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l`allevamento del coniglio da carne
L’ALLEVAMENTO DEL CONIGLIO DA CARNE Relazione di: Stefanello Eddy Tutor: prof.ssa Paolin Paola Anno scolastico: 2013/14 Classe 5^B – IPAA G CORAZZIN Piavon di Oderzo. INDICE INTRODUZIONE .......................................................................................................................................... 3 GENERALITÀ E STORIA ........................................................................................................................... 5 IL CONIGLIO: CARTA D’IDENTITÀ ...................................................................................................... 7 PRODOTTI CUNICOLI ............................................................................................................................... 9 LA CARNE DI CONIGLIO ................................................................................................................................. 9 COMPOSIZIONE CHIMICA DELLA CARNE ...................................................................................................... 10 PRODUZIONE, CONSUMI E ALLEVAMENTI .................................................................................................... 10 PELLI E PELO ............................................................................................................................................... 11 TECNICHE DI ALLEVAMENTO............................................................................................................. 12 INCROCI E IBRIDI COMMERCIALI ................................................................................................................. 12 PUBERTÀ E FECONDAZIONE ........................................................................................................................ 13 PREPARAZIONE DEL NIDO ........................................................................................................................... 14 GRAVIDANZA E PARTO ................................................................................................................................ 15 CONTROLLO DELLE COVATE ....................................................................................................................... 15 ALLATTAMENTO E SVEZZAMENTO .............................................................................................................. 17 MALATTIE DEL CONIGLIO ................................................................................................................... 18 MALATTIE PARASSITARIE ........................................................................................................................... 18 MALATTIE VIRALI ....................................................................................................................................... 19 MALATTIE BATTERICHE .............................................................................................................................. 20 ALIMENTAZIONE DEL CONIGLIO ...................................................................................................... 22 DIGESTIONE E CIECOTROFIA ....................................................................................................................... 22 SCHEMA APPARATO DIGERENTE DEL CONIGLIO .......................................................................................... 22 SCHEMA DELLA CIECOTROFIA..................................................................................................................... 23 VALUTAZIONE DEGLI ALIMENTI .................................................................................................................. 24 ALIMENTI E MODALITÀ’ DI SOMMINISTRAZIONE ......................................................................................... 25 RAZIONAMENTO ......................................................................................................................................... 26 RIPRODUZIONE ........................................................................................................................................ 29 RITMO RIPRODUTTIVO E CICLIZZAZIONE DELL'ALLEVAMENTO ................................................................... 29 RITMO ESTENSIVO O TARDIVO .................................................................................................................... 29 RITMO SEMI-INTENSIVO O SEMI-PRECOCE ................................................................................................... 29 RITMO POST – PARTUM ............................................................................................................................... 30 INSEMINAZIONE ARTIFICIALE...................................................................................................................... 30 ATTREZZATURE ....................................................................................................................................... 32 TIPOLOGIA GABBIE ..................................................................................................................................... 32 DISPOSIZIONE DELLE GABBIE ...................................................................................................................... 34 DISTRIBUZIONE DELL’ALIMENTO ................................................................................................................ 34 DISTRIBUZIONE DELL’ACQUA DI BEVANDA ................................................................................................ 35 EVACUAZIONE E TRATTAMENTO DELLE DEIEZIONI ..................................................................................... 35 DEIEZIONI E DIRETTIVA NITRATI ..................................................................................................... 37 BENESSERE ANIMALE ............................................................................................................................ 38 PARTE LEGISLATIVA .............................................................................................................................. 39 THE RABBITS ............................................................................................................................................. 40 BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA .......................................................................................................... 41 2 INTRODUZIONE Accudire animali rappresenta per me una passione che mi accompagna fin da quando ero piccolissimo: per tutta la vita mi sono dedicato alla cura dei più diversi animali. Cominciai a sviluppare l’interesse per il coniglio una decina di anni fa quando costituii la mia prima colonia di esemplari nani della razza “Nani colorati”. Per circa un anno mi dedicai ad allevare la discendenza generata da un maschio e due fattrici. Nel corso di 5-6 generazioni, in meno di 12 mesi, riuscii a svezzare una trentina di esemplari che, forzatamente, fui costretto a piazzare presso amatori: amici e conoscenti, i quali me li chiedevano per avere animali da compagnia o, forse, mossi da un senso di pietà nei confronti dei miei genitori. Gli animali della razza nana presentano un accrescimento veloce e producono nidiate più numerose rispetto alla media delle altre razze di coniglio. A quei tempi l’attività era essenzialmente di tipo amatoriale, le cucciolate che ottenevo erano composte soprattutto da soggetti di colore pezzato: bianco e nero. Questi soggetti non sono molto apprezzati dal mercato, mentre è la comparsa di un esemplare di colore siamese, con occhi azzurri e pelo folto, che permette di collocare il coniglietto a prezzi elevati nei circuiti amatoriali. Un individuo così mi è capitato per caso una sola volta, lo portai in conto vendita ad un negozio di animali e, in meno di un giorno, trovò l’ acquirente. Sotto la pressione dei miei familiari, che non vedevano tanto di buon occhio la mia “attività imprenditoriale” e un po’ mi prendevano in giro per il business poco redditizio, mi convinsi ad orientare il mio interesse verso l’allevamento del coniglio da carne. Nel 2005 cominciai la costruzione delle gabbie, quindi mi costituii il gruppo dei riproduttori reperendo gli animali presso allevamenti a carattere familiare: i miei vicini di casa. Incominciai l’attività selezionando i riproduttori per caratteristiche morfologiche e comportamentali. I primi tentativi furono abbastanza fallimentari. Selezionai maschi troppo piccoli che trasmettevano questa caratteristica alla prole e quindi ottenevo animali con basse rese al macello. Le prime femmine da me prescelte non si comportavano come brave allevatrici in quanto, anche se preparavano il nido, non si dedicavano ad accudire la nidiata, non protraevano l’allattamento a tutto il tempo necessario e, in qualche caso, si verificarono episodi di cannibalismo. In seguito a questi insuccessi effettuai degli studi sul comportamento delle fattrici migliori e, risalendo ai gran parentali, riuscii ad ottenere fattrici e maschi riproduttori con le caratteristiche da me desiderate capaci di trasmettere le seguenti qualità: ossatura fine; velocità di accrescimento rapida; resa in carne elevata; prolificità elevata (9-10 coniglietti per nidiata); forte attaccamento alla prole della fattrice. 3 Per selezionare in questo modo cominciai a reperire i riproduttori presso allevamenti intensivi. Al compimento del mio diciottesimo anno, i nonni, mi regalarono un riproduttore di pregio che utilizzo tutt’ora con successo negli accoppiamenti. Attualmente il mio allevamento è composto da un riproduttore maschio, quattro fattrici meticcie e tre fattrici di razza pura. Da questi riproduttori ottengo circa 30 conigli l’anno che immetto in una “nicchia di mercato” costituita da miei conoscenti: amici, malcapitati insegnanti. Fornisco un prodotto macellato di circa … chili, pronto per la cottura. In futuro vorrei espandere l’allevamento per costituire con esso la mia attività professionale. Il primo passo di questo percorso prevede l’imminente mia iscrizione alla “Associazione Allevatori Cunicoli del Friuli”. Questa associazione svolge funzioni di formazione professionale, assistenza veterinaria per il trattamento delle malattie e funge da supporto per la presentazione dei conigli a fiere e concorsi. 