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LASCIARE IL PADRE E LA MADRE

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LASCIARE IL PADRE E LA MADRE
Svégliati, mio cuore,
svégliati arpa cetra,
voglio svegliare l'aurora.
Quinta tappa
LASCIARE IL PADRE E LA MADRE
Sì, Dio voglio svegliare.
Signore, onnipotente
che non dormi:
sei tu la Luce.
Ma tu - Esperto di misericordia
non puoi abbagliare.
Laboratorio a due
j:)
Tu sorgi come aurora.
Le :montagne sono ancora
oscure e grandi ...
ma lo splendore sale.
In quel crescendo, immenso e forte,
m'avvolgerà di calda tenerezza.
o Luce, aurora della mia impazienza: vieni.
Sii Tu benedetta!
PIERO RATTIN 6
Portami via...
I miei non si amano, anzi si odiano; per tutta la vita mi hanno messo davanti litigi su litigi. .
L'ho sentito anch'io che aria tira a casa tua.
Adesso, in verità, litigano molto meno, ma sono io' che sono diventata
allergica; appena li sento che attaccano, mi vien da star male; anche se
so che, adesso, la finiscono molto prima che una volta.
E come la' finiscono?
Che ne so, si mettono il muso, si chiudono nel silenzio ... l'aria.è da tagliare a fette, è un'aria tossica ...
Sposiamoci, ..
Sì, molte volte lo penso: mi sposo e li pianto in asso.! Ma non so se ne
sarò capace ...
Per la discussione
• Lei sa che cosa succede a casa sua, ha la netta convinzione che i suoi non
si amino. Ma lei li conosce veramente bene?
• Lui pare condividere l'analisi di lei. Che cosa le offre? Perché? Al di là
delle sue buone intenzioni, in quali rischi si mette?
• Lei che cosa sta chiedendo a lui? Come mai vuole «fuggire» e poi dubita di esserne capace?
6
P Rattin, Tahor. Una spiritualità per la montagna, Vita Trentina Editrice, Trento 2000.
78 ·
A PARTIRE DALLA NOSTRA ESPERIENZA D'AMORE
LASCIARE IL PADRE E LA MADRE
•
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1 Lasciare il padre e la madre
come progetto originario
···
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Ciascuno di noi arriva al rapporto
È oggettivamente molto difficile
d'amore con una storia. Essa non è
che un giovane uomo
(o una giovane donna) conosca
soltanto una storia individuale, ma è
con chiarezza il legameche lo unisce
anche una storia familiare: l'identità di
alla su
. Had'origine,
lui/lei si è formata, nel senso più pieperché m
to legame
si
manifesterà
qu
sua volta
no del termine, dentro un' atmosfera
genitore. Per ora s
e importante
familiare, un modo di intendere i rapche guardass
n occhi aperti
porti, un'idea di ciò che conta e ciò e disincantati (ma anc
benevolenza)
«gli usi e costumi» del clan familiare
che non conta, una mappa di significadi lui/lei, come l'esploratore
ti che costituiscono <<la sua valigia», il
che è arrivato in una cultura straniera.
bagaglio con cui si accosta alla nuova
I due fidanzati potrebbero
scambiarsi queste osservazioni.
famiglia che vuole costituire. È perciò
del tutto ingenuo dire: «Sposo te, non
la tua famiglia». Poiché quella famiglia, anche posta a mille chilometri di
distanza, è dentro l'individuo, e spunterà sempre, anche quando crede di
averla «licenziata». Nessuno può farsi la fantasia di non avere la valigia: cioè
di non aver appreso quel particolarissimo modo di stare al mondo che era
implicito nella sua nicchia familiare.
Nessun determinismo però: poiché è proprio l'adulto che è chiamato
a discernere il contenuto della valigia, onde poter trattenere ciò che è buono e buttare ciò che è di ostacolo alla crescita del suo rapporto affettivo.
