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CAPITOLO 60 TECNICHE DI RIPARAZIONE
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI – Ver. 01 CAP. 60 – TECNICHE DI RIPARAZIONE CAPITOLO 60 60 TECNICHE DI RIPARAZIONE differiscono generalmente a seconda che vi sia la necessità di effettuare la riparazione sul campo, nel qual caso si tratta talvolta di interventi provvisori, oppure debba essere eseguita presso gli stabilimenti preposti. Sinossi L e strutture aeronautiche possono essere suddivise, come è noto, nelle tre seguenti classi: Strutture primarie: strutture la cui rottura porta alla perdita del velivolo; 60.1 Structural manual Repair – SRM I Strutture secondarie: strutture la cui rottura influenza e riduce la funzionalità del velivolo ma non porta alla perdita dello stesso; ndicazioni precise di tutto ciò che concerne una riparazione qualsiasi che debba essere esguita sul velivolo sono contenute nel manuale di riparazione strutturale (Structural Repair Manual – SRM). Ogni velivolo è infatti corredato da una serie di manuali e documentazioni necessari alla descrizione delle sue caratteristiche principali, ad un corretto impiego della macchina, all’esecuzione delle corrette procedure di manutenzione atte a preservare i requisiti minimi di aeronavigabilità nel corso del tempo, ecc. Il manuale della riparazione SRM contiene una serie di riparazioni, siano esse generiche o specifiche, che il cliente è in grado di eseguire in piena autonomia, previa approvazione della casa costruttrice. Si tenga presente che l’Engineering Customer Support di ogni azienda aeronautica ha strutturato al suo interno un ufficio riparazioni che ha la responsabilità, dalla classificazione alla realizzazione, di tutte le riparazioni che debbano essere eseguite sul velivolo. L’SRM è suddiviso in sezioni o volumi per facilitare il recupero di informazioni ed il suo utilizzo da parte dell’operatore. Qui di seguito si propone una descrizione sintetica di due manuali, il primo è un esempio di SRM standard ed è relativo all’elicottero Strutture terziarie: strutture la cui rottura non incide sulle funzionalità del velivolo. I requisiti per l’ispezione, la valutazione di eventuali danneggiamenti e la conseguente riparazione differiscono in maniera sostanziale in funzione della classificazione del componente strutturale in esame. Nel singolo componente la riparabilità di un danno dipende dunque anzitutto dalla criticità della regione danneggiata. In secondo luogo si considera la tipologia e l’entità del danno. Indipendentemente dalle cause che l’hanno prodotto un danno può essere valutato trascurabile, per cui non è necessaria alcuna riparazione, oppure la sua entità può essere tale da richiedere direttamente la sostituzione del componente. Le procedure d’intervento variano a seconda del materiale e della forma del componente da riparare, dell’accessibilità (singola, doppia, semplice o difficoltosa) della zona danneggiata, delle caratteristiche funzionali e delle prestazioni richieste al componente. Non ultimo esse Materiale didattico per uso personale degli studenti. Non è consentito l’uso di questo materiale a scopo di lucro. E’ vietato utilizzare dati, informazioni e immagini presenti nel testo senza autorizzazione. Copyright Dipartimento Ingegneria Aerospaziale - Legge Italiana sul Copyright 22.04.1941 n. 633. G. Sala, L. Di Landro, A. Airoldi, P. Bettini 1 Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale – Politecnico di Milano TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI – Ver. 01 CAP. 60 – TECNICHE DI RIPARAZIONE AgustaWestland AW109/AW119; il secondo è il manuale di un Boeing DC10-10. Questi due esempi permettono di evidenziare il livello di dettaglio con cui è affrontata la riparazione in ambito aeronautico. L’SRM contempla infatti la maggior parte delle operazioni che possono essere compiute dall’utente descrivendo in maniera approfondita ed esaustiva ogni procedura d’intervento. Da questi manuali sono peraltro tratte le modalità di riparazione esemplificate nei paragrafi conclusivi del capitolo. 60.1.1 SRM dell’elicottero A109/A119 dell’elicottero; aumentano progressivamente l’altezza a partire dalla linea di riferimento; con • Buttock Lines (BL): linee di riferimento orizzontali disposte parallelamente all’asse longitudinale; aumentano con l’aumentare della distanza dalla linea di riferimento destra e sinistra. 60.1.1.2 Sezione 2 Questa sezione contiene una breve descrizione delle diverse tipologie di danneggiamento che possono essere riscontrate durante un’ispezione nonché tutte le informazioni che possono aiutare l’operatore nella comprensione del tipo di problema insorto sulla macchina. In particolare sono date le definizioni e la classificazione dei danni per categoria di struttura, si forniscono le procedure per il rilevamento e la riparazione di aree danneggiate da bruciature, di parti metalliche affette da corrosione oppure, ancora, di pannelli a nido d’ape danneggiati a seguito di urti e impatti accidentali. AgustaWestland 60.1.1.3 Sezione 3 Questa sezione costituisce la base di partenza di tutte le riparazioni. In essa sono descritti i criteri generali comuni a tutte le riparazioni ovvero procedure standard di rimozione di vernici e primer, di preparazione delle superfici per incollaggi, di trattamento di cricche in prossimità di fori, ecc. Figura 60.1 – Elicottero AgustaWestland AW109. Il manuale di riparazione strutturale del 109 rappresentato in Figura 60.1 è suddiviso in sei sezioni. 60.1.1.4 Sezioni 4 e 5 In queste sezioni vengono trattati tutti i casi di riparazione già conosciuti e per i quali è già approntato un progetto di riparazione. Qui sono riportate quindi tutte le soluzioni affrontate in passato sullo stesso tipo di velivolo nonché le procedure con cui tali riparazioni sono state eseguite. 60.1.1.1 Sezione 1 In questa sezione sono contenute le informazioni di carattere generale, sia sull’elicottero in questione (ad esempio le dimensioni e la composizione base della struttura) sia sulla classificazione della riparazione (repair o special repair) ed il tipo a cui essa appartiene (ad esempio applicazione di una saldatura). Più in generale in questa prima parte del manuale sono contenute tutte le informazioni basilari necessarie per comprendere al meglio il tipo di elicottero e la problematica che si sta esaminando. Qui si trova anche una prima suddivisione dell’elicottero, così da permettere all’utente una individuazione più rapida e intuitiva della parte esaminata. La struttura è innanzitutto suddivisa in due parti: FWD FUSELAGE e AFT FUSELAGE, e prosegue per suddivisioni ulteriori sempre più dettagliate. Vengono qui distinte le strutture primarie da quelle secondarie (Figura 60.2) ed è infine definito un sistema di riferimento interno per localizzare ogni parte dell’elicottero basato su: 60.1.1.5 Sezione 6 In questa sezione sono contenute le istruzioni per effettuare riparazioni sul campo nella zona della fusoliera. La prima parte di questa sezione è dedicata ad una descrizione dettagliata della fusoliera e degli elementi che la compongono. La sezione si sviluppa poi elencando una serie molto ampia di casi di danno indicando per ciascuno le procedure di rimozione dei componenti interessati e di preparazione della riparazione. 60.1.2 SRM del velivolo Boeing DC10-10 La Figura 60.4 illustra il Boeing DC-10. Il suo SRM è suddiviso in tre volumi. 60.1.2.1 Volume I Analogamente al manuale visto in precedenza, in questo volume sono riportati i dati generali del velivolo ed i sistemi di riferimento adottati per rendere possibile la precisa ed immediata localizzazione dell’elemento danneggiato; è qui presentata un’amplia serie di riparazioni strutturali, generali e specifiche. Vengono trattate separatamente le diverse zone dell’aeromobile, • Fuselage station lines (STA): linee di riferimento verticali disposte lungo l’asse longitudinale dell’elicottero; aumentano progressivamente spostandosi dal muso alla coda a partire dalla linea di riferimento; • Water Lines (WL): linee di riferimento orizzontali disposte parallelamente all’asse longitudinale Materiale didattico per uso personale degli studenti. Non è consentito l’uso di questo materiale a scopo di lucro. E’ vietato utilizzare dati, informazioni e immagini presenti nel testo senza autorizzazione. Copyright Dipartimento Ingegneria Aerospaziale - Legge Italiana sul Copyright 22.04.1941 n. 633. G. Sala, L. Di Landro, A. Airoldi, P. Bettini 2 Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale – Politecnico di Milano TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI – Ver. 01 CAP. 60 – Figura 60.2 – Strutture primarie e secondarie dell’elicottero AW109. Figura 60.3 – Sistema di riferimento adottato nel SRM per localizzare le parti dell’elicottero AW109. Materiale didattico per uso personale degli studenti. Non è consentito l’uso di questo materiale a scopo di lucro. E’ vietato utilizzare dati, informazioni e immagini presenti nel testo senza autorizzazione. Copyright Dipartimento Ingegneria Aerospaziale - Legge Italiana sul Copyright 22.04.1941 n. 633. G. Sala, L. Di Landro, A. Airoldi, P. Bettini 3 Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale – Politecnico di Milano TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI – Ver. 01 CAP. 60 – TECNICHE DI RIPARAZIONE • la seconda coppia indica il paragrafo relativo alla sezione del velivolo considerata, e procede di dieci in dieci partendo da “00” in cui si fa riferimento ad aspetti generali; distinguendo tra: portelloni (doors), fusoliera (fuselage), gondole motore (nacelles) e piloni (pylons), sezione di coda e relative superfici di controllo (stabilizers), finestrini (windows) ed ali (wings). • la terza coppia indica il sottoparagrafo. 