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satana e il “mysterium iniquitatis”

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satana e il “mysterium iniquitatis”
Renza Giacobbi
SATANA E IL
“MYSTERIUM
INIQUITATIS”
L’IDENTITA’ DI SATANA
PARTENDO DALLA GENESI
RIVELATA A DON GUIDO
1
PREMESSA
È importante che il lettore di queste pagine abbia già letto il libro GENESI BIBLICA di don
Guido Bortoluzzi, altrimenti tutti i riferimenti gli saranno incomprensibili. Il libro GENESI
BIBLICA può essere scaricato gratuitamente dal sito www.bible genesis.org o richiesto in versione
cartacea all’indirizzo di posta elettronica [email protected] o al numero telefonico
348.9598086.
Tutte le citazioni riguardanti la Genesi sono prese dalla Bibbia tradotta dall’Arcivescovo di
Firenze Mons. Antonio Martini vissuto a metà del sec. XVIII, commentata da padre Marco Sales ed
edita nel 1938, perché questa è la Bibbia scelta dal Signore stesso durante la rivelazione.
La finalità di questo lavoro di ricerca è volta a suscitare in persone più qualificate e più istruite
di me una ricerca approfondita su questi temi. Questo lavoro resta solo una proposta, un’ipotesi
che attende umilmente di essere verificata dalla Chiesa.
ALCUNE NOZIONI PROPEDEUTICHE
PARTENDO DALLA GENESI
1 Perché possiamo credere che la rivelazione avuta da don Guido Bortoluzzi è verità
Ciascuno di noi di fronte ad una rivelazione si pone il problema della sua autenticità.
Per capire se una rivelazione viene dal Cielo o è frutto di autosuggestione o, peggio, di
cattiva ispirazione, possiamo usare vari criteri. Nel nostro caso abbiamo la certezza assoluta
che questa rivelazione è degna di fede per i seguenti motivi:
perché è stata predetta molto tempo prima da più fonti autorevoli e poi si è realizzata,
perché i contenuti della rivelazione sono al di sopra della capacità e della volontà umane,
perché questi contenuti non contraddicono ma spiegano e integrano le Scritture e
perché questi si stanno dimostrando veri anche in campo scientifico.
Quando Dio vuole testimoniare un evento eccezionale come opera Sua, lo fa attraverso una
o più predizioni. Ha fatto così quando ha annunciato la venuta di Gesù.
Anche le apparizioni di Mejugorie sono state preannunciate nel 1980 da Gesù al veggente
monfortano padre Luka Cirimotic, fondatore del ‘Movimento Consecratio Mundi’. Gesù, in
quel caso, lo ha invitato a recarsi dal vescovo di Mostar per dirgli che Sua Madre, la SS.
Vergine Maria, sarebbe apparsa entro un anno in quella diocesi. E, dopo quattro mesi apparve
realmente.
La stessa cosa è avvenuta per le rivelazioni ricevute da don Guido fra gli anni 1968 e 74
che gli furono preannunciate quasi mezzo secolo prima da questi autorevoli veggenti:
nel 1922 da San Giovanni Calabria alla presenza del Rettore del seminario di Feltre,
nel 1930 dal beato padre Matteo Crawley alla presenza del Rettore del seminario di
Belluno,
nel 1932, alla vigilia della sua ordinazione, dal suo padre spirituale mons. Gaetano Masi e,
2
qualche anno più tardi, dalla beata Teresa Neumann quando don Guido era già sacerdote.
Come se ciò non bastasse, per tranquillizzare e confermare don Guido stesso dell’origine
soprannaturale delle sue visoni, il Signore gli diede due prove significative: la prima a soli
dieci anni, quando assistette in spirito all’apparizione della Madonna ai tre fanciulli a Fatima e
al fenomeno del sole il 13 ottobre 1917; la seconda a 38 anni, quando nel 1945 ebbe la visione
nei minimi particolari della catastrofe del Vajont, catastrofe che poi si sarebbe realmente
verificata 18 anni più tardi, il 9 ottobre del 1963.
A questi fatti possiamo aggiungere la testimonianza di Papa Albino Luciani che, nel suo
primo discorso pubblico da Papa, affermò che “per l’uomo Dio è padre e madre”. Questa
frase biblica don Guido l’aveva riferita a Mons. Albino, Patriarca di Venezia, poco tempo
prima che questi fosse eletto Papa, come resoconto della rivelazione che egli aveva ricevuto.
Don Guido intendeva metterla in relazione alla creazione dell’Uomo, perché Dio aveva
formato lo zigote con la creazione dei necessari gameti maschile e femminile. Ma il novello
Papa la citò con significato più esteso che abbracciava anche la sfera affettiva e spirituale
dell’uomo stesso. Questa frase aveva un intento d’intesa per entrambi: Papa Luciani voleva
dimostrare a don Guido di aver creduto alla rivelazione che egli aveva ricevuta poiché lui
stesso aveva avuto conferma della veridicità della predizione di padre Matteo Crawley che si
era attuata con la sua recente elezione a Papa. Infatti, condiscepoli nel seminario di Belluno,
Giovanni Paolo I e don Guido avevano avuto una forte esperienza comune che li legava:
quella di quando, studenti nel lontano 1930, padre Matteo Crawley predisse ad entrambi il
progetto di Dio su di loro: al chierico Guido disse che da anziano avrebbe avuto delle
rivelazioni sui passi oscuri della Genesi, e al seminarista Albino che sarebbe salito ai più alti
gradi della scala ecclesiastica: predizione che in quel momento per Mons. Albino Luciani si
era avverata.
Motivo ancor più chiaro per credere che quanto don Guido ci ha riferito non è frutto di
autosuggestione ma di autentica rivelazione è che questa rivelazione era stata annunciata
addirittura da S. Paolo nella ‘Lettera ai Romani’ (8, 19-21) dove scrive che “La creazione
intera attende con impazienza la rivelazione dei Figli di Dio …”. La Bibbia la chiama
“manifestazione”, ma preferirei definirla ‘rivelazione’ perché non si tratta di una apparizione,
bensì di una rivelazione che ha per tema principale la conoscenza dei Figli di Dio. Anche per
questa autorevole predizione la Genesi scritta da don Guido può essere considerata degna di
fede.
2 Una nuova rivelazione per spiegare i punti oscuri della Genesi
Se il Signore ha ritenuto opportuno ridare dopo oltre tremila anni una nuova rivelazione
sugli stessi temi della creazione dell’universo e dell’origine dell’uomo già dati a Mosè (infatti
la Madonna al §48 ha detto: “È UNA RIVELAZIONE COME A MOSÈ”), è perché qualcosa di
sostanziale della Genesi era andato perduto nei secoli e il senso profondo era stato perso.
Infatti il Signore si è espresso così: “QUESTA È UNA RIVELAZIONE REALISTICA DELLE COSE,
RACCONTATE E NON, NEL LIBRO CHE TIENI IN MANO (la Bibbia)” (§49). Non più metafore e
allegorie, dunque, ma il racconto di fatti concreti.
Noi sappiamo che a causa di ovvie mutilazioni avvenute nel tempo e di allegorie difficili
da interpretare, nella Genesi mosaica vi sono molte espressioni criptate che lasciano il lettore
nello sconcerto e nella più profonda incomprensione. Prendiamo ad esempio il sesto Capitolo
in cui si parla dei ‘Figli di Dio’ come se l’Autore si rivolgesse a chi già conosce la loro
identità. Nulla nella Bibbia, invece, ci viene in aiuto sulla comprensione della loro origine.
Non parliamo, poi, di tutto il simbolismo del terzo Capitolo in cui si parla del ‘serpente’,
dell’Albero della Vita … Questo capitolo è veramente un rebus, anzi, direi impossibile da
interpretare per chi non conosca già la Genesi rivelata a don Guido.
3
Per tutti questi motivi il Signore ha voluto riportare alla luce la semplicità dei fatti e, per
spiegare i suoi punti oscuri, ha dovuto attendere più di tremila anni perché l’umanità fosse in
grado di comprenderne anche i risvolti scientifici, primo fra tutti quello genetico che è
strettamente legato a quello teologico.
C’è anche da precisare che tutta la Scrittura dell’Antico Testamento tratta unicamente la
storia dei ‘figli degli uomini’. Sebbene nomini i Figli di Dio nel 6° capitolo, ignora quasi
totalmente la loro esistenza e la loro storia. Anzi, sebbene si elenchino le due genealogie
derivate da Adamo, quella di Caino, capostipite dei ‘figli degli uomini’ al capitolo 4°, e quella
di Seth, capostipite di quella dei Figli di Dio al capitolo 5°, non vi è alcun chiarimento sulla
loro diversità. Anzi, solo alcuni commentatori più intuitivi, come padre Marco Sales, hanno
messo in relazione ‘i Figli di Dio’ con i discendenti di Set e ‘i figli degli uomini’ con i
discendenti di Caino. Tuttavia le due distinte dinastie vennero, erroneamente, messe sullo
stesso piano. Perciò, sta a noi ora far luce alla Genesi mosaica attraverso ciò che ci è giunto da
questa rivelazione. Scopriremo, infatti, non solo che la differenza fra le due discendenze di
Adamo è radicale, ma anche che le due rivelazioni, quella mosaica e quella ricevuta da don
Guido, si integrano e si completano a vicenda.
3 Da sempre Dio guida il Suo popolo alla comprensione della Scrittura
Dio è un Padre amoroso verso i Suoi figli. Durante il lungo cammino di conoscenza, Egli si
è sempre chinato sul Suo popolo per istruirlo e guidarlo attraverso i Suoi profeti. Sarebbe
incomprensibile che dopo l’Antico e Nuovo Testamento Egli avesse mantenuto un ruolo di
silenzioso spettatore. I carismatici che hanno ricevuto in tutte le epoche e in tutte le nazioni la
Sua Parola, e che la ricevono tuttora, sono numerosissimi, solo che non vi poniamo
attenzione. Sono semplicemente ignorati. Ma Dio parla da sempre all’uomo. Il fedele che
voglia arricchire la sua conoscenza ha solo da dedicarvisi. Perciò tratterò questi temi
raccogliendo alcune di queste testimonianze che sono preziosissime alla comprensione della
Sacra Scrittura.
I Libri Sacri della Bibbia sono come le fondamenta di una casa. Segnano le basi della
conoscenza e della verità. Su queste fondamenta Dio costruisce la casa, alzando le strutture e
riempiendo i vuoti. Tutto è in armonia secondo il Suo Progetto. Non tutto poteva essere
spiegato fin dall’inizio se Gesù nel Vangelo di Giovanni afferma: “Avrei ancora molte cose
da dirvi, ma per ora non siete in grado di portarne il peso” (Gv 16,12). Segno che ne
sarebbero seguite delle altre.
Quando Dio si china su un Suo profeta, si adegua, da perfetto Maestro, al suo livello di
comprensione, al suo desiderio di conoscenza, alla cultura del suo contesto sociale. Gesù ha
detto che per Lui non esistono differenze fra rivelazioni private e pubbliche. Tutte sono rivolte
a tutti, anche quando rispondono a questioni personali. Il compito di un fedele è di ricercare
tutte le rivelazioni e controllare se sono in armonia con le Sacre Scritture. Se non le
contraddicono, ma le completano o le illuminano, vanno accolte. Mettere in relazione le une
alle altre è compito della Chiesa e di ciascun fedele. Questo è quello che io ho cercato di fare
nei limiti delle mie capacità.
Riguardo a questa ricerca, mi sono concentrata solo su quelle rivelazioni che sono
maggiormente conosciute e che non pongono problemi di credibilità e autenticità, come ad
esempio quelle donate a Maria Valtorta. Per cui mi sono attenuta a questo principio: tutto
quello che non collima con le Sacre Scritture o con la rivelazione data a don Guido o alla
Valtorta, lo trascuro. Ma ce ne sono altre di validissime che potrebbero essere citate. Per
questo, nel mio lavoro di ricerca, citerò solo queste tre fonti. È chiaro che ovunque esse diano
luce ad un passo qualsiasi della Bibbia, poiché sono spiegazioni del Signore stesso, prenderò
queste come arricchimento.
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La rivelazione data a don Guido è la chiave di lettura non solo della Genesi, ma di tutta la
Bibbia. Essa ha la capacità e il merito di rendere comprensibili brani che prima erano
considerati oscuri. Apre le porte a moltissimi temi che, per la loro difficoltà d’essere
compresi, non venivano accettati. In particolare possiamo citare la creazione delle specie che,
ignorandola, lascia campo aperto all’evoluzionismo e quindi all’eresia.
Riguardo al peccato originale, un problema serio che mi ha dato non poco turbamento in
passato è stato l’aver letto ne ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ di M. Valtorta come Gesù
avesse responsabilizzato Adamo ed Eva allo stesso modo. Superai questo scoglio quando
compresi che Gesù non avrebbe potuto dire alla Valtorta quello che disse a don Guido qualche
decennio dopo perché il contesto culturale non era lo stesso. Infatti, mentre la Valtorta aveva il
compito di riportare la sana dottrina sul tema delle origini (la monogenesi della specie umana
creata nella sua massima perfezione) in vista del Concilio Vaticano II, e quindi doveva
attenersi a ciò che era conosciuto senza anticipare delle affermazioni senza una spiegazione
adeguata, al tempo della rivelazione di don Guido la scienza era già arrivata alla conoscenza
del DNA. Perciò solo con don Guido il tema del peccato originale poteva essere affrontato in
modo adeguato. È la prova che l’insegnamento di Gesù si sviluppa per gradi.
Quindi, in questa ricerca mi avvarrò solo dell’Antico e Nuovo Testamento e di quei brani
della Valtorta che confermano la rivelazione data a don Guido.
4 La creazione mediata
Un tema importantissimo di questa rivelazione spiega in modo dettagliato come Dio abbia
creato ogni specie, compresa quella umana perfetta detta dei ‘Figli di Dio’. In sintesi, per ogni
specie Dio creò entrambi i capostipiti, prima la femmina e poi il maschio, allo stato di prima
cellula o zigote. In particolare, per la specie umana, Dio creò invece prima l’Uomo, poi la
Donna perché l’Uomo doveva essere il capostipite della sua discendenza e perché la Donna
fosse protetta durante l’infanzia. E, per farli crescere durante la gestazione fino alla nascita e
nutrirli successivamente nei loro primi anni, Dio usò, come incubatrice, l’utero di una
femmina di una specie già esistente, quella degli ancestri: una specie di scimmie più evolute e
a stazione eretta.
Questa femmina, creata appositamente da Dio a metà strada fra la specie ancestre (con 48
cromosomi) e quella umana (con 46 cromosomi), come ci ha spiegato questa nuova
rivelazione che invito ad andare a rivedere al sito www.bible genesis.org , era
cromosomicamente idonea al suo ruolo (con 47 cromosomi) e geneticamente compatibile con
i Figli di Dio.
“Callidior erat” (Gn 3,1), cioè la più astuta perché psichicamente più evoluta fra tutti gli
animali della sua famiglia e fra tutti gli animali in genere. Non aveva però l’uso della parola.
Dio usò questa femmina come supporto alla Sua creazione creando nel suo utero i gameti per
il concepimento dei primi due Figli di Dio. Ma, ricordiamolo, nessun gene passò da questa
femmina all’Uomo e alla Donna: solo il nutrimento. Quindi ‘i Figli di Dio’ derivarono, ma
non discesero da questa femmina.
Questa rivelazione ci rivela, inoltre, la natura dei ‘Figli di Dio’, ossia dei discendenti
legittimi e geneticamente puri di Adamo e della Donna come Abele e Set, creati con somma
perfezione e allo stato definitivo, ovvero non in evoluzione.
5 Il peccato originale fu un peccato di ibridazione della specie umana
Ma il Progetto di Dio venne alterato quando l’Uomo, divenuto adulto e conscio delle sue
facoltà riproduttive, infranse l’unico comandamento datogli da Dio che diceva: “Ogni specie
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si moltiplichi secondo la propria specie”. Egli, con superba autosufficienza, volle
‘conoscere’, nel senso biblico di ‘avere rapporti generativi’, quella stessa femmina preumana
dalla quale erano nati lui stesso e, dopo 16 anni, la prima Donna. Vedendo che aveva dato due
bei frutti, lui e la Donna, Adamo si illuse che essa fosse una buona fattrice. Il piano per
rendersi indipendente da Dio e generare una sua personale discendenza passava dunque
attraverso di lei. Ma fu un calcolo sbagliato perché non conosceva le leggi dell’ibridazione
studiate da Mendel. Da quel rapporto, avvenuto questa volta senza il concorso creatore di Dio,
nacque il figlio della disobbedienza: Caino, un ibrido. Fu così che un ramo dell’umanità si
corruppe ‘biologicamente’ e spiritualmente e i loro discendenti ibridi vennero chiamati ‘figli
dell’Uomo’ (cioè figli di Adamo) e non più ‘Figli di Dio’.
E poiché la Bibbia chiama “Eva” colei che fu la partner di Adamo nel peccato originale,
anche don Guido chiama “Eva” la partner di questo peccato. Ma poiché questa partner non
apparteneva al genere umano, va da sé che la prima vera Donna ne risulta innocente. La
femmina che tentò Adamo a commettere il peccato originale non fu, dunque, la prima Donna,
ma quella femmina ancestre che la Bibbia chiama “Eva”.
