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PERCORSI DI CONOSCENZA, RESTAURO E TUTELA DELLE

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PERCORSI DI CONOSCENZA, RESTAURO E TUTELA DELLE
VIRGO GLORIOSA: PERCORSI DI CONOSCENZA,
RESTAURO E TUTELA DELLE MADONNE VESTITE
Atti del Convegno organizzato in occasione di Restauro 2005 - Salone dell’arte del
Restauro e della Conservazione dei beni culturali e Ambientali, Ferrara 9 aprile 2005
Diagnosi e intervento conservativo di statua vestita del Museo del Tessuto,
Prato
* Marco Ciatti, * Susanna Conti, Simona Laurini, Guia Rossignoli
La statua vestita fu donata da Alberto Pecci al
Museo del Tessuto di Prato nel 1976 (fig. 1).
Non si hanno documenti relativi alla sua storia,
né alla sua manifattura; si ignora se rappresenti
con certezza una Madonna, come di frequente
accadeva in contesti sacri, né si conosce la sua
precedente collocazione. Si tratta con probabilità
di una santa, presentando alcune peculiari
caratteristiche, come il foro dietro la nuca ed una
vite sporgente sulla sommità della testa per
aureola. Una peculiarità è la presenza di sandali
modellati ai piedi. L’unica notizia pervenuta del
manufatto e’ una scritta su un cartoncino: sec.
XVIII.
L’intervento conoscitivo e di conservazione è
stato
eseguito
durante
il
corso
di
specializzazione delle allieve della scuola del
Settore Tessili nell’anno 2001, sotto la direzione
di Marco Ciatti e di Susanna Conti, capo tecnico
restauratore del settore.
Figura 1- Statua vestita del Museo
del Tessuto di Prato prima
dell’intervento
i
¾
Descrizione
Materiali: struttura: legno, ferro, terracotta dipinta; abiti: seta, lino, cotone e oro filato.
Altezza della statua: cm 127; altezza incluso il basamento: cm 136.
Provenienza: Museo del Tessuto, Prato.
La statua è posta su un piedistallo di legno, che presenta numerosi fori; statue di
questo tipo nascono dall’assemblaggio di parti di materiali diversi provenienti da
varie botteghe, di cui si ignora la provenienza1.
* Opificio delle Pietre Dure e Laboratori di Restauro, viale Strozzi, 1 - 50100 Firenze - tel. 055 4625438
Consorzio Tela di Penelope, Conservazione e Restauro Tessile, Museo del Tessuto, via S. Chiara, 24 – 59100 Prato, tel./fax 0574
22968.
L’abito della statua è frutto dell’utilizzo di due tipologie di tessuti differenti: uno
costituisce la parte anteriore della gonna, quasi l’intero corpetto e le maniche a trequarti guarnite a sabot o en pagode ed è un lampasso Revel a trame broccate di
colore giallo decorato con motivi floreali e pagode (fig. 2); l’altro, che compone la
parte posteriore della gonna e del corpetto, è un damasco verde e beige con motivo
a mazze tronche del XVII secolo (fig. 3). Un gallone eseguito al telaio profila tutto
l’abito.
Figure 2 – 3 Abito in lampasso Revel del terzo quarto del XVIII secolo. A destra, la parte posteriore con
damasco del XVII secolo.
Il corpetto è aperto sul retro e come chiusura un
nastro bianco passa attraverso sette coppie di
occhielli rifiniti grossolanamente (fig. 4).
Dalle maniche a sabot
fuoriescono due
sottomaniche di cotone rifinite con merletti (figg.
5-6). Le maniche sono unite al corpetto tramite
lacci di cotone molto degradati fermati con fiocchi
che passano attraverso tre occhielli presenti sia
sulle maniche sia sul corpetto; la stessa tipologia
di allacciatura unisce la parte anteriore e
posteriore del corpetto sulle spalle con un Figura 4 - Retro del corpetto
laccio grossolano (fig. 7-8).
come chiusura ha un nastro
aperto, che
bianco che
passa attraverso sette coppie di occhielli.
