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PERCORSI DI CONOSCENZA, RESTAURO E TUTELA DELLE
VIRGO GLORIOSA: PERCORSI DI CONOSCENZA, RESTAURO E TUTELA DELLE MADONNE VESTITE Atti del Convegno organizzato in occasione di Restauro 2005 - Salone dell’arte del Restauro e della Conservazione dei beni culturali e Ambientali, Ferrara 9 aprile 2005 Diagnosi e intervento conservativo di statua vestita del Museo del Tessuto, Prato * Marco Ciatti, * Susanna Conti, Simona Laurini, Guia Rossignoli La statua vestita fu donata da Alberto Pecci al Museo del Tessuto di Prato nel 1976 (fig. 1). Non si hanno documenti relativi alla sua storia, né alla sua manifattura; si ignora se rappresenti con certezza una Madonna, come di frequente accadeva in contesti sacri, né si conosce la sua precedente collocazione. Si tratta con probabilità di una santa, presentando alcune peculiari caratteristiche, come il foro dietro la nuca ed una vite sporgente sulla sommità della testa per aureola. Una peculiarità è la presenza di sandali modellati ai piedi. L’unica notizia pervenuta del manufatto e’ una scritta su un cartoncino: sec. XVIII. L’intervento conoscitivo e di conservazione è stato eseguito durante il corso di specializzazione delle allieve della scuola del Settore Tessili nell’anno 2001, sotto la direzione di Marco Ciatti e di Susanna Conti, capo tecnico restauratore del settore. Figura 1- Statua vestita del Museo del Tessuto di Prato prima dell’intervento i ¾ Descrizione Materiali: struttura: legno, ferro, terracotta dipinta; abiti: seta, lino, cotone e oro filato. Altezza della statua: cm 127; altezza incluso il basamento: cm 136. Provenienza: Museo del Tessuto, Prato. La statua è posta su un piedistallo di legno, che presenta numerosi fori; statue di questo tipo nascono dall’assemblaggio di parti di materiali diversi provenienti da varie botteghe, di cui si ignora la provenienza1. * Opificio delle Pietre Dure e Laboratori di Restauro, viale Strozzi, 1 - 50100 Firenze - tel. 055 4625438 Consorzio Tela di Penelope, Conservazione e Restauro Tessile, Museo del Tessuto, via S. Chiara, 24 – 59100 Prato, tel./fax 0574 22968. L’abito della statua è frutto dell’utilizzo di due tipologie di tessuti differenti: uno costituisce la parte anteriore della gonna, quasi l’intero corpetto e le maniche a trequarti guarnite a sabot o en pagode ed è un lampasso Revel a trame broccate di colore giallo decorato con motivi floreali e pagode (fig. 2); l’altro, che compone la parte posteriore della gonna e del corpetto, è un damasco verde e beige con motivo a mazze tronche del XVII secolo (fig. 3). Un gallone eseguito al telaio profila tutto l’abito. Figure 2 – 3 Abito in lampasso Revel del terzo quarto del XVIII secolo. A destra, la parte posteriore con damasco del XVII secolo. Il corpetto è aperto sul retro e come chiusura un nastro bianco passa attraverso sette coppie di occhielli rifiniti grossolanamente (fig. 4). Dalle maniche a sabot fuoriescono due sottomaniche di cotone rifinite con merletti (figg. 5-6). Le maniche sono unite al corpetto tramite lacci di cotone molto degradati fermati con fiocchi che passano attraverso tre occhielli presenti sia sulle maniche sia sul corpetto; la stessa tipologia di allacciatura unisce la parte anteriore e posteriore del corpetto sulle spalle con un Figura 4 - Retro del corpetto laccio grossolano (fig. 7-8). come chiusura ha un nastro aperto, che bianco che passa attraverso sette coppie di occhielli. 