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Ho sete di te - Ministri di Misericordia
HO SETE DI TE Ritiro cooperatori di Madre Teresa Voi avete scelto di essere dei cooperatori dell’opera di madre Teresa. Avete scelto di compiere qualcosa che possa essere d’aiuto alle suore missionarie della Carità nel loro servizio ai poveri più poveri e di far parte di una famiglia composta di persone di tutti i continenti che compongono i tre rami della sua opera: i semplici cooperatori, i malati e i sofferenti e le contemplative. Come sapete un posto particolare nel cuore della missione di Madre Teresa lo occupano i sofferenti a cui ella chiede di offrire il loro dolore al Signore perché il servizio delle suore sia sostenuta dalla Grazia divina. L’aspetto materiale della cooperazione per la Madre ha importanza soprattutto in quanto esso è un modo per mostrare effettivamente il proprio amore per Dio che è il centro di ogni iniziativa. L’invito che ella fa è sempre lo stesso: Inizia trasformando tutto ciò che fai in qualcosa di bello per Dio. Ciò che la riempiva più di gioia non era tanto quanto si facesse ma il sapere che i cooperatori pregassero per la sua opera. Madre Teresa invitava i suoi cooperatori ad esercitarsi nell’amare Dio e gli uomini cominciando dalla propria casa perché questa potesse divenire un luogo dove regnasse Gesù e la sua pace. Ciò che le premeva di più era portare le anime dei poveri a Gesù. In un dialogo con p. Le Joly diceva: «Le suore si sentono felici quando possono fare del bene alle anime. In fondo è per questo che cominciammo a prenderci cura dei moribondi; lo facemmo per aiutarli a pensare a Dio nei loro ultimi momenti e a fare un atto di amore verso di lui prima di spirare; vogliamo che muoiano con Dio». Cominciamo con questo atto di fede nell’amore di Gesù anche per noi. Ascoltiamo Madre Teresa come ci parla della fede: «Rinuncerei alla vita piuttosto che rinunciare alla mia fede. la fede è un dono di Dio. Senza di essa non ci sarebbe vita. E la nostra opera se vuole essere fruttuosa, tutta per Dio e bella, deve essere costruita sulla fede, sulla fede in Cristo il quale ha detto. avevo fame, ero nudo, ero infermo, senza casa e voi mi avete servito. Tutta la nostra attività è basata su queste sue parole. La fede scarseggia perché c’è troppo egoismo e troppa sete di guadagno solo per sé. La fede per essere vera ha bisogno di essere un amore che dona. L’amore e la fede vanno di pari passo e si completano. Cari amici credo di capirvi meglio adesso. Temo di non saper rispondere alla vostra sofferenza. Non so perché , però voi siete per me come un Nicodemo e son sicura che la risposta è la medesima: se non diventerete come un fanciullo… sono sicura che capirete bene tutto. Solo se diventerete come fanciulli nelle mani di Dio. Il vostro desiderio di Dio è tanto profondo eppure Lui continua a mantenersi lontano da voi. Egli fa certamente violenza a se stesso nell’agire così perché vi ama a tal punto da aver mandato Gesù a morire per voi e per me. Cristo desidera essere il vostro cibo. Circondati come siete dalla pienezza del cibo di vita morite di fame. L’amore personale che Cristo ha per voi è infinito, mentre la piccola difficoltà che voi provate nei riguardi della chiesa è limitata. Superate il finito con l’infinito. Cristo vi ha creato perché vi voleva. So che cosa provate: un desiderio tormentoso, unito a un senso di vuoto e di oscurità. Eppure è Lui che vi ama. Non so se avete mai letto le righe seguenti, a me esse danno un senso di pienezza e di vuoto nello stesso tempo: «Mio Dio, mio Dio che cos’è un cuore che tu lo spii e lo corteggi a quel modo, profondendo su di esso tutto il tuo cuore, come se non avessi altro da fare?». Madre Teresa diceva che il