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d ic embre 2013 - Contrada Priora della Civetta
ilCIVETTINO periodico della contrada priora della civetta DICEMBRE 2013 ilCIVETTINO periodico della contrada priora della civetta DICEMBRE 2013 Progetto grafico e impaginazione Irene Bimbi Stampa Industria Grafica Pistolesi Spedizione in abbonamento postale Art. 2 comma 20/C legge 662/96 - Filiale di Siena Iscrizione al Tribunale di Siena n° 589 del 20/12/1993 Direttore Riccardo Cerpi Direttore Responsabile Giuseppe Stefanachi Capo Redazione Salvatore Granata Collaboratori Carlo Agricoli, Mario Demuru, Alberto Fiorini, Don Enrico Grassini, Camilla Marzucchi SOMMARIO ALTRO CHE CRISI! 3 UN PRESEPE NERO, BIANCO E ROSSO 6 DELL'AMICIZIA 8 NON ERA UN FUNERALE 10 IN COMPAGNIA PER IL SOCIALE 13 I SANSEDONI 16 TERRITORIO SACRO E INVIOLABILE 23 RICORDI DEL CAMPO 2013 25 C ome è ormai tradizione, ecco il numero natalizio de Il Civettino, che non poteva che aprirsi con un intervento del nostro Priore, colmo, oltre che di orgoglio contradaiolo, di speranza e positività. Sembrerebbe fargli da contraltare – non potrebbe essere diversamente Don Enrico, ma ad un’attenta lettura anche il suo pezzo cela un messaggio di grande fiducia. Ricordiamo poi doverosamente il caro Sallustio con un toccante ricordo scritto da Mario Demuru, cui segue, prendendo spunto proprio dal funerale del nostro vecchio Capitano, un meraviglioso articolo di Carlo Agricoli, sebbene la definizione di articolo sia davvero riduttiva. Beppe Stefanachi a questo giro ha intervistato Gianfranco Bimbi, che, quale Presidente, si è soffermato sulle sempre più frequenti e meritorie attività del gruppo di Pier Pettinaio. Pubblichiamo poi un’altra puntata dell’interessantissimo lavoro di Alberto Fiorini sulle antiche famiglie civettine, mentre a proposito del nostro territorio Salvatore Granata lamenta una situazione di poco rispetto per lo stesso, auspicando interventi tesi alla sua tutela. Si chiude infine con un emozionante resoconto di Camilla sul campo estivo dei nostri cittini, ai quali per primi vanno gli auguri di buone festività, da vivere quanto più possibile nel nostro risplendente rione. W la Civetta S e solo potessimo avere un centesimo glio per celarsi dietro a qualche scomoda verità; per ogni volta che abbiamo pronunciato crisi d’identità, crisi sociale, crisi economica, crisi o sentito pronunciare la parola “crisi” in politica, crisi di lavoro e più crisi ha e più ne met- questi ultimi anni, saremmo tutti milionari. E quindi ta… non si sarebbe più in crisi… Perlomeno in quella Specie poi nella nostra città, questa parola ha economica. avuto un eco ancor più rimbombante; sul finire del Sono ormai anni (purtroppo) che, come fosse un decennio scorso, quando da tutto il mondo occi- collutorio, ci sciacquiamo la bocca con la parola dentale arrivavano i primi venti di crisi di un’eco- crisi, sempre a condire i discorsi più o meno impe- nomia sempre più instabile, venti che soffiavano gnati, spesso viene usata anche come nascondi- forte anche sul nostro stivale, noi a Siena pensa- di Riccardo Cerpi ALTRO CHE CRISI ! vamo, o meglio ci illudevamo, di essere immuni e di godere di un sistema basato sulla “bancocrazia” che ci potesse proteggere, a schermo totale, dalle radiazioni devastanti della crisi economica. Poi è successo che questo sistema si è incrinato e anche Siena, la città ganza che credeva di essere diversa da tutte, si è impantanata nella melma delle crisi, di tutti i tipi di crisi, da quella economica a quella politica, da quella occupazionale a quella istituzionale, crisi che sovrintendono e condizionano la vita di una piccola comunità civica e che la stanno dilaniando nel suo intimo. Ecco quindi che anche per il senese, come per tutti gli italiani, è iniziato il periodo del piagnisteo: piange e si lamenta perché il Comune ha subìto 3 un commissariamento, piange perché in politica non ci sono più riferimenti e sicurezze, piange perché è rimasto orfano. Come orfano? Sì, perché babbo Monte non è più babbo, ma nemmeno un parente alla lontana, nemmeno, che so, uno zio di quarto grado. E allora giù, tre elle tutte insieme: lacrime, lagne e lamentele! Forse talvolta anche a ragione, ma spesso si piange perché così fan tutti e di gente che ride ce n’è sempre meno, o forse, ci sono sempre meno motivi per farlo. Almeno crediamo… “Tanto, a come s’era non ci si ritorna più. E ora come si farà?”, oppure “I quattrini so’ finiti, s’è capito o no?!” Sono queste e molte altre le litanie che ci capita di sentire a tutti gli angoli e nessuno, o pochissimi, si rendono conto che invece una ricchezza c’è rimasta eccome. È una ricchezza che non si contabilizza, è un bene che abbiamo solo noi gente di Siena, è un patrimonio che ci invidiano da ogni parte: è la Contrada. La contrada riesce a darti quello che non riesci a trovare nei rapporti e nelle relazioni diverse, in contrada riscopri e valorizzi sentimenti che difficilmente si trovano altrove, la contrada realizza, appaga, gratifica. In contrada si scrivono pagine di storia e si tramandano tradizioni, si impara e si insegna e la giostra della vita non si ferma. Mai. Ecco perché la cultura della socializzazione che riescono a esprimere le contrade, l’aspetto solidaristico, l’assistenzialismo, oggi più che mai sono diventati i veri valori che una società inquinata come la nostra, va cercando. E allora diciamo basta! Basta con i piagnistei, basta con le lamentele gratuite, facciamola finita di trincerarsi dietro la cortina astratta dei luoghi comuni, ribelliamoci al conformismo che tende al pessimismo e scopriamo, o riscopriamo, la serenità di stare in contrada a godere delle piccole 4 cose, di una cena con gli amici di sempre, di un organizzazione democratica. Se un giorno Siena coro, di un confronto intergenerazionale, perché dovesse diventare davvero Capitale Europea stare in contrada significa anche questo. della Cultura, dovremo essere ben fieri che par- Mai come in questi ultimi tempi le contrade sono te del merito