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L`attrattiva del tempo moderno

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L`attrattiva del tempo moderno
I
NOTIZIE DALLA MARIAPOLI PERMANENTE
·
REDAZIONE: LOPPIANO - 50064 INCISA VA
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO IV (70%)
L'attrattiva del tempo moderno
CCO
E
la grande attrattiva
del tempo moderno:
penetrare nella più alta contemplazione
e rimanere mescolati fra tutti,
uomo accanto a uomo.
Vorrei dire di più: perdersi nella folla,
per informarla del divino,
come s'inzuppa
un frusto di pane nel vino.
Vorrei dire di più:
fatti partecipi dei disegni di Dio
sull'umanità,
segnare sulla folla ricami di luce
e, nel contempo, dividere col prossimo
l'onta, la fame, le percosse, le brevi gioie.
Perchè l'attrattiva
gel
nostro, come di tutti i tempi,
è ciò che di più umano e di più divino
SI
possa pensare,
Gesù e Maria:
il Verbo di Dio, figlio d'un falegname;
la Sede della Sapienza, madre di casa.
Chiara Lubich
---_..
--
nella città
«
F
u in quei giorni che, aprendo il
Vangelo e leggendo il brano
della perla preziosa, per la
quale il ricco commerciante vende tut­
to quello che possiede, esso ci si svelò
nella sua profondità. Valeva la pena
perciò vendere tutto, vendere l'intellet­
tualismo, il criticismo, i beni di questa
terra, una carriera .... Tutto valeva la pe­
na di vendere, pur di comperare que­
sta perla preziosa che avevamo trova­
to: Cristo vivente in una comunità di
persone».
Così si esprime don Pasquale Foresi, il
primo focolarino sacerdote, ricordan­
do i giorni in cui venne in contatto con
Trento, piazza Cappuccini.
AI numero 2 il piccolo
appartamento del primo focolare
femminile.
quel gruppetto di giovani che, a Trento,
sulle orme di Chiara e delle sue com-
editoriale
Dare tutto
"O tutto o niente" sembra, spesso,
essere il motto dei giovani, di tutti i
giovani in generale. Un motto che in
molti casi ha portato a scelte difficili,
a volte tragiche, ma che è anche stato
alla base di atti eroici, di vite spese in­
teramente, senza mezze misure, al
servizio degli altri.
Forse è proprio la sete di totalitarietà
quel qualcosa che i giovani ricono­
scono d'avere in comune e che li ren­
de disponibili a qualsiasi esperienza,
anche a quelle che appaiono mag­
giormente gravide di conseguenze
serie, coinvolgenti tutta la loro esi­
stenza.
L'idea di dare tutto affascina anche
molti dei giovani che vivono qui a
Loppiano.
Sono i "focolarini" che, di fronte alle
proposte più ardite di Gesù, come
quel "Vieni e seguimi" che ha scon­
volto il giovane ricco, rispondono:
«Sì, o tutto o niente;>.
Anche loro vengono qui a Loppiano
per vivere in una originale scuola, una
scuola di vita che si propone una me­
ta ardua: formare uomini e donne che
sappiano essere nel mondo strumen­
ti di unità, distributori di gioia.
Questo numero del nostro notiziario,
dopo quelli che ci hanno fatto cono­
scere le scuole dei gen, dei sacerdoti
e delle famiglie, lo dedichiamo intera­
mente a loro.
"Ho trovato
la perla preziosa"
i focolarini si presentano
pagne, avevano voluto formare il primo
"focolare" maschile del mondo.
È l'esperienza, oggi, di centinaia di gio­
vani, ragazze e ragazzi, che desidera­
no vivere lo stile di vita che Gesù pro­
pone.
E arrivano a decine e decine ogni anno,
qui a Loppiano, dopo aver fatto un pas­
so decisivo, quello di lasciare la fami­
glia, la patria, il lavoro, spinti dall'esi­
genza di vivere alla lettera, tra le altre,
anche quella frase di Gesù che dice:
"Chi non lascia padre, madre, campi ...
non è degno di me».
È difficile,
quasi impossibile, per tanti,
tradurre in parole i connotati di quella
spinta, di quell'esigenza. Qualcuno,
guardando indietro, non può far altro
che ricondurre tutto al desiderio pre­
potente di rispondere, nel modo più
adeguato possibile, all'amore di Dio,
un amore così personale, così profon­
blematica: mio fratello, per frequentare
do, da trasformare tutto ciò che tocca.
l'università, era costretto a trasferirsi in
È
il caso di Gabriella, argentina, e di
Martin, un giovane svizzero.
un'altra città; così mia madre, vedova
da alcuni anni, sarebbe rimasta sola
"Conoscevo da poco il Movimento gen,
col nonno ormai tanto anziano.
