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dose assorbita - TSRM Torino
L’importanza delle misure di “dose assorbita” in radioprotezione e nelle applicazioni mediche delle radiazioni ionizzanti R. F. Laitano Istituto Nazionale di Metrologia delle Radiazioni Ionizzanti ENEA, Centro Ricerche Casaccia, Roma 1. La grandezza dose assorbita La dose assorbita è la grandezza fisica il cui valore consente di determinare l’energia che un mezzo assorbe a seguito di una sua esposizione a radiazioni ionizzanti. Conoscere accuratamente il valore della dose assorbita è particolarmente importante nel caso in cui il mezzo esposto è costituito da organismi biologici. Gli effetti biologici conseguenti all’esposizione di un organismo vivente a radiazioni ionizzanti sono infatti correlati alla quantità di energia che le radiazioni hanno ad esso ceduto. La misura della dose assorbita è quindi di primaria importanza per poter stimare l’entità di questi effetti. La definizione della grandezza dose assorbita e la sua unità di misura nell’ambito del Sistema Internazionale saranno introdotte più oltre. E’ però utile già anticipare la circostanza che la determinazione della dose assorbita (la “dosimetria”) è necessaria in tutte le situazioni in cui si ha a che fare con l’esigenza di protezione dalle radiazioni ionizzanti (radioprotezione) e con la pratica di radioterapia e radiodiagnostica medica. La dosimetria delle radiazioni ionizzanti è necessaria anche in altri settori di attività, quali ad esempio la verifica del danno da radiazioni in materiali di interesse industriale o scientifico. Le applicazioni in questi ultimi settori sono tuttavia quantitativamente meno rilevanti rispetto a quelle molto più diffuse, importanti e delicate riguardanti i settori della radioprotezione (della salute e dell’ambiente) e delle applicazioni mediche. Per questo motivo si illustrerà brevemente nel seguito il ruolo della dosimetria solo in questi due ultimi campi. 2. La misura della dose assorbita nella radioprotezione La conoscenza della dose assorbita nelle attività di radioprotezione è necessaria per poter stimare gli effetti nocivi a seguito di esposizione, di membri della popolazione o di lavoratori, alle radiazioni ionizzanti. La esposizione alle radiazioni ionizzanti della popolazione (nel suo insieme) è dovuta anzitutto alla presenza naturale di radiazioni nell’ambiente. La radiazione ambientale è classificabile sostanzialmente in due componenti: i raggi cosmici (che provengono dallo spazio galattico) e la radiazione di origine terrestre (derivante dalla presenza naturale di radionuclidi nella biosfera, in particolare nella crosta terrestre e nelle acque). L’esposizione dovuta ai raggi cosmici aumenta al crescere dell’altitudine e quindi è maggiore per coloro che vivono alle alte quote o viaggiano frequentemente in aereo. Anche l’esposizione alla radiazione terrestre non è la medesima per tutti, essendo maggiore per coloro che risiedono in zone dove la radioattività terrestre è più intensa (ad esempio le zone dal cui sottosuolo si hanno più intense emanazioni di radon). Nella figura 1 sono mostrate le principali fonti di radiazioni ionizzanti presenti nella biosfera. La figura 2 mostra inoltre i contributi delle diverse fonti di radiazioni ionizzanti - quelle presenti naturalmente e quelle introdotte artificialmente per scopi medici - che danno luogo a esposizioni a radiazioni nei confronti della specie umana. Principali sorgenti naturali di esposizione alle radiazioni ionizzanti (Unscear 2000) 16% cosmic 12% ingestion (K-40,...) 52% inhalation (Radon, ...) ENEA-INMRI 20% indoors irradiation 29 Figura 1. Il grafico mostra i contributi percentuali (valori medi indicativi) all’esposizione umana derivanti dalle radiazioni ionizzanti presenti nella biosfera e dovute alle principali fonti naturali. Al primo posto figura il contributo dovuto all’inalazione di radionuclidi, soprattutto il radon, presenti nell’aria interna ed esterna alle abitazioni (52%), seguito dai contributi derivanti rispettivamente: dall’irraggiamento da radionuclidi naturalmente presenti nelle abitazioni (20%), dalla radiazione cosmica (16%), dall’ingestione di radionuclidi, come il K-40, presenti naturalmente nei terreni e quindi nei prodotti alimentari come i cereali, le carni, ecc.. Conoscere la dose assorbita derivante da queste esposizioni consente di attuare quelle azioni di rimedio che, con costi accettabili, riducano gli effetti di tali esposizioni. Vi sono poi gruppi particolari di popolazione che possono essere soggetti a esposizioni aggiuntive a quelle dovute alla radiazione ambientale. Questi gruppi di popolazione sono costituiti da quelle categorie di lavoratori che fanno uso o interagiscono con sorgenti di radiazione prodotte artificialmente