...

“n el caso della lean h ealthcare m i hann o convinta l`applicazion e

by user

on
Category: Documents
152

views

Report

Comments

Transcript

“n el caso della lean h ealthcare m i hann o convinta l`applicazion e
Editoriale We are one 3 Articolo di fondo Il filo conduttore e la sua genesi 4–5 Informazioni & News Percorrere nuove strade 6 –8
“Le fondamenta sono state poste”10 –11 Commento 9 Sanità in immagini 12–13 Medicina & Assistenza Strada facendo 14-15 Braccialetto
identificativo per pazienti 15 The story Anime gemelle 16 –17 Storia di copertina Produrre maggior benessere 18–21 Management &
Amministrazione Semplificata la prenotazione delle visite 22 Una campagna con testimonials di eccellenza 23 Dai Comprensori
Bressanone Costruito per durare nel tempo 25–27 Bolzano La Lunga Notte della Ricerca 28–29 La comprensione è tutto 30 Mer ano
Gestione professionale della de-escalation 31 “Il periodo più stressante è passato” 32 Pronti per una moderna amministrazione ospedaliera 33 Brunico Partecipare attivamente 34–35 Vita “Ricaricare le batterie”36 –37 Sul personale 38–39 Salute in rete
Imparare a risparmiare 39 Contatti & Colophon 40
one
Martina Lazzeri
“Nel caso della Lean Healthcare
mi hanno convinta l’applicazione
di procedure sistemiche ed il
risparmio di tempo.”
Storia di copertinaPagina 18
#01/14
IL M AGA ZINe DELL'A ZIENDA SANITARIA DELL'ALTO ADIGE
Foto Tatiana De Bonis
2
I bimbi vengono protetti e curati in modo che possano crescere sani. lo stesso vale anche per le neonate produzioni di stampa.
one # 01/14
Abbiamo già applicato lo slogan “we are one” alla redazione:
coloro che curavano i precedenti giornalini comprensoriali di Bolzano, Brunico e Merano, ora fanno parte del team di “one”, supportando il lavoro di redazione con le loro conoscenze, la loro abilità e
la loro esperienza. Insieme, almeno così la vedo io, abbiamo creato
qualcosa di cui possiamo andare fieri. Un magazine per i circa
9.000 collaboratori e collaboratrici, ma anche per coloro che a vario titolo si interessano dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige (soprattutto dopo gli eventi degli ultimi mesi!). Questa pubblicazione
non ha solo lo scopo di informare, ma anche di offrire interessanti
letture. Per i dipendenti, per le loro famiglie, per le persone interessate.
Editoriale
“We are one” – noi siamo uno – era una delle frasi che componevano il testo dell’inno ufficiale dei Mondiali di calcio 2014. Non
che desideriamo paragonarci alla FIFA - Federazione Internazionale Calcio – ma ora siamo anche noi un po’ “one”. Care lettrici e
cari lettori, avete tra le mani il primo magazine unico dell’Azienda
sanitaria dell’Alto Adige.
3
L’Azienda sanitaria dell’Alto Adige ha migliaia di collaboratori e
collaboratrici, gestisce sette ospedali, è suddivisa in quattro Comprensori sanitari – ed ora ha anche un unico magazine aziendale.
La tentazione di pronunciare parole dalla risonanza storica tipo
“senso di appartenenza” e “crescere insieme” sarebbe davvero forte, ma noi non lo faremo anche se in effetti si tratta di qualcosa di
speciale.
Ma in un mondo digitalizzato come il nostro ci può essere ancora spazio per una rivista stampata? Naturalmente ci siamo posti
questa domande e, per avere una risposta adeguata, l’abbiamo
girata ad Alexandra Aschbacher, caporedattrice del settimanale FF.
Trovate il suo parere a pagina 9.
“We are one” è anche il motto di coloro che stanno attivamente
prendendo parte al progetto pilota “Lean Healthcare”, che trasformerà i quattro servizi di Pronto soccorso della Provincia. Sin dai
primi incontri, ai collaboratori e alle collaboratrici che dai vari
Comprensori sono stati chiamati a far parte dei gruppi di lavoro per
questo progetto, era chiaro che tutti dobbiamo affrontare problematiche simili. Ora si lavora insieme per individuare le soluzioni
giuste. A pagina 18 trovate tutti i dettagli di questa esperienza.
A nome della one-redazione Vi auguro
una buona lettura.
Peter A . Seebacher
one # 01/14
Articolo di fondo Lukas Raffl
Articolo di fondo
4
Il filo conduttore
e la sua genesi
“Abbiamo disimparato, specie quando si tratta di questioni
difficili, a parlare gli uni con gli altri in modo costruttivo. Per
certi aspetti abbiamo proprio smesso di parlare!” affermava Philipp
Achammer in un’intervista comparsa a fine ottobre sul settimanale
FF. Un’affermazione quasi disarmante quella fatta dal Segretario
della frazione politica più rappresentativa dell’Alto Adige in merito
alla questione del consenso all’interno del partito. Sulle grandi
tematiche, quali ad esempio la riforma della Sanità, gli equilibri
vengono meno.
Q
uel che vale per la SVP, dall’autunno
di quest’anno sembra calzare a pennello anche all’Azienda sanitaria
dell’Alto Adige: gli interessi, le convinzioni, i punti di vista sono, ovunque si
guardi, diversi, se non addirittura contraddittori. Ciò che a Vipiteno viene preso come
incontrovertibile, in un altro comprensorio
fa nascere un sorriso. Mentre Bolzano guarda alla propria indipendenza, la periferia
si sente sopraffatta. I medici di medicina
generale temono un aumento di lavoro,
l’amministrazione si lamenta di fare sempre da “capro espiatorio”, i rappresentanti
degli ospedali comprensoriali (sorprendentemente?) non proferiscono parola…
Qualcuno potrebbe dire che tutto questo sia normale. La mancanza di coesione
interna è parte intrinseca del DNA di ogni
azienda pubblica: “Non siamo una caserma
dei Carabinieri”, questo il motto preferito
di uno dei funzionari al vertice dell’amministrazione. Un’affermazione che, probabilmente, è condivisa da tutti. Eppure, il
dibattito pubblico attorno alle linee guida
per la riforma della Sanità ha portato alla
luce degli aspetti fondamentali, che inducono a riflettere: prima di tutto le parole
con le quali Josef Stricker, il assistente spirituale del KVW della Provincia, ha sim-
one # 01/14
paticamente descritto l’attuale situazione
in una breve notizia riportata sul “Katholisches Sonntagsblatt” da cui si evince che,
in qualche modo, tutti hanno ragione! “I
cittadini hanno ragione. Per loro è forte la
familiarità con tutti gli annessi e connessi
(…). I sindaci hanno ragione. Si scontrano
con il problema di dover mantenere attrattive le aree rurali (…). I dipendenti hanno
ragione. Vedono in pericolo il proprio posto di lavoro (…). E, per concludere, anche
l’Assessora Martha Stocker ha ragione: ha
la responsabilità politica di garantire la
sostenibilità finanziaria della Sanità (…)
anche in futuro.”
Dai tanti colloqui e dalle numerose
discussioni è però emerso dell’altro: così
come dal sorriso sul volto di un bimbo traspare la sua gioia, dalle lacrime il suo dolore, anche le proteste e le veementi critiche
hanno mostrato quanto forte sia l’identificazione della popolazione e del personale con le strutture esistenti. Sembra che
ogni collaboratore ed ogni collaboratrice si
identifichi con il proprio ospedale o con il
proprio reparto, mentre i cittadini e le cittadine si identificano con l’offerta in loco.
Quel che è più vicino è evidentemente anche più importante. Ma di cosa abbiamo bisogno in futuro?
5
Articolo di fondo
Foto peter a. seebacher
“Sembra che ogni
collaboratore ed
ogni collaboratrice si
identifichi con il proprio
ospedale o con il proprio
reparto, mentre i
cittadini e le cittadine
si identificano con
l’offerta in loco.”
salto all’Azienda sanitaria con le sue iniziative ed i suoi programmi, sia verso l’interno
che verso l’esterno: grazie al corporate design è stata introdotta un’immagine visiva
comune, è stato creato un sito internet unico per tutta l’Azienda; i lavori per l’intranet
aziendale proseguono a ritmo serrato tanto
che già 14 gruppi di lavoro a livello aziendale
utilizzano questo strumento per scambiarsi
direttive e superare i confini comprensoriali. Le procedure per il raggiungimento degli
obiettivi sono state unificate, tutti i/le dirigenti dell’Azienda sono stati/e invitati/e a
condurre dei colloqui strutturati con i propri
collaboratori e le proprie collaboratrici. Nel
contesto del progetto Audit Famiglia&Lavoro è stata da poco lanciata un’iniziativa che
ha lo scopo di raccogliere suggerimenti, che
per ora si limitano alla questione della conciliazione tra famiglia e lavoro. Durante gli
incontri informativi avvenuti in autunno è
tuttavia ancora una volta emerso che, anche
se quasi ogni collaboratore/collaboratrice
dell’Azienda sanitaria ha un contratto di lavoro “giuridico”, in realtà ne ha anche uno
“psicologico” che racchiude in sé i valori, le
emozioni e i sentimenti, ma anche il legame
al proprio reparto o struttura che sia.
Cosa fare? Non appena la legge sulla
riforma sanitaria entrerà in vigore, uno dei
più ardui compiti del management aziendale per gli anni a venire sarà quello di condurre tutte le collaboratrici e tutti i collaboratori sulla via della riorganizzazione. A tutto
questo faranno da base le Linee Guida per
l’Assistenza sanitaria, la Legge Provinciale
per il Riordino e l’imminente Piano Sanitario Provinciale.
Si è dolorosamente constatato che,
a otto anni dalla creazione dell’Azienda
sanitaria unica, manca ancora una totale
comprensione del perché sia urgentemente necessario un “sistema assistenziale
unico” a livello provinciale. Anche la direzione che prenderà questo viaggio collettivo, al momento, è intuibile solo a grandi
linee. A questo proposito, negli anni scorsi, qualcosa è stato fatto per dare più ri-
D
a questi conflitti potrebbe nascere anche una maggiore consapevolezza: se
la Sanità altoatesina deve farsi carico
delle grandi sfide dovute ai cambiamenti
demografici e alle novità in campo medico
e tecnologico, allora deve cambiare. Nessun
professionista, nessun reparto, nessun ospedale, per quanto abbia fino ad ora funzionato bene, può superare da solo i futuri ostacoli. Alla collaborazione, al networking, alla
fusione non c’è alternativa.
one # 01/14
6
Foto Elisabeth Maria Rieder
Informazioni & News
Informazioni & News INTERVISTA: Maria Elisabeth Rieder
Percorrere
nuove
strade
one # 01/14
Dott.ssa Astner, il Comitato ha una nuova denominazione, una nuova Presidente e nuovi
membri – nuovo anche l’orientamento?
Di fatto, il “Comitato Unico di Garanzia” è
stato in qualche modo ridisegnato. Ora è
diventato uno degli Staff della Direzione
generale e quindi gerarchicamente dipende dal dott. Andreas Fabi. Il Direttore del
Comprensorio di Bressanone, dott. Siegfried Gatscher, è la persona di riferimento
per qualsiasi decisione. In tutto sono stati
nominati 14 nuovi componenti, di questi,
sette sono stati designati dall’Amministrazione e gli altri sette dalle organizzazioni sindacali.
In questi tempi, dove tutto è in continua evoluzione, sono cambiati anche i compiti del Comitato?
Assolutamente no. I classici ambiti di
competenza del Comitato come la conciliazione tra famiglia e lavoro, il servizio
di baby-sitting, la promozione delle pari
opportunità di carriera tra uomini e donne, il gruppo padri e così via continuano
ad essere validi. Questi però vanno riformulati nel contesto dell’attuale situazione dell’Azienda sanitaria. L’età media
del personale si alza e con essa anche la
necessità di prestare più attenzione all’affaticamento e quindi alla salute delle persone interessate.
Ci sono “giovani” medici/mediche che hanno difficoltà a conciliare professione, formazione professionale e famiglia.
La mancanza di medici specializzati a causa dei vincoli imposti dalle misure di risparmio provoca fenomeni di sovraccarico.
Riscontriamo minori opportunità di fare
carriera lavorando part-time. Inoltre, la
rigidità nell’applicare il part-time porta con sé una “impossibilità” ad uscirne,
anche per i lavoratori e le lavoratrici più
anziani/e. Le richieste di lavorare a tempo parziale vengono accolte sempre meno
oppure tale orario viene gestito senza alcuna flessibilità.
I livelli dirigenziali dovrebbero dare mag-
giore importanza a questi aspetti, iniziando col tenere più in considerazione le
donne del proprio staff per poi arrivare a
raggiungere una migliore cultura decisionale e una leadership più aperta.
E cosa dovrebbe essere fatto?
A questo proposito, grazie ad una raccolta di dati, vogliamo comprendere meglio
la situazione attuale per poi poter fare
delle proposte alla Direzione generale e
contribuire con delle “azioni positive” per
risolvere le problematiche che ne emergeranno. Inoltre, desideriamo portare tali
proposte anche al tavolo delle trattative
per i contratti collettivi. Anche il tema
dell’anti-discriminazione ha grande importanza per noi. Con il termine discriminazione non intendiamo solo quella
legata al genere (maschio o femmina), ma
anche l’appartenenza etnica e religiosa o
l‘orientamento sessuale. In questi ambiti
però siamo ancora dei semplici osservatori. Qui ci affidiamo alla collaborazione
con il Team di Mediazione o con la Consigliera di fiducia dott.ssa Simone Wasserer. I dati su questi fenomeni saranno
annualmente inoltrati alla Direzione. Il
personale interessato deve sapere a chi si
può rivolgere in modo rapido ed efficiente.
Informazioni & News
Ci sono membri che facevano già parte del precedente Comitato?
Cinque membri provengono dal Comitato precedentemente in carica. Questo
ci permette di poter contare su un buon
mix tra tradizione e innovazione. Compiti e responsabilità del Comitato sono
stati raccolti in un nuovo regolamento ed
al tempo stesso ne sono stati ampliati gli
ambiti di competenza. Nuova struttura e
nuovi contenuti significano anche nuovo
orientamento e nuova visione.
Fondamentalmente il Comitato, nelle sue
attività, è a disposizione del personale.
Non per nulla nella nuova denominazione
si parla anche di “valorizzazione del benessere”.
7
A marzo del 2014 sono stati nominati i nuovi membri del
“Comitato Unico di Garanzia per le Pari Opportunità,
la Valorizzazione del Benessere di chi lavora e Contro le
Discriminazioni“ dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige.
“One” ha incontrato la dott.ssa Clara Astner, neo eletta
Presidente del Comitato.
Il Comitato ha già stabilito i punti cardine per
i prossimi anni? Se sì, in che direzione si svilupperà il lavoro?
