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Stava accadendo qualcosa di importante in Lombardia

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Stava accadendo qualcosa di importante in Lombardia
34
VENERDÌ 21 GENNAIO 2011
il Cittadino
Lettere & Opinioni
POPOLARE
GIULIO CAVALLI E IL CASO DELLA SUA SCORTA
I bassi livelli
dei manager
“rampanti”
n Chiarissimo Direttore
Dopo l’uscita dal Gruppo, per un
fatto di coerenza personale non ho
più partecipato alle “Assemblee”
della Popolare in quanto, come in
ogni “ Teatro” si recitano solo dei
copioni che vengono poi smentiti
dagli accadimenti successivi, gli
“Attori” sono di livello, ma sono
sempre più convinto che molti
“Spettatori” (a parte quelli che
considerano l’avvenimento un pu­
ro ritrovo dove si godono le preli­
batezze alimentari, mai presenti
al momento delle votazioni ma che
contano lo stesso) si stanno ren­
dendo conto di trasformarsi in
comparse strumentalizzate al
mantenimento di questi “alti li­
velli occupazionali”.
Si prendano ad esempio i fiumi di
parole spese ed il clima festaiolo
che ha animato l’assemblea di
aprile e si faccia una semplice ana­
lisi con quanto è emerso nei mesi
successivi.
Nuova assemblea in data 11 dicem­
bre dove i vertici forti per il costi­
tuito “Consorzio di Garanzia” (ma
con un futuro incerto per lo stra­
volgimento di possibili equilibri
interni), l’aumento, senza un pia­
no industriale, senza fornire risul­
tati di bilancio aggiornati, senza
nessuna indicazione delle relative
modalità, viene approvato sempre
nel pieno rispetto delle normative
vigenti.
Apprendo il lunedì successivo dal
Suo quotidiano di toni accesi e di­
scussioni nate che pensavo nella
normalità dei fatti. La lettera del
Sig. Peschiera del 24 dicembre mi
ha molto amareggiato. Ho voluto
sentire più fonti tra i presenti (soci
dipendenti ed imprenditori, qual­
cuno avrebbe anche ripreso la sce­
neggiata con il cellulare): direttore
Pallavera, mai e poi mai avrei pen­
sato che un amministratore dele­
gato scendesse a questi bassi livel­
li.
Il tenore di questa lettera mi ha
portato ad una delle prime assem­
blee organizzate negli anni 2000 da
questi “ Manager” rampanti (gli
unici che conoscono le ricette per
fare utili).
Era stata organizzata un’assem­
blea per proporre una azione di re­
sponsabilità nei confronti di un
precedente amministratore dele­
gato a seguito di errata apposizio­
ne di una voce di bilancio, non vo­
glio esprimere un giudizio di meri­
to sulla stessa ma solo un giudizio
negativo sul clima e sulla fanatica
dinamica in cui si seguivano i vari
interventi.
Per noi tutti dipendenti, era una
Persona degna di grande rispetto e
molto amata anche dai nostri
Clienti. Si era formato un gruppo
di dipendenti tra i quali si erano
messi a sedere anche noti “diri­
genti” con la precisa intenzione di
fare cagnara nei confronti dei soci
dissenzienti circa il provvedimen­
to da deliberare. Io stesso facevo
parte di questo gruppo, il fatto mi
ha sempre angosciato, ma allora
non avevo scampo in quanto guar­
dati a vista. L’unica differenza è
che questi “Manager” nella più
completa indifferenza e molto fur­
bescamente non si sono mai pre­
stati a discussioni verso i dissen­
zienti ma la figuraccia la facevano
fare solo ai dipendenti.
