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MDC INFORMA n. 43 - Missionarie Dottrina Cristiana
Momento 2 aprile 2016 di Comunione n. 43 1 Sulmona, 6 febbraio 2016 Visita Pastorale di Mons. Spina nella Casa di Accoglienza Madre M. Francesca La comunità delle suore anziane residenti in Via Probo Mariano ha avuto il privilegio di accogliere Sua Ecc. Mons. Angelo Spina in occasione della visita pastorale nella parrocchia di appartenenza S. Agata. Il Vescovo, con due concelebranti, Don Aladino De Iulis parroco di S. Agata e Don Sergio Gabrieli cappellano della comunità, ha celebrato la santa Messa donando con la sua omelia la Parola del Signore che nutre, disseta, riscalda il cuore e la mente. Ha ringraziato le suore che ormai da tanti anni in diocesi, sono un efficace segno della presenza di Cristo tra gli uomini, si prodigano senza riserve per il bene di quanti accostano nelle parrocchie, nella scuola, per strada ed in particolare le più anziane, membri della comunità di accoglienza, copiosi frutti di grazia raccolgono con la loro preghiera, le loro sofferenze in comunione con quelle di Cristo crocifisso. Le ha inoltre ringraziate per il dono della casa Madre M. Francesca, sempre aperta ai gruppi di preghiera; la comunità di Probo Mariano è il cuore pulsante della parrocchia S. Agata. Si sono unite alle consorelle anziane anche le tre signore che con loro condividono il vivere quotidiano, ed alcune suore delle altre due comunità presenti in diocesi; a tutte il Vescovo ha rivolto il paterno invito di trascorrere i propri giorni portando sempre Cristo al centro della propria vita: ―quando Dio ci ha creato ha usato infinita saggezza ed incommensurabile intelligenza: ci ha fatto con la testa tra le nuvole, non perché potessimo avere la possibilità di distrarci, ma perché potessimo avere sempre lo sguardo in alto ed il pensiero rivolto a Lui, ci ha fatto con i piedi per terra perché potessimo avere la capacità di andare incontro a tutte le esigenze del prossimo, e per Lui si è riservato il centro della nostra persona: il nostro cuore perché sia calda ed accogliente sua dimora. In particolare alle suore avanti negli anni ora a riposo, ha raccomandato di fare della preghiera il fulcro delle loro giornate per essere con essa sostegno per tutti. Suor M. Francesca, superiora della casa di accoglienza nel ringraziare Sua Eccellenza gli ha consegnato in dono una composizione in confetti: una barca contenente spighe e grappoli d‘uva, quale simbolo di una chiesa locale porzione dell‘ unica Chiesa Corpo mistico, guidata da Cristo rappresentato dal vescovo affiancato dai suoi presbiteri ed in fedele collaborazione con noi religiose MDC nella gran bella missione dell‘apostolato catechetico, in santa armonia con l‘intero popolo di Dio. 2 Tratto dalla rivista “TERMOLI ONLINE” Apertura della Porta Santa nella Casa di Accoglienza per anziani “Villa Santa Maria” in Montenero di Bisaccia Sabato 13 febbraio 2016 alle ore 17,30 la comunità di Villa S. Maria ha vissuto un momento di festa: con loro, il personale al completo, gli anziani, le loro famiglie e molti del paese. Sua Eccellenza Mons. Gianfranco De Luca Vescovo della diocesi di Termoli – Larino, ha presieduto la Celebrazione Eucaristica nella chiesa grande della casa di accoglienza, con la solenne apertura della Porta Santa. ―Si tratta di un momento molto importante per questa comunità – ha dichiarato il sindaco Nicola Travaglini – perché ci porta a toccare con mano il messaggio del Giubileo della Misericordia indetto da Papa Francesco. Troviamo inoltre particolarmente significativa la scelta di aprire la Porta Santa presso questa struttura, proprio perché si tratta di una struttura che ospita ed assiste amorevolmente anziani e infermi. Il rito religioso è stato coronato da un momento di fraternità in cui il Vescovo ha avuto occasione di visitare gli ospiti della casa e porgere loro parole di solidarietà e di conforto. 