Va da sé che ci sono due modi opposti di tentare di disfarsi del bagaglio:
uno si identifica con il perentorio: «via tutto». Non ho proprio niente da
portarmi dietro! Anzi, io farò tutto diverso, non farò come «loro» (quasi
sempre quel «loro» si identifica con un genitore). Come a dire, se l'altro è
d'accordo con questo svuotare la valigia: noi cominceremo il mondo da
capo. Chissà perché, poi, specie nei momenti di difficoltà, uno si trova a
dire con rabbia: mi sto proprio comportando come mio padre (o mia madre), proprio quello cui non volevo per nulla assomigliare!
Il secondo modo è invece l'assumere il contenuto della valigia senza alcuna distanza; è un altrettanto perentorio: «tutto quello che facevano i miei
era giusto! I miei non hanno sbagliato rnai!», Questo stare incollati a genitori meravigliosi, ad una famiglia così «buona», è un modo raffinato di «disfarsi della valigia»: ne resta un figlio dipendente, che ha assolutamente bisogno dell'approvazione dei genitori (anche qui: di solito di uno solo) per
cui ... non ha nemmeno fatto la valigia, non è partito. Ci resta appena da
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immaginare cosa succede se anche il partner non ha fatto la valigia ed anche lui rimane incollato ai suoi numi protettori: cruenti battaglie in vista!
I «miei» e i «tuoi» assomiglieranno a proiettili che ci si lancia reciprocamente: «i tuoi» diventano il tuo stato d'accusa ed «i miei» la mia difesa. Dunque: perché le valigie (inevitabili) non si trasformino in ipoteche sul matrimonio, occorre imparare a discernerne il contenuto. È questo il «lasciare il padre e la madre» che incontriamo nel Progetto: di nuovo, siamo grati e stupefatti che la parola di Dio ci venga incontro a dare voce e direzione di
senso ai nostri più profondi bisogni.
Genesi 2,24-25
24Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà
a sua moglie e i due saranno una sola carne. 25 Ora tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna.
Siamo ritornati ad uno dei grandi testi biblici che ci parlano del Progetto di Dio sulla relazione uomo-donna.
Abbiamo prima sentito il grido di giubilo di Adam che riconosce nella
donna il suo reciproco, colei che gli può essere veramente alleata, perché
partecipe delle sue ossa e del suo sangue; ossia fatta di sacralità della persona e insieme della concretezza di un corpo, di una storia. Ora inizia la storia, che è il volo dei due lontano dal nido della loro stirpe, per costituire
una nuova realtà.
La nuova f~miglia, fondata sul rapporto matrimoniale stabilito da Dio,
-riposa non sulla sabbia mobile del desiderio o delle convenienze, ma sul
pilastro dell'unità e dell'indissolubilità: «per questo l'uomo abbandonerà suo
padre e sua madre e si unirà" asua moglie e i due saranno una carne sola» (Gn
2,24). Ciò significa che l'uomo stabilisce con la donna che ha scelto un
rapporto più solido .di quello che egli ha per natura, per generazione con il
padre e la madre. La nuova appartenenza è superiore in valore ed impegno alla stessa appartenenza di sangue. L'unità matrimoniale è così profonda che, in base alla loro alleanza, marito e moglie diventano una carne
sola. La forza dell'attrazione «<e si unirà a sua moglie») è il mezzo con cui
l'uomo si lega con un vincolo indissolubile alla sua donna, fino a formare con lei una sola carne. La citazione di questo testo di Genesi che
si trova in Matteo 19,5 è particolarmente interessante perché il testo greco andrebbe letto così: «E i due saranno verso una sola carne». Viene così suggerito che diventare una carne sola, la comunione piena tra i due
non è un dato già conseguito in partenza, ma il traguardo di un lungo
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cammino, il fine verso cui devono tendere gli sforzi dei due sposi. Diventare una sola carne implica certamente, oltre che la donazione sessuale, la comunione dei cuori, cioè delle due persone dotate di intelligenza, volontà e affetti, ma soprattutto caratterizzati dalla libertà di scelta. L'unità di una sola carne è frutto dell'impegno, ma resterà sempre esperienza di un dono che ci fa partecipare all'unità trinitaria di Dio. Separare l'uomo dalla sua donna sarà allora quasi come recidere una delle
membra del proprio corpo. Come piùtardi commenterà il profeta Malachia, l'impegno dei coniugi sarà nel custodire tale unità: «custodite dun-
que il vostro soffio vitale e nessuno tradisca la donna della sua giovinezza. Perché io detesto il ripudio ... »,
Si apprezza la grande novità delle affermazioni del testo biblico di
Genesi, poste in un contesto socioculturale dove la poligamia era accettata e talora esaltata, dove il clan prevaleva sulla famiglia appena formata, dove l'interesse economico a volte schiacciava la libertà di scelta
e dove il ripudio era una prassi facilmente consentita. L'autore propone quindi un ideale di matrimonio così alto che lo stesso Gesù di Nazaret non potrà che citare questo testo per dire tutta la dignità del matrimonio (vedi Mt 19,5).
