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Modi di dire - AC Triveneto
Modi di dire settembre - ottobre 2014 Quel che è stato sarà e quel che si è fatto si rifarà non c’è niente di nuovo sotto il sole (Qoelet 1) 9 niente di nuovo sotto il sole Modi di dire La Bibbia è presente in usanze, riti, oggetti, perfino nel parlare. È il libro che più ha dato parole all’ Europa cristiana: singole voci, soprattutto locuzioni idiomatiche. E continua a darle ... “Nessuno tocchi Caino”, nome di una nota associazione che si batte per l’abolizione della pena di morte, ne è un esempio recente: evoca il segno posto da Dio sul primo omicida, Caino, perché non fosse ucciso per vendetta. I proverbi e i modi di dire sono impregnati, spesso inconsapevolmente, di personaggi e storie bibliche. Ecco, ad esempio, alcuni dei motti che fanno riferimento a personaggi biblici: essere un matusa, il beniamino, un giuda, un povero cristo, un cristo in croce, trovarsi come Davide davanti a Golia, mandare da Erode a Pilato, dare un giudizio salomonico, 2 aspettare qualcuno come il Messia. o anche ad animali il ritorno della pecora smarrita, fare il capro espiatorio, adorare il vitello d’oro, o oggetti biblici: avere dei talenti rimpiangere le cipolle d’Egitto . . . Ci sono frasi bibliche diventate proverbi: dare, cedere, perdere tutto per un piatto di lenticchie, niente di nuovo sotto il sole, chi semina vento raccoglie tempesta, chi di spada ferisce di spada perisce, chi trova un amico trova un tesoro, nemo propheta in patria, medico cura te stesso. La bellezza è come un fiore, che nasce e presto muore Le migrazioni di popoli o l’evacuazione di un’area a rischio vengono facilmente dichiarate un “esodo” dalle dimensioni bibliche, con richiamo all’uscita dall’Egitto del popolo ebraico. Quando si è in presenza di confusione, di disordine, quando non ci si capisce, si dice che è una “babele”, eredità lessicale della confusione delle lingue attorno alla biblica torre di Babele. Le vacche magre e le vacche grasse a designare carestie, ristrettezze economiche, oppure abbondanza e opulenza, altro non sono che quelle sognate dal faraone d’Egitto secondo il libro della Genesi. Altre risonanze della Bibbia sono facilmente riscontrabili: vivere in un paradiso terrestre mangiare il frutto proibito restare in costume adamitico porgere l’altra guancia beati gli ultimi fare un anno sabbatico cantare il “De profundis”. se Dio vuole Pag. 06 rimanere di sale essere il sale della terra Pag. 10 4 lavarsene le mani Pag. 08 andare ramingo come Caino Pag. 12 astuto come un serpente Pag. 16 avere la pazienza di Giobbe Pag. 20 occhio per occhio dente per dente Pag. 18 aspettare la manna dal cielo Pag. 24 5 Martedì 16 settembre 2014 Tonino Lasconi Nato a Fabriano è un presbitero, scrittore e giornalista italiano. “Appassionato del Vangelo e del suo intramontabile messaggiodi speranza”, si dedica da decenni all’educazione dei ragazzi, con un’ attenzione particolare alle moderne forme di comunicazione come il cinema, la televisione, la fotografia, la pubblicità, la canzone, il teatro, il giornalismo. Cofondatore dell’Azione cattolica dei ragazzi (ACR) nel 1969, si occupa negli anni successivi della preparazione dei sussidi per il cammino di fede. Da anni conduce in varie regioni d’Italia incontri e seminari per catechisti e operatori pastorali. Giornalista per alcune testate cattoliche (tra cui Avvenire, Primavera, Rogate Ergo, Mondo Voc), ha mandato in stampa una serie di pubblicazioni per la catechesi di bambini, ragazzi e adolescenti, per la formazione dei catechisti. Attualmente svolge servizio di parroco nella Parrocchia di San Giuseppe Lavoratore di Fabriano, suo paese natale. È anche assistente diocesano dell’Azione Cattolica e direttore dell’Ufficio Catechistico della Diocesi di Fabriano-Matelica. Se Dio vuole Dovreste dire invece: «Se il Signore vorrà, vivremo e faremo questo o quello». 13 E ora a voi, che dite: «Oggi o domani andremo nella tal città e vi passeremo un anno e faremo affari e guadagni», 15 Mentre non sapete quale sarà domani la vostra vita! Siete come vapore che appare per un istante e poi scompare. 