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d ic embre 2013 - Contrada Priora della Civetta

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d ic embre 2013 - Contrada Priora della Civetta
ilCIVETTINO
periodico della contrada priora della civetta
DICEMBRE 2013
ilCIVETTINO
periodico della contrada priora della civetta
DICEMBRE 2013
Progetto grafico e impaginazione
Irene Bimbi
Stampa
Industria Grafica Pistolesi
Spedizione in abbonamento postale
Art. 2 comma 20/C legge 662/96 - Filiale di Siena
Iscrizione al Tribunale di Siena n° 589 del 20/12/1993
Direttore
Riccardo Cerpi
Direttore Responsabile
Giuseppe Stefanachi
Capo Redazione
Salvatore Granata
Collaboratori
Carlo Agricoli, Mario Demuru,
Alberto Fiorini, Don Enrico Grassini,
Camilla Marzucchi
SOMMARIO
ALTRO CHE CRISI!
3
UN PRESEPE NERO, BIANCO E ROSSO
6
DELL'AMICIZIA
8
NON ERA UN FUNERALE
10
IN COMPAGNIA PER IL SOCIALE
13
I SANSEDONI
16
TERRITORIO SACRO E INVIOLABILE
23
RICORDI DEL CAMPO 2013
25
C
ome è ormai tradizione, ecco il
numero natalizio de Il Civettino,
che non poteva che aprirsi con
un intervento del nostro Priore, colmo, oltre
che di orgoglio contradaiolo, di speranza
e positività. Sembrerebbe fargli da contraltare – non potrebbe essere diversamente Don Enrico, ma ad un’attenta lettura anche
il suo pezzo cela un messaggio di grande
fiducia.
Ricordiamo poi doverosamente il caro
Sallustio con un toccante ricordo scritto
da Mario Demuru, cui segue, prendendo
spunto proprio dal funerale del nostro vecchio Capitano, un meraviglioso articolo di
Carlo Agricoli, sebbene la definizione di
articolo sia davvero riduttiva.
Beppe Stefanachi a questo giro ha intervistato Gianfranco Bimbi, che, quale Presidente, si è soffermato sulle sempre più
frequenti e meritorie attività del gruppo di
Pier Pettinaio.
Pubblichiamo poi un’altra puntata dell’interessantissimo lavoro di Alberto Fiorini sulle
antiche famiglie civettine, mentre a proposito del nostro territorio Salvatore Granata
lamenta una situazione di poco rispetto per
lo stesso, auspicando interventi tesi alla sua
tutela.
Si chiude infine con un emozionante resoconto di Camilla sul campo estivo dei nostri
cittini, ai quali per primi vanno gli auguri di
buone festività, da vivere quanto più possibile nel nostro risplendente rione.
W la Civetta
S
e solo potessimo avere un centesimo
glio per celarsi dietro a qualche scomoda verità;
per ogni volta che abbiamo pronunciato
crisi d’identità, crisi sociale, crisi economica, crisi
o sentito pronunciare la parola “crisi” in
politica, crisi di lavoro e più crisi ha e più ne met-
questi ultimi anni, saremmo tutti milionari. E quindi
ta…
non si sarebbe più in crisi… Perlomeno in quella
Specie poi nella nostra città, questa parola ha
economica.
avuto un eco ancor più rimbombante; sul finire del
Sono ormai anni (purtroppo) che, come fosse un
decennio scorso, quando da tutto il mondo occi-
collutorio, ci sciacquiamo la bocca con la parola
dentale arrivavano i primi venti di crisi di un’eco-
crisi, sempre a condire i discorsi più o meno impe-
nomia sempre più instabile, venti che soffiavano
gnati, spesso viene usata anche come nascondi-
forte anche sul nostro stivale, noi a Siena pensa-
di Riccardo Cerpi
ALTRO
CHE CRISI !
vamo, o meglio ci illudevamo, di essere immuni e
di godere di un sistema basato sulla “bancocrazia” che ci potesse proteggere, a schermo totale,
dalle radiazioni devastanti della crisi economica.
Poi è successo che questo sistema si è incrinato e
anche Siena, la città ganza che credeva di essere diversa da tutte, si è impantanata nella melma
delle crisi, di tutti i tipi di crisi, da quella economica a quella politica, da quella occupazionale a
quella istituzionale, crisi che sovrintendono e condizionano la vita di una piccola comunità civica e
che la stanno dilaniando nel suo intimo.
Ecco quindi che anche per il senese, come per
tutti gli italiani, è iniziato il periodo del piagnisteo:
piange e si lamenta perché il Comune ha subìto
3
un commissariamento, piange perché in politica
non ci sono più riferimenti e sicurezze, piange
perché è rimasto orfano. Come orfano? Sì, perché babbo Monte non è più babbo, ma nemmeno un parente alla lontana, nemmeno, che so,
uno zio di quarto grado. E allora giù, tre elle tutte
insieme: lacrime, lagne e lamentele!
Forse talvolta anche a ragione, ma spesso si
piange perché così fan tutti e di gente che ride
ce n’è sempre meno, o forse, ci sono sempre
meno motivi per farlo. Almeno crediamo…
“Tanto, a come s’era non ci si ritorna più. E ora
come si farà?”, oppure “I quattrini so’ finiti, s’è capito o no?!” Sono queste e molte altre le litanie
che ci capita di sentire a tutti gli angoli e nessuno, o pochissimi, si rendono conto che invece una
ricchezza c’è rimasta eccome. È una ricchezza
che non si contabilizza, è un bene che abbiamo
solo noi gente di Siena, è un patrimonio che ci
invidiano da ogni parte: è la Contrada.
La contrada riesce a darti quello che non riesci
a trovare nei rapporti e nelle relazioni diverse, in
contrada riscopri e valorizzi sentimenti che difficilmente si trovano altrove, la contrada realizza,
appaga, gratifica.
In contrada si scrivono pagine di storia e si tramandano tradizioni, si impara e si insegna e la
giostra della vita non si ferma. Mai. Ecco perché
la cultura della socializzazione che riescono a
esprimere le contrade, l’aspetto solidaristico, l’assistenzialismo, oggi più che mai sono diventati i
veri valori che una società inquinata come la nostra, va cercando.