Quanto successo denota solo una
grande cattiveria e un chiaro se­
gnale di debolezza. In assemblea il
socio ha il sacrosanto diritto di
esprimersi ed i presenti hanno il
sacro dovere di ascoltare, d’accor­
do o meno. Purtroppo questi per­
sonaggi non sono nati e cresciuti
all’interno di realtà con queste
mission,vengono calati dall’alto
da amicizie e/o dai poteri forti
ignorando il lavoro che il “Perso­
nale” ha sempre svolto nel corso
degli anni ed a loro solo va il meri­
to della loro presenza (ridimensio­
nata ma sempre significativa) sul
mercato. Spesso chi ci rappresenta
non ha un genuino legame con il
suo territorio.
Se le votazioni in assemblea fosse­
ro a scrutinio segreto il loro “rin­
novamento” sarebbe automatico.
Quanto ai dipendenti mi permetto
di fare presente che prestarsi a
questi giochetti non fa guadagnare
punteggi, chi sbaglia paga, “Loro”
si salvano sempre. Gli alti vertici
devono prendersi la responsabilità
di garantire questi elementari
principi, tanto nelle repliche sono
abili a glissare su quello che da fa­
stidio. Che la cagnara fosse stata
pensata è chiaro: lo stesso dottor
Saviotti si è permesso di dare giu­
dizi sul figlio del Sig. Peschiera
(mai visto né conosciuto)
tenendo per buono quanto riferito.
Si vede che non aveva altre argo­
mentazioni interessanti da pro­
porre per convincere l’audito­
rium.
L’attuale situazione, oltre ad esse­
re diretta conseguenza a monte di
Stava accadendo qualcosa di importante in Lombardia
n Partiamo da alcuni fatti: è il 23 dicembre
2010, mancano due giorni a Natale, ma la
giunta lombarda non si riposa mai e così
scioglie il riserbo sulle nomine dei diretto­
ri generali delle 15 Asl, delle 29 Aziende
ospedaliere della Lombardia e dell’Areu,
l’Azienda regionale emergenza e urgenza.
Passano poche ore affinché si concentri
l’attenzione su uno di quei nomi, quello di
Pietrogino Pezzano, nominato direttore
dalla più grande Asl d’Italia, quella di Mi­
lano. Calabrese, Pezzano è noto, in realtà,
per alcune fotografie inserite nei fascicoli
dell’indagine “Infinito” che lo ritraggono
in compagnia dei due capibastone della
Brianza Saverio Moscato e Candeloro Poli­
meno e per un’accusa di corruzione dai ca­
rabinieri di Desio per i lavori affidati a Giu­
seppe Sgrò, arrestato insieme al fratello
Eduardo per 416bis. Non basta, a detta di
Pino Neri, boss della ‘ndrangheta della zo­
na di Pavia, è lui uno di quelli “che fa favori
a tutti”.
Una questione, come dicevo, che non passa
inosservata e che, nonostante le vacanze di
Natale, chiama a raccolta molti sindaci del­
l’hinterland milanese che, guidati dal sin­
daco di Vanzago Roberto Nava e dal presi­
dente di “Sos racket e usura” Frediano
Manzi, decidono di proporre una consulta­
zione popolare per chiedere l’opinione dei
cittadini sull’opportunità politica di condi­
videre o meno la scelta della giunta Formi­
goni. Nel frattempo anche alcuni consiglie­
scelte nel comparto finanza non di
Banche Popolari, ma anche di scel­
te poco lungimiranti fatte dal 2009
e che ha comportato in termini di
costi un peso non indifferente sul
conto economico.
Il bisturi andava usato prima ap­
profittando anche dei notevoli va­
lori delle partecipate che non ave­
vano la stessa mission.
Le scelte fatte ultimamente (risol­
vere i problemi con i soldi degli al­
tri) sono solo condizionate dallo
svalutato valore di mercato ma
non da un particolare “amore” per
il mantenimento dell’attuale “ar­
genteria”.
Avrebbe avuto così più tempo per
controllare e riformare la rete
commerciale e gli uomini che la
gestiscono. Sicuramente positivo
il recente interesse verso i diretto­
ri riconoscendo le Agenzie come
“Piccole Imprese”, l’unica consi­
derazione è che un direttore non si
improvvisa ma si forma nel tempo
sulla base di percorsi formativi e
delle relative esperienze (e qui di
tempo ne abbiamo perso troppo).
