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per offrire alla comunità l`opportunità di capire cosa significhi essere

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per offrire alla comunità l`opportunità di capire cosa significhi essere
Centro di Consulenza per la Famiglia
SARONNO
Anno 2005-2006
Approfondire alcuni temi della Dottrina
Sociale
per offrire alla comunità l’opportunità di capire cosa
significhi essere “sale” e “luce” della terra, cosa
comporta il risvegliare nel proprio cuore la coscienza di
essere “cittadini del mondo”, impegnati a costruirlo
secondo il disegno di Dio.
1
1. Premesse
a) La pastorale della salute
• Essa può essere descritta come la presenza e l’azione della chiesa per recare la
luce e la grazia del Signore a coloro che soffrono e a quanti ne prendono cura. Non
viene rivolta solo ai malati, ma anche ai sani, ispirando una cultura più sensibile
alla sofferenza, all’emarginazione e ai valori della vita e della salute.
• Troviamo l’origine, il fondamento della pastorale sanitaria nel preciso mandato di
Gesù agli apostoli :” Andate, insegnate e guarite “ ( Lc 9,2 ). Gli apostoli sono
chiamati ad “ insegnare “ con la vita e con l’annuncio del Vangelo la Sua
Salvezza, attraverso l’assistenza e la cura degli infermi. Ed il Maestro, che ha
incontrato malati e sofferenti di ogni genere, guarendoli, ascoltandoli e
confortandoli nel dolore, conferisce il mandato di “ andare e guarire “ a tutti
coloro che credono in lui. Il fedele di Gesù è, oggi e sempre, insostituibile artefice
di una missione di salvezza. Anche gli Atti degli Apostoli ( cfr. At. 2, 42; 5, 12 ) ci
raccontano di cura e guarigione. L’azione della Chiesa apostolica è per intero
accompagnata dal segno delle guarigioni.
• La pastorale della sanità è stata variamente intesa e realizzata dalla comunità
cristiana lungo i secoli, in sintonia con l’evoluzione della cultura e della medicina
e lo sviluppo della riflessione teologica sulla prassi ecclesiale.
b) Gli ammalati
• Il concetto di salute ha acquistato nuove e importanti connotazioni. Non si
rapporta, infatti, unicamente a fattori fisici e organici, ma coinvolge le dimensioni
psichiche e spirituali della persona, estendendosi all’ambiente fisico, affettivo,
sociale e morale in cui la persona vive e opera. Un rapporto profondo viene
avvertito tra salute, qualità della vita e benessere dell’uomo.
• In corrispondenza a quello di salute, anche il concetto di malattia è cambiato. Non
più configurabile come semplice patologia, rilevabile attraverso analisi di
laboratorio, la malattia è intesa anche come malessere esistenziale, conseguenza di
determinate scelte di vita, di spostamenti di valori e di errate gestioni
dell’ambiente materiale umano.
• Il binomio salute – malattia si configura in maniera diversa dal passato. Grazie
alle acquisizioni delle scienze biologiche o mediche e alla tecnica applicata alla
medicina, la malattia non viene più accolta come una calamità da accettarsi quasi
passivamente o come una fatalità che porta alla morte. Molte malattie una volta
fatali possono essere ora guarite; ad ogni malessere, la medicina può offrire cura o
sollievo. L’ospedale, a sua volta, tende ad essere considerato non come << il luogo
della morte >>, ma come luogo di speranza e di vita.