Evidentemente nella Genesi mosaica c’è stata fin dagli inizi una sovrapposizione di queste
due identità femminili e questo ha generato confusione.
Eva, infatti, è quella femmina che illuse effettivamente Adamo di farsi una propria
discendenza al di fuori del Progetto di Dio! È quella che, in quanto animale e spinta dal suo
estro naturale, lo tentò e lo portò a commettere questo peccato, che non fu tanto di lussuria,
ma un peccato ben più grave: quello di voler imitare Dio per crearsi un’umanità propria dalla
quale Dio fosse estromesso. Adamo volle competere con Dio.
Eva è anche quella che la Bibbia chiama la “madre di tutti i viventi” perché è stata sia la
‘madre-in-affitto’ dei primi due ‘Figli di Dio’, sia la ‘madre biologica’ della discendenza
ibrida di Adamo, detta dei ‘figli degli Uomini’. E poiché i Figli di Dio col passare del tempo
si sono estinti sulla Terra, Eva è diventata la madre naturale di tutta l’odierna umanità, ossia di
tutti gli uomini. ‘Eva’, dunque, è un epiteto, un soprannome che significa ‘madre di tutti gli
uomini’ o ‘madre di tutti i viventi’. Non è un nome proprio, anche se noi siamo abituati a
usarlo come tale.
Eva è la femmina che la Tradizione ebraica chiama Lilith e che il capitolo 3° della Genesi
chiama eufemisticamente ‘serpente’. ‘Serpente’ è un altro soprannome di Eva.
Eva fu, in senso temporale, la prima moglie, per così dire, di Adamo. O meglio, fu la sua
partner per una sola volta, quella in cui Adamo commise il peccato originale.
Perciò, compresa l’identità e il ruolo delle due figure femminili, Eva e la prima Donna,
esse sono le capostipiti femminili delle loro discendenze che fanno entrambe capo ad Adamo.
A questo punto il versetto 6,1 diventa chiaro. Esso recita: “Avendo gli uomini (i discendenti di
Eva) cominciato a moltiplicarsi sopra la terra e avendo avuto delle figlie, i Figli di Dio (i
discendenti della Donna), vedendo che (alcune) delle figlie degli uomini erano belle, presero
per loro mogli quelle che fra tutte a loro piacquero”. Diventa così chiarissimo anche il
versetto 3, 15 che dice: “Porrò inimicizia fra te (Eva) e la Donna, fra il tuo seme (la
discendenza di Eva) e il seme (la discendenza) di lei (della Donna, discendenza riferita a
Gesù). Tu (Eva) le insidierai il calcagno ed Ella (la Donna) ti schiaccerà la testa”. Con esso
si comprende con più ampiezza tutta l’economia redentiva attraverso il riscatto compiuto da
Gesù Salvatore, Figlio di Dio, della discendenza ibrida di Adamo e di Eva, quella detta dei
‘figli (naturali) dell’Uomo’, e poi rinominata dei ‘figli degli Uomini’ a seguito dei successivi
connubi promiscui dei Figli di Dio con le figlie degli uomini.
Di contro, i discendenti legittimi dell’Uomo e della Donna, la vera Donna che Dio aveva
messo accanto all’Uomo come legittima sposa, vennero chiamati nella Bibbia ‘i ‘Figli di Dio’
perché voluti da Dio il Quale donava a ciascuno di loro, fin dal loro concepimento, il Suo
Spirito.
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6 La Genesi non è un mito
Nella rivelazione ricevuta da don Guido Bortoluzzi gli eventi sono chiari, inconfutabili: in
essa sono superati gli equivoci e i giochi di parole dello stile allegorico. La storia delle origini,
ora semplice e logica, non ha più nulla di mitico, come alcuni studiosi degli scritti mosaici
avevano sostenuto, ma è un racconto reale, e potremmo dire in certo modo storico, perché ci
fa prendere conoscenza dell’era in cui fu creato l’Uomo e del luogo, l’odierna Mossul, ove ciò
avvenne.
Questa rivelazione è indispensabile per comprendere chi siamo noi, ‘figli degli uomini’, e
da dove siamo venuti. Risponde a tutti i nostri interrogativi esistenziali. Ma per capire a fondo
la nostra realtà, dobbiamo prima passare attraverso la conoscenza dei Figli di Dio. La
conoscenza che ne deriva è fonte di seria meditazione per il lettore e, in molti casi, motivo di
conversione quando comprende che la sua natura ha inevitabilmente tendenze animali
derivate da Eva, mentre il fine della vita è un tendere continuo verso l’originaria perfezione.
Molti sono infatti coloro che dopo questa lettura hanno aperto la loro mente e il loro cuore alla
contemplazione della Misericordia di Dio e hanno dato un senso alla loro esistenza. Queste
novelle conversioni affermano che questa conoscenza ha cambiato la loro vita perché l’ha
motivata. Sostengono di averne tratto grande beneficio, specialmente nella preghiera, nella
frequentazione dei Sacramenti e nelle proprie relazioni con il prossimo.
Don Guido è riuscito a trasmettere al lettore la sua tolleranza, in quanto l’uomo non è
spesso colpevole del suo stato e anche della sua poca fede.
Sebbene questa rivelazione non sia ancora approvata ufficialmente dalla Chiesa, non vi è
motivo per non riconoscerla valida e degna di approfondimento. Sono certa che il suo
riconoscimento avverrà e nemmeno in tempi molto lontani.
Dalla consapevolezza della nostra doppia natura, originata dall’incrocio di due specie pure,
nascono molte nuove considerazioni che interessano tutte le scienze umane: antropologiche,
biologiche, mediche, etiche, morali e teologiche.
7 I Figli di Dio
La Bibbia dice che dopo l’Uomo e la Donna Dio non creò nuove specie. Tuttavia abbiamo
visto nella Bibbia che spesso Dio è intervenuto successivamente con la creazione di nuovi
gameti in donne sterili. In ciò non vi è alcuna contraddizione perché altro è creare una nuova
specie, altro è immettere gameti nuovi della specie precedentemente creata in donne sterili.
Anche quando guarisce Dio crea cellule integre che vanno a sostituire quelle malate. Non
trasforma quelle malate, ma le elimina e le sostituisce con una nuova creazione. Questa
affermazione sembra provocatoria o quantomeno arbitraria. Invece è la constatazione di un
miracolo al quale ho avuto la grazia di assistere in prima persona. Una mia amica, durante una
S.Messa di guarigione celebrata da padre Tardif in un convegno del Rinnovamento dello
Spirito a Rimini nell’ ‘87, ha avuto l’annuncio della guarigione di un tumore epiteliale
all’ultimo stadio. Nelle successive 24 ore la poveretta ha eliminato con una sudorazione
impressionante tutte le cellule malate, con febbre e forti dolori alla schiena e ha bevuto
quantità impressionanti di acqua. All’improvviso, completato questo processo di
rinnovamento, si è sentita benissimo: era guarita! I referti medici hanno dichiarato, malgrado
l’incredulità dei medici stessi, la completa guarigione. Perciò constatai che la guarigione era
avvenuta lentamente e con l’eliminazione delle cellule malate e con la sostituzione di nuove.
Ma la guarigione può avvenire anche con un atto istantaneo. Questo è accaduto a me
durante una S. Messa di Guarigione a Trento celebrata da padre Pat Collins nel 1992. Da un
ventennio soffrivo di forti dolori alla schiena per una caduta che mi aveva procurato uno
7
spostamento vertebrale. All’improvviso, durante la sua preghiera d’intercessione, il dolore mi
è completamente passato e da quel momento ho potuto camminare diritta. Ho dedotto, perciò,
che le modalità usate da Dio sono infinite: una diversa per ciascun caso.
Ritorniamo alla Genesi. Dio aveva creato l’Uomo e la Donna perfetti. E la Bibbia dice che
fu l’ultima creazione: nel così detto ‘il sesto giorno’. Tuttavia il Signore stesso definì la specie
umana ibrida “UNA NUOVA SPECIE”, e definì l’uomo ibrido “QUESTO ‘ANIMALE’ DELLA
NUOVA SPECIE” (§ 245). Parrebbe quasi una contraddizione, poiché l’ultima creazione di Dio
era stata la specie umana perfetta, ma non è così perché questa nuova specie non è stata creata
da Dio, ma fu opera dell’Uomo.
L’aver definito l’uomo ibrido un ‘animale’, sia pure, entro certi limiti, intelligente, è la
sintesi del salto deteriorativo determinato dalla caduta causata dal peccato originale. Su
questo punto c’è molto da riflettere.
È bene allora chiarire quali sono le prerogative e le differenze fra le due specie, quella dei
‘Figli di Dio’ e l’altra, quella ibrida, o animale, dei figli dell’Uomo(-Adamo), detta anche dei
‘figli degli Uomini’. Gli Uomini scritti con la ‘U’ maiuscola sono quei Figli di Dio che, come
dice il cap. 6° della Genesi mosaica, presero per moglie delle discendenti di Caino generando
a loro volta dei ‘figli’ ibridi (scritto con la ‘f’ minuscola) nati da questo ‘secondo’ peccato
simile al peccato originale.
Per poter avere una completa comprensione dell’identità dei ‘figli degli Uomini’ (ossia di
noi stessi in quanto loro discendenti), dobbiamo anzitutto chiarire che cosa ci distingue dai
‘Figli di Dio’.
I Figli di Dio erano gli Uomini creati da Dio perfetti in ogni loro dimensione: fisica,
intellettiva e spirituale. Essi discendevano da Adamo e dalla prima Donna. Appartenevano al
ramo legittimo di Adamo. Sopravvissero nei secoli se, all’inizio del 6° capitolo della Genesi
mosaica, si parla di loro al plurale. Sappiamo anche, dal capitolo 5° della Genesi e dalle
rivelazioni di Gesù alla Valtorta, che l’ultimo Figlio di Dio fu Noè e che con lui la stirpe
perfetta di Seth si estinse sulla Terra.
I Figli di Dio nulla avevano a che fare con gli uomini attuali, decaduti, sviliti, limitati a
causa del peccato originale. Nemmeno i redenti, che in virtù dell’adozione a ‘figli adottivi di
Dio’ possono partecipare alla Vita dello Spirito, possono paragonarsi a loro.
Abbiamo visto nella rivelazione data a don Guido che la loro persona era assai diversa
dalla nostra. Al di là di una statura imponente (250 cm), armoniosa, atletica, bellissima, essi
avevano una mente assai più aperta, pronta e intelligente della nostra. Non solo: essi erano
dotati ‘per loro natura’ dei dono preternaturali e soprannaturali e, in primo luogo, dello Spirito
di Dio in quanto Figli legittimi di Dio.
Sempre dalla rivelazione data a don Guido, abbiamo appreso che Adamo aveva come
simbolo un grande ‘Omega’ d’oro (§§155-6) a mo’ di sigillo incastonato su una virtuale
striscia nera che gli passava davanti ai genitali. Perché è da lì che si attuò il peccato originale.
8 L’Omega
Cosa significasse questo simbolo d’oro lo capiamo se lo contrapponiamo all’Alfa (§§ 66 e
seguenti). “DISTINGUI I DUE CONCETTI (l’Alfa e l’Omega)” aveva detto il Signore. Merita che
qui riportiamo in sintesi la riflessione di don Guido: “Quell’Omega era in contrapposizione
all’‘Alfa’: l’‘Alfa’ era il Creatore, pronunciato (dal Signore) e scritto (nella visione) come al
neon al principio della creazione. L’‘Alfa’: lo Spirito Puro, l’Assoluto, la Forza Creatrice
Prima, che è Dio; l’‘Omega’: il primo Uomo e la prima Donna e i loro discendenti puri,
dotati pur essi di Spirito, quello Spirito che è della stessa Sostanza del Padre, perché l’Uomo
e la Donna sono Figli legittimi di Dio”. Perciò spiritualmente ‘simili’ a Lui.
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È da attribuirsi a Loro, e non a noi, la frase della Bibbia che dice che ‘Dio creò l’Uomo a
Sua immagine e somiglianza’. Noi, eredi del peccato, non siamo né a Sua immagine né a Sua
somiglianza perché la nostra psiche è rimasta deteriorata perdendo così l’immagine di Dio e
abbiamo perduto lo Spirito, la somiglianza con Dio. Infatti, lo Spirito lo assumiamo con il
Battesimo. E ‘a immagine’ non lo siamo neanche dopo il Battesimo poiché le tare del peccato
originale rimangono, come gli istinti, le malattie, una limitata forza di volontà e una ridotta
capacità di intendere. Quanto alla somiglianza, riceviamo solo il seme dello Spirito che dovrà
esser fatto crescere attraverso i Sacramenti e la Grazia. Questo è spiegato assai chiaramente
nel libro ‘Lettera di S. Paolo ai Romani’ della Valtorta.
Tuttavia l’uomo redento, acquistando lo Spirito, si divinizza parzialmente: tant’è vero che
nel Vangelo di Giovanni Gesù dice agli Apostoli che erano in procinto di ricevere lo Spirito
con la Pentecoste: “Ma non sapete che anche voi siete ‘dei’?” riprendendo un passo di Mosè.
Dunque, Gesù introduce un significato nuovo al termine ‘dio’ che per gli Ebrei aveva
riferimento solo a Yawè. Per Gesù il termine si estende a tutti coloro che possiedono lo Spirito
di Dio! In tal senso, se già noi che abbiamo ricevuto lo Spirito di Dio con il Battesimo e il
Sacramento della Confermazione diventiamo ‘dei’, e la Parola di Dio non può essere
cancellata, tanto più i Figli di Dio che lo avevano dal loro concepimento sono ‘divini’.
Don Guido comprende che ‘Omega’ significava la fine della creazione stessa, contrapposto
all’Alfa che ne segnava l’origine: l’Alfa da cui parte la creazione, l’Omega che la conclude. I
due estremi, dotati entrambi dello stesso Spirito divino, la comprendono tutta.
Ma c’è di più: l’Omega è il fine stesso della creazione, perché i Figli puri di Dio erano allo
stesso tempo destinatari della creazione intera e scopo per cui Dio l’aveva posta in essere,
con il compito da parte loro di custodirla e di guidarla.
I Figli di Dio erano dunque Uomini perfetti elevati da Dio a rango divino fin dal loro
concepimento, simboleggiato dall’oro di quell’Omega: perché di Dio condividevano lo
Spirito, la ‘stessa Sostanza’. I Figli di Dio avevano dunque una ‘Natura umana’ in quanto
soggetti a tutte le caratteristiche e funzioni fisiche dell’uomo, ma al tempo stesso avevano una
‘Natura divina’ perché formati fin dal loro concepimento con lo Spirito di Dio. In altre parole,
erano trinitari perché composti di corpo, anima o psiche e Spirito. Una situazione particolare è
la figura di Gesù: vero Dio e vero Uomo, la cui Natura umana era quella dei Figli di Dio.
Infatti S. Paolo nella sua Lettera ai Filippesi (2,7) dice che “Gesù con l’Incarnazione
‘annichilì Se stesso’ prendendo la condizione di servo”. Prese la Natura umana dei Figli di
Dio, non dei figli degli uomini! Ridusse solo la Sua altezza per assimilarsi a noi.
La condizione di perfezione assoluta dei Figli di Dio li rendeva pienamente responsabili
delle loro azioni. E, per il fatto di essere perfetti, godevano della massima libertà, requisito
essenziale di Dio. Quindi potevano scegliere di vivere in comunione con Dio o di dissociarsi
da Dio. Nel primo caso, in rapporto all’intensità della loro comunione con Dio nell’intento di
fare la Sua Volontà, il loro Spirito era destinato a crescere fino a identificarsi in Dio. Nel
secondo caso la loro scelta di autonomia li portava a ridurre il loro Spirito fino a una specie di
ibernazione. In questo caso il loro Spirito riduceva quasi a zero il nutrimento spirituale che
sgorgava dalla Fonte Prima, Dio. Ma, cosa molto importante da rimarcare, in quanto trinitari
‘per costituzione’, non potevano perdere interamente lo Spirito di Dio in quanto lo Spirito
faceva parte integrante della loro stessa Natura. Il loro Spirito poteva annichilirsi, ma non
estinguersi completamente. Anche nel peccato, rimanevano sempre Figli. Adamo non poteva
perdere totalmente lo Spirito perché avrebbe perso la sua identità. Un Figlio puro, per quanto
peccatore, restava sempre Figlio legittimo. Nessun padre disconoscerebbe il proprio figlio
perché ha sbagliato. Solo che nel caso di Adamo, il suo legame e la sua comunicazione col
Padre si sono allentati fino a diventare praticamente quasi nulli. Quindi, i Figli di Dio non
potevano spiritualmente morire se per ‘morte’ intendiamo la perdita dello Spirito.
