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Modi di dire - AC Triveneto

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Modi di dire - AC Triveneto
Modi di dire
settembre - ottobre 2014
Quel che è stato
sarà e quel che si è
fatto si rifarà non c’è
niente di nuovo sotto
il sole (Qoelet 1)
9
niente di nuovo
sotto il sole
Modi di dire
La Bibbia è presente in usanze,
riti, oggetti, perfino nel parlare.
È il libro che più ha dato parole
all’ Europa cristiana: singole voci,
soprattutto locuzioni idiomatiche.
E continua a darle ... “Nessuno
tocchi Caino”, nome di una nota
associazione che si batte per
l’abolizione della pena di morte,
ne è un esempio recente: evoca il
segno posto da Dio sul primo
omicida, Caino, perché non fosse
ucciso per vendetta.
I proverbi e i modi di dire sono impregnati, spesso inconsapevolmente, di personaggi e storie bibliche.
Ecco, ad esempio, alcuni dei motti
che fanno riferimento a personaggi
biblici:
essere un matusa, il beniamino, un
giuda, un povero cristo, un cristo
in croce,
trovarsi come Davide davanti a
Golia,
mandare da Erode a Pilato,
dare un giudizio salomonico,
2
aspettare qualcuno come il Messia.
o anche ad animali
il ritorno della pecora smarrita,
fare il capro espiatorio,
adorare il vitello d’oro,
o oggetti biblici:
avere dei talenti
rimpiangere le cipolle d’Egitto . . .
Ci sono frasi bibliche diventate
proverbi:
dare, cedere, perdere tutto per un
piatto di lenticchie,
niente di nuovo sotto il sole, chi
semina vento raccoglie tempesta,
chi di spada ferisce di spada perisce, chi trova un amico trova un
tesoro, nemo propheta in patria,
medico cura te stesso. La bellezza
è come un fiore, che nasce e presto
muore
Le migrazioni di popoli o l’evacuazione di un’area a rischio vengono
facilmente dichiarate un “esodo”
dalle dimensioni bibliche, con
richiamo all’uscita dall’Egitto del
popolo ebraico.
Quando si è in presenza di confusione, di disordine, quando non ci
si capisce, si dice che è una “babele”, eredità lessicale della confusione delle lingue attorno alla biblica
torre di Babele.
Le vacche magre e le vacche grasse
a designare carestie, ristrettezze
economiche, oppure abbondanza e
opulenza, altro non sono che quelle
sognate dal faraone d’Egitto secondo il libro della Genesi.
Altre risonanze della Bibbia sono
facilmente riscontrabili:
vivere in un paradiso terrestre
mangiare il frutto proibito
restare in costume adamitico
porgere l’altra guancia
beati gli ultimi
fare un anno sabbatico
cantare il “De profundis”.
se Dio vuole
Pag. 06
rimanere di sale
essere il sale della terra
Pag. 10
4
lavarsene le mani
Pag. 08
andare ramingo
come Caino
Pag. 12
astuto come un
serpente
Pag. 16
avere la pazienza
di Giobbe
Pag. 20
occhio per occhio
dente per dente
Pag. 18
aspettare la manna
dal cielo
Pag. 24
5
Martedì 16 settembre 2014
Tonino
Lasconi
Nato a Fabriano è un presbitero, scrittore e
giornalista italiano.
“Appassionato del Vangelo e del suo intramontabile messaggiodi speranza”, si dedica da decenni all’educazione dei ragazzi,
con un’ attenzione particolare alle moderne
forme di comunicazione come il cinema, la
televisione, la fotografia, la pubblicità, la canzone, il teatro, il giornalismo.
Cofondatore dell’Azione cattolica dei ragazzi (ACR) nel 1969, si occupa
negli anni successivi della preparazione dei sussidi per il cammino di fede.
Da anni conduce in varie regioni d’Italia incontri e seminari per catechisti
e operatori pastorali.
Giornalista per alcune testate cattoliche (tra cui Avvenire, Primavera, Rogate Ergo, Mondo Voc), ha mandato in stampa una serie di pubblicazioni
per la catechesi di bambini, ragazzi e adolescenti, per la formazione dei
catechisti. Attualmente svolge servizio di parroco nella Parrocchia di San
Giuseppe Lavoratore di Fabriano, suo paese natale. È anche assistente
diocesano dell’Azione Cattolica e direttore dell’Ufficio Catechistico della
Diocesi di Fabriano-Matelica.