16 14 Ora invece vi vantate nella vostra arroganza; ogni vanto di questo genere è iniquo. (Giacomo 4) Appena letta la vostra iniziativa, simpaticissima e geniale, mi è venuto subito in mente: “Se Dio vuole”. Da noi è sempre sulla bocca della gente, ovviamente non giovanissima (ma io cerco di rinverdirlo). Ci sono affezionato perché mia mamma ce l’aveva in bocca e nel cuore. Lo diceva con fede. - Tonino 6 7 Martedì 23 settembre 2014 Virginio Colmegna È nato a Saronno (Va). Ordinato sacerdote il 28 giugno 1969, nel settembre dello stesso anno ha conseguito la licenza in teologia. Nel 1979 è nominato assistente ecclesiastico della Fuci. Negli anni Ottanta ha promosso diverse cooperative e comunità di accoglienza, principalmente nel campo della sofferenza psichica e dei minori. Nel 1982 è entrato nell’ufficio Vita sociale e Lavoro della Curia di Milano, in qualità di assistente diocesano del Movimento dei lavoratori di Azione Cattolica, ed è nominato vicepresidente del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (Cnca). Nel 1990 è diventato responsabile della parrocchia “Resurrezione” di Sesto San Giovanni (Mi). Il cardinale Carlo Maria Martini, nel 1993, lo ha designato direttore della Caritas Ambrosiana. Nel 1998 ha assunto le cariche di direttore della delegazione regionale Caritas Lombardia e di presidente dell’Agenzia solidarietà per il lavoro (Agesol) impegnata nel reinserimento lavorativo dei detenuti. Nel 2002, il Cardinal Martini la ho nominato presidente della neonata fondazione Casa della carità “Angelo Abriani” di cui tuttora è presidente. Nel 2004, ha lasciato la guida della Caritas Ambrosiana per dedicarsi a tempo pieno alla Casa della carità, inaugurata il 24 novembre. Nel 2006 è stato nominato dal sindaco di Milano membro dell’Advisory board, il comitato strategico voluto dallo stesso sindaco per affiancare l’amministrazione nell’affrontare i problemi della città. 8 Lavarsene le mani Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!» 24 (Matteo 27) SIGNIFICATO disinteressarsi di qualcosa in cui non si vuole essere coinvolti, lasciare che se ne occupi qualcun altro. È legato al gesto attribuito a Ponzio Pilato con il quale egli declinò qualsiasi responsabilità nella condanna di Gesù. Martedì 30 settembre 2014 Stella Morra È nata a Fossano (CN). Biblista, laureata con una tesi in sociologia della religione presso l’Università di Torino, ha conseguito il dottorato in teologia fondamentale presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Da alcuni anni è docente incaricata presso la stessa università. Collabora a diverse riviste di teologia e di pastorale. Ha curato numerose traduzioni di mistici. Cura la formazione degli adulti nella sua Diocesi di provenienza (Fossano). Anima l’Associazione Culturale “L’Atrio dei Gentili”. Rimanere di sale ...«Fuggi, per la tua vita. Non guardare indietro e non fermarti dentro la valle: fuggi sulle montagne, per non essere travolto!». 23 Il sole spuntava sulla terra e Lot era arrivato a Soar, 24 quand’ecco il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco provenienti dal Signore. 25 Distrusse queste città e tutta la 17 10 valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo. 26 Ora la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale. (Genesi 19) SIGNIFICATO restare stupefatti, allibiti, come paralizzati dallo sbalordimento. Il detto fa riferimento ai molti personaggi dell’antichità che secondo la tradizione furono trasformati in statue di sale. In particolare allude alla moglie di Lot, che fu così punita poiché, nonostante l’espresso divieto di Dio, si era voltata indietro a guardare le città di Sodoma e Gomorra distrutte dalla collera divina. Essere il sale della terra Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro 13 serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. (Matteo 5, 13) SIGNIFICATO si dice di una persona che viene ritenuta particolarmente saggia o colta. Il sale da’ sapore, gusto, quindi valore. Questo modo di dire è tratto dal Vangelo di Matteo che riferisce l’invito di Gesù ai discepoli ad evangelizzare la terra. 