4 GENERALITÀ E STORIA Zoologi e studiosi della materia sono ancora incerti su quale sia la vera patria di origine del coniglio, ma la maggior parte delle testimonianze raccolte portano a ritenere che sia la Spagna la più probabile culla di origine del coniglio, sebbene anche in Asia non manchino vestigia preistoriche che testimoniano come anche in queste zone il coniglio fosse presente in tempi molto remoti. Altre testimonianze starebbero invece ad indicare la Numidia (regione dell’africa del Nord) quale autentico paese d’origine, da dove poi il coniglio sarebbe giunto in Spagna. Quando i fenici fondarono Cadice testimoniarono di aver assediato una terra che essi chiamarono Spagna , parola di radice ebraica che sembra significare “paese dei conigli”. Anche Catullo, 50 anni avanti Cristo, denominava la Spagna come “Cunicoltosa Celtiberia” cioè Celtiberia, terra dei conigli. Dalla Spagna il coniglio è giunto in Italia all’epoca dei Romani, nel terzo secolo avanti Cristo. Questa in sintesi la storia del coniglio dalle sue origini sino ad oggi, ma è opportuno rilevare che il coniglio del XX secolo è soprattutto il frutto della selezione avvenuta nei precedenti tre secoli, da quando cioè il coniglio è stato oggetto di allevamento e di selezione da parte dell’uomo. Da quel momento in poi si diversificano e si diffusero varie tipologie e razze di conigli specializzate nella produzione di carne, pelliccia o pelo. Attualmente le razze dei conigli sono molto numerose ed in continua evoluzione; ufficialmente oggi ne vengono riconosciute 42, le più famose sono: da carne la razza Gigante, Blu di Vienna, Fulvo di borgogna, Bianca di Nuova Zelanda, Argentata di Champagne e Californiana; le razze da pelo: Angora, Satin e Rex. GIGANTE BLU DI VIENNA 5 FULVO DI BORGOGNA BIANCA DI NUOVA ZELANDA CALIFORNIA ARGENTATA CHAMPAGNE DI ANGORA REX 6 IL CONIGLIO: CARTA D’IDENTITÀ Il nome scientifico del coniglio è: Oryctolagus cuniculus, che fa riferimento all’attitudine del scavare, la sua identificazione zoologica è la seguente: Il nome stesso indica che il coniglio è, in natura, un animale che vive e si riproduce scavando dei nidi sotterranei (cunicoli). Non avendo attitudini aggressive, affida la sua sopravvivenza alla sua velocità di fuga ed alla sua abilità di mimetizzare le tane. E’ un animale notturno estremamente guardingo; preferisce rimanere rintanato durante il giorno, per uscire solo all’alba ed al tramonto a svolgere le sue funzioni fisiologiche. II coniglio appartiene alla classe dei mammiferi ed alla sottoclasse dei placentati. È un lagomorfo, i cui denti avendo le radici aperte sono a crescita continua. L'appartenenza alla famiglia dei leporini è dovuta alla notevole lunghezza delle orecchie e degli arti posteriori, atti al salto, e di contro alla brevità della coda. I leporini (sottofamiglia) presentano una fenditura nel labbro superiore che lo divide in due parti distinte (labbro leporino). Per indicare quindi, secondo la nomenclatura biologica il coniglio, bisogna usare la denominazione oryctolagus. Lo standard Italiano nell'insieme rappresenta un patrimonio di variabilità genetica di indubbio interesse, la cui conservazione e miglioramento passa 7 attraverso la tenuta dei Libri Genealogici. Infatti le risorse biologiche attualmente esistenti nell’ambito della specie cunicola da utilizzare per i programmi di miglioramento genetico e di selezione dei caratteri produttivi di interesse economico, sono appunto rappresentate dalle differenze genetiche esistenti fra i riproduttori di ogni singola razza, ceppi o varietà e dalle differenze genetiche esistenti fra le 42 razze. 8 PRODOTTI CUNICOLI La carne di coniglio Il coniglio nel mondo viene allevato per vari scopi, non solo zootecnici, che comprendono l'utilizzo come animale da compagnia, come soggetto da esperimento e come produttore di carne e di pelame. Nel nostro Paese la produzione di carne è di gran lunga predominante e viene effettuata con conigli macellati a circa 2,2 - 2,3 kg di peso, per la produzione del coniglio leggero, peraltro a diffusione limitata e che interessa soprattutto il Centro Sud, oppure a 2,5 - 2,9 kg, per la produzione del coniglio pesante. Sia che sì tratti di allevamenti rurali, familiari o intensivi, del coniglio viene utilizzata la carcassa intera, che viene commercializzata dopo l'eliminazione del sangue, della pelle, degli zampetti e del tubo digerente. In fase di distribuzione è possibile anche la preparazione in “tagli maggiori”, per la quale è necessario il coniglio pesante. La resa di macellazione è mediamente del 57-58% (dal 55 al 62%) e quindi il peso delle carcasse commercializzate varia mediamente da 1,3 a 1,5 kg, con punte superiori a 1,6 kg e inferiori a 1 kg a seconda dei tipi genetici utilizzati, dell'età alla macellazione, delle varie condizioni di allevamento. La parte edibile (muscoli, grasso, frattaglie) rappresenta circa 1'85% della carcassa commerciale. È importante osservare che la carcassa si caratterizza per il limitato contenuto di grasso, localizzato soprattutto intorno agli organi della cavità addominale, il quale, contrariamente a quanto sì verifica con altre specie, non tende ad aumentare sensibilmente con l'età di macellazione degli animali. Sotto l'aspetto dietetico per l'alimentazione umana, inoltre, la composizione dei lipidi di coniglio è molto equilibrata, essendo costituita all'incirca da un terzo di acidi grassi saturi, un terzo di acidi grassi monoinsaturi e un terzo di acidi grassi polinsaturi. A questo riguardo va comunque osservato che tali rapporti sono tipici delle diete «standard» attualmente impiegate nell'alimentazione del coniglio, ma potrebbero essere ovviamente modificati con l'impiego di diete contenenti grassi di composizione varia. Alla scarsità di grasso della carcassa di coniglio fa da contrappunto l'elevata carnosità (ricchezza di tessuto muscolare), poiché anche l'incidenza dello scheletro si mantiene piuttosto limitata. La carne di coniglio, analogamente alla carcassa, si distingue pertanto per l'elevato contenuto di proteine e la scarsità di grasso, pur se esistono differenze fra i vari muscoli. Un altro aspetto caratteristico è inoltre il contenuto di colesterolo piuttosto basso, che non supera i 40-60 mg/100 mg di carne. Infine, la carne di questa specie è più ricca di 9 fosforo, potassio e magnesio e più povera di calcio, ferro e soprattutto di sodio rispetto ad altre carni. Composizione chimica della carne Tab1. Acqua Proteine Grasso Ceneri - calcio - fosforo - magnesio - potassio - sodio - ferro Composizione chimica media della carne di coniglio Muscoli Longissimus della coscia Dorsi (%) 72,6 74,6 (%) 21,6 22,1 (%) 4,5 2,1 (%) 1,3 1,2 (mg/100 g) 9 3 (mg/100 g) 230 222 (mg/100 g) 29 28 (mg/100 g) 428 431 (mg/100 g) 47 37 (mg/100 g) 1,3 1,1 Nel complesso, quindi, essa si distingue per l'elevato rapporto fra proteina e grassi e per la favorevole composizione della frazione lipidica che, unitamente alla scarsità di alcuni minerali fra cui il sodio, fanno si che questa carne sia adatta a tutte le esigenze dietetiche. Sotto l'aspetto organolettico essa, inoltre, si caratterizza per un sapore abbastanza spiccato e una buona tenerezza. Produzione, consumi e allevamenti La produzione di carne cunicola, che alla fine degli anni Sessanta non superava in Italia i 900.000 q, ha goduto nel decennio successivo di un forte incremento, analogamente a quanto si è osservato per le carni suine e avicole, fino a raddoppiare all'inizio degli anni Ottanta. Successivamente la crescita è continuata ma ad un ritmo rallentato e attualmente la produzione nazionale di carni di coniglio si aggira sui 2,1-2,2 milioni di quintali, pari a circa il 6% della produzione nazionale totale di carni delle varie specie allevate. Nel periodo considerato si è registrato, come per tutte le carni, un incremento dei consumi che sono aumentati da 1,8 ad oltre 4 kg/anno per abitante. Tradotti in valore globale, questi consumi equivalgono ad oltre 1 milione di quintali nel 1970. Nel 10 complesso i consumi hanno costantemente superato la produzione nazionale di una quota costante e il nostro auto approvvigionamento è sempre oscillato intorno al 90%. A livello comunitario l'Italia è comunque il primo produttore e consumatore di carne di coniglio, seguita dalla Francia e dalla Spagna. Gli altri Paesi presentano invece un mercato molto ridotto per queste carni. L'allevamento cunicolo in Italia è sempre stato tradizionalmente legato alla famiglia rurale (e anche non) e l'incremento produttivo registrato nell'ultimo ventennio va messo in relazione soprattutto alla nascita e alla diffusione di allevamenti intensivi, nei quali la produzione cunicola rappresenta l'unica o comunque una importante fonte di reddito. Con questo sviluppo, sono stati messi a disposizione dall'industria mangimi composti integrati di elevata qualità e sono stati introdotti tipi genetici più produttivi. Attualmente quasi il 60% degli allevamenti cunicoli si concentra nell'Italia settentrionale, e il restante 40% è ripartito fra Italia centrale e meridionale. Anche le dimensioni medie aziendali sono superiori nel Nord (oltre 500 fattrici mediamente presenti per azienda) rispetto al Centro (oltre 300 fattrici) e al Sud (meno di 200). La produzione nazionale di carne in questi anni è stata circa di 2.300.000 ql pari ad una P.L.V. di circa 500 milioni di euro. Pelli e pelo Oltre che per la produzione di carne, il coniglio può essere impiegato per la produzione di pelo usato in tessitura e di pelle col pelame usati in pellicceria. La colorazione del manto del coniglio è infatti controllata da molti geni ed esistono numerose varianti fra cui alcune sono considerate particolarmente pregiate. A questo riguardo vengono inoltre sfruttate alcune mutazioni genetiche dei caratteri che influenzano la «struttura» del pelame del coniglio. Questo è normalmente distinto in uno strato interno, corto e lanoso, la borra, e in uno strato esterno, lungo e setoloso, che di solito determina il colore del manto, la giarra. Le più importanti mutazioni genetiche della struttura del pelame sono l'Angora, la Rex e la Satin. La mutazione Angora, la più famosa, provoca la mancata caduta del pelo, che può così anche triplicare la sua lunghezza (fino ad oltre i 10 cm). La Rex comparve all'inizio degli anni Venti e determina un accorciamento dei peli della giarra che lasciano apparire la borra, cosicché il manto assume un aspetto vellutato. La mutazione Satin, infine, comparsa all'inizio degli anni Trenta, si distingue per la particolare lucentezza dei peli della giarra, che sono estremamente sottili e trasparenti. 