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N.B. Opportuna ed espressiva è la definizione di salute proposta nel I convegno
nazionale della consulta per la pastorale della sanità della CEI : << Una persona è
sana quando è abitualmente capace di vivere, utilizzando le facoltà e le energie in suo
possesso e realmente disponibili per il compimento della sua missione, in ogni
situazione che incontra, anche difficile e dolorosa, e quando è capace di sviluppare in
ogni situazione della propria vita il massimo di amore oblativo in Cristo, di cui è
concretamente capace in quel momento…>> ( Chiesa e riforma sanitaria, Brezzo di
Bedero 1982, p.28 ); o quella più essenziale : la salute comporta un <<equilibrio
dinamico nella persona tra corpo, psiche e spirito; e, all’esterno, tra persona e
ambiente>>. Queste nuove prospettive sulla salute sono quelle accolte dalla riforma
sanitaria, realizzata in Italia con la L. n. 833 del 23.12.1978.
c) Gli anziani
La terza età rappresenta ormai, un fatto sociale imponente. Diventa sempre più un
problema nodale della società, che va studiato e affrontato alle sue radici.
Il valore della persona è spesso “ ridotto “ a ciò che ha e a ciò che rende, per cui
l’anziano, ormai fuori dal ciclo produttivo, viene considerato come un peso. Di tale
impostazione può risentire anche la nostra azione di assistenza e di cura, per cui si
bada di più ai risultati immediati ed efficaci, che non alla considerazione della
persona nella sua complessità di problemi (affettivi, personali, famigliari,
d’angoscia).
Nello stesso modo di impostare oggi la vita personale e famigliare nella società, si
avverte, sempre di più, l’emarginazione degli anziani.
Gli studiosi parlano del passaggio dalla famiglia patriarcale alla famiglia nucleare.
Questo cambiamento di posizione dell’anziano nella famiglia fa scattare anche un
certo modo di considerarlo : maggior indipendenza di lui e da lui, maggior
conflittualità di rapporti nell’ambito familiare ( con figli, nuore, ecc. ), maggior
sofferenza ed isolamento con i vari problemi anche patologici che vi sono connessi.
Occorre essere più aperti alle varie scienze che ci aiutano a capire nella globalità
questi fenomeni, convinti che delle stesse anche la scienza medica ha bisogno.
Ci sarebbe poi da tener presente il problema del “ricovero” dell’anziano, che spesso
si presenta come un’ingiusta violenza, perché sradica la persona dal proprio ambiente
familiare e sociale, infrangendo uno di quei diritti che appartengono all’uomo in
quanto tale, indipendentemente dall’età, dal sesso, dalla stirpe, dalla lingua, dalla
cultura e dalla professione religiosa. Si dovrebbe pensare ai problemi di una tale
coabitazione tra anziani appunto perché può essere fonte di sofferenze interiori e di
pesi esteriori da sopportare. Si pone quindi il problema di facilitare la possibilità di
scelte e di alternative per l’anziano, così da sentirsi veramente il gestore della propria
vita. Ogni ricovero forzato, anche quando è necessario, comporta strappi crudeli che
generano rimpianto per la libertà perduta e amarezza per la reclusione. Spesso si
raccolgono i timori di tanti anziani per l’eventualità di un futuro ricovero o le
amarezze di vivere in tale situazione “ emarginante “.
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2. Obiettivi della pastorale sanitaria
La pastorale della sanità persegue i seguenti obiettivi generali :
•
•
•
•
•
•
•
•
3.
Illuminare con la fede i problemi del mondo della sanità, sottesi alla
ricerca, alle acquisizioni scientifiche e alle tecniche di intervento, e in cui
sono implicate la natura e la dignità della persona umana;
Svolgere opera di educazione sanitaria e morale nella prospettiva del valore
inestimabile e sacro della vita, per promuovere e costruire nella società <<
una cultura della vita >>, dalla nascita alla morte;
Contribuire all’umanizzazione delle strutture ospedaliere, delle istituzioni
erogatrici di servizi socio-sanitari, delle prestazioni sanitarie e dei rapporti
interpersonali tra utenti e personale socio-sanitario;
Sollevare moralmente il malato, aiutandolo ad accettare e valorizzare la
situazione di sofferenza in cui versa e accompagnandolo con la forza della
preghiera e la grazia dei sacramenti;
Aiutare coloro che si trovano in una situazione di disabilità e di handicap a
recuperare il senso della vita anche in condizioni di minorazione,
scoprendo il superiore valore dell’<< essere >> rispetto a quello del << fare
>> ;
Aiutare la famiglia e i familiari a vivere senza traumi e con spirito di fede
la prova della malattia dei propri cari;
Favorire la formazione degli operatori sanitari ad un senso di
professionalità basato sulla competenza, sul servizio e sui valori
fondamentali della persona del sofferente;
Sensibilizzare le istituzioni e gli organismi pastorali presenti nel territorio (
parrocchie, consigli pastorali ) alle problematiche della salute e
dell’assistenza agli infermi, indicando piste operative per un responsabile
coinvolgimento nei progetti socio-sanitari.