3 01 marzo 2016 L’Aquila L’opera delle religiose in città Oggi un convegno imperniato su tre donne di chiesa che hanno contribuito allo sviluppo sociale Qual è stato il contributo degli ordini religiosi femminili in città? Quali cambiamenti hanno impresso nel tessuto sociale aquilano, quali influenze hanno prodotto, in particolar modo sul modello dell‘istruzione femminile? Sono queste alcune delle tematiche, al centro del quinto appuntamento di ―Prospettive rosee‖, il progetto del Comune di L‘Aquila sulle donne che hanno lasciato un segno in città. Appuntamento che si è tenuto il 1 marzo alle 17.30 al palazzetto dei Nobili dal titolo ―Le religiose e la città: una storia che continua‖. Il dibattito è partito da un excursus storico sul ruolo che i monasteri femminili ricoprivano in città nel 500 e nel 600 e sulla relazione con la società e con le famiglie di provenienza. Si è poi approda ti all‘800, per parlare dell‘esempio di tre donne, Barbara Micarelli, Maria Nicola Santa De Sanctis, Maria Ferrari, che hanno dato allo sviluppo sociale dell‘epoca un significativo contributo, che perdura ancora oggi attraverso l‘opera delle rispettive figlie. Un appuntamento inedito, n cui si è indagato anche sulla figura della donna negli apparati ecclesiastici e sul protagonismo che le donne hanno svolto in ambito religioso. All‘evento sono intervenuti l‘assessore alla Cultura, Elisabetta Leone, la professoressa Silvia Mantini, docente associato di Storia moderna all‘Università di L‘Aquila, lil dirigente scolastico professoressa Carla Gonnelli, vice presidente dell‘associazione laica ―Con Barbara Micarelli braccia aperte al bene‖, la professoressa Mercedes Calvisi, referente per l‘Istituto Missionarie Dottrina Cristiana, e la dottoressa Paola Poli, per l‘Istituto Suore zelatrici Sacro Cuore di Gesù ―Ferrari‖. Maria Ferrari 4 E‘ di seguito riportato il testo dell‘intervento della professoressa Mercedes Calvisi alla quale ogni suora MDC esprime sincera stima e profonda gratitudine. ―ANDANDO ANNUNCIATE‖ Ho risposto volentieri all‘invito di partecipare a questo incontro, e sono lieta di testimoniare l‘operato delle Suore della Dottrina Cristiana nel nostro territorio e non solo. La mia famiglia è stata loro dirimpettaia, Fuori Porta Leoni, fin dai primi anni ‘60. Allora, dopo le nostre abitazioni non c‘era nulla e d‗inverno si poteva sciare fino a via Strinella. Ho così avuto modo di osservare con attenzione ed interesse il loro agire. Le suore, però, le conoscevo già da prima: Madre M. Nazarena, la Superiora Generale emerita, aveva curato la mia preparazione alla Prima Comunione. Dopo i miei due figli hanno avuto come insegnanti all‘asilo e alle elementari le suore della Dottrina Cristiana e da loro hanno anche ricevuto gli insegnamenti del catechismo, e tutto questo a testimoniare la mia condivisione del loro progetto formativo. Farò un breve accenno alla storia della fondazione dell‘Ordine, e poi alle realizzazioni più attuali. Madre Maria Francesca, al secolo Maria Nicola Santa De Sanctis, nasce a Castiglione a Casauria, nel luglio del 1836, decima figlia di un commerciante morto a 52 anni quando lei ne aveva solo dieci. Subito dopo la scomparsa del padre, la famiglia incontrò notevoli difficoltà economiche che la ridussero quasi in miseria. All‘età di 25 anni, nel 1862, Maria Nicola scelse di entrare nel Monastero femminile di Santa Caterina Martire dell‘Aquila, appartenente alla comunità delle Celestine, ramo femminile della congregazione benedettina istituita da Papa Celestino V nel XIII secolo. Nella seconda metà dell‘800 all‘Aquila c‘erano fortissime tensioni dovute all‘esasperato anticlericalismo di stampo francese: molti monasteri erano stati requisiti e trasformati in caserme od edifici civili. La stessa sorte toccò al monastero benedettino dove M. Nicola aveva deciso di