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IL METODO GIUFFRÈ - SCHEMA DI STUDIO 6 mosse per superare

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IL METODO GIUFFRÈ - SCHEMA DI STUDIO 6 mosse per superare
IL METODO GIUFFRÈ - SCHEMA DI STUDIO
6 mosse per superare l’esame
1
Sviluppare il
concetto
DIRITTO
SOSTANZIALE
4
Conoscere la struttura degli elementi costitutivi della fattispecie attraverso la creazione di uno schema e una mappa logica
degli argomenti grazie ad ESEMPI e FOCUS (concetti decisivi per la comprensione
e memorizzazione dell’istituto).
2
GIURISPRUDENZA
Collegare il
concetto ad un
esempio reale
Riempire di contenuto i concetti acquisiti.
Radicare i concetti fondamentali grazie ad
ESEMPI ravvisabili nella giurisprudenza.
Focalizzare gli orientamenti prevalenti su
questioni controverse.
Nella scelta della giurisprudenza utilizzare
criteri:
- Temporali (più recente)
- Quantitativi (più frequente)
- Di provenienza (Cassazione)
- Gerarchici (Sezioni Unite)
3
CODICE
Richiamare il concetto
Contestualmente
alle prime 3
mosse
5
Memorizzare le PAROLE CHIAVE e creare
definizioni. Acquisire la
capacità di sintetizzare concetti complessi
in un’unica frase per
massimizzare l’apprendimento.
Acquisire un appropriato lessico giuridico.
FRASEOLOGIA
GIURIDICA
Completare il concetto
Contestualizzare i concetti e le PAROLE CHIAVE all’interno di frasi
utili per l’argomentazione del compito.
Acquisire uno schema
mentale, fatto di frasi di
stile.
Sviluppare in frasi compiute i singoli concetti
studiati.
Esprime il concetto prima di ogni manuale
Ragionare sul singolo articolo di codice
per creare il collegamento al DIRITTO SOSTANZIALE.
Non tralasciare nessuna delle informazioni
che la norma offre:
- collocazione all’interno del Codice
- collegamenti con altre fattispecie (tra parentesi quadre)
- neretti e simboli grafici.
Abituarsi a valutare il contesto, leggendo
tutto il capo e il titolo.
DIZIONARIO
GIURIDICO
6
TEST DI
AUTOVALUTAZIONE
Valutare la propria
preparazione
- Ho approfondito bene
l’argomento?
- So fare i corretti collegamenti tra i concetti
chiave del metodo?
- Sono in grado di sviluppare in forma scritta quello che ho in testa?
PREMESSA
L’esame di avvocato viene sovente considerato il meno nobile, e meno difficile,
tra gli sbocchi principali della Facoltà di giurisprudenza: notariato, magistratura,
avvocatura. In realtà, la preparazione per il titolo di avvocato non è certo la più
semplice e presenta anzi grandi insidie.
Soprattutto, il praticante che intende diventare avvocato trova spesso difficile
orientarsi nel mare vastissimo del diritto, prevalentemente civile e penale, che è
chiamato a conoscere per superare l’esame.
La prima tentazione è dunque quella di replicare, con minor tempo e minori
risultati, lo studio universitario.
“Ripesco i miei manuali di diritto civile e penale e studio da lì”.
Questo atteggiamento è dispendioso ma insufficiente: è infatti chiaro a tutti che
non si abbiano più a disposizione i mesi di studio che avevamo all’Università.
Inoltre, in questo modo, si potrà provare ad ottenere un sapere teorico, ma non si
sarà certo in grado di assimilare le nozioni in modo corretto e finalizzato alla
redazione dei compiti previsti per le prove scritte.
Scartata questa ipotesi, vi è chi, al contrario, liquida tutto con un:
“Tanto ho i codici commentati e qualcosa all’ esame riuscirò a scrivere”.
Se la prima strada non era fruttuosa ma almeno nobile, questa è una finta scorciatoia destinata, nella quasi totalità dei casi, a infrangersi contro lo scoglio degli
scritti.