Se Dio vuole
Dovreste dire invece: «Se il
Signore vorrà, vivremo e faremo
questo o quello».
13
E ora a voi, che dite: «Oggi o
domani andremo nella tal città e vi
passeremo un anno e faremo affari
e guadagni»,
15
Mentre non sapete quale sarà
domani la vostra vita! Siete come
vapore che appare per un istante e
poi scompare.
16
14
Ora invece vi vantate nella vostra
arroganza; ogni vanto di questo
genere è iniquo.
(Giacomo 4)
Appena letta la vostra iniziativa, simpaticissima e geniale, mi è venuto
subito in mente: “Se Dio vuole”. Da noi è sempre sulla bocca della gente,
ovviamente non giovanissima (ma io cerco di rinverdirlo).
Ci sono affezionato perché mia mamma ce l’aveva in bocca e nel cuore.
Lo diceva con fede. - Tonino
6
7
Martedì 23 settembre 2014
Virginio
Colmegna
È nato a Saronno (Va).
Ordinato sacerdote il 28 giugno 1969,
nel settembre dello stesso anno ha conseguito la licenza in teologia. Nel 1979 è
nominato assistente ecclesiastico della Fuci.
Negli anni Ottanta ha promosso diverse
cooperative e comunità di accoglienza,
principalmente nel campo della sofferenza psichica e dei minori. Nel 1982
è entrato nell’ufficio Vita sociale e Lavoro della Curia di Milano, in qualità
di assistente diocesano del Movimento dei lavoratori di Azione Cattolica,
ed è nominato vicepresidente del Coordinamento nazionale delle comunità
di accoglienza (Cnca). Nel 1990 è diventato responsabile della parrocchia “Resurrezione” di Sesto San Giovanni (Mi). Il cardinale Carlo Maria
Martini, nel 1993, lo ha designato direttore della Caritas Ambrosiana. Nel
1998 ha assunto le cariche di direttore della delegazione regionale Caritas
Lombardia e di presidente dell’Agenzia solidarietà per il lavoro (Agesol)
impegnata nel reinserimento lavorativo dei detenuti. Nel 2002, il Cardinal
Martini la ho nominato presidente della neonata fondazione Casa della
carità “Angelo Abriani” di cui tuttora è presidente. Nel 2004, ha lasciato
la guida della Caritas Ambrosiana per dedicarsi a tempo pieno alla Casa
della carità, inaugurata il 24 novembre.
Nel 2006 è stato nominato dal sindaco di Milano membro dell’Advisory
board, il comitato strategico voluto dallo stesso sindaco per affiancare
l’amministrazione nell’affrontare i problemi della città.
8
Lavarsene le mani
Pilato, visto che non otteneva
nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le
mani davanti alla folla, dicendo:
«Non sono responsabile di questo
sangue. Pensateci voi!»
24
(Matteo 27)
SIGNIFICATO disinteressarsi di
qualcosa in cui non si vuole essere
coinvolti, lasciare che se ne occupi
qualcun altro. È legato al gesto attribuito a Ponzio Pilato con il quale
egli declinò qualsiasi responsabilità
nella condanna di Gesù.
Martedì 30 settembre 2014
Stella
Morra
È nata a Fossano (CN). Biblista, laureata
con una tesi in sociologia della religione
presso l’Università di Torino, ha conseguito il dottorato in teologia fondamentale
presso la Pontificia Università Gregoriana
di Roma. Da alcuni anni è docente incaricata presso la stessa università. Collabora
a diverse riviste di teologia e di pastorale. Ha curato numerose traduzioni
di mistici. Cura la formazione degli adulti nella sua Diocesi di provenienza
(Fossano). Anima l’Associazione Culturale “L’Atrio dei Gentili”.
Rimanere di sale
...«Fuggi, per la tua vita. Non
guardare indietro e non fermarti
dentro la valle: fuggi sulle montagne, per non essere travolto!».
23
Il sole spuntava sulla terra e Lot
era arrivato a Soar,
24
quand’ecco il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra
Gomorra zolfo e fuoco provenienti
dal Signore.
25
Distrusse queste città e tutta la
17
10
valle con tutti gli abitanti delle città
e la vegetazione del suolo.