E allora diciamo basta! Basta con i piagnistei,
basta con le lamentele gratuite, facciamola finita
di trincerarsi dietro la cortina astratta dei luoghi
comuni, ribelliamoci al conformismo che tende al
pessimismo e scopriamo, o riscopriamo, la serenità di stare in contrada a godere delle piccole
4
cose, di una cena con gli amici di sempre, di un
organizzazione democratica. Se un giorno Siena
coro, di un confronto intergenerazionale, perché
dovesse diventare davvero Capitale Europea
stare in contrada significa anche questo.
della Cultura, dovremo essere ben fieri che par-
Mai come in questi ultimi tempi le contrade sono
te del merito sarà anche delle contrade che con
diventate veri fari per orientarsi nel mare del-
la loro storia, con le loro peculiarità, con il loro
le crisi in atto, sempre più sono prese a modello
tessuto e con le loro tradizioni hanno fatto e stan-
come portatrici sane di valori e umanità; anche
no facendo di Siena una specificità assoluta nel
le istituzioni si rivolgono sempre più alle contrade
panorama delle sei città finaliste.
e ai propri popoli, per ritrovare l’energia e la
Godiamoci allora le nostre meravigliose contra-
spinta per una rinascita auspicabile. Non a caso
de, la nostra Civetta in particolare, sicuramente
la commissione giudicatrice, che ha promosso la
la più bella di tutte – e come potrebbe essere
nostra città al secondo round della selezione per
altrimenti! – che gode di ottima salute, così co-
la Capitale Europea della Cultura 2019, ha chie-
esa, unita e compatta. Coesione e compattezza
sto al Sindaco, al Prof. Sacco e ai presentatori
che abbiamo riscontrato anche alle ultime elezio-
del progetto, che ruolo avessero le contrade nel
ni del Capitano per il prossimo biennio: le urne
percorso che porta Siena alla candidatura. Tut-
hanno decretato un consenso pressoché unanime
ti si stanno rendendo conto che non siamo solo
per Francesco e sono questi segnali inequivoca-
Palio, che non siamo solo 17 popoli esaltati die-
bili che la strada che ormai da anni abbiamo in-
tro un cavallo o facinorosi pronti a scazzottarsi
trapreso è quella giusta e tutti, dirigenti e contra-
per storiche rivalità; quel minuto e mezzo che
daioli, giovani e meno giovani, abbiamo l’obbligo
per due volte l’anno ci ubriaca di emozioni, per
di non disperdere questo patrimonio inestimabile.
noi è l’apoteosi ma è niente in confronto a quel-
Ricordiamoci tutti che la serenità che troviamo in
lo che le contrade possono esprimere in termini
Civetta, ci può far stare solo bene. Altro che crisi!
di cultura, di progettualità, di fare comunità e di
Buon Natale a tutti.
5
O
gni volta che il Natale arriva a chiude-
(che non ho e non ho mai avuto) e Babbo Nata-
re un anno, non riesco a fare a meno
le nemmeno lo voglio vedere! E se il caminetto si
di pensare a quante cose, diverse ogni
chiude e il fuoco si spegne, nella mia immaginaria
volta, troverò rovistando nel sacco dei regali di
stanza natalizia, lo sguardo si posa su quello che
Babbo Natale. Si sa, Babbo Natale porta i regali,
di luminoso, anzi, luccicante rimane: l’albero di Na-
ma porta anche il carbone e la cipolla. Sì, anche
tale! Con le sue lucine intermittenti che riempie la
la cipolla. Il Babbo Natale di casa mia, quando
stanza di quell’odore acre, ma così familiare, l’odore
ero piccolo, sostituiva spesso il carbone con que-
dell’abete, della sua resina, fa tanto Natale. Ma la
sto simpatico ortaggio; poi ho capito che il motivo
crisi economica ha colpito anche i sogni, e l’albero
era che non avevamo il caminetto a casa. E quindi
di Natale quest’anno s’è deciso di comprarlo finto,
nemmeno il carbone. Il bilancio tuttavia, tra regali e
almeno lo possiamo riciclare ogni anno. Che tri-
carbone/cipolla, era sempre piuttosto positivo, mi
stezza, la plastica non fa odore.
meravigliavo infatti come Babbo Natale fosse sta-
E guardo in basso, ai piedi dell’albero: le luci sono
to così indulgente, dato che la quantità di umiliante
più rade e meno ballerine, seminate intorno al trep-
verdura era comunque ben inferiore rispetto a tut-
piedi verniciato di verde che regge il sedicente al-
te le marachelle che avevo combinato.
bero. Il buon vecchio presepe! Sì, il muschio, scusate,
Crescendo invece, anno dopo anno, la proporzione è risultata essere sempre più contraria. Perfetto
non è nessuno, tantomeno il Correttore, ma di cipolle quest’anno so già che ne troverò parecchie,
troppe, di sicuro molte di più di quello che ho combinato negli ultimi dodici mesi.
Che Babbo Natale abbia una predilezione per i
bambini tutti lo sappiamo. Ma arrivare a tanto, da
stargli cioè sulle “scatole” noi adulti, questo no, non
glielo permetto. E allora quest’anno ho deciso che
la notte di Natale chiuderò la bocca del caminetto
6
di Don Enrico Grassini
UN PRESEPE NERO,
BIANCO E ROSSO
la “borraccina” è proprio vera, e le statuine sono
alla capannuccia e i bambini che giocano intorno
quelle mezze rotte, un po’ sproporzionate e stinte
al cavallino (li ho contati: sono 28) fanno una gran
di sempre. Che bello il presepe, non tradisce mai!
confusione e mi premuro di allontanarli dal giaciglio
La capannuccia è al centro e da lì si irradiano le
dove Maria sta cercando di dare alla luce Gesù.
stradine del borgo; di solito le ricoprivo di ghiaia,
Dice il Vangelo che quando il Cittino nacque i primi
mescolata alla segatura per l’effetto “sabbia del
a visitarlo furono i pastori; in questo presepe mi sa
deserto”, ma quest’anno ho avuto più perizia: c’ho
che il primo sarà proprio quello coi fogli in mano,
messo tanti sassolini piatti che sembrano le strade
quello che fa i conti, a fare la prima visita per pro-
tutte lastricate e in una via c’ho fatto anche una
porre ai genitori la quota di protettorato! Speriamo
bella tavolata tutta apparecchiata. Non molto lon-
non esageri, perché è vero che è gente famosa,
tano, all’interno di un portone, si vedono tante per-
ma non hanno tanti lilleri…
sone, sbracciate e ingrembiulate, affannarsi nella
Nel mio presepe la gente chiacchiera di tutto,
cucina e tanta gente in giro che sembra aspettare
qualcuno discute anche, ma nessuno si vuole male,
l’ora di mettersi a tavola. C’è un cavallo con tanti
perché tutti sanno che dalla vita non si può chie-
bambini che gli giocano intorno e pare proprio di-
dere di più. Del resto nel mio presepe non manca
vertito di essere al centro di tanta attenzione. C’è il
niente; ma soprattutto c’è quell’essenziale che per
solito briacone col fiasco in mano, c’è uno coi fogli
ora è invisibile agli occhi, il Cittino Gesù, in funzione
che fa i conti, c’è chi cuce e chi dà di martello sul
del quale tutto il resto esiste, anche se tutto il resto
legno. C’è uno con la testa pelata che ha mes-
sembra essere distratto e indaffarato in tutt’altre
so su un teatrino, c’è un capannello di giovani e
faccende. È proprio bello il mio presepe quest’an-
già giovani che cantano felici, ci sono due signori
no, e mi ripaga infinitamente di più di quel vecchio
lunghi lunghi e ben vestiti, uno più magro e l’altro
burbero di Babbo Natale che quest’anno di cipolle
più grossotto, che presidiano la scena controllando
me n’avrebbe portate un campo. Riconosco che il
che tutto fili liscio. Non ci sono pecore quest’anno.
