I cereali soprattutto il grano sono stati rappresentati nei secoli sia da
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I cereali soprattutto il grano sono stati rappresentati nei secoli sia da
ARTE E L ETTERATURA I cereali soprattutto il grano sono stati rappresentati nei secoli sia da celeberrimi teoriche da famosi scrittori, poeti e letterati. Van Gogh dipinge soprattutto autoritratti, paesaggi, nature morte di fiori, dipinti con cipressi, rappresentazioni di campi di grano e girasoli. I suoi quadri spesso rappresentano gli umili: lavoratori dei campi, operai e minatori. A differenza degli impressionisti puri, Van Gogh nelle sue opere non descrive la realtà dal suo particolare punto di vista, ma compie l’operazione inversa, è la realtà che diventa una creazione e una rappresentazione dell’io interiore dell’artista. Sono in molti a considerare Van Gogh un precursore dell’Espressionismo. I quadri di Van Gogh sono la celebrazione l'energia naturale; egli ci suggerisce sempre il costante movimento del ciclo della natura il vento e poi la calma, il giorno poi la notte, la notte con il giorno,gli anni che passano. La sua pennellata è dinamica e quasi sembra che il colore risuoniall’ infinito. Campo di grano con volo di corvi di Van Gogh Il pittore olandese ha riversato tutto se stesso all’interno di questo quadro, il quale viene generalmente considerato, senza prove inconfutabili, l’ultima sua grande opera prima della sua dipartita. 228 Sotto il cielo nuvoloso e incombente la distesa del campo di grano sembra pari a un mare in tempesta; lo stormo di corvi avverte l'arrivo del temporale; il pittore parla di quest'opera in una lettera al fratello Theo affermando di voler esprimere tutta la sua tristezza e l'estrema solitudine che angoscia il suo spirito. Le pennellate costituiscono un intreccio caotico che si dipana in molteplici direzioni per far convergere in primo piano anche lo spettatore; si resta pervasi da un senso indicibile di irrequietezza ed inquietudine: i colori sono intensi, il contrasto cromatico è evidente ed aggressivo. Anche all’interno di questo quadro il tema rappresentato è la natura e come si può evincere dal gran numero di lettere che Vincent mandò a suo fratello Theo, questo era un soggetto ampiamente amato dal pittore. Il dipinto si può suddividere in due parti: nella parte alta dove c’è il cielo coperto e con uno stormo di corvi che domina tutto lo spazio; nella parte bassa invece ci sono tre sentieri differenti nel paesaggio di campagna. Lo stormo di corvi è ancora argomento di discussione presso i critici che prediligono ben due correnti di pensiero riguardo il significato di questi uccelli e del loro movimento. Alcuni interpreti ipotizzano che questi corvi in volo possano dirigersi verso il pittore e quindi dall’opera si pensa possano sopraggiungere brutti presentimenti e il significato non è certamente di buon auspicio. L’altra corrente di pensiero invece identifica il volo dei corvi come un viaggio di allontanamento, quindi come se questo stormo si stesse allontanando e quindi potrebbero rappresentare un senso di sollievo per l’artista. I tre sentieri presenti in “campo di grano con volo di corvi”sono interessanti quanto il significato degli uccelli; i due sentieri che si trovano di lato del paesaggio, infatti, sembrano non avere né un punto di inizio e né una fine; questa 229 rappresentazione indica probabilmente la confusione e l’ansia costante che lo ha accompagnato per tutta la vita. Il sentiero centrale, differentemente dagli altri due laterali, non ha una via d’uscita, comunemente collegata ad individui che sono irrimediabilmente tormentati e persi nel fluire di un’esistenza angosciante; probabilmente questo sentiero rappresenta l’angoscia che ha caratterizzato il pittore e le sue opere per tutta la sua produzione pittorica. La tecnica di realizzazione questo quadro è molto particolare e riassume tutti i punti fondamentali dello stile di Van Gogh. Il campo di grano, in particolare è stato realizzato per mezzo di getti di giallo forti e vigorosi, e il colore che domina il resto del cielo, ovvero l’oscurità rappresentata con il colore nero, pian piano comincia a prendere il sopravvento su questo bel paesaggio di campagna. La meridiana da Millet (1889-1890) Questo quadro trae ispirazione dalle incisioni di un disegno di Jean Francois Millet; Van Gogh s'ispira al modello di riferimento ma il suo genio emerge e gli esiti sono del tutto sorprendenti: si tratta di una scena estiva in piena campagna durante il periodo della mietitura; assistiamo al riposo di una coppia di contadini vicino ai covoni di grano quando il caldo diventa insopportabile; ancora una volta il giallo va a dominare; è il colore tipico del grano 230 maturo e della luce del sole intensa. Si trova anche un azzurro tenue e tendente al grigio utilizzato dal pittore per gli abiti dei contadini per il carro con i buoi e per il cielo.L'artista dipinge con pennellate nervose, vibranti e dense di colore: traspare un senso di pace e tranquillità inconsueto se paragonato ai tormenti interiori che devastano la mente e il cuore del genio. Van Gogh torna a dipingere dopo essersi fatto internare nel manicomio di Saint Remy. Egli realizza i paesaggi solari nel quale si intravede un'intima commozione: la natura ormai non ha più contatti con il reale, infatti viene descritta con grandi pennellate sinuose in cui i colori sono stupefacenti. Il soggetto è un angolo di campagna, dove si trova un cipresso sulla destra, il cielo è tormentato dal vento e offuscato dalle nuvole e un grande campo di spighe si trova in primo piano. Un bellissimo effetto illusionistico di luce/ombra e di movimento è dato grazie alle varie tonalità di beige che vengono utilizzate per rendere questo campo di grano che domina tutta la parte bassa del quadro. Sono presenti varie tonalità di verde, a cui si vanno ad aggiungere anche i cipressi sempre dello stesso colore, ma nettamente più distinti e scuri. Sullo sfondo possiamo ammirare invece le montagne di un colore azzurro e blu, che, nonostante il colore simile, è in netto contrasto con le nuvole piene di curve nella parte alta del dipinto. 231 In questo quadro sembra che il vento realmente pieghi le spighe, i cespugli e gli alberi con una dolcezza struggente; le spighe sono poste a distanza ravvicinata e si possono cogliere pennellate brevi e filamentose che diventano poi vorticose nelle nuvole del cielo; nel quadro traspare l'intensità delle emozioni che devastano l'animo del genio immortale.Il seminatore fu realizzato ad Arles nel giugno del 1888, e Il mietitore nel settembre del 1889, questi due quadri possono considerarsi addirittura contrapposti. Il seminatore è un soggetto ripreso da Millet, e costituisce un valore simbolico per il pittore che paragona la propria fatica artistica al faticoso lavoro nei campi, ed esalta la figura umana come foriera di speranza e di vita. L’oggetto che colpisce maggiormente nel dipinto è però senza dubbio il sole, che si staglia al centro dell’orizzonte, diffonde i suoi raggi in tutte le direzioni, e riempie il campo con una luce calda e vigorosa . Qui il pittore aveva inizialmente trovato una corrispondenza tra il suo animo, la realtà esterna e la sua arte. I colori de Il seminatore sono forti, complementari, e le pennellate sono nette e sicure, quasi simmetriche. L’acuirsi della malattia, però, produce in Van Gogh un forte pessimismo, che si può riscontrare ne Il mietitore, considerato dallo stesso pittore antitetico al precedente. Così 232 scrive, infatti, al fratello Theo: «Io vidi allora quel mietitore, una figura indistinta che combatte contro il demonio (…) vidi in lui l’immagine della morte, nel senso che l’umanità era il grano che egli stava mietendo. È, se vuoi, l’opposto del seminatore che ho dipinto tempo fa». La figura umana è posta in secondo piano, mentre spiccano i fasci di spighe appena tagliate. Le altre ondeggiano in lontananza con onde che paiono sferzate dal vento. Sullo sfondo un muro, oltre il quale si profilano montagne impervie. Il sole è di un giallo spento, ed emana una flebile luce, sicuramente molto meno intensa rispetto all’altro quadro, che rende il cielo verdognolo. I colori sono stesi con tratti irregolari e imprecisi, e una linea marcata definisce i contorni dei monti. La pittura del maestro olandese è densa, materica, a tratti stupefacente per la brillantezza cromatica e sempre poetica, fino, appunto, a emozionare. Des glaneuses dit aussi spigolatrici detto anche le spigolatrici] Les glaneuses [Alcune Fedele ad uno dei suoi soggetti preferiti, la vita contadina, Jean François Millet (1814-1875) affida a questo quadro il risultato di dieci anni di ricerche sul tema delle spigolatrici. Queste donne simboleggiano il proletariato rurale. Prima che il sole tramonti, le spigolatrici sono autorizzate a recarsi nei campi dove è stata già effettuata la mietitura per raccogliere in fretta, una ad una, le spighe rimaste in terra. Il pittore ne rappresenta tre in primo piano, schiena curva, sguardo rivolto al suolo. In tal modo, l'artista giustappone le tre fasi del movimento ripetitivo e 233 spossante che questo duro lavoro impone: chinarsi, raccogliere, alzarsi. L'aspetto dimesso delle spigolatrici, la scarsità del loro raccolto si contrappone all'abbondante quantità di grano che si scorge in lontananza: covoni, fasci, un carretto stracolmo e una moltitudine frenetica di operai addetti alla mietitura. Tutto questo pullulare gioioso e splendente appare tanto più lontano quanto il cambiamento di scala è brusco. La luce radente del tramonto accentua i volumi del primo piano e conferisce alle spigolatrici un aspetto scultoreo. Essa sottolinea vivacemente le loro mani, le nuche, le spalle, la schiena e ravviva i colori dei loro indumenti. Poi, delicatamente, Millet sfuma le immagini in lontananza per creare un'atmosfera dorata e polverosa, aumentando l'impressione bucolica dello sfondo. Sulla parte destra della tela, isolato dal resto dei personaggi, il pittore ha raffigurato un uomo a cavallo che, molto probabilmente, è un amministratore. Costui ha il compito di controllare di persona il lavoro effettuato assicurandosi anche che le spigolatrici rispettino le regole che sono state imposte loro. La sua presenza ribadisce le differenze sociali tra gli individui e ricorda anche l'esistenza dei proprietari dei quali egli è l'incarnazione. Senza ricorrere ad aneddoti pittoreschi, tramite semplici e sobri procedimenti plastici, Millet conferisce a queste spigolatrici, senza dubbio povere ma non per questo prive di dignità e il valore, un valore di emblema, spoglio di ogni senso di compatimento o di falsa condivisione. 