sarà anche delle contrade che con diventate veri fari per orientarsi nel mare del- la loro storia, con le loro peculiarità, con il loro le crisi in atto, sempre più sono prese a modello tessuto e con le loro tradizioni hanno fatto e stan- come portatrici sane di valori e umanità; anche no facendo di Siena una specificità assoluta nel le istituzioni si rivolgono sempre più alle contrade panorama delle sei città finaliste. e ai propri popoli, per ritrovare l’energia e la Godiamoci allora le nostre meravigliose contra- spinta per una rinascita auspicabile. Non a caso de, la nostra Civetta in particolare, sicuramente la commissione giudicatrice, che ha promosso la la più bella di tutte – e come potrebbe essere nostra città al secondo round della selezione per altrimenti! – che gode di ottima salute, così co- la Capitale Europea della Cultura 2019, ha chie- esa, unita e compatta. Coesione e compattezza sto al Sindaco, al Prof. Sacco e ai presentatori che abbiamo riscontrato anche alle ultime elezio- del progetto, che ruolo avessero le contrade nel ni del Capitano per il prossimo biennio: le urne percorso che porta Siena alla candidatura. Tut- hanno decretato un consenso pressoché unanime ti si stanno rendendo conto che non siamo solo per Francesco e sono questi segnali inequivoca- Palio, che non siamo solo 17 popoli esaltati die- bili che la strada che ormai da anni abbiamo in- tro un cavallo o facinorosi pronti a scazzottarsi trapreso è quella giusta e tutti, dirigenti e contra- per storiche rivalità; quel minuto e mezzo che daioli, giovani e meno giovani, abbiamo l’obbligo per due volte l’anno ci ubriaca di emozioni, per di non disperdere questo patrimonio inestimabile. noi è l’apoteosi ma è niente in confronto a quel- Ricordiamoci tutti che la serenità che troviamo in lo che le contrade possono esprimere in termini Civetta, ci può far stare solo bene. Altro che crisi! di cultura, di progettualità, di fare comunità e di Buon Natale a tutti. 5 O gni volta che il Natale arriva a chiude- (che non ho e non ho mai avuto) e Babbo Nata- re un anno, non riesco a fare a meno le nemmeno lo voglio vedere! E se il caminetto si di pensare a quante cose, diverse ogni chiude e il fuoco si spegne, nella mia immaginaria volta, troverò rovistando nel sacco dei regali di stanza natalizia, lo sguardo si posa su quello che Babbo Natale. Si sa, Babbo Natale porta i regali, di luminoso, anzi, luccicante rimane: l’albero di Na- ma porta anche il carbone e la cipolla. Sì, anche tale! Con le sue lucine intermittenti che riempie la la cipolla. Il Babbo Natale di casa mia, quando stanza di quell’odore acre, ma così familiare, l’odore ero piccolo, sostituiva spesso il carbone con que- dell’abete, della sua resina, fa tanto Natale. Ma la sto simpatico ortaggio; poi ho capito che il motivo crisi economica ha colpito anche i sogni, e l’albero era che non avevamo il caminetto a casa. E quindi di Natale quest’anno s’è deciso di comprarlo finto, nemmeno il carbone. Il bilancio tuttavia, tra regali e almeno lo possiamo riciclare ogni anno. Che tri- carbone/cipolla, era sempre piuttosto positivo, mi stezza, la plastica non fa odore. meravigliavo infatti come Babbo Natale fosse sta- E guardo in basso, ai piedi dell’albero: le luci sono to così indulgente, dato che la quantità di umiliante più rade e meno ballerine, seminate intorno al trep- verdura era comunque ben inferiore rispetto a tut- piedi verniciato di verde che regge il sedicente al- te le marachelle che avevo combinato. bero. Il buon vecchio presepe! Sì, il muschio, scusate, Crescendo invece, anno dopo anno, la proporzione è risultata essere sempre più contraria. Perfetto non è nessuno, tantomeno il Correttore, ma di cipolle quest’anno so già che ne troverò parecchie, troppe, di sicuro molte di più di quello che ho combinato negli ultimi dodici mesi. Che Babbo Natale abbia una predilezione per i bambini tutti lo sappiamo. Ma arrivare a tanto, da stargli cioè sulle “scatole” noi adulti, questo no, non glielo permetto. E allora quest’anno ho deciso che la notte di Natale chiuderò la bocca del caminetto 6 di Don Enrico Grassini UN PRESEPE NERO, BIANCO E ROSSO la “borraccina” è proprio vera, e le statuine sono alla capannuccia e i bambini che giocano intorno quelle mezze rotte, un po’ sproporzionate e stinte al cavallino (li ho contati: sono 28) fanno una gran di sempre. Che bello il presepe, non tradisce mai! confusione e mi premuro di allontanarli dal giaciglio La capannuccia è al centro e da lì si irradiano le dove Maria sta cercando di dare alla luce Gesù. stradine del borgo; di solito le ricoprivo di ghiaia, Dice il Vangelo che quando il Cittino nacque i primi mescolata alla segatura per l’effetto “sabbia del a visitarlo furono i pastori; in questo presepe mi sa deserto”, ma quest’anno ho avuto più perizia: c’ho che il primo sarà proprio quello coi fogli in mano, messo tanti sassolini piatti che sembrano le strade quello che fa i conti, a fare la prima visita per pro- tutte lastricate e in una via c’ho fatto anche una porre ai genitori la quota di protettorato! Speriamo bella tavolata tutta apparecchiata. Non molto lon- non esageri, perché è vero che è gente famosa, tano, all’interno di un portone, si vedono tante per- ma non hanno tanti lilleri… sone, sbracciate e ingrembiulate, affannarsi nella Nel mio presepe la gente chiacchiera di tutto, cucina e tanta gente in giro che sembra aspettare qualcuno discute anche, ma nessuno si vuole male, l’ora di mettersi a tavola. C’è un cavallo con tanti perché tutti sanno che dalla vita non si può chie- bambini che gli giocano intorno e pare proprio di- dere di più. Del resto nel mio presepe non manca vertito di essere al centro di tanta attenzione. C’è il niente; ma soprattutto c’è quell’essenziale che per solito briacone col fiasco in mano, c’è uno coi fogli ora è invisibile agli occhi, il Cittino Gesù, in funzione che fa i conti, c’è chi cuce e chi dà di martello sul del quale tutto il resto esiste, anche se tutto il resto legno. C’è uno con la testa