, essere più forti, più concentrati, deve parlare meno gente e basta con tutte
‘ste correnti! Il segretario è Bersani, è lui
che deve decidere chi, come, quando e
perché. Penso che mai come in questo
momento c’è bisogno non di allargare,
ma di tornare all’attaccamento territoriale, ai progetti, alla politica vera, agli
ideali forti. C’è da stringere il raggio,
non c’è da diventare più rosa, dobbiamo diventa’ più rossi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
‘‘
MARIA PIA FUSCO
la Repubblica
@
PROGRAMMI
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
PER SAPERNE DI PIÙ
tv.repubblica.it
www.grandefratello.mediaset.it
■ 45
GRANDE FRATELLO AL VIA CON IL FIGLIO DEL CAMORRISTA
REPUBBLICA TV
In onda il docufilm
“La marcia dei 40
mila”. Trent’anni fa,
era il 14 ottobre
1980, gli impiegati
e i quadri della Fiat
di Mirafiori scesero
per la prima volta in
piazza per
protestare contro i
picchetti degli operai
RAI 1
SATELLITE
■
C’
6.20
6.40
7.00
9.25
9.50
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10.40
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21.00
21.45
22.35
1.00
1.20
1.50
2.20
2.30
2.35
Girlfriend - Tf
8 semplici regole - Tf
Cartoon Flakes Weekend
Unfabulos - Tf
The Naked Brothers Band Tf
Ragazzi c’è Voyager
A come Avventura
Challenge 21 L’umanità tra
bisogni ed incertezze
Tg2 Giorno
Tg2 Motori
Meteo2
Quelli che aspettano
Quelli che il calcio e.... Conduce Simona Ventura
Stadio Sprint
Tg2 L.I.S.
Meteo2
90° Minuto. Conduce F.
Lauro
Numero 1
Squadra Speciale Cobra 11
Classici Disney - Cartoni
Tg2 20.30
N.C.I.S. - Tf
Castle - Tf
La Domenica Sportiva
Tg2
Protestantesimo
Extra Factor
Almanacco
Meteo2
Tvm: Il profumo dell’inganno - di R. Markowitz,
con M. Griffith, E. Morales
© RIPRODUZIONE RISERVATA
CANALE 5
6.00 Fuori orario
7.30 La grande vallata - Tf
8.20 Film: La leggenda di
Zanna Bianca - di K. Olin,
con S. Bairstow, P. Coeur
10.05 L’ispettore Derrick
11.00 Tgr Estovest
11.20 Tgr Mediterraneo
11.45 Tgr RegionEuropa
12.00 Tg3 - Rai Sport Notizie
Tg3 Persone
Meteo3
12.25 TeleCamere Salute
12.55 Racconti di vita
13.25 Passepartout
14.00 Tg Regione
Tg Regione Meteo
14.15 Tg3
14.30 In 1/2 h. Di Lucia Annunziata
15.00 Tg3 Flash L.I.S.
15.05 Alle falde del Kilimangiaro.
Conduce Licia Colò
18.00 Per un pugno di libri. Conduce N. Marcorè
18.55 Meteo 3
19.00 Tg3
19.30 Tg Regione
Tg Regione Meteo
20.00 Blob
20.10 Che tempo che fa. Conduce Fabio Fazio con Filippa
Lagerback
21.30 Report
23.25 Tg3
23.35 Tg Regione
0.35 Tg3
0.45 TeleCamere Salute
1.35 Meteo 3
1.40 Appuntamento al cinema
1.50 Fuori orario
PRIMA FAN
Alessia
Marcuzzi:
“Sono io la
prima fan
del GF”
ITALIA 1
6.00 Prima pagina
7.55 Traffico
Meteo5
8.00 Tg5
8.50 Le frontiere dello Spirito
9.40 Tgcom
9.45 Verissimo-Tutti i colori della cronaca. Conduce Silvia
Toffanin
13.00 Tg5
Meteto 5
13.40 Domenica Cinque con Barbara D’Urso
18.50 Chi vuol esser milionario.
Conduce Gerry Scotti
20.00 Tg5
Meteo5
20.40 Striscia la domenica
21.30 Distretto di polizia 10 “Sospetto pericoloso” / “Triste
risata” con Claudia Pandolfi, Simone Corrente, Dino Abbrescia - Tf
23.50 Terra
1.00 Tg5 - Notte / Meteo5
1.30 Striscia la domenica (r)
2.10 Film: Canone inverso Making Love - di R. Tognazzi, con H. Matheson,
M. Thierry, L. Williams
3.30 In tribunale con Lynn - Tf
5.30 Tg5-Notte (r) / Meteo5
cinema mattina
■
cinema pomeriggio
14.05 Il cosmo sul comò - di M. Cesena
Sky Cinema Hits HD
14.10 Robin Hood - di W. Reitherman
Sky Cinema Family HD
15.40 L'uomo che fissa le capre
di G. Heslov
Sky Cinema 1 HD
15.45 La fidanzata di papà - di E. Oldoini
Sky Cinema Hits HD
16.55 Giochi di potere - di P. Noyce
Sky Cinema Max HD
17.15 Io non ci casco - di P. Falcone
Sky Cinema Italia
17.30 Live! - Ascolti record... di B. Guttentag
Sky Cinema Mania
18.55 Eagle Eye - di D. Caruso
Sky Cinema Max HD
■
cinema sera
21.00 Ti stramo - di P. Insegno
Sky Cinema 1 HD
21.00 Il massacro di Fort Apache - di J. Ford
Sky Cinema Classics
21.00 I Love Shopping - di P. Hogan
Sky Cinema Family HD
21.00 Signori si nasce - di M. Mattòli
Sky Cinema Italia
21.00 Major League III - La grande sfida
di J. Warren
Sky Cinema Mania
21.00 Watchmen - di Z. Snyder
Sky Cinema Max HD
21.15 Twilight - di C. Hardwicke
Sky Cinema Hits HD
22.40 Il resto della notte - di F. Munzi
Sky Cinema Italia
■
cinema notte
22.50 A Perfect Getaway - di D. Twohy
Sky Cinema 1 HD
22.50 A prima vista - di I. Winkler
Sky Cinema Family HD
22.50 Fatti, strafatti e strafighe
di D. Leiner
Sky Cinema Mania
23.15 Tre gendarmi a New York
di J. Girault
Sky Cinema Classics
23.25 Romanzo criminale - La serie
di S. Sollima
Sky Cinema Hits HD
23.50 Identità sospette - di S. Brand
Sky Cinema Max HD
00.20 L'amante - di J. Annaud
Sky Cinema Mania
sport
19.00 Calcio: Una partita Liga Sky
Sport 3 HD
19.00 Rugby: USA Perpignan - Benetton
Treviso Heineken Cup (r)
Sky Sport Extra
19.00 Calcio: Una partita Liga
Sky Supercalcio HD
20.00 SKY Calcio Show Sky Sport 1 HD
20.15 Nissan The Quest (r) Sky Sport 2 HD
20.30 Boxe: M. Huck - M. Godfrey
Mondiale Pesi Cruiser (r)
EuroSport HD
20.30 Bollettino Sportivo Eurosport 2
20.30 Speciale Ryder Cup (r)
Sky Sport 2 HD
20.45 Pallamano: KS Vive Targi Kielce Rhein Neckar Lowen EHF
Champions League Differita
Eurosport 2
20.45 Calcio: Bari - Lazio Serie A
Sky Sport 1 HD
20.45 Nissan The Quest (r) Sky Sport Extra
21.00 Rugby: USA Perpignan - Benetton
Treviso Heineken Cup (r)
Sky Sport 2 HD
21.00 Calcio: Una partita Liga
Sky Sport 3 HD
21.00 Golf: Portugal Masters PGA
European Tour (r) Sky Sport Extra
21.00 Calcio: Una partita Liga
Sky Supercalcio HD
21.45 Sport Estremi: Dew Tour Xtrem
Sports Eurosport 2
22.00 Sport Estremi: Dew Tour Xtrem
Sports Eurosport 2
22.30 Rally: RAC Scotland International
Rally Challenge (r) EuroSport HD
22.45 SKY Calcio Show Sky Sport 1 HD
22.45 Poker: Heads Up Poker Club
Tournament (r) Sky Sport 2 HD
23.00 Euro Calcio Show Diretta
Sky Sport 3 HD
23.00 Basket: Lottomatica Roma - Enel
Brindisi Serie A maschile (r)
Sky Sport Extra
23.00 Euro Calcio Show
Sky Supercalcio HD
23.30 Motorsports Weekend
EuroSport HD
23.30 Poker: Poker Sky Sport 2 HD
23.30 Calcio: Blackpool - Manchester City
Premier League (r)
Sky Supercalcio HD
23.45 Tennis: Torneo WTA di Linz (r)
EuroSport HD
0.00 News Edizione Serale Eurosport 2
FOX
10.35 N.Y.P.D. - New York Police
Department FX
'Til Death Fox HD
Cambio moglie Fox Life
Siska Fox Crime HD
In due si indaga meglio Fox Retro
'Til Death Fox HD
N.Y.P.D. - New York Police
Department FX
11.35 I Simpson Fox HD
11.45 Army Wives Fox Life
12.00 La signora in giallo Fox Crime HD
12.00 Love Boat Fox Retro
12.05 I Simpson Fox HD
12.20 Jarod - Il camaleonte FX
12.35 I Simpson Fox HD
12.45 Dharma e Greg Fox Life
12.55 L'ispettore Barnaby Fox Crime HD
13.00 I Simpson Fox HD
13.00 Il Tenente Colombo (1968-1978)
Fox Retro
13.10 Jarod - Il camaleonte FX
13.15 La Tata Fox Life
13.30 Tutto in famiglia Fox HD
13.40 La Tata Fox Life
10.45
10.50
10.55
11.05
11.10
11.25
RETE 4
7.00 Grand Prix Campionato
Mondiale Motociclismo G.P. Australia - MotoGp
8.05 Cartoni
10.20 Grand Prix Campionato
Mondiale Motociclismo G.P. Australia - 125
11.20 Campionato Mondiale Motociclismo - G.P. Australia Moto2
12.25 Studio Aperto
Meteo
13.00 Guida al Campionato
14.00 Grand Prix Campionato
Mondiale Motociclismo G.P. Australia- MoptoGp
15.00 Grand Prix - Fuori Giri
16.00 Capogiro Junior
18.30 Studio Aperto / Meteo
19.00 Mr Bean
19.30 Film: Big Mama - Di R. Gosnell, con M. Lawrence, N.
Long
21.25 Colorado. Con R. Brescia,
N. Savino - Show
0.35 Le Iene
2.00 Film: Scemo e più Scemo: iniziò così - di T. Miller, con E. Christian Olsen,
D. Richardson
3.30 Media Shopping
3.45 Una pupa in libreria - Sitcom (2 episodi)
4.35 Media Shopping
4.50 College - Tf
[servizio a pagamento]
09.05 Al ritmo del ballo - di I. Rashid
Sky Cinema Hits HD
10.15 Bolt - Un eroe a quattro zampe
di C. Williams
Sky Cinema Family HD
10.25 Basta che funzioni - di W. Allen
Sky Cinema 1 HD
11.40 The Contract - di B. Beresford
Sky Cinema Max HD
11.45 Non toccare la donna bianca
di M. Ferreri
Sky Cinema Italia
12.25 La tela dell'assassino
di P. Kaufman
Sky Cinema Hits HD
13.20 Money Train - di J. Ruben
Sky Cinema Max HD
■
co, un modello italo-giapponese di 32 anni, David Lyoen, un italo-franco-olandese che gli autori definiscono «un incrocio
tra la pantera rosa e mr. Bean», Rosa Baiano, ventitreenne napoletana studentessa
in giurisprudenza e Francesca Giaccari,
26 anni, di Galatina, in provincia di Lecce.
