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“n el caso della lean h ealthcare m i hann o convinta l`applicazion e
Editoriale We are one 3 Articolo di fondo Il filo conduttore e la sua genesi 4–5 Informazioni & News Percorrere nuove strade 6 –8 “Le fondamenta sono state poste”10 –11 Commento 9 Sanità in immagini 12–13 Medicina & Assistenza Strada facendo 14-15 Braccialetto identificativo per pazienti 15 The story Anime gemelle 16 –17 Storia di copertina Produrre maggior benessere 18–21 Management & Amministrazione Semplificata la prenotazione delle visite 22 Una campagna con testimonials di eccellenza 23 Dai Comprensori Bressanone Costruito per durare nel tempo 25–27 Bolzano La Lunga Notte della Ricerca 28–29 La comprensione è tutto 30 Mer ano Gestione professionale della de-escalation 31 “Il periodo più stressante è passato” 32 Pronti per una moderna amministrazione ospedaliera 33 Brunico Partecipare attivamente 34–35 Vita “Ricaricare le batterie”36 –37 Sul personale 38–39 Salute in rete Imparare a risparmiare 39 Contatti & Colophon 40 one Martina Lazzeri “Nel caso della Lean Healthcare mi hanno convinta l’applicazione di procedure sistemiche ed il risparmio di tempo.” Storia di copertinaPagina 18 #01/14 IL M AGA ZINe DELL'A ZIENDA SANITARIA DELL'ALTO ADIGE Foto Tatiana De Bonis 2 I bimbi vengono protetti e curati in modo che possano crescere sani. lo stesso vale anche per le neonate produzioni di stampa. one # 01/14 Abbiamo già applicato lo slogan “we are one” alla redazione: coloro che curavano i precedenti giornalini comprensoriali di Bolzano, Brunico e Merano, ora fanno parte del team di “one”, supportando il lavoro di redazione con le loro conoscenze, la loro abilità e la loro esperienza. Insieme, almeno così la vedo io, abbiamo creato qualcosa di cui possiamo andare fieri. Un magazine per i circa 9.000 collaboratori e collaboratrici, ma anche per coloro che a vario titolo si interessano dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige (soprattutto dopo gli eventi degli ultimi mesi!). Questa pubblicazione non ha solo lo scopo di informare, ma anche di offrire interessanti letture. Per i dipendenti, per le loro famiglie, per le persone interessate. Editoriale “We are one” – noi siamo uno – era una delle frasi che componevano il testo dell’inno ufficiale dei Mondiali di calcio 2014. Non che desideriamo paragonarci alla FIFA - Federazione Internazionale Calcio – ma ora siamo anche noi un po’ “one”. Care lettrici e cari lettori, avete tra le mani il primo magazine unico dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige. 3 L’Azienda sanitaria dell’Alto Adige ha migliaia di collaboratori e collaboratrici, gestisce sette ospedali, è suddivisa in quattro Comprensori sanitari – ed ora ha anche un unico magazine aziendale. La tentazione di pronunciare parole dalla risonanza storica tipo “senso di appartenenza” e “crescere insieme” sarebbe davvero forte, ma noi non lo faremo anche se in effetti si tratta di qualcosa di speciale. Ma in un mondo digitalizzato come il nostro ci può essere ancora spazio per una rivista stampata? Naturalmente ci siamo posti questa domande e, per avere una risposta adeguata, l’abbiamo girata ad Alexandra Aschbacher, caporedattrice del settimanale FF. Trovate il suo parere a pagina 9. “We are one” è anche il motto di coloro che stanno attivamente prendendo parte al progetto pilota “Lean Healthcare”, che trasformerà i quattro servizi di Pronto soccorso della Provincia. Sin dai primi incontri, ai collaboratori e alle collaboratrici che dai vari Comprensori sono stati chiamati a far parte dei gruppi di lavoro per questo progetto, era chiaro che tutti dobbiamo affrontare problematiche simili. Ora si lavora insieme per individuare le soluzioni giuste. A pagina 18 trovate tutti i dettagli di questa esperienza. A nome della one-redazione Vi auguro una buona lettura. Peter A . Seebacher one # 01/14 Articolo di fondo Lukas Raffl Articolo di fondo 4 Il filo conduttore e la sua genesi “Abbiamo disimparato, specie quando si tratta di questioni difficili, a parlare gli uni con gli altri in modo costruttivo. Per certi aspetti abbiamo proprio smesso di parlare!” affermava Philipp Achammer in un’intervista comparsa a fine ottobre sul settimanale FF. Un’affermazione quasi disarmante quella fatta dal Segretario della frazione politica più rappresentativa dell’Alto Adige in merito alla questione del consenso all’interno del partito. Sulle grandi tematiche, quali ad esempio la riforma della Sanità, gli equilibri vengono meno. Q uel che vale per la SVP, dall’autunno di quest’anno sembra calzare a pennello anche all’Azienda sanitaria dell’Alto Adige: gli interessi, le convinzioni, i punti di vista sono, ovunque si guardi, diversi, se non addirittura contraddittori. Ciò che a Vipiteno viene preso come incontrovertibile, in un altro comprensorio fa nascere un sorriso. Mentre Bolzano guarda alla propria indipendenza, la periferia si sente sopraffatta. I medici di medicina generale temono un aumento di lavoro, l’amministrazione si lamenta di fare sempre da “capro espiatorio”, i rappresentanti degli ospedali comprensoriali (sorprendentemente?) non proferiscono parola… Qualcuno potrebbe dire che tutto questo sia normale. La mancanza di coesione interna è parte intrinseca del DNA di ogni azienda pubblica: “Non siamo una caserma dei Carabinieri”, questo il motto preferito di uno dei funzionari al vertice dell’amministrazione. Un’affermazione che, probabilmente, è condivisa da tutti. Eppure, il dibattito pubblico attorno alle linee guida per la riforma della Sanità ha portato alla luce degli aspetti fondamentali, che inducono a riflettere: prima di tutto le parole con le quali Josef Stricker, il assistente spirituale del KVW della Provincia, ha sim- one # 01/14 paticamente descritto l’attuale situazione in una breve notizia riportata sul “Katholisches Sonntagsblatt” da cui si evince che, in qualche modo, tutti hanno ragione! “I cittadini hanno ragione. Per loro è forte la familiarità con tutti gli annessi e connessi (…). I sindaci hanno ragione. Si scontrano con il problema di dover mantenere attrattive le aree rurali (…). I dipendenti hanno ragione. Vedono in pericolo il proprio posto di lavoro (…). E, per concludere, anche l’Assessora Martha Stocker ha ragione: ha la responsabilità politica di garantire la sostenibilità finanziaria della Sanità (…) anche in futuro.” Dai tanti colloqui e dalle numerose discussioni è però emerso dell’altro: così come dal sorriso sul volto di un bimbo traspare la sua gioia, dalle lacrime il suo dolore, anche le proteste e le veementi critiche hanno mostrato quanto forte sia l’identificazione della popolazione e del personale con le strutture esistenti. Sembra che ogni collaboratore ed ogni collaboratrice si identifichi con il proprio ospedale o con il proprio reparto, mentre i cittadini e le cittadine si identificano con l’offerta in loco. Quel che è più vicino è evidentemente anche più importante. Ma di cosa abbiamo bisogno in futuro? 5 Articolo di fondo Foto peter a. seebacher “Sembra che ogni collaboratore ed ogni collaboratrice si identifichi con il proprio ospedale o con il proprio reparto, mentre i cittadini e le cittadine si identificano con l’offerta in loco.” salto all’Azienda sanitaria con le sue iniziative ed i suoi programmi, sia verso l’interno che verso l’esterno: grazie al corporate design è stata introdotta un’immagine visiva comune, è stato creato un sito internet unico per tutta l’Azienda; i lavori per l’intranet aziendale proseguono a ritmo serrato tanto che già 14 gruppi di lavoro a livello aziendale utilizzano questo strumento per scambiarsi direttive e superare i confini comprensoriali. Le procedure per il raggiungimento degli obiettivi sono state unificate, tutti i/le dirigenti dell’Azienda sono stati/e invitati/e a condurre dei colloqui strutturati con i propri collaboratori e le proprie collaboratrici. Nel contesto del progetto Audit Famiglia&Lavoro è stata da poco lanciata un’iniziativa che ha lo scopo di raccogliere suggerimenti, che per ora si limitano alla questione della conciliazione tra famiglia e lavoro. Durante gli incontri informativi avvenuti in autunno è tuttavia ancora una volta emerso che, anche se quasi ogni collaboratore/collaboratrice dell’Azienda sanitaria ha un contratto di lavoro “giuridico”, in realtà ne ha anche uno “psicologico” che racchiude in sé i valori, le emozioni e i sentimenti, ma anche il legame al proprio reparto o struttura che sia. Cosa fare? Non appena la legge sulla riforma sanitaria entrerà in vigore, uno dei più ardui compiti del management aziendale per gli anni a venire sarà quello di condurre tutte le collaboratrici e tutti i collaboratori sulla via della riorganizzazione. A tutto questo faranno da base le Linee Guida per l’Assistenza sanitaria, la Legge Provinciale per il Riordino e l’imminente Piano Sanitario Provinciale. Si è dolorosamente constatato che, a otto anni dalla creazione dell’Azienda sanitaria unica, manca ancora una totale comprensione del perché sia urgentemente necessario un “sistema assistenziale unico” a livello provinciale. Anche la direzione che prenderà questo viaggio collettivo, al momento, è intuibile solo a grandi linee. A questo proposito, negli anni scorsi, qualcosa è stato fatto per dare più ri- D a questi conflitti potrebbe nascere anche una maggiore consapevolezza: se la Sanità altoatesina deve farsi carico delle grandi sfide dovute ai cambiamenti demografici e alle novità in campo medico e tecnologico, allora deve cambiare. Nessun professionista, nessun reparto, nessun ospedale, per quanto abbia fino ad ora funzionato bene, può superare da solo i futuri ostacoli. Alla collaborazione, al networking, alla fusione non c’è alternativa. one # 01/14 6 Foto Elisabeth Maria Rieder Informazioni & News Informazioni & News INTERVISTA: Maria Elisabeth Rieder Percorrere nuove strade one # 01/14 Dott.ssa Astner, il Comitato ha una nuova denominazione, una nuova Presidente e nuovi membri – nuovo anche l’orientamento? Di fatto, il “Comitato Unico di Garanzia” è stato in qualche modo ridisegnato. Ora è diventato uno degli Staff della Direzione generale e quindi gerarchicamente dipende dal dott. Andreas Fabi. Il Direttore del Comprensorio di Bressanone, dott. Siegfried Gatscher, è la persona di riferimento per qualsiasi decisione. In tutto sono stati nominati 14 nuovi componenti, di questi, sette sono stati designati dall’Amministrazione e gli altri sette dalle organizzazioni sindacali. In questi tempi, dove tutto è in continua evoluzione, sono cambiati anche i compiti del Comitato? Assolutamente no. I classici ambiti di competenza del Comitato come la conciliazione tra famiglia e lavoro, il servizio di baby-sitting, la promozione delle pari opportunità di carriera tra uomini e donne, il gruppo padri e così via continuano ad essere validi. Questi però vanno riformulati nel contesto dell’attuale situazione dell’Azienda sanitaria. L’età media del personale si alza e con essa anche la necessità di prestare più attenzione all’affaticamento e quindi alla salute delle persone interessate. Ci sono “giovani” medici/mediche che hanno difficoltà a conciliare professione, formazione professionale e famiglia. La mancanza di medici specializzati a causa dei vincoli imposti dalle misure di risparmio provoca fenomeni di sovraccarico. Riscontriamo minori opportunità di fare carriera lavorando part-time. Inoltre, la rigidità nell’applicare il part-time porta con sé una “impossibilità” ad uscirne, anche per i lavoratori e le lavoratrici più anziani/e. Le richieste di lavorare a tempo parziale vengono accolte sempre meno oppure tale orario viene gestito senza alcuna flessibilità. I livelli dirigenziali dovrebbero dare mag- giore importanza a questi aspetti, iniziando col tenere più in considerazione le donne del proprio staff per poi arrivare a raggiungere una migliore cultura decisionale e una leadership più aperta. E cosa dovrebbe essere fatto? A questo proposito, grazie ad una raccolta di dati, vogliamo comprendere meglio la situazione attuale per poi poter fare delle proposte alla Direzione generale e contribuire con delle “azioni positive” per risolvere le problematiche che ne emergeranno. Inoltre, desideriamo portare tali proposte anche al tavolo delle trattative per i contratti collettivi. Anche il tema dell’anti-discriminazione ha grande importanza per noi. Con il termine discriminazione non intendiamo solo quella legata al genere (maschio o femmina), ma anche l’appartenenza etnica e religiosa o l‘orientamento sessuale. In questi ambiti però siamo ancora dei semplici osservatori. Qui ci affidiamo alla collaborazione con il Team di Mediazione o con la Consigliera di fiducia dott.ssa Simone Wasserer. I dati su questi fenomeni saranno annualmente inoltrati alla Direzione. Il personale interessato deve sapere a chi si può rivolgere in modo rapido ed efficiente. Informazioni & News Ci sono membri che facevano già parte del precedente Comitato? Cinque membri provengono dal Comitato precedentemente in carica. Questo ci permette di poter contare su un buon mix tra tradizione e innovazione. Compiti e responsabilità del Comitato sono stati raccolti in un nuovo regolamento ed al tempo stesso ne sono stati ampliati gli ambiti di competenza. Nuova struttura e nuovi contenuti significano anche nuovo orientamento e nuova visione. Fondamentalmente il Comitato, nelle sue attività, è a disposizione del personale. Non per nulla nella nuova denominazione si parla anche di “valorizzazione del benessere”. 