pelata che ha mes- sembra essere distratto e indaffarato in tutt’altre so su un teatrino, c’è un capannello di giovani e faccende. È proprio bello il mio presepe quest’an- già giovani che cantano felici, ci sono due signori no, e mi ripaga infinitamente di più di quel vecchio lunghi lunghi e ben vestiti, uno più magro e l’altro burbero di Babbo Natale che quest’anno di cipolle più grossotto, che presidiano la scena controllando me n’avrebbe portate un campo. Riconosco che il che tutto fili liscio. Non ci sono pecore quest’anno. mio presepe è un po’ più piccolo degli altri, ma non No, mi sono bastate l’anno scorso; ce n’erano un ha niente in meno. Eh sì, bravo presepe! Gesù sarà po’ troppe e hanno fatto da padrone. Non ci sono proprio contento di nascere in questo posticino. nemmeno papere e pesciolini nello stagno, perché Ah, dimenticavo! Le luci! Non sono particolarmente siamo di notte, e di notte questi animali dormono. sgargianti, ma hanno gli unici colori che ho potuto Al buio è giusto che giri solo chi riesce a vedere nel- recuperare: nere, bianche e rosse. la notte… La stalla del cavallino è proprio di fianco Buon Natale a tutti! 7 U na mattina, mentre con Sallustio eravamo in Via Stalloreggi per andare dal rilegatore che ha realizzato l’Albo dei Priori e dei Capitani, cominciammo a parlare di amicizia e ci chiedemmo da quando il nostro rapporto di iniziale conoscenza e successiva frequentazione era diventato amicizia: stabilimmo che lo potevamo datare a oltre 20 anni fa. Considero l’amicizia un sentimento “buono” e a conferma di questo mio convincimento desidero riportare una frase di Platone “il simile è amico del simile e cioè, che, il solo buono è amico col solo buono, mentre il cattivo non contrae mai una vera amicizia né con il buono, né con il cattivo". L’amicizia è una dei sentimenti più belli da vivere perché dà ricchezza, emozioni ma soprattutto perché è assolutamente gratuita. L’unico modo per avere un amico è sicuramen8 di Mario Demuru DELL'AMICIZIA. AFORISMI, FRASI CELEBRI E RIFLESSIONI PERSONALI te essere un amico, perché il più grande privi- Nessuna distanza temporale né spaziale può legio, sollievo e conforto dell’amicizia è quello indebolire l’amicizia di due persone, e un ami- di non dover sempre spiegare sempre tutto. co lontano è a volte più vicino di qualcuno a Per me un amico è una persona davanti alla portata di mano, perché un vero amico è il quale posso e voglio pensare ad alta voce, maggiore dei beni ed è quello che, tra tutti, ci perché uno dei benefici dell’amicizia è quello si cura meno di acquistare, di sapere a chi confidare un segreto. Se se sto L’amicizia è una grande cosa e quanto sia vera- commettendo degli errori il mio amico me lo mente grande non la si può esprimere a parole, deve dire soprattutto quando sa che la sua ma soltanto provare: il massimo che si può fare risposta mi potrebbe non piacere affatto. Infat- per un amico è semplicemente essergli amico. ti, come diceva il grande Leonardo da Vinci, Il Mahatma Gandhi diceva “ la prova dell’ami- “Riprendi l’amico tuo in segreto e laudalo in cizia è un aiuto nell’avversità, e in più, un aiuto palese”. senza riserve”. L’amicizia esiste, e si fortifica, anche se non Caro Sal, abbiamo brindato alla Vittoria del- c’è la frequentazione quotidiana o la continua la nostra Contrada bevendo spumante in compartecipazione agli eventi della vita, ma buccheri etruschi decorati con una civetta ma il vero amico è quello che risponde immedia- la tua decisione non mi consente di venirti a tamente alle tua richiesta di aiuto o condivide trovare, però quando sentirò il bisogno di sa- una tua gioia, anche se sono passati mesi dal- lutarti o di ricordare la nostra amicizia, farò la vostra ultima chiacchierata, o è tanto tempo sicuramente una giratina dalla parti di Piazza che non vi vedete. di Postierla.. 9 I l 29 agosto la Segreteria mi ha inviato una mail a scrivere è segno che hai intuito ciò che stava che così recitava: “Buona sera, sono un simpa- dietro quelle apparenze che pure so bene esse- tizzante della vostra contrada e volevo porger- re toccanti. Devi infatti aver compreso che quello vi le mie condoglianze in quanto ero a Siena il 24 non era soltanto un funerale e allora non si può agosto ed ho assistito, in parte, alle esequie di un rispondere "grazie per le condoglianze", questo è vostro contradaiolo. Sono rimasto molto colpito”. scontato, ma occorre entrare nell'anima e diventa Si aspettava da me una risposta. Non so perché. davvero difficile dire cosa fosse veramente quel Era quello che non avrei voluto fare. Toccava un rito che hai visto. argomento che non volevo trattare. Ma non ho C'era certo il dolore per accompagnare nell'ulti- potuto esimermi. La risposta che in qualche modo mo viaggio una persona cara, in questo caso si ho tirato fuori, interloquendo per le vie dell’etere trattava anche di un Capitano, colui che guida la con un’invisibile non senese che forse mi rimarrà Contrada nelle carriere sul Campo e in tutti gli per sempre sconosciuto, mi sono poi accorto che affari di Palio. Lo aveva fatto negli anni a cavallo era invece il mio addio a una persona che mi era del 1980-1990 ed è colui che ha fatto esordire il cara e che non c’è più. L’affido allora volentieri fantino oggi più bravo e famoso, Luigi Bruschelli, alle pagine del Civettino, perché avrei un deside- da lui e da noi della Civetta "battezzato", come rio: tutti coloro che potranno condividerla possa- da tradizione, con il soprannome di Trecciolino no anche considerarla come il proprio personale che non potrà mai più cambiare in tutta la sua vita. addio a Sallustio Leoncini, Capitano della Civetta. Era il 1990 e si sperava che emulasse le gesta di Trecciolo (anche soprannominato impropriamente 10 Carissimo xxxxx, il Biondo) vincitore di 3 palii per la Civetta, nel m'inoltrano questo tuo messaggio che trovi in calce 1945, 1947 e 1949. Come di certo sai Trecciolino per una risposta. Forse i miei amici della Segrete- ha surclassato i 5 palii vinti da