60.2 Requisiti di riparabilità O gni qualvolta viene individuato un danno, attraverso l’esecuzione dei controlli non distruttivi descritti al capitolo precedente, deve essere innanzitutto valutata l’entità di tale danno. Esso può essere valutato: • danno trascurabile: nessuna riparazione è necessaria ad eccezione di interventi per ripristinare l’estetica originale del velivolo); Figura 60.4 – Boeing DC-10. • danno minore: danno grave ma riparabile le cui procedure d’intervento sono generalmente contenute nell’SRM; 60.1.2.2 Volume II In esso sono descritte le procedure passo passo per la realizzazione delle riparazioni presentate nel Volume I; particolare attenzione è dedicata al problema della corrosione e all’equilibratura delle superfici di controllo. Viene infine presentata tutta la serie di giunzioni meccaniche installate, con il catalogo completo di ribattini, rivetti e bulloni utilizzati sul DC10. • danno maggiore: danno non riparabile per motivi strutturali ed economici. La sua riparazione non consentirebbe di ripristinare le prestazioni meccaniche e funzionali ottimali del componente oppure tale intervento risulterebbe troppo costoso e quindi si preferisce sostituire direttamente il componente stesso con uno nuovo. Generalmente, i requisiti richiesti ad un intervento di riparazione possono essere riassunti nei seguenti punti: 60.1.2.3 Volume III In questo volume è contenuto l’elenco di tutti i pezzi che compongono la struttura del velivolo, completo di sigle di identificazione (part numbers), materiali in cui ogni pezzo è realizzato, disegni e schemi per una migliore comprensione di parti complesse o particolarmente importanti e delicate. • la procedura d’intervento deve essere la più semplice possibile. Quest’aspetto assume importanza rilevante per le riparazioni da effettuarsi sul campo laddove l’accesso alla parte danneggiata e la disponibilità di attrezzature possono essere limitate. E’ importante quindi utilizzare materiali facilmente immagazzinabili e la cui messa in opera non sia particolarmente difficoltosa. Un esempio di part numbers è il seguente: Vol I 57.00.01 pg2 fig.1 Esso indica che si sta facendo riferimento al Volume I del manuale di riparazione strutturale, capitolo relativo all’ala, paragrafo che si occupa delle riparazioni di tipo generico, sottoparagrafo che si occupa della classificazione dei danni ammissibili per questa zona del velivolo, con interesse mirato alla figura 1 presentata a pagina 2. • la riparazione deve essere poco invasiva sulla struttura e deve ripristinare il livello prestazionale richiesto allo specifico componente in termini di: ○ resistenza; ○ rigidezza; ○ stabilità; Le tre coppie di numeri presenti nella parte centrale hanno infatti i seguenti significati: ○ forma aerodinamica; ○ sigillatura. • la prima coppia indica il capitolo dell’argomento trattato in base alla numerazione seguente: ○ 51 structures ○ 52 doors ○ 53 fuselage ○ 54 nacelles, pylons ○ 55 stabilizers ○ 56 windows ○ 57 wings; Per esempio, per pannelli di rivestimento alare è importante assicurare adeguati livelli di resistenza in tensione e compressione; per le superfici di controllo è necessario ripristinarne le caratteristiche di rigidezza; • la riparazione non deve compromettere altre funzioni proprie del componente, ovvero non deve interferire sulla cinematica di parti mobili oppure influenzare l’aerodinamica e l’equilibrio delle superfici di controllo; Materiale didattico per uso personale degli studenti. Non è consentito l’uso di questo materiale a scopo di lucro. E’ vietato utilizzare dati, informazioni e immagini presenti nel testo senza autorizzazione. Copyright Dipartimento Ingegneria Aerospaziale - Legge Italiana sul Copyright 22.04.1941 n. 633. G. Sala, L. Di Landro, A. Airoldi, P. Bettini 4 Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale – Politecnico di Milano TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI – Ver. 01 CAP. 60 – TECNICHE DI RIPARAZIONE • la riparazione deve determinare un incremento di peso minimo; prevenire fenomeni di corrosione galvanica. Previa asportazione della parte danneggiata mediante cut-out, l’applicazione delle pezze avviene mediante chiodatura nel caso di parti metalliche mentre è preferibile basarsi su giunzioni incollate nel caso di laminati in composito. Ciò è dovuto alle caratteristiche peculiari dei laminati ed alle problematiche connesse alla presenza di un pattern di foratura (fattore di intensificazione degli sforzi maggiore, elevata possibilità di indurre delaminazioni, ecc.). • la riparazione deve richiedere tempi d’intervento ridotti al fine di minimizzare il tempo di fermo del velivolo; • la riparazione deve essere circoscritta all’area danneggiata ovvero l’intervento deve estendersi il meno possibile alle zone non danneggiate del componente. 60.3.1 Riparazioni senza applicazione di pezze Le riparazioni senza applicazione di pezze sono le riparazioni che interessano danni di lieve entità. 60.3 Tecniche di riparazione I n linea generale, le riparazioni sono divise in due categorie principali: Per componenti metallici tali danni sono generalmente graffi, tacche, ammaccature o danni da corrosione. La procedura standard prevede in tali casi di rimuovere per abrasione la zona danneggiata visibile eliminando eventuali spigoli vivi che potrebbero dar luogo alla nucleazione di cricche. • riparazioni senza applicazione di pezze (without repair doubler o flash repair); • riparazioni con applicazione di pezze (with repair doubler). Queste ultime possono a loro volta suddividersi in funzione della modalità di giunzione delle pezze al componente strutturale in esame: Nel caso di danno da corrosione come ad esempio esfoliazione o pitting di una struttura di lega di alluminio è sempre necessario, dopo il blend out, eseguire un trattamento superficiale mediante applicazione di un primer protettivo (al quale segue la verniciatura finale). Se la corrosione è particolarmente profonda e lo spessore del pannello si riduce oltre i valori limite consentiti (riportati sul manuale di riparazione) si deve provvedere a rinforzare il pannello stesso applicandovi una pezza opportuna. ○ riparazione con pezze chiodate; ○ riparazione con pezze incollate. All’interno delle singole categorie è poi possibile distinguere fra le tecniche di riparazione eseguibili sul campo (Field level) e quelle che richiedono necessariamente di trasportare il velivolo presso gli stabilimenti preposti alla manutenzione dello stesso (Depot level). Nel primo caso si tratta di interventi realizzati direttamente sul velivolo, da personale non altamente specializzato ed in assenza di attrezzature ed impianti specifici. Si tratta di riparazioni di danni minori e di lieve entità relativi a strutture secondarie o terziarie oppure a parti non critiche di strutture primarie. Questi interventi sono spesso provvisori (la riparazione definitiva viene eseguita successivamente presso gli stabilimenti) motivo per il quale è richiesto che siano ad invasività quasi nulla ovvero che la zona d’intervento sia il più possibile circoscritta all’area danneggiata. Nel caso di cricche di piccola dimensione è talvolta consentito procedere alla riparazione mediante la semplice esecuzione di un foro all’apice della cricca (stop drilling o stop-hole). Questa procedura è da intendersi come una riparazione provvisoria sia per la difficoltà di localizzare esattamente l’apice della cricca sia, soprattutto, per la concentrazione di sforzi associata alla cricca nella zona circostante. Per ridurre questo problema si può introdurre nel foro un inserto speciale che, espandendosi, introduce uno stato di sforzo di compressione attorno al foro stesso. Questa soluzione è efficace nell’ostacolare lo sviluppo di un’ulteriore cricca ma è poco damage tolerant nell’eventualità in cui la cricca dovesse nuclearsi. In tal caso infatti lo stato di compressione tenderebbe a far propagare la cricca in modo instabile e repentino. Un’ultima suddivisione è quella basata sul materiale di cui è costituita la parte danneggiata. Gli interventi su componenti in composito differiscono ad esempio da quelli su parti metalliche. Talvolta le procedure sono analoghe e le differenze sono minime; in altri casi gli interventi possono essere radicalmente diversi fin dalla classificazione del danno. Prendendo ad esempio in esame la tecnica di riparazione mediante applicazione di pezze, una regola generale è quella secondo la quale la pezza di riparazione debba essere realizzata dello stesso materiale del componente da riparare. Ciò evita problemi legati all’accoppiamento di materiali diversi quali la nascita di tensioni interne dovute a coefficienti di espansione termica differenti oppure la necessità di effettuare particolari trattamenti superficiali per Per componenti in composito i danni riparabili senza applicazione di pezze sono in genere piccole delaminazioni o danneggiamenti della matrice. La procedura d’intervento consiste in questi casi in una semplice iniezione di resina. La procedura può essere sintetizzata nei seguenti punti: 1) Rimozione eventuale umidità; 2) Preriscaldamento del laminato; 3) Iniezione; 4) Polimerizzazione. Materiale didattico per uso personale degli studenti. Non è consentito l’uso di questo materiale a scopo di lucro. E’ vietato utilizzare dati, informazioni e immagini presenti nel testo senza autorizzazione. Copyright Dipartimento Ingegneria Aerospaziale - Legge Italiana sul Copyright 22.04.1941 n. 633. G. Sala, L. Di Landro, A. Airoldi, P. Bettini 5 Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale – Politecnico di Milano TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI – Ver. 01 CAP. 60 – TECNICHE DI RIPARAZIONE Oltre ad essere compatibile con quella presente nel composito, la resina iniettata deve possedere una viscosità molto ridotta così da avere un potere di penetrazione molto elevato. La fase di preriscaldamento del laminato ha a tal proposito la funzione di favorire la penetrazione della resina essendo la viscosità della stessa inversamente proporzionale con la temperatura. La fase di