per finalità mediche, industriali, e di ricerca scientifica. Anche in queste situazioni la determinazione della dose assorbita consente di stimare gli effetti biologici conseguenti a un’esposizione a radiazioni ionizzanti di natura lavorativa. Mediante analisi di costo-beneficio si ha quindi la possibilità di attuare tutte quelle azioni tese a mimimizzare questi effetti. L’obiettivo di un’analisi costo Contributi all’esposizione dovuti alle diverse sorgenti di radiazioni ionizzanti (NRPB 91) 87% sorgenti naturali 1% altro 12% applicazioni mediche ENEA-INMRI 30 Figura 2. Confronto fra i contributi all’esposizione umana alle radiazioni ionizzanti (valori medi indicativi) derivanti dalle sorgenti naturali di radiazioni (87%) e da quelle prodotte artificialmente, in particolare per scopi medici (12%). Quest’ultimo contributo riguarda solo gli esami radiodiagnostici - e non i trattamenti di radioterapia – poiché solo per i primi ha senso riferirsi statisticamente a esposizioni medie per una larga parte della popolazione. beneficio nella radioprotezione dei lavoratori esposti è di rendere minima per essi la dose assorbita (quindi l’effetto biologico) compatibilmente con il mantenimento di un vantaggio che l’impiego di sorgenti radioattive in una data attività lavorativa comporta. L’importanza dell’accuratezza nelle misure di dose assorbita per scopi di radioprotezione è anzitutto legata alla necessità di non sottovalutare gli effetti e le conseguenze per la salute umana (e per la salvaguardia dell’ambiente) che possono verificarsi ma non essere preventivati qualora vi sia una sottostima della dose assorbita. Un adeguato livello di accuratezza nella dosimetria è altresi necessario per evitare indebiti costi economici per interventi preventivi o di rimedio non realmente necessari qualora essi siano dettati da una sovrastima nella determinazione. 3. La misura della dose assorbita in radioterapia e in radiodiagnostica medica Nelle applicazioni mediche delle radiazioni ionizzanti quali la radioterapia oncologica e la radiodiagnostica medica, la determinazione della dose assorbita richiede il massimo impegno nella scelta e nell’uso della strumentazione di misura unitamente all’analisi dei dati sperimentali. In questi settori la dosimetria è particolarmente impegnativa poiché l’accuratezza di misura per essa richiesta è ancora più elevata di quella necessaria nella dosimetria per la radioprotezione della popolazione o dei lavoratori. La radiodiagnostica medica è basata sulla capacità delle radiazioni ionizzanti di generare, mediante opportuni apparati sperimentali e metodi di analisi dei dati, delle immagini dell’organo o della regione biologica da esaminare. Le sorgenti di radiazione per la diagnostica medica possono essere costituite da raggi x nel caso delle tradizionali radiografie e della tomografia computerizzata (CT), o da specifici elementi radioattivi (caratterizzati dalla emissione di radiazione beta, gamma o alfa) nel caso di esami - tipici della cosiddetta medicina nucleare - quali la scintigrafia, la tomografia a emissione di positroni (PET), ecc.. La dosimetria in radiodiagnostica è necessaria per l'ottimizzazione della qualità dell’immagine rispetto alla quantità di radiazione impiegata. Per garantire la protezione del paziente da effetti biologici indesiderati è infatti necessario impiegare la minima dose di radiazione compatibilmente con l’ottenimento di una significativa immagine radiologica dell’organo in esame. Nella radioterapia oncologica la dosimetria ha un’esigenza di ancor maggiore accuratezza rispetto a quella richiesta nella dosimetria in radioprotezione e in radiodiagnostica. In radioterapia infatti un’incertezza più elevata del 5% nella misura della dose assorbita può pregiudicare l’efficacia del trattamento. Non è facile mantenere i valori di incertezza al di sotto del 5% nella misura della dose assorbita in radioterapia. La difficoltà di questo obiettivo deriva dalla complessità dei fenomeni e dei metodi sperimentali coinvolti. Figura 3. Tipico acceleratore lineare (linac) usato per la radioterapia con fasci di elettroni e di fotoni di energia compresa fra alcuni MeV e qualche decina di MeV. Sono distinguibili nell’immagine la “testa” della macchina acceleratrice da cui fuoriescono fasci di radiazione in direzione verticale, e il pianale su cui viene adagiato in posizione orizzontale il paziente. Le sorgenti di radiazione per la radioterapia sono oggi costituite prevalentemente da acceleratori di particelle (elettroni, protoni, ecc.) tramite i quali (vedi esempio in figura 3) vengono prodotti fasci di elettroni, di fotoni, di protoni, di neutroni, ecc. con energie che possono variare fra alcuni e qualche centinaio di MeV. Questi fasci di radiazione vengono convogliati nella regione