234 La serie dei "Covoni" di Claude Monet - "I covoni" rientrano tra le meno note riproduzio ni seriali dell'autore impressioni sta Claude Monet. Questa serie di opere (come è anche il caso delle "Cattedrali di Rouen" o dei "Pioppi") servono all'autore per studiare in modo analitico, con rigore scientifico, di ricerca il mutamento e le qualità della luce su di un medesimo soggetto. Nel caso di specie si tratta di covoni di grano ed avena disposti in aperta campagna. I Covoni furono realizzati “en plain air”, pratica pittorica abbastanza usata dagli impressionisti che consiste nel dipingere un quadro all’aperto in modo tale da riuscire a cogliere le sottili sfumature della luce sugli oggetti inanimati e l’essenza delle cose. 235 Ogni colore è parte di una musica d'orchestra; Monet è uno dei più grandi paesaggisti e riesce a carpire ogni singolo elemento; egli e il rappresentante che maggiormente incarna gli ideali e le tecniche impressionistici, cattura la luce vibrante. Il pittore fermava il modificarsi della luce; egli utilizza molti cavalletti, in quanto l'opera poteva essere finita nel breve tempo o, diversamente, il pittore l ` abbandonava, passando ad un'altra opera, e rimandava la fine della prima opera alla stessa ora di uno dei giorni successivi. Monet rappresenta dunque la medesima inquadratura, con andamenti climatici, stagioni, luci, situazioni meteorologiche diversi per tempistica . Egli utilizza una fitta serie di pennellate di molteplici colori come il blu, il bianco, le varie tonalità di rosso e il violetto. Il colore di un singolo oggetto non esiste in sé e per sè, infatti ogni colore nasce dalla stretta influenza del suo vicino. L’autore intende rappresentare fondamentalmente tre elementi basilari dell'esistenza oggettiva : lo scorrere del tempo, l'istantaneità, la "luminosità intrinseca delle cose". Il suo dipingere è poesia della luce. 236 Molto importanti, come detto, sono gli esperimenti effettuati dal celeberrimo pittore sui covoni, il singolo dipinto in tutte le serie effettuate diventa la parte di un'opera; egli, nei covoni, rappresenta il grano o l ` avena e non il il fieno, infatti, questi elementi costituiscono una risorsa economica e alimentare molto rilevante. Ama molto il mondo rurale e lo preferisce all'ambiente cittadino; Monet vuole cogliere l ` involucro luminoso delle cose e quindi di fatto gli oggetti restano privi di consistenza materiale. Anche Vassily Kandisky (1866-1944) nel 1913 afferma ` nei covoni si avverte la distruzione degli oggetti nel colore, per la prima volta intuisco la possibilità di un'arte totalmente astratta`. Nello stesso periodo molti pittori ripresero il soggetto dei covoni tra i quali ricordiamo: Van Gogh, Gauguin (18481903) nel 1890 (Covoni di fieno in Bretagna). Per Gauguin il colore è carico di significati simbolici, ciò che si nasconde nella dimensione interiore e nell'ignoto, perciò è autentico ed assoluto, Pur non corrispondendo alla realtà naturale, il colore ha la facoltà di trasmettere le emozioni, tanto da assumere la prevalenza su tutte le altre componenti dell'espressività pittorica. La pittura di Cézanne (1839- 1906), priva delle ricerche tecniche che aveva indotto l'epoca positivista, cerca di dipingere la natura non più sotto un aspetto sensorio e sensibile, ma cogliendo l'intimità profonda ed etica. 237 Egli ricerca il durevole, il permanente e utilizza, a fini di sintesi, ciò che gli impressionisti avevano ricercato x analisi Vuole conoscere ciò che la natura ha di permanente ed essenziale. verde Il quadro intitolato Campo di grano è stato realizzato all’incirca nel 1889 dal celebre pittore olandese Vincent Van Gogh. Raffigura il paesaggio di un campo di grano ove appare anche una casa di campagna o una fattoria e un grande e solitario cipresso. Quindi l’opera raffigura una immagine di un paesaggio naturale reale ma interpretata nei tratti e nella linea. La linea a volte è sottile, spesso curva e chiaramente ben definita, a volte è marcata, ondulata, mossa, “tormentata”, proprio come il carattere e l’animo dell’ artista Le linee sono evidenziate dalle ricche pennellate che vanno in ogni direzione, come se fossero mosse dal vento, pare di sentire il vento che muove i cespugli del quadro e che fa ondeggiare le spighe di grano e il grande cipresso, oltre a agitare le nuvole in cielo. I colori nel quadro di Van Gogh sono molto forti e densi, ed il loro accostamento serve a definire anche lo spazio. Poi abbiamo il grano col suo colore giallo naturale, che sembra piegarsi e venirci incontro per le sferzate del vento. Le tonalità di verde degli alberi e del cipresso di un verde più scuro, costituiscono un specie di piano intermedio e poi vi sono infine i colori più freddi, come l’azzurro delle montagne lontane e del cielo, dove delle nuvole sembrano farsi sinistre a causa del vento. 238 Guillaumin (1841-1927) è un artista di grande avvenire, che io amo molto” affermò Cézanne, amico intimo che lo ritrasse in Guillaumin au pendu (1873) Armand Guillaumin dipinto les meules nel 1891 . ha Dipingendo “en plein air”, Armand produsse in prevalenza paesaggi dai vibranti cromatismi. Morisot Berthe (18411895) in occasione della quinta mostra impressionista può essere considerata una delle figure di spicco del movimento. Le composizioni hanno raggiunto un bell’equilibrio, che poggia sul nervosismo della pennellata e sull’armonia di colori Macchiaioli: questi pittori rappresentano non solo squarci di vita gioiosa ed agiata; sono i soggetti dell'opera di questi artisti, anche i paesaggi: campi di grano, profili di colline lontane, piccoli orti di campagna, forti buoi bianchi che tirano carri e aratri; tutto il mondo rurale di fine secolo ripreso anche nella sua dura realtà di arduo lavoro, di miseria e povertà. 239 Giovanni Segantini (1859-1899) dipinse “L’aratura”. La sua arte fu influenzata da Grubicy e si accostò alla tecnica del divisionismo che già egli aveva intuito come si evince dagli effetti luministici dei suoi quadri. Il divisionismo è una tecnica di pittura, che consiste nell’accostare i colori puri, applicandoli sulla tela a piccoli tratti separati, nasce ufficialmente nel 1891, quando le prime opere in questo stile vengono esposte alla Triennale di Brera. La tecnica di Segantini, in questo ambito, si evolve verso un proprio personale simbolismo. Nel febbraio del 1891, in un suo articolo scrive: «…e incomincio a tempestare la mia tela di pennellate sottili, secche e grasse, lasciandovi sempre fra una pennellata e l'altra uno spazio interstizio che riempisco coi colori complementari, possibilmente quando il colore fondamentale è ancora fresco, acciocché il dipinto resti più fuso. Il mescolare i colori sulla tavolozza è una strada che conduce verso il nero; più puri saranno i colori che getteremo sulla tela, meglio condurremo il nostro dipinto verso la luce, l'aria e la verità». Egli predilige soggetti campestri con effetti coloristici decorativi notevoli. 240 Giovanni Fattori (1825-1908) dipinge “L’Aratura”. Il colore è rapido e caldo. La scena è grave di un’atmosfera cupa in cui si stagliano le due figure. Egli generalmente dipinge scene di genere con intenti paesistici. La sua cultura visiva nasce dalla lunga osservazione quotidiana del vero naturale e della società. Vincenzo Campi (1536-1591) dipinge “Il Mangiafagioli”; in primo piano il contadino viene ritratto nel gesto di mangiare i fagioli; in basso si vede il pane scuro, formaggio stagionato e le teste d’aglio, tipici alimenti destinati ai poveri e non sempre presenti in abbondanza; infatti, tra gli strati più umili della popolazione la paura di patire la fame era atavica. La resa pittorica è di grande effetto, anche i visi denotano un impasto coloristico di diffusa luminosità. Il disegno è netto e lineare, la scena è di genere, si vede ritratto “l’animus popularis”, i gesti sono spontanei attinti dal reale rustico. Giuseppe Manzone (Asti, 1887 – 1983), ha dipinto ‘’Gelsi in un campo di grano’’ il quadro è esposto a Palazzo Mazzetti ad Asti. Per anni questo artista profuse il suo impegno esclusivamente per ritratto, intervallando alcuni affreschi presso il Salone della Camera di Commercio e l'Ospedale di Asti. Nel 1926, iniziò ad interessarsi alla rappresentazione paesaggistica dell'astigiano. Nei suoi quadri sono rappresentate le vigne e le colline con una efficace interpretazione della vita contadina. 