1 Una cospicua raccolta di analoghe statue vestite sono state esposte in una mostra itinerante nel territorio aretino (7 aprile – 30 novembre 2005); un esempio tra queste che richiama la nostra statua per caratteri analoghi è una raffigurazione dell’Immacolata datata XVIII – XIX secolo, posta su un piedistallo ligneo, dalla struttura in pioppo, le giunture snodabili, il volto e i capelli similari, oltre a dimensioni quasi analoghe poiché questa misura 120 cm. Nel corredo dell’Immacolata, composto da varie sottovesti, è presente inoltre un abito in broccato settecentesco. Cfr. Madonnine agghindate (a cura di) P. Refice, V. Conticelli, S. Gatta, Città di Castello 2005, pp. 76 – 79. Figure 5 – 6 La sottomanica prima e dopo l’intervento conservativo. Figure 7 – 8 Fiocchi che allacciano la manica al bustino, prima e dopo l’intervento conservativo. L’abito presenta sul corpetto pieghe ‘a cannoni’ che proseguono sulla gonna. La confezione, per l’ampio scollo e le maniche en pagode, richiama la moda del 1840-50, come si è potuto riscontrare da alcuni figurini di moda del Museo del Tessuto2. L’ampia scollatura è coperta da un colletto di pizzo con motivo a grappolo d’uva, decorazione tardo ottocentesca. E’ stato constatato, grazie alla presenza delle cimose, che nella parte anteriore dell’abito sono presenti due pezze intere che misurano 53 centimetri di altezza. Le maniche, le parti laterali della gonna e parte del retro del corpetto sono un assemblaggio di piccole ritagli di tessuto3. Oltre ai frammenti, la presenza di residui di cuciture fa ipotizzare il riutilizzo della stoffa da una diversa confezione4. Il damasco che costituisce il retro del corpetto è usato da diritto, mentre per la gonna è stata utilizzata la stessa tipologia di tessuto dalla parte del rovescio. ¾ Stato di conservazione Da una prima osservazione i tessuti si presentavano in buono stato di conservazione; ma all’osservazione ottica le fibre di tutte le parti dell’abito erano compromesse sia a causa dei depositi di polvere, sia per l’azione fotochimica (fig. 9). Il lampasso presentava alcuni rammendi, uno sbiadimento superficiale, piccole macchie di cera, e altre di tonalità bruna e Figura 9 – Decoro floreale sul lampasso in cui è blu (fig. 10). evidente, all’interno di una piega, l’azione Il damasco presentava piccoli rammendi, fotochimica. fori (tracce di una infestazione da parte di insetti) (fig. 11), alcune lacerazioni, piccole macchie brunastre. I pizzi del colletto e delle sottomaniche avevano un ingiallimento causato dal degrado della cellulosa in seguito all’azione fotochimica. 2 La consulenza di Antonella Voghera, sarto esperto in ricostruzioni fedeli di abiti storici per il teatro ed il cinema, ha suggerito una foggia degli anni ’30 del XVIII secolo, epoca in cui pieghe siffatte erano collocate sul retro dell’abito, successivamente riadattata per l’uso ottocentesco. Difatti a metà del XIX secolo la moda imperante propone le medesime pieghe settecentesche, collocandole però nella parte anteriore dell’abito, denominate appunto ‘a cannoni’. Ciò confermerebbe il fatto che la parte anteriore del nostro abito sia priva di alcune plissettature e la foggia non sia realizzata in modo perfetto. Cfr. A. Hart, S. North, Historical Fashion in detail – the 17th and 18th Centuries, London 1998, pp. 48-49. 3 Per un approfondimento sul culto delle madonne vestite della laguna veneta ed un’ampia rassegna di questi esemplari v. R. Pagnozzato, (a cura di), Madonne della laguna – Simulacri da vestire dei secoli XIV-XIX, Roma 1993. 4 Per approfondimenti sulla foggia dell’abito cfr. S. Conti, D. Degl’Innocenti, S. Laurini, G. Rossignoli, Intervento conservativo su abito di statua vestita del Museo del Tessuto di Prato: un assemblaggio di varie epoche, in IGIIC – Lo Stato dell’arte 2, Torino 2004, pp. 340–349. Figura 10 – Particolare sulla manica di probabile macchie di inchiostro. _________________________________________ ¾ Smontaggio dell’abito Le richieste del museo miravano allo smontaggio delle vesti costituenti la statua per motivi didattici. Questo aspetto è stato valutato in modo graduale evidenziando ogni aspetto conservativo e documentario. Nelle fasi di smontaggio è stata necessaria un’attenta manipolazione dell’abito a causa del delicato stato di conservazione. Dopo una serie di riflessioni, e in seguito agli