1
Una cospicua raccolta di analoghe statue vestite sono state esposte in una mostra itinerante nel territorio
aretino (7 aprile – 30 novembre 2005); un esempio tra queste che richiama la nostra statua per caratteri
analoghi è una raffigurazione dell’Immacolata datata XVIII – XIX secolo, posta su un piedistallo ligneo, dalla
struttura in pioppo, le giunture snodabili, il volto e i capelli similari, oltre a dimensioni quasi analoghe poiché
questa misura 120 cm. Nel corredo dell’Immacolata, composto da varie sottovesti, è presente inoltre un abito
in broccato settecentesco. Cfr. Madonnine agghindate (a cura di) P. Refice, V. Conticelli, S. Gatta, Città di
Castello 2005, pp. 76 – 79.
Figure 5 – 6 La sottomanica prima e dopo l’intervento conservativo.
Figure 7 – 8 Fiocchi che allacciano la manica al bustino, prima e dopo l’intervento conservativo.
L’abito presenta sul corpetto pieghe ‘a cannoni’ che proseguono sulla gonna.
La confezione, per l’ampio scollo e le maniche en pagode, richiama la moda del
1840-50, come si è potuto riscontrare da alcuni figurini di moda del Museo del
Tessuto2. L’ampia scollatura è coperta da un colletto di pizzo con motivo a
grappolo d’uva, decorazione tardo ottocentesca.
E’ stato constatato, grazie alla presenza delle cimose, che nella parte anteriore
dell’abito sono presenti due pezze intere che misurano 53 centimetri di altezza.
Le maniche, le parti laterali della gonna e parte del retro del corpetto sono un
assemblaggio di piccole ritagli di tessuto3.
Oltre ai frammenti, la presenza di residui di cuciture fa ipotizzare il riutilizzo della
stoffa da una diversa confezione4.
Il damasco che costituisce il retro del corpetto è usato da diritto, mentre per la
gonna è stata utilizzata la stessa tipologia di tessuto dalla parte del rovescio.
¾
Stato di conservazione
Da una prima osservazione i tessuti si
presentavano in buono stato di
conservazione; ma all’osservazione ottica
le fibre di tutte le parti dell’abito erano
compromesse sia a causa dei depositi di
polvere, sia per l’azione fotochimica (fig.
9).
Il lampasso presentava alcuni rammendi,
uno sbiadimento superficiale, piccole
macchie di cera, e altre di tonalità bruna e
Figura 9 – Decoro floreale sul lampasso in cui è
blu (fig. 10).
evidente, all’interno di una piega, l’azione
Il damasco presentava piccoli rammendi,
fotochimica.
fori (tracce di una infestazione da parte di
insetti) (fig. 11), alcune lacerazioni, piccole macchie brunastre.
I pizzi del colletto e delle sottomaniche avevano un ingiallimento causato dal
degrado della cellulosa in seguito all’azione fotochimica.
2
La consulenza di Antonella Voghera, sarto esperto in ricostruzioni fedeli di abiti storici per il teatro ed il
cinema, ha suggerito una foggia degli anni ’30 del XVIII secolo, epoca in cui pieghe siffatte erano collocate sul
retro dell’abito, successivamente riadattata per l’uso ottocentesco. Difatti a metà del XIX secolo la moda
imperante propone le medesime pieghe settecentesche, collocandole però nella parte anteriore dell’abito,
denominate appunto ‘a cannoni’. Ciò confermerebbe il fatto che la parte anteriore del nostro abito sia priva di
alcune plissettature e la foggia non sia realizzata in modo perfetto. Cfr. A. Hart, S. North, Historical Fashion in
detail – the 17th and 18th Centuries, London 1998, pp. 48-49.
3
Per un approfondimento sul culto delle madonne vestite della laguna veneta ed un’ampia rassegna di questi
esemplari v. R. Pagnozzato, (a cura di), Madonne della laguna – Simulacri da vestire dei secoli XIV-XIX, Roma
1993.
4
Per approfondimenti sulla foggia dell’abito cfr. S. Conti, D. Degl’Innocenti, S. Laurini, G. Rossignoli,
Intervento conservativo su abito di statua vestita del Museo del Tessuto di Prato: un assemblaggio di varie epoche, in IGIIC
– Lo Stato dell’arte 2, Torino 2004, pp. 340–349.
Figura 10 – Particolare sulla manica di probabile
macchie di inchiostro.
_________________________________________
¾
Smontaggio dell’abito
Le richieste del museo miravano
allo smontaggio delle vesti
costituenti la statua per motivi
didattici. Questo aspetto è stato
valutato
in
modo
graduale
evidenziando
ogni
aspetto
conservativo e documentario.
