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Elementi per lo sviluppo dell`industria spaziale italiana a servizio del

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Elementi per lo sviluppo dell`industria spaziale italiana a servizio del
Elementi per lo sviluppo dell’industria
spaziale italiana a servizio del Paese
1 SINTESI DELLA POSIZIONE AIPAS
Nello spiacevole ruolo di cassandra l’AIPAS ha incessantemente ricordato, in tutte le sedi istituzionali e
con ripetuti interventi sulla stampa nazionale, la necessità di un cambio di passo in una crisi che ha
ormai aspetti strutturali che inevitabilmente si riflettono sulle attività spaziali Nazionali ed Europee.
Nonostante la nostra Associazione indipendente rappresenti la grande maggioranza di imprese private
del settore spaziale e alcuni tra i più importanti investitori stranieri in Italia in questo settore,
rappresentando di fatto oltre il 20% della capacità industriale con oltre 1500 posti di lavoro altamente
specializzati, la nostra posizione è stata largamente ignorata.
In uno scenario mondiale profondamente in evoluzione, l’Europa, ma soprattutto l’Italia dello Spazio,
sembrano immobili, prigioniere di vecchi schemi e tecnologie, incapaci di intercettare il cambiamento
profondo in termini di attori, modelli di business, nuove tecnologie. Tutto questo avviene in uno
scenario di contrazione sia delle risorse disponibili per l’Agenzia Spaziale Italiana, sia per i programmi
Europei.
Riteniamo quindi indispensabile un approccio completamente rinnovato alla politica industriale spaziale,
in passato imperniata su un singolo attore nazionale al quale venivano delegate di fatto le responsabilità
di sviluppo industriale del settore, di orientamento della catena del valore, di generazione di
innovazione.
Una politica industriale orientata soltanto al supply side e alla spinta tecnologica ha tra l’altro
marginalizzato le attività spaziali e ritardato la formazione di una solida domanda pubblica di servizi
spaziali necessaria a dare continuità alle missioni e rendendo sostenibile il sistema spaziale nazionale.
Riteniamo quindi indispensabile sul fronte dello sviluppo della capacità industriale la creazione di un
ecosistema che consenta di mantenere gli investimenti privati e i capitali stranieri in una dimensione
moderna di mercato e di accesso equo alle risorse disponibili, che oggi vengono in larghissima parte,
oltre il 90%, riservate in modo diretto ad aziende a partecipazione pubblica.
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Uffici: Via del Tempio, 1 - 00186 Roma
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Imprese
a
Partecipazione
Pubblica
12%
Imprese
a Capitale
Privato
88%
Fig. 1 – Numero Imprese spaziali
nazionali.
Imprese
a Capitale
Privato
10%
Imprese
a Capitale
Privato
21%
Imprese a
Partecipazione
Pubblica
79%
Imprese
a
Partecipazione
Pubblica
90%
Fig. 2 - Fatturato Imprese
spaziali nazionali.
Fig. 3 - Addetti Imprese spaziali
nazionali.
E’ altrettanto importante che le buone pratiche sviluppate in altri settori per l’introduzione di
innovazione nella acquisizione di servizi da parte della PA vengano introdotte coinvolgendo le opportune
centrali di acquisto nell’utilizzo di servizi spaziali, con garanzia di continuità, efficienza e sostenibilità
economica.
Infine riteniamo importante che le ambizioni dei territori del paese, soprattutto nelle regioni, non
vengano mortificate in una logica centralistica, ma che al contrario casi di eccellenza nel settore spaziale,
che pure esistono nel nostro paese, vengano utilizzati come esempio di buone pratiche da diffondere.
Questi risultati potranno essere ottenuti attraverso una radicale riforma dell’Agenzia Spaziale Italiana,
riforma sulla quale in altre sedi abbiamo già espresso le nostre indicazioni.
Nel seguito approfondiamo i temi di questa introduzione, offrendo in allegato un elenco di iniziative
concrete che potrebbero essere avviate.
2 LA CAPACITÀ INDUSTRIALE E IL SUO SVILUPPO
Per quanto riguarda lo sviluppo di capacità industriale, è bene ricordare che la riduzione dei fondi ASI a
500 MEuro/anno, nell’ipotesi di lasciare invariata la contribuzione italiana all’ESA, lascia risorse molto
limitate per i programmi nazionali, e che queste verrebbero completamente prosciugate dal programma
Cosmo-Skymed Seconda Generazione (CSG), i cui costi ammontano a 600 MEuro, nell’ipotesi che questi
venissero concentrati nell’arco di soli tre anni. Un volume di risorse importante potrebbe invece essere
liberato, e destinato ad altri scopi, se tali programmi venissero diluiti su un arco di tempo più lungo.
Bisogna inoltre ricordare che questo programma è stato pensato in un’epoca in cui la struttura
industriale del Paese era molto diversa dall’attuale e alcuni fatti importanti sono successi nel frattempo,
i più rilevanti dei quali riportiamo brevemente:
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-
la Finmeccanica ha raggiunto un accordo con la francese Alcatel (poi trasformatosi in un accordo
con Thales), in base al quale Alenia Spazio (azienda italiana) è diventata Thales Alenia Space Italy
(TASI), cioè il ramo italiano di un’azienda europea; all’interno del nuovo gruppo si è verificato un
processo di razionalizzazione che ha certamente penalizzato le PMI nazionali;
-
dal 2008, un altro soggetto, la tedesca OHB, si è qualificato quale nuovo sistemista europeo,
disponendo di una significativa capacità industriale in Italia nella ex Carlo Gavazzi Space (CGS) di
Milano;
-
nel 2012 Airbus D&S ha acquisito una quota di maggioranza della Space Engineering (dopo aver
acquisito Aviospace nel 2010), completando così la presenza dei Large System Integrators (LSI)
europei sul nostro territorio nazionale;
-
nel 2013 è nato il gruppo SITAEL cresciuto nel giro di due anni da 20 a 300 unità di personale con
capacità significative a livello di sistemi di microsatelliti, propulsione elettrica e sensoristica;
-
la PMI, marginalizzata nei programmi nazionali, ha sviluppato forte capacità di
internazionalizzazione acquisendo leadership in importanti programmi Europei (H2020,
Copernicus, Galileo)
A valle di questo lungo processo, l’Italia dispone sul suo territorio di tre entità che non hanno un respiro
semplicemente nazionale; ciascuna di esse è infatti il ramo italiano di un’azienda europea, che guarda ad
un mercato molto più ampio, ed ha quindi opportunità di lavoro molto maggiori; si rende così
finalmente possibile l’adozione sistematica di un processo di selezione competitiva, che giunga alla
contrattualizzazione delle attività attraverso procedure aperte e di evidenza pubblica.
La presenza di tre Large System Integrator come TAS-I, OHB-CGS, Airbus Defence & Space-Space
Engineering consente altresì di mettere in competizione i Grandi Sistemisti Europei per la realizzazione
di una crescita effettiva del sistema delle PMI spaziali localizzate con attività produttive e operative in
Italia.
Inoltre l’ESA, che ha tradizionalmente mostrato scarso interesse per le piccole missioni, realizzabili
mediante microsatelliti, si accinge a cambiare politica, certo spinta dal desiderio dei piccoli paesi di
contare di più all’interno delle missioni da essi supportate, ma anche per la possibilità, offerta dalla
moderna tecnologia, di realizzare funzioni sempre più sofisticate all’interno di modesti pesi, volumi,
consumi. A nostro avviso, questa famiglia di missioni può offrire notevoli opportunità di sviluppo anche
all’industria italiana, dato anche l’interesse recentemente dimostrato al riguardo dal Ministero della
Difesa e da altre entità istituzionali. Un ruolo significativo potrebbe essere conquistato, all’interno di
queste missioni, anche dalle PMI, data la dimensione economica delle attività previste.
