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PEDAGOGIA E DIDATTICA DELLA SORDITA`
copertina PEDAGOGIA E DIDATTICA DELLA SORDITA’ Cosa è la sordità COSA E’ LA SORDITA’? 1) Da un punto di vista clinico e “riabilitativo” 2) Da un punto di vista medicalizzante 3) Da un punto di vista socio-culturale Cos’è la sordità (punto di vista clinico e “riabilitativo”) Clinico-riabilitativo La sordità è la riduzione più o meno grave dell'udito. Secondo la classificazione audiologíca della sordità del Bíap (Bureau International d'Audiophonologie) si distinguono quattro gradi in relazione all'entità della perdita uditiva espressa in decibel: • Lieve, con soglia tra 20 e 40 decibel; • Media, con soglia tra 40 e 70 decibel; • Grave, con soglia tra 70 e 90 decibel; • Profonda, con soglia uguale o superiore ai 90 decibel. All'interno della sordità profonda c'è ancora un'ulteriore suddivisione: ‑ 1° gruppo: sordità con curva pantonale che abbraccia tutte le frequenze tra i 125 e i 4000 Hertz all'intensità di 90 decibel : ‑ 2° gruppo: sordità con curva dai 125 ai 2000 Hertz all'intensità uguale o maggiore di 90 decibel; ‑ 3° gruppo: sordità con curva detta a virgola dai 125 ai 1000 Hertz ad intensità maggiore ai 90 decibel. I pregiudizi sulla sordità Da “Conoscere la sordità. La comunicazione” ( a cura di Valentina Balit, Simonetta Maragna,Franco medicalizza1 Zatini) – ENS- Sede Centrale […] «la sordità non si vede: è riconoscibile solo al momento di comunicare. Così le persone sorde non sempre ricevono da parte degli udenti quelle attenzioni e quella disponibilità necessarie. A scuola i coetanei udenti del ragazzo sordo spesso giudicano male alcuni suoi atteggiamenti (…), senza tener conto che non è la sordità di per sé a rendere i sordi (…) quanto lo scontro quotidiano con le barriere che impediscono la comunicazione. L’impossibilità di instaurare una relazione significativa espone dunque la persona sorda a una serie di frustrazioni, spesso all’origine di atteggiamenti aggressivi che sono, in effetti, più frequenti nei sordi che negli udenti. Ma anche qui, non bisogna lasciarsi ingannare dalle apparenze. I comportamenti aggressivi sono, infatti, risposte comuni sia ai sordi che agli udenti: questi ultimi, però, possiedono una padronanza linguistica che consente loro di convogliare l’emotività in parole, spesso dure e taglienti, e di difendersi attraverso l’ironia e il sarcasmo. (ma spesso vengono comunque alle mani, soprattutto in caso di “sordità e/o cecità mentale”) I sordi, invece, per la difficoltà di servirsi del linguaggio verbale soprattutto nelle situazioni di maggior coinvolgimento emotivo, ricorrono spesso al linguaggio del corpo, un linguaggio “di azione” in cui scaricano direttamente le frustrazioni. Questo tipo di comportamento viene però giudicato eccessivo e sanzionato con maggior rigore rispetto a quello degli udenti. » […] Lane1 Lane Harlan Lane “Esiste una psicologia dei sordi?” Pubblicato su “Exceptional Children”, vol 55 (1988)tabella1 7‑19 Aspetti storici di “colonizzazione” oralista e “Psicologizzazione” della sordità TAVOLA 1 Alcune caratteristiche attribuite agli Africani nella bibliografia colonialistica SOCIALE COGNITIVO COMPORTAMENTALE EMOZIONALE barbarico non artistico alcolista s e n z preoccupazioni assetato di sangue senza occupazione simile ad animale emotivo dedito al cannibalismo astuto infantile eccitabile volgare impara in fretta diligente fatalista senza coscienza frivolo sporco volubile crudele ignorante debole feroce depravato imprevidente malnutrito ilare scoraggiato intelligente impulsivo fiero prodigo irrazionale insolente servile gregario pigro mentalmente orgiastico impenitente insolente superficiale passivo instabile poco comunicativo sospettoso limitato vendicativo sottomesso s e n z immaginazione traditore stupido a timido sottosviluppato a Psicologizzazione della sordità Lane tabella2 TAVOLA 2 Alcune