del corpo umano dove è localizzato il tumore. L’obiettivo del trattamento è di distruggere la massa tumorale minimizzando – tramite un processo di ottimizzazione - la deposizione di energia trasportata dalla radiazione nelle regioni sane. A seconda del tipo di trattamento (localizzazione e natura del tumore da trattare) si usano fasci di radiazione di tipo e energia diversi. In alcuni casi particolari la radioterapia si basa non sull’uso di acceleratori ma sull’impiego di sorgenti radioattive che vengono introdotte nella regione del corpo umano dove è localizzato il tumore da irradiare. Questa tipologia di trattamento, denominata brachiterapia, richiede anch’essa una valutazione molto accurata della dose assorbita nell’organo coinvolto. I metodi dosimetrici in brachiterapia sono per diversi aspetti differenti da quelli usati per la terapia con fasci di radiazione prodotti da acceleratori. In entrambi casi è comunque necessario realizzare l’obiettivo dell’ottimizzazione della distribuzione di dose negli organi del paziente: rendere massima la dose al tumore compatibilmente con la minima dose ai tessuti sani circostanti. L’ottimizzazione del trattamento è fatta da fisici specialisti che lavorano nei reparti di radioterapia e che a tale scopo utilizzano tecniche sperimentali e di calcolo molto sofisticate. I valori di dose assorbita nei trattamenti di radioterapia sono molto più elevati di quelli utilizzati nella radiodiagnostica. Gli obiettivi nei due casi sono evidentemente molto diversi. In un caso la radiazione deve essere sufficientemente intensa ed energetica da consentire la distruzione della massa tumorale. Nell’altro caso l’energia e l’intensità della radiazione devono essere appena sufficienti a produrre un’immagine mantenendo comunque a livelli minimi o trascurabili i suoi effetti biologici nocivi. La delicatezza dell’obiettivo finale (successo o fallimento nella cura del tumore) e gli elevati livelli di dose coinvolti rendono la dosimetria in radioterapia particolarmente impegnativa. La corretta taratura dei sistemi di misura (i dosimetri di radiazione per radioterapia) unitamente allo sviluppo di metodi sperimentali e analitici per conseguire l’ottimizzazione cui si è prima accennato, sono condizioni essenziali per il successo della radioterapia oncologica. I campioni nazionali di misura delle radiazioni ionizzanti svolgono un ruolo molto importante in questo processo. Nel seguito sarà illustrata la funzione di questi campioni, con particolare riferimento a quelli sviluppati per la dosimetria in radioterapia poiché questa riveste un rilevante interesse nel campo delle applicazioni delle radiazioni ionizzanti nel settore medico sanitario: circa il 50% dei malati di tumore sono infatti curati mediante un trattamento di radioterapia. Saranno quindi brevemente illustrate le procedure teorico sperimentali (tarature e metodi di misura) per assicurare la riferibilità ai campioni nella dosimetria per radioterapia. Prima di ciò sarà necessario introdurre gli elementi essenziali che caratterizzano le grandezze e le unità di misura in questo settore sperimentale. 4. Grandezze e unità di misura per la dosimetria in radioterapia La misura della dose assorbita finalizzata alla ottimizzazione della radioterapia richiede tipicamente il ricorso a tre grandezze fisiche particolari: la dose assorbita, l’esposizione e il kerma in aria. Tali grandezze sono state introdotte, insieme a diverse altre (vedi tabella 1), specificamente per la misura delle radiazioni ionizzanti e si aggiungono a tutte quelle grandezze fisiche tradizionali (la temperatura, la massa, la lunghezza, ecc.) cui è pur necessario ricorrere nell’attività sperimentale riguardante la misura delle radiazioni ionizzanti. La misura delle tre grandezze ora introdotte richiede metodi sperimentali molto meno comuni e familiari di quelli cui normalmente si ricorre per la misura di grandezze come la lunghezza o la temperatura. Queste tre grandezze – cui corrispondono distinti campioni di misura - hanno la caratteristica di poter essere correlate fra di loro. In molti casi ciò permette di determinare la dose assorbita sia in modo diretto sia (quando la situazione lo consente) a partire, ad esempio, da una misura di esposizione. Per comprendere la definizione di dose assorbita è necessario introdurre il concetto di energia ceduta e di energia specifica. L’energia, ε , ceduta dalla radiazione ionizzante ad un mezzo di massa e volume conosciuti è definita come: ε = ∑ E in − ∑ E ex + ∑ Q Dove ∑ E in è la somma delle energia entranti nel volume di interesse, ∑ E ex è la somma delle energie uscenti e ∑Q è la somma delle energie prodotte nelle eventuali reazioni (esotermiche) che la radiazione può innescare. L’energia Q vale in genere zero o è trascurabile, per