Trecciolo, vincendo- ria pensano che io possa trovare le parole giuste. ne per ora 13, ma purtroppo neppure uno per la Non è facile. Se quello a cui hai assistito ti ha spinto Civetta. di Carlo Agricoli NON ERA UN FUNERALE Non so a quale parte del rito hai assistito, ma il teatro del Palio, in questo caso sarebbe anche sappi che si comincia dalle esequie nella chiesa doveroso per uno che quella Piazza vide prota- della Contrada, si esce con la bara in spalla, la gonista come Capitano di una Contrada nel mag- campana suona a martello e i rintocchi stillano una giore rito cittadino. Ancor prima di questo lo si fa lacrima alla volta intervallata da lunghe pause, e perchè il defunto porti in eterno con sé, ovunque ogni lacrima gronda dentro l'anima scavando, si andrà dopo quest'ultimo sguardo, il simbolo vivo procede nella strada principale del territorio e dell'intima essenza della sua città. Perché possa pare che si vada al cimitero. Non è così. Il cimitero vedere e sentir palpitare per l'ultima volta i fan- verrà dopo, molto dopo. Si accompagna invece tasmi lì ammucchiati di tutti coloro che guardando l'amico che non può più farlo da solo a calcare lungamente quella Torre e quel Palazzo, un sim- per l'ultima volta la terra che fu sua ed è della sua bolo in realtà, anche se di sconvolgente, concreta gente, ma soprattutto lo si porta a vedere per l'ul- bellezza di pietra e mattoni, trassero dalle loro tima volta il riflesso della sua anima che già brilla anime incantate l'ispirazione per dipingere cristi eterna in quel lago di cuori che da secoli e secoli e madonne, rimasti poi a guardarci dalle pareti lì si depositano per sempre, dopo avervi palpitato dei musei e delle chiese con quelle espressioni per dentro, ciascuno nei suoi giorni migliori. Si va infatti sempre incantate. alla Costarella che è l'ultimo affaccio sul Campo di Altri vi trassero invece anima e cuore per muovere Siena, prima di proseguire davvero verso i cimiteri, sgomenti verso battaglie che non avrebbero mai che da lì si deve passare, che siano il Laterino o la voluto combattere, ma che sentivano doveroso Misericordia, i due della città. trovare il coraggio di combattere, pronti a sacri- Si alza la bara, inclinandola perché gli occhi che vi ficarsi per sempre ammazzati, pur di evitare che stanno dentro possano meglio vedere per l'ultima altri rubassero alla propria gente quel “bene co- volta, dicevo, quel lago di anime che è la Piaz- mune” che avevano appena inventato. Perchè, di za del Campo. Ma non lo si fa perché quello è certo lo sai, il concetto stesso di “bene comune”, 11 12 incredibilmente, nacque qui, in questa insignifican- e dunque ami Siena, cosa ancora più importante te città, da insignificanti uomini e donne, nei secoli della Civetta. Se questo, come io intuisco, è vero, 1200 e 1300, prima di darlo poi in dono e per sappi che Siena e la Civetta possono accoglier- sempre a tutta l'umanità. ti volentieri, perché per cominciare basta questa Ma per salvaguardarlo da mani sempre troppo che è una testimonianza. rapaci occorsero lacrime e sangue. A questo, che era un invito a entrare in Siena e E noi non dimenticheremo mai, nei secoli dei secoli. nel Popolo del Castellare, seguiva qualche riga Come vedi io non crederò mai che quello fosse un di spiegazione su ciò che possa rappresentare funerale, bensì un ultimo abbraccio d'amore fra gli l’appartenenza a una Contrada, prima di con- uomini, fra i vivi e fra i morti, fra la terra di sotto e cludere che i valori che vibrano in questa città il Cielo di sopra. e nelle Contrade sono infatti valori di universale Finché le donne e gli uomini di questa città se la umanità, che servono per la vita, che qualunque sentiranno ancora di celebrare questo rito, cammi- uomo può apprezzare e desiderare di pratica- nando a piedi sul selciato, sospendendo seppure re. Credo che tu lo abbia ben capito e semmai per un attimo solo la vita cittadina e il chiasso di spero di essere riuscito a dartene un altro picco- tutti i giorni, innalzando la bara di un amico perché lo esempio con queste parole che, ormai, come possa vedere per l'ultima volta Piazza del Cam- sono venute sono venute, rileggerò, ma poco di po, simbolo di ogni virtù e valore civico, questa certo cambierò. città vivrà allora immortale, ma sopratutto felice, Non so se lo sconosciuto interlocutore sentirà mai pur nelle sue miserie, come altrove dilaganti. il desiderio di avvicinarsi di più a Siena e alla Ci- Tutto questo è infatti un bene da salvaguardare vetta. Ma non importa. Infatti, già da quelle ultime prezioso. Ma non è per tutti. C'è chi non lo capirà parole ben si capisce che mi stavo già accorgen- mai e c'è chi lo capisce d'istinto. do come quella risposta non era per lui. Era per Io credo che tu sia fra quest'ultimi. Se senti il biso- chi non può più scrivere, ma solo parlare, ora e gno di scriverci è perché c'è qualcosa di diverso per sempre, alla mente e al cuore. Ma sopratutto dal semplice sentire del turista, seppure innamo- è per me e per noi tutti che siamo ancora qui a rato. Dici di essere un simpatizzante della Civetta testimoniare per Siena e per noi stessi. di Giuseppe Stefanachi IN COMPAGNIA PER IL SOCIALE “Far fronte ai bisogni reali delle persone, ovviamente con le dovute verifiche, in un periodo di profonda ed insistente crisi economica”: con queste parole il presidente Gianfranco Bimbi sottolinea l’obiettivo principale della Compagnia di Pier Pettinaio, attiva nel tessuto sociale della Civetta dal gennaio 2012. “Già da un anno – prosegue Gianfranco – c’era, soprattutto da parte dei giovani, l’intenzione di creare una nuova forma associativa all’interno della Contrada: dopo un interessante processo di maturazione, il progetto è sfociato in quest’idea, che punta a far emergere, comunque nell’anonimato, situazioni di disagio piuttosto evidenti. C’è una forte ritrosia, da parte degli interessati, a parlare delle proprie difficoltà: un’ammirevole forma di orgoglio, che dobbiamo tuttavia riuscire a superare per poter portare il nostro piccolo