caratteristiche attribuite ai sordi nella bibliografia specializzata Lane2 SOCIALE COGNITIVO COMPORTAMENTALE EMOZIONALE condizionato dalla ammirazione altrui limitato nel pensiero concettuale aggressiv o incapace ansietà asociale concreto androgino incline alla depressione esitante coscienzioso disturbato emotiv amente egocentrico edonistico emotiv amente immaturo credulone che manifesta il fallimento immaturo incapace di empatia disobbediente che interiorizza il fallimento impulsiv o reattiv o debole di coscienza interiormente pov ero incapace di iniziativ a incline alla frustrazione dipendente senza introspezione pov ero di interessi irritabile immaturo senza linguaggio lento nei mov imenti capriccioso irresponsabile pov ero di linguaggio senza una personalità sv iluppata nev rotico isolato manualmente inetto possessiv o paranoide moralmente non sv iluppato ingenuo rigido collerico rigido nei ruoli di ragionamenti ristretti dai mov imenti scomposti con reazioni psicotiche sospettoso con scarsa consapev olezza di sé testardo serio sottomesso scaltro sospettoso emotiv o suggestionabile mentalmente confuso chiuso insensibile non socializzato inconsapev ole eccessiv amente gruppo competitiv o legato al stupido di prov are Approccio socioculturale PUNTI FONDAMENTALI PRELIMINARI dai quali partire per potere affrontare correttamente la particolare condizione sensoriale, umana e mentale dei bambini sordi In una prospettiva socioculturale • La sordità è un deficit sensoriale e non cognitivo • Ai bambini sordi non manca la capacità di acquisire una lingua, ma solo quella di apprendere in modo spontaneo la lingua parlata (poiché essa viaggia sulla modalità acustica per loro deficitaria) • E’ la facoltà di linguaggio, e non la sua modalità, che consente di costruire la comunicazione ed uscire dal “mutismo” • L’apparato vocale dei sordi è integro e il bambino sordo, anche mancando di una verifica da parte dell’udito, può imparare, nel corso della logopedia, a regolare l’emissione dei suoni • La lingua parlata può essere appresa da un bambino sordo solo attraverso un lungo e faticoso processo. • La famiglia, la scuola, le strutture di competenza spesso non sono preparate per una comunicazione che sfrutti le capacità integre del sordo, tra cui la vista • Si devono offrire ai bambini sordi e ai loro genitori udenti dei modelli di persone sorde adulte vitali, comunicative, con una loro vita personale e professionale per stimolare entrambi a prendere piena coscienza della possibilità di elaborare un progetto di vita futura • Si deve offrire ai bambini sordi (e ai loro genitori udenti) la possibilità di conoscere il mondo dei sordi e costruire un contatto costruttivo con altri bambini sordi • Esistono comunità di sordi in tutti il mondo, caratterizzate dall’utilizzo di una lingua segnica nazionale e da una “cultura” specifica Come rapportarsi 2 Come rapportarsi al bambino con sordità grave • Quando il bambino è molto piccolo (nel periodo in cui COMUNQUE non ci si aspetta che egli risponda in modo selettivo ed appropriato agli stimoli verbali che gli vengono proposti): comportarsi in maniera spontanea e naturale ed adottare modalità interattive e comunicative multi-modali: costante e preciso riferimento al contesto situazionale, Quando il bambino è già protesizzato parlare frontalmente di cose presenti, su cui il bambino può agire direttamente e su cui è possibile stabilire una condivisione con l'adulto, utilizzare una ricca comunicazione non‑verbale, fatta di condivisione dello sguardo, di gesti, di espressioni del viso e del corpo, di sensazioni tattili. •ed in trattamento logopedico: parlare con il viso rivolto alla luce e tenere la testa ferma; parlare distintamente, moderando la velocità del discorso, senza storpiare la pronuncia o con un’eccessiva lentezza; usare frasi corte, semplici ma complete mettendo in risalto la parola principale della frase