fine della sua opera consiste nel placare la sete che Gesù in croce ha dell’amore delle anime, lavorando per la salvezza e la santificazione dei poveri. In una lettera a Jacqueline de Decker così scrive: «Per placare la sete di Gesù dobbiamo essere un calice, e lei e gli altri – uomini, donne, bambini, vecchi e giovani, poveri e ricchi – siete i benvenuti per formare il calice». Questa risposta di amore a Gesù parte dall’esperienza di sentirsi amati da lui. non possiamo fare qualcosa per qualcuno se qualcun altro non ha fatto qualche cosa per noi. È la logica della parola di Gesù ai suoi apostoli. «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date». Dobbiamo ogni tanto ritornare a questa coscienza originaria dell’amore di Cristo per noi e comprendere che il significato dell’amore di Madre Teresa per i poveri stava nel suo slancio d’amore per Gesù . Ella infatti diceva sempre: «La mia vita è dedicata a Cristo. È per lui che respiro e vedo» e che la missione delle Missionarie della carità è quella di dare Dio ai poveri nei quartieri poveri: «Non un Dio nostro, ma un Dio vivo, un Dio amante. Più riceviamo nella preghiera, più possiamo dare..» Madre Teresa è stata fin da bambina innamorata di Dio. Gesù è stato il primo e l’unico ad affascinare il suo cuore. In una lettera ella scrive così: «Fin dalla mia fanciullezza il Cuore di Gesù è stato il mio primo amore … Dall’età di cinque anni e mezzo, quando ho ricevuto Gesù per la prima volta, l’amore per le anime è penetrato dentro di me. È aumentato con gli anni». È su questa base che poi che all’età di 36 anni ella fece un voto segreto a Dio : «donare a Dio qualunque cosa Lui avesse chiesto senza rifiutargli nulla». Ci sono due modi per cooperare con qualcuno: il primo e più semplice modo è fare qualcosa per lui così che la sua opera cresca; il secondo è condividere con lui l’anima di questa opera e quindi lasciarsi coinvolgere fino a partecipare del medesimo spirito dell’altro. Siamo certi che Madre Teresa accoglie con amore ogni piccolo gesto a favore di quanto ella ha iniziato ma è ancora più felice se ci lasciamo penetrare dai sentimenti che l’hanno animata e che ancora guidano le Missionarie della carità nei confronti di Gesù. Chiamati ad amare i poveri e Gesù in essi, andiamo all’origine dell’Amore, alla sua fonte. Dice S.Giovanni: « Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati» (1 Gv 4,8-10). Nella omelia per la beatificazione di Madre Teresa, il Papa a un certo punto ha detto: « Il grido di Gesù sulla croce, “Ho sete” che esprime il profondo desiderio d’amore di Dio per l’uomo, penetrò l’anima di Madre Teresa e trovò nel suo cuore un fertile terreno. Saziare la sete d’amore di Gesù di amore e delle anime in unione con Maria, la madre di Gesù, è diventato l’unico scopo dell’esistenza di Madre Teresa e la forza interiore che la condusse fuori di se stessa e la fece “correre in tutta fretta” attraverso il mondo per lavorare per la salvezza e la santificazione dei più poveri dei poveri» Oggi vogliamo penetrarci di questo “profondo desiderio d’amore di Gesù per l’essere umano e in particolare per il povero. Per fare questo dobbiamo lasciarci coinvolgere da questo amore, dobbiamo sentirlo in noi, dobbiamo riconoscerlo nella nostra vita. Per questo, attraverso questo ritiro, possiamo comprendere insieme che Egli si accosta a noi e bussa alla porta del nostro cuore. Sta a noi aprirgli. L’invito di Gesù ad aprirgli la porta del nostro cuore risuona per noi oggi particolarmente nel grido che proviene dalle profondità dell’eternità di Dio fino a noi: «Ho sete»: “Ho sete di te, ho sete del tuo amore, ho sete dell’amore dei più poveri”. Ho sete di amarti e di farti sentire il mio amore. Ho sete di colmare il tuo vuoto, la