accordi con la conservatrice del Museo del Tessuto, si è scelto uno smontaggio parziale (fig. 12) che ha previsto la rimozione della veste più esterna in un primo tempo, e di quella sottostante in cotone senza maniche, in un secondo momento. Al di sotto è emersa la presenza di una sottoveste a maniche lunghe. ¾ Figura 11 - Foro presente sul damasco nella parte inferiore della gonna. Prima dell’intervento conservativo. Figura 12 – Smontaggio dell’abito. Indagini preliminari: la radiografia All’interno dell’Istituto è stato possibile eseguire delle radiografie (fig. 13), indagini non invasive, utili per comprendere oggetti polimaterici, come in questo caso. La radiografia, che è stata eseguita in seguito alla rimozione dei primi due abiti (vedi in seguito “Smontaggio dell’abito”), ha permesso di decifrare alcuni importanti aspetti della statua: lo stato di conservazione generale della struttura, che si è rivelato discreto; i materiali costituenti la struttura, ovvero giunture in metallo alle braccia, perni di metallo alle gambe, busto e braccia in legno, testa, mani e piedi in terracotta dipinta5; la stratificazione di tre indumenti molto compressi (fig. 14). Figure 13 - 14 Radiografia eseguita sulla statua; a destra, la statua una volta rimossi i primi due abiti. Con l’aiuto dell’indagine radiografica si è potuta determinare la scelta metodologica da adottare per l’intervento conservativo andando incontro alla richiesta del Museo del Tessuto di utilizzare la statua a fini scientifici e di studio. E’ stato pertanto deciso di effettuare uno smontaggio parziale: sono stati rimossi solo i due indumenti più esterni, su cui è stato effettuato un intervento conservativo più approfondito, mentre è stato eseguito un intervento locale sulle parti non smontate. Dei due indumenti rimossi solo l’abito è stato ricollocato mentre la sottoveste servirà ad una esemplificazione storico – scientifica come richiesto dal curatore del museo. 5 La consulenza della restauratrice di scultura lignea Maria Donata Mazzoni ci ha confermato la distinzione costitutiva dei materiali. ¾ Pulitura dell’abito L’abito è stato inizialmente macroaspirato ancora montato sulla statua per privarlo del pulviscolo superficiale in modo da evitare che durante lo smontaggio le pieghe, irrigidite dalla polvere, si danneggiassero. E’ stato allentato, poi, il laccio del corpetto e tolto del tutto per facilitarne lo smontaggio. L’abito è stato fatto scivolare sul davanti, sfilando prima le maniche, quindi rimuovendolo dall’alto. Una volta estratto dalla statua e collocato in piano, è stata effettuata una microaspirazione localizzata all’interno delle pieghe, ove erano presenti ingenti quantità di particellato atmosferico. Sono state eseguite prove di stabilità dei colori, sul rovescio dell’abito, sulle terminazioni dei filati del lampasso che sono risultati stabili al solvente acqua. Lo stato di conservazione dell’abito era discreto; la patina grigiastra superficiale presente sul lampasso non era tale da richiedere una pulitura per immersione totale. Le parti più sporche erano il corpetto e le maniche, per cui abbiamo valutato l’ipotesi di intervenire localmente soltanto in quelle zone. Il rischio era di ottenere un risultato disomogeneo nella resa della pulitura del lampasso tra il corpetto e la gonna, per cui è stata eseguita una pulitura graduale che però, poi, ha interessato tutto l’abito. Inoltre, la presenza di fodera e galloni in filato metallico ci ha fatto propendere decisamente verso una pulitura localizzata per via umida (fig. 15). Figura 15 – Pulitura con acqua deionizzata e tamponi di cotone. ¾ Le macchie Prima dell’intervento per via umida è stata effettuata una pulitura localizzata per la macchia piuttosto estesa di natura cerosa, presente nella zona anteriore della gonna in basso a sinistra. E’ stata rimossa meccanicamente a caldo, utilizzando della seta cinese non tinta