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le molle - Gilera Bi4 community
Un esempio di una struttura 3D: le molle Le molle 2 La molla è un elemento meccanico progettato per sopportare elevate deformazioni elastiche, senza rimanere deformato in modo permanente. Grazie a ciò possono accumulare molta energia elastica, per poi cederla quando richiesta. Applicazioni caratteristiche: •accumulatore di energia per il comando di piccoli meccanismi; •dispositivi di attenuazione delle vibrazioni; •generazione di forze di valore controllato; •misura di forze; •realizzazione di sistemi vibranti con frequenza assegnata. Le molle 3 La curva caratteristica di una molla è generalmente definita in funzione della forza esterna applicata, P, e dello spostamento del punto di applicazione del carico, la freccia f: P = P(f) La rigidezza della molla è definita come: K = dP/df Lineare K costante dura dolce Le molle 4 molle a caratteristica mista Molle 5 Classificazione delle Molle • secondo le Azioni Interne prevalenti: •molle di Torsione, •molle di Flessione, •molle di Trazione-Compressione • secondo la Forma: •molle (di torsione) ad Elica Cilindrica, •molle a Lamina, •molle a Tazza; Le molle 6 Parametri Essenziali della molla: Carico Esterno Applicato: P C Cedimento: forza coppia f freccia (spostamento nella direzione della forza P) ϕ rotazione (della sezione a cui si applica la coppia) Molle di torsione 7 Sono molle in cui il principale stato di sollecitazione è appunto quello di torsione. Possono essere suddivise in due tipi: ad asse rettilineo (barre di torsione); avvolte (ad elica o altro). 8 Le molle ad elica cilindrica 9 Nelle molle ad elica cilindrica la caratteristica di sollecitazione prevalente per ogni sezione e’ il momento torcente. E’ più diffuso il tipo di molla detto a compressione, in quanto il collegamento tra molla ed elementi del meccanismo è molto semplice: le estremità della molla vanno opportunamente lavorate in modo da presentare superfici di estremità piane. Alcune configurazioni (UNI 7900-1): • Aperta • Chiusa • Chiusa e molata • Rastremata, chiusa e molata Le molle: considerazioni geometriche Simboli: • d = diametro del filo della molla • D = 2R = diametro del cilindro sul quale è avvolto l’asse del filo della molla • α = angolo di avvolgimento = 5÷6° • p0 = 2πR tanα = passo della molla scarica • P = forza sull’asse della molla • ν = p0 – d = passo interspira a molla scarica • i = numero di spire e frazioni di spira attive • l = 2πRi = lunghezza del filo 10 P v L p0 P 11 Molle ad elica cilindrica Quali sono le azioni interne? Supponiamo α=0 P P PR R P P P P Mt 12 Molle ad elica cilindrica α⎯0 Pcosα P Psinα Pcosα P Psinα Le molle: considerazioni sugli sforzi N = P sin α ; T = P cos α ; Mt = PR cos α ; Azione assiale Taglio Momento torcente Mf = PR sin α ; Momento flettente α := angolo di avvolgimento dell'elica media 1) α in generale piccolo cosα ≈ 1 sinα ≈ 0 N = P sin α ≈ 0 T = P cos α ≈ P Mt = PR cos α ≈ PR Mf = PR sin α ≈ 0 13 Le molle: considerazioni sugli sforzi 14 Si definisce rapporto caratteristico c: = D/d 2) Si ipotizza che c ≥ 10, cioè il filo è piccolo rispetto al diametro di avvolgimento dell’elica (curvatura piccola). In questo modo si può trattare il problema come una barra di torsione. γ PR φ τ max = PR l = 2πRi Mt ⋅ d M ⋅ d 16 PR = t 3 = 2⋅ Jp πd πd3 2⋅ 32 γ = scorrimento sulla superficie esterna del cilindro = τ G τ 4π R ⋅ i 2π R ⋅ i = γ ⋅ = ⋅ φ = rotazione della sezione di estremità d G 2 d 16 PR 4π R ⋅ i 16c 2 Pi = ⋅ = d Gπ d 3 Gd 2 Dimensionamento delle molle Per dimensionare le molle di devono definire le grandezze caratteristiche: 9Rapporto caratteristico c=D/d 9Numero di spire attive i 9Rigidezza (freccia) 9Condizione di massima sollecitazione Ipotesi: 9c≥10 curvatura tracurabile 9Comportamento lineare del materiale 15 Le molle:calcolo della deformabilità 16 Il primo problema è il calcolo della rigidezza. Detto dϕ l’angolo di rotazione elastica delle sezioni l’una rispetto all’altra e dl la lunghezza dell’elemento infinitesimo, dal bilancio tra il lavoro compiuto dalla forza esterna e l’energia elastica accumulata risulta: 1 1 1 M t ⋅ dl P ⋅ f = ∫ M t ⋅ dϕ = ∫ M t 2 2 l 2 l G ⋅ JP Le Li P f Le molle:calcolo della deformabilità Ricordando che: 17 Mt = P ⋅ R 1 1 P 2 ⋅ R 2 ⋅ dl P⋅ f = ∫ 2 2 l G ⋅ JP P ⋅ R2 f = G ⋅ JP P ⋅ R2 32 P ⋅ R 2 ∫ l dl = G ⋅ J P l = G ⋅ π ⋅ d 4 l = 32 P ⋅ R 2 64 P ⋅ R 3 = 2π R ⋅ i = i 4 4 G ⋅π ⋅ d G⋅d P G⋅d4 k= = f 64 ⋅ R 3 ⋅ i K= Gd 8c3i Rigidezza Gd N spire attive i= 3 8c K Le molle: considerazioni di dimensionamento 18 Per un corretto dimensionamento, occorre assicurarsi che per effetto del carico P la molla non vada a pacco: f(m) ≤ fp 8c3i ⋅ P < i ⋅ v = i ⋅ (2π R ⋅ tan α − d ) Gd 8c 3 mg < (π ⋅ c ⋅ tan α − 1) ⋅ Gd 2 m < mp = (π ⋅ c ⋅ tan α − 1) ⋅ Gd 8g ⋅ c 3 v 2 L Le molle: considerazioni di dimensionamento 19 Occorre infine tenere conto anche della condizione di resistenza: τ lim τ max( pacco ) dove: =η η > 1.25 per garantire sicurezza η < 1.5 per evitare sovra-dimensionamento τ lim = τ sn = τ max( pacco ) = τ max( pacco ) Rm 3 16 M t ( pacco ) πd 3 = 16 K ⋅ f p ⋅ R πd 3 G (πc ⋅ tan α − 1) = πc 2 = 16 Gd (π c ⋅ tan α − 1) diR 3 2GR (π c ⋅ tan α − 1) 8c i = πd3 π c3d Le molle: coefficiente di ottimizzazione Attitudine della molla ad utilizzare il materiale che la costituisce rispetto alla distribuzione degli sforzi L /V m= Zmax L 20 lavoro assorbito dalla molla 1 f2 L = ∫ Pdf = Pf = K 2 2 0 f V volume Zmax Lavoro specifico nel punto di massima sollecitazione Zmax 1 = (σ12 + σ 22 + σ 32 ) − 2ν (σ1σ 2 + σ 2σ 3 + σ 3σ1 ) 2E [ σ1, σ2, σ3 sollecitazioni principali nel punto più sollecitato ] Le molle ad elica cilindrica: calcolo di m Lavoro assorbito L= 1 1 1V 2 Pf = M tϕ = τ max 2 2 4G π 2d 2 Volume V= Lavoro specifico L τ 2max = V 4G Lavoro specifico max 21 Zmax = Coefficiente di ottimizzazione 2 τ 2max 2G Ri (σ1=τ σ2=0 σ3=-τ) 1 m= 2 Le molle ad elica cilindrica 22 Le barre di torsione 23 Le barre di torsione sono generalmente a sezione circolare e presentano un fattore di ingombro distribuito prevalentemente nella sola direzione assiale La lunghezza l, detta lunghezza equivalente, è funzione di L e di L0 ed è la grandezza di riferimento per i calcoli in quanto tiene in considerazione la deformabilità delle zone di raccordo e delle teste di presa. Nei calcoli si suppone inoltre che la sezione sia a diametro costante. Le barre di torsione τ max 16 = C 3 π ⋅d 24 τ max d 16 l C ϕ ⋅ = γ max ⋅ l = ⋅l = 3 2 G G π ⋅d 32l C ϕ= 4 G ⋅π ⋅ d La rigidezza della barra: H = G ⋅π ⋅ d = ϕ 32l C 4 Le barre di torsione 25 Il lavoro assorbito è: 1 1 2 32l 1 π 2 ⋅d6 2 32l π d 2 ⋅l 2 τ max τ max = L = C ⋅ϕ = C = = 4 2 4 G ⋅π ⋅ d G ⋅π ⋅ d 2 2 2 16 16 G Il volume: π ⋅d2 4 Z max l 2 1 τ max = 2 G 1 m= 2 2 L τ max = V 4G π ⋅d2 l 4 τ2 max 4G Le barre di torsione 26 La barra ha caratteristica lineare, ma se la coppia è applicata con una manovella inclinata di un angolo α sulla normale alla direzione di carico. Per un carico P generico la manovella ruota di un angolo ϕ, cui corrisponde un abbassamento del punto di carico (freccia) f. C = P ⋅ r ⋅ cos(ϕ − α ) 27 Le barre di torsione C non aumenta linearmente con il carico P; assunta H la rigidezza torsionale della barra, ϕ sarà: C ϕ= H Rigidezza: H= π d 4G 32 l f = r ⋅ sin α + r ⋅ sin(ϕ − α ) = r [sin α + sin(ϕ − α )] C H ⋅ϕ = P= r ⋅ cos(ϕ − α ) r ⋅ cos(ϕ − α ) dP dP dϕ H 1+ ϕ ⋅ tg(ϕ − α ) = = 2 K= df df r cos2 (ϕ − α ) dϕ Le barre di torsione 28 la relazione tra P ed f ( la caratteristica della barra) non è lineare. Si avrà una caratteristica della molla inizialmente dolce, che diventerà dura per carichi più elevati. Inoltre si può notare che per ϕ tendente a π /2 (manovella in posizione verticale rivolta verso il basso) la rigidezza k tende a infinito. Molle a flessione • • • 29 Sono molte usate Hanno forme diverse e spesso sono curve. Esistono 3 gruppi: molle a Balestra, molle a Spirale, molle a Tazza. Non esiste uno schema di calcolo standard Caso elementare di lamina piana rettangolare P h l b x Molle a flessione σf = 30 6Px Sollecitazione di flessione σ f max = 6Pl2 bh bh 2 Sollecitazione di flessione massima Per calcolare la freccia considero ancora l’equilibrio tra Li (lavoro compiuto dalle forze esterne e Li (energia di deformazione elastica immagazzinata) 1 Pf = 2 l ∫ 0 Pl 3 4Pl 3 = f = 3EI Ebh 3 m= 1 9 1 M2 1 P 2 L3 dx = 2 EI 2 3EI Freccia Coefficiente di utilizzo Ebh 3 K= 4l 3 Rigidezza Altri metodi per calcolare la rigidezza Teorema di Castigliano: ∂U = f ∂F F f Applichiamo ad una mensola soggetta ad una forza di estremità: 1 U= 2 l ∫ 0 M2 1 dx = 2 EI 1 Fl 3 ∂U = f = 3 EI ∂F l ∫ 0 F 2 x2 1 F 2l 3 dx = 6 EI EI 31 Principio dei Lavori Virtuali (PLV) 32 32 Ad un sistema deformabile in equilibrio è applicato un campo di spostamenti virtuali (spostamenti infinitesimi, conformi ai vincoli, continui e derivabili) F f Struttura con deformata reale (congruente) Struttura ausiliaria per il calcolo degli sforzi (equilibrata) x M=Fx M’=1x Lest=Lint Lavoro esterno Lest=1.f Lavoro interno Lint = l ∫ σ ε dV = ∫ M dθ , x x 0 V 1⋅ f = l ∫ 0 3 Fx Fl dx = M , dθ = ∫ 1⋅ x EI 3EI 0 l x Molle a flessione con lamina a pianta trapezia 33 b − b′ bx = x l σx = 6P ⋅ x bx ⋅ h 2 Molle a flessione con lamina a pianta trapezia Ipotesi di lamina stretta e piccole deformazioni: Momento di inerzia: 6P ⋅ x σx = bx ⋅ h 2 1 J x = bx ⋅ h 3 12 Freccia con larghezza costante: Larghezza variabile: f ′ =η ⋅ f P ⋅l3 4P ⋅ l 3 f = = 3E ⋅ J E ⋅ b ⋅ h 3 (η > 1) η≅ 3 2+β ⎧1 per pianta rettangolare b′ =β =⎨ b ⎩0 per pianta triangolare 34 Molle a flessione con lamina a pianta triangolare 35 La lamina a pianta triangolare differisce da quella trapezia per il fatto di avere larghezza b’ nulla nell’estremo libero; la quantità bx diverrà: b bx = x l Si avrà allora un coefficiente η pari a 1,5, da