polimerizzazione consiste invece, come è noto, nell’esecuzione di prestabiliti cicli di temperatura e di pressione e richiede pertanto l’utilizzo di impianti e attrezzature specifiche. Nel caso in cui la riparazione venga effettuata direttamente sul velivolo questa fase è spesso condotta con il solo ausilio del sacco da vuoto e di opportune termocoperte (non vi è quindi l’azione della pressione esterna). La Figura 60.5 mostra l’adozione di una speciale coperta siliconica contenente delle termoresistenze che si applica direttamente sulla zona da riparare prima di effettuare la chiusura del sacco. Generalmente questo tipo di intervento si effettua esclusivamente su componenti in composito a matrici termoindurenti essendo quelle dotate di ottima fluidità (queste resine sono peraltro quelle maggiormente impiegate in ambito aerospaziale). Viceversa, l’iniezione è difficilmente praticabile con le matrici termoplastiche (proprio a causa della loro elevata viscosità) nel qual caso è tuttavia praticabile la riparazione per fusione (che sfrutta cioè la reversibilità del processo di polimerizzazione). E’ importante infine evidenziare che la riparazione mediante iniezione di resina non viene mai eseguita per riparare difetti di produzione. Eventuali delaminazioni sarebbero infatti indice della presenza di inclusioni o vuoti oppure di una non corretta compattazione del laminato e la loro riparazione non escluderebbe la presenza di altre difettosità. accurato controllo con i CND per escludere danneggiamenti più severi (soprattutto nel caso dei laminati) la geometria originale del componente può essere ripristinata mediante l’applicazione di un riempitivo che è generalmente costituito da resina e fibre di vetro discontinue (chopped). 60.3.2 Riparazioni con applicazione di pezze Le riparazioni con applicazione di pezze sono effettuate per danni minori sia su componenti metallici sia su componenti in composito. Nel caso di componenti metallici i manuali di riparazione impongono generalmente l’utilizzo di pezze anch’esse metalliche unite al componente mediante rivettatura o bullonatura. La procedura può essere riassunta nei punti seguenti: 1) Asportazione della zona danneggiata; 2) Esecuzione del pattern di foratura; 3) Trattamento superficiale dell’area circostante la zona danneggiata; 4) Applicazione sigillante; 5) Installazione pezza; 6) Esecuzione giunzione. Le modalità di asportazione della zona danneggiata dipendono dal tipo di danno e soprattutto dalla profondità dello stesso. Nel caso di cricche si procede mediante cutout, ovvero rimozione completa della parte del componente interessata dal danno; nel caso di corrosione è spesso possibile effettuare una rimozione parziale, ovvero l’asportazione del solo materiale effettivamente danneggiato. La foratura spesso viene eseguita manualmente dotandosi di opportune maschere per facilitare l’operazione. I trattamenti superficiali quali l’applicazione di primer così come l’applicazione del sigillante hanno azioni protettive, soprattutto dagli effetti ambientali, e vengono pertanto eseguiti solo se necessario (ad esempio su parti esterne). Una procedura analoga a questa viene eseguita anche su parti in composito. In tal caso i passi principali sono: 1) Asportazione zona danneggiata; 2) Preparazione superficiale; 3) Incollaggio. La principale differenza rispetto alle tecniche di riparazione di parti metalliche risiede, come già spiegato pocanzi, nella modalità di applicazione della pezza che in questo caso viene incollata. Ciò che richiede, dopo l’asportazione della zona danneggiata (mediante utensili per compositi, carburo di tungsteno), un’adeguata preparazione superficiale dell’area interessata alla riparazione così da favorire l’azione dell’adesivo. Di norma sulla parte viene eseguita una leggera sabbiatura o in alternativa una più semplice abrasione. Per l’incollaggio si usano film adesivi tenacizzati ad alta Figura 60.5 – Sacco da vuoto per riparazioni di parti in composito effettuate direttamente sul velivolo. Un altro tipico danno che può interessare sia componenti in metallo sia componenti in composito e che può entro certi limiti essere riparato senza l’applicazione di pezze è quello provocato da impatti accidentali di piccola energia. Si tratta per lo più di piccole ammaccature e indentazioni che non comportano la degradazione delle proprietà meccaniche del componente. In tal caso, previo Materiale didattico per uso personale degli studenti. Non è consentito l’uso di questo materiale a scopo di lucro. E’ vietato utilizzare dati, informazioni e immagini presenti nel testo senza autorizzazione. Copyright Dipartimento Ingegneria Aerospaziale - Legge Italiana sul Copyright 22.04.1941 n. 633. G. Sala, L. Di Landro, A. Airoldi, P. Bettini 6 Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale – Politecnico di Milano TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI – Ver. 01 CAP. 60 – TECNICHE DI RIPARAZIONE temperatura la cui polimerizzazione viene eseguita seguendo le stesse modalità ed attrezzature indicate nel paragrafo precedente. Questa procedura d’intervento è molto semplice e per questo è ampliamente utilizzata soprattutto nelle riparazioni sul campo; se eseguita correttamente essa è in grado di ripristinare all’incirca il 70% della resistenza del laminato integro. Generalmente vengono riparati in questo modo laminati con spessore inferiore ai 2mm. Le pezze vengono sempre rastremate ai bordi così da evitare forti discontinuità geometriche che causerebbero pericolose intensificazioni di sforzo. In particolare, l’applicazione della pezza esternamente al componente comporta la nascita di un carico eccentrico con conseguente flessione della pezza e generazione nell’adesivo e nel composito di elevati sforzi di taglio e di peeling, analogamente a quanto avviene nelle giunzioni a singola sovrapposizione. La rastremazione della pezza consente di limitare l’entità di tale stato di sollecitazione. sufficientemente piccolo, circa 3° per pezze di spessore di 1mm); • abbia rigidezza e coefficiente di dilatazione termica uguali a al componente da riparare; • ricopra completamente l’area danneggiata asportata nella parte non rastremata. Con queste assunzioni ed ipotizzando un’idealizzazione elasto-perfettamente plastica della curva sforzo deformazione dell’adesivo, il massimo carico trasferibile dalla giunzione per unità di larghezza P può essere ottenuto dalla seguente formula: 12 ⎡ ⎛1 ⎞ ⎤ P = 2 ⎢ητ p ⎜ γ e + γ p ⎟ Et ⎥ ⎝2 ⎠ ⎦ ⎣ dove: τp sforzo di snervamento effettivo dell’adesivo; γe deformazione elastica corrispondente al punto di snervamento; γp deformazione plastica a rottura η spessore dell’adesivo; t spessore della pezza (assunto uguale a quello del componente da riparare); E modulo elastico della pezza (e del componente da riparare). Figura 60.6 – Schema di riparazione di componente in composito mediante incollaggio di pezza in composito rastremata sovrapposta alla zona danneggiata. Determinato attraverso la formula lo spessore necessario per la pezza, per la determinazione della lunghezza di sovrapposizione L è necessario calcolare prima il carico limite ammissibile per unità di larghezza della pezza stessa Pu che può essere espresso come Come mostrato dalla Figura 60.6 la zona del laminato danneggiata e asportata viene solitamente riempita mediante opportuno filler. Pu = Eε u t Il dimensionamento delle pezze, siano esse metalliche siano esse di composito, dipende principalmente dal livello di resistenza e rigidezza che deve essere ripristinato e dalla modalità di installazione. In particolare le dimensioni in pianta dipendono dall’area di sovrapposizione necessaria all’esecuzione di una corretta giunzione della pezza al componente; il corretto dimensionamento viene infatti eseguito adottando i principi di progettazione della tipologia di giunzione in esame. Rimandando ai paragrafi successivi il dimensionamento di pezze metalliche chiodate, di seguito viene riportata la procedura per il dimensionamento di una pezza in composito incollata. dove: εu deformazione massima ammissibile per il composito. La lunghezza di sovrapposizione L del giunto (escludendo la zona rastremata della pezza) si ottiene infine da: L= Pu τp + 2 ⋅K (2G ηEt )1 2 dove: G modullo elasticità tangenziale dell’adesivo; K coefficiente di sicurezza. Ipotizzando di trascurare gli effetti della flessione (dovuti al carico eccentrico) questo caso può essere modellato come la metà di una giunzione a doppio coprigiunto. Si assume in genere che la pezza soddisfi ai seguenti requisiti: Generalmente si usano valori di K elevati così da ottenere sovrapposizioni ampliamente sovradimensionate per tener conto di eventuali difetti introdotti durante l’esecuzione della riparazione oppure di eventuali danni da fatica. Le pezze così dimensionate possono essere prodotte per formatura in autoclave (ed incollate a posteriori) oppure possono essere realizzate in loco laminando gli strati direttamente sulla parte da riparare. Il primo modo è quello che consente di conferire le caratteristiche • sia dotata di rastremazione in modo tale da minimizzare i picchi di sforzo a taglio e a peeling (l’angolo di rastremazione deve essere Materiale didattico per uso personale degli studenti. Non è consentito l’uso di questo materiale a scopo di lucro. E’ vietato utilizzare dati, informazioni e immagini presenti nel testo senza autorizzazione. Copyright Dipartimento Ingegneria Aerospaziale - Legge Italiana sul Copyright 22.04.1941 n. 633. G. Sala, L. Di Landro, A. Airoldi, P. Bettini 7 Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale – Politecnico di Milano TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI – Ver. 01 CAP. 60 – TECNICHE DI RIPARAZIONE meccaniche migliori alla pezza ma può evidenziare problemi nella successiva fase di installazione in quanto è difficile ottenere il profilo esatto della parte danneggiata. Viceversa la laminazione in loco