Maggiore attenzione andrebbe anche dedicata alla creazione di un Piano Tecnologico Nazionale ed alla
sua armonizzazione con il Piano Tecnologico dell’ESA, nonché alla realizzazione di adeguati accordi di
collaborazione internazionale, con lo scopo di migliorare l’efficienza di utilizzazione delle nostre risorse
(ovvero di rendere più vicini possibile le risorse stesse ed il valore aggiunto destinato alle nostre
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industrie dai contratti assegnati dall’ASI e dall’ESA). Sempre con riferimento all’ESA e alle attività di
sviluppo tecnologico, appare opportuno lavorare ad un piano per un incremento del finanziamento
nazionale delle attività GSTP e ARTES, tradizionalmente trascurate dalla delegazione nazionale, e il
mantenimento a livelli significativi della partecipazione al elemento VAE dell’EOEP 4. Si tratta infatti di
programmi tecnologici che per loro natura sono molto adatti alle caratteristiche delle PMI e
rappresentano una importante porta d’ingresso ai programmi ESA, mentre nel caso del VAE si tratta di
mantenere in ESA iniziative sulla exploitation di dati di EO.
I tratti fondamentali dello scenario sopra descritto giustificano ampiamente la crescente attenzione
dell’ESA e della Unione Europea (UE) verso le PMI; queste possono infatti portare contributi
fondamentali di creatività e di innovazione (il vento soffia dove vuole ...) e fecondare con nuova linfa
vitale la comunità spaziale europea. Si propone di affiancare al programma europeo di sviluppo delle
PMI spaziali anche un serio programma di sviluppo nazionale, gestito dall’ASI, che preveda una
assegnazione di risorse pari almeno al 10% delle risorse riservate ai programmi nazionali. Mette conto
anche ricordare che nel programma UE molto risalto viene dato allo sviluppo dei servizi e delle
applicazioni spaziali, individuando le PMI come principali attori di questo sviluppo. Il Programma
Triennale dell’ASI invece ignora questo tema.
3 I SERVIZI E LA SOSTENIBILITÀ CONTINENTALE
Il ruolo dello spazio nel Trattato di Lisbona e nella recente legislazione Europea mostrano la
consapevolezza da parte dell’Unione dell’importanza di queste attività nel creare un’economia
competitiva e favorire la crescita. Purtroppo tale strategia non è stata accompagnata da scelte di politica
industriale, della Commissione e degli Stati Membri, che la rendessero sostenibile.
Altre potenze spaziali, prima tra tutte gli Stati Uniti, hanno individuato un forte elemento di “anchor
tenancy” per il settore spaziale nelle attività militari. Pensiamo ad esempio al dominio americano nelle
missioni di osservazione ottica commerciale per non parlare dei lanciatori.
Un primo effetto di questa disparità è che oltre il 50% delle attività spaziali Europee è di fatto legato alla
domanda commerciale, e come tale fortemente soggetta ai cicli economici globali. Purtroppo la rapidità
di questi cicli è poco compatibile con i tempi di realizzazione e con gli investimenti in ricerca e sviluppo
necessari a sostenere una solida base industriale Europea nello spazio. D’altra parte pareggiare lo sforzo
militare Americano, e quello emergente Cinese, non è giustamente nello spirito della politica pacifica
Europea, bisogna quindi costruire un’alternativa coerente con le altre politiche Europee e che garantisca
una solida base industriale.
L’unica via per ottenere questo risultato è sviluppare una robusta domanda pubblica di servizi spaziali
che dia continuità alle attività europee e certezze di lungo periodo agli investimenti.
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4 LA DOMANDA DI SERVIZI E L’OCCUPAZIONE
I primi passi in questa direzione sono stati scanditi da Galileo e Copernicus, ma bisogna fare molta strada
prima che la domanda pubblica Europea esprima una tenuta significativa della capacità industriale.