l'espressione giovanile del Movimento
Contemporaneamente, dentro di me,
dei Focolari
è Gabriella che parla -
andava maturando un'esigenza. Viven­
quando sentii parlare della cittadella di
do ad O'Higgins, con altre gen, mentre
-
O'Higgins, una piccola Loppiano a po­
approfondivo la spiritualità dell'unità,
chi chiloll)etri da Buenos Aires. Desi­
sentivo crescere il mio rapporto con
deravo fare un'esperienza di unità pro­
Dio, dal quale ogni giorno di più mi sen­
fonda, ventiquattro ore su ventiquattro.
tivo amata. Era soprattutto sconvol­
Per questo decisi di andare a vivere lì
gente la scoperta dell'immenso amore
per un periodo.
di quel Dio che, inchiodato su una cro­
Proprio in quell'arco di tempo, però, la
situazione a casa mia diventava pro-
2
Gabriella, argentina
ce, si sente abbandonato da tutti, perfi­
no dal Padre suo, lo stesso Pad re che
gli aveva chiesto di affrontare quei tre­
Anche i focolarini, così come i gen, i vo­
mendi supplizi. Quel Dio aveva gridato
lontari, i sacerdoti del Movimento, pun­
il suo dolore per me, aveva sofferto e
tano lì, anzi sembra che siano stati
pianto per me. Di più non poteva darmi.
messi da Dio nelle condizioni più adat­
E io, che l'avevo incontrato, come avrei
te per incarnare questo modello. E vie­
potuto rispondere al suo amore, se non
ne da dire che a Loppiano è particolar­
dandogli anch'io il mio tutto?
mente evidente questa identità del fo­
Era come se Lui mi dicesse: "Vuoi dar­
colarino col tipo del bambino evangeli­
mi tutto? Seguimi, spendi la tua vita, a
co.
tempo pieno, per costruire l'unità là
Forse perchè sono giovani, forse per­
dove non c'è".
chè hanno tagliato da poco ogni lega­
Gli dissi il mio sì. Poi il lasciare 'padre,
me con la vita precedente, forse per­
madre, campi. . .' vè nne di conseguen­
chè
za, una conseguenza che in tanti mo­
cuore il momento in cui hanno sentito il
hanno ancora freschissimo in
menti ha fatto sentire il suo doloroso
potente richiamo di Gesù che li invita­
peso da entrambe le parti, ma che non
va a seguirlo, certo è che vedendoli
è mai stata motivo di tentennamenti di
riaffiora spesso alla mente la figura del
fronte a quella esigenza totalitaria che
"popo".
Dio stesso - e questo era chiaro sia
Alcuni di loro, riannodando il filo d'oro
per me che per mia madre - mi aveva
della loro storia personale, che li ha
messo dentro».
condotti fin qui, fanno chiaramente ri­
Martin, svizzero
ferimento a questo amore paterno di
«Ero un bravo ragazzo - dice Martin -
Dio, che li ha portati per mano, rimuo­
un cristiano praticante, ma il mio rap­
vendo ogni ostacolo e strappandoli da
porto con Dio era intellettuale, teorico.
circostanze che apparivano incontra­
Ammiravo i santi, ma non pensavo che
fosse possibile imitarli. Conoscendo il
stabili. È l'esperienza di Mi Sook, della
Corea.
Movimento dei Focolari, ho capito in­
«Mio padre si era trasferito negli Stati
vece che il Vangelo poteva, anzi dove­
Uniti già da tempo. Noi avremmo dovu­
va essere vissuto. A poco a poco m i so­
to raggiungerlo di lì a qualche mese.
no reso conto che Dio mi dava tutto,
Così, mentre si dava il via ai preparativi,
anche la libertà assoluta e quindi la
per me iniziava un periodo di grande
possibilità di usare questa libertà dan­
travaglio. Avevo già espresso il deside­
dola tutta a Lui.
rio di entrare in focolare e sarei stata
Ed è stato proprio questo suo amore
felice di restare nella mia città per rea­
che arrivava perfino a rispettare così
lizzare quel sogno. Ma non era così fa­
cile...
profondamente la mia libertà, che mi
ha fatto decidere: nessuno mi costrin­
Mio fratello più piccolo non aveva an­
geva ad intraprendere l'una o l'altra
cora fatto il servizio militare, eppure la
strada, nemmeno Dio stesso. Per tanto
legge gli permetteva di uscire dal pae­
tempo
se in caso di trasferimento dell'intera
ho
aspettato
che
arrivasse
qualcosa che mi facesse capire con
famiglia. Quell"intera' era il mio proble­
certezza quello che Lui voleva da me.
ma: se fossi rimasta in Corea avrei reso
Certo c'erano molte cose che mi face­
Mi-Sook, coreana
vano pensare d'essere fatto per il foco­
inapplicabile quella legge al caso di
mio fratello e l'avrei costretto a sepa­
lare, ma tanti altri argomenti erano a fa­
rarsi dal resto della famiglia. Per me era
vore del no: una scelta così impegnati­
Anche Chiara e le sue prime compa­
un dilemma:
va faceva paura ... Eppure proprio in
gne, negli anni '40, non smentivano la
mente significato perdere i contatti col
questa situazione il silenzio di Dio, che
tradizione: erano le "pope" di Piazza
Movimento - visto che la destinazione
significava per me piena libertà, è stato
Cappuccini. Così, insieme a quell'ine­
dei miei era uno stato nordamericano a
l'argomento più convincente.
sauribile patrimonio spirituale che ha
migliaia di chilometri dal più vicino fo­
Ora la mia unica preoccupazione è
fatto il giro del mondo, abbiamo visto
colare -e dire forse addio per sempre
quella di essere disponibile al massi­
partire da Trento ed esportare all'este­
al mio sogno.
mo al lavoro che lui vuoi fare in me, di
ro anche quel simpatico nomignolo.