11 TECNICHE DI ALLEVAMENTO Incroci e ibridi commerciali L'allevamento in purezza di una singola razza ai fini della produzione della carne fornisce risultati inferiori a quelli ottenibili con idonei programmi di incrocio, attuabili anche a livello aziendale. Una prima possibilità è fornita dall'incrocio a due vie, cioè fra due razze diverse per ottenere soggetti meticci da avviare alla macellazione. Attualmente le combinazioni di razze più convenienti sono: maschio di razza Californiana e femmina Bianca di Nuova Zelanda; maschio di razza Argentata di Champagne e femmina Bianca di Nuova Zelanda; maschio fulvo di Borgogna e femmina di razza Californiana. L'incrocio a tre vie consente di impiegare femmine meticcie e quindi caratterizzate da un favorevole effetto dell'eterosi sulla prolificità e l'attitudine materna. Per la produzione delle femmine è molto diffuso l'incrocio di maschi di razza Californiana con femmine di razza Bianca di Nuova Zelanda. Come maschi terminali si possono impiegare soggetti delle stesse razze (incrocio di ritorno) o di razze ad alta velocità di crescita, come Argentata di Champagne o la Fulva di Borgogna. Infine, l'incrocio a quattro vie è difficilmente realizzabile negli allevamenti e viene invece sfruttato dalle ditte che producono ibridi commerciali. Analogamente a quanto verificatosi per i suini e per le specie aviarie, anche nel settore cunicolo si sono infatti diffuse ditte che, con accurati programmi di incrocio, producono gli ibridi commerciali. Le ditte operanti in Italia (Grimaud, Hyla, Hyplus, Provisal, Solam-Solef, ecc.) sono quasi tutte di origine francese; hanno dimensioni operative, organizzative ed economiche tali da consentire la messa in opera di programmi di selezione e valutazione di linee gran-parentali per programmi di incrocio a quattro vie, generalmente derivate da ceppi diversi delle razze Bianca di Nuova Zelanda e Californiana. In generale, l'impiego di conigli ibridi assicura vari vantaggi rispetto all'allevamento in purezza o al ricorso all'incrocio aziendale: maggiore uniformità di produzione, migliore resa alla macellazione, migliore efficienza alimentare, maggior numero di coniglietti nati e svezzati per parto e di conseguenza un maggior numero di conigli venduti per fattrice e per anno, ma il costo della rimonta dei riproduttori è, ovviamente, più elevato. Inoltre richiede una maggiore capacità tecnica dell'allevatore e adeguate caratteristiche organizzative e strutturali dell'allevamento per consentire agli animali di estrinsecare la loro superiorità. 12 Come per tutte le specie molto prolifiche, gli obiettivi di miglioramento genetico riguardanti sono: le prestazioni riproduttive, al fine di ottenere da ogni fattrice un elevato numero di coniglietti svezzati, e le prestazioni di allevamento e di macellazione, al fine di conseguire con i coniglietti elevati accrescimenti, ottime rese alimentari e carcasse di elevata qualità. Pubertà e fecondazione L'età in cui il coniglio raggiunge la pubertà e quindi la capacità di riproduzione varia a seconda delle razze e dei ceppi allevati. Le razze di media mole e gli ibridi commerciali raggiungono comunque la pubertà intorno al 5 mese nei maschi e al 4 mese nelle femmine. Tuttavia bene non fare accoppiare soggetti rispettivamente più giovani di 5,5 e 4,5 mesi circa. Oltre all'età è molto opportuno utilizzare come criterio per il momento del primo accoppiamento anche il peso vivo, che nelle coniglie dovrebbe essere almeno pari all’80% del peso adulto (non meno di 3,2-3,3 kg con i tipi genetici più diffusi). Il ciclo estrale delle coniglie si dice incompleto poiché l'ovulazione non avviene spontaneamente, ma in seguito a stimoli esterni fra cui in particolare il coito. Essa può essere comunque indotta anche da trattamenti ormonali li calore, cioè la disponibilità della femmina ad accettare il maschio, può essere stimolato anche da brusche variazioni ambientali (cambio di gabbia, stimoli luminosi sbalzi di temperatura, ecc.) . Nel caso della fecondazione naturale l'accoppiamento ha di norma luogo nella gabbia del maschio e ha una durata molto breve, di qualche secondo. È bene accertarsi che gli animali da accoppiare non presentino problemi sanitari e verificare l’accettazione del maschio da parte della femmina, lasciando inoltre tempo per un secondo accoppiamento. Un maschio può generalmente servire 8 10 femmine e può essere utilizzato 2-3 volte alla settimana per non più di 2 o 3 volte nello stesso giorno. Dopo l’accoppiamento gli spermatozoi (150-200 milioni) risalgono rapidamente verso l'utero e l'ovidutto e entro un'ora al massimo circa 1' 1 % arriva all'istmo dove attende gli oociti. Durante la risalita e l’attesa gli spermatozoi «maturano» raggiungendo la massima capacità fecondante 13 -16 ore dopo l’accoppiamento. Questo fenomeno permette di sincronizzare l'ovulazione, che avviene 10 -14 ore dopo lo stimolo del coito, con la fecondazione, che avviene dopo altre 1-1,5 ore. La fertilità delle coniglie è influenzata da numerosi fattori e in particolare dalla stagione: da gennaio a giugno oltre l'80% delle femmine portate al maschio vengono coperte e di queste l'80-85% rimangono gravide, mentre da luglio a dicembre solo il 50% delle femmine accettano il maschio e di queste solo la metà vengono fecondate. Sulla percentuale di gravidanze influiscono negativamente le temperature ambientali elevate, la diminuzione dell'intensità e della durata luminosa e vari 13 fattori stressanti o inadeguatezze nelle pratiche di allevamento, di fecondazione e nell'alimentazione, oltre, evidentemente, a livelli sanitari inadeguati. Preparazione del nido Verso il 28° giorno di gravidanza si deve fornire alla coniglia la possibilità e il materiale perché possa preparare il nido. La cassetta nido deve essere facilmente ispezionabile, ben drenata e sufficientemente imbottita non solo con il pelo che le coniglie si strappano dall'addome e in vicinanza dello stesso ma anche con materiale fornito dall'allevatore. A questo scopo i materiali migliori sono truciolo o «paglietta» di legno seguiti da fieno e paglia di cereali (purché non vengano mangiati dalla coniglia). Il fattore di isolamento più importante è comunque il pelo della coniglia e, se questa non se lo strappa, occorre procurarlo da altri nidi o strapparlo alla coniglia stessa. Il parto si verifica più frequentemente di notte che di giorno ed ha di solito una durata piuttosto breve, da 10 a 30 minuti, anche se raramente può richiedere più ore. Subito dopo il parto la coniglia ingerisce gli involucri fetali e i residui sporchi di sangue, pulisce i coniglietti e li copre con il pelo. Al momento o nel periodo precedente il parto non sono infrequenti comportamenti anormali. Nelle primipare si può spesso verificare la mancata formazione del nido o il parto fuori dal nido; altre aberrazioni sono il cannibalismo, dovuto spesso ad errori di conduzione, soprattutto se la fattrice non ha acqua pulita a disposizione, o l'abbandono della prole. Alla nascita i coniglietti pesano circa 50 g e dovrebbero risultare ben raggruppati nel nido e coperti dal pelo della madre. 14 Gravidanza e parto La gestazione delle coniglie ha una durata di 30-32 giorni. Gli ovuli fecondati giungono nell'utero circa 72 ore dopo l'ovulazione e, durante questo periodo, passano attraverso varie divisioni fino a raggiungere lo stadio di blastociti (0,1-0,2 mm). Fra il quinto e l'ottavo giorno avvengono vari fenomeni di adattamento della mucosa uterina e di secrezione da parte dell'utero e dei blastociti di sostanze che permettono l'ulteriore maturazione dei blastociti e il loro annidamento al settimo - ottavo giorno. Lo sviluppo fetale è piuttosto lento nei primi 20 giorni di gestazione e accelera rapidamente nell'ultima decade. La mortalità embrionale e fetale è elevata e avviene principalmente prima dell'impianto (15-20%), all'impianto e annidamento (5-10%), e alla formazione della placenta fetale verso il nono decimo giorno (2-5%). Dopo 10-14 giorni dall'accoppiamento, a seconda dell'abilità dell'allevatore, si può effettuare la diagnosi di gravidanza mediante palpazione addominale. Questa pratica è molto importante e permette di riaccoppiare rapidamente le coniglie non gravide e di scartare quelle risultate ripetutamente sterili (nelle coniglie sono possibili false gravidanze). Controllo delle covate A distanza di qualche ora o, al massimo, di un giorno dalla nascita è necessario controllare il nido per verificare il numero dei coniglietti nati, la loro vitalità, lo stato di salute della madre, l'adeguatezza o meno del nido, del materiale immesso e del pelo fornito dalla coniglia. Durante l'ispezione l'allevatore avrà cura di togliere i soggetti neonati morti o di spostare gli animali in soprannumero dalle covate numerose a quelle più scarse. Questo procedimento, chiamato "equalizzazione delle covate" "pareggiamento delle nidiate" consiste nel realizzare nidiate uniformi, con 8-9 soggetti della stessa età e dello stesso peso. Nel processo di adozione dei neonati il fattore più importante per la sopravvivenza dei coniglietti è la loro uniformità di età di peso e di dimensioni. A tal fine è basilare poter avere i parti sincronizzati e concentrati nell'arco di 1-2 giorni, sia per guadagnare tempo nel controllo dei nidi, sia per disporre di soggetti più uniformi ed idonei per l'adozione. Particolare attenzione si dovrà concentrare sulla coniglia dopo il parto: frequentissimi sono i fenomeni di disappetenza o di anoressia completa, frequenti anche i casi di "ingorghi lattei" o di mastite vera e propria. Durante il controllo delle nidiate è bene controllare anche lo stato di salute della madre, avendo cura di palpare sempre anche la zona ventrale, per controllare lo stato di turgore delle mammelle e l’eventuale presenza di mastite. 