ritirarsi. Fu allora che tre giovani donne Maria Nicola De Sanctis, Barbara Micarelli e Maria Ferrari decisero di dedicarsi alla città con opere che al contempo risollevassero le sorti della chiesa locale. Mi soffermo in particolare su Maria Nicola De Sanctis che trovò in città, negli ambienti più segnati dalla povertà e dall‘ignoranza, il terreno adatto a realizzare i suoi disegni ed il suo carisma: diffondere il messaggio evangelico e metterlo in pratica con opere di misericordia. Ciò fu possibile grazie anche alla condivisione e alla protezione dei vescovi Mons. Luigi Filippi e Antonino Vicentini. Il nucleo di partenza di questa grande famiglia, chiamata in seguito MDC (Missionarie della Dottrina Cristiana), fu, inizialmente, un gruppetto costituito da giovani donne, sorelle di sangue e di ideali, prima fra tutte Maria Nicola, sostenuta dalla sorella Albina già abilitata all‘insegnamento per le scuole elementari e che era stata maestra nel comune di Castiglione a Casauria. Le due sorelle furono incoraggiate e sostenute sempre dalla loro mamma. Mi sembra interessante mettere in evidenza che nonostante la Chiesa controriformista avesse incoraggiato le arti figurative invece che la lettura e la scrittura, le prime fondatrici dell‘Ordine abbiano avuto l‘intuizione profonda che per annunciare il Vangelo fosse necessario insegnare a tutti, uomini e donne, anche a leggere e scrivere. E così l‘alfabetizzazione nel campo della dottrina cristiana e della lingua italiana procedettero di pari passo, nella zona tra via Roma e Piazza S. Pietro dove era la prima abitazione, una casa di proprietà Bernasconi, in Via dell‘Addolorata. La fondazione ufficiale della congregazione avvenne al termine di esercizi spirituali, il 2 ottobre 1890, nella cappella in via dell‘Addolorata. Maria Nicola Santa De Sanctis prese il nome di Suor Maria Francesca e divenne la prima madre superiora all‘età di 54 anni. L‘8 dicembre 1890 l‘Arcivescovo Vicentini approvò con la sua firma ed il sigillo della diocesi i 40 articoli di cui si compone la prima regola dell‘Istituto elaborata da lui stesso e dalla fondatrice. L‘istituto fu affidato alla protezione di S. Francesco d‘Assisi e di Sant‘Alfonso Maria de Liguori. Madre Maria Francesca morì nel 1916 lasciando alle consorelle una fertile eredità morale: insegnare la dottrina cristiana ad ogni ceto sociale, specialmente ai più poveri, preparare i fanciulli alla prima comunione, assistere gl‘infermi, erano i principi fondamentali della regola. Nel corso degli anni sorsero molte case. Erano conventi per le sorelle con5 sacrate, scuole materne ed elementari, scuole pomeridiane, convitti ed educandati per ragazze. Negli anni ‘60 e ‘70, esse dettero a tante ragazze la possibilità di frequentare le scuole superiori e l‘università a L‘Aquila. In questa occasione mi pare importante sottolineare che l‘istruzione significava per tutti, allora come oggi, la possibilità di un lavoro che desse indipendenza economica e dignità, e affrancasse le donne dalla dipendenza dall‘uomo per le necessità del vivere quotidiano. Questa aspirazione all‘autonomia ed all‘autosufficienza è stata la radice da cui sono nate tante altre realtà fuori dell‘Aquila, a Sulmona, Roma, Foligno, Padova, ed anche all‘estero. In Bolivia, sede della loro prima missione, le MDC sono presenti a Santa Cruz de la Sierra, ad Hardeman ed a Cochabamba con scuole ed educandati. Anche in Congo prosegue questo genere di attività. In tutte queste istituzioni, l‘alfabetizzazione si accompagna alla pratica del cucito e alle tradizionali attività femminili. Le ragazze, svolgendo questi lavori possono acquisire l‘indipendenza economica capace di tenerle lontano dalla strada, dalla prostituzione e dalle malattie. Una delle suore che operano in Bolivia, Suor Alessandra Carosone, nata a Monticchio, è riuscita a creare corsi scolastici di tutti i livelli, anche