7 A marzo del 2014 sono stati nominati i nuovi membri del “Comitato Unico di Garanzia per le Pari Opportunità, la Valorizzazione del Benessere di chi lavora e Contro le Discriminazioni“ dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige. “One” ha incontrato la dott.ssa Clara Astner, neo eletta Presidente del Comitato. Il Comitato ha già stabilito i punti cardine per i prossimi anni? Se sì, in che direzione si svilupperà il lavoro? Dobbiamo tenere presente che molti dei nostri membri sono nuovi. Quest‘eterogeneità è molto stimolante per noi ed è anche una ricchezza. È importante che tutti possano accedere alle stesse informazioni e che siano motivati nel collaborare. I programmi di lavoro per i prossimi anni verranno sviluppati e portati avanti in dibattiti congiunti. Per la nostra prima riunione a porte chiuse, che si è svolta a fine settembre, abbiamo a questo proposito invitato la dott.ssa Maria Moser-Simmill, coach esperta e mediatrice. Per quest’anno, presso i diversi Comprensori, abbiamo già istituito dei gruppi di lavoro con rispettivi compiti. one # 01/14 “Dobbiamo essere consapevoli che possiamo lavorare bene con i/le pazienti solo se come dipendenti ci sentiamo protetti e supportati nel nostro lavoro” Lei è stata nominata dal Direttore generale. Cosa pensa, perché proprio lei? Beh, questo lo dovrebbe chiedere a lui (ride). Penso che la mia esperienza professionale abbia giocato un ruolo fondamentale dal momento che, dal 1993 al 2009, ho fatto parte dell’allora Comitato istituito presso il Comprensorio sanitario di Bressanone, contribuendo alla realizzazione di vari progetti. Forse ha tenuto in considerazione anche le mie abilità sociali di psicologa. Credo di essere una persona agile, alla mano, con ampie vedute e con buone doti gestionali del lavoro in rete. Qualsiasi sia stata la motivazione, questo incarico è davvero un grande onore per me. E cosa l’ha spinta ad accettare questa sfida? In realtà sono dell’opinione che proprio le giovani forze dovrebbero essere progressivamente avviate alle posizioni di responsabilità. Ormai ho alle spalle una gran parte della mia carriera lavorativa e sono molto coinvolta nell’attività clinica che svolgo. D’altra parte il dott. Fabi mi ha convinto che, in questi tempi di transizione, la Sanità ha bisogno di persone esperte, in grado di portare avanti le sfide. Con il supporto dei membri del Comitato e grazie al positivo sostegno della dirigenza spero di soddisfare tutte le aspettative. Qual è la sua “visione” per i prossimi cinque anni? Il mio desiderio è quello di rafforzare il Comitato Unico di Garanzia tanto da renderlo un’istituzione tecnicamente valida e riconosciuta. Da una parte vogliamo essere utili alla Direzione - con studi sul personale e proposte – dall’altra desideriamo incrementare il benessere con azioni positive. Molte cose oggi vengono date per one # 01/14 Foto Shutterstock Info & News 8 Clara Astner scontate, ad esempio gli asili nido aziendali o i generosi regolamenti per i genitori, ma senza il lavoro del precedente Comitato tali benefici non esisterebbero. Vi sono però molte nuove sfide all‘orizzonte e nuovi problemi da affrontare. Dobbiamo essere consapevoli che possiamo lavorare bene con i/le pazienti solo se come dipendenti ci sentiamo protetti e supportati nel nostro lavoro. Desideriamo dare un forte contributo in questo senso, affinché le persone ricevano il giusto apprezzamento per le attività lavorative che svolgono. La dott.ssa Clara Astner è la Responsabile del Servizio psicologico ospedaliero del Comprensorio sanitario di Bressanone e dal 1985 lavora per l’Azienda Sanitaria. Oltre alla funzione di Coordinatrice, svolge anche attività di psicologa per pazienti oncologici/che ed offre supporto psicologico alle partorienti presso il reparto di Ginecologia. Ha contribuito ad avviare il Centro provinciale per i Disturbi Alimentari istituito presso l’Ospedale di Bressanone. Membro del Comitato etico provinciale, convive con il proprio compagno ed è madre di 3 figli ormai adulti. Foto ff/Alexander Alber Un magazine su carta stampata – anche se si tratta “solo” di un periodico dedicato ai collaboratori e alle collaboratrici – ha davvero ancora senso? Non potrebbe essere sufficiente un giornale online? Alexandra Aschbacher, caporedattrice del settimanale FF, ha accolto il nostro invito ad esprimere il suo pensiero in merito agli organi di stampa e al loro futuro. 9 Commento Alexandra Aschbacher Commento Il giornale è morto, viva il giornale! Nel 2043 verrà stampato l'ultimo giornale. Dopo di ché il giornalismo avrà la propria ubicazione esclusivamente in internet. E' quanto scrive il professore di giornalismo americano Philip Meyer nel suo libro „The Vanishing Newspaper“. Un classico del settore, uscito nel 2004, prima che smartphones e tablet entrassero nella quotidianità delle persone. Meyer non trova particolarmente grave la scomparsa dei giornali. In fondo, dichiara, questa sarebbe una stupenda opportunità: internet permetterebbe al buon vecchio giornale di eliminare i costi di carta, stampa e trasporto. Ci saranno ancora macchine fra 30 anni? Non lo sappiamo. Ci saranno ancora giornali fra 30 anni? Anche questo non lo sappiamo. Sappiamo però che anche in futuro le persone vorranno recarsi da A a B, ed avranno bisogno di un veicolo simile alla macchina. E anche in futuro non tutti potranno informarsi per conto loro. E fin lì ci saranno ancora i giornali. La carta, come veicolo di informazione, subisce naturalmente la sfida da parte delle nuove e molteplici tecnologie. Sarebbe anche insensato staccare il futuro del giornalismo dai supporti d’informazione digitali. Serve collaborazione tra quel che viene stampato e ciò che va online, non opposizione. La carta però ha molti vantaggi e resisterà ancora più a lungo di quanto tanti guru contemporanei pensino. Il mezzo stampato non ha i giorni contati. Nulla può sostituire il piacere di sfogliare una rivista, l'amore per il tatto non scomparirà. In rete succede tutto premendo un bottone, freneticamente veloce e sconfinato. Nella migliore delle ipotesi raggiunge il lettore in tempo reale. Dispone di una capacità che un giornale, nonostante sforzi immani, non può raggiungere. Il giornale può quindi concentrarsi su qualcos'altro che non sia la sola, veloce trasmissione d'informazioni. Vale a dire su inquadramento, analisi, retroscena, esposizione, precisione e profondità. Su tutto ciò che non è permesso in internet a causa della fretta dettata dal tempo reale. Il lettore non può 'digerire' il fiume di informazioni di internet, cerca oasi più tranquille del digitale. Il giornale può essere il programma di contrasto, un mezzo individuale di orientamento, dove giornalisti raccontano vicende serie, con contegno e coraggio. Se un giornale lo fa bene, avrà sempre sufficienti lettori che lo tengono stretto. one # 01/14 L’uomo dei compromessi cede il passo. Da aprile 2015 il Direttore generale dott. Andreas Fabi si sposterà in seconda fila e sarà a disposizione del nuovo o della nuova dirigente per fornire consulenza e sostegno. Dopo più di 20 anni la sua carriera come Direttore generale, prima dell’Azienda sanitaria di Merano e dal 2007 presso la neoistituita Azienda sanitaria dell’Alto Adige, si conclude. La redazione di “One” ha chiesto ad Andreas Fabi di cosa vada particolarmente fiero e cosa invece ci sia ancora da fare. Foto Archiv Gesundheitsbezirk Meran info & News 10 re la mia attività fino ad allora. Tuttavia, per un’azienda di queste dimensioni, mi sembrava giusto avviare un “passaggio di consegne” coordinato, soprattutto per la delicata fase in cui ci troviamo attualmente. La governance della Provincia può così sin da ora mettersi alla ricerca del mio successore. Colui o colei che prenderà il mio posto sarà già pienamente operativo nel momento in cui, il prossimo anno, partirà la Riforma della Sanità. Non nego che negli ultimi mesi la pressione era diventata quasi insostenibile. Da ogni parte arrivano nuove condizioni ed esigenze, le aspettative sono alte e penso che sia giunto il momento di fare dei cambiamenti. Informazioni & News lukas raffl “ Le fondamenta sono state poste” Direttore generale Andreas Fabi, a fine novembre lei ha improvvisamente dato le dimissioni. Quali sono state le ragioni di questa scelta? Avevo più possibilità. Il mio contratto si sarebbe concluso alla fine del 2016. Avrei dunque tranquillamente potuto prosegui- one # 01/14 Guardando agli ultimi otto anni, cosa pensa Le sia riuscito particolarmente bene come Direttore generale dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige? Cosa c’è ancora da fare? Nel 2007 abbiamo gettato le basi per un’Azienda sanitaria unica, pur con grandi difficoltà. Secondo l’allora Assessore alla sanità Richard Theiner, almeno inizialmente, era giusto e necessario lasciare maggiore libertà e autonomia ai Comprensori. Di più, in quel preciso momento storico, sarebbe stato politicamente impossibile. Ciò nonostante, internamente, abbiamo continuato a lavorare sul consolidamento dei processi e sull’utilizzo delle sinergie: la cosiddetta “Balance-Scorecard” è stata introdotta quale strumento di gestione strategico, altrettanto dicasi del sistema aziendale sugli “obiettivi concordati” per i dirigenti, abbiamo messo le basi per un bilancio unificato, anche il controlling in ambito clinico ha ora fondamenta più solide, per le aree strategiche dell’Azienda abbiamo creato le Ripartizioni aziendali, con l’estate del 2014 il CED è diventato un servizio unico a livello aziendale… Sono davvero tanti i risultati raggiunti, ma ciò di cui vado particolarmente fiero è il fatto che negli anni siamo Uno sguardo al futuro? Mi auguro che colui o colei che prenderà il mio posto non si debba occupare esclusivamente di misure di risparmio, cosa che in queste settimane, ma anche negli ultimi mesi, ha assunto grande rilevanza, ma che vi sia spazio anche per gli aspetti qualitativi come la competenza, la collaborazione, lo sviluppo! Riforma della Sanità – a che punto siamo? 11 Cosa resta ancora da fare? Il prossimo grande passo da compiere è quello della reale fusione in un'unica Azienda sanitaria provinciale. Abbiamo bisogno della chiarezza nei processi decisionali, dai livelli dirigenziali ai servizi operativi. Il Tirolo del nord e il Trentino ci hanno indicato la strada. Fino ad ora la legge prevedeva un ruolo forte per i Comprensori ed i responsabili locali hanno svolto bene questo compito. In futuro dobbiamo però capovolgere il contesto, l’Azienda avrà più voce in capitolo ed i Comprensori assumeranno un ruolo più esecutivo. L’Assessora Martha Stocker ha fatto sua questa necessità. Solo allora esisteranno i presupposti per gestire l’Azienda in modo uniforme e raggiungere così i risultati auspicati nei settori dove, a livello aziendale, si sta ancora lavorando per l’unificazione. Il dibattito sulla Riforma sanitaria è entrato in una nuova fase. A fine novembre i Comprensori sanitari hanno trasmesso all’Assessorato e all’Azienda sanitaria una serie di proposte strutturate per il risparmio e la riorganizzazione. Entro dicembre 2014 tali proposte saranno valutate ed esaminate, sia a livello tecnico che per il potenziale di riduzione dei costi. Obiettivo è quello di analizzare e soppesare gli sviluppi delle possibili alternative. Anche le tante proposte ed i numerosi suggerimenti giunti direttamente dai cittadini e dalle cittadine, dal personale dell’Azienda sanitaria, ma anche dalle diverse organizzazioni, associazioni e istituzioni saranno presi in considerazione e valutati. Durante le prossime settimane, le proposte accolte verranno inserite nel pacchetto della Riforma. È chiaro sin da ora che alcuni contenuti della Riforma dovranno essere approfonditi. Entro gennaio 2015 l’attuale documento di concetto dovrebbe essere integrato ed ampliato. Le nuove misure introdotte saranno specificate, integrate e quantificate. Nel concreto dovranno essere approfondite le seguenti aree tematiche: Info & News riusciti ad aumentare il numero dei/delle dipendenti in ambito clinico, quindi più personale medico e tecnico-assistenziale, e al tempo stesso a mantenere le cifre in un valore positivo. Per tutto questo desidero rivolgere un sentito ringraziamento alle collaboratrici e ai collaboratori, ma anche ai Direttori di Comprensorio e ai loro team. riorganizzazione dell’Azienda; amministrazione-organigramma In primo piano Il Direttore generale Andreas Fabi – un uomo dai semplici gesti. Il nostro primo incontro, molti anni fa, fu in occasione di un’intervista per conto del mio datore di lavoro di quel tempo, RAI-Sender Bozen. Egli mi aspettava all’entrata del parcheggio dell’ospedale per aprirmi il cancello: “Venga così non deve lasciare la macchina nel parcheggio dei visitatori…” Solo anni dopo - nel frattempo avevo preso parte ad un concorso per essere assunto in Azienda sanitaria - ho compreso pienamente questo gesto: attenzione, rispetto e gentilezza fanno intrinsecamene parte di Andreas Fabi. Un gentleman che ascolta, lascia parlare, prende sul serio… Quante volte è stato in grado di placare gli animi che si infiammavano durante riunioni, colloqui o incontri, riuscendo sempre a favorire un sentimento di stima reciproca e dando ad ogni partecipante la possibilità di esprimersi. In quella famosa intervista si descrisse come un “pompiere” sempre pronto a mediare. Presumibilmente questo era quello che la politica chiedeva al “generale”: portare i diversi interessi e i tanti bisogni sotto uno stesso tetto, placando i conflitti, riparando le crepe, cercando compromessi piuttosto che scontri. Sembra che le esigenze, ora, siano cambiate. E Andreas Fabi cede il passo come è nel suo stile: cercando, con prudenza, il giusto compromesso. (LR) suddivisione dei compiti tra Assessorato e Azienda riordino e sviluppo del Territorio modello secondo costi standard e controllo di gestione riorganizzazione della Ripartizione Sanità presso l’Assessorato Anche le aree tematiche ritenute particolarmente critiche, vale a dire “prestazioni offerte presso gli ospedali di base”, “servizi aziendali unificati” e “nuove offerte sul Territorio”, dovranno essere elaborate in modo differenziato durante la fase del dibattito. Fine gennaio/inizio febbraio 2015 presentazione uffi ciale della Riforma rielaborata. A questa fase di evaluazione, integrazione ed approfondimento lavoreranno in particolare: Direzione di Dipartimento, Ripartizione