26
Ora la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale.
(Genesi 19)
SIGNIFICATO restare stupefatti,
allibiti, come paralizzati dallo sbalordimento. Il detto fa riferimento
ai molti personaggi dell’antichità
che secondo la tradizione furono
trasformati in statue di sale. In
particolare allude alla moglie di Lot,
che fu così punita poiché, nonostante l’espresso divieto di Dio, si
era voltata indietro a guardare le
città di Sodoma e Gomorra distrutte
dalla collera divina.
Essere il sale della
terra
Voi siete il sale della terra; ma se
il sale perde il sapore, con che cosa
lo si renderà salato? A null’altro
13
serve che ad essere gettato via e
calpestato dalla gente.
(Matteo 5, 13)
SIGNIFICATO si dice di una persona che viene ritenuta particolarmente saggia o colta. Il sale da’
sapore, gusto, quindi valore.
Questo modo di dire è tratto dal
Vangelo di Matteo che riferisce l’invito di Gesù ai discepoli ad evangelizzare la terra.
11
Martedì 7 ottobre 2014
Eraldo
Affinati
È nato a Roma, dove vive e lavora. Insegna
italiano e storia nell’Istituto Professionale di
Stato “Carlo Cattaneo”, presso la succursale della Città dei Ragazzi.
Ha esordito con Veglia d’armi. L’uomo di
Tolstoj (Marietti 1992, Mondadori 1998),
un breviario interiore ispirato all’opera del grande scrittore russo. Il suo
primo romanzo, d’impronta autobiografica, s’intitola Soldati del 1956
(Marco Nardi 1993, Mondadori 1997). Eraldo Affinati ha curato l’edizione completa delle opere di Mario Rigoni Stern, Storie dall’Altipiano (I
Meridiani, Mondadori, 2003). Insieme alla moglie, Anna Luce Lenzi, ha
fondato la “Penny Wirton”, una scuola di italiano per stranieri. Italiani
anche noi (Il Margine, 2011) è appunto il titolo del manuale della Penny
Wirton. L’ultimo libro di Eraldo Affinati (Mondadori, 2013) s’intitola Elogio
del ripetente: una riflessione autobiografica sulla scuola e le sue difficoltà
raccontate dalla parte dei più deboli. Ringrazio di cuore dell’invito al vostro ciclo di incontri biblici. Condivido
in pieno lo spirito che vi anima. Fra i vari modi di dire, quello forse più
adatto a riassumere un nucleo significativo della mia poetica è: andare
ramingo come Caino. Ci stanno dentro la scuola Penny Wirton di italiano
per stranieri, la Città dei ragazzi e anche il mio ultimo romanzo, in uscita
a settembre da Mondadori, sulla storia di un giovane africano il quale,
dopo alterne avventure, ritrova in Gambia la madre smarrita da bambino.
- Eraldo Affinati
12
13
Andare ramingo
come Caino
«Che hai fatto? La voce del sangue
di tuo fratello grida a me dal suolo!
11
Ora sii maledetto, lontano dal
suolo che ha aperto la bocca per
ricevere il sangue di tuo fratello dalla tua mano. 12 Quando lavorerai
il suolo, esso non ti darà più i suoi
prodotti: ramingo e fuggiasco sarai
sulla terra».
13
Disse Caino al Signore: «Troppo
grande è la mia colpa per ottenere
perdono. 14 Ecco, tu mi scacci oggi
da questo suolo e dovrò nascondermi lontano da te; io sarò ramingo e
fuggiasco sulla terra e chiunque mi
incontrerà mi ucciderà».
15
Ma il Signore gli disse: «Ebbene,
chiunque ucciderà Caino subirà
la vendetta sette volte!». Il Signore
impose a Caino un segno, perché
nessuno, incontrandolo, lo colpisse.
14
SIGNIFICATO Venire scacciati da
tutti a causa delle proprie colpe,
così come accadde a Caino maledetto da Dio per il suo fratricidio.
In senso lato, essere respinti da tutti
a causa di pregiudizi o simili, senza
avere colpe reali, o anche non
trovare pace, vivere tormentati dai
rimorsi.
(Genesi 4)
15
Martedì 14 ottobre 2014
Cristina
Simonelli
È nata a Firenze e vive in un accampamento di Rom a Verona.