Conosco la famiglia Peschiera da
anni; imprenditori nel settore
“prosciutti”, stimati per correttez­
za, professionalità e serietà. Un
tempo questa tipologia di clientela
e di imprenditoria era molto ricer­
cata ed era il fiore all’occhiello del­
le “Popolari” (ma lo erano anche
per il San Gimignano di Parma).
Con il subentro della “Lodi” gli si
dice che se non gli stanno bene le
condizioni può andarsene e glielo
si dice anche davanti ad una platea
qualificata. I clienti possono an­
che cambiare Banca ma prima de­
vono ottenere tutte le risposte ai
chiarimenti richiesti. Il “socio” al
contrario ha tutto il diritto di re­
stare e manifestare tutto il proprio
disappunto per una strategia in
cui non si ritrova. Dovessimo fare
un censimento sul gradimento dei
Soci non so cosa salterebbe fuori.
L’attaccamento alla Banca di que­
sto Socio si è spesso esternato nel­
le normali conversazioni dispia­
ciuto sul fatto che un tempo le fat­
ture dei clienti del prosciuttifici
(anche di clienti storici dell’Area
veronese) erano costituiti da titoli
di banche del Gruppo ma ora han­
no lasciato il posto a quelli della
Banche di Credito Cooperativo.
ri regionali non stanno a guardare: Giulio
Cavalli (IDV) presenta una mozione, firma­
ta in calce dai gruppi PD, UDC, SEL e Pen­
sionati, per chiedere la revoca della nomi­
na del nuovo direttore generale.
18 gennaio 2011: giorno della verità. Il Con­
siglio regionale è chiamato a votare e deci­
dere sulla scomoda nomina. La Lega, dopo
le parole di imbarazzo del Presidente del
consiglio regionale Davide Boni, sembra
voler appoggiare la mozione Cavalli in
quella che è una consultazione a scrutinio
segreto. Qualcosa salta, i tre consiglieri
UDC che nei giorni precedenti, guidati da
Enrico Marcora, si erano prodigati in que­
sta battaglia improvvisamente scompaio­
no. Si vota: 31 voti favorevoli; 32 contrari; 2
astenuti. Pezzano rimane al proprio posto.
Stessa data, squilla il telefono del consi­
gliere regionale dell’IDV Giulio Cavalli, è il
Prefetto di Lodi: la sua scorta è revocata,
fra dieci giorni le verrà tolta qualsiasi for­
ma di protezione.
Stava per accadere qualcosa in Lombardia.
Per la prima volta qualcuno stava riuscen­
do a sovvertire una decisione presa dalla
giunta regionale. Non una decisione qual­
siasi, sia ben chiaro: in palio c’era il posto
più prestigioso della sanità lombarda, la
credibilità di una decisione politica di chi,
da quindici anni, governa nella regione più
ricca d’Italia.
L’etica pubblica e il rigore morale stavano
trionfando lasciando alla porta quelle che,
Quanto al figlio posso solo dire che
è riconosciuto dalla maggior parte
dei clienti del comprensorio del
parmense persona corretta e com­
mercialmente molto valida. C’è da
augurarsi che le Associazioni Sin­
dacali da sempre molto attente vi­
gilino da possibili “vendette” che
ne potrebbero scaturire. Ho appre­
so inoltre il concetto di “etica”
espresso dal Presidente a proposi­
to di puntualizzazioni fatte da al­
cuni relatori circa le multe inflitte
ad uomini che occupano posizioni
di rilievo nell’ambito del Gruppo.
Da quanto letto non mi sembra che
le multe sono state date per “ecces­
so di velocità” alla guida di un au­
toveicolo. Si partecipa a seminari
dove si parla di etica e poi si danno
simili risposte.