Dobbiamo tenere presente che molti dei
nostri membri sono nuovi. Quest‘eterogeneità è molto stimolante per noi ed è anche una ricchezza. È importante che tutti
possano accedere alle stesse informazioni e che siano motivati nel collaborare. I
programmi di lavoro per i prossimi anni
verranno sviluppati e portati avanti in dibattiti congiunti. Per la nostra prima riunione a porte chiuse, che si è svolta a fine
settembre, abbiamo a questo proposito
invitato la dott.ssa Maria Moser-Simmill,
coach esperta e mediatrice. Per quest’anno, presso i diversi Comprensori, abbiamo
già istituito dei gruppi di lavoro con rispettivi compiti.
one # 01/14
“Dobbiamo essere
consapevoli che possiamo
lavorare bene con i/le
pazienti solo se come
dipendenti ci sentiamo
protetti e supportati nel
nostro lavoro”
Lei è stata nominata dal Direttore generale.
Cosa pensa, perché proprio lei?
Beh, questo lo dovrebbe chiedere a lui
(ride). Penso che la mia esperienza professionale abbia giocato un ruolo fondamentale dal momento che, dal 1993 al 2009, ho
fatto parte dell’allora Comitato istituito
presso il Comprensorio sanitario di Bressanone, contribuendo alla realizzazione di
vari progetti. Forse ha tenuto in considerazione anche le mie abilità sociali di psicologa. Credo di essere una persona agile,
alla mano, con ampie vedute e con buone
doti gestionali del lavoro in rete. Qualsiasi
sia stata la motivazione, questo incarico è
davvero un grande onore per me.
E cosa l’ha spinta ad accettare questa sfida?
In realtà sono dell’opinione che proprio
le giovani forze dovrebbero essere progressivamente avviate alle posizioni di
responsabilità. Ormai ho alle spalle una
gran parte della mia carriera lavorativa e
sono molto coinvolta nell’attività clinica
che svolgo. D’altra parte il dott. Fabi mi ha
convinto che, in questi tempi di transizione, la Sanità ha bisogno di persone esperte, in grado di portare avanti le sfide. Con
il supporto dei membri del Comitato e
grazie al positivo sostegno della dirigenza
spero di soddisfare tutte le aspettative.
Qual è la sua “visione” per i prossimi cinque
anni?
Il mio desiderio è quello di rafforzare il
Comitato Unico di Garanzia tanto da renderlo un’istituzione tecnicamente valida
e riconosciuta. Da una parte vogliamo essere utili alla Direzione - con studi sul personale e proposte – dall’altra desideriamo
incrementare il benessere con azioni positive. Molte cose oggi vengono date per
one # 01/14
Foto Shutterstock
Info & News
8
Clara Astner
scontate, ad esempio gli asili nido aziendali o i generosi regolamenti per i genitori, ma senza il lavoro del precedente Comitato tali benefici non esisterebbero. Vi
sono però molte nuove sfide all‘orizzonte
e nuovi problemi da affrontare. Dobbiamo
essere consapevoli che possiamo lavorare
bene con i/le pazienti solo se come dipendenti ci sentiamo protetti e supportati nel
nostro lavoro. Desideriamo dare un forte
contributo in questo senso, affinché le
persone ricevano il giusto apprezzamento
per le attività lavorative che svolgono.
La dott.ssa Clara Astner è la Responsabile del
Servizio psicologico ospedaliero del Comprensorio sanitario di Bressanone e dal 1985 lavora per
l’Azienda Sanitaria.
Oltre alla funzione di Coordinatrice, svolge anche
attività di psicologa per pazienti oncologici/che ed
offre supporto psicologico alle partorienti presso
il reparto di Ginecologia. Ha contribuito ad avviare
il Centro provinciale per i Disturbi Alimentari
istituito presso l’Ospedale di Bressanone. Membro
del Comitato etico provinciale, convive con il proprio compagno ed è madre di 3 figli ormai adulti.
Foto ff/Alexander Alber
Un magazine su carta stampata – anche se si
tratta “solo” di un periodico dedicato ai collaboratori e alle collaboratrici – ha davvero ancora senso? Non potrebbe essere sufficiente un
giornale online? Alexandra Aschbacher, caporedattrice del settimanale FF, ha accolto il nostro
invito ad esprimere il suo pensiero in merito
agli organi di stampa e al loro futuro.
9
Commento Alexandra Aschbacher
Commento
Il giornale è morto,
viva il giornale!
Nel 2043 verrà stampato l'ultimo
giornale. Dopo di ché il giornalismo avrà
la propria ubicazione esclusivamente in
internet. E' quanto scrive il professore di
giornalismo americano Philip Meyer nel
suo libro „The Vanishing Newspaper“. Un
classico del settore, uscito nel 2004, prima che smartphones e tablet entrassero
nella quotidianità delle persone.
Meyer non trova particolarmente grave la
scomparsa dei giornali. In fondo, dichiara, questa sarebbe una stupenda opportunità: internet permetterebbe al buon vecchio giornale di eliminare i costi di carta,
stampa e trasporto.
Ci saranno ancora macchine fra 30 anni?
Non lo sappiamo. Ci saranno ancora giornali fra 30 anni? Anche questo non lo sappiamo. Sappiamo però che anche in futuro le persone vorranno recarsi da A a B, ed
avranno bisogno di un veicolo simile alla
macchina. E anche in futuro non tutti potranno informarsi per conto loro. E fin lì
ci saranno ancora i giornali.
La carta, come veicolo di informazione, subisce naturalmente la sfida da parte delle
nuove e molteplici tecnologie. Sarebbe anche insensato staccare il futuro del giornalismo dai supporti d’informazione digitali. Serve collaborazione tra quel che viene
stampato e ciò che va online, non opposizione. La carta però ha molti vantaggi e resisterà ancora più a lungo di quanto tanti
guru contemporanei pensino. Il mezzo
stampato non ha i giorni contati.
Nulla può sostituire il piacere di sfogliare una rivista, l'amore per il tatto non
scomparirà. In rete succede tutto premendo un bottone, freneticamente veloce e sconfinato. Nella migliore delle ipotesi raggiunge il lettore in tempo reale.
Dispone di una capacità che un giornale,
nonostante sforzi immani, non può raggiungere. Il giornale può quindi concentrarsi su qualcos'altro che non sia la sola,
veloce trasmissione d'informazioni. Vale
a dire su inquadramento, analisi, retroscena, esposizione, precisione e profondità. Su tutto ciò che non è permesso in
internet a causa della fretta dettata dal
tempo reale.
Il lettore non può 'digerire' il fiume di
informazioni di internet, cerca oasi più
tranquille del digitale. Il giornale può essere il programma di contrasto, un mezzo
individuale di orientamento, dove giornalisti raccontano vicende serie, con contegno e coraggio. Se un giornale lo fa bene,
avrà sempre sufficienti lettori che lo tengono stretto.
one # 01/14
L’uomo dei compromessi cede il passo. Da aprile 2015 il
Direttore generale dott. Andreas Fabi si sposterà in seconda
fila e sarà a disposizione del nuovo o della nuova dirigente
per fornire consulenza e sostegno. Dopo più di 20 anni la
sua carriera come Direttore generale, prima dell’Azienda
sanitaria di Merano e dal 2007 presso la neoistituita Azienda
sanitaria dell’Alto Adige, si conclude. La redazione di “One”
ha chiesto ad Andreas Fabi di cosa vada particolarmente fiero
e cosa invece ci sia ancora da fare.
Foto Archiv Gesundheitsbezirk Meran
info & News
10
re la mia attività fino ad allora. Tuttavia,
per un’azienda di queste dimensioni, mi
sembrava giusto avviare un “passaggio
di consegne” coordinato, soprattutto per
la delicata fase in cui ci troviamo attualmente. La governance della Provincia può
così sin da ora mettersi alla ricerca del
mio successore. Colui o colei che prenderà
il mio posto sarà già pienamente operativo nel momento in cui, il prossimo anno,
partirà la Riforma della Sanità. Non nego
che negli ultimi mesi la pressione era diventata quasi insostenibile. Da ogni parte
arrivano nuove condizioni ed esigenze, le
aspettative sono alte e penso che sia giunto il momento di fare dei cambiamenti.
Informazioni & News lukas raffl
“ Le fondamenta
sono state poste”
Direttore generale Andreas Fabi, a fine novembre lei ha improvvisamente dato le dimissioni.
Quali sono state le ragioni di questa scelta?
Avevo più possibilità. Il mio contratto si
sarebbe concluso alla fine del 2016. Avrei
dunque tranquillamente potuto prosegui-
one # 01/14
Guardando agli ultimi otto anni, cosa pensa Le
sia riuscito particolarmente bene come Direttore generale dell’Azienda sanitaria dell’Alto
Adige? Cosa c’è ancora da fare?
Nel 2007 abbiamo gettato le basi per un’Azienda sanitaria unica, pur con grandi
difficoltà. Secondo l’allora Assessore alla
sanità Richard Theiner, almeno inizialmente, era giusto e necessario lasciare
maggiore libertà e autonomia ai Comprensori. Di più, in quel preciso momento
storico, sarebbe stato politicamente impossibile. Ciò nonostante, internamente,
abbiamo continuato a lavorare sul consolidamento dei processi e sull’utilizzo delle sinergie: la cosiddetta “Balance-Scorecard” è stata introdotta quale strumento
di gestione strategico, altrettanto dicasi
del sistema aziendale sugli “obiettivi concordati” per i dirigenti, abbiamo messo
le basi per un bilancio unificato, anche il
controlling in ambito clinico ha ora fondamenta più solide, per le aree strategiche
dell’Azienda abbiamo creato le Ripartizioni aziendali, con l’estate del 2014 il CED
è diventato un servizio unico a livello
aziendale… Sono davvero tanti i risultati
raggiunti, ma ciò di cui vado particolarmente fiero è il fatto che negli anni siamo
Uno sguardo al futuro?
Mi auguro che colui o colei che prenderà
il mio posto non si debba occupare esclusivamente di misure di risparmio, cosa
che in queste settimane, ma anche negli
ultimi mesi, ha assunto grande rilevanza,
ma che vi sia spazio anche per gli aspetti
qualitativi come la competenza, la collaborazione, lo sviluppo!
Riforma della
Sanità – a che
punto siamo?
11
Cosa resta ancora da fare?
Il prossimo grande passo da compiere
è quello della reale fusione in un'unica
Azienda sanitaria provinciale. Abbiamo
bisogno della chiarezza nei processi decisionali, dai livelli dirigenziali ai servizi
operativi. Il Tirolo del nord e il Trentino ci
hanno indicato la strada. Fino ad ora la legge prevedeva un ruolo forte per i Comprensori ed i responsabili locali hanno svolto
bene questo compito. In futuro dobbiamo
però capovolgere il contesto, l’Azienda
avrà più voce in capitolo ed i Comprensori assumeranno un ruolo più esecutivo.
L’Assessora Martha Stocker ha fatto sua
questa necessità. Solo allora esisteranno i
presupposti per gestire l’Azienda in modo
uniforme e raggiungere così i risultati auspicati nei settori dove, a livello aziendale,
si sta ancora lavorando per l’unificazione.
Il dibattito sulla Riforma sanitaria
è entrato in una nuova fase. A fine
novembre i Comprensori sanitari
hanno trasmesso all’Assessorato e
all’Azienda sanitaria una serie di
proposte strutturate per il risparmio e la riorganizzazione.
Entro dicembre 2014 tali proposte saranno valutate ed esaminate, sia a livello tecnico che per il potenziale di riduzione dei costi. Obiettivo è quello di analizzare e soppesare gli
sviluppi delle possibili alternative.
Anche le tante proposte ed i numerosi suggerimenti giunti
direttamente dai cittadini e dalle cittadine, dal personale
dell’Azienda sanitaria, ma anche dalle diverse organizzazioni,
associazioni e istituzioni saranno presi in considerazione e
valutati.
Durante le prossime settimane, le proposte accolte verranno
inserite nel pacchetto della Riforma. È chiaro sin da ora che
alcuni contenuti della Riforma dovranno essere approfonditi.
Entro gennaio 2015 l’attuale documento di concetto
dovrebbe essere integrato ed ampliato. Le nuove misure
introdotte saranno specificate, integrate e quantificate. Nel
concreto dovranno essere approfondite le seguenti aree
tematiche:
Info & News
riusciti ad aumentare il numero dei/delle
dipendenti in ambito clinico, quindi più
personale medico e tecnico-assistenziale,
e al tempo stesso a mantenere le cifre in
un valore positivo. Per tutto questo desidero rivolgere un sentito ringraziamento
alle collaboratrici e ai collaboratori, ma
anche ai Direttori di Comprensorio e ai
loro team.
riorganizzazione dell’Azienda;
amministrazione-organigramma
In primo
piano
Il Direttore generale Andreas Fabi –
un uomo dai semplici gesti. Il nostro
primo incontro, molti anni fa, fu
in occasione di un’intervista per
conto del mio datore di lavoro di quel
tempo, RAI-Sender Bozen. Egli mi
aspettava all’entrata del parcheggio
dell’ospedale per aprirmi il cancello:
“Venga così non deve lasciare la
macchina nel parcheggio dei visitatori…”
Solo anni dopo - nel frattempo avevo
preso parte ad un concorso per
essere assunto in Azienda sanitaria
- ho compreso pienamente questo
gesto: attenzione, rispetto e gentilezza fanno intrinsecamene parte
di Andreas Fabi. Un gentleman che
ascolta, lascia parlare, prende sul
serio… Quante volte è stato in grado
di placare gli animi che si infiammavano durante riunioni, colloqui o
incontri, riuscendo sempre a favorire
un sentimento di stima reciproca e
dando ad ogni partecipante la possibilità di esprimersi.
In quella famosa intervista si descrisse come un “pompiere” sempre
pronto a mediare. Presumibilmente
questo era quello che la politica
chiedeva al “generale”: portare i diversi interessi e i tanti bisogni sotto
uno stesso tetto, placando i conflitti,
riparando le crepe, cercando compromessi piuttosto che scontri.
Sembra che le esigenze, ora, siano
cambiate. E Andreas Fabi cede il passo come è nel suo stile: cercando, con
prudenza, il giusto compromesso. (LR)
suddivisione dei compiti tra Assessorato e Azienda
riordino e sviluppo del Territorio
modello secondo costi standard e controllo di gestione
riorganizzazione della Ripartizione Sanità presso
l’Assessorato
Anche le aree tematiche ritenute particolarmente critiche, vale
a dire “prestazioni offerte presso gli ospedali di base”, “servizi
aziendali unificati” e “nuove offerte sul Territorio”, dovranno
essere elaborate in modo differenziato durante la fase del
dibattito.