i tipi e le energie delle radiazioni di uso più frequente in radioterapia. L’energia Q può essere non più trascurabile quando la radiazione d’interesse è costitutita, ad esempio, da neutroni. Tabella 1. Grandezze e unità SI per la misura delle radiazioni ionizzanti Grandezza Esposizione (per raggi X e γ) Nome Nome speciale (simbolo) (simbolo) coulomb al kilogrammo (C/kg) Energia specifica Dose assorbita, kerma joule al kilogrammo gray (J/kg) (Gy) joule al kilogrammo gray (J/kg) (Gy) Equivalente di dose, equivalente di dose ambiente, equivalente di dose direzionale, equivalente di dose personale joule al kilogrammo sievert (J/kg) (Sv) Rateo di dose assorbita, rateo di kerma joule al kilogrammo gray al secondo al secondo (Gy/s) (J/kg s) Rateo di equivalente di dose, rateo di equivalente di dose ambiente, rateo di equivalente di dose direzionale, rateo di equivalente di dose personale joule al kilogrammo sievert al secondo al secondo (Sv/s) Attività (di un radionuclide) secondo alla meno uno becquerel (s-1) (Bq) secondo alla meno uno al kilogrammo becquerel al kilogrammo (s-1kg-1) (Bq/kg) Concentrazione di attività (di un radionuclide) Fluenza di particelle (J/kg s) metro alla meno due (m-2) Rateo di fluenza di particelle metro alla meno due al secondo (m-2/s) Rateo di emissione di particelle secondo alla meno uno (s-1) Noti la massa m e il volume v considerati è possibile definire la grandezza z, detta energia specifica ceduta al mezzo m, come: z= ε m La grandezza z è di natura stocastica, poiché una radiazione che attraversa un mezzo può cedere la propria energia con un valore compreso tra zero e la sua energia massima attraverso interazioni di tipo stocastico. Possiamo tuttavia valutare come varia z in funzione di una massa m con valori crescenti. Graficando z in funzione (vedi figura 4) di m si nota che dopo un certo valore di massa la distribuzione si assesta intorno ad un valore costante. Il punto in cui la distribuzione diventa costante dipende non solo dalla massa ma anche dall’energia della particelle del fascio. z m Figura 4. Andamento della valore dell’energia specifica z in funzione della massa m con cui la radiazione interagisce In relazione a questo tipo di distribuzione, il valor medio di z , z , è definito come l’energia specifica media. Quest’ultima corrisponde anche al valore medio di z nelle regioni di volume in cui la distribuzione diventa statisticamente costante. Con questa definizione si ha la possibilità di passare da una grandezza stocastica, z, (difficilmente utilizzabile per calcoli analitici) a una grandezza media, z , descrivibile quindi mediante relazioni su cui possono essere effettuate tutte le desiderate operazioni analitiche riferite a un volume infinitesimo (derivazione, integrazione, ecc.). Grazie all’introduzione della grandezza energia specifica media si può finalmente definire la grandezza dose assorbita D in un punto P come il valore che assume z allorchè la massa m tende a zero, ovvero: D( P ) = dε dm [Jkg-1] dove dε è il valor medio dell’ energia rilasciata nel volume di massa dm centrata nel punto P. L’unità di misura della dose assorbita nel Sistema Internazionale (SI) è J/kg e ad essa è assegnato il nome speciale Gray, con simbolo Gy: 1Gy = 1J ⋅ kg −1 In molte situazioni sperimentali (soprattutto quando la radiazione è costituita da fotoni, come i raggi x o i raggi gamma) la misura diretta della dose assorbita comporta notevoli difficoltà sperimentali. Quando la radiazione primaria è costitutita da fotoni una determinazione della dose assorbita può però essere ottenuta a partire da una misura della grandezza esposizione prima citata. Una volta nota l’esposizione si può determinare il kerma da cui finalmente si deduce il valore della dose assorbita. Per brevità si accennerà nel seguito solo a questa procedura indiretta di misura della dose (a partire dalla esposizione e quindi dal kerma) e a tal fine è necessario introdurre le definizioni di kerma e di esposizione. Il kerma è definito solo per radiazione indirettamente ionizzante (fotoni o neutroni) come: K= dove εtr è l’energia dε tr dm trasferita come energia cinetica dalla radiazione indirettamente ionizzante alle particelle secondarie cariche (come ad es. gli elettroni) nel volume di massa m centrato nel punto P. È importante notare che questa definizione differisce da quella di dose assorbita. In quest’ultimo caso l’energia da considerare è quella rilasciata all’interno del volume di interesse, mentre nel kerma si è interessati solo a quella trasferita come energia cinetica dalla radiazione primaria alle particelle cariche da essa generate. È evidente che il kerma ha le stesse dimensioni della dose assorbita e anche in questo caso l’unità di misura è il Gy. Il kerma differisce quantitativamente dalla