15 Durante la prima settimana post-parto bisogna ispezionare il nido ogni giorno, per verificare l'adeguatezza delle condizioni il comfort e l'igiene del nido nonché l'abbondante presenza del latte materno (dopo il pasto del mattino la regione dello stomaco e dell'addome dei neonati risulta ingrossata e bianca per la presenza di latte, visibile anche in trasparenza dall'esterno). Si dovrà inoltre verificare che la madre fornisca tutte le cure necessarie ai piccoli. Una verifica molto facile è quella visiva: il nido, visto da sopra, deve essere tutto coperto di pelo e senza alcun movimento. Ciò significa che i coniglietti sono ben nutriti e caldi; se si notano movimenti dei neonati ci si deve preoccupare perché i piccoli stanno cercando alimento o calore. Se il caso lo richiede: cambiare il nido dopo una settimana. Molti allevatori, per evitare inconvenienti durante i primi giorni di vita delle covate, attuano il programma delle "poppate controllate" che consiste nel permettere l'accesso della madre nel nido una sola volta al giorno, al mattino, per un periodo di tempo limitato (massimo 1 ora), in analogia a quanto si verifica in natura. Seguendo tale programma, il primo lavoro, al mattino, è quello di aprire il nido per consentire alla madre di allattare i piccoli. Circa 1 ora dopo l'apertura, l’allevatore richiude i nidi, ispezionando e controllando quotidianamente tutte le covate. Durante l’ispezione eseguirà tutte le operazioni che si rendono necessarie (cambio lettiera, aspersione del nido don disinfettanti, trattamenti eventuali della coniglia, ecc.). 16 Allattamento e svezzamento Dopo il parto la coniglia secerne colostro per 2-3 giorni e poi passa a produrre latte, la cui composizione è molto più ricca di grassi (13%), proteine (12%) e minerali rispetto al latte prodotto da altre specie. La quantità di latte secreta aumenta (in media) da circa 100-150 g/giorno subito dopo il parto fino a 250 g/giorno e oltre dopo 2 settimane. Nel periodo successivo essa diminuisce lentamente se le coniglie non sono gravide, mentre cala bruscamente se sono gestanti. Oltre che dalla distanza dal parto e dall'eventuale gravidanza della coniglia, la produzione di latte è influenzata da numerosi altri fattori. Dipende dalla razza, aumenta con l'età o, meglio, con il peso raggiunto dalla fattrice rapportato al peso adulto, con l'ordine di parto almeno fino al 3°- 4° parto, con il numero di coniglietti raggiungendo il massimo con 9-10 coniglietti. Numerosi fattori ambientali possono modificare la capacità lattifera delle coniglie. Fra questi si possono citare la stagione e, connesse o indipendenti da essa, le condizioni di temperatura, luminosità e umidità dei locali, l'alimentazione, con particolare riferimento ai livelli proteici ed energetici, lo stato sanitario con la presenza di eventuali mastiti. La produzione di latte della coniglia è molto importante poiché da essa dipende strettamente il peso dei coniglietti allo svezzamento, che a sua volta ne condiziona il successivo accrescimento. Le coniglie allattano i piccoli una volta al giorno e per un periodo molto limitato, di pochi minuti. Questo fatto permette di adottare la pratica della « lattazione controllata », che consiste nell'isolare il nido dal resto della gabbia e nell'aprirlo alla fattrice solo per 10 minuti al giorno in modo da permettere l'allattamento. Poiché dopo i 16-18 giorni di vita (se la temperatura esterna è di almeno 18-20 °C) i coniglietti tendono a uscire dal nido e a ricercare cibo solido, questa tecnica non va adottata per più di 15 giorni. Con la lattazione controllata è possibile aumentare il numero di coniglietti svezzati poiché si aumenta l'igiene e diminuisce la mortalità nei nidi dovuta ad abbandono del nido stesso, a cannibalismo, a schiacciamento e a malattie. La mortalità nel nido non dovrebbe comunque superare il 15%. Nei primi giorni di vita un indice dell'adeguatezza della produzione di latte è la tranquillità dei coniglietti nel nido e la turgidità dell'addome degli stessi subito dopo il pasto; in ogni caso un indicatore oggettivo della produttività della coniglia è il peso raggiunto dalla nidiata a 3 settimane. Lo svezzamento dei coniglietti viene attuato a 28-30 giorni di età, se si attua il ritmo riproduttivo intensivo, o a 35-40 giorni se si attua duello semi-intensivo, quando la produzione di latte comincia a declinare fortemente nelle coniglie di nuovo gestanti. Allo svezzamento i coniglietti dovrebbero essere già abituati ad assumere mangime solido da circa una settimana o più e pesare da 0,7-0,8 kg fino a 1-1,2 kg a seconda dell'età. È consigliabile in ogni caso non svezzare coniglietti di peso inferiore a 600g. Lo svezzamento si può effettuare o spostando i coniglietti in una gabbiasvezzamento o da ingrasso, oppure togliendo la madre e spostandola in un’altra gabbia nido. 17 MALATTIE DEL CONIGLIO Malattie parassitarie COCCIDOSI Ag. eziologico Eimera sp. Molto diffusa; interessa soprattutto i soggetti giovani e può manifestarsi in diverse forme. Incidenza molto scarsa in animali allevati su rete. subclinica: crescita ritardata e Sintomatologia Forma peggioramento degli indici di conversione dell’alimento e delle rese al macello. Forma acuta: diarrea a stipsi, timpanismo intestinale, inappetenza, sete intensa e disidratazione; se sopravvengono infezioni secondarie l’animale può andare incontro a morte. Sulfadimetossina per os. Terapia Chemioprofilassi: robenidina per os. Profilassi Sulfochinossalina per os. Indispensabile praticare l’allevamento su rete. Rigoroso controllo delle condizioni igieniche dell’allevamento. Mangimi con coccidiostatici. Incidenza COCCIDOSI EPATICA Ag. eziologico Eimera stiedae Cosmopolita frequente in Italia. Incidenza Maggiormente colpiti i soggetti giovani. Sintomatologia Anoressia, debilitazione, diarrea alternata a stipsi, ittero grave; al quadro clinico si possono sommare infezioni secondarie, che rappresentano spesso la causa di morte dell’animale parassitizzato. Sulffachinossalina per os. Terapia Pirimetamina pe os. Sulfadimetossina per os. Chemioprofilassi: robenidina per os. Profilassi Sulfochinossalina per os. Indispensabile praticare l’allevamento su rete. Rigoroso controllo delle condizioni igieniche dell’allevamento. Mangimi con coccidiostatici. 18 Malattie virali MIXOMATOSI Poxvirus Inizialmente presente solo in Sud America. Oggi è presente in molte parti del mondo, compresa l’Italia. Sintomatologia Tumefazioni a livello naso, palpebre, orecchie. La testa rigonfia dell’animale malato, assume un aspetto leonini (facies leonina). Noduli mixomatosi estesi a diverse aree del corpo di consistenza duro-elastica. Nessuna Terapia Abbattimento e distruzione di tutti gli animali Profilassi colpiti. Consigliabile lo stamping-out nei casi di prima insorgenza. Lotta agli insetti vettori (zanzare, mosche, ecc.). vaccinazione obbligatoria in aree a rischio. Ag. eziologico Incidenza Malattie emorragiche Calicivirus Comparsa in Cina nel 1983. Comparsa in Italia nel 1986 causando elevatissima mortalità. Sintomatologia Tumefazioni a livello naso, palpebre, orecchie. La testa rigonfia dell’animale malato, assume un aspetto leonini (facies leonina). Noduli mixomatosi estesi a diverse aree del corpo di consistenza duro-elastica. Nessuna Terapia Quando compare per la prima volta è sempre Profilassi consigliabile lo stamping-out. Vaccinazioni nelle zone a rischio. Blocco delle importazioni di conigli e lepri da tutti i Paesi interessati dalla malattia. Ag. eziologico Incidenza 19 ENTERITE DE ROTAVIRUS Rotavirus Elevata incidenza in allevamenti che presentano problemi di conduzione (errori alimentari di tipo quali-quantitativo, sbalzi di temperatura, umidità, ventilazione, stress continui o ripetuti). Sintomatologia Nell’infezione pura da Rotavirus si assiste ad una forma lieve e transitoria di diarrea, con lesioni prevalenti all’intestino tenue: atrofia dei villi, degenerazione e desquamazione degli enterociti alla sommità dei villi. Terapia sintomatica. Terapia Oltre al miglioramento delle condizioni igieniche Profilassi deve essere prestata particolare attenzione al controllo della temperatura, della ventilazione e dell’umidità. Evitare cibi ammuffiti e diete non perfettamente bilanciate. Ag. eziologico Incidenza Malattie batteriche POLMONITE ENZOTICA Pasteucella multocida Bordetella bronciseptica Chlamydia sp. Mycopòasm a pullmonis Molto diffusa soprattutto nei grossi allevamenti Incidenza industriali dove esiste elevata promiscuità tra gli animali. Maggior incidenza nei mesi primaverili ed autunnali. Sintomatologia Anoressia, depressione, essudato color giallo dalle narici, difficoltà respiratoria. Talvolta morte improvvisa senza segni di malattia. Tetracicline per os. Terapia Sulfametossipiridazione per os. Flumequine sulfatrimetoprim. Modificare i procedimenti igienico-sanitario Profilassi dell’allevamento che sempre rientrano come fattori condizionanti e