aiuto, non solo in termini pratici, ma anche, o forse soprattutto, dal punto di vista morale e psicologico”. Quanti sono i nuclei familiari che avete sostenuto? “Tre nel 2012, per un importo complessivo di circa 4 mila euro: a queste, nel 2013, si è aggiunta una quarta famiglia, per cui l’importo devoluto è salito a circa 5 mila euro”. segue a pag. 16 13 AL CENTRO SIAMO NOI brivido chiude lo stomaco rimango incredulo e so che le emozioni non muoiono mai... non sia mai trascorso e un Gemelli Diversi “ “ cerco su ogni volto un ricordo e sembra che il tempo facendoli partecipare ad una "arrampicata". Quest'anno abbiamo fatto vedere loro un filmato, in forma di cartoni animati, che fa riflettere sui pericoli potenziali dei social network e di Internet più in generale. Inoltre, in collaborazione con la Misericordia di Siena, abbiamo mostrato loro i primi e più importanti rudimenti del pronto soccorso. I ragazzi hanno dimostrato un interesse ed un’attenzione veramente encomiabili”. E per gli adulti? “Sempre grazie ad una proficua collaborazione con la Misericordia di Siena – Chi sono i civettini impegnati in questa ricorda Gianfranco - abbiamo organizzato un apprezzabilissima attività? “Siamo un bel corso dal significativo titolo ‘Come ti salvo il bebè’, gruppo. Tommaso Cortonesi è il vicepresidente, in modo da informare i genitori, o chi sta per Carlo Agricoli il tesoriere e Raffaella Stirpe diventarlo, su come comportarsi nel malaugurato la segretaria e, oltre a noi quattro, il consiglio caso in cui il piccolo si venga a trovare in improvvise direttivo è formato anche da Alessia Geyer, situazioni di pericolo. Ora stiamo lavorando sul Franco Ruzzenenti, Mauro Lorenzetti, Roberto progetto dislessia. Questo è un disturbo molto più Pappadopulo e Davide Papi. Poi c’è il collegio frequente nei ragazzi di quanto non si creda. La dei sindaci revisori, presieduto da Paolo Betti e Compagnia si è posta a disposizione di tutti coloro costituito da Antonio Ciatti e Patrizia Sideri”. che avessero dubbi o necessità di approfondire In qualche caso il vostro aiuto esula dall’ambiente l'argomento. Inoltre, per quelle realtà in cui il civettino… “Sì, infatti l’anno scorso siamo intervenuti fenomeno è già stato individuato (attualmente con una piccola somma, ma soprattutto con sono coinvolte quattro famiglie) la Compagnia un’intensa opera di sensibilizzazione, nella ha deciso di fornire strumenti compensativi (tablet drammatica circostanza del terremoto in Emilia, o programmi specifici) in modo tale da facilitare e quest’anno abbiamo aiutato Il Laboratorio di l’approccio allo studio per superare prima e Siena. La crisi che ha investito la nostra città, meglio questo problema, che poi non lascia più ricade infatti pesantemente su molte associazioni traccia nella vita”. che non hanno più i finanziamenti di cui potevano disporre fino a pochi anni fa”. E gli altri obiettivi? “Riguardano in particolare la formazione sociale. In collaborazione con gli Addetti ai Giovani, ci stiamo rivolgendo ai ragazzi, nella fascia di età tra gli 8 e i 15 anni e, durante l'annuale "campo dei giovani civettini", abbiamo ritagliato un piccolo spazio formativo della Compagnia. Lo scorso anno abbiamo affrontato il tema della fiducia e del "fare gruppo", 16 ha rappresentato una inattesa fonte di finanziamento per la nostra associazione”. Già, ma da dove ricavate i fondi per la vostra preziosa opera di sostegno? “In primo luogo dalla quota (minimo 20 euro) che annualmente pagano i nostri circa 180 soci. Inoltre da donazioni di vario tipo: ce ne sono arrivate (devo dire purtroppo) in seguito ad esequie funebri e grazie all’intervento di un istituto di credito, la ChiantiBanca. Inoltre già da quest’anno, per tutti coloro che lo vorranno, abbiamo attivato la destinazione del 5 per mille nella denuncia dei redditi". Per saperne di più sulla Compagnia? “Abbiamo La visita al Rettorato come si colloca nel quadro un sito (www.compagniapierpettinaio.org) dove della vostra azione? “Come un momento di è possibile trovare tutto quel che riguarda interesse culturale, per stimolare i contradaioli l’associazione. Invito i contradaioli a visitarlo, per a scoprire sempre di più angoli nascosti della essere sempre più informati sulle nostre attività, e nostra città. Inoltre, sempre per quel che riguarda ad iscriversi, sempre sul sito, alla nostra mailing list la cultura, Carlo Agricoli sta lavorando su una (sezione La Compagnia)”. pubblicazione dedicata a Pier Pettinaio”. Ancora qualcosa da aggiungere? “Stiamo “ La speranza è che un giorno, magari non molto lontano, non ci sia più bisogno del nostro E il mercatino? “È stata “ piccolo aiuto facendo un’esperienza umana molto significativa. Toccare con mano certe situazioni aiuta a riflettere ed a capire cosa significhi la drammatica crisi che stiamo vivendo. La speranza è che un giorno, magari non molto lontano, non ci sia più bisogno del nostro piccolo aiuto”. un’esperienza interessante, che si è risolta in maniera diversa da come l’avevamo pensata. L’idea era quella di procurare piccoli guadagni ai contradaioli che portavano oggetti da vendere, dando loro percentuali ben più alte di quanto non diano i tradizionali mercatini dell’usato. In realtà, tutti hanno voluto donare i loro oggetti alla Compagnia, per cui alla fine l’iniziativa 17 L 18 e prime notizie relative alla famiglia fu Ambrogio Sansedoni (Siena, 16 aprile 1220 Sansedoni, che secondo lo storico ed - 20 marzo 1286), il frate domenicano che ri- erudito senese Giugurta Tommasi ebbe coprì un ruolo di spicco nel contesto sociale radici francesi, risalgono al 1174 e al 1197, e politico della Siena del Duecento. Ambro- anni in cui un Sansedonio di Martino venne gio di Buonatacca nacque proprio negli anni eletto console di Siena. Divenuti presto una in cui veniva iniziata la costruzione del nucleo delle più illustri famiglie della città, i Sansedo- originario del palazzo sul Campo, forse una ni, di fede guelfa, ebbero membri eletti alle casa-torre altissima attorno alla quale