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MDC INFORMA n. 43 - Missionarie Dottrina Cristiana

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MDC INFORMA n. 43 - Missionarie Dottrina Cristiana
Momento
2 aprile 2016
di
Comunione
n. 43
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Sulmona, 6 febbraio 2016 Visita Pastorale di Mons. Spina
nella Casa di Accoglienza Madre M. Francesca
La comunità delle suore anziane residenti in Via Probo Mariano ha avuto il privilegio di accogliere Sua Ecc. Mons. Angelo Spina in occasione della visita pastorale nella parrocchia di appartenenza S. Agata. Il Vescovo, con due concelebranti, Don Aladino De Iulis parroco di S. Agata e
Don Sergio Gabrieli cappellano della comunità, ha celebrato la santa Messa donando con la sua
omelia la Parola del Signore che nutre, disseta, riscalda il cuore e la mente. Ha ringraziato le
suore che ormai da tanti anni in diocesi, sono un efficace segno della presenza di Cristo tra gli
uomini, si prodigano senza riserve per il bene di quanti accostano nelle parrocchie, nella scuola,
per strada ed in particolare le più anziane, membri della comunità di accoglienza, copiosi frutti
di grazia raccolgono con la loro preghiera, le loro sofferenze in comunione con quelle di Cristo
crocifisso. Le ha inoltre ringraziate per il dono della casa Madre M. Francesca, sempre aperta ai
gruppi di preghiera; la comunità di Probo Mariano è il cuore pulsante della parrocchia S. Agata.
Si sono unite alle consorelle anziane anche le tre signore che con loro condividono il vivere quotidiano, ed alcune suore delle altre due comunità presenti in diocesi; a tutte il Vescovo ha rivolto il paterno invito di trascorrere i propri giorni portando sempre Cristo al centro della propria
vita: ―quando Dio ci ha creato ha usato infinita saggezza ed incommensurabile intelligenza: ci
ha fatto con la testa tra le nuvole, non perché potessimo avere la possibilità di distrarci, ma
perché potessimo avere sempre lo sguardo in alto ed il pensiero rivolto a Lui, ci ha fatto con i
piedi per terra perché potessimo avere la capacità di andare incontro a tutte le esigenze del
prossimo, e per Lui si è riservato il centro della nostra persona: il nostro cuore perché sia calda
ed accogliente sua dimora. In particolare alle suore avanti negli anni ora a riposo, ha raccomandato di fare della preghiera il fulcro delle loro giornate per essere con essa sostegno per tutti.
Suor M. Francesca, superiora della casa di accoglienza nel ringraziare Sua Eccellenza gli ha consegnato in dono una composizione in confetti: una barca contenente spighe e grappoli d‘uva,
quale simbolo di una chiesa locale porzione dell‘ unica Chiesa Corpo mistico, guidata da Cristo
rappresentato dal vescovo affiancato dai suoi presbiteri ed in fedele collaborazione con noi religiose MDC nella gran bella missione dell‘apostolato catechetico, in santa
armonia con l‘intero popolo di Dio.
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Tratto dalla rivista “TERMOLI ONLINE”
Apertura della Porta Santa
nella Casa di Accoglienza per anziani
“Villa Santa Maria”
in Montenero di Bisaccia
Sabato 13 febbraio 2016 alle ore 17,30 la comunità di Villa S. Maria ha vissuto un momento
di festa: con loro, il personale al completo, gli
anziani, le loro famiglie e molti del paese. Sua
Eccellenza Mons. Gianfranco De Luca Vescovo
della diocesi di Termoli – Larino, ha presieduto
la Celebrazione Eucaristica nella chiesa grande
della casa di accoglienza, con la solenne apertura della Porta Santa. ―Si tratta di un momento molto importante per questa comunità – ha
dichiarato il sindaco Nicola Travaglini – perché
ci porta a toccare con mano il messaggio del
Giubileo della Misericordia indetto da Papa
Francesco. Troviamo inoltre particolarmente
significativa la scelta di aprire la Porta Santa
presso questa struttura, proprio perché si tratta di una struttura che ospita ed assiste amorevolmente anziani e infermi. Il rito religioso è
stato coronato da un momento di fraternità in
cui il Vescovo ha avuto occasione di visitare gli
ospiti della casa e porgere loro parole di solidarietà e di conforto.