Fine gennaio/inizio febbraio 2015 presentazione uffi
ciale della Riforma rielaborata. A questa fase di evaluazione,
integrazione ed approfondimento lavoreranno in particolare:
Direzione di Dipartimento, Ripartizione Sanità, Direttori dell’Azienda e dei Comprensori, professionisti dell’Amministrazione,
medici e personale tecnico-assistenziale. (LR)
Informazioni /suggerimenti / feedback
[email protected]
one # 01/14
one # 01/14
13
Sanità in immagini
Foto Sabine Flarer
Stuzzicare la curiosità: il dott. Norbert Pfeifer, Coordinatore medico del Servizio di emergenza, spiega ai bambini l’assistenza in un Pronto soccorso: “Perché
potrebbero essere i nostri colleghi di domani.”
one # 01/14
Medicina & Assistenza Evelyn Gruber-Fischnaller
Strada
facendo
Foto Tatiana De Bonis
Medicina & Assistenza
14
Il reparto di Neuro-riabilitazione dell’Ospedale di Vipiteno non ha avuto un inizio facile: inaugurato nel settembre
2013, era già da lungo tempo un argomento di grande interesse mediatico. Un reparto fortemente voluto da alcuni,
visto con scetticismo da altri. E adesso?
I
l 12 settembre 2013 è una bella giornata di sole a Vipiteno
– e segna un grande evento per la Sanità dell’Alto Adige.
L’apertura della Neuro-riabilitazione promette non solo
di colmare un vuoto nell’assistenza sanitaria della Provincia, ma anche di delineare un nuovo, particolare profilo
per l’Ospedale di Vipiteno fornendo una marcia in più alla
struttura ospedaliera di base dell’alta valle d’Isarco.
Un reparto di degenza con 15 posti letto dove vengono curati/e pazienti gravi e che necessitano di un elevato livello
di assistenza. Solitamente si tratta di persone con minorazioni sia cognitive che motorie e sensoriali, alle quali
viene garantita una riabilitazione neurologica di altissimo livello. Le pazienti ed i pazienti giungono a Vipiteno
per curare malattie degenerative o danni cerebrali causati
da traumi, infiammazioni, tumori o infezioni batteriche.
Solitamente, al momento del ricovero, sono in pericolo di
vita, molti hanno subito una tracheotomia e devono poter
one # 01/14
tornare a respirare e deglutire autonomamente. Si tratta
di un reparto di riabilitazione precoce. Sia il sistema cardiovascolare che tutte le altre funzioni organiche vengono
monitorate fino alla completa stabilizzazione della persona. Le pazienti ed i pazienti vengono assistite/i da un team
specializzato in fisioterapia, ergoterapia e logopedia.
La collaborazione con altri servizi di riabilitazione
funziona bene, spiega la Primaria dott.ssa Gisser. La Responsabile della Neuro-riabilitazione è stata anche Direttrice del Dipartimento aziendale di Riabilitazione dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige per alcuni anni. Il reparto,
che appunto dispone di 15 posti letto, nel 60 per cento dei
casi ospita pazienti che necessitano di un elevato livello di
assistenza. Per il resto, si tratta di persone parzialmente
autosufficienti che, ad esempio, sono state colpite da una
semiparalisi e che quindi sono in grado di svolgere auto-
nomamente alcune delle normali attività quotidiane,
come spezzare il pane o mangiare la minestra.
Approvata l’attività di ricerca
In collaborazione ed in stretto accordo con
la clinica privata Villa Melitta di Bolzano e il
reparto per il trattamento neurologico acuto
dell’Ospedale di Hochzirl, con propria deliberazione n. 1303 del 4.11.2014 il Consiglio provinciale del Tirolo ha autorizzato l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige a proseguire con l’attività
di ricerca.
15
Braccialetto
identificativo per
pazienti
Lo scambio di paziente può essere molto pericolo
se accade all’interno di un ospedale. Studi scientifici hanno dimostrato che l’introduzione di un
braccialetto identificativo è una delle migliori
pratiche per evitare che si possa verificare un
problema di questo tipo. A partire da metà dicembre questo prezioso alleato sarà utilizzato in tutti
e sette gli ospedali dell’Azienda sanitaria dell’Alto
Adige. A tutti i/le pazienti ricoverati/e sarà dunque applicato un braccialetto identificativo. Il
possibile scambio di pazienti sarà quindi ridotto
al minimo.
Medicina & Assistenza
“La ricerca clinica può sensibilmente migliorare
l’assistenza ai/alle pazienti poiché permette di applicare misure riabilitative più efficaci”, conferma la Primaria. I farmaci vengono utilizzati in modo propositivo e
le terapie adottate sono più mirate. Negli ultimi anni
la neurologia ha conosciuto dei grandi cambiamenti sia
in ambito diagnostico che terapeutico, questo è l’effetto
della crescente domanda di riabilitazione neurologica.
Una grande meta che si raggiunge a piccoli passi. Se a
Vipiteno sarà effettivamente attivato l’IRCCS è scritto
solo nelle stelle. L’acronimo IRCCS (Istituto di Ricovero
e Cura a Carattere Scientifico) sta ad indicare un istituto scientifico per il ricovero e l’assistenza che svolge
anche attività di ricerca. Il riconoscimento quale IRCCS
viene assegnato dal Ministero della Salute che ha sede
a Roma. Presupposto per tale riconoscimento sono la ricerca clinica e la pubblicazione di una serie di elaborati
scientifici. Basterà tutto questo, anche tenendo conto
dell’attuale situazione economica? Un anno fa il semaforo era verde. E oggi, si vuole proseguire? “Sì, andiamo
avanti come si era pensato”, conferma la Primaria. E i
preparativi richiedono grande impegno.
Foto effekt.it
I
n Alto Adige l’offerta riabilitativa è buona, ma il livello più alto, vale a dire quello in grado di gestire
anche le problematiche neuro-riabilitative più complesse, mancava fino a un anno fa. “La Neuro-riabilitazione racchiude in sé un alto livello di assistenza e
di specializzazione”, afferma la Primaria Gisser. Qui
vengono trattate patologie neurologiche come l’ictus, il
morbo di Parkinson e la sclerosi multipla. Cosa significa
una degenza in Neuro-riabilitazione? “Riconoscere e incentivare le potenzialità dei/delle pazienti, aumentarne
la qualità di vita” – spiega la Primaria – “la terapia aiuta
a migliorare la tonicità muscolare e a limitare i disturbi
funzionali, come l’incontinenza.” I presidi terapeutici,
ad esempio deambulatori o protesi, possono essere un
valido aiuto in caso di deficit nelle normali competenze
della persona.
Il braccialetto identificativo non è altro che una
sottile striscia plastificata che viene applicata al
polso di ogni paziente. Sul braccialetto compaiono informazioni che permettono un’immediata
identificazione della persona – come nome e cognome, sesso, data di nascita nonché un codice a
barre per il riconoscimento elettronico. Il barcode
viene letto con l’ausilio di un lettore ottico. Tutte
le informazioni sono dunque disponibili anche in
versione digitale.
Le eventuali ripercussioni negative sui/sulle
pazienti sono davvero molto basse. Il braccialetto
è infatti impermeabile e resistente a disinfettanti,
shampoo e saponi vari. Bagno, doccia o lavaggio
delle mani sono tranquillamente consentiti.
Anche i pazienti e le pazienti possono contribuire
alla propria sicurezza verificando la correttezza
dei dati riportati sul braccialetto e tenendolo al
polso per tutta la durata del ricovero.
I requisiti previsti dal regolamento sulla privacy
vengono naturalmente rispettati anche in questo
caso: prima dell’applicazione del braccialetto la
persona interessata deve dare il proprio consenso.
Inoltre, sul braccialetto compaiono unicamente
dati anagrafici leggibili solo a distanza ravvicinata. (PAS)
L’obiettivo: il riconoscimento della Neuro-riabilitazione di Vipiteno quale istituto di
ricerca “IRCCS”.
one # 01/14
The Story
16
Solo poche persone in tutto il mondo soffrono della
sindrome di Camurati-Engelmann. Una di queste è Hannah,
ha 18 anni ed è di Merano. La scorsa estate, durante un
viaggio negli Stati Uniti, è finalmente riuscita ad incontrare
personalmente un “compagno di (s)ventura”. Ecco la storia
di un incontro avvincente tra due famiglie separate da un
oceano, ma unite da uno stesso destino.
The story Vera salutt
Anime
gemelle
N
ostra figlia Hannah è affetta dalla sindrome di Camurati-Engelmann, una malattia
delle ossa molto rara che si associa a debolezza muscolare, difficoltà di deambulazione
ed un forte ritardo nello sviluppo fisico. Se Hannah deve percorrere distanze un po’ più lunghe
necessita di una sedia a rotelle. A scuola si reca
con uno scooter elettrico. Il suo più grande problema è rappresentato dai forti dolori alle ossa,
soprattutto nella zona tibiale. Per poter avere
una qualità di vita il più possibile normale, Hannah deve quotidianamente assumere degli antidolorifici. La diagnosi di sindrome di Camurati-Engelmann è stata eseguita quando Hannah aveva
due anni. Soprattutto in quel primo periodo avevamo la sensazione di trovarci in un “tunnel”
completamente soli e di non poter essere pienamente compresi da nessuno. Per la maggior parte
dei medici si trattava di una malattia sconosciuta
per la quale non esisteva una terapia veramente
efficace: a tutt’oggi, i sintomi possono solo essere
alleviati. Sin dall’inizio per noi era importante poter vivere un’esistenza il più possibile normale.
Nonostante tutte le difficoltà con Hannah e suo
fratello, che ha due anni meno di lei, desideravamo condividere tanti bei momenti con i nostri figli.
Hannah ha dovuto, e deve tuttora, superare fasi difficili a causa dell’intensità dei dolori. In
questi momenti trova giovamento nei libri che
leggiamo per lei e nei massaggi alle gambe. Questo, in qualche modo, la allevia dalla sofferenza
fisica. Nonostante tutto Hannah continua ad es-
one # 01/14
sere una ragazza allegra, sensibile, con il senso
dell’umorismo ed oggi frequenta la quinta classe
del liceo pedagogico di Merano. A causa dei forti e
costanti dolori, Hannah è da alcuni anni paziente
dell’Ambulatorio per la Terapia del Dolore presso
l’Ospedale di Merano. Qui è seguita dal Primario
Gerold Drüge che col tempo è diventato un vero
esperto in materia di Camurati-Engelmann. All’inizio del trattamento il dott. Drüge ha suggerito
ad Hannah di annotare ogni giorno su un grafico
l’intensità dei suoi dolori in modo da delinearne
l’andamento nell’arco della giornata. Hannah
ha deciso di valutare il proprio dolore secondo i
parametri della scuola italiana dove il valore 10
equivale ad assenza di dolore mentre il 5 sta ad
indicare il picco di sofferenza. Quando la curva di
dolore è a 5 Hannah sta davvero molto male, non
riesce più a dormire ed evita di muoversi.
Ogni volta che Hannah ha problemi di salute o
quando le combinazioni di antidolorifici non sono
più in grado di darle sollievo, chiamiamo il Primario Drüge, che è sempre disponibile e pronto ad
intervenire. Con il suo aiuto l’intensità dei dolori
di Hannah è quasi sempre quantificabile tra il 7 e
l’8. I dolori alle ossa sono costanti, ma lei riesce a
sopportarli abbastanza bene.
Noi genitori abbiamo sempre cercato di conoscere il più possibile su questa malattia estremamente rara. Abbiamo letto e raccolto molti articoli scientifici, ma nonostante questo per molto
tempo non siamo riusciti a metterci in contatto
con altri pazienti affetti dalla sindrome di Camurati-Engelmann. Sembrava che nostra figlia fosse
l’unica. Solo dopo tanti anni, cercando in internet,
siamo incappati in un piccolo gruppo di autoaiuto. Per noi è stato molto interessante sentire le
storie di altre persone colpite da questa sindrome
e scoprire come vivono nonostante la malattia.
Ci ha aiutato a comprendere meglio quello che
nostra figlia vive a sua volta, giorno dopo giorno.
A quel tempo eravamo anche molto preoccupati
perché Hannah era più piccola rispetto ai suoi coetanei e, a questo proposito, proprio il gruppo ci
Il 21 giugno 2014 abbiamo attraversato il
caldo e solitario paesaggio desertico del Death
Valley Nationalpark e nel tardo pomeriggio abbiamo finalmente raggiunto Las Vegas. Abbiamo
varcato la soglia della hall dell’hotel “New York
17
The story
M
a il contatto che più ci ha fatto piacere
è stato quello con Nathan, un ragazzino di 13 anni di Salt Lake City (USA),
e la sua famiglia. Inizialmente Nathan e Hannah
erano gli unici bambini con sindrome di Camurati-Engelmann a far parte del gruppo di autoaiuto
e quindi la regolare corrispondenza via mail tra le
nostre famiglie è stata da subito molto vivace. Da
tempo il nostro desiderio era quello di recarci negli Stati Uniti insieme ai nostri figli e finalmente,
nell’estate 2014, siamo riusciti a realizzarlo. Il nostro itinerario prevedeva di partire da San Francisco per poi raggiungere Los Angeles passando
da Las Vegas, includendo anche la visita a diversi
parchi naturali ed un paio di giornate di mare sulla costa californiana.
Quando abbiamo raccontato a Nanette, la madre
di Nathan, del nostro programma di viaggio, con
nostra grande sorpresa ci ha scritto che la sua
famiglia avrebbe avuto grande gioia nel poterci incontrare a Las Vegas e al Zion Nationalpark.
Una possibilità che non avevamo preso in considerazione dal momento che Salt Lake City, la città
dove risiedono, si trovava a sette ore di macchina
dalle nostre mete di viaggio. La famiglia di Nathan non voleva assolutamente perdere l’occasione di poter conoscere e quindi parlare di persona con Hannah e la sua famiglia. Abbiamo dunque
pregato Nanette, che conosceva bene Las Vegas,
di scegliere un hotel per il nostro incontro. Lei ha
immediatamente prenotato due stanze presso il
famoso hotel “New York New York” che si trova
proprio sulla vivace “Strip” – come viene chiamato il Las Vegas Boulevard.
New York” quasi contemporaneamente agli americani ed abbiamo immediatamente riconosciuto
Nathan e i suoi genitori. Ci siamo capiti al volo e ci
siamo subito lanciati alla scoperta di quel chiassoso, vivace e folle luogo: la città-casinò. Abbiamo visitato diversi alberghi che si trovano lungo
il Las Vegas Boulevard e verso sera siamo saliti
sulla torre Eiffel dell’hotel “Paris Las Vegas”. Da
quell’altezza abbiamo potuto ammirare l’infinito mare di luci di questa immensa città e siamo
anche riusciti a godere del famoso spettacolo di
fontane della riproduzione del lago di Como che
si trova presso l’hotel “Bellagio”. Ci siamo raccontati le reciproche vite, la nostra in Alto Adige
e la loro negli Stati Uniti, e ci siamo confrontati a
lungo anche sui diversi aspetti della sindrome di
Camurati-Engelmann, sui medicinali già provati
da Hannah e Nathan. Pur vivendo in due mondi
diversi, con i nostri figli incontriamo le stesse problematiche. Anche i genitori di Nathan, nelle fasi
più difficili, hanno trascorso un infinito numero
di notti insonni sentendosi impotenti di fronte
ai forti dolori ossei che non è possibile far scomparire. Eravamo così presi dalle nostre conversazioni che il secondo giorno abbiamo trascorso
l’intera mattinata nella stanza dell’albergo solo
per parlare e scambiarci esperienze. Per le nostre
famiglie era molto commovente vedere Hannah
e Nathan insieme: si muovono allo stesso modo e
si assomigliano tanto. A Las Vegas entrambi stavano per lo più in sedia a rotelle perché solo così
eravamo in grado di coprire lunghe distanze senza problemi. Abbiamo trascorso insieme tre giorni. L’ultimo appuntamento è stato al Zion-Nationalpark, dove abbiamo cenato in un’accogliente
steakhouse. L’addio è stato per tutti molto difficile e per entrambe le nostre famiglie questo unico
incontro rimarrà un bel ricordo indelebile.