scatenanti. Isolamento degli animali colpiti. Ag. eziologico 20 SALMONELLOSI Salmonella typhimurium Molto frequente negli allevamenti a carattere rurale; bassa incidenza in allevamenti industriali. Sintomatologia Dilatazione timpanica dell’intestino, soprattutto colon e cieco, con emorragie a volte gravi. Diarrea profusa, perineo imbrattato di feci. Febbre elevata durante la fase acuta. Cloramfenicolo e furazolidone per os. Terapia Data la scarsa incidenza in allevamenti industriali Profilassi è consigliabile eliminare i soggetti infetti o sospetti e provvedere ad accurate disinfezioni Ag. eziologico Incidenza SALMONELLOSI EPATICA Ag. eziologico Salmonella typhimurium Molto frequente negli allevamenti a carattere rurale; bassa incidenza in allevamenti industriali. Sintomatologia Decorso acuto o subacuto con diarrea, paresi del treno posteriore e mortalità elevata. Nelle forme genitali si osserva scolo vaginale muco purulento e si verificano aborti. Cloramfenicolo e furazolidone per os. Terapia Data la scarsa incidenza in allevamenti industriali Profilassi è consigliabile eliminare i soggetti infetti o sospetti e provvedere ad accurate disinfezioni Incidenza MALATTIA DI TYZZER Bacillus piliformis Colpisce animali di 6 – 12 settimane ed è condizionata da fattori stressanti. Sintomatologia Forma acuta: diarrea profuas, disidratazione e morte in 12 – 48 ore. Ossitetracicline per os. nel mangime. Controllo Terapia quali-quantitativo delle diete. Evitare condizioni stressanti per l’animale come Profilassi spostamenti frequenti, cambi alimentari qualiquantitativi, cambio di temperatura, umidità e ventilazione. Ag. eziologico Incidenza 21 ALIMENTAZIONE DEL CONIGLIO Digestione e ciecotrofia Il coniglio è un animale monogastrico, il cui apparato digerente è però ben adattato ad una dieta erbivora e presenta numerose peculiarità nella fisiologia digestiva. Lo stomaco del coniglio è praticamente sempre pieno e vi si trova circa il 3040% del contenuto totale del tubo digerente. E’ dotato di un apparato digerente e di una fisiologia digestiva del tutto particolare, che consente di utilizzare bene anche alimenti e foraggi poco nobili. Il coniglio sottopone l’alimento ingerito a due processi digestivi: il primo, di tipo enzimatico, simile a quello dell’uomo; il secondo, di tipo fermentativo, (simile a quello dei ruminanti) si innesca sul materiale residuo dalla prima digestione, il quale viene attaccato dalla abbondante microflora digestiva presente nel cieco, viene fermentato e parzialmente riciclato attraverso la reingestione. Schema apparato digerente del coniglio In esso avviene una digestione enzimatica a carico delle proteine, favorita da una secrezione di acido cloridrico continua, che mantiene il pH su valori molto bassi (1,5-2), e anche dei lipidi. Nello stomaco del coniglio è inoltre presente, anche se in misura variabile, una microflora la cui attività fermentativa porta alla produzione d’acido lattico, poi assorbito attraverso la mucosa gastrica. L'intestino tenue è molto lungo, ma il suo contenuto è piuttosto limitato poiché il transito è molto rapido. In esso avvengono processi digestivi enzimatici a carico delle proteine, dei lipidi e dei carboidrati non strutturali (amido). Invece 1'intestino cieco ha un contenuto cospicuo quanto e più di quello dello stomaco ed in esso bolo alimentare 22 staziona per un tempo piuttosto lungo (8-12 ore). In questa parte del tubo digerente, infatti, avvengono alcuni importanti fenomeni digestivi. Essa ospita una popolazione microbica che esercita un'azione fermentativa a carico dei costituenti alimentari non digeriti nei tratti precedenti con produzione di acidi grassi volatili che vengono assorbiti attraverso la mucosa e vengono impiegati nel metabolismo. Queste attività hanno luogo prevalentemente nel corpo del cieco, mentre nell'appendice hanno luogo altre funzioni quali la secrezione del bicarbonato (con funzione di tampone del pH del contenuto) e la sintesi di vitamina B12 da parte dei microrganismi. La fermentazione microbica continua anche nell'intestino colon ma esso, insieme al retto, svolge alcune altre fondamentali, funzioni. Esse comprendono la regolazione del passaggio del bolo alimentare dal cieco al colon e viceversa, la secrezione e l'assorbimento di acqua e la secrezione di muco che sono necessarie alla formazione del ciecotrofo e delle pillole fecali. Il meccanismo fisiologico della ciecotrofia, che è peculiare e caratteristico della digestione del coniglio, consente la massima utilizzazione degli alimenti. La formazione e l'utilizzazione del ciecotrofo sono descritte nella figura. Schema della ciecotrofia 23 Valutazione degli alimenti Il valore nutritivo degli alimenti per conigli e i relativi fabbisogni sono espressi in energia digeribile o, meno comunemente, metabolizzabile. I conigli, come molti altri animali, variano il consumo di alimento in funzione del suo contenuto energetico (almeno entro un intervallo da circa 10 a circa 12 di energia digeribile per kg) al fine di mantenere costante l'ingestione di energie pertanto gli altri principi nutritivi essenziali, come le proteine, i minerali, ecc., devono variare con l'energia della dieta o del mangime, per ottenere sempre una i gestione equilibrata di nutrienti. Come per gli altri animali, il contenuto energetico, cioè il valore nutritivo degli alimenti per i conigli, diminuisce con l'aumentare del tenore di fibra, o meglio di carboidrati strutturali, ma questi costituenti svolgono altre importanti e specifiche funzioni nutrizionali perciò meritano una trattazione separata. Il coniglio possiede una capacità limitata di digerire i costituenti fibrosi degli alimenti inferiore a quella di molti altri erbivori, e quindi l'aumento del contenuto di cellulosa grezza delle diete e dei mangimi ne riduce la digeribilità. Generalmente ogni punto percentuale di cellulosa grezza che sostituisca dell'amido comporta una riduzione di 0,25 MJ (60 kcal) di energia digeribile per chilogrammo di dieta. Alti livelli di cellulosa grezza provocano pertanto, in conseguenza della diminuzione del valore nutritivo dell'alimento, un aumento dei consumi alimentari. Se il valore nutritivo scende al di sotto di circa 10 MJ/kg di energia digeribile, l'aumento dell'ingestione non è però sufficiente a compensare tale riduzione, per cui anche il consumo, di energia degli animali diminuisce. Ciò comporta minori accrescimenti dei conigli all'ingrasso, ma è particolarmente pericoloso nelle coniglie lattanti e gestanti che presentano fabbisogni elevati e potrebbero sia dimagrire eccessivamente sia ridurre la produzione di latte. La diminuzione del tenore di fibra, al contrario, aumenta il valore nutritivo dei mangimi e, nonostante ne riduca l'ingestione, consente di mantenere o aumentare il consumo di energia digeribile e quindi il livello delle prestazioni degli animali. Tuttavia un fabbisogno di fibra minimo, pari al 14-15% di cellulosa grezza totale negli animali in accrescimento e all'1,1-13 % nelle coniglie in lattazione, e anche di cellulosa grezza non digeribile, pari almeno al 10%, deve essere soddisfatto per assicurare una normale funzionalità dei processi digestivi ed evitare 1'aumento dei problemi sanitari e una eccessiva mortalità. 1 meccanismi fisiologici che determinano questo fenomeno non sono ancora univocamente chiariti, ma è comunque certo che nel coniglio la presenza delle particelle grossolane di fibra è essenziale per mantenere una elevata velocità di transito del bolo alimentare, di cui il coniglio ha bisogno, e per assicurare la funzionalità ciecale e una normale formazione delle feci dure. Per questo motivo, inoltre, i foraggi non dovrebbero essere macinati troppo finemente e avere dimensioni comprese tra 2 e 7 mm. 24 Una eccessiva macinazione dei foraggi è associata anche a patologie quali la stasi del cieco e l'edema polmonare. I fabbisogni di proteina delle varie categorie di conigli sono particolarmente elevati nei soggetti in accrescimento - ingrasso e soprattutto nelle femmine lattanti e gestanti per le elevate escrezioni con il latte. Anche se beneficiano del meccanismo della ciecotrofia, inoltre, è accertato anche per i conigli un fabbisogno di amminoacidi essenziali. Generalmente negli alimenti usati per i conigli gli amminoacidi solforati sono quelli limitanti, seguiti dalla lisina. Inoltre, va osservato che i tentativi sperimentali di sostituire parte delle proteine con azoto (urea, biureto, ecc.) non hanno fornito nel coniglio risultati tali da consigliamela nella diffusione pratica. II tenore di proteina, in rapporto con quello di fibra, influenza inoltre lo stato di salute degli animali. Un elevato squilibrio fra questi due parametri favorisce infatti le enteriti che, se il livello proteico supera il 18% e quello di fibra è inferiore al 12%, diventano molto frequenti e gravi causando una elevata mortalità. Per quanto riguarda il calcio e il fosforo i conigli sono in grado di sopportare rapporti Ca: P anche molto squilibrati, ma eccessi di calcio possono provocare carenze di zinco o magnesio nei conigli in accrescimento e di fosforo nelle coniglie lattanti. Circa quest'ultimo elemento, i conigli, grazie alla microflora ciecale, sono in! grado di utilizzare parte del fosforo fitinico dei vegetali, anche se nell'erba medica la disponibilità di questo minerale rimane bassa. Grazie alla ciecotrofia i conigli usufruiscono delle vitamine del complesso B e della vitamina K sintetizzate dai batteri del cieco; tuttavia queste sintesi non sono sufficienti per i fabbisogni degli animali in produzione intensiva. Nella pratica, come perle altre specie, tutti i mangimi sono integrati con sufficienti quantità di vitamine e minerali. I conigli hanno elevati fabbisogni di acqua in relazione al loro peso vivo. Ad esempio una coniglia con la sua figliata può consumare 3 1. di acqua al giorno. Se l'acqua a disposizione è insufficiente, il consumo di alimento diminuisce e si può