Non sapevo proprio cosa fare. Ricordo
stare al suo gioco, di non ritirarmi mai.
Naturalmente, al di là delle dolomiti tri­
che ad un certo punto misi in dubbio
partire avrebbe certa­
Sento che è proprio in questo modo
dentine, il significato del termine ha
proprio tutto: "Forse - pensai - non è
che la mia umanità va maturando, as­
subito una notevole restrizione: ora,
somiglia cioè sempre di più a quella di
per noi del resto del mondo, il "popo"
quella la strada che Gesù ha pensato
per me..." Di fronte a quell'interrogati­
Gesù».
non è più il figlio, il bambino in genere,
vo, però, mi parve che la cosa migliore
ma quello che, toccato dalla luce di
fosse girare la domanda al più diretto
Bambini evangelici
questo carisma, vi aderisce con la
interessato e mi abbandonai nelle ma­
semplicità e la gioia di chi riscopre e
ni di Dio chiedendogli di farmi capire
A Trento le mamme, parlando dei loro
sente d'essere figlio di Dio.
lui, chiaramente, cosa voleva da me.
figli, li chiamano "popi", cioè bambini,
Essere "papa", quindi, è una caratteri­
Finchè arrivò il momento di chiedere il
anche quando questi ormai si fanno la
stica, anzi una meta comune a tutti i
visto per l'espatrio.
È
membri del Movimento, perchè coinci­
La mia pratica era tra quelle degli altri
un'abitudine che risale a chissà quan­
de col credere all'amore del Padre,
miei fratelli. Vidi apporre anche sul mio
barba
e hanno messo su casa.
to tempo fa, quando il dialetto trentino,
coll'essere puri, semplici, liberi, incan­
passaporto quella firma e quel timbro.
dolce e colorito, era veramente l'unica
tati dalla Sapienza, arditi nell'agire per­
Ormai sembrava cosa fatta.
lingua di quei posti.
chè certi di non essere mai soli.
Il giorno dopo, invece, veniamo a sape3
....
"..
re dal telegiornale, che l'articolo tot
so dal compito che si trova a svolgere
della legge tot, proprio quello che vin­
qui a Loppiano?
colava mio fratello alle mie eventuali
Il nocciolo è sempre lì, in quell'esigen­
scelte, aveva subito sostanziali modifi­
za di totalitarietà che fa fare... pazzie
che: lui avrebbe potuto partire anche
evangeliche. Gesù, infatti, chiede di
se io fossi rimasta.
vendere tutto, di lasciare anche i 'cam­
I miei salti di gioia fecero immediata­
pi', cioè il proprio lavoro, e questo, per
mente capire alla mamma e agli altri
chi sente di rispondere a tali richieste
quel che stavo pensando. Per me era
nel modo più radicale possibile, com­
chiaro: Dio mi voleva in focolare e ave­
porta necessariamente un distacco to­
va trovato il modo di dirmelo. Mia ma­
tale dalla propria professione. Quasi
dre, prima di partire mi disse: "Resta
certamente Rita e Victor, quando parti­
pure e sii felice. Tutto questo non pote­
ranno da Loppiano, torneranno a eser­
va farlo un uomo, ma solo Dio"».
citare la loro professione, proprio per
Un giovane europeo, col suo accento
sfruttare al massimo i talenti che Dio ha
marcatamente tedesco, non può che
loro affidato. Ma qui le necessità, le
sottolineare
esigenze sono particolari: certo anche
con
gioia
l'esperienza
dell'amore di Dio Padre, che ha cam­
a Loppiano si lavora per vivere, ma i "la­
biato il corso della sua esistenza.
voratori" qui non sono tutti padri e ma­
"Vivevo come tutti: andavo a scuola, la­
dri di famiglia che col tempo acquista­
voravo. Ma in fondo non ero mai con­
no sempre maggior esperienza e spe­
cializzazione nel loro campo, ma sono
tento: mi sentivo trascinato dalla cor­
rente, trasformato in un ingranaggio di
Vietor, della Columbia
una società che non mi piaceva. Con
alcuni amici avevamo deciso di cerca­
re qualcosa che fosse in grado di ca­
povolgere la situazione. Scoprimmo la
musica come strumento di protesta,
ma ben presto mi accorsi che era una
protesta sterile.