Non è certo sufficiente per la propria preparazione leggere le massime e affiancarle, in un lavoro di copiatura che non dava i suoi frutti neppure al Liceo.
La commissione esaminatrice legge infatti centinaia di compiti collegati alle medesime tracce. Arrivati ad un certo punto, i commissari conoscono perfettamente le
massime e sono perfettamente in grado di capire quale compito presenti dei profili
di freschezza ed originalità da premiare e quale, invece, altro non sia che un copia
e incolla di parole scritte da altri. In ogni caso, l’utilizzo dei soli codici commentati
non è certo indicato per lo studio.
Un terzo approccio consiste nel dare uno sguardo a sentenze, cercare di orecchiare un po’ di diritto, leggere qualche compito altrui e, infine, provare a redigere
in proprio un compito, in una sorta di “fai da te”.
In questo modo, si rischia di non fare grandi progressi, soprattutto perché la
buona volontà viene grandemente rallentata dalla improvvisazione con la quale
6
IL METODO
vengono mescolate le varie fasi di preparazione, con grave dispendio di energie e di
tempo, che invece non possono essere sprecate in nessun modo.
In questi ultimi quindici anni in cui mi sono occupato di formazione specifica per
il superamento dell’esame di avvocato, la domanda che mi sono sentito rivolgere
più frequentemente dai corsisti è la seguente:
“Secondo te, come dobbiamo prepararci, cosa dobbiamo studiare per l’esame di
avvocato e, soprattutto, per le prove scritte?”
I risultati ottenuti mi hanno confermato che la risposta a questa domanda non
dipende, se non in minima parte, dal profilo soggettivo iniziale del candidato, ma
dalle modalità oggettive di approccio allo studio ed all’esame.
Quello che occorre imparare, a prescindere dalle singole conoscenze e situazioni,
è dunque un metodo di studio che sia applicabile a tutti e che possa tranquillamente
essere utilizzato e modellato sulle specifiche esigenze, lavorative e di vita, di ogni
praticante.
Un metodo di preparazione che trasmetta una specifica forma mentis, consenta
quindi di avvicinarsi ad ogni argomento sempre con le medesime modalità, permetta la massima e veloce fissazione dei concetti studiati e garantisca la migliore
trasposizione di questi in atti e pareri.
➞ La risposta a questa fondamentale domanda è contenuta in questa guida, che
sviluppa il metodo Giuffrè, basato su sei concetti chiave dello studio, che debbono
necessariamente essere sviluppati insieme ed amalgamati, affinché ognuno, seguendoli, sappia sempre come affrontare nuove tematiche, siano esse in parte già
conosciute o ancora da scoprire: 1. Diritto sostanziale 2. La giurisprudenza 3. Il
codice 4. Il dizionario giuridico 5. La fraseologia giuridica 6. Test di autovalutazione.
Il solo studio manualistico non basta e la giurisprudenza, isolata dal contesto
concreto, rischia di essere meramente ripetitiva o fonte di incertezza.
Il codice non commentato – attualmente ignorato dai più, davanti alla ricca esposizione delle massime – deve diventare il più prezioso e silente alleato di un candidato, quello che durante la fase di studio riesce a mettere sulla buona strada nella
memorizzazione dei concetti e, in sede di esame, permette l’individuazione degli
argomenti prima e la corretta redazione dei compiti poi.
Ancor più da valorizzare è l’acquisizione di una specifica terminologia e della
capacità di inserirla in frasi che risultino gradevoli alla lettura ed efficaci sotto un
profilo giuridico.
Da ultimo, un errore spesso fatale è dato dal proseguire la attività di preparazione
senza avere contezza della reale assimilazione dei concetti studiati fino a quel
momento. Tale difetto formativo porta con sé la terribile conseguenza di rendersi
conto delle proprie lacune solo al momento in cui si tratta di provare a scrivere un
parere od un atto, quando – evidentemente – è troppo tardi.
Il metodo di preparazione Giuffrè ha il realistico vantaggio di costituire un ottimo
sistema di studio e di essere altamente propedeutico alla redazione dei compiti
d’esame.