dose assorbita poichè l’energia trasmessa dalla radiazione primaria alle particelle cariche secondarie non è uguale all’energia che la radiazione primaria cede al mezzo nel volume d’interesse. Questa differenza è dovuta al fatto che parte dell’energia cinetica delle particelle cariche secondarie è depositata in regioni lontane dal volume considerato. La differenza quantitativa fra le due grandezze cresce all’aumentare dell’energia della radiazione primaria. E’ possibile ottenere una relazione analitica fra queste due grandezze e determinare la dose assorbita una volta che sia noto il kerma. Per un fascio di fotoni con una distribuziuone differenziale di energia,ΦE, il kerma può essere anche calcolato come: K= 1 ρ E max ∫Φ E ⋅ µ tr (E , Z )dE 0 dove ρ è la densità del mezzo e µtr (E, Z) è il coefficiente di trasferimento di energia massico dipendente da E e da Z, rispettivamente l’energia della radiazione primaria e il numero atomico medio del mezzo considerato. La relazione fra dose assorbita e kerma può essere più agevolmete attuata se invece del kerma totale K si prende in esame una quantità, Kc detta kerma di collisione, che costituisce una parte di K. Nella definizione di kerma di collisione si considerano solo le perdite di energia delle particelle cariche secondarie che hanno luogo a seguito di fenomeni di collisione ovvero di ionizzazione ed eccitazione degli atomi mezzo irradiato. La grandezza Kc è definita come: Kc = 1 ρ E max ∫ Φ E ⋅ µen ( E , Z )dE 0 dove µen (E,Z) è il coefficiente di assorbimento di energia massico e gli altri simboli hanno analogo significato di quelli presenti nell’espressione di K. L’utilità nel relazionare la dose assorbita con il kerma di collisione deriva dal fatto che Kc può essere più agevolmente determinato come sarà illustrato nel seguito. Una volta noto Kc si può ottenere la dose assorbita D se nel volume del mezzo d’interesse sono verificate delle condizioni (dette di CPE, equilibrio delle particelle cariche) attinenti al bilancio di energia della radiazione entrante ed uscente nel/dal suddetto volume. Nelle condizione di CPE si può quindi scrivere: CPE D = Kc Anche la determinazione di Kc non è basata su procedure dirette di misura ma si fonda su una misura di esposizione della cui unità di misura può essere più agevolmernte realizzato il campione primario. La grandezza esposizione, indicata con il simbolo X, è definita solo per fotoni e per l’aria (quale mezzo di interazione) come: X = dQ dm dove dQ è la carica di un solo segno generata in aria dai fotoni quando tutti gli elettroni (positroni) da essi prodotti sono arrestati completamente in aria, e dm è la massa di aria contenuta nell’elemento di volume dv centrato nel punto d’interesse. In dQ non va incluso il contributo di carica generato dalla bremsstrahlung degli elettroni secondari generati a loro volta dai fotoni primari. L’unità di misura della esposizione nel Sistema Internazionale (SI) è C/kg . A partire dalla sua definizione si può mostrare che l’esposizione, dovuta a un fascio di fotoni con una distribuzione di energia ΦE , può essere calcolata anche come: E max X = ∫ 0 µ Φ E ⋅ en ρ E ,air e ⋅ dE W air dove e è il valore della carica elementare, W è l’energia media per formare una coppia di ioni in aria e gli altri simboli sono quelli già definiti nelle espressioni precedenti. Partendo quindi dalla definizione di kerma di collisione si può dimostrare che esposizione e kerma di collisione sono correlati tramite la relazione: e X = Kc ⋅ W air Combinando le precedenti espressioni si ottiene infine, per un fascio di fotoni, la desiderata relazione fra dose assorbita in aria, Dair, e kerma in aria, (Kc)air: CPE W Dair = ( K c )air = X ⋅ e air Se sono realizzate le cosiddette condizioni di CPE (equilibrio delle particelle cariche secondarie) la dose assorbita in un elemento di massa d’aria noto può essere quindi ottenuta a partire da una misura di esposizione nel medesimo elemento di volume di aria. 5. La dosimetria in radioterapia: metodi, mezzi di misura e sistemi campione Nelle applicazioni mediche il mezzo cui riferire la dose assorbita è il tessuto biologico il quale è con buona approssimazione assimilabile all’acqua per quanto riguarda le propietà di assorbimento della radiazione. La dose assorbita nel mezzo acqua si può dedurre da una misura della dose in aria, quando questo gas sia quello contenuto in una cavità sufficientemente piccola introdotta nel mezzo d’interesse, per l’appunto l’acqua. L’uso di una piccola camera a ionizzazione, un rivelatore di radiazione particolarmente appropriato a questo scopo, consente di realizzare nell’acqua una cavità d’aria dove poter misurare la dose assorbita Dair. Le condizioni e le modalità con cui ottenere la dose assorbita in acqua, Dw, da una misura