si svi- maggiori cariche pubbliche. Furono consoli lupparono altri fabbricati. Nacque con arti dei Mercanti Anconetano di Sansedonio nel deformi, al punto che fu allontanato da casa 1211 e nel 1215, e Gilberto di Sansedonio nel ed affidato a una nutrice che doveva tenerlo 1219. In epoche diverse altri membri della fa- nascosto. La balia portò il bambino presso il miglia furono ambasciatori a Lucca, Firenze e convento domenicano di Santa Maddalena e nello Stato Pontificio; altri ancora ricoprirono qui, in capo a un anno, il piccolo tornò inspie- delle cariche pubbliche a Pistoia e Grosseto. gabilmente normale. Ambrogio crebbe serio, Numerosi furono coloro che intrapresero la studioso, virtuoso. Entrò nell’Ordine Domenica- carriera ecclesiastica, raggiungendo i gradi no a soli diciassette anni. Studiò a Parigi e a più elevati. Ai Sansedoni fu affidato anche il Colonia e tra i suoi compagni di studi vi furono Tesorierato del Capitolo del Duomo di Siena. S. Tommaso D’Aquino e Pietro di Tarantasia, il Tra le personalità più note di questa famiglia vi futuro Papa Innocenzo V. Chiamato a Parigi di Alberto Fiorini CIVETTINI NOBILI ED ILLUSTRI SINORA DIMENTICATI: I SANSEDONI ad insegnare, si fece conoscere per l'efficacia della predicazione sia nelle chiese che nelle piazze, tanto che dopo la sua morte alcuni pittori lo raffigurarono con lo Spirito Santo che in forma di colomba bianca gli parla all'orecchio. A Roma insegnò nello studio pontificio (1265’68) e fu maestro del Sacro Palazzo. Ma il Sansedoni divenne celebre soprattutto come predicatore e come pacificatore in delicate situazioni politiche. Si deve anche a lui se non scoppiò uno scisma in Germania dopo il primo Concilio di Lione, nel 1245, per il dissidio tra il papato e l’imperatore Federico II. Riconciliatore Fig. 2 - Lo stemma Sansedoni è partito: nel 1° d'oro, all'aquila di nero uscente dalla partizione e coronata del campo; nel 2° d'argento, a tre fasce d'azzurro (oppure fasciato di sei pezzi d'argento e d'azzurro). instancabile e persuasivo con parole lucide e Carlo d’Angiò dopo la sconfitta di Tagliacozzo appassionate, convinse Papa Gregorio X a re- (1268). vocare la scomunica sulla città di Siena. Nono- Il destino volle Ambrogio Sansedoni che fosse stante le sue doti, tuttavia, non riuscì a salvare colto da un malore mortale proprio durante Corradino di Svevia, condannato a morte da un’orazione: stava parlando contro gli usurai Fig. 1 - Il Palazzo Tornainpuglia Sansedoni sviluppa la sua elegante facciata neogotica sul Campo. Oltre a seguire l’andamento della piazza, riprende fedelmente lo stile di Palazzo Pubblico. 19 con tale veemenza, che gli si ruppe una vena doni nel 1764 e conservata nell’Archivio Chigi in petto. Beatificato, divenne protettore della Saracini (n. 4852) si legge: In più rami si è in di- famiglia. La città di Siena volle ricordarlo col- verse volte divisa la famiglia, sollecitamente di locando un suo busto sulla facciata del Duomo poi tornata ad essere ridotta in un solo ramo, e, dal 1306 fino a tutto il Settecento, facendo con un’unica discendenza. Infatti nel 1655, con correre un Palio a lui dedicato. Nel 1597 papa la morte di Jacomo Romulo di Volunnio si estin- Clemente VIII incluse Ambrogio nel Martirolo- se il ramo di Bartolomeo e rimase solo il ramo gio romano. Il beato viene ricordato il 20 mar- della discendenza di Pietro. zo nell'anniversario della morte, ma l'Ordine I Sansedoni si imparentarono con numerose fa- Domenicano lo ricorda l'8 ottobre. miglie nobili senesi e toscane. Ottavio di Gio- Nel 1490 la famiglia si divise in due rami, origi- vanni Sansedoni unì al suo cognome quello dei nati dalla discendenza di Pietro e Bartolomeo Pinocci in base alla volontà testamentaria di figli di Tofo di Francesco. Nella “Genealogia” Niccolò di Ottavio Pinocci, arciprete della Me- compilata da Giovanni del cav. Ottavio Sanse- tropolitana di Siena e suo zio materno. Questi nel 1692 lo nominò suo erede con l’onere di assumere il cognome Pinocci e di aderire al proprio “Monte”, che era quello del Popolo. I figli di Ottavio, Giovanni e Alessandro, riassunsero però il loro antico “Monte” del Gentiluomo in Figg. 3, 4, 5 - Alcune immagini del beato Ambrogio Sansedoni. Sia per l'efficacia della predicazione che per le doti di pacificatore in delicate situazioni politiche, tutti i pittori lo raffigurano con lo Spirito Santo che in forma di colomba bianca che gli parla all'orecchio e con la città di Siena in mano. 20 comunque Alessandro Sansedoni, colui che unì con l’elegante facciata curvilinea sul Campo il Palazzo di Tornainpuglia Sansedoni all’edificio sovrastante il Vicolo dei Borsellai, fabbricato già dei Vincenti, dei Rimbotti e poi dei Tolomei, acquistato dal proprio padre, cavalier Giovanni. Alessandro, che fu anche sindaco di Siena nel 1815, dopo la sconsacrazione della chiesa di S. Pietro alle Scale in Banchi, più nota come S. Pietro Buio, comperò le botteghe sottostanti o annesse all'edificio, che erano state riscattate dai rispettivi pigionali, ma non riuscì a spuntarla contro un certo Francesco Sampieri “cappellaro”, che il 24 agosto 1791 aveva acquistato l’ex chiesa. Questi non volle rivenderla e, nonostante l'opposizione del Sansedoni, ne abbatté completamente le mura per rifare virtù di un rescritto granducale del 1731 e - come l’edifico come lo vediamo oggi e chiuse il vico- figli di Ginevra di Cornelio Guglielmi Guidini -, lo di S. Pietro Buio. La chiesa di Banchi di Sotto con l’estinzione della linea mascolina delle dette era stata oratorio della nostra Contrada dal famiglie, poterono conservare e trasmettere ai 1692 al 1765. discendenti tali cognomi aggiungendoli a quello Il primo nucleo del Palazzo Sansedoni (com- dei Sansedoni. Già membri dell’Ordine di San- presa la sua singolare torre a pianta rombica) to Stefano e di Malta, i Sansedoni ottennero il fu costruito nel 1216 al tempo di Tornainpu- 31 dicembre 1753 con il cav. Ottavio Antonio glia. Un secolo dopo l’edificio fu ristrutturato l’iscrizione al patriziato senese. ed