Sanità, Direttori dell’Azienda e dei Comprensori, professionisti dell’Amministrazione, medici e personale tecnico-assistenziale. (LR) Informazioni /suggerimenti / feedback [email protected] one # 01/14 one # 01/14 13 Sanità in immagini Foto Sabine Flarer Stuzzicare la curiosità: il dott. Norbert Pfeifer, Coordinatore medico del Servizio di emergenza, spiega ai bambini l’assistenza in un Pronto soccorso: “Perché potrebbero essere i nostri colleghi di domani.” one # 01/14 Medicina & Assistenza Evelyn Gruber-Fischnaller Strada facendo Foto Tatiana De Bonis Medicina & Assistenza 14 Il reparto di Neuro-riabilitazione dell’Ospedale di Vipiteno non ha avuto un inizio facile: inaugurato nel settembre 2013, era già da lungo tempo un argomento di grande interesse mediatico. Un reparto fortemente voluto da alcuni, visto con scetticismo da altri. E adesso? I l 12 settembre 2013 è una bella giornata di sole a Vipiteno – e segna un grande evento per la Sanità dell’Alto Adige. L’apertura della Neuro-riabilitazione promette non solo di colmare un vuoto nell’assistenza sanitaria della Provincia, ma anche di delineare un nuovo, particolare profilo per l’Ospedale di Vipiteno fornendo una marcia in più alla struttura ospedaliera di base dell’alta valle d’Isarco. Un reparto di degenza con 15 posti letto dove vengono curati/e pazienti gravi e che necessitano di un elevato livello di assistenza. Solitamente si tratta di persone con minorazioni sia cognitive che motorie e sensoriali, alle quali viene garantita una riabilitazione neurologica di altissimo livello. Le pazienti ed i pazienti giungono a Vipiteno per curare malattie degenerative o danni cerebrali causati da traumi, infiammazioni, tumori o infezioni batteriche. Solitamente, al momento del ricovero, sono in pericolo di vita, molti hanno subito una tracheotomia e devono poter one # 01/14 tornare a respirare e deglutire autonomamente. Si tratta di un reparto di riabilitazione precoce. Sia il sistema cardiovascolare che tutte le altre funzioni organiche vengono monitorate fino alla completa stabilizzazione della persona. Le pazienti ed i pazienti vengono assistite/i da un team specializzato in fisioterapia, ergoterapia e logopedia. La collaborazione con altri servizi di riabilitazione funziona bene, spiega la Primaria dott.ssa Gisser. La Responsabile della Neuro-riabilitazione è stata anche Direttrice del Dipartimento aziendale di Riabilitazione dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige per alcuni anni. Il reparto, che appunto dispone di 15 posti letto, nel 60 per cento dei casi ospita pazienti che necessitano di un elevato livello di assistenza. Per il resto, si tratta di persone parzialmente autosufficienti che, ad esempio, sono state colpite da una semiparalisi e che quindi sono in grado di svolgere auto- nomamente alcune delle normali attività quotidiane, come spezzare il pane o mangiare la minestra. Approvata l’attività di ricerca In collaborazione ed in stretto accordo con la clinica privata Villa Melitta di Bolzano e il reparto per il trattamento neurologico acuto dell’Ospedale di Hochzirl, con propria deliberazione n. 1303 del 4.11.2014 il Consiglio provinciale del Tirolo ha autorizzato l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige a proseguire con l’attività di ricerca. 15 Braccialetto identificativo per pazienti Lo scambio di paziente può essere molto pericolo se accade all’interno di un ospedale. Studi scientifici hanno dimostrato che l’introduzione di un braccialetto identificativo è una delle migliori pratiche per evitare che si possa verificare un problema di questo tipo. A partire da metà dicembre questo prezioso alleato sarà utilizzato in tutti e sette gli ospedali dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige. A tutti i/le pazienti ricoverati/e sarà dunque applicato un braccialetto identificativo. Il possibile scambio di pazienti sarà quindi ridotto al minimo. Medicina & Assistenza “La ricerca clinica può sensibilmente migliorare l’assistenza ai/alle pazienti poiché permette di applicare misure riabilitative più efficaci”, conferma la Primaria. I farmaci vengono utilizzati in modo propositivo e le terapie adottate sono più mirate. Negli ultimi anni la neurologia ha conosciuto dei grandi cambiamenti sia in ambito diagnostico che terapeutico, questo è l’effetto della crescente domanda di riabilitazione neurologica. Una grande meta che si raggiunge a piccoli passi. Se a Vipiteno sarà effettivamente attivato l’IRCCS è scritto solo nelle stelle. L’acronimo IRCCS (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico) sta ad indicare un istituto scientifico per il ricovero e l’assistenza che svolge anche attività di ricerca. Il riconoscimento quale IRCCS viene assegnato dal Ministero della Salute che ha sede a Roma. Presupposto per tale riconoscimento sono la ricerca clinica e la pubblicazione di una serie di elaborati scientifici. Basterà tutto questo, anche tenendo conto dell’attuale situazione economica? Un anno fa il semaforo era verde. E oggi, si vuole proseguire? “Sì, andiamo avanti come si era pensato”, conferma la Primaria. E i preparativi richiedono grande impegno. Foto effekt.it I n Alto Adige l’offerta riabilitativa è buona, ma il livello più alto, vale a dire quello in grado di gestire anche le problematiche neuro-riabilitative più complesse, mancava fino a un anno fa. “La Neuro-riabilitazione racchiude in sé un alto livello di assistenza e di specializzazione”, afferma la Primaria Gisser. Qui vengono trattate patologie neurologiche come l’ictus, il morbo di Parkinson e la sclerosi multipla. Cosa significa una degenza in Neuro-riabilitazione? “Riconoscere e incentivare le potenzialità dei/delle pazienti, aumentarne la qualità di vita” – spiega la Primaria – “la terapia aiuta a migliorare la tonicità muscolare e a limitare i disturbi funzionali, come l’incontinenza.” I presidi terapeutici, ad esempio deambulatori o protesi, possono essere un valido aiuto in caso di deficit nelle normali competenze della persona. Il braccialetto identificativo non è altro che una sottile striscia plastificata che viene applicata al polso di ogni paziente. Sul braccialetto compaiono informazioni che permettono un’immediata identificazione della persona – come nome e cognome, sesso, data di nascita nonché un codice a barre per il riconoscimento elettronico. Il barcode viene letto con l’ausilio di un lettore ottico. Tutte le informazioni sono dunque disponibili anche in versione digitale. Le eventuali ripercussioni negative sui/sulle pazienti sono davvero molto basse. Il braccialetto è infatti impermeabile e resistente a disinfettanti, shampoo e saponi vari. Bagno, doccia o lavaggio delle mani sono tranquillamente consentiti. Anche i pazienti e le pazienti possono contribuire alla propria sicurezza verificando la correttezza dei dati riportati sul braccialetto e tenendolo al polso per tutta la durata del ricovero. I requisiti previsti dal regolamento sulla privacy vengono naturalmente rispettati anche in questo caso: prima dell’applicazione del braccialetto la persona interessata deve dare il proprio consenso. Inoltre, sul braccialetto compaiono unicamente dati anagrafici leggibili solo a distanza ravvicinata. (PAS) L’obiettivo: il riconoscimento della Neuro-riabilitazione di Vipiteno quale istituto di ricerca “IRCCS”. one # 01/14 The Story 16 Solo poche persone in tutto il mondo soffrono della sindrome di Camurati-Engelmann. Una di queste è Hannah, ha 18 anni ed è di Merano. La scorsa estate, durante un viaggio negli Stati Uniti, è finalmente riuscita ad incontrare personalmente un “compagno di (s)ventura”. Ecco la storia di un incontro avvincente tra due famiglie separate da un oceano, ma unite da uno stesso destino. The story Vera salutt Anime gemelle N ostra figlia Hannah è affetta dalla sindrome di Camurati-Engelmann, una malattia delle ossa molto rara che si associa a debolezza muscolare, difficoltà di deambulazione ed un forte ritardo nello sviluppo fisico. Se Hannah deve percorrere distanze un po’ più lunghe necessita di una sedia a rotelle. A scuola si reca con uno scooter elettrico. Il suo più grande problema è rappresentato dai forti dolori alle ossa, soprattutto nella zona tibiale. Per poter avere una qualità di vita il più possibile normale, Hannah deve quotidianamente assumere degli antidolorifici. La diagnosi di sindrome di Camurati-Engelmann è stata eseguita quando Hannah aveva due anni. Soprattutto in quel primo periodo avevamo la sensazione di trovarci in un “tunnel” completamente soli e di non poter essere pienamente compresi da nessuno. Per la maggior parte dei medici si trattava di una malattia sconosciuta per la quale non esisteva una terapia veramente efficace: a tutt’oggi, i sintomi possono solo essere alleviati. Sin dall’inizio per noi era importante poter vivere un’esistenza il più possibile normale. Nonostante tutte le difficoltà con Hannah e suo fratello, che ha due anni meno di lei, desideravamo condividere tanti bei momenti con i nostri figli. Hannah ha dovuto, e deve tuttora, superare fasi difficili a causa dell’intensità dei dolori. In questi momenti trova giovamento nei libri che leggiamo per lei e nei massaggi alle gambe. Questo, in qualche modo, la allevia dalla sofferenza fisica. Nonostante tutto Hannah continua ad es- one # 01/14 sere una ragazza allegra, sensibile, con il senso dell’umorismo ed oggi frequenta la quinta classe del liceo pedagogico di Merano. A causa dei forti e costanti dolori, Hannah è da alcuni anni paziente dell’Ambulatorio per la Terapia del Dolore presso l’Ospedale di Merano. Qui è seguita dal Primario Gerold Drüge che col tempo è diventato un vero esperto in materia di Camurati-Engelmann. All’inizio del trattamento il dott. Drüge ha suggerito ad Hannah di annotare ogni giorno su un grafico l’intensità dei suoi dolori in modo da delinearne l’andamento nell’arco della giornata. Hannah ha deciso di valutare il proprio dolore secondo i parametri della scuola italiana dove il valore 10 equivale ad assenza di dolore mentre il 5 sta ad indicare il picco di sofferenza. Quando la curva di dolore è a 5 Hannah sta davvero molto male, non riesce più a dormire ed evita di muoversi. Ogni volta che Hannah ha problemi di salute o quando le combinazioni di antidolorifici non sono più in grado di darle sollievo, chiamiamo il Primario Drüge, che è sempre disponibile e pronto ad intervenire. Con il suo aiuto l’intensità dei dolori di Hannah è quasi sempre quantificabile tra il 7 e l’8. I dolori alle ossa sono costanti, ma lei riesce a sopportarli abbastanza bene. Noi genitori abbiamo sempre cercato di conoscere il più possibile su questa malattia estremamente rara. Abbiamo letto e raccolto molti articoli scientifici, ma nonostante questo per molto tempo non siamo riusciti a metterci in contatto con altri pazienti affetti dalla sindrome di Camurati-Engelmann. Sembrava che nostra figlia fosse l’unica. Solo dopo tanti anni, cercando in internet, siamo incappati in un piccolo gruppo di autoaiuto. Per noi è stato molto interessante sentire le storie di altre persone colpite da questa sindrome e scoprire come vivono nonostante la malattia. Ci ha aiutato a comprendere meglio quello che nostra figlia vive a sua volta, giorno dopo giorno. A quel tempo eravamo anche molto preoccupati perché Hannah era più piccola rispetto ai suoi coetanei e, a questo proposito, proprio il gruppo ci Il 21 giugno 2014 abbiamo attraversato il caldo e solitario paesaggio desertico del Death Valley Nationalpark e nel tardo pomeriggio abbiamo finalmente raggiunto Las Vegas. Abbiamo varcato la soglia della hall dell’hotel “New York 17 The story M a il contatto che più ci ha fatto piacere è stato quello con Nathan, un ragazzino di 13 anni di Salt Lake City (USA), e la sua famiglia. Inizialmente Nathan e Hannah erano gli unici bambini con sindrome di Camurati-Engelmann a far parte del gruppo di autoaiuto e quindi la regolare corrispondenza via mail tra le nostre famiglie è stata da subito molto vivace. Da tempo il nostro desiderio era quello di recarci negli Stati Uniti insieme ai nostri figli e finalmente, nell’estate 2014, siamo riusciti a realizzarlo. Il nostro itinerario prevedeva di partire da San Francisco per poi raggiungere Los Angeles passando da Las Vegas, includendo anche la visita a diversi parchi naturali ed un paio di giornate di mare sulla costa californiana. Quando abbiamo raccontato a Nanette, la madre di Nathan, del nostro programma di viaggio, con nostra grande sorpresa ci ha scritto che la sua famiglia avrebbe avuto grande gioia nel poterci incontrare a Las Vegas e al Zion Nationalpark. Una possibilità che non avevamo preso in considerazione dal momento che Salt Lake City, la città dove risiedono, si trovava a sette ore di macchina dalle nostre mete di viaggio. La famiglia di Nathan non voleva assolutamente perdere l’occasione di poter conoscere e quindi parlare di persona con Hannah e la sua famiglia. Abbiamo dunque pregato Nanette, che conosceva bene Las Vegas, di scegliere un hotel per il nostro incontro. Lei ha immediatamente prenotato due stanze presso il famoso hotel “New York New York” che si trova proprio sulla vivace “Strip” – come viene chiamato il Las Vegas Boulevard. New York” quasi contemporaneamente agli americani ed abbiamo immediatamente riconosciuto Nathan e i suoi genitori. Ci siamo capiti al volo e ci siamo subito lanciati alla scoperta di quel chiassoso, vivace e folle luogo: la città-casinò. Abbiamo visitato diversi alberghi che si trovano lungo il Las Vegas Boulevard e verso sera siamo saliti sulla torre Eiffel dell’hotel “Paris Las Vegas”. Da quell’altezza abbiamo potuto ammirare l’infinito mare di luci di questa immensa città e siamo anche riusciti a godere del famoso spettacolo di fontane della riproduzione del lago di Como che si trova presso l’hotel “Bellagio”. Ci siamo raccontati le reciproche vite, la nostra in Alto Adige e la loro negli Stati Uniti, e ci siamo confrontati a lungo anche sui diversi aspetti