e quei suoni della lingua poco visibili sulle labbra; usare espressioni del viso in relazione al tema del discorso; di fronte a difficoltà di recezione di determinate parole, si può scrivere la parola in stampatello oppure usare, se la si conosce, la dattilologia (l’alfabeto manuale). Quando il bambino è segnante con genitori segnanti: Fare intervenire un’interprete di lingua italiana dei segni o qualcuno che conosce la comunicazione di base con tale lingua Oppure Seguire un corso di lingua dei segni presso l’E.N.S. locale Gli alunni sordi ed il cosiddetto disturbo dell’attenzione con iperattività Molti alunni sordi (e, per altri motivi, anche molti udenti) in assenza di padronanza di un codice comunicativo efficace, di una comunicazione condivisa all’interno del gruppo classe e, soprattutto, di una presentazione delle informazioni da parte degli adulti insegnanti rispettosa delle loro modalità percettive ed evocative, comunicano, controllano l’ambiente e si impongono all’attenzione del contesto scolastico attraverso il movimento esagitato, invadente e, a volte, irrefrenabile. Pedagogia o medicalizzazi one? PEDAGOGIA O MEDICALIZZAZIONE? Cosa fare? 1) Sedazione farmacologica della loro vivacità con sostanze stupefacenti (vedi Ritalin) o Pedagogia dell’attenzione con utilizzo della LIS. 2) “Psico”terapia o pedagogia della comunicazione e dell’aiuto reciproco? L’utilizzo della LIS e dell’assemblea di classe come strumento per la demedicalizzazione delle difficoltà di comunicazione e di comportamento. La presenza dell’interprete LIS per favorire la socializzazione e l’integrazione, garantendo spazi e tempi per l’ascolto umano ed il dibattito nell’assemblea di classe. Scelta del bilinguism o PERCHE’ SCEGLIERE IL BILINGUISMO ITALIANO/LINGUA DEI SEGNI? • PER DOTARE GLI ALLIEVI DI UN DOPPIO CODICE COMUNICATIVO IN GRADO DI FARLI INTERAGIRE SIA CON IL MONDO DEGLI UDENTI CHE CON IL MONDO DEI SORDI SEGNANTI • PER RINFORZARE LA LORO IDENTITA’ DI SORDI LIBERI DI SCEGLIERE CONSAPEVOLMENTE IL CODICE COMUNICATIVO PER LORO PIU’ CONGENIALE •PER FAVORIRE L’APPRENDIMENTO E L’ELABORAZIONE DEL PENSIERO Approccio al bilinguismo italiano-lingua dei segni 1. Conversazione segnata di tutti gli alunni della classe con l’operatore sordo per la presentazione di sé e della famiglia 2. Allenamento all’uso linguistico dello spazio ed all’uso più libero ed espressivo del corpo e del movimento tramite: • Animazione di favole e “impersonamento” degli animali protagonisti.( elementari e medie ); • Rappresentazione teatrale di un testo più complesso ( scuole superiori) 3. Animazione mimico-gestuale di favole e di racconti tratti dall’antologia Perché utilizzare la lingua dei segni? Perché utilizzare la lingua dei segni? La lingua dei segni è dotata di una natura cinematica ed iconica e, perciò, è un supporto percettivo efficace in tutti gli ambiti di conoscenza in quanto è in grado di favorire, attraverso il potenziamento della discriminazione visiva, il processo attentivo e, di conseguenza, il processo di elaborazione mentale. La specificità e originalità delle lingue dei segni, -riconosciute ormai da quarant’anni quali “sistemi linguistici” a tutti gli effetti- consiste nel fatto che a livello lessicale, grammaticale e sintattico si ha un uso linguistico dello spazio: tutto ciò che nel parlato è lineare, sequenziale e temporale, nei segni diventa simultaneo, frutto del concatenarsi di numerosi schemi spaziali tridimensionali, anche se l’aspetto temporale è presente in quanto dato dall’organizzazione sequenziale, modulata nel tempo, di configurazioni delle mani, spazio segnico, segni non manuali -espressione facciale e posture-, movimenti alternati a pause. Dispongono, infatti, di quattro dimensioni: le tre dimensioni spaziali accessibili al corpo del segnante e la dimensione temporale -mentre il parlato ha una sola dimensione, l’estensione nel tempo, e la scrittura ne