Anche la casa del Gf 11 è tutta nuova: la
passerella delle passate edizioni non esiste più, c’è un camino con le fiamme virtuali e nelle due stanze da letto ci sono pareti trasparenti e solo letti matrimoniali.
RAI 3
RAI 2
6.30 Mattina in famiglia. Conducono T. Timperi, M. Leone.
All’interno: 7.00 / 800 /
9.00 / 9.30 Tg1 Lis
10.00 Linea Verde Orizzonti
10.30 A sua immagine
10.55 Santa Messa dal Santuario
San Francesco de Geronimo in Grottaglie (Taranto)
12.00 Recita dell’Angelus
12.20 Linea verde
13.30 Tg1 - Focus
14.00 Domenica in l’Arena. Conduce Massimo Giletti
15.50 Domenica in - Amori. Conduce Sonia Grey, con Luca
Giurato, Maurizio Battista
16.15 Domenica in... onda. Conduce Lorella. All’interno:
Che tempo fa / 16.30Tg1
18.50 L’Eredità
20.00 Tg1
20.35 Rai Tg Sport
20.40 Soliti ignoti
21.30 Terra ribelle - con Anna Favella, Rodrigo Guirao Diaz
Tg1 60 secondi
23.45 Speciale Tg1
0.50 Tg1 Notte / Che tempo fa
1.15 Applausi Teatro e Arte
2.30 Sette Note Musica e Musiche
2.50 Così è la mia vita...Sottovoce
3.25 Film: La strategia del ragno - di B. Bertolucci, con
G. Brogi, A. Valli
5.00 Around Midnight - I corti di
mezzanotte - “L’uomo dei
sogni”
SKY
È il figlio di un camorrista, c’è il
cassintegrato che per necessità
ha scelto di diventare un gigolò e
c’è pure un ex seminarista. Sono alcuni tra
i 50 concorrenti della ampia rosa dei papabili all’undicesima edizione del Grande
Fratello, che inizia domani sera con i primi 16 candidati, 8 uomini e 8 donne. Tutti
nella casa del GF 11 (Canale 5, in prima serata) con la speranza di poter mettere le
mani sul premio finale di 250 mila euro.
Questa edizione sarà più lunga del solito e
vedrà tra i sicuri concorrenti Andrea Coc-
DIGITALE TERRESTRE
Oggi
DEEJAY TV
LA SETTE
5.45 Agente Speciale Sue Thomas - Tf
6.25 Tg4 Night News
6.35 Media Shopping
7.05 Sei forte maestro - Tf
9.20 Artezip
9.25 Puglia - Da Molfetta a BariDoc
10.00 Santa Messa (Chiesa Madonna del Suffragio - L’Aquila)
11.00 Pianeta mare
11.30 Tg4. All’interno: Meteo
12.00 Melaverde
13.30 Pianeta Mare. Sulle rotte
dei gabbiani
13.50 Vie d’Italia notizie sul traffico
13.55 Tutti per Bruno - Tf
15.15 Cascina Vianello - Sitcom
16.10 Film: Caccia selvaggia
di P. Hunt, con C. Bronson,
L. Marvin, A. Dickinson
18.55 Tg4. All’interno: Meteo
19.35 Colombo - Tf
20.30 Film: Forrest Gump - di R.
Zemeckis, con T. Hanks, R.
Wright Penn
23.20 Contro Campo Anteprima
23.30 Contro Campo
1.25 Tg4 Night News
1.50 Come eravamo 19591960 - Show
6.00 Tg La7/meteo
oroscopo
traffico - Informazione
7.00 Omnibus. All'interno alle
ore 07.30 Tg La7
9.55 M.o.d.a. (r)
10.35 Movie Flash
10.40 La 7 Doc - “Secrets of Archeology” - Le civiltà dimenticate dell'Anatolia
11.20 Movie Flash
11.25 Cuochi e fiamme. Con
Alessandro Borghese
12.30 Life. Conducono T. Panella
e A. Sommajuolo
13.30 Tg La7
13.55 Film: Giorni di gloria…
giorni d'amore - di Mark
Rydell, con Bette Midler,
James Caan
17.05 Movie Flash
17.10 Diane uno sbirro in famiglia
-Tf
19.00 Chef per un giorno
20.00 Tg La7
20.30 In Onda - conducono Luisella Costamagna e L. Telese
21.30 Niente di Personale. Conduce Antonello Piroso
0.15 Tg La 7
0.25 Movie Flash
0.30 Film: La famiglia Passaguai - di Aldo Fabrizi, con
Aldo Fabrizi, Peppino De
Filippo
2.35 Alla corte di Alice
3.30 CNN News
13.30
13.55
14.00
15.55
16.00
17.00
18.30
18.55
19.00
20.00
20.30
21.00
22.00
22.30
The Club
Deejay Tg
Deejay Hits
Deejay Tg
Deejay Hits
Rock Deejay Best of
Deejay Hits
Deejay Tg
Fino alla fine del mondo
The Club
Deejay Music Club
Deejay News Beat Best of
Live from the Running Club
Deejay Chiama Italia Remix
0.30 The Club
MTV
9.00
10.00
11.00
12.00
13.30
14.00
15.00
16.00
16.05
17.00
17.05
18.00
18.05
19.00
19.05
20.00
20.30
21.00
21.05
23.00
1.00
2.00
Made Presents
The City
The Hills
Europe Top 20
The Buried Life
Pearl Jam
Jersey Shore
Mtv News
Love Test
Mtv News
Hitlist Italia
Mtv News
Made
Mtv News
Speciale Mtv News
Celebrity Bites
Mtv@the Movies
Mtv News
Megamovie
Randy Jackson Presents
Valemont
Only Hits
RAI
■
6.15
6.30
7.30
8.15
9.05
9.50
10.15
11.00
12.45
14.05
14.55
16.30
18.00
18.50
20.20
21.10
22.50
00.25
01.15
02.15
03.45
RAI 4
Maddecheao’ - Varietà
La situazione comica - Varietà
The Legend of Bruce Lee - Serie Tv
Streghe - Tf
The Middleman - Serie Tv
Eureka Seven - Cartoni
Dead Zone - Tf
Star Strek V: L’ultima frontiera - di
W. Shartner, con W. Shartner, L. Nimoy
Fisica o Chimica - Serie Tv
Desperate Housewives - Serie Tv
Film: Coppia d’azione - di H. Ross,
con K. Turner, D. Quaid, F. Shaw
Film: Catch that Kid - di B. Freundlic,
con K. Stewart, C. Bleu, M. Thieriot
Mad Men - Serie Tv
Brothers & Sisters (due episodi) - Tf
Desperate Housewives - Serie Tv
Film: Wasabi - di G. Krawczyk, con J.
Reno, R. Hirosue
Film: The Riverman - di B. Eagles, con
B. Greenwood, D. Jaeger
Breaking Bad - Serie Tv
Weeds (due episodi) - Serie Tv
Film: Idiocracy - di M. Judge, con L.