del preimpregnato risolve questo problema a discapito però delle prestazioni meccaniche. E’ chiaro infatti che questo modo di operare comporta difficoltà sia nella stesura delle lamine (che è resa meno agevole) sia soprattutto nella fase di polimerizzazione (per la difficoltà di applicare una pressione esterna che migliori la compattazione). Una soluzione efficace è la suddivisione delle lamine che costituiscono la pezza in un certo numero di sub-laminati che vengono polimerizzati a parte e successivamente sovrapposti sulla parte da riparare interponendo strati di adesivo. In questo modo è possibile far aderire perfettamente i sub laminati al profilo del componente senza far nascere elevate tensioni interne. Per quanto riguarda le sequenze di laminazione delle pezze, l’optimum è replicare le sequenze originali dei componenti in esame. Pur tuttavia questa soluzione diventa difficilmente praticabile soprattutto per laminazioni eseguite in loco. In questi casi si progettano sequenze quasi isotrope, che riducono la pericolosità di errori di posizionamento, spesso utilizzando tessuti (più maneggevoli e drappabili) al posto di lamine di UD. In genere questo comporta la realizzazione di pezze più spesse. L’utilizzo di pezze di tessuto laminate direttamente sulla parte da riparare è una procedura molto praticata nelle riparazioni a umido (wet lay-up). Si tratta per lo più di riparazioni di parti secondarie non soggette a sollecitazioni particolarmente elevate. pezze esterne a sottolineare che essa implica una variazione della geometria della parte riparata; in particolare si ottiene sempre un aumento considerevole dello spessore (al minimo raddoppia). A differenza dei metalli, con i compositi è possibile applicare le pezze con una modalità differente basata sulle tecniche di giunzione a bisello. Una riparazione di questo tipo è denominata riparazione con pezze a bisello (o riparazione SCARF) ed è applicata per la riparazione di componenti aventi spessore compreso fra i 2mm e gli 8mm. Come si può vedere in Figura 60.8 questo tipo di riparazione consente di minimizzare l’aumento di spessore. La rastremazione della pezza può essere realizzata direttamente sovrapponendo lamine con lunghezze a scalare. Oltre alla giunzione a semplice bisello è possibile adottare altre configurazioni di giunzioni simili quali quella a doppio bisello o quella a gradini (Figura 60.8). La principale caratteristica di queste tipologie di giunzione è quella di consentire una distribuzione uniforme dello sforzo di taglio nell’adesivo nonché la nascita di sforzi di peeling ridotti grazie all’assenza di eccentricità nella condizione di carico. A differenza di quelle in composito, le pezze metalliche non comportano in genere difficoltà di realizzazione particolari. Esse possono essere formate direttamente durante l’installazione (nel caso di forme particolarmente semplici in cui è ammessa la nascita di lievi tensioni interne) oppure in una fase precedente mediante deformazione plastica. Talvolta esse vengono utilizzate anche per la riparazione di componenti in composito. In tal caso le pezze sono costituite da un multistrato ottenuto sovrapponendo sottili lamiere di lega di Titanio interposte con film di adesivo. Solitamente tra il componente da riparare ed il primo strato metallico della pezza viene posizionata una lamina di tessuto in fibra di vetro al fine di ridurre la rigidezza a taglio della zona di giunzione e ivi diminuire le concentrazioni di sforzo. Il principale vantaggio di utilizzare fogli di lega è legato all’isotropia del materiale che non richiede il controllo dell’orientazione dei fogli durante la fase di laminazione. Di contro è necessario trattare superficialmente i fogli (sabbiatura ed applicazione di un primer) prima di effettuare l’incollaggio. Figura 60.7 – Tecnica di riparazione a bisello (SCARF). Di contro l’esecuzione di riparazioni SCARF è più difficoltosa e richiede tempi più lunghi rispetto alla tecnica vista in precedenza motivi per i quali è una tecnica che non si presta ad essere praticata sul campo. Un altro svantaggio, soprattutto per la pezza a singolo bisello, è quello di comportare la rimozione di una estesa quantità di materiale non danneggiato per consentire l’esecuzione di angoli di rastremazione adeguati. La realizzazione di queste pezze avviene effettuando la laminazione del preimpregnato direttamente nella sede ricavata nel componente danneggiato e riproducendo la medesima sequenza di laminazione. La polimerizzazione avviene mediante cocuring con il ciclo dell’adesivo (utilizzato per evitare problemi di accoppiamento pezzacomponente). La tecnica di riparazione descritta finora essendo basata sull’applicazione di pezze sovrapposte alla parte danneggiata è spesso denominata riparazione con Sebbene nel caso dei compositi l’applicazione mediante incollaggio di pezze di riparazione anch’esse in composito Materiale didattico per uso personale degli studenti. Non è consentito l’uso di questo materiale a scopo di lucro. E’ vietato utilizzare dati, informazioni e immagini presenti nel testo senza autorizzazione. Copyright Dipartimento Ingegneria Aerospaziale - Legge Italiana sul Copyright 22.04.1941 n. 633. G. Sala, L. Di Landro, A. Airoldi, P. Bettini 8 Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale – Politecnico di Milano TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI – Ver. 01 CAP. 60 – TECNICHE DI RIPARAZIONE sia il metodo più efficiente e che più di ogni altro riduce la possibilità di causare successivi danneggiamenti, in taluni casi è necessario procedere all’installazione mediante bullonatura di pezze metalliche. E’ la procedura seguita ad esempio per riparazioni sul campo di laminati con spessore molto elevato (8-25mm) in cui gli sforzi di taglio in gioco non consentono l’applicazione di pezze esterne incollate ed allo stesso tempo la complessità intrinseca della riparazione SCARF ne preclude l’utilizzo per spessori così elevati. di delaminazioni preesistenti (o di prevenirne la nucleazione di nuove) grazie all’azione benefica della pressione di serraggio. Le pezze ed i bulloni sono generalmente in lega di titanio così da evitare fenomeni di corrosione galvanica nel caso in cui il laminato in composito sia realizzato in fibra di carbonio. 60.3.3 Pezze chiodate e pezze incollate a confronto Benché l’installazione di pezze di riparazione su componenti metallici avvenga generalmente mediante chiodatura, tale modalità di installazione è meno efficiente rispetto all’incollaggio. Ciò può essere evidenziato confrontando i due schemi riportati in Figura 60.10 in cui la riparazione mediante pezza, sia chiodata sia incollata, è modellata come l’equivalente giunzione a semplice sovrapposizione (o a singolo coprigiunto). Nella giunzione meccanica il carico è trasferito tra gli elementi di giunzione esercitando principalmente uno stato di compressione in corrispondenza dei bordi interni dei fori di giunzione che crea elevate concentrazioni locali di sforzo. Una più piccola componente del carico è poi trasmessa a taglio per attrito tra le facce a contatto degli aderendi. Questa componente è funzione della pressione di serraggio esercitata dalla chiodatura. Le giunzioni meccaniche, per come sono realizzate, sono generalmente abbastanza cedevoli o flessibili. Tale comportamento, che può essere modellato con una molla di lunghezza elevata, è determinato da una serie di ragioni fra cui: Figura 60.8 – Tipologie di giunzioni SCARF. La Figura 60.9 illustra la procedura di esecuzione di una riparazione di questo tipo: essa è relativamente semplice da eseguire, non richiede personale altamente specializzato e non sono necessarie attrezzature particolarmente complesse. • la necessità di mantenere una certa distanza tra i fori e d il bordo libero degli aderendi, il che si traduce nell’avere un’area non direttamente vincolata abbastanza estesa (ad esempio l’area circostante il danno); • la necessità di avere tolleranze non troppo ridotte nelle dimensioni dei fori di giunzione al fine di favorire l’introduzione dei rivetti; • le concentrazioni locali di sforzo in corrispondenza dei fori che comportano spostamenti locali elevati; • La capacità di trasmissione del carico per attrito può diminuire sotto l’azione di carichi ciclici per la riduzione del coefficiente di attrito. A causa della sua relativa ridotta efficienza la riparazione mediante pezza chiodata è una tecnica che viene in genere progettata per ripristinare la resistenza statica. Il suo comportamento a fatica risente infatti della facilità con cui eventuali cricche possono enuclearsi anche per carichi di modesta entità a partire dalle zone dei fori. Figura 60.9 – Procedura di riparazione mediante pezze in composito bullonate. Viceversa, nella riparazione mediante pezze incollate il carico è trasferito per taglio attraverso tutta la superficie di sovrapposizione degli aderendi. Anche la superficie in prossimità del danno collabora alla giunzione e ciò si traduce in una intrinseca superiore rigidezza rispetto al giunto meccanico nonostante le modeste caratteristiche meccaniche dell’adesivo. Tale riparazione può essere modellata come una molla corta applicata in prossimità L’applicazione della pezza mediante bullonatura riproduce le condizioni di una giunzione chiodata a singolo coprigiunto. Le concentrazioni di sforzo associate ai carichi di bearing nell’intorno dei fori di giunzione in genere non creano particolari problemi nel laminato in composito; la bullonatura ha peraltro il vantaggio di ostacolare nel composito la propagazione Materiale didattico per uso personale degli studenti. Non è consentito l’uso di questo materiale a scopo di lucro. E’ vietato utilizzare dati, informazioni e immagini presenti nel testo senza autorizzazione. Copyright Dipartimento Ingegneria Aerospaziale - Legge Italiana sul Copyright 22.04.1941 n. 633. G. Sala, L. Di Landro, A. Airoldi, P. Bettini 9 Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale – Politecnico di Milano TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI – Ver. 01 CAP. 60 – TECNICHE DI RIPARAZIONE • l’eccellente formabilità dei compositi permette di mantenere contenuti i costi di produzione di pezze con forme anche complesse. del danno. La lunghezza della sovrapposizione incide in questo caso fortemente sulle caratteristiche della giunzione: più la zona è amplia e minore sarà la rigidezza del giunto. Tale lunghezza deve inoltre aumentare in funzione dello spessore dello strato di adesivo utilizzato. Un ulteriore vantaggio dei compositi è la semplicità delle operazioni preparatorie all’applicazione della pezza. Generalmente le pezze in composito vengono installate mediante incollaggio ed il trattamento superficiale delle parti è decisamente più semplice e rapido. Inoltre, le pezze hanno già la finitura superficiale idonea (conferita alla stessa dall’utilizzo del peel-ply in fase di produzione). Le ragioni per cui, nonostante tutto ciò, sia ancora prevalentemente utilizzata la tecnica della riparazione mediante chiodatura sono principalmente legate alla tendenza dell’industria aeronautica ad essere, nel campo delle riparazioni, piuttosto conservativi oltre che ad una certa diffidenza che ancora permane nei confronti delle resine e degli incollaggi in genere. Per tutti i vantaggi qui evidenziati, l’impiego delle pezze in composito è in costante aumento anche per la riparazione di parti metalliche. Il principale inconveniente è in questo caso legato alla possibile nascita di tensioni interne dovute ai differenti coefficienti di dilatazione termica dei materiali impiegati (fibre di carbonio piuttosto che fibre di vetro, leghe di alluminio piuttosto che di Titanio). (a) 60.3.5 Riparazione di pannelli sandwich Analogamente a quanto visto per i pannelli solidi, anche le tecniche di riparazione dei pannelli sandwich, siano essi pannelli con skin in composito e nido d’ape in honeycomb oppure pannelli interamente metallici, differiscono a seconda dell’entità del danno da riparare. In particolare è possibile individuare quattro classi di riparazione: • Classe 1: Riparazione da erosione superficiale; (b) • Classe 2: Riparazione da danno su una singola pelle; Figura 60.10 – Modelli di riparazione mediante pezza chiodata (a) ed incollata (b). • Classe 3: Riparazione da danno su entrambe le pelli e core; • Classe 4: Sostituzione componente. 60.3.4 Pezze in composito e pezze metalliche a confronto Sfruttando le caratteristiche peculiari dei materiali compositi, l’applicazione di pezze in composito incollate permette di ottenere riparazioni complessivamente più efficienti. In particolare: Appartengono alla classe 1 tutti quei danni di lieve entità che rimangono confinati ad una sola delle due skin del sandwich e che non riducono le proprietà meccaniche del pannello. Questi danni e le relative tecniche di riparazione sono gli stessi visti nel paragrafo 60.3.1. • l’elevata direzionalità delle caratteristiche di rigidezza permette l’utilizzo di pezze più sottili (importante per riparazioni esterne) e l’applicazione di rinforzi solamente nelle direzioni desiderate; La classe 2 identifica la riparazione di un danno che interessa solamente una delle due skin e che, apparentemente, non è propagato nel core. Per motivi di sicurezza in tal caso si provvede alla rimozione oltre che della parte di skin danneggiata anche della parte del core adiacente ad essa. Il core, che può essere asportato mediante l’utilizzo di apposite frese o utensili da taglio, viene sostituito con un riempitivo o con pelli di preimpregnato in fibra di vetro oppure anche con del nido d’ape che viene fissato attraverso adesivi appositamente formulati per i pannelli sandwich. La skin viene riparata mediante l’applicazione di una pezza incollata che può essere sia una pezza esterna sia una pezza SCARF. Anche in questo caso le procedure di realizzazione della pezza sono analoghe a quelle già viste nel paragrafo 60.3.2. • l’elevata deformazione a rottura e l’ottimo comportamento a fatica minimizza i pericoli di rottura della pezza anche in corrispondenza di livelli di deformazione elevati nel componente metallico; • la bassa densità e quindi il minor peso della riparazione costituisce un vantaggio importante per componenti quali le superfici di controllo in cui è richiesto di evitare modifiche sostanziali al bilanciamento del componente stesso. La riparazione di classe 3 è relativa a danni che sono propagati attraverso tutto lo spessore del sandwich, e quindi interessano sia il core che entrambe le skin, ma che Materiale didattico per uso personale degli studenti. Non è consentito l’uso di questo materiale a scopo di lucro. E’ vietato utilizzare dati, informazioni e immagini presenti nel testo senza autorizzazione. Copyright Dipartimento Ingegneria Aerospaziale - Legge Italiana sul Copyright 22.04.1941 n. 633. G. Sala, L. Di Landro, A. Airoldi, P. Bettini 10 Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale – Politecnico di Milano TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI – Ver. 01 CAP. 60 – TECNICHE DI RIPARAZIONE hanno un’estensione abbastanza limitata. La procedura prevede in tal caso la rimozione della zona danneggiata attraverso l’asportazione di un disco circolare o ellittico di sandwich completo. Il pannello può essere ripristinato posizionando un inserto in nido d’ape (opportunamente vincolato mediante giunzione splice incollata con il core adiacente) ed applicando delle pezze esterne su entrambe le facce (Figura 60.11-b). Se non si ha la doppia accessibilità oppure nel caso in cui si debba preservare la funzione aerodinamica di una delle due facce del sandwich è possibile posizionare una delle due pezze internamente (Figura 60.11-c). incollaggio e non più, come per i pannelli solidi, mediante chiodatura. Una differenza che è utile sottolineare è relativa alla riparazione dei nidi d’ape metallici. A differenza dell’honeycomb è possibile eseguire delle brasature o delle saldature per unire ad esempio gli inserti con il nido d’ape pre-esistente. 60.4 Esempio di riparazione di pannelli di rivestimento alare del Boeing DC 10-10 L e tipologie di danno contemplate nel manuale di riparazione del velivolo DC10-10 relativamente ai pannelli di rivestimento alare (pannelli metallici) sono sostanzialmente riconducibili a quattro categorie: La classe 4 infine è quella che prevede la sostituzione di una zona di sandwich particolarmente estesa. • graffi, intagli, tacche (rispettivamente scratches, gouges, nicks) • ammaccature (dents) • cricche (cracks) • corrosione (corrosion) In particolare nei pannelli della zona dell’intradosso alare possono occorrere tutte e quattro queste tipologie. Se graffi, cricche e corrosione sono comunemente presenti sui pannelli di rivestimento dell’intero velivolo, l’intradosso alare è infatti una delle poche zone in cui sono frequenti danni da ammaccatura causati dai detriti sollevati dal carrello principale del velivolo durante le fasi di decollo e atterraggio. (a) Di seguito è presentato un esploso dell’ala del velivolo in cui vengono evidenziate le principali componenti della struttura alare (Figura 60.12). Con riferimento a Vol I 5700-00 pg3 è possibile indicare la posizione del carrello principale rispetto al “wing station diagram”: FUS STA 1441, XCW 208. I pannelli di intradosso alare che possono essere soggetti ad ammaccatura sono compresi tra le stazioni XCW 118 (zona di raccordo tra outer wing box e center wing box) e XCW 332 (dove si trova il pilone della gondola motore). Particolarmente critici sono quelli situati nella zona di intersezione tra inner rear spar e cassone alare centrale (stazioni XORS 154.81) e nella zona di intersezione tra inner rear spar ed asse del pilone (XORS 385.5014). (b) Tali pannelli sono indicati nel Vol III 51-20-00 pg11 fig2 sheet1 ed appartengono a cinque componenti alari distinte: (c) • outer wing box Figura 60.11 – Procedura di riparazione di pannelli sandwich: riparazione di classe 2 (a) e riparazione di classe 3 mediante pezze esterne applicate su entrambe le facce (b) e mediante l’applicazione di una singola pezza esterna e di una pezza interna. • inboard trailing edge • inboard flap vane • inboard aileron • inboard flap E’ importante sottolineare come per i sandwich le modalità di riparazione siano essenzialmente le stesse sia che essi siano interamente metallici sia che essi siano realizzati in materiale composito. In particolare anche le pezze metalliche vengono installate mediante 60.4.1 Analisi delle singole componenti Con riferimento alla Figura 60.13 si possono esaminare le caratteristiche di tali cinque componenti. Materiale didattico per uso personale degli studenti. Non è consentito l’uso di questo materiale a scopo di lucro. E’ vietato utilizzare dati, informazioni e immagini presenti nel testo senza autorizzazione. Copyright Dipartimento Ingegneria Aerospaziale - Legge Italiana sul Copyright 22.04.1941 n. 633. G. Sala, L. Di Landro, A. Airoldi, P. Bettini 11 Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale – Politecnico di Milano TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI – Ver. 01 CAP. 60 – TECNICHE DI RIPARAZIONE Figura 60.12 – Esploso dell’ala del Boeing DC-10. Outer wing box Inboard trailing edge Inboard flap vane Inboard aileron Inboard flap Figura 60.13 – Pannelli di intradosso alare frequentemente soggetti a tutte e quattro le tipologie di danno contemplate nel manuale SRM. Materiale didattico per uso personale degli studenti. Non è consentito l’uso di questo materiale a scopo di lucro. E’ vietato utilizzare dati, informazioni e immagini presenti nel testo senza autorizzazione. Copyright Dipartimento Ingegneria Aerospaziale - Legge Italiana sul Copyright 22.04.1941 n. 633. G. Sala, L. Di Landro, A. Airoldi, P. Bettini 12 Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale – Politecnico di