Dalla visione apprendiamo inoltre che l’Omega sulla fascia virtuale posta davanti ad
Adamo non è in posizione eretta, ma inclinata ‘verso sinistra’, segno del suo dissenso. È
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implicito che era già subentrata in lui la tentazione. Quell’Omega aveva anche perduto la sua
naturale rotondità perché era diventato stretto come un occhiello, segno che il suo animo si
era già chiuso all’ascolto di Dio. Ma quell’occhiello non era scomparso. Da questi particolari
comprendiamo che, se anche il peccato originale si attuerà due anni dopo, le radici della
tentazione erano già presenti nel cuore di Adamo pochi istanti dopo esser diventato padre
della Donna.
9 Il Progetto di Dio è Sapienza
Dio è Sapienza. Fra gli infiniti modi di esprimere la Sua Potenza, Dio sceglie quello che
risponde meglio alla Sua Sapienza. In questo modo Dio esprime la Sua Libertà. Anche
l’Uomo creato da Dio era libero, altrimenti non sarebbe stato simile a Dio. Nell’Uomo
l’obbedienza diventa sapienza quando la sua libertà si accosta alla Sapienza di Dio. Se sceglie
un’altra forma di libertà, l’Uomo perde la sua sapienza e la sua saggezza. Come Adamo.
I Figli di Dio avevano, in forma ridotta, gli stessi attributi del Padre perché il loro Spirito
era della stessa Sostanza dello Spirito del Padre. Potenza, intelletto, sapienza, ecc. crescevano
nella misura con cui essi condividevano con la loro libertà il Progetto del Padre. Lo Spirito
dell’Uomo perfetto, perciò, poteva dilatarsi assorbendo all’infinito lo stesso Spirito di Dio
fino, appunto, a identificarsi in Dio. È quello che è accaduto alla prima Donna, umile e
obbediente, grazie alla quale Dio ha promesso un Redentore. Ed è anche quello che è
accaduto a Gesù, vero Dio e vero Uomo. Ma se l’Uomo si dissociava dal Progetto di Dio, il
suo Spirito poteva ridursi e autolimitarsi nella misura con cui si allontanava per fare la propria
volontà. Ed è quello che è accaduto ad Adamo. Pur perfetto, ha potuto sbagliare perché era nel
pieno della sua libertà. La vera ragione del peccato di Adamo non fu né l’impulsività, né la
debolezza, ma un calcolo freddo e premeditato per sottrarsi alla Volontà di Dio. E perse
l’amicizia di Dio. Ma non la somiglianza con Dio.
Il quesito che ci viene spontaneo farci è: perché Dio, Sapienza infinita, in grado di poter
prevedere la ribellione di Adamo, aveva permesso che accadesse il peccato originale con tutte
le sue conseguenze? Senza dubbio aveva come fine un bene superiore: probabilmente quello
di dare ad Adamo e agli altri suoi seguaci ribelli, la possibilità di pentirsi nel tempo,
acquistando sapienza dalla constatazione dei frutti dei loro errori e acquistare la dovuta umiltà
per riparare, correggendo la loro volontà.
Il Padre, tuttavia, dopo aver esposto ad Adamo e successivamente agli altri Figli di Dio il
Suo Progetto e i limiti della loro autonomia (ad es: “crescete e moltiplicatevi” o “ogni specie
si moltiplichi secondo la propria specie”), lasciava loro la libertà perché raggiungessero pure
loro, autonomamente, la Sapienza. Non era tenuto a spiegarne i motivi. Dovevano capire,
individualmente, che l’obbedienza era la via più diretta per acquistare la Sapienza.
L’obbedienza è fiducia. L’obbedienza è amore. L’obbedienza è intelligenza ed è già sapienza.
Se nel Figlio vi era fiducia verso il Padre, l’obbedienza veniva come conseguenza logica,
come avvenne nel caso della prima Donna; ma se la fiducia del Figlio verso il Padre non
c’era, come avvenne in Adamo che si sentiva un altro dio in competizione con Dio, ecco che
la volontà del Figlio si dissociava e lo Spirito si … riduceva.
Nel Progetto di Dio, dunque, esisteva già prima della creazione dell’Uomo la possibilità
che l’Uomo sbagliasse. Evidentemente anche lo sbaglio faceva parte del Suo programma
educativo e perciò aveva una finalità buona.
È vana l’obiezione che se Adamo era perfetto non poteva peccare. Dice Gesù alla Valtorta
nell’Epistola di Paolo ai Romani nel messaggio del 2 giugno del 1950: “Ecco. È ancora la
volontà libera dell’uomo quella che decide la sorte futura ed eterna. Come per Adamo fu il
suo volere a farlo decaduto …”.
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Ed è pure vana l’altra obiezione, che, se Adamo ha peccato, Dio non lo ha creato perfetto.
È proprio perché perfetto e simile a Dio che Adamo includeva fra i suoi requisiti la libertà.
Dice Gesù nel Suo commento alla ‘Lettera ai Romani’ dettato a Maria Valtorta: “Io non ho
peccato non perché non potessi peccare, ma perché non ho voluto peccare”. Dunque, se
perfino Gesù dice che avrebbe potuto peccare, tanto più Adamo. Questi, infatti, ha preferito
disobbedire e sperimentare le sue capacità creative per defilarsi da Dio e rendersi
indipendente.
10 Il peccato originale e le sue conseguenze
L’oggetto della disobbedienza, lo conosciamo ancora dalla lettura della rivelazione fatta a
don Guido, è stato l’atto sessuale proibito, consumato da lui ‘solo’, Adamo, con una femmina
ancestre, Eva. È bene ricordarlo: Eva non apparteneva alla specie umana, ma a quella
preumana precedente a quella umana. Come animale, Eva non era in possesso della libertà,
ma era soggetta agli istinti della natura. Questo atto ha portato come conseguenza la
contaminazione genetica del ramo illegittimo discendente da Adamo ed Eva, ossia quello di
Caino, figlio ibrido di questo rapporto proibito. Tutti noi discendiamo da Caino e da Eva.
Con il peccato originale, abbiamo dunque la separazione dei due rami discendenti di
Adamo: uno compromesso dall’ibridazione che fa capo a Caino e uno rimasto integro, quello
legittimo dei Figli di Dio, discendente da Adamo e la Donna, sua legittima sposa e che fa capo
a Set, poiché Abele era morto prima di lasciare eredi.
La Bibbia non chiarisce la profonda differenza fra le due discendenze e focalizza la sua
attenzione solo sul ramo ibrido trascurando di dire almeno le cose essenziali di quello puro.
Nomina però i Figli di Dio all’inizio del sesto capitolo, contrapponendoli ai figli degli Uomini
e in pochi altri passi, come nel Libro di Giobbe.
Unica indicazione che abbiamo è la distinzione ai capitoli 4 e 5 delle due discendenze di
Adamo: quella che scende da Seth e continua con Enos, Cainan, Malaleel, Jared, Enoch,
Mathusala, Lamech, e giù giù fino a Noè; l’altra, quella ibrida, che scende da Caino e
continua con Henoch, Irad, Maviael, Lamech, colui che prese in moglie Ada e Sella. Da Ada
Lamech ebbe Jabel e Jubal e da Sella ebbe Tubalcalin e Noema.
Come è potuto accadere che Caino, il quale era ibrido, abbia potuto avere una sì numerosa
discendenza? Sappiamo che generalmente gli incroci fra due specie diverse non danno figli e,
quand’anche nascessero, sono sterili, come i muli e i bardotti. E, ammesso che poi in qualche
caso raro questi ultimi siano in grado di procreare, entro la seconda generazione gli ibridi
irrimediabilmente si estinguono. Caino, invece, dimostrò di essere fertile. Già la sua nascita
sembra un caso incomprensibile per la scienza odierna.
Per esempio un accoppiamento fra una tigre e un leopardo non darebbe cuccioli in natura.
Solo, pare, con la fecondazione eterologa.
Ma nel caso dell’accoppiamento fra Adamo e Eva, l’incompatibilità non poteva essere
assoluta perché Eva, la così detta madre di tutti i viventi (ossia la pseudo madre del primi due
Figli di Dio), apparteneva sì ad una specie preumana, ma era eccezionalmente a metà strada
fra le due specie pure e necessariamente compatibile con l’Uomo se era stata creata
appositamente da Dio per portare le gravidanze dei primi due Figli di Dio. E nemmeno i suoi
47 cromosomi erano un ostacolo genetico se uniti a quelli dell’Uomo, Adamo prima e Caino
dopo, che ne avevano 46. Sta di fatto che lo zigote di Caino poté formarsi e sopravvivere. E
se Eva fu feconda nel suo rapporto con Adamo, altrettanto valeva nel suo rapporto con Caino.
Quindi Eva era l’unica femmina dalla quale Caino potesse avere un figlio. Caino poteva unirsi
a tutte le femmine ancestri, che come sappiamo avevano 48 cromosomi, ma solo da un
rapporto con Eva poteva generare.
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11 Alla natura originariamente buona dell’Uomo si sovrappose una seconda natura
Ora sappiamo che questo peccato, considerato misterioso fino ad ora, oggi non è più un
mistero.
Non mi dilungo su questo tema perché l’ibridazione della specie umana originariamente
perfetta, avvenuta per iniziativa del primo Uomo Adamo, è già stata sufficientemente
sviscerata nel testo Genesi Biblica di don Guido Bortoluzzi. Dirò solo che la Chiesa Cattolica
è già aperta a questa nuova conoscenza perché Benedetto XVI nella sua catechesi del 10
dicembre 2008 affermò che alla natura originariamente buona dell’uomo questo peccato
sovrappose una ‘seconda natura’ che lo ha corrotto ‘biologicamente’ e che, sempre
‘biologicamente’, ossia geneticamente, questa corruzione si è trasmessa all’umanità intera
fino ai giorni nostri.
Se, come afferma il Santo Padre, la corruzione è stata di natura ‘biologica’ perché alla
buona natura originaria dell’uomo se ne è sovrapposta una diversa, è chiaro che proprio
all’ibridazione egli intendesse.
Perciò non si può più ridurre il peccato originale ad un mero peccato di pensiero, come
pensano i modernisti, anche se questo ne è stata la vera causa.
12 Lo Spirito: Dio è Puro Spirito
Iniziamo con il definire lo ‘Spirito’. Dio è puro Spirito. È Spirito Creatore. Ciò che Dio
pensa e vuole sussiste. Dio è Pensiero Creativo. È immateriale. Perciò non è nemmeno
energia poiché noi sappiamo, grazie ad Einstein, che l’energia è convertibile in materia e
viceversa. Lo Spirito non può dunque essere confuso con ciò che è creato, né con la materia,
né con l’energia. Non è immanente perché non si identifica con la Sua creazione, ma è
distinto da essa. Dio abbraccia tutto l’universo. È presente ovunque esiste la Sua creazione e
anche ‘oltre’ la Sua creazione. È infinito. È un concetto illimitato che la mente umana non può
contenere. Non è un concetto indefinito, perché è un concetto esatto. Però è un concetto così
alto che la nostra intelligenza non può raggiungere perché non possiede le coordinate per
comprendere. Noi possiamo conoscere solo gli attributi di Dio, ma non Dio. Conosciamo la
Sua Onnipotenza, la Sua Bontà, il Suo Amore, la Sua Sapienza, la Sua Giustizia, la Sua
Misericordia, ma non conosciamo Dio.
Solo i Figli puri di Dio conoscevano Dio, intellettualmente, spiritualmente e praticamente.
Ne facevano anche esperienza. Dio comunicava con l’Uomo e l’Uomo comunicava con Dio.
Con il pensiero e con la parola. Se non fosse stato così, Adamo non avrebbe imparato a
parlare, segno che Dio gli insegnò, probabilmente con locuzioni interiori, a esprimere
verbalmente concetti concreti e astratti.
13 Lo Spirito nei Figli legittimi di Dio e nei figli adottivi di Dio
Lo ‘Spirito’ di cui ci occupiamo proviene da Dio e, come abbiamo visto, è parte di Dio
stesso, sebbene, quando viene donato all’Uomo sia esso Figlio legittimo di Dio o figlio
adottivo di Dio, questa parte si separi virtualmente da Dio per formare, unita all’anima, una
nuova identità, un’entità autonoma, un’anima vivente, spiritualmente vivente.
Qualcuno potrebbe pensare che se Dio è ovunque, Dio è anche in tutti gli uomini. Questo è
vero, come è vero che è in un fiore, nel mio cane, o nella natura tutta. Ma non è la semplice
presenza di Dio nell’Uomo che rende quell’Uomo Figlio di Dio! Lo Spirito che Egli diede ai
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Suoi Figli legittimi, e che dà anche a noi quando diventiamo Suoi figli adottivi, non è
qualcosa che Egli ‘crea’ fuori di Sé come quando mette in essere la creazione. Lo Spirito di
Dio nell’Uomo originario e nell’uomo redento ‘è parte stessa di Dio’ che Dio dona ai Suoi
figli con tutti quegli attributi che Egli stesso ha: di potenza, di sapienza, di giustizia, di
volontà, ecc. Lo Spirito è la ‘Sostanza stessa di Dio’ immessa nell’Uomo la quale diventa in
quel Figlio la Fonte prima della Vita soprannaturale che, a sua volta, diventa una ‘sorgente di
Vita’ che irrora a cascata la psiche e il corpo. Questo lo spiega chiaramente Gesù alla Valtorta
nel libro ‘Lezioni sull’Epistola di Paolo ai Romani’. Oppure, potremmo dire, che lo Spirito è
come una ‘Luce di Dio’ che si accende nell’Uomo originario e nel redento e questa Luce si
diffonde illuminando prima la psiche e da quella, a sua volta, guarisce il corpo. Viene da
dentro perché dentro quell’io c’è Dio stesso che ha dato una Scheggia di Sé a quell’Uomo.
Ma se l’animo di quell’Uomo si volge altrove, allentando i legami che lo legano a Dio, la
Luce si attenua e tende a spegnersi.
In ogni Figlio legittimo di Dio, dunque, era presente lo ‘Spirito’ del Generante, ossia di Dio
come parte costitutiva di quel Figlio. Ciò comporta che lo Spirito, prima di essere infuso
nell’uomo, era in Dio perché Dio stesso. Pertanto lo Spirito non è solo immortale come
l’anima, ma è eterno. Ricapitolando, gli Spiriti derivati, quelli dei Suoi Figli, avevano con Lui
un denominatore comune: lo Spirito stesso, che restava ‘Unum’. Ciò rendeva i Figli ‘simili al
Padre’(Gn 5,1): li rendeva ‘divini’.
Per questo ogni Figlio legittimo godeva delle stesse prerogative del Padre, cioè di Dio. Se
Dio è Onniscienza, Sapienza, Perfezione, Potenza, Giustizia, Libertà, ecc., anche l’Uomo
perfetto, in quanto Figlio legittimo, possedendo lo Spirito di Dio, possedeva, in chiave ridotta,
gli stessi attributi. Ma queste prerogative erano ‘in fieri’, ossia in seme che, se nutrite dalla
Grazia, simile ad un flusso di Spirito, questo Spirito faceva crescere spiritualmente quel
Figlio. E tale crescita spirituale non era determinata, ma libera. Era lasciata alla volontà stessa
del Figlio. Si esprimeva e si realizzava uniformando la propria volontà alla Volontà del Padre.
Fra i primi requisiti della ‘somiglianza’ dei Figli di Dio con il Padre era, dunque, la libertà.
Lo Spirito è una cosa viva, che si dilata e si restringe come un polmone a seconda
dell’amore e delle opere. Non è immutabile. Ma non può corrompersi perché Parte stessa di
Dio. Può solo crescere o ridursi.
Ma a causa del peccato originale lo Spirito di Dio era stato ritirato da Dio stesso dai
discendenti illegittimi di Adamo (Gn 6,3), perché gli ibridi non erano più adeguati templi
dello Spirito Santo. In loro sia il corpo che l’anima erano stati corrotti. Erano diventati
animali. Infatti, ‘anima’ e ‘animale’ hanno la stessa radice. E Dio non poteva considerare Suoi
figli degli esseri animali. I figli degli Uomini vennero declassati a semplici ‘creature’.
Nell’ultima delle rivelazioni ricevute da don Guido, l’ottava, il Signore definisce l’uomo
corrotto dal peccato originale “questo ‘animale’ della nuova specie” (§ 245). Non è
un’espressione spregiativa, ma la constatazione di uno stato di fatto. Senza lo Spirito di Dio
l’uomo è solo un animale intelligente. Non può più essere figlio di Dio! Per divenire figlio di
Dio l’uomo decaduto deve essere adottato, attraverso un atto di adozione, a figlio grazie a
Gesù Redentore. Se questo avviene, l’adottato riceve nuovamente lo Spirito di Dio.
L’adozione non è un fatto automatico. L’uomo deve ‘accogliere Gesù’ e ‘credere nel Suo
Nome’, ossia alla Sua divinità (Gv 1,12). Questi allora nasce alla Vita spirituale: “non per via
di sangue, né per volontà della carne, né per volontà d’uomo, ma da Dio viene generato” (Gv
1,13).
14 I figli degli Uomini
Fra le conseguenze del peccato originale, gli uomini ibridi, discendenti illegittimi di
Adamo e di Eva, l’ancestre, persero sia le qualità di perfezione psicosomatiche, sia lo Spirito
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di Dio, poiché questo requisito non poteva associarsi alla natura animale che era entrata
attraverso Eva nel DNA dell’uomo. Infatti, il Signore disse: “Il Mio Spirito non rimarrà
sempre nell’uomo perché egli è carne” (Gn 6,3).