ha due-. La lingua dei segni è una lingua che integra la dimensione spaziale con quella temporale e che, per questo motivo, fa percepire quasi direttamente il concetto. È, cioè, una lingua che stimola e facilita l'evocazione nei due luogo di senso: lo spazio (la configurazione e l'orientamento della mano, la posizione del segno rispetto allo spazio neutro del segnante, gli indici non manuali) e il tempo (il movimento del segno e l'ordine dei segni nella fase). Perché usare la Lingua dei Perché lingua segni 2segni 2 Infatti, essendo la lingua dei segni di natura cinematica e iconica, contrariamente alle lingue verbali scritte e orali, collega (integra) nel suo movimento lo spazio e il tempo in un modo più esplicito ed intelligibile rispetto alle strutture spazio-temporali contenute nel testo scritto o verbalizzato. Dunque, il segno facilita l'astrazione, vale a dire il passaggio dal CONCRETO al SIMBOLICO che sono qui molto vicini, poiché il concreto e la sua simbolizzazione nelle lingue dei segni sono visualizzati ed esplicitati dall'iconicità del segno e dalla sua esecuzione cinematica che spazializza il tempo (la direzione del movimento) e temporalizza lo spazio (la prospettiva davanti/dietro, prima/dopo) in modo molto logico. Inoltre, i classificatori (simboli di simboli, cioè configurazioni della mano che rappresentano delle famiglie semantiche) facilitano anche il passaggio dal SIMBOLICO alla LOGICA. Le lingue dei segni permettono dunque un miglior processo di astrazione e di comprensione per due motivi: a) la prossimità visivo-dinamica del CONCRETO e del SIMBOLICO; b) l'aspetto dinamico del segno, cioè il movimento che collega lo spazio ed il tempo ed esplicita i rapporti di causa-effetto, prima-dopo, permettendo agli allievi sordi la comprensione spazio-temporale dei concetti. L'allievo sordo che, per comprendere, si appoggia sullo spazio (fa riferimento allo spazio) potrà trovare una facilitazione alla comprensione attraverso la percezione e l'evocazione degli aspetti spaziali del segno,( i quali trascinano l'intuizione (passiva o attiva) del tempo del movimento di esecuzione del segno e della sua direzione (la spazializzazione linguistica della tempo). L'allievo che, per comprendere, si appoggia al tempo (fa riferimento al tempo) sarà favorito dalla percezione e dalla evocazione di un movimento e dalla direzione stessa del segno (che trascina l'intuizione - passiva o attiva - degli aspetti spaziali del segno.) PROBLEMI NEL CORSO DELLE ESPERIENZE DI INTEGRAZIONE DEGLI ALUNNI SORDI, SONO Problemi ricorrenti 1 STATI INDIVIDUATI I SEGUENTI PROBLEMI: 1) MANCANZA DI UNA METODOLOGIA/DIDATTICA SPECIFICA PER I SORDI CHE TENGA NEL DOVUTO CONTO, E SFRUTTI PIENAMENTE, IL LORO CANALE PERCETTIVO INTEGRO, QUELLO VISIVO-GESTUALE. 2) CARENZA DI EFFICACI STRATEGIE E METODOLOGIE ALTERNATIVE (O INTEGRATIVE) ALLA LEZIONE FRONTALE CHE CAUSANO MANCANZA DI MOTIVAZIONE ALLO STUDIO. 3) CARENZA DI EFFICACI STRATEGIE E METODOLOGIE CHE FORNISCANO UNA “GUIDA” ALLA COMPRENSIONE DEL TESTO SCRITTO. In particolare: MANCANO STRATEGIE DI GRADUALIZZAZIONE NELLA PRESENTAZIONE DI UN TESTO per individuare le sequenze spazio-temporali degli avvenimenti in modo da esplicitarne i rapporti di causaeffetto e gli altri collegamenti logici. 4) NECESSITA’ DI UNA GUIDA METODOLOGICA ALLO STUDIO DOMESTICO 5) MANCANZA DI STRATEGIE DI TRADUZIONE, GRADUALIZZAZIONE E VISUALIZZAZIONE DI CONCETTI MATEMATICI E DEI PROCEDIMENTI RISOLUTIVI DEI PROBLEMI Pei specifico PEI specifico UNA RISPOSTA PEDAGOGICO-DIDATTICA ADEGUATA ALLE ESIGENZE SPECIFICHE DI APPRENDIMENTO DEGLI ALUNNI SORDI: LA COSTRUZIONE DI UN PEI SPECIFICO. Alla luce di tali problematiche, molti insegnanti hanno preso atto che, nella costruzione di un PEI specifico per l’educazione degli alunni sordi, è necessario tenere conto della modalità percettiva integra per il sordo, quella visiva, e che, per i sordi, é indispensabile, oltre