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Commento Rosenberg per Gagliardini

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Commento Rosenberg per Gagliardini
\1Pensare con Benno Rosemberg
di Anita Gagliardini
Ringrazio la dott.ssa Silvia Elena Leguizamon per avermi chiesto di recensire il
capitolo “masochismo mortifero e masochismo guardiano della vita” di B.
Rosemberg tratto dal libro “Masochisme mortifère et masochisme gardien de la vie”.
Rileggere questo testo stimola ogni volta nuove riflessioni tanti sono gli spunti che
fornisce.
Cercherò di seguire la linea che l’autore ha preso nell’organizzazione dell’articolo
per essere il più possibile aderente al testo soprattutto sperando che questo mio
lavoro possa essere d’aiuto per chi, non conoscendo la lingua francese, non può
leggerlo.
Tutte le traduzioni del testo dal francese all’italiano sono a cura mia, per questo mi
scuso con il lettore se compaiono imprecisioni.
Masochismo mortifero e masochismo guardiano della vita
(Qualche riflessione sul masochismo erogeno tale come è descritto nel “il
problema economico del masochismo”)
In questo paragrafo B. Rosemberg introduce il concetto di paradosso del masochismo
e cioè che “il masochismo è un piacere del dolore, piacere della sofferenza e, in
ultima istanza piacere del dispiacere” (p.55). Quest’affermazione ci pone di fronte al
bisogno di ripensare al rapporto tra il principio di piacere e il masochismo. In una
nota cita due autori, P.-C. Racamier e E. Kestemberg, i quali sottolineano come in
certe situazioni il masochismo assume una connotazione positiva per il
funzionamento mentale.
IMasochismo (erogeno) e principio di piacere
A-Modificazione del principio di piacere in funzione del masochismo
1/ il problema
Riporterò qui alcune citazioni importanti del pensiero freudiano circa il masochismo
che potranno essere utili per comprendere B. Rosemberg e la sua teorizzazione.
Freud sottolinea che l’individuo proietta la pulsione distruttiva verso gli oggetti del
mondo esterno. E aggiunge “La pulsione prende allora il nome di pulsione di
distruzione, di pulsione di appropriazione, di volontà di potenza” (2000, p.9).
Quando una parte di questa pulsione viene messa al servizio della sessualità allora
compare il sadismo. La parte che resta all’interno dell’individuo viene legata alla
pulsione libidica strutturando invece il masochismo erogeno. Freud (2000, p.10)
dice anche “… si può dire che la pulsione di morte che opera nell’organismo -il
sadismo originario- coincide perfettamente con il masochismo. Dopo che la parte
maggiore di quest’ultimo è stata estroflessa e portata sugli oggetti, all’interno
dell’organismo permane, come suo residuo, il masochismo erogeno vero e proprio,
che da un lato è diventato componente della libido, e dall’altro continua ad assumere
come oggetto lo stesso soggetto. Questo masochismo sarebbe dunque una
testimonianza e un residuo di quella fase dello sviluppo in cui ha avuto luogo la
fusione della pulsione di morte e dell’Eros, che tanta importanza ha per la vita. Non
ci sorprenderà di sentire che in determinate circostanze il sadismo (o pulsione
distruttiva) che è stato rivolto e proiettato verso l’esterno, può nuovamente essere
introiettato, diretto verso l’interno, regredendo in tal modo alla sua situazione
precedente. Esso dà luogo allora al masochismo secondario, che viene ad
aggiungersi al masochismo originario”.
Come si può notare il masochismo erogeno nella teoria freudiana introduce il tema
della distruttività e dell’auto-distruttività. Infatti il masochista prova piacere a farsi
infliggere un dolore. Quest’aspetto però crea una crepa nell’iniziale apparato teorico
freudiano. Come si può spiegare il masochismo in relazione al Principio di Piacere?
Se il Principio di Piacere tende a ridurre il dispiacere e a ottenere il piacere come si
collega con il masochismo? Come sottolineano Laplanche e Pontalis (2000, p. 335)
Freud non vuole designare una forma clinica del masochismo, ma “… una condizione
che è alla base della perversione masochista e che si incontra anche nel masochismo
morale: il legame del piacere sessuale con il dolore”. Partendo da queste riflessioni
B. Rosemberg sottolinea come questo paradosso introduca la polarità vita-morte.
2/modificazione teorica del Principio di Piacere; riabilitazione dell’eccitazione
Il paradosso insito nel concetto di masochismo erogeno porterà Freud a rivedere la
teoria. Sarà soprattutto nel 1924 con “Il problema economico del masochismo” che
Freud introdurrà in tutta la sua originalità il concetto di masochismo.
Freud riprenderà la sua teoria sull’eccitazione per ripensare il suo apparato teorico.