IL METODO
In questo capitolo, spiegherò sinteticamente i significati sottesi ad ognuno dei
concetti chiave del metodo, affidandomi prevalentemente ad esempi di diritto penale. Ciò non toglie, ovviamente, che si tratti di un metodo applicabile anche (e
forse soprattutto) al diritto civile. Nei prossimi capitoli, in modo necessariamente
meno esaustivo di un manuale, applicheremo insieme quanto appreso allo studio e
ad un numero piuttosto ampio di argomenti, tra i più importanti e ricorrenti in sede
di esame. Con esso impareremo, materia per materia, argomento per argomento,
tutto quello che ci è necessario per la preparazione all’esame di avvocato, alla
redazione di atti e pareri ed alla temutissima prova scritta.
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1. Diritto Sostanziale
Lo studio del diritto sostanziale è fondamentale nella preparazione per le prove
scritte dell’esame di avvocato. Ma quello che occorre da subito imparare è come
affrontare ogni materia sempre con le medesime modalità, in modo da non disperdere energie.
Il primo concetto chiave del metodo Giuffrè, dunque, è proprio volto a stabilire
come impadronirci del diritto sostanziale utile e necessario per il superamento dell’esame, a fronte di un programma vastissimo, che rischia altrimenti di
farci perdere la testa.
Per fare ciò, occorre avere ben chiari alcuni aspetti fondamentali degli scritti per
l’esame di avvocato.
• In primo luogo, siamo chiamati a redigere pareri, non temi.
Avere da subito in mente questa differenza consente di focalizzare lo studio su
determinati concetti ed evitare di dedicare il nostro tempo a memorizzare un numero enorme di nozioni che avrebbero invece rilevanza nella redazione di un tema.
➞ Tema e parere vivono su piani diversi, pur ovviamente facendo entrambi
parte della medesima casa del diritto.
Generalmente, la traccia del tema è piuttosto stringata, in quanto necessaria solo
a specificare le questioni giuridiche da affrontare, piuttosto ampie, che consentono
al candidato di esprimersi in molteplici modi, sfruttando tutto il suo bagaglio conoscitivo. Possiamo quindi affermare che con il tema viene chiesto di mettere in
evidenza tutte le nozioni che si possiedono su un determinato argomento. Con tale
tipo di elaborato, per usare una similitudine, viene chiesto di aprire l’armadio delle
conoscenze giuridiche e fare sfoggio di tutti i vestiti.
La redazione di un tema, quindi, richiede un approccio alle materie di tipo
enciclopedico e impone al candidato ore e ore di studio quantitativo piuttosto che
selettivo.
Il parere è un’ altra cosa e richiede, al contrario, la massima capacità di andare
subito al cuore dei singoli quesiti al fine di risolverli.
Ipotizziamo di andare dal medico per una visita: il professionista ci visiterà, ci farà
tante domande sui sintomi che avvertiamo e, dopo, ci spiegherà con termini quanto
più possibilmente chiari quale sia la eventuale patologia dalla quale siamo affetti e
quali le possibilità di guarigione attraverso una adeguata prognosi. Ecco, il candidato all’esame di avvocato, nel redigere un parere, è chiamato a svolgere esattamente questo compito.
Valutare in modo neutro il contenuto fattuale della traccia (i sintomi), collegarla
logicamente con eventuali fattispecie civili o penali (le malattie) e, da ultimo, stabilire quali siano le conseguenze giuridiche (la prognosi).
Per il parere, dunque, riprendendo la precedente similitudine dell’armadio del
diritto, non dovrò sfoggiare tutti gli abiti presenti; dovrò invece essere subito capace
di trovare l’abito giusto per la specifica occasione, rappresentata dal caso concreto
proposto dalla traccia.
➞ Il diritto sostanziale costituisce la base sulla quale si fonda l’intero elaborato.
IL METODO
Noi, però, dobbiamo focalizzare lo studio sulle nozioni del diritto che ci consentano, a seguito di una attenta lettura delle tracce, di individuare prima possibile gli
istituti sussumibili, quantomeno astrattamente, al caso di specie.
