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Macello o inceneritore? All`Europa la decisione sul destino di 1500

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Macello o inceneritore? All`Europa la decisione sul destino di 1500
pagina 9
15 luglio 2011
PESTE SUINA
A BOTTIDDA
La più grande porcilaia del nord Sardegna
nella fascia di sorveglianza: bloccata
la movimentazione, rischio di abbattimenti
Alcuni dei maialini della porcilaia Tecnopig
Gianfranco Campagnani, al centro, con i figli Salvatore, a sinistra, e Stefano di fronte allo stabilimento
Macellooinceneritore?
All’Europaladecisione
suldestinodi1500maiali
dall’inviato Pier Luigi Piredda
BOTTIDDA. Per mesi sono stati accuditi
e coccolati e le loro condizioni verificate
quotidianamente, perchè i controlli sanitari sono ancora più rigidi quando la carne deve finire sui banchi delle macellerie
e dei centri commerciali con ben impresso sull’etichetta il marchio «Sardegna».
Ma gli oltre 1000 maiali dell’azienda «Tecnopig» (la porcilaia più grande in attiE poi non si sa che fine faranno. Dovrebbero finire al
macello, come previsto dal loro destino fin dalla nascita.
Ma non è da scartare l’ipotesi che vadano nell’inceneritore. Per colpa dell’epidemia di
peste suina africana, scoperta in uno dei tanti allevamenti a carattere familiare del
Goceano e che ha fatto immediatamente scattare le rigidissime misure di prevenzione previste dai protocolli sanitari. La porcilaia di Campagnani ricade proprio all’interno della zona di sorveglianza dei 10 chilometri e
per questo non può movimentare, nè macellare il bestiame come previsto dalle
leggi comunitarie.
L’azienda «Tecnopig» è
esente dall’epidemia, tutti i
controlli eseguiti hanno scongiurato ogni seppur minima
ipotesi di contagio, ma a breve distanza sono stati segnalati diversi focolai, oltre a
quello che ha fatto scattare
l’allarme, e già abbattuti una
trentina di capi. Per questo
motivo, non si può ancora sapere che fine faranno i «magroni» (si chiamano così i
maiali in fase d’ingrasso preparati per andare al macello)
di «S’ispiddazzu».
Il destino dei maiali e anche dell’azienda, visto l’enorme danno economico che potrebbe subire, è nelle mani
della Comunità europea. Che
dovrà decidere sulla concessione di una deroga per la
movimentazione, l’abbattimento e la conseguente commercializzazione delle carni.
Deroga richiesta immediatamente (il 16 giugno, giorno
in cui è stato accertato il primo focolaio di peste suina)
dai Campagnani al servizio
veterinario dell’Asl 1, che a
sua volta l’ha girata con parere favorevole all’assessorato
regionale alla Sanità, che
l’ha immediatamente inviata
all’unità di crisi del ministero della Sanità, che ha provveduto a inoltrarla a Bruxelles. La Commissione euro-
vità nella provincia di Sassari) della famiglia Campagnani, sono ormai quasi ammassati nel centro d’ingrasso di «S’ispiddazzu», su una collina da cui si domina
mezzo Goceano. L’azienda potrebbe ospitarne al massimo 800, ma ormai sono quasi il doppio i suini pronti per la vendita
chiusi da un mese nel centro, dove dovranno rimanere almeno fino a oggi.
Una
dipendente
della Tecnopig
di Bottidda
Sopra,
Salvatore
Campagnani
in laboratorio
pea si riunirà oggi per sciogliere la riserva.
Fino a quel momento, i
maiali dell’azienda «Tecnopig» sono chiusi nel centro
d’ingrasso. In spazi sempre
più ristretti, perchè aumentano di giorno in giorno, visto
che vengono raggiunti quotidianamente da altri maialetti che, finito il periodo di
«svezzamento» nella porci-
laia-madre, devono cominciare il periodo d’ingrasso.
«La situazione è molto difficile — ha spiegato Gianfranco Campagnani, che coordina l’attività della porcilaia
“Tecnopig”, gestita dal figlio
Salvatore, 22 anni, stesso nome e stessa passione del nonno, che il centro d’ingrasso
del bestiame, con strutture
avveniristiche per quei tem-
pi, l’aveva letteralmente inventato una trentina di anni
fa in una landa desolata e poi
il figlio e i nipoti (anche Stefano Campagnani, 20 anni,
collabora ma sta ancora studiando) l’hanno fatto crescere e ammodernato anche tecnologicamente —. In questo
momento non sappiamo che
cosa fare, tutti i controlli nella nostra azienda hanno
scongiurato il contagio e non
poteva essere altrimenti visti i rigidi protocolli di sorveglianza sanitaria che abbiamo. Aspettiamo con fiducia
le decisioni della Comunità
europea — hanno, concluso i
Campagnani — anche se i
tempi lunghi non favoriscono la nostra attività».
La «Tecnopig» riesce a rifornire quasi due terzi del
mercato sardo, ma la sua produzione di 300 maiali a settimana non è sufficiente per
soddisfare la richiesta. Dal
centro d’ingrasso, i «magroni» vengono avviati al macello di Forma a Macomer, dove la carne viene predisposta
per la vendita. Nell’allevamento di «S’ispiddazzu» la linea delle scrofe è di razza
«Large white landrace», mentre per la linea maschile viene utilizzato seme dei verri
di razza «Pietrain».
L’attrezzata porcilaia è formata da diversi capannoni al
cui interno gli animali sono
sistemati in gabbie. La struttura è dotata di impianto di
areazione: un’azienda modello nella quale lavorano una
decina di dipendenti, tra cui
alcune donne, del Goceano.
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