mio presepe è un po’ più piccolo degli altri, ma non
No, mi sono bastate l’anno scorso; ce n’erano un
ha niente in meno. Eh sì, bravo presepe! Gesù sarà
po’ troppe e hanno fatto da padrone. Non ci sono
proprio contento di nascere in questo posticino.
nemmeno papere e pesciolini nello stagno, perché
Ah, dimenticavo! Le luci! Non sono particolarmente
siamo di notte, e di notte questi animali dormono.
sgargianti, ma hanno gli unici colori che ho potuto
Al buio è giusto che giri solo chi riesce a vedere nel-
recuperare: nere, bianche e rosse.
la notte… La stalla del cavallino è proprio di fianco
Buon Natale a tutti!
7
U
na mattina, mentre con Sallustio eravamo in Via Stalloreggi per andare dal
rilegatore che ha realizzato l’Albo dei
Priori e dei Capitani, cominciammo a parlare
di amicizia e ci chiedemmo da quando il nostro
rapporto di iniziale conoscenza e successiva
frequentazione era diventato amicizia: stabilimmo che lo potevamo datare a oltre 20 anni
fa.
Considero l’amicizia un sentimento “buono” e
a conferma di questo mio convincimento desidero riportare una frase di Platone “il simile
è amico del simile e cioè, che, il solo buono
è amico col solo buono, mentre il cattivo non
contrae mai una vera amicizia né con il buono,
né con il cattivo".
L’amicizia è una dei sentimenti più belli da vivere perché dà ricchezza, emozioni ma soprattutto perché è assolutamente gratuita.
L’unico modo per avere un amico è sicuramen8
di Mario Demuru
DELL'AMICIZIA.
AFORISMI, FRASI
CELEBRI E RIFLESSIONI
PERSONALI
te essere un amico, perché il più grande privi-
Nessuna distanza temporale né spaziale può
legio, sollievo e conforto dell’amicizia è quello
indebolire l’amicizia di due persone, e un ami-
di non dover sempre spiegare sempre tutto.
co lontano è a volte più vicino di qualcuno a
Per me un amico è una persona davanti alla
portata di mano, perché un vero amico è il
quale posso e voglio pensare ad alta voce,
maggiore dei beni ed è quello che, tra tutti, ci
perché uno dei benefici dell’amicizia è quello
si cura meno di acquistare,
di sapere a chi confidare un segreto. Se se sto
L’amicizia è una grande cosa e quanto sia vera-
commettendo degli errori il mio amico me lo
mente grande non la si può esprimere a parole,
deve dire soprattutto quando sa che la sua
ma soltanto provare: il massimo che si può fare
risposta mi potrebbe non piacere affatto. Infat-
per un amico è semplicemente essergli amico.
ti, come diceva il grande Leonardo da Vinci,
Il Mahatma Gandhi diceva “ la prova dell’ami-
“Riprendi l’amico tuo in segreto e laudalo in
cizia è un aiuto nell’avversità, e in più, un aiuto
palese”.
senza riserve”.
L’amicizia esiste, e si fortifica, anche se non
Caro Sal, abbiamo brindato alla Vittoria del-
c’è la frequentazione quotidiana o la continua
la nostra Contrada bevendo spumante in
compartecipazione agli eventi della vita, ma
buccheri etruschi decorati con una civetta ma
il vero amico è quello che risponde immedia-
la tua decisione non mi consente di venirti a
tamente alle tua richiesta di aiuto o condivide
trovare, però quando sentirò il bisogno di sa-
una tua gioia, anche se sono passati mesi dal-
lutarti o di ricordare la nostra amicizia, farò
la vostra ultima chiacchierata, o è tanto tempo
sicuramente una giratina dalla parti di Piazza
che non vi vedete.
di Postierla..
9
I
l 29 agosto la Segreteria mi ha inviato una mail
a scrivere è segno che hai intuito ciò che stava
che così recitava: “Buona sera, sono un simpa-
dietro quelle apparenze che pure so bene esse-
tizzante della vostra contrada e volevo porger-
re toccanti. Devi infatti aver compreso che quello
vi le mie condoglianze in quanto ero a Siena il 24
non era soltanto un funerale e allora non si può
agosto ed ho assistito, in parte, alle esequie di un
rispondere "grazie per le condoglianze", questo è
vostro contradaiolo. Sono rimasto molto colpito”.
scontato, ma occorre entrare nell'anima e diventa
Si aspettava da me una risposta. Non so perché.
davvero difficile dire cosa fosse veramente quel
Era quello che non avrei voluto fare. Toccava un
rito che hai visto.
argomento che non volevo trattare. Ma non ho
C'era certo il dolore per accompagnare nell'ulti-
potuto esimermi. La risposta che in qualche modo
mo viaggio una persona cara, in questo caso si
ho tirato fuori, interloquendo per le vie dell’etere
trattava anche di un Capitano, colui che guida la
con un’invisibile non senese che forse mi rimarrà
Contrada nelle carriere sul Campo e in tutti gli
per sempre sconosciuto, mi sono poi accorto che
affari di Palio. Lo aveva fatto negli anni a cavallo
era invece il mio addio a una persona che mi era
del 1980-1990 ed è colui che ha fatto esordire il
cara e che non c’è più. L’affido allora volentieri
fantino oggi più bravo e famoso, Luigi Bruschelli,
alle pagine del Civettino, perché avrei un deside-
da lui e da noi della Civetta "battezzato", come
rio: tutti coloro che potranno condividerla possa-
da tradizione, con il soprannome di Trecciolino
no anche considerarla come il proprio personale
che non potrà mai più cambiare in tutta la sua vita.
addio a Sallustio Leoncini, Capitano della Civetta.