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01 marzo 2016 L’Aquila
L’opera delle religiose in città
Oggi un convegno imperniato
su tre donne di chiesa che hanno contribuito allo sviluppo sociale
Qual è stato il contributo degli
ordini religiosi femminili in città?
Quali cambiamenti hanno impresso nel tessuto sociale aquilano, quali influenze hanno prodotto, in particolar modo sul modello dell‘istruzione femminile?
Sono queste alcune delle tematiche, al centro del quinto appuntamento di ―Prospettive rosee‖,
il progetto del Comune di L‘Aquila sulle donne che hanno lasciato un segno in città. Appuntamento che si è tenuto il 1 marzo
alle 17.30 al palazzetto dei Nobili
dal titolo ―Le religiose e la città:
una storia che continua‖. Il dibattito è partito da un excursus
storico sul ruolo che i monasteri
femminili ricoprivano in città nel
500 e nel 600 e sulla relazione
con la società e con le famiglie
di provenienza. Si è poi approda
ti all‘800, per parlare dell‘esempio di tre donne, Barbara Micarelli, Maria Nicola Santa De
Sanctis, Maria Ferrari, che hanno dato allo sviluppo sociale
dell‘epoca un significativo contributo, che perdura ancora oggi
attraverso l‘opera delle rispettive
figlie. Un appuntamento inedito,
n cui si è indagato anche sulla
figura della donna negli apparati
ecclesiastici e sul protagonismo
che le donne hanno svolto in
ambito religioso. All‘evento sono intervenuti l‘assessore alla
Cultura, Elisabetta Leone, la professoressa Silvia Mantini, docente associato di Storia moderna all‘Università di L‘Aquila, lil
dirigente scolastico professoressa Carla Gonnelli, vice presidente dell‘associazione laica ―Con Barbara Micarelli braccia
aperte al bene‖, la professoressa Mercedes Calvisi, referente per l‘Istituto Missionarie Dottrina Cristiana, e la dottoressa
Paola Poli, per l‘Istituto Suore zelatrici Sacro Cuore di Gesù
―Ferrari‖.
Maria Ferrari
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E‘ di seguito riportato il testo dell‘intervento della professoressa Mercedes Calvisi alla quale ogni suora MDC esprime sincera stima e profonda gratitudine.
―ANDANDO ANNUNCIATE‖
Ho risposto volentieri all‘invito di partecipare a questo incontro, e sono lieta di testimoniare l‘operato delle Suore della Dottrina Cristiana
nel nostro territorio e non solo. La mia famiglia è stata loro dirimpettaia, Fuori Porta Leoni, fin dai primi anni ‘60. Allora, dopo le nostre
abitazioni non c‘era nulla e d‗inverno si poteva sciare fino a via Strinella. Ho così avuto modo di osservare con attenzione ed interesse il
loro agire. Le suore, però, le conoscevo già da prima: Madre M. Nazarena, la Superiora Generale emerita, aveva curato la mia preparazione alla Prima Comunione. Dopo i miei due figli hanno avuto come insegnanti all‘asilo e alle elementari le suore della Dottrina Cristiana e
da loro hanno anche ricevuto gli insegnamenti del catechismo, e tutto questo a testimoniare la
mia condivisione del loro progetto formativo. Farò un breve accenno alla storia della fondazione
dell‘Ordine, e poi alle realizzazioni più attuali. Madre Maria Francesca, al secolo Maria Nicola
Santa De Sanctis, nasce a Castiglione a Casauria, nel luglio del 1836, decima figlia di un commerciante morto a 52 anni quando lei ne aveva solo dieci. Subito dopo la scomparsa del padre,
la famiglia incontrò notevoli difficoltà economiche che la ridussero quasi in miseria. All‘età di 25
anni, nel 1862, Maria Nicola scelse di entrare nel Monastero femminile di Santa Caterina Martire