Pertanto, il metodo corretto di studio passa attraverso la conoscenza della struttura delle fattispecie e degli elementi costitutivi. Inutile divagare su precedenti
concezioni giuridiche o sulle centinaia di teorie che spesso si sovrappongono su
ogni concetto. Il nostro studio deve portarci invece sempre al cuore degli argomenti
e dei loro aspetti rilevanti da trasfondere nel parere. E siccome la redazione degli
scritti richiede grande linearità espositiva, anche lo studio sotteso dovrà essere
improntato a ciò.
Esempio:
Tutti i reati hanno una struttura unitaria, basata su di un bene giuridico
tutelato, spesso collegabile a principi costituzionali, un soggetto attivo ed una
persona offesa.
Ogni reato, poi, è composto da alcuni elementi costitutivi fissi, quali l’elemento
materiale e quello soggettivo.
Vi sono poi degli istituti, definibili accessori, che io debbo comunque conoscere
molto bene, in quanto applicabili a tutte le fattispecie di reato. Pensiamo al concorso di persone nel reato, al tentativo, alle cause di giustificazione. Sono tutti
istituti non strutturali al singolo reato ma che, con grandissima frequenza, io sarò
chiamato ad applicare ai casi concreti.
È dunque evidente che lo studio del diritto penale sostanziale dovrà necessariamente focalizzarsi sugli argomenti che mi consentano, a prescindere dal singolo
reato, di sviluppare questi concetti in modo agevole al momento della redazione dei
compiti d’esame.
Uno studio mirato del diritto sostanziale mi consentirà da subito di dare un
primo inquadramento della traccia.
La conoscenza della struttura e degli elementi costitutivi del reato mi consentirà
poi di affrontare i pareri in modo sempre omogeneo e lineare.
Come dovrò affrontare dunque lo studio?
➞ Il giusto metodo passa proprio attraverso la capacità di concentrarmi sugli
istituti generali ricorrenti e sugli elementi costitutivi imprescindibili delle
singole fattispecie.
Se dedicassi il mio prezioso tempo allo studio approfondito di un pur nobile
argomento – ipotizziamo le circostanze del reato –, riuscirei, con grande dispendio
di energie, ad avere un quadro del problema ma non mi sarei avvicinato, se non di
pochissimo, al mio obiettivo. Questo in quanto si tratta di un argomento che, solo
residualmente ed in misura limitatissima, dovrò poi inserire in un parere. Inoltre,
anche laddove dovessi avere una conoscenza illimitata dell’argomento, non riuscirei comunque a venire a capo del parere e delle problematiche concrete ad esso
sottese.
Pertanto, dovrò per prima cosa avere uno schema generale della materia, che
mi consenta, da subito, di indirizzarmi verso l’uno o l’altro concetto.
La conoscenza degli istituti fondamentali del diritto penale, così come di quello
civile, permette dunque di individuare, fin da una prima lettura, le eventuali impli-
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IL METODO
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cazioni che possano derivare, per esempio, dalla commissione di una data fattispecie, al fine di giungere ad una corretta soluzione del caso.
Esempio:
analisi reato in astratto ➞ in concreto: integrati gli elementi costitutivi ➞ peraltro,
sussistenza causa di giustificazione ➞ conclusione: fatto lecito per tutto l’ordinamento giuridico.
Se le conoscenze giuridiche di colui che scrive si fossero fermate alla sola verifica
della sussistenza in concreto del reato, questi avrebbe concluso erroneamente per
la responsabilità penale del soggetto agente.
Allo stesso modo, per evitare di incorrere in conclusioni sbagliate, è necessario
altresì conoscere la differenza intercorrente tra istituti apparentemente simili.
Esempio:
causa di giustificazione
causa di esclusione della colpevolezza
causa di non
punibilità: a seconda della sussistenza dell’una o dell’altra, si hanno conseguenze
differenti.