Nella rubrica The story le persone
raccontano la propria storia. Narrano del loro destino, delle esperienze
di vita, di incontri particolari. Non vi
sono immagini, per lasciare spazio
alla fantasia della lettrice e del
lettore.
è stato di grande aiuto. Abbiamo infatti scoperto
che nei pazienti con sindrome di Camurati-Engelmann lo sviluppo fisico complessivo è fortemente
rallentato e dura più a lungo, cioè fino a quando
la fase di crescita non si è completata. Tutti i pazienti con cui siamo entrati in contatto hanno già
un lungo calvario alle loro spalle e sperimentato
diversi farmaci antidolorifici nonché rimedi casalinghi. Sembra che a tutt’oggi ancora nessuno abbia trovato una combinazione di farmaci tale da
liberarli definitivamente dal dolore. Nonostante
tutti i problemi che le affliggono, queste persone
– esattamente come Hannah - non hanno perso
il buon umore e la gioia di vivere. Per Hannah è
stato naturalmente molto piacevole leggere le
e-mail degli altri pazienti. Per la prima volta ha
avuto la consapevolezza di non essere sola con i
suoi problemi. Ha amici di diversi paesi con i quali comunica via internet e che le inviano lettere,
cartoline e piccoli doni dalla Gran Bretagna, dagli
Stati Uniti e anche dall’Australia.
“Soprattutto in quel primo periodo
avevamo la sensazione di trovarci in un
‘tunnel’ completamente soli e di non
poter essere pienamente compresi da
nessuno”
G
li Stati Uniti sono perfettamente attrezzati per accogliere viaggiatori in sedia a
rotelle: in ogni parco nazionale ci sono
percorsi riservati a chi si muove in sedia a rotelle
e così abbiamo potuto agevolmente visitare tutti
i parchi. Agli Universal Studios di Los Angeles, siccome Hannah era in sedia a rotelle, ci hanno fatto
saltare la coda per accedere alle attrazioni, facendoci così risparmiare almeno un’ora di attesa.
Quel che ci è rimasto di questo viaggio – oltre agli
innumerevoli ricordi legati a momenti speciali – è
soprattutto il sentimento di gratitudine per aver
visto e vissuto così tanto. E tutto questo nonostante una sedia a rotelle!
one # 01/14
Storia di copertina
18
Snello è “in”. Questo non vale solo per gli ideali canoni di
bellezza riferiti agli esseri umani, ma anche per le aziende
e le imprese. Solo che, nel secondo caso, si parla di “Lean
Management” che significa accelerare i processi e preservare
le risorse. Il “Lean” ha da poco fatto il suo ingresso anche
nell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige.
Storia di copertina Peter A. Seebacher
Produrre maggior
benessere
I
principi del Lean Management (organizzazione snella) sono universalmente riconosciuti e vengono applicati in
diversi ambiti. Così abbiamo la Lean Production per i processi di produzione, la
Lean Maintenance nel settore della manutenzione o la Lean Administration nel
caso della gestione aziendale. Anche per
quanto riguarda le prestazioni sanitarie
questo principio ha trovato la sua giusta
locazione che in questo caso si chiama
Lean Healthcare, vale a dire “assistenza
sanitaria snella”. Il principio “Lean” si
basa su un concetto applicato al settore
industriale. Già negli anni 30 del secolo
scorso la Toyota Motor Corporation giapponese sviluppò l’idea del “Just in time”
(JIT – i materiali necessari alla produzione vengono consegnati solo quando è
veramente necessario). Si tratta del concetto sul quale si sviluppa tutto il sistema di produzione della Toyota (Toyota
Production System). In base a tale sistema
la produzione dovrebbe avvenire evitando sprechi in modo da preservare il più
possibile le risorse. Le persone coinvolte
in questo sistema devono imparare ad in-
one # 01/14
dividuare le aree in cui l’impiego di materiale, tempo e fatica non genera valore
aggiunto per i/le clienti e quindi correggere quel che non va. Il processo produttivo dovrebbe essere più snello. Il Lean Management e la Lean Healthcare si fondano
esattamente su questo principio.
L’idea di processo snello nell’assistenza sanitaria ha ormai preso piede anche in Alto Adige: ”Da maggio 2013, presso
i servizi di Pronto soccorso dell’ospedale
centrale di Bolzano e degli ospedali comprensoriali di Bressanone, Brunico e Merano si lavora per la realizzazione pratica
del progetto aziendale di Lean Healthcare”, spiega la dott.ssa Marianne Siller,
Coordinatrice responsabile del progetto
dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige insieme al dott. Flavio Girardi di Bolzano.
La scelta di introdurre questo progetto
pilota presso i Pronto soccorsi non è stata
fatta a caso, spiega il Direttore generale
dott. Andreas Fabi: ”Abbiamo consapevolmente deciso di partire dal settore più
difficile, vale a dire dai servizi di emergenza.”
All’inizio l’analisi: durante i workshops, grazie ad una mappatura
dei flussi di valore (Value stream
mapping), è stato per la prima volta
possibile rilevare la situazione
attuale.
Foto peter a. seebacher
L’iniziale scetticismo verso il nuovo
progetto è stato notato anche dal dott.
Michael Prantl. Prantl è un ingegnere
specializzato in questioni economiche e
collaboratore della Società di consulenza
Matt & Partner, che dall’esterno accompagna il processo di attuazione del principio
di Lean Healthcare nell’Azienda sanitaria
dell’Alto Adige: “All’inizio lo scetticismo
da parte dei collaboratori e delle collaboratrici era veramente alto”, racconta
19
Gli obiettivi prioritari per l’introduzione
del principio di Lean Healthcare tracciati
da Marianne Siller sono i seguenti: abbattimento dei tempi d’attesa, evitare i doppioni e dare maggiore spazio in termini di
tempo a ciò di cui il/la paziente ha veramente bisogno.
Tra coloro che hanno concluso il workshop, aggiunge la Siller, si è fatta largo la
comprensione che l’intero processo è come
una catena che è forte quanto il suo anello
più debole: “Ora ognuno pensa al successivo passo da compiere. Prima non era necessariamente così”, conclude la Siller.
Storia di copertina
N
ella fase di attuazione, racconta
Marianne Siller, sono stati selezionati alcuni collaboratori / alcune collaboratrici dei quattro servizi di
Pronto soccorso per entrare a far parte
di un gruppo di lavoro. Le collaboratrici
e i collaboratori prescelti/e sono stati/e
avviati/e ai fondamentali principi della
Lean Healthcare grazie ad un workshop
di tre giorni. Inizialmente predominava
un certo scetticismo. “Molti pensavano
che parlando di ‘Lean’ s’intendesse principalmente una forma di risparmio”, spiega Marianne Siller. Il termine “risparmio
delle risorse” veniva intrepretato in modo
sbagliato provocando molte riserve. “In
questo caso”, prosegue la Siller, “la Lean
Healthcare va intesa dal punto di vista
dei/delle pazienti. Significa cioè un valore
aggiunto nel miglioramento dei processi.”
Si tratta fondamentalmente di evitare attività non necessarie e superflue e quindi
dare spazio ad altro, in modo più sensato.
In questo caso sono sicuramente i pazienti e le pazienti a “guadagnarci” – sia in
termini di tempo che di qualità di cura.
one # 01/14
Prantl. “Uno scetticismo che però si è velocemente trasformato in entusiasmo”,
spiega soddisfatto il consulente. Le collaboratrici e i collaboratori hanno immediatamente compreso che in questo caso
la riduzione dei costi non aveva nulla a
che vedere con i risparmi sul personale,
bensì con il miglioramento dei processi.
I
Foto Matt & Partner
Foto peter a. seebacher
Foto peter a. seebacher
Storia di copertina
20
l dott. Giuseppe Sacco del Pronto soccorso di Bolzano era uno di questi
grandi scettici. Come da lui stesso spiegato, il motivo era molto semplice: “In primo luogo avevamo l’impressione che fosse l’ennesima cosa che ci veniva imposta
dall’alto, senza aver prima interpellato i
diretti interessati. In secondo luogo pensavo che quel che veniva applicato alla
“In questo caso la Lean Healthcare va intesa dal punto di
vista dei/delle pazienti. Significa cioè un valore aggiunto
nel miglioramento dei
processi.”
Marianne Siller
“In genere sono sempre
aperta alle novità e nel caso
della Lean Healthcare mi
hanno convinta l’applicazione
di procedure sistemiche ed
il risparmio di tempo.”
Martina L azzeri
“Il valore aggiunto è tutto
ciò che serve per il benessere
dei/delle pazienti.”
Michael Pr antl
one # 01/14
produzione delle auto non potesse essere
giusto per un settore dove ci si occupa di
salute e di esseri umani. Oltre a questo,
tutto suonava piuttosto autoritario.” A
tutt’oggi, come spiega il medico, egli non
ha ancora completamente superato i proprio dubbi, ma ha notato che le cose stanno andando nella direzione giusta. Sacco:
“Sulla base delle analisi condotte in corso
di progetto, si è giunti a conclusioni simili alle nostre, che lavoriamo da anni in
Pronto soccorso.” Il suo rispetto verso gli
esperti della Matt & Partner è cresciuto
nel tempo: “Lavorando a stretto contatto con questi ingegneri industriali ho
notato che sono dalla nostra parte, hanno dato forza ai nostri propositi e nuovo
vigore.” Anche se l’obiettivo è ben lungi
dall’essere stato raggiunto, è importante
che tutti stiano andando nella stessa direzione.
Per la prima volta, con l'intento di
individuare i punti deboli, è stata fatta
chiarezza sulla situazione attuale. Sono
stati osservati i processi, organizzati workshop e gruppi di lavoro e sono stati condotti anche dei sondaggi. I risultati sono
stati quindi trasformati in cifre e relazioni. “Nella Lean Healthcare tutto si basa
sul miglioramento dei processi”, afferma
dott. Prantl. È importante avere prima di
tutto una buona visione d’insieme per poi
prendere in considerazione le misure di
miglioramento. “Di fatto, i gruppi di lavoro istituiti presso i reparti di emergenza
saranno a breve in grado di elaborare una
serie di proposte di miglioramento a livello organizzativo, di processo, strutturale
e di sistema”, spiega la Coordinatrice del
progetto Marianne Siller. Se tutte queste
proposte verranno attuate, a Bolzano la
tempistica di trattamento dei/delle pazienti diminuirà del 43 per cento, a Merano del 26 per cento, a Bressanone fino al
13 per cento e a Brunico del 25 per cento.
In pratica significherebbe una sensibile
riduzione dei tempi d’attesa per i pazienti e le pazienti. In linea con la sintesi del
principio di Lean Healthcare, secondo
Michael Prantl: “Il valore aggiunto è tutto ciò che serve per il benessere dei/delle
pazienti.”
M
artina Lazzeri, coordinatrice infermieristica del Pronto soccorso dell’Ospedale centrale di Bolzano, si è posta sin dall’inizio in maniera
positiva rispetto all’idea di “Lean”. Nemmeno il fatto che si trattasse di un concetto nato per il settore automobilistico
l’aveva scoraggiata: “Perché avrebbe dovu-
L’implementazione del principio di
Lean Healthcare presso i quattro servizi
di emergenza della Provincia – Bolzano,
Bressanone, Merano, Brunico – è in corso.
I primi lavori di “rimodellamento” sono
già iniziati presso l’Ospedale centrale di
Bolzano. Con l’aiuto di un sistema di triage – vale a dire accesso secondo priorità
– e di una studiata gestione delle persone
in attesa, i tempi saranno notevolmente ridotti. Martina Lazzeri: “A breve i/le
pazienti cominceranno concretamente
a percepire gli effetti positivi della Lean
Healthcare.”
21
Storia di copertina
M
arianne Siller è assolutamente
convinta dell’approccio secondo
il principio della Lean Healthcare: “Ai collaboratori e alle collaboratrici vengono forniti in modo diretto degli
‘strumenti’ con cui possono lavorare.”
Anche il dott. Dominik Matt della Matt &
Partner sottolinea quanto il fattore umano giochi un ruolo centrale: “Il principio
‘Lean’ vive sull’accettazione e sulla collaborazione delle persone coinvolte nel processo.” Michael Prantl è invece sicuro del
fatto che spesso sia necessario un intervento esterno per convincere le persone
di qualcosa: “L’outsider viene percepito ed
accettato come un osservatore neutrale.”
Ma quali sono state le maggiori difficoltà?
Michael Prantl: “Considerando i processi dobbiamo constatare che vi sono stati
tantissimi interfaccia e che ce ne saranno ancora. Le strutture sono spesso molto
complesse.”
Foto peter a. seebacher
to? Nel momento in cui acquisto una macchina desidero il meglio che il mercato mi
può offrire al prezzo che io ho deciso di investire. In genere sono sempre aperta alle
novità e nel caso della Lean Healthcare mi
hanno convinta l’applicazione di procedure sistemiche ed il risparmio di tempo.”
In ambito sanitario si “produce” un servizio. Se questo “prodotto” venisse offerto
con la migliore qualità possibile nessuno
avrebbe nulla in contrario, afferma la coordinatrice infermieristica. Un ulteriore
vantaggio del principio “Lean” sarebbe il
miglioramento della trasparenza verso
l’esterno. I processi sarebbero definiti in
modo più chiaro, oltre ad essere più comprensibili ed accessibili. Particolarmente
prezioso è stato il fatto che collaboratori/
trici di tutti i Comprensori si siano seduti
ad un unico tavolo. Lazzeri: “Da quel momento è stato per tutti/tutte noi evidente
che dobbiamo lottare contro problematiche simili, se non addirittura identiche. È
cresciuta la comprensione reciproca.”
“Pensavo che quel che veniva applicato
alla produzione delle auto non potesse
essere giusto per un settore dove ci si
occupa di salute e di esseri umani.”
Giuseppe Sacco
Lean Healthcare nell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige
Prima fase
Il progetto aziendale si articola in cinque step:
introduzione alla Lean Healthcare (aprile –
giugno 2013),
analisi del flusso di pazienti (luglio
– settembre 2013),
rimodellamento dei processi
futuri (ottobre – dicembre 2013),
pianificazione
e preparazione dell’implementazione (gennaio –
febbraio 2014),
revisione e stesura delle misure
di miglioramento (da marzo 2014).