Milano TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI – Ver. 01 CAP. 60 – TECNICHE DI RIPARAZIONE • Per graffi appartenenti al primo ed al terzo quadrante (zona non ombreggiata) la profondità massima risulta pari a 0.20t; Outer wing box La maggior parte dei pannelli che costituiscono il rivestimento del ventre sono in Al 2024-T351; è inoltre presente un doubler nella zona del carrello principale in Al 7075-T651. Tale doubler ha spessore 1inch mentre i pannelli hanno spessore variabile, come evidenziato in Vol III 51-20-00 fig2 sheet1. • Per graffi appertenenti al secondo ed al quarto quadrante (zona ombreggiata) la profondità massima risulta essere di 0.10t; Graffi, intagli e tacche le cui dimensioni eccedono i limiti sopra indicati vanno trattati come se fossero cricche. L’andamento degli spessori a XORS fissata è deducibile da Vol III 51-20-00 fig3 sheet1,2,3,4,5. Lo spessore medio è pari a 0.317 inches (circa 8mm). Inboard trailing edge (Vol III 57-32-01) I pannelli in tale zona sono in Al Clad 7075-T6. Lo spessore è costante, pari a 0.016inch (circa 0.4mm). Inboard flap vane (Vol III 57-53-01) Questo elemento è realizzato con struttura a nido d’ape, core in Al 3/16 HEX, skin in Al Clad 7075-T6 di spessore 0.016inch (circa 0.4mm). Inboard aileron (Vol III 57-51-01) Il rivestimento è in Al Clad 2024-T3, lo spessore di 0.020inch (circa 0.5mm). Inboard flap (Vol III 57-52-01) I pannelli di questo componente sono realizzati in Al Clad 2024-T3; per quanto riguarda gli spessori è possibile distinguere tre zone: • leading edge zone, spessore 0.04inch (circa 1mm); • central zone, spessore 0.05inch (circa 1.3 mm); Figura 60.14 – Inboard flap in completa estensione. • trailing edge zone, spessore 0.04inch (circa 1mm). Si prenda ora in esame la riparazione di pannelli di rivestimento dell’intradosso alare appartenenti alla leading edge zone dell’inboard flap (vedi Figura 60.14 e Figura 60.15). Questa zona è delimitata dal bordo d’attacco del flap e dal longherone anteriore; più precisamente essa è compresa tra le stazioni YIFH -10 ed YIFH 8. 60.4.2 Tipologie di danno e limiti di riparabilità A seconda della zona in cui va eseguito l’intervento, l’S.R.M. indica i limiti di riparabilità per ciascuna delle quattro categorie di danno precedentemente introdotte. 60.4.2.1 Graffi, tacche, intagli (Vol I 57.00.01 pg5) Detto t lo spessore della lamiera danneggiata, la lunghezza massima riparabile di un graffio risulta essere pari a 50t. La profondità massima considerata riparabile varia a seconda dell’orientazione del danno rispetto alla direzione individuata dal longherone. Figura 60.15 – Vicinanza dell’inboard flap con il carrello principale. Con riferimento alla Figura 60.16: Materiale didattico per uso personale degli studenti. Non è consentito l’uso di questo materiale a scopo di lucro. E’ vietato utilizzare dati, informazioni e immagini presenti nel testo senza autorizzazione. Copyright Dipartimento Ingegneria Aerospaziale - Legge Italiana sul Copyright 22.04.1941 n. 633. G. Sala, L. Di Landro, A. Airoldi, P. Bettini 13 Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale – Politecnico di Milano TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI – Ver. 01 CAP. 60 – TECNICHE DI RIPARAZIONE ○ Classe-B: distanza minima tra due ammaccature: 1ft; - profondità massima: 0.064inch<D<0.100inch; - diametro minimo: L = 15D; ○ Classe-C: distanza minima tra due ammaccature: 10ft - profondità massima 0.100inch<D< 0.250inch; - diametro minimo L = 15D. Figura 60.18 –Schema di un’ammaccatura. Figura 60.16 –Limiti di riparabilità per graffi, intagli, tacche. La profondità massima di una ammaccatura affinché possa essere considerata riparabile è pari a 0.250inch. 60.4.2.2 Ammaccature (Vol II 51.80.01 pg1) Per l’inboard flap ci si riferisce alle sezioni 57.00.00 fig48 e 57.00.01 fig1B del primo volume dell’S.R.M. 60.4.2.3 Cricche (Vol I 57.00.01 pg12) Per pannelli in lega di alluminio di spessore compreso tra 0.032inch e 0.090inch (approssimativamente tra 0.8mm e 2.3mm) eventuali cricche presenti risultano essere “riparabili” a condizione che la loro lunghezza non ecceda la misura di 5inch (circa 127mm). 60.4.2.4 Corrosione (Vol I 57.00.01 pg5 fig1A) Il manuale di riparazione strutturale non riporta alcuna procedura di intervento specifica per il rivestimento inferiore dell’inboard flap; ci si riferisce pertanto alle pagine relative alle riparazioni generiche. Le caratteristiche di una zona corrosa possono essere ripristinate eseguendo un blend out dal raggio minimo di 1inch per poi ristabilire la planarità mediante l’utilizzo di un riempitivo, purché il materiale da asportare non abbia raggiunto una profondità superiore al 20% dello spessore del pannello. Qualora questo accadesse si applica la procedura di riparazione relativa alle cricche. Figura 60.17 –Zone di suddivisione dell’inboard flap per il danno da ammaccatura. Relativamente a questa tipologia di danno presente sul lower skin dell’inboard flap vanno distinte due zone: • central box e trailing edge Ammaccature in tali settori, che non prevedono rivetti spezzati oppure mancanti, sono da ritenersi strutturalmente accettabili; è prevista una ispezione visiva periodica per scongiurare l’eventuale formazione di cricche. • leading edge In base alla distribuzione delle eventuali ammaccature sulla superficie si distinguono tre classi di danno: ○ Classe-A: qualsiasi distribuzione geometrica; -profondità massima: D = 0.064inch; Figura 60.19 –Schema di un danno da corrosione. - diametro minimo: L = 20D; Materiale didattico per uso personale degli studenti. Non è consentito l’uso di questo materiale a scopo di lucro. E’ vietato utilizzare dati, informazioni e immagini presenti nel testo senza autorizzazione. Copyright Dipartimento Ingegneria Aerospaziale - Legge Italiana sul Copyright 22.04.1941 n. 633. G. Sala, L. Di Landro, A. Airoldi, P. Bettini 14 Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale – Politecnico di Milano TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI – Ver. 01 CAP. 60 – TECNICHE DI RIPARAZIONE ○ il raggio di raccordo tra i lati del rettangolo 60.4.3 Modalità di riparazione Introdotte le diverse tipologie di danno ed i relativi limiti di riparabilità, in questo paragrafo sono illustrati i corrispondenti interventi convenzionali di riparazione riportati dall’SRM. ○ la distanza tra i lati del cut-out e l’asse del foro di alloggiamento del fastener appartenente alla fila interna della chiodatura Eseguito il cut-out si procede all’applicazione della pezza. Il manuale impone l’utilizzo di pezze dello stesso materiale e del medesimo spessore del pannello oggetto della riparazione. Al più consentito aumentare di e avente spessore uguale o al più superiore rispetto al 60.4.3.1 Graffi: riparazione convenzionale Graffi che non penetrano lo strato clad del pannello non richiedono alcun tipo di intervento. Qualora il danno attraversi completamente lo strato protettivo e si estenda fino ad una profondità massima pari al 20% dello spessore della lamina (30% nel caso in cui non ci si trovasse in prossimità di un longherone: si veda la Figura 60.16) è sufficiente asportare mediante abrasione una piccola parte di materiale, in modo da eliminare eventuali spigoli vivi che potrebbero dar luogo alla nucleazione di cricche. Durante tale procedura di blend-out va prestata particolare attenzione nel preservare il pezzo da eventuale corrosione (Vol II 51.00.00); inoltre, a blend-out ultimato, i pannelli riparati vanno soggetti ad un trattamento superficiale di pallinatura (shotpeening) (Vol I 57.00.01). La riparazione prevede dunque sempre l’applicazione di un repair doubler che copra la zona danneggiata. Esso deve essere realizzato dello stesso materiale e dello stesso spessore del pannello oggetto della riparazione. Nel caso specifico, è consentito l’utilizzo di pezze con spessori superiori fino ad un massimo di 1,8mm (i pannelli dell’inboard flap sono spessi 1mm). Le pezze devono essere installate mediante rivettatura previa applicazione di un opportuno sigillante. 60.4.3.4 Corrosione: riparazione convenzionale Qualora il danno resti compreso nei limiti precedentemente indicati, l’intervento di riparazione risulta essere del tutto analogo a quello descritto per graffi, intagli, tacche. Graffi e tacche che raggiungano profondità superiore al 20%-30% dello spessore complessivo del pannello, o che presentino una lunghezza superiore a 50 volte lo spessore stesso, vanno trattati come se fossero cricche. Se la zona interessata da corrosione eccede tali limiti, la riparazione va eseguita come se si trattasse di una cricca. 