universitari, all‘interno del villaggio carcere della Palmasola, una realtà di vita quotidiana inimmaginabile da persone di cultura europea. I prigionieri vivono ammassati in baracche prive di tutto, e devono provvedere in proprio alla sopravvivenza. L‘esercizio delle attività manuali per uomini e donne, come il cucito, il ricamo, la lavorazione del cuoio etc. consentono di guadagnare il necessario per sopravvivere dignitosamente anche in quel tremendo villaggio carcere. Nel nostro territorio, attraverso l‘ascolto e l‘osservazione della realtà, fatto in particolare nelle parrocchie, sono riuscite a cogliere i vari bisogni ed hanno creato così nidi, asili, scuole e doposcuola, colmando le carenze e le disattenzioni dei servizi pubblici statali. Va sottolineato che la loro disponibilità a favore della famiglie con problemi di orario le ha portate a riprendere i bambini all‘uscita delle altre scuole pubbliche, a offrire loro un pasto caldo, iniziare le loro attività prestissimo e a tenere i bambini anche oltre le 4 del pomeriggio. Hanno anche realizzato colonie estive dando la possibilità a migliaia di bambini dell‘entroterra di andare al mare, e al contempo a tante ragazze assistenti la possibilità di esercitare la funzione educativa. Mi piace sottolineare che dopo il terremoto, quando in città nulla era come prima, le suore catechiste, come gli insegnanti statali di ogni ordine e grado, sono state un importante elemento di continuità e normalità del quotidiano. Gli edifici scolastici delocalizzati in aree prima sconosciute, così come quelli dove veniva insegnato il catechismo, tende e prefabbricati, più o meno vicini alle chiese, sono stati per i ragazzi i primi luoghi di aggregazione nella città disastrata. Inoltre ho ancora davanti agli occhi il loro garage che, nei giorni immediatamente successivi al terremoto è stato rifugio, cibo, riposo e bagno per tutti indistintamente, gente che vagava per le strade del quartiere senza casa. Dalla lunga storia della congregazione, a testimonianza del loro radicamento e condivisione della vita cittadina, ricordo un capitolo in particolare, svoltosi durante la II guerra mondiale. Cito uno scritto del Professor Walter Cavalieri (―L‘Aquila in guerra‖, ediz. GTE 1997) che descriveva la situazione dell‘Aquila durante la II guerra mondiale. Il professore ricorda che il Cardinale Confalonieri ―Accolse ebrei e prigionieri in fuga, aprendo loro le porte di conventi francescani e delle comunità monastiche, in particolare quelli delle suore di clausura, che ospitarono complessivamente 200 donne e uomini provenienti da Roma e da altre comunità italiane… La chiesa aquilana si adoperò per alleviare a tanti uomini la durezza della prigionia. Giorgio Vespasiani, un detenuto nel terribile carcere di Collemaggio, ricorda che per due o tre volte vennero a farci visita le dolcissime suore della Dottrina Cristiana di un convento dell‘Aquila. Fu loro vietato avvicinarci, ma riuscirono comunque a farci pervenire coperte per proteggerci dal freddo della notte‖. Una di queste, Suor Adriana, ultranovantenne, è tuttora vivente. Oggi anche se non possono ancora tornare nella loro casa madre di Fuori Porta Leoni, la loro porta è sempre aperta. L‘abito non è mai stato una barriera fra il convento e il mondo esterno, non si scandalizzano e accettano il mutare dei tempi. Presenti in ogni circostanza lieta o dolorosa del quartiere e della città, hanno sempre regalato parole di conforto e di speranza. Il loro motto è ―andando annunciate‖. E così: 6 Gesù accenna all‘acqua data da bere dicendo: ―Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d‘acqua fresca ad uno di questi piccoli perché è un discepolo, non perderà la sua ricompensa‖ ( Mt 10,42). Dall‘enciclica ―Laudato si” di Papa Francesco: ―Mentre la qualità dell‘acqua disponibile peggiora costantemente, in alcuni luoghi avanza la tendenza a privatizzare