Nel racconto di Genesi 2 non vi è ancora l'ombra del peccato e l'uomo e la donna vivono pertanto in perfetta armonia e concordia. Erano nudi, ma non si vergognavano l'uno dell'altro (Gn 2,25). Il vero rapporto di
coppia è poter stare senza difese di fronte all' altro, improntando il proprio
rapporto a stima e confidenza. Sapevano di essere nudi, cioè poveri e limi-
/
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•
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tati (Dt 28,48), ma vivevano nella serenità davanti a Dio, nella fiducia reciproca e nell'abbandono alloro creatore.
La nudità che più tardi scopriranno è un'altra cosa; essa sarà segnalata - come abbiamo visto - dall' esperienza della vergogna, segnale del fallimento del peccato. Allora quella nudità diventerà segno di una ferita, di
un disordine che è entrato nell'uomo per il fallimento della sua libertà, che
segnerà ogni sua dimensione e quindi anche la sua sessualità.
2 Un processo che deve essere fatto in proprio
Ma questo lasciare' non può essere addebitato all' altro, nel rapporto d'amore:
non è l'altro che deve venire sul suo cavallo bianco a rapirmi dai miei genitori.
Questa è una scorciatoia che non porta
lontano: magari mi allevia lafatica in proprio del distacco, magari mi illudo che sia
sufficiente «farmi portare via», ma poi rischierò di essere di nuovo riassorbito/a,
riacciuffato/a da dinamiche invischianti
della mia famiglia di origine, dalle quali
ho preso pseudo-distanze.
Può succedere che uno convinca l'altro della necessità di essere «portato via», gli fa .,vedere l'atmosfera familiare come soffocante, invivibile, lo convince che i 'suoi sono «mostri», gli mostra l'esigenza di uno strappo netto
che lo porti via.
«Mi sono sposato/a perché non ce la facevo più a stare a casa mia»: si
sente dire ancora oggi, in genere da persone che non hanno fatto la fatica del distacco in proprio: ma è una cattiva prognosi per quel matrimonio. Anche perché capita spesso che il partner si rimangi il furore che
nutriva contro la sua famiglia e che, più o meno consapevolmente, ha
ingigantito per farsi «portare via». «Ma dicevi che tua madre era insopportabile e adesso perché le telefoni tutti i giorni?». Di solito il partner
che riceve queste rimostranze ribatte: «Perché, i tuoi allora!? Tua madre
non sarà perfetta, anzi ... non pretenderai che io non mi faccia viva con
mia madre ... »,
Come abbiamo visto, nel Progetto d'amore originario, il lasciare il padre e la madre viene prima del vivere a due.
Provate ad esaminare un'antica
situazione di non autonomia:
quella del bambino che dice
ai qenito . '
aestra che
non mi
sono i miei
compagni
hanno...
è il parroc
vuole... »;
quali vant
si prefigura
a sua mente?
il bambino
Quale svantaggio
patisce la relazione?
I genitori sono spinti a crescere?