arrivare al suo completo rifiuto e a casi di cannibalismo se la carenza supera le 24. Alimenti e modalità’ di somministrazione Gli alimenti più usati nelle diete per conigli sono foraggi e altre fonti fibrose cereali come fonte di amido ed energia, panelli e farina di estrazione come fonti proteiche. Fra i foraggi certamente il più usato è l'erba medica, di norma disidratata per essere incorporata nei mangimi. È un alimento molto apprezzato perché ricco cellulosa grezza, ma apporta anche una discreta quantità di proteina, molti caroteni ed è ricca di calcio. Oltre alla medica si possono utilizzare erba e fieni di altre vegetali e numerosi sottoprodotti, quali paglia, crusca di frumento, 25 marcamele, buccette d’uva, polpe di bietola, ecc. Questi residui presentano numerosi problemi essendo generalmente carenti in qualche nutriente e sono pertanto utilizzabili dall'industria mangimistica. Fra i cereali vengono generalmente impiegati orzo, frumento e mais, quest'ultimo con cautela e soprattutto nei mangimi da ingrasso per il suo basso livello di fibra. I cereali sono essenzialmente fonti energetiche ed il loro apporto di proteine è piuttosto limitato. Come fonti proteiche vengono infatti utilizzate soprattutto farine di estrai dell'olio di vari semi oleosi: soia, girasole, colza, lino, ecc. Nella valutazione degli alimenti è necessario considerare, accanto al contenuto proteico ed amminoacido quello eventualmente significativo di altri nutrienti (ad esempio il panello di sole apporta anche fibra) e, come per le altre specie, il rischio di fattori antinutrizionali e della contaminazione da micotossine. Infine, anche nei mangimi per conigli possono essere usati additivi, in parti re antibiotici, coccidiostatici e antiossidanti. La più razionale forma di presentazione dell'alimento per i conigli è il mangime posto integrato in pellets di diametro pari a 2-3 mm e di lunghezza pari a 8-10 n foraggi sono già incorporati nel mangime oppure possono essere forniti a parte come complemento. La prima soluzione è più razionale in termini di equilibrio nutrienti e di controllo dei consumi degli animali. La seconda potrebbe essere: conveniente negli allevamenti piccoli o familiari. In questi casi deve essere utilizzato fieno di graminacee anziché foraggio verde ed è bene assicurarsi che durante la conservazione del foraggio non si sviluppino muffe che creano problemi c stivi ai conigli. I conigli svezzati consumano l'alimento in numerosi pasti, soprattutto durante la notte o le ore di buio, e sono molto sensibili ai cambiamenti di orario e di al dine. L'alimento dovrebbe essere quindi somministrato sempre alla stessa c con le stesse modalità per non aumentare il rischio di enteriti. Nel caso di alimentazione a volontà, è inoltre importante assicurarsi chele mangiatoie non rimangano mai vuote. È buona regola somministrare l'alimento alla sera e controllare le mangiatoie al mattino per verificare i consumi. Il controllo dell'ingestione è importante per assicurarsi che í fabbisogni siano coperti e soprattutto per evidenziare tempestivamente ogni variazione che potrebbe essere dovuta a fattori stressanti o a patologie di varia natura. Razionamento Attualmente gli allevamenti intensivi sono orientati sull'esclusivo impiego di mangimi commerciali. Negli allevamenti di dimensioni medio-piccole (200-500 fattrici) si impiegano dì solito 2 mangimi, per semplificare la gestione e ridurre i costi delle attrezzature: un mangime «ciclo unico» per riproduttori e coniglietti fino a 6-7 settimane e un mangime da «ingrasso» per i conigli da questa età fino alla macellazione (11-12 settimane). Negli allevamenti di dimensioni superiori 26 vengono invece generalmente impiegati 3 mangimi: per le coniglie in produzione, per i coniglietti svezzati da 3-4 a 6-7 settimane di età, per i conigli all'ingrasso . I conigli svezzati fino alla macellazione vengono sempre alimentati a volontà. Quantitativamente, il consumo nel tempo può variare da circa 80-100 a oltre 180 g di mangime/capo giorno e si dovrebbe cercare di ottenere un consumo di circa 3 kg di mangime per ogni chilogrammo di accrescimento. Anche le coniglie in lattazione devono essere alimentate a volontà. Una nutrizione insufficiente durante questo periodo causa un eccessivo dimagrimento delle femmine riducendone le successive prestazioni riproduttive. Inoltre essa provoca una minore produzione di latte a cui consegue una minore crescita ed un minore peso dei coniglietti allo svezzamento. Questi problemi, a loro volta, causano una riduzione dell'accrescimento e un peggioramento dell'efficienza alimentare anche nel successivo periodo di crescita. Dopo la seconda settimana di lattazione i coniglietti cominciano a uscire dal nido e, verso i 20 giorni di età, a consumare mangime, per cui è importante controllare che ci sia sempre alimento disponibile in mangiatoia. Subito dopo il parto il consumo di alimento da parte delle coniglie si aggira sui 150-200 g/d di mangime per giungere gradualmente al consumo ad libitum, che nella 3-4 settimana di lattazione può superare i 500 g/d. Le coniglie in gestazione in attesa del parto e le giovani coniglie in accrescimento (dopo i 3 mesi di età) devono essere razionate per evitare un eccessivo ingrassamento che pub causare problemi metabolici e riduce le prestazioni riproduttive. In pratica si pub somministrare 1'80% del consumo a volontà (pari a 30-35 g/kg di peso). Quando si pratica il razionamento è importante controllare spesso gli animali per valutarne la condizione corporea e assicurarsi che tutti i soggetti eventualmente presenti nella stessa gabbia possano accedere alla mangiatoia nello stesso momento, per evitare disomogeneità di crescita o di prestazioni e ridurre il rischio di malattie. Infine anche i maschi adulti (dopo le 18 settimane) devono essere razionati (140160 g). Considerando anche i riproduttori, l'indice di conversione globale dell'allevamento dovrebbe essere pari a circa 4 kg di mangime per chilogrammo di peso vivo prodotto. Un argomento a parte è costituito dal razionamento dei conigli da pelo e pelliccia. Questa produzione si ottiene da animali adulti, e quindi l'alimentazione deve essere di buona qualità ma razionata. L'accrescimento non è infatti un parametro cosi importante come per la produzione della carne. Deve essere fatta particolare attenzione al livello proteico e amminoacido (amminoacidi solforati) e, per assicurare un buon consumo proteico limitando nel contempo l'ingestione di mangime, si può far ricorso a fieno di medica di buona qualità. È anche consigliabile tenere a digiuno gli animali un giorno alla settimana. Questo consente lo svuotamento dello stomaco e riduce l'accumulo di pelo ingerito dai 27 conigli, che tenderebbe ad aggregarsi e potrebbe ostruire il piloro causando la morte dell'animale. Attualmente nella maggior parte degli allevamenti intensivi si attuano programmi di lavoro ciclizzato settimanalmente, cioè si destina ogni giorno della settimana all'esecuzione di una o pi delle varie operazioni di gestione dell'allevamento, che vengono così ripetute periodicamente con cadenza costante su una proporzione equilibrata degli animali in allevamento. Come base del ciclo si utilizza il ritmo riproduttivo. Un esempio può chiarire meglio questo concetto. Il programma di ciclizzazione più diffuso prevede di utilizzare un ritmo riproduttivo semi-intensivo con accoppiamento 10 –11 giorni dopo il parto e quindi con il ciclo di 42 giorni o 6 settimane (31 giorni di gravidanza più 11 di intervento parto accoppiamento). Le fattrici vengono divise in gruppi da fecondare una alla settimana di norma a giorni fissi. La ciclizzazione delle operazioni di allevamento offre numerosi vantaggi e in particolare, grazie alla razionalizzazione delle operazioni, un aumento della produttività numerica totale. Essa, inoltre, permette di ottenere gruppi omogenei di conigli da macello, di ridurre l'impiego di manodopera, di programmare ed eseguire interventi terapeutici e profilattici mirati, di ottenere dei momenti di vuoto sanitario periodico. Oltre al ritmo semi-intensivo ciclizzato a 6 settimane, può essere adottato anche un ciclo di 5 settimane con accoppiamento a 3-4 giorni dopo il parto. 28 RIPRODUZIONE Ritmo riproduttivo e ciclizzazione dell'allevamento Il ritmo riproduttivo, inteso come l'intervallo di tempo fra ogni parto e il successivo accoppiamento delle coniglie, è un parametro tecnico di fondamentale importanza nell'allevamento cunicolo, poiché da esso dipende, in sostanza, il numero di parti per anno e per fattrice e quindi il numero di conigli prodotti per fattrice e per anno. Se, teoricamente, il ritmo riproduttivo dovesse essere il più breve possibile, nella pratica è però necessario adeguare questo parametro al livello tecnico-strutturale di tutto. Attualmente esistono tre ritmi produttivi di base. Ritmo estensivo o tardivo È quello più tradizionale e prevede il riaccoppiamento della coniglia dopo lo svezzamento della nidiata, cioè 5-6 settimane dopo il parto. In questo modo si possono ottenere circa 4 parti per fattrice per anno e una produzione di circa 25 conigli svezzati. È un ritmo riproduttivo che non pone particolari problemi tecnici e assicura una elevata e più prolungata produzione di latte delle coniglie a vantaggio della crescita e della robustezza dei coniglietti. Esso però non sfrutta adeguatamente la capacità riproduttiva delle fattrici ed è pertanto utilizzato, di solito, nei piccoli allevamenti familiari. Ritmo semi-intensivo o semi-precoce Prevede il riaccoppiamento della coniglia 10-20 giorni dopo il parto, cioè prima dello svezzamento. È il ritmo più praticato attualmente negli allevamenti intensivi poiché consente di ottenere un buon numero di parti per anno (7-8), e quindi una elevata produzione di coniglietti (45-55), con un buon indice di conversione globale ma senza sfruttare eccessivamente le fattrici con un serrato sovrapporsi di gestazioni e lattazioni, il che consente di mantenere anche una accettabile quota di rimonta delle fattrici (circa il 100% all'anno). 