Wilson, M. Rudolph, D. Shepard
Millennium (due episodi) - Tf
■
PREMIUM
6.30 Uno di noi - Tf
8.15 Le ragazze di Piazza di Spagna 2- Serie
10.00 Posso chiamarti Amore? (due episodi) Miniserie
13.30 Marco Polo - Miniserie
15.20 Il commissario Corso (due episodi) Miniserie
17.20 Butta la luna - Miniserie
19.00 Don Matteo 6 (due episodi) - Miniserie
21.00 La stagione dei delitti 2 - Miniserie
22.45 Terapia d’urgenza - Tf
0.30 La stagione dei delitti 2 - Miniserie
2.10 Terapia d’urgenza - Tf
3.50 Pazza Famiglia
4.40 Marco Polo - Miniserie
■
MOVIE
7.50 Film: Guerra e pace: Piotr Bezukhov
- di S. Bondarchuk
9.50 Film: Il ragazzo dal kimono d’oro 2di F. De Angelis, con K. Rossi Stuart
10.40 Film: Frank Gehry - Creatore di
sogni - di Sydney Pollack
12.15 Film: I due colonnelli - di Steno, con
Totò, W. Chiari, N. Taranto
14.00 Film: Prima dammi un bacio - di A.
Lo Giudice, con S. Rocca, L. Zingaretti
15.25 Film: Tu chiamami Peter - di S.
Hopkins, con G. Rush, C. Theron
17.35 Film: Luna di miele in tre - di C.
Vanzina, con R. Pozzetto, S. Casini
19.15 Film: Il pranzo della domenica - di C.
Vanzina, con G. Ralli, M. Ghini
21.00 Film: Rugantino - di P. Festa
Campanile, con A. Celentano, C. Mori
22.45 Film: Profumo di donna - di Dino Risi,
con V. Gassman, A. Momo, A. Belli
0.35 Film: Operazione San Gennaro - di
Dino Risi, con N. Manfredi, Totò
2.20 Film: Milano trema la polizia vuole
giustizia - di S. Martino, con L. Merenda
4.00 Film: Anche se volessi lavorare che
faccio? - diF. Mogherini, con N. Davoli
■
9.00
9.45
10.00
13.00
14.00
15.00
17.00
17.45
18.30
19.00
19.45
20.30
20.45
21.00
23.15
02.45
EXTRA
Extra Factor - Reality Show
Blob - Magazine
Ti lascio una canzone -Varietà
Da Da Da - Varietà
Parla con me
L’ultima parola - Talk Show
Memorie dal bianco e nero
La Superstoria
In 1/2 ora - Info
Extra Factor - Reality Show
Specchio segreto
Piloti - Sitcom
Blob - Magazine
I migliori anni - Show
X Factor - Reality Show
Da Da Da - Varietà
MEDIASET PREMIUM
14.00
14.05
14.10
14.25
14.30
14.45
14.50
14.55
15.00
15.05
15.25
15.40
15.40
15.50
15.55
15.55
16.05
16.30
16.35
16.40
16.50
16.55
16.55
17.25
17.30
Lie to Me Fox HD
Frasier FX
Bones Fox Life
Il mio amico Arnold Fox Retro
Frasier FX
La signora in giallo Fox Crime HD
Dr. House - Medical Division Fox HD
Happy Days Fox Retro
Collision FX
Bones Fox Life
Happy Days Fox Retro
I Simpson Fox HD
La signora in giallo Fox Crime HD
Duro a morire FX
The Dr. Oz Show Fox Life
Hazzard Fox Retro
I Simpson Fox HD
Tutto in famiglia Fox HD
Family Murder Party Fox Crime HD
Duro a morire FX
Ally McBeal Fox Life
Tutto in famiglia Fox HD
Arsenio Lupin Fox Retro
I Simpson Fox HD
N.C.I.S. - Unità anticrimine
17.30
17.40
17.50
18.00
18.20
18.25
18.25
18.40
18.45
19.00
19.05
19.10
19.20
19.35
20.00
20.00
20.05
20.10
20.30
20.30
20.35
21.00
21.00
Fox Crime HD
Duro a morire FX
S.O.S. Tata Fox Life
I Simpson Fox HD
In due si indaga meglio Fox Retro
La vita secondo Jim Fox HD
White Collar Fox Crime HD
Backflash - Doppio gioco FX
Dharma e Greg Fox Life
La vita secondo Jim Fox HD
Charlie's Angels Fox Retro
The Dr. Oz Show Fox Life
I Griffin Fox HD
L'avvelenatrice Fox Crime HD
I Griffin Fox HD
I Simpson Fox HD
Love Boat Fox Retro
Dharma e Greg Fox Life
Archer FX
I Simpson Fox HD
La Tata Fox Life
Mr. Bean FX
I Simpson Fox HD
Law & Order: Unità Speciale
Fox Crime HD
21.00
21.00
21.00
21.25
21.50
21.55
21.55
21.55
22.00
22.15
22.30
22.45
22.45
22.50
22.50
23.00
23.05
23.35
23.40
23.45
S.O.S. Tata Fox Life
A-Team Fox Retro
X-Files FX
I Simpson Fox HD
The Cleveland Show Fox HD
Law & Order: Unità Speciale
Fox Crime HD
Una famiglia a dieta - Il verdetto
Fox Life
X-Files FX
Il mio amico Arnold Fox Retro
The Cleveland Show Fox HD
Il mio amico Arnold Fox Retro
American Dad Fox HD
The Dr. Oz Show Fox Life
Law & Order: Unità Speciale
Fox Crime HD
24 FX
Il Tenente Colombo (1968-1978)
Fox Retro
American Dad Fox HD
Dr. House - Medical Division Fox HD
Medium Fox Life
C.S.I. - Scena del crimine
Fox Crime HD
■
cinema
9.35 Il curioso caso di B. Button -di D. Fincher
Premium Cinema Emotion
9.50 Bowfinger - di F. Oz
Studio Universal
10.20 Hostage - di F. E. Siti
Premium Cinema
11.20 Amici per la morte - di A. Bartkowiak
Premiun Cinema Energy
11.45 Prima pagina - di B. Wilder
Studio Universal
12.20 Michael -di N . Ephron
Premium Cinema Emotion
12.20 Hipsters - di V. Todorovskiy
Premium Cinema
14.35 Grasso è bello - di A. Shankman
Premium Cinema
15.20 Istinto primordiale - di J. Turteltaub
Premium Cinema Energy
16.05 Sette anni in Tibet - di J. J. Annaud
Premium Cinema Emotion
16.10 Il genio della truffa - di R. Scott
Studio Universal
17.25 Fbi Protezione testimoni 2-di H. Deuth
Premium Cinema Energy
18.35 Changeling - di C. Eastwood
Premium Cinema Emotion
18.35 Paradise - S. Gillard
Studio Universal
18.50 Arma letale 3 -di R. Donner
Premium Cinema
19.05 2 Fast 2 Furiors - di J. Singleton
Premium Cinema Energy
21.00 Saranno famosi -di A. Parker
Studio Universal
21.00 La truffa perfetta - di J. Foley
Premium Cinema Energy
21.00 Romanzo criminale - di M. Placido
Premium Cinema
21.00 Ti odio, ti lascio, ti ... - di P. Reed
Premium Cinema Emotion
23.35 Maurice - di J. Ivory
Studio Universal
0.25 Un grande amore - di G. Caron
Premium Cinema Emotion
0.55 Ipotesi di reato - di R. Michell
Premium Cinema Energy
IRIS
13.45 Tvm: L’amore non ha prezzo - di N. Fearnley, con J. Tuck, S.
Rochfort, A. Airlie
15.15 Tgcom / Iris La settimana
15.40 Film: Il favorito della grande regina - di H. Koster, con B.
Davis, R. Todd
17.15 Note di cinema / Tre minuti con Media Shopping
17.30 Film: La storia di Ruth Donna Americana - di A. Payne, con
L. Dern, S. Kurtz, K. Smith
19.20 Anica Flash
19.25 Saved - Tf
20.55 Tgcom
21.00 Io l’ho visto - Show
21.05 Film: Un giorno di ordinaria follia - J. Schumacher, con M.
Douglas, R. Duvall
23.00 Film: Never Die Alone - di E. R. Dickerson, con Dmx, M. Ealy
■
intrattenimento
10.00
10.40
10.50
10.45
11.40
12.30
12.35
13.25
12.20
14.25
13.10
15.30
16.15
14.50
17.30
18.25
19.10
21.00
21.00
21.00
22.40
22.45
23.10
Gossip Girl - Tf Mya
Robocp - Tf Steel
Dr. House - Medical Division - Tf Joi
Bitter/Sweet - Tvm Mya
V- Tf Joi
War at Home - Tf Joi
The Tudors - Tf Mya
H2O - Tf Joi
I segreti di Twin Peaks - Tf Steel
Il grande sogno -Film Joi
Rookie Blue - Tf Steel
Lezioni d’amore - Film Mya
Kings - Tf Joi
Chuck - Tf Steel
Dian a & Me - Film Mya
Lara Croft - Yomb Raider - Film Steel
Generazione 1000 Euro - Film Mya
Chuck - Tf Steel
The Middle - Tf Joi
Mercy - Tf Mya
Pluto Nash - Film Steel
TheTudors - Tf Mya
Profumo-Storia di un assassino-Film Joi
CIELO
11.30
12.00
13.00
13.30
14.00
15.00
17.00
18.00
19.00
20.00
21.00
23.00
00.00
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L'Intervista di Maria Latella
Cielo TG24 giorno
Io, me e Simone
I Griffin - Serie Tv
La mia vita con Derek - Sitcom
Film: Un amore di testimone - di P. Weiland, con P.Dempsey
Better Off Ted - Serie Tv
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Cielo TG24 notte
X-Files - Serie Tv
Dollhouse - Serie Tv
la Repubblica
SPORT
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
■ 46
Nell’anticipo 3-1 al Chievo: dallo svedese due assist per il brasiliano
e un’autorete, chiude Robinho. Ma per il match di martedì a Madrid
preoccupano gli infortuni di Silva e Abbiati. Roma ok col Genoa
tutto
A
Pato
Ibra inventa, lui segna: Milan in vetta
adesso la grande sfida a Mourinho
Le pagelle
MILAN
6,5
Il recupero rapido dallo stiramento di
Parma si rivela più che utile: evita
complicazioni con la doppia parata
sul possibile 1-1 di Constant.
ZAMBROTTA
6,5
Nel Milan sbilanciato per definizione,
accentua con saggezza il proprio
ruolo di difensore, sottoponendosi a
rischi che i compagni stilisti non si
prendono.
NESTA
6
Annichilisce il più delle volte Pellissier
con anticipi puntuali, un misto di forza e di eleganza, secondo prassi.
THIAGO SILVA
6
Merita a più riprese gli applausi degli
esteti per alcuni cambi di campo da
centrocampista. Infortunio che
preoccupa per Madrid. Dal 16’ st Bonera 6: il tuttofare tampona qua e là.
ANTONINI
6
Quando avanza, e lo fa abbastanza
spesso con corsa assidua, non viene
coperto dal trotterellante Seedorf, il
che lo espone a qualche rientro trafelato.
GATTUSO
6
Naturalmente portato ad alzare il ritmo del gioco, viene indotto dal precoce vantaggio e dall’ammonizione
a una gestione più misurata del pressing, che risulta comunque efficace.
PIRLO
6,5
Si preoccupa di non sguarnire la
metà campo milanista sul contropiede e resiste bene alla marcatura di
Bogliacino, del quale si libera con veroniche di classe.
SEEDORF
5,5
Dalla metà campo in su l’istinto lo
spinge ai bei duetti con Ronaldinho e
Ibra. Dalla metà campo in giù l’istinto
lo spinge a corricchiare. Dal 34’ st
Boateng sv.
RONALDINHO
6
Trascinando il pallone con l’incedere
caracollante che gli è proprio, fornisce una personale interpretazione
del ruolo di trequartista, cui Allegri e il
ct brasiliano Menezes sembrano
averlo convinto. Eccede talvolta nelle giocate da prestigiatore: licenze
poetiche, prima dell’assist a Robinho.
PATO
7,5
Si conferma essenziale, concreto e
letale nei pressi della porta: è indiscutibilmente meglio impiegarlo in
un attacco a due punte e l’intesa naturale con Ibra appare già perfetta.
ABBIATI
ENRICO CURRÒ
Dal 24’ st Robinho 6,5: sta entrando
in forma.
IBRAHIMOVIC
7
Diverte e si diverte a lanciare Pato
verso il gol. Il piede prensile e la visione di gioco da rifinitore lo rendono
immarcabile: raddoppiando la marcatura su di lui, si lasciano liberi Pato
o Ronaldinho: rebus insolubile. Nervosismo gratuito nel finale.
CHIEVO
6
Quattro tuffi didascalici, su assalti di
Pato, Ibra e Ronaldinho. Sui gol sembra
il meno colpevole.
FREY
5
Quando Pato si allarga sulla sua fascia,
lui s’inchina al gioco di gambe del talento più veloce del west. Poiché però
succede lo stesso con Ibra, il talento più
veloce del nord, è probabile che lui non
sia un talento, ma solo uno lento.
ANDREOLLI
5,5
Un paio di salvataggi acrobatici, poi
sbaglia nel finale su Robinho.
CESAR
6
Soffre gli incroci di Pato e Ibrahimovic:
spesso li smarrisce entrambi. Però è
dai suoi colpi di testa che parte la riscossa.
MANTOVANI
5
Le particolari circostanze tattiche lo
obbligano a limitare le discese.
RIGONI
5,5
Destinato alla marcatura di Ronaldinho. Nel secondo tempo partecipa di
più alla costruzione del gioco.
