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«Ha ucciso Ismaele per me Ma lo aspetterò tutta la vita»

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«Ha ucciso Ismaele per me Ma lo aspetterò tutta la vita»
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Venerdì 24 Luglio 2015 Corriere della Sera
#
Cronache
IL DELITTO DI PESARO LA RAGAZZA DEL KILLER
Il funerale
Le lacrime
degli amici
La vicenda
 Domenica
scorsa, 19
luglio Ismaele
Lulli (foto sotto)
studente di 17
anni, viene
trovato senza
vita in un
dirupo a
sant’Angelo in
Vado (Pesaro),
il paese in cui
vive
 Dopo 24 ore
vengono
arrestati due
giovani con
l’accusa di
omicidio
volontario.
Sono Igli Meta
(foto sopra) che
si attribuisce
l’esecuzione
materiale e un
altro giovane,
Marjo Mema.
Una ragazzina
contesa è alla
base del delitto
Due amiche si
abbracciano
commosse al
funerale di Ismaele
Lulli. Le esequie
del ragazzo vittima
dell’omicidio di
Sant’Angelo in Vado
si sono svolte ieri
pomeriggio con la
partecipazione di
centinaia di
persone, molte
delle quali giovani
amici di Ismaele. In
prima fila nella
chiesa di Santa
Maria extra Muro la
madre Debora. Gli
amici hanno messo
sulla bara tre foto di
Ismaele sorridente
con la scritta:
«Vogliamo
ricordarti così».
DAL NOSTRO INVIATO
«Sono stanca di dovermi nascondere. Se può, faccia
saper al mio Igli che lo aspetterò tutta la vita è che lo amerò
sempre». Ambera Saliji lo urla
a tutta voce dal balcone di una
palazzina a tre piani.
Igli è il giovane albanese che
domenica pomeriggio ha sgozzato con
un coltello Ismaele,
studente diciassettenne di Sant’Angelo in Vado, in provincia di Pesaro.
Colpevole ai suoi
occhi di avere avuto
una relazione amorosa proprio con
Ambera, la sua fidanzata, studentessa macedone di diciannove anni. Sarebbe stata lei la
donna contesa a
scatenare la gelosia
che ha portato alla
morte.
Ambra — come si
fa chiamare dagli
italiani — parla accanto a sua madre e
alla sorellina. È una
giovane minuta, porta gli occhiali, si agita. Ogni tanto zittisce le altre due.
Nella palazzina abitano per
lo più famiglie macedoni, albanesi e marocchine. Sullo sfondo si vede la fabbrica dove lavora suo padre, operaio, nella zona industriale di Lunano. Ce
l’ha con i telegiornali che a suo
dire descrivono i fatti in modo
fazioso e immaginario. «Io non
sono una belva, non ho fatto
niente di male. Invece sono tirata dentro pure io e passo per
quella che ha scatenato la gelosia».
«Cosa provo per la vittima è
per la sua famiglia? Cosa vuole
che le risponda: condoglianze.
Stop, altro non ho da dire dopo
tutte le cose che ho sentito in
questi giorni. Igli ha commesso un delitto. Mi ha telefonato
subito per avvisarmi. Non riuscivo a crederci, non è una cosa
da lui. Ecco quello che ho pensato» (ieri si sono svolti i funerali di Ismaele Lulli, Ambera
non era presente).
Avrà pensato al dolore della
mamma di Ismaele? «Ho sentiPESARO
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«Ha ucciso Ismaele per me
Ma lo aspetterò tutta la vita»
Ambra: mi ha telefonato dopo l’omicidio. Non è vero che l’ho tradito

Qui nel
paese si è
scatenato
il razzismo
contro noi
stranieri
In questa
storia
sono
state
spezzate
molte vite
to tanto di quel razzismo, da
parte di tutto il paese. Ho letto
di gente che diceva “a quelli ci
pensiamo noi”, inteso come albanesi e stranieri. Hanno distrutto persino l’auto dei carabinieri che portava Igli in prigione, volevano linciarlo».
Non è facile la conversazione
dal basso verso l’alto, due piani
sopra. Il sole è a picco. Igli, gridiamo, ha commesso un brutale delitto, ha sgozzato un giovanissimo, gli ha tolto la vita. Possibile che riesca a giustificarlo?
Ambera risponde sicura e fa
un gesto con la mano. «Sì, l’ha
sgozzato, e non lo giustifico,
ma non voleva farlo. Mi rendo
conto che non è facile capire.
Mi si darà della pazza, insensibile, una che vuol comprendere un assassino. Intanto lo
amo, è il mio uomo. E poi lo conosco da quattro anni e mezzo,
da quando ci siamo fidanzati. È
un ragazzo dolce, so bene di
che pasta è fatto, conosco il suo
cuore. Non è violento».
Gridiamo ancora. Con più
forza: ha sgozzato con due fendenti un ragazzo indifeso e legato. «Era solo accecato dalla
gelosia. Certo che non doveva
farlo» ribatte subito lei, senza
incertezze.
Davanti al pm, due giorni fa,
Igli ha confessato di aver legato
alla croce Ismaele per inscenare un interrogatorio. Pretende-