Egli si accorge che non sempre l’aumento dell’eccitazione crea dispiacere e la
diminuzione di eccitazione piacere. Per questo arriva a concludere “ Il piacere e il
dispiacere non possono essere dunque ricondotti alla diminuzione o all’incremento
di una quantità (che chiamiamo “tensione provocata dallo stimolo”), anche se con
questo elemento hanno evidentemente molto a che fare. Pare che non dipendano da
questo fattore quantitativo, bensì da una sua caratteristica che non possiamo far
altro che definire qualitativa” (2000, p.6). Su questo punto Rosemberg (1997, p. 60)
afferma “Ci sembra che il modello del masochismo è determinante: è questo che ci fa
apprendere che certi aumenti della tensione d’eccitazione, che sono effettivamente
dell’ordine del dolore o del dispiacere, possono essere vissuti come un piacere”.
Notiamo da queste riflessioni come il masochismo introduca il concetto di pulsione
di morte. Ma come Freud riesce a mettere il principio di piacere al servizio della
pulsione di morte?
Per rispondere a questa domanda Rosemberg si propone di esaminare due punti
riguardanti la descrizione del principio di piacere:
1- L’origine pulsionale del principio di piacere
2- La definizione qualitativa del principio di piacere che introduce i concetti di ritmo e
di tempo.
3/ Modificazione teorica del principio di piacere: la sua origine pulsionale
Per Freud inizialmente il principio di piacere è sempre primario perché si riferisce ai
processi primari del funzionamento mentale ed è partire da questo che si struttura il
principio di realtà. Con il testo sul masochismo Freud evidenzia l’influenza del
principio di Nirvana sul principio di piacere che diventa secondario al primo.
Rosemberg fa notare che è la pulsione di vita, la libido, che permette la regolazione
dei processi vitali. Cito l’autore (2007, p.61) “ il principio di piacere è dunque una
modificazione apportata al principio di Nirvana, modificazione che la libido apporta
o impone alla legge del funzionamento (principio di Nirvana) della pulsione di
morte. Noi possiamo utilizzare a questo proposito la metafora di un
parallelogramma di forze: le due forze, pulsione di morte e pulsione di vita, danno
una risultante che è il principio di piacere. Questa modificazione non può essere
fatta bene inteso che supponendo che con quello che si chiama intricazione
pulsionale, il legame della pulsione di morte per la libido”.
Ogni individuo può, nel corso della vita, subire delle variazioni di livello
dell’intricazione pulsionale e quindi del principio di piacere. Dobbiamo tenere in
conto che questo dipende in larga misura dall’oggetto e quindi dalla relazione
madre-bambino. Tutto questo diventa importante per la cura dei pazienti perché
“Questa relativizzazione del principio di piacere secondo gli individui, i momenti e le
situazioni danno una base e uno scopo alla cura analitica: si può dire che noi viviamo,
in particolare, un cambiamento nella definizione qualitativa del principio di piacere
dei nostri pazienti, le loro rivendicazioni del piacere, l’urgenza della soddisfazione, ecc
…” (Rosemberg 2007, p.62). E’ nel “Il problema economico del masochismo” che
Freud ci evidenzia che è al momento del legame tra pulsione di vita e pulsione di
morte che si struttura il masochismo erogeno primario. “Il masochismo e il principio
di piacere sono dei prodotti di questa intricazione, di questa fusione-alleanza
pulsionale primaria. Queste sono le due facce, i due aspetti, dello stesso momento
psichico. Questo è il momento formativo, della prima strutturazione dell’Io arcaico,
che si costituisce attorno al nucleo masochistico erogeno primario e della legge che
governa il suo funzionamento, il principio di piacere” (Rosemberg, 2007 p. 62).
Ma cosa rende così uniti il principio di piacere con il masochismo?
Paradossalmente all’inizio Freud vedeva nella funzione del principio di piacere la
riduzione a livello zero dell’eccitazione e quindi lo scopo prefissato era uguale a
quello della pulsione di morte. “L’influenza del masochismo sulla concezione di
principio di piacere fa che quest’aspirazione auto-distruttrice verso il piacere
assoluto è evitata e che il principio di piacere è vissuto in maniera più relativizzata”
(Rosemberg, 2007 p.63).
La modificazione del principio del piacere sulla base di questo paradosso porta a
domandarci “… il piacere masochistico diviene il modello del piacere?” (Rosemberg,
2007 p.63).
L’autore risponde affermativamente sostenendo “Anche il piacere diviene una
combinazione di piacere e dispiacere che richiude nel suo seno una dose variabile ma
inevitabile di masochismo” (Rosemberg, 2007 p.63).
Questo piacere-dispiacere varia. In alcuni momenti quando la componente relativa
al dispiacere tende verso lo zero allora si avrà uno stato di piacere, mentre quando
la componente del piacere tende a cancellarsi si proverà dispiacere.