questa risorsa scarsa, trasformata in merce soggetta alle leggi del mercato. In realtà, l‘accesso all‘acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l‘esercizio degli altri diritti umani. Questo mondo ha un grave debito sociale verso i poveri che non hanno accesso all‘acqua potabile, perché ciò significa negare ad essi il diritto alla vita radicato nella loro inalienabile dignità. Questo debito si salda in parte con maggiori contributi economici per fornire acqua pulita e servizi di depurazione tra le popolazioni più povere. Però si riscontra uno spreco di acqua non solo nei Paesi sviluppati, ma anche in quelli in via di sviluppo che possiedono grandi riserve. Ciò evidenzia che il problema dell‘acqua è in parte una questione educativa e culturale, perché non vi è consapevolezza della gravità di tali comportamenti in un contesto di grande inequità.‖ (n.30) Durante questo anno giubilare della misericordia, il Papa ci invita a riflettere sulle opere di misericordia corporali e spirituali, e a metterle in pratica per riscoprire la nostra vocazione ad essere veramente umani nel senso pieno del termine. In questa Quaresima, tempo di conversione e di rinnovamento, abbiamo pensato di compiere un gesto comunitario di solidarietà e di attenzione verso i più disagiati. Ecco allora l‘idea di realizzare un pozzo a Makelekele – Brazzaville—Congo dove operano le suore della Congregazione Missionarie Dottrina Cristiana presenti nella nostra parrocchia. Il pozzo servirà una scuola di 250 ragazzi, un dispensario medico ed una popolazione di circa 40.000 abitanti attraverso due fontane pubbliche. Attualmente la gente del posto è costretta a rifornirsi con taniche al fiume e per l‘acqua potabile deve raggiungere una sorgente che dista circa 8 Km dall‘abitato. Ecco la lettera di suor Emerenziana, una delle suore che opera in Congo, indirizzata alla nostra comunità parrocchiale, con la quale ringrazia anticipatamente per ciò che faremo. Reverendo Parroco Don Alessio e tutti voi cristiani della Parrocchia, vi ringrazio a nome della nostra Missione e di tutta la Congregazione, per aver desiderato e deciso di rivolgere lo sguardo ed il cuore a questa missione che dura da 20 anni e che si impegna per aiutare la gente ad aprire il cuore e la vita a Gesù, sorgente e culmine della vita di ognuno. Noi suore MDC abbiamo qui, nella repubblica del Congo, tre comunità: la prima 7 a Makoua, a nord del Congo nella grande foresta equatoriale. La seconda a Brazzaville nord, località Djiri, una zona in via di espansione, ma ancora non molto popolata. Questa casa è una casa di formazione. La terza a Brazzaville sud, quartiere Makelekele, è appena un anno che siamo qui, per dare alle giovani suore la possibilità di continuare gli studi, poiché la posizione permette di raggiungere on facilità ogni tipo di scuola. E‘ qui a Makelekele che il problema dell‘acqua è abbastanza grave, sia per noi che per la popolazione, siamo a sud e qui il sud non è molto considerato, la gente è spesso vittima di violenze e di guerre. Il popolo è attivo e lavora per avere il minimo per vivere, anche se si tratta solo di piccoli commerci. Il quartiere ha una popolazione di 70.000 abitanti o forse di più, quando siamo arrivate qui abbiamo avuto la sensazione che tutta la città vivesse qui. Ci sono 2 parrocchie, la nostra è S. Kisito, è unno dei martiri dell‘Uganda, e conta da 30 a 40.000 abitanti. Quando sono venuta a Prato e ho visto la vostra chiesa, l‘ho somigliata alla nostra, come grandezza e come forma, ma non è certamente così bella e rifinita. Siamo molto vicine alla parrocchia, di fronte a noi c‘è la scuola elementare parrocchiale, che conta 250 alunni in 6 classi e di fronte alla scuola c‘è un dispensario costruito dall‘ordine di Malta francese, anche questo è della chiesa. Qui il problema dell‘acqua è veramente serio: la sorgente è a 8 Km ed è molto