elevato da Agostino di Giovanni, Giovanni Il matrimonio di Teresa Isabella di Ambrogio d’Agostino, Agostino del Rosso e da altri mae- Sansedoni con il nobile livornese Arcange- stri, per conto di Gontieri di Goro Sansedoni lo Raffaello Pucci nel 1826 fece assumere ai (1339). L’aspetto gotico del palazzo su Banchi discendenti della casata senese anche tale di Sotto è quello derivato da questa prima ri- cognome. L’ultima discendente della famiglia - strutturazione (di cui esiste tuttora il progetto ormai estinta - fu Piera Pucci Sansedoni, che originale), anche se la sua facciata fu rifatta sposò alla fine del sec. XIX il marchese Leone nel Seicento “per adeguarla al gusto corren- De Grolée Virville, che fu capitano vittorioso te”. Nel 1370 fu demolita una parte del fon- della Contrada della Chiocciola (agosto1924, daco e furono effettuati dei lavori per liberare agosto1925, agosto1926). totalmente il fronte del palazzo prospiciente Nella storia della Contrada della Civetta non la piazza. figurò mai un Sansedoni, né come benemerito Nel XV secolo fu costruito l’arco sopra il Vi- protettore, né come dirigente. È da ricordare colo dei Borsellai. Un’altra modifica esterna 21 importante al Palazzo Sansedoni ebbe luogo nel 1760 con la mutilazione della torre che gareggiava per altezza con quella del Mangia. La torre, che sporgeva al di sopra dell’edificio per più di 40 metri, dovette essere sbassata per cedimenti strutturali dovuti ai terremoti del secolo precedente. Nel Settecento fu proceduto ad una ristrutturazione interna in stile tardo-barocco dell’intero edificio, per conferire ai diversi ambienti quella grande eleganza e quella sfarzosità di forme che ancor oggi distinguono molte sale del piano nobile, del piano superiore e della scala del palazzo. In quel periodo Rutilio Sansedoni era coppiere del Governatore di Siena Francesco Maria dei Medici, e per questo suo importante ruolo poté chiamare a Siena i migliori artisti e i decoratori più famosi, molti dei quali fiorentini, come Anton Domenico Gabbiani (1697), Francesco e Giuseppe Melani (1726), Giovan Domenico Ferretti e Pietro Anderlini (1745), che abbellirono i principali ambienti del palazzo, realizzando un insieme di soggetti mitologici e allegorici di grande effetto. A Rutilio Sansedoni, scampato miracolosamente ad una malattia, si deve pure la costruzione della cappella dedicata al beato Ambrogio Sansedoni, un gioiello barocco, ricco di marmi variegati e policromi; in essa, nella ricorrenza della morte del Beato, si celebra tutt’oggi una Messa alla presenza delle autorità cittadine. Tra il 1778 e il 1779 si ebbe l’ultima modifica sostanziale del palazzo, con l’intervento di Alessandro Sansedoni che ne ingrand ì la facciata gotica sul Campo. Dal 1996 il Palazzo è sede della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, ente che ne ha curato gli ultimi importanti restauri. 22 O gni animale possiede, più o meno in- centenaria, i cui confini vengono spesso segnati tensamente, un innato attaccamento da artistiche mattonelle di possesso che tanto al proprio territorio, tanto che qual- incuriosiscono e affascinano i turisti. che specie, in alcuni casi, arriva addirittura al Appena il caso peraltro di rilevare come il se- punto di sacrificare la vita pur di difenderlo fino nese – ciò che appare quasi incomprensibile all’ultima stilla d’energia.. all’occhio del forestiero, ignaro dei meccanismi Come tutti i comportamenti mutuati dal mondo apparentemente contraddittori su cui si fonda la animale, anche quello in oggetto si arricchisce caotica armonia della città – paradossalmente di ulteriori, profondi e più complessi significati si compiaccia quasi più a difendere da offese allorquando si riferisca all’uomo, aggiungendo esterne una contrada che non sia la sua, pro- questo al mero istinto tutta una serie di elementi prio per riaffermare quella che è una delle tante di carattere sentimentale, culturale e sociale tipi- apparenti stranezze che si consumano all’ombra ci della sua razza. della torre. Riaffermato quindi tale basilare e pacifico con- L’aneddotica cittadina è ricchissima di episodi in cetto, è noto come il popolo senese si sia sempre tal senso e chiunque fra noi ne è stato protago- distinto, nel corso della sua gloriosa storia, per nista o semplice spettatore. un morboso, viscerale attaccamento alla propria Da qualche tempo purtroppo, in perfetta sinto- stupenda e unica città, caratterizzata dalla divi- nia col degrado e il decadimento di costumi che sione in 17 Contrade aventi ciascuna uno speci- affligge la città, si assiste ad una serie di episo- fico territorio, delimitato da una legge quasi tre di, solo fino a qualche decennio fa impensabili di Salvatore Granata TERRITORIO SACRO E INVIOLABILE 23 per la grande inciviltà che li caratterizza, che la che a loro volta , pur senza reagire fisicamen- popolazione subisce completamente inerte ed te, rispondevano urlando frasi sconnesse. Forse inerme. perché inebriato da una gioia sportiva appena È evidente che un ruolo fondamentale in questa vissuta, ero quasi divertito dalla situazione a dir vergognosa situazione vada attribuito – tanto poco paradossale, ma poi, trovata mia moglie per cambiare – allo spopolamento dei rioni, a ancora sveglia nel letto dopo una settimana di seguito del quale chi risiede tuttora all’interno lavoro, mi sono indignato e infuriato e solo una delle mura vive spesso la spiacevole sensazione provvidenziale capacità di autocontrollo mi ha di sentirsi in minoranza rispetto al “barba- trattenuto dallo scendere in strada ri- ro invasor”. schiando di compromettermi. Tutto ciò, ahimè, assume Tutto ciò, si badi bene, nella nostra Con- oltre trada propor- più zioni ancora e più inquie- nella completa abituale a s s e nz a tanti dal di forze m o - dell’or- mento d in e , che, evi- come den- si è t e - v i s to men- d t a e una re- poco cente in- in t e re s - dagine di sate Carlo Agricoli alla tutela del sa- pubblicata crosanto diritto su queste pagine, al risposo, a pochi sono pochi i