241 Le immagini pittoriche di Manzone,(il Monferrato, la Langa, i castelli, le case coloniche), raffigurano un paesaggio in cui la luce predomina e su cui si muovono personaggi di vita contadina. Una pittura chiara fresca ed ariosa che rivela il profondo amore per la propria terra. Alcuni critici lo considerano il "virgiliano" cantore dell'astigiano, in relazione alla sua attenzione alle rappresentazioni bucoliche del paesaggio. Fra i paesaggi di artisti astigiani e piemontesi eseguiti tra fine dell’Ottocento e la prima metà del secolo successivo, figurano, esposte a Palazzo Mazzetti ad Asti le vedute dipinte da Domenico Rabioglio alla fine dell’Ottocento (Mercato delle verdura ad Asti e Paesaggio astigiano), il Paesaggio con rudere arcaico (1909) di Agostino Bosia e i paesaggi astigiani di Guglielmo Bezzo, Alfredo Fea, Giuseppe Manzone e Demetrio Corino. Agostino Bosia, mancato nel 1962, fu artista di grande notorietà nei primi tre decenni del Novecento: eseguì ritratti e dipinse ampie composizioni simboliche: divenne protagonista della modernità torinese. Egli dipinse anche un quadro il “Giardino della vita”che Piero Gobetti in “Energie nove” definisce “più che mai rispettoso della più nobile tradizione anche nei suoi grandi quadri”. Il dipinto è legato anche ai temi della terra: sulla destra si scorge un lavoratore chino sulla terra vangare e vicino un ragazzo che indossa una camicia bianca spingendo una carriola. Sempre a Palazzo Mazzetti vi sono due sale dedicate all’opera di Michelangelo Pittatore, il maggiore artista astigiano, (1825-1903) allievo di Tommaso Minardi presso l’Accademia di San Luca a Roma, dove fu nuovamente tra il 1852 e il 1858. 242 Sono presenti le opere giovanili (tra cui la piccola tela con l’Allegoria dipinta nel 1848), quadri di genere come Il Trasteverino di ispirazione nordica, soggetti religiosi e, infine il nucleo di ritratti, che rappresentano un vero documento della borghesia astigiana dell’epoca post unitaria. E’ presente anche una piccola natura morta in cui in primo piano vi è un coltello con un salame tagliato ed in secondo piano un bicchiere di vino con una tipica pagnotta astigiana(Micca); la luce convoglia sul pane e si ipotizza che questo possa essere stato il pranzo di un contadino o di un operaio dell’epoca storica del pittore. Anche alcuni scultori hanno rappresentato il grano; un esempio si ha nella cattedrale di Ferrara in cui sono raffigurati tutti i mesi e i lavori tipici; queste sculture sono eseguite dal Maestro dei Mesi nel XII secolo; a Luglio si ammira “La trebbiatura del grano”. Vi è l’immagine del pane, il simbolo dell’eucarestia, del corpo di Gesù, della semplicità del cibo. Inizia il nostro approccio al Cristianesimo. Le sue opere (presenti anche a Forlì e a Venezia) testimoniano l’altissima qualità del lavoro di un artista che si è formato nell’ambito della tradizione romanica padana di Benedetto Antelami, per poi giungere ad approfondire gli aspetti più legati alla resa del naturale creando un linguaggio inedito che ha come referenti diretti la scultura gotica dell’Ile-deFrance. Anche sulla cattedrale di Modena sono rappresentati i lavori divisi per mesi: sulla faccia interna degli stipiti si snoda il ciclo dei Mesi, che non si trova a decorare, come talora accade, 243 la facciata principale della cattedrale. Ogni mese viene rappresentato da un contadino colto in un'azione tipica della stagione; a Giugno il lavoro del contadino che impugna una grande falce; a Luglio la mietitura; in Agosto batte le spighe mature. La letteratura: L’agricoltura e la poesia hanno da sempre avuto molti punti di contatto. I primi agricoltori stupivano ammirando i doni dei frutti della terra, i primi poeti erano attratti miracolo della vita che si ripete ad ogni stagione, e questo fatto ispirava i loro versi. Esiodo, (VIII secolo a.C. – VII secolo a.C.) contemporaneo d’Omero, compone il primo poema della storia, Le Opere e i Giorni (VIII secolo a.C.), un inno alla rettitudine del lavoro nei campi, alle prospere ricompense che spettano a chi profonde dura fatica per la cura della terra “che la terra produce, raccolti nella giusta stagione, dono di Demetra”. Varrone estetizza la vita agricola; la sua è la visione di un gentiluomo di campagna, la forma del Trattato è il dialogo, lo stile brioso e di arguto, è un profondo conoscitore della campagna, denota l'amore per la sana vita dei campi; a differenza di Catone, che si rivolgeva al medio piccolo proprietario che coltiva direttamente il suo fondo, egli si rivolge ai padroni di immensi poderi, delle splendide ville; emerge concretezza e pragmatismo: egli è attento allo sfruttamento della terra per creare utile guadagno. l Rerum rusticarum libri costituiscono un trattato sull'agricoltura, che Varrone scrisse a 80 anni, nel 37 a.c., quando Virgilio si accingeva a comporre le Georgiche. Destinatari dell'opera di Varrone non sono i piccoli proprietari terrieri, ma i grandi latifondisti, che posseggono vaste coltivazioni e 244 allevamenti, amanti della vita lussuosa e perciò attenti ai cospicui profitti. Virgilio, con le sua alta poesia ha arricchito il nostro immaginario di miti, immagini, paesaggi dell’anima. Egli cantava con complessità di significati il mistero verde della vita. Il tema delle Georgiche, composte dal 37 al 30 a.C., è proprio la lode della natura agreste, del lavoro semplice del contadino. Molta poesia latina riporta versi d’amore per i campi: “Io stesso, nella stagione più propizia, pianterò tenere viti… E la speranza non mi deluda ma mi offra sempre grandi quantità di grano e mosto generoso nel tino colmo”. (Tibullo, 54 a.C. , 19 a.CElegie 1,1); “ecco i compagni della primavera…/ il prato rinverdisce, le acque nevose dell’inverno tacciono. / Nidifica l’uccello… i pastori pingui greggi parlano / sull’erba fresc canti di zampogna / e rallegrano il Dio che ama le mandrie / e le montagne dell’Arcadia brune…” gioiva all’inizio della Primavera Orazio (Ode XII). Cantarono i lavori dei campi due nostri immortali maestri Giosué Carducci e Giovanni Pascoli. Anche Umberto Saba (1883/1957) scrisse emozionanti quadri rurali (“la casa della mia nutrice posa / tacita in faccia alla Cappella antica, / ed al bosco riguarda, e par pensosa, / da una collina alle caprette amica…”), Giorgio Caproni - 1912/1990 - (“color delle palpebre / che batti come i fiori batte il vento… Il mandriano canta dolcissimamente / mentre il prato mal fiorito da autunno / abbandonano muggendo le mucche lentamente”). 245 Virgilio – Le Georgiche La poesia di Virgilio è tra le più alte e significative testimonianze di tutta la cultura occidentale, per l’enorme influsso, letterario ed ideologico, che si espanse nei secoli ma anche per i sublimi concetti artistici e per i principi di umanità che racchiude. Le Georgiche costituiscono un poema didascalico in quattro libri. Il primo libro è dedicato alla coltivazione dei cereali, alle stagioni, e ai segni del cielo, di cui l’agricoltore deve tenere conto per lo svolgimento della sua attività. Dai versi traspare una preziosa elaborazione artistica di un materiale umile. Il poeta descrive le varie operazioni tecniche che occorre compiere per assicurare una buona riuscita alla coltivazione del grano. Prima di tutto non tutti i terreni sono adatti alla stessa coltivazione: bisogna scegliere la terra adatta e il momento opportuno, soprattutto la condizione meteorologica più favorevole. C’è molta insistenza, da parte di Virgilio, sul motivo della molteplicità dei tipi di terreno e la diversificazione del loro impiego. Mirabile è la capacità del poeta di esporre nel linguaggio più elegante ed evocativo anche le nozioni tecniche. Virgilio descrive la vita semplice e frugale di un vecchio contadino che aveva dissodato un piccolo appezzamento trasformandolo in uno splendido orto;il labor improbus serve, per il Sommo Poeta, conduce sul cammino della felicità e dell' avanzamento della società, le armi sono la tenacia e l'amore, inventando e perfezionando mediante l'esperienza , le tecniche e le arti. 246 Il poeta, commosso, formula un elogio alla sana vita dei campi contro gli orrori della guerra civile; egli prova un sentimento struggente di amore per le piante e per la natura, ammira tutto ciò che protegge e conserva la vita, ci fa comprendere che, con saggezza dovremmo esplicitare questo concetto, intendere che la felicità non risiede nella quantità ma nella qualità delle cose e persone che ci circondano, e dipende massimamente da noi la qualità, mentre la quantità è legata maggiormente a fattori esterni. Gli argomenti dei quattro libri sono sintetizzati dal poeta dei versi introduttivi, versi 1- 5: Che cosa fecondi le messi, sotto quale stella viti, greggi, convenga arare la terra, o Mecenate, unire agli olmi le come si accudisca ai buoi e si curi l’allevamento delle quanta esperienza si debba dedicare alle frugali api, di qui l’inizio del canto. Poi il poeta mirabilmente si esprime, cosi proseguendo: In primavera, quando si scioglie sui monti candidi la neve, e le zolle morbide si sfanno al soffio di Zefiro, deve iniziare a gemere per me il toro con l’aratro a contatto col suolo, e a splendere il vomere consumato dal solco. Risponde ai desideri del colono più avido freddo. il terreno che ha sentito due volte il sole e due volte il Un raccolto enorme gli sfonda i granai. Ma prima di arare col vomere un terreno ignoto, preoccupiamoci di conoscere i venti ed il clima, 247 e le colture antiche e la posizione dei luoghi, ciò che la regione produce e ciò che rifiuta. Qui vengono meglio le messi, altrove l’uva, altrove gli alberi, oppure verdeggiano le erbe spontanee. Pregate che i solstizi siano umidi e gli inverni sereni, contadini: l’inverno arido rende i granai ricchissimi e ricco il terreno. Anche senza coltivazione può vantarsi la Misia, e il Gargaro stesso guarda stupito le proprie messi. Che dire poi di chi, dopo avere gettato il seme, incalza da presso i campi e spiana i cumuli di terra poco grassa, e porta l’acqua corrente sui seminati; e quando il campo riarso soffre la calura