Entro il 2020 Copernicus genererà oltre 20.000 nuovi posti di lavoro diretti, rispetto agli attuali 5000
occupati del settore, soprattutto nel settore “downstream”, cioè il settore di utilizzo e creazione di
applicazioni dei dati di osservazione della terra, largamente presidiato da PMI. Ma il beneficio indiretto
offerto dall’integrazione di questi dati con altre informazioni (catasti, dati metereologici, informazioni
sul traffico) creerà oltre 80.000 nuovi posti in settori collaterali.
Le caratteristiche globali delle Sentinelle consentiranno anche di acquisire un vantaggio competitivo alle
industrie Europee nella esportazione, considerato che da anni lavorano alla definizione di processi e
sistemi efficaci per la loro elaborazione. Ma perché questo accada è importante che i dati siano
all’origine gratuiti, riproducibili e accessibili, per non spezzare la catena virtuosa del valore dei dati.
Secondo le analisi di impatto dei servizi, a quote di PIL Italiano, nei prossimi 10 anni i soli servizi
Copernicus potrebbero creare oltre 2000 posti di lavoro diretti e oltre 200 M€/anno di valore aggiunto,
solo in Italia.
Cosa si può fare per rendere stabile, diffusa e significativa questa domanda? In che modo possiamo
adattarci meglio alle caratteristiche tipiche del sistema industriale del continente?
Con l’eccezione dei Servizi Copernicus “Core”, sviluppati dalla commissione e dall’ESA, la storia delle
applicazioni operative dei servizi satellitari, non è una storia di successo. La Domanda Pubblica che
dovrebbe trainare il settore tarda a sostanziarsi, e un approccio troppo incline al technology push, da
parte industriale, non ha aiutato fino ad oggi.
Da alcuni anni la Commissione Europea, per il tramite di una specifica comunicazione intitolata “Appalti
pre-commerciali: promuovere l’innovazione per garantire servizi pubblici sostenibili e di elevata qualità
in Europa” (COM 2007 799 Def), ha posto l’attenzione degli Stati membri sull’impiego della domanda
pubblica per favorire l’attivazione di processi di ricerca, sviluppo e innovazione nei territori, allo scopo di
rispondere a precise sfide sociali.
Il Governo nazionale, dal 2010, ha costituito su tale argomento un Gruppo di lavoro Stato-Regioni
nell’ambito del progetto intitolato “Sostegno alle politiche per la ricerca e l’innovazione delle Regioni”,
promosso dall’Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l’innovazione presso la Presidenza del
Consiglio dei Ministri e dal Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica (DPS) presso il
Ministero dello Sviluppo Economico.
Queste azioni sarebbero ideali per attivare un serio coinvolgimento delle Amministrazioni Pubbliche
nell’utilizzo di servizi spaziali, ovviamente integrati con altri sistemi.
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Tale approccio oltre a contribuire ad una promozione dell’innovazione nella PA, servirebbe anche a
generare servizi e prodotti competitivi e integrati nei “work flow” delle amministrazioni.
Negli appalti pubblici per l’innovazione, quindi, la Pubblica Amministrazione agirebbe come intelligent
customer, ossia da soggetto in grado di identificare le esigenze dell’Amministrazione stessa, intercettare
i trend tecnologici in atto, dialogare con i potenziali fornitori, anche di più soluzioni in prima analisi fra
loro alternative e concorrenti, gestire in parallelo i relativi contratti, monitorare e valutare i risultati.
Questo approccio, definito PCP o PIP, è già utilizzato da alcune amministrazioni regionali, confermando
che molto si può fare a scala locale. I sistemi industriali regionali possono rappresentare un’ottima
dimensione di intervento per il miglioramento dell’efficienza del sistema industriale spaziale favorendo
la cooperazione tra i distretti di tutta Europa. Ma allo stesso tempo la scala regionale può costituire la
giusta dimensione per costruire una domanda pubblica di servizi spaziali diffusa su tutto il territorio del
Paese.