11 Martedì 7 ottobre 2014 Eraldo Affinati È nato a Roma, dove vive e lavora. Insegna italiano e storia nell’Istituto Professionale di Stato “Carlo Cattaneo”, presso la succursale della Città dei Ragazzi. Ha esordito con Veglia d’armi. L’uomo di Tolstoj (Marietti 1992, Mondadori 1998), un breviario interiore ispirato all’opera del grande scrittore russo. Il suo primo romanzo, d’impronta autobiografica, s’intitola Soldati del 1956 (Marco Nardi 1993, Mondadori 1997). Eraldo Affinati ha curato l’edizione completa delle opere di Mario Rigoni Stern, Storie dall’Altipiano (I Meridiani, Mondadori, 2003). Insieme alla moglie, Anna Luce Lenzi, ha fondato la “Penny Wirton”, una scuola di italiano per stranieri. Italiani anche noi (Il Margine, 2011) è appunto il titolo del manuale della Penny Wirton. L’ultimo libro di Eraldo Affinati (Mondadori, 2013) s’intitola Elogio del ripetente: una riflessione autobiografica sulla scuola e le sue difficoltà raccontate dalla parte dei più deboli. Ringrazio di cuore dell’invito al vostro ciclo di incontri biblici. Condivido in pieno lo spirito che vi anima. Fra i vari modi di dire, quello forse più adatto a riassumere un nucleo significativo della mia poetica è: andare ramingo come Caino. Ci stanno dentro la scuola Penny Wirton di italiano per stranieri, la Città dei ragazzi e anche il mio ultimo romanzo, in uscita a settembre da Mondadori, sulla storia di un giovane africano il quale, dopo alterne avventure, ritrova in Gambia la madre smarrita da bambino. - Eraldo Affinati 12 13 Andare ramingo come Caino «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! 11 Ora sii maledetto, lontano dal suolo che ha aperto la bocca per ricevere il sangue di tuo fratello dalla tua mano. 12 Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra». 13 Disse Caino al Signore: «Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono. 14 Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e dovrò nascondermi lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi ucciderà». 15 Ma il Signore gli disse: «Ebbene, chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!». Il Signore impose a Caino un segno, perché nessuno, incontrandolo, lo colpisse. 14 SIGNIFICATO Venire scacciati da tutti a causa delle proprie colpe, così come accadde a Caino maledetto da Dio per il suo fratricidio. In senso lato, essere respinti da tutti a causa di pregiudizi o simili, senza avere colpe reali, o anche non trovare pace, vivere tormentati dai rimorsi. (Genesi 4) 15 Martedì 14 ottobre 2014 Cristina Simonelli È nata a Firenze e vive in un accampamento di Rom a Verona. È docente di teologia patristica presso gli Studi teologici S. Zeno e S. Bernardino a Verona e presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale a Milano. È socia del Coordinamento delle Teologhe Italiane (CTI). Fa parte della redazione delle riviste “Esperienza e Teologia” (Verona), “Evangelizzare” e “Servizio Migranti”. Astuto come un serpente Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di alcun albero del giardino”?» (Genesi 3) 1 SIGNIFICATO il serpente, il povero serpente, è in realtà una creatura come tutte le altre. Semplicemente ha una caratteristica particolare: essere più astuto degli altri. Ma questo non ne fa certamente un essere soprannaturale. E quindi pensare che il male e il 16 peccato del mondo provengano da qualcosa di sovrumano è difficile da sostenere. Sa parlare, comunicare con gli esseri umani e addirittura lancia il primo dibattito teologico! Ciò che avviene qui è l’introduzione del concetto di tentazione. La tentazione manipola e suscita sfiducia. La tentazione si camuffa dietro al serpente e alla sua astuzia; utilizza la parola di Dio e la sua immagine per renderla qualcosa di diverso; trasforma la Parola di Dio da limite che guida la vita e il comportamento, in legge che imprigiona. 17 Martedì 21 ottobre 2014 Valentino Bulgarelli I vostri cicli di incontri sono sempre molto interessanti, stimolanti, suggestivi! Scelgo: Occhio per occhio, dente per dente ... Affronterei questo tema perché mi sembra si stia riproponendo anche tra i cristiani una cultura di questo tipo ... che lascia poco spazio alla misericordia, alla pazienza ... - don Valentino 18 È direttore dell’ ufficio catechistico dell’Arcidiocesi di Bologna, città dove è nato, e dell’ufficio catechistico regionale dell’Emilia-Romagna. È inoltre docente di catechetica alla Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna e dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “SS. Vitale e Agricola”. Occhio per occhio, dente per dente occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, 25 bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, livido per livido. 