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A PARTIRE DALLA NOSTRA ESPERIENZA D'AMORE
3 Le fatiche dello svincolo
Lo svincolo dai propri genitori
Il «lasciare» di cui stiamo parlando ha a
significa imparare a voler
che fare con lo svincolo dai propri genitori,
loro bene'
o nuovo:
cioè con la rinuncia alla loro approvazione
talvolta sa
luderli,
talaltra sape
rariarli,
assoluta, pagata con il volere essere, in tutto
talaltra ancor
oscendo
e per tutto come loro si aspettano. E una vila validità dell
o direttive.
cenda della vita: i genitori lo sanno (o doPossiamo met
in comune
le'diverse difficoltà
vrebbero saperlo) che il bambino reale è semche si provano
pre distante dal bambino immaginato. Sui
in questi tre casi?
tempi brevi, questa distanza può apparire come delusione, inganno, tradimento: quando
un figlio va per la sua strada, di solito non è mai perfettamente quella che
i suoi genitori hanno sognato per lui. Sui tempi lunghi (ma talora occorrono decenni) i genitori guarderanno con gratitudine i figli che si sono fatti la loro strada: «Proprio così ti volevo! Tu hai saputo trovare la tua strada
in autonomia, meglio di quanto avrei fatto io, se avessi potuto tenerti sempre per mano!».
.
.
Sappiamo che oggi i gen~tori sono sempre meno att;ezzatl a ~are SImili riconoscimenti, a «lasciare andare», a optare per l autoriorma (che
presenta i suoi rischi) del figlio. È vero, anche i genitori ~anno bisogn.o
di «corsi per neo-suoceri», anche loro hanno bisogno di una retesohdale che li aiuti a diventare sempre più popolo di Dio, in rete con altre famiglie.
LASCIARE IL PADRE E LA MADRE
•
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4 La lotta contro la propria onnipotenza
Ma questo non esime il figliola dalla fatica dello svincolo, che approda a risultati sorprendenti.
Nel tempo dell'infanzia il bambino è dipendente: ha un bisogno quasi fisico di piacere ai genitori,di attenerne l'approvazione.
La sua leale tendenza verso i suoi «protettori» è anch'e un' autoassicurazione: si garantisce
di essere accudito, nutrito, amato.Vorrebbe essere come loro.
N el tempo dell' adolescenza egli prova
l'impulso opposto: la dipendenza si tramuta in
indipendenza, o meglio, contro-dipendenza,
perché pare accanirsi a fare l'opposto di ciò che essi si aspettano. Quanto
prima li ammirava, ora li svaluta; è proprio sicuro di non voler essere come loro (specie il genitore del proprio sesso).
In ambedue le posizioni, quella della dipendenza e quella della controdipendenza, egli è convinto di conoscere bene i genitori. È convinto di sapere a memoria che cosa vogliono, che cosa non vogliono, che cosa si aspettano da lui, quali sono le loro risposte abituali, i loro difetti, le loro idee fisse, i loro valori, i loro pregi.
Questa presunta conoscenza ha l'impronta dell' onnipotenza: egli crede
di sapere tut,po di loro perché li sente centrati su di sé. E spesso i genitori
stessi portano' legna a questo fuoco dicendo: «noi viviamo per te», «se tu sei
felice, noi siamo felici»; a dire queste cose, parlando in io, è spesso un genitore in contrapposizione all'altro: «tu, figlio, sei la ragione della mia vita»,
«è solo per te/per voi che sono rimasto/a insieme a tua madre/tuo padre!».
E sono terribili ipoteche mediante le quali al figlio è assegnata la responsabilità della felicità di un genitore.
Cercate di fare esempi
che mostrino come
l'atteggiamento del bambino
verso i genitori
sia in f
o-centrato.
Ed es
ostrino
come la
azione
adolesc
le sia
altrettan
to-centrata.
In quest
posizioni
potrà essere allora possibile
che la conoscenza
dei genitori
non sia auto-centrata?