5 SISTEMI SPAZIALI E NUOVO MODELLO DI DIFESA
Le considerazioni espresse sullo sviluppo della capacità industriale e sulla domanda di servizi applicativi
acquistano un significato particolarmente rilevante se riferiti al settore della Difesa e della Sicurezza
nazionale. Infatti in tutti i recenti documenti è evidente:
1)
2)
3)
4)
la centralità dei sistemi Spaziali nel nuovo modello di difesa;
la necessità di mantenere un’autonoma capacità industriale nei settori chiave;
l’interesse di sperimentare approcci innovativi nell’approvvigionamento di servizi e prodotti;
la consapevolezza della necessità di ridurre i costi di sviluppo e gestione di questi sistemi.
Mentre diamo per acquisito il primo punto, riteniamo importante sottolineare alcuni aspetti rilevanti, e
non sempre indipendenti tra loro, dei punti successivi.
5.1 L’AUTONOMIA
La scelta fatta anni or sono di concentrare gli investimenti principali del paese sulle tecniche di IMINT
basate su SAR ha consentito di sviluppare una notevole capacità in questo settore, ma come evidenziato
in altre parti di questo documento, gli sforzi per la realizzazione del sistema Cosmo hanno di fatto
interrotto tutti gli sviluppi su altre aree rilevanti per le applicazioni di Difesa quale ottico HR,
multispettrale e telecomunicazioni satellitari. Sul tema dell’ottico in particolare, la soluzione
temporanea di acquisto di un sistema straniero non garantisce capacità di lungo periodo in un’area
critica. Sarebbe quindi importante continuare a investire almeno sulle tecnologie di supporto rilanciando
nelle attività preparatorie le attività ASI su multispettrale e ottico H, cercando sinergie con programmi
regionali di sviluppo di capacità quale SHIRA del DTA Pugliese, o altri esercizi analoghi. Anche la
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leadership nel settore delle telecomunicazioni necessita di mantenere un livello significativo almeno
sugli sviluppi tecnologici, perseguendo iniziative di cooperazione internazionale.
5.2 LE PROCEDURE DI APPROVVIGIONAMENTO
Quanto rilevato in precedenza sui limiti di approvvigionamento di innovazione della PA e sulle iniziative
atte a migliorarle si applica sicuramente anche alle necessità della Difesa. Proprio la Difesa ha di recente
avviato un dialogo con le PMI, i non Prime, e le imprese emergenti del settore con l’obbiettivo di :
a) costruire un sistema competitivo di procurement dell’innovazione;
b) creare rapporti diretti con le PMI e i non Prime;
c) stabilire delle second source di approvvigionamento di prodotti e servizi critici.
Queste iniziative dovrebbero, con le dovute cautele legate alla Difesa e Sicurezza, favorire lo stabilirsi di
buone pratiche quali quelle già richiamate. e soprattutto, accanto al coinvolgimento di sistemisti
multinazionali, verificare il coinvolgimento strategico di industria nazionale nelle attività di sviluppo delle
tecnologie abilitanti (dispositivi, sensori, ecc) e nella erogazione di servizi di supporto (operazioni,
training, ecc). Questo, tra l’altro, consentirebbe alla PMI e ai non Prime nazionali di partecipare ai
programmi in ambito NATO e EDA con un’autorevolezza oggi difficile da sostenere. L’introduzione di un
programma di sviluppo simile al DARPA, con procedure aperte, consentirebbe inoltre il trasferimento di
innovazione aperta, ad esempio nello stile dei bandi PMI dell’ASI, aprendo all’utilizzo di approcci
innovativi nella realizzazione di sistemi e servizi a costi contenuti.