molto leggera come intercapedine tra il termocauterio regolato a 70-80°C e la cera. Sulla seta sono comparsi dopo pochi istanti di pressione dei residui di colore giallo. Il buon esito della prova ci ha portato a proseguire in tal modo l’intervento di rimozione della cera: la macchia si è notevolmente abbassata di tono. Per le macchie di tonalità bruna presenti sul lampasso, in seguito all’osservazione al microscopio è stata evidenziata la loro penetrazione capillare nelle fibre, poiché è presumibile che si tratti di una sostanza liquida, probabilmente inchiostro. In tal caso, la rimozione di questa sostanza avrebbe comportato l’utilizzo di solventi non adeguati in rapporto allo stato di conservazione del tessuto, per cui non è stata tentata la sua rimozione. ¾ Rimozione del rammendo sul retro del damasco in basso a sinistra E’ stato rimosso un rammendo che si trovava sul retro della gonna in basso a sinistra, poiché eseguito in modo improprio; se mantenuto, avrebbe compromesso la buona conservazione del tessuto sottostante. In seguito la zona è stata vaporizzata con vapore freddo, grazie alla cui azione il tessuto hariacquistato la sua planarità; è stato fatto poi asciugare sotto vetrini. ¾ Scelta del supporto per la lacuna nel damasco La lacuna è stata integrata con un velo di seta tinto di giallo, in seguito resinato ed applicato sul retro del damasco. Come integrazione della lacuna che sarebbe rimasta visibile, è stato deciso di usare vari tessuti tagliati a misura della lacuna stessa, dalla cui sovrapposizione si è ottenuta la tonalità giusta. La scelta del velo è stata dettata sia dal fatto di non avere la necessità di utilizzare un supporto particolarmente resistente per le dimensioni limitate della lacuna, sia per l’effetto di trasparenza che può dare un supporto di crepeline, consentendo la visione del tessuto originale, senza creare una sorta di ‘toppa’. Come base si è utilizzato un velo di seta di color giallo (A) resinato (Mowilith SDM5 al 25%), su cui è stato fatto aderire a caldo un tessuto di organza sempre resinato tinto in verde (B) della forma delle lacuna, su cui a sua volta è stato applicato a caldo un velo di seta tinto di un verde più scuro (C) ritagliato a sagoma della lacuna come il precedente. ¾ Intervento sottomaniche conservativo di colletto e Il colletto e le sottomaniche (fig. 16), che presentavano il medesimo degrado essendo notevolmente polverosi, ingialliti e in parte irrigiditi, sono stati sottoposti allo stesso intervento, che prevedeva le seguenti fasi di lavoro: - Umidificazione; eseguita con nebulizzazione con acqua deionizzata. Gli oggetti sono stati gradualmente bagnati cercando di omogeneizzare l’umidità su tutta la superficie del tessuto. Figura 16 – Colletto e sottomaniche prima dell’intervento conservativo. - Schiumatura; avvenuta con tensioattivo neutro6 e risciacquo con acqua deionizzata. Grazie all’azione meccanica coadiuvata dalla schiuma le molecole dello sporco sono state rimosse in modo efficace (fig. 17). - ‘Sbianca’. Eseguita sulle fibre cellulosiche con tamponi imbevuti di acqua ossigenata7 al 5%, sul tavolo a bassa pressione. L’acqua ossigenata è stata lasciata agire 2 minuti (fig. 18). - Risciacquo. E’ stato eseguito con acqua deionizzata e un ultimo passaggio da acqua distillata; l’operazione è stata ripetuta tre volte. - Asciugatura. Quella del colletto è avvenuta togliendo l’acqua in eccesso con fogli di carta assorbente. Quindi è stato posizionato su un Figura 17 – Schiumatura delle foglio di polistirolo rivestito di melinex, e sottomaniche. fermato con spilli entomologici per la rimessa in forma (fig. 19). Quella delle sottomaniche è avvenuta sulle forme in polistirolo rivestite di PVC create per la loro manipolazione durante le fasi di pulitura e asciugatura. Figura 18 – Sbianca delle sottomaniche. ¾ Figura 19 – Asciugatura del colletto. Consolidamento del colletto Il supporto utilizzato per consolidare la lacuna nel colletto è stata una rete di seta realizzata ad ago con una base di velo di seta e organzino di seta: il frammento di rete da noi realizzato (figg. 20-21) è stato applicato al merletto tramite punti in aria eseguiti con organzino di seta (fig. 22-23). 