È docente di teologia patristica presso gli
Studi teologici S. Zeno e S. Bernardino a
Verona e presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale a Milano.
È socia del Coordinamento delle Teologhe
Italiane (CTI). Fa parte della redazione delle riviste “Esperienza e Teologia”
(Verona), “Evangelizzare” e “Servizio Migranti”.
Astuto come un serpente
Il serpente era il più astuto di tutti
gli animali selvatici che Dio aveva
fatto e disse alla donna:
«È vero che Dio ha detto: “Non
dovete mangiare di alcun albero del
giardino”?»
(Genesi 3)
1
SIGNIFICATO il serpente, il povero serpente, è in realtà una creatura
come tutte le altre. Semplicemente
ha una caratteristica particolare:
essere più astuto degli altri.
Ma questo non ne fa certamente un
essere soprannaturale.
E quindi pensare che il male e il
16
peccato del mondo provengano da
qualcosa di sovrumano è difficile da
sostenere. Sa parlare, comunicare
con gli esseri umani e addirittura
lancia il primo dibattito teologico!
Ciò che avviene qui è l’introduzione
del concetto di tentazione.
La tentazione manipola e suscita
sfiducia.
La tentazione si camuffa dietro al
serpente e alla sua astuzia; utilizza
la parola di Dio e la sua immagine
per renderla qualcosa di diverso;
trasforma la Parola di Dio da limite
che guida la vita e il comportamento, in legge che imprigiona.
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Martedì 21 ottobre 2014
Valentino
Bulgarelli
I vostri cicli di incontri sono
sempre molto interessanti,
stimolanti, suggestivi!
Scelgo: Occhio per occhio,
dente per dente ... Affronterei questo tema
perché mi sembra si stia
riproponendo anche tra i
cristiani una cultura di questo tipo ... che lascia poco
spazio alla misericordia,
alla pazienza ...
- don Valentino
18
È direttore dell’ ufficio catechistico dell’Arcidiocesi di Bologna, città dove è nato, e
dell’ufficio catechistico regionale dell’Emilia-Romagna.
È inoltre docente di catechetica alla Facoltà
Teologica dell’Emilia-Romagna e dell’Istituto
Superiore di Scienze Religiose “SS. Vitale e
Agricola”.
Occhio per occhio,
dente per dente
occhio per occhio, dente per dente,
mano per mano, piede per piede,
25
bruciatura per bruciatura, ferita per
ferita, livido per livido.
26
Quando un uomo colpisce l’occhio
del suo schiavo o della sua schiava
e lo acceca, darà loro la libertà in
compenso dell’occhio.
(Esodo 21)
24
SIGNIFICATO si dice a proposito di
una piena e completa vendetta.
Il detto ripete la formulazione biblica
della cosiddetta “legge del taglione” (Esodo 21), secondo la quale
un colpevole dev’essere punito nella
stessa misura del danno arrecato.
La locuzione fa parte delle norme
stabilite dal Codice dell’Alleanza
per regolare la vita e i rapporti tra
gli uomini.
Considerata spesso spietata, soprattutto in contrapposizione al concetto
di misericordia portato da Gesù,
la legge mosaica intendeva fondamentalmente contenere le punizioni
entro limiti accettabili.
19
Martedì 28 ottobre 2014
Liberamente tratto da Giobbe – Romanzo di un uomo
semplice di Joseph Roth.
Una produzione Il ServoMuto – Compagnia teatrale e
Crucifixus – Festival di Primavera. Con il sostegno del Comune di Borgosatollo (BS). Con Pavel Zelinskiy, Michele Segreto, Elisa Proietti, Marzia
Gallo. Regia Michele Segreto. Drammaturgia Il ServoMuto. Consulenza drammaturgica Carla Bino. Consulenza scientifica Claudio Bernardi. Tecnico di compagnia Mauro Faccioli. Per le scenografie Diego Ossoli.