BENTIVOGLIO
5,5
Troppo defilato per incidere e poco interditore, nella fase in cui il Chievo si fa
schiacciare. Dall’1’ st Fernandes 6:
conquista spesso palla e ha la colpa di
mancare il 2-2.
BOGLIACINO
5,5
Dovrebbe impedire a Pirlo di avviare l’azione. È più bravo da punta aggiunta,
nella ripresa. Dal 35’ st Moscardelli sv.
CONSTANT
5,5
Gran corridore, bene nelle incursioni,
sciagurato nel tiro.
PELLISSIER
5,5
Migliora col passare dei minuti, ma solo dopo l’assist del gol.
GRANOCHE
5
Un colpo di testa fiacco e poco altro.
Dall’1’ st Thereau 6: scatti frequenti,
intelligenti e preziosi.
ARBITRO GERVASONI
6,5
Buona l’intesa con gli assistenti.
(e. cu.)
SORRENTINO
© RIPRODUZIONE RISERVATA
MILANO — Per metterla in
poesia, il Chievo è stato una parentesi rosa tra le parole si viaggia: domattina il Milan partirà
per Madrid, dopodomani sfiderà il Real di Mourinho, mercoledì avrà la misura del proprio valore internazionale e lunedì 25 a Napoli capirà definitivamente il proprio ruolo nella corsa allo scudetto. Nel frattempo, per dirla in prosa, ha
vinto giocando così e così una
partita mica tanto semplice,
contrassegnata dagli infortuni
di Thiago Silva e Abbiati (distorsione alla caviglia sinistra e
affaticamento all’adduttore
destro, entrambi sono in serio
dubbio per Madrid) e semplificata soltanto da due campioni
che hanno lasciato intuire le
devastanti potenzialità di coppia d’attacco con pochi paragoni al mondo: Pato e Ibrahimovic, punte assai complementari, hanno momentaneamente lanciato la squadra al
primo posto, in attesa del risultato della Lazio.
Lo schema vincente – assist
di Ibra, gol di Pato – ha funzionato per due volte, tra il 18’ e il
30’ del primo tempo: prima
con un magnifico lancio trasversale, raccolto con uno stupendo destro al volo incrociato, poi con una punizione battuta in fretta, d’astuzia, per il
destro violento a mezz’altezza
del giocatore le cui periodiche
e lunghe assenze per infortunio legittimano molti rimpianti: tornato Pato, che segna due
gol per volta, il Milan si può permettere di non essere perfetto.
Il precoce 2-0 ha infatti alleviato le sofferenze di una ripresa
che l’organizzatissimo Chievo
ha affrontato con l’intento di
rimontare, approfittando del
fatto che i milanisti si erano già
freudianamente sintonizzati
sulle frequenze del Bernabeu.
Proprio un beffardo autogol di
Ibra, con una fortuita deviazione di schiena su calcio d’angolo di Bogliacino prolungato di
testa da Pellissier, ha sferzato di
colpo i fuoriclasse, che giocavano ormai di conserva, obbligandoli a un’imprevista sofferenza supplementare: li ha gra-
MILAN
CHIEVO
3-1
MILAN (4-3-1-2)
Abbiati 6.5 — Zambrotta 6.5, Nesta
6, Thiago Silva 6 (16’ st Bonera 6),
Antonini 6 — Gattuso 6, Pirlo 6.5,
Seedorf 5.5 (34’ st Boateng sv) —
Ronaldinho 6 — Pato 7.5 (24’ st Robinho 6.5), Ibrahimovic 7.
CHIEVO (4-1-3-2)
Sorrentino 6 — Frey 6, Andreolli 5.5,
Cesar 6, Mantovani 5 — Rigoni 5.5
— Bentivoglio 5 (1’ st Fernandes 6),
Bogliacino 5.5 (35’ st Moscardelli
sv), Constant 5.5 — Pellissier 5.5,
Granoche 5 (1’ st Thereau 6).
Arbitro: Gervasoni 6.5.
Reti: 18’ e 30’ pt Pato, 25’ st autogol Ibrahimovic, 48’ st Robinho.
Note: ammoniti Gattuso, Granoche, Bentivoglio, Constant. Spettatori 49.170.
La classifica
MILAN*
LAZIO
INTER
NAPOLI
CHIEVO*
BRESCIA
JUVENTUS
PALERMO
CATANIA
GENOA*
14
13
11
11
10
9
8
8
8
8
* una partita in più
BARI
LECCE
ROMA*
CAGLIARI
SAMPDORIA
BOLOGNA
CESENA
FIORENTINA
PARMA
UDINESE
8
8
8
7
7
7
7
5
5
4
ziati Fernandes, con uno sciagurato piatto destro a lato, su
contropiede di Thereau. Agli
sgoccioli della serata Robinho,
subentrato a Pato a metà del secondo tempo, ha infine chiuso
la questione, segnando il suo
primo gol in maglia rossonera.
L’azione del 3-1 è altamente
simbolica: sotto gli occhi del ct
della Seleçao Menezes, Ronal-
dinho ha sfornato il taglio verticale per lo scatto, il dribbling
su Sorrentino e il tocco a porta
vuota di Robinho. In sostanza,
Dinho e Binho, come già li
chiamano i tifosi, hanno raccolto il testimone dal connazionale Pato, a conferma del
dna di una squadra che si fregia
anche del brasiliano di Svezia
Ibra, del brasiliano d’Italia Pir-
Barcellona
“Zlatan è stato il nostro peggiore affare”
conti in rosso e denuncia per l’ex presidente
BARCELLONA — «Ibrahimovic è stato l’affare peggiore della nostra storia». Sono le parole con cui il presidente del Barça
Rosell ha stroncato lo svedese (comprato per 70 mln dall’Inter e venduto per 24 al Milan), mettendo sotto accusa il suo
predecessore Laporta, responsabile di una perdita d’esercizio di 79 milioni. Il debito complessivo è a 430 milioni. I soci,
Rosell in testa, gli faranno causa. «Ibra fu comprato male». E
nel conto ci sono gli 8 milioni garantiti al procuratore Raiola.
Rosell avverte: «Con me austerity». In campo il Barcellona
va. Nella sfida al vertice col Valencia, ieri ha rimontato da 01 a 2-1 (Hernandez, Iniesta, Puyol), raggiungendo in classifica l’ex capolista. Annullato al 93’ un gol di petto a Messi.
lo, del brasiliano del Suriname
Seedorf e di un brasiliano vero
in difesa, lo stilista Thiago Silva. Trovare un simile condensato di classe e imprevedibilità,
in Europa, è quasi impossibile.
Ovviamente il valzer dei
molti danzatori crea tuttora
problemi di equilibrio tattico,
che Allegri gestisce con pragmatismo: non prescinde mai
dal centrocampo a tre e sta inducendo Ronaldinho a convertirsi in trequartista, dietro
due sole punte. Dal dogma dei
Fantastici Quattro di Berlusconi a oggi è passato poco più di
un mese e mezzo e sembra un
secolo. La squadra di ieri somiglia molto a quella titolare che
Allegri ha in testa, con la coppia
regina Ibra-Pato. E’ decisamente perfettibile, come lo
stesso allenatore ha sottolineato, censurando gli eccessi
di piroette di Ibra e Dinho: «Capisco che vogliano divertirsi,
ma non è il caso di esagerare e
di rischiare brutte entrate di
reazione dagli avversari».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Motogp
Inghilterra
In Australia compleanno con pole per Stoner
Il Chelsea frena, Di Matteo blocca lo United
PHILLIP ISLAND — Alle 14 (su Italia 1 e Mediaset Premium) le repliche del gran premio di MotoGp d’Australia, con la pole position
di Stoner (era anche il suo compleanno) ed il tentativo di rimonta di
Valentino Rossi (foto), soltanto ottavo nelle qualifiche, sfortunato
(pioggia) per non aver potuto sfruttare appieno le gomme morbide.
LONDRA — Due pareggi per Chelsea e Manchester United in
Premier. La squadra di Ancelotti pareggia 0-0 in casa dell’Aston
Villa. Pessimo il Manchester che, avanti 2-0, paga la papera di
Van der Sar (foto) contro il West Bromwich di Di Matteo. Oggi il
City di Mancini può portarsi a -2 dalla vetta battendo il Blackpool.
I nerazzurri
■ 47
A Cagliari si gioca alle 12,30. Benitez in emergenza
L’Inter dei cerotti turba Moratti
“Tutti infortuni dello stesso tipo”
Ancora battute su Messi. Ma la vera suggestione è Guardiola...
bisogna studiare affinché non avvengano più».
Moratti in settimana ha buttato lì due battutine su un ipotetico
sogno-Messi, accendendo le
suggestioni. Benitez si mostra interessato, ovvio: «Se il presidente
vuole comprare Messi io non dico di no». Moratti smorza («Messi costa ben più di 100 milioni e io
non potrei arrivare neanche a
100») ma la suggestione rimane lì,
però in contraddizione con l’austerity che ha imposto una campagna acquisti al risparmio, la
prima dell’era-Moratti. I conti sono in rosso e si cerca di aggiustarli anche chiedendo a Sky di pagare un tot per le interviste ai giocatori: la vertenza va avanti da due
mesi. In realtà la prima vera suggestione di Moratti, in attesa che
fra un paio d’anni le cose intorno
a Messi cambino, è Pep Guardiola. A fine maggio il tecnico del Bar-
DAL NOSTRO INVIATO
ANDREA SORRENTINO
CAGLIARI — Gli infortuni sono
un po’ come i voti alle elezioni, c’è
chi li conta e chi invece li pesa. All’Inter, di infortuni, cominciano a
essercene troppi, anche solo a
contarli. E ormai pesano pure.
Finché le tossine della fatica graffiano i muscoli di Mariga o Suazo,
come accaduto nell’ultima sosta
per le nazionali, l’evento si può
derubricare a incidente di percorso che non muta il destino,
perché non riguarda i primi 15
giocatori nelle gerarchie di Benitez. Però ormai l’Inter è aggredita
da una gragnuola di botte, bottarelle, contratturine e stiramentini (nessuno, tranne Eto’o, è rimasto immune), e l’epidemia ha infettato pure Cambiasso e Milito,
mentre Samuel è appena guarito
e Cordoba invece è caduto (sul
campo, contro la Juve due settimane fa). Infortuni pesanti, questi sì. Oggi a Cagliari, in campo alle 12,30 rientra Zanetti (per lui
“solo” pneumotorace dopo Palermo-Inter, aggravato all’epoca
da un incauto viaggio di rientro in
aereo) e persino Thiago Motta si
riaffaccia tra i convocati, ma Pandev e Cordoba non ci sono ancora. Qualcuno accusa la preparazione estiva allora Benitez decide
di difendere il suo lavoro, snocciolando statistiche interessanti
e allusive: «Il problema degli
infortuni riguarda tutte le grandi
d’Europa, comprese Barcellona e
Bayern. E’ il calendario delle nazionali che fa la differenza, e dopo un Mondiale ancora di più.