Con l’ibridazione la stirpe di Caino, primo ibrido, si abbrutì fino a diventare simile a quella
degli ancestri: animali a stazione eretta, di una specie ora scomparsa, ma che vive ora in noi,
una specie che era stata progettata da Dio come ausilio all’Uomo.
I figli e le figlie degli Uomini, frutto di incrocio di entrambe le specie pure dei Figli di Dio
e degli ancestri, erano abbondantemente pelosi, con una statura che variava fra i due estremi: i
250 cm di Adamo e i 110 cm di Caino. Erano brachicefali, con naso ridottissimo o quasi
assente, bocca larga e palato piatto, con seri problemi di pronuncia per la conformazione
strutturale della laringe e del cavo orale. Tuttavia, quelli che somigliavano più a Caino che a
Eva, parlavano o, meglio, farfugliavano. Le orecchie sporgevano dal capo in altezza nei
maschi, dai capelli in orizzontale nelle femmine. Avevano bacino stretto e spalle larghe, gli
avambracci arrivavano ai polpacci, mentre le gambe erano assai corte tanto che questi uomini
sembravano in ginocchio quando erano in piedi. Fronte e mento erano sfuggenti, labbra
lunghe e sottili fino quasi alla radice delle orecchie, canini più lunghi degli incisivi.
Tutto dava da pensare che non fossero nemmeno uomini (vedi §§ 240/244) se non avessero
avuto l’uso della parola. Solo questa era il segno distintivo per Caino d’essere un uomo (§§
192/193). E altrettanto per i suoi discendenti. Quindi per il loro aspetto questi ultimi
avrebbero potuto esser scambiati per degli animali. Per questo gli antropologi non li
riconobbero come ‘uomini’.
Ma le alterazioni più profonde erano quelle relative all’anima e allo Spirito.
15 Distinzione fra anima e Spirito
Qui entriamo in campo teologico perché, se è vero che le conseguenze più appariscenti del
peccato originale riguardavano il loro aspetto somatico, quelle più gravi hanno interessato le
anomalie dell’‘anima’ e la privazione dello ‘Spirito di Dio’. Dobbiamo perciò definire
anzitutto cosa intendiamo in questo contesto per ‘anima’ e per ‘Spirito’.
Nell’uso di queste espressioni, ‘anima’ e ‘Spirito’, non c’è un intendimento univoco.
Spesso sono state usate, e sono anche oggi usate, come sinonimi o in modo indefinito creando
equivoci. Ogni autore ne ha un proprio concetto. Neanche il Catechismo della Chiesa
Cattolica chiarisce a fondo questo distinzione.
Se si vuol fare un discorso che abbia chiarezza e delle certezze, benché semplici, bisogna
anzitutto dare delle definizioni univoche. La teologia non potrà mai diventare una scienza se
non usa i criteri delle scienze esatte che partono dalle definizioni dei termini che si vanno a
usare.
Perciò cercherò di definire questi termini, validi per questo contesto. Non ho la pretesa che
siano le definizioni più corrette, ma saranno quelle che io userò in queste pagine per potermi
esprimere. Vediamole allora in particolare.
16 L’anima
Che cos’è ‘lo Spirito lo abbiamo già chiarito. Lo scriviamo maiuscolo perché rispecchia
Dio. Cerchiamo ora di definire l’‘anima’.
Con il passaggio dal Vecchio al Nuovo Testamento, si sposta il baricentro della storia della
Salvezza da Gerusalemme a Roma. La cultura ebraica viene innestata nella cultura grecoromana. Ma la cultura greco-romana aveva una visione dualistica dell’uomo e lo considerava
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composto solo di anima, o psiche, e di corpo. Non conosceva la dimensione soprannaturale.
L’uomo, secondo questa visione, era costituito solo di anima e di corpo.
La conseguenza fu che con i primi secoli dell’era cristiana il termine ‘anima’ prese
impropriamente il posto del termine ‘Spirito’. Così i requisiti dello Spirito furono attribuiti
all’anima. Perciò nello studio delle S. Scritture, i popoli di lingua latina, identificando l’anima
con lo Spirito, commisero un errore di concetto fondamentale. Questo equivoco è giunto fino
ai giorni nostri e lo vediamo ancora perpetuarsi in alcune espressioni del CCC, il Catechismo
della Chiesa Cattolica uscito nel 1992.
L’anima o psiche è, con un eufemismo, la sede virtuale, dove si raccolgono tutte le qualità
immateriali e invisibili dell’uomo: intelletto, memoria, volontà, sentimenti, emozioni,
carattere, personalità, attitudini, capacità, predisposizioni alle varie facoltà come alla musica,
all’arte, alle scienze, alle attività pratiche e manuali, l’amore. È anche la sede del subconscio e
dell’inconscio. In altre parole è il complesso di tutte le caratteristiche che descrivono, insieme
al corpo, l’identità di una persona secondo il linguaggio corrente.
Tutte queste qualità immateriali si trasmettono anch’esse per via genetica. Se non si
trasmettessero per via genetica non sarebbero state corrotte dal peccato originale. Invece è
sotto gli occhi di tutti che la psiche è la più labile e cagionevole delle componenti dell’uomo.
Quindi, a differenza dello Spirito che può essere perso ma non corrotto perché Particella di
Dio, l’anima ha subito le stesse vicissitudini del corpo a causa del peccato originale. Rimando
nuovamente alla lettura del testo ‘Lezioni sull’Epistola di Paolo ai Romani’ dove Gesù spiega
alla Valtorta le differenze fra anima e Spirito e quali furono le conseguenze sul corpo e
sull’anima del peccato d’origine.
Quindi, non tutte e tre le componenti dell’uomo (corpo, anima e Spirito) vennero corrotte,
ma solo le prime due: il corpo e l’anima, perché, come abbiamo visto, lo Spirito, che è
Particella di Dio stesso, è andato perduto.
Inoltre, mentre lo Spirito è ‘eterno’ e perfetto perché Particella di Dio, la nostra anima è
‘immortale’. E poiché l’anima è imperfetta, a causa della sua imperfezione percepisce lo
Spirito in modo distorto e imperfetto.
Anche l’anima, dunque, gode dell’immortalità. Una volta che inizia il suo percorso con il
concepimento dura per sempre. Se poi avviene la sua unione con lo Spirito, questo le dà una
nuova identità come figlia di Dio. Grazie alla Redenzione, qualora l’uomo accolga lo Spirito
di Dio, la sua vita che prima decorreva ad un livello naturale si eleva a Vita trascendentale e,
dopo la morte fisica e un’adeguata purificazione, termina con la sua glorificazione per godere
in eterno la Vita alla presenza di Dio.
Ricapitolando, l’anima o psiche è la dimensione impalpabile e invisibile della natura
umana e si trasmette in via orizzontale, insieme al corpo, da genitori a figli con il
concepimento e anche con l’educazione. Lo Spirito, invece, è una Particella divina che scende
da Dio sull’uomo in via verticale e che lo rende ‘figlio adottivo di Dio’ in virtù del Battesimo
attraverso la Chiesa. Ma un atto di adozione può avvenire anche in modo diretto da Cristo al
di fuori della Chiesa, come nel caso del Battesimo di desiderio o di sangue. È ovvio che se
Gesù ha investito la Chiesa di determinati poteri, Egli non se ne è privato e può esercitarli
quando vuole. Egli è il Capo della Chiesa. La Chiesa prende Vita da Lui. Perciò anche i fedeli
di altri culti, quando sono miti e retti di cuore, possono essere adottati a figli di Dio in Cristo.
Per concludere, se tutti gli uomini sono ‘creature di Dio’, non tutti sono ‘figli di Dio’.
Nella pittura a tema religioso vediamo che spesso nelle raffigurazioni dei santi e degli
Angeli veneva dipinta un’aureola sottile semitrasparente per indicare il loro stato di Grazia, lo
Spirito. È un’intuizione molto acuta che vuol rendere visivo il concetto che quegli uomini non
solo sono santi, ma che hanno un requisito in più, lo Spirito di Dio: espressioni che nella
realtà si equivalgono.
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17 Le capacità dell’anima
Fra le varie qualità dell’anima ci sono le ‘capacità’. C’è chi ha la capacità di recepire dei
concetti di ordine trascendente o soprannaturale e chi invece non li comprende. Non si tratta
né di intelligenza, né di istruzione, né di buona volontà. Ci sono delle persone che paiono del
tutto refrattarie a questo genere di argomenti e non sanno elevarsi da ciò che è di natura
concreta o puramente logica, eppure sono insigni ingegneri, medici, economisti, giornalisti, e
perfino teologi.
L’anima è paragonabile ad un recipiente, mentre lo Spirito è paragonabile a ciò che il Buon
Dio vi mette dentro. Non tutti i recipienti, per ereditarietà genetica, sono idonei a contenere il
contenuto perché alcuni sono forati. La guarigione dell’anima fa sì che si chiudano i buchi e
che il recipiente si aggiusti. Questa missione di guarigione sarebbe compito della Chiesa.
E poiché lo Spirito di Dio scende su tutti, ma non tutti sono in grado di trattenerlo,
dobbiamo pregare perché Dio guarisca le nostre anime e le renda sensibili alla Sua Grazia.
18 Interazione fra anima e Spirito
Lo Spirito, abbiamo detto, è una Scheggia di Dio nell’uomo ed è anche antenna di
ricezione degli impulsi che riceve dallo Spirito Santo, chiamato anche Spirito di
santificazione perché santifica, o redime, o eleva allo stadio soprannaturale l’uomo. Così lo
Spirito Santo continuamente trasmette i Suoi impulsi al nostro Spirito tramite la Grazia che è
una corrente spirituale in continuo movimento. A sua volta, lo Spirito che è in noi trasmette i
suoi impulsi all’anima. Questi impulsi sono tutti i doni dello Spirito: sapienza, fortezza,
discernimento, carità, intelletto, potenza spirituale, ecc. Lo Spirito è la Vita stessa dell’anima.
Solo se l’anima è vivificata dallo Spirito, solo allora, diventa ‘anima vivente’ e trasmette a sua
volta al corpo i comandi in sintonia con lo Spirito. Per questo è assai importante essere in uno
stato di Grazia! Quando questi impulsi giungono al corpo, portano anche ad esso armonia e
guarigione.
Abbiamo visto, però, che avviene anche il processo contrario. Un’anima devastata dal
peccato fa ritirare lo Spirito che si riduce man mano, e può far ammalare il corpo. Nei casi
estremi, per noi figli degli uomini, lo Spirito può anche estinguersi. Il peccato lo costringe a
ritirarsi.
Lo Spirito dunque è vivo: si espande e si ritira continuamente, a seconda che lasciamo
entrare la Grazia. Se ostacoliamo la sua entrata a causa del peccato, lo Spirito si ritira, l’anima
soffoca e si ammala.
Similmente, un’anima angusta, orgogliosa, ferita, vendicativa, espande il suo malessere al
corpo che molto spesso di riflesso si ammala. Quante persone vanno oggi in depressione! E
invece di attingere la Vita attraverso la Confessione e l’Eucarestia, si affidano ai farmaci. I
dolori, le preoccupazioni, le frustrazioni, i disaccordi si sopportano più facilmente con i
Sacramenti.
Certo, non si passa repentinamente dalla tristezza alla gioia, ma si rafforza quella Fede che
dà la motivazione per resistere alla sofferenza senza perdere la fiducia in Dio. A poco a poco
la causa della sofferenza si dissolve, anche perché spesso interviene direttamente l’aiuto di
Dio che rimuove la causa stessa.
19 L’uso improprio del termine ‘spirito’
Qualche autore usa il termine ‘spirito’ con la esse minuscola per indicare l’anima e afferma
che lo spirito è presente nell’uomo fin dal momento del suo concepimento. Poi lo definisce il
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luogo dove si fa presente e vive lo Spirito di Dio. Questo è un esempio di uso improprio del
termine ‘spirito’ poiché se c’è un ‘luogo’, si fa per dire, dove si fa presente lo Spirito di Dio
questo luogo è l’anima. Usando impropriamente questo termine, si genera confusione.
Altro uso improprio è l’uso di ‘spirito’ in luogo dell’espressione ‘soffio vitale’ per dire la
vita animale stessa, quella che inizia appunto con il concepimento, quella vita biologica che
hanno anche gli animali e che si estingue con la morte fisica. Meglio sarebbe dire
semplicemente ‘la vita’.
Se lo Spirito è parte di Dio e viene da Dio, non può esserci nell’uomo ibrido prima ancora
che in lui abbia avuto effetto la Redenzione. La vita spirituale dei profeti dell’Antico
Testamento è un caso a parte: lo vedremo successivamente.
‘Lo Spirito di Dio’ scende per effusione o per investitura solo quando l’uomo ‘diventa’
figlio adottivo di Dio. Perché “figli di Dio’ non si nasce, ma si diventa”, come diceva
Tertulliano. ‘L’anima’, invece, è presente in tutti fin dal concepimento.
Solo con il Battesimo (nella sua triplice forma: ‘Battesimo di acqua’, ‘di sangue’ e ‘di
desiderio’) lo Spirito che scende da Dio si unisce all’anima, vivificandola, rendendola ‘anima
vivente’.
Ricapitolando, quando Dio ‘dà la Vita dello Spirito’ a un Suo Figlio legittimo o ad un figlio
adottivo, Egli dà il Proprio Spirito a quell’uomo perché gli trasmette una ‘Parte di Sé’, il Suo
DNA spirituale e lo ‘genera’ spiritualmente. Quando invece dà la vita fisiologica a qualunque
specie della natura, Egli ‘crea la vita’. Questo distinzione è fondamentale per comprendere la
Redenzione perché con essa Dio ci rende spiritualmente simili a Lui. Attraverso i Sacramenti
Egli può continuare a infonderci il Suo Spirito.
20 I Cainiti: ‘figli dell’Uomo’, Adamo, e i ‘figli degli Uomini’, quelli del cap. 6°
Vediamo ora gli effetti pratici del peccato originale sull’anima e sullo Spirito.
Con il peccato di Adamo si viene a creare una specie ibrida che ben poco ha di quella
originale. L’espressione ‘figli dell’Uomo’ significa che appartengono tutti alla stirpe che fa
capo all’Uomo-Adamo, ma non a Dio. Sono i discendenti di Adamo ed Eva e, infine, di Eva e
di Caino. Dio non è più spiritualmente Padre di quei figli nati da quell’orribile incrocio. Caino
non è Figlio di Dio. Dio aveva ritirato da lui il Suo Spirito (Gn 6,3) fin dal suo concepimento,
malgrado fosse vittima e non responsabile della sua situazione (§233). Semplicemente era non
idoneo a ricevere lo Spirito. Ciò dipendeva da uno stato di fatto.
I figli dell’Uomo avevano una mente minorata in un corpo animale con istinti animali. Alla
corruzione fisica si assommava quella psichica e, a questa, la privazione dello Spirito.
La loro psiche fu minata in ogni sua forma: tutte le qualità intellettive ed espressive
subirono un decadimento spaventoso. Le capacità stesse di procurarsi il cibo divennero
animalesche: raccolta di frutti selvatici, razzie alle scorte dei Figli di Dio e, purtroppo, anche
sequestri delle Figlie di Dio. È evidente che Dio non avrebbe potuto donare il Suo Spirito a
questa umanità corrotta e depravata.
I figli degli Uomini sono invece i discendenti delle unioni promiscue fra i Figli di Dio (Gn
6,3) e le donne ibride. Sono anch’essi ibridi. Il loro stato spirituale è analogo a quello dei figli
di Caino. Sono quelli che dalla Genesi vennero chiamati ‘i Giganti’, “uomini potenti
(poderosi) famosi ab antico” (Gn 6,4).
È sufficiente una piccolissima percentuale di sangue ancestrale perché impedisca la
purezza genetica assoluta necessaria per essere Figlio di Dio. Dopo l’estinzione dei Figli di
Dio, solo la S. Vergine Maria, oltre a Gesù, ha questo requisito di purezza genetica: una
Natura umana perfetta.
Quindi, con l’ibridazione, sia Caino che i suoi diretti discendenti rimasero formati solo di
anima e di corpo, perché da essi Dio aveva ritirato il Suo Spirito.
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21 L’immortalità, la morte fisica e la morte spirituale
Leggiamo nella Bibbia che a causa del peccato originale è entrata, insieme alle malattie,
anche la morte. Sentiamo cosa dice la Genesi mosaica: “Il Signore Iddio … disse (all’Uomo):
‘non mangiare del frutto dell’albero della scienza del bene e del male poiché in qualunque
giorno ne mangerai morirai’ (Gn 2,17). E ancora: ‘Dio ci ordinò di non mangiare … affinché
non moriamo’ (Gn 3,3).
Come possiamo vedere, la morte è stata la conseguenza diretta della disobbedienza. Ma
vediamo di che morte si tratta.
Questo passo, incompreso per forza maggiore fino alla rivelazione ricevuta da don Guido,
ha fatto supporre ai biblisti che la morte di cui si parla nella Genesi fosse la morte fisica.