dell‘Aquila, appartenente alla comunità delle Celestine, ramo femminile della congregazione benedettina istituita da Papa Celestino V nel XIII secolo. Nella seconda metà dell‘800 all‘Aquila
c‘erano fortissime tensioni dovute all‘esasperato anticlericalismo di stampo francese: molti monasteri erano stati requisiti e trasformati in caserme od edifici civili. La stessa sorte toccò al monastero benedettino dove M. Nicola aveva deciso di ritirarsi. Fu allora che tre giovani donne Maria Nicola De Sanctis, Barbara Micarelli e Maria Ferrari decisero di dedicarsi alla città con opere
che al contempo risollevassero le sorti della chiesa locale. Mi soffermo in particolare su Maria
Nicola De Sanctis che trovò in città, negli ambienti più segnati dalla povertà e dall‘ignoranza, il
terreno adatto a realizzare i suoi disegni ed il suo carisma: diffondere il messaggio evangelico e
metterlo in pratica con opere di misericordia. Ciò fu possibile grazie anche alla condivisione e
alla protezione dei vescovi Mons. Luigi Filippi e Antonino Vicentini. Il nucleo di partenza di questa grande famiglia, chiamata in seguito MDC (Missionarie della Dottrina Cristiana), fu, inizialmente, un gruppetto costituito da giovani donne, sorelle di sangue e di ideali, prima fra tutte
Maria Nicola, sostenuta dalla sorella Albina già abilitata all‘insegnamento per le scuole elementari e che era stata maestra nel comune di Castiglione a Casauria. Le due sorelle furono incoraggiate e sostenute sempre dalla loro mamma. Mi sembra interessante mettere in evidenza
che nonostante la Chiesa controriformista avesse incoraggiato le arti figurative invece che la
lettura e la scrittura, le prime fondatrici dell‘Ordine abbiano avuto l‘intuizione profonda che per
annunciare il Vangelo fosse necessario insegnare a tutti, uomini e donne, anche a leggere e
scrivere. E così l‘alfabetizzazione nel campo della dottrina cristiana e della lingua italiana procedettero di pari passo, nella zona tra via Roma e Piazza S. Pietro dove era la prima abitazione,
una casa di proprietà Bernasconi, in Via dell‘Addolorata. La fondazione ufficiale della congregazione avvenne al termine di esercizi spirituali, il 2 ottobre 1890, nella cappella in via dell‘Addolorata. Maria Nicola Santa De Sanctis prese il nome di Suor Maria Francesca e divenne la prima
madre superiora all‘età di 54 anni. L‘8 dicembre 1890 l‘Arcivescovo Vicentini approvò con la sua
firma ed il sigillo della diocesi i 40 articoli di cui si compone la prima regola dell‘Istituto elaborata da lui stesso e dalla fondatrice. L‘istituto fu affidato alla protezione di S. Francesco d‘Assisi e
di Sant‘Alfonso Maria de Liguori. Madre Maria Francesca morì nel 1916 lasciando alle consorelle
una fertile eredità morale: insegnare la dottrina cristiana ad ogni ceto sociale, specialmente ai
più poveri, preparare i fanciulli alla prima comunione, assistere gl‘infermi, erano i principi fondamentali della regola. Nel corso degli anni sorsero molte case. Erano conventi per le sorelle con5
sacrate, scuole materne ed elementari, scuole pomeridiane, convitti ed educandati per ragazze.
Negli anni ‘60 e ‘70, esse dettero a tante ragazze la possibilità di frequentare le scuole superiori e
l‘università a L‘Aquila. In questa occasione mi pare importante sottolineare che l‘istruzione significava per tutti, allora come oggi, la possibilità di un lavoro che desse indipendenza economica e
dignità, e affrancasse le donne dalla dipendenza dall‘uomo per le necessità del vivere quotidiano.