B-Masochismo, principio di piacere e continuità-temoralità interna
Affrontando l’aspetto qualitativo del principio di piacere e il suo legame con il
masochismo Freud introduce il concetto di ritmo e di tempo.
Partendo dalle prime teorizzazioni Freud definisce il principio di piacere sulla base
della quantità di eccitazione e solo successivamente gli attribuisce anche un aspetto
qualitativo che corrisponde a un intricazione pulsionale. Questo ci riporta
nuovamente al masochismo.
Freud nel 1911 in “Precisazioni sui due principi dell’accadere psichico” evidenzia
che non c’è un organizzazione che dipenda completamente dal principio di piacere
perché c’è sempre anche l’influenza del principio di realtà. Freud in questo testo
esamina come lo stato psichico di quiete possa venire turbato dai bisogni interni. Per
questo il bambino originariamente, per fare fronte alla situazione frustrante,
realizza l’allucinazione del desiderio. La mancata soddisfazione fa sì che il bambino
abbandoni questo meccanismo. “L’apparato psichico ha dovuto risolversi a
rappresentare a se stesso, anziché le condizioni proprie, quelle reali del mondo
esterno, e a sforzarsi di modificare la realtà. Con ciò si è instaurato un nuovo
principio di attività psichica: non è più stato rappresentato quanto era piacevole, ma
ciò che era reale anche se doveva risultare spiacevole”. E ancora in una nota, che cita
anche Rosemberg (2007, p. 64) nel suo scritto, Freud (2007, p.454) dice “… si
obietterà giustamente che una simile organizzazione, che è schiava del principio di
piacere e che trascura la realtà del mondo esterno, non potrebbe mantenersi in vita
neanche per un breve momento, per cui si dirà che essa non può essersi realizzata
affatto; l’utilizzazione di una finzione di questo genere si giustifica tuttavia se si
considera che il lattante – purché vi s’includano le cure materne – realizza
pressappoco un tale sistema psichico. Egli allucina probabilmente l’appagamento dei
suoi bisogni interni, rivela, mediante la scarica motoria dell’urlare e del dimenarsi, il
suo dispiacere quando aumentano gli stimoli e manca il soddisfacimento che ha
allucinato. Soltanto più tardi, da bambino, egli impara a usare intenzionalmente
queste reazioni di scarica come mezzi di espressione. Poiché le cure del lattante
rappresentano il modello delle cure successive del bambino, egli impara a usare
intenzionalmente queste reazioni di scarica come mezzi di espressione. Poiché le
cure del lattante rappresentano il modello delle cure successive del bambino, il
dominio del principio di piacere può propriamente cessare soltanto con il completo
svincolamento psichico dei genitori.”.
Questa citazione, evidenziando la capacità dell’individuo di sopportare il dispiacere,
ci ripropone il collegamento tra masochismo e principio di piacere. Rosemberg
sottolinea che non si può pensare alla trasformazione del principio di piacere in
principio di realtà se non subentra una capacità di sopportare il dispiacere. “
Altrimenti detto, è perché il principio di piacere ingloba il piacere masochista, è
perché egli implica la possibilità del piacere del dispiacere, che si può trasformare in
principio di realtà” (Rosemberg, 2007 p.65).
E’ qui che si accenna alla possibilità che l’apparato psichico potrà essere distrutto se
sarà dominato esclusivamente dal principio di piacere. Per questo “il principio di
piacere si trasforma in funzione del masochismo, l’esistenza e la durata de
l’organizzazione psichica dipenderà dal masochismo” (Rosemberg, 2007 p. 65).
Se l’eccitazione crea dispiacere noi la possiamo comprendere solo attraverso il
masochismo come capacità di sopportare il dispiacere. Freud sottolinea molto bene
nei suoi scritti come l’apparato psichico deve imparare a differire la scarica della
tensione e come questa capacità sarà strettamente collegata alla nascita del
pensiero. Cito Freud (2007, p. 456) “Il pensiero fu dotato di proprietà che resero
possibile all’apparato psichico di sopportare l’aumentata tensione degli stimoli
durante il differimento della scarica.”
La capacità di sopportare il dispiacere e di rinviare il piacere è legato anche al
principio di realtà, ma come sottolinea Rosemberg (2007, p. 65) “… il principio di
piacere non può modificarsi in principio di realtà …. Senza che egli stesso abbia in
germe questa possibilità di rinviare il piacere, cioè questa capacità di sopportare il
dispiacere. Altrimenti detto, è perché il principio di piacere ingloba il piacere
masochistico, è perché egli implica la possibilità del piacere del dispiacere, che si
può trasformare in principio di realtà”.