Nelle fasi di smontaggio è stata
necessaria
un’attenta
manipolazione dell’abito a causa
del delicato stato di conservazione.
Dopo una serie di riflessioni, e in
seguito agli accordi con la
conservatrice del Museo del
Tessuto, si è scelto uno
smontaggio parziale (fig. 12) che
ha previsto la rimozione della veste
più esterna in un primo tempo, e di
quella sottostante in cotone senza
maniche, in un secondo momento.
Al di sotto è emersa la presenza di
una sottoveste a maniche lunghe.
¾
Figura 11 - Foro presente sul damasco nella parte
inferiore della gonna. Prima dell’intervento
conservativo.
Figura 12 – Smontaggio dell’abito.
Indagini preliminari: la radiografia
All’interno dell’Istituto è stato possibile eseguire delle radiografie (fig. 13),
indagini non invasive, utili per comprendere oggetti polimaterici, come in questo
caso. La radiografia, che è stata eseguita in seguito alla rimozione dei primi due
abiti (vedi in seguito “Smontaggio dell’abito”), ha permesso di decifrare alcuni
importanti aspetti della statua:
lo stato di conservazione generale della struttura, che si è rivelato discreto;
i materiali costituenti la struttura, ovvero giunture in metallo alle braccia,
perni di metallo alle gambe, busto e braccia in legno, testa, mani e piedi in
terracotta dipinta5;
la stratificazione di tre indumenti molto compressi (fig. 14).
Figure 13 - 14 Radiografia eseguita
sulla statua; a destra, la statua una
volta rimossi i primi due abiti.
Con l’aiuto dell’indagine radiografica si è potuta determinare la scelta
metodologica da adottare per l’intervento conservativo andando incontro alla
richiesta del Museo del Tessuto di utilizzare la statua a fini scientifici e di studio.
E’ stato pertanto deciso di effettuare uno smontaggio parziale: sono stati rimossi
solo i due indumenti più esterni, su cui è stato effettuato un intervento conservativo
più approfondito, mentre è stato eseguito un intervento locale sulle parti non
smontate. Dei due indumenti rimossi solo l’abito è stato ricollocato mentre la
sottoveste servirà ad una esemplificazione storico – scientifica come richiesto dal
curatore del museo.
5
La consulenza della restauratrice di scultura lignea Maria Donata Mazzoni ci ha confermato la distinzione
costitutiva dei materiali.
¾
Pulitura dell’abito
L’abito è stato inizialmente macroaspirato ancora montato sulla statua per privarlo
del pulviscolo superficiale in modo da evitare che durante lo smontaggio le pieghe,
irrigidite dalla polvere, si danneggiassero. E’ stato allentato, poi, il laccio del
corpetto e tolto del tutto per facilitarne lo smontaggio. L’abito è stato fatto
scivolare sul davanti, sfilando prima le maniche, quindi rimuovendolo dall’alto.
Una volta estratto dalla statua e collocato in piano, è stata effettuata una
microaspirazione localizzata all’interno delle pieghe, ove erano presenti ingenti
quantità di particellato atmosferico.
Sono state eseguite prove di stabilità dei colori, sul rovescio dell’abito, sulle
terminazioni dei filati del lampasso che sono risultati stabili al solvente acqua.
Lo stato di conservazione dell’abito era discreto; la patina grigiastra superficiale
presente sul lampasso non era tale da richiedere una pulitura per immersione totale.
Le parti più sporche erano il corpetto e le maniche, per cui abbiamo valutato
l’ipotesi di intervenire localmente soltanto in quelle zone. Il rischio era di ottenere
un risultato disomogeneo nella resa della pulitura del lampasso tra il corpetto e la
gonna, per cui è stata eseguita una pulitura graduale che però, poi, ha interessato
tutto l’abito. Inoltre, la presenza di fodera e galloni in filato metallico ci ha fatto
propendere decisamente verso una pulitura localizzata per via umida (fig. 15).
Figura 15 – Pulitura con acqua deionizzata e tamponi di
cotone.