L'incontro con la droga, quello si, mi
sembrò risolutivo: avevo trovato ciò
che cambiava qualcosa, almeno den­
tro di me. Ero finalmente contento, se­
reno.
A poco a poco, però, il giro della droga
scavò attorno a me il solco della solitu­
dine: la necessità di procurarsi e di
vendere dosi annullava ogni possibilità
di sincera amicizia.
Fui invitato ad un incontro di giovani
che si sarebbe svolto a Roma. Ci andai
e li, per la prima volta, mi posi seria­
mente la questione sull'esistenza di
Dio. I giovani che erano intorno a me di­
cevano di sì: Dio esisteva e mi amava,
anzi loro stessi erano una testimonian­
za di questo suo amore.
Gianni, italiano
Tornai a casa e cercai di vivere come
loro. Cosi, seppur a fatica, riuscii a
smettere, ad uscire dal tunnel.
Oggi, guardando al Dio che mi ha tirato
fuori dalla situazione in cui mi ero inca­
gliato, irrompe dentro di me un'infinita
gratitudine. Mi sento avvolto dal suo
amore e sono qui a Loppiano per que­
sto, per inserirmi pienamente nella sua
volontà, certo che, come è stato finora,
essa non sarà che il mio maggior bene,
l'espressione del suo amore per me».
Il Dott. Rossi fa il cuoco
pio. Qualcuno interrompe Rita che sta
giovani di tutto il mondo, che lavorano
tagliando stoffe già destinate a diven­
e studiano e che, soprattutto, sono abi­
tare copriletti per bambini, e le chiede:
tanti della cittadella per un periodo li­
"Che
qui?».
lavoro facevi prima di venire
È
mitato, di soli uno o due anni. E sono
facilmente immaginabile la
proprio le circostanze pratiche, deter­
sorpresa di fronte alla sua risposta:
minate da questo contesto, che qui in
"Sono medico, lavoravo in ospedale».
Mariapoli portano questa disposizione
E nella sua voce non si coglie neppure
interiore,
un accento di stanca rassegnazione o
dalla propria professione, a tradursi in
di amarezza. Nei laboratori dell' Azur le­
un
gno troviamo Victor della Columbia in­
scambiano con semplicità e le espe­
tento a scolpire crocifissi; veniamo a
rienze si moltiplicano per tutti.
p asso
questo distacco spirituale
concreto. Allora i ruoli si
sapere che ha scoperto quel talento
E molti non finirebbero più di dire
stando qui a Loppiano. Prima, infatti,
quanto sentono utile, per la loro stessa
C'è un fatto che sorprende la maggio­
faceva l'insegnante di tae kwon-do.
crescita umana, oltre che spirituale,
ranza delle persone che in un modo o
Da dove nasce questa originale prassi,
questa piena e concreta disponibilità a
in un altro vengono in contatto con
per la quale molto spesso la professio­
passare da un ufficio ad una cucina,
Loppiano. Si tratta di scene che si ripe­
ne o il mestiere che ciascuno ha scelto
dai libri ai cacciaviti, da una catena di
tono spessissimo. Eccone un esem-
di esercitare nella propria vita, è diver-
montaggio ad un banco di recezione e
4
accoglienza. Gianni, italiano, ci ha det­
chiaramente che Dio voleva di più da
reso sempre più fiorente, erano natu­
to che anche questo, per lui, è stato ed
me: voleva la mia vita, le mie forze, la
ralmente aperte per me. Col tempo
è "scuola": «Allenandosi con questa
mia intelligenza, la mia umanità, il mio
avrei potuto assumere incarichi diretti­
continua ginnastica - che aiuta a ridi­
cuore. Era come una catena: più davo,
vi o amministrativi, mantenendo inva­
mensionarsi e a valorizzare ognuno e
più ricevevo, più sentivo che Dio mi
riato o accrescendo il prestigio di cui
ogni aspetto della vita - nascono, si
chiedeva, più gioivo nel costatare che
già godeva il mio cognome.
sviluppano e si fortificano delle qualità
Lui mi dava sempre di più. Diventava,
In famiglia ci volevamo un gran bene e
che forse neanche pensavi di avere o
insomma, un'autentica esigenza per
pure la piccola fortuna dei miei nasce­
che erano sCiupate, maltrattate, per­
me, quella di dare tutto a Dio. Capivo
va da una continua, sincera onestà, da
chè non vissute in funzione del servizio
che solo lasciando tutto per seguirlo,
una
agli altri.
dove e come lui voleva, realizzavo il più
questo oggi, quando penso a quello
lo sono partito da casa propria nel mo­
alto disegno suo su di me.
che ho lasciato - il che, a dire il vero,
mento in cui mi si aprivano tante possi­
È così che sono approdato a Loppiano.
avviene molto di rado - mi ritrovo a
grande
generosità.