della sindrome di Camurati-Engelmann, sui medicinali già provati da Hannah e Nathan. Pur vivendo in due mondi diversi, con i nostri figli incontriamo le stesse problematiche. Anche i genitori di Nathan, nelle fasi più difficili, hanno trascorso un infinito numero di notti insonni sentendosi impotenti di fronte ai forti dolori ossei che non è possibile far scomparire. Eravamo così presi dalle nostre conversazioni che il secondo giorno abbiamo trascorso l’intera mattinata nella stanza dell’albergo solo per parlare e scambiarci esperienze. Per le nostre famiglie era molto commovente vedere Hannah e Nathan insieme: si muovono allo stesso modo e si assomigliano tanto. A Las Vegas entrambi stavano per lo più in sedia a rotelle perché solo così eravamo in grado di coprire lunghe distanze senza problemi. Abbiamo trascorso insieme tre giorni. L’ultimo appuntamento è stato al Zion-Nationalpark, dove abbiamo cenato in un’accogliente steakhouse. L’addio è stato per tutti molto difficile e per entrambe le nostre famiglie questo unico incontro rimarrà un bel ricordo indelebile. Nella rubrica The story le persone raccontano la propria storia. Narrano del loro destino, delle esperienze di vita, di incontri particolari. Non vi sono immagini, per lasciare spazio alla fantasia della lettrice e del lettore. è stato di grande aiuto. Abbiamo infatti scoperto che nei pazienti con sindrome di Camurati-Engelmann lo sviluppo fisico complessivo è fortemente rallentato e dura più a lungo, cioè fino a quando la fase di crescita non si è completata. Tutti i pazienti con cui siamo entrati in contatto hanno già un lungo calvario alle loro spalle e sperimentato diversi farmaci antidolorifici nonché rimedi casalinghi. Sembra che a tutt’oggi ancora nessuno abbia trovato una combinazione di farmaci tale da liberarli definitivamente dal dolore. Nonostante tutti i problemi che le affliggono, queste persone – esattamente come Hannah - non hanno perso il buon umore e la gioia di vivere. Per Hannah è stato naturalmente molto piacevole leggere le e-mail degli altri pazienti. Per la prima volta ha avuto la consapevolezza di non essere sola con i suoi problemi. Ha amici di diversi paesi con i quali comunica via internet e che le inviano lettere, cartoline e piccoli doni dalla Gran Bretagna, dagli Stati Uniti e anche dall’Australia. “Soprattutto in quel primo periodo avevamo la sensazione di trovarci in un ‘tunnel’ completamente soli e di non poter essere pienamente compresi da nessuno” G li Stati Uniti sono perfettamente attrezzati per accogliere viaggiatori in sedia a rotelle: in ogni parco nazionale ci sono percorsi riservati a chi si muove in sedia a rotelle e così abbiamo potuto agevolmente visitare tutti i parchi. Agli Universal Studios di Los Angeles, siccome Hannah era in sedia a rotelle, ci hanno fatto saltare la coda per accedere alle attrazioni, facendoci così risparmiare almeno un’ora di attesa. Quel che ci è rimasto di questo viaggio – oltre agli innumerevoli ricordi legati a momenti speciali – è soprattutto il sentimento di gratitudine per aver visto e vissuto così tanto. E tutto questo nonostante una sedia a rotelle! one # 01/14 Storia di copertina 18 Snello è “in”. Questo non vale solo per gli ideali canoni di bellezza riferiti agli esseri umani, ma anche per le aziende e le imprese. Solo che, nel secondo caso, si parla di “Lean Management” che significa accelerare i processi e preservare le risorse. Il “Lean” ha da poco fatto il suo ingresso anche nell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige. Storia di copertina Peter A. Seebacher Produrre maggior benessere I principi del Lean Management (organizzazione snella) sono universalmente riconosciuti e vengono applicati in diversi ambiti. Così abbiamo la Lean Production per i processi di produzione, la Lean Maintenance nel settore della manutenzione o la Lean Administration nel caso della gestione aziendale. Anche per quanto riguarda le prestazioni sanitarie questo principio ha trovato la sua giusta locazione che in questo caso si chiama Lean Healthcare, vale a dire “assistenza sanitaria snella”. Il principio “Lean” si basa su un concetto applicato al settore industriale. Già negli anni 30 del secolo scorso la Toyota Motor Corporation giapponese sviluppò l’idea del “Just in time” (JIT – i materiali necessari alla produzione vengono consegnati solo quando è veramente necessario). Si tratta del concetto sul quale si sviluppa tutto il sistema di produzione della Toyota (Toyota Production System). In base a tale sistema la produzione dovrebbe avvenire evitando sprechi in modo da preservare il più possibile le risorse. Le persone coinvolte in questo sistema devono imparare ad in- one # 01/14 dividuare le aree in cui l’impiego di materiale, tempo e fatica non genera valore aggiunto per i/le clienti e quindi correggere quel che non va. Il processo produttivo dovrebbe essere più snello. Il Lean Management e la Lean Healthcare si fondano esattamente su questo principio. L’idea di processo snello nell’assistenza sanitaria ha ormai preso piede anche in Alto Adige: ”Da maggio 2013, presso i servizi di Pronto soccorso dell’ospedale centrale di Bolzano e degli ospedali comprensoriali di Bressanone, Brunico e Merano si lavora per la realizzazione pratica del progetto aziendale di Lean Healthcare”, spiega la dott.ssa Marianne Siller, Coordinatrice responsabile del progetto dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige insieme al dott. Flavio Girardi di Bolzano. La scelta di introdurre questo progetto pilota presso i Pronto soccorsi non è stata fatta a caso, spiega il Direttore generale dott. Andreas Fabi: ”Abbiamo consapevolmente deciso di partire dal settore più difficile, vale a dire dai servizi di emergenza.” All’inizio l’analisi: durante i workshops, grazie ad una mappatura dei flussi di valore (Value stream mapping), è stato per la prima volta possibile rilevare la situazione attuale. Foto peter a. seebacher L’iniziale scetticismo verso il nuovo progetto è stato notato anche dal dott. Michael Prantl. Prantl è un ingegnere specializzato in questioni economiche e collaboratore della Società di consulenza Matt & Partner, che dall’esterno accompagna il processo di attuazione del principio di Lean Healthcare nell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige: “All’inizio lo scetticismo da parte dei collaboratori e delle collaboratrici era veramente alto”, racconta 19 Gli obiettivi prioritari per l’introduzione del principio di Lean Healthcare tracciati da Marianne Siller sono i seguenti: abbattimento dei tempi d’attesa, evitare i doppioni e dare maggiore spazio in termini di tempo a ciò di cui il/la paziente ha veramente bisogno. Tra coloro che hanno concluso il workshop, aggiunge la Siller, si è fatta largo la comprensione che l’intero processo è come una catena che è forte quanto il suo anello più debole: “Ora ognuno pensa al successivo passo da compiere. Prima non era necessariamente così”, conclude la Siller. Storia di copertina N ella fase di attuazione, racconta Marianne Siller, sono stati selezionati alcuni collaboratori / alcune collaboratrici dei quattro servizi di Pronto soccorso per entrare a far parte di un gruppo di lavoro. Le collaboratrici e i collaboratori prescelti/e sono stati/e avviati/e ai fondamentali principi della Lean Healthcare grazie ad un workshop di tre giorni. Inizialmente predominava un certo scetticismo. “Molti pensavano che parlando di ‘Lean’ s’intendesse principalmente una forma di risparmio”, spiega Marianne Siller. Il termine “risparmio delle risorse” veniva intrepretato in modo sbagliato provocando molte riserve. “In questo caso”, prosegue la Siller, “la Lean Healthcare va intesa dal punto di vista dei/delle pazienti. Significa cioè un valore aggiunto nel miglioramento dei processi.” Si tratta fondamentalmente di evitare attività non necessarie e superflue e quindi dare spazio ad altro, in modo più sensato. In questo caso sono sicuramente i pazienti e le pazienti a “guadagnarci” – sia in termini di tempo che di qualità di cura. one # 01/14 Prantl. “Uno scetticismo che però si è velocemente trasformato in entusiasmo”, spiega soddisfatto il consulente. Le collaboratrici e i collaboratori hanno immediatamente compreso che in questo caso la riduzione dei costi non aveva nulla a che vedere con i risparmi sul personale, bensì con il miglioramento dei processi. I Foto Matt & Partner Foto peter a. seebacher Foto peter a. seebacher Storia di copertina 20 l dott. Giuseppe Sacco del Pronto soccorso di Bolzano era uno di questi grandi scettici. Come da lui stesso spiegato, il motivo era molto semplice: “In primo luogo avevamo l’impressione che fosse l’ennesima cosa che ci veniva imposta dall’alto, senza aver prima interpellato i diretti interessati. In secondo luogo pensavo che quel che veniva applicato alla “In questo caso la Lean Healthcare va intesa dal punto di vista dei/delle pazienti. Significa cioè un valore aggiunto nel miglioramento dei processi.” Marianne Siller “In genere sono sempre aperta alle novità e nel caso della Lean Healthcare mi hanno convinta l’applicazione di procedure sistemiche ed il risparmio di tempo.” Martina L azzeri “Il valore aggiunto è tutto ciò che serve per il benessere dei/delle pazienti.” Michael Pr antl one # 01/14 produzione delle auto non potesse essere giusto per un settore dove ci si occupa di salute e di esseri umani. Oltre a questo, tutto suonava piuttosto autoritario.” A tutt’oggi, come spiega il medico, egli non ha ancora completamente superato i proprio dubbi, ma ha notato che le cose stanno andando nella direzione giusta. Sacco: “Sulla base delle analisi condotte in corso di progetto, si è giunti a conclusioni simili alle nostre, che lavoriamo da anni in Pronto soccorso.” Il suo rispetto verso gli esperti della Matt & Partner è cresciuto nel tempo: “Lavorando a stretto contatto con questi ingegneri industriali ho notato che sono dalla nostra parte, hanno dato forza ai nostri propositi e nuovo vigore.” Anche se l’obiettivo è ben lungi dall’essere stato raggiunto, è importante che tutti stiano andando nella stessa direzione. Per la prima volta, con l'intento di individuare i punti deboli, è stata fatta chiarezza sulla situazione attuale. Sono stati osservati i processi, organizzati workshop e gruppi di lavoro e sono stati condotti anche dei sondaggi. I risultati sono stati quindi trasformati in cifre e relazioni. “Nella Lean Healthcare tutto si basa sul miglioramento dei processi”, afferma dott. Prantl. È importante avere prima di tutto una buona visione d’insieme per poi prendere in considerazione le misure di miglioramento. “Di fatto, i gruppi di lavoro istituiti presso i reparti di emergenza saranno a breve in grado di elaborare una serie di proposte di miglioramento a livello organizzativo, di processo, strutturale e di sistema”, spiega la Coordinatrice del progetto Marianne Siller. Se tutte queste proposte verranno attuate, a Bolzano la tempistica di trattamento dei/delle pazienti diminuirà del 43 per cento, a Merano del 26 per cento, a Bressanone fino al 13 per cento e a Brunico del 25 per cento. In pratica significherebbe una sensibile riduzione dei tempi d’attesa per i pazienti e le pazienti. In linea con la sintesi del principio di Lean Healthcare, secondo Michael Prantl: “Il valore aggiunto è tutto ciò che serve per il benessere dei/delle pazienti.” M artina Lazzeri, coordinatrice infermieristica del Pronto soccorso dell’Ospedale centrale di Bolzano, si è posta sin dall’inizio in maniera positiva rispetto all’idea di “Lean”. Nemmeno il fatto che si trattasse di un concetto nato per il settore automobilistico l’aveva scoraggiata: “Perché avrebbe dovu- L’implementazione del principio di Lean Healthcare presso i quattro servizi di emergenza della Provincia – Bolzano, Bressanone, Merano, Brunico – è in corso. I primi lavori di “rimodellamento” sono già iniziati presso l’Ospedale centrale di Bolzano. Con l’aiuto di un sistema di triage – vale a dire accesso secondo priorità – e di una studiata gestione delle persone in attesa, i tempi saranno notevolmente ridotti. Martina Lazzeri: “A breve i/le pazienti cominceranno concretamente a percepire gli effetti positivi della Lean Healthcare.” 