Questa aspirazione all‘autonomia ed all‘autosufficienza è stata la radice da cui sono nate tante
altre realtà fuori dell‘Aquila, a Sulmona, Roma, Foligno, Padova, ed anche all‘estero. In Bolivia,
sede della loro prima missione, le MDC sono presenti a Santa Cruz de la Sierra, ad Hardeman ed
a Cochabamba con scuole ed educandati. Anche in Congo prosegue questo genere di attività. In
tutte queste istituzioni, l‘alfabetizzazione si accompagna alla pratica del cucito e alle tradizionali
attività femminili. Le ragazze, svolgendo questi lavori possono acquisire l‘indipendenza economica
capace di tenerle lontano dalla strada, dalla prostituzione e dalle malattie. Una delle suore che
operano in Bolivia, Suor Alessandra Carosone, nata a Monticchio, è riuscita a creare corsi scolastici di tutti i livelli, anche universitari, all‘interno del villaggio carcere della Palmasola, una realtà di
vita quotidiana inimmaginabile da persone di cultura europea. I prigionieri vivono ammassati in
baracche prive di tutto, e devono provvedere in proprio alla sopravvivenza. L‘esercizio delle attività manuali per uomini e donne, come il cucito, il ricamo, la lavorazione del cuoio etc. consentono
di guadagnare il necessario per sopravvivere dignitosamente anche in quel tremendo villaggio
carcere. Nel nostro territorio, attraverso l‘ascolto e l‘osservazione della realtà, fatto in particolare
nelle parrocchie, sono riuscite a cogliere i vari bisogni ed hanno creato così nidi, asili, scuole e
doposcuola, colmando le carenze e le disattenzioni dei servizi pubblici statali. Va sottolineato che
la loro disponibilità a favore della famiglie con problemi di orario le ha portate a riprendere i bambini all‘uscita delle altre scuole pubbliche, a offrire loro un pasto caldo, iniziare le loro attività prestissimo e a tenere i bambini anche oltre le 4 del pomeriggio. Hanno anche realizzato colonie
estive dando la possibilità a migliaia di bambini dell‘entroterra di andare al mare, e al contempo a
tante ragazze assistenti la possibilità di esercitare la funzione educativa. Mi piace sottolineare che
dopo il terremoto, quando in città nulla era come prima, le suore catechiste, come gli insegnanti
statali di ogni ordine e grado, sono state un importante elemento di continuità e normalità del
quotidiano. Gli edifici scolastici delocalizzati in aree prima sconosciute, così come quelli dove veniva insegnato il catechismo, tende e prefabbricati, più o meno vicini alle chiese, sono stati per i
ragazzi i primi luoghi di aggregazione nella città disastrata. Inoltre ho ancora davanti agli occhi il
loro garage che, nei giorni immediatamente successivi al terremoto è stato rifugio, cibo, riposo e
bagno per tutti indistintamente, gente che vagava per le strade del quartiere senza casa. Dalla
lunga storia della congregazione, a testimonianza del loro radicamento e condivisione della vita
cittadina, ricordo un capitolo in particolare, svoltosi durante la II guerra mondiale. Cito uno scritto del Professor Walter Cavalieri (―L‘Aquila in guerra‖, ediz. GTE 1997) che descriveva la situazione dell‘Aquila durante la II guerra mondiale. Il professore ricorda che il Cardinale Confalonieri
―Accolse ebrei e prigionieri in fuga, aprendo loro le porte di conventi francescani e delle comunità
monastiche, in particolare quelli delle suore di clausura, che ospitarono complessivamente 200
donne e uomini provenienti da Roma e da altre comunità italiane… La chiesa aquilana si adoperò
per alleviare a tanti uomini la durezza della prigionia. Giorgio Vespasiani, un detenuto nel terribile
carcere di Collemaggio, ricorda che per due o tre volte vennero a farci visita le dolcissime suore
della Dottrina Cristiana di un convento dell‘Aquila. Fu loro vietato avvicinarci, ma riuscirono comunque a farci pervenire coperte per proteggerci dal freddo della notte‖. Una di queste, Suor
Adriana, ultranovantenne, è tuttora vivente. Oggi anche se non possono ancora tornare nella loro
casa madre di Fuori Porta Leoni, la loro porta è sempre aperta. L‘abito non è mai stato una barriera fra il convento e il mondo esterno, non si scandalizzano e accettano il mutare dei tempi.
Presenti in ogni circostanza lieta o dolorosa del quartiere e della città, hanno sempre regalato parole di conforto e di speranza. Il loro motto è ―andando annunciate‖. E così:
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Gesù accenna all‘acqua data da bere dicendo: ―Chi
avrà dato da bere anche un solo bicchiere d‘acqua fresca ad uno di questi piccoli perché è un discepolo, non
perderà la sua ricompensa‖ ( Mt 10,42).
Dall‘enciclica ―Laudato si” di Papa Francesco:
―Mentre la qualità dell‘acqua disponibile peggiora costantemente, in alcuni luoghi avanza la tendenza a privatizzare
questa risorsa scarsa, trasformata in merce soggetta alle
leggi del mercato. In realtà, l‘accesso all‘acqua potabile e
sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per
questo è condizione per l‘esercizio degli altri diritti umani.