60.4.3.2 Ammaccature: riparazione convenzionale Qualora il danno resti compreso nei limiti precedentemente indicati, l’intervento di riparazione risulta essere del tutto analogo a quello ora descritto per graffi, intagli, tacche. La rimozione (blend out)della parte danneggiata può essere effettuata nei seguenti modi: • Attacco chimico: vengono usati degli acidi sulla zona corrosa per un adeguato periodo di tempo,facendo attenzione ovviamente a proteggere tutte le zone circostanti; Se l’ammaccatura eccede tali limiti, la riparazione va eseguita come se si trattasse di una cricca. • Carteggiatura a mano: mediante carta abrasiva all’ossido di alluminio oppure lana d’alluminio imbevuta di kerosene; per corrosioni lievi e superficiali; 60.4.3.3 Cricche: riparazione convenzionale Dopo aver ricordato come una cricca sia considerata riparabile solo nel caso in cui non superi una lunghezza di 5inch, è possibile eseguire due differenti tipi di intervento: • Smerigliatura: il metodo più diffuso, mediante smerigliatrici (a 20000rpm); • Riparazione mediante stop-holes: si realizzano degli stop-holes del diametro di 0.250inch (6.4 mm) alle estremità della cricca in questione, quindi si procede all’installazione di una pezza opportunamente dimensionata (repair doubler). Questa procedura viene seguita in genere solo per la riparazione di componenti prodotti per estrusione. • Sabbiatura : per pezzi piccoli facilmente smontabili. In conclusione, l’applicazione di un repair doubler sul rivestimento del pannello danneggiato è una procedura richiesta nel caso in cui il danno in questione sia una cricca oppure nel caso in cui le dimensioni delle restanti tipologie di difetto eccedono i limiti di riparabilità presentati in precedenza. • Riparazione mediante cut-out: si asporta completamente la parte di pannello danneggiata, eseguendo un taglio che può essere in alternativa rettangolare o circolare. Nel primo caso è necessario adottare una serie di restrizioni (in base a quanto indicato in Vol I 57.00.01 fig4 pg12) riguardanti: 60.4.4 Progettazione del repair doubler Essendo nel caso in esame già imposto il materiale da utilizzare per la pezza e la modalità di installazione della stessa, la fase di progettazione richiede essenzialmente di definire: • le dimensioni geometriche della pezza, ovvero il suo spessore e le dimensioni in pianta; Materiale didattico per uso personale degli studenti. Non è consentito l’uso di questo materiale a scopo di lucro. E’ vietato utilizzare dati, informazioni e immagini presenti nel testo senza autorizzazione. Copyright Dipartimento Ingegneria Aerospaziale - Legge Italiana sul Copyright 22.04.1941 n. 633. G. Sala, L. Di Landro, A. Airoldi, P. Bettini 15 Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale – Politecnico di Milano TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI – Ver. 01 CAP. 60 – TECNICHE DI RIPARAZIONE • il pattern di chiodatura, ovvero il numero ed il tipo di rivetti e la sua distribuzione. rispettivamente la dimensione longitudinale e quella trasversale della zona asportata. Questi due aspetti sono fortemente dipendenti l’un con l’altro: infatti per la determinazione del numero di rivetti necessario si deve conoscere lo spessore degli elementi da unire (quindi anche lo spessore della pezza) mentre le dimensioni in pianta della pezza dipendono ovviamente dal numero di rivetti e dalla sua distribuzione; infine la disegnazione del pattern di foratura non può prescindere dalla forma del danno (o del cut-out effettuato) e dalla forma della pezza stessa. Il procedimento generale può essere sintetizzato nei seguenti punti: • Lo sforzo a rottura del materiale FTU si ricava dalle “F.A.A. approved material specifications”, oppure dal “F.A.A. approved handbook” MIL-HDBK-5B (in Vol I 51.00.01 pg7 fig1A del manuale è riportata una tabella con gli FTU caratteristici dei materiali più comunemente utilizzati); • Il carico a taglio ammissibile dei rivetti è funzione del modello impiegato e del relativo materiale. Viene qui di seguito riportata la procedura per l’identificazione di tale valore: ○ si specifica il tipo di fastener adottato, solitamente analogo a quelli già presenti nella zona da riparare; 1) Determinazione dello spessore della pezza; 2) Scelta del tipo di rivetti; ○ noto il relativo “part number”, dalla tabella Vol-I51-1.00.01-pg1-fig2 si ricava la figura di riferimento a seconda del tipo di materiale che si deve riparare; 3) Determinazione del numero di rivetti; 4) Determinazione delle dimensioni in pianta della pezza. ○ dalla figura di riferimento in questione, noto lo spessore della lamina da riparare ed il diametro nominale del fastener, si ricava il valore di Pa da inserire nella formula. Come già accennato, lo spessore della pezza deve essere stabilito entro un range imposto dal manuale in funzione dello spessore del componente da riparare. Analogamente per la scelta del tipo di rivetti si deve operare la selezione tra quelli proposti. Per la determinazione del numero di rivetti atto a garantire il trasferimento di carico dal pannello danneggiato al doubler è necessario invece applicare la formula seguente: N= Determinato il numero totale di rivetti necessari, la geometria in pianta della pezza viene definita soddisfacendo le seguenti prescrizioni relative al pattern di foratura che deve essere realizzato per l’alloggiamento dei ribattini: • i rivetti vanno disposti almeno su due file; t ⋅ w ⋅ F TU ⋅ 1.15 Pa • il passo della chiodatura p deve essere entro il range seguente dove: 4D + N = numero di rivetti richiesti da ciascun lato del danno; 1 1 inch < p < 6 D + inch 16 16 dove D rappresenta il diametro nominale del foro di alloggiamento del rivetto; t = spessore del pannello danneggiato; w = lunghezza di riferimento del danno; • la distanza z tra fastener e bordo libero della lamiera deve essere FTU = sforzo massimo a rottura del materiale utilizzato per il pannello di rivestimento del velivolo; Pa = carico a taglio ammissibile per il tipo di rivetto utilizzato nella giunzione. z > 2D + Si sottolinea inoltre che: 1 inch 16 • il pattern di chiodatura deve essere quanto più possibile regolare; ciò implica l’aggiunta di fasteners qualora questo non si verifichi. • N è riferito a ciascun lato del danno ovvero il numero totale è pari a NTOT = 2 * N; • la lunghezza w da prendere come riferimento dipende dalla tecnica di asportazione della zona danneggiata: ○ stop-holes: w è la dimensione longitudinale del danno; ○ cut-out circolare: w è il diametro della zona asportata; ○ cut-out rettangolare: è necessario applicare la formula due volte indicando con w Figura 60.20 – Indicazioni da S.R.M. per la realizzazione del pattern di chiodatura. Materiale didattico per uso personale degli studenti. Non è consentito l’uso di questo materiale a scopo di lucro. E’ vietato utilizzare dati, informazioni e immagini presenti nel testo senza autorizzazione. Copyright Dipartimento Ingegneria Aerospaziale - Legge Italiana sul Copyright 22.04.1941 n. 633. G. Sala, L. Di Landro, A. Airoldi, P. Bettini 16 Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale – Politecnico di Milano TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI – Ver. 01 CAP. 60 – TECNICHE DI RIPARAZIONE Esempio di progettazione di una pezza per la riparazione di una cricca di lunghezza 32,5mm su un pannello di spessore 1mm. Il minimo numero di ribattini necessari per eseguire la riparazione è pertanto pari a: N tot = 2 ⋅ (N1 + N 2 ) = 24 fasteners 1) Determinazione dello spessore della pezza Rispettando infine i vincoli legati al passo della chiodatura, alla minima distanza tra asse del foro di alloggiamento del ribattino e bordo libero del doubler, e necessità di disporre i chiodi su almeno due file, si giunge alla realizzazione di una patch di forma quadrata e lato 102mm così come presentata nella seguente figura; sono stati evidenziati i ribattini richiesti in direzione orizzontale “w1” (in verde), in direzione verticale “w2” (in rosso), e quelli aggiunti in modo da rendere uniforme il pattern di chiodatura (in bianco). Spessore 1mm; 2) Scelta del tipo di rivetti Un tipico rivetto utilizzato per giunzioni chiodate applicate su componenti di materiale e spessore analoghi a quelli qui considerati è il seguente: tipo: solid rivet part number: MS 20470 AD materiale: Al 2117-T3 testa: tonda diametro nom.: 5/32’’ FTU: 60 k.s.i. Pa: 575 Lb 3) Determinazione del numero di rivetti; 4) Determinazione delle dimensioni in pianta della pezza. Essendo il danno in esame una cricca sviluppatasi prevalentemente in direzione longitudinale la riparazione può essere effettuata mediante cut out rettangolare; conseguentemente anche la pezza avrà forma rettangolare. Per il calcolo del numero di rivetti è pertanto necessario applicare due volte la formula vista in precedenza dove w corrisponderà in direzione longitudinale alla lunghezza della zona asportata mentre in direzione trasversale sarà pari a due volte il raggio minimo richiesto dal cut-out (che da direttiva S.R.M. risulta essere R = 0.5inch): Figura 60.21 – Geometria e pattern di chiodatura del repair doubler per cricca e graffio. 60.5 Esempio di due riparazioni effettuate in ambito elicotteristico 60.5.1 Riparazione di Tipo Standard Si tratta di una riparazione descritta nella sezione III dell’SRM della classe di velivoli Agustawestland A109/A119; essa fa riferimento a danneggiamenti che si verificano sul rivestimento in fibra di vetro dei pannelli in nido d'ape. Direzione longitudinale t = 0.040inch Di seguito viene esposta la procedura (così come citata nel manuale) che l'ente di manutenzione è tenuto ad eseguire in presenza dei suddetti danneggiamenti. w = w1= 1.28inch FTU = 60000psi • Rimozione della sezione di rivestimento/bordatura che deve essere sostituita. E’ necessario asportare ulteriori 6.5mm di materiale attorno all'area danneggiata; Pa = 575Lb N = N1 = t ⋅ w1 ⋅ F TU ⋅ 1.15 = 6.15 = 7 Pa • Controllo della superficie esposta, per verificare la presenza di danni dovuti a corrosione o contaminazione; se il danno esiste determinazione della sua estensione ed effettuazione della riparazione secondo la procedura descritta all'interno del manuale 1 (da eseguirsi prima di procedere con il riposizionamento della bordatura); Direzione trasversale t = 0.040inch w = w2 = 1inch FTU = 60000psi Pa = 575Lb N = N2 = • Pulitura del pannello e preparazione della superficie per l'incollaggio come descritto nell’apposita sezione del manuale (riportata nel paragrafo 60.5.1.1); t ⋅ w1 ⋅ F ⋅ 1.15 = 4.8 = 5 Pa TU Materiale didattico per uso personale degli studenti. Non è consentito l’uso di questo materiale a scopo di lucro. E’ vietato utilizzare dati, informazioni e immagini presenti nel testo senza autorizzazione. Copyright Dipartimento Ingegneria Aerospaziale - Legge Italiana sul Copyright 22.04.1941 n. 633. G. Sala, L. Di Landro, A. Airoldi, P. Bettini 17 Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale – Politecnico di Milano TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI – Ver. 01 CAP. 60 – TECNICHE DI RIPARAZIONE • Preparazione degli strati di fibra da utilizzare per la riparazione del bordo tenendo conto che la dimensione dello strato da applicare deve essere sovrabbondante