Era il 1990 e si sperava che emulasse le gesta di
Trecciolo (anche soprannominato impropriamente
10
Carissimo xxxxx,
il Biondo) vincitore di 3 palii per la Civetta, nel
m'inoltrano questo tuo messaggio che trovi in calce
1945, 1947 e 1949. Come di certo sai Trecciolino
per una risposta. Forse i miei amici della Segrete-
ha surclassato i 5 palii vinti da Trecciolo, vincendo-
ria pensano che io possa trovare le parole giuste.
ne per ora 13, ma purtroppo neppure uno per la
Non è facile. Se quello a cui hai assistito ti ha spinto
Civetta.
di Carlo Agricoli
NON ERA UN
FUNERALE
Non so a quale parte del rito hai assistito, ma
il teatro del Palio, in questo caso sarebbe anche
sappi che si comincia dalle esequie nella chiesa
doveroso per uno che quella Piazza vide prota-
della Contrada, si esce con la bara in spalla, la
gonista come Capitano di una Contrada nel mag-
campana suona a martello e i rintocchi stillano una
giore rito cittadino. Ancor prima di questo lo si fa
lacrima alla volta intervallata da lunghe pause, e
perchè il defunto porti in eterno con sé, ovunque
ogni lacrima gronda dentro l'anima scavando, si
andrà dopo quest'ultimo sguardo, il simbolo vivo
procede nella strada principale del territorio e
dell'intima essenza della sua città. Perché possa
pare che si vada al cimitero. Non è così. Il cimitero
vedere e sentir palpitare per l'ultima volta i fan-
verrà dopo, molto dopo. Si accompagna invece
tasmi lì ammucchiati di tutti coloro che guardando
l'amico che non può più farlo da solo a calcare
lungamente quella Torre e quel Palazzo, un sim-
per l'ultima volta la terra che fu sua ed è della sua
bolo in realtà, anche se di sconvolgente, concreta
gente, ma soprattutto lo si porta a vedere per l'ul-
bellezza di pietra e mattoni, trassero dalle loro
tima volta il riflesso della sua anima che già brilla
anime incantate l'ispirazione per dipingere cristi
eterna in quel lago di cuori che da secoli e secoli
e madonne, rimasti poi a guardarci dalle pareti
lì si depositano per sempre, dopo avervi palpitato
dei musei e delle chiese con quelle espressioni per
dentro, ciascuno nei suoi giorni migliori. Si va infatti
sempre incantate.
alla Costarella che è l'ultimo affaccio sul Campo di
Altri vi trassero invece anima e cuore per muovere
Siena, prima di proseguire davvero verso i cimiteri,
sgomenti verso battaglie che non avrebbero mai
che da lì si deve passare, che siano il Laterino o la
voluto combattere, ma che sentivano doveroso
Misericordia, i due della città.
trovare il coraggio di combattere, pronti a sacri-
Si alza la bara, inclinandola perché gli occhi che vi
ficarsi per sempre ammazzati, pur di evitare che
stanno dentro possano meglio vedere per l'ultima
altri rubassero alla propria gente quel “bene co-
volta, dicevo, quel lago di anime che è la Piaz-
mune” che avevano appena inventato. Perchè, di
za del Campo. Ma non lo si fa perché quello è
certo lo sai, il concetto stesso di “bene comune”,
11
12
incredibilmente, nacque qui, in questa insignifican-
e dunque ami Siena, cosa ancora più importante
te città, da insignificanti uomini e donne, nei secoli
della Civetta. Se questo, come io intuisco, è vero,
1200 e 1300, prima di darlo poi in dono e per
sappi che Siena e la Civetta possono accoglier-
sempre a tutta l'umanità.
ti volentieri, perché per cominciare basta questa
Ma per salvaguardarlo da mani sempre troppo
che è una testimonianza.
rapaci occorsero lacrime e sangue.
A questo, che era un invito a entrare in Siena e
E noi non dimenticheremo mai, nei secoli dei secoli.
nel Popolo del Castellare, seguiva qualche riga
Come vedi io non crederò mai che quello fosse un
di spiegazione su ciò che possa rappresentare
funerale, bensì un ultimo abbraccio d'amore fra gli
l’appartenenza a una Contrada, prima di con-
uomini, fra i vivi e fra i morti, fra la terra di sotto e
cludere che i valori che vibrano in questa città
il Cielo di sopra.
e nelle Contrade sono infatti valori di universale
Finché le donne e gli uomini di questa città se la
umanità, che servono per la vita, che qualunque
sentiranno ancora di celebrare questo rito, cammi-
uomo può apprezzare e desiderare di pratica-
nando a piedi sul selciato, sospendendo seppure
re. Credo che tu lo abbia ben capito e semmai
per un attimo solo la vita cittadina e il chiasso di
spero di essere riuscito a dartene un altro picco-
tutti i giorni, innalzando la bara di un amico perché
lo esempio con queste parole che, ormai, come
possa vedere per l'ultima volta Piazza del Cam-
sono venute sono venute, rileggerò, ma poco di
po, simbolo di ogni virtù e valore civico, questa
certo cambierò.
città vivrà allora immortale, ma sopratutto felice,
Non so se lo sconosciuto interlocutore sentirà mai
pur nelle sue miserie, come altrove dilaganti.
il desiderio di avvicinarsi di più a Siena e alla Ci-
Tutto questo è infatti un bene da salvaguardare
vetta. Ma non importa. Infatti, già da quelle ultime
prezioso. Ma non è per tutti. C'è chi non lo capirà
parole ben si capisce che mi stavo già accorgen-
mai e c'è chi lo capisce d'istinto.
do come quella risposta non era per lui. Era per
Io credo che tu sia fra quest'ultimi. Se senti il biso-
chi non può più scrivere, ma solo parlare, ora e
gno di scriverci è perché c'è qualcosa di diverso
per sempre, alla mente e al cuore. Ma sopratutto
dal semplice sentire del turista, seppure innamo-
è per me e per noi tutti che siamo ancora qui a
rato. Dici di essere un simpatizzante della Civetta
testimoniare per Siena e per noi stessi.
di Giuseppe Stefanachi
IN COMPAGNIA
PER IL SOCIALE
“Far fronte ai bisogni reali delle persone,
ovviamente con le dovute verifiche, in un periodo
di profonda ed insistente crisi economica”: con
queste parole il presidente Gianfranco Bimbi
sottolinea l’obiettivo principale della Compagnia
di Pier Pettinaio, attiva nel tessuto sociale della
Civetta dal gennaio 2012.
“Già da un anno – prosegue Gianfranco – c’era,
soprattutto da parte dei giovani, l’intenzione di
creare una nuova forma associativa all’interno
della Contrada: dopo un interessante processo
di maturazione, il progetto è sfociato in
quest’idea, che punta a far emergere, comunque
nell’anonimato, situazioni di disagio piuttosto
evidenti. C’è una forte ritrosia, da parte degli
interessati, a parlare delle proprie difficoltà:
un’ammirevole forma di orgoglio, che dobbiamo
tuttavia riuscire a superare per poter portare il
nostro piccolo aiuto, non solo in termini pratici,
ma anche, o forse soprattutto, dal punto di vista
morale e psicologico”.
Quanti sono i nuclei familiari che avete sostenuto?