Sotto choc
Quando me l’ha detto
non potevo crederci, l’Igli
che conosco non avrebbe
mai fatto una cosa simile
va la sua confessione dopo aver
ricevuto quella della sua fidanzata sulla relazione tra i due.
Ambera scuote la testa: «Non è
vero. Non so perché abbia detto queste cose. Igli non mi ha
mai minacciata, non è stato
violento con me. A lui non ho
confessato un bel nulla. Io lo
amo, come sarei potuta andare
con un altro?».
Ambera conosceva Ismaele.
Si erano scambiati i numeri di
telefono alla stazione dei bus.
«L’avrò visto qualche volta. Io
non ero affatto interessato a
Ismaele. Era lui che ci provava.
Non che mi telefonasse o facesse chissà cosa, ma se m’incontrava per strada dimostrava il
suo interesse, mettiamola così».
Ambera e Ismaele si sono visti anche ad Urbino. «Qualche
volta si presentava lì. Se era
spesso da quelle parti significa
che a scuola non ci andava. Ma
lasciamo stare. Ora è acqua
passata, devo fare i conti con il
mio futuro. La verità è che molte vite sono state spezzate».
In un sms inviato da Igli ad
Ambera, nelle settimane scorse, c’era scritto in albanese:
«L’ammazzo» (riferito a Ismaele). Accompagnato da insulti
verso di lei: «Falso. Non è vero
che Igli ce l’avesse con me. Era
geloso, questo sì. Io ho cercato
di convincerlo a lasciar perdere
tutto, perché non aveva nessun
motivo di dubitare della sua
Ambera che lo ama e lo aspetterà».
Igli però non l’ha ascoltata.
Ismaele ieri è stato seppellito
nel cimitero di Sant’Angelo in
Vado. Chiuso in una bara bianca.
Agostino Gramigna
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«C’è latte, la Tirreno Power è un’azienda da mungere»
Le intercettazioni sulla centrale di Savona. I dirigenti: con quel cannone facciamo una finta bonifica
400
le morti
sospette
provocate
secondo la
procura dalla
centrale
Tirreno Power
«Hai presente il cannone come sta sparando adesso? Te lo
spiego io. Non ci va una goccia
sul carbone. L’acqua va tutta sul
gesso e sulle piante». «Eh... Fate pulire dove c’è sporco». Fingevano di fare la bonifica degli
impianti. Ma era una messinscena. Ecco il quadro che emerge dalle carte dell’inchiesta Tirreno Power appena conclusa
con 86 indagati per omicidio
colposo plurimo, disastro ambientale e abuso d’ufficio. Tra i
quali, l’ex governatore Claudio
Burlando e gran parte della sua
giunta. Per i pm l’impianto altamente inquinante avrebbe provocato 400 morti.
Ma c’è di più. Nelle 50 mila
pagine di atti, si racconta l’azione di svuotamento delle casse
di Tirreno Power, società all’epoca fa controllata da Sorgenia (gruppo Cir della famiglia
De Benedetti). I soldi tornavano
alla Sorgenia stessa, attraverso
una società di consulenza: la
Manesa srl, della quale sono soci al 20% il presidente del Cda di
Sorgenia, Andrea Mangoni, e il
dg di Tirreno Power, Massimiliano Salvi.
Parlavano in codice i dirigenti Tirreno Power. E nelle intercettazioni fanno riferimento al
«latte». Termine usato in finanza che allude alle casse delle
aziende da svuotare («da mungere»). Per i pm si è proceduto
a una «evaporazione del soggetto giuridico Tirreno Power»
attraverso lo svuotamento dei
fondi della società «a beneficio
di pochi in danno dei restanti
soci e dei creditori non inclusi
nel gruppo ristretto».
Nel giorno delle condanne
all’Ilva fa effetto vedere e analoghe manovre per aggirare le
prescrizioni anti inquinamento. Il cronoprogramma che
consente di proseguire l’attività
a patto di risanare. L’impegno a
realizzare il «parco carbonile
per mitigare gli effetti delle
emissioni diffuse di polveri»
del carbone all’aperto. Come a
Taranto. «Concretamente solo
tre cannoni nebulizzatori ad ac-
Tra le case La centrale Tirreno Power di Vado
qua che non hanno effetti». E la
fine della vicenda: «Il parco a
carbone è ancora a cielo aperto». Come all’Ilva. Poi la magistratura, il sequestro e le lobby
politiche che si attivano. «Tutti
i nostri amici del Pd fanno pressione», dicono i manager al
sottosegretario De Vincenti. In
un incontro al ministero dell’Ambiente si cercano soluzioni. In un’intercettazione la stes u r a d e l p r ov ve d i m e n to .
«Un’altra porcata» dicono ridacchiando il dirigente del ministero e il componente della
commissione per l’Aia. La prima era stata quella dell’Ilva.
Virginia Piccolillo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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