Anche per
bilità: avevo davanti a me la prospettiva
E mi fa una certa impressione, ora, ri­
gioire del fatto che la mia scelta non è
di una brillante carriera, ma... Dio mi
pensare a quel ragazzo in cerca di feli­
stata una reazione ad uno stile di vita
chiedeva di più".
cità che, per sentirsi qualcuno, rompe­
contrario ai principi evangelici. Dun­
Mentre Gianni ci spiega il significato di
va le vetrine o tagliava i copertoni delle
que, da dove è venuta fuori l'idea di vol­
questo "di più", ci sembra di capire che
macchine. Oggi sento che la mia felici­
tare le spalle ad un futuro così sicuro e
proprio in queste due parole sta la
tà non dipende dai momenti in cui rie­
promettente?
chiave della sua esperienza, della sua
sco ad impormi, ma, all'opposto, da
una frase del Vangelo, anzi di un intero
scelta: «Da piccolo cercavo la felicità
quelli in cui non sono, da quelli, cioè, in
episodio della vita di Gesù: quello del
tra gli amici, i parenti, lo studio, lo
cui riesco a perdere la mia idea, il mio
È
stata tutta "colpa" di
giovane ricco. Anch'io, come lui, avevo
sentito su di me quello sguardo carico
d'amore; anch'io, come lui, avevo il desi­
derio di fare della mia vita un gioiello di
perfezione. E allora? Mi sarei anch'io al­
lontanata da Gesù "col cuore triste per­
chè aveva molti beni"? No, volevo che la
mia vita rimediasse a quel rifiuto, il mio sì
sanasse la ferita aperta da quel no.
Ora sono qui a Loppiano, lavoro come
centralinista. Domani mi guadagnerò il
pane, probabilmente, come impiegata,
come segretaria o contabile, ma avrò
sempre nel cuore la gioia che provo
ora, quella di sentirmi completamente
nelle mani di Dio, libera, semplice,
pronta a sorprendermi e a gioire, ogni
volta, dei continui interventi della prov­
videnza, nella quale già da ora ho la
prova tangibile dell'amore di Dio per
me".
Insomma Loppiano, per questi giovani
che vogliono essere, come si diceva,
strumenti di unità nel mondo, sembra
essere la palestra più adatta per per­
dere quella scala di valori che usa co­
Maria, italiana
me unità di misura lo status sociale e
acquistare un nuovo modo di valutare
sport... Ma quanti buchi nell'acqua! Vo­
limitato modo di vedere, per far posto
È
levo resistere alla società ed essere
all'altro completamente.
qualcuno. Riguardo al 'come', poi, tutto
traverso queste circostanze che Dio mi
proprio at­
faceva brodo: piccoli furti, un po' di
chiede di più e che io posso dargli di
teppismo, vendette, ripicche ...
più".
Poi l' incontro con i gen. Per me è stato
Anche Maria è italiana. Per lei la scelta
l'incontro col Vangelo.
del focolare coincide con la scelta di
Ho cominciato a sperimentare che è
una vita sobria, non certo fine a se
un libro vero. Da allora tutto quello che
stessa, ma semplice espressione con­
riuscivo a costruire nella vita mi appari­
creta di una frase di Gesù: «Guardate i
va legato ad una radice precisa: rap­
gigli del campo: non lavorano nè filano,
porti profondi con compagni di studio
ma vi dico che neppure Salomone in
o vicini di casa, una gamma enorme di
tutta la sua gloria, fu mai vestito come
conoscenze oltre i confini della mia cit­
uno di essi. Se dunque Dio veste così
tà, lo stesso studio, la laurea ottenuta a
l'erba del campo, che oggi è e domani
pieni voti, la possibilità di una carriera,
si butta al forno, quanto di più farà per
mi parevano tutti frutti del Vangelo vis­
voi?".
suto.
«Le porte della piccola fabbrica di mo­
Ma andando avanti, mi rendevo conto
bili, che mio padre e i miei zii avevano
le persone, quello di vederle tutte co­
me figli di Dio, di pari dignità al di là di
razze, lingue, culture diverse.
Si impara ad ascoltarsi, a comprender­
si e così ci si trasforma: gli orizzonti si
allargano, il cuore si dilata su tutti i po­
poli, la propria cultura diventa un dono
e ci si arricchisce dei valori specifici di
culture diverse ... Cosi ci si ritrova pron­
ti a partire per qualsiasi destinazione:
Asia, Americhe, Africa, Oceania, Euro­
pa, dovunque, nei cinque continenti,
sorge o deve sorgere un centro del
Movimento. Così il focolarino speri­
menta quelle "cento case" che insieme
ai cento padri, madri, fratelli e sorelle, il
Vangelo promette a chi lascia tutto per
seguire Gesù.
a cura della redazione
5
Esperienze
Alla ricerca della verità
avevo imparato a fare. Un giorno finsi di
Ogni anno arrivano a Loppiano giovani asiatici, spesso provenienti da famiglie di tra­
star male per convincere un mio com­
dizione non cristiana, ma che, una volta incontrato Gesù, scoprono d'essere stati
pagno, che mi pareva ancor più affa­
pensati e scelti proprio per vivere alla sua sequela. Uno di loro è Austin, coreano, di
mato di me, ad accettare un pezzo di
cui riportiamo l'esperienza.
carne e un po' di riso dal mio piatto.