di 1 pollice rispetto allo strato sottostante. Il numero di strati da riposizionare si determina in base al numero di strati rimossi più uno; • La pulitura deve essere attentamente controllata durante tutte le fasi di preparazione ed incollaggio. I guanti devono essere puliti, asciutti, durante il processo di trattamento delle parti e durante le operazioni di incollaggio. I guanti devono essere cambiati quando sono sporchi. Il contatto con grasso o agenti tossici devono essere evitati. • Posizionamento ed incollaggio degli strati (ovvero realizzazione della pezza vera e propria) secondo apposita procedura descritta nel manuale. • Quando necessario marcare le parti in dettaglio o le posizioni delle aree da incollare prima di procedere; per marcare superfici di metallo non usare inchiostro indelebile. PRECAUZIONI: Non usare pennarelli per superfici metalliche per tracciare o matite per segnare le aree da incollare. • Prima di eseguire l’incollaggio le superfici di contatto devono essere pulite come segue: ATTENZIONE: Prima di usare solventi spegnere tutte le fiamme e le fiammelle pilota. Tenere i prodotti e vapori lontani da fonti di calore, scintille e fiamme. Durante l'applicazione e fino a che i vapori siano spariti, evitare di usare interruttori elettrici o simili che causino scintille. Evitare di respirare vapori e ripetuti contatti con le superfici trattate. Figura 60.22 – Schema riposizionamento degli strati di fibra di vetro. ○ Tutti i metalli quando possibile, devono essere puliti, chimicamente o con carta abrasiva No. 400, e puliti con nafta. Nel caso componenti o parti non possano essere puliti con abrasivi, deve essere usato solvente appropriato per assicurare le caratteristiche minime di tenuta dell'adesivo indicate nelle tabelle. 60.5.1.1 Procedura per l’incollaggio di strutture secondarie con adesivo epossidico La procedura per il vincolo delle strutture secondarie è basata sull'utilizzo di adesivi epossidici. I materiali che possono essere incollati secondo questa procedura sono metalli, polimeri ed elastomeri. Caso particolare è quello del teflon che può essere incollato utilizzando questa procedura ma necessita di trattamenti particolari prima di procedere. I materiali in silicone non possono essere incollati con gli adesivi descritti in questa procedura. NOTA: l'integrità di questo incollaggio deve essere qualificata da prova di carico se richiesto dalle istruzioni di manutenzione. ○ Gomma. L'area incollata deve essere pulita con agenti pulenti, irruvidita con spazzola metallica o carta abrasiva avente grana 80 oppure carta imbevuta di solvente. Le parti devono essere asciugate con stracci puliti. Preparazione della superficie: • Condizioni iniziali ○ Equipaggiamento di supporto: nessuno; NOTA: Le gomme siliconiche non possono essere incollate con gli adesivi di questa procedura. ○ Materiali consumati: Inchiostro; ○ Plastica. La plastica deve essere irruvidita con fogli di carta abrasiva grana 400 e pulita con stracci asciutti o getti d'aria per rendere la superficie perfettamente pulita, asciugare e liberare dall'olio e dal grasso la superficie prima di eseguire l’incollaggio. Carta abrasiva; Nafta; Metiletilchetone; Toluene. ○ Altre raccomandazioni: ○ Tessuti, gomma (schiumati, gomma piuma). Questi materiali devono essere puliti e asciugati. Le superfici da accoppiare devono essere pulite precedentemente all'incollaggio e devono avere un buon contatto sull'intera area da incollare; devono inoltre essere prive di sbavature o altre imperfezioni superficiali. ○ Superfici verniciate. Le superfici di contatto devono avere l'area di contatto irruvidita con carta abrasiva grana 100, è necessario rimuovere i residui della sabbiatura con stracci imbevuti di nafta. Le parti devono essere asciugate prima che la nafta evapori. Dopo che l'incollaggio è completato Materiale didattico per uso personale degli studenti. Non è consentito l’uso di questo materiale a scopo di lucro. E’ vietato utilizzare dati, informazioni e immagini presenti nel testo senza autorizzazione. Copyright Dipartimento Ingegneria Aerospaziale - Legge Italiana sul Copyright 22.04.1941 n. 633. G. Sala, L. Di Landro, A. Airoldi, P. Bettini 18 Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale – Politecnico di Milano TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI – Ver. 01 CAP. 60 – TECNICHE DI RIPARAZIONE tutte le superfici esposte devono essere rifinite/ripromette come le zone circostanti. 60.5.2.3 Programma di rimessa in efficienza Sulla base della perizia eseguita è stato stilato un programma di rimessa in efficienza dell'elicottero allo scopo di definire gli interventi di revisione e riparazione dei componenti. Di seguito vengono analizzate le metodologie di riparazione che si è deciso di approntare sull'elicottero. 60.5.2 Riparazione di Tipo Minor La riparazione qui analizzata è stata classificata come MINOR nonostante l'ampiezza dei danni in quanto non sono stati riscontrati problemi tali da modificare le caratteristiche strutturali, il peso ed il bilanciamento dell'elicottero, gli impianti adiacenti all'area dell'impatto e le caratteristiche operative del velivolo. 60.5.2.1 Dinamica dell’incidente L'elicottero CH47 appena rientrato da una missione, ha riportato la rottura di un DROOP STOP 1 (Figura 60.23) durante la fase di spegnimento motori. Cedimenti di questo tipo possono verificarsi a causa di un cattivo assemblaggio del pezzo in fase di manutenzione. Nel caso in esame esso provocato l’impatto di una pala con la zona centrale della fusoliera provocando diversi danni. Figura 60.23 – Droop Stop. 60.5.2.2 Ispezione Durante la fase di ispezione sono state riscontrate molte parti danneggiate. In particolare l’incidente ha interessato tre tipologie di elementi strutturali: • ordinate e semi-ordinate (dalla STA 220 alla STA 280); • correntini di supporto; • rivestimento. Le zone danneggiate sono ben visibili dalle immagini riportate in Figura 60.24. Figura 60.24 – Danni rilevati a seguito della rottura del droop stop su velivolo CH47. 1 Dispositivo che impedisce alla pala di abbassarsi eccessivamente a rotore fermo così da evitare il contatto con la fusoliera. Materiale didattico per uso personale degli studenti. Non è consentito l’uso di questo materiale a scopo di lucro. E’ vietato utilizzare dati, informazioni e immagini presenti nel testo senza autorizzazione. Copyright Dipartimento Ingegneria Aerospaziale - Legge Italiana sul Copyright 22.04.1941 n. 633. G. Sala, L. Di Landro, A. Airoldi, P. Bettini 19 Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale – Politecnico di Milano TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI – Ver. 01 CAP. 60 – TECNICHE DI RIPARAZIONE Assieme riparazione ordinate Assieme riparazione rivestimento La riparazione delle ordinate viene eseguita in corrispondenza delle STA 220, 240, 260 e 280 con opportuni coprigiunti ricavati da ordinate nuove unite per sovrapposizione con la struttura esistente mediante rivetti ed incollati con adesivo EA934; ove tale soluzione non è applicabile (area eccessivamente danneggiata) si è deciso di procedere con la sostituzione parziale dell'ordinata. La riparazione del rivestimento è avvenuta infine mediante la rimozione della zona danneggiata e la sostituzione della stessa con porzioni di guscio nuove; la giunzione delle parti è eseguita per sovrapposizione delle pelli metalliche e successiva chiodatura. Bibliografia [1] A. Brent Strong: “Fundamentals of Composites Manufacturing, Materials, Methods, and Applications”, 2nd Edition. Society of Manufacturing Engineers, 2009 [2] Baker, A.A., Rose, L.R.F. and Jones, R.: “Advances in the Bonded Composite Repairs of Metallic Aircraft Structure” Published by Elsevier Science Ltd, 2002 [3] Baker, A.A.: “Repair techniques for composite structures” In: Middleton DN, editor. Composite materials in aircraft structures. Longman Scientific & Technical, Longman Group UK Ltd., 1990. p. 207–27. (chapter 13). [4] Figura 60.25 – Riparazione ordinate CH47. Tosini L.: “FIBER METAL LAMINATES: NUOVI MATERIALI PER GLI AEREI FUTURI - Riparazione di pannelli alari mediante pezze in Glare” E’ da notare che l’anima delle ordinate è costituita da una lamiera in lega di alluminio Al 7075 T6. Al fine di ripristinare le caratteristiche strutturali con opportuno margine di sicurezza, si è scelto di utilizzare i coprigiunti in acciaio AISI 301 avente caratteristiche strutturali migliori. Tesi di laurea, Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale del Politecnico di Milano, 2005 [5] Pilotto A.: “Progettazione riparazioni strutturali” Tesi di laurea, Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale del Politecnico di Milano, 2006 Assieme riparazione correnti [6] La riparazione dei correnti è stata effettuata mediante asportazione della parte danneggiata e la relativa sostituzione, utilizzando opportuni coprigiunti per vincolare le parti nuove con quelle esistenti. Pinto D.: “Analisi dei processi di riparazioni strutturali dell’ufficio progettazione riparazioni dell’Agustawestland: resoconto di un tirocinio” Tesi di laurea, Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale del Politecnico di Milano, 2008 [7] Boeing.: “Structural Manual Repair” Manuale di riparazione del Boeing DC 10-10. [8] AgustaWestland.: “Technical Manual, Overhaul manual A109C” Manuale di riparazione dell’elicottero A109. [9] VV. AA. : “Composites” ASM International, Metals Park – Ohio, 1987 Figura 60.26 – Riparazione correnti CH47. Materiale didattico per uso personale degli studenti. Non è consentito l’uso di questo materiale a scopo di lucro. E’ vietato utilizzare dati, informazioni e immagini presenti nel testo senza autorizzazione. Copyright Dipartimento Ingegneria Aerospaziale - Legge Italiana sul Copyright 22.04.1941 n. 633. G. Sala, L. Di Landro, A. Airoldi, P. Bettini 20 Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale – Politecnico di Milano