con le erbe morenti, porta giù l’acqua dal ciglio della collina? E l’acqua cadendo fra le pietre levigate produce un lieve mormorio e coi suoi zampilli ristora i campi aridi. E di chi, perché non ceda lo stelo delle spighe pesanti, taglia in erba l’eccessivo rigoglio del grano, appena il germoglio raggiunge l’altezza del solco, o di chi devia l’acqua raccolta nella palude con sabbia arida? Tanto più se nei mesi incerti il fiume straripa, e per un vasto spazio copre tutto di limo, da cui trasudano conche di umore tiepido. (Georgiche, libro primo) 248 Virgilio - Le bucoliche Il tema propriamente bucolico all'introduzione e anche l'età dell'oro presenta alcuni tratti del paradiso bucolico; vengono citate le spighe di grano: lo stile è elevato e solenne e si ipotizza una prossima rigenerazione dell'umanità legata all'avvento di un bambino. è limitato Ma non appena potrai leggere le lodi degli eroi e le imprese del padre e potrai conoscere che cosa (lett.: quale) sia la virtù, a poco a poco la pianura biondeggerà di flessuose spighe, dai rovi selvatici penderà la rosseggiante uva e le dure querce trasuderanno rugiadosi mieli. Giovanni Pascoli (1855/1912) scrive “tra le spighe”(Nuovi poemetti). Il grano biondo sussurrava al vento. Qualche fior rosso, qualche fior celeste, tra i gambi secchi sorridea contento. Pendeano li agli e le cipolle in reste. S'udian, mutata alfin la voce in gola, cantar galletti, alteri delle creste 249 In questa poesia vengono prese in considerazione cose reali, semplici, appartenenti al mondo della natura. Attraverso i suoi versi possiamo ammirare un campo di grano le cui spighe dorate si muovono come sussurrando al vento. In mezzo al giallo del grano fra i gambi secchi spiccano qua e là fiori rossi e celesti, sono bell: i loro petali sembrano sorridere contenti. Dai pergolati delle case rurali pendono mazzi di agli e cipolle e i galletti nell'aia, con tono superbo e fiero cantano alzando le creste. E intanto il grano continua a bisbigliare al vento, le spadacciole fioriscono tra i suoi gambi gialli ignare del loro destino. Si sente, conclude il poeta, un mormorio come di parole, è il grano che manda un messaggio misterioso al vento. Nei temi trattati dal poeta spesso emergono l’agricoltura, la vite, la cura dei campi, e, numerosi sono i particolari che attengono alla vita quotidiana. Il poeta carica questi elementi di significati simbolici; i paesaggi, i campi, l’aratro diventano lo scenario su cui proiettare inquietudini, ansie e perplessità. Giosuè Carducci (1835/1907) scrive Al campo Su, coi fecondi raggi novelli, al campo, al campo, cari fratelli! Al campo, al campo. Dio benedica del campagnolo l’umile fatica. Dolce il lavoro, quando in bel giorno tutto il creato ci arride intorno; e sotto il piede ci odora il fiore che ignoto vive, che ignoto muore. (G. Carducci) Egli svolse vari ruoli: fu poeta e storico della letteratura italiana, editore di testi e filologo, critico militante, "istitutore" e promotore di attività culturali nell'Italia unita, si può definire un vigoroso e appassionato protagonista della società nostra del secondo Ottocento. 250 La spigolatrice di Sapri – Luigi Mercantini (1821-1872) Eran trecento: eran giovani e forti, e sono morti! Me ne andava al mattino a spigolare quando ho visto una barca in mezzo al mare: era una barca che andava a vapore, e alzava una bandiera tricolore. All’isola di Ponza si è fermata, è stata un poco, e poi s’è ritornata; s’è ritornata ed è venuta a terra; sceser con l’armi, e a noi non fecer guerra. Eran trecento … Sceser con l’armi, e a noi non fecer guerra, ma s’inchinaron per baciar la terra: ad uno ad uno li guardai nel viso: tutti aveano una lagrima ed un sorriso. Li disser ladri usciti dalle tane, ma non portaron via nemmeno un pane; e li sentii mandare un solo grido: -Siam venuti a morir pel nostro lido!Eran trecento … Con gli occhi azzurri e coi capelli d’oro un giovin camminava innanzi a loro. Mi feci ardita, e, presol per la mano, gli chiesi: -Dove vai, bel capitano? Guardommi, e mi rispose: - O mia sorella, 251 Vado a morir per la mia Patria bella. Io mi sentii tremare tutto il core, né potei dirgli: - V’aiuti il Signore! Eran trecento … Quel giorno mi scordai di spigolare, e dietro a loro mi misi ad andare: due volte si scontrar con li gendarmi, e l’una e l’altra li spogliar dell’armi. Ma quando fûr della Certosa ai muri, s’udirono a suonar trombe e tamburi; e tra ‘l fumo e gli spari e le scintille piombaron loro addosso più di mille. Eran trecento … Eran trecento, e non voller fuggire; parean tremila e vollero morire; ma vollero morir col ferro in mano, e avanti a loro correa sangue il piano. Finché pugnar vid’io, per lor pregai; ma un tratto venni men, né più guardai: io non vedeva più fra mezzo a loro quegli occhi azzurri e quei capelli d’oro!… Questa ballata rievoca l’impresa di Carlo Pisacane che cercò di liberare il sud dal dominio dei Borboni. La spigolatrice è parte di quel mondo di contadini che non comprendono pienamente la tragica impresa, anzi molti la osteggiano. Gli uomini “si inchinano per baciare la terra” nobile gesto che vorrebbe unire tutti i cittadini sotto un’unica patria. Il testo fu redatto quando l’impresa patriottica era già tragicamente fallita e, pertanto, dai versi si svela la speranza di un felice esito della spedizione e, allo stesso tempo, nelle strofe finali, il drammatico epilogo dell’avventura di Pisacane. 252 Anche testi di prosa trattano del pane, del forno e del grano. Nei momenti di crisi, i fornai furono considerati incettatori ed affamatori del popolo, come riporta il Manzoni (1785-1873) nei Promessi Sposi" rievocando la sommossa del pane. La sera del 10 Novembre del 1628 Renzo, proveniente da Monza, giunge nel capoluogo lombardo presso porta Venezia. Quella sera Renzo si rende conto che si stanno verificando dei fatti inconsueti ad esempio la gentilezza del viandante a cui chiede la strada per il convento di padre Bonaventura, i gabellieri che lo lasciano passare senza fermarlo, le strisce bianche di farina sparse per strada e i pani sparsi qua e là per terra. Solo dopo Renzo riesce a realizzare che Milano è afflitta da una carestia causata da circostanze naturali, dalla guerra e dal malgoverno. Il malcontento dei cittadini è destinato ad aumentare e così, l'11 Novembre 1628 scoppia una rivolta contro il prezzo troppo alto del pane nota come tumulto di San Martino o rivolta del pane. Quindi Renzo il giorno seguente incappa nei tumulti. Dopo aver mangiato un pezzo di pane, Renzo, senza rendersi conto degli avvenimenti gravi, si ritrova nel punto centrale del tumulto. Egli nota una gran falla composta da uomini, donne e bambini, la quale si dirige verso il Duomo, più precisamente davanti al forno delle Grucce. Quando Renzo arriva davanti al forno ormai la folla si è allontanata, così Renzo può notare i danni arrecati al forno. Egli afferma che distruggendo il forno i milanesi non avrebbero più avuto un luogo dove fare il pane, pensa anche che i disordini e la distruzione dei forni non siano il metodo giusto per avere il pane a un prezzo minore e che la gente non si percepisce le conseguenza delle azioni che compie. Il Manzoni poi descrive l’operato del governatore di Milano: “Costui [il gran cancelliere Antonio Ferrer] vide, e chi non l'avrebbe veduto? che l'essere il pane a un prezzo giusto, è per sé una cosa molto desiderabile; e pensò, e qui fu lo sbaglio, che un suo ordine potesse bastare a produrla. Fissò la meta (così 253 chiamano qui la tariffa in materia di commestibili), fissò la meta del pane al prezzo che sarebbe stato il giusto, se il grano si fosse comunemente venduto a trentatré lire il moggio: e si vendeva fino ad ottanta”. Anche altri poeti e scrittori cantano e descrivono il biondo frutto della terra. Citiamo nuovamente Giovanni Pascoli: “ Caro il mio grano! Quando il mio tesoro, | mando al mulino, se ne va, sì, questo; | ma quello nasce sotto il mio lavoro. | […] | Tua carne è il pane – Ma tuo sangue, il vino – | Che sa l'odore di pan fresco! – E che cantare fa, cantar di tino! Cent'anni fa, per la festa di San Giovanni [24 giugno], la messe indorava e santificava le campagne sotto la tutela delle croci benedette, fatte d'uno stelo secco di canapa piantato sui seminati. Il pane è la vita degli italiani, e il grano finisce di maturare nella stagione più spessa di grandinate. (Riccardo Bacchelli) Il pane è l’alimento che si trova più spesso nella produzione verghiana: è “pane scaccia-fame” che scandisce le giornate di lavoro di Rosso Malpelo e di Jeli il pastore. Spesso viene consumato da solo e viene detto “pan e curtiddu” perché viene tagliato a piccoli pezzi col coltello per farlo durare di più. Si legge nella novella “Il maestro dei ragazzi”: “sedevano a far colazione in silenzio, tagliando ad una ad una delle fette di pane sottili, masticando adagio”. Il pane è consumato quasi sempre da solo o accompagnato dalle cipolle che “aiutano a mandar giù il pane e costano poco”, come spiega Alessi, il rampollo dei Malavoglia. Bellissimo il contrasto cromatico che è evidente il bianco delle cipolle e il nero del pane d’orzo che si trova nella novella “Nedda”: “verso mezzogiorno sedettero al rezzo per mangiare il loro pane nero e le loro cipolle bianche”. Un’immagine piena di luce che rappresenta un pasto frugale, simbolo di una vita dura, 254 di quei sentimenti contadini “miti, semplici, che si succedono calmi e inalterati di generazione in generazione” (in “Fantasticheria”), come questi pasti. Il grano di Giovanni Papini (1881-1956) Il grano nella sua biondezza antica, ondante e secco, chiede mietitura, ché in cima alla sua gracile statura porge a ogni bimbo una rigonfia spiga. Lo vagheggia