Ecco perché diventa importante studiare avendo ben in mente una mappa logica
degli argomenti. Essa, invero, non è rimessa alla fantasia del singolo candidato, ma
trova la sua ragione nello stesso istituto giuridico, sia esso di natura civile o penale.
Per quanto riguarda il diritto penale, una mappa logica di studio consiste nel
sapere che, per ogni fattispecie, dovrò valutare la struttura del reato, comune a
tutti, e conoscere bene gli istituti generali accessori che dovrò ogni volta decidere
se applicare o meno.
Conoscere gli elementi costitutivi del reato permette invero, a colui che scrive di
procedere con ordine, evitando di trascurare l’analisi degli aspetti più rilevanti o di
incorrere in sovrapposizioni nell’esposizione degli argomenti.
A questo proposito, dovendo procedere all’analisi di qualsivoglia reato, partendo
dalle conoscenze legate alla struttura dello stesso, la successione logica degli
argomenti non potrà che essere questa: richiamo del dato normativo; cenni a
bene giuridico tutelato (se necessario, richiamo ai principi, con particolare riferimento a quello di offensività); individuazione del soggetto attivo e di quello
passivo, con conseguente qualificazione della fattispecie come reato comune o
proprio; elemento oggettivo del reato (sarà fondamentale sapere a cosa attenga, in
modo tale da essere in grado di individuarlo in qualunque fattispecie ci venga
prospettata) e elemento soggettivo (con tutte le varie implicazioni che questo
comporta).
Lo studio di ogni argomento, dunque, lungi dal dover essere dispersivo, dovrà
invece portarvi da subito ad individuare dei focus, dei concetti decisivi per la
comprensione e memorizzazione dell’istituto.
Esempio:
Come troverete nel capitolo sul dolo, per una massima comprensione dell’isti-
IL METODO
tuto, un punto nevralgico da avere sempre in mente è la distinzione tra dolo eventuale e colpa cosciente.
Quella nozione diventa necessariamente un focus da conoscere, perché è attraverso quel concetto che diventate padroni delle differenze tra dolo e colpa, fondamentali nella risoluzione di ogni problema.
In questo modo, avrete sempre ben chiaro, nella redazione di ogni parere penale,
se dirigervi verso reati colposi o dolosi.
Ogni argomento, per la sua assimilazione, non richiede la individuazione di un
numero eccessivo di focus.
Tre o quattro sono più che sufficienti e questo facile sforzo di memoria vi
consente però di avere sempre a fuoco l’argomento.
Altro aspetto fondamentale nello studio del diritto sostanziale, sono gli esempi.
Durante i corsi, riesco maggiormente a trasmettere le nozioni fondamentali di un
istituto attraverso pochi ma significativi esempi rispetto ad ore ed ore di lezione
frontale. Soprattutto, l’utilizzo degli esempi consente allo studente di richiamare
dalla propria memoria, in qualsiasi momento, concetti anche complessi.
È inutilmente dispersivo che io dedichi numerose ore allo studio, delle cause di
giustificazione, senza però avere da subito chiaro dove e quando potrò applicare le
stesse. Il corretto modo, dunque, passerà dalla mappa logica:
• Analisi del reato e poi verifica delle cause di giustificazione;
• Creazione di focus dell’argomento, ciascuno dei quali consenta di richiamare
intere pagine della materia;
• Assimilazione di un esempio che mi aiuterà poi a richiamare il concetto, al
fine di valutarne la sussistenza e applicabilità al caso concreto.
Questo metodo di studio del diritto sostanziale, come detto necessariamente
schematico, dovrà poi consentire di collegare ogni concetto ad altri, con l’adeguato
uso di frecce ed altri richiami.
Durante lo studio per le prove scritte, bisogna imparare a porsi le domande giuste
che consentano di collegare i concetti, sviluppare quelli utili e tralasciare il resto.
Esempio:
La traccia fa riferimento a Tizio che da un pugno a Caio e gli cagiona delle lesioni.
Lo studio del diritto sostanziale con il metodo Giuffrè porterà a sviluppare il
concetto legato al bene giuridico tutelato, ovvero l’incolumità delle persone.