Quando il figlio diventa adulto, si accorge che i g~nit.or~ nc:n. sono centrati su di lui, che hanno una loro vita sia di COppia Sia mdlVldu~le.' che
egli non li conosce a memoria: si mette, cioè, nell'atteggiam~nto di n-conoscerli conoscerli di nuovo come persone con un loro mistero. Questo
è propriamente lo svincolo che lo rende adulto: n~n ha pi~ bisog~o della loro totale approvazione, né ha bisogno di opporSi a loro. E p~opno questo conoscerli di nuovo che lo aiuta a prendere distanze buone: SI permette,
per certi aspetti, di deluderli, di no~ essere proprio s.econdo l'immagine
che si sono fatti di lui, si permette di trovare la propna strada, pagan~one
i costi in proprio e accettandone i rischi, senza preteridere che loro Sian.o
sempre l'ombrello presso cui rifugiarsi, e rinunciando alle att~se propne
infantili che loro siano sempre pronti a sorreggerlo, a soppenre alle sue
mancanze, a pagare i suoi debiti.
Questo conoscerli in modo nuovo è un «ri-conoscer~i»~un proce~so ~he
dalla nuova conoscenza lo conduce alla riconoscenza, CIOe alla gratItudme
per come, nonostante le loro fatich~ ed ~l l?ro li~ti, hanno cam~nato
nella vita. Li restituisce alla loro «fatica di Vivere», 11 perdona per CIO che
non sono stati e accetta senza sentirsene schiacciato i debiti di gratitudine: hanno fatto quello che hanno potuto! E questo lo riempie di rispetto, anche in presenza di ferite e !?erfino di ingius~izi~, poiché scopre, in essi un'orma dell'amore del Padre. E pronto per capire il senso vero dell «onora il padre e la madre».
5 Ri-conoscere i propri genitori
Ma nessun figlio conosce del tutto i propri genitori.
Se accede al matrimonio con una simile convinzione,
probabilmente vi rimarrà incollato; una conoscenza
«adulta» dei propri genitori, invece, è condizione per il
«lasciare. .
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A PARTIRE DALLA NOSTRA ESPERIENZA D'AMORE
I
A~(;IARF
Il PAnRF F I A MADRE
•
R7
Esodo 20,12
Onora tuo padre e tua madre) perché si prolunghino i tuoigiorni nel paese che ti dà il Signore) tuo Dio.
12
Il quarto comandamento non è rivolto ai bambini che non devono disobbedire ai genitori, ma è rivolto anzitutto alle persone adulte che, in quanto responsabili e autonome, devono prendersi cura dei loro genitori, specialmente se questi non sono più abili al lavoro e sono di peso alla comunità.
«Onorare» non significa semplicemente non vergognarsi di loro se hanno difetti e malattie o· se sono poveri oppure anche se non sono stati genitori perfetti, ma vuole rendere il significato di un verbo ebraico (kabed)
molto difficile da tradurre: è solitamente riferito a Dio per indicare «l'onore che gli si rende nell'adorazione».
Se «onorare Dio» è riconoscergli il peso e lagloria che a lui spettano;
allo stesso modo «onorare i genitori» significa allora riconoscere il peso che
loro spetta: e cioè rispettarli e amarli non perché sono le migliori persone
del mondo, ma perché sono i nostri genitori che ci hanno dato la vita, il
dono più grande.
Questo onore da rendere ai genitori si estende anche a coloro che ci
hanno garantito questo dono della vita, prendendosi cura di noi, educandoci, portandoci faticosamente all'età adulta; in fondo è quell'onore che Gesù ha reso a Giuseppe, il quale, pur non avendogli dato la vita fisica, gli è
stato veramente padre.
Ancora un' osservazione: il testo del comando che stiamo commentando aggiunge anche una promessa (il che non avviene per gli altri comandamenti) e cioè la promessa di una vita lunga nella Terra. Una vita lunga e
prospera nella «Terra della' promessa» era per un ebreo la speranza divenuta realtà concreta. Ebbene, chi onora i genitori riconosce la vita come dono e perciò come buona; l'esistenza allora gli appare come positiva, come
colma di speranza, come dono ricevuto e da trasmettere.
Il comando sull'onore da rendere ai genitori è presente anche nel NuovoTestamento: Gesù esige il rispetto della famiglia, dei genitori, da chi vuol
camminare nella via della vita (Mt 19,19). Lui stesso ne diede esempio concreto, vivendo obbediente a Giuseppe e Maria.