Introducendo il concetto di rinvio del piacere noi dobbiamo esaminare anche quello
di soddisfazione allucinatoria del desiderio. Quando Freud parla della soddisfazione
allucinatoria del desiderio si riferisce a un particolare stato del bambino che è quello
di angoscia per il mancato soddisfacimento. Questo legame è fondamentale per la
sopravivenza dell’individuo, perché se la soddisfazione allucinatoria servisse non a
ridurre lo stato di angoscia, ma ad annullarla l’individuo non ricercherebbe più la
soddisfazione e morirebbe. La sopportabilità dello stato di angoscia è così possibile
perché c’è un masochismo che vi opera. Rosemberg rende evidente che la parte della
pulsione di morte che non è proiettata all’esterno e che viene legata libidicamente
per formare il masochismo erogeno primario permette di sopportare il dispiacere e
lo stato di angoscia alla base di tutte le forme di dispiacere.
Quest’apparato concettuale sottolinea la componente temporale del masochismo.
L’individuo deve sapere aspettare prima di effettuare la scarica.
Cito l’autore (2007, p.67) “Il masochismo assicura la durata, la continuità interna, è il
punto che lega l’atemporalità dell’Es alla temporalità specifica del sistema preconscioconscio o, nella nuova topica, dell’Io cosciente e inconscio. Il masochismo è la
condizione e la prima forma di lavoro del preconscio della temporalità pre-conscia
che fonda, determina il “tempo” che noi rincontriamo nella clinica. E’ la condizione
della processività psichica e interviene nel processo analitico per il fatto stesso che
questo può svolgersi, cioè che il paziente può sopportare la seduta, che non
interrompe il trattamento o, al contrario, che l’analisi non diviene interminabile”.
Per tutti questi elementi che il masochismo contiene in se possiamo facilmente
renderci conto della sua portata a livello clinico. Un sottoinvestimento o al contrario
un sovrainvestimento masochistico nella cura condurrà a delle ripercussioni sul
lavoro clinico: delle interruzioni del trattamento o al contrario dei trattamenti
interminabili. E’ perciò necessario che il masochismo primario sia presente nel
lavoro analitico senza ostacolarne il percorso.
II/ IL MASOCHISMO EROGENO PRIMARIO: MASOCHISMO E PROIEZIONE
Per Freud il masochismo secondario si va ad aggiungere al masochismo primario. Il
masochismo secondario è l’introiezione della pulsione di distruzione specifica del
movimento sadico che era stato proiettato all’esterno. Questa introiezione porta a
una regressione alla situazione primaria.
A – La problematica del masochismo erogeno primario
1/ masochismo e coeccitazione
Freud vuole capire il collegamento tra sadismo e masochismo partendo dal
masochismo. “Il sadismo deve essere, in ultima istanza, un masochismo, un
masochismo vissuto attraverso il sadismo …” (Rosemberg, 2007, p.69). Andiamo più a
fondo: il sadico vive attraverso la proiezione sull’oggetto il suo masochismo, così il
masochista deve in qualche modo nella relazione con l’oggetto vivere la sua parte
sadica. “E’ il masochismo erogeno primario che mostra la possibilità di erotizzare il
dolore e il dispiacere in generale, è a partire dal masochismo che la vita è aperta per
la comprensione della possibilità di erotizzazione di tutte l’eccitazione, quelle che
siano”. (Rosemberg, 2007 p. 69).
Ciò che è determinante “… è il fatto che l’essere umano possa sopportare l’eccitazione
sessuale stessa prima che la scarica si produca” (Rosemberg, 2007 p. 70).
2/ masochismo e soddisfazione pulsionale
Rosemberg cita Freud nel “Il problema economico del masochismo” (2000, p.9) che
dice “La libido ha il compito di mettere questa pulsione distruttiva nell’impossibilità
di nuocere, e assolve questo compito dirottando gran parte della pulsione distruttiva
verso l’esterno, contro gli oggetti del mondo esterno (ben presto le viene in aiuto un
particolare sistema dell’organismo, l’apparato muscolare). La pulsione prende allora
il nome di pulsione di distruzione, di appropriazione, di volontà di potenza. Una
parte di questa pulsione è messa direttamente al servizio della funzione sessuale nel
cui ambito ha un ruolo importante da svolgere. E’ questo il vero e proprio sadismo.
Un’altra parte, invece, non viene estroflessa, permane nell’organismo, e con l’aiuto
dell’eccitamento sessuale concomitante che abbiamo menzionato sopra viene
libidicamente legata. In questa parte dobbiamo riconoscere il masochismo
originario, erogeno”.
Per queste ragioni dobbiamo ipotizzare che il masochismo erogeno primario è la
base e l’essenza del masochismo e di tutte le forme del masochismo.
Quello sul quale noi dobbiamo riflettere è che il bambino deve anche provare
l’esperienza della frustrazione e per farvi fronte deve essere in grado di soddisfare
allucinatoriamente il suo desiderio. Questa esperienza, come abbiamo visto sopra, è
legata alla capacità di rinviare la soddisfazione, ma soprattutto di vivere la delusione
del mancato appagamento. Solo in questo modo può nascere il principio di realtà.