Seconda fase
nel 2014 i reparti di Medicina interna dei quattro
Comprensori sanitari - ospedali di Bolzano, Bressanone, Brunico e Merano – sono stati coinvolti nel
progetto. Dopo i Pronto soccorsi, sono i servizi con
la maggiore affluenza di pazienti.
one # 01/14
Management & Amministrazione 22
Foto Peter A. Seebacher
Da alcuni mesi i cittadini e le cittadine
della Provincia possono prenotare le visite
tramite internet. Renate Pernthaler, responsabile del Centro Unico di Prenotazione
Provinciale (CUPP), presenta questa nuova e
comoda modalità di prenotazione.
Management & Amministrazione intervista: Peter A . Seebacher
Semplificata la
prenotazione
delle visite
Signora Pernthaler, dallo scorso giugno le
prime visite presso i ambiti di Dermatologia,
Cardiologia, ORL e Urologia possono essere
prenotate anche on-line. Com’è stata accolta
dai cittadini e dalle cittadine questa novità?
Questa nuova modalità di prenotazione
è stata accolta bene. Al momento viene
abbastanza utilizzata, ma speriamo che
in futuro ancora più cittadini e cittadine
decidano di usufruire di questa comoda
possibilità per prenotare le proprie visite.
Al momento la maggior parte delle prenotazioni riguardano la Dermatologia,
seguito da ORL, Cardiologia e Urologia.
Questa proporzione equivale a quanto avviene per le prenotazioni telefoniche.
È stato difficile implementare le prenotazioni
on-line con il sistema esistente?
Il problema più grosso è stato quello di
adattare il software alle nostre necessità. Abbiamo investito molte energie nei
lavori preliminari e nell’organizzazione
e questo ci ha permesso di partire con il
piede giusto.
Esistono esperienze simili a questa in altre
regioni d’Italia?
Esperienze di prenotazione simili alla
nostra vengono portate avanti tramite le
farmacie. Personalmente però penso che
one # 01/14
il discorso dell’on-line “fai da te” sia il
futuro. La possibilità di prenotare tramite le farmacie è senz’altro ottima per gli
anziani, ma giovani e professionisti preferiscono sicuramente accedere tramite
internet.
Quanto tempo ci vuole per eseguire una prenotazione on-line?
Sono sufficienti pochi minuti. L’importante è avere a portata di mano codice fiscale
e ricetta impegnativa rossa. Fondamentale è conservare il numero di prenotazione
generato automaticamente dal sistema
grazie al quale, se necessario, è possibile
spostare un appuntamento o eventualmente disdirlo. Trovo quest’ultimo punto
molto importante. Perché?
Perché spesso le visite non vengono disdette! Le/I pazienti semplicemente non
si presentano all’appuntamento. Questo è un peccato poiché nel momento in
cui una prenotazione viene annullata ne
può immediatamente usufruire qualcun
altro. Disdire un appuntamento al quale
non si può essere presenti aiuterebbe indubbiamente a ridurre i tempi di prenotazione.
Esistono anche altre alternative alla classica
prenotazione telefonica?
Sì, esistono. Tutte le visite possono essere
prenotate anche via mail. Ogni Comprensorio sanitario ha un indirizzo e-mail
appositamente dedicato che è possibile
trovare consultando il sito dell’Azienda
sanitaria www.asdaa.it. Il/La paziente che
ha inviato la mail viene contattato/a telefonicamente per concordare l’appuntamento. Se vogliamo, si tratta di una sorta
di prenotazione on-line “light”.
Le campagne di successo vivono grazie a coloro che offrono il proprio impegno. A questo proposito, l’Azienda
sanitaria dell’Alto Adige ha trovato due persone molto
speciali.
Non è sempre facile ottenere attenzione per una buona causa. I volti noti
sono un valido aiuto per le campagne di
sensibilizzazione. Quelli di Petra Zublasing, originaria di Appiano e campionessa mondiale di tiro con la carabina, e
del giocatore caldarese dell’Hockey Club
Bolzano Anton Bernard sono senza dubbio due tra i volti più noti della nostra
Provincia. Entrambi gli atleti hanno accettato di prestare la propria immagine
per supportare la campagna sulla vaccinazione contro i virus del Papilloma
umano (HPV) lanciata dall’Azienda sanitaria dell’Alto Adige. Gratis, ovviamente!
I virus del Papilloma umano sono virus
comuni e diffusi che si trasmettono per
contatto sessuale e che, in alcune circostanze, possono causare tumori. La vaccinazione precoce è un’importante arma di
prevenzione. Obiettivo della campagna è
quello di fornire informazioni in merito.
Presumibilmente sia la Zublasing che
Bernard hanno già avuto esperienze di
Fotoshooting e di campagne pubblicitarie. Per Anton Bernard ne abbiamo la
certezza: a settembre di quest’anno, in occasione della campagna pubblicitaria di
una nota catena altoatesina di negozi per
articoli sportivi, egli ha mostrato non solo
il suo volto, ma molto di più. Uno sci a coprire le parti intime e il corpo disegnato
(digitalmente) con un’infinità di tatuaggi. Colpisce davvero molto la differenza
tra l’immagine da manuale del marketing e la foto utilizzata in occasione della
campagna contro l’HPV, dove il Bernard
versione “bravo ragazzo” posa nella sua
divisa da hockeista. Ed è proprio questa
seconda immagine che ritrae il vero Anton, come da lui stesso confermato in occasione di un’intervista al portale online
stol.it. La foto scattata per pubblicizzare
la catena rivenditrice di articoli sportivi
non corrisponde alla sua natura: “La posa
stessa dice: ‘Non mi importa di nulla, faccio quel che mi pare’. Non sono davvero
così.” Un’affermazione confermata anche
dal suo impegno per sostenere la campagna d’informazione dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige contro l’HPV, che partirà a metà dicembre con la distribuzione
di flyer e poster in tutta la Provincia.
Management & Amministrazione
Una campagna con testimonials
di eccellenza
23
Management & Amministrazione Peter A . Seebacher
Foto Sportler AG
Foto gor Gottardi
Un uomo, due volti: il giocatore
dell‘HCB Anton Bernard, originario
di Caldaro, può giocare diversi ruoli.
No, i tatuaggi non sono veri.
one # 01/14
Costruito per durare nel tempo 25–27 Bolzano La Lunga Notte della Ricerca 28–29 Gite 2015
29 International South Tyrolean Diagnostic Forum 2015 29 La comprensione è tutto 30 Mer ano Gestione professionale
della de-escalation 31 “Il periodo più stressante è passato” 32 Coordinatore infermieristico sul K2 (8611m) 32 Pronti
per una moderna amministrazione ospedaliera 33 Stelle della danza 33 Brunico Partecipare attivamente 34–35 13 nuovi
operatori e operatrici socio-sanitari/e 35 Un vincente lavoro di squadra 35
Dai Comprensori Bressanone
Costruito per durare nel tempo 25–27 Bolzano La Lunga Notte della Ricerca 28–29 Gite 2015
International South Tyrolean Diagnostic Forum 2015 29 La comprensione è tutto 30 Mer ano Gestione professionale
della de-escalation 31 “Il periodo più stressante è passato” 32 Coordinatore infermieristico sul K2 (8611m) 32 Pronti
per una moderna amministrazione ospedaliera 33 Stelle della danza 33 Brunico Partecipare attivamente 34–35 13 nuovi
operatori e operatrici socio-sanitari/e 35 Un vincente lavoro di squadra 35
Dai Comprensori Bressanone
29
Costruito per durare nel tempo 25–27 Bolzano La Lunga Notte della Ricerca 28–29 Gite 2015
29 International South Tyrolean Diagnostic Forum 2015 29 La comprensione è tutto 30 Mer ano Gestione professionale
della de-escalation 31 “Il periodo più stressante è passato” 32 Coordinatore infermieristico sul K2 (8611m) 32 Pronti
per una moderna amministrazione ospedaliera 33 Stelle della danza 33 Brunico Partecipare attivamente 34–35 13 nuovi
operatori e operatrici socio-sanitari/e 35 Un vincente lavoro di squadra 35
Dai Comprensori Bressanone
Costruito per durare nel tempo 25–27 Bolzano La Lunga Notte della Ricerca 28–29 Gite 2015
International South Tyrolean Diagnostic Forum 2015 29 La comprensione è tutto 30 Mer ano Gestione professionale
della de-escalation 31 “Il periodo più stressante è passato” 32 Coordinatore infermieristico sul K2 (8611m) 32 Pronti
per una moderna amministrazione ospedaliera 33 Stelle della danza 33 Brunico Partecipare attivamente 34–35 13 nuovi
operatori e operatrici socio-sanitari/e 35 Un vincente lavoro di squadra 35
Dai Comprensori Bressanone
29
one # 01/14
Bressanone
A maggio di quest’anno l’Ospedale di Bressanone ha
festeggiato il suo 100° compleanno. Hartmuth Staffler,
giornalista ed autore della voluminosa pubblicazione celebrativa, ci racconta aneddoti e curiosità emerse durante la sua ricerca. Ma anche sul perché l’amministrazione
comunale già allora si fosse espressa contro la costruzione di una Funivia sulla Plose.
25
Dai Comprensori Peter A . Seebacher
Quanto impegno ha richiesto la ricerca per
redigere la pubblicazione sul giubileo?
La costruzione dell’Ospedale, 100 anni
fa, fu un evento che coinvolse i brissinesi
e a cui fu dato ampio risalto sulla stampa dell’epoca, in particolare sul “Brixner
Chronik”. Ho consultato molte annate di
questa pubblicazione ed ho trovato grande disponibilità e facile accesso anche
alle fonti conservate sia presso l’Archivio
della città che in quello dell’Ospedale.
Ho potuto inoltre consultare le cronache
redatte dalle “Kreuzschwestern” che
prestavano servizio presso l’Ospedale di
Bressanone.
Un’altra utile fonte di informazioni è
stata la pubblicazione celebrativa dell’inaugurazione. Non ho trovato grosse difficoltà in questa ricerca, anche se alcuni aspetti richiederebbero un maggiore
approfondimento, ad esempio il ruolo
dell’Ospedale durante la Prima Guerra
Mondiale o l’occupazione da parte della
Wehrmacht durante la Seconda Guerra
Mondiale.
Le vecchie foto dell’edificio hanno un fascino particolare, dove le ha trovate?
Al tempo, proprio per l’importanza
dell’avvenimento, furono scattate molte
fotografie; alcune di queste, trasformate in cartoline postali, si trovano ancora oggi. Altre foto, di eccellente qualità,
provengono invece dalla pubblicazione
Dai Comprensori
Costruito per
durare nel tempo
che fu realizzata in occasione dell’inaugurazione.
I committenti di allora dovettero affrontare difficoltà economiche e lunghi tempi di
costruzione. Un destino comune ai grandi
progetti, esattamente come accade oggi, o
vi furono delle cause particolari?
In realtà meno di due anni per la costruzione di un ospedale con 180 posti
letto è un periodo molto breve. Non credo che oggi si riuscirebbe a fare meglio.
Le difficoltà finanziarie erano dovute
soprattutto al fatto che l’amministrazione comunale di allora, con il dinamico sindaco Otto v. Guggenberg, fece il
passo più lungo della gamba. La Cassa di
Risparmio di Praga concesse un prestito di due milioni di corone, con le quali
l’amministrazione intendeva finanziare numerosi progetti, tra i quali figurava anche la funivia della Plose. Quel
prestito, tuttavia, non avrebbe coperto
tutte le spese previste che quindi subirono un ridimensionamento per l’impossibilità di ottenere altri finanziamenti. La priorità fu data all’Ospedale
e, grazie a delle misure per contenere i
costi, si spese meno della cifra preventivata. Le discussioni riguardo a questi
grandi progetti furono allora molto accese; la differenza rispetto ad oggi è che
allora il Comune doveva in gran parte
autofinanziarsi.
one # 01/14
26
Bressanone
Lei scrive che la pressione per la costruzione
di una nuova struttura venne dai cittadini.
Questo l’ha stupita?
La pressione per la nuova struttura venne
soprattutto dalle autorità che in questo
modo risposero alla pressante richiesta
dei cittadini. Nel diciannovesimo secolo
Bressanone aveva vissuto un periodo di
stagnazione su tutti i fronti. A cavallo tra
i due secoli, con la vittoria dei “ChristlichSozialen” e con l’elezione di Otto von Guggenberg quale sindaco della città, vi fu una
svolta e si volle recuperare tutto ciò che le
precedenti amministrazioni non erano
state in grado di realizzare.
Tenendo conto delle condizioni catastrofiche in cui versava il “Heilig-Geist-Spital”
non sorprende il desiderio che allora emerse di avere un ospedale al passo coi tempi.
Foto PERSONALE
Dai Comprensori
Che significato ebbe questo progetto al tempo? Fu portato avanti a livello locale o vi fu il
coinvolgimento di tutto il Tirolo?
L’Ospedale fu progettato fin dal principio
con una duplice finalità: creare una struttura pubblica per la popolazione della valle d’Isarco e della val Pusteria ed un Sanatorio per i pazienti paganti e provenienti
da tutto l’Impero, per poter così coprire
almeno in parte i costi di gestione. La
“Possiamo imparare che una struttura
ben progettata e ben costruita può
assolvere la sua funzione anche dopo
cent’anni…”
Hartmuth Staffler
one # 01/14
costruzione dell’ospedale fu quindi pubblicizzata non solo in Tirolo ma anche in
tutto l’Impero. Tra l’altro, la dicitura “Sanatorio” stava ad indicare “clinica privata”; all’inizio i/le pazienti con patologie
dell’apparato respiratorio non erano nemmeno ammessi/e.
Che importanza ebbe la nuova struttura per
lo sviluppo della valle d’Isarco e del Sudtirolo?
Solamente alcune settimane dopo l’inaugurazione scoppiò la Prima Guerra Mondiale, cosa che influenzò molto l’attività
della struttura non permettendole di avere quell’impulso che sicuramente l’avrebbe caratterizzata in tempo di pace, considerando anche il fatto che vi lavoravano
medici di fama mondiale.
Al regime fascista del tempo la struttura
sembrò troppo lussuosa e per questo venne trasformata in Sanatorio per le malattie polmonari, cosa che di certo non favorì
lo sviluppo della città.
Durante la sua ricerca è emerso qualche fatto
o aneddoto curioso?
Sicuramente curioso è il fatto che agli inizi l’Ospedale fosse in gran parte autosufficiente, grazie anche all’attività agricola
del maso Klinger e al fatto che lo stato di
salute dei maiali che vi venivano allevati
fosse monitorato almeno quanto quello
dei pazienti e delle pazienti dell’Ospedale. Oppure che durante la Seconda Guerra
Mondiale l’Ospedale si procurò un asino
che venne impiegato per tutti i trasporti.
Al giorno d’oggi, poi, è inconcepibile che
nel 1928 alla moglie del Primario Georg
Pototschnig, anche lei chirurgo, non fosse
permesso operare senza la supervisione
del marito, se non in casi urgenti.
Un altro aneddoto: dopo la guerra, nella
cappella dell’Ospedale, numerosi nazisti
furono riammessi nella Chiesa Cattolica.