Questo rispetto verso la famiglia ed i genitori sembra essere in disaccordo con varie espressioni presenti qua e là nei vangeli, e anche nel Discorso
della Montagna. Se Gesù sembra ridimensionare il valore dei rapporti familiari, non è per togliere semplicemente valore alla famiglia, ma per ricordare
che vi è una realtà più grande, alla quale tutto deve essere orientato: il Re-
.
.,
..
' icorda che la famiglia terrena deve aprirgno di DIO. P~u ~osl~~vamente,~esu r unità-Chiesa. Questa famiglia riconosi ad una farmgha plU grande, a ~ com .t' proviene e in Gesù il fratello che
sce in Dio il Padre dal q. uale ogint padtenrnt a comunità in termini di famiglia
0.c.
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espe~lenza.d~ IO er designare non solo i bambini, ma
Perché in essa SI fa
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11 f miglia di Gesù sa di essere oganche i discepoli adultI: chi e oentrhato ne a a gentOtore cura i suoi piccoli.
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, nostra vita non finisce con la morte,
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d immortale.
vita che essi ci hanno dato SI apre ad una vita rvina e
LASCIARE IL PADRE E LA MADRE •
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A PARTIRE DALLA NOSTRA ESPERIENZA D'AMORE
6 Un compito di sviluppo che sembra non finire mai
Guard
il corso
de"
lonì,
pro
ire
il sen
essere
fratelli
propri genitori,
e addi
a genitori
dei propngenitori.
Il processo della ri-conoscenza è un processo a lunga gittata, che può durare tutta la vita. E che può ricominciare sempre di nuovo, a seconda del punto del
ciclo di vita familiare cui il figlio è giunto: ad esempio, da genitore guarderà ancora con occhi diversi i
propri genitori, continuando quel processo del perdono che fa essere i genitori nella loro alterità, eppure li avvicina. Una neomamma e un neopapà capiscono molto di più come quell'uomo e quella donna che sono i tuoi genitori sono arrivati a generare: capiscono che il passare la fiaccola della generatività è lo stesso senso della vita. Diventando «colleghi» dei loro genitori, scoprono la bellezza della fecondità dell'amore, che si esprime nel figlio.
Ma vi è ancora una tappa che insegnerà molte cose ai neogenitori: la
vecchiaia dei propri genitori, in cui il senso della vita acquista il suo ultimo volto: sorreggere, curare, prendersi la responsabilità dei propri genitori. In altre parole, l'adulto sperimenta la possibilità di divenire in qualche modo genitore del proprio genitore. E allora può assumerne pienamente l'eredità, trovandone il filo aureo che può a sua volta trasmettere
ai propri figli.
7 Precedenza e pesi
Lo svincolo dai propri genitori, che comprende
la possibilità di deluderli, e di prendere da loro distanze sane, rappresenta un passo fondamentale per
diventare coniuge: la lealtà adulta verso i propri genitori non è azzerata, ma passa in secondo piano rispetto alla lealtà al proprio coniuge: il legame con il
coniuge diviene prioritario, mette in campo una precedenza di cui il matrimonio non può fare a meno. Un piccolo esempio: un coniuge proprietario di un'azienda «passa» al fratello minore, che si trova in cattive acque,
una certa somma. Solo dopo la moglie lo viene a sapere: lui si giustifica dicendo che l'ha fatto per i «debiti» che aveva verso il padre, che lui ha semplicemente fatto ciò che gli avrebbe chiesto il padre se fosse stato vivo, che
non aveva tolto nulla alla sua attuale famiglia ecc. ecc. Non si accorgeva che
il problema era un altro: decidere insieme con la moglie, cioè dare la precedenza alla lealtà dovuta al suo matrimonio, poiché i bisogni del fratello
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A PARTIRE DALLA NOSTRAESPERIENZA D'AMORE
."