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Sinossi
Note di regia
Nei primi anni del 1900 vive Mendel Singer, un ebreo russo. Senza
vistosi successi, insegna la Bibbia
ai bambini, con onesto zelo vive di
quel poco che coltiva, e sfama così
la moglie Deborah e i tre figli Menuchim, Miriam e Schemarjah. È un
uomo comune, convinto di appartenere a quella stirpe di ebrei antichi
in grado di dialogare direttamente
con Dio in virtù della propria rettitudine. Quando Dio lo benedice con
una nuova nascita ma lo punisce
con un figlio malato, egli diviene
ancor più religioso, rispettoso e
timoroso. La famiglia migra e si
divide tra America e Russia. Poi la
guerra mondiale. La fede di Mandel
saprà resistere a tante disgrazie?
Saprà il moderno Giobbe confidare
nel Signore fino a questo punto, o
la sua fede vacillerà? Vede forse
Dio solo chi vede Dio guardarlo
con favore? Non vede forse Dio
anche colui che vede Dio voltargli le
spalle? La risposta spetta a Mendel
e tutti i moderni Giobbe di questo
mondo.
“Il Giobbe” è la storia di una
ribellione: un uomo, un pio ebreo
dell’Europa orientale, si trova
improvvisamente bersaglio di una
serie di calamità. Incredulo dinnanzi agli eventi egli si ritrova ad
incolpare la causa ultima e suprema
di tutte le cose. E’ la contesa, antica
come il mondo, tra l’uomo e Dio.
Come andrà a finire? Il testo, nel
lavoro svolto, è allo stesso tempo
il punto di partenza e di arrivo.
Muovendo da una riflessione, e una
rivisitazione accurata, del romanzo di Joseph Roth, si è intrapreso
un lavoro prima di tutto corporeo,
inteso a trovare una fisicità da
collocare poi nello spazio. Abitare
lo spazio attraverso il movimento: è
stato questo, dunque, il filo conduttore nell’elaborazione della messa
in scena.
Durata: 1 ora circa
21
Avere la pazienza
di Giobbe
Giobbe è un personaggio biblico
conosciuto per il Libro della Bibbia che porta il suo nome. Ricco
e potente, fu messo alla prova da
Dio che gli tolse progressivamente
i beni, i figli e la salute. Di fronte a
tutto ciò, il suo commento fu:
«Il Signore ha dato, il Signore ha
tolto, sia benedetto il nome del
Signore!».
(Giobbe 1, 21)
La Bibbia ne ha fatto simbolo ed
esempio di giustizia e di pazienza.
Ecco, noi chiamiamo beati quelli
che sono stati pazienti. Avete udito
parlare della pazienza di Giobbe
e conoscete la sorte finale che gli
riserbò il Signore, perché il Signore
è ricco di misericordia e di
compassione.
(Giacomo 5)
11
SIGNIFICATO
Essere infinitamente pazienti.
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23
Martedì 4 novembre 2014
Ermes
Ronchi
Frate dell’Ordine dei Servi di Maria, Ermes
Ronchi, è nato a Racchiuso di Attimis in
Friuli (UD).
Ha compiuto gli studi filosofici e teologici
a Roma presso la Pontificia facoltà teologica Marianum; inoltre a Parigi, all’Institut
Catholique e alla Sorbona, ha approfondito
le scienze religiose e antropologiche cimentandosi in una ricerca sul monachesimo primitivo. Attualmente vive nel convento di san Carlo al Corso
Milano, di cui è priore e dove dirige il centro culturale Corsia dei Servi.
Docente al Marianum, è autore di moltissimi libri.
Aspettare la manna dal cielo
Allora il Signore disse a Mosè:
«Ecco, io sto per far piovere pane
dal cielo per voi: il popolo uscirà a
raccoglierne ogni giorno la razione
di un giorno, perché io lo metta alla
prova, per vedere se cammina o no
secondo la mia legge.
5
Ma il sesto giorno, quando prepareranno quello che dovranno portare a casa, sarà il doppio di ciò che
4
24
avranno raccolto ogni altro giorno»
... al mattino c’era uno strato di
rugiada intorno all’accampamento.
14
Quando lo strato di rugiada
svanì, ecco, sulla superficie del
deserto c’era una cosa fine e
granulosa, minuta come è la brina
sulla terra. 15 Gli Israeliti la videro e
si dissero l’un l’altro: «Che cos’è?»,
perché non sapevano che cosa fos-
se. Mosè disse loro: «È il pane che
il Signore vi ha dato in cibo.
16
Ecco che cosa comanda il Signore: “Raccoglietene quanto ciascuno
può mangiarne, un omer a testa,
secondo il numero delle persone
che sono con voi. Ne prenderete
ciascuno per quelli della propria
tenda”».