Ne “Il problema economico del masochismo” si sottolinea che la pulsione di morte
non deve trovare la strada verso la soddisfazione e che l’unico modo per non
raggiungere la distruzione è accedere al masochismo erogeno. Il masochismo “è
divenuto il mezzo della non-soddisfazione della pulsione di morte” (Rosemberg, 2007
p. 72). E ancora “ … se il masochismo può impedire la soddisfazione di una pulsione, è
sufficiente che si applichi a un’altra pulsione che alla pulsione di morte, alla pulsione di
vita, alla libido e/o alla pulsione di autoconservazione, perché paradossalmente si
trasformi da masochismo guardiano della vita in masochismo mortifero”.
Per questo “… ciò che è profondamente minacciante nel masochismo è che con il
segnale-avvertimento (il dispiacere) può fare rinunciare (impedire) la soddisfazione
de bisogni vitali, e mettere anche la vita in pericolo” (Rosemberg, 2007 p.73). Come
ad esempio nei pazienti che si auto-mutilano o nelle anoressie, ecc …
3/ Masochismo e soggetto
(insufficienza della proiezione come risposta alla distruttività interna)
a-Qualche considerazione sulla proiezione primaria
Freud parla della proiezione verso l’esterno della distruttività. La proiezione è la
difesa fondamentale che l’Io arcaico utilizza per fare fronte alle minacce interne.
Infatti l’Io arcaico purificato introietta gli oggetti fonte di piacere e proietta fuori ciò
che crea dispiacere. Come fa bene notare l’autore la proiezione primaria costituisce
l’oggetto esterno e oggetto, mondo esterno, odio verranno vissuti come la stessa
cosa. Perché la proiezione possa verificarsi bisogna che ci sia un soggetto o un Io che
la determini e un oggetto esterno che la accolga. “Questo supporto proiettivo non è
un oggetto nel senso pieno della parola, perché non è investito e non lo verrà che
dopo che la proiezione si effettua su di lui” (Rosemberg, 2007 p.73).
Tra le proiezioni come difesa dell’Io arcaico c’è anche la soddisfazione allucinatoria
del desiderio è un’ altra difesa proiettiva dell’Io arcaico. Questa è una proiezione
introiettabile e introiettata e permette la costruzione dell’oggetto interno. Qui
Rosemberg suggerisce che quando Freud parla d’introiezione del buono si riferisce
proprio a questo meccanismo. Queste due forme di proiezione sono le difese
principali dell’Io primario. Dal 1924 con “Il problema economico del masochismo”
tutto questo resta vero “… a condizione che lo si riferisca a delle rivendicazioni della
libido dove la caratteristica è di tendere verso la soddisfazione per l’oggetto”
(Rosemberg, 2007 p. 75).
b-Insufficienza della proiezione primaria; masochismo e soggettività
Abbiamo sottolineato più volte come la proiezione riesce a spostare all’esterno gran
parte della pulsione di morte, ma che una parte rimane all’interno dell’organismo e
con l’aiuto della coeccitazione sessuale forma il masochismo erogeno primario.
Questo ci fa vedere che la proiezione non riesce da sola a gestire tutto il carico della
pulsione di morte. Infatti la pulsione di morte non passa solo attraverso l’oggetto,
ma colpisce primariamente il soggetto. “C’è bisogno dunque di un mezzo di difesa
specifico che è, ci dice Freud, l’intricazione pulsionale primaria, o masochismo
erogeno primario, che ha la caratteristica di essere una difesa del soggetto per il
soggetto, senza l’intermediario dell’oggetto esterno e dell’oggetto tout court”
(Rosemberg, 2007 p. 75). E ancora “E’ la caratteristica e anche l’essenza del
masochismo che costituiscono una tale relazione, e inversamente, solo il masochismo
offre al soggetto la possibilità di vivere se stesso direttamente, senza mediazioni”
(Rosemberg, 2007 p. 75).
Infine il masochismo ci pone di fronte al concetto di tempo. Sappiamo come
l’inconscio sia atemporale e che la strutturazione della rappresentazione astratta di
tempo derivi dal lavoro del sistema percezione-coscienza. “… E’ dunque l’autopercezione, parte integrante di questa relazione di se a sé che il masochismo
realizza, che è la sorgente della rappresentazione del tempo. E’ dunque il
masochismo che rende nello stesso tempo possibile il riconoscimento del soggetto
per se stesso e gli da nello stesso tempo la possibilità di avere una storia, di ordinare
la sua vita interiore nel tempo” (Rosemberg, 2007 p.77).
c-Masochismo e costituzione dell’Io primario
Rosemberg (2007, p.77) sottolinea nuovamente “se il masochismo primario … è il
punto d’incontro del soggetto con se stesso, egli diviene allora il luogo dove il
soggetto nasce a se stesso, dove l’Io si costituisce”.