Anche comunisti ed ebrei furono „spinti“ verso la religione cattolica; la salute
dell’anima era importante quanto quella
del corpo.
Lei scrive che l’Ospedale di Bressanone era
uno dei più moderni del tempo. A cosa si riferisce in concreto?
La frase „uno degli ospedali più moderni
dell’ Impero“ è una citazione tratta dalla
stampa dell’epoca. Col tempo questa frase
fu confermata anche dai fatti. Ad esempio,
l’apparecchiatura radiologica fornita dalle “VEIFA-Werken” di Vienna corrispondeva ai massimi standard della tecnologia
di allora, come mi ha recentemente confermato il Prof. Mario Reggio dell’Associazione Italiana di Fisica in Medicina.
Bressanone
27
Dai Comprensori
Foto Comprensorio sanitario Bressanone
Le sale operatorie dotate delle più moderne apparecchiature erano considerate
una novità assoluta. Anche gli impianti di
climatizzazione, le celle frigorifere, le lavatrici, il telefono, gli ascensori riservati
al personale, i letti e il cibo rappresentavano uno standard molto più elevato rispetto a quello del tempo.
Il centenario edificio ospedaliero del
tempo si integra tutt’ora perfettamente con la struttura architettonica dell’Ospedale di Bressanone
Cosa possiamo imparare dalla storia centenaria dell’Ospedale di Bressanone?
In primo luogo è da ammirare la decisione
con cui l’allora amministrazione riuscì a
portare avanti un progetto così controverso a causa dei costi. Poi, le prestazioni del
personale, non numeroso ma motivato e
intraprendente.
Possiamo imparare che una struttura ben
progettata e ben costruita può assolvere la
sua funzione anche dopo cent’anni, mentre altre strutture costruite male in tempi
più recenti sarebbero già da demolire.
Il “Kaiser-Franz-Josef-Jubiläumskrankenhaus” fu inaugurato il 22
giugno 1914. La costruzione era stata deliberata dal Consiglio comunale in occasione del 60° anniversario dell’incoronazione dell’Imperatore Francesco Giuseppe (Kaiser Franz Josef). Dopo varie vicissitudini
ed una temporanea conversione in Sanatorio pneumologico, questa
struttura classicheggiante è oggi l’edificio C dell’ Ospedale di Bressanone. Al suo interno si trovano il reparto di Psichiatria, il Servizio di
Igiene e Sanità pubblica, la Lungodegenza, la Medicina sportiva e la
Medicina del lavoro, la Pneumologia e gli uffici dell’Amministrazione.
one # 01/14
Foto Eurac/Martina Jaider
Dai Comprensori
28
Bolzano
Anche quest’anno e per la terza volta il Comprensorio
sanitario di Bolzano ha preso parte alla Lunga Notte della
Ricerca (LUNA). Come avvenuto per le precedenti edizioni,
anche questa volta l’organizzazione dell’evento, che si è
svolto presso l’Ospedale centrale di Bolzano, è stata curata
dal team dell’Ufficio stampa.
Bolzano K arin Dell antonio
LUNA –
La Lunga Notte
della Ricerca
one # 01/14
Un evento riuscito, come confermato
dai circa 800 visitatori che hanno letteralmente assalito i tre stand allestiti all’interno dell’ospedale centrale di Bolzano.
Una serie di interessanti test, informazioni sullo stile di vita, sulla corretta alimentazione, sulla prevenzione e una visita
guidata all’interno del nuovo Laboratorio
centrale di analisi sono stati gli argomenti
che hanno indotto quest’anno molti cittadini a fare tappa presso il nostro ospedale.
Questa è la terza partecipazione del Comprensorio sanitario di Bolzano alla Lunga Notte della Ricerca (LUNA), un evento
organizzato dall’EURAC che ha coinvolto anche quest’anno diverse istituzioni
all’insegna del motto “Science makes you
fly”. La location era segnalata dalla bandiera della LUNA, messa a disposizione
dall’EURAC, e illuminata ad arte davanti
14 febbraio
Venezia (carnevale)
21 febbraio
DEZ
7 marzo
DEZ
14 marzo
Vicenza
21 marzo
Regensburg
Firenze
Dai Comprensori
Foto Eurac/Martina Jaider
29
11 aprile
Bolzano
Circolo ricreativo
Ospedaliero(CRO)
Bolzano – Gite
2015
Sono inoltre state eseguite,
sempre dal personale del
Laboratorio, oltre 200 analisi
del sangue con valutazione
immediata della glicemia, dei
trigliceridi e del colesterolo.
all’ingresso principale. Già prima delle
17, orario convenuto di inizio della manifestazione, hanno iniziato ad affluire le
prime persone.
Presso gli stand predisposti nei corridoi
dell’ospedale, i visitatori e le visitatrici
hanno potuto verificare il loro stato di
fitness, con un test da sforzo eseguito
dalla Medicina dello sport, controllare
l’età biologica (invecchiamento delle cellule) o ascoltare le indicazioni per una
nutrizione sana e bilanciata fornite dal
personale della Dietetica e Nutrizione
clinica. Con una presentazione digitale, i
visitatori e le visitatrici sono stati/e preparati/e alla visita guidata del Laboratorio. Un’occasione unica quella di vedere
dall’interno il Laboratorio di analisi con
le sue sofisticate attrezzature, tra l’altro
appena inaugurato.
Nel corso della serata sono inoltre state
eseguite, sempre dal personale del Laboratorio, oltre 200 analisi del sangue con
valutazione immediata della glicemia,
dei trigliceridi e del colesterolo. Le analisi con relativi test, le informazioni e le
visite sono state accolte molto positivamente dai visitatori/dalle visitatrici che
hanno atteso, in qualche frangente anche abbastanza a lungo, ma sempre pazientemente il loro turno. Alla fine della
serata, molto lunga e impegnativa per il
personale, ha prevalso sulla stanchezza la soddisfazione per la riuscita della
manifestazione e la consapevolezza di
essere riusciti a trasmettere ai visitatori
e alle visitatrici un messaggio chiaro e
positivo sul cosa fare per gestire e preservare al meglio la propria salute.
International South
Tyrolean Diagnostic
Forum 2015
Dal 20 al 21 marzo 2015, dopo il successo degli anni passati, presso l’EURAC
Convention Center a Bolzano si terrà la
terza edizione del “International South
Tyrolean Diagnostic Forum”. Il tema
di questa edizione sarà incentrato sui
Biomarker in ambito oncologico. Anche quest’anno, il team organizzatore
insieme al responsabile scientifico Prof.
Markus Hermann è riuscito a portare
a Bolzano, in qualità di relatori, una
selezione di esperti/e nazionali ed
internazionali. A conferma dell’internazionalità dell’evento basti osservare
come i relatori e le relatrici provengano
da ben otto nazioni e tre continenti.
Oltre alle relazioni su temi innovativi
quali la circolazione delle cellule tumorali e le micro-particelle, verranno
offerte ai/alle partecipanti anche
interessanti discussioni su concreti casi
clinici. Il congresso è rivolto a medici/
mediche, infermieri/e e tecnici/tecniche
di laboratorio. Al termine del congresso
si terrà una manifestazione aperta alla
cittadinanza dove esperti ed esperte del
settore parleranno di temi quali “sport e
tumore” e “alimentazione e tumore”.
Informazioni in merito a iscrizione e
programma si trovano su
www.south-tyrolean-diagnosticforum.com.
In alternativa, direttamente ai numeri
telefonici: 0471 908 959 e 0471 285 400
one # 01/14
BOLZANO
Il progetto “Inclusione Gries” è un’iniziativa nata in seguito all’apertura del Centro di riabilitazione psichiatrica
di via Fago che si propone di abbattere tutti i “muri”, sia
quelli interni che quelli esterni.
La comprensione
è tutto
“Desideriamo che questa struttura,
dedicata alla riabilitazione psichiatrica, si
integri al meglio con l’ambiente circostante, che venga accettata dai/dalle residenti
e che i nostri/le nostre pazienti si sentano liberi/e, a proprio agio, nel muoversi
all’interno del quartiere di Gries”, spiega
la Psicologa dott.ssa Isabella Gualtieri. È
stata lei, insieme al Primario del Servizio
psichiatrico del Comprensorio sanitario
di Bolzano dott. Andreas Conca e al dott.
Luigi Basso, a dare vita a questo progetto.
La prima fase del progetto è già in
pieno svolgimento. Tra maggio e agosto
di quest’anno, agli/alle abitanti di Gries,
sono stati distribuiti circa 4000 questionari e 800 di questi sono stati compilati
e restituiti. I/le residenti, in forma anonima, potevano esprimere il proprio sentire
e le proprie opinioni in merito alla malattia mentale. È stato rilevato anche il livello di conoscenze e competenze rispetto a
questo argomento. Lo scopo della ricerca
era anche quello di confrontare le risposte
fornite dai/dalle residenti nella zona della
nuova sede rispetto a quelle raccolte nel
1999 tra coloro che risiedevano nei pressi
della vecchia sede del “Gieserhof”. Quanto
emerso servirà come verifica. “La nostra
ipotesi di lavoro si basa anche sulla positiva esperienze del Grieserhof che ormai
è perfettamente integrato con l’ambiente
circostante, dove tendenzialmente abbiamo a che fare con meno pregiudizi o resistenze. Ci aspettiamo qualcosa di simile
anche dal quartiere di Gries, soprattutto
dopo il lavoro di integrazione che è già
iniziato”, spiegano la dott.ssa Gualtieri e
l’infermiere Enzo Lauria.
La seconda fase del progetto guarda
ai cambiamenti. Attraverso una serie di
iniziative di informazione e sensibilizzazione dovrebbe essere possibile abbattere
one # 01/14
paure e pregiudizi. La sfida è quella di rendere le persone consapevoli del fatto che
il nuovo Centro è una risorsa per l’intero
quartiere, non solo per i/le pazienti ed i
loro familiari. Un’importante iniziativa al
riguardo è stata la cerimonia di inaugurazione: le porte sono state aperte a tutti gli
interessati e a tutte le interessate. Isabella Gualtieri esprime grande entusiasmo
nel descrivere la struttura: “Abbiamo una
splendida sala polifunzionale e anche una
palestra, che potremmo eventualmente
mettere a disposizione di scuole o associazioni non-profit. Abbiamo già avuto delle
richieste!”
In questo modo verrebbero facilitati i contatti tra i cosiddetti “utilizzatori
normali” e i/le “clienti” della struttura di
riabilitazione psichiatrica: “Speriamo che
così gli eventuali rancori, le paure ed i pregiudizi possano essere eliminati e che al
loro posto nasca una reciproca comprensione. Quando si parla di salute mentale,
la comprensione è davvero tutto!”
Solo nel 2015 sarà possibile sapere se la campagna di informazione e sensibilizzazione
avrà avuto l’effetto sperato. Per allora è anche previsto un secondo sondaggio. Foto Isabella Gualtieri
Dai Comprensori
30
BOLZANO Luk as R affl
MERANO
Situazioni di tensione che possono degenerare in
vere e proprie aggressioni sono per natura frequenti
anche nell’ambiente socio-sanitario.
31
MERANO Sabine Fl arer
Informazioni
dott.ssa Sabine Moser
Servizio psichiatrico di Bolzano
[email protected]
dott.ssa Verena Perwanger
Servizio psichiatrico di Merano
[email protected]
Maggiori sono le problematiche che
riguardano la sfera sanitaria e sociale e
maggiori saranno anche le occasioni di
“rottura“. Sui pazienti gravano timori e
paure, perdita di autonomia ed autostima, preoccupazioni esistenziali, crisi personali, sofferenze, sentimenti di rabbia
verso sé stessi o gli altri. Il senso di impotenza che viene contemporaneamente
avvertito genera particolare irritabilità.
Spesso questo mix può produrre un campo di tensioni, in cui l’interessato può
reagire aggressivamente a degli stimoli
apparentemente banali.
Per le collaboratrici ed i collaboratori delle professioni sanitarie ciò rappresenta
un fattore di stress notevole. Il quotidiano confronto con dolore, morte e quindi
lutto, sovraccarichi di lavoro e carichi di
lavoro sottostimati, responsabilità, conflitti, problemi organizzativi o gestionali
sono fattori di stress, che possono condurre a una potenziale aggressività anche all’interno del gruppo di lavoro. Per
trattare questo tema con professionalità è
richiesta una responsabilità non comune.
Come meta primaria si mira tuttavia ad
un’assistenza e trattamento qualificati
nonostante linee di condotta molto impegnative, subito seguita dalla sicurezza del
personale.
Dai Comprensori
Gestione
professionale della
de-escalation
Per i loro collaboratori e le loro collaboratrici, i Servizi psichiatrici di Merano
e Bolzano, per gli anni 2014 e 2015 hanno
organizzato un ampio progetto di formazione in tecniche professionali di deescalation in collaborazione con l’Istituto
ProDeMa®. Il forte interesse dimostrato
per questa tematica ne ha confermato l‘attualità nonché l’esigenza di una formazione professionale. Il principio di una deescalation professionale dovrebbe quindi
essere presentato anche ad altri reparti e
servizi: sempre sul tema, in ottobre e novembre 2014, sono stati tenuti dei corsi di
aggiornamento presso la Casa della cultura Lichtenburg di Nalles.
Obbiettivi posti: sviluppare le competenze nel rapporto con bambini e
giovani, o loro familiari molto agitati,
potenziare le conoscenze di base per il
personale dirigente in relazione a collaboratrici e collaboratori traumatizzati e
la formazione del cosiddetto primo assistente collegiale nell’assistenza acuta,
ossia dopo avvenimenti traumatizzanti:
quest’ultimo, secondo gli organizzatori,
ha ottenuto un buon riscontro.
one # 01/14
Foto PERSONALE
MERANo
La ristrutturazione del tratto degenze
dell’Ospedale di Silandro è in corso dalla tarda
estate del 2013. Per non intasare tutta l‘attività
ospedaliera l’opera è stata suddivisa in due
fasi: dapprima la modifica del tratto est per poi
continuare con il risanamento della metà sul
versante ovest.
merano Sabine fl arer
Foto Valentine Strobl
Dai Comprensori
32
“Il periodo
più stressante è
passato”
Il periodo più difficile è stato sicuramente quello in cui i pazienti, durante la prima fase, hanno dovuto essere
ricoverati in spazi ristretti nel vecchio
tratto delle degenze. Questa fase è ora
prossima alla conclusione: i percorsi,
attraverso la parte risanata, sono già
scorrevoli e anche il resto verrà presto
adeguato. Recentemente la dirigenza
ospedaliera, insieme ad alcuni politici
della Val Venosta, ha voluto farsi un’idea
del procedere dei lavori che hanno ora
raggiunto una tappa importante.