26 Quando un uomo colpisce l’occhio del suo schiavo o della sua schiava e lo acceca, darà loro la libertà in compenso dell’occhio. (Esodo 21) 24 SIGNIFICATO si dice a proposito di una piena e completa vendetta. Il detto ripete la formulazione biblica della cosiddetta “legge del taglione” (Esodo 21), secondo la quale un colpevole dev’essere punito nella stessa misura del danno arrecato. La locuzione fa parte delle norme stabilite dal Codice dell’Alleanza per regolare la vita e i rapporti tra gli uomini. Considerata spesso spietata, soprattutto in contrapposizione al concetto di misericordia portato da Gesù, la legge mosaica intendeva fondamentalmente contenere le punizioni entro limiti accettabili. 19 Martedì 28 ottobre 2014 Liberamente tratto da Giobbe – Romanzo di un uomo semplice di Joseph Roth. Una produzione Il ServoMuto – Compagnia teatrale e Crucifixus – Festival di Primavera. Con il sostegno del Comune di Borgosatollo (BS). Con Pavel Zelinskiy, Michele Segreto, Elisa Proietti, Marzia Gallo. Regia Michele Segreto. Drammaturgia Il ServoMuto. Consulenza drammaturgica Carla Bino. Consulenza scientifica Claudio Bernardi. Tecnico di compagnia Mauro Faccioli. Per le scenografie Diego Ossoli. 20 Sinossi Note di regia Nei primi anni del 1900 vive Mendel Singer, un ebreo russo. Senza vistosi successi, insegna la Bibbia ai bambini, con onesto zelo vive di quel poco che coltiva, e sfama così la moglie Deborah e i tre figli Menuchim, Miriam e Schemarjah. È un uomo comune, convinto di appartenere a quella stirpe di ebrei antichi in grado di dialogare direttamente con Dio in virtù della propria rettitudine. Quando Dio lo benedice con una nuova nascita ma lo punisce con un figlio malato, egli diviene ancor più religioso, rispettoso e timoroso. La famiglia migra e si divide tra America e Russia. Poi la guerra mondiale. La fede di Mandel saprà resistere a tante disgrazie? Saprà il moderno Giobbe confidare nel Signore fino a questo punto, o la sua fede vacillerà? Vede forse Dio solo chi vede Dio guardarlo con favore? Non vede forse Dio anche colui che vede Dio voltargli le spalle? La risposta spetta a Mendel e tutti i moderni Giobbe di questo mondo. “Il Giobbe” è la storia di una ribellione: un uomo, un pio ebreo dell’Europa orientale, si trova improvvisamente bersaglio di una serie di calamità. Incredulo dinnanzi agli eventi egli si ritrova ad incolpare la causa ultima e suprema di tutte le cose. E’ la contesa, antica come il mondo, tra l’uomo e Dio. Come andrà a finire? Il testo, nel lavoro svolto, è allo stesso tempo il punto di partenza e di arrivo. Muovendo da una riflessione, e una rivisitazione accurata, del romanzo di Joseph Roth, si è intrapreso un lavoro prima di tutto corporeo, inteso a trovare una fisicità da collocare poi nello spazio. Abitare lo spazio attraverso il movimento: è stato questo, dunque, il filo conduttore nell’elaborazione della messa in scena. Durata: 1 ora circa 21 Avere la pazienza di Giobbe Giobbe è un personaggio biblico conosciuto per il Libro della Bibbia che porta il suo nome. Ricco e potente, fu messo alla prova da Dio che gli tolse progressivamente i beni, i figli e la salute. Di fronte a tutto ciò, il suo commento fu: «Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!». (Giobbe 1, 21) La Bibbia ne ha fatto simbolo ed esempio di giustizia e di pazienza. Ecco, noi chiamiamo beati quelli che sono stati pazienti. Avete udito parlare della pazienza di Giobbe e conoscete la sorte finale che gli riserbò il Signore, perché il Signore è ricco di misericordia e di compassione. (Giacomo 5) 11 SIGNIFICATO Essere infinitamente pazienti. 22 23 Martedì 4 novembre 2014 Ermes Ronchi Frate dell’Ordine dei Servi di Maria, Ermes Ronchi, è nato a Racchiuso di Attimis in Friuli (UD). Ha compiuto gli studi filosofici e teologici a Roma presso la Pontificia facoltà teologica Marianum; inoltre a Parigi, all’Institut Catholique e alla Sorbona, ha approfondito le scienze religiose e antropologiche cimentandosi in una ricerca sul monachesimo primitivo. Attualmente vive nel convento di san Carlo al Corso Milano, di cui è priore e dove dirige il centro culturale Corsia dei Servi. Docente al Marianum, è autore di moltissimi libri. Aspettare la manna dal cielo Allora il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina o no secondo la mia legge. 