Una buona mappa logica aiuterà ad avere ben chiari gli argomenti da sviluppare
in seguito, quali in questo caso gli elementi costitutivi di un fatto di lesioni.
Le frecce condurranno verso le domande corrette al fine di valutare ulteriori
elementi decisivi:
➞ Perché Tizio ha dato il pugno? Per antipatia o perché voleva sottrargli il
portafoglio?
Il cagionare una lesione senza finalità manterrà all’interno del reato di lesioni,
mentre la individuazione di una specifica finalità potrà invece dirigere verso il reato
di rapina.
Sempre il metodo mi consentirà di sapere che, dopo avere individuato il reato, le
domande successive dovranno essere:
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IL METODO
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➞ Tizio ha agito per difendersi? Vi è stato costretto?
La risposta a queste domande porterà, solo eventualmente, verso le cause di
giustificazione, elemento di carattere generale che si saprà se e quando applicare.
Altra domanda consequenziale sarà poi:
➞ Tizio ha agito da solo o è stato incaricato da qualcuno?
La risposta positiva condurrà senza indugi verso l’altro istituto generale del
concorso di persone nel reato.
Nella successiva parte della guida abbiamo condensato ogni argomento in capitoli: ogni capitolo racchiude una parte schematica del diritto sostanziale. Argomenti
lunghi e spesso laboriosi sono stati sinteticamente racchiusi in un numero comunque limitato di pagine, ricche di focus, esempi, frecce e richiami.
2. La giurisprudenza
Il secondo concetto chiave del metodo Giuffrè è legato alla capacità di effettuare
i corretti richiami giurisprudenziali.
I codici commentati sono un grandissimo ausilio durante le prove scritte ed anche
la fase di studio non può prescindere dal loro uso. Come detto inizialmente, però,
affidare la propria preparazione solo alla lettura delle massime porterebbe a sprecare il prezioso valore delle sentenze e renderebbe i compiti altamente impersonali
e privi di pregio.
Al contrario, una volta inquadrato l’istituto attraverso lo studio del diritto sostanziale, la giurisprudenza consentirà di riempire di contenuto i concetti acquisiti.
In questo modo, gli argomenti verranno arricchiti e sarà possibile chiarire eventuali
punti particolarmente controversi.
Al riguardo, non occorre disperdere il proprio tempo nel leggere ogni sentenza vi
passi sotto gli occhi; ciò creerebbe solo confusione e sfinimento. Durante la fase di
studio, una volta che avrete imparato ad individuare i punti focali di ogni argomento, si deve necessariamente radicarli con esempi derivanti dalla giurisprudenza. Ciò che è necessario imparare a conoscere sono gli orientamenti prevalenti, quelli che poi unicamente si è chiamati a richiamare nei compiti.
Nei capitoli successivi, nel paragrafo dedicato alla giurisprudenza, sarà possibile
verificare come i richiami a sentenze non siano in numero eccessivo ed ognuno di
questi porterà a richiamare dei concetti molto più ampi.
Esempio:
differenza tra dolo generico e specifico.
➞ Un aspetto fondamentale del metodo Giuffrè è quello di portare il singolo
praticante ad assimilare i concetti senza dipendere né dallo studio forsennato del
diritto sostanziale ma neppure dalla ricerca della cosiddetta “sentenza risolutiva”.
Un’applicazione corretta dei due primi concetti chiave del metodo condurrà alla
soluzione dei compiti mediante un adeguato ragionamento, a prescindere dalla
spesso frenetica e onerosa, in termini di tempo, ricerca della sentenza applicabile in
tutto e per tutto al parere.
Come leggere il codice commentato al fine di valorizzare il nostro studio?
I codici commentati Percorsi agevolano il ricorso ad una applicazione schematica
della giurisprudenza. Ogni argomento, però, presenta spesso un numero elevato di
sentenze e, nell’approccio al codice durante lo studio, dobbiamo seguire alcune
linee guida.