L’architetta responsabile dei lavori,
dott.ssa Heike Pohl, è soddisfatta: „Nonostante i delicati rapporti tra attività
ospedaliera e lavori di ristrutturazione
in cantiere, la prima fase che riguarda
il primo ed il terzo piano, nelle prossime settimane sarà ultimata. Seguirà il
collegamento del tratto ovest col tratto
one # 01/14
A tramite i corridoi divisionali, anche
questi ormai finiti. Saranno pronti ed
utilizzabili anche i primi spazi per dipendenti e pazienti.“ Seguiranno i restanti piani della parte situata ad est
cosicché entro aprile 2015 tutte le zone
di questa prima metà saranno pronte
all’uso. Presumibilmente nella primavera del 2016 i lavori di ristrutturazione saranno definitivamente conclusi.
La Direttrice di comprensorio dott.ssa
Irene Pechlaner ha potuto farsi un‘idea
personalmente dell’avanzamento dei
lavori ed ha permesso la partecipazione anche ai politici valvenostani dott.
Richard Theiner, ex assessore provinciale che si era occupato a suo tempo
del progetto, dott. Andreas Tappeiner
e dott. Sepp Noggler. „I lavori sono nei
tempi previsti e sono contenta che il
periodo più impegnativo sia passato.
Rumori, posti ristretti e altri ostacoli a
causa dei lavori saranno molto meno di
intralcio nel quotidiano sia di pazienti
che di collaboratori“. All’incontro hanno partecipato anche il dirigente amministrativo dott. Gottfried Federspiel,
il direttore medico dott. Anton Theiner, il Primario dott. Oreste Pieramico,
l’Ing. dott. Walter Felder ed il Geom.
Martin Ratschiller. Era presente anche
la Presidente della Comunità comprensoriale Andreas Tappeiner.
Coordinatore
infermieristico sul
K2 (8611m)
Il tempo di Nikolaus Gruber viene scandito con precisione quasi svizzera: di
giorno è coordinatore del personale infermieristico presso il Distretto sanitario di Lana, nel tempo libero il suo cuore
appartiene alla famiglia, al Soccorso
alpino di Ultimo e all'alpinismo di alta
quota. Deve le sue conquiste, sempre
coronate da altrettanti ritorni alla base
sano e salvo, anche al suo innato senso
alla prudenza perché, nonostante tutto
l’ardire necessario, non dimentica mai
che: „La montagna ti appartiene solo
quando sei sceso a valle, prima sei tu
che appartieni alla montagna“. Ultima
avventura: Nikolaus Gruber nell’estate
di quest’anno si è avventurato nella
scalata degli 8000 raggiugendo la vetta
del K2 (8611) insieme a Tamara Lunger,
alpinista estrema e, si badi bene, senza
sherpa e senza bombole di ossigeno.
Dopo un intensivo e faticoso allenamento con marce e zaini fino a 35 chili
di peso, Tamara e Nikolaus sono partiti
il 12 giugno 2014. Un campo base dietro
l’altro e, tra uno e l‘altro, sempre l’attesa
che il corpo si adattasse all’aria rarefatta. Il 26 luglio 2014 finalmente in vetta:
Nikolaus Gruber e Tamara Lunger hanno
messo piede sul K2! Gruber ringrazia
tutti coloro che in questo periodo
l’hanno sostenuto, particolarmente il
suo team presso il Distretto sanitario di
Lana. (SF)
MERANO
Foto sabine Flarer
33
Dancing
star
Il dott. Andreas Lochmann, Primario
della Divisione di medicina interna
presso l’ospedale di Merano, ce l’ha
fatta ancora: in luglio 2014 ha conseguito il primo posto nei campionati
nazionali di disco fox a Rimini. Per la
sua passione per il ballo è già stato
più volte premiato. Nel congratularci
con lui, gli auguriamo ancora tanto
divertimento on the dance floor! (SF)
Dai Comprensori
Sono coloro che decideranno in futuro come impiegare
le risorse finanziarie negli ospedali austriaci: si tratta
di una delegazione di giovani dell’Istituto austriaco di
Tecnica Aziendale Ospedaliera (ÖIK) e che alcuni giorni
fa hanno fatto tappa all’Ospedale di Merano.
MeranO sabine Fl arer
Dalla legislazione sanitaria austriaca a quella italiana: il Coordinatore sanitario dott. Roland Döcker e l‘ex Direttore
sanitario dell’ospedale di Bolzano, dott.
Karl Kob, hanno accuratamente sottolineato le differenze fra i due diversi sistemi sanitari conoscendo entrambi molto
bene questa realtà d’oltre confine. Il Direttore dell‘Ufficio Controlling, Martin
Pfitscher, dati alla mano, ha spiegato il
ruolo che riveste attualmente il Comprensorio sanitario di Merano nel contesto altoatesino. Come ci si aspettava,
sono state soprattutto le cifre a suscitare
il maggior interesse negli aspiranti amministratori. La Direttrice di Comprensorio, dott.ssa Irene Pechlaner, ha risposto con competenza alle loro domande su
economia aziendale, controlling e marketing, riconoscendo che forse per un
estraneo la materia potrebbe risultare
un po’ complessa.
Giro dell‘ospedale: nel pomeriggio è seguito un giro per visitare diversi ambiti
ospedalieri, come il Centro senologico,
la Divisione di medicina e il Servizio di
Medicina complementare. Quest’ultima
ha destato un forte interesse nei circa
20 ospiti che hanno affermato: „Un servizio paragonabile da noi non esiste“. Le
impressioni del Mag. Klaus Watzinger e
dei suoi accompagnatori della ÖIK sono
state univoche: „Una bella visita durante
la quale siamo stati accolti con cortesia
e professionalità. Siamo rimasti positivamente impressionati dalla struttura
ospedaliera, per la sua buona organizzazione e pulizia. Il tutto è stato coronato
dal suggestivo paesaggio autunnale meranese, che il bel tempo di questi giorni
ha contribuito ad esaltare, suscitando in
noi il desiderio di tornare presto in Alto
Adige. “
Foto PERSONALE
Pronti per una
moderna amministrazione ospedaliera
one # 01/14
Dai Comprensori Maria Elisabeth Rieder
34
Brunico
Partecipare
attivamente
Foto Maria Elisabeth Rieder
Dai Comprensori
ste che sono state presentate all’Assessora
dott.ssa Martha Stocker.
L’assemblea dei collaboratori e delle collaboratrici che si è tenuta lo scorso novembre
presso l’Ospedale di San Candido era attesa
con particolare tensione. L’affluenza è stata
quindi molto alta.
“Quale Direttore di Comprensorio
sono consapevole di essere anche responsabile per l’Ospedale di San Candido. Insieme porteremo avanti il cambiamento e
supereremo le difficoltà”. Con queste parole il dott. Walter Amhof ha aperto l’incontro a cui hanno preso parte circa 100
dipendenti.
I punti all’ordine del giorno erano: “la Riforma del sistema sanitario dell’Alto Adige”, “Gli effetti della Riforma sull’Ospedale di San Candido” e “L’Audit Famiglia
e Lavoro”. Dopo i saluti di rito il Direttore
comprensoriale ha spiegato che per lui, oltre ad informare il personale, era importante anche raccogliere suggerimenti e
consigli delle collaboratrici e dei collaboratori per inserirli nella lista delle propo-
one # 01/14
Il dott. Amhof, il Coordinatore sanitario
dott. Thomas Lanthaler e la Dirigente infermieristica Helene Burgmann hanno riferito in merito a quanto emerso durante
gli incontri di lavoro svolti fino a quel momento. L’Assessora aveva indicato la data
del 24 novembre quale termine ultimo per
la consegna di proposte concrete e quindi,
presso il Comprensorio sanitario di Brunico, sono stati immediatamente organizzati numerosi incontri strutturati con
tutti gli organi dirigenziali. Le proposte
che ne sono emerse riguardano in particolar modo la necessità di definire l’offerta
sanitaria erogabile in val Pusteria per far
sì che venga garantito un buon livello di
assistenza alla popolazione che vi risiede.
I suggerimenti dei singoli reparti andranno a costituire le basi per il nuovo Piano
sanitario provinciale.
Nel momento in cui il Direttore di Comprensorio ha iniziato a parlare degli “effetti della riforma sull’Ospedale di San
Candido” la tensione all’interno della sala
era alta. Ogni cambiamento provoca inevitabilmente delle reazioni su coloro che lo
subiscono. Il dott. Amhof ha spiegato che a
San Candido i cambiamenti saranno applicati secondo un modello che si suddivide
in sette fasi. Ha inoltre motivato le collaboratrici e i collaboratori ad affrontare le
future sfide con ottimismo e a non lasciarsi “abbattere” dalle novità. Il Direttore di
Comprensorio ha quindi dimostrato come,
dal suo punto di vista, esistano ben sei diversi scenari per l’Ospedale di San Candido che vanno dal mantenere le cose come
stanno alla trasformazione dell’ospedale
in una clinica diurna e fino alla conversione della struttura in una casa di cura
per lungodegenti. Molto è ancora aperto e
Il personale presente ha avuto la possibilità di esprimere le proprie incertezze in
merito a questa situazione, mentre i/le pazienti hanno potuto chiedere se in futuro
potranno continuare a rivolgersi all’Ospedale di San Candido o se gli attuali servizi
saranno chiusi a breve. All’incontro sono
emerse anche molte proposte concrete
sul futuro dell’Ospedale, mentre alcuni/e collaboratori/trici hanno espresso il
proprio rammarico e la propria delusione
nell’aver notato una scarsa stima e poco
sostegno da parte delle colleghe e dei colleghi sia del Comprensorio che dell’intera
Azienda. Infine, l’autrice di questa news,
ha fatto un breve resoconto dello stato attuale del progetto Audit Famiglia&Lavoro, delle misure adottate nonché dell’offerta per dare sostegno alle famiglie nella
gestione dei figli.
Undici donne e due uomini hanno recentemente concluso il corso per OSS.
La consegna dei diplomi è avvenuta
presso il foyer dell’Ospedale di Brunico.
Il percorso di formazione professionale,
organizzato dalla Dirigenza tecnico-assistenziale del Comprensorio sanitario di
Brunico, ha avuto una durata di due anni.
Gli ospiti d’onore non hanno mancato di
congratularsi con questi/e nuovi/e OSS,
sia per la scelta professionale compiuta
che per l’impegno nel portare avanti la
formazione, augurando a tutti/tutte
loro grande gioia e soddisfazione per le
nuove competenze che andranno a svolgere. Durante gli interventi è stato più
volte sottolineato che si tratta di una
professione molto richiesta, in grado di
arricchire e dare grande soddisfazione a
chi la pratica.
Un particolare ringraziamento è andato
sia al personale docente che ai servizi
sociali ed ai reparti dell’ospedale che si
sono resi disponibili per lo svolgimento
degli stage. Complimenti e applausi
sono andati anche a Gertraud Niederbrunner, coordinatrice del corso, per la
perfetta organizzazione. (MAR)
35
Grazie a 650 ore di teoria e 450 di pratica
i/le partecipanti hanno potuto acquisire
le competenze necessarie. In occasione
della cerimonia, accanto all’Assessora
Martha Stocker, erano presenti anche
il Direttore di Comprensorio Walter
Amhof, il Coordinatore tecnico-assistenziale Alexander Kugler ed i familiari
dei/delle neodiplomati/e.
Un vincente
lavoro di squadra
Al quinto piano dell’Ospedale di
Brunico sono in corso dei lavori di
ristrutturazione. Il reparto per la
somministrazione di chemio e terapie
ambulatoriali sarà rinnovato. Durante i lavori di demolizione, che sono
durati un mese, si era reso necessario
lo sgombero del sottostante reparto
di Medicina B dove, approfittando
del fatto che era vuoto, in questo
lasso di tempo è stato possibile anche
effettuare degli urgenti lavori di
manutenzione. I pazienti e le pazienti
che in quel periodo vi erano ricoverati/e, sono stati/e momentaneamente
trasferiti/e presso altri servizi.
In tutti questi spostamenti sono
infatti stati coinvolti i reparti di
Ortopedia/Traumatologia, Medicina
A Ovest e Est nonché la Medicina
dell’Ospedale di San Candido. “Con
soddisfazione posso dire che la perfetta collaborazione professionale
ci ha permesso di superare al meglio
questo momento”, ha commentato
Annelies Hopfgartner della Dirigenza
tecnico-assistenziale di Brunico. Il
“guardare oltre il proprio orizzonte”
ha portato solo vantaggi.
Foto Maria Elisabeth Rieder
“Insieme porteremo
avanti il cambiamento
e supereremo le
difficoltà”
Tra le collaboratrici ed i collaboratori era
forte la sensazione di essere stati presi sul
serio dalla Direzione e per questo hanno
espresso la propria gratitudine. Hanno accolto positivamente il sostegno che è stato
loro offerto in questa difficile fase di cambiamento, ma hanno anche chiaramente
detto di voler continuare a lavorare per
soddisfare le esigenze dei/delle pazienti
ed a voler portare avanti la loro lotta per
salvare l’Ospedale di San Candido.
Brunico
13 nuovi operatori
e operatrici sociosanitari/e
Dai Comprensori
tanto è ancora possibile. Il dott. Amhof ha
chiaramente detto che i cambiamenti ci
saranno e che tali cambiamenti verranno
gestiti in modo da rispondere concretamente a due fondamentali questioni: “Cosa
accade ai/alle pazienti? Cosa accade ai collaboratori e alle collaboratrici?” La risposta del Direttore comprensoriale a queste
due domande è stata molto semplice: “L’obiettivo deve essere principalmente quello di organizzare un’assistenza sanitaria
sicura e comodamente raggiungibile per
la popolazione dell’alta val Pusteria. Per le
collaboratrici e i collaboratori, il cui posto
di lavoro potrebbe subire delle variazioni,
devono essere sviluppati dei piani di migrazione e dei criteri trasparenti in caso di
domanda di trasferimento. Questi saranno
elaborati dai responsabili del Comprensorio sanitario in stretta collaborazione con
i sindacati ed i collaboratori / le collaboratrici dell’Ospedale di San Candido”.
I team hanno imparato a conoscere le
sfide che altri reparti devono affrontare, sviluppando così una maggiore
comprensione e ampliando le proprie
competenze. I rapporti interpersonali
sono stati costruttivi e orientati al
lavoro di squadra. I/Le pazienti hanno
ricevuto un’assistenza ottimale.
Dieter Duregger della ripartizione
Tecnica si è occupato dell’organizzazione dei lavori. La ristrutturazione
si è conclusa nei tempi prestabiliti e
tutto si è svolto in modo corretto. La
Direzione di Comprensorio, la Dirigenza sanitaria e quella tecnico-assistenziale ringraziano tutti/tutte per
l’ottima collaborazione! (AH)
one # 01/14
Chi non sogna di fare ciò che gli piace almeno per
un anno? Daniela Stolcis ha realizzato questo sogno
grazie alla possibilità data dall’anno sabbatico. Ed
oggi è più rilassata che mai.
Vita
36
Vita Sabine Fl arer
“
Ricaricare le
batterie
”
Daniela e suo marito Roberto, entrambi infermieri presso il Comprensorio
sanitario di Merano, avevano fatto notizia
più di 20 anni fa, quando erano diventati
genitori di ben quattro gemelli. All’epoca un gran cambiamento che, dall’oggi al
domani, li aveva costretti a riorganizzare
il loro ménage familiare composto da sei
persone, di cui quattro neonati.