6 Radica saponaria di sintesi e acqua deionizzata (0,5 g/l). L’acqua ossigenata, tra gli sbiancanti, è quella che danneggia meno le fibre. Sali come l’ipoclorito di sodio, ad esempio, tendono a depositarsi sulle fibre; quindi, se il risciacquo non viene effettuato in maniera adeguata si potrebbe verificare un degrado precoce delle fibre. L’acqua ossigenata è stata utilizzata a 24° Volumi diluita al 5%. 7 Figura 20 – 21 Frammento di rete realizzato sfilando del velo di seta; a destra il colletto consolidato con inserzioni di rete realizzata con un velo di seta e applicata ad ago per consolidare le lacune. Figura 22 – 23 Il colletto prima e dopo l’intervento conservativo ¾ Consolidamento delle sottomaniche Le lacerazioni presenti nelle sottomaniche sono state consolidate con velo di seta resinato con Mowilith SDM5 al 15% e punti di consolidamento con organzino di seta ad un capo. Le lacerazioni presenti nelle zone attraversate dall’elastico sono state consolidate con un supporto di organza di seta inserita a ponte sull’elastico all’interno della ribattitura e in seguito consolidate ad ago con organzino di seta (figg. 24– 25). Figure 24– 25 Sottomaniche prima e dopo l’intervento conservativo. ¾ Pulitura locale della zona inferiore della sottoveste Era necessario in questo caso intervenire prima localmente per via umida e tensioattivo, per liberare lo sporco sulla sottoveste localizzata principalmente nella zona inferiore. In un secondo momento, dopo l’asciugatura, sarebbe stato valutato il livello di pulitura raggiunto. Se le macchie relative al degrado del cotone fossero state ancora eccessivamente visibili, saremmo comunque potuti intervenire, nei limiti della sicurezza dell’opera, con una sbianca, fase che è poi è stata effettivamente eseguita con buoni risultati. Infine è stata effettuata un’immersione completa dell’opera in acqua demineralizzata effettuando un consistente risciacquo. Per queste operazioni sono stati utilizzati due telai in legno con reti termosaldate sopra la vasca di lavaggio con le cornici rivestite di melinex, in modo da creare una struttura su cui porre la sottoveste e potervi lavorare, lasciando all’acqua la possibilità di defluire. Successivamente abbiamo posto sopra i telai un foglio di PVC per agevolare gli spostamenti della sottoveste; quindi vi abbiamo posizionato l’abito. 1. Schiumatura E’ stata eseguita una schiumatura8 (fig. 26) con spugne sintetiche nella parte inferiore della sottoveste, iniziando dal retro e lasciando agire la soluzione per 20 minuti. Il risciacquo è avvenuto con acqua deionizzata in più passaggi, ponendo sotto la veste fogli di carta assorbente, cambiati spesso per cercare di limitare l’avanzare Figura 26– Schiumatura della sottoveste dell’acqua sul tessuto, che per capillarità si sarebbe diffusa. 2. Sbianca Successivamente è stata eseguita una sbianca tamponando solo le zone ingiallite con cotone idrofilo imbevuta di acqua ossigenata9 (fig. 27), lasciata agire sui merletti per 30 minuti e poi risciacquata con acqua deionizzata. Una volta eliminata l’acqua in eccesso con carta assorbente la sottoveste è stata posizionata sul tavolo a vetri. Figura 27- Sbianca nelle zona inferiore della sottoveste. 8 9 Cfr. nota 6. Cfr. nota 7. 