tua solitudine, di dare pace ai tuoi tormenti, di perdonare il tuo peccato, di fasciare e guarire le ferite del tuo cuore e del tuo corpo. Ho sete dell’amore che ho riversato nei vostri cuori Credo che succeda spesso a tutti noi che non partiamo da questa coscienza ma da un desiderio che portiamo in noi di amare, di dare un significato bello al nostro vivere e così ci capita talvolta di trovarci accanto alle ferite del cuore di un altro,o o di un povero e scoprire che anche noi siamo feriti. ce ne accorgiamo dalle nostre reazioni, dagli istinti violenti che ci possono assalire, dalle piccole gelosie, dagli attaccamenti che possono oscurare la limpidezza del nostro agire, dal dividere in scomparti la nostra vita ed essere così diversi nei vari contesti del nostro quotidiano. Ci accorgiamo insomma che anche il nostro cuore ha bisogno della guarigione di Cristo, di mani tenere che lo possano curare, di un cuore più grande che lo possa contenere. Ci accorgiamo quanto abbiamo bisogno anche noi di essere amati oltre che di amare. Per questo oggi Gesù dice a noi. “Ho sete, “Ho sete di te”. Da dove proviene questo suo grido che risuona ancora oggi? Esso è stato lanciato dal cuore spezzato di Gesù sulla croce, quando, come il pane che aveva spezzato per i suoi discepoli nell’ultima cena, si è offerto interamente al Padre per noi dopo essersi donato interamente a noi. Lui che aveva promesso fiumi d’acqua viva alla samaritana, che aveva gridato:« chi ha sete venga a me e beva» indicando sotto il segno dell’acqua il dono dello spirito, dopo averlo riversato per noi sotto il segno dell’acqua fuoriuscita dal suo costato trafitto, sembra non avere più nulla: Lui il donatore dell’acqua dello Spirito muore assetato. Gesù grida “Ho sete” e il suo diventa un grido d’amore che proviene dall’eternità: fin dalle origini siamo stati oggetto di quell’amore di Dio e se c’è una parola che può identificarci meglio di altre questa deve essere proprio: “Io sono l’amato” come fu per Gesù essere l’Amato dal Padre. Sentiamo cosa ci dice Dio attraverso la Scrittura su questo tema: “Ora così dice il Signore, che ti ha creato, che ti ha plasmato: «Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni … Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio del suo seno? Anche se ci fosse una donna che si dimenticasse, io invece non ti dimenticherò mai. Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani” (Is 43,1; 49,15). La verità su noi stessi è che siamo amati prima che qualsiasi altra persona ci possa aver amato o offeso o fatto del male o rifiutato. Sentirci amati non significa ignorare le nostre ferite, ma aprirle alla presenza amorevole del nostro redentore. Rispondere al grido di Gesù vuol dire quindi aprire la prorta del nostro cuore e permettergli di entrare. Far crescere in noi la consapevolezza di essere amati da Gesù proprio lì dove non vorremmo nemmeno noi entrare, nella debolezza del nostro cuore, ci farà accostare agli altri, anch’essi feriti, con maggiore umiltà, potremo comprenderli meglio,e condividere la profondità del loro dolore: il non sentirsi desiderati, né amati, il sentirsi abbandonati. Possiamo chiederci se durante le nostre giornate, durante le nostre attività e nelle relazioni con gli altri ci ricordiamo oltre di quanto dobbiamo fare o cosa dobbiamo dare, anche di quanto possiamo essere amati da Gesù e di comportarci di conseguenza. Pensiamo per un attimo cosa può essere la nostra risposta all’invito di Gesù sulla croce “Ho sete” se prima non abbiamo percepito a fondo cosa voglia dire essere amati da Lui. Cooperare con Madre Teresa significa anche imparare da lei che siamo amati da Dio rispondendo al grido di Gesù “Ho sete”. Possiamo chiederci: «Come ci ha amato Gesù, come ci ama