al supporto di mezzi audiovisivi e di nuove tecnologie, una didattica visiva, una “spiegazione” con modalità visiva, cioè una progettualità visivo-ipertestuale che può anche non sfociare nell’uso del computer, ma semplicemente fornire al sordo una mappa, una vera e propria “rete cognitiva” che riesca a imbrigliare e fissare in modo organico i contenuti, in modo da permetterne una rielaborazione personale che sfoci in un vero e proprio apprendimento e, quindi, in un innalzamento del livello culturale. La strategia visiva può essere il punto d’incontro tra la programmazione curricolare della classe e il PEI dell’alunno sordo. CHE COSA E’ UNA LINGUA? “…Una lingua è un sistema di simboli relativamente arbitrari e di segnali grammaticali che cambiano attraverso il tempo condivisi dai membri di una comunità ed usati per i diversi scopi: per interagire fra di loro, per comunicare le proprie idee, emozioni ed intenzioni, e per trasmettere la propria cultura di generazione in generazione…” Baker and Cokely: “ASL: A Teacher’s Resource Text on Grammar and Culture La Lingua dei segni (dal sito www.ens.it) La comunicazione gestuale dei sordi è nota sin dall'antichità, ma inizia ad essere studiata da un punto di vista linguistico solo a partire dagli anni '60. William Stokoe, un ricercatore americano, fu il primo a dimostrare che questa forma di comunicazione non è una semplice mimica, ma una vera lingua, una lingua visiva, con un suo lessico e una sua grammatica, in grado di esprimere qualsiasi messaggio. LE LINGUE DEI SEGNI NEL MONDO Partendo dal presupposto, scientificamente provato, che la Lingua dei Segni è una vera e propria lingua con una propria struttura grammaticale, uno dei luoghi comuni più diffusi continua ad essere la convinzione che essa possa essere universale. Così come avviene per le lingue orali la lingua dei segni, in realtà, si differenzia da nazione a nazione ed all’interno di ogni Paese si possono ancora individuare varie forme dialettali. "Si parla così di Langue des Signes Français (LSF), American Sign Language(ASL), Brithis Sign Language (BSL), Lingua dei Segni Italiana (LIS), ecc.." (Autori vari "Linguaggio e sordità", La Nuova Italia, 1994 ) Gestuno: l’esperanto dei segni Circa trent’anni fa venne creata una commissione Internazionale di esperti della Federazione Mondiale dei Sordi che, nel 1975, pubblicò un volume “Gestuno” contenente una lista di segni "internazionali". L’obiettivo era quello di creare una sorta di lingua dei segni condivisibile a livello mondiale, un esperanto dei segni, da utilizzare negli incontri e negli scambi internazionali. Lo scopo era quello di utilizzare un lingua neutrale per non privilegiare o favorire la cultura, gli interessi economici e politici legati ad una lingua dei segni nazionale A partire dal 1880, con il Congresso Internazionale di Milano, l’uso della lingua dei segni nell’insegnamento venne definitivamente bandito. Ciò fece sì che i segni, in Italia, si diversificassero non solo da regione a regione ma da città a città ed addirittura da istituto scolastico ad istituto dove i ragazzi usavano la lingua dei segni di nascosto durante gli intervalli, nelle loro camerate oppure in famiglia ( nel caso di genitori o parenti sordi).L’unificazione d’Italia inoltre non facilitò l’omogeneizzazione delle diversità locali, vennero difatti “…soffocati i dialetti delle lingue orali e le usanze regionali a favore di un’ unica lingua e cultura nazionale….."A maggior ragione ciò avvenne nei confronti di "….una lingua e di una cultura ancora più distanti ed impenetrabili…" quali quelle dei sordi. ( "Dizionario bilingue elementare della Lingua dei Segni Italiana", 1992) …negli ultimi trent’ anni in Italia sono ricominciati gli studi sulla lingua dei segni, i sordi hanno cominciato a recuperare quella consapevolezza, soffocata da cent’anni di puro oralismo, che la loro è una vera e propria lingua