Pensarono che se non ci fosse stato il peccato originale gli uomini avrebbero dovuto essere
immortali e che, con il peccato, la morte fisica fosse entrata nel mondo per tutti gli uomini.
Ma in quei versetti della Genesi non si considera affatto la morte fisica di Adamo e dei suoi
discendenti, perché “chi nasce muore”, diceva don Guido, anche se Figli di Dio. Quindi,
anche i Figli di Dio morivamo nel senso che uscivano da questa vita umana per passare ad
altra dimensione. Nel progetto di Dio erano destinati, alla fine del loro percorso terreno, alla
dormizione e al successivo sollevamento se erano vissuti in un buon rapporto con Dio, come
Maria. Il peccato di Adamo introdusse la morte violenta anche fra i Figli di Dio come
conseguenza delle male azioni di Caino e dei suoi discendenti. Infatti Abele morì. La morte,
tuttavia, era transitoria poiché, se subita in grazia di Dio, era anch’essa destinata a riprendere
il percorso del Cielo.
Più verosimilmente il versetto Gn 2,17 intendeva dire che se l’Uomo, Adamo, avesse
mangiato il frutto dell’‘albero della conoscenza del bene e del male’, ossia avesse avuto un
rapporto procreativo con Eva, l’ancestre, la sua discendenza legittima sarebbe andata incontro
alla morte, cioè all’estinzione come specie geneticamente pura perché progressivamente
inglobata da quella ibrida e, di conseguenza, alla morte spirituale, ossia alla privazione dello
Spirito di Dio, poiché Dio avrebbe ritirato il Suo Spirito dagli uomini ibridi.
Non è assolutamente vero che nel progetto di Dio i Figli di Dio non dovessero morire.
Abbiamo l’esempio di Abele e di Gesù che, pur essendo entrambi Figli di Dio santi e
immacolati, sono morti. Sappiamo però che Gesù dopo tre giorni risorse e, dopo 40 giorni,
salì al cielo sollevandosi da terra. La dormizione, come per la SS. Vergine Maria, era la sorte
che era stata prevista per i Figli di Dio. E dopo tre giorni la Madonna fu assunta al cielo in
anima e corpo. Potremmo supporre, allora, che solo coloro che terminavano la loro vita in
santità avessero il privilegio di salire al cielo nella loro dimensione trinitaria formata da
Spirito, anima e corpo, mentre per gli altri era prevista una purificazione, non ben definita,
dopo la morte fisica.
E poiché è lo Spirito che, unito all’anima, determina l’identità d’un Figlio di Dio, e giacché
sia lo Spirito che l’anima sono immortali, i Figli di Dio furono effettivamente sotto questo
aspetto Uomini immortali. Spiritualmente, s’intende, perché non persero mai lo Spirito di Dio.
I Figli puri di Dio, pertanto, anche dopo il peccato originale, continuarono a venir al mondo
trinitari, ovvero dotati di corpo, anima e Spirito, sempre secondo il principio enunciato da don
Guido che “del peccato non si ereditano le colpe, ma solo le conseguenze ‘genetiche’ delle
colpe”. E queste non intaccarono i Figli puri, ma solo i figli degli Uomini.
La teologia non ha potuto risolvere il problema della colpa per gli eredi del peccato
originale perché non era a conoscenza della vera essenza di questo peccato. Non ne aveva i
presupposti. Ma poiché il Signore ora ci sta istruendo, ecco che sappiamo che la colpa può
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essere solo individuale, mentre le conseguenze della colpa furono estensibili a tutta la
discendenza illegittima.
Quindi la discendenza legittima non ha riportato alcuna conseguenza della colpa, se non le
conseguenze indirette. Perciò Abele e Seth, che nacquero dopo il peccato, non portarono
alcuna menomazione a causa del peccato del loro padre né in campo fisico, né psichico, né
spirituale! Questo è importante e va ribadito.
La morte spirituale, dunque, rimase circoscritta solo alla stirpe naturale e illegittima di
Adamo che divenne ‘spiritualmente morta’.
22 Il ripristino dello Spirito nei figli degli Uomini
Lo Spirito di Dio non è una componente necessaria per l’esistenza fisica, ma è essenziale
per diventare ‘figli adottivi di Dio’ in Gesù. E lo Spirito può anche in un secondo tempo
andare perduto. In certi casi irreparabilmente.
Abbiamo visto che alla nascita tutti noi ibridi siamo spiritualmente morti. Siamo ‘creature
di Dio’, ma non figli di Dio. Per acquisire la vita dello Spirito abbiamo bisogno di un atto di
adozione a figli di Dio.
Lo Spirito di Dio può esserci dato con il Battesimo attraverso la Chiesa di cui Gesù è il
Capo o, come è stato detto, direttamente da Gesù qualora esistano determinate condizioni e il
Sacramento del Battesimo non sia attuabile. Pensiamo ai bambini non nati o nati morti. O a
coloro che appartengono ad altre confessioni di fede, e sono persone rette e miti. Questi
vengono riscattati direttamente da Gesù, e spesso a loro insaputa. A questi aggiungiamo
coloro che con animo retto sono alla ricerca della verità: anch’essi, pur non essendo cristiani,
diventano figli adottivi di Dio in Gesù in virtù del ‘Battesimo di desiderio’. Essi, però, sono
meno agevolati perché non hanno il conforto e l’aiuto dei Sacramenti dei quali, invece, i
Cristiani possono usufruire, come diceva S. Teresina del Bambin Gesù.
Gesù nel ‘Discorso della Montagna’ ci dà un identikit dei figli adottivi di Dio. Diventano
automaticamente figli adottivi di Dio perché battezzati direttamente da Gesù, e quindi membri
del Corpo Mistico di Cristo ed eredi del Regno dei Cieli, cioè del Regno dello Spirito, tutti
coloro che sono o miti, o hanno fame di giustizia e lottano per questa causa e a causa di questa
vengono perseguitati, o coloro che piangono nel dolore senza ribellarsi a Dio. Coloro che, pur
non conoscendo Gesù, sono tolleranti e misericordiosi con il prossimo, o sono puri di cuore
perché in loro non c’è inganno né malizia, costoro vengono riscattati da Gesù che provvede
Egli stesso al loro Battesimo. Tutte queste persone, sebbene fuori della Chiesa istituzionale
perché appartengono ad altre confessioni, ma che sono miti e oneste, sono adottate
direttamente da Gesù che, pur avendo dato delega alla Chiesa di rappresentarLo a generare
sempre nuovi figli a Dio, ossia a risuscitare quelli che sono spiritualmente i morti nello
Spirito, non si è privato delle Sue stesse prerogative. Per fare un esempio, prendiamo il
titolare di un conto in banca che dia la delega a un suo parente. Ecco che il delegato può
compiere operazioni di cassa e staccare assegni. Non per questo il titolare del conto viene
delegittimato dal compiere operazioni bancarie su quel proprio conto. Così è per la Chiesa.
23 La nuova Vita dello Spirito e lo spettro della seconda morte
Fintanto, dunque, che l’uomo non viene assunto a ‘figlio adottivo di Dio’ è spiritualmente
morto. La morte spirituale, abbiamo visto, fu una conseguenza automatica del peccato
originale, e solo per la discendenza ibrida di Adamo. Questa viene chiamata ‘la prima morte’.
Nel caso, però, che un figlio adottivo commetta dei peccati gravissimi, può perdere lo
Spirito facendolo ritornare da figlio di Dio a semplice ‘creatura di Dio’. Questi mega-peccati
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sono due: ‘i peccati contro natura’, perché la persona ritornando allo stato animale perde i
requisiti di figlio di Dio, e i così detti ‘peccati contro lo Spirito Santo’, cioè contro Dio, che
sono la ribellione e l’odio verso Dio. Le conseguenze di questi peccati portano l’uomo ad
uscire dalla Famiglia di Dio. Questa è ‘la seconda morte’: la rinuncia dell’uomo ibrido alla
Vita dello Spirito dopo esser già stato adottato quale figlio. Ritorna nello stato di morte
spirituale iniziale dopo aver ricevuto per un certo periodo la Vita spirituale in Dio. Se lo
Spirito per qualche motivo di indegnità viene ritirato, anche l’anima spirituale si spegne:
perde la sua natura spirituale e rimane solamente un’anima naturale.
24 L’uso improprio del termine ‘anima’
Se prendiamo il Catechismo della Chiesa Cattolica (indicato con la sigla CCC), leggiamo a
pagina 106 al punto 363 che “Spesso nella Sacra Scrittura il termine ‘anima’ indica la vita
umana, oppure tutta la persona umana. Ma designa anche tutto ciò che nell’uomo vi è di più
intimo e di maggior valore, ciò per cui più particolarmente egli è immagine di Dio: ‘anima’
significa ‘il principio spirituale (?) dell’uomo’ ”. Quest’ultima frase non può che generare
confusione perché l’anima non è affatto il principio spirituale dell’uomo. L’anima, abbiamo
visto, è quel ‘quid naturale’ sul quale può attecchire, se ci sono le capacità di trattenerlo, lo
Spirito effuso da Dio. È, quindi, tutta un’altra cosa.
Poi, sempre il CCC a pagina 442 al punto 1703 precisa e scrive: “(La persona umana)
dotata di un’anima spirituale ed immortale è la sola creatura … destinata alla beatitudine
eterna”. Qui i due termini ‘anima’ e ‘spirituale’ vengono associati. Questo è corretto e ci dà
chiarezza perché se l’anima non è spirituale, cioè non dotata di Spirito, non è destinata alla
beatitudine eterna di comunione con Dio. Comunque l’anima, come lo Spirito, è sempre
immortale, anche se non è associata allo Spirito. Solo che ha un destino diverso.
Il miracolo della Redenzione è questo: il redento parte dal suo stato naturale per passare a
quello soprannaturale. L’uomo durante tutta la vita deve divinizzare la sua natura umana,
l’anima o psiche, attraverso la componente divina, lo Spirito che Gesù gli ha dato.
Molti autori del passato hanno usato il termine ‘anima’ con il significato di ‘Spirito’.
Anche Gesù, con la Sua delicatezza per non creare strappi, usa il termine ‘anima’ con il
significato di ‘anima spirituale’ quando detta a M. Valtorta ‘L’ Evangelo come mi è stato
rivelato’. Ma poi, per i Suoi più attenti lettori, cambia espressione nella ‘Lezioni sull’Epistola
di Paolo ai Romani’ e dà al termine ‘anima’ il significato di mero requisito dell’essere
pensante che corporalmente vive. Questa è quella che i Greci chiamavano ‘psiche’. Psiche e
Spirito vanno distinti perché lo ‘Spirito’ viene direttamente da Dio e diventa la componente
divina nell’uomo in Grazia dopo il Battesimo. Nell’opera omnia della Valtorta, dunque, c’è un
passaggio graduale dal concetto iniziale a quello finale nel significato del termine ‘anima’ e
‘Spirito’. Solo il lettore intento a voler capire questa distinzione coglie questa progressione. È
il modo didattico del Signore di approfondire un concetto per gradi.
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“MYSTERIUM INIQUITATIS”
L’IDENTITA’ DI SATANA
I CAPITOLO : IL ‘SERPENTE’ DELLA GENESI
1 Il ‘serpente’ nella rivelazione fatta a don Guido
Al paragrafo 48 della Genesi biblica, ossia ancor prima di affrontare i temi forti della
rivelazione, la Madonna interviene dicendo a don Guido: “È una rivelazione come a Mosè”.
Ciò significa che anche se le due rivelazioni sono presentate in modo differente in rapporto
alla cultura dei rispettivi popoli e epoche, i contenuti sono gli stessi.
Tuttavia appare chiara una differenza rilevante: il serpente mosaico che ha il ruolo del
tentatore non appare nella Genesi di don Guido. Come mai? Perché, se è vero che la
rivelazione data a don Guido “è una rivelazione come a Mosè”, è qui in quest’ultima che
troveremo la spiegazione del significato nascosto della voce ‘serpente’. Infatti, è il Signore
stesso che dà a don Guido la chiave di lettura della Genesi mosaica facendo alcune asserzioni
importanti su questo tema. Da qui capiremo chiaramente quale ruolo abbia avuto nella storia
delle origini dell’Uomo questo enigmatico ‘serpente’.
2 Il ‘serpente’ nella Genesi mosaica
Nella lettura del 3° Capitolo della Genesi mosaica il serpente è una figura fondamentale.
Oggi tutti lo identificano con Satana, ma per gli antichi Ebrei non era così.
Nella Genesi mosaica, e in quella di don Guido, Satana non è mai nominato. Anzi, dirò di
più: in tutto il Pentateuco ‘Satana’ non è mai nominato! Dobbiamo arrivare al Libro dei
Giudici per sentirlo nominato per la prima volta. Nella Genesi è nominato invece ‘il serpente’
a cui viene attribuito il ruolo di tentatore, come ad esempio nei versetti Gn. 3,1 “ora, il
serpente era il più astuto di tutti gli ‘animali’ …”. Dunque, il serpente era un animale dice la
Genesi e fra tutti gli animali era il più intelligente, il più evoluto. Perciò sicuramente non era
un ofide, ma semmai un mammifero, visto che i mammiferi sono gli animali più evoluti nella
scala degli esseri viventi eccettuato l’uomo.
Nella tradizione rabbinica posteriore a Mosè non si parla di un serpente, ma di un
cammello. Questo ci fa capire che il termine ‘serpente’ è solo un simbolo, una metafora di un
soggetto ancora misterioso. Ma quale?
Poi leggiamo ancora in Gn. 3,4:“… il serpente disse alla donna …”, e poi al versetto 3,13:
“il serpente mi ha sedotta e io ho mangiato” e ancora ai versetti 3,14-15: “e il Signore Iddio
disse al serpente …”. È ovvio che poiché era un animale non poteva avere l’uso della parola.
Però sappiamo che si può ‘comunicare’ anche in altri modi, per esempio ‘con il
comportamento’, con l’espressione. In questo caso possiamo dedurre che questo animale, con
il suo comportamento ha comunicato un sentimento che è diventato per l’altro soggetto, e qui
viene nominata ‘la Donna’, una tentazione. Ma questo atteggiamento non poteva essere
diretto alla donna se, come è scritto al versetto successivo (Gn 13,15), la Donna ha un ruolo
salvifico nel contrapporsi al serpente. Semmai il comportamento di questo animale doveva
essere diretto all’uomo che cadde nella tentazione. Infatti, è lui che ha mangiato, in senso
biblico, il frutto proibito. Non la Donna che, come abbiamo visto nella rivelazione data a don
Guido, è rimasta innocente perché aveva allora solo due anni. Quindi, capiamo che qui c’è
stata una sovrapposizione d’immagine nominando la donna al posto dell’uomo.
21
Perciò possiamo dire che questo enigmatico animale indusse, con il suo comportamento,
l’uomo a disobbedire a Dio. L’equivoco sull’interpretazione di questo versetto è stato
fuorviante alla vera comprensione del testo mosaico per oltre tre millenni, con tutte le
conseguenze di discredito sulle donne.
Ciò che è veramente interessante per comprendere l’identità di questo serpente lo
troviamo al versetto successivo (Gn 3,15) quando Dio afferma in modo incisivo: “porrò
inimicizia fra te (serpente) e la donna e fra ‘il tuo seme’ (la discendenza del serpente, i
Cainiti: cap. 4°) e il seme di lei (la discendenza della Donna, i Figli di Dio: cap 5°)”. Da
questa affermazione si esclude definitivamente che il serpente sia un ofide e che possa aver
tentato la Donna. E, se è un mammifero, si precisa che questo fantomatico serpente ha una sua
discendenza (il suo seme) formata da ‘persone’ e che queste persone si sarebbero opposte, in
futuro, alla discendenza della ‘Donna’. Quindi deduciamo anche che, sotto l’eufemismo del
serpente, doveva trattarsi di un essere femminile la cui ‘discendenza’ si sarebbe contrapposta
a quella dell’altra identità femminile, la Donna.
‘La donna’ può essere intesa sì Maria, la Madre di Gesù, ma anche la prima Donna, la
sposa legittima di Adamo che è la prefigurazione di Maria perché santa e martire nello spirito
per aver visto morire il suo figlio primogenito Abele, come Maria ha visto morire Gesù.
Le due identità femminili, il serpente e la Donna, sono infatti le capostipiti delle due
discendenze di Adamo: la Donna è la capostipite di quella dei discendenti legittimi di Adamo,
i Figli di Dio, e il serpente è la capostipite di quella illegittima dei figli degli Uomini, i
Cainiti.
La Bibbia stessa nomina le due discendenze di Adamo, quella illegittima di Adamo e del
serpente iniziata con Caino (al cap. 4°), e quella legittima di Adamo e la Donna iniziata con
Seth (al cap. 5). La conferma e la spiegazione di queste due discendenze ci viene dal cap. 6°
quando si dice che: “i Figli di Dio (i discendenti di Seth) videro che le figlie degli uomini
erano belle (della discendenza di Caino) e le presero in moglie”.