civettini che metri da Piazza Tolomei hanno la fortuna – io continuo a 24 che e dal Corso. Senza considera- considerarla tale - di vivere nel nostro territorio. re poi i reperti delle notti brave che a matti- Solo qualche sera fa, scrivo questo articolo an- na ancora ornano i nostri meravigliosi luoghi, cora a caldo, ho assistito dalla finestra del salot- fra chiazze di vomito, vetri rotti e inequivocabili to di casa mia ad un siparietto molto poco edi- tracce di urina. ficante, nel quale una ragazza, la cui femminilità Auspico pertanto concrete iniziative da parte era pari a quella di un camallo, berciava vol- della Contrada tese alla tutela del nostro stu- garità e minacce quasi incomprensibili schiaffeg- pendo, incomparabile rione, che, non dimenti- giando una serie di giovani totalmente briachi chiamolo, rappresenta il cuore della città. di Camilla Marzucchi L'EMOZIONE È UN PROFUMO MAI TRASCORSO. RICORDI DEL CAMPO 2013 V orrei scrivere questo articolo cercando di non apparire banale o svenevole. Mi risulta difficile da subito, perché quando penso ai miei cittini o mi si chiede di parlare di loro attraverso il giornalino di Contrada –specialmente a distanza di tempo- mi salta in mente solo un turbine di risate festose e volti felici. Cado sempre in un vortice di ricordi edulcorati quando penso ai momenti che mi hanno visto con loro, anche se al termine di una qualche attività ritorno a casa stanca o dannata per qualche ragazzata. Non so dare una spiegazione razionale a questa mia reazione; o forse si. Forse è vero che di razionale non c’è niente quando si fanno i conti con l’emozione. L’emozione è quando la sera prima del Campo 2013 ti ritrovi ad andare a dormire sapendo che quelle preziose ore di sonno, due giorni dopo ti mancheranno. Emozione è ritrovarsi artefici e complici dell’emozione stessa di quei ragazzi, che al momento della partenza non stanno più nella pelle e bruciano, 25 26 bruciano perché sanno che di lì a poco trascor- carta un resoconto del Campo dei cittini, a nome reranno tre giorni indimenticabili. Emozione è degli Adetti ai giovani . Se questo fosse un elabo- rivedere nei loro occhi i propri occhi, la stessa rato scolastico probabilmente mi meriterei un sei frenetica voglia di partire per il campo che avevi meno, perché “la candidata si è applicata ma è quando avevi la loro età. Emozione è il trascorre- uscita fuori tema”. Sarebbe stato indubbiamente re dei giorni e della vita che prosegue, il sorriso più facile stilare in ordine cronologico tutte le at- che nasce nel ritrovare nei tuoi comportamenti tività organizzate, elencare uno ad uno i giochi gli stessi comportamenti degli addetti che hanno e gli impegni che hanno interessato i ragazzi per cresciuto te; è accorgersi che il giuramento di non tre giorni. Lo ammetto: il cuore è stato più veloce essere mai noiosa e rompi scatole come lo erano della testa e della penna. Perché ogni Campo è a volte loro, è venuto incredibilmente meno. Ieri creatore di aneddoti particolari, vede luoghi e c’erano il Bobo, Tonino, Riccardo e gli altri e oggi generazioni diverse, ma è legato al precedente ci sei tu a con i tuoi cittini, quei cittini che ogni tan- ed al successivo da un filo invisibile che lo rende to sbuffano perché capita di riprenderli, ma che uguale agli altri, sebbene unico. Tutto questo non tra qualche anno speri si ricorderanno della tua per merito di una necessaria organizzazione, il ridondante presenza con lo stesso affetto con cui campo non è magia in virtù di una Paliata o di ricordi le ramanzine ricevute. Perché non c’è più una materiale realizzazione del Tabernacolo.. il grande emozione che cogliere la volontà degli campo è magico perché è aggregazione, con- altri di prendersi cura di te. O forse c’è. È la spe- divisione amicale e sincera di uno stesso attimo, ranza di essere all’altezza di chi ti ha preceduto, crescita spensierata di bambini accomunati da un di saperti donare a chi è arrivato dopo di te. senso di identità che si forma sotto ad una ban- Volevo scrivere questo articolo cercando di non diera che sventola all’entrata, tutta bianca, rossa apparire banale o svenevole, rispettando la e nera. Per questo l’elenco tradizionale di giochi traccia assegnatami: mi si chiedeva di mettere su e attività quasi uguali ogni anno, non meritavano a mio avviso dovizia di particolari; forse col tempo verranno addirittura dimenticati da chi ne ha preso parte, e ciò che resterà vivo nei ragazzi sarà il ricordo di quell’atmosfera. Quell’emozione unica che si ripete viva ogni anno, che va oltre alla posizione geografica della struttura scelta e alla scaletta proposta. Se volessi comunque stilare effettivamente un resoconto nelle poche righe che mi restano, potrei Beppe, il Bobo, il Conti, Franco Ruzzenenti e gli raccontare che alla magia di questo Campo a altri, per averci rifocillato, allietandoci anche cuo- Palazzuolo, svoltosi dal 30 Agosto al primo set- re ed orecchie con la loro “La Rondine”, cantata tembre 2013, hanno preso parte tanti Civettini, a squarcia gola per tre giorni! contribuendo con la loro presenza a dare un va- il Campo è uno schiamazzo felice udito dall’alto lore aggiunto a questa esperienza. Ringrazio di di una finestra, il flash di una paliata vista da una cuore Stefano Traballesi e Lorenzo De Pau per camerata che puzza di piedi. So che non tutti aver portato un cavallo ed aver intrattenuto così i lettori coglieranno la poesia che si cela dietro i ragazzi insegnando loro il lavoro della stalla, quest’immagine. Credetemi ciecamente sulla pa- Alex Baldi per aver dato vita ad una discote- rola: questo campo è stato meraviglioso, come ca dei piccoli, la compagnia di Pier Pettinaio per sempre. Tra qualche tempo alcuni ricordi sbia- aver tenuto una lezione di primo soccorso e una diranno, resterà solo un turbine di risate e volti sui rischi di internet e dei social network. Un al- felici. Ma così bello che anche il puzzo di piedi tro immenso grazie va ai “ragazzi” della cucina, sembrerà soltanto un mai trascorso profumo. 27