attraverso la quale possono interagire gli uni con gli altri, comunicare intenzioni ed emozioni, nonché trasmettere cultura, conoscenze, valori ed arte di generazione in generazione. Pur appartenendo a regioni o città diverse i sordi italiani con estrema facilità e rapidità riescono a comprendersi fra loro, poichè le differenze dialettali investono soprattutto il lessico piuttosto che la sintassi. Le categorie lessicali che presentano il maggior numero di variazioni sono i giorni della settimana, i mesi dell’anno, i colori e i sostantivi non frequenti. "I segni usati per i nomi dei colori a Roma , ad esempio, sono molto diversi da quelli usati a Torino…" Diversità del segno per il colore “giallo” Le i mmagi ni sono tratte da: Mason Perki ns Deafness, Associ azi one Nazi onale Logopedi sti "Di zi onari o Bi li ngue Elementare di Li ngua dei Segni Itali ana" - Ed. Kappa, 1992 Varietà nazionali delle lingue dei segni Nei diversi paesi, ciascuna comunità di sordi crea e tramanda da una generazione all'altra una sua lingua, per cui esistono tante lingue dei segni diverse. Varietà locali e nazionali sono documentate in numerosi dizionari. 1) Uno stesso segno può avere significati completamente diversi nelle varie lingue dei segni, vediamo l’esempio sottoriportato QUES TO S EGNO S IGNIFICA “NOME” IN AS L QUES TO S EGNO S IGNIFICA “ROMA” IN LIS 2) Uno stesso significato viene espresso in modo diverso nelle varie lingue, vediamo le diversità del segno per “MAMMA”: “MAMMA” in Lingua dei segni italiana “MAMMA” in lingua dei segni americana “MAMMA” in lingua dei segni cinese “MAMMA” in lingua dei segni danese Caratteristiche dei segni isolati: iconicità ed arbitrarietà. Quando un udente assiste ad una conversazione segnata, vede movimenti rapidi nello spazio e spesso ritiene che si tratti di “disegni” nell'aria; talvolta pensa di non riuscire a comprenderli soltanto a causa della velocità. Se osserva segni l'isolati per determinati oggetti, trova di frequente che il segno sembra appropriato per ciò che designa perché ne rappresenta qualche caratteristica. In realtà, il simbolismo visivo (la “metafora visiva”) è alla base di molti segni ed è il meccanismo di creazione di parecchi neologismi. Il simbolismo visivo può però assumere aspetti diversi: -rappresentare direttamente un immagine (ad esempio, nel segno “farfalla”); -rappresentare una forma, disegnarla nell'aria (ad esempio, nei segni “lavagna”, “Italia”); -rappresentare una parte dell'oggetto, utilizzando una metonimia, spesso utilizzata anche dalle lingue vocali, (ad esempio, nel segno “uccello”); -indicare il referente (spesso su parti del corpo, come nei segni “capelli”, “occhi”); -rappresentare un'azione associata con il referente (ad esempio, nei segni “fazzoletto”, “tagliare con forbici”). UCCELLO FARFALLA FAZZOLETTO rappresentazione Metonimia immagine diretta LAVAGNA disegno della forma + rappresentazione dell’azione (parte del referente) dell’azione associata CAPELLI indicazione del referente Arbitrarietà In situazioni sperimentali e su presentazione di segni isolati, gli udenti hanno saputo in genere definire il significato di segni di questo tipo, che sono stati quindi definiti " trasparenti ". In realtà, esiste un certo grado di arbitrarietà nelle caratteristiche visive prescelte nella formazione di un segno. Nell'esempio (segno per “albero”) quattro lingue dei segni hanno elaborato rappresentazione diverse per lo stesso referente scegliendo tra le caratteristiche visive possibili; nessuno dei segni può essere definito completamente non-iconico (cioè, privo di un rapporto di somiglianza con la realtà denotata). ALBERO Italia Spagna Stati Uniti Australia Rapporto significante/significato Altri segni vengono compresi dagli udenti (sempre in situazioni sperimentali) soltanto se vengono presentati contemporaneamente sia il segno che il suo significato; i soggetti riescono cioè a