Comunque due anni fa, dopo
l’Europeo e al primo anno di
Mourinho all’Inter, gli infortuni
furono 50, di cui 37 muscolari…».
Ma anche Moratti sembra perplesso: «Non sono preoccupato,
però bisogna stare attenti: sono
tutti infortuni dello stesso tipo,
SECONDA DOPPIETTA
Con i 2 gol di ieri dopo
quelli al Lecce, Pato
sale a quota 4 tra i
cannonieri, dietro Eto’o
e Cavani. Accanto, la
sequenza dell’1-0: il
brasiliano colpisce al
volo su assist di Ibra e
batte Sorrentino
Il tecnico si difende
“Problema di tutte
le grandi d’Europa.
Comprare Leo? Non
direi certo di no”
TOTTENHAM
VINCE
Il Tottenham
ha vinto ieri
il derby in casa
del Fulham
(1-2) e ora è 2°
in classifica
di Premier.
Mercoledì
contro l’Inter
in Champions,
non avrà però
Van der Vaart,
squalificato.
In alto Benitez
V
Agazzi
Pisano
Canini
Astori
Agostini
Biondini
Nainggolan
Lazzari
Cossu
Acquafresca
Matri
1
14
21
13
31
8
4
10
7
9
32
1
13
6
25
26
4
5
88
10
29
9
Julio Cesar
Maicon
Lucio
Samuel
Chivu
Zanetti
Stankovic
Biabiany
Sneijder
Coutinho
Eto’o
Arbitro: TAGLIAVENTO
ore 12.30 Tv: Sky Calcio7- Dt Mediaset - Dahlia
SETTE GIORNI
DI CATTIVI PENSIERI
ALERIO Neri, direttore di Save
the Children, e i suoi collaboratori non credevano ai loro occhi,
eppure era tutto vero. Una delle pagine
più brutte del calcio, martedì sera a Genova, ha portato in cassa 205 mila euro,
che serviranno alla campagna Every
One. Ogni anno muoiono 8 milioni di
bambini nel mondo, a ritmo di uno ogni
quattro secondi, prima del quinto anno
di vita. Muoiono per cause facilmente
prevedibili e curabili: polmonite, malaria, morbillo, diarrea. Salvare 2,5 milioni
di bambini entro i prossimi cinque anni
è l'obiettivo. Il numero 45503 per inviare gli sms è stato fatto dai microfoni della Rai, prima dell'inizio, ma nessuno si
aspettava una risposta del genere. La
migliore possibile, l'unica ad avere il colore della speranza, a testimoniare la forza del cuore contro la violenza dei cervelli. Quando ci sono di mezzo i bambini, più il calcio, più la violenza, è quasi
automatico scivolare nella retorica.
Però in tv erano uguali gli occhi dei bambini in maglia azzurra e quelli dei bambini in maglia biancorossa, occhi di chi è
CAGLIARI
INTER
C
© RIPRODUZIONE RISERVATA
GIANNI MURA
FUORI I BUONI, DENTRO I CATTIVI
LO STADIO AL TEMPO DI MARONI
stato derubato di due ore di allegria e
non capisce quello che sta succedendo e
perché. È per questo che nei pochi minuti di una partita appena cominciata e
subito interrotta molti hanno inviato l'sms. Per risarcire indirettamente tutti
quegli occhi, fornendo risorse ad altri
bambini che forse in uno stadio non arriveranno mai, e forse neanche a vedere
un pallone. Due euro per noi sono poco,
due caffè. Ma sono anche un trattamento antimalarico, sono anche due vaccinazioni contro il morbillo.
erti mali si curano, la violenza no:
può essere prevenuta, arginata,
contrastata, incanalata, sconfitta
oppure no, ma servirebbero idee chiare
e comportamenti logici. Nella ricostruzione del Viminale sull'operato della nostra polizia restano troppe zone d'ombra. Informati solo martedì della perico-
cellona rispose di no all’offerta
interista, perché era in parola per
un’altra stagione col Barça, così
l’Inter ripiegò prima su Capello
poi su Benitez. Ma Moratti è ancora in attesa fiduciosa, magari
per il 2011. Per questo Benitez ha
firmato solo per due stagioni. Rafa sa tutto, dall’inizio, e non gli rimane altro che lavorare duro e
bene (come ha sempre fatto),
sperando di non dover scaldare la
panchina a qualcun altro, dopo
averla rilevata dall’indimenticabile e ingombrante Josè. Fantasmi davanti e dietro: non dev’essere facile allenare così.
losità dei tifosi, troppo tardi per provvedere. Che significa troppo tardi? In effetti, gli ultras serbi hanno fatto quel che gli
pareva, prima in città e poi a Marassi. Va
pure detto, senza impancarsi, che di allarme per tifo violento questo giornale
ha scritto già lunedì, alla vigilia della partita, rinforzando il concetto martedì.
enza impancarsi perché non occorre un gran lavoro di intelligence, basta un po' di cronaca o di memoria. Senza ritornare al famosissimo
Arkan, un anno fa a Belgrado un tifoso
del Tolosa è stato accoppato a calci e
mazzate da tifosi del Partizan. Nella notte di lunedì 120 ultras serbi hanno pernottato a Milano, in un ostello spesso
frequentato nelle trasferte di Coppa dai
tifosi stranieri. I carabinieri, chiamati
martedì mattina in seguito a intemperanze dei serbi, sono arrivati che quelli
S
erano già partiti, lasciando scritte eloquenti sui muri. Qualcuno si sarà chiesto che ci facevano 120 ultras serbi a Milano senza partite in programma? Non
ne dubito. Ma, per favore, non evochiamo l'emergenza quando emergenza
non era.
mergenza non era, ma può diventare se dopo un po' di imprese per
le strade di Genova gli ultras serbi
vengono fatti accomodare, senza l'ombra di una perquisizione, nel settore dello stadio loro riservato. La gabbia, si
chiama in gergo, e provano subito a
smontarla. Molte lettere (a questo e ad
altri quotidiani) manifestano indignazione, ironia, sconcerto, sorpresa, nausea proprio su alcuni dettagli del filtraggio. Parlano di bandierine (genoane e
doriane) tolte di mano ai ragazzini, di
bottigliette d'acqua o aranciata seque-
E
strate, ed è a tutta questa gente che il ministro Maroni dovrebbe rispondere, ma
non lo farà. Dovrebbe spiegare, per la
prima volta a livello di gare internazionali, perché si fa di tutto per complicare
la vita ai benintenzionati, a quelli che allo stadio ci portano i figli, non i fumogeni e le cesoie, mentre i malintenzionati
fanno i loro comodi. Arroganti coi miti e
miti con gli arroganti è un giochino che
non ha inventato Maroni, ma è pregato
di non abusarne, soprattutto è pregato
di non spacciare per una panacea quell'aborto di terapia che è la tessera del
tifoso. In un paese normale una polizia
normale ha già tutti gli strumenti per
identificare chi delinque e, semmai, si
schedano i cattivi e non i buoni. Qui in
Italia i buoni allo stadio ci vanno sempre
meno, si ostinano nel sentirsi cittadini e
non sudditi, e i cattivi continuano ad andarci, daspo più daspo meno. Sono bastate poche giornate di campionato per
capirlo. Con l'eccezione di Maroni, che
la vorrebbe su scala europea questa tessera-scarrafone bella solo per papà suo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
la Repubblica
@
SPORT
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
■ 48
7
a Giornata
Tutela raddoppiata per l’allenatore della Fiorentina, a
Marassi dopo la violenza ultrà di martedì. “Chi è nato
dalle nostre parti ha paura delle bombe, non dei fischi”
Serie A
PER SAPERNE DI PIÙ
www.legaseriea.it
www.repubblica.it/sport
La Lazio a Bari nel posticipo per riprendersi il primato
Juventus in casa con il Lecce, Palermo ancora senza
Miccoli contro il Bologna, insidia Catania per il Napoli
Un serbo torna a Genova, Mihajlovic sotto scorta
arbitro Bergonzi
CATANIA-NAPOLI ore 15
di ieri mattina è stato deciso di
potenziare la scorta. Non solo,
anche la sicurezza in campo è
stata ricalibrata. Un gruppo di
steward si sistemerà dietro la
panchina della Fiorentina per
evitare problemi a Mihajlovic e
ai suoi giocatori. «Solo precauzione — fanno comunque sapere da Genova — non pensiamo
che il pubblico possa creare problemi. Il vero obiettivo per i violenti restano le forze dell’ordine». In ogni caso Mihajlovic è
tranquillo: «Se mi fischiano, non
mi fa né caldo né freddo. Alla
Samp ho passato quattro anni
bellissimi e sono molto legato
alla società e ai giocatori. Mi fa
piacere ritornare in quello
stadio».
GIUSEPPE CALABRESE
TV Sky Calcio 2 - Dt Mediaset 3 e Dahlia 1
La chiave
21
4-3-3
Andujar
2
6
23
Silvestre
Terlizzi
33
Potenza
18
I cartellini
gialli del
Napoli:
più di
ogni altra
squadra
in serie A
Capuano
4
27
19
Delvecchio
Biagianti
Ricchiuti
La frase
11
13
7
Lopez
Izco
Mascara
7
Cavani
17
22
Hamsik
Lavezzi
8
11
Dossena
5
Maggio
23
Pazienza
Quote Snai
1: 2.75
X: 3.15
2: 2.55
La stanchezza di
Cavani, reduce
dalla nazionale
Sfida argentina
Lopez-Lavezzi
Gargano
14
28
2
Campagnaro
Cannavaro
Grava
26
3-4-2-1
De Sanctis
Giampaolo: “Non
firmo mai
per il pareggio,
neanche contro
il Napoli”
La curiosità
Il Napoli ha
sempre segnato:
imbattuto finora
quando è andato
in svantaggio
arbitro Morganti
CESENA-PARMA ore 15
TV Sky Calcio 6 - Dt Dahlia 3
La chiave
1
4-4-1-1
Antonioli
15
5
I diversi
giocatori
con cui il
Parma
ha
segnato i
suoi 5 gol
Quote Snai
1: 2.50
X: 3.10
2: 2.85
25
77 Benalouane
Ceccarelli
7
Von Bergen 5
Nagatomo
4
18
Appiah
Parolo
Schelotto
23
Giaccherini
10
Jimenez
70
Bogdani
13
8
Angelo
Marques
9
Crespo
7
4
80
Candreva
Morrone
Valiani
3
5
Antonelli
Zaccardo
51
24
Dellafiore
Paci
83
4-3-3
Mirante
La fisicità di
Schelotto.
Assenti Galloppa
e Paloschi,
oltre a Giovinco
La frase
Ceccarelli: “È uno
scontro salvezza.