Questo mondo ha un grave debito sociale verso i poveri che
non hanno accesso all‘acqua potabile, perché ciò significa
negare ad essi il diritto alla vita radicato nella loro inalienabile dignità. Questo debito si salda in parte con maggiori contributi economici per fornire acqua pulita e servizi di depurazione tra le popolazioni più povere. Però si riscontra uno
spreco di acqua non solo nei Paesi sviluppati, ma anche in
quelli in via di sviluppo che possiedono grandi riserve. Ciò
evidenzia che il problema dell‘acqua è in parte una questione
educativa e culturale, perché non vi è consapevolezza della
gravità di tali comportamenti in un contesto di grande inequità.‖ (n.30)
Durante questo anno giubilare della misericordia, il Papa ci invita a riflettere sulle opere di misericordia corporali e spirituali, e a metterle in pratica per riscoprire
la nostra vocazione ad essere veramente umani nel
senso pieno del termine. In questa Quaresima, tempo
di conversione e di rinnovamento, abbiamo pensato di
compiere un gesto comunitario di solidarietà e di attenzione verso i più disagiati. Ecco allora l‘idea di realizzare un pozzo a Makelekele – Brazzaville—Congo dove
operano le suore della Congregazione Missionarie Dottrina Cristiana presenti nella nostra parrocchia. Il pozzo
servirà una scuola di 250 ragazzi, un dispensario medico ed una popolazione di circa 40.000 abitanti attraverso due fontane pubbliche. Attualmente la gente del
posto è costretta a rifornirsi con taniche al fiume e per
l‘acqua potabile deve raggiungere una sorgente che
dista circa 8 Km dall‘abitato. Ecco la lettera di suor
Emerenziana, una delle suore che opera in Congo, indirizzata alla nostra comunità parrocchiale, con la quale
ringrazia anticipatamente per ciò che faremo.
Reverendo Parroco Don Alessio e tutti voi cristiani della
Parrocchia, vi ringrazio a nome della nostra Missione e
di tutta la Congregazione, per aver desiderato e deciso
di rivolgere lo sguardo ed il cuore a questa missione
che dura da 20 anni e che si impegna per aiutare la
gente ad aprire il cuore e la vita a Gesù, sorgente e
culmine della vita di ognuno. Noi suore MDC abbiamo
qui, nella repubblica del Congo, tre comunità: la prima
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a Makoua, a nord del Congo nella grande foresta equatoriale. La seconda a
Brazzaville nord, località Djiri, una zona
in via di espansione, ma ancora non
molto popolata. Questa casa è una casa
di formazione. La terza a Brazzaville sud,
quartiere Makelekele, è appena un anno
che siamo qui, per dare alle giovani suore la possibilità di continuare gli studi,
poiché la posizione permette di raggiungere on facilità ogni tipo di scuola. E‘ qui
a Makelekele che il problema dell‘acqua
è abbastanza grave, sia per noi che per
la popolazione, siamo a sud e qui il sud
non è molto considerato, la gente è
spesso vittima di violenze e di guerre. Il
popolo è attivo e lavora per avere il minimo per vivere, anche se si tratta solo
di piccoli commerci. Il quartiere ha una
popolazione di 70.000 abitanti o forse di
più, quando siamo arrivate qui abbiamo
avuto la sensazione che tutta la città vivesse qui. Ci sono 2 parrocchie, la nostra
è S. Kisito, è unno dei martiri dell‘Uganda, e conta da 30 a 40.000 abitanti.