Evidentemente i superiori notarono il
mio atteggiamento: mi chiedevano di
far loro conoscere il cristianesimo e mi
consegnavano premi di buona condot­
S
e da bambino mi avessero chie­
ta. Così ebbi la possibilità di partecipa­
sto:
re, anche in quel periodo, alle Mariapoli
"Cosa farai da grande?»
e ai congressi dei giovani del Movi­
avrei certamente risposto, sen­
mento.
za tentennamenti: "II pittore o il filoso­
fo». Ero ancora a scuola, però, quando
Dopo il servizio militare mi trasferii a
rinunciai a quelle mete e mi incammi­
Seoul per lavorare come disegnatore.
nai su una strada che aveva tutt'altra
L'ambiente non era facile, ma anche lì
direzione. Tutto cominciò il giorno in
cercai di amare tutti con piccole cose,
cui fui picchiato senza motivo dal
come fare le pulizie dell'ufficio, acco­
gruppo più violento della scuola, che
gliere i miei colleghi con un sorriso, far
mirava sempre agli studenti più bravi.
loro trovare un po' di fiori sul tavolo, e
lo non avevo mai cercato grane, ma
così via.
quel giorno decisi che mi sarei difeso,
Ma dopo qualche tempo dovevo lotta­
che avrei reso loro la vita difficile.
re con tutte le forze per non essere ri­
Con altri amici formai anch'io un grup­
succhiato da quel mondo che viveva
po e il nostro motto era tutto un pro­
solo per guadagnare e guadagnare
gramma: "Occhio per occhio, dente
sempre di più. Durante la Mariapoli di
per dente». Risse, zuffe, picchiaggi,
quell'anno, capii con certezza che Ge­
erano i motivi per cui ci radunavamo
sù mi voleva in focolare.
negli angoli più nascosti della città.
Quando comunicai ai miei genitori -
Due anni così e toccai la disperazione.
che non conoscono il cristianesimo -
Sapevo che facevo male, ma ormai ero
la mia decisione, la loro reazione fu di­
entrato in un circolo chiuso. Cominciai
Austin, della Corea
sastrosa: mia madre avrebbe voluto
addirittura portarmi in ospedale per­
anche a fumare e a bere.
Agli occhi dei miei, intanto, ero il bravo
chè pensava che la stanchezza mi
ragazzo di sempre, perchè mi bastava
avesse fatto perdere la bussola. A
niente servivano i miei tentativi di spie­
ben poco per riuscire a superare gli
testimonianze di vita che ascoltavo mi
esami. Quando l'alcool cominciò a mi­
colpivano profondamente. Ebbi la cer­
gare, di calmarli. .. Li lasciai così e ripar­
nare la mia salute, mi spaventai. Mi but­
tezza dell'esistenza di Dio e del suo
tii per Seoul. Sul pulmann sentivo bru­
ciare dentro di me quel dolorosissimo.
tai, allora, nello studio: volevo la verità
amore per me.
e la cercavo disperatamente nei libri di
Tornai a casa deciso a ricevere il batte­
strappo. Mi venne in mente, allora, una
filosofia. Ma niente riusciva a saziarmi;
simo.
semplice frase che, sapevo, aveva avu­
ero stanco e tremendamente solo.
Non lasciai più le persone del Movi­
to un posto importante anche nella
Avevo spesso voglia soltanto di ascol­
mento; con loro cominciai a visitare gli
storia di Chiara: "Tutto vince l'amore».
tare il silenzio, per questo, di notte, an­
ammalati, i poveri, a vivere le parole di
Sì, volevo crederci e solo questa cer­
davo nel giardino adiacente ad una
Gesù. Lessi anche molti libri per cono­
tezza mi fece ritrovare la pace.
chiesa cattolica, un luogo che sembra­
scere sempre meglio il cristianesimo.
Una settimana dopo mia madre e mia
va fatto apposta per calmarmi, dove
Ci fu, insomma, un cambiamento di vita
sorella vennero a trovarmi. Non so co­
c'era una statuetta bianca: mi avevano
radicale, finchè cominciai a pormi un
me, tutto era cambiato: "La tua vita è
detto che si trattava di un'immagine di
quesito: "Cosa vorrà Dio da me, dalla
tua - mi disse mia madre - non mia.
Maria, la madre di Gesù. Di lei non sa­
mia vita?» Un giorno entrai in chiesa, mi
Noi cercheremo di capirti e speriamo
pevo altro, ma guardandola mi entrava
inginocchiai davanti al tabernacolo e
che tu abbia scelto la strada giusta per
la pace nell'anima.
per ore ed ore rimasi lì, a parlare con
te».