trovare una connessione tra la forma del segno e il suo significato, anche se non si tratta sempre del rapporto documentato storicamente. Questi segni sono stati definiti “traslucidi”: ad esempio, i segni “finestra” “rosso”). Altri segni ancora sono stati definiti “opachi” (ad esempio, i segni “nero” e affitto”) in quanto i soggetti udenti a cui sono stati presentati non erano in grado di stabilire una connessione tra il segno e il suo referente (o comunque non c'era accordo tra le ipotesi formulate). E’ possibile individuare nelle lingue dei segni una triplice stratificazione: Strato legato ai significati (semantico): anche gli udenti affermano di comprenderlo (esempio: guardare, pensare); Strato legato alla forma (iconico): comporta una percezione visiva più acuta per cui gli udenti cominciano ad avere delle difficoltà; Strato legato alla metafora visiva (arbitrario, in quanto legato ad una convenzione culturale): precluso agli udenti (esempio: mamma, donna). S EGNI TRAS LUCIDI FINES TRA ROS S O S EGNI OPACHI NERO AFFITTO Segno e parametri Le parole di una lingua vocale sono formate sulla base della combinazione di un certo numero di suoni (fonemi); così pure, tutti i segni di una lingua gestuale sono formati attraverso la combinazione di quattro parametri formazionali (o cheremi) Parola "Mamma" Fonemi /m/a/m/m/a/ Segno MAMMA I segni, risultanti dalla combinazione di questi quattro parametri (e da un quinto parametro non manuale, l’espressione facciale) costituiscono il vocabolario di una lingua dei segni, il suo lessico. Espressione Luogo Configurazione Movimento Orientamento facciale Lingue dei segni e grammatica Le lingue dei segni hanno una grammatica? La presenza di precise regole grammaticali è uno degli elementi più importanti e distintivi delle lingue dei segni rispetto ad altre forme di comunicazione gestuale che non possono definirsi lingue, come i gesti e le pantomime. La grammatica viene espressa principalmente attraverso alterazioni sistematiche del luogo di esecuzione dei segni e di alcuni tratti del movimento, come la direzione, la durata, l'intensità o l'ampiezza. Vediamo alcuni esempi: CITTÀ (singolare) CITTÀ (plurale) Per la classe di nomi che ha come luogo di esecuzione lo spazio davanti al segnante (spazio neutro), il plurale viene ottenuto ripetendo il segno, modificando il luogo di articolazione e, in parte, anche il movimento. Aspetti morfo-sintattici: altri segni nominali NOMI CLASSE 2 DONNE Invece, per la classe di nomi che ha come luogo di esecuzione diversi punti del corpo del segnante, il plurale viene ottenuto attraverso un segno avverbiale che corrisponde al significato di TANTE/TANTI. Lingue dei segni e grammatica 2 Per la classe di verbi che ha come luogo lo spazio neutro ed è caratterizzata da un movimento tra due punti di articolazione, è possibile tralasciare il pronome personale, perché si modifica la direzione del movimento secondo chi è il soggetto e l'oggetto della frase. IO TI REGALO TU MI REGALI Aspetti morfo-sintattici: altre tipologie di verbi Verbi Un’altra classe di verbi ha come luogo di articolazione punti diversi del corpo del segnante (capo, spalle, tronco). Questi sono verbi che esprimono emozioni, sentimenti, pensieri o stati fisici (come preoccuparsi, pensare, ricordare, immaginare, soffrire, essere soddisfatti, piacere, volere, mangiare, bere, …). C’ è un rapporto iconico tra luogo di articolazione e significato (simbolismo visivo) In questa classe, il pronome personale (o l’espressione nominale) deve essere sempre specificato perché i verbi, quando sono flessi, conservano la loro forma citazionale (quella che corrisponde al modo “infinito” delle lingue orali) Aspetti morfo-sintattici: altre tipologie di verbi Una terza classe di verbi ha sempre come luogo di articolazione lo spazio neutro intorno al corpo del segnante ma il movimento è limitato ad un solo punto di articolazione. Verbi