della dose assorbita in aria, Dair, contenuta all’interno della piccola camera a ionizzazione sono descritte dalla “teoria della cavità” di Bragg-Gray. Il risultato finale che questa teoria consente di ottenere è mostrato in sintesi dalla seguente espressione che fornisce la relazione ricercata fra la dose in acqua (la grandezza d’interesse pratico) e la dose in aria (la grandezza direttamente misurabile con riferibilità al campione primario di esposizione): m CPE Dw = s Dair ⋅ ⋅ ∏ pi ρ air m s W = X ⋅ ⋅ ∏ k i ⋅ ∏ pi e ρ air dove le produttorie Π ki e Π pi contengono fattori correttivi dovuti alla perturbazione causata dalla camera a ionizzazione nel mezzo acqua, al non rispetto completo delle condizioni ideali richieste dalla teoria di Bragg-Gray e ad effetti indesiderati sulla carica misurata dalla camera a ionizzazione. L’espressione in parentesi, (S/ρ), denota il rapporto dei poteri frenanti massici fra acqua e aria per la radiazione considerata, gli altri simboli sono analoghi a quelli descritti nelle espressioni precedenti. Nell’espressione di Dw la dose Dair è espressa in funzione dell’esposizione X esistente nello stesso punto di riferimento. X è dunque il misurando quando si vuole determinare, mediante la procedura descritta, la dose assorbita in acqua. I rivelatori di radiazione usati correntemente per la dosimetria in radioterapia non consentono evidentemente una misura assoluta di X. A tale scopo essi sono opportunamente tarati con riferibilità al campione nazionale di esposizione operante in ciascun Paese che di tale campione sia provvisto. In Italia il campione primario nazionale di esposizione è una camera a ionizzazione assoluta, tale cioè da effettuare una misura assoluta della grandezza esposizione. Questo campione, unitamente ai diversi altri operanti nel settore delle radiazioni ionizzanti, è stato realizzato presso l’Istituto Nazionale di Metrologia delle Radiazioni Ionizzanti (ENEA, Roma) dove è sottoposto ai periodici confronti internazionali richiesti dall’accordo di mutuo riconoscimento, MRA, riguardante i campioni nazionali di misura. La taratura di un rivelatore nei termini sopra indicati fornisce per esso un coefficiente di taratura, NX, che permette di misurare l’esposizione X riportata nella precedente espressione di Dw. L’esposizione misurata mediante il rivelatore tarato sarà perciò data, per definizione di coefficiente di taratura, da: X = NX M, dove M è il segnale (in unità arbitrarie) fornito dal rivelatore esposto al campo di radiazione. Nella figura 5 è riportato uno schema semplificato del campione nazionale di esposizione necessario per la taratura dei dosimetri usati per la radioterapia. Questo campione è una camera a ionizzazione di forma cilindrica la cui cavità ha l’aria come gas di riempimento e le cui pareti sono in grafite. La misura dell’esposizione X, di cui è stata data sopra la definizione (X = dQ/dm), richiede una misura della carica elettrica Q prodotta nella massa d’aria, m, della cavità della camera e perciò la conoscenza del volume v della cavità in modo da determinare la massa m = ρv a seguito di una misura della sua densità ρ. La misura di Q è particolarmente impegnativa a causa dei numerosi effetti spuri che hanno luogo nel fenomeno della ionizzazione all’interno di questo tipo di rivelatore. Fra questi si annoverano: gli effetti di ricombinazione ionica, la dipendenza della carica raccolta dall’umidità dell’aria, il cosiddetto effetto di polarità della camera, ecc.. La misura della massa d’aria della cavità è strettamente legata alla conoscenza del volume della camera, della temperatura e della pressione dell’aria nella cavità al momento della misura. Il volume della camera, a causa delle sua non semplice forma, pone particolari problemi di misura. Tale misura si effettua durante le varie fasi costruttive del rivelatore e, al fine di minimizzare l’incertezza, la stessa procedura di costruzione richiede una elevata accuratezza. La misura assoluta dell’esposizione sulla base della sua definizione dovrebbe essere effettuata in aria libera (vedi sopra). Figura 5. Schema del rivelatore cilindrico “camera a ionizzazione” (in una sua sezione trasversale) utilizzato per realizzare il campione nazionale di esposizione su cui è a sua volta basata anche la determinazione della dose assorbita in acqua (vedi testo). La misura assoluta dell’esposizione richiede la conoscenza accurata del volume efficace della camera e della massa di aria contenuta nella sua cavità (regione in giallo). Il sistema di misura della carica associato al campione (non riportato in figura) fornisce la carica formatasi nella cavità a seguito della ionizzazione dell’aria. Questa carica è convogliata tramite un campo elettrico al circuito di misura collegato all’elettrodo centrale. La