Coreografia di NATALIA MAKAROVA da MARIUS PETIPA Musica di
by user
Comments
Transcript
Coreografia di NATALIA MAKAROVA da MARIUS PETIPA Musica di
Coreografia di NATALIA MAKAROVA da MARIUS PETIPA Musica di LUDWIG MINKUS A cura di Giovanna Gritti L’origine del nome • I lunghi viaggi intrapresi nel Settecento da coloro che erano assetati di sapere e di novità, gettavano le basi della conoscenza geografica e culturale di regioni e civiltà ancora inesplorate => ESOTISMO. • Furono i viaggiatori portoghesi a chiamarla così, ponendo l’accento sulla sua attività più appariscente che era quella di bailar => bailadeira. • Il nome originale di queste danzatrici era però davidasi (serve di Dio). Esse erano infatti prima di tutto vergini vestali al servizio di un dio nel tempio di Tanjore, nell’India meridionale. I loro riti coreografici si svolgevano in adempimento ad una pratica esclusivamente religiosa e secondo regole di movimenti e di espressioni inderogabili, dettate da un antichissimo trattato in sanscrito sul dramma, la danza e la musica. La danza era accompagnata da un complesso musicale composto da un liuto, un flauto, un cimbalo, un tamburello per segnare il ritmo e da una voce solista. Le davidasi indossavano un costume che si ispirava alle sculture originali dei templi e che, nella sua semplicità e aderenza alla figura, permetteva di mettere in evidenza la silhouette, pur concedendo la scioltezza necessaria per eseguire le complicate evoluzioni. I personaggi • Nikiya => la baiadera, innamorata di Solor, al quale giura amore eterno, ma desiderata anche dal Gran Bramino (uomo votato a Dio) • Solor => il più nobile guerriero di quella contrada, innamorato di Nikiya • Il Gran Bramino => rifiutato da Nikiya e profondamente offeso dalla sua reazione, invoca gli dei nel suo disegno di uccidere Solor. • Il Rajah => padre della principessa Gamzatti • Gamzatti => promessa in sposa dal padre a Solor • Magdaveya => il fachiro La trama: Atto I Scena prima La foresta sacra davanti al tempio. I guerrieri tornano dalla caccia alla tigre e Solor, il più nobile, una volta rimasto solo, chiede a Magdaveya un incontro con Nikiya. Il Gran Bramino, innamorato della bajadera, le rivela il suo amore, ma viene respinto e rimane profondamente offeso dalla sua reazione. Nikiya e Solor si incontrano e si giurano eterno amore, ma il Gran Bramino, che li osserva di nascosto, eleva il suo grido furioso, invocando l’aiuto degli dei per uccidere Solor. Al Tempio Scena II Una stanza del palazzo. I guerrieri sono invitati a palazzo per onorare Solor e il Raja annuncia che il premio per il suo coraggio sarà la mano di sua figlia, la principessa Gamzatti.Quando questa gli viene presentata e solleva il velo, Solor, nonostante la promessa a Nikiya, si innamora di lei all’istante. Il Gran Bramino, però, durante i festeggiamenti, racconta il segreto di Solor al Raja, il quale decide di uccidere la bajadera. Gamzatti, che ha ascoltato nascosta la loro conversazione, tenta di convincere Nikiya a lasciare il suo promesso, ma invano. Nikiya scappa e la principessa, come già suo padre, decide di ucciderla. Scena III Il giardino del palazzo. Si annunciano feste per il fidanzamento della principessa e del guerriero. Il Gran Bramino costringe Nikiya a danzare, ma questa rifiuta. L’ancella Aya le reca un cesto di fiori che, dice, sia da parte di Solor. Ma tra i fiori si nasconde un serpente velenoso, dono perfido del Raja e di sua figlia, che morde Nikiya. Il Gran Bramino le offre un antidoto, ma scorgendo Solor in compagnia di Gamzatti, ella decide di non fare nulla per salvarsi. Atto II La tenda di Solor. Sconvolto e disperato per la morte di Nikiya, Solor sta fumando l’oppio datogli da Magdaveya per lenire il suo dolore e nel delirio della droga egli vede Nikiya morta, nel Regno delle Ombre. La sua visione lo perseguita e lo confonde anche