5 Ma il sesto giorno, quando prepareranno quello che dovranno portare a casa, sarà il doppio di ciò che 4 24 avranno raccolto ogni altro giorno» ... al mattino c’era uno strato di rugiada intorno all’accampamento. 14 Quando lo strato di rugiada svanì, ecco, sulla superficie del deserto c’era una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. 15 Gli Israeliti la videro e si dissero l’un l’altro: «Che cos’è?», perché non sapevano che cosa fos- se. Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo. 16 Ecco che cosa comanda il Signore: “Raccoglietene quanto ciascuno può mangiarne, un omer a testa, secondo il numero delle persone che sono con voi. Ne prenderete ciascuno per quelli della propria tenda”». (Esodo 16) SIGNIFICATO restare inoperosi invece di darsi da fare per risolvere un problema o una situazione difficile, aspettando l’aiuto di qualcun altro. Anche non preoccuparsi del domani fidando nel tempo, negli eventi o nella fortuna, per vivere senza problemi. Quasi sempre ironico. 25 Altri modi di dire ... La bellezza è come un fiore, che nasce e presto muore Chi trova un amico, trova un tesoro Un amico fedele è rifugio sicuro: chi lo trova, trova un tesoro. 15 Per un amico fedele non c’è prezzo, non c’è misura per il suo valore. (Siracide 6) 14 Si leva il sole col suo ardore e fa seccare l’erba e il suo fiore cade, e la bellezza del suo aspetto svanisce. 39 ... se uno ti dà uno schiaffo sulla (Giacomo 1) guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, 40 e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. (Matteo 5) 11 Quel che è stato sarà e quel che si è fatto si rifarà; non c’è niente di nuovo sotto il sole. (Qoelet 1) SIGNIFICATO Nessuna novità. Il detto vuole ricordare che al mondo, in realtà, non c’è mai nulla di nuovo. Si applica ad avvenimenti scontati o già previsti, situazioni che si ripetono e così via. 26 E poiché hanno seminato vento, raccoglieranno tempesta. (Osea 8) 7 SIGNIFICATO Chi fa del male, riceverà un danno maggiore di quello arrecato. Porgere l’altra guancia Niente di nuovo sotto il sole 9 Chi semina vento raccoglie tempesta dare, cedere, vendere, perdere tutto PER UN PIATTO DI LENTICCHIE ... Una volta Giacobbe aveva cotto una minestra; Esaù arrivò dalla campagna ed era sfinito. 30 Disse a Giacobbe: «Lasciami mangiare un po’ di questa minestra rossa, perché io sono sfinito». 31 Giacobbe disse: «Vendimi subito la tua primogenitura». 32 Rispose Esaù: «Ecco, sto morendo: a che mi serve allora la primogenitura?». 33 Giacobbe allora disse: «Giuramelo subito». 29 SIGNIFICATO Perdonare un’offesa o un torto senza cercare la vendetta, e anzi, cercare una riconciliazione. Quegli lo giurò e vendette la primogenitura a Giacobbe. 34 Giacobbe diede a Esaù il pane e la minestra di lenticchie; questi mangiò e bevve, poi si alzò e se ne andò. A tal punto Esaù aveva disprezzato la primogenitura. (Genesi 25) SIGNIFICATO Ovvero per un corrispettivo esageratamente basso, sproporzionato rispetto al valore di ciò che si dà in cambio o di cui ci si priva, soprattutto quando lo svantaggioso baratto consista nella rinuncia a un bene reale per ottenere un effimero benessere materiale. 27 Calendario ore 20.45 - Bolzano, nella Chiesa dei Tre Santi martedì 16 settembre 2014 SE DIO VUOLE Tonino Lasconi martedì 23 settembre 2014 LAVARSENE LE MANI Virginio Colmegna martedì 30 settembre 2014 RIMANERE DI SALE, ESSERE IL SALE DELLA TERRA Stella Morra martedì 7 ottobre 2014 ANDARE RAMINGO COME CAINO Eraldo Affinati martedì 14 ottobre 2014 ASTUTO COME UN SERPENTE Cristina Simonelli martedì 21 ottobre 2014 OCCHIO PER OCCHIO, DENTE PER DENTE Valentino Bulgarelli martedì 28 ottobre 2014 AVERE LA PAZIENZA DI GIOBBE il SERVOMUTO compagnia teatrale “IL GIOBBE, storia di un uomo semplice” martedì 4 novembre 2014 ASPETTARE LA MANNA DAL CIELO Ermes Ronchi Organizzazione: Azione Cattolica, Diocesi di Bolzano - Bressanone