Poi la Genesi conclude: “Essa (la Donna) ti schiaccerà la testa, e tu (serpente) le
insidierai il calcagno” (Gn. 3,15). Quest’ultima frase esprime due concetti di intensità diversa
poiché l’insidiare il calcagno ha un significato circoscritto e limitato, ma lo schiacciamento
della testa ci dà l’idea di un qualcosa di una portata ben maggiore e definitiva: la morte del
così detto serpente. ‘Serpente’ in questo caso è una metonimia, ossia è la figura retorica di
quando viene nominata una parte per intendere il tutto: in questo caso viene nominata la
capostipite in luogo della sua discendenza. Significa che alla fine dei tempi scompariranno
non solo la presenza del ‘serpente’, ma anche tutti i suoi effetti, cioè tutte le conseguenze del
peccato originale che incombono sui ‘figli degli uomini’ perché tutti ‘i redenti’, o figli adottivi
di Dio, e solo quelli, saranno equiparati ai Figli legittimi di Dio. È implicita, dunque, una
vittoria schiacciante della ‘discendenza’ della Donna, attraverso il Figlio di Dio, Gesù per
mezzo della Redenzione, su quella del così detto ‘serpente’.
Ma sull’identità del ‘serpente’ nella Genesi mosaica non si dice ancora nulla.
3 Il ‘serpente’ nell’Esodo
Riflettendo, ‘il serpente’ non poteva essere sinonimo di ‘Satana’ perché sempre lo stesso
Mosè, a cui è attribuito tutto il Pentateuco, ricorre ad un serpente di bronzo innalzato su
un’asta per salvare gli Ebrei che durante l’attraversamento del deserto di Sin erano stati morsi
dai serpenti: era sufficiente che lo guardassero per essere sanati. Nel libro dei Numeri al
capitolo 21 troviamo questo interessante episodio che ci dà la prova che per gli Ebrei
l’immagine del serpente non è un simbolo negativo, ma una figura salvifica. Perciò in Genesi
non può essere l’emblema del Maligno. Di che cosa o di chi, allora, potrebbe essere il
simbolo?
22
Se il Signore ha comandato a Mosè di innalzare questo simbolo è perché per gli Ebrei il
suo significato era chiaro. Deduciamo perciò che a quel momento Mosè aveva già parlato
chiaramente delle origini dell’umanità e spiegato con concetti semplici e comprensibili in che
cosa era consistito il peccato originale commesso da Adamo, cosa accadde con la nascita di
Caino, quale fu il dramma dell’ibridazione per la discendenza del così detto ‘serpente’ e quali
furono le conseguenze della corruzione nella sua discendenza. Per chi stava ascoltando il
Profeta, nel vedere il serpente di bronzo affisso all’asta risultava chiaro il riferimento a Eva,
l’ancestre. Dunque ‘il serpente’ non era altro che lo pseudonimo ironico di Eva.
Sebbene a quel tempo il processo genetico fosse scientificamente incomprensibile, non lo
era quello pratico ed etico. Il concetto di ibridazione doveva essere stato sufficientemente
chiarito per sapere che in ciascun uomo presente sulla Terra si nasconde un cuore dagli istinti
animali.
Ognuno porta in sé delle tare, delle ‘macchie’, retaggio di Eva, così come è pure
simbolicamente descritto nel racconto delle pecore di Giacobbe e di quelle di suo suocero
Libano: senza macchie sul manto le une e con le macchie le altre. Anche allora l’ibridazione e
l’ereditarietà poteva esser intesa in maniera pratica, essenziale.
Quindi, il messaggio era di facile interpretazione per gli Ebrei perché quel simbolo era
stato a suo tempo spiegato e compreso. E il messaggio era questo: se voi guardate con
sincerità di cuore dentro di voi quali veramente siete, cioè discendenti di Eva, il serpente
antico, e constatate che siete uomini-animali nei vostri istinti e nei vostri comportamenti, se vi
riconoscerete peccatori sarete salvi.
Per Mosè e i suoi ascoltatori ‘il serpente’ era il soprannome di Eva. Un soprannome
appropriato che rivelava anche una punta di ironia perché richiamava i lineamenti brutti di un
serpente, con mento e fronte sfuggenti, labbra taglienti e lunghe fino alla radice della
mandibola, canini più lunghi degli altri denti, occhi grandi e sporgenti, mancanza quasi totale
di naso e il suo camminare era ‘ondeggiante’ come quello di un ‘serpente’.
Dobbiamo tener conto che nella lingua ebraica antica l’uso di metafore, di allusioni, di
termini o espressioni a doppio senso erano frequenti perché ‘il gioco di parole’ era un modo di
esprimersi talvolta ironico, ma sempre intelligente e a tutti loro comune. I sostantivi
prendevano spesso il posto degli aggettivi divenendo, in quel caso, essi stessi aggettivi.
Quindi, che cosa Mosè e gli antichi Ebrei intendessero con l’espressione ‘serpente’ era per
tutti un concetto chiaro, cosa che per noi non lo è più, noi che abbiamo perduto questa
ricchezza espressiva ed abbiamo, per nostra conformazione mentale, un modo univoco di
usare i vocaboli. Ecco perché quando troviamo delle allusioni nella Bibbia, talvolta non
capiamo il senso reale che esse nascondono perché siamo portati a interpretarle alla lettera.
Accade talvolta che dei biblisti facciano dell’esegesi su termini che non sono altro che
soprannomi curiosi … Vedi ad esempio la famosa ‘balena’ di Giona: altro non era che una
chiatta per trasportare merci che, coperta da un telo a mo’ di riparo e con una sola apertura
verso prua, la faceva assomigliare in lontananza ad una balena con la bocca spalancata. È
ovvio che, se prima non si comprende l’allusione, l’interpretazione letterale può diventare
fuorviante!
È curioso come lo Zingarelli (XI Ed. del 1986) sotto la voce ‘Eva’ scriva: “Eva, nome
diffuso dal racconto biblico sia in greco (Èua), quanto in latino (Hèva). L’origine ebraica
Hannah è tradizionalmente spiegata con il verbo hàyàh: ‘vivere’, per cui Eva significherebbe
‘madre dei viventi’. Ma questa interpretazione non è da tutti accettata, pur non avendone
altre valide da proporre. Interessante è l’ipotesi che collegherebbe il nome ebraico Eva con
un nome semitico del ‘serpente’…”. Come l’autore di questa voce del dizionario sia arrivato a
questa conclusione, pur non conoscendo la recente rivelazione fatta a don Guido, è per noi
sorprendente!
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4 Il serpente è l’albero genealogico selvatico del bene e del male
Neanche il Signore spiegando la Genesi a don Guido usò il termine Satana, ma due volte
usò il termine ‘dèmone’.
La prima volta fu quando il giovane Adamo, dopo aver sottratto con uno stratagemma la
Bambina neonata, sua figlia e prima vera Donna della specie umana, alla pseudo-madreancestre Eva, fu raggiunto da questa e fu graffiato e morso.
Ai §§ 130-134 don Guido ci descrive questa femmina ancestre, infuriata:
“… La lingua e la gola vibrano. Certo essa urla. Anche gli orecchi enormi vibrano fuori
della cortina dei capelli disordinati. … Terribile quella bocca larga! I denti canini penetrano
nel dorso e nel palmo della mano (di Adamo)”.
Interviene il Signore e spiega: “(la femmina ancestre) SARA’ IL DEMONE PER L’UOMO. LA
LEZIONE DOVREBBE BASTARGLI PER TENERLA LONTANA E NON FIDARSI DELLA PROPRIA
INESPERIENZA, PERCHE’ E’ IL SERPENTE (qui lo vedo simboleggiato da quei denti canini che
mordevano la mano dell’Uomo), L’ALBERO GENEALOGICO SELVATICO DELLA CONOSCENZA
DEL BENE E DEL MALE, IL QUALE, SE CONOSCIUTO FUOREI DAL PROGETTO DI DIO, SAREBBE
STATO PORTATORE DI MORTE, PERCHE’ AVREBBE CONDOTTO L’UMANITA’ A PERDERE LA PROPRIA
INTEGRITA’ FISICA E PSICHICA, PER FARLA SOPRAVVIVERE SOLO ALLO STATO DI OMINIDE A CAUSA
DELLA PREVALENZA NUMERICA DEI CARATTERI ANCESTRALI”.
La lotta interiore di don Guido fra la sua convinzione religiosa e la novità della rivelazione
gli danno non poca apprensione. Tuttavia, colpito dalla rigorosa logicità di queste
affermazioni, inizia a tracciare un percorso nuovo nei suoi ragionamenti.
Analizziamo queste espressioni.
Il ‘dèmone’ qui, sicuramente, è lo pseudonimo della madre-ancestre che con i lunghi canini
ferisce l’Uomo e che più tardi ‘sarà’ (notiamo il futuro) protagonista, insieme ad Adamo, del
peccato originale. Quindi, al momento della nascita della Donna, la femmina ancestre Eva
non è ancora un dèmone. ‘Dèmone’ lo diventerà solo ‘dopo’, quando sarà usata da Adamo,
con l’ intento di farsi una discendenza propria, nel peccato originale. Diventerà ‘un dèmone’ la
seconda volta in cui ebbe un rapporto con Adamo, quello non voluto da Dio, perché sarà la
portatrice di tare ereditarie nel fisico e nella psiche dei suoi discendenti, escludendoli, per la
perdita dello Spirito, dal Regno di Dio.
Approfondiamo.
Mentre nel primo rapporto con Adamo Eva fu usata da Dio per essere una semplice madrein-affitto necessaria per la creazione della prima Donna e fu conosciuta da Adamo ‘in bene’
(‘conosciuta’ nel senso biblico attraverso un rapporto generativo nel sonno) secondo il
progetto di Dio, nella seconda volta sarà conosciuta da Adamo ‘in male’, cioè al di fuori del
progetto di Dio, vale a dire senza che in essa fosse intervenuto il Signore con una nuova
creazione di un nuovo ovulo umano. Così, con i suoi cromosomi genererà all’Uomo un figlio
ibrido e illegittimo, Caino, menomato e tarato il quale, a sua volta, trasmetterà ai suoi
discendenti le sue tare ereditarie.
Così Eva diventerà ‘un dèmone’ per l’umanità per il suo DNA ancestrale, per il suo sangue
corruttore, fonte di distorsioni genetiche, di malformazioni, di diminuzione delle difese
immunitarie, ecc. Diventerà dèmone inconsapevole e non responsabile, in quanto animale, del
concepimento dell’uomo Caino e sarà origine di tante sofferenze. Non è lei, Eva, come
soggetto fisico, sia ben chiaro, il dèmone, ma il suo sangue ancestrale. È bene precisare che
Eva, in quanto ancestre, era perfetta e pura geneticamente parlando, ma fu l’unione dei due
DNA, quello di Adamo e quello suo, che portò a uno squilibrio genetico.
L’uso del futuro, “sarà’ (‘il demone’ per l’uomo”, §132), è dovuto al fatto che
l’ereditarietà ancestrale di Eva, coinvolgerà ‘in futuro’ con il suo DNA anche le generazioni
perfette dei Figli di Dio attraverso unioni promiscue.
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Questo fantomatico serpente è dunque Eva, quella femmina ancestre che la Tradizione
mosaica chiama Lilith. Infatti in ‘Bereshit Rabbà’, la raccolta delle antiche tradizioni ebraiche
messe per iscritto solo nel V secolo dopo Cristo, tradizioni che però scendono da Mosè fin dai
primi secoli e parallela alla Torà, si legge che “Lilith, la prima moglie di Adamo, generò
mostri e diavoli”, mentre la seconda moglie, “la Donna, generò Uomini”.
Lilith, dunque, è quella femmina che don Guido chiama Eva: la pseudo-madre-ancestre del
primo Uomo e della prima Donna, ma vera madre biologica di Caino e capostipite della
specie umana corrotta.
5 Simbolismi del ‘serpente’
Attraverso la scienza odierna si è visto che la doppia spirale del DNA si avvolge ‘come’ un
serpente, un serpente stilizzato. Il serpente è anche il logo dell’Ordine dei Farmacisti e dei
Medici. Curiosa associazione!
Con l’immagine del serpente il messaggio di Mosè nell’Esodo è diventato anche a noi più
chiaro: chiunque, non solo in quell’occasione ma anche oggi, osservi con onestà di cuore il
proprio ‘io’, cioè le inclinazioni racchiuse nel proprio DNA, mettendo a nudo verso se stesso i
propri peccati, debolezze, tendenze, inclinazioni e difetti ereditari, e chieda aiuto a Dio, può
essere sanato come gli Ebrei nel deserto. A questo serve il ‘Sacramento di Guarigione o di
Riconciliazione’ che viene impropriamente chiamato Confessione, quasi fosse un’autoaccusa
a cui segue un giudizio.
Così il simbolo salvifico di allora, cioè la consapevolezza della propria corrotta natura e lo
stimolo a comportarsi rettamente, può diventare ancora, con la benedizione di Dio attraverso
il sacerdote, mezzo di purificazione. Il riconoscimento dei propri limiti e la preghiera sono
condizioni indispensabili perché Gesù possa intervenire con la sua Grazia e portarvi
guarigione e redenzione.
Nel nostro cammino spirituale tutti dobbiamo partire dalla conoscenza e dall’accettazione
di noi stessi, sapendoci discendenti di Caino e quindi di Eva, la bestia, termine che ricorre
anche nell’Apocalisse. Il serpente che troviamo nel terzo capitolo della Genesi e nell’Esodo
era quindi un termine allusivo e metterlo a fuoco era già allora un atto salvifico.
6 La discendenza del serpente
Adamo, sebbene colpevole verso Dio e verso gli uomini, biologicamente non rimane
contaminato. Questo dèmone fisicamente non lo ferisce. Resterà ferito, invece, il suo animo e
il suo Spirito essendosi messo in opposizione a Dio. Biologicamente non contaminò i suoi
figli legittimi avuti con la Donna, Abele e Seth, concepiti dopo questo peccato, né li contagiò
spiritualmente perché le colpe sono sempre e solo personali. Li coinvolse invece
indirettamente perché le conseguenze della sua disobbedienza portarono alla morte di Abele e
allo sfascio della prima Famiglia.
Né Eva ha inquinato la specie ancestre pura. Ne è prova il cucciolo che Eva ha avuto dal
maschio del branco, che era perfetto secondo la sua specie (§ 120).
Sarà ferita, invece, sia biologicamente che spiritualmente, la discendenza di Adamo e di
Eva nella linea di Caino, ossia quella ibrida. La completa corruzione che coinvolse la
discendenza di Adamo e della Donna avvenne in tempo successivo quando la discendenza
ibrida di Caino e di Eva, dopo che fu cacciata dall’habitat in cui viveva la prima Famiglia
umana, ebbe modo di moltiplicarsi e di invadere vasti territori, e quando i Figli di Dio si
unirono alle figlie ibride degli uomini.
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Dice infatti la Genesi mosaica al cap. 6,1: “Ora, avendo gli uomini (i Cainiti) cominciato a
moltiplicare sopra la terra, e avendo avuto delle figlie (ibride, più somiglianti delle altre al
nonno paterno Adamo), i Figli di Dio (gli Adamiti geneticamente puri), vedendo che le figlie
degli uomini erano belle (ossia meno brutte e senza pelo), presero per loro mogli quelle che
fra tutte loro piacquero”. Essi commisero, perciò, un secondo peccato originale, ancor più
grave del primo perché consapevoli di dare alla luce dei figli tarati. Solo allora Eva
trasmetterà anche alla discendenza perfetta dei Figli di Dio la distorsione genetica già
trasmessa al ramo di Caino. Questo DNA alterato inoculato nell’umanità sarà la causa prima
delle alterazioni psichiatriche e di tutte le patologie ereditarie, patologie che generalmente non
sono riscontrabili nel regno animale.
7 Il dèmone della cupidigia e della sensualità
La seconda volta che il Signore usò l’espressione ‘demone’ fu quando don Guido notò nel
laboratorio del giovane Uomo una serie di pietre preziose di vari colori incastonate sugli
stipiti delle finestre. Queste pietre riflettevano sulle pareti variopinti raggi di sole
componendo colorati giochi di luce. Il Signore nuovamente intervenne dicendo: “OGGETTI
PREZIOSI, PERICOLOSI. L’UOMO HA VOLTO AL MALE TUTTE LE COSE PIU’PREZIOSE, SCHIAVO DEL
‘DEMONE DELLA CUPIDIGIA E DELLA SENSUALITA’” (§144). Dice Uomo nel senso di umanità.
Don Guido osserva: “Era la seconda volta che veniva nominato il demonio, e capivo che
non si trattava di un essere intelligente senza corpo, ma di ‘una passione’ dell’uomo cattivo.
Al tempo stesso non potevo dissociarmi dai principi appresi durante la mia formazione
religiosa”.
Capisce, però, che questo dèmone non è, come l’altro, conseguenza del peccato originale,
ma una scelta individuale che dipende dal buono o cattivo uso della libertà che interessa tutti
gli uomini, anche i Figli di Dio.
A questo punto non c’è più molto da dire del serpente perché è già stato detto tutto. Ciò che
importa è aver compreso che il serpente non è Satana come invece viene generalmente
interpretato il 3° capitolo della Genesi. Però noi sappiamo che Satana esiste davvero.
Dobbiamo allora capire la sua identità.