5.3 RIDUZIONE DEI COSTI
Come già osservato, accanto ai benefici di qualità e di innovazione, stabilire buone pratiche
consentirebbe un beneficio economico alla Difesa creando un sistema competitivo anche sui costi e sulla
conseguente sostenibilità delle innovazioni proposte. A livello nazionale le nuove capacità e competenze
multidisciplinari possono essere ottenute con l’aggregazione di diverse aziende e organizzazioni, già
presenti ed operanti con merito in attività dello spazio, al fine di coprire l’intera catena del valore.
Quindi l’innovazione nei sistemi e servizi, con la riduzione dei costi mediante processi
qualificati/certificati, rappresenta la via da seguire per incentivare lo sviluppo del mercato nazionale
dello Spazio, consentendo in maniera sistematica l’accesso coordinato alle attività di ricerca e sviluppo
civili nel settore spaziale svolte dall’ASI ma anche su scala regionale e Europea.
6 LA RIFORMA DELL’ASI E LE RISORSE
Non a caso siamo partiti da considerazioni più generali per giungere alle questioni di casa nostra che da
tale quadro non possono prescindere. La nostra Associazione sta seguendo attentamente l'iter
legislativo dei differenti Disegni di Legge presentati in entrambi i rami del nostro Parlamento. Ci
riferiamo in particolare alla Proposta di Legge n. 1575 presentata alla Camera riguardante le
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"Disposizioni per il coordinamento della politica spaziale e aerospaziale nonché modifiche al decreto
legislativo 4 giugno 2003, n. 128, concernente l'ordinamento dell'Agenzia spaziale italiana", e ai Disegni
di Legge presentati al Senato nn. 1110, 1410, 1544 rispettivamente su “Riordino delle competenze
governative in materia di politiche spaziali e aerospaziali e disposizioni concernenti l’organizzazione e il
funzionamento dell’Agenzia spaziale italiana”, su “Istituzione del Comitato parlamentare per lo spazio
Italian parlamentary Committee for Space” e su “Misure per il coordinamento della politica spaziale e
aerospaziale, nonché modifiche al decreto legislativo 4 giugno 2003, n. 128, concernente l’ordinamento
dell’Agenzia spaziale italiana”.
In considerazione della crescente importanza che le attività aerospaziali hanno assunto nella vita di tutti
i giorni, oltre che sotto il profilo prettamente istituzionale, si comprende come una gestione e un
coordinamento di esse che sia sotto l’egida ultima della Presidenza del Consiglio dei Ministri appaia
come una scelta altamente auspicabile. In particolare, occorre mettere in evidenza come il Comitato
Interministeriale, unitamente ad un organo di controllo come il Comitato Parlamentare, possano essere
strumenti assai validi al fine di supportare le attività proprie dell’Agenzia Spaziale Italiana, e come detti
Comitati in alcun modo possano rappresentare o dar luogo ad impedimenti nei confronti dell’Agenzia
medesima, che potrebbero invece vedere facilitato il perseguimento dei propri fini istituzionali grazie
all’interazione diretta di cui essa beneficerebbe nei confronti dell’esecutivo di governo.
Come Associazione riteniamo che il settore spaziale abbia necessità di una rinnovata centralità e di
maggiori risorse. Pertanto riteniamo che la riforma istituzionale proposta possa essere uno strumento al
fine di garantire all’Agenzia il necessario livello di risorse per adempiere ai propri compiti istituzionali.
Le modifiche al testo del D.Lgs. 128/2003, peraltro, si rendono ancor più necessarie a fronte della
crescente rilevanza e centralità che le attività aerospaziali hanno negli ultimi anni assunto anche in
ambito Europeo, essendo state riconosciute come fattore di crescita ed innovazione tecnico scientifica,
nonché come strumento essenziale per un’economia che sia sempre più sostenibile ed inclusiva (COM
(2010) 2020). L’Unione Europea, in particolare, attribuisce alle attività aerospaziali il merito di dare un
indubbio contributo sotto questi profili, nonché di avere un effetto economico espansivo in contesti
come quello delle Telecomunicazioni, la Navigazione Satellitare e l’Osservazione della Terra.