¾
Le macchie
Prima dell’intervento per via umida è stata effettuata una pulitura localizzata per la
macchia piuttosto estesa di natura cerosa, presente nella zona anteriore della gonna
in basso a sinistra. E’ stata rimossa meccanicamente a caldo, utilizzando della seta
cinese non tinta molto leggera come intercapedine tra il termocauterio regolato a
70-80°C e la cera. Sulla seta sono comparsi dopo pochi istanti di pressione dei
residui di colore giallo. Il buon esito della prova ci ha portato a proseguire in tal
modo l’intervento di rimozione della cera: la macchia si è notevolmente abbassata
di tono.
Per le macchie di tonalità bruna presenti sul lampasso, in seguito all’osservazione
al microscopio è stata evidenziata la loro penetrazione capillare nelle fibre, poiché
è presumibile che si tratti di una sostanza liquida, probabilmente inchiostro. In tal
caso, la rimozione di questa sostanza avrebbe comportato l’utilizzo di solventi non
adeguati in rapporto allo stato di conservazione del tessuto, per cui non è stata
tentata la sua rimozione.
¾
Rimozione del rammendo sul retro del damasco in basso a sinistra
E’ stato rimosso un rammendo che si trovava sul retro della gonna in basso a
sinistra, poiché eseguito in modo improprio; se mantenuto, avrebbe compromesso
la buona conservazione del tessuto sottostante. In seguito la zona è stata
vaporizzata con vapore freddo, grazie alla cui azione il tessuto hariacquistato la sua
planarità; è stato fatto poi asciugare sotto vetrini.
¾
Scelta del supporto per la lacuna nel damasco
La lacuna è stata integrata con un velo di seta tinto di giallo, in seguito resinato ed
applicato sul retro del damasco. Come integrazione della lacuna che sarebbe
rimasta visibile, è stato deciso di usare vari tessuti tagliati a misura della lacuna
stessa, dalla cui sovrapposizione si è ottenuta la tonalità giusta.
La scelta del velo è stata dettata sia dal fatto di non avere la necessità di utilizzare
un supporto particolarmente resistente per le dimensioni limitate della lacuna, sia
per l’effetto di trasparenza che può dare un supporto di crepeline, consentendo la
visione del tessuto originale, senza creare una sorta di ‘toppa’.
Come base si è utilizzato un velo di seta di
color giallo (A) resinato (Mowilith SDM5 al
25%), su cui è stato fatto aderire a caldo un
tessuto di organza sempre resinato tinto in
verde (B) della forma delle lacuna, su cui a
sua volta è stato applicato a caldo un velo di
seta tinto di un verde più scuro (C) ritagliato a
sagoma della lacuna come il precedente.
¾ Intervento
sottomaniche
conservativo
di
colletto
e
Il colletto e le sottomaniche (fig. 16), che presentavano il
medesimo degrado essendo notevolmente polverosi,
ingialliti e in parte irrigiditi, sono stati sottoposti allo
stesso intervento, che prevedeva le seguenti fasi di lavoro:
- Umidificazione; eseguita con nebulizzazione con acqua
deionizzata. Gli oggetti sono stati gradualmente bagnati
cercando di omogeneizzare l’umidità su tutta la superficie
del tessuto.
Figura 16 – Colletto e
sottomaniche
prima
dell’intervento conservativo.
- Schiumatura; avvenuta con tensioattivo neutro6 e risciacquo con acqua
deionizzata. Grazie all’azione meccanica coadiuvata dalla schiuma le molecole
dello sporco sono state rimosse in modo efficace
(fig. 17).
- ‘Sbianca’. Eseguita sulle fibre cellulosiche con
tamponi imbevuti di acqua ossigenata7 al 5%, sul
tavolo a bassa pressione. L’acqua ossigenata è
stata lasciata agire 2 minuti (fig. 18).
- Risciacquo. E’ stato eseguito con acqua
deionizzata e un ultimo passaggio da acqua
distillata; l’operazione è stata ripetuta tre volte.
- Asciugatura. Quella del colletto è avvenuta
togliendo l’acqua in eccesso con fogli di carta
assorbente. Quindi è stato posizionato su un
Figura 17 – Schiumatura delle
foglio di polistirolo rivestito di melinex, e
sottomaniche.
fermato con spilli entomologici per la rimessa in
forma (fig. 19). Quella delle sottomaniche è
avvenuta sulle forme in polistirolo rivestite di PVC create per la loro
manipolazione durante le fasi di pulitura e asciugatura.
Figura 18 – Sbianca delle sottomaniche.
¾
Figura 19 – Asciugatura del colletto.