(Esodo 16)
SIGNIFICATO restare inoperosi
invece di darsi da fare per risolvere
un problema o una situazione difficile, aspettando l’aiuto di qualcun
altro. Anche non preoccuparsi del
domani fidando nel tempo, negli
eventi o nella fortuna, per vivere
senza problemi. Quasi sempre
ironico.
25
Altri modi
di dire ...
La bellezza è come
un fiore, che nasce e
presto muore
Chi trova un amico,
trova un tesoro
Un amico fedele è rifugio sicuro:
chi lo trova, trova un tesoro.
15
Per un amico fedele non
c’è prezzo, non c’è misura per il
suo valore.
(Siracide 6)
14
Si leva il sole col suo ardore e fa
seccare l’erba e il suo fiore cade, e
la bellezza del suo aspetto svanisce. 39 ... se uno ti dà uno schiaffo sulla
(Giacomo 1)
guancia destra, tu pórgigli anche
l’altra, 40 e a chi vuole portarti in
tribunale e toglierti la tunica, tu
lascia anche il mantello.
(Matteo 5)
11
Quel che è stato sarà e quel che
si è fatto si rifarà; non c’è niente di
nuovo sotto il sole.
(Qoelet 1)
SIGNIFICATO Nessuna novità. Il
detto vuole ricordare che al mondo, in realtà, non c’è mai nulla di
nuovo. Si applica ad avvenimenti
scontati o già previsti, situazioni che
si ripetono e così via.
26
E poiché hanno seminato vento,
raccoglieranno tempesta.
(Osea 8)
7
SIGNIFICATO Chi fa del male,
riceverà un danno maggiore di
quello arrecato.
Porgere l’altra guancia
Niente di nuovo sotto
il sole
9
Chi semina vento
raccoglie tempesta
dare, cedere, vendere,
perdere tutto
PER UN PIATTO DI
LENTICCHIE
... Una volta Giacobbe aveva cotto una minestra; Esaù arrivò dalla
campagna ed era sfinito.
30
Disse a Giacobbe: «Lasciami
mangiare un po’ di questa minestra
rossa, perché io sono sfinito».
31
Giacobbe disse: «Vendimi subito
la tua primogenitura».
32
Rispose Esaù: «Ecco, sto morendo: a che mi serve allora la primogenitura?».
33
Giacobbe allora disse: «Giuramelo subito».
29
SIGNIFICATO Perdonare un’offesa o un torto senza cercare la
vendetta, e anzi, cercare una riconciliazione.
Quegli lo giurò e vendette la primogenitura a Giacobbe.
34
Giacobbe diede a Esaù il pane
e la minestra di lenticchie; questi
mangiò e bevve, poi si alzò e se ne
andò.
A tal punto Esaù aveva disprezzato
la primogenitura. (Genesi 25)
SIGNIFICATO Ovvero per un
corrispettivo esageratamente basso,
sproporzionato rispetto al valore
di ciò che si dà in cambio o di cui
ci si priva, soprattutto quando lo
svantaggioso baratto consista nella
rinuncia a un bene reale per ottenere un effimero benessere materiale.
27
Calendario
ore 20.45 - Bolzano, nella Chiesa dei Tre Santi
martedì 16 settembre 2014
SE DIO VUOLE Tonino Lasconi
martedì 23 settembre 2014
LAVARSENE LE MANI Virginio Colmegna
martedì 30 settembre 2014
RIMANERE DI SALE,
ESSERE IL SALE DELLA TERRA Stella Morra
martedì 7 ottobre 2014
ANDARE RAMINGO COME CAINO Eraldo Affinati
martedì 14 ottobre 2014
ASTUTO COME UN SERPENTE Cristina Simonelli
martedì 21 ottobre 2014
OCCHIO PER OCCHIO,
DENTE PER DENTE Valentino Bulgarelli
martedì 28 ottobre 2014
AVERE LA PAZIENZA DI GIOBBE
il SERVOMUTO compagnia teatrale
“IL GIOBBE, storia di un uomo semplice”
martedì 4 novembre 2014
ASPETTARE LA MANNA DAL CIELO Ermes Ronchi
Organizzazione: Azione Cattolica,
Diocesi di Bolzano - Bressanone
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