a) Difficoltà e problemi (oggettivi)
Sul piano organizzativo, notiamo che la sanità si è aziendalizzata.
Questo cambiamento, facendo seguito ad importanti e nuove leggi dello Stato, ha
certamente contribuito ad uno snellimento dell’apparato burocratico ed
all’affinamento delle capacità organizzative dell’intero sistema. Soprattutto in ambito
pubblico. Ma ha prodotto, anche, conseguenze non del tutto favorevoli al soggetto
principe dell’azione di cura: l’uomo bisognoso.
Oggi, ad esempio, si privilegia e si agisce secondo una logica di “prodotto” ,
seguendo la casistica dei cd. DRG ( Diagnostic Related Group ), che stabilisce una
quota di costi e ricavi per ogni patologia curata o intervento effettuato.
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Questa impostazione abbrevia al minimo il ricovero, con il rischio, in alcuni casi, di
dimettere degli ammalati ancora in fase problematica.
L’ospedale presta sempre maggiore attenzione alla fase acuta della patologia, mentre
l’iter riabilitativo e di lunga degenza viene affidato al territorio. Ciò significa, fra
l’altro, che in seno alla comunità parrocchiale si conta un numero via via crescente di
ammalati. Ed ancor più sarà così in futuro.
Inoltre, dobbiamo osservare con particolare attenzione il veloce inserirsi nella sanità
italiana di molti soggetti privati-gruppi imprenditoriali ed assicurativi - che
perseguono specifiche finalità di profitto. Ciò porta l’azienda ospedaliera, lentamente
ma inevitabilmente, ad allontanarsi dagli interessi del sofferente.
Su un piano sociologico notiamo appena come cresca, elevandosi l’età media di vita,
la percentuale di anziani malati e sofferenti, ed appartenenti a nuclei familiari
composti da figli unici, che faticano ad assisterli adeguatamente.
Come pure sale il numero dei colpiti da malattie irreversibili: tumori, morbo di
Alzheimer, patologie psichiatriche, depressione. Tutti pazienti assistiti, per la gran
parte del tempo, dai familiari : le organizzazioni di assistenza domiciliare integrata
stentano a decollare.
Ma proprio il territorio è costretto a farsi carico, in questi anni, della maggior
attenzione dovuta alla persona. E la parrocchia può operare in tema scelte concrete: i
cristiani desiderosi di impegnarsi, attraverso opera di volontariato competente, hanno
qui ampio spazio in cui agire.
Sul piano culturale, il tempo presente pone alla pastorale sanitaria la sua sfida più
avanzata. Un’antropologia differente, meno attenta alla persona e che potremmo
definire “razionalistica” , spinge l’uomo ad intervenire nel gioco della vita per
imporre le proprie regole. Aborto, diagnosi prenatale ed eugenetica, sterilizzazione,
anticoncezione, ricerca e trapianto di tessuti embrionali, clonazione o, all’opposto,
accanimento terapeutico, sono pratiche ormai diffuse in tutto il mondo, ma
difficilmente conciliabili con la consapevolezza, posseduta dal cristiano, che la vita è
dono di Dio e come tale esige rispetto.