Molto interessante, prendendo lo
spunto da certe anomalie formali
rilevate nel corso dell’assemblea,
l’interrogazione al Senato della
Repubblica nella 473^ seduta del 14
dicembre 2010 da parte del senato­
re Lannutti dove c’è poco da ag­
giungere ma tanto da riflettere.
Interessante la lettera scritta dal
Sig. Luigi Chiappa su considera­
zioni che mi hanno stimolato in
quanto ben a conoscenza del mon­
do novarese­piemontese (sono sta­
to 30 anni dipendente della Banca
popolare di Novara). Culturamen­
te e geneticamente il Novarese ed
il Piemontese in genere di caratte­
re è molto più tranquillo del Lodi­
giano pur essendo lavorativamen­
te parlando molto attivo e produt­
tivo. Il socio “novarese” che ha
molto sofferto del declino della sua
Banca e che ha sempre avuto una
grande venerazione per le sue ma­
estranze (il defunto Comm. Venini
arringava i soci definendo l’azione
un lingotto con la cedola) è ormai
rassegnato.
Prova ne è stata il “matrimonio”
con la Verona che è passato nella
quasi totale indifferenza (qualche
ripensamento adesso c’è). Sono co­
munque più interessati alla loro
squadra di calcio. Per il cliente è
invece solo questione di condizio­
ni ed i rapporti esclusivi del passa­
to con le nuove generazioni si sono
persi. Si tenga anche presente la
numerosità degli sportelli bancari
aperti dalla concorrenza negli ulti­
mi anni consapevole del terreno
anche solo a livello di possibilità, sembra­
no essere le infiltrazioni mafiose nel siste­
ma sanitario lombardo.
Si riesce ad evitarlo, ma non basta: bisogna
dare un segnale più forte. Bisogna fare in
modo che chi si sta facendo promotore di
tanta voglia di legalità e trasparenza politi­
ca capisca che deve rallentare la sua sete di
giustizia.
O forse no. Forse tutta questa vicenda non
c’entra nulla con la revoca della scorta a
Giulio Cavalli. Forse, semplicemente, quel
documento della Commissione parlamen­
tare antimafia, che accerta le minacce subi­
te dall’attore, non basta all’Ufficio centrale
scorte per tenere impegnati costantemente
uomini delle forze dell’ordine che hanno
l’obbligo di sorvegliarlo ovunque vada.
Forse è uno spreco di soldi quello che lo
Stato stava facendo ed è arrivato il momen­
to che quest’attore da quattro soldi che,
non si sa come, è riuscito a guadagnarsi i
voti dei cittadini per rappresentarli in Con­
siglio regionale, sia isolato. Anzi, meglio,
forse è il caso che qualcuno pensi a un pia­
no anche per delegittimarlo, infangare il
suo lavoro, fino a lanciare un segnale chia­
ro, univoco: vuoi tanto fare il martire? Fal­
lo da solo. E tu, Vincenzo Mandalari, boss
della ‘ndrangheta latitante, adesso hai pie­
de libero per soddisfarlo.
Massimo Brugnone
Coordinatore regione Lombardia “Ammazzateci Tutti”
www.lombardia.ammazzatecitutti.org
fertile offerto dalla Novara.
Sull’aspetto politico sono d’accor­
do, i politici di Novara sono da se­
conda Repubblica, a Lodi sono an­
cora da prima Repubblica, quando
Dc e sinistra si spartivano Presi­
denze e Consigli d’Amministrazio­
ne. Bisogna comunque aggiungere
che a Novara i vertici della Banca
molto furbescamente sono abili a
gestire i rapporti di relazione.
A Lodi (è stata chiara la lettera del
Sig. Tansini) nascono “Associazio­
ni” dall’interno che si richiamano
al “Fondatore della Banca” per fi­
ni diversi dalla difesa dell’ azioni­
sta ma per rafforzare l’asse politi­
co Lodi­Verona finalizzato al con­
trollo della “Fondazione” (mi au­
guro che almeno nel frattempo si
siano attivati per rendere decoro­
sa la sepoltura del loro illustre
“Avo”).