presenza del rivelatore nel punto di misura genera effetti di perturbazione di cui deve tener conto con il calcolo e (in alcuni casi) con la determinazione sperimentale di numerosi fattori correttivi, pi, che in ultima analisi costituiscono uno degli aspetti più impegnativi della misua assoluta. In considerazione degli effetti perturbativi nella misura, l’espressione dell’esposizione, cosi come si utilizza per la sua misura con il campione camera a ionizazione in grafite, diventa la seguente: Q X = ⋅ m gr s µ en air ⋅ ρ ∏ pi ρ air gr dove la produttoria Πpi include i fattori correttivi per gli effetti perturbativi sopra citati e per quelli dovuti agli effetti spuri nella misura della carica; i simboli hanno il medesimo significato descritto per le espressioni precedenti con in particolare il riferimento al mezzo grafite (gr) relativo ai rapporti S/ρ e µen/ρ. Per la misura della dose assorbita in radioterapia sono utilizzati anche altri metodi di misura basati su altri campioni che per brevità non sono qui menzionati. E’ invece utile sapere che in questi ultimi anni è in corso uno sforzo di ricerca e sviluppo a livello internazionale per mettere a punto un nuovo tipo di campione tramite cui ottenere una diretta realizzazione dell’unità di misura della dose assorbita. Si tratta dei sistemi calorimetrici e in particolare del calorimetro ad acqua. Quando quest’ultimo tipo di campione sarà reso pienamente operativo la taratura dei dosimetri per radioterapia potrà essere effettuata in modo diretto in termini di dose assorbita in acqua. Non sarà quindi più necessario (come nel metodo sopra descritto) tarare in termini di esposizione un mezzo di misura destinato ad effettuare la misura di un’altra grandezza come la dose assorbita. Va infine ricordato che i campioni a tutt’oggi sviluppati per la misura delle radiazioni ionizzanti riguardano numerose altre grandezze oltre quelle descritte in questa sede. Queste grandezze (già elencate nella tabella precedente) come l’attività dei radionuclidi, la fluenza di particelle, l’equivalente di dose, ecc, coinvolgono tipi diversi di radiazioni ionizzanti (neutroni, elettroni, protoni, ecc) e sono importanti sia per la dosimetria in radioprotezione sia per la dosimtria in radioterapia. Per le esigenze in questi settori, attualmente operano, presso l’Istituto Nazionale di Metrologia delle Radiazioni Ionizzanti, oltre venti linee sperimentali di sistemi campione di cui i principali sono elencati in appendice 1. In appendice 2 sono descritte le tipologie di strumenti di misura delle radiazioni ionizzanti che sono periodicamente sottoposte a taratura nel nostro Paese con riferibilità ai campioni nazionali dell’Istituto Nazionale di Metrologia delle Radiazioni Ionizzanti, INMRI-ENEA. Letture consigliate I testi citati qui di seguito, unitamente ai riferimenti bibliografici in essi contenuti, sono consigliati per ampliare e approfondire i vari temi introdotti in questa breve nota illustrativa. - F. H. Attix, Introduction to Radiological Physiscs and Radiation Dosimetry (607 pages), John Wiley & Sons, New York (1986) . - Andreo P., Burns D.T., Holfeld K., Huq M.S., Kanai T., Laitano F., Smythe V.G., Vynckier S., Absorbed Dose Determination in External Beam Radiotherapy (229 pages), T R S 398, IAEA Vienna (2000). - Webb S, The Physics of Medical Imaging (633 pages), Institute of Physics Publishing, London (2000). Appendice 1 Caratteristiche dei campioni nazionali per la misura delle radiazioni ionizzanti operanti presso l'INMRI-ENEA Grandezza fisica Esposizione Kerma in aria Equivalente di dose ambiente, direzionale e personale Campione Qualità della radiazione Intervall o di accurate zza (%, 1σ) Intervallo di misura 2 camere a ionizzazione ad aria libera per basse e medie energie Raggi x 10300 kV 0.5 - 1 (2 10-8 - 9 10-4) C kg-1 s-1 Camera a ionizzazione di trasferimento Radiazione gamma del 137 Cs 0.8 - 1.3 (2 10-8 - 9 10-6 ) C kg-1 s-1 Camera a ionizzazione a cavità con pareti di grafite Radiazione gamma del 60 Co 0.5 (6 10-6 - 2 10-4 ) C kg-1 s-1 2 camere a ionizzazione ad aria libera per basse e medie energie con procedura di conversione esposizione/kerma Raggi x 10300 kV 0.5 - 1 (7 10-7 - 7 10-3) Gy s-1 Camera a ionizzazione di trasferimento con procedura di conversione esposizione/kerma Radiazione gamma del 137 Cs 0.8 - 1.3 (7 10-7 - 3 10-4) Gy s-1 Camera a ionizzazione a cavità con pareti di grafite con procedura di conversione esposizione/kerma Radiazione gamma del 60 Co 0.5 (2 10-4 - 7 10-3) Gy s-1 2 camere a ionizzazione ad aria libera per basse e medie energie con fantocci per l'irraggiamento e procedura di conversione kerma/equivalente di dose Raggi x 10300 kV 0.5 - 1 (8 10-7 - 8 10-3) Sv s-1 Camera a ionizzazione a cavità con fantocci per Radiazione gamma del 