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bl i« rivati» ma erano ormai problemi
minore non erano piu suoi pro., em r ~t
otremmo dire: il fratello midella coppia. In modo ancora pm es~ ~c~~lcome i genitori di lui e di lei
nore era diventato fratello della coppIa. l'
do così una nuova solidarietà
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' t i» genitori rea izzan
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diventare l «?Os r
d l Si' nore della vita, esiste un luogo benee manifestando che, 1ll nome e
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detto in cui si possono portare i pesi gli um deg 1 aun.
Lettera ai Galati 6,1-3
'. qualche coloa
Fratelli qualora uno venga sorpreso In
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non cadere anche tu in tentazione. 2Portat~ l pe:l g l Uni
tri così adempirete la legge di Cristo. 3 Se iniatt! uno pensa di esse:e qualcosa mentre non è nulla, inganna se stesso.
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il
Paolo è molto realista, sa che. la forza d e l dPeccato
l
o continua
in cui unoa sedurre
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cuore dei ere enti; per ques
d 11'altro Quale deve essere
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a colpa venga scoperta a
.
minare nella sequela? L'atteggiamento. coeta un p.eccato e .a s~
l'atteggiamento di chi vuole cam
truttivo: si tratta di aiutare Il fraIl'
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l dovrà sempre essere cos
rente a evange o
l . nezza di vita cristiana. In quetello caduto a rialzars~ ~ a rip~e~~e~~ sa ~~;o di mitezza e di bontà suggesto bisogna usare t~ttI. l me,z~1r~ che h~ sbagliato deve innanzi tutto non
riscono
e allora
aiuta lUI
l ~ stesso
t
frazil
dimenticare
mai C~I
di essere'
ragI e e peccatore. Potrebbe essere sot-
toposto alla medesima prova e anche lui venire meno. È necessario allora
sapere aiutare gli altri in difficoltà, ma anche riconoscere di avere bisogno
del loro aiuto. Niente più dello spirito di autosufficienza, di autoreferenzialità morale è ingannevole in un cammino di vita cristiana. Se si pensa
di non aver bisogno della comprensione, del perdono e dell'aiuto altrui, si
è caduti nell'inganno, nella presunzione di essere qualcosa, in una falsa valutazione di sé che ha dimenticato che tutto quello che siamo e facciamo
di bene è grazia. Di conseguenza è necessario imparare a portare i pesi gli
uni degli altri, non nel senso di caricare gli altri delle proprie responsabilità ma di essere disponibili ad un amore vicendevole. L'esortazione paolina del portare recip.rocamente i pesi implica anche un saper vedere le cose nella prospettiva dell' altro e allora è proprio questa apertura all' altro, con
i suoi limiti ma anche con le sue buone intenzioni, che ci aiuta a fare nostro questo precetto della carità.
Questo portare i pesi gli uni degli altri attinge la sua forza proprio dall'esperienza della coppia dove la solidarietà è strutturale e si rivela proprio
nei momenti di prova.
Per la discussione
ibilìtè offerta dalla
.
,"
otizia esplIcIta: la dIsponIlI a
." .
• In quest~ dialogo c e una ~'è erò una notizia implicita molto plU lmmadre di un apparta~ento.. P
ete individuarla?
.
portante che i due Sl scamblano. Sap
divi dere i due? I due fidanzati
Perché l'offerta della madre non nesce a lValmente comunicando? Che
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.. di 1:
ppure stanno ver
sono arroccatI In llesa, o
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cosa passa tra l oro.
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Come si vede che la nuova copp~a sta ra
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Il sano distacco da.l proprI ge
h d e essere fatto in propno e ch~
"
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matura e fondante, ma e ~~T ' di «deludere» quei genitori che SI ere e l
comprende anche la poss~ l ita h Questa fatica benedetta, che conduce a
ro ri enitori, s'incontra stupen~a­
conoscere come le propne ~asc e. )
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poco a poco a «conoscere ili t.t
~ c~ . fa quando la invita a «l~sClar~
mente con il Progetto che Dl~ ~a ~~ a ;;ortare i pesi gli uni degh altri.
il padre e la madre» e con la glola 1 saper
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Laboratorio a gruppo
j:)
L'appartamento offerto dalla madre di lui
Due fidanzati stanno progettando il loro futuro:
Mia madre vorrebbe offrirci l'appartamentino che hanno comperato in
centro alpaese ... Lei ci terrebbe molto, però dice che l'ha affittato e almeno ancora per un biennio non è disponibile.