Questo è il
momento di tirare
fuori l’orgoglio”
La curiosità
Il Parma ha
subito 6 gol su 7
su rigore: per due
volte ne ha presi
2 in una sola gara
GENOVA — Una domenica sotto “tutela rafforzata”. Lo ha deciso la questura di Genova per evitare guai a Sinisa Mihajlovic, il
primo serbo che entra a Marassi
dopo la folle notte di violenza di
Italia-Serbia. Con lui ci sono anche Ljajic e Gulan (Avramov invece non è stato convocato).
«Chi è nato dalle nostre parti ha
paura delle bombe, non dei fischi» ha commentato l’allenatore della Fiorentina. Martedì
sera era allo stadio per vedere la
partita. Invece ha visto la
follia di Ivan e di un gruppo di ultrà serbi. «Provo
due sentimenti — ha detto
ancora Mihajlovic — amarezza e dispiacere. Amarezza perché speravo di
vedere una bella partita
e veder vincere la mia nazionale. Invece ho visto
molta violenza e paura,
cose che non hanno
niente a che fare con il
calcio. Dispiacere perché per colpa di qualche
pseudo tifoso la mia nazionale non ha fatto una
bella figura».
È stata la
Fiorentina a
segnalare
alla questura di Genova
la presenza del tecnico serbo e di altri due
giocatori della stessa nazionalità nel
gruppo viola, così
nella riunione sull’ordine
pubblico
arbitro Valeri
PALERMO-BOLOGNA ore 15
1934
L’anno
dell’ultima
vittoria
bolognese
a Palermo
in A: 0-1,
Gasperi
La chiave
46
Sirigu
6
5
Muñoz
Bovo
Cassani
42
Balzaretti
8
21
23
Migliaccio
Bacinovic
Nocerino
La frase
72
27
Ilicic
Pastore
51
Pinilla
20
10
Gimenez
Ramirez
9
Di Vaio
26
Perez
Garics
13
4-3-3
Portanova
1
Viviano
La curiosità
Tre dei 4 gol
segnati da Marco
Di Vaio sono
arrivati
fuori casa
L’uomo
del
giorno
Sinisa Mihajlovic
Ex nazionale della
Jugoslavia, 41 anni, in
Italia da 19. Quando
era alla Lazio fece
polemica lo striscione
esposto dai tifosi in
Curva Nord: “Onore
alla tigre Arkan”
26
6
Gastaldello
Lucchini
17
12
Palombo
Tissone
8
Guberti
10
99
Pazzini
Cassano
11
22
Ljajic
4-4-1-1
32
7 Marchionni
Santana
29
De Silvestri
Gulan
Quote Snai
1: 2.10
X: 3.20
2: 3.50
3
Ziegler
4
2
5
Kroldrup
Gamberini
1
Frey
Martinez
5
56
11
17
Percentual
e dei gol
fatti dai
lombardi
nei primi
tempi
Hetemaj
Cordova
Baiocco
Zebina
La frase
33
Kone
9
Guidolin: “Ai miei
predico umiltà,
coraggio, rispetto
Denis? Ormai è
pronto”
7
Caracciolo
Eder
83
Floro Flores
10
7
Di Natale
Sanchez
26
3
Pasquale
88
Quote Snai
1: 2.55
X: 3.15
2: 2.75
Isla
66
Inler
arbitro Brighi
La media
dei gol
segnati
nelle gare
giocate in
casa della
Juventus
Quote Snai
1: 1.33
X: 5.00
2: 9.00
Pinzi
2
13
17
Zapata
Coda
Benatia
1
3-4-2-1
Handanovic
La curiosità
L’Udinese è la
squadra che va
più spesso in
fuorigioco: 31
volte in 6 giornate
arbitro Gava
La chiave
30
Storari
19
3
Bonucci
Chiellini
Grygera
27
29
De Ceglie
4
14
Felipe Melo
Aquilani
Pepe
11
18
Amauri
Quagliarella
9
19
Corvia
Piatti
10
Olivera
20
18
21
Vives
Giacomazzi
Grossmuller
11
33
Mesbah
Rispoli
13
14
Ferrario
Fabiano
22
4-3-3
Krasic e Amauri
insieme: come
nel 4-2 al Cagliari
Giacomazzi, più
qualità di Vives
23
Krasik
Rosati
La frase
Delneri: “Aquilani
sta bene e gioca.
Ho bisogno di
calciatori di
qualità”
La curiosità
Il Lecce sarebbe
primo se le
partite durassero
solo 45 minuti:
13 punti
arbitro Rocchi
BARI-LAZIO ore 20.45
La chiave
Curci
Donadel
Bega
L’innesto di
Zebina al debutto
Le motivazioni di
Sanchez che
rientra
TV Sky Sport 1 - Dt Mediaset Calcio
Gilardino
30
26
86
5,3
Semioli
Casarini
8
Britos
77
6
Rubin
Quote Snai
1: 1.60
X: 3.50
2: 6.00
I gol presi
dai viola
nel 1°
tempo;
uno solo
nella
ripresa
15
6
Zambelli
21
Zauri
Vargas
19
6
Rossi: “Miccoli è
guarito, adesso
deve solo
ritrovare la
condizione”
78
6
Sereni
4-4-2
85
4-4-2
32
15
Mudingayi
Casarini per
fronteggiare
Pastore e Ilicic
Sfida sulla fascia
Cassani-Rubin
La chiave
22
4-3-1-2
JUVENTUS-LECCE ore 15
TV Sky Calcio 4 - Dt Mediaset 2 e Dahlia 2
4-3-2-1
TV Sky Calcio 5 - Dt Mediaset 5 e Dahlia 4
TV Sky Calcio 1 - Dt Mediaset 1 e Dahlia Sport
SAMPDORIA-FIORENTINA ore 15
TV Sky Calcio 3 - Dt Mediaset 4
16
© RIPRODUZIONE RISERVATA
arbitro Romeo
BRESCIA-UDINESE ore 15
La sfida tra
centravanti:
Pazzini contro
Gilardino, anche
in chiave azzurra
La frase
Di Carlo: “Se è
tutto a posto con
Cassano? Queste
cose si risolvono
nello spogliatoio”
Gillet
21
Le vittorie
casalingh
e di fila
del Bari
da
maggio
a oggi
5
Parisi
15
4
La curiosità
La Samp è l’unica
squadra a non
essere mai
andata finora
in svantaggio
La chiave
1
4-4-2
A. Masiello 17
S. Masiello
Belmonte
7
14
4
Gazzi
Almiron
Ghezzal
10
20
Barreto
Kutuzov
22
Floccari
8
6
10
Hernanes
Mauri
Zarate
Radu
32
Brocchi
2
3
20
Dias
4-2-3-1
Biava
86
Muslera
La frase
Reja: “Sono
contento della
classifica, ma al
momento mi
scivola addosso”
La curiosità
24
Ledesma
26
Quote Snai
1: 2.60
X: 3.15
2: 2.70
11
Rivas
Zarate schierato
esterno puro
per tenere
impegnati i
cursori del Bari
Lichtsteiner
È la sfida tra i due
allenatori veterani
della serie A:
Reja 65 anni,
Ventura 62
la Repubblica
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
@
SPORT
PER SAPERNE DI PIÙ
www.asroma.it
www.genoacfc.it
Totti a secco, ma c’è Borriello
la Roma batte il Genoa e respira
Finisce 2-1, a segno anche Brighi e Rudolf. Toni protesta
ALESSANDRO DI MARIA
ROMA — Ranieri si lascia andare
ad un sorriso e ad un applauso.
Non è poco di questi tempi. Brighi ha appena segnato il gol del 20 e la Roma è vicina alla vittoria.
Ancora più eloquente il grido liberatorio al fischio finale, quando la rimonta del Genoa dopo il
gol di Rudolf è stata contenuta
senza sforzi eccessivi. È un successo importante, il secondo in
questo campionato, che lascia
un po’ di tranquillità alla squadra giallorossa. E la fa rifiatare, le
fa vivere qualche attimo di pace
dopo giorni e giorni di tensione,
culminati in un silenzio stampa
che ha coinvolto lo stesso Ranieri (a rappresentare la società ieri
sera s’è presentato Montali).
Una vittoria che ci voleva. Ma
come al solito s’è ripresentato
quel maledetto vizio di non saper chiudere la partita, subendo
il gol che lascia tutti con il fiato
sospeso fino all’ultimo istante.
L’importante era vincere, in una
serata in cui Totti è sembrato tornare a buoni livelli, anche se il gol
non è ancora arrivato e manca
ormai dal 9 maggio scorso, troppo per uno come lui. Ma ieri intanto il capitano ha servito il
cross per Borriello per il gol
dell’1-0 (anche se c’è stata una
deviazione di Criscito). Poi ha
cercato più volte la conclusione
con tiri da fuori. E infine ha fatto
vedere qualcuno dei suoi colpi,
tra tacchi e verticalizzazioni che
mettono il compagno nella condizione migliore di agire. Mentre
i tifosi se lo coccolano ogni volta
che tocca il pallone applaudendolo e facendogli cori.
Con il ritorno di Taddei Ranieri può permettersi di utilizzare il
modulo a lui più caro, quello con
cui si trova meglio, il 4-4-2, che
ieri ha funzionato piuttosto bene. Certo, ci sono stati momenti
della gara, soprattutto sullo 0-0,
in cui il pallone non girava come
avrebbe dovuto, in cui la Roma
sembrava in versione slow motion. E altri, soprattutto dopo il 20, in cui si è chiusa troppo nella
propria metà campo. Poi c’è la
difesa, che sta diventando un
problema vero. Lo scorso anno
era il punto di forza della squadra, quest’anno sembra irriconoscibile, con ampi spazi lasciati agli avversari e errori clamorosi nei rilanci. Poi però c’è Pizarro,
che quando decide di far giocare
la squadra riesce a trasformarla a
suo piacimento. E soprattutto
Borriello: un gol, un palo e una
traversa possono bastare per
considerarlo il migliore in cam-
ROMA
GENOA
2-1
ROMA (4-4-2)
Lobont 5.5 – Cassetti 5.5, N.
Burdisso 5.5, Juan 6, Riise 6 –
Taddei 6, Brighi 6.5, Pizarro 6.5
(33’ st Simplicio sv), Perrotta 6
(33’ st Castellini sv) – Totti 6.5,
Borriello 7.
GENOA (3-4-3)
Eduardo 5 – Chico 6, Dainelli
5.5, Ranocchia 5 (9’ st Sculli
5.5) – Rossi 6, Milanetto 5,
Kharja 5, Criscito 6 – Mesto 5
(17’ st Rafinha 5.5), Toni 6, Palacio 6 (1’ st Rudolf 6.5).
Arbitro: Damato 5,5.
Reti: 33’ pt Borriello, 8’ st Brighi,
32’ st Rudolf.
Note:ammoniti Palacio, Brighi, Milanetto, Criscito. Spettatori
12.341 paganti.