Su questi presupposti, inoltre, la Commissione Europea ha recentemente pubblicato una significativa
Comunicazione sulla Politica Industriale Spaziale dell’Unione Europea, dal titolo “Releasing the potential
for Economic Growth in the Space Sector” (COM(2013) 108 final), in cui viene sottolineato il fatto che la
competitività dell’industria aerospaziale Europea, soprattutto nel caso delle PMI, è un aspetto chiave
per il sostegno alla Politica Spaziale dell’Unione. In seno alla nostra Associazione abbiamo avuto modo di
dibattere le diverse proposte di disegno di legge, e pur condividendo l’impianto formale con la
previsione di un Comitato Interministeriale e di un Comitato Parlamentare, ci è sembrato opportuno
cogliere questa occasione per suggerire ulteriori modifiche che permetterebbero di rilanciare la ricerca
spaziale e di abilitare ampi settori industriali sempre in ambito spaziale.
Di seguito esponiamo alcuni suggerimenti che descriviamo brevemente, ma che sono esplicitati nel
documento di commento contenente gli emendamenti puntuali alla Proposta di Legge presente nel sito
web dell’Associazione.
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Riteniamo anzitutto opportuno incidere sull’art. 2 del D.Lgs. 128/2003 rimarcando il compito dell’ASI
quale Agenzia non solo di ricerca, ma anche di sviluppo industriale.
Inoltre, per la numerosità e l’importanza che le imprese di piccole e medie dimensioni svolgono in
riferimento al settore spaziale, e al fine di un pieno dispiegamento del loro potenziale innovativo, l’ASI
dovrebbe avere tra i suoi mandati istituzionali il supporto delle PMI al fine di favorire la loro crescita e il
loro pieno coinvolgimento all’interno del settore spaziale nazionale, europeo e internazionale.
Riteniamo opportuno suggerire l’istituzione di un Tavolo permanente di confronto tra l’ASI e le
Associazioni Industriali nazionali di settore, al fine di supportare l’Agenzia nello svolgimento delle
proprie attività istituzionali e al fine di concordarne la politica industriale tenendo in considerazione il
punto di vista delle imprese operanti nel settore spaziale.
Inoltre proponiamo di aumentare la capacità competitiva a livello europeo e internazionale, con
l’adozione di regolamenti e strumenti che meglio si adattino alle necessità di un settore strategico come
quello spaziale e suggeriamo la previsione di un esplicito riferimento alle procedure adottate in ambito
ESA. In particolare ci riferiamo all’adozione delle regole di buone pratiche per l’assegnazione dei
sottocontratti di grandi progetti, all’istituzione dell’Ombudsman industriale, alla previsione di differenti
tipologie di contratti standard in base alla dimensione e qualità del progetto.
Riteniamo infine necessario un ampliamento delle figure che possono accedere al Consiglio TecnicoScientifico, in particolare crediamo che possa essere utile prevedere la partecipazione a detto Consiglio
non solo di scienziati, ma anche rappresentanti dell’industria, assicurando così un aperto e costruttivo
dialogo tra ASI, imprese e mondo della ricerca.
7 ALCUNE CONSIDERAZIONI SUI PROGRAMMI IN CORSO
Siamo certi che il Governo, seriamente impegnato in un’opera di rilancio dell’economia nazionale e della
competitività del nostro Paese, metterà in campo le risorse aggiuntive necessarie al rilancio del settore
spaziale. Ma crediamo che il nostro settore debba fare comunque del suo nel proporre approcci
responsabili e favorire l’introduzione di buone pratiche e efficienza nella realizzazione dei programmi.
Da parte nostra, insieme alle altre Associazioni AIAD e ASAS, abbiamo fatto un grande sforzo, coadiuvati
dall’ASI e dal Ministero della Difesa, per introdurre buone pratiche di costruzione delle proposte
industriali nei grandi programmi dell’ASI, primo fra tutti Cosmo Sky-Med. Un lungo lavoro negli ultimi
due anni ha consentito di introdurre per la prima volta nella storia dei grandi programmi nazionali,
anche se limitatamente al segmento terreno, elementi di trasparenza nella selezione della compagine
industriale.