Daniela era rimasta a casa con i bambini
per tre anni per poi riprendere il lavoro in
un secondo tempo. I figli ora sono cresciuti e ciascuno ha preso la propria strada.
Daniela ha ripreso il lavoro a tempo pieno
presso il servizio infermieristico distrettuale; rispetto agli anni passati, riconosce
di poter oggi nuovamente “respirare” ma
è tuttavia consapevole che anche la sua
energia ha un limite. „La prima volta che
ho sentito parlare della possibilità di poter scegliere un anno sabbatico, ho pensato: sarebbe bello poter avere un anno solo
per me! Poter dare ascolto solo ai miei bisogni ed egoisticamente fare solo ciò che
mi piace“. Detto, fatto. Dopo un “consiglio
familiare”, che ha rafforzato in lei la deci-
one # 01/14
sione di fare questo passo, la domanda è
stata inoltrata; sotto sotto però Daniela
non si aspettava che sarebbe stata anche
accolta.
Ancor più grande quindi la sorpresa
quando ha saputo che la sua richiesta
era stata positivamente valutata e che
già dal mese successivo sarebbe stata ‘libera’. „Per me questo ha rappresentato
quasi uno shock, perché d’un tratto voleva dire dovermi adattare il più presto
possibile ad una nuova vita“, confessa ora
Daniela. Fortunatamente ha incontrato
il favore di superiori comprensivi ed il lavoro, anche dopo 25 anni, le avrebbe dato
ancora grandi soddisfazioni – asserisce.
Anche se l’assistenza al Distretto, soprattutto per i tanti pazienti terminali ed il
fatto che l’assistenza domiciliare viene
perlopiù prestata singolarmente, è molto
usurante. E anche quest’ultimo aspetto
ha fatto pendere la bilancia per la pausa:
„Ho sentito semplicemente che ero stanca ed era arrivato il tempo per ricaricare
le batterie“, ha dichiarato la ora 49enne
Daniela. I mesi successivi sono stati de-
“Ho sentito semplicemente
che ero stanca ed era arrivato
il tempo per ricaricare le
batterie”
Foto PERSONALE
dicati soprattutto agli hobbies preferiti,
camminare e viaggiare e per Daniela sono
volati: „Ho fatto trekking in Grecia, ho accompagnato un gruppo di persone socialmente svantaggiate al mare ed ho fatto
un viaggio con mio marito. Ci sono state
tantissime escursioni in montagna ed ora
mi sento sufficientemente in forma per
intraprendere il cammino di S. Giacomo
di Compostela in Spagna“. Daniela ha dedicato del tempo anche alla famiglia. Con
quattro figli è spesso così, che ci si trova
sempre insieme agli altri o che gli incontri avvengono contemporaneamente. Ed è
un peccato perché una mamma vorrebbe
tenere in considerazione la personalità
individuale di ciascun figlio, rispettare
le sue predilezioni, curando così un po’ di
più il legame madre-figlio. „In questo periodo, con ciascuno dei miei figli, ho così
intrapreso sempre più spesso viaggi, incontri, cene o altro che facesse piacere ad
entrambi. Un’esperienza meravigliosa che
mi sarebbe altrimenti stata spesso preclusa per mancanza di tempo“.
Vita
37
Daniel a Stolcis
Daniela Stolcis ha scambiato – almeno
per un anno - il ‘profumo’ dei disinfettanti con l’aria fresca di montagna: “Ho
compreso quanto sia importante poter
vivere i propri sogni e non rimandare
tutto al domani”.
A dicembre si concluderà l’anno sabbatico
e per Daniela significherà la ripresa del lavoro quotidiano. „Il tempo è volato ed ora
posso consigliare a tutti quest’esperienza“, conclude. „E‘ proprio in una professione come la nostra che t’accorgi quanto
sia limitato e quindi ancor più prezioso il
tempo che si ha da vivere. Oggi mi sento
più rilassata e per le piccolezze non me la
prendo più. Ho imparato che si deve cercare di realizzare i propri sogni, per non
dover più tardi rimpiangere le occasioni
perdute. E’ per questo motivo che ho voluto farmi personalmente un regalo con
l’anno sabbatico“.
one # 01/14
“Bisogna avere ancora il caos dentro di
sé per generare una
stella danzante”
Grafico informativo
medici praticanti 2011
Quanti abitanti per
un medico?
Dal primo ottobre 2014 Emanuela
Pattis è Dirigente tecnico-assistenziale
coordinatrice reggente presso il Comprensorio sanitario di Bressanone.
Austria 207
italia 244
Lituania 244
Spagna 251
Bulgaria 259
Svizzera 261
Germania 262
Norvegia 269
Francia 326
Ungheria 338
Regno Unito 363
Slovenia 401
Romania 418
Polonia 458
Secondo la definizione dell’ISCO 88
(codice 2221) i medici sono chiamati ad
adottare procedure di prevenzione e
cura, migliorare e sviluppare concetti,
teorie e metodi e condurre ricerche in
ambito medico e sanitario. Il numero
dei medici viene determinato secondo i
seguenti parametri: “medici praticanti”,
“medici professionalmente attivi”, o
“medici abilitati”. I medici praticanti
hanno il contatto diretto con i pazienti
quali beneficiari di prestazioni. (Fonte:
eurostat)
one # 01/14
Nel 1981 la Pattis inizia la propria
attività lavorativa a Bressanone come
infermiera. Negli ultimi 17 anni è stata
Coordinatrice tecnico-assistenziale
dapprima presso l’Ospedale di Bressanone e successivamente come responsabile dell’assistenza domiciliare
per l’area territoriale. Amante della
musica, è un’ottima cantante ed una
preparata musico-terapeuta. Desidera
soprattutto promuovere l’aggiornamento professionale dei collaboratori
e delle collaboratrici, ma anche creare
un clima di lavoro caratterizzato da una
buona cultura della comunicazione e
del rispetto reciproco. Emanuela Pattis:
“Esattamente come accade in un orchestra, solo se tutti gli strumenti suonano
in sintonia, ne scaturisce una buona
melodia.” (pas)
Foto PERSONALE
38
Nuova
Coordinatrice a
Bressanone
Sul personale
Foto Marina Cattoi
Friedrich Nietzsche
La nuova Primaria
del Servizio
psichiatrico di
Merano
Alla nuova Primaria questa citazione di
Friedrich Nietzsche piace molto perché
è proprio nell’ambito della psichiatria
che il pensiero, anche non convenzionale, è importante. Dall’estate di quest’anno la 53enne dottoressa, originaria di
Redagno, sovrintende al Servizio psichiatrico di Merano. La dott.ssa Verena
Perwanger ha studiato ad Innsbruck, si
è specializzata a Verona e a Londra, iniziando la sua attività lavorativa di psichiatra presso il Comprensorio sanitario
di Bolzano. Dal 1998 fa parte del team
che, fino a prima del suo pensionamento, era diretto dal dott. Lorenzo Toresini
del Servizio psichiatrico di Merano.
“Mi fa piacere che l'incarico di dirigere
il Servizio di Merano sia stato affidato
a me, so che vi si lavora in modo eccellente; qui è possibile applicare la mia
concezione di psichiatria moderna".
“Rispetto e stima, capacità di confronto
e auto-osservazione sono aspetti che
tutti/tutte coloro che operano in ambito
psichiatrico dovrebbero possedere",
conclude la dott.ssa Perwanger.
La “nuova” Primaria viene descritta
come ottima collaboratrice per il lavoro
in rete ed ha già maturato esperienza
nella dirigenza di ambiti delicati; negli
ultimi anni è stata infatti responsabile
della Casa Basaglia di Sinigo. (sf)
Saluti in rete Peter A. Seebacher
Dal primo luglio 2014 il dott. Lukas
Lusuardi è Primario del reparto di
Urologia presso l’Ospedale aziendale
di Bressanone. Lusuardi, nato a Malles
in val Venosta, è cresciuto a Bolzano
ed è un “altoatesino DOC”, come lui
stesso ama simpaticamente definirsi.
Lukas Lusuardi ha compiuto i suoi studi
universitari a Verona ed ha iniziato
l’attività professionale nel reparto di
Urologia dell’Ospedale centrale di Bolzano. Per quattro anni è stato dirigente
medico dell’Urologia pediatrica di Linz
(A) e per un anno dell’”Allgemeines
Krankenhaus” di Vienna (A). Dal 2004 al
2010 Lusuardi ha nuovamente prestato
servizio presso il reparto di Urologia di
Bolzano in qualità di dirigente medico.
Dopo di ché è tornato in Austria accettando l’offerta di collaborazione con la
Clinica universitaria di Salisburgo. Ora è
nuovamente in patria.
Lusuardi vanta grande esperienza nel
campo dell’urologia pediatrica ricostruttiva. In questo settore specialistico, spiega il neo Primario, la tendenza
è quella di intervenire in modo sempre
meno invasivo. Egli appoggia tale
tendenza sostenendo fortemente la via
della chirurgia laparoscopica. Anche in
Alto Adige Lusuardi vorrebbe lavorare
ancora di più in questa direzione.
Egli è anche un appassionato sportivo
che ama in particolar modo il tennis e
lo sci. (pas)
Il dott. Mario La Guardia ha preso
ufficialmente in consegna, in qualità
di Primario, l’Unità operativa di Pronto soccorso e il reparto di Astanteria
dell’Ospedale di Bolzano che dirigeva,
quale reggente, dal 2011. Si è diplomato
nel 1977 al Liceo scientifico E. Torricelli
di Bolzano e si è laureato in medicina e
chirurgia presso l’Università di Verona
nel 1983, dove ha conseguito, nel 1988,
anche la specializzazione in chirurgia.
Dal 1986 al 1989 ha svolto la sua attività medica presso le sedi di Bolzano e
Bressanone dell’Istituto Nazionale per
l’Assicurazione contro gli Infortuni sul
Lavoro e di consulenza medico-legale
presso il Tribunale di Bolzano. Nel 1989 è
approdato al Pronto soccorso di Bolzano e nel 1993 è diventato aiuto corresponsabile ospedaliero dello stesso,
specializzandosi successivamente nel
settore “Politrauma”. Dal 2006 è stato
responsabile di Struttura Semplice
“Area rossa di Pronto Soccorso-Medicina e Chirurgia d’Urgenza” fino al 2011,
quando ha sostituito il Primario uscente
dott. Franco De Giorgi.
Il dott. La Guardia svolge il ruolo di Tutor
per l’esame di Stato conferito dall’Università degli Studi di Bologna e fa parte
del gruppo di lavoro “Trauma Group Alto
Adige”.
Annovera nel suo curriculum diversi
corsi, aggiornamenti e pubblicazioni
soprattutto nell’ambito della Medicina
d’Urgenza. (kd)
39
Il dott. Mario La
Guardia è Primario
del Pronto soccorso
di Bolzano
Crisi? Risparmi? Tagli necessari nel sistema sanitario? L’Alto Adige non è la prima
regione che ha a che fare, e quindi a dover
lottare, con questo. La forte crisi economica che nel 2008 aveva colpito l’Irlanda,
aveva portato il paese membro dell’Unione
Europea sull’orlo del disastro. Tra il 2008
e il 2011 il prodotto interno lordo della
Repubblica d’Irlanda era sceso del 20 per
cento. Senza l’intervento dell’UE con la sua
“iniezione” di capitali, il caratteristico verde brillante di quest’isola oggi apparirebbe
molto sbiadito. Il paese si è nel frattempo
abbastanza ripreso, tanto da poter mollare gli aiuti economici dell’UE. Qualche
giorno fa l’OMS Europa (Organizzazione
Mondiale della Sanità) ha pubblicato uno
studio, in forma di libro, dove sono state
esaminate le problematiche causate dalla
crisi, che comportano risparmi forzati in
ambito sanitario e le relative conseguenze.
Già attraverso il titolo „Health system responses to financial pressures in Ireland“,
gli autori e le autrici mettono in evidenza
diversi aspetti. Grazie all’utilizzo di grafici
e tabelle viene fatto un confronto con gli
altri paesi dell’UE (anche con l’Italia) e ciò
che ne emerge è molto interessante.
Salute in rete
Ritorno in Alto
Adige
Foto Karin Dellantonio
Foto Marina Cattoi
Imparare a
risparmiare
Nel sesto capitolo, oltre ad una serie di
lezioni apprese grazie ad anni di risparmi,
viene anche riportato ed analizzato un
bilancio. Lo studio non vuole essere una
linea guida per gestire casi analoghi, ma
dà al lettore la possibilità di approfondire
la questione e di poter intraprendere un
via simile a quella individuata dal Governo
irlandese.
Il libro è disponibile solo in lingua inglese
e solo in formato digitale. Il PDF è scaricabile dal sito www.euro.who.int
Download
one # 01/14
one
L’Azienda sanitaria dell’Alto Adige online Homepage: www.asdaa.it Prenotazione prima visita (Dermatologia, Cardiologia,
ORL e Urologia): www.asdaa.it/prenotazioneonline Dove è possibile usufruire di una prestazione nel più breve tempo
possibile?: www.asdaa.it/tempidiprenotazione Offerte di lavoro, novità sui trattamenti sanitari, modalità di prenotazione, servizi presso ambulatori/reparti: www.asdaa.it/news Consigli pratici per la salute: www.asdaa.it/prevenzione Questa
edizione è online su: www.issuu.com/sabesasdaa
Contatti Redazione one: [email protected] Redazione Comprensorio sanitario Bressanone: [email protected] Redazione Comprensorio sanitario Bolzano: [email protected] Redazione Comprensorio sanitario Merano: Sabine.Flarer@
sabes.it Redazione Comprensorio sanitario Brunico: [email protected]
Colophon one –
il magazine dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige Numero 1 /201 4 (Aut. Pres.Trib. BZ Nr.
17/2002 R.ST.17.09.02) Editore: Azienda sanitaria dell‘ Alto Adige, via Cassa di Risparmio. 4, 39100
Bolzano Diret tore responsabile: Lukas Raffl Coordinazione: Peter A. Seebacher Reda zione: Evelyn GruberFischnaller (EGF) , Karin Dellantonio (KD) , Maria Elisabeth Rieder (MER) , Marina Cattoi (MC) , Sabine Flarer (SF) ,
Lukas Raffl (LR) , Peter A. Seebacher (PAS) Tr aduzioni: Tatiana De Bonis, Emanuela Covi, Walter Schgör,
Marina Cattoi, Sara Porcile Gr afic a: Gruppe Gut Gestaltung OHG, via Cappucini 8/15, 39100 Bolzano
Pubblic a zione: trimestrale Indirizzo dell a reda zione: Ripartizione Comunicazione, Marketing e Relazioni
con il Pubblico, via Cassa di Risparmio 2, 39100 Bozen TEL: +39 0471 907138 E-MAIL: [email protected] WEB:
www.sabes.it Stampa: printeam GmbH, viale Europa 53, 39100 Bolzano
Fly UP