“Tre nel 2012, per un importo complessivo di circa
4 mila euro: a queste, nel 2013, si è aggiunta una
quarta famiglia, per cui l’importo devoluto è salito
a circa 5 mila euro”.
segue a pag. 16
13
AL CENTRO
SIAMO NOI
brivido chiude lo stomaco rimango
incredulo e so che le emozioni non muoiono mai...
non sia mai trascorso e un
Gemelli Diversi
“
“
cerco su ogni volto un ricordo e sembra che il tempo
facendoli partecipare ad una "arrampicata".
Quest'anno
abbiamo fatto vedere loro un
filmato, in forma di cartoni animati, che fa riflettere
sui pericoli potenziali dei social network e di
Internet più in generale. Inoltre, in collaborazione
con la Misericordia di Siena, abbiamo mostrato
loro i primi e più importanti rudimenti del pronto
soccorso. I ragazzi hanno dimostrato un interesse
ed un’attenzione veramente encomiabili”.
E per gli adulti? “Sempre grazie ad una proficua
collaborazione con la Misericordia di Siena –
Chi sono i civettini impegnati in questa
ricorda Gianfranco - abbiamo organizzato un
apprezzabilissima attività? “Siamo un bel
corso dal significativo titolo ‘Come ti salvo il bebè’,
gruppo. Tommaso Cortonesi è il vicepresidente,
in modo da informare i genitori, o chi sta per
Carlo Agricoli il tesoriere e Raffaella Stirpe
diventarlo, su come comportarsi nel malaugurato
la segretaria e, oltre a noi quattro, il consiglio
caso in cui il piccolo si venga a trovare in improvvise
direttivo è formato anche da Alessia Geyer,
situazioni di pericolo. Ora stiamo lavorando sul
Franco Ruzzenenti, Mauro Lorenzetti, Roberto
progetto dislessia. Questo è un disturbo molto più
Pappadopulo e Davide Papi. Poi c’è il collegio
frequente nei ragazzi di quanto non si creda. La
dei sindaci revisori, presieduto da Paolo Betti e
Compagnia si è posta a disposizione di tutti coloro
costituito da Antonio Ciatti e Patrizia Sideri”.
che avessero dubbi o necessità di approfondire
In qualche caso il vostro aiuto esula dall’ambiente
l'argomento. Inoltre, per quelle realtà in cui il
civettino… “Sì, infatti l’anno scorso siamo intervenuti
fenomeno è già stato individuato (attualmente
con una piccola somma, ma soprattutto con
sono coinvolte quattro famiglie) la Compagnia
un’intensa opera di sensibilizzazione, nella
ha deciso di fornire strumenti compensativi (tablet
drammatica circostanza del terremoto in Emilia,
o programmi specifici) in modo tale da facilitare
e quest’anno abbiamo aiutato Il Laboratorio di
l’approccio allo studio per superare prima e
Siena. La crisi che ha investito la nostra città,
meglio questo problema, che poi non lascia più
ricade infatti pesantemente su molte associazioni
traccia nella vita”.
che non hanno più i finanziamenti di cui potevano
disporre fino a pochi anni fa”.
E gli altri obiettivi? “Riguardano in particolare
la formazione sociale. In collaborazione con
gli Addetti ai Giovani, ci stiamo rivolgendo ai
ragazzi, nella fascia di età tra gli 8 e i 15 anni e,
durante l'annuale "campo dei giovani civettini",
abbiamo ritagliato un piccolo spazio formativo
della Compagnia. Lo scorso anno abbiamo
affrontato il tema della fiducia e del "fare gruppo",
16
ha rappresentato una inattesa fonte di
finanziamento per la nostra associazione”.
Già, ma da dove ricavate i fondi per la vostra
preziosa opera di sostegno? “In primo luogo dalla
quota (minimo 20 euro) che annualmente pagano
i nostri circa 180 soci. Inoltre da donazioni di vario
tipo: ce ne sono arrivate (devo dire purtroppo) in
seguito ad esequie funebri e grazie all’intervento
di un istituto di credito, la ChiantiBanca. Inoltre già
da quest’anno, per tutti coloro che lo vorranno,
abbiamo attivato la destinazione del 5 per mille
nella denuncia dei redditi".
Per saperne di più sulla Compagnia? “Abbiamo
La visita al Rettorato come si colloca nel quadro
un sito (www.compagniapierpettinaio.org) dove
della vostra azione? “Come un momento di
è possibile trovare tutto quel che riguarda
interesse culturale, per stimolare i contradaioli
l’associazione. Invito i contradaioli a visitarlo, per
a scoprire sempre di più angoli nascosti della
essere sempre più informati sulle nostre attività, e
nostra città. Inoltre, sempre per quel che riguarda
ad iscriversi, sempre sul sito, alla nostra mailing list
la cultura, Carlo Agricoli sta lavorando su una
(sezione La Compagnia)”.
pubblicazione dedicata a Pier Pettinaio”.
Ancora qualcosa da aggiungere? “Stiamo
“
La speranza è che
un giorno, magari non
molto lontano, non ci sia
più bisogno del nostro
E
il
mercatino?
“È
stata
“
piccolo aiuto
facendo un’esperienza umana molto significativa.
Toccare con mano certe situazioni aiuta a riflettere
ed a capire cosa significhi la drammatica crisi che
stiamo vivendo. La speranza è che un giorno,
magari non molto lontano, non ci sia più bisogno
del nostro piccolo aiuto”.
un’esperienza
interessante, che si è risolta in maniera diversa
da come l’avevamo pensata. L’idea era quella
di procurare piccoli guadagni ai contradaioli
che portavano oggetti da vendere, dando
loro percentuali ben più alte di quanto non
diano i tradizionali mercatini dell’usato. In
realtà, tutti hanno voluto donare i loro oggetti
alla Compagnia, per cui alla fine l’iniziativa
17
L
18
e prime notizie relative alla famiglia
fu Ambrogio Sansedoni (Siena, 16 aprile 1220
Sansedoni, che secondo lo storico ed
- 20 marzo 1286), il frate domenicano che ri-
erudito senese Giugurta Tommasi ebbe
coprì un ruolo di spicco nel contesto sociale
radici francesi, risalgono al 1174 e al 1197,
e politico della Siena del Duecento. Ambro-
anni in cui un Sansedonio di Martino venne
gio di Buonatacca nacque proprio negli anni
eletto console di Siena. Divenuti presto una
in cui veniva iniziata la costruzione del nucleo
delle più illustri famiglie della città, i Sansedo-
originario del palazzo sul Campo, forse una
ni, di fede guelfa, ebbero membri eletti alle
casa-torre altissima attorno alla quale si svi-
maggiori cariche pubbliche. Furono consoli
lupparono altri fabbricati. Nacque con arti
dei Mercanti Anconetano di Sansedonio nel
deformi, al punto che fu allontanato da casa
1211 e nel 1215, e Gilberto di Sansedonio nel
ed affidato a una nutrice che doveva tenerlo
1219. In epoche diverse altri membri della fa-
nascosto. La balia portò il bambino presso il
miglia furono ambasciatori a Lucca, Firenze e
convento domenicano di Santa Maddalena e
nello Stato Pontificio; altri ancora ricoprirono
qui, in capo a un anno, il piccolo tornò inspie-
delle cariche pubbliche a Pistoia e Grosseto.
gabilmente normale. Ambrogio crebbe serio,
Numerosi furono coloro che intrapresero la
studioso, virtuoso. Entrò nell’Ordine Domenica-
carriera ecclesiastica, raggiungendo i gradi
no a soli diciassette anni. Studiò a Parigi e a
più elevati. Ai Sansedoni fu affidato anche il
Colonia e tra i suoi compagni di studi vi furono
Tesorierato del Capitolo del Duomo di Siena.