La cattiveria espressa al Sig. Tan­
sini per il fatto di avere cambiato
banca non mi trova d’accordo, an­
zi il fatto che abbia avuto
il coraggio di farlo ha avuto tutto il
mio apprezzamento.
Non ci sono più i “ Capi” del passa­
to che ci insegnavano valori quali
la fedeltà, l’attaccamento, la corte­
sia, la disponibilità totale... e così
via. Ora l’innamoramento in que­
sti contesti (qualcosa però è rima­
sto ancora nelle Banche di Credito
operativo, se tali rimangono) è co­
sa d’altri tempi.
Ricordo di avere letto sul Suo quo­
tidiano in data 9 febbraio un arti­
colo dove le Associazioni Sindaca­
li esprimevano la loro contentezza
per la condanna del Creberg in me­
rito a pressioni commerciali sui
Dipendenti. Se la Banca ora viene
concepita un “ punto vendita” vale
la regola del libero commercio per
tutti.
Chiudo questa mia lettera con un
pensiero circa l’imminente au­
mento di capitale sul quale si sono
spesi fiume di parole e di inchio­
stro sforzandomi di capire la fatti­
bilità o meno ma oltre motivi di ca­
rattere sentimentale non ne ho tro­
vati. Significativa la lettera del
dottor Volpe dell’Anpalodi (sem­
pre con osservazioni equilibrate e
coerenti): «Così Verona sta spol­
pando la nostra Lodi», che chiude
con l’unica cosa che varrebbe la
pena di fare: “Mettiamo pure ma­
no al portafoglio e ricompriamoci
la nostra Banca”.
Vive cordialità
Angelo Origi
Casalpusterlengo
ZORLESCO
I cittadini
vogliono vedere
i risultati
n Devo smentire e smorzare gli
inutili e futili ardori che si voglio­
no sollevare intorno al nuovo rego­
lamento del consiglio di frazione
di Zorlesco.
A proposito, perché la stessa cosa
non è stata fatta per Vittadone?
I cittadini si aspettano la sostanza,
cioè la soluzione dei problemi, il
buon funzionamento dei servizi, la
pulizia del paese, la realizzazione
delle opere importanti per la fra­
zione; ed il giudizio generale a Zor­
lesco su questa amministrazione è
attualmente negativo.
Non è vero che questo nuovo rego­
lamento sia in assoluto quello che
dia maggiore autonomia alla fra­
zione: si vada a vedere quello in vi­
gore fra il 1975 ed il 1980.
Dopo si facciano i confronti, non
spelliamoci le mani in inutili ap­
plausi adesso.
Anch’io mi riservo ulteriori rifles­
sioni dopo aver letto tutto il testo,
ma sin d’ora mi sento di dire che
trovo strano che si parli solo di
Zorlesco e non anche di Vittadone.
Trovo strano che questo nuovo re­
golamento non sia nato da richie­
ste specifiche della frazione,ma è
una cosa calata dall’alto­ tanto che
lo hanno illustrato non i consiglie­
ri di frazione,ma due consiglieri
comunali di maggioranza.
Trovo strano che si parta da Zorle­
sco visto che con la nomina del
consigliere delegato alla frazione ­
nella persona della signora Resse­
gotti ­ la frazione, nelle parole del
Sindaco, avrebbe avuto un diretto
rappresentante in giunta nei mo­
menti in cui si devono discutere i
temi di Zorlesco. Allora che senso
ha tutto questo fumo?
Forse è ancora frutto delle beghe
interne alla maggioranza per cui
si vogliono un po’ limitare le pre­
rogative del delegato alla frazione­
espressione della Lega ­ a vantag­
gio del presidente del consiglio di
frazione ­ espressione del Pdl?
Se così fosse ai cittadini queste be­
ghe non interessano. I cittadini vo­
glio vedere risultati.