adesso?» Il suo amore mi coinvolge perché risponde a un mio intimo e segreto desiderio di essere amato di un amore eterno Il suo amore mi guarisce perché tocca le ferite più profonde e nascoste, scritte nel mio cuore e nella mia storia Il suo amore mi perdona facendomi rinascere ogni volta in una nuova vita libera dal male Il suo amore è in me una fonte di vita, un’acqua che sgorga dall’intimo del mio cuore e che è capace di dissetare i cuori di chi mi sta accanto Il suo amore mi libera dagli attaccamenti, dal desiderio di comandare, di essere lodato, di cercare sempre qualche mio vantaggio Il suo amore mi impedisce di possedere gli altri e tenerli legati Il suo amore mi permette di donare ciò che sono gratuitamente Il suo amore mi pone accanto ai non amati, agli esclusi, a coloro che il mondo rifiuta Il suo amore mi spinge ad accompagnare chi mi sta accanto e specialmente i poveri a sentirsi amati, come me, dallo stesso Padre e a ritornare a Lui. p. Salvatore Franco omi alcuni spunti per la riflessione personale e la condivisione in gruppo 1) Quali sono le Frasi principali dal testo “Ho sete di te” che più sono risuonate nel mio cuore? 2) Penso di permettere a sufficienza a Gesù di entrare nelle profondità del mio cuore? 3) Mi lascio guarire da Lui affidandomi a Lui? 4) Utilizzo a sufficienza i mezzi della Grazia come la Confessione, la Comunione, la Parola di Dio per lasciare che Gesù mi incontri e mi rinnovi? 5) Nella mia vita quotidiana in famiglia e nel lavoro, vivo con lo stesso amore che metto nel servizio come cooperatore? 6) Cosa provo quando lascio riecheggiare in me il grido di Gesù sulla croce: “Ho sete”? 7) Mi sento amato da Gesù? diapositive sul testo “Credere oggi” 1. Hc91-24; musica 2. Hc95-8; credere in Dio 3. Hc 91-19 Musica 4. Dc 12 -9 di «Rinuncerei alla vita piuttosto che rinunciare alla mia fede. la fede è un dono Dio. Senza di essa non ci sarebbe vita. 5. Dc 12-31 E la nostra opera se vuole essere fruttuosa, tutta per Dio e bella, deve essere costruita sulla fede, sulla fede in Cristo il quale ha detto. 6. Dc12-22 avevo fame, ero nudo, ero infermo, senza casa e voi mi avete servito. Tutta la nostra attività è basata su queste sue parole. 7. Dc1-2 La fede scarseggia perché c’è troppo egoismo e troppa sete di guadagno solo per sé. 8. Dc12-42 La fede per essere vera ha bisogno di essere un amore che dona. L’amore e la fede vanno di pari passo e si completano. 9. Hc91-23 Cari amici credo di capirvi meglio adesso. Temo di non saper rispondere alla vostra sofferenza. Non so perché , però voi siete per me come un Nicodemo e son sicura che la risposta è la medesima: 10. Dc12-12 se non diventerete come un fanciullo… sono sicura che capirete bene tutto. Solo se diventerete come fanciulli nelle mani di Dio. 11. Dc12-5 Il vostro desiderio di Dio è tanto profondo eppure Lui continua a mantenersi lontano da voi. Egli fa certamente violenza a se stesso nell’agire così perché vi ama a tal punto da aver mandato Gesù a morire per voi e per me. 12. Dc12-26 Cristo desidera essere il vostro cibo. Circondati come siete dalla pienezza del cibo di vita morite di fame. L’amore personale che Cristo ha per voi è infinito, mentre la piccola difficoltà che voi provate nei riguardi della chiesa è limitata. 13. Dc12-2 Superate il finito con l’infinito. Cristo vi ha creato perché vi voleva. So che cosa provate: 14. Hc96-6 un desiderio tormentoso, unito a un senso di vuoto e di oscurità. Eppure è Lui che vi ama. Non so se avete mai letto le righe seguenti, a me esse danno un senso di pienezza e di vuoto nello stesso tempo: 15. Dc12-43 «Mio Dio, mio Dio che cos’è un cuore che tu lo spii e lo corteggi a quel modo, profondendo su di esso tutto il tuo cuore, come se non avessi altro da fare?».