Quindi il soggetto nasce da un’intricazione pulsionale. Per Freud è molto importante
evidenziare che l’intricazione pulsionale permette la strutturazione primaria
dell’apparato psichico. Inoltre “l’intricazione pulsionale primaria, o masochismo
primario, è il tratto di unione tra l’organico e lo psichico” (Rosemberg, 2007 p.78).
Tuttavia non bisogna tralasciare di evidenziare che la possibilità nell’infante di
arrivare a un impasto pulsionale è strettamente legato alla relazione che costruisce
con l’oggetto materno.
Nell’ambivalenza vediamo l’investimento pulsionale doppio dell’oggetto, un impasto
pulsionale non riuscito. “L’ambivalenza è una costante dell’investimento d’oggetto,
noi troviamo secondo il grado d’ambivalenza più o meno intricazione pulsionale in
una corrispondenza inversamente proporzionale: più ambivalenza, meno
intricazione” (Rosemberg, 2007 p. 78).
“Questa descrizione dell’intricazione pulsionale condizionata e fatta per
l’intermediario dell’oggetto corrisponde a quello che si può chiamare intricazione
pulsionale secondaria; l’intricazione primaria, per contro, si gioca attorno all’Iosoggetto, è questo qui è piuttosto condizionato nella sua esistenza per l’intricazione
pulsionale. L’io non può formarsi senza che la pulsione di morte sia legata…” E ancora
“Il masochismo erogeno primario è anche la condizione della formazione dell’Io, e,
nello stesso tempo, la prima forma di strutturazione-organizzazione dell’Io” e di
seguito “il masochismo è il posto limite dove le cose si legano; è legando la pulsione di
vita alla pulsione di morte che si costituisce il primo nodo psichico durevole”
(Rosemberg, 2007 p. 79).
Il masochismo erogeno primario si realizza di fronte all’angoscia primaria
erotizzata, ed è in questo momento che si forma l’Io arcaico e il soggetto si riconosce
in quanto tale. Ma il masochismo è anche la fonte della temporalità interna e della
via auto-erotica cioè della perversione polimorfa infantile.
L’impasto pulsionale che permette la costruzione del nucleo masochistico primario
avviene grazie alla presenza della figura materna che ne determina il valore
qualitativo. Se al contrario la madre non riesce a svolgere questa funzione il
bambino sarà minacciato continuamente dalla possibilità di perdere la propria
continuità dell’Io. Ad esempio “Anche la scissione dell’Io psicotico realizza la
discontinuità del funzionamento dell’Io, lui stesso conseguenza di una faglia
(disfunzionamento) del nucleo masochistico primario” (Rosemberg, 2007 p.79).
4/ Masochismo e oggetto
“… l’ipotesi più probabile è che l’intricazione pulsionale (il masochismo) è primo e
primario e che la proiezione è secondaria e dipende, per effettuarsi, dall’intricazione
pulsionale” (Rosemberg, 2007 p.81).
Come si è visto lo Io-soggetto è influenzato dall’intricazione pulsionale e quindi dal
masochismo.
Tuttavia lo slegamento pulsionale può sempre avvenire indebolendo la struttura del
masochismo erogeno primario. Lo vediamo ad esempio nei melanconici. Così il
masochismo erogeno primario da guardiano della vita passa a essere mortifero
minacciando la sopravvivenza psichica.
Rosemberg si sofferma su una citazione di Freud che mette in luce come il
masochismo è identico al sadismo. Per l’autore la citazione è inesatta, imprecisa.
Abbiamo visto che una parte della pulsione di morte è proiettata all’esterno e l’altra
rimane all’interno dell’individuo e formerà il masochismo propriamente detto. Ma
l’autore (2007, p.81) fa notare “… che quello che viene proiettato all’esterno non è la
pulsione di morte pura ma il masochismo, cioè la pulsione di morte già legata, legata
al minimo, alla libido. Anche, se quello che è proiettato all’esterno e che diviene il
sadismo, è il masochismo, il sadismo diventa anche un masochismo proiettato, quello
che fonda teoricamente la primarietà del masochismo sul sadismo. Questo precisa il
senso fondamentale del sadismo: è un masochismo vissuto proiettivamente
attraverso l’oggetto, una difesa necessaria per rapporto al masochismo primario che
senza questo occuperebbe solo tutto lo spazio, isolerebbe l’Io dall’oggetto e
diventerebbe anche mortifero”. E ancora “… il contenuto pulsionale della proiezione
… è sempre la proiezione del risultato dell’intricazione pulsionale, è per suo contenuto
la proiezione dell’unione pulsionale”. Tutto questo ci fa notare come ogni proiezione
abbia un doppio contenuto pulsionale. Quindi rispetto alle due forme di proiezione
che abbiamo preso in esame “nella proiezione del malvagio si può supporre un
apporto relativamente più importante della pulsione di morte, dell’aspetto distruttivo,
allora che nella soddisfazione allucinatoria del desiderio si avrà una migliore
integrazione, un miglior legame della pulsione di morte per la libido, e anche il
contenuto di questa proiezione diviene introiettabile e introiettata” (Rosemberg,
2007 p. 82).