E’ opinione corrente che gli strumenti della scienza siano moralmente neutri e che
assumano valenza positiva o negativa unicamente in rapporto alle modalità d’uso ed
agli scopi perseguiti. Ma questo non è vero: certe sperimentazioni scientifiche,
mediche e psicologiche tendono a spogliare l’uomo della sua umanità e della sua
dignità, negandone il senso profondo di entità corporea e spirituale insieme.
b) Difficoltà e problemi (soggettivi)
I.
II.
III.
“Perché proprio a me?”
Le attese e le delusioni
Varie
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4.
Collaboratori
A. La comunità cristiana
B. I sacerdoti
C. I cappellani degli ospedali
D. Le religiose
E. I gruppi e le associazioni di estrazione ecclesiale sono tre:
UNITALSI, OFTAL e CVS
L’UNITALSI e l’OFTAL, che, promuovendo e organizzando i pellegrinaggi dei
malati ai vari santuari (e mettendo a disposizione la propria competenza e la propria
dedizione nelle <<giornate dei malati>>, che provvidenzialmente si svolgono nelle
parrocchie), offrono ai fratelli più sfortunati un mezzo efficacissimo per ravvivare la
speranza, un aiuto a vincere l’impressione deprimente di isolamento e di abbandono,
un’occasione per una forte e consolante esperienza di Chiesa.
Il Centro Volontari della Sofferenza, che si adopera perché si affermi in tutti i
credenti il senso di comunione operosa verso quanti sono debilitati nella salute e nelle
forze, e perché al tempo stesso si arrivi a coinvolgere i malati – visti non più come
semplici destinatari, ma come attivi protagonisti – nell’azione apostolica della Chiesa
e nell’efficace proclamazione del <<Vangelo della sofferenza e della speranza>>.
F. Il volontariato
E’ una forma di donazione generosa che lo Spirito di Dio va suscitando ai nostri
giorni, quasi in risposta a una società che, sempre più capace di indagine clinica e
sempre più raffinata nelle tecniche di intervento sui mali fisici dell’uomo, sembra
diventare però ogni giorno più povera di comprensione e di pietà.
Il volontariato è in ogni caso da promuovere, sia quando nelle comunità parrocchiali
o nelle altre aggregazioni dà origine a gruppi di persone che si determinano a una
presenza fraterna ( con le caratteristiche dell’assiduità, della discrezione, del
disinteresse ) presso i degenti nelle loro famiglie, sia quando si configura come
azione concordata e ben meditata di cristiani ( con l’animazione dei sacerdoti
responsabili ) all’interno del luogo di cura.
Il volontariato va inteso rettamente, come risoluzione a essere accanto al fratello che
soffre ( specialmente quando è posto nella solitudine della struttura ), con una
presenza cordiale e amica. Gli eventuali aiuti concreti – che pur potranno essere
offerti nei casi che più lo richiedono e nei limiti delle effettive possibilità – non sono
la ragione primaria per istituire questo rapporto.
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 ….. “i cristiani sono chiamati ad essere attivi e responsabili nella
vita della società e nella costruzione della storia, collaborando con
gli uomini del proprio tempo nell’edificare una civiltà più umana,
operando responsabilmente per il bene comune.
E ciò è possibile quando i cristiani, proprio perché «sale della terra»
e «luce del mondo» (cfr. Matteo 5, 13-15), sono presenti e operanti
nel mondo mantenendo sempre l’irrinunciabile riferimento alla
novità assoluta del Regno di Dio, che è Gesù Cristo stesso, dal quale
tutto deriva e al quale tutto è orientato e finalizzato (cfr. Mi sarete
testimoni, n. 75): tutto, anche il mondo umano, economico, sociale,
culturale e politico! .”
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Da “Risplenda la vostra luce davanti agli uomini. Testimoni di Gesù risorto nel
mondo” – terza tappa del percorso pastorale 2003-2006; a cura card. .Tettamanzi
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