S. Tommaso D’Aquino e Pietro di Tarantasia, il
Tra le personalità più note di questa famiglia vi
futuro Papa Innocenzo V. Chiamato a Parigi
di Alberto Fiorini
CIVETTINI NOBILI
ED ILLUSTRI SINORA
DIMENTICATI:
I SANSEDONI
ad insegnare, si fece conoscere per l'efficacia
della predicazione sia nelle chiese che nelle
piazze, tanto che dopo la sua morte alcuni pittori lo raffigurarono con lo Spirito Santo che in
forma di colomba bianca gli parla all'orecchio.
A Roma insegnò nello studio pontificio (1265’68) e fu maestro del Sacro Palazzo. Ma il
Sansedoni divenne celebre soprattutto come
predicatore e come pacificatore in delicate situazioni politiche. Si deve anche a lui se non
scoppiò uno scisma in Germania dopo il primo
Concilio di Lione, nel 1245, per il dissidio tra il
papato e l’imperatore Federico II. Riconciliatore
Fig. 2 - Lo stemma Sansedoni è partito: nel 1° d'oro, all'aquila di nero
uscente dalla partizione e coronata del campo; nel 2° d'argento, a tre
fasce d'azzurro (oppure fasciato di sei pezzi d'argento e d'azzurro).
instancabile e persuasivo con parole lucide e
Carlo d’Angiò dopo la sconfitta di Tagliacozzo
appassionate, convinse Papa Gregorio X a re-
(1268).
vocare la scomunica sulla città di Siena. Nono-
Il destino volle Ambrogio Sansedoni che fosse
stante le sue doti, tuttavia, non riuscì a salvare
colto da un malore mortale proprio durante
Corradino di Svevia, condannato a morte da
un’orazione: stava parlando contro gli usurai
Fig. 1 - Il Palazzo Tornainpuglia Sansedoni sviluppa la sua elegante facciata neogotica sul Campo. Oltre a seguire l’andamento della piazza, riprende
fedelmente lo stile di Palazzo Pubblico.
19
con tale veemenza, che gli si ruppe una vena
doni nel 1764 e conservata nell’Archivio Chigi
in petto. Beatificato, divenne protettore della
Saracini (n. 4852) si legge: In più rami si è in di-
famiglia. La città di Siena volle ricordarlo col-
verse volte divisa la famiglia, sollecitamente di
locando un suo busto sulla facciata del Duomo
poi tornata ad essere ridotta in un solo ramo,
e, dal 1306 fino a tutto il Settecento, facendo
con un’unica discendenza. Infatti nel 1655, con
correre un Palio a lui dedicato. Nel 1597 papa
la morte di Jacomo Romulo di Volunnio si estin-
Clemente VIII incluse Ambrogio nel Martirolo-
se il ramo di Bartolomeo e rimase solo il ramo
gio romano. Il beato viene ricordato il 20 mar-
della discendenza di Pietro.
zo nell'anniversario della morte, ma l'Ordine
I Sansedoni si imparentarono con numerose fa-
Domenicano lo ricorda l'8 ottobre.
miglie nobili senesi e toscane. Ottavio di Gio-
Nel 1490 la famiglia si divise in due rami, origi-
vanni Sansedoni unì al suo cognome quello dei
nati dalla discendenza di Pietro e Bartolomeo
Pinocci in base alla volontà testamentaria di
figli di Tofo di Francesco. Nella “Genealogia”
Niccolò di Ottavio Pinocci, arciprete della Me-
compilata da Giovanni del cav. Ottavio Sanse-
tropolitana di Siena e suo zio materno. Questi
nel 1692 lo nominò suo erede con l’onere di
assumere il cognome Pinocci e di aderire al proprio “Monte”, che era quello del Popolo. I figli
di Ottavio, Giovanni e Alessandro, riassunsero
però il loro antico “Monte” del Gentiluomo in
Figg. 3, 4, 5 - Alcune immagini del beato Ambrogio Sansedoni. Sia per l'efficacia della predicazione che per le doti di pacificatore in delicate situazioni
politiche, tutti i pittori lo raffigurano con lo Spirito Santo che in forma di colomba bianca che gli parla all'orecchio e con la città di Siena in mano.
20
comunque Alessandro Sansedoni, colui che unì
con l’elegante facciata curvilinea sul Campo il
Palazzo di Tornainpuglia Sansedoni all’edificio
sovrastante il Vicolo dei Borsellai, fabbricato già
dei Vincenti, dei Rimbotti e poi dei Tolomei, acquistato dal proprio padre, cavalier Giovanni.
Alessandro, che fu anche sindaco di Siena nel
1815, dopo la sconsacrazione della chiesa di
S. Pietro alle Scale in Banchi, più nota come
S. Pietro Buio, comperò le botteghe sottostanti
o annesse all'edificio, che erano state riscattate dai rispettivi pigionali, ma non riuscì a
spuntarla contro un certo Francesco Sampieri
“cappellaro”, che il 24 agosto 1791 aveva acquistato l’ex chiesa. Questi non volle rivenderla e, nonostante l'opposizione del Sansedoni,
ne abbatté completamente le mura per rifare
virtù di un rescritto granducale del 1731 e - come
l’edifico come lo vediamo oggi e chiuse il vico-
figli di Ginevra di Cornelio Guglielmi Guidini -,
lo di S. Pietro Buio. La chiesa di Banchi di Sotto
con l’estinzione della linea mascolina delle dette
era stata oratorio della nostra Contrada dal
famiglie, poterono conservare e trasmettere ai
1692 al 1765.
discendenti tali cognomi aggiungendoli a quello
Il primo nucleo del Palazzo Sansedoni (com-
dei Sansedoni. Già membri dell’Ordine di San-
presa la sua singolare torre a pianta rombica)
to Stefano e di Malta, i Sansedoni ottennero il
fu costruito nel 1216 al tempo di Tornainpu-
31 dicembre 1753 con il cav. Ottavio Antonio
glia. Un secolo dopo l’edificio fu ristrutturato
l’iscrizione al patriziato senese.