Consolidamento del colletto
Il supporto utilizzato per consolidare la lacuna nel colletto è stata una rete di seta
realizzata ad ago con una base di velo di seta e organzino di seta: il frammento di
rete da noi realizzato (figg. 20-21) è stato applicato al merletto tramite punti in aria
eseguiti con organzino di seta (fig. 22-23).
6
Radica saponaria di sintesi e acqua deionizzata (0,5 g/l).
L’acqua ossigenata, tra gli sbiancanti, è quella che danneggia meno le fibre. Sali come l’ipoclorito di sodio,
ad esempio, tendono a depositarsi sulle fibre; quindi, se il risciacquo non viene effettuato in maniera adeguata
si potrebbe verificare un degrado precoce delle fibre. L’acqua ossigenata è stata utilizzata a 24° Volumi diluita
al 5%.
7
Figura 20 – 21 Frammento di rete realizzato sfilando del velo di seta; a destra il colletto
consolidato con inserzioni di rete realizzata con un velo di seta e applicata ad ago per consolidare
le lacune.
Figura 22 – 23 Il colletto prima e dopo l’intervento conservativo
¾
Consolidamento delle sottomaniche
Le lacerazioni presenti nelle sottomaniche sono state consolidate con velo di seta
resinato con Mowilith SDM5 al 15% e punti di consolidamento con organzino di
seta ad un capo. Le lacerazioni presenti nelle zone attraversate dall’elastico sono
state consolidate con un supporto di organza di seta inserita a ponte sull’elastico
all’interno della ribattitura e in seguito consolidate ad ago con organzino di seta
(figg. 24– 25).
Figure 24– 25 Sottomaniche prima e dopo l’intervento conservativo.
¾
Pulitura locale della zona inferiore della sottoveste
Era necessario in questo caso intervenire prima localmente per via umida e
tensioattivo, per liberare lo sporco sulla sottoveste localizzata principalmente nella
zona inferiore. In un secondo momento, dopo l’asciugatura, sarebbe stato valutato
il livello di pulitura raggiunto.
Se le macchie relative al degrado del cotone fossero state ancora eccessivamente
visibili, saremmo comunque potuti intervenire, nei limiti della sicurezza dell’opera,
con una sbianca, fase che è poi è stata effettivamente eseguita con buoni risultati.
Infine è stata effettuata un’immersione completa dell’opera in acqua
demineralizzata effettuando un consistente risciacquo.
Per queste operazioni sono stati utilizzati due telai in legno con reti termosaldate
sopra la vasca di lavaggio con le cornici rivestite di melinex, in modo da creare una
struttura su cui porre la sottoveste e potervi lavorare, lasciando all’acqua la
possibilità di defluire. Successivamente abbiamo posto sopra i telai un foglio di
PVC per agevolare gli spostamenti della sottoveste; quindi vi abbiamo posizionato
l’abito.
1.
Schiumatura
E’ stata eseguita una schiumatura8 (fig. 26) con spugne sintetiche nella parte
inferiore della sottoveste, iniziando dal retro e lasciando agire la soluzione per 20
minuti.
Il risciacquo è avvenuto con
acqua deionizzata in più passaggi,
ponendo sotto la veste fogli di
carta assorbente, cambiati spesso
per cercare di limitare l’avanzare
Figura 26– Schiumatura della sottoveste
dell’acqua sul tessuto, che per
capillarità si sarebbe diffusa.
2.
Sbianca
Successivamente è stata eseguita una sbianca
tamponando solo le zone ingiallite con cotone
idrofilo imbevuta di acqua ossigenata9 (fig. 27),
lasciata agire sui merletti per 30 minuti e poi
risciacquata con acqua deionizzata. Una volta
eliminata l’acqua in eccesso con carta assorbente la
sottoveste è stata posizionata sul tavolo a vetri.
Figura 27- Sbianca nelle zona
inferiore della sottoveste.
8
9
Cfr. nota 6.
Cfr. nota 7.
3.
Asciugatura
Per l’asciugatura è stato realizzato un ponte con un cartoncino non acido, inserito
all’interno della gonna, in modo da tenerne una parte sollevata ed evitarne lo
schiacciamento. Per ridare forma alle pieghe della gonna è stata inserita dell’ovatta
di poliestere come riempimento sotto forma di piccoli cilindri di varie dimensioni
(fig. 28).