la madre contadina ritta nell'ombra corta d'un pagliaio: quanto penare prima che il mugnaio gliela riporti in morbida farina! La cristiana alza gli occhi al sol feroce, poi guarda i figli grondanti, il marito gobbo nel solco e col suo nero dito fa sopra il campo un gran segno di croce Papini nella sua autobiografia fa cenno al suo ritorno in Toscana: “Sono tornato alla terra, bambino selvatico e agreste”; egli ha riscoperto “l’odore vero della terra, il sapore del pane” e si è “riallacciato ai progenitori, contadini, che segavano il grano”. “La sera fiesolana" di Gabriele D’Annunzio (1863 1938) Dolci le mie parole ne la sera ti sien come la pioggia che bruiva tepida e fuggitiva, commiato lacrimoso de la primavera, su i gelsi e su gli olmi e su le viti e su i pini dai novelli rosei diti che giocano con l’aura che si perde, 255 e su ’l grano che non è biondo ancóra e non è verde, e su ’l fieno che già patì la falce e trascolora, e su gli olivi, su i fratelli olivi che fan di santità pallidi i clivi e sorridenti. Laudata sii per le tue vesti aulenti, o Sera, e pel cinto che ti cinge come il salce il fien che odora! Io ti dirò verso quali reami d’amor ci chiami il fiume, le cui fonti eterne a l’ombra de gli antichi rami parlano nel mistero sacro dei monti; e ti dirò per qual segreto le colline su i limpidi orizzonti s’incùrvino come labbra che un divieto chiuda, e perché la volontà di dire le faccia belle oltre ogni uman desire e nel silenzio lor sempre novelle consolatrici, sì che pare che ogni sera l’anima le possa amare d’amor più forte. Per d’Annunzio l’uso ricercato di termini e di parole fu molto importante tanto da scrivere molto spesso, l’iniziale maiuscola, per porre l’accento sull'insistenza di utilizzare i termini aulici e sofisticati. Svolgendo la parafrasi, si evince che: Il suono delle mie parole nella sera ti risulti dolce, come quello della pioggia che frusciava tiepida e veloce, congedo triste della primavera, sui gelsi, sugli olmi e sulle viti e sui 256 pini dalle pigne novelle di colore rosato che sembrano dita che giocano con il vento che si perde lontano e sul grano che non è ancora maturo, ma non è più verde e sul fieno che è già stato tagliato e sta cambiando colore, sta ingiallendo, e sugli olivi, sui fratelli olivi, che rendono i fianchi delle colline pallidi, richiamando l’idea della santità, e lieti. Così scrive Cesare Pavese (1908- 1950) a Fernanda Pivano il 25 giugno 1942”: Cara Fernanda, se lei ignora l’odore del grano, intendo del grano in pianta, maturo, dondolante, sotto le nuvole e la pioggia estive, è sventurata e La compiango. Pensi che io non avevo mai sentito il grano in pianta, perché venivo sempre in campagna alla metà di luglio quand’è mietuto, e questa volta è stato come quando un marito, separato dalla moglie da anni, ritorna a trovarla e gli pare un’amante – essa ha cioè delle parole, dei gesti, dei momenti a lui ignoti, a lui sfuggiti al tempo dell’amorosa passione, e che ora gli paiono rivelargli tutto il dolce del primo amore”. Il meriggio nella storia della letteratura da sempre si è imposto come il momento della giornata maggiormente evocativo di significati, il più inquietante e ricco di figure : nella calura soffocante, nell'arsura immobile si mostra la madre del grano, la fata del grano. 257 P ROVERBI – C URIOSITÀ – N OTIZIE Chi semina buon grano, ha poi buon pane Se ogni uccello conoscesse il miglior grano, poco da mietere resterebbe al villano. Il grano rado non fa vergogna all'aia. La segale nella polverina e il grano nella pantanina. 258 Poca uva, molto vino; poco grano, manco pane. Quando il grano è ne' campi, è di Dio e de' Santi. Agosto ci matura il grano e il mosto. Chi ha la farina (o il grano) non ha le sacca, e chi ha il sacco non ha la farina. Il grano freddo di gennaio, il mal tempo di febbraio, il vento di marzo, le dolci acque di aprile, le guazze di maggio, il buon mieter di giugno, il buon batter di luglio, le tre acque d'agosto con la buona stagione, vagliono più che il tron di Salomone. Il tempo matura il grano, ma non ara il campo. Maggio ortolano acquoso), molta paglia e grano. (cioè poco Marzo molle, grano per le zolle. Non fu mai sacco si pieno, che non v'entrasse ancora un grano. Non ogni uccello conosce il buon grano. Ogni grano ha la sua semola. 259 Per sant' Urbano (25 maggio) il frumento è fatto grano (o ha granito Chi ha la farina (o il grano) non ha le sacca, e chi ha il sacco non ha la farina. Chi semina buon grano, ha poi buon pane; chi semina il lupino, non ha né pan né vino. Fino a San Martino sta meglio il grano al campo che al mulino. Grano già nato non è mai perso. Il grano va a chi non ha sacca. Il mulino della fame, quando ha acqua non ha grano. In anno pieno il grano è fieno, in anno malo la paglia vale quanto il grano. Quando la cicala canta in settembre, non comprare grano da vendere. Quando il grano abbonda, il pesce affonda; e quando il grano affonda, il pesce abbonda. Quando la neve s'inverna in piano, val più il sacco che non vale il grano. Quando la neve è alta un mattone, il grano torna a un testone. Quando il grano è ne' campi, è di tutti quanti. Qua hora non putatis, veniam et metam: In un' ora che non conoscete verrò 260 e mieterò. La scritta, che si può leggere su un architrave della Chiesa del Purgatorio a Bitonto, è tratta per la prima parte dal Vangelo di Luca Lc. 12,40: ”Et vos estote parati, quia, qua hora non putatis, Filius hominis venit" (=State pronti, perchè non conoscete l'ora in cui il Figlio dell'uomo verrà) mentre la seconda “veniam et metam” non è che l’interpretazione di un passo del Vangelo di Matteo Mt. 13,39 dove è spiegato che: “Messis vero consummatio saeculi est; messores autem angeli sunt” (=La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli). Sempre in Mt. 13,30 viene narrato come al termine della mietitura il frumento verrà separato dalla zizzania: "In tempore messis dicam messoribus: Colligite primum zizania et alligate ea in fasciculos ad comburendum ea, triticum autem congregate in horreum meum" (= Al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio). Stornello Fior di frumento! Sussurrano le spighe sotto il vento: “Un chiccolin di grano ne dà cento!” Semina Getta i semi nella terra il contadino, poi si riposa e guarda tutto intorno; guarda il campo, la casa e il mulino, pensa che i semi saran pane un giorno. (C. Del Soldato) Le stelline del bosco C’era nel bosco un seme piccolino 261 come nera capocchia di spillino. A poco a poco ne sbocciò una pianta che nel maggio si ornava tutta quanta di vaghi fiori bianchi come stelle, con corolle delicate e belle. Ogni fiore più tardi fece frutto che si riempì di semi tutto tutto. Poi venne frate vento e li strappò, tutt’intorno li sparse e sotterrò. E’, frate vento, un buon seminatore che i semi porta via d’ogni colore; li sparpaglia peri campi e le colline, perfin sopra le mura e le rovine. Indovinate quel che avvenne poi? Ditelo, bimbi, indovinate voi! (A. Cuman Pertile) E poi, guarda! Vedi, laggiu' in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me e' inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo e' triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sara' meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che e' dorato, mi fara' pensare a te. E amero' il rumore del vento nel grano..." La volpe tacque e guardo' a lungo il piccolo principe: 262 "Per favore... addomesticami", disse. "Volentieri", disse il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, pero'. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose". (Antoine de Saint-Exupéry) . Mi ricordo ragazzina ad osservare i campi di spighe di grano dorato con macchie di fiordaliso azzurri come il cielo e macchie rosse di papavero; ricordo il mio Maestro che ci faceva coltivare il grano in vaso sul davanzale della finestra e così imparerai la poesia del chicco di grano; il Maestro ci spiegava le fasi di crescita del grano, la sua importanza fondamentale fin dall'antichità e ancora primaria per il mondo odierno ( ricordi di Teresa Ingrao) I contadini si affidavano alla fede per chiedere un’annata agraria favorevole; già in epoca pagana il 25 aprile si celebrava la festa detta robigaglia, per chiedere che il grano non prendesse la ruggine. Altre cerimonie erano le ambarvalia, guidate dagli arvali; si facevano sacrifici per allontanare i cattivi influssi dai raccolti. Che ne sai tu di un campo di grano, | poesia di un amore profano. (Lucio Battisti) La storia siamo noi, siamo noi padri e figli, Siamo noi, bella ciao, che partiamo La storia non ha nascondigli, la storia non passa la mano. La storia siamo noi, Siamo noi questo piatto di grano. (Francesco De Gregori ) Quante gocce di rugiada intorno a me cerco il sole, ma non c'è. Dorme ancora la campagna, forse no, 263 è sveglia, mi guarda, non so. Già l'odor di terra, odor di grano sale adagio verso me, e la vita nel mio petto batte piano, respiro la nebbia, penso a te. ( Impressioni di Settembre - PF.M.) Su di noi l'amore è una favola su di noi se tu vuoi volare... Su di noi ancora una volta dai su di noi se tu vuoi volare ti porto lontano nei campi di grano che nascono dentro di me. Nei sogni proibiti di due innamorati nel posto più bello che c'è. ( Su di noi- Pupo) Carmina non dant panem. Le poesie non danno pane. - Dante Alighieri, infatti, non ricavò proventi dalla Divina Commedia, e così il Petrarca, il Parini ed altri illustri poeti e scrittori non divennero abbienti con il frutto del loro sapere e della loro arte imperitura. Orazio cita in questa satira il desiderio esaudito alcune cereali: “Si dice che una volta v. un topo di campagna invitò nella sua povera tana un topo di città, un vecchio ospite (che accoglie) un vecchio amico; scorbutico e attento ai (cibi) procuratisi, ma tuttavia (non) al punto di (non) sciogliere all'ospitalità l'animo taccagno. Che (bisogno c'è di fare) molte parole? Né egli risparmiò ceci messi in serbo né la lunga avena, e, portando con la bocca un acino appassito e pezzetti di lardo mezzi rosicchiati, (glieli) offrì desiderando, con una cena varia, vincere la schizzinosità di (lui) che toccava a malapena le singole cose con dente sdegnoso; mentre lo stesso padrone di casa, disteso sulla paglia fresca, mangiava farro e loglio, lasciando le vivande migliori (all'altro)” . 