ed elevato da Agostino di Giovanni, Giovanni
Il matrimonio di Teresa Isabella di Ambrogio
d’Agostino, Agostino del Rosso e da altri mae-
Sansedoni con il nobile livornese Arcange-
stri, per conto di Gontieri di Goro Sansedoni
lo Raffaello Pucci nel 1826 fece assumere ai
(1339). L’aspetto gotico del palazzo su Banchi
discendenti della casata senese anche tale
di Sotto è quello derivato da questa prima ri-
cognome. L’ultima discendente della famiglia -
strutturazione (di cui esiste tuttora il progetto
ormai estinta - fu Piera Pucci Sansedoni, che
originale), anche se la sua facciata fu rifatta
sposò alla fine del sec. XIX il marchese Leone
nel Seicento “per adeguarla al gusto corren-
De Grolée Virville, che fu capitano vittorioso
te”. Nel 1370 fu demolita una parte del fon-
della Contrada della Chiocciola (agosto1924,
daco e furono effettuati dei lavori per liberare
agosto1925, agosto1926).
totalmente il fronte del palazzo prospiciente
Nella storia della Contrada della Civetta non
la piazza.
figurò mai un Sansedoni, né come benemerito
Nel XV secolo fu costruito l’arco sopra il Vi-
protettore, né come dirigente. È da ricordare
colo dei Borsellai. Un’altra modifica esterna
21
importante al Palazzo Sansedoni ebbe luogo
nel 1760 con la mutilazione della torre che gareggiava per altezza con quella del Mangia.
La torre, che sporgeva al di sopra dell’edificio
per più di 40 metri, dovette essere sbassata
per cedimenti strutturali dovuti ai terremoti del
secolo precedente.
Nel Settecento fu proceduto ad una ristrutturazione interna in stile tardo-barocco dell’intero edificio, per conferire ai diversi ambienti
quella grande eleganza e quella sfarzosità
di forme che ancor oggi distinguono molte
sale del piano nobile, del piano superiore e
della scala del palazzo. In quel periodo Rutilio Sansedoni era coppiere del Governatore
di Siena Francesco Maria dei Medici, e per
questo suo importante ruolo poté chiamare a
Siena i migliori artisti e i decoratori più famosi,
molti dei quali fiorentini, come Anton Domenico Gabbiani (1697), Francesco e Giuseppe
Melani (1726), Giovan Domenico Ferretti e
Pietro Anderlini (1745), che abbellirono i principali ambienti del palazzo, realizzando un
insieme di soggetti mitologici e allegorici di
grande effetto. A Rutilio Sansedoni, scampato miracolosamente ad una malattia, si deve
pure la costruzione della cappella dedicata
al beato Ambrogio Sansedoni, un gioiello barocco, ricco di marmi variegati e policromi; in
essa, nella ricorrenza della morte del Beato,
si celebra tutt’oggi una Messa alla presenza
delle autorità cittadine.
Tra il 1778 e il 1779 si ebbe l’ultima modifica sostanziale del palazzo, con l’intervento di
Alessandro Sansedoni che ne ingrand ì la facciata gotica sul Campo.
Dal 1996 il Palazzo è sede della Fondazione
Monte dei Paschi di Siena, ente che ne ha curato gli ultimi importanti restauri.
22
O
gni animale possiede, più o meno in-
centenaria, i cui confini vengono spesso segnati
tensamente, un innato attaccamento
da artistiche mattonelle di possesso che tanto
al proprio territorio, tanto che qual-
incuriosiscono e affascinano i turisti.
che specie, in alcuni casi, arriva addirittura al
Appena il caso peraltro di rilevare come il se-
punto di sacrificare la vita pur di difenderlo fino
nese – ciò che appare quasi incomprensibile
all’ultima stilla d’energia..
all’occhio del forestiero, ignaro dei meccanismi
Come tutti i comportamenti mutuati dal mondo
apparentemente contraddittori su cui si fonda la
animale, anche quello in oggetto si arricchisce
caotica armonia della città – paradossalmente
di ulteriori, profondi e più complessi significati
si compiaccia quasi più a difendere da offese
allorquando si riferisca all’uomo, aggiungendo
esterne una contrada che non sia la sua, pro-
questo al mero istinto tutta una serie di elementi
prio per riaffermare quella che è una delle tante
di carattere sentimentale, culturale e sociale tipi-
apparenti stranezze che si consumano all’ombra
ci della sua razza.
della torre.
Riaffermato quindi tale basilare e pacifico con-
L’aneddotica cittadina è ricchissima di episodi in
cetto, è noto come il popolo senese si sia sempre
tal senso e chiunque fra noi ne è stato protago-
distinto, nel corso della sua gloriosa storia, per
nista o semplice spettatore.
un morboso, viscerale attaccamento alla propria
Da qualche tempo purtroppo, in perfetta sinto-
stupenda e unica città, caratterizzata dalla divi-
nia col degrado e il decadimento di costumi che
sione in 17 Contrade aventi ciascuna uno speci-
affligge la città, si assiste ad una serie di episo-
fico territorio, delimitato da una legge quasi tre
di, solo fino a qualche decennio fa impensabili
di Salvatore Granata
TERRITORIO
SACRO E
INVIOLABILE
23
per la grande inciviltà che li caratterizza, che la
che a loro volta , pur senza reagire fisicamen-
popolazione subisce completamente inerte ed
te, rispondevano urlando frasi sconnesse. Forse
inerme.
perché inebriato da una gioia sportiva appena
È evidente che un ruolo fondamentale in questa
vissuta, ero quasi divertito dalla situazione a dir
vergognosa situazione vada attribuito – tanto
poco paradossale, ma poi, trovata mia moglie
per cambiare – allo spopolamento dei rioni, a
ancora sveglia nel letto dopo una settimana di
seguito del quale chi risiede tuttora all’interno
lavoro, mi sono indignato e infuriato e solo una
delle mura vive spesso la spiacevole sensazione
provvidenziale capacità di autocontrollo mi ha
di sentirsi in minoranza rispetto al “barba-
trattenuto dallo scendere in strada ri-
ro invasor”.
schiando di compromettermi.