Una notte, mentre suonavo la chitarra
Gesù del mio futuro. Quando uscii ero
Pochi mesi più tardi ero sull'aereo che
in quel giardino, mi si avvicinò una suo­
deciso a dare tutto a Lui. Non sapevo
mi avrebbe portato in Italia. Sotto di noi
ra. Da quel primo saluto alla stima reci­
come, ma ero certo che da me voleva
correvano le nuvole e dentro di me, co­
proca e all'amicizia profonda, passò
tutto.
me in un film, scorreva la storia della
poco tempo. Seguendo un suo consi­
Con questo segreto nel cuore, partii
mia vita, tutto quello che Dio aveva fat­
glio, iniziai a studiare catechismo e
per il servizio militare. Trentasei mesi
to in me fino a quel momento: "Da ora
partecipai alla Mariapoli, il convegno
terribili, che mi parvero trentasei anni:
in poi - pensai - voglio essere nulla in
estivo del Movimento dei Focolari. Mi
fame, freddo, sonno, fatica, maltratta­
Dio che è tutto».
trovai in un clima fraterno, fra persone
menti... Nonostante tutto, trovavo la
che mettevano in pratica il Vangelo e le
forza di continuare ad amare come
6
a cura della redazione
Flash
ALCUNI CENTRI DEL MOVIMENTO
DEI FOCOLARI IN ITALIA
ANCONA
Via Fazioli, 10
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tI. (071)201401
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Via Tagliamento 19, tf (071) 32285 - F.M.
AREZZO
Via Malpighi 54, tf. (0575) 380220 - F.F.
BARI
Via Bottalico 44, tL (080) 221982 - F.F.
Via Melo 15/3, tI. (080) 212493 F.M.
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BOLOGNA
Via Baracca 2, tL (051) 388551 FF
Via San Donato 156, tI. (051) 503493 - F,M,
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BRESCIA
Via Diaz 9, tf. (030) 291011 - F.F.
Via L Gambara 3, tI. (030) 290005 - F.M.
CAGLIARI
Via dei Visconti, 52
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tf. (070)496894 - F.F.
Via Fracastoro 12, tf. (070) 308363 - F.M.
CATANIA
Via Ciccaglione 9, tf. (095) 436235 - F.F.
Via Mineo 11. tI. (095) 441292 - F.M.
FtRENZE
Via V. Emanuele, 213 - (055)499684 - F.F.
Via Cino da Pistoia 13, tf. (055) 588560 - F,M.
Centro Internazionale Studenti
"G. La Pira"
Corporeità e Affettività
un Forum del Movimento
Via de' Pescioni 3. tI. (055) 219749 - F.M.
Gioventù Nuova
210 giovani del Movimento Gioventù
Nuova, sorto proprio per raccogliere più
giovani
possibile
intorno
all'ideale
dell'unità del mondo, hanno partecipato
al Forum su "Corporeità e affettività", che
si é svolto a Loppiano dal 23 al 25 aprile
u.s ..
A condurlo erano soprattutto tre esperti:
Alberto Friso, Flavia Caretta e P. Amedeo
Ferrari, che hanno affrontato il tema ri­
spettivamente dal punto di vista sociolo­
gico, fisiologico e psicologico, facendo
emergere il giusto valore che deve essere
attribuito al corpo affinché esso serva e
non ostacoli l'unità della persona in se
stessa e quella tra gli uomini.
I partecipanti hanno colto e apprezzato
molto la novità del modo in cui é stato af­
frontato l'argomento.
Ogni intervento, infatti, era corredato da
testimonianze che avallavano la tesi del
relatore. Proprio queste ultime sono risul-
tate il linguaggio più chiaro e convincen­
te. Particolarmente incisive, tra le altre,
quelle sull'invecchiamento, sul limite fisi­
co e sulla scoperta dell'amore vero tra
due fidanzati.
È venuta in grande rilievo, poi, la testimo­
nianza di Liliana Cosi, la celebre ballerina
étoile, sulla corporeità e gestualità nella
arte della danza, vista come linguaggio
che comunica messaggi.
I giovani, prima di partire, scambiandosi
le loro impressioni riguardo questo in­
contro, si sono espressi in termini molto
positivi: per alcuni di essi il Forum ha
coinciso con la scelta di un nuovo orienta­
mento da imprimere alla loro vita, per tan­
ti é servito a chiarire idee prima confuse.
Infine, il desiderio di tutti: comunicare agli
amici e a quanti più giovani possibile
"questa nuova visione e questo nuovo
modo di vivere".
•
"Omaggio a Maria"
una rassegna d'arte
contemporanea
Giulietta Masina
a Loppiano;
Carmine Lanci, (in alto)
attore mimo, conduce
una delle attività del
Forum insegnando ai
giovani esercizi di
animazione.
Dal 15 maggio al 6 giugno si é svolta,
. nella Cripta della Basilica di S. Lorenzo, a
Firenze, la rassegna d'arte contempora. nea "Omaggio a Maria", organizzata dal
Centro Ave Arte di Loppiano. Tra gli espo­
sitori molti nomi di spicco nell'arte infor­
male internazionale.