21 Storia di copertina M arianne Siller è assolutamente convinta dell’approccio secondo il principio della Lean Healthcare: “Ai collaboratori e alle collaboratrici vengono forniti in modo diretto degli ‘strumenti’ con cui possono lavorare.” Anche il dott. Dominik Matt della Matt & Partner sottolinea quanto il fattore umano giochi un ruolo centrale: “Il principio ‘Lean’ vive sull’accettazione e sulla collaborazione delle persone coinvolte nel processo.” Michael Prantl è invece sicuro del fatto che spesso sia necessario un intervento esterno per convincere le persone di qualcosa: “L’outsider viene percepito ed accettato come un osservatore neutrale.” Ma quali sono state le maggiori difficoltà? Michael Prantl: “Considerando i processi dobbiamo constatare che vi sono stati tantissimi interfaccia e che ce ne saranno ancora. Le strutture sono spesso molto complesse.” Foto peter a. seebacher to? Nel momento in cui acquisto una macchina desidero il meglio che il mercato mi può offrire al prezzo che io ho deciso di investire. In genere sono sempre aperta alle novità e nel caso della Lean Healthcare mi hanno convinta l’applicazione di procedure sistemiche ed il risparmio di tempo.” In ambito sanitario si “produce” un servizio. Se questo “prodotto” venisse offerto con la migliore qualità possibile nessuno avrebbe nulla in contrario, afferma la coordinatrice infermieristica. Un ulteriore vantaggio del principio “Lean” sarebbe il miglioramento della trasparenza verso l’esterno. I processi sarebbero definiti in modo più chiaro, oltre ad essere più comprensibili ed accessibili. Particolarmente prezioso è stato il fatto che collaboratori/ trici di tutti i Comprensori si siano seduti ad un unico tavolo. Lazzeri: “Da quel momento è stato per tutti/tutte noi evidente che dobbiamo lottare contro problematiche simili, se non addirittura identiche. È cresciuta la comprensione reciproca.” “Pensavo che quel che veniva applicato alla produzione delle auto non potesse essere giusto per un settore dove ci si occupa di salute e di esseri umani.” Giuseppe Sacco Lean Healthcare nell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige Prima fase Il progetto aziendale si articola in cinque step: introduzione alla Lean Healthcare (aprile – giugno 2013), analisi del flusso di pazienti (luglio – settembre 2013), rimodellamento dei processi futuri (ottobre – dicembre 2013), pianificazione e preparazione dell’implementazione (gennaio – febbraio 2014), revisione e stesura delle misure di miglioramento (da marzo 2014). Seconda fase nel 2014 i reparti di Medicina interna dei quattro Comprensori sanitari - ospedali di Bolzano, Bressanone, Brunico e Merano – sono stati coinvolti nel progetto. Dopo i Pronto soccorsi, sono i servizi con la maggiore affluenza di pazienti. one # 01/14 Management & Amministrazione 22 Foto Peter A. Seebacher Da alcuni mesi i cittadini e le cittadine della Provincia possono prenotare le visite tramite internet. Renate Pernthaler, responsabile del Centro Unico di Prenotazione Provinciale (CUPP), presenta questa nuova e comoda modalità di prenotazione. Management & Amministrazione intervista: Peter A . Seebacher Semplificata la prenotazione delle visite Signora Pernthaler, dallo scorso giugno le prime visite presso i ambiti di Dermatologia, Cardiologia, ORL e Urologia possono essere prenotate anche on-line. Com’è stata accolta dai cittadini e dalle cittadine questa novità? Questa nuova modalità di prenotazione è stata accolta bene. Al momento viene abbastanza utilizzata, ma speriamo che in futuro ancora più cittadini e cittadine decidano di usufruire di questa comoda possibilità per prenotare le proprie visite. Al momento la maggior parte delle prenotazioni riguardano la Dermatologia, seguito da ORL, Cardiologia e Urologia. Questa proporzione equivale a quanto avviene per le prenotazioni telefoniche. È stato difficile implementare le prenotazioni on-line con il sistema esistente? Il problema più grosso è stato quello di adattare il software alle nostre necessità. Abbiamo investito molte energie nei lavori preliminari e nell’organizzazione e questo ci ha permesso di partire con il piede giusto. Esistono esperienze simili a questa in altre regioni d’Italia? Esperienze di prenotazione simili alla nostra vengono portate avanti tramite le farmacie. Personalmente però penso che one # 01/14 il discorso dell’on-line “fai da te” sia il futuro. La possibilità di prenotare tramite le farmacie è senz’altro ottima per gli anziani, ma giovani e professionisti preferiscono sicuramente accedere tramite internet. Quanto tempo ci vuole per eseguire una prenotazione on-line? Sono sufficienti pochi minuti. L’importante è avere a portata di mano codice fiscale e ricetta impegnativa rossa. Fondamentale è conservare il numero di prenotazione generato automaticamente dal sistema grazie al quale, se necessario, è possibile spostare un appuntamento o eventualmente disdirlo. Trovo quest’ultimo punto molto importante. Perché? Perché spesso le visite non vengono disdette! Le/I pazienti semplicemente non si presentano all’appuntamento. Questo è un peccato poiché nel momento in cui una prenotazione viene annullata ne può immediatamente usufruire qualcun altro. Disdire un appuntamento al quale non si può essere presenti aiuterebbe indubbiamente a ridurre i tempi di prenotazione. Esistono anche altre alternative alla classica prenotazione telefonica? Sì, esistono. Tutte le visite possono essere prenotate anche via mail. Ogni Comprensorio sanitario ha un indirizzo e-mail appositamente dedicato che è possibile trovare consultando il sito dell’Azienda sanitaria www.asdaa.it. Il/La paziente che ha inviato la mail viene contattato/a telefonicamente per concordare l’appuntamento. Se vogliamo, si tratta di una sorta di prenotazione on-line “light”. Le campagne di successo vivono grazie a coloro che offrono il proprio impegno. A questo proposito, l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige ha trovato due persone molto speciali. Non è sempre facile ottenere attenzione per una buona causa. I volti noti sono un valido aiuto per le campagne di sensibilizzazione. Quelli di Petra Zublasing, originaria di Appiano e campionessa mondiale di tiro con la carabina, e del giocatore caldarese dell’Hockey Club Bolzano Anton Bernard sono senza dubbio due tra i volti più noti della nostra Provincia. Entrambi gli atleti hanno accettato di prestare la propria immagine per supportare la campagna sulla vaccinazione contro i virus del Papilloma umano (HPV) lanciata dall’Azienda sanitaria dell’Alto Adige. Gratis, ovviamente! I virus del Papilloma umano sono virus comuni e diffusi che si trasmettono per contatto sessuale e che, in alcune circostanze, possono causare tumori. La vaccinazione precoce è un’importante arma di prevenzione. Obiettivo della campagna è quello di fornire informazioni in merito. Presumibilmente sia la Zublasing che Bernard hanno già avuto esperienze di Fotoshooting e di campagne pubblicitarie. Per Anton Bernard ne abbiamo la certezza: a settembre di quest’anno, in occasione della campagna pubblicitaria di una nota catena altoatesina di negozi per articoli sportivi, egli ha mostrato non solo il suo volto, ma molto di più. Uno sci a coprire le parti intime e il corpo disegnato (digitalmente) con un’infinità di tatuaggi. Colpisce davvero molto la differenza tra l’immagine da manuale del marketing e la foto utilizzata in occasione della campagna contro l’HPV, dove il Bernard versione “bravo ragazzo” posa nella sua divisa da hockeista. Ed è proprio questa seconda immagine che ritrae il vero Anton, come da lui stesso confermato in occasione di un’intervista al portale online stol.it. La foto scattata per pubblicizzare la catena rivenditrice di articoli sportivi non corrisponde alla sua natura: “La posa stessa dice: ‘Non mi importa di nulla, faccio quel che mi pare’. Non sono davvero così.” Un’affermazione confermata anche dal suo impegno per sostenere la campagna d’informazione dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige contro l’HPV, che partirà a metà dicembre con la distribuzione di flyer e poster in tutta la Provincia. Management & Amministrazione Una campagna con testimonials di eccellenza 23 Management & Amministrazione Peter A . Seebacher Foto Sportler AG Foto gor Gottardi Un uomo, due volti: il giocatore dell‘HCB Anton Bernard, originario di Caldaro, può giocare diversi ruoli. No, i tatuaggi non sono veri. one # 01/14 Costruito per durare nel tempo 25–27 Bolzano La Lunga Notte della Ricerca 28–29 Gite 2015 29 International South Tyrolean Diagnostic Forum 2015 29 La comprensione è tutto 30 Mer ano Gestione professionale della de-escalation 31 “Il periodo più stressante è passato” 32 Coordinatore infermieristico sul K2 (8611m) 32 Pronti per una moderna amministrazione ospedaliera 33 Stelle della danza 33 Brunico Partecipare attivamente 34–35 13 nuovi operatori e operatrici socio-sanitari/e 35 Un vincente lavoro di squadra 35 Dai Comprensori Bressanone Costruito per durare nel tempo 25–27 Bolzano La Lunga Notte della Ricerca 28–29 Gite 2015 International South Tyrolean Diagnostic Forum 2015 29 La comprensione è tutto 30 Mer ano Gestione professionale della de-escalation 31 “Il periodo più stressante è passato” 32 Coordinatore infermieristico sul K2 (8611m) 32 Pronti per una moderna amministrazione ospedaliera 33 Stelle della danza 33 Brunico Partecipare attivamente 34–35 13 nuovi operatori e operatrici socio-sanitari/e 35 Un vincente lavoro di squadra 35 Dai Comprensori Bressanone 29 Costruito per durare nel tempo 25–27 Bolzano La Lunga Notte della Ricerca 28–29 Gite 2015 29 International South Tyrolean Diagnostic Forum 2015 29 La comprensione è tutto 30 Mer ano Gestione professionale della de-escalation 31 “Il periodo più stressante è passato” 32 Coordinatore infermieristico sul K2 (8611m) 32 Pronti per una moderna amministrazione ospedaliera 33 Stelle della danza 33 Brunico Partecipare attivamente 34–35 13 nuovi operatori e operatrici socio-sanitari/e 35 Un vincente lavoro di squadra 35 Dai Comprensori Bressanone Costruito per durare nel tempo 25–27 Bolzano La Lunga Notte della Ricerca 28–29 Gite 2015 International South Tyrolean Diagnostic Forum 2015 29 La comprensione è tutto 30 Mer ano Gestione professionale della de-escalation 31 “Il periodo più stressante è passato” 32 Coordinatore infermieristico sul K2 (8611m) 32 Pronti per una moderna amministrazione ospedaliera 33 Stelle della danza 33 Brunico Partecipare attivamente 34–35 13 nuovi operatori e operatrici socio-sanitari/e 35 Un vincente lavoro di squadra 35 Dai Comprensori Bressanone 29 one # 01/14 Bressanone A maggio di quest’anno l’Ospedale di Bressanone ha festeggiato il suo 100° compleanno. Hartmuth Staffler, giornalista ed autore della voluminosa pubblicazione celebrativa, ci racconta aneddoti e curiosità emerse durante la sua ricerca. Ma anche sul perché l’amministrazione comunale già allora si fosse espressa contro la costruzione di una Funivia sulla Plose. 25 Dai Comprensori Peter A . Seebacher Quanto impegno ha richiesto la ricerca per redigere la pubblicazione sul giubileo? La costruzione dell’Ospedale, 100 anni fa, fu un evento che coinvolse i brissinesi e a cui fu dato ampio risalto sulla stampa dell’epoca, in particolare sul “Brixner Chronik”. Ho consultato molte annate di questa pubblicazione ed ho trovato grande disponibilità e facile accesso anche alle fonti conservate sia presso l’Archivio della città che in quello dell’Ospedale. Ho potuto inoltre consultare le cronache redatte dalle “Kreuzschwestern” che prestavano servizio presso l’Ospedale di Bressanone. Un’altra utile fonte di informazioni è stata la pubblicazione celebrativa dell’inaugurazione. Non ho trovato grosse difficoltà in questa ricerca, anche se alcuni aspetti richiederebbero un maggiore approfondimento, ad esempio il ruolo dell’Ospedale durante la Prima Guerra Mondiale o l’occupazione da parte della Wehrmacht durante la Seconda Guerra Mondiale. Le vecchie foto dell’edificio hanno un fascino particolare, dove le ha trovate? Al tempo, proprio per l’importanza dell’avvenimento, furono scattate molte fotografie; alcune di queste, trasformate in cartoline postali, si trovano ancora oggi. Altre foto, di eccellente qualità, provengono invece dalla pubblicazione Dai Comprensori Costruito per durare nel tempo che fu realizzata in occasione dell’inaugurazione. I committenti di allora dovettero affrontare difficoltà economiche e lunghi tempi di costruzione. Un destino comune ai grandi progetti, esattamente come accade oggi, o vi furono delle cause particolari? In realtà meno di due anni per la costruzione di un ospedale con 180 posti letto è un periodo molto breve. Non credo che oggi si riuscirebbe a fare meglio. Le difficoltà finanziarie erano dovute soprattutto al fatto che l’amministrazione comunale di allora, con il dinamico sindaco Otto v. Guggenberg, fece il passo più lungo della gamba. La Cassa di Risparmio di Praga concesse un prestito di due milioni di corone, con le quali l’amministrazione intendeva finanziare numerosi progetti, tra i quali figurava anche la funivia della Plose. Quel prestito, tuttavia, non avrebbe coperto tutte le spese previste che quindi subirono un ridimensionamento per l’impossibilità di ottenere altri finanziamenti. La priorità fu data all’Ospedale e, grazie a delle misure per contenere i costi, si spese meno della cifra preventivata. Le discussioni riguardo a questi grandi progetti furono allora molto accese; la differenza rispetto ad oggi è che allora il Comune doveva in gran parte autofinanziarsi. one # 01/14 26 Bressanone Lei scrive che la pressione per la costruzione di una nuova struttura venne dai cittadini. Questo l’ha stupita? La pressione per la nuova struttura venne soprattutto dalle autorità che in questo modo risposero alla pressante richiesta dei cittadini. Nel diciannovesimo secolo Bressanone aveva vissuto un periodo di stagnazione su tutti i fronti. A cavallo tra i due secoli, con la vittoria dei “ChristlichSozialen” e con l’elezione di Otto von Guggenberg quale sindaco della città, vi fu una svolta e si volle recuperare tutto ciò che le precedenti amministrazioni non erano state in grado di realizzare. Tenendo conto delle condizioni catastrofiche in cui versava il “Heilig-Geist-Spital” non sorprende il desiderio che allora emerse di avere un ospedale al passo coi tempi. Foto PERSONALE Dai Comprensori Che significato ebbe questo progetto al tempo? Fu portato avanti a livello locale o vi fu il coinvolgimento di tutto il Tirolo? L’Ospedale fu progettato fin dal principio con una duplice finalità: creare una struttura pubblica per la popolazione della valle d’Isarco e della val Pusteria ed un Sanatorio per i pazienti paganti e provenienti da tutto l’Impero, per poter così coprire almeno in parte i costi di gestione. La “Possiamo imparare che una struttura ben progettata e ben costruita può assolvere la sua funzione anche dopo cent’anni…” Hartmuth Staffler one # 01/14 costruzione dell’ospedale fu quindi pubblicizzata non solo in Tirolo ma anche in tutto l’Impero. Tra l’altro, la dicitura “Sanatorio” stava ad indicare “clinica privata”; all’inizio i/le pazienti con patologie dell’apparato respiratorio non erano nemmeno ammessi/e. Che importanza ebbe la nuova struttura per lo sviluppo della valle d’Isarco e del Sudtirolo? Solamente alcune settimane dopo l’inaugurazione scoppiò la Prima Guerra Mondiale, cosa che influenzò molto l’attività della struttura non permettendole di avere quell’impulso che sicuramente l’avrebbe caratterizzata in tempo di pace, considerando anche il fatto che vi lavoravano medici di fama mondiale. Al regime fascista del tempo la struttura sembrò troppo lussuosa e per questo venne