Tutto ciò, ahimè, assume
Tutto ciò, si badi bene,
nella nostra Con-
oltre
trada propor-
più
zioni ancora
e
più inquie-
nella
completa
abituale
a s s e nz a
tanti dal
di forze
m o -
dell’or-
mento
d in e ,
che,
evi-
come
den-
si
è
t e -
v i s to
men-
d
t
a
e
una re-
poco
cente in-
in t e re s -
dagine di
sate
Carlo Agricoli
alla
tutela del sa-
pubblicata
crosanto diritto
su queste pagine,
al risposo, a pochi
sono pochi i civettini che
metri da Piazza Tolomei
hanno la fortuna – io continuo a
24
che
e dal Corso. Senza considera-
considerarla tale - di vivere nel nostro territorio.
re poi i reperti delle notti brave che a matti-
Solo qualche sera fa, scrivo questo articolo an-
na ancora ornano i nostri meravigliosi luoghi,
cora a caldo, ho assistito dalla finestra del salot-
fra chiazze di vomito, vetri rotti e inequivocabili
to di casa mia ad un siparietto molto poco edi-
tracce di urina.
ficante, nel quale una ragazza, la cui femminilità
Auspico pertanto concrete iniziative da parte
era pari a quella di un camallo, berciava vol-
della Contrada tese alla tutela del nostro stu-
garità e minacce quasi incomprensibili schiaffeg-
pendo, incomparabile rione, che, non dimenti-
giando una serie di giovani totalmente briachi
chiamolo, rappresenta il cuore della città.
di Camilla Marzucchi
L'EMOZIONE È UN
PROFUMO MAI
TRASCORSO. RICORDI
DEL CAMPO 2013
V
orrei scrivere questo articolo cercando
di non apparire banale o svenevole. Mi
risulta difficile da subito, perché quando
penso ai miei cittini o mi si chiede di parlare di
loro attraverso il giornalino di Contrada –specialmente a distanza di tempo- mi salta in mente
solo un turbine di risate festose e volti felici. Cado
sempre in un vortice di ricordi edulcorati quando
penso ai momenti che mi hanno visto con loro,
anche se al termine di una qualche attività ritorno a casa stanca o dannata per qualche ragazzata. Non so dare una spiegazione razionale
a questa mia reazione; o forse si. Forse è vero
che di razionale non c’è niente quando si fanno
i conti con l’emozione. L’emozione è quando la
sera prima del Campo 2013 ti ritrovi ad andare
a dormire sapendo che quelle preziose ore di
sonno, due giorni dopo ti mancheranno. Emozione è ritrovarsi artefici e complici dell’emozione
stessa di quei ragazzi, che al momento della
partenza non stanno più nella pelle e bruciano,
25
26
bruciano perché sanno che di lì a poco trascor-
carta un resoconto del Campo dei cittini, a nome
reranno tre giorni indimenticabili. Emozione è
degli Adetti ai giovani . Se questo fosse un elabo-
rivedere nei loro occhi i propri occhi, la stessa
rato scolastico probabilmente mi meriterei un sei
frenetica voglia di partire per il campo che avevi
meno, perché “la candidata si è applicata ma è
quando avevi la loro età. Emozione è il trascorre-
uscita fuori tema”. Sarebbe stato indubbiamente
re dei giorni e della vita che prosegue, il sorriso
più facile stilare in ordine cronologico tutte le at-
che nasce nel ritrovare nei tuoi comportamenti
tività organizzate, elencare uno ad uno i giochi
gli stessi comportamenti degli addetti che hanno
e gli impegni che hanno interessato i ragazzi per
cresciuto te; è accorgersi che il giuramento di non
tre giorni. Lo ammetto: il cuore è stato più veloce
essere mai noiosa e rompi scatole come lo erano
della testa e della penna. Perché ogni Campo è
a volte loro, è venuto incredibilmente meno. Ieri
creatore di aneddoti particolari, vede luoghi e
c’erano il Bobo, Tonino, Riccardo e gli altri e oggi
generazioni diverse, ma è legato al precedente
ci sei tu a con i tuoi cittini, quei cittini che ogni tan-
ed al successivo da un filo invisibile che lo rende
to sbuffano perché capita di riprenderli, ma che
uguale agli altri, sebbene unico. Tutto questo non
tra qualche anno speri si ricorderanno della tua
per merito di una necessaria organizzazione, il
ridondante presenza con lo stesso affetto con cui
campo non è magia in virtù di una Paliata o di
ricordi le ramanzine ricevute. Perché non c’è più
una materiale realizzazione del Tabernacolo.. il
grande emozione che cogliere la volontà degli
campo è magico perché è aggregazione, con-
altri di prendersi cura di te. O forse c’è. È la spe-
divisione amicale e sincera di uno stesso attimo,
ranza di essere all’altezza di chi ti ha preceduto,
crescita spensierata di bambini accomunati da un
di saperti donare a chi è arrivato dopo di te.
senso di identità che si forma sotto ad una ban-
Volevo scrivere questo articolo cercando di non
diera che sventola all’entrata, tutta bianca, rossa
apparire banale o svenevole, rispettando la
e nera. Per questo l’elenco tradizionale di giochi
traccia assegnatami: mi si chiedeva di mettere su
e attività quasi uguali ogni anno, non meritavano
a mio avviso dovizia di particolari; forse col tempo verranno addirittura dimenticati da chi ne ha
preso parte, e ciò che resterà vivo nei ragazzi
sarà il ricordo di quell’atmosfera. Quell’emozione
unica che si ripete viva ogni anno, che va oltre
alla posizione geografica della struttura scelta e
alla scaletta proposta.
Se volessi comunque stilare effettivamente un resoconto nelle poche righe che mi restano, potrei
Beppe, il Bobo, il Conti, Franco Ruzzenenti e gli
raccontare che alla magia di questo Campo a
altri, per averci rifocillato, allietandoci anche cuo-
Palazzuolo, svoltosi dal 30 Agosto al primo set-
re ed orecchie con la loro “La Rondine”, cantata
tembre 2013, hanno preso parte tanti Civettini,
a squarcia gola per tre giorni!
contribuendo con la loro presenza a dare un va-
il Campo è uno schiamazzo felice udito dall’alto
lore aggiunto a questa esperienza. Ringrazio di
di una finestra, il flash di una paliata vista da una
cuore Stefano Traballesi e Lorenzo De Pau per
camerata che puzza di piedi. So che non tutti
aver portato un cavallo ed aver intrattenuto così
i lettori coglieranno la poesia che si cela dietro
i ragazzi insegnando loro il lavoro della stalla,
quest’immagine. Credetemi ciecamente sulla pa-
Alex Baldi per aver dato vita ad una discote-
rola: questo campo è stato meraviglioso, come
ca dei piccoli, la compagnia di Pier Pettinaio per
sempre. Tra qualche tempo alcuni ricordi sbia-
aver tenuto una lezione di primo soccorso e una
diranno, resterà solo un turbine di risate e volti
sui rischi di internet e dei social network. Un al-
felici. Ma così bello che anche il puzzo di piedi
tro immenso grazie va ai “ragazzi” della cucina,
sembrerà soltanto un mai trascorso profumo.
27
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