quando i guerrieri entrano nella tenda per prepararlo al matrimonio. Nel Regno delle Ombre Atto III Il tempio. La coppia promessa fa il suo ingresso nel tempio mentre le baiadere eseguono la rituale danza della candela, simbolo della Sacra Fiamma che arde davanti al tempio. Il Raja, Gamzatti e Solor danzano ma Solor è ancora preda della visione di Nikiya. Gamzatti è spaventata dal senso di colpa, fa fretta al padre perché si concluda presto la cerimonia; il Gran Bramino pronuncia le formule del rito, ma Solor non si risolve a dare il suo voto. Gli dei, furiosi, distruggono quindi il tempio e seppelliscono sotto le macerie tutti i presenti. Gli spiriti di Solor e Nikiya si riuniscono così nell’amore eterno. Fonti e sviluppi di Bayadère Fu la leggenda del poema indiano Sakuntala che ispirò il balletto di Marius Petipa su musica di Ludwig Minkus, che debuttò il 23 gennaio 1877 al Teatro Bol’soj di san Pietroburgo. Questo balletto ha avuto grande successo in Russia ed è passato attraverso la Rivoluzione perfino meglio degli altri balletti dell’epoca imperiale. Nel resto del mondo, però, La Bayadère restò del tutto ignorata fino al 1961, quando il Balletto Kirov presentò a Londra e a Naw York il solo quadro “delle Ombre”, cioè la scena coreograficamente più importante e più alta del balletto, che basterebbe a farne un capolavoro assoluto. 1963 Ricostruzione del III atto di R. Nureyev al Royal Ballet 1974 Natalia Makarova fece lo stesso e sei anni dopo montò per l’American Ballet Theatre la prima versione integrale della Bayadère prodotta in Occidente. Questa sua versione, ripresa poi per altre compagnie in Europa, ristabilisce la scena finale delle nozze e del crollo del tempio. La musica di Minkus (1827-1890) Il viennese L. Minkus, precoce virtuoso del violino e collaboratore di Petipa fin dal 1869 (debutto di Don Chisciotte), era un accorto melodista e sapeva trattare con speciale attenzione le parti più propriamente danzate nei balletti di Petipa. Pur essendo un abile ma mediocre professionista (i suoi adagio erano spesso stucchevoli, privi di tensione interiore e di elementare orchestrazione; egli prediligeva i ritmi focosi e il ritmo di valzer), in lui Petipa, più che in Cajkovskji, trovò un collaboratore consenziente e duttile, più preoccupato della funzionalità dell’intero spettacolo che non dell’effettivo spessore musicale, al contrario di Cajkovskji, in cui lo spessore poetico prevaleva su ogni dispotismo coreografico e per cui la musica non era semplice veicolo del movimento, ma ispiratrice della danza. La coreografia A Natalia Makarova si deve il più audace e nello stesso tempo deferente lavoro di ripristino del balletto di Petipa. L’étoile decise di riportare alla luce l’intera coreografia, compresa l’ultima parte relativa alla distruzione del tempio e all’apoteosi di Nikiya e Solor. Nel 1900, la fama e il carisma di Petipa (spentosi nel 1910) erano ormai in declino. Il più grande maitre, secondo Balanchine, dominatore della scena russa per oltre un cinquantennio, era ormai bersaglio di accanite critiche da parte dei coreografi considerati più “moderni” che lo consideravano un conservatore. La visione di Bayadère conferma però l’opinione di Balanchine che riteneva Petipa un grande innovatore, nel senso stravinskijano del termine, per cui innovare significa approfondire sino all’ossessione i procedimenti già scoperti e l’innovazione si deve considerare non già come scoperta, ma come trasformazione del passato. Bibliografia • “La Bayadère, uno strano classico” di Alfio Agostini, in Balletto oggi, marzo 2006, n.173 • • • • • Leggenda e resurrezioni di Bayadère, di Marinella Guatterini Ludwig Minkus, “musicista di balletto”, di Mario Pasi Un esotismo da Mille e una notte, di Aurelio Pellicanò Makarova, l’étoile dei due mondi, di Sergio Trombetta I grandi Balletti, di Alberto testa, Grenese, 1991