trasformata in Sanatorio per le malattie polmonari, cosa che di certo non favorì lo sviluppo della città. Durante la sua ricerca è emerso qualche fatto o aneddoto curioso? Sicuramente curioso è il fatto che agli inizi l’Ospedale fosse in gran parte autosufficiente, grazie anche all’attività agricola del maso Klinger e al fatto che lo stato di salute dei maiali che vi venivano allevati fosse monitorato almeno quanto quello dei pazienti e delle pazienti dell’Ospedale. Oppure che durante la Seconda Guerra Mondiale l’Ospedale si procurò un asino che venne impiegato per tutti i trasporti. Al giorno d’oggi, poi, è inconcepibile che nel 1928 alla moglie del Primario Georg Pototschnig, anche lei chirurgo, non fosse permesso operare senza la supervisione del marito, se non in casi urgenti. Un altro aneddoto: dopo la guerra, nella cappella dell’Ospedale, numerosi nazisti furono riammessi nella Chiesa Cattolica. Anche comunisti ed ebrei furono „spinti“ verso la religione cattolica; la salute dell’anima era importante quanto quella del corpo. Lei scrive che l’Ospedale di Bressanone era uno dei più moderni del tempo. A cosa si riferisce in concreto? La frase „uno degli ospedali più moderni dell’ Impero“ è una citazione tratta dalla stampa dell’epoca. Col tempo questa frase fu confermata anche dai fatti. Ad esempio, l’apparecchiatura radiologica fornita dalle “VEIFA-Werken” di Vienna corrispondeva ai massimi standard della tecnologia di allora, come mi ha recentemente confermato il Prof. Mario Reggio dell’Associazione Italiana di Fisica in Medicina. Bressanone 27 Dai Comprensori Foto Comprensorio sanitario Bressanone Le sale operatorie dotate delle più moderne apparecchiature erano considerate una novità assoluta. Anche gli impianti di climatizzazione, le celle frigorifere, le lavatrici, il telefono, gli ascensori riservati al personale, i letti e il cibo rappresentavano uno standard molto più elevato rispetto a quello del tempo. Il centenario edificio ospedaliero del tempo si integra tutt’ora perfettamente con la struttura architettonica dell’Ospedale di Bressanone Cosa possiamo imparare dalla storia centenaria dell’Ospedale di Bressanone? In primo luogo è da ammirare la decisione con cui l’allora amministrazione riuscì a portare avanti un progetto così controverso a causa dei costi. Poi, le prestazioni del personale, non numeroso ma motivato e intraprendente. Possiamo imparare che una struttura ben progettata e ben costruita può assolvere la sua funzione anche dopo cent’anni, mentre altre strutture costruite male in tempi più recenti sarebbero già da demolire. Il “Kaiser-Franz-Josef-Jubiläumskrankenhaus” fu inaugurato il 22 giugno 1914. La costruzione era stata deliberata dal Consiglio comunale in occasione del 60° anniversario dell’incoronazione dell’Imperatore Francesco Giuseppe (Kaiser Franz Josef). Dopo varie vicissitudini ed una temporanea conversione in Sanatorio pneumologico, questa struttura classicheggiante è oggi l’edificio C dell’ Ospedale di Bressanone. Al suo interno si trovano il reparto di Psichiatria, il Servizio di Igiene e Sanità pubblica, la Lungodegenza, la Medicina sportiva e la Medicina del lavoro, la Pneumologia e gli uffici dell’Amministrazione. one # 01/14 Foto Eurac/Martina Jaider Dai Comprensori 28 Bolzano Anche quest’anno e per la terza volta il Comprensorio sanitario di Bolzano ha preso parte alla Lunga Notte della Ricerca (LUNA). Come avvenuto per le precedenti edizioni, anche questa volta l’organizzazione dell’evento, che si è svolto presso l’Ospedale centrale di Bolzano, è stata curata dal team dell’Ufficio stampa. Bolzano K arin Dell antonio LUNA – La Lunga Notte della Ricerca one # 01/14 Un evento riuscito, come confermato dai circa 800 visitatori che hanno letteralmente assalito i tre stand allestiti all’interno dell’ospedale centrale di Bolzano. Una serie di interessanti test, informazioni sullo stile di vita, sulla corretta alimentazione, sulla prevenzione e una visita guidata all’interno del nuovo Laboratorio centrale di analisi sono stati gli argomenti che hanno indotto quest’anno molti cittadini a fare tappa presso il nostro ospedale. Questa è la terza partecipazione del Comprensorio sanitario di Bolzano alla Lunga Notte della Ricerca (LUNA), un evento organizzato dall’EURAC che ha coinvolto anche quest’anno diverse istituzioni all’insegna del motto “Science makes you fly”. La location era segnalata dalla bandiera della LUNA, messa a disposizione dall’EURAC, e illuminata ad arte davanti 14 febbraio Venezia (carnevale) 21 febbraio DEZ 7 marzo DEZ 14 marzo Vicenza 21 marzo Regensburg Firenze Dai Comprensori Foto Eurac/Martina Jaider 29 11 aprile Bolzano Circolo ricreativo Ospedaliero(CRO) Bolzano – Gite 2015 Sono inoltre state eseguite, sempre dal personale del Laboratorio, oltre 200 analisi del sangue con valutazione immediata della glicemia, dei trigliceridi e del colesterolo. all’ingresso principale. Già prima delle 17, orario convenuto di inizio della manifestazione, hanno iniziato ad affluire le prime persone. Presso gli stand predisposti nei corridoi dell’ospedale, i visitatori e le visitatrici hanno potuto verificare il loro stato di fitness, con un test da sforzo eseguito dalla Medicina dello sport, controllare l’età biologica (invecchiamento delle cellule) o ascoltare le indicazioni per una nutrizione sana e bilanciata fornite dal personale della Dietetica e Nutrizione clinica. Con una presentazione digitale, i visitatori e le visitatrici sono stati/e preparati/e alla visita guidata del Laboratorio. Un’occasione unica quella di vedere dall’interno il Laboratorio di analisi con le sue sofisticate attrezzature, tra l’altro appena inaugurato. Nel corso della serata sono inoltre state eseguite, sempre dal personale del Laboratorio, oltre 200 analisi del sangue con valutazione immediata della glicemia, dei trigliceridi e del colesterolo. Le analisi con relativi test, le informazioni e le visite sono state accolte molto positivamente dai visitatori/dalle visitatrici che hanno atteso, in qualche frangente anche abbastanza a lungo, ma sempre pazientemente il loro turno. Alla fine della serata, molto lunga e impegnativa per il personale, ha prevalso sulla stanchezza la soddisfazione per la riuscita della manifestazione e la consapevolezza di essere riusciti a trasmettere ai visitatori e alle visitatrici un messaggio chiaro e positivo sul cosa fare per gestire e preservare al meglio la propria salute. International South Tyrolean Diagnostic Forum 2015 Dal 20 al 21 marzo 2015, dopo il successo degli anni passati, presso l’EURAC Convention Center a Bolzano si terrà la terza edizione del “International South Tyrolean Diagnostic Forum”. Il tema di questa edizione sarà incentrato sui Biomarker in ambito oncologico. Anche quest’anno, il team organizzatore insieme al responsabile scientifico Prof. Markus Hermann è riuscito a portare a Bolzano, in qualità di relatori, una selezione di esperti/e nazionali ed internazionali. A conferma dell’internazionalità dell’evento basti osservare come i relatori e le relatrici provengano da ben otto nazioni e tre continenti. Oltre alle relazioni su temi innovativi quali la circolazione delle cellule tumorali e le micro-particelle, verranno offerte ai/alle partecipanti anche interessanti discussioni su concreti casi clinici. Il congresso è rivolto a medici/ mediche, infermieri/e e tecnici/tecniche di laboratorio. Al termine del congresso si terrà una manifestazione aperta alla cittadinanza dove esperti ed esperte del settore parleranno di temi quali “sport e tumore” e “alimentazione e tumore”. Informazioni in merito a iscrizione e programma si trovano su www.south-tyrolean-diagnosticforum.com. In alternativa, direttamente ai numeri telefonici: 0471 908 959 e 0471 285 400 one # 01/14 BOLZANO Il progetto “Inclusione Gries” è un’iniziativa nata in seguito all’apertura del Centro di riabilitazione psichiatrica di via Fago che si propone di abbattere tutti i “muri”, sia quelli interni che quelli esterni. La comprensione è tutto “Desideriamo che questa struttura, dedicata alla riabilitazione psichiatrica, si integri al meglio con l’ambiente circostante, che venga accettata dai/dalle residenti e che i nostri/le nostre pazienti si sentano liberi/e, a proprio agio, nel muoversi all’interno del quartiere di Gries”, spiega la Psicologa dott.ssa Isabella Gualtieri. È stata lei, insieme al Primario del Servizio psichiatrico del Comprensorio sanitario di Bolzano dott. Andreas Conca e al dott. Luigi Basso, a dare vita a questo progetto. La prima fase del progetto è già in pieno svolgimento. Tra maggio e agosto di quest’anno, agli/alle abitanti di Gries, sono stati distribuiti circa 4000 questionari e 800 di questi sono stati compilati e restituiti. I/le residenti, in forma anonima, potevano esprimere il proprio sentire e le proprie opinioni in merito alla malattia mentale. È stato rilevato anche il livello di conoscenze e competenze rispetto a questo argomento. Lo scopo della ricerca era anche quello di confrontare le risposte fornite dai/dalle residenti nella zona della nuova sede rispetto a quelle raccolte nel 1999 tra coloro che risiedevano nei pressi della vecchia sede del “Gieserhof”. Quanto emerso servirà come verifica. “La nostra ipotesi di lavoro si basa anche sulla positiva esperienze del Grieserhof che ormai è perfettamente integrato con l’ambiente circostante, dove tendenzialmente abbiamo a che fare con meno pregiudizi o resistenze. Ci aspettiamo qualcosa di simile anche dal quartiere di Gries, soprattutto dopo il lavoro di integrazione che è già iniziato”, spiegano la dott.ssa Gualtieri e l’infermiere Enzo Lauria. La seconda fase del progetto guarda ai cambiamenti. Attraverso una serie di iniziative di informazione e sensibilizzazione dovrebbe essere possibile abbattere one # 01/14 paure e pregiudizi. La sfida è quella di rendere le persone consapevoli del fatto che il nuovo Centro è una risorsa per l’intero quartiere, non solo per i/le pazienti ed i loro familiari. Un’importante iniziativa al riguardo è stata la cerimonia di inaugurazione: le porte sono state aperte a tutti gli interessati e a tutte le interessate. Isabella Gualtieri esprime grande entusiasmo nel descrivere la struttura: “Abbiamo una splendida sala polifunzionale e anche una palestra, che potremmo eventualmente mettere a disposizione di scuole o associazioni non-profit. Abbiamo già avuto delle richieste!” In questo modo verrebbero facilitati i contatti tra i cosiddetti “utilizzatori normali” e i/le “clienti” della struttura di riabilitazione psichiatrica: “Speriamo che così gli eventuali rancori, le paure ed i pregiudizi possano essere eliminati e che al loro posto nasca una reciproca comprensione. Quando si parla di salute mentale, la comprensione è davvero tutto!” Solo nel 2015 sarà possibile sapere se la campagna di informazione e sensibilizzazione avrà avuto l’effetto sperato. Per allora è anche previsto un secondo sondaggio. Foto Isabella Gualtieri Dai Comprensori 30 BOLZANO Luk as R affl MERANO Situazioni di tensione che possono degenerare in vere e proprie aggressioni sono per natura frequenti anche nell’ambiente socio-sanitario. 31 MERANO Sabine Fl arer Informazioni dott.ssa Sabine Moser Servizio psichiatrico di Bolzano [email protected] dott.ssa Verena Perwanger Servizio psichiatrico di Merano [email protected] Maggiori sono le problematiche che riguardano la sfera sanitaria e sociale e maggiori saranno anche le occasioni di “rottura“. Sui pazienti gravano timori e paure, perdita di autonomia ed autostima, preoccupazioni esistenziali, crisi personali, sofferenze, sentimenti di rabbia verso sé stessi o gli altri. Il senso di impotenza che viene contemporaneamente avvertito genera particolare irritabilità. Spesso questo mix può produrre un campo di tensioni, in cui l’interessato può reagire aggressivamente a degli stimoli apparentemente banali. Per le collaboratrici ed i collaboratori delle professioni sanitarie ciò rappresenta un fattore di stress notevole. Il quotidiano confronto con dolore, morte e quindi lutto, sovraccarichi di lavoro e carichi di lavoro sottostimati, responsabilità, conflitti, problemi organizzativi o gestionali sono fattori di stress, che possono condurre a una potenziale aggressività anche all’interno del gruppo di lavoro. Per trattare questo tema con professionalità è richiesta una responsabilità non comune. Come meta primaria si mira tuttavia ad un’assistenza e trattamento qualificati nonostante linee di condotta molto impegnative, subito seguita dalla sicurezza del personale. Dai Comprensori Gestione professionale della de-escalation Per i loro collaboratori e le loro collaboratrici, i Servizi psichiatrici di Merano e Bolzano, per gli anni 2014 e 2015 hanno organizzato un ampio progetto di formazione in tecniche professionali di deescalation in collaborazione con l’Istituto ProDeMa®. Il forte interesse dimostrato per questa tematica ne ha confermato l‘attualità nonché l’esigenza di una formazione professionale. Il principio di una deescalation professionale dovrebbe quindi essere presentato anche ad altri reparti e servizi: sempre sul tema, in ottobre e novembre 2014, sono stati tenuti dei corsi di aggiornamento presso la Casa della cultura Lichtenburg di Nalles. Obbiettivi posti: sviluppare le competenze nel rapporto con bambini e giovani, o loro familiari molto agitati, potenziare le conoscenze di base per il personale dirigente in relazione a collaboratrici e collaboratori traumatizzati e la formazione del cosiddetto primo assistente collegiale nell’assistenza acuta, ossia dopo avvenimenti traumatizzanti: quest’ultimo, secondo gli organizzatori, ha ottenuto un buon riscontro. one # 01/14 Foto PERSONALE MERANo La ristrutturazione del tratto degenze dell’Ospedale di Silandro è in corso dalla tarda estate del 2013. Per non intasare tutta l‘attività ospedaliera l’opera è stata suddivisa in due fasi: dapprima la modifica del tratto est per poi continuare con il risanamento della metà sul versante ovest. merano Sabine fl arer Foto Valentine Strobl Dai Comprensori 32 “Il periodo più stressante è passato” Il periodo più difficile è stato sicuramente quello in cui i pazienti, durante la prima fase, hanno dovuto essere ricoverati in spazi ristretti nel vecchio tratto delle degenze. Questa fase è ora prossima alla conclusione: i percorsi, attraverso la parte risanata, sono già scorrevoli e anche il resto verrà presto adeguato. Recentemente la dirigenza ospedaliera, insieme ad alcuni politici della Val Venosta, ha voluto farsi un’idea del procedere dei lavori che hanno ora raggiunto una tappa importante. L’architetta responsabile dei lavori, dott.ssa Heike Pohl, è soddisfatta: „Nonostante i delicati rapporti tra attività ospedaliera e lavori di ristrutturazione in cantiere, la prima fase che riguarda il primo ed il terzo piano, nelle prossime settimane sarà ultimata. Seguirà il collegamento del tratto ovest col tratto one # 01/14 A tramite i corridoi divisionali, anche questi ormai finiti. Saranno pronti ed utilizzabili anche i primi spazi per dipendenti e pazienti.