Quando sono venuta a Prato e ho visto la
vostra chiesa, l‘ho somigliata alla nostra,
come grandezza e come forma, ma non è
certamente così bella e rifinita. Siamo
molto vicine alla parrocchia, di fronte a
noi c‘è la scuola elementare parrocchiale,
che conta 250 alunni in 6 classi e di fronte alla scuola c‘è un dispensario costruito
dall‘ordine di Malta francese, anche questo è della chiesa. Qui il problema dell‘acqua è veramente serio: la sorgente è a 8
Km ed è molto difficoltoso accedervi, c‘è
una grande e ripida salita da fare con i
bidoni da 25 litri, la gente beve l‘acqua
dei rubinetti quando c‘è; è quasi rossa
perché i tubi fatti dai francesi all‘epoca
della colonizzazione che è durata fino al
1963, sono di ferro e quindi sono pieni di
ruggine, e quasi chiusi, infatti l‘acqua arriva lentamente, con difficoltà. Il parroco
ha provato a fare un ―forage‖, ma c‘è la
roccia per cui c‘è bisogno di un macchinario per perforarla, io avevo già chiesto un
preventivo, perché il macchinario c‘è, ma
chiede molto e né lui, né noi abbiamo
questa possibilità. Quando mi hanno comunicato la vostra volontà ed il vostro
impegno di aiutarci, ancora una volta ho
sentito forte la presenza del Signore nella
nostra missione. L‘ho comunicato al parroco, è stato molto contento e commosso
anche lui, e insieme abbiamo deciso di
farlo nell‘ambiente della scuola, poiché è
centrale tra 2 strade del quartiere e tra
noi e a parrocchia, e ci permette di aprire
i rubinetti su 2 strade del quartiere. La
Provvidenza ci soccorre sempre e viene a
colmare i nostri limiti; attraverso persone
che pur non conoscendo, sono attente e
sensibili ai bisogni dei meno fortunati.
Nessuna parola umana che potrò dirvi
esprimerà la profonda riconoscenza che
sento nel cuore e che questi fratelli sentiranno per un dono fondamentale, per una
vita sana, soprattutto per nostri numerosi
bambini e giovani. Ringraziamo e salutiamo Lei, Don Alessio e tutti i suoi parrocchiani, tutti e ciascuno e vi portiamo nella
nostra preghiera di ogni giorno, affinché il
Signore, Lui solo, vi ricompensi a suo modo. Suor M. Emerenziana Pasta MDC
Grande festa a Sulmona scuola in occasione della
benedizione del nuovo campo sportivo, presieduta
dal vescovo Mons. Angelo Spina. Il nuovo campo
sarà utile per incentivare le iniziative scolastiche
ed extra scolastiche della scuola, sarà una opportunità in più per le associazioni cittadine che ne
vorranno usufruire con le loro iniziative sportive e
soprattutto sarà per le sorelle tutte MDC un‘occasione in più per avvicinare bambini, ragazzi, giovani ed adulti al messaggio evangelico anche attraverso lo sport.
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Marzo 2016
Sulmona scuola: settimana bianca
L’Aquila settimana dello sport
break dance
tennis
calcio
floorball
ginnastica artistica
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Attraverso lo sport l‘alunno acquisisce consapevolezza di sé attraverso l‘ascolto e l‘osservazione del
proprio corpo, la padronanza degli
schemi motori e posturali, sapendosi adattare alle variabili spaziali e
temporali. Utilizza il linguaggio corporeo e motorio per comunicare ed
esprimere i propri stati d‘animo.
Sperimenta una pluralità di esperienze che permettono di conoscere e apprezzare molteplici discipline
sportive. Si muove nell‘ambiente di
vita e di scuola rispettando alcuni
criteri di sicurezza per sé e per gli
altri. Riconosce alcuni essenziali
principi relativi al proprio benessere psico-fisico legati alla cura del
proprio corpo e a un corretto regime alimentare. Comprende all‘interno delle varie occasioni di gioco
e di sport il valore delle regole e
l‘importanza di rispettarle, nella
consapevolezza che la correttezza
e il rispetto reciproco sono aspetti
irrinunciabili nel vissuto di ogni
esperienza ludico-sportiva.
12 marzo 2016 Professione temporanea Hogar Sonrisa de Mariele S. Cruz Bolivia
Auguri a:
Suor M. Elena Ruiz
Suor M. Natividad Vargas
Suor M. Angela Manayra
Con la Professione dei Consigli Evangelici la religiosa si conforma a Cristo divino modello e conduce la sua vita nella donazione di sé, al servizio di Dio e dei fratelli, nella disponibilità generosa ai divini voleri.
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Strada esterna garage
collinetta
chiesa
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Muro garage
Ciò che resta del garage: solo il pavimento
Tratto di cortile in cui
erano presenti i lucernai
Tratto di collinetta vicino
alla foresteria che non
esiste più
Missionarie Dottrina Cristiana
Curia Generale L’Aquila — Sulmona
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