difficoltoso accedervi, c‘è una grande e ripida salita da fare con i bidoni da 25 litri, la gente beve l‘acqua dei rubinetti quando c‘è; è quasi rossa perché i tubi fatti dai francesi all‘epoca della colonizzazione che è durata fino al 1963, sono di ferro e quindi sono pieni di ruggine, e quasi chiusi, infatti l‘acqua arriva lentamente, con difficoltà. Il parroco ha provato a fare un ―forage‖, ma c‘è la roccia per cui c‘è bisogno di un macchinario per perforarla, io avevo già chiesto un preventivo, perché il macchinario c‘è, ma chiede molto e né lui, né noi abbiamo questa possibilità. Quando mi hanno comunicato la vostra volontà ed il vostro impegno di aiutarci, ancora una volta ho sentito forte la presenza del Signore nella nostra missione. L‘ho comunicato al parroco, è stato molto contento e commosso anche lui, e insieme abbiamo deciso di farlo nell‘ambiente della scuola, poiché è centrale tra 2 strade del quartiere e tra noi e a parrocchia, e ci permette di aprire i rubinetti su 2 strade del quartiere. La Provvidenza ci soccorre sempre e viene a colmare i nostri limiti; attraverso persone che pur non conoscendo, sono attente e sensibili ai bisogni dei meno fortunati. Nessuna parola umana che potrò dirvi esprimerà la profonda riconoscenza che sento nel cuore e che questi fratelli sentiranno per un dono fondamentale, per una vita sana, soprattutto per nostri numerosi bambini e giovani. Ringraziamo e salutiamo Lei, Don Alessio e tutti i suoi parrocchiani, tutti e ciascuno e vi portiamo nella nostra preghiera di ogni giorno, affinché il Signore, Lui solo, vi ricompensi a suo modo. Suor M. Emerenziana Pasta MDC Grande festa a Sulmona scuola in occasione della benedizione del nuovo campo sportivo, presieduta dal vescovo Mons. Angelo Spina. Il nuovo campo sarà utile per incentivare le iniziative scolastiche ed extra scolastiche della scuola, sarà una opportunità in più per le associazioni cittadine che ne vorranno usufruire con le loro iniziative sportive e soprattutto sarà per le sorelle tutte MDC un‘occasione in più per avvicinare bambini, ragazzi, giovani ed adulti al messaggio evangelico anche attraverso lo sport. 8 Marzo 2016 Sulmona scuola: settimana bianca L’Aquila settimana dello sport break dance tennis calcio floorball ginnastica artistica 9 Attraverso lo sport l‘alunno acquisisce consapevolezza di sé attraverso l‘ascolto e l‘osservazione del proprio corpo, la padronanza degli schemi motori e posturali, sapendosi adattare alle variabili spaziali e temporali. Utilizza il linguaggio corporeo e motorio per comunicare ed esprimere i propri stati d‘animo. Sperimenta una pluralità di esperienze che permettono di conoscere e apprezzare molteplici discipline sportive. Si muove nell‘ambiente di vita e di scuola rispettando alcuni criteri di sicurezza per sé e per gli altri. Riconosce alcuni essenziali principi relativi al proprio benessere psico-fisico legati alla cura del proprio corpo e a un corretto regime alimentare. Comprende all‘interno delle varie occasioni di gioco e di sport il valore delle regole e l‘importanza di rispettarle, nella consapevolezza che la correttezza e il rispetto reciproco sono aspetti irrinunciabili nel vissuto di ogni esperienza ludico-sportiva. 12 marzo 2016 Professione temporanea Hogar Sonrisa de Mariele S. Cruz Bolivia Auguri a: Suor M. Elena Ruiz Suor M. Natividad Vargas Suor M. Angela Manayra Con la Professione dei Consigli Evangelici la religiosa si conforma a Cristo divino modello e conduce la sua vita nella donazione di sé, al servizio di Dio e dei fratelli, nella disponibilità generosa ai divini voleri. 10 Strada esterna garage collinetta chiesa 11 Muro garage Ciò che resta del garage: solo il pavimento Tratto di cortile in cui erano presenti i lucernai Tratto di collinetta vicino alla foresteria che non esiste più Missionarie Dottrina Cristiana Curia Generale L’Aquila — Sulmona 12