“ Seguiranno i restanti piani della parte situata ad est cosicché entro aprile 2015 tutte le zone di questa prima metà saranno pronte all’uso. Presumibilmente nella primavera del 2016 i lavori di ristrutturazione saranno definitivamente conclusi. La Direttrice di comprensorio dott.ssa Irene Pechlaner ha potuto farsi un‘idea personalmente dell’avanzamento dei lavori ed ha permesso la partecipazione anche ai politici valvenostani dott. Richard Theiner, ex assessore provinciale che si era occupato a suo tempo del progetto, dott. Andreas Tappeiner e dott. Sepp Noggler. „I lavori sono nei tempi previsti e sono contenta che il periodo più impegnativo sia passato. Rumori, posti ristretti e altri ostacoli a causa dei lavori saranno molto meno di intralcio nel quotidiano sia di pazienti che di collaboratori“. All’incontro hanno partecipato anche il dirigente amministrativo dott. Gottfried Federspiel, il direttore medico dott. Anton Theiner, il Primario dott. Oreste Pieramico, l’Ing. dott. Walter Felder ed il Geom. Martin Ratschiller. Era presente anche la Presidente della Comunità comprensoriale Andreas Tappeiner. Coordinatore infermieristico sul K2 (8611m) Il tempo di Nikolaus Gruber viene scandito con precisione quasi svizzera: di giorno è coordinatore del personale infermieristico presso il Distretto sanitario di Lana, nel tempo libero il suo cuore appartiene alla famiglia, al Soccorso alpino di Ultimo e all'alpinismo di alta quota. Deve le sue conquiste, sempre coronate da altrettanti ritorni alla base sano e salvo, anche al suo innato senso alla prudenza perché, nonostante tutto l’ardire necessario, non dimentica mai che: „La montagna ti appartiene solo quando sei sceso a valle, prima sei tu che appartieni alla montagna“. Ultima avventura: Nikolaus Gruber nell’estate di quest’anno si è avventurato nella scalata degli 8000 raggiugendo la vetta del K2 (8611) insieme a Tamara Lunger, alpinista estrema e, si badi bene, senza sherpa e senza bombole di ossigeno. Dopo un intensivo e faticoso allenamento con marce e zaini fino a 35 chili di peso, Tamara e Nikolaus sono partiti il 12 giugno 2014. Un campo base dietro l’altro e, tra uno e l‘altro, sempre l’attesa che il corpo si adattasse all’aria rarefatta. Il 26 luglio 2014 finalmente in vetta: Nikolaus Gruber e Tamara Lunger hanno messo piede sul K2! Gruber ringrazia tutti coloro che in questo periodo l’hanno sostenuto, particolarmente il suo team presso il Distretto sanitario di Lana. (SF) MERANO Foto sabine Flarer 33 Dancing star Il dott. Andreas Lochmann, Primario della Divisione di medicina interna presso l’ospedale di Merano, ce l’ha fatta ancora: in luglio 2014 ha conseguito il primo posto nei campionati nazionali di disco fox a Rimini. Per la sua passione per il ballo è già stato più volte premiato. Nel congratularci con lui, gli auguriamo ancora tanto divertimento on the dance floor! (SF) Dai Comprensori Sono coloro che decideranno in futuro come impiegare le risorse finanziarie negli ospedali austriaci: si tratta di una delegazione di giovani dell’Istituto austriaco di Tecnica Aziendale Ospedaliera (ÖIK) e che alcuni giorni fa hanno fatto tappa all’Ospedale di Merano. MeranO sabine Fl arer Dalla legislazione sanitaria austriaca a quella italiana: il Coordinatore sanitario dott. Roland Döcker e l‘ex Direttore sanitario dell’ospedale di Bolzano, dott. Karl Kob, hanno accuratamente sottolineato le differenze fra i due diversi sistemi sanitari conoscendo entrambi molto bene questa realtà d’oltre confine. Il Direttore dell‘Ufficio Controlling, Martin Pfitscher, dati alla mano, ha spiegato il ruolo che riveste attualmente il Comprensorio sanitario di Merano nel contesto altoatesino. Come ci si aspettava, sono state soprattutto le cifre a suscitare il maggior interesse negli aspiranti amministratori. La Direttrice di Comprensorio, dott.ssa Irene Pechlaner, ha risposto con competenza alle loro domande su economia aziendale, controlling e marketing, riconoscendo che forse per un estraneo la materia potrebbe risultare un po’ complessa. Giro dell‘ospedale: nel pomeriggio è seguito un giro per visitare diversi ambiti ospedalieri, come il Centro senologico, la Divisione di medicina e il Servizio di Medicina complementare. Quest’ultima ha destato un forte interesse nei circa 20 ospiti che hanno affermato: „Un servizio paragonabile da noi non esiste“. Le impressioni del Mag. Klaus Watzinger e dei suoi accompagnatori della ÖIK sono state univoche: „Una bella visita durante la quale siamo stati accolti con cortesia e professionalità. Siamo rimasti positivamente impressionati dalla struttura ospedaliera, per la sua buona organizzazione e pulizia. Il tutto è stato coronato dal suggestivo paesaggio autunnale meranese, che il bel tempo di questi giorni ha contribuito ad esaltare, suscitando in noi il desiderio di tornare presto in Alto Adige. “ Foto PERSONALE Pronti per una moderna amministrazione ospedaliera one # 01/14 Dai Comprensori Maria Elisabeth Rieder 34 Brunico Partecipare attivamente Foto Maria Elisabeth Rieder Dai Comprensori ste che sono state presentate all’Assessora dott.ssa Martha Stocker. L’assemblea dei collaboratori e delle collaboratrici che si è tenuta lo scorso novembre presso l’Ospedale di San Candido era attesa con particolare tensione. L’affluenza è stata quindi molto alta. “Quale Direttore di Comprensorio sono consapevole di essere anche responsabile per l’Ospedale di San Candido. Insieme porteremo avanti il cambiamento e supereremo le difficoltà”. Con queste parole il dott. Walter Amhof ha aperto l’incontro a cui hanno preso parte circa 100 dipendenti. I punti all’ordine del giorno erano: “la Riforma del sistema sanitario dell’Alto Adige”, “Gli effetti della Riforma sull’Ospedale di San Candido” e “L’Audit Famiglia e Lavoro”. Dopo i saluti di rito il Direttore comprensoriale ha spiegato che per lui, oltre ad informare il personale, era importante anche raccogliere suggerimenti e consigli delle collaboratrici e dei collaboratori per inserirli nella lista delle propo- one # 01/14 Il dott. Amhof, il Coordinatore sanitario dott. Thomas Lanthaler e la Dirigente infermieristica Helene Burgmann hanno riferito in merito a quanto emerso durante gli incontri di lavoro svolti fino a quel momento. L’Assessora aveva indicato la data del 24 novembre quale termine ultimo per la consegna di proposte concrete e quindi, presso il Comprensorio sanitario di Brunico, sono stati immediatamente organizzati numerosi incontri strutturati con tutti gli organi dirigenziali. Le proposte che ne sono emerse riguardano in particolar modo la necessità di definire l’offerta sanitaria erogabile in val Pusteria per far sì che venga garantito un buon livello di assistenza alla popolazione che vi risiede. I suggerimenti dei singoli reparti andranno a costituire le basi per il nuovo Piano sanitario provinciale. Nel momento in cui il Direttore di Comprensorio ha iniziato a parlare degli “effetti della riforma sull’Ospedale di San Candido” la tensione all’interno della sala era alta. Ogni cambiamento provoca inevitabilmente delle reazioni su coloro che lo subiscono. Il dott. Amhof ha spiegato che a San Candido i cambiamenti saranno applicati secondo un modello che si suddivide in sette fasi. Ha inoltre motivato le collaboratrici e i collaboratori ad affrontare le future sfide con ottimismo e a non lasciarsi “abbattere” dalle novità. Il Direttore di Comprensorio ha quindi dimostrato come, dal suo punto di vista, esistano ben sei diversi scenari per l’Ospedale di San Candido che vanno dal mantenere le cose come stanno alla trasformazione dell’ospedale in una clinica diurna e fino alla conversione della struttura in una casa di cura per lungodegenti. Molto è ancora aperto e Il personale presente ha avuto la possibilità di esprimere le proprie incertezze in merito a questa situazione, mentre i/le pazienti hanno potuto chiedere se in futuro potranno continuare a rivolgersi all’Ospedale di San Candido o se gli attuali servizi saranno chiusi a breve. All’incontro sono emerse anche molte proposte concrete sul futuro dell’Ospedale, mentre alcuni/e collaboratori/trici hanno espresso il proprio rammarico e la propria delusione nell’aver notato una scarsa stima e poco sostegno da parte delle colleghe e dei colleghi sia del Comprensorio che dell’intera Azienda. Infine, l’autrice di questa news, ha fatto un breve resoconto dello stato attuale del progetto Audit Famiglia&Lavoro, delle misure adottate nonché dell’offerta per dare sostegno alle famiglie nella gestione dei figli. Undici donne e due uomini hanno recentemente concluso il corso per OSS. La consegna dei diplomi è avvenuta presso il foyer dell’Ospedale di Brunico. Il percorso di formazione professionale, organizzato dalla Dirigenza tecnico-assistenziale del Comprensorio sanitario di Brunico, ha avuto una durata di due anni. Gli ospiti d’onore non hanno mancato di congratularsi con questi/e nuovi/e OSS, sia per la scelta professionale compiuta che per l’impegno nel portare avanti la formazione, augurando a tutti/tutte loro grande gioia e soddisfazione per le nuove competenze che andranno a svolgere. Durante gli interventi è stato più volte sottolineato che si tratta di una professione molto richiesta, in grado di arricchire e dare grande soddisfazione a chi la pratica. Un particolare ringraziamento è andato sia al personale docente che ai servizi sociali ed ai reparti dell’ospedale che si sono resi disponibili per lo svolgimento degli stage. Complimenti e applausi sono andati anche a Gertraud Niederbrunner, coordinatrice del corso, per la perfetta organizzazione. (MAR) 35 Grazie a 650 ore di teoria e 450 di pratica i/le partecipanti hanno potuto acquisire le competenze necessarie. In occasione della cerimonia, accanto all’Assessora Martha Stocker, erano presenti anche il Direttore di Comprensorio Walter Amhof, il Coordinatore tecnico-assistenziale Alexander Kugler ed i familiari dei/delle neodiplomati/e. Un vincente lavoro di squadra Al quinto piano dell’Ospedale di Brunico sono in corso dei lavori di ristrutturazione. Il reparto per la somministrazione di chemio e terapie ambulatoriali sarà rinnovato. Durante i lavori di demolizione, che sono durati un mese, si era reso necessario lo sgombero del sottostante reparto di Medicina B dove, approfittando del fatto che era vuoto, in questo lasso di tempo è stato possibile anche effettuare degli urgenti lavori di manutenzione. I pazienti e le pazienti che in quel periodo vi erano ricoverati/e, sono stati/e momentaneamente trasferiti/e presso altri servizi. In tutti questi spostamenti sono infatti stati coinvolti i reparti di Ortopedia/Traumatologia, Medicina A Ovest e Est nonché la Medicina dell’Ospedale di San Candido. “Con soddisfazione posso dire che la perfetta collaborazione professionale ci ha permesso di superare al meglio questo momento”, ha commentato Annelies Hopfgartner della Dirigenza tecnico-assistenziale di Brunico. Il “guardare oltre il proprio orizzonte” ha portato solo vantaggi. Foto Maria Elisabeth Rieder “Insieme porteremo avanti il cambiamento e supereremo le difficoltà” Tra le collaboratrici ed i collaboratori era forte la sensazione di essere stati presi sul serio dalla Direzione e per questo hanno espresso la propria gratitudine. Hanno accolto positivamente il sostegno che è stato loro offerto in questa difficile fase di cambiamento, ma hanno anche chiaramente detto di voler continuare a lavorare per soddisfare le esigenze dei/delle pazienti ed a voler portare avanti la loro lotta per salvare l’Ospedale di San Candido. Brunico 13 nuovi operatori e operatrici sociosanitari/e Dai Comprensori tanto è ancora possibile. Il dott. Amhof ha chiaramente detto che i cambiamenti ci saranno e che tali cambiamenti verranno gestiti in modo da rispondere concretamente a due fondamentali questioni: “Cosa accade ai/alle pazienti? Cosa accade ai collaboratori e alle collaboratrici?” La risposta del Direttore comprensoriale a queste due domande è stata molto semplice: “L’obiettivo deve essere principalmente quello di organizzare un’assistenza sanitaria sicura e comodamente raggiungibile per la popolazione dell’alta val Pusteria. Per le collaboratrici e i collaboratori, il cui posto di lavoro potrebbe subire delle variazioni, devono essere sviluppati dei piani di migrazione e dei criteri trasparenti in caso di domanda di trasferimento. Questi saranno elaborati dai responsabili del Comprensorio sanitario in stretta collaborazione con i sindacati ed i collaboratori / le collaboratrici dell’Ospedale di San Candido”. I team hanno imparato a conoscere le sfide che altri reparti devono affrontare, sviluppando così una maggiore comprensione e ampliando le proprie competenze. I rapporti interpersonali sono stati costruttivi e orientati al lavoro di squadra. I/Le pazienti hanno ricevuto un’assistenza ottimale. Dieter Duregger della ripartizione Tecnica si