Il caso
Polizia allo stadio
Allo stadio col machete
arresto e daspo di 5 anni
per 3 ultrà della Lazio
ROMA — Tre tifosi laziali sono
stati arrestati dai carabinieri
allo stadio Olimpico poco prima della partita Roma-Genoa. I militari sono intervenuti fuori dallo stadio sequestrando ai tre ultrà laziali —
come si sono più volte definiti
— un machete lungo circa
mezzo metro, diversi coltelli
da cucina, bastoni e mazze in
ferro, trovati nella loro automobile. Torna così l’incubo
della violenza da stadio, dopo
gli incidenti all’esterno dell’Olimpico per il derby dell’aprile scorso. I tre finiti in manette, di un’età compresa tra i
20 e i 27 anni, erano stati identificati nel pomeriggio a Formello, dove si giocava proprio
il derby tra le due squadre Primavera. Il questore di Roma,
Francesco Tagliente, ha disposto per i tre il daspo, cioè il
divieto di partecipare a manifestazioni sportive, per un periodo di 5 anni. Previsto anche
l’obbligo di firma nel commissariato di zona prima, durante
e dopo ogni incontro di calcio.
Serie B
Il Novara vola in testa aspettando il Siena
a Crotone arbitro derubato da un ex collega
ROMA — Il Novara vince a Sassuolo e va in testa aspettando il posticipo di domani del Siena. A Crotone, l’arbitro Bagalini è stato derubato della carta di credito prima
del match in hotel. La polizia ha fermato un suo ex collega, che ha usato la carta per profumi, capi d’abbigliamento e un pieno di benzina. In questura si è scusato. I risultati (10ª giornata): Atalanta-Ascoli 2-1, Crotone-Piacenza 0-1, Frosinone-Modena 1-1, Livorno-Torino 2-1,
Pescara-Grosseto 4-2, Portogruaro-Varese 1-1, Sassuolo-Novara 0-1, Triestina-Reggina 0-4, Vicenza-Albinoleffe 1-0. Domani: Padova-Cittadella (ore 19); Empoli-Siena
(ore 21). Classifica: Novara 22 punti; Siena 21; Reggina
20; Atalanta 18; Livorno e Vicenza 16; Empoli e Pescara
15; Crotone 14; Padova e Torino 13; Triestina 12; Varese,
Grosseto, Modena e Portogruaro 11; Ascoli e Frosinone
10; Albinoleffe 9; Sassuolo 8; Piacenza 7; Cittadella 5.
po. E quindi vincere la sfida degli
ex con Toni.
Dover fare a meno di De Rossi
e Vucinic non è poco. In più ieri
pomeriggio pure Menez non ce
l’ha fatta a recuperare e ha dovuto lasciare il ritiro di Trigoria a
poche ore dall’inizio della partita. La serata della serenità ritrovata è stata preceduta da un bel
gesto: sulle magliette bianche
dei giocatori giallorossi, durante
il riscaldamento, c’era scritto
“Bentornati 33” in onore dei minatori cileni. Il Genoa ha il grande rammarico di non aver capito
che soprattutto nel primo tempo
avrebbe potuto fare molto più
male ai suoi avversari. Era già andata male al centinaio di tifosi
rossoblu che volevano arrivare a
Roma senza la tessera del tifoso:
i loro due pullman si sono improvvisamente guastati e bloccati. Quando ci ha provato il Genoa è stato pericoloso (Criscito
sullo 0-0 manda fuori di un soffio
da buona posizione, la traversa
di Rudolf nel secondo tempo e il
gol dello stesso ungherese con
una bella dormita della difesa
giallorossa lo testimoniano).
Proprio nel momento migliore,
la squadra di Gasperini ha però
subito l’1-0. Grazie alla combinazione Totti-Borriello. E quando accade questo, alla fine si perde. E magari si protesta, come fa
Toni con l’arbitro: «A Roma e
contro la Roma certi rigori non li
danno».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Borriello anticipa tutti e segna il primo gol della Roma
■ 49
la Repubblica
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
@
SPORT
■ 50
PER SAPERNE DI PIU’
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L’IMPRESA
In breve
Philippe
Gilbert al
traguardo:
nel 2010 ha
vinto Amstel
e Piemonte
Delusioni
classiche
4 ANNI A SECCO
Freire batte Boonen
e Petacchi alla
Milano-Sanremo: gli
azzurri non vincono
la classica per il
quarto anno (nel
2006 Pozzato).
EUGENIO CAPODACQUA
COMO — Il Belgio ride, nonostante la giornata di pioggia gelata. Philippe Gilbert, 28enne
vallone di Verviers, centra per
la seconda volta consecutiva il
Giro di Lombardia e si consacra
nuova stella delle grandi classiche del ciclismo. Sua l’Amstel
Gold Race quest’anno; sua la
doppietta Piemonte-Lombardia (come l’anno scorso), suoi
un’infinità di ottimi piazzamenti (terzo al Fiandre, alla
Gand Wevelgem, quarto alla
Liegi-Bastogne-Liegi). Unico
neo: il mondiale australiano
nel quale partiva strafavorito,
fallito dopo un attacco forse
troppo precipitoso. Uno smacco dal quale si è riscattato immediatamente. Al traguardo
iridato guardava già avanti: «Ci
sono ancora Piemonte e Lombardia. Voglio vincere». Detto,
fatto. Selezione sulla discesa
della Colma di Sormano: alla fine l’ultimo a resistergli fin sul
San Fermo, 5 km dallo striscione, è stato il marchigiano Scarponi, dopo che un ottimo Nibali era caduto negli ultimi tornanti dando praticamente
l’addio ad ogni ambizione di
vittoria.
Il Belgio, dunque, trova il
Bettini dei tempi belli. Quel
Bettini che manca all’Italia dal
rititro del toscano, ora ct azzurro. Si chiude ancora una stagione senza una vittoria in una
grande corsa di un giorno. L’ultima risale al 2008, quando proprio qui sul traguardo di Como
si impose Damiano Cunego,
centrando una storica tripletta. Da allora solo piazzamenti.
ASSENTI AL NORD
Nelle classiche del
nord brillano
Cancellara (Fiandre,
Roubaix), Evans
(Freccia). Sul podio
solo Gasparotto,
terzo alla Amstel.
A Gilbert piace comandare
azzurri, incubo classiche
Il belga si ripete al Lombardia, Scarponi 2°
Ed è davvero singolare come,
avvizzita la tradizione dei Bettini, Di Luca, Rebellin, Bartoli,
Bugno, per non risalire fino al
mitico Argentin (ma bisognerebbe fare la tara dei successi
ottenuti dai corridori poi coinvolti in vicende doping), l’Italia
non riesca a risollevarsi. «Però
il ciclismo italiano è sempre
competitivo», si consola il presidente federale Di Rocco. Così
come è singolare che adesso si
sia trovata la via delle grandi
corse a tappe: due successi su
COMUNE
DI NOGAROLE ROCCA
Provincia di Verona
CONCORSO DI IDEE
L’Amministrazione Comunale ha
indetto un concorso di idee per la
ristrutturazione
dell’immobile
storico “LA ROCCA DI NOGAROLE”.
Informazioni e copia del bando
sono visibili sul sito internet:
www.comune.nogarolerocca.vr.it.
IL RESPONSABILE
DELL’AREA TECNICA
BONETTI Geom. Francesco
TRIBUNALE NOLA
Fallimento n. 49/2009
Comes Impianti s.r.l.
Cessione Ramo d’Azienda
“Impiantistica”
Prezzo base euro 50.000,00, di cui
euro 48.000,00 per avviamento ed euro 2.000,00 per attrezzature. Offerte in
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12.00 del giorno 28/10/2010. Cauzione 10% del prezzo offerto, com AC/NT
intestato al fallimento o bonifico bancario. Ulteriori informazioni e dettagli rivolgersi al curatore rag. Antonio Esposito, tel. 081/8031130.
COMUNE DI VOLTERRA
Piazza dei Priori n. 1 - 56048 Volterra (PI)
Tel. 0588-86.050 - Fax 0588-85.035
ESTRATTO DI BANDO DI GARA
SOCIETÀ DEGLI INTERPORTI
SICILIANI S.P.A.
INVITO A PRESENTARE MANIFESTAZIONI
DI INTERESSE
La Società degli Interporti S.p.A. intende
acquisire manifestazioni di interesse da parte
di primari istituti di credito al fine di ottenere
un finanziamento dedicato, pari a circa 2 mln
€, per la progettazione definitiva dell’Interporto
di Termini Imerese, avendone il CIPE approvato
il progetto preliminare in data 26/06/2009,
con delibera n. 41 pubblicata in G.U. n. 16 del
21/01/2010. Chi fosse interessato al presente
avviso dovrà inoltrare la sua manifestazione
di interesse entro le ore 12.00 del giorno
29/10/2010 alla Società degli Interporti Siciliani
S.p.A., Via VIII Strada n. 29 – Zona Industriale
– 95121 Catania. Per ulteriori informazioni
visionare il sito: www.interporti.sicilia.it.
Servizio di ristorazione scolastica per le
scuole dell’infanzia, primaria, secondaria
di primo grado dei Comuni di Volterra e
Montecatini V.C. e l’asilo nido comunale.
- Procedura: aperta ai sensi deII’art. 55,
comma 5 D.Lgs. 163/2006. - Criterio di
aggiudicazione: offerta economicamente
più vantaggiosa (art. 83 D.Lgs. 163/2006).
- Durata appalto: Gennaio 2011 - Giugno
2013 - rinnovabile per due anni scolastici.
- Importo a base d’asta: € 5,40 a pasto
oltre I.V.A. + oneri per la sicurezza (Importo totale presunto € 1.008.705,00). - Invio
domande entro e non oltre le ore 12.00
del 25.11.2010, all’indirizzo sopra indicato.
- Copia integrale del Bando, del disciplinare
di gara, del capitolato d’oneri e di tutti i relativi
allegati è reperibile sul sito internet del Comune di Volterra wvw.comume.volterra.pi.it
oppure direttamente ritirabile c/o l’Ufficio
pubblica Istruzione del Comune, Via dei
Sarti 15 - Volterra. - Il presente avviso è
stato trasmesso alla G.U.C.E. in data
11.10.2010 e pubblicato sul sito Internet
del Comune in data 11.10.2010.
Il Responsabile del Settore n. 3
(Dott. Domenico Fimmanò)
Nibali cade nel
finale. Chiusa l’era
Bettini, nelle grandi
prove di un giorno
solo sconfitte
tre. La vittoria di Basso al Giro e
Nibali alla Vuelta è il successo
di due talenti annunciati. È la
vittoria della programmazione, della tenacia, del carattere,
della continuità. Il siciliano ha
concluso ieri con un dignitosissimo 5° posto al Lombardia
una stagione che lo vede vincente fin da febbraio (Tour di
St.Louis). Terzo al Giro con la
vittoria nella tappa del Monte
Grappa, terzo nella classifica
generale, primo alla Vuelta e,
dopo, anche un eccellente
mondiale. Un segnale di continuità che ci riporta indietro nel
tempo, quando i primattori
erano protagonisti da marzo a
ottobre. E allontana i sospetti
delle tante, troppe meteore ne-
TRISTE ESTATE
Pure nelle altre
classiche c’è poca
Italia, e al Mondiale
in Australia va male.