3. Asciugatura Per l’asciugatura è stato realizzato un ponte con un cartoncino non acido, inserito all’interno della gonna, in modo da tenerne una parte sollevata ed evitarne lo schiacciamento. Per ridare forma alle pieghe della gonna è stata inserita dell’ovatta di poliestere come riempimento sotto forma di piccoli cilindri di varie dimensioni (fig. 28). Figura 28 – La sottoveste durante l’asciugatura con cartoncino non acido inserito nella gonna per dare rotondità e pieghe imbottite di ovatta. ¾ Pulitura per immersione totale della sottoveste E’ stata inserita una struttura in polistirolo alta 1 cm rivestito di melinex per facilitare le operazioni di pulitura e lo spostamento durante l’immersione. Per facilitare il movimento della sottoveste durante la pulitura è stato inserito un foglio di PVC sul fondo della vasca. Quindi la vasca è stata riempita con 50 litri circa di acqua deionizzata a 26°C di temperatura, per eseguire: - Ammollo, durato circa 15 minuti (fig. 29). - Spugnatura; è stato inserito il tensioattivo (radica saponaria 0,3 g/l). La spugnatura è stata effettuata solo sulla parte posteriore delle sottoveste, all’altezza dei bottoni, che necessitava di un intervento più mirato in quanto particolarmente sporca. - Sbianca; eseguita nelle zone più ingiallite, della parte posteriore del corpetto, non ancora trattata, con acqua ossigenata10, tamponando con cotone imbevuto. La soluzione è stata lasciata agire 30 minuti. Risciacquo della sottoveste con acqua deionizzata. - Asciugatura; dopo aver eliminato l’acqua in Figura 29 – Sottoveste in fase di ammollo. eccesso con un tessuto di cotone collocato sul 10 Cfr. nota 7. piano su cui è stata sistemata la sottoveste e carta assorbente, collocandola, poi, su un manichino imbottito con ovatta di poliestere rivestito di melinex. Inoltre è stata creata una struttura con strisce di cartone, posta al di sotto del melinex, per mantenere la rotondità della veste durante l’asciugatura. Si è inserita, poi, altra ovatta di poliestere come riempimento nelle zone che richiedevano maggior volume, come nelle spalle e all’interno della gonna. L’abito è stato leggermente tensionato con spilli entomologici al melinex. ¾ Pulitura e consolidamento dei nastri della sottoveste I due nastri, uno azzurro e uno celeste pallido in seta, presenti sulla sottoveste bianca sono stati puliti per immersione con tensioattivo11 e stesi ad asciugare sul tavolo a vetri. Il nastro celeste presentava numerosi piccoli fori, che sono stati consolidati ponendo da un lato del velo di seta resinato tagliato in forma di piccolo rettangolo, dall’altra resinando con il termocauterio un altro velo di seta di un celeste molto chiaro, tagliato a misura a seconda della lacuna. ¾ Pulitura locale della seconda sottoveste L’abito sottostante la sottoveste bianca con i nastri azzurri è un’altra veste bianca che, ad una prima analisi, sembrava intera, mentre sono emerse una camicia a maniche lunghe con trine ai polsi e al collo, e una gonna. Prima di rimontare sulla statua il primo abito – quello costituito dai tessuti operati –è stata eseguita una pulitura generale sull’intera veste bianca, ed una locale della zona intorno al colletto, molto scura e ingiallita. Questa è avvenuta effettuando prima una microaspirazione, seguita, poi, da una vaporizzazione localizzata (fig.30) sulle zone particolarmente ingiallite dove è stato effettuato un intervento con acqua ossigenata12 lasciata agire per 15 minuti con particolare attenzione all’operazione di risciacquo. E’ stata data forma alle pieghe ormai aperte con ovatta di Figura 30 – Vaporizzazione della poliestere. camicia e della gonna. 11 12 Cfr. nota 6. Cfr. nota 6. ¾ Ricollocazione dell’abito sulla statua Figura 31 – Dopo la vaporizzazione dei nastrini rimessi in forma. Prima di rimontare l’abito sulla statua è stata effettuata una vaporizzazione ad ultrasuoni di tutte le sottovesti per riottenere un equilibrio del tasso di umidità relativa di cui le fibre necessitavano. A questo punto l’abito è stato ricollocato sulla statua con le sottomaniche e il colletto (fig. 32-33). I nastrini delle maniche sono stati vaporizzati con dell’ovatta all’interno per ridare rotondità ai fiocchi (figg. 31) . Figure 32 – 33 L’abito prima e dopo l’intervento conservativo.