è occupato dell’organizzazione dei lavori. La ristrutturazione si è conclusa nei tempi prestabiliti e tutto si è svolto in modo corretto. La Direzione di Comprensorio, la Dirigenza sanitaria e quella tecnico-assistenziale ringraziano tutti/tutte per l’ottima collaborazione! (AH) one # 01/14 Chi non sogna di fare ciò che gli piace almeno per un anno? Daniela Stolcis ha realizzato questo sogno grazie alla possibilità data dall’anno sabbatico. Ed oggi è più rilassata che mai. Vita 36 Vita Sabine Fl arer “ Ricaricare le batterie ” Daniela e suo marito Roberto, entrambi infermieri presso il Comprensorio sanitario di Merano, avevano fatto notizia più di 20 anni fa, quando erano diventati genitori di ben quattro gemelli. All’epoca un gran cambiamento che, dall’oggi al domani, li aveva costretti a riorganizzare il loro ménage familiare composto da sei persone, di cui quattro neonati. Daniela era rimasta a casa con i bambini per tre anni per poi riprendere il lavoro in un secondo tempo. I figli ora sono cresciuti e ciascuno ha preso la propria strada. Daniela ha ripreso il lavoro a tempo pieno presso il servizio infermieristico distrettuale; rispetto agli anni passati, riconosce di poter oggi nuovamente “respirare” ma è tuttavia consapevole che anche la sua energia ha un limite. „La prima volta che ho sentito parlare della possibilità di poter scegliere un anno sabbatico, ho pensato: sarebbe bello poter avere un anno solo per me! Poter dare ascolto solo ai miei bisogni ed egoisticamente fare solo ciò che mi piace“. Detto, fatto. Dopo un “consiglio familiare”, che ha rafforzato in lei la deci- one # 01/14 sione di fare questo passo, la domanda è stata inoltrata; sotto sotto però Daniela non si aspettava che sarebbe stata anche accolta. Ancor più grande quindi la sorpresa quando ha saputo che la sua richiesta era stata positivamente valutata e che già dal mese successivo sarebbe stata ‘libera’. „Per me questo ha rappresentato quasi uno shock, perché d’un tratto voleva dire dovermi adattare il più presto possibile ad una nuova vita“, confessa ora Daniela. Fortunatamente ha incontrato il favore di superiori comprensivi ed il lavoro, anche dopo 25 anni, le avrebbe dato ancora grandi soddisfazioni – asserisce. Anche se l’assistenza al Distretto, soprattutto per i tanti pazienti terminali ed il fatto che l’assistenza domiciliare viene perlopiù prestata singolarmente, è molto usurante. E anche quest’ultimo aspetto ha fatto pendere la bilancia per la pausa: „Ho sentito semplicemente che ero stanca ed era arrivato il tempo per ricaricare le batterie“, ha dichiarato la ora 49enne Daniela. I mesi successivi sono stati de- “Ho sentito semplicemente che ero stanca ed era arrivato il tempo per ricaricare le batterie” Foto PERSONALE dicati soprattutto agli hobbies preferiti, camminare e viaggiare e per Daniela sono volati: „Ho fatto trekking in Grecia, ho accompagnato un gruppo di persone socialmente svantaggiate al mare ed ho fatto un viaggio con mio marito. Ci sono state tantissime escursioni in montagna ed ora mi sento sufficientemente in forma per intraprendere il cammino di S. Giacomo di Compostela in Spagna“. Daniela ha dedicato del tempo anche alla famiglia. Con quattro figli è spesso così, che ci si trova sempre insieme agli altri o che gli incontri avvengono contemporaneamente. Ed è un peccato perché una mamma vorrebbe tenere in considerazione la personalità individuale di ciascun figlio, rispettare le sue predilezioni, curando così un po’ di più il legame madre-figlio. „In questo periodo, con ciascuno dei miei figli, ho così intrapreso sempre più spesso viaggi, incontri, cene o altro che facesse piacere ad entrambi. Un’esperienza meravigliosa che mi sarebbe altrimenti stata spesso preclusa per mancanza di tempo“. Vita 37 Daniel a Stolcis Daniela Stolcis ha scambiato – almeno per un anno - il ‘profumo’ dei disinfettanti con l’aria fresca di montagna: “Ho compreso quanto sia importante poter vivere i propri sogni e non rimandare tutto al domani”. A dicembre si concluderà l’anno sabbatico e per Daniela significherà la ripresa del lavoro quotidiano. „Il tempo è volato ed ora posso consigliare a tutti quest’esperienza“, conclude. „E‘ proprio in una professione come la nostra che t’accorgi quanto sia limitato e quindi ancor più prezioso il tempo che si ha da vivere. Oggi mi sento più rilassata e per le piccolezze non me la prendo più. Ho imparato che si deve cercare di realizzare i propri sogni, per non dover più tardi rimpiangere le occasioni perdute. E’ per questo motivo che ho voluto farmi personalmente un regalo con l’anno sabbatico“. one # 01/14 “Bisogna avere ancora il caos dentro di sé per generare una stella danzante” Grafico informativo medici praticanti 2011 Quanti abitanti per un medico? Dal primo ottobre 2014 Emanuela Pattis è Dirigente tecnico-assistenziale coordinatrice reggente presso il Comprensorio sanitario di Bressanone. Austria 207 italia 244 Lituania 244 Spagna 251 Bulgaria 259 Svizzera 261 Germania 262 Norvegia 269 Francia 326 Ungheria 338 Regno Unito 363 Slovenia 401 Romania 418 Polonia 458 Secondo la definizione dell’ISCO 88 (codice 2221) i medici sono chiamati ad adottare procedure di prevenzione e cura, migliorare e sviluppare concetti, teorie e metodi e condurre ricerche in ambito medico e sanitario. Il numero dei medici viene determinato secondo i seguenti parametri: “medici praticanti”, “medici professionalmente attivi”, o “medici abilitati”. I medici praticanti hanno il contatto diretto con i pazienti quali beneficiari di prestazioni. (Fonte: eurostat) one # 01/14 Nel 1981 la Pattis inizia la propria attività lavorativa a Bressanone come infermiera. Negli ultimi 17 anni è stata Coordinatrice tecnico-assistenziale dapprima presso l’Ospedale di Bressanone e successivamente come responsabile dell’assistenza domiciliare per l’area territoriale. Amante della musica, è un’ottima cantante ed una preparata musico-terapeuta. Desidera soprattutto promuovere l’aggiornamento professionale dei collaboratori e delle collaboratrici, ma anche creare un clima di lavoro caratterizzato da una buona cultura della comunicazione e del rispetto reciproco. Emanuela Pattis: “Esattamente come accade in un orchestra, solo se tutti gli strumenti suonano in sintonia, ne scaturisce una buona melodia.” (pas) Foto PERSONALE 38 Nuova Coordinatrice a Bressanone Sul personale Foto Marina Cattoi Friedrich Nietzsche La nuova Primaria del Servizio psichiatrico di Merano Alla nuova Primaria questa citazione di Friedrich Nietzsche piace molto perché è proprio nell’ambito della psichiatria che il pensiero, anche non convenzionale, è importante. Dall’estate di quest’anno la 53enne dottoressa, originaria di Redagno, sovrintende al Servizio psichiatrico di Merano. La dott.ssa Verena Perwanger ha studiato ad Innsbruck, si è specializzata a Verona e a Londra, iniziando la sua attività lavorativa di psichiatra presso il Comprensorio sanitario di Bolzano. Dal 1998 fa parte del team che, fino a prima del suo pensionamento, era diretto dal dott. Lorenzo Toresini del Servizio psichiatrico di Merano. “Mi fa piacere che l'incarico di dirigere il Servizio di Merano sia stato affidato a me, so che vi si lavora in modo eccellente; qui è possibile applicare la mia concezione di psichiatria moderna". “Rispetto e stima, capacità di confronto e auto-osservazione sono aspetti che tutti/tutte coloro che operano in ambito psichiatrico dovrebbero possedere", conclude la dott.ssa Perwanger. La “nuova” Primaria viene descritta come ottima collaboratrice per il lavoro in rete ed ha già maturato esperienza nella dirigenza di ambiti delicati; negli ultimi anni è stata infatti responsabile della Casa Basaglia di Sinigo. (sf) Saluti in rete Peter A. Seebacher Dal primo luglio 2014 il dott. Lukas Lusuardi è Primario del reparto di Urologia presso l’Ospedale aziendale di Bressanone. Lusuardi, nato a Malles in val Venosta, è cresciuto a Bolzano ed è un “altoatesino DOC”, come lui stesso ama simpaticamente definirsi. Lukas Lusuardi ha compiuto i suoi studi universitari a Verona ed ha iniziato l’attività professionale nel reparto di Urologia dell’Ospedale centrale di Bolzano. Per quattro anni è stato dirigente medico dell’Urologia pediatrica di Linz (A) e per un anno dell’”Allgemeines Krankenhaus” di Vienna (A). Dal 2004 al 2010 Lusuardi ha nuovamente prestato servizio presso il reparto di Urologia di Bolzano in qualità di dirigente medico. Dopo di ché è tornato in Austria accettando l’offerta di collaborazione con la Clinica universitaria di Salisburgo. Ora è nuovamente in patria. Lusuardi vanta grande esperienza nel campo dell’urologia pediatrica ricostruttiva. In questo settore specialistico, spiega il neo Primario, la tendenza è quella di intervenire in modo sempre meno invasivo. Egli appoggia tale tendenza sostenendo fortemente la via della chirurgia laparoscopica. Anche in Alto Adige Lusuardi vorrebbe lavorare ancora di più in questa direzione. Egli è anche un appassionato sportivo che ama in particolar modo il tennis e lo sci. (pas) Il dott. Mario La Guardia ha preso ufficialmente in consegna, in qualità di Primario, l’Unità operativa di Pronto soccorso e il reparto di Astanteria dell’Ospedale di Bolzano che dirigeva, quale reggente, dal 2011. Si è diplomato nel 1977 al Liceo scientifico E. Torricelli di Bolzano e si è laureato in medicina e chirurgia presso l’Università di Verona nel 1983, dove ha conseguito, nel 1988, anche la specializzazione in chirurgia. Dal 1986 al 1989 ha svolto la sua attività medica presso le sedi di Bolzano e Bressanone dell’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro e di consulenza medico-legale presso il Tribunale di Bolzano. Nel 1989 è approdato al Pronto soccorso di Bolzano e nel 1993 è diventato aiuto corresponsabile ospedaliero dello stesso, specializzandosi successivamente nel settore “Politrauma”. Dal 2006 è stato responsabile di Struttura Semplice “Area rossa di Pronto Soccorso-Medicina e Chirurgia d’Urgenza” fino al 2011, quando ha sostituito il Primario uscente dott. Franco De Giorgi. Il dott. La Guardia svolge il ruolo di Tutor per l’esame di Stato conferito dall’Università degli Studi di Bologna e fa parte del gruppo di lavoro “Trauma Group Alto Adige”. Annovera nel suo curriculum diversi corsi, aggiornamenti e pubblicazioni soprattutto nell’ambito della Medicina d’Urgenza. (kd) 39 Il dott. Mario La Guardia è Primario del Pronto soccorso di Bolzano Crisi? Risparmi? Tagli necessari nel sistema sanitario? L’Alto Adige non è la prima regione che ha a che fare, e quindi a dover lottare, con questo. La forte crisi economica che nel 2008 aveva colpito l’Irlanda, aveva portato il paese membro dell’Unione Europea sull’orlo del disastro. Tra il 2008 e il 2011 il prodotto interno lordo della Repubblica d’Irlanda era sceso del 20 per cento. Senza l’intervento dell’UE con la sua “iniezione” di capitali, il caratteristico verde brillante di quest’isola oggi apparirebbe molto sbiadito. Il paese si è nel frattempo abbastanza ripreso, tanto da poter mollare gli aiuti economici dell’UE. Qualche giorno fa l’OMS Europa (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha pubblicato uno studio, in forma di libro, dove sono state esaminate le problematiche causate dalla crisi, che comportano risparmi forzati in ambito sanitario e le relative conseguenze. Già attraverso il titolo „Health system responses to financial pressures in Ireland“, gli autori e le autrici mettono in evidenza diversi aspetti. Grazie all’utilizzo di grafici e tabelle viene fatto un confronto con gli altri paesi dell’UE (anche con l’Italia) e ciò che ne emerge è molto interessante. Salute in rete Ritorno in Alto Adige Foto Karin Dellantonio Foto Marina Cattoi Imparare a risparmiare Nel sesto capitolo, oltre ad una serie di lezioni apprese grazie ad anni di risparmi, viene anche riportato ed analizzato un bilancio. Lo studio non vuole essere una linea guida per gestire casi analoghi, ma dà al lettore la possibilità di approfondire la questione e di poter intraprendere un via simile a quella individuata dal Governo irlandese. Il libro è disponibile solo in lingua inglese e solo in formato digitale. Il PDF è scaricabile dal sito www.euro.who.int Download one # 01/14 one L’Azienda sanitaria dell’Alto Adige online Homepage: www.asdaa.it Prenotazione prima visita (Dermatologia, Cardiologia, ORL e Urologia): www.asdaa.it/prenotazioneonline Dove è possibile usufruire di una prestazione nel più breve tempo possibile?: www.asdaa.it/tempidiprenotazione Offerte di lavoro, novità sui trattamenti sanitari, modalità di prenotazione, servizi presso ambulatori/reparti: www.asdaa.it/news Consigli pratici per la salute: www.asdaa.it/prevenzione Questa edizione è online su: www.issuu.com/sabesasdaa Contatti Redazione one: [email protected] Redazione Comprensorio sanitario Bressanone: [email protected] Redazione Comprensorio sanitario Bolzano: [email protected] Redazione Comprensorio sanitario Merano: Sabine.Flarer@ sabes.it Redazione Comprensorio sanitario Brunico: [email protected] Colophon one – il magazine dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige Numero 1 /201 4 (Aut. Pres.Trib. BZ Nr. 17/2002 R.ST.17.09.02) Editore: Azienda sanitaria dell‘ Alto Adige, via Cassa di Risparmio. 4, 39100 Bolzano Diret tore responsabile: Lukas Raffl Coordinazione: Peter A. Seebacher Reda zione: Evelyn GruberFischnaller (EGF) , Karin Dellantonio (KD) , Maria Elisabeth Rieder (MER) , Marina Cattoi (MC) , Sabine Flarer (SF) , Lukas Raffl (LR) , Peter A. Seebacher (PAS) Tr aduzioni: Tatiana De Bonis, Emanuela Covi, Walter Schgör, Marina Cattoi, Sara Porcile Gr afic a: Gruppe Gut Gestaltung OHG, via Cappucini 8/15, 39100 Bolzano Pubblic a zione: trimestrale Indirizzo dell a reda zione: Ripartizione Comunicazione, Marketing e Relazioni con il Pubblico, via Cassa di Risparmio 2, 39100 Bozen TEL: +39 0471 907138 E-MAIL: [email protected] WEB: www.sabes.it Stampa: printeam GmbH, viale Europa 53, 39100 Bolzano