29 Ritmo post – partum Prevede il riaccoppiamento delle coniglie tra 0 e 3-4 giorni dopo il parto, e quindi rende brevissimo il periodo di interparto (3134 giorni). Esso consente in teoria un numero piuttosto elevato di parti per anno (8-10), ma i risultati in termini di fertilità, prolificità e durata della carriera delle fattrici sono molto variabili e, in pratica, è impossibile mantenerli su livelli «normali» perché le coniglie sono sottoposte a stress alimentari e fisiologici piuttosto intensi. Esso inoltre richiede uno svezzamento precoce dei coniglietti. Per questi motivi il ritmo intensivo precoce è poco praticato nella realtà e può essere consigliabile solo per quegli allevamenti condotti con personale esperto e dotati di attrezzature e tecniche di alimentazione e allevamento evolute. Inseminazione artificiale Nell'allevamento cunicolo l'evoluzione tecnica ha portato alla messa a punto di tecniche di inseminazione artificiale che, se eseguite da un operatore esperto, assicurano vari vantaggi: sincronizzazione delle nascite con conseguente programmazione delle vendite e delle operazioni da eseguire in allevamento; minori rischi sanitari per l'eliminazione delle malattie trasmesse durante il coito; risparmio di tempo nell'effettuazione degli accoppiamenti; riduzione del numero di maschi necessari e, di conseguenza, possibilità di ottenere un differenziale selettivo più elevato eliminando i soggetti maschi meno dotati; possibilità di aumentare la fertilità. Per effettuare l'inseminazione artificiale è necessario indurre artificialmente anche il calore e l'ovulazione con idonei trattamenti ormonali. Almeno 60 ore prima della fecondazione le fattrici vengono sincronizzate con una iniezione di ormoni gonadotropi (PMSG). AI momento dell'inseminazione, per indurre l'ovulazione, si iniettano altri ormoni (GnRH) II prelievo del seme viene eseguito utilizzando una vagina artificiale collegata ad una provetta graduata sterile e provvista di una intercapedine che contiene acqua a circa 40 OC. Il volume dell'eiaculato, nelle razze di media mole e negli ibridi commerciali, varia da 0,2 a 1,5 ml, con i valori più elevati per gli ibridi. Dopo la raccolta il seme viene valutato e diluito. La valutazione comprende la rilevazione del volume, l'esame del colore, della eventuale presenza di urina, di sedimento e del tappo gelatinoso che viene prodotto dalle ghiandole prostatiche e vescicolari e che nell'accoppiamento naturale serve ad impedire il reflusso dello sperma. Essa comprende inoltre un esame microscopico per controllare la densità, la vitalità e l'attività cinetica degli spermatozoi, la presenza di anomalie. Lo sperma viene quindi diluito in rapporto da 1:7 a 1:10. Possono essere utilizzati molti mestrui, a seconda che il seme sia utilizzato fresco, refrigerato o congelato (quest'ultima possibilità è però ancora allo stato sperimentale). Per l'impiego del seme fresco si può anche utilizzare una semplice soluzione fisiologica, mentre per la refrigerazione del seme sono sempre necessari mestrui 30 diluitovi più specifici. In ogni caso, allo stato attuale delle conoscenze i migliori risultati si ottengono con il seme fresco, diluito con idoneo mestruo. Inseminazione vera e propria Estrazione della pipetta dopo l’inseminazione Inoculazione di ormone per indurre l’ovulazione dopo l’inseminazione Lo sperma diluito viene inoculato nella coniglia in dosi pari a 0,5 ml mediante una pipetta in vetro o in plastica monouso, con diametro esterno di 6 - 7 mm, collegata ad una siringa da 2 ml che consente l'aspirazione e l'immissione del seme. Con una eiaculazione è quindi possibile ottenere l'inseminazione di 7-12 coniglie, ovviamente in funzione della quantità e della qualità del seme prodotto. 31 ATTREZZATURE I conigli sono alloggiati in gabbie di rete metallica elettrosaldata e zincata a caldo. È molto importante il fondo delle gabbie, che deve permettere una pronta eliminazione delle deiezioni solide e liquide. Queste gabbie garantiscono una facile pulizia e disinfezione, una lunga durata, sono poco intaccabili dai denti dei conigli e sono di costo contenuto. Vale il principio generale che per superficie, cubatura, pavimentazione ecc, le gabbie devono garantire agli animali una situazione di benessere e comfort. Tipologia gabbie I conigli vengono normalmente ospitati in gabbie di dimensioni diverse in funzione della tipologia. In linea di massima sono rappresentate da cesti di rete metallica elettrosaldati, sostenuti da cavalletti in metallo zincato e posizionati al di sopra delle fosse per le deiezioni. Ogni gabbia è fornita di abbeveratoio e mangiatoia e nel caso delle gabbie destinate alle fattrici è presente un area per il nido che accoglierà i coniglietti fino allo svezzamento. Negli allevamenti sono normalmente presenti quattro tipologie di gabbie: -gabbie per l’ingrasso -gabbie per la rimonta -gabbie per le fattrici -gabbie per i maschi Le gabbie per l’ingrasso hanno i box di dimensioni generalmente comprese fra i 40-45 cm di lunghezza e i 24-26cm di larghezza. I singoli box sono riuniti in gabbie modulari di circa 2 metri di lunghezza e di oltre 1,50 metri di larghezza. Esistono sia soluzioni a un singolo piano o a due piani sovrapposti. Le gabbie del piano superiore sono munite di scivoli para urina destinati a proteggere i box del piano sottostante. Le mangiatoie vengono per lo più posizionate in posizione centrale in modo da servire contemporaneamente almeno quattro box e possono essere rifornite sia manualmente che da sistemi automatici. La pavimentazione è in rete elettrosaldata con fili di spessore 2-2,5mm con maglie rettangolari di lato circa 5x1,3cm. Le gabbie per la rimonta, come in genere quelle destinate agli animali da riproduzione, sono di tipo unicellulare. Le dimensioni devono tenere conto delle dimensioni dell’animale, in linea di massima hanno una superficie utile di 0,130,16 metri quadrati. Lunghezza e larghezza del box sono per lo più comprese tra 32 38 e 42cm per 36-40cm. L’altezza è di norma 30 o più centimetri. La pavimentazione deve tener conto del maggior peso dell’animale e il tondino dovrà avere spessore maggiore rispetto a quello utilizzato per le gabbie da ingrasso(2,5 o più millimetri) e le maglie che formeranno il pavimento stesso avranno una luce più ristretta(rettangoli di circa 14-15mm x 76-77mm). Le gabbie per fattrici, dove saranno alloggiate le femmine in prossimità del parto e dove resteranno fino allo svezzamento della nidiata, devono avere ovviamente dimensioni maggiori dovendo ospitare oltre la fattrice anche la nidiata altro elemento fondamentale è la presenza del nido, dovere resteranno i coniglietti neonati nei primi giorni di vita. Requisiti fondamentali sono le dimensioni adeguate, la facilità di pulizia, l’ottima coibenza, la possibilità di essere ispezionabile rapidamente e accuratamente. In funzione della sua posizione rispetto alla gabbia può essere di tipo interno o esterno. Il materiale costruttivo può essere come per la gabbia in rete zincata ma con pareti e divisori coibentati, o con pareti in lamierino zincato, o ancora interamente in materiale plastico(generalmente ABS). Il pavimento del nido(in rete a maglie strette) deve favorire il rapido allontanamento delle deiezioni. Il nido deve essere diviso dalla gabbia della fattrice tramite una paratia che consenta di isolare la nidiata dalla fattrice in modo da consentire la lattazione controllata. Le mangiatoie dovranno possedere caratteristiche analoghe a quelle utilizzate nelle altre gabbie e quindi in materiale anti rosicchio, con un bordo anti spreco e una serie di fori sul fondo per favorire la dispersione delle polveri. La loro posizione potrà essere centrale fra le due file di gabbie per consentire l’introduzione dei sistemi meccanizzati di distribuzione del mangime o esterne nel caso della distribuzione manuale. La peculiarità delle mangiatoie destinate alle gabbie fattrici sta nella loro predisposizione a favorire la prensione degli alimenti da parte dei coniglietti nella fase di pre-svezzamento. Le gabbie per i maschi riproduttori, ovviamente in numero più limitato rispetto alle altre tipologie, hanno dimensioni più ampie rispetto alle altre. La lunghezza è per solito compresa fra i 70 e gli 85 cm, e una larghezza di 38-41 cm. Il pavimento è sovente in materiale plastico, in quanto la rete nei soggetti di peso elevato può favorire la comparsa di piaghe podali che nel caso del maschio possono anche compromettere la carriera riproduttiva. Mangiatoie e abbeveratoio hanno caratteristiche analoghe a quelle delle altre gabbie. 