264 Orazio si sofferma poi a dissertare sull’ incontentabilità umana ed opera un riferimento anche al frumento “Ammesso che il tuo campo abbia macinato centomila moggi di frumento: non per questo la tua pancia riceverà più della mia, come se tu per caso trasportassi tra gli schiavi, carica la spalla, una borsina di pane, niente di più prendi di chi non ha portato nulla. Dimmi, che cosa importa a colui che vive nei confini della natura se ara cento o mille iugeri? "Ma è bello attingere da un grande mucchio." Purché lasci attingere altrettanto a noi da uno piccolo, perché lodi di più i tuoi granai piuttosto che i nostri canestri? Come se tu avessi bisogno di liquido, non più di una brocca o di un bicchiere, e dicessi: "Preferirei attingere da un grande fiume, piuttosto che altrettanto da questa piccola fonte." Per questo accade che se una grande abbondanza diletta qualcuno più del giusto, l'Aufido impetuoso trasporta quelli strappati insieme alla riva. Ma colui il quale cerca quel tanto quanto è necessario, egli né beve l'acqua intorbidita dal fango, né perde la vita tra le onde” Il Comune di Montemagno, che con il suo imponente Castello medievale domina dal grande colle (Monte-magno) gli affascinanti pendii del Basso Monferrato, accoglie anche nel 2015 i visitatori la sua gustosa fiera profumata di pane appena sfornato. L’alimento più semplice ma anche più amato, sempre presenza fissa sulle nostre tavole, che da solo desta ricordi, sapori e sensazioni di un tempo e fa ripensare a una vita semplice scandita dalla fatica, ma rallegrata dalla condivisione, quest’ ultima, motivo ispiratore del padiglione della Santa Sede a Expo 2015. Una grande festa che vede come protagonista la tradizionale grissia monferrina, da quest’anno insignita della De.Co. (Denominazione Comunale), grande forma a “pasta dura” che accompagna le pietanze locali e che si conserva per più di una settimana senza perdere la sua fragranza. Non mancheranno possibilità di assaggio e di degustazione, tour culturali, momenti di intrattenimento musicale, giochi per i bambini. La spigolatrice di Sapri è stata anche fonte di ispirazione per il testo originale di Ciao amore ciao (Titolo originale: "Li vidi tornare"), di Luigi Tenco, dove è presente la frase "eran trecento, 265 eran giovani e forti", canzone poi presentata a Sanremo nel 1967, con testo e titolo totalmente diversi. Le mondine erano originarie del paese stesso o provenivano dai paesi di collina oppure da altre regioni dove il riso non si coltivava: soprattutto dal Veneto, dall'Emilia e, negli ultimi tempi, anche dal meridione. Le mondine provenienti da fuori, che costituivano circa il 50% della manodopera, alloggiavano nelle cascine, talvolta nei locali appositamente costruiti e a volte nei magazzini vuoti. Le grandi "cascine da riso", infatti, comprendevano diversi edifici: l'abitazione del padrone, quella dei salariati che abitavano stabilmente nella cascina, il pollaio ed il porcile (a cui aveva diritto ogni famiglia di lavoratori fissi), i dormitori, le scuderie, le stanze da pranzo per le mondine, le stalle e i magazzini. Le mondine per igiene personale e per il bucato, avevano a disposizione l'acqua dei canali che servivano ad alimentare le risaie. Il padrone, oltre all'alloggio, doveva provvedere al vitto. La padrona stessa, insieme alla capomondina, alle quattro del mattino provvedeva a distribuire i generi alimentari previsti per il pasto, seguendo particolari tabelle. Comunque il cibo era scarso e non molto vario. Durante la monda si cantava molto, poiché cantando il lavoro appariva meno faticoso e non si sentiva il 266 dolore che insorgeva alla schiena. Inoltre si cadenzava il ritmo del lavoro stesso. Tra i vari canti popolari ricordiamo in particolare: Bandiera rossa (cantata nel dopoguerra), Faccetta nera (tipica canzone dell'epoca fascista), Senti le rane che cantano, Povero Matteotti e Siur padrun da li beli braghi bianchi e alcune strofette con le quali ricordavano al padrone che era ora di andare a casa come: Siur padrun l'è l'ura l'è l'ura (signor padrone è l'ora) tirè fora la sigilla (tirate fuori l'orologio) s'a vuri di la verità (se volete dire la verità) a l'è l'ura de 'ndà cà (è l'ora di andare a casa). Cereali integrali e crusca se si vuole ridurre le possibilità di morire per una malattia cardiovascolare. Nel lungo periodo un'assunzione costante di cereali integrali ridurrebbe l'incidenza fino al 15%. EXPO 2015 è stato inaugurato il primo maggio e vi sono i clusters dedicati ai cereali e al riso. Il visitatore può fare un viaggio virtuale attraverso questi elementi nutritivi che sono alla base della dieta della maggioranza della popolazione mondiale. Il loro costo contenuto e la loro capacità di soddisfare immediatamente la fame li ha resi indispensabili fin dai primordi della civiltà. Nonostante ne esistano oltre diecimila varietà diverse, solo poche continuano a essere 267 coltivate da oltre duemila anni. Molte di queste colture potrebbero contribuire ad affrontare importanti sfide globali, incrementando in modo sostenibile la fertilità di terreni marginali non adatti alla coltivazione di mais, riso e grano e rispondendo all’aumento della domanda di cibo nei prossimi decenni. Nel cluster del riso il visitatore viene a contatto con un paesaggio che ricorda una immensa risaia. Come l’acqua nelle risaie nasconde e al contempo svela e dà vita; il riso è stato uno dei primi cereali coltivati dall’uomo oltre diecimila anni fa, partendo da una specie spontanea cinese. Dalle valli della Cina il riso si è diffuso in tutto il mondo: conoscerne il passato e la miriade di varietà è fondamentale per apprezzarne il contributo all’arricchimento della biodiversità. All’interno di un percorso tematico, quindi, il visitatore può attraversare le tappe della storia del riso intrecciando i racconti provenienti dai diversi Paesi e approfondendo le innovazioni introdotte nel corso del tempo. Papa Francesco nel discorso inaugurale per EXPO 2015 ha ricordato il ruolo essenziale del pane per gli uomini, citato anche nella più importante preghiera (Padre Nostro); “… non voglio dimenticare i volti di tutti i lavoratori che hanno faticato per la Expo di Milano, specialmente dei più anonimi, dei più nascosti, che anche grazie a Expo hanno guadagnato il pane da portare a casa. Che nessuno sia privato di questa dignità! E che nessun pane sia frutto di un lavoro indegno dell’uomo! Il Signore ci aiuti a cogliere con responsabilità questa grande occasione. Ci 268 doni Lui, che è Amore, la vera “energia per la vita”: l’amore per condividere il pane, il “nostro pane quotidiano”, in pace e fraternità. E che non manchi il pane e la dignità del lavoro ad ogni uomo e donna.” Quando per esempio viene mietuto il grano, lo sguardo chiaroveggente vede espandersi per la Terra dei veri fiotti di benessere…se si sradica una pianta, si fa male alla Terra, se si taglia, le si fa del bene. La Terra infatti dona volentieri ciò che essa porta alla sua superficiee prova piacere quando gli animali vanno pascolando sui prati…”Rudolf Steiner – Universo, Terra e Uomo- 1908 OGM: alcune informazioni dal mondo A livello mondiale il 79% della soia commercializzata è OGM, come anche il 32% del mais, il 70% del cotone e il 24% della colza. E si possono trovare all’interno di molti alimenti, dalle merendine, dadi, salse, latte, farine, fino ai medicinali. Anche se l’etichetta deve indicare la presenza o meno di OGM, andando a fondo si possono trovare sempre più facilmente nel mangime degli animali, informazione che difficilmente arriva al consumatore. I paesi con la coltivazione maggiore di OGM al mondo sono: gli Stati Uniti (70,1 milioni di ettari). Il Brasile (40,3 mln ha), l’Argentina (24,4 mln ha), l’India (11 mln ha) e il Canada (10,8 mln ha). La normativa europea invece ha lascito la facoltà ad ogni singolo paese di decidere. La Fao ha segnalato che sono state riscontrate tracce di OGM in alimenti provenienti dai Paesi produttori, i quali però non avrebbero dovuto contenerne. E’ quindi emerso che gli Stati non riescono a controllare attraverso i propri mezzi e le persone l’effettiva quantità di prodotti modificati in circolazione. Basti pensare come sarebbe possibile contenere un chicco OGM 269 trasportato dal vento in un campo non modificato. A livello mondiale, e non solo in Italia, sono presenti due parti opposte: chi è a favore della sperimentazione e del possibile utilizzo dei prodotti alimentari geneticamente modificati per sostenere l’alimentazione mondiale e chi invece è contro e sostiene il fatto che possano aumentare e favorire il rischio di patologie nei soggetti consumatori. A febbraio in Cina è stata lanciata una campagna di sperimentazione e di informazione a favore degli OGM, considerandoli essenziali per sfamare il paese. Negli USA invece il presidente Obama ha impedito ai giudici per sei mesi di bloccare i prodotti contenenti. Il progetto integrato di filiera (PIF) descrive un progetto collettivo: presentato da un partenariato (gruppo) di soggetti appartenenti alla medesima filiera produttiva; finalizzato alla piena riuscita