. Accompagnava la rassegna una serie di
manifestazioni culturali collaterali, che
hanno allargato i confini della rassegna
stessa su molte altre forme di espressio­
ne artistica: dalla danza alla lirica, dall'ar­
chitettura alla musica.
Una di queste, svoltasi il 10 giugno, ha vi­
sto la partecipazione di Giulietta Masina,
che ha letto alcune meditazioni di Chiara
Lubich.
Poi l'attrice ha trascorso la serata con noi,
a Loppiano. Dopo cena, per poco più di
un'ora, le abbiamo offerto qualche canto
e alcune danze folkloristiche. Alla fine
Giulietta Masina, tra le altre cose, ha volu­
to ringraziarci per l'accoglienza "così cal­
da, così dolce, così giovane".
"Veramente mi sono emozionata - ci ha
confidato con quel suo conosciutissimo e
inconfondibile tono di voce. E non lo dico
per civetteria, né per rendermi simpatica,
ma perché qui si sente il bisogno di esse­
re sinceri, autentici... Grazie di essere
così, ragazzi. E aiutate anche gli altri ra­
gazzi a diventare come voi».
FOGGIA
Via Ruggero Bonghi 22, tf. (0881) 47254
Via Molfetta 42. tf. (0881) 87339 - F.M.
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LOPPIANO - ufficio recezione
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Recezione della Maria po l i - ti, (055) 8335169
Stampa Baldesi - F irenze
7
I
ar a I
settembre 1988
"Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le
opere?".
(Gc 2,14).
"Che giova, fratelli miei, se uno dice di
avere la fede ma non ha le opere?".
Se la fede non viene tradotta in opere con­
crete, ci dice l'apostolo, non avrà servito a
nulla; a nulla avrà servito l'aver accolto il mes­
Uno dei mali spirituali più insidiosi che pa­
saggio di Gesù. Anzi una fede che non incida
ralizza completamente e svuota la vita cristia­
seriamente, che non trasformi effettivamente
na, è l'incoerenza, ossia il distacco tra fede ed
il nostro comportamento in modo da mostrare
impegno concreto.
tutta la fecondità del messaggio evangelico,
È questo il pericolo contro
cui l'apostolo Giacomo vuole metterci in guar­
non merita nemmeno questo nome; non sa­
dia nella lettera da lui indirizzata alle comunità
rebbe che pura illusione.
cristiane sparse nel mondo e dalla quale vie­
ne presa la Parola di vita di questo mese.
La fede è una luce che per natura sua non
tollera di restare sterile ed inoperosa. La logi­
Egli si riferisce appunto a coloro che esal­
ca di Gesù a questo riguardo è inesorabile.Se
tavano, e giustamente, la professione della fe­
non incarneremo la luce che abbiamo ricevu­
de, ma poi non sapevano o non volevano tira­
to, questa si spegnerà dentro di noi e ci verrà
re le dovute conseguenze che la fede com­
tolta.
pOlia nella vita di ogni giorno. Di qui il verifi­
carsi in queste comunità di inconvenienti ed
abusi, specialmente nel campo della solida­
"Che giova, fratelli miei, se uno dice di
avere la fede ma non ha le opere?".
rietà e dell'amore del prossimo, del tutto in­
compatibili con la vocazione cristiana.
Come mettere in pratica, allora, questa
Parola?
"Che giova, fratelli miei, se uno dice di
avere la fede ma non ha le opere?".
Dobbiamo prendere seriamente le parole
di Gesù. L'indifferenza e le mezze misure non
devono mai avere in noi il sopravvento.
Le opere, di cui parla san Giacomo, sono
Dobbiamo frugare negli angoli più segreti
evidentemente una condotta conforme agli
della nostra coscienza, dove si nascondono,
insegnamenti di Gesù. Sono le parole stesse
cercando di difendersi e di giustificarsi, la no­
di Gesù messe in pratica, attuate nella vita
stra pigrizia e i nostri egoismi.
quotidiana, e non lasciate a livello di sterile
Un giorno saremo giudicati non tanto in
adesione intellettuale. In particolare, come
base alla nostra comprensione del suo Van­
traspare dal contesto, sono le opere della ca­
gelo, quanto piuttosto in base al modo con cui
rità cristiana, a partire da quelle più urgenti, e
l'avremo fatto fruttificare.
cioè dalle opere di misericordia corporali, sul­
Prepariamoci, allora, a questo giudizio
le quali saremo giudicati un giorno: "Ho avuto
con diligenza e con perseveranza.Soprattut­
fame e mi avete dato da mangiare; ...ero nudo
to teniamo vivo in noi l'amore del prossimo in
e mi avete vestito... " (Mt 25,35s.).
cui è riassunta la dottrina di Gesù.
"Che giova, fratelli miei, se uno dice di
avere la fede ma non ha le opere?".
8
Chiara Lubich
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