L’intricazione pulsionale perciò è determinante per la costituzione dell’oggetto
esterno come di quello interno. Possiamo così dedurre che il masochismo rende
possibile le relazioni d’oggetto “… che vuole dire che permette la relativa nonsoddisfazione, la non-scarica immediata (inerente a una relazione d’oggetto durevole),
e noi ritroviamo i temi che abbiamo visto a proposito della relazione del masochismo
al principio di piacere” (Rosemberg, 2007 p. 83).
B-Masochismo mortifero e masochismo guardiano della vita
Ricordiamo che il masochismo erogeno primario è il nucleo masochistico
permanente dell’ Io e prevede non soltanto la scarica, ma anche l’eccitazione. Il
masochismo erogeno primario diventa guardiano della vita perché permette il
legame quindi l’investimento dell’eccitazione; infatti senza eccitazione non ci
sarebbe vita, ma la morte. Secondo quello che riferisce Freud “ … senza l’intricazione
pulsionale primaria (masochismo erogeno) la legge del funzionamento della
pulsione di morte (principio di Nirvana) tende a escludere tutta l’eccitazione della
materia organica facendola regredire all’inorganico” (Rosemberg, 2007 p.83).
Ribadiamo quindi che il masochismo erogeno, garantendo l’eccitazione, svolge la
funzione di guardiano della vita psichica. La possibilità di mantenere un continuum
di eccitazione, senza essere immediatamente spinti alla scarica o di mantenere un
livello minimo di eccitazione dopo la scarica, permette che non si creino rotture
pericolose nell’apparato psichico. Inoltre la presenza dell’eccitazione nel
meccanismo di soddisfazione allucinatoria del desiderio è necessaria allo sviluppo
della vita fantasmatica. Se l’individuo dovesse provare un vuoto interiore che
minaccia la vita fantasmatica il soggetto sentirebbe il bisogno di investire
masochisticamente (masochismo secondario) per ristabilire la funzione di
guardiano della vita psichica.
Alla domanda “cos’è il masochismo mortifero?” Rosemberg (2007, p.84) ci risponde
“… il masochismo mortifero è un masochismo che è riuscito troppo bene. Questo vuole
dire che il soggetto investe masochisticamente tutta la sofferenza, tutto il dolore,
tutto il territorio del dispiacere o quasi”. Questo lo vediamo nei pazienti che
s’infliggono mutilazioni, ma non sentono dolore.
Rosemberg (2007, p.84- 85) ci dice che questi pazienti “ trovano il loro piacere
esclusivamente (o quasi) nel vissuto di eccitazione per un investimento maggiore di
questo qui. Il corollario di questa attitudine è che la scarica come soddisfazione
oggettuale diviene al limite superflua, e in ultima istanza impossibile. Il masochismo
mortifero si definisce dunque ancora, e questa è la sua seconda definizione, come
piacere dell’eccitazione a svantaggio del piacere della scarica intanto che
soddisfazione oggettuale … Gradualmente che questo spostamento dalla
soddisfazione (scarica) oggettuale all’eccitazione si produce, noi passiamo dal
masochismo guardiano della vita al masochismo mortifero, vero masochismo
patologico” . Interessante a questo proposito è il lavoro di E. e J. Kestemberg
sull’anoressia.
Per Rosemberg (2007, p. 85) il masochismo mortifero può essere anche definito
“autismo masochistico” perché l’abbandono della soddisfazione oggettuale è
l’abbandono dell’oggetto.
Non c’è vita psichica senza l’oggetto.
Quindi se il masochismo di vita è diretto verso l’oggetto il masochismo mortifero lo
blocca. Inoltre se il masochismo di vita è difesa verso la distruttività all’opposto
quello mortifero, mettendo fuori gioco la libido e le pulsioni di autoconservazione,
conduce alla morte.
Il sovrainvestimento masochistico dell’eccitazione contenuta nell’angoscia primaria
influenzerà l’accesso alla soddisfazione allucinatoria del desiderio. Questo avrà
come conseguenza la riduzione della vita fantasmatica e la conseguente costruzione
dell’oggetto interno. Lo stesso per la proiezione e l’oggetto esterno. Per questo si
parla di una compromissione del sistema difensivo soprattutto proiettivo.
Cito Rosemberg (2007, p.85) “ … è un masochismo che tende al limite a rendere inutile
la proiezione e attraverso a ella la relazione d’oggetto; assicura l’essenziale della
difesa contro la distruttività interna e lascia poco spazio, in quest’area anche, alla
proiezione”. Quello che emerge è quindi l’importanza del masochismo rispetto alla
proiezione.