A te ti andrebbe?
Da una parte mi sembra un bel risparmio ... però non è al paese che volevo rimanere ...
Certo, lavoriamo tutti e due in città. Ma gli affitti sono cari ...
Vuoi dire che accettiamo l'offerta?
Tua madre è stata generosa, però ...
Sì, però ci sono troppi vincoli su quell'appartamento: due anni ancora
da aspettare ...
E poi da sistemare ... e tuo padre che ne dice?
Hai ragione, mio padre non ha parlato. .. Forse è meglio che facciamo
un discorso a quattro, con i pro e i contro.
Sono d'accordo, insieme capiremo meglio.
! .PreghIere e lIrIche
POI UN GIORNO
Credevo, o Signore,
.
h tu mi avessi messo per sbagho
~n ~uella gabbia familiare ~he mi stava stretta.
Poi un giorno in automobùe
. adre e mia madre si sono messl a can~are
mio p
l / h IO non avevo mal sennro.
un canto papa are c e,
,
o
o
Credevo, o Signore,
..
. l
l mio matrImonIo,
di essere ormaI so o ne
hi
di conoscere bene che cosa I: ensava ,fi 1 era,
ra fatto chi mi cammInava a la~co. .
co~e e .
SI. è tagliata i capelli corti cortI
POI un gIornO
LASCIARE IL PADRE E LA MADRE
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A PARTIRE DALLA NOSTRA ESPERIENZA D'AMORE
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e mi ha guardato tra la sfida e la supp}
un
di l
. lca,
raggIo l Uce scendeva con rifle
I ungo
O}
SSI ignori
l vesnro di seta
avvolgendo il
cl
mIstero el SUOI fianchi che IO
d
di
,
,cre evo l conoscere.
C:edevo, Signore, in me.
Alutanli a credere in TE
a credere che Tu hai Per 'me
.,
molto più grande
d.
un progetto piu grande,
...
l me.
Dammi i tuoi occhi per vedere
che adesso, proprio adesso, s'incarn
l'
. .
perché possa lodarti 'dav t' l
a ne mIO quotlchano:
e cantare le tue meravig;.n l lal pop?lo. che tu ti sei scelto
le a e naZIonI lontane.
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Sesta tappa
VERSO UNA SOLA CARNE
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Laboratorio a due
j:)
La sera del compleanno
GILBERTO GILLINI 7
Neanche una telefonata, la sera del compleanno! - dice Lucia, l'aspirante cognata con aria di rimprovero al fratello assente.
Sì, ma noi due siamo d'accordo di festeggiare il mio compleanno ciamenica prOSSIma...
Ma gli costava tanto mandarti almeno un messaggino?! - dice la futura
cognata con apprensione.
Ti clico che noi due ...
Va là, si è dimenticato, ecco tutto! Lo conosco io, è un distratto.
Meno male che ti sei ricordata tu! - ride la fidanzata, guardando il mazzo dj fiori che la sorella di lui le ha portato.
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Per la discussione
• Pare che la sorella di lui abbia la buona intenzione di supplire alla distrazione del fratello/fidanzato. Ma che cosa non coglie? Perché non prende in considerazione «l'appuntamento. che i due si sono dati?
• Che cosa pensa Lucia del rapporto d'amore?
• Che cosa succederebbe se la fidanzata ascoltasse le «buone ragioni» di
Lucia? E se, veramente, lui fosse un distratto?
• Da dove si vede che la fidanzata non è disponibile a «svendere» il suo
rapporto d'amore?
7 M. ~attoni, G. Gillini, Pietre Miliari C .
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mana nazIOnale di studi sulla spiritualità co~iu;~;: eJ.a°s~ /ellaAChIesa Sp~sa, I contributi della Prima Settimi iare, ncora, MIlano .1998, P: 400
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A PARTIRE DALLA NOSTRA ESPERIENZA D'AMORE
VERSO UNA SOLA CARNE
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