Figura 28 – La sottoveste durante l’asciugatura
con cartoncino non acido inserito nella gonna per
dare rotondità e pieghe imbottite di ovatta.
¾
Pulitura per immersione totale della sottoveste
E’ stata inserita una struttura in polistirolo alta 1 cm rivestito di melinex per
facilitare le operazioni di pulitura e lo spostamento durante l’immersione.
Per facilitare il movimento della sottoveste durante la pulitura è stato inserito un
foglio di PVC sul fondo della vasca.
Quindi la vasca è stata riempita con 50 litri circa di acqua deionizzata a 26°C di
temperatura, per eseguire:
- Ammollo, durato circa 15 minuti (fig. 29).
- Spugnatura; è stato inserito il tensioattivo
(radica saponaria 0,3 g/l). La spugnatura è
stata effettuata solo sulla parte posteriore delle
sottoveste, all’altezza dei bottoni, che
necessitava di un intervento più mirato in
quanto particolarmente sporca.
- Sbianca; eseguita nelle zone più ingiallite,
della parte posteriore del corpetto, non ancora
trattata, con acqua ossigenata10, tamponando
con cotone imbevuto. La soluzione è stata
lasciata agire 30 minuti.
Risciacquo della sottoveste con acqua
deionizzata.
- Asciugatura; dopo aver eliminato l’acqua in
Figura 29 – Sottoveste in fase di ammollo.
eccesso con un tessuto di cotone collocato sul
10
Cfr. nota 7.
piano su cui è stata sistemata la sottoveste e carta assorbente, collocandola, poi, su
un manichino imbottito con ovatta di poliestere rivestito di melinex. Inoltre è stata
creata una struttura con strisce di cartone, posta al di sotto del melinex, per
mantenere la rotondità della veste durante l’asciugatura. Si è inserita, poi, altra
ovatta di poliestere come riempimento nelle zone che richiedevano maggior
volume, come nelle spalle e all’interno della gonna. L’abito è stato leggermente
tensionato con spilli entomologici al melinex.
¾
Pulitura e consolidamento dei nastri della sottoveste
I due nastri, uno azzurro e uno celeste pallido in seta, presenti sulla sottoveste
bianca sono stati puliti per immersione con tensioattivo11 e stesi ad asciugare sul
tavolo a vetri.
Il nastro celeste presentava numerosi piccoli fori, che sono stati consolidati
ponendo da un lato del velo di seta resinato tagliato in forma di piccolo rettangolo,
dall’altra resinando con il termocauterio un altro velo di seta di un celeste molto
chiaro, tagliato a misura a seconda della lacuna.
¾
Pulitura locale della seconda sottoveste
L’abito sottostante la sottoveste bianca con i nastri azzurri è un’altra veste bianca
che, ad una prima analisi, sembrava intera, mentre sono emerse una camicia a
maniche lunghe con trine ai polsi e al collo, e una
gonna.
Prima di rimontare sulla statua il primo abito – quello
costituito dai tessuti operati –è stata eseguita una
pulitura generale sull’intera veste bianca, ed una locale
della zona intorno al colletto, molto scura e ingiallita.
Questa è avvenuta effettuando prima una
microaspirazione, seguita, poi, da una vaporizzazione
localizzata (fig.30) sulle zone particolarmente ingiallite
dove è stato effettuato un intervento con acqua
ossigenata12 lasciata agire per 15 minuti con particolare
attenzione all’operazione di risciacquo. E’ stata data
forma alle pieghe ormai aperte con ovatta di Figura 30 – Vaporizzazione della
poliestere.
camicia e della gonna.
11
12
Cfr. nota 6.
Cfr. nota 6.
¾
Ricollocazione dell’abito sulla statua
Figura 31 – Dopo la vaporizzazione dei
nastrini rimessi in forma.
Prima di rimontare l’abito sulla statua è
stata effettuata una vaporizzazione ad
ultrasuoni di tutte le sottovesti per riottenere
un equilibrio del tasso di umidità relativa di
cui le fibre necessitavano. A questo punto
l’abito è stato ricollocato sulla statua con le
sottomaniche e il colletto (fig. 32-33). I
nastrini delle maniche sono stati vaporizzati
con dell’ovatta all’interno per ridare
rotondità ai fiocchi (figg. 31) .
Figure 32 – 33 L’abito prima e dopo l’intervento conservativo.
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