Riflettiamo insieme su questo elemento importante che è la distruttività.
Il sadismo non è solo legato alla pulsione sessuale, ma comprende anche la pulsione
di distruzione. Questo è visibile nel sado-masochismo morale. L’introiezione del
sadismo ci indica che il masochismo sta diventando mortifero. Il sadismo diventa
così una difesa verso un masochismo che sta diventando mortifero. L’introiezione
del sadismo e la sua trasformazione in masochismo fa emergere come il masochismo
passi da essere guardiano della vita a essere mortifero.
Sottolineiamo “E’ il nucleo masochistico primario, che permane nell’Io, che rende
accettabile l’eccitazione suscitata per l’oggetto e assicura in questo modo la
continuità interna: è quello che permette l’azione dei meccanismi di difesa nevrotici
e il lavoro interno, e impedisce anche all’eccitazione di divenire (salvo eccezioni)
traumatica e la scarica di essere brutale “svuotante” (= tendenza a esaurire
l’eccitazione) ” (Rosemberg, 2007 p.86). Le patologie che mostrano un livello
importante di masochismo mortifero sono l’anoressia mentale e le psicosi non
deliranti. “Noi pensiamo che la psicosi si caratterizzi, dal punto di vista del
masochismo, per un disfunzionamento importante del masochismo primario, del
nucleo masochistico erogeno dell’Io.” (Rosemberg, 2007 p. 87). Ma come pensare
che una psicosi non delirante sia così intrisa di masochismo mortifero?
Ce lo spiega l’autore (p. 87) quando dice “… il masochismo che noi constatiamo
sintomaticamente è un masochismo secondario, e che questi psicotici lo utilizzano
giustamente per colmare le lacune del masochismo primario. E’ un senso di
“guarigione” nel senso analitico della parola, comparabile a quello di altri psicotici
che realizzano una tale guarigione per il delirio, per la creazione di un neo-oggetto
delirante chiamato a colmare le faglie della costituzione dell’oggetto primario”.
Anche il masochismo morale o forme tenui di reazioni terapeutiche negative nel
nevrotico possono essere espressione di un masochismo secondario. Nel nevrotico
queste forme di masochismo possono essere assunte quando le sue difese risultano
insufficienti a gestire la sofferenza e il senso di colpa cioè quando non riesce più a
mantenere il suo “equilibrio” nevrotico.
Quando c’è un elevato livello di eccitazione che diventa insopportabile il nucleo
masochistico viene minacciato. Per gestire questo momento di possibile
disintegrazione pulsionale e quindi di possibile danneggiamento del nucleo
masochistico, l’Io re-introietta il sadismo e lo trasforma in masochismo secondario.
Il masochismo però può assumere diverse forme, ma riuscirà a mantenere la sua
capacità di guardiano della vita se terrà vivo l’investimento oggettuale.
Il masochismo secondario noi lo osserviamo nei nevrotici e in certi casi di psicosi,
ma “Quello che passa dagli anoressici mentali e da altri psicotici che mostrano un
masochismo mortifero importante- preponderante è di un altro ordine. Non è più di
masochismo secondario oggettuale, perché c’è dissoluzione progressiva del sadismo
che, al limite, non è più conservato e tende a sparire” (2007, p.88). Per evitare lo
slegamento del nucleo masochistico l’Io deve sacrificare il sadismo, ritirando la
libido dall’investimento oggettuale per reintroiettarla. In questo modo si può
rafforzare così il nucleo masochismo e ritrovare il legame con la pulsione di morte.
Rosemberg conclude il suo articolo soffermandosi sulla presenza del masochismo
nel paranoico. “Il masochismo secondario di “guarigione” è vissuto per i paranoici in
differenti maniere, più o meno manifeste, ma noi crediamo che si trovi al cuore
stesso del delirio di persecuzione. La persecuzione paranoica ha, come si sa, più
sensi: è una gratificazione narcisistica megalomanica (non importa chi è
perseguitato), ella conserva rigidamente la relazione d’oggetto come difesa da tutte
le regressioni narcisistiche (vissute come annientamento), ma è anche una
significazione di godimento masochistica, il persecutore è stato vissuto come oggetto
sadico” (p. 90).
Il sadismo diventa una difesa necessaria verso un masochismo mortifero e questo è
possibile grazie al ruolo della proiezione.
Terminiamo qui questo viaggio con Benno Rosemberg citando le ultime righe di
questo interessante articolo sperando che possa aiutarci ancora a riflettere sulla
ricchezza e potenzialità di questo concetto “… Il masochismo è il migliore bastione
contro la distruttività, è in primo luogo contro la distruttività interna, ma può
divenire suo strumento privilegiato” (Rosemberg, 2007 p. 91).
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