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II CAPITOLO: SATANA E IL MISTERO DEL MALE
1 Il Dio della Genesi mosaica
La Genesi mosaica non appaga più il bisogno di conoscenza dell’uomo moderno perché le
sue smagliature avvenute nel tempo l’hanno resa poco credibile. Mi riferisco in particolare
all’immagine di Dio che, dalla Genesi mosaica che ci è pervenuta, ne esce deformata e svilita
o, quantomeno, priva di misericordia. Solo con la venuta di Gesù veniamo a conoscere
veramente Dio come ‘Padre’, concetto che né per gli Ebrei, né per i Mussulmani è
concepibile. Dio rimane per molti solo giudice e giustiziere.
Molti teologi, al contrario, affermando che Dio è Misericordia, rifiutano per principio i
concetti di Inferno e del Demonio, dimenticando che Dio è anche Sapienza e Giustizia.
Inoltre, accettando come buona la tesi dell’evoluzionismo, negano la creazione di un Uomo e
di una Donna perfetti, quindi negano anche il peccato originale, qualunque sia stato, che
avrebbe pregiudicato i discendenti della prima Coppia. Così facendo, svuotano in buona parte
il concetto di Redenzione.
Don Guido, uomo saldamente ancorato alla teologia cattolica e alla tradizione senza
svolazzi d’immaginazione, di fronte alla mancanza della figura del ‘Tentatore’ nella
rivelazione ricevuta dal Signore rimase a lungo nel sospetto e nel dubbio. Questa novità
metteva in crisi gran parte dei suoi schemi e certezze. A mio giudizio, è proprio questa sua
onestà intellettuale, questo suo silenzio di commenti e questa sua lotta interiore a rendere
credibile quanto ha visto e testimoniato. Ma se don Guido, fedele al suo mandato di
testimone, si astenne da qualunque commento nel suo manoscritto, non così dobbiamo fare
noi che possiamo ragionare senza contravvenire ad alcun imperativo.
Nel racconto del peccato originale dato a don Guido non c’è effettivamente alcun accenno
alla presenza del Demonio come essere esterno e intelligente che influenzi il primo Uomo
spingendolo a peccare.
2 La presenza del Male
Il ‘Mysterium iniquitatis’, ovvero il mistero del male, ha costituito un problema per
l’uomo fin dagli inizi della sua storia. Il libro sapienziale di Giobbe, collocato fuori del tempo,
potrebbe benissimo raccontarci la storia di uno dei tanti Figli di Dio entrato in conflitto con i
figli degli uomini. I discendenti di Caino, prevaricatori e malvagi, non ponevano alcun freno
ai loro istinti. Così depredarono Giobbe di tutto e lo gettarono, malandato, in una discarica.
Le domande che Giobbe si pone, e noi con lui, sono sempre le stesse. Perché Dio non
protegge i giusti e gli innocenti di fronte alla malvagità dei ‘senza Dio’? Perché non ascolta le
loro preghiere accorate e li lascia nell’apparente abbandono? È lo stesso abbandono che
provarono gli Ebrei di fronte alla shoah. Era veramente la prova del castigo di Dio per il loro
allontanamento dalla Legge o quella infinita sofferenza era un richiamo a seguire Dio? Oh,
Misericordia di Dio, incomprensibile ai nostri occhi!
Mille potrebbero essere le domande che ci facciamo e che si fecero i giusti di tutte le
epoche. E poche sono le risposte. Ma per poter dare una ragione il più possibile veritiera
dobbiamo anzitutto comprendere da dove derivi il ‘Male’ e quale sia il metodo di Dio per
affrontarlo e vincerlo. Dovremmo entrare, per quanto ci è reso possibile, nel Pensiero di Dio.
Anzitutto chiariamo subito che il male non può venire mai da Dio. Semmai Dio lo permette
in vista di un bene maggiore. Allora un’altra è la domanda che potremmo porci: qual è questo
bene maggiore da anteporsi a un male che ci pare estremo e che produce a catena altro male
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fino all’esaurimento dei soggetti stessi? Qual è il limite oltre il quale il ‘Male’ non può più
agire? Fino a quando Dio permette la sua impunità a danno dei giusti?
Se guardiamo la Passione e Morte di Gesù dovremmo pensare che il Male non ha limiti e
che i frutti della Redenzione, cioè la conversione dell’umanità, sono stati assai scarsi nei
secoli perché l’umanità continua, e più di allora, nella sua perversione.
La prevaricazione dei malvagi impuniti ha distolto molti credenti di tutti i tempi dalla fede
in Dio. Allargando l’orizzonte temporale, vediamo che il male alla resa dei conti soccombe
con la sua vittima e non porta felicità. Ma è una magra consolazione per la vittima che non
sempre ha la seconda opportunità di una vita serena come ha avuto Giobbe.
L’esistenza del male ha dato molto filo da torcere a tanti pensatori e in tante epoche e
dobbiamo riconoscere che finora è stato veramente un mistero.
Alcune correnti gnostiche sorte un paio di secoli prima di Cristo avevano dedotto che, se
Dio è buono, la creazione non poteva essere opera Sua perché anche la natura dimostra
aggressività, sofferenza e morte. Dio non poteva aver creato la vita perché fosse distrutta nel
sangue. L’animale più forte uccide e mangia il più debole, sia pur non per cattiveria ma per
necessità. Da ogni parte nella natura, accanto alla sua bellezza e ai suoi splendidi colori, si
alza un grido di dolore. All’istinto di sopravvivenza che richiede la morte altrui si assomma
altro dolore causato dalle catastrofi naturali che non potevano esser imputate all’uomo. E Dio
dov’era?
Così alcuni Gnostici escogitarono un espediente: Dio è buono, ma questo Dio è lontano,
distratto riguardo alla creazione che non è opera Sua, ma è opera di un Demiurgo senza bontà
e senza sapienza a causa del quale è nata la sofferenza. Gesù è colui che viene a ristabilire il
bene e l’ordine. Il vero nemico di Gesù è il Demiurgo, il così detto creatore. Ma alla fine,
anche Gesù ha dovuto soccombere. È una visione assolutamente pessimista.
Lo sviluppo di questa dottrina ispirò i Catari i quali videro nel creato una lotta continua fra
Bene e Male e dedussero che ci fossero ‘due dei’ in continua guerra fra loro e che noi siamo il
loro campo di battaglia.
3 Quando apparve per la prima volta nella Bibbia il termine ‘Satana’
Cerchiamo ora di risalire nel tempo per capire perché nella Tradizione ebraica e nei testi
più antichi della Bibbia non si parli né di Satana né di Demòni. Solo dalle Cronache in poi il
termine Satana entra nei Testi Sacri. Come mai? Vediamo.
In 2 Samuele 24,1 si legge: “E il furor del Signore si accese contro Israele. Ed eccitò
Davide contro di essi (cioè contro i nemici) dicendo: ‘Va e numera Israele e Giuda’. E il re
(Davide) disse a Gioab, capo del suo esercito: ‘Percorri tutte le tribù d’Israele da Dan fino a
Bersabea e numera il popolo onde io ne sappia il numero’”.
Poi troviamo in 1 Cronache 21,1 (detto anche il I Libro dei Paralipomeni) lo stesso scritto,
ma con una variante: “Or Satana si levò contro Israele ed eccitò Davide a fare il censimento
d’Israele. E Davide disse a Gioab e ai capi del popolo: ‘Andate e numerate Israele da
Bersabea fino a Dan e riferitemi la somma perché io la sappia”.
In 1 Cronache si narra lo stesso episodio di prima dove però, in luogo del ‘furor di Dio’,
‘per la prima volta’ si nomina Satana. Cosa è accaduto nel frattempo a indurre l’Autore di
Cronache a cambiare forma? È enigmatico. Nel caso di 2 Samuele si direbbe che fu lo stesso
Signore Iddio a spingere Davide a disobbedire a Dio. E questo è un controsenso. Quindi, quel
‘Signore che eccitò Davide’ è una forma retorica che nasconde una verità che si voleva celare.
Quale? La risposta a questo enigma è che lo stesso termine ‘Signore’ ora sostituiva ‘Dio
Creatore’, ora il ‘Principe di questo mondo’, ossia Satana che non si vuol nominare. Ma in
1Cronache questa inibizione non c’è più e l’Autore lo sostituì direttamente con un epiteto che
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gli era chiaro: Satana. Quindi fu Satana che, odiando Israele, eccitò il re Davide a fare il
censimento disobbedendo a Dio. È un caso simile a quello visto in Genesi.
In sintesi, il significato di entrambi i brani era che il Signore-Iddio non voleva che re
Davide facesse un censimento prima della battaglia perché non contasse tanto sulle proprie
forze quanto piuttosto che imparasse ad aver fiducia in Dio confidando in Lui. Invece Davide
fece quel censimento dimostrando così di fidarsi più del numero dei suoi soldati che dell’aiuto
di Dio e disobbedì al profeta Natan che gli aveva parlato in nome di Dio Che gli aveva
esplicitamente proibito di farlo. E il Signore-Iddio punì Davide per insegnargli a confidare più
nell’intervento soprannaturale che in se stesso e mandò la peste su Israele.
Al di là dell’insegnamento etico che ci invita a non confidare mai in noi stessi perché nulla
possiamo fare di buono senza l’aiuto di Dio, abbiamo visto che, dello stesso episodio, cambia
il soggetto di colui che eccitò il cuore di re Davide. Questa sostituzione rivela che fra i due
brani c’è stato un cambiamento di sensibilità.
L’Autore del Libro 2 Samuele non si sa chi sia. Visse probabilmente al tempo di Roboamo,
nipote di re Davide. Il fine di questo Libro è pedagogico: dimostrare che la benedizione, o la
punizione, del cielo dipende dalla fedeltà o dalla infedeltà a Dio.
L’Autore di 1 Cronache, secondo la Bibbia della CEI, è assai più recente, forse un levita
che visse dopo la cattività babilonese. In questo caso quella cultura influì sulla mentalità del
popolo ebraico. Comunque sia, ciò che ci interessa è che il suo Autore attribuisce la cattiva
ispirazione di Davide a Satana. In questo modo entra per la prima volta nella Bibbia la figura
di Satana.
Per comprendere questo processo occorre ricordare che nei testi più antichi dell’Antico
Testamento tutto procede da Dio, anche il male. Secondo la visione antica ebraica, Dio poteva
anche indurre l’uomo al male per metterlo alla prova. Purtroppo troviamo questo concetto
tracimato anche nell’espressione del Padre Nostro, “Non ci indurre in tentazione”: concetto
alquanto errato e irriverente nei riguardi di Dio che è buono e ricco di Misericordia e mai
indurrebbe l’uomo al male, come dice S. Giacomo! Sicuramente questa espressione del Padre
Nostro non viene da Gesù, ma fu aggiunta successivamente per eccesso di zelo e in modo
controproducente. Infatti nel Vangelo di Giovanni, il ‘Padre Nostro’ si ferma prima. Diceva
don Guido che queste parole del Padre Nostro andrebbero corrette con decisione e sostituite
con “soccorrici nella tentazione”. Si parla ormai da tanto tempo della sua opportuna
sostituzione, ma poi si continua a recitare il Padre Nostro alla vecchia maniera anche nella S.
Messa!
Potremmo dunque concludere che il concetto di Satana quale cattivo ispiratore non è un
concetto ebraico bensì entrato nella cultura ebraica dopo la cattività Babilonese.
Occorre inoltre ripetere che in tutto il Pentateuco, ossia nei cinque Libri scritti da Mosè
(Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio), Satana non è mai nominato. Questo fatto è
assai importante per comprendere le origini di questo termine.
Tuttavia la presenza di ‘Satana’ diventa col passar del tempo sempre più frequente nella
Bibbia, sebbene fino all’era cristiana non venga formulata alcuna teoria sulla sua identità.
Solo più tardi, nei primi secoli del cristianesimo, Satana viene messo in relazione con il
serpente della Genesi. Parallelamente, viene elaborato il racconto della caduta degli Angeli.
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III CAPITOLO: GLI ANGELI E LA CADUTA DEGLI ANGELI RIBELLI
1 La prova e la caduta degli Angeli
La fede cristiana ci insegna che Dio è buono e che la creazione è cosa buona, ma che
quando Dio creò gli Angeli li mise alla prova e quelli che non la superarono furono cacciati
giù sulla Terra. Così questi, con la loro intelligenza e potenza, indussero anche l’uomo a
disobbedire a Dio. Da qui nascerebbe il male.
Quindi, nella Tradizione della Chiesa, il nesso fra la colpa e il dolore starebbe, ancor prima
che nel peccato originale, nel racconto della ribellione e caduta degli Angeli, così strettamente
legati alla condizione umana.
Vediamo, in sintesi, cosa dice l’odierna dottrina del CCC (il Catechismo della Chiesa
Cattolica), del 1992. Prende atto dell’esistenza degli Angeli, e la definisce una verità di fede.
Non parla della loro creazione, ma solo della loro caduta di natura spirituale. Dice che la loro
denominazione non definisce la loro natura, ma il loro ufficio di servitori e messaggeri di Dio.
Li definisce ‘creature immortali (quindi non eterni, ma con un inizio nel tempo) e puramente
spirituali’ e ricorda i loro molti interventi nella storia dell’uomo come, ad esempio, quando
vennero in soccorso a Lot, ad Agar, ad Abramo, a Daniele, S. Giuseppe, a altri ancora e allo
stesso Gesù nel deserto e nell’orto degli ulivi. Distingue, per i diversi ruoli e gradi, gli Angeli
dagli Arcangeli. L’Arcangelo Raffaele venne in soccorso a Tobia, l’Arcangelo Gabriele
annunciò a Maria l’Incarnazione del Verbo di Dio, e così via. Dice anche che ogni uomo è
assistito da un Angelo Custode, pronto ad intervenire ad ogni giusta richiesta di aiuto.
Il CCC aggiunge, inoltre, che furono creati buoni, ma che alcuni rifiutarono di
sottomettersi a Dio. Nell’Apocalisse si legge che gli Angeli sono miriadi di miriadi divisi in
Cori secondo le loro caratteristiche. Quelli che fra essi si ribellarono a Dio e furono precipitati
come folgori divennero demòni.
Secondo la Tradizione il primo di questi, il più bello e splendente, chiamato ‘Lucifero’, il
‘Portatore della Luce di Dio’, ossia dello Spirito di Dio, sentendosi bello e perfetto,
s’innamorò di se stesso. Peccò di superbia e d’insubordinazione. Non sopportando più
l’autorità di Dio e sentendosi un dio lui stesso, trasgredì i Suoi comandi e altri come lui lo
seguirono in questo insano sentimento. Tutti i ribelli furono puniti e, diventati demòni, sempre
secondo la Tradizione, furono precipitati sulla Terra.
Il fatto è che nessuna fonte nella Bibbia ci parla della loro creazione, né del tempo in cui
sarebbero stati creati: se prima della creazione intera o se prima dell’Uomo. Non ci racconta
neppure il vero motivo della loro disobbedienza. Nella Bibbia non trapela questa notizia a mio
avviso rilevante per comprendere il problema del male e della sofferenza.
Partendo comunque dal presupposto certo dell’esistenza degli Angeli, a cui credo senza
riserve, ciò che ora mi preme capire è la loro identità perché sappiamo che il primo Angelo, il
più bello e capo di tutte le loro schiere, si ribellò a Dio e fu precipitato come folgore. Quindi,
solo comprendendo chi sono gli Angeli, possiamo risalire e comprendere l’identità di Lucifero
e di tutti i suoi simili che ne seguirono l’esempio.
2 Alcuni quesiti sui Demoni
Cerco di analizzare i fatti pervenutici dalla Tradizione e mi chiedo per prima cosa: se gli
Angeli fossero stati creati prima degli Uomini, come avrebbe fatto Lucifero, com’è detto nel
Vangelo di Giovanni, ad essere “omicida fin dal principio” (Gv 8,44) se gli Uomini non
c’erano ancora? Sarebbe diventato Satana solo dopo la creazione dell’uomo? Allora non
sarebbe stato omicida fin dal principio. Seconda cosa: perché Dio, di fronte alla loro
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ribellione, di qualunque natura essa sia stata, li avrebbe scaraventati sulla Terra? Allora la
Terra c’era già quando li ha creati? E che bisogno aveva Dio di precipitarli sulla Terra se
erano immateriali, cioè puri Spiriti? Lo Spirito non occupa spazio, né gli si addice un luogo: è
Spirito. E perché proprio sulla Terra, con mille altre possibilità che avrebbe avuto, se proprio
qui aveva deciso di creare l’uomo?
Inoltre, creato l’uomo, decide di metterlo alla prova permettendo a Lucifero, il Capo degli
Angeli ribelli, già istituito da Dio ‘Principe di questo mondo’, e perciò insofferente a ogni
intrusione nel suo dominio, di venire a tentare l’uomo, pur sapendo che le potenzialità
malefiche di Lucifero erano di gran lunga superiori alle difese dell’uomo. E Dio, per mettere
l’uomo alla prova, sta lì a guardare, da spettatore, che la cosa infausta accada. Poca
considerazione e amore per la propria creatura! Infatti, sempre secondo la dottrina, il
Tentatore insidia prima la donna, ritenuta più fragile, perché a sua volta insidi l’uomo.