33 Gabbie per fattrici Disposizione delle gabbie Altro elemento di maggiore importanza è la disposizione delle gabbie all’interno dell’allevamento. Tre sono le possibilità fra le quali scegliere: flat deck, californiana, batteria. Nel sistema flat deck le gabbie sono disposte su un solo piano e appoggiate su un telaio di sostegno che in alcuni casi consente anche di staccare la gabbia dal sostegno stesso. Adottando il sistema californiano si ha una sistemazione a piramide delle gabbie che pur essendo disposte su due piani non si trovano sovrapposte le une alle altre. Rispetto al sistema flat deck la californiana consente di ottenere una maggiore concentrazione di animali per metro quadrato , mentre per contro si ha una minore accessibilità alle gabbie. Con il sistema a batteria, le gabbie vengono disposte su due o più piani sovrapposti fra loro. Distribuzione dell’alimento Le tecnologie disponibili si suddividono in due grandi categorie, gli impianti a carrello semovente e quelli con condotte a catena spirale. Nel primo caso il carrello è composto da tramogge semoventi che vengono rifornite con il mangime direttamente dai silos esterni. Durante il loro movimento lungo le gabbie, guidate da appositi binari che sovrastano le gabbie stesse, lasciano cadere il mangime nelle mangiatoie secondo quantità e tempi programmati da una centralina elettronica. Il secondo sistema è basato su una serie di canalizzazioni percorse al loro interno da coclee che con la loro rotazione garantiscono l’avanzamento del mangime di norma si ha una prima canalizzazione incaricata di prelevare il mangime dai silos e di depositarlo in tramogge normalmente poste in testa alla fila delle gabbie. Da queste tramogge si diramano le canalizzazioni che sempre tramite coclee porteranno il mangime sino alle singole mangiatoie. La caduta del 34 mangime nella mangiatoia avviene per gravità da apposite aperture presenti nelle canalizzazioni e che possono essere all’occorrenza chiuse. I sistemi di alimentazione automatica consentono di norma l’impiego di diverse tipologie di mangime in funzione dei reparti cui il mangime stesso è destinato. Una serie di sensori consente poi di monitorare in ogni momento il corretto funzionamento dell’impianto al fine di evitare sprechi o carenze di alimento in alcuni settori dell’allevamento ovviamente i tempi di distribuzione e le quantità distribuite sono sempre decisi dall’allevatore tramite apposite centraline. Distribuzione dell’acqua di bevanda Indispensabile è quindi un sistema di distribuzione dell’acqua affidabile ed efficace. La tecnologia più diffusa è quella che si avvale di abbeveratoi automatici a goccia con valvola di ritenzione. L’impianto formato da un serbatoio collettore che riceve l’acqua dall’acquedotto o da altra fonte sicura. Da qui si dipartono i tubi, normalmente in materiale plastico, che corrono sopra le gabbie e dove per oguna di esse è applicato un becuccio con valvola in acciaio inox o altro materiale di simili caratteristiche di resistenza e affidabilità, che lascia defluire l’acqua goccia a goccia quando la valvola stessa viene toccata dal muso dell’animale. Evacuazione e trattamento delle deiezioni Nelle comuni situazioni di allevamento possono essere adottate le seguenti soluzioni per lo smaltimento delle deiezioni: -fossa profonda al di sotto delle gabbie con permanenza delle deiezioni in allevamento per tempi relativamente lunghi; -evacuazione delle deiezioni giornaliera o periodica. Nel primo caso si ha la possibilità di accumulare per periodi abbastanza lunghi le deiezioni al di sotto delle gabbie, dove è stata realizzata una fossa profonda. Questo consente di ottenere un letame secco grazie alle fermentazioni verificatesi nella massa. In ogni caso è opportuno che le fosse profonde siano 35 adeguatamente isolate al fine di evitare possibili inquinamenti delle falde freatiche sottostanti. Tale sistema comporta una serie di problemi, necessita di effettuare lo svuotamento delle fosse con notevole dispendio di mano d’opera. Una soluzione alternativa può essere rappresentata dalla gestione dei liquami. Questi possono essere raccolti sotto le gabbie in canalette che riversano il liquame in vasche di raccolta. Lo svuotamento delle canalette può essere attuato con vari sistemi che sfruttano forti correnti di acqua in grado di allontanare le deiezioni. In questo modo viene anche impedito la manifestazione di gas all’interno dell’allevamento. Lo svantaggio è la forte diluizione delle deiezioni e la necessità di disporre di vasche di raccolta di dimensioni sufficienti. L’evacuazione periodica delle deiezioni richiede invece l’adozione di una fossa poco profonda il cui svuotamento può essere effettuato con un raschiatore oppure con un nastro trasportatore. I raschiatori forniscono un ottimo risultato quando l’evacuazione delle deiezioni viene effettuata una o più volte al giorno. Sistema relativamente semplice ed economico e sufficientemente efficace. Uno dei suoi svantaggi può essere dato dalla rumorosità, specie nella fase di partenza, che può indurre nervosismo nelle fattrici e aumentare la mortalità nella nidiata. I nastri trasportatori si tratta di sistemi a levata automatizzazione, che lavorano con efficienza e poco rumore. Il loro costo è però elevato e diventa competitivo solo nel caso di allevamenti medio-grandi. Sin dalla fase di progettazione delle attrezzature all’interno dell’allevamento destinato all’allontanamento delle deiezioni, è necessario avere una chiara idea di quale sarà il destino di questo materiale organico, che potrà a seconda delle diverse situazioni, essere indirizzato all’impiego agronomico in campo aziendale, oppure subire varie trasformazioni, dalla depurazione, al trattamento per la separazione solido-liquido e successivo compostaggio. In ogni caso le deiezioni hanno come prima destinazione i vasconi di stoccaggio ai quali giungono per il tramite di stazioni di pompaggio e sollevamento. Il materiale giunto nel vascone dovrà essere sottoposto poi a miscelazione e omogeneizzazione, trattamento che deve precedere ogni eventuale successiva operazione da farsi sulle deiezioni. Compito di questa fase è la riduzione delle dimensioni del materiale fibroso presente nella massa e frammentazione del materiale solido come ad esempio il cappello che si forma sulla superficie della massa, evitare le sedimentazioni sul fondo della vasca. 36 DEIEZIONI E DIRETTIVA NITRATI Nel 1991 il Consiglio dell’Unione Europea, in seguito agli allarmanti rapporti provenienti da diversi Stati Membri, in merito alla consistente presenza di nitrati nelle acque, ha adottato due direttive molto importanti, che hanno completamente cambiato l’approccio al problema dell’inquinamento da sostanze azotate di provenienza agricola. Recepita in Italia nel 1999. Stando ai detti di questa regolamentazione, alcune aree sono state dichiarate sensibili all’inquinamento da nitrati e per queste è scattato l’obbligo di ridurre della metà (da 340 a 170 kg\ha) l’immissione di sostanze azotate, concimi e soprattutto deiezioni animali (vedere allegato A Drg 2217 del 08\08\2008 pag 53\146). Esempio di quantità di liquame da distribuire ad ettaro: 0.34 produzione liquame (m³/capo/anno) 0.24 azoto (kg/capo/anno) 0.24:0.034=7.058 kg/azoto/m³ 7.058:1=170:x X=170/7,058=24086 m³/liquame/ha 37 BENESSERE ANIMALE Non è così semplice come potrebbe apparire a prima vista definire cosa si intende per “benessere animale”. Forse è più semplice definire cosa non lo è. Errato, ad esempio, è partire dal presupposto che se un animale è in salute, si riproduce e incrementa il proprio peso, il suo benessere può considerarsi perfetto. Una definizione è stata tentata oltre trent’anni fa, quando i primi studiosi della materia si sono occupati del benessere definendolo “uno stato di perfetta integrità fisica e mentale in qui l’animale è in completa armonia con l’ambiente che lo circonda”. Più recentemente la condizione di benessere è stata messa in relazione con “i tentativi del organismo di adattarsi all’ambiente”, per qui il benessere sarà tanto maggiore quanto minore sarà lo sforzo per raggiungere un equilibrio con l’ambiente circostante, nel nostro caso quello dell’allevamento. A partire dai primi anni ’90 si è fatta strada un nuova e più “misurabile” definizione di benessere, fondata sulle cinque libertà. Queste sono: -libertà dalla fame e dalla sete; -libertà di proteggersi dalle intemperie in modo efficace; -libertà dalle malattie e delle ferite; -libertà dalla paura e dall’ansia; -libertà di esprimere i comportamenti tipici della specie di appartenenza. Come si può desumere si tratta di condizioni che in genere gli allevatori hanno convenienza a rispettare perché facilmente si traducono in migliori performance produttive. 38 PARTE LEGISLATIVA Per l’avviamento di un allevamento l’allevatore deve recarsi in comune con la richiesta di costruzione delle infrastrutture aderenti all’allevamento. Ottenuto questa la richiesta di avviamento l’interessato deve recarsi all’ULSS che in seguito a dei controlli specifici(terreno sufficiente al smaltimento dei reflui e quant’altro) l’allevatore può procedere al avviamento del allevamento. In oltre l’allevatore deve essere in possesso di partita iva e deve essere iscritto alla camera di commercio. Nel caso si volesse aprire un allevamento rurale basta recarsi all’ULSS i quali rilasceranno un codice stalla e non serve seguire tutte le procedure per quello intensivo. 39 THE RABBITS They belong to the mammals a family. A female rabbit is a doe and a male rabbits a buck. A doe is ready to mate when she is 5/8(months old), and buck is ready at 6/9 months. Rabbits are naked, blind, and deaf at birth. They feed on a variety of plants. You must fallow these rules-only mate rabbit of the same breed. do not keep more than on rabbit in each cage when the rabbits is 3 months or older; when ready to breed the doe, take it to the buck’s cage; you may mate rabbits of the same breed having different color. MARKETING L’azienda per vendere il proprio prodotto in questo caso la carcassa del coniglio per uso alimentare può avvalersi del marketing. Seguendo i seguenti punti: -Raccontare alla clientela la storia della propria famiglia di come si è avviata a questo indirizzo. -Avere un sito web per pubblicizzare i propri prodotti. -Rispettare le norme sanitarie imposte dalla legge. -Garantire il benessere animale ai propri capi allevati in azienda, ed utilizzare nuove forme di allevamento esempio: gabbie plain-air o addirittura avvalersi dell’allevamento a terra. -Garantire la qualità della carne alla propria clientela specificando in oltre i mangimi e gli alimenti utilizzati per l’alimentazione degli animali. 40 BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA Intervista ad allevatori cunicoli (Doretto Alberto e Loris Gianduzzo) Conigli coltura moderna j.i. Portsmouth di Edagricole. Malattie del coniglio G. Lesbouyries di Edagricole. Coniglicoltura (L’allevamento professionale del coniglio da carne e da affezione) Edagricole. Agraria.org ANCI-AIA (Associazione Coniglicotori Italiani - Associazione Italiana Allevatori) Rivista di coniglicoltura. Conigliooneline.com 41