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Euro Cold, il “freddo” modenese SI FA LARGO
48 Modena Economica Numero 6 novembre-dicembre 2012 Euro Cold, il “freddo” modenese si fa largo La storia di una “multinazionale tascabile” di Bomporto E. F. C hiamarla multinazionale tascabile è forse esagerato, ma d’altra parte non esistono definizioni per descrivere le numerose imprese di casa nostra che all’estero non vendono soltanto i propri prodotti, ma ci mettono i piedi direttamente, organizzandovi non solo i servizi di assistenza, ma anche piccole unità produttive. È il caso della Euro Cold, azienda di Bomporto specializzata nella produzione di refrigeratori per macchine utensili, dalle barre di saldatura ai mandrini, per arrivare ai laser da taglio, una realtà che oggi vanta oltre 30 dipendenti e fattura in tutto il mondo più di 6 milioni di euro. «Se devo dire come siamo nati – racconta Franco Zizza, fondatore, assieme a Marco Zambelli, di questa bella realtà manifatturiera – onestamente non lo so. Credo che ci sia un mix di incoscienza, capacità professionale, abilità commerciale e quel fattore “c” essenziale per vincere le scommesse». Qual è stata la scommessa in questione? Quella di passare da semplice attività di assistenza per il freddo commerciale, cioè per gli impianti refrigeratori dell’industria alimentare, ad esempio, com’era la Euro Cold nel 1989, a vero e proprio produttore. «Un salto che si è concretizzato nel 1994. Sino ad allora avevamo lavorato su macchine costruite da altri. Dopo aver maturato la necessaria esperienza e, grazie alle competenze scolastiche che si sono concretizzate con il lavoro pratico, siamo riusciti a mettere insieme una macchina tutta nostra». Un’attività finanziata con quello che era il core business, l’assistenza appunto, almeno sino a quando la produzione di refrigeratori non prende il posto dell’attività di service. «Un passo avanti – continua Zizza – che ha reso necessario iniziare il percorso di internazionalizzazione e, assieme a quello, cambiare anche l’assetto organizzativo nell’azienda. Così, mentre io comincio a occuparmi della parte commerciale e tecnica, Marco, il mio socio, si concentra su quella amministrativa. L’attività di direzione da allora in poi si concretizza in discussioni a due talvolta animate, molto animate, ma che portano a soluzioni di squadra». Nel 2000 arriva il momento dell’apertura della prima filiale commerciale, ma il processo è ormai inarrestabile. «Cinque anni fa – racconta Zizza – il nostro fatturato estero era il 10% di quello totale. Oggi siamo arrivati al 50%, ma l’obiettivo è raggiungere il 90%». E per arrivare a questo traguardo Euro Cold, oltre alla società aperta in Germania, la Euro Cold CS, giusto quest’anno ha aperto una piccola unità produttiva in Cina, la Cold Star, mentre ormai da qualche mese è operativa una terza realtà, la SCS, che rappresenta una sorta di ritorno al passato. «Molti grandi clienti – confida Zizza – ci chiedono di curare anche l’assistenza post garanzia di macchine costruite da altri. Per fornire un Modena Economica Numero 6 novembre-dicembre 2012 49 innovazione servizio completo abbiamo quindi deciso di riprendere l’attività di service, allargandola però ad altri impianti speciali di refrigerazione, non solo a quelli di nostra produzione». Alla presenza oltreconfine diretta si aggiunge una rete di vendita e assistenza che abbraccia di fatto tutto il pianeta, dal Nord e Sud America all’Europa, dall’Africa all’Asia. Oggi Euro Cold produce circa 3.000 macchine l’anno, distribuite in 60 modelli, con un catalogo di circa 110 accessori, «anche se siamo in grado di produrre macchine refrigeratori speciali per ogni tipo di utensile. Del resto, la nostra vera forza è la qualità, se si pensa che i nostri prodotti sono testati uno per uno». Quasi un obbligo, in un settore, quello degli OEM, come sono chiamati in gergo i costruttori di macchine utensili, che rappresentano la clientela della Euro Cold, dove la diffidenza è massima. Una storia di successo – oggi sarebbe difficilmente replicabile –, ma non per motivi per così dire aziendali. «La situazione eco- nomica e politica in Italia è bloccata, è facile spiegare il clima di scoramento e delusione che pervade il mondo dell’imprenditoria. Ecco perché si guarda all’estero, e non solo come sbocco commerciale». L’internazionalizzazione, insomma, al di là delle strategie organizzative, è la vera chiave di volta. «A patto di praticarla davvero – ammonisce Zizza –. Credo sia riduttivo pensare di andare all’estero affidando ad altri la gestione del mercato. Occorre, invece, mantenerne il controllo, studiarne a tavolino le caratteristiche. È determinante, anche semplicemente in sede di presentazione, conoscere bene sia i potenziali clienti sia i competitor, e proprio per questo noi, prima di decidere di sbarcare in un determinato paese, facciamo un’attenta analisi che presuppone anche un approfondito lavoro di telemarketing. È un’attività che richiede un notevole sforzo anche economico. Ecco, pensare che lo Stato, con i suoi mille cavilli, con i suoi costi, non solo non favorisce, ma addirittura ostacola queste attività di sviluppo, contribuendo al declino, è davvero amareggiante». Marco Zambelli (a sinistra) e Franco Zizza, soci di Euro Cold srl di Bomporto