60 Co 0.5 (2 10-4 - 8 10-3) Sv s-1 l'irraggiamento e procedura di conversione kerma/equivalente di dose Radiazione gamma del 60 Co (4) 0.5 - 0.7 (2 10-3 - 2 10-2) Gy s-1 Sorgenti beta di 204Tl, 147 Pm, 90 Sr/90Y e 85 Kr 3 (3 10-7 - 5 10-4) Gy s-1 Camera a ionizzazione di trasferimento con procedura di conversione esposizione/kerma rif. Bagno al solfato di manganese Radiazione gamma del 192 Ir 1.1 (1 10-4 - 7 10-3) Gy s-1 Sorgenti di neutroni di Am-Be e 252 Cf 0.4 (105 - 107) s-1 Contatore Lungo (Long Counter) Sorgenti di neutroni di Am-Be e 252 Cf 0.7 (103 - 107) s-1 Densità di flusso di neutroni termici Campione di densità di flusso di neutroni termici Neutroni termici 0.8 1.2 104 cm-2 s-1 Attività Sistema di conteggio a coincidenza 4πβ-γ Emettitori β e β-γ 0.1 - 3 (1 - 20) kBq Rivelatori a NaI a pozzetto Emettitori γγ e 222Rn 0.5 - 3 (1 - 20) kBq Camera a ionizzazione ad alta pressione Spettrometro gamma HPGe Emettitori γ 0.2 - 3 (10 - 2 104) kBq Emettitori γ 1-5 (1 - 105) Bq Cella elettrostatica Radiazione del 222Rn 1 (1 - 15) kBq Camera radon Radiazione del 222Rn (e figli) 2 - 10 (102 - 104) Bq/m3 Dose assorbita: in grafite in acqua Dose assorbita: in materiali tessuto equivalenti Kerma in aria di riferimento Emissione di neutroni Concentrazione di attività Calorimetro in grafite Calorimetro ad acqua (in fase sperimentale) Calorimetro in grafite e camera a ionizzazione a cavità in fantoccio d'acqua Camera a ionizzazione ad estrapolazione Appendice 2 COMPLESSI DI MISURA CHE RICHIEDONO LA TARATURA PERIODICA RISPETTO AI CAMPIONI NAZIONALI OPERANTI PRESSO L'INMRI-ENEA Le principali tipologie di strumenti di misura per i quali l'INMRI-ENEA ha messo a punto procedure di taratura basate sulle radiazioni di riferimento ISO (ISO 4037-1 e ISO 6980) comprendono: a) Sistemi dosimetrici per radioterapia • • - Dosimetri per fasci di elettroni, fotoni, protoni e ioni pesanti prodotti da acceleratori clinici. - Dosimetri per fasci di elettroni in acceleratori ad elevata dose per impulso per applicazioni IORT. b) Sistemi dosimetrici per radioprotezione • - Dosimetri attivi e passivi per misure di equivalente di dose personale, ambientale e direzionale (Camere a ionizzazione, Contatori a gas, Rivelatori a film, a scintillazione, a semiconduttore e a TL) c) Sistemi dosimetrici per trattamenti industriali ad alte dosi (radiosterilizzazione di prodotti biomedicali) • - Dosimetri chimici (soluzione di Fricke e di bicromato di argento e di potassio) • - Dosimetri plastici e a film radiocromici. d) Sistemi di misura del radon • • - Strumenti di misura (attivi e passivi) del radon in aria (Celle a scintillazione ed elettrostatiche, Camere a ionizzazione, Rivelatori a tracce, Carboni attivi, Elettreti) - Strumenti di misura del radon in acqua (Scintillatori liquidi, Rivelatori a semiconduttori) e) Sistemi di misura della contaminazione radioattiva (contatori a gas e a scintillazione) • - Monitori per misure dirette e indirette (smear test). • - Monitori mani-piedi per misure dirette. f) Sistemi spettrometrici (con rivelatori a gas, a scintillazione e a semiconduttore) • - Spettrometri gamma per misure di radioattività in campioni ambientali liquidi, solidi e gassosi. • - Spettrometri alfa per analisi di elementi transuranici. • - Contatori beta per misure di emettitori beta puri in analisi ambientali e di dosimetria interna. • - Spettrometri gamma per misure di attività nel corpo umano. Appendice 3 SETTORI OPERATIVI E UTENTI DELLE ATTIVITA’ DI METROLOGIA DELLE RADIAZIONI IONIZZANTI Il complesso delle attività svolte dall'INMRI-ENEA è essenziale per l'affidabilità delle misure delle radiazioni ionizzanti nel Paese e, in particolare, per l'attuazione dei Sistemi Qualità nei seguenti settori: - radioterapia e radiodiagnostica medica; - radioprotezione in campo ambientale, ospedaliero e industriale; - trattamento, sterilizzazione e diagnosi di materiali mediante radiazioni ionizzanti; La domanda nazionale di certificazione nei campi sopra citati è molto vasta e sempre crescente anche in relazione alla recente normativa UE nel settore. I numerosi soggetti che a livello nazionale necessitano regolarmente dell'attività metrologica e di certificazione dell'INMRI-ENEA comprendono: - i Centri Ospedalieri di Radioterapia; - i Centri Regionali di Riferimento (CRR) e le ARPA di tutte le Regioni italiane; - Organismi Centrali di Vigilanza e Controllo, in particolare l'APAT; - Organismi della Protezione Civile e della Difesa; - le Industrie che impiegano o producono radioisotopi o strumenti di misura delle radiazioni; - Università e Centri di Ricerca; - i Centri di Taratura SIT (presso industrie ed enti pubblici) accreditati con il supporto tecnico dell'Istituto per soddisfare in modo più capillare nel paese le richieste di taratura.