• In primo luogo, dobbiamo essere noi a focalizzare, all’interno delle massime,
i concetti decisivi. Ciò significa che le massime debbono essere lette sempre
per intero, senza limitarsi ad una approssimativa visione di insieme. Dovremo
essere poi noi stessi a valutare se eventuali parti evidenziate in grassetto siano
effettivamente decisive o se possa e debba essere memorizzato qualche altro
concetto espresso.
• Inoltre, durante la lettura delle massime non dovremo mai, e sottolineo mai,
omettere di effettuare un collegamento con il diritto sostanziale e con la
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IL METODO
impostazione che di esso abbiamo dato. Altrimenti, laddove lo studio del diritto
sostanziale proceda separatamente rispetto alla sua esemplificazione nel codice commentato, non riusciremo ad avere un quadro chiaro del singolo argomento e, soprattutto, non saremo poi in grado di svilupparlo armonicamente
nei compiti d’esame.
Al fine di evitare che il compito risulti un mero collage di sentenze, la citazione
delle massime, e dunque la fase di studio precedente, dovrà essere limitata a casi
particolarmente controversi o a questioni complesse, dovendo escludersi l’espresso ricorso alla giurisprudenza per memorizzare definizioni e concetti pacifici.
Ipotizziamo di avere incontrato, nello studio del diritto sostanziale, un concetto
controverso, in relazione al quale esistano orientamenti difformi.
Ciò che a noi servirà memorizzare non sarà tanto la natura, logica e argomentazione sottesa ad ogni orientamento, quello che dovremo invece focalizzare sarà
invece:
a) che il concetto è controverso e vi sono orientamenti opposti;
b) che l’orientamento prevalente lo risolve un determinato modo.
La domanda alla quale occorre però fornire pronta risposta è la seguente:
Nel mare di sentenze, come faccio a barcamenarmi ed individuare l’orientamento
corretto senza perdere troppo tempo?
Alcuni parametri possono essere sempre utilizzati:
– Criterio temporale: tra sentenze datate e sentenze recenti, è preferibile memorizzare il concetto a noi temporalmente più vicino. Ciò in quanto è molto
probabile che si tratti di uno sviluppo giuridico maggiormente seguito rispetto
a orientamenti datati e figli forse di epoche storiche diverse.
– Criterio quantitativo: se, come dice il proverbio, una rondine non fa primavera, è altrettanto vero che, se a fronte di una massima che sostiene una
opinione ve ne sono decine di altre contrarie, sarà per noi facile affiancare al
diritto studiato l’orientamento prevalente in termini numerici.
– Criterio di provenienza: con tutto il rispetto per i Giudici di merito, togati ed
anche onorari, è ben evidente che il nostro obiettivo di studio dovrà essere
quello di collegare un concetto del diritto ad una sentenza della Corte di Cassazione piuttosto che ad una del Giudice di Pace di qualche realtà locale.
– Criterio gerarchico: molto spesso, a parità di ruolo (ad esempio, Sezioni diverse di Cassazione) e di quantità di sentenze uniformi, ci troveremo di fronte,
nello studiare, a complessi contrasti giurisprudenziali. Nell’economia di studio,
ed in applicazione del metodo, non avremo la possibilità di sviscerare le singole
posizioni ma, al contempo, avremo comunque la necessità di collegare il concetto del diritto sostanziale ad un esempio giurisprudenziale. In questo caso, il
focus dovrà riguardare due punti: • che su quel concetto si è creato un contrasto giurisprudenziale; • se il contrasto è stato risolto dalle Sezioni Unite.
➞ E se il contrasto non è stato ancora risolto dalle Sezioni Unite?
In questo caso, non infrequente, saremo noi, da buoni giuristi, a valutare le
differenti opinioni e sinteticamente scrivere, con adeguata freccia sul contrasto,
quale orientamento debba essere ritenuto preferibile e perché.
IL METODO
Ciò che conta, al fine del superamento delle prove scritte, è la capacità che
dimostreremo di argomentare sul punto, ovvero la capacità di agganciare il
diritto sostanziale ad appropriati richiami giurisprudenziali.
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