Come già richiamato, l’attuale assetto del programma, e le risorse pianificate, hanno completamente
arrestato il proseguo di iniziative, anche limitate alle tecnologie abilitanti e allo studio di sistema, su
PRISMA e sulla missione ottica nazionale e attività nell’ambito delle telecomunicazioni satellitari; per
non parlare delle attività legate allo sviluppo di applicazioni e servizi che in altra parte suggeriamo
vengano sviluppati di concerto con gli utilizzatori.
Per quanto riguarda lo space segment di COSMO potrebbero essere esaminate possibilità di sviluppo
condiviso con altri paesi, sia su base unilaterale e bilaterale, che soluzioni tecnologiche basate su
AIPAS
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piattaforme più economiche a parità di efficacia, liberando risorse aggiuntive per le altre importanti
iniziative dell’ASI.
Attualmente infatti oltre alle risorse minime per mantenere competenze sui sensori ottici e
multispettrali, e l’eccellenza nelle telecomunicazioni, non esistono linee significative su aree emergenti
importanti come lo Space Situational Awarness, lo space weather e la propulsione elettrica.
Abbiamo altrove affrontato il tema dello sviluppo di applicazioni e servizi. Accanto al ruolo di altri
soggetti (Ministeri, Agenzie, Regioni), l’ASI come tutte le altre principali Agenzie Spaziali dovrebbe
mantenere un ruolo di stimolo e di sostegno almeno al roll out di nuove applicazioni dei sistemi di TLC,
NAV e OT.
Per le osservazioni della terra, AIPAS ritiene inoltre che per alcune classi di prodotti delle missioni
nazionali sarebbe auspicabile un allineamento della data policy nazionale a quella di Copernicus (free
and open data policy). Su tale argomento l’Associazione ha pubblicato un position paper disponibile nel
proprio sito web.
Riteniamo quindi fondamentale che il tema della sostenibilità di Cosmo Second Generation, assieme alla
data policy nazionale, sia velocemente riportato sul tavolo delle relazioni ASI – Difesa - Associazioni
Industriali.
Trasparenza, rapidità e competizione sono gli elementi su cui ricostruire l’immagine di un sistema
spaziale Italiano efficiente e credibile.
8 CONCLUSIONI
Concludiamo con alcune considerazioni sulla nostra Associazione. Dal 1998, anno della nostra
fondazione, abbiamo fatto della modernizzazione del Settore Spaziale una bandiera. Nati come una
Associazione di PMI rappresentiamo ormai una componente significativa del settore Spaziale Nazionale,
aggregando non solo PMI ma anche Grandi Imprese come OHB e Airbus. Abbiamo accompagnato il
percorso di crescita di nostri Associati, come Alta, Intecs, Space Engineering, Sitael, che, grazie alla
intraprendenza di industriali privati, da PMI in questi anni sono diventate grandi imprese.
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Sede legale: Via Chiana, 48 - 00198 Roma
Cod.fisc.: 05510121006 - P.IVA: 09610191000
Fig. 4 - distribuzione territoriale degli Associati AIPAS
Non abbiamo in tutto questo ignorato la dimensione Europea: l’AIPAS è fondatrice di SME4SPACE, che è
un’associazione europea che raggiunge oltre 600 PMI spaziali in tredici paesi Europei. Tutto questo per
sottolineare che pur avendo una governance che consente all’Associazione un equilibrio tra PMI e GI,
non siamo più solo l’associazione delle PMI spaziali, ma una voce organizzata dell’impresa spaziale
nazionale, pronta a contribuire su tutti i temi dello sviluppo del settore nel nostro Paese.
AIPAS
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Fig. 5 - distribuzione territoriale degli Associati SME4SPACE
AIPAS
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