dell’obiettivo di filiera (che deve essere concreto, raggiungibile, misurabile, temporizzabile); che prevede un accordo tra le parti e si candida a realizzare investimenti attraverso l’utilizzo delle misure presenti nel PSR. In termini operativi, il PIF propone una strategia di intervento unitaria e nello stesso tempo raccoglie una pluralità di domande individuali. Nell’ambito della programmazione dello Sviluppo Rurale 2014-2020 quindi l’organizzazione della filiera si concretizza nella presentazione di Progetti Integrati di Filiera (PIF) caratterizzati da: un approccio bottom up, coinvolgendo tutti i portatori di interessi e rendendoli partecipanti attivi nella realizzazione del progetto; la costituzione di un partenariato che sia disponibile a 270 realizzare una strategia condivisa con un obiettivo specifico di sviluppo della filiera su un periodo pluriennale; un uso sinergico e coordinato di diverse misure finalizzato al raggiungimento dell’obiettivo condiviso e già dettagliato ed economicamente pertinente; presenza di una pluralità di soggetti partecipanti messi in relazione tra loro da impegni, obblighi e responsabilità reciproche nella realizzazione del progetto; obbiettivi precisi, dettagliati realizzabili ed economicamente sostenibili e con un interesse al consumatore finale; predisposizione di un business plan con individuazione precisa delle azioni e gli investimenti previsti; Individuazione pertinente dei soggetti partecipanti, delle rispettive attività ed investimenti; presenza di un soggetto animatore che svolge il compito di coordinamento del progetto stesso. La procedura di presentazione dei progetti è articolata in due fasi: 1. la fase di manifestazione di interesse ricognitiva per la Regione e propedeutica all’individuazione delle linee di intervento con approccio di filiera nel PSR (linee guida, approvate con Deliberazione della Giunta regionale); 2. la fase, in seguito ad approvazione del PSR e delle linee guida, di emanazione di bandi da parte della Regione per la presentazione dei progetti di filiera. L’accordo di filiera potrebbe essere utilizzato anche per la filiera granopane, per migliorare la competitività delle aziende agricole ed aumentare la capacità di creare e trattenere valore aggiunto del prodotto aziendale; ad esempio producendo grano, farro, segale biologici e attivando un partenariato con aziende di distribuzione commercializzazione; si ritiene importante analizzare le esigenze dei 271 consumatori, attualmente molto attratti dal consumo biologico di alimenti, e quindi sarebbe forse utile mettere come capofila un’azienda di distribuzione-commercializzazione che si dovrebbe poi rivolgere agli imprenditori agricoli per ottenere il prodotto da trasformare. La nuova PAC 2014-2020 introduce il greening, anche conosciuto come pagamento verde, una forma di contributo destinato a chi segue alcune pratiche agricole coerenti con i principi dell'ecolo gia e del rispetto dell'ambi ente. Tra le regole a cui sottostare per avere accesso al greening vi è, in particolare, quella dell'obbligo della diversificazione colturale per le aziende che coltivino superfici a seminativo. Ai fini dell'applicazione della diversificazione, le colture sono diverse se appartengono ad un genere differente della classificazione botanica (ad esempio, il grano e l'orzo sono diversi, perchè appartengono rispettivamente ai generi Triticum e Hordeum , mentre il grano tenero ed il grano duro non sono diversi, in quanto appartenenti al medesimo genere Triticum). Nel caso in cui l'azienda agricola superi i 15 ettari di seminativi, deve dedicare all'EFA una superficie pari almeno al 5% di quella coltivata a seminativi; per EFA si intende Ecological Focus Area, aree di interesse ecologico. In sintesi almeno pari al 5% di quella coltivata a seminativi deve essere costituita da siepi, strade e fossati 272 interni ai fondi, altri elementi caratteristici del paesaggio, capezzagne, terrazzamenti, fasce tampone, ettari agroforestali e fasce di ettari ammissibili lungo i bordi forestali, superfici imboschite, superfici con bosco ceduo a rotazione rapida, oppure deve essere destinata a colture azotofissatrici (erba medica, trifoglio pisello, fagiolo, ...), oppure ancora si può lasciare a riposo. F AVOLE - P ARABOLE La storia del chicco di grano Un piccolo seme dorato, dentro al solco sembrava addormentato, 273 lo bagnò la pioggia di novembre, nacque la radice senza farsi attendere. La terra leggera lo nascondeva, il chicco intanto cresceva, cresceva ... quando spuntò infine il germoglio soddisfatto disse "il sole voglio!" Ma era giunto ormai dicembre, e la neve scese senza farsi attendere, di un manto bianco la campagna ricoprì ed il grano in silenzio rabbrividì. Passano i giorni e le settimane, sognò di metter spiga e di farsi pane. Quando a primavera lo cullò il vento s'accorse d'esser cresciuto in un momento. Il sole d'estate gli cambiò colore, giunsero il contadino ed il mietitore. In un baleno raccolto e ben legato presto al mulino fu portato. Con i fratelli lasciò la spiga e le ariste, ma non per questo si sentì più triste. Macinato e trasformato con il nome di farina tutti i giorni lo ritrovi dal fornaio ed in cucina! La storia del piccolo chicco di grano duro italiano di Sandra Sgambaro 274 Era un seme piccolo piccolo e viveva al buio nel caldo rassicurante della pancia della sua mamma “TERRA ITALIA” Si sentiva così sicuro e protetto, che si addormentò di un sonno profondissimo e gli sembrò di sprofondare nel nulla, quasi di morire. Ma questa non era per il piccolo chicco la fine, anzi, la sua storia inizia proprio qui quando al posto del sicuro buio della sua mamma Terra si fece avanti la luce di suo padre il “CIELO”, una LUCE dorata che lo accarezzò con tanto amore per svegliarlo dolcemente, mentre il Vento intonava una melodia di zufolii per attirarlo verso le nuvole. Il piccolo chicco si allungò a tal punto da diventare “tutto collo e radici” e si ritrovò una PIANTINA VERDE e leggera, capace di danzare ondeggiando al vento. Presto si accorse, però, che non poteva camminare e nemmeno girarsi intorno. Alcuni animali, come le lumache e i vermicelli, gli descrivevano i teneri colori dell’alba e gli accesi bagliori dei tramonti e il piccolo chicco desiderò intensamente ammirare tanta bellezza. Con tutta l’anima pregò di avere tanti occhi per vedere tutto l’arco dell’orizzonte. Il suo desiderio fu esaudito perché espresso con il CUORE e il piccolo chicco diventò una bellissima SPIGA, legata ancora alla madre terra e con tanti “occhi”, o chicchi di grano, che potevano ammirare i tramonti, le albe, gli animaletti e le stelle nel cielo. 275 In questa magica atmosfera il TEMPO sembrava immobile, ma la spiga continuava a crescere finché divenne tutta d’ORO, pronta per vivere una nuova meravigliosa avventura. Ad un tratto il campo disparve e il piccolo chicco si trovò a percorrere un lungo viaggio in compagnia di tanti amici che, con le loro chiacchiere e risate, quasi lo stordirono. Nel bel mezzo dell’allegra confusione accadde una magia: gli parve di vivere in prima persona la favola di Pinocchio che la farfalla bianca gli aveva tante volte raccontato Una gigantesca balena li ingoiò e, dopo il primo momento di paura, il piccolo chicco si ricordò della canzone che il Vento gli cantava per farlo addormentare “dormi dormi piccolino e riposa fino al mattino quando grande sarai al MOLINO tu andrai: in SEMOLA ti trasformerai quanto basta per diventare un bel formato di PASTA” A questo punto il piccolo chicco rise forte: non era nella pancia della balena ma in quella del Molino e, rassicurato, si lasciò trascinare velocemente attraverso le budella rumorose del gigante fino a giungere a quella che gli parve una grande BOCCA. Qui passò impavido, ovvero senza paura, tra grossi rulli di acciaio, sapeva che pian piano si stava trasformando e trovava tutto divertente, specialmente quando veniva pulito da un forte vento che gli procurava tanto solletico o quando ballava sulle reti che lo scuotevano al punto di fargli perdere il “guscio” 276 “che bello, pensava il piccolo chicco dal CUORE GRANDE, darei il mio cuore per diventare una stellina, oppure una farfalla, o un disco volante o…” Il cuore del piccolo chicco diventò una manciata di “sabbia” splendente come la luce: la nostra SEMOLA! Dal molino passò nel PASTIFICIO dove la nuova madre “ACQUA” si mise a cullarlo fino a creare un IMPASTO magico “un pongo, morbido ed elastico, modellabile di color giallo luce ” Il papà SOLE era già pronto per riscaldarli e poter finalmente esaudire il grande desiderio del piccolo Chicco di Grano Duro Italiano: Quello di poter essere tante forme, come tutte le cose e le fantasie che aveva visto e vissuto fin da quando era un piccolo, piccolo seme in terra d'italia. Dal vangelo secondo Giovanni In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il 277 Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire. Se il chicco di grano non cade in terra e non muore, rimane solo; se invece muore, porta molto frutto”. Non è il solo insegnamento che Gesù trae dalla vita dei contadini. Il Vangelo è ricco di significative parabole, 278 immagini e spunti desunti dall’agricoltura molto diffusa. Ci raccontano di fatti afferenti il mondo agricolo, parlano del seminatore, del lavoro dei campi, della mietitura, di grano, del vino, dell’olio, del fico, della vigna, della vendemmia. L’immagine del chicco di grano è una metafora che serve per trasmetterci un importante insegnamento: Il chicco di grano è, infatti, anzitutto Gesù stesso. Come un chicco di frumento, egli è caduto in terra nella sua passione e morte, è rispuntato e ha portato frutto con la sua risurrezione. Potenzialmente, il “frutto” è tutta l’umanità. Dopo aver parlato del chicco di grano, Gesù aggiunge: “Chi ama la sua vita la perde e chi odia (un altro evangelista dice perde) la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna” (cfr. Mt 16, 25). Cadere in terra e morire, non è dunque solo la via per portare frutto, ma anche per “salvare la propria vita”, cioè per continuare a vivere! Se il chicco viene seminato, rispunterà e conoscerà una nuova vita. Parabola moltiplicazione dei pani e dei pesci La prima moltiplicazione è riportata anche da Luca (9,10-17) e Giovanni (6,1-14). Si tratta dell'unico miracolo di Gesù, a parte la resurrezione, ad essere riportato in tutti e quattro i Vangeli. 