Però Furlan è 2°
alla Parigi-Tours...
gli anni d’oro del doping.
Ancora polemiche sulle frasi
del Procuratore antidoping
Torri («Ciclisti tutti dopati»).
«Ci ha danneggiato — ribadiva
in mattinata Roberto Amadio,
team manager della Liquigas
— ne chiederemo conto, vedrete». Vuoi vedere che con il
numero uno al mondo, lo spagnolo Contador, positivo a luglio al Tour de France, 9 procure che indagano su vicende doping, tanti casi quasi quotidiani, dalla famiglia Rossi, a Riccò,
l’unico vero responsabile dell’immagine degradata delle
due ruote è l’80enne ex magistrato?
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Maradona
“Ct dell’Argentina?
Le porte sono chiuse”
BUENOS AIRES — Maradona (foto) ancora triste per l’epilogo
mondiale: «Per me le porte sono
chiuse. Non ce la faccio a vedere
l’Argentina».
ZIDANE — Mourinho aveva chiesto la sua collaborazione ed è stato
accontentato. «Sarò il tramite tra
squadra e presidente», dice il francese.
MAINZ — Sconfitto 1-0 in casa
dall’Amburgo dopo 7 vittorie. Sfumano record e primato solitario in
Bundesliga.
RUGBY — Heineken Cup: AironiBath 6-22. Oggi (ore 14, Sky Sport
2) Perpignan-Treviso. AllarmeFlaminio: i lavori vanno conclusi
in fretta, o Roma perderà il 6 Nazioni nel 2013.
FEDERER — A Shanghai, semifinali: Federer b. Djokovic 7-5, 6-4;
Murray b. Monaco 6-4, 6-1.
TENNIS — Wta Linz, semifinali:
Ivanovic b. Vinci 6-3, 7-5. Ad Osaka
finale Date-Tanasugarn, 73 anni
in due, la più “vecchia” finale della storia.
BASKET — Serie A al via: TeramoMilano 83-89 dts. Oggi (11.45 Sky
Sport 2): Cremona-Siena. Ore
18.15: Montegranaro-Sassari, Bologna-Cantù, Caserta-Biella, Roma-Brindisi (Sky Sport 2), TrevisoAvellino, Varese-Pesaro.
VOLLEY — Ad Alassio, Edison Cup
donne: Italia-Russia 2-3.
PALLANUOTO — In A1: Nervi-Posillipo 9-9, Camogli-Savona 12-15,
Imperia-Lazio 8-8, Ortigia-Recco
8-12, Brescia-Bogliasco 10-8.
TRIBUNALE DI TREVISO - N. 468/2006 Registro Esecuzioni
Si rende noto che presso il Tribunale di Treviso, aula H, il giorno 15 dicembre 2010 alle ore 12.00 si procederà alla vendita
all’asta SENZA INCANTO e, in caso di mancanza di offerte, alla vendita all’asta CON INCANTO dei seguenti immobili pignorati e così descritti:
Lotto Unico: piena proprietà per l'intero. …COMUNE DI SAN
FIOR, via Serravalle- complesso abitativo storico,originario del
XIX secolo,ubicato nel centro storico del comune di San
Fior,denominato “Villa Soldi Cadorin”.L’insieme dei cespiti risulta costituito da un aggregato edilizio composto da: villa padronale di vani catastali 23,5 con piscina , dependance colonica e
antica masseria; il tutto immerso in un esteso parco di circa
mq.33.000,con piante secolari. Difformità edilizie sanabili.Tutti gli
immobili sono occupati dall’esecutata.
Il valore degli immobili è determinato in Euro 2.300.000,00 che
costituirà anche il prezzo base in caso di vendita con incanto
con offerte minime in aumento di Euro 200.000,00.
Custode: Istituto Vendite Giudiziarie di Treviso– via San Francesco di Sales, n.1-tel.0422.435022/030-fax 0422.298830.Gli immobili meglio descritti nella perizia di stima,vengono ceduti nello stato di fatto e di diritto in cui si trovano.
Non sono dovute mediazioni a terzi
VENDITA SENZA INCANTO: Le offerte di acquisto migliorative
dovranno pervenire ,ai sensi dell’art. 571c.p.c.,in BUSTA CHIUSA entro le ore 12.00 del giorno prima dell’asta presso la Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari del Tribunale (secondo piano),tramite domanda con allegati copia di un documento di riconoscimento e del codice fiscale e due assegni circolari non trasferibili intestati al TRIBUNALE DI TREVISO-Cancelleria Esecuzioni Immobiliari, dell’importo pari uno al 10% del prezzo base per cauzione e l’altro del 20% del prezzo base per fondo spese di trasferimento,salvo conguaglio.Le buste saranno aperte alle ore 12.00 dello stesso giorno dell’asta avanti al giudice dell’esecuzione,alla presenza delle parti interessate per gli incombenti di cui all’art.572 c.p.c., per la gara tra gli offerenti.
VENDITA CON INCANTO: Chiunque intenda partecipare dovrà
presentare in Cancelleria, entro ore 11.00 dello stesso giorno dell’asta, domanda con allegati copia di un documento di riconoscimento e del codice fiscale e due assegni circolari non trasferibili intestati al TRIBUNALE DI TREVISO-Cancelleria Esecuzioni
Immobiliari, pari uno al 10% del prezzo base per cauzione (che
verrà acquisita per un decimo in caso di immotivata non partecipazione all’incanto) e l’altro al 20% del prezzo base per fondo
spese di trasferimento,salvo conguaglio.Il versamento dell’intero prezzo dovrà avvenire entro 30 giorni dall’aggiudicazione definitiva, dedotta la cauzione già versata. Ai non aggiudicatari verranno restituiti subito i depositi versati.Gli oneri relativi alle cancellazioni delle trascrizioni e delle iscrizioni sono a carico della
procedura. La relazione di stima degli immobili è pubblicata sui
seguenti siti internet: www.aste.it , www.aste.com – Altre informazioni in Cancelleria entro il giorno precedente all’asta.
la Repubblica
@
METEO
DOMENICA 17 OTTOBRE 2010
PER SAPERNE DI PIÙ
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O
Palermo
23
O
Pescara
13
SSE
Taranto
22
SSO
Trieste
29
E
Venezia
43
NE
Martedì
L’Aquila
Piogge e rovesci su medio versante
adriatico e al Sud in attenuazione
diurna. Bel tempo al Centronord, ma con
tendenza a peggioramento notturno su
Triveneto e alta Toscana. Temperature in
ulteriore calo al Sud, freddo al mattino al
Nord. Venti tesi da NNO.
ROMA
Bari
Campobasso
Napoli
Olbia
Potenza
Catanzaro
Cagliari
Palermo
Reggio Calabria
Catania
Pomeriggio
Mercoledì
Instabile su Isole Maggiori e Sud
Peninsulare con rovesci sparsi, in
estensione serale al medio versante
adriatico. Parzialmente nuvoloso altrove
con ampi rasserenamento al Nord
Ovest. Temperature massime in ulteriore
calo. Venti moderati settentrionali.
Mattino: Molto nuvoloso o coperto al Nord e sulla Toscana centro settentrionale con piogge e
rovesci sparsi. Deboli nevicate sulle Alpi oltre i 1100-1300m di quota. Variabilità su centrali
tirreniche, Sardegna occidentale e Campania con occasionali acquazzoni. Poco o parzialmente
nuvoloso sul resto della Penisola. Temperature minime stazionarie o in lieve calo al Nord. Venti
moderati a rotazione ciclonica, fino a forti sud orientali sul medio-alto Adriatico.
Ieri
23 OTT
30 OTT
6 NOV
13 NOV
Alghero
Ancona
Aosta
Bari
Bologna
Bolzano
Brindisi
Cagliari
Campobasso
Catania
Catanzaro
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UV
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Imperia
L'Aquila
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15
15
10
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10
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16
19
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13
3-5
Basso
Pomeriggio: Cieli grigi al Nord con piogge sparse e nevicate sulle Alpi oltre i 1300-1600m di
quota. Marcata variabilità su Toscana, alte Marche e Umbria con rovesci sparsi, isolati fenomeni
attesi anche su trapanese, Egadi e dorsale laziale. Discreto sul resto d'Italia. Tra la sera e la notte
tendenza ad attenuazione dei fenomeni al Centronord. Peggiora su Sicilia e coste calabro-campane.
Temperature massime in lieve calo. Venti moderati a rotazione ciclonica.
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Moderato
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Fronte freddo
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A
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Dublino
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Londra
Minsk
Amburgo
Berlino
Colonia
Francoforte
Praga
Lussemburgo
Monaco
Varsavia
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A
Nantes
Parigi
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Bratislava
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Chisinau
Budapest
Tours
Bordeaux
Gijon
Porto
Bilbao
Madrid
Tolosa
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Lione
Marsiglia
Lubiana Zagabria
Milano
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B
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Skopje
Barcellona
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Salonicco
Valencia
Lisbona
Atene
Malaga
Algeri
Tunisi
Smirne
Iraklion
Valletta
Larnaca
Come si gioca: Completare il diagramma in modo che ciascuna riga,
colonna e riquadro 3x3 contenga una sola volta tutti i numeri da 1 a 9.
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le soluzioni su www.repubblica.it
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7.17
7.23
7.31
7.30
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Tramonta
Bari
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18.39
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>11 Estremo
IN EUROPA
Amsterdam
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Copenhagen
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Lisbona
Londra
Lubiana
Lussemburgo
Madrid
Malaga
Minsk
Mosca
Oslo
Parigi
Praga
Reykjavik
Riga
S. Pietroburgo
Sarajevo
Skopje
Sofia
Stoccolma
Tallinn
Tirana
Valletta
Varsavia
Vienna
Vilnius
Zagabria
Zurigo
Variabile su Triveneto, Romagna,
Toscana e Marche con rovesci sparsi,
specie dal pomeriggio. Isolati fenomeni,
in serata, anche su Lazio interno e
Umbria. Discreto altrove. Temperature
massime in lieve ascesa, freddo al
mattino. Venti moderati tra ONO e SO.
NEL MONDO
Oggi
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Ankara
Auckland
Baghdad
Bangkok
Beirut
Bombay
Buenos Aires
Calgary
Caracas
Casablanca
Chicago
Città del Capo
Città del Messico
Dakar
Dubai
Filadelfia
Gerusalemme
Hong Kong
Il Cairo
Johannesburg
Kinshasa
L'Avana
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