Io spero che il Consiglio Comunale
non approvi il testo come approva­
to a Zorlesco, anche perché esso
contiene un principio contrario al­
la democrazia rappresentativa:
quello per cui un consigliere di
maggioranza ha un voto che vale
di più di quelli di opposizione.
Io credo che negli organismi che
rappresentano i cittadini, in cui
ciascun consigliere deve fare l’in­
teresse della frazione e non di un
partito, debba valere il principio
“una testa,un voto”. Perché il con­
siglio di frazione, come il consiglio
comunale, non sono assemblee di
azionisti, né consigli di ammini­
strazione: essi rappresentano tutti
i cittadini.
Perché non è stata introdotta l’ele­
zione diretta del consiglio di fra­
zione? Questa sarebbe stata una
scelta di autonomia fortissima, ve­
ra, concreta. Lasciare alle frazioni
la nomina dei propri rappresen­
tanti.
Quanto al simbolo, non ci si faccia
ingannare: il gallo con la stella
non è mai stato, storicamente, il
simbolo del Comune di Zorlesco.
Ha cominciato ad essere utilizzato
come proprio simbolo dalla squa­
dra di calcio negli anni settanta...
Vedete un po’ voi... Ma questo è un
aspetto folkloristico, non è la so­
stanza.
Zorlesco ha bisogno di ben altro
che del fumo negli occhi di questo
nuovo regolamento.
Massimo Rebughini
CASALE
Uno spettacolo
che regala
forti emozioni
n Tra molte notizie che ogni gior­
no affliggono e demoralizzano fi­
nalmente qualcosa di allegro e po­
sitivo.
Mi riferisco al musical, «Viaggio
nel cerchio della vita» tratto dal
cartoon disney «Re Leone», andato
in scena al Comunale di Casale per
la quinta e sesta replica nel week
end scorso. Spettacolo voluto forte­
mente dal maestro Michele Fonta­
na e dalla Maestra Ombretta Cre­
monesi, che ha regalato emozioni
forti a tutti gli spettatori (sana
commozione) e a chi come me ha
lavorato nelle quinte.
Sono una truccatrice professioni­
sta, lavoro da 10 anni nel mondo
dello spettacolo passando da palco­
scenici come l’Arena di Verona a
studi televisivi di emittenti nazio­
nali, sfilate di moda in piazze na­
zionali e internazionali ma ogni
qualvolta Ombretta e Michele
chiamano cerco di esserci; per
quella passione che ci lega e ci per­
mette di esprimere attraverso la
nostra «arte» la voglia di «colora­
re» il mondo, regalando momenti
piacevoli e sorrisi a chi ci segue.
Sono felice che sia stato dedicato
un articolo allo Spettacolo, ne va­
le.
Nel salutarLa La invito per la
prossima replica... sono sicura che
arriveranno nuove richieste... e la
magia del palcoscenico tornerà a
coinvolgere...
Grazie.
Stefania Berlendis
COSWAY
Non è lei,
Maria era
più bella
n Non vorrei passare per un cen­
sore noioso e un po’ spinoso nel
precisare qualche disattenzione
altrui (quando verrà sostituita la
due volte sbagliata lapide del San
Domenico riguardante la “famige­
rata” Pace di Lodi del 1456?), ma
seppur con un po’ di ritardo ho no­
tato che su “Il Cittadino” del 16 di­
cembre 2010 riappare Maria Co­
sway finalmente non più oltrag­
giata nel nome Mary o Mery che
sia.
Però nell’apparato fotografico a la­
to della fedele ricostruzione di Fa­
bio Ravera sul ritrovato autori­
tratto esposto di questi tempi alla
Galleria degli Uffizi, insieme al bel
disegno di Richard accanto alla
moglie, da me recuperato a Londra
nel lontano 1992, si nota un altro
ritratto di Richard che identifica
l’effigiata nella Cosway. Non è Ma­
ria perché è attribuzione sbagliata
apparsa sulla copertina di un libro
di qualche anno fa. Maria, oltre­
tutto, era bella e non solo per me.
Grazie
Tino Gipponi
Fly UP