279 La parola moltiplicazione, ancorché tradizionalmente e universalmente usata, nei Vangeli non appare mai. C'è invece una continua inesauribile distribuzione del bene. La tradizione cristiana lo ha interpretato come un preannuncio della ricchezza sovrabbondante dell'eucarestia (istituita durante l'Ultima cena), sacramento fondamentale attraverso cui la Redenzione compiuta sulla croce si allarga a tutti i tempi e a tutti i luoghi. In particolare in quello dei pani e dei pesci, i quali “non si moltiplicarono” – ha spiegato Papa Francesco nel 2013 – ma “semplicemente non finirono, come non finì la farina e l’olio della vedova. Quando uno dice ‘moltiplicare’ può confondersi e credere che faccia una magia… No, semplicemente è la grandezza di Dio e dell’amore che ha messo nel nostro cuore, che, se vogliamo, quello che possediamo non termina (…)”. Matteo 14,13-21 Prima moltiplicazione dei pani Ma Gesù disse loro: «Non è necessario che se ne vadano; date voi a loro da mangiare». Ed essi gli dissero: «Noi non abbiamo qui altro che cinque pani e due pesci». Ed egli disse: «Portatemeli qua». Comandò quindi che le folle si sedessero sull'erba; poi prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, li benedisse; spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli, alle folle. E tutti mangiarono e furono saziati; poi i discepoli raccolsero i pezzi avanzati in dodici ceste piene. Ora, 280 coloro che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini S ITOGRAFIA -B IBLIOGRAFIA http://www.artlifeamarte.blogspot.it http://www.bestversilia.com http://www.2hgiarre.forumcommunity.ne t http://www.leziosa.com http://www.greenpeace.org http://touringclub.it http://www.arteworld.it http://www.lapappadolce.net http://www.universonline.it http://www.minambiente.it http://www.taccuinistorici.it http://www.tuttosanita.it http://www.cure-naturali.it http://www.ecomuseo.schole.it http://www.gabrieledannunzio.it http://www.schededigeografia.net http://www.it.m.wikiquote.org http://www.drschaer-institute.com http://www.coldiretti.it http://www.airesis.net http://www.itis-molinari.eu http://www.associazionelatorre.com http://digilander.libero.it http://www.molinocereser.it 281 http://www.kamut.com/it/history.html http://www3.syngenta.com http://www.piccolenote.it http://www.diegogulizia.it http://www.culturaitalia.it http://www.frammenti arte.it http://www.trentinocultura.it http://www.magisterblog.espresso.repubblica.it http://www.gastrolabio.it http://www.cabrinitaranto.net http://www.greenme.it http://www.leitv.it http://www.paginebimbo.it http://www.lascatoladeisegreti.it http://www.aforismi.dossier.net http://www.fareletteratura.it http://www.poesie.reportonline.it http://www.repubblica.it http://www.musee-orsay.fr http://www.alimentazione.alberghieriliviana.scuola.com http://www.my-personaltrainer.it http://www.sarafarnetti.it http://www.amici-lincei.it http://www.pancarraro.com http://www.arteworld.it http://www.mednat.org http://www.old.iscomar.it http://www.apoftegma.it 282 http://www.homolaicus.com http://www.comune.adria.ro.it http://www.istitutocamozzibg.it http://www.swissworld.org http://www.promex.com http://www.expo2015.org http://pompeiisites.org http://www.agrariosereni.it http://www.pompeiisites.org http://www.pianetapane.it http://www.donnamoderna.it http://www.lastefani.it http://www.bolognafiere.it http://www.arteworld.it http://www.rimedinonna.com http://www.greenme.iti http://kigeiblog.myblog.it http://www.antiqvitas.it http://www.arsetfuror.com http://ecomuseo.schole.it http://www.segantini.it http://www.buonissimo.org http://www.greenme.it http://www.petitchef.it http://www.giovannifattori.com http://www.settemuse.it https://www.comunitaprovvisorie.wordpres s.co http://www.irespiemonte.it http://www.romaincampagna.it https://www.politicheagricole.it 283 http://www.doc.studenti.it http://www.cibo360.it/ http://www.itimarconinocera.org http://www.allrecipes.it http://www.worldrecipes.expo2015.org http://www.pastiera.it http://www.tuttogreen.it http://www.parks.it http://www.improntaunika.it http://www.provincia.mediocampidano.it http://www.sisonweb.com http://www.riso.it http://www.padanasementi.com http://www.ilsagroup.com http://www.greenme.it http://www.uppermurrayseeds.com.au http://www.naturesfinestseed.com http://www.giornale.it http://www.beniculturali.it http://www.cesmaonline.org http://ilmondodiaura.altervista.org http://www.homolaicus.com http://www.cucinamedievale.it http://www.itcmattiussi.it http://isolafelice.forumcommunity.net http://www.risocarenzio.it http://www.lifegate.it http://www.carducci-ts.it http://www.lapappadolce.net 284 http://www.ladispensadeldietista.blogspot.it http://www.santamariadelgisolo.it http://www.marcozzi.eu http://www.biorekk.org http://www.dietaland.com http://www.greenme.it http://www.sapere.it http://www.corrierealpi.it http://www.archiviostoricocorriere.it http://www.venezia.it http://www.arte.it http://www.sauvage27blogspot.it http://www.francescomorante.it http://www.cultura.biografiaonline.it http://www.rimediomeopatici.com http://www.storiadellarte.it http://www.cucinaitaliana.it http://www.giallozafferano.it http://www.alimentipedia.it http://www.giardinaggio.it http://www.slowfood.it http://www.gazzettadipistoia.it http://www.unisg.it http://www2.dse.unibo.it http://www.palazzomazzetti.it http://www.latinovivo.com AA.VV, le varietà di grano duro per le semine 2014, in cereali grano duro, supplememto n.1 al n.32/2014 dell'informatore agrario AA.VV Piemonte e Lombardia, dettaglio regionale dei risultati, varietà 2014, in Cerali grano tenero, supplemento n.1 al n.31/2014 dell'informatore agrario 285 AA.VV, Piemonte e Lombardia, dettaglio regionale dei risultati, varietà 2013, in Cerali grano tenero, supplemento n.1 al n.32/2013 dell'informatore agrario AA.VV, le malattie del grano nell'Italia settentrionale, in la difesa dei creali, supplemento al n.6/2014 di Terra e Vita AA.VV, varietà di frumento duro per l'agricoltura biologica, in dal seme n.3, settembre 2014 A. 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Contributi e suggerimenti preziosi sono giunti dai Responsabili degli Uffici Strutture, Vigneti e Sviluppo Agricolo. In particolare, si ringrazia il gruppo di lavoro per il supporto fattivo, la motivazione, la competenza tecnicospecialistica e la professionalità dimostrate. Dott.ssa Silvia Sarzanini- Ufficio Divulgazione-Provincia di Asti Supporto Normativo e Dott. ssa Roberta Cane – Università degli Studi di Torino Dott. Antonio Forte – Università degli Studi di Torino Diego Sappa– Ufficio CED – Provincia di Asti La Dott.ssa Silvia Sarzanini- è l’autrice della ricerca scientifica, bibliografica, storica e sitografica e del progetto editoriale responsabile dell’attività di indagine e della redazione. La Dottoressa Roberta Cane (studentessa della Scuola di Management e Economia - Torino) e il Dott. Antonio Forte (studente della Scuola di Management e Economia – Torino) si sono occupati della parte statistica (elaborazione grafici), degli approfondimenti statistico – economici e anche di alcune parti riguardanti le curiosità e la storia con interesse, professionalità, competenza, precisione e accuratezza di analisi scientifica – metodologica. 292 In particolare, un vivo e sentito ringraziamento, alla Dottoressa Minerdo Daniela - posizione organizzativa dell’ Area agricoltura, per la massima disponibilità, il prezioso supporto, l’elevata professionalità e per i rilevanti consigli e pareri espressi, di ordine tecnico e metodologico, durante le complesse fasi della ricerca e dell’approfondimento statistico e bibliografico. Un sentito ringraziamento va attribuito a Diego Sappa che con l’alta professionalità, la pazienza infinita e la piena disponibilità e cura, da sempre dimostrate, anche in occasione della stesura degli altri volumi di approfondimento, ha contribuito con successo a risolvere i problemi tecnico – operativi informatici e ha fornito consigli su grafica e impostazione del sito. . Si ringraziano per il prezioso supporto morale e materiale, la competenza tecnico- informaticaeconomica e per l’efficace contributo nella battitura di una parte dei testi e i consigli e gli importanti suggerimenti, i tirocinanti Dott.essa Roberta Cane e Dott. Antonio Forte (studenti della Scuola di Management e Economia – Torino), Cerrato Alessio e Asia Sarto Valentina (studenti dell'istituto Superiore Quintino Sella di Asti indirizzo Tecnico dei Servizi Commerciali), ciascuno secondo le proprie competenze e conoscenze. Le foto e molti dei volumi analizzati, fanno parte dell'archivio fotografico e bibliografico personale della Dottoressa Sarzanini Silvia – autrice del volume, che ha dedicato alla stesura anche molto tempo extra lavorativo. 293 Si ringraziano anche il Sig. Gianluigi Guercio e la Dott. ssa Bianco Cristina che hanno fornito alcune fotografie facenti parte di ciascun archivio personale. Inoltre la maggior parte del materiale fotografico è stato scaricato dalla rete citando i link annessi. 294