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“..si avvicinò e cominciò a camminare con loro...” I giovani e la

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“..si avvicinò e cominciò a camminare con loro...” I giovani e la
“..si avvicinò e cominciò a camminare con loro...”
(Lc. 24, 15)
RELAZIONE LABORATORIO PASTORALE
I giovani e la mediazione motivazionale (La Responsabilità)
Prof.ssa Mariantonietta Griseta
Don Leucio Cutillo
1. Una premessa
Il laboratorio “ i giovani e la mediazione motivazionale” (La Responsabilità) ha riflettuto su ciò che è la
“molla” di tutte le azioni umane; infatti è la “motivazione” che ci rende capaci anche di assumere impegni e
responsabilità. Quanto più per i giovani che sanno essere animati da forti ideali e si impègnano per realizzare
quello in cui credono. La domanda di fondo alla quale si è cercato di dare risposta è come fare per motivare e
incentivare sempre di più l’assunzione di responsabilità: cioè educare lo slancio verso i grandi ideali
concretizzandosi in stili di vita e scelte di cooperazione, volontariato, apostolato, ecc.
In un progetto/programma pastorale è necessario capire come “incrementare” la motivazione molla di tutte le
azioni; soprattutto tener presente cosa significa il termine “Motivazione”. Questo termine, infatti, è costituito da
due termini importanti: i motivi che spingono a… e l’azione (l’agire).
Da un punto di vista psicologico la “motivazione” può essere definita come “l'insieme dei fattori
dinamici aventi una data origine che spingono il comportamento di un individuo verso una
data meta; ogni atto che viene fatto senza motivazioni rischia di fallire”.
La motivazione svolge fondamentalmente due funzioni: attivare e orientare comportamenti specifici.
Nel primo caso si fa riferimento alla componente energetica di attivazione della motivazione. Nel
secondo caso si fa riferimento alla componente direzionale di orientamento. Dunque sono le
motivazioni che ci spingono ad agire.
2. La motivazione che si immagina o che si vive è uguale per tutti?
Se le motivazioni ci spingono ad agire …
Perché ci impegniamo in parrocchia?
• Perché se ne sente la responsabilità
• Perché si rispondere ad un dono, ad una chiamata
• Perché si vuole testimoniare ciò in cui si crede
• Perché ci si sente amati dall’Altro
• Perché si è chiamati ad essere “Missione”
Tutte queste motivazioni sono condivisibili e valide ma molto spesso esse non coincidono. Infatti uno
dei grandi errori è quello di “pensare” alle motivazioni degli altri uguali alle nostre. E questo vale
soprattutto per i giovani: molto spesso le motivazioni che si possono immaginare per i giovani sono
diverse da quelle reali.
Si dice, infatti, che i giovani non hanno motivazioni; nel laboratorio è emerso l’urgenza di cominciare a
guardare l’altro lato della medaglia, bisogna chiedersi: “quale è la sua motivazione?” perché egli possa
impegnarsi?. Questa domanda è fondamentale … c’è sempre bisogno di essere consapevoli delle
motivazioni perché si rischia di “scadere” nel “comando”: tu devi fare questo!. Perché essere
consapevoli delle motivazioni deve mirare all’autonomia; in questo contesto all’autonomia del giovane.
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3. Come può essere la motivazione?
La motivazione estrinseca
La motivazione estrinseca avviene quando un alunno si impegna in un'attività per scopi che sono
estrinseci all'attività stessa, quali, ad esempio, ricevere lodi, riconoscimenti, buoni voti o per evitare
situazioni spiacevoli, quali un castigo o una brutta figura.
La motivazione intrinseca
La motivazione intrinseca, al contrario, avviene quando un alunno si impegna in un'attività perché la
trova stimolante e gratificante di per se stessa, e prova soddisfazione nel sentirsi sempre più
competente. La motivazione intrinseca è basata sulla curiosità, che viene attivata quando un individuo
incontra caratteristiche ambientali strane, sorprendenti, nuove; in tale situazione la persona sperimenta
incertezza, conflitto concettuale e sente il bisogno di esplorare l'ambiente alla ricerca di nuove
informazioni e soluzioni. Importante per la motivazione intrinseca è, inoltre, la padronanza, cioè il
bisogno di sentirsi sempre più competenti (come sopra accennato).
4. Pregi e limiti del giovane
Il confronto, prima di delineare le motivazione dei giovani, ha messo in evidenza anche le idee
contrastanti che si hanno dei giovani: positive/pregi e negative/limiti.
Positive/pregi
Negative/limiti
energia
creatività
sensibilità
solarità
generosità
intelligenza
coraggio
spensieratezza
apertura
riflessione
adesione
chiusura
pigrizia
opposizione
pessimismo
esigenza
iperattività
paura
Mancanza di autostima
incomunicabilità
Impulsività
opposizione
Il risultato che ne è emerso è la “tipologia” del giovane con il quale oggi ci troviamo a camminare e
vivere il quotidiano.
L’analisi degli aspetti positivi e negativi ha portato il gruppo alla consapevolezza che per motivare i
giovani è necessario: pensarli nel nostro contesto storico, in un come e in un quando. Il problema vero sta nel
come si presenta il “modello”, come viene percepito nella vita del ragazzo e come gli adulti che gli stanno
intorno lo sostengono nell’acquisire consapevolezza di sé, accettando i propri pregi e suoi limiti.
Le motivazioni devono portare i giovani a costruirsi la propria identità attraverso: l’esplorazione e l’impegno.
Le motivazioni portano il giovane anche a scegliere, dove lo “scegliere” comporta la “rinuncia” dell’altra cosa o
dell’altra circostanza. È certamente un cammino fatto di tappe fondamentali ma anche molto faticoso, per questo
motivo la motivazione di fondo che spinge all’azione ha sempre bisogno di nuovi input, di nuovi stimoli che
mettono sempre in gioco il giovane.
5. Proposte
Come fare per incentivare sempre di più i giovani alla responsabilità e all’impegno ?
• Condivisione delle idee di fondo che motivano un giovane
Una volta che ci si è “accorti” di loro, il passo successivo è quello di muoversi verso.
• Partire da ciò che il giovane E’ e SA FARE
Partire sempre dal positivo, partire dalle risorse. Questo darà la possibilità di trovare attività in coerenza con la
loro vita.
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Mons. Sigalini ci ha detto: «Il nuovo ruolo e volto che da adulti occorre assumere nei confronti dei
giovani non può essere solo frutto di intuizioni, o lasciato alla ricerca in solitudine di genitori che vi
vengono costretti dagli eventi. E’ frutto di un tirocinio severo, di un esercizio spirituale su di sé prima
che sugli altri, di una competenza che si acquisisce entro un progetto. Occorre conoscenza del mondo
giovanile, afflato educativo, contemplazione di ideali, acquisizione di principi, competenza e sostegno
nell’esperienza».
• La motivazione deve esser contagiosa
Solo quando si crede fortemente e con tutte le forse in quella motivazione si può contagiare chiunque si incontra.
• Coltivare la speranza e dare fiducia
C’è sempre bisogno di una “prospettiva positiva”, solo in questa ottica si avrà l’impegno.
Vivere con tutti se stesso la relazione educativa
Vivere la relazione educativa significa “non pensare per l’altro”. In primo luogo comprendo le risorse dell’altro,
faccio “riflessione” per poi arrivare all’impegno educativo dove l’altro mi potrà rispondere anche di no.
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