cui se ne ricava l’espressione della freccia: 4P ⋅ l 3 f ′ = 1,5 E ⋅ b ⋅ h3 e un’interessante proprietà dello sforzo flessionale, che sarà dato da: σ f max = σ x max = 6 P ⋅ x 6l ⋅ P ⋅ x 6 P ⋅ l = 2 = 2 bx ⋅ h h ⋅ b ⋅ x b ⋅ h2 ovvero un valore costante dello sforzo per tutta la lunghezza della lamina: si dice, infatti, che tale tipo di lamina è una lamina ad uniforme resistenza. Molle a flessione: coefficiente di utilizzo 36 Ipotesi di piccole deformazioni: m= 2η 9(1 + β ) 1 1 <m< 9 3 dati dal rapporto β: il valore minore è associato alla lamina a pianta rettangolare (β = 1), mentre il maggiore vale per la lamina a pianta triangolare (β = 0). Al di fuori dell’ipotesi di piccole deformazioni, occorre adottare dei coefficienti correttivi, i cui andamenti sono illustrati in figura: Gli andamenti (non i valori ) di εf ed εσ sono completamente analoghi. Espressioni corrette: 4P ⋅ l 3 f =η ⋅ ⋅ (1 − ε f ) E ⋅ b ⋅ h3 σ f max = 6P ⋅ l ⋅ (1 − ε σ ) 2 b⋅h Molle a balestra 37 Si cerca una molla che sfrutti in maniera ottimale il materiale, cioè che massimizzi il coefficiente di utilizzo. Questo si ottiene facendo corrispondere alle zone con momento flettente più elevato, le sezioni con maggiore momento d’inerzia. L’uso di solidi a uniforme resistenza appare adeguato, per cui la soluzione al problema iniziale può essere data da una lamina con una pianta: Molle a balestra 38 l’ingombro trasversale è rilevante: si suddivide la lamina in tante strisce longitudinali: Se si collegano tra loro le lamine tramite delle staffe, in modo che tutte abbiano la stessa deformata, come quella della foglia intera, allora la risposta della balestra è pari a quella della lamina. Molle a balestra 39 Nella pratica costruttiva occorre realizzare dei “riccioli” (occhielli) agli estremi della foglia madre per l’ancoraggio dei perni: Occorre inoltre partire da una lamina iniziale a doppio trapezio, sicché il carico sul ricciolo possa distribuirsi su un’area adeguata. Si calcolerà dunque la molla a balestra come se si trattasse di una lamina a doppio trapezio. Le staffe consentono piccolissimi sfregamenti tra foglia e foglia che in teoria non dovrebbero esserci. Nella realtà invece il vantaggio delle molle a balestra è proprio quello di avere “buoni” sfregamenti senza la presenza delle staffe. Molle a balestra 40 Le lamine sono “pre-deformate” in modo che durante il loro lavoro a regime assumano una configurazione rettilinea. 20 10 Conoscendo f10, si può calcolare il carico P10 che “spiana” la lamina per successive approssimazioni, da 4P ⋅ l 3 ⋅ (1 − ε f ) f ( P) = f = η ⋅ 3 E ⋅b ⋅ h Il procedimento per calcolare la freccia f di una lamina sottoposta ad un generico carico P è retto dalla seguente sequenza: P20 = P10 − P P20 ⇒ f 20 f = f10 − f 20 essendo nota la freccia f10, imposta in sede di costruzione, e di conseguenza il carico P10. Molle a balestra 41 Molle a spirale 42 Sono molle di flessione formate da un elemento elastico il cui asse giace in un piano e si avvolge a spirale. Molle a tazza 43 9Ha la forma di una rondella di spessore costante leggermente conica 9I carichi assiali sono distribuiti lungo i bordi interni ed esterni 9In genere sono usati più elementi contemporaneamente 9In questo modo si ottengono caratteristiche elastiche molto diverse