L’uomo tentato si lusinga di poter diventare capace di conoscere il bene e il male e ascolta il
Tentatore. Allora Dio punisce l’uomo, lo priva della Sua amicizia e lo scaccia dal Paradiso
Terrestre per farlo vivere nella sofferenza. La donna, ritenuta colpevole di aver istigato
l’uomo, verrà punita da gravidanze indesiderate e da parti dolorosi. Infine, per rimediare ad un
errore più Suo che dell’uomo, gli promette un Salvatore.
Da questo punto di vista, questa storia è una storia terrificante che non fa onore a Dio. Dio
manca non solo di amore, ma di Giustizia e di Sapienza, attributi che sono propri di Dio. Per
prima cosa, quando mai un padre metterebbe alla prova il proprio figlio solo per vedere se è in
grado di cavarsela? E non interviene se la prova è più grande di lui?
Proviamo a raffigurarci questa storia in termini odierni. Un padre possiede un pitbull e,
vista la sua pericolosità, lo rinchiude in giardino. Poi prende il proprio figlioletto, ancora
inesperto, e lo mette nel giardino insieme al pitbull, dopo avergli fatto delle raccomandazioni.
Succede l’inevitabile: il pitbull, che non sopporta l’intruso ed è geloso, morde il bambino. E il
padre cosa fa? Contro ogni logica prende il bambino, lo sculaccia e lo manda in castigo
lasciando il cane indisturbato nel giardino, pronto a mordere di nuovo appena ne ha
l’occasione. Un padre simile nessuno lo vorrebbe come padre. Tale storia è comparabile a
quella che abbiamo attribuito a Dio. Vista così, ci dà l’idea di un dio pagano più che di un
Dio-Padre. Eppure quella di Adamo e il serpente nel Paradiso Terrestre è una storia che viene
ancora raccontata a catechismo, così che chi l’ascolta si guarda bene di provare riconoscenza
e amore per Dio, ma solo timore e … avversione.
Se volessimo trarne una sommaria conclusione, parrebbe che Dio, dopo aver fallito con gli
Angeli, abbia fallito anche con Adamo! Ma se Adamo ha fallito, dovremmo concludere che il
Progettista ha fallito. E chi ama Dio non può credere che sia così!
Noi vogliamo capire quello in cui crediamo, perché la fede non può essere mai in contrasto
con la ragione. Può eventualmente supplire alla ragione quando non vi sono elementi che ci
diano altra spiegazione, ma non può essere contraria alla ragione.
Quindi, animata da un sano proposito e avvantaggiata dall’essere a conoscenza della
rivelazione avuta da don Guido, tento di azzardare una ricerca sugli Angeli, perché, se
veniamo a conoscenza della loro identità, potremo conoscere anche l’identità dell’Angelo
ribelle Lucifero che divenne Satana.
3 Gli Angeli nella teologia
La storia degli Angeli e dei Demoni, come il racconto del peccato originale, ha infervorato
nei primi secoli cristiani molti santi che, con punti di vista talvolta completamente diversi, si
sono prodigati a stendere le loro teorie. Quasi tutti definiscono gli Angeli puri Spiriti, creati
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prima dell’uomo e talvolta ancor prima della stessa creazione. Facciamone una sintetica
rassegna.
S. Ireneo (n.140-m.202) dice che Satana, dopo la venuta di Cristo, avendo appreso
chiaramente dalle Sue parole e da quelle degli Apostoli d’esser stato condannato, imputa il
peccato della sua apostasia a Colui che l’ha creato. Divenne nemico di Dio per invidia
dell’umanità, geloso della creatura plasmata da Dio a Sua immagine e somiglianza e si adoprò
per farla diventare anch’essa nemica di Dio. Quanto alla loro natura, tutti siamo figli di Dio
perché creati da Lui. Non tutti, però, rimangono figli di Dio, ma solo quelli che credono e
fanno la Sua volontà. Crede nel ruolo della donna (Eva) quale causa della rovina e della
Salvezza dell’umanità (Maria).
Tertulliano (n.155-m.220) sostiene che la colpa di Satana e dei demoni va individuata
nell’aver nutrito invidia per Adamo e per i Figli di Dio creati ad immagine e somiglianza di
Dio. Per questo ingannò l’uomo e lo fece peccare. Ripropone il peccato degli Angeli come
peccato sessuale commesso quando avrebbero abbandonato il cielo per contrarre matrimonio
carnale con le figlie degli uomini (vedi Genesi 6,1-2). Egli distingue gli spiriti malvagi in due
categorie: da un lato il Diavolo e gli Angeli che sono decaduti per aver commesso il peccato
con le figlie degli uomini e, dall’altra parte, i nati dal peccato sessuale degli Angeli con le
figlie degli uomini.
Origene (n.185-m.253) respinge il peccato carnale degli Angeli con le figlie degli uomini
di cui i demoni sarebbero i figli. Satana fu creato buono, ma, abusando della sua libertà, peccò
d’orgoglio perché voleva essere come Dio, sottraendosi alla Sua Volontà. Il male è l’assenza
del Bene e va dunque identificato con il peccato e le sue conseguenze. Il diavolo non è opera
di Dio, ma, in quanto essere libero, ha potuto diventare oppositore a Dio.
Giulio Africano, architetto e scrittore contemporaneo di Origene, in un frammento della
sua Cronografia, riconosce nei ‘Figli di Dio’ i Figli di Seth e nelle ‘figlie degli uomini’ la
progenie di Caino, razza depravata!
San Gregorio Nazianzieno (n.335-m.368) riprende il peccato di Satana e degli Angeli come
mero peccato d’orgoglio nel voler essere come Dio. Di qui l’invidia e la tentazione contro i
nostri progenitori per farli cadere.
Per S. Giovanni Crisostomo (n.344-m.407) Satana era già caduto prima della creazione
dell’uomo, altrimenti non avrebbe potuto avere invidia. I demoni sono esseri incorporei e non
possono perciò provare concupiscenza. Il loro peccato è concettuale e per questo motivo non
può essere perdonato.
S. Girolamo (n.345 circa-m.419), che tradusse la Bibbia nella Vulgata, cioè nel latino
dell’era cristiana detto volgare o parlato per distinguerlo da quello classico, disse chiaramente
che dell’origine degli Angeli non se ne sa nulla. Perciò non volle pronunciarsi.
S. Agostino (n.354-m.430) disse che Satana e gli Angeli non caddero per invidia
dell’uomo, ma per superbia nella non accettazione della loro condizione di creature e che ciò
avvenne già prima della creazione dell’uomo. Non furono creati cattivi (a differenza di quanto
sostenuto dalla credenza manichea dalla cui dottrina proveniva), ma lo divennero presto per
gelosia. Lucifero voleva essere insuperabile, perfino rispetto a Dio, al centro di tutto e al posto
di Dio. S’innamorò della propria grandezza e l’amore egocentrico di sè lo insuperbì. Nega la
possibilità di un loro peccato sessuale con le figlie degli uomini. Sostiene che invece chi si unì
alle figlie degli uomini furono i Figli di Dio che non sarebbero stati Angeli, ma uomini.
Per S. Gregorio Magno (n.540-m.604) Satana faceva parte del Coro dei Cherubini
superando tutti gli altri per la sua scienza. Credendo di poter essere autosufficiente, ha
desiderato essere uguale a Dio e sostituirsi a Lui. Distaccatosi da Dio, ha voluto introdurre
questo peccato anche nel mondo.
S. Isidoro (n.560-m.604) ricapitola in sé le dottrine dei Padri della Chiesa. L’origine del
male deriva da un essere superiore che ha indotto l’uomo al male e vede nel serpente della
Genesi il simbolo di Satana che non ha superato la sua prova, ancor prima della creazione
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delle cose visibili. L’impossibilità del perdono di Dio verso gli Angeli ribelli dipende dalla
loro incapacità di pentimento.
È ovvio che il problema dell’identità degli Angeli sta diventando prioritario in teologia.
Fra tutte queste idee e contraddizioni erano intanto cresciute le eresie gnostiche di cui
ricordiamo due correnti principali: ‘il monismo’ secondo il quale gli Angeli buoni e cattivi e
tutto il creato sarebbero stati un’emanazione dell’Entità Suprema; e ‘il dualismo’, di cui
Marcione ne è il maggior esponente, secondo cui il mondo sarebbe stato prodotto da un
Demiurgo cattivo, avversario del Dio buono. Lo stesso Demiurgo avrebbe ispirato l’Antico
Testamento, dove ‘l’ira di Dio’ e ‘i castighi di Dio’ parevano messi lì a terrorizzare l’animo
umano; e, sempre lui, sarebbe nemico di Cristo che invece è buono e venuto a ripristinare il
bene. Cristo è visto come vittima espiatoria del Demiurgo.
In questa pluralità di vedute presero il sopravvento le voci più autorevoli cristiane e, dalla
loro combinazione, seguendo come traccia principale la tesi di Origene, si affermò una teoria
che vide gli Angeli come creature prettamente spirituali, create prima dell’uomo e messe alla
prova da Dio. Alcuni Angeli, con a capo Lucifero, caddero per presunzione e orgoglio e, per
odio contro Dio, tentarono l’uomo per farlo a sua volta cadere. Così prese consistenza una
Tradizione unificata che ben presto fu assunta dalla Chiesa ufficiale.
Tali differenze di opinioni dei pensatori cristiani dei primi secoli dopo Cristo ci mostrano,
dunque, che all’inizio non ci fu una dottrina unitaria cristiana sull’origine e identità degli
Angeli, di Satana e dei Demòni. Ciò era dovuto al fatto che la Bibbia descrive sì molti
interventi di Angeli, specie nell’Apocalisse dove si ricorda anche la loro caduta pur senza
spiegarla, ma non parla in nessun luogo della loro origine.
Quello che invece ora sappiamo con certezza è solo che gli Angeli sono stati creati buoni e
che alcuni usarono malamente il loro libero arbitrio e si opposero a Dio divenendo Demòni.
Così alcuni di essi, quelli rimasti fedeli a Dio, interferirono e interferiscono ancora
positivamente sugli uomini come ad esempio gli Angeli, gli Arcangeli e gli Angeli Custodi,
mentre altri, diventati Demòni, manifestano la loro influenza malefica. Sappiamo anche che
Satana non rappresenta il male indefinito, ma che questo termine può essere riferito sia ad
un’autentica personalità intelligente e malvagia, sia a un insieme di più esseri malvagi e ben
definiti. In questo caso ‘Satana’ è usato come nome collettivo. Tutto questo lo conosciamo
soprattutto attraverso le molte rivelazioni di Gesù e di Maria e anche attraverso gli esorcismi.
Ma sulla loro vera identità c’è stato fino ad ora un velo di mistero e una grande incertezza.
Potremmo cominciare a voler capire, dopo la rivelazione data a don Guido, quali siano le
notizie esatte su di loro e quali no, ricordando, come diceva saggiamente S. Girolamo, il più
autorevole conoscitore e traduttore in latino dei testi ebraici e greci del Vecchio Testamento,
che dell’origine degli Angeli e dei Demoni non si sa praticamente niente.
4 Come nacque il termine ‘Angeli’
Dopo anni durante i quali mi sono arrovellata la mente per comprendere il problema del
Male, come tutti penso, venni a scoprire casualmente una cosa assai interessante che ora
provo a esporre. È la chiave, secondo me, che risolve l’atavico quesito sulla natura degli
Angeli.
Mentre il popolo ebraico cerca di risollevarsi dagli effetti devastanti della cattività
babilonese, una nuova minaccia, inosservata dai più e quasi silenziosa, si affaccia al suo
orizzonte. I nuovi contatti con la cultura ellenistica sembrano mettere in crisi il suo valore
fondamentale, il monoteismo, perché i greci, politeisti, accusano Israele di non essere
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coerente con l’unicità del proprio Dio in quanto anche Questi è un Dio dalla Famiglia
allargata a causa della presenza nella Bibbia dei ‘Figli di Dio’.
Questo attacco, inconfutabile agli occhi pagani, doveva in qualche modo avere una
risposta. L’occasione si presentò in modo inaspettato intorno alla metà del III secolo a.C.
quando il re egizio Tolomeo II Filadelfo, desideroso di arricchire la biblioteca alessandrina dei
Sacri Testi, invitò ad Alessandria 72 Ebrei, dotti di Sacre Scritture, per tradurre dall’ebraico in
greco la Bibbia. All’epoca il greco era considerato la lingua diplomatica per eccellenza, la più
acculturata dei popoli che si affacciavano al Mediterraneo.
I ‘72’ studiosi ebrei, detti più comunemente ‘I Settanta’, farisei per cultura e origine, si
recarono ad Alessandria e, con l’occasione di fare la traduzione che li impegnò per più d’un
secolo, unirono al lavoro il loro fine ben preciso: togliere dal Testo Sacro quelle espressioni
divenute scomode e oggetto di critica alla loro Fede. Perciò, sia pur con un nobile proposito
dal loro punto di vista, si accinsero a sostituire, dove ritennero opportuno, tutte le forme
riguardanti quegli ‘Esseri divini’, gli ‘Elohim’ (le divinità: termine plurale riferito ai ‘Figli di
Dio’), con l’aggettivo sostantivato greco che poteva essere considerato equivalente: ‘anghelòi’
(ossia gli ‘inviati’ da Dio con una missione speciale in soccorso degli uomini). Solo che, con
il passare del tempo, quello che era inizialmente un aggettivo sostantivato (Angeli = Uomini
divini ‘inviati’) venne considerato non più come un attributo, ma come un nome specifico di
quella categoria, gli Angeli: ‘Esseri celesti, e non più divini, inviati dal Cielo’. Questo termine
prese da allora un significato autonomo e si staccò completamente dal concetto di ‘Uomini
divini, i Figli di Dio’. Alla fine, venne data loro la veste di ‘puri Spiriti’. Quelli che erano gli
Uomini dagli ‘Spiriti puri’, perché privi del peccato originale e quindi possedevano nella loro
essenza lo Spirito di Dio (ecco perché divini), vennero detti ‘puri Spiriti’. Così, con
l’inversione dei due termini, cambiò sostanzialmente il significato del loro appellativo.
I Settanta rispettarono il testo originale solo in poche accezioni, come ad esempio al
versetto 6,1 della Genesi. Lì conservarono l’espressione originale di ‘Figli di Dio’ perché in
quel contesto l’espressione ‘anghelòi’ avrebbe potuto causare più danno che beneficio. Ciò
vuol dire che già si cominciava a considerare gli Angeli quali esseri celesti puramente
spirituali e lo scandalo di tali unioni con donne umane andava evitato. Perciò preferirono
lasciare l’espressione originaria.
Altro esempio lo troviamo nel Libro di Giobbe al cap. 1 versetto 6 che recita: “essendo
venuti i Figli di Dio per stare davanti al Signore (Iddio), si trovò con essi anche Satan (un
ribelle a Dio). E il Signore (dal contesto si capisce che ora non si tratta più del Signore-Iddio,
ma del signore dei ribelli: Lucifero) gli disse (disse al ribelle Satan): “Donde vieni?”. Egli
rispose e disse: “Ho fatto il giro della Terra e l’ho scossa (cioè: ho fatto danni)”. E il Signore
(dei ribelli, Lucifero) gli domandò: “Hai tu posto mente al ‘mio’ servo Giobbe, come (poiché)
non vi è sulla terra chi gli assomigli, uomo semplice e retto, che teme Dio e fugge il male?”.
Prima osservazione: quel ‘Signore’ è termine polisemico che prima si riferisce a Dio, poi al
‘signore-del-Male. Seconda osservazione: il traduttore non ha compreso questo passo perché
ha aggiunto quel ‘mio’ che andrebbe tolto. Infatti Giobbe è servo del Signore-Iddio e non del
Signore-del-Male. Lo dice nella frase successiva. E poiché chi parla è il signore-del-Male che
interroga Satan, un ribelle suo dipendente, Giobbe non può essere servo ‘suo’. Terza
osservazione: il signore-del-Male riconosce la verità quando afferma che Giobbe è un Uomo
semplice e retto, che teme Dio e fugge il male e che non c’è sulla terra alcuno che gli somigli.
Anche i demoni in certi casi dicono il vero.
A mio avviso questa parabola ha per protagonisti dei Figli di Dio che non si capacitano che
Dio non intervenga in loro difesa di fronte alle vessazioni del Maligno e dei Cainiti perché
sono ‘giusti’, ovvero ‘giustificati’ perché sono semplicemente Figli di Dio. In questo caso
l’espressione ‘Figli di Dio’ non poteva essere sostituita con Anghelòi, poiché Giobbe è un
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Uomo, ha avuto moglie e figli, e gli altri Figli di Dio venuti per stare davanti al Signore
(Iddio) sono i pari suoi.
Anche ‘i giusti’ è un’espressione che sottintende ‘i Figli di Dio’. Come leggiamo per Noè.
Altro esempio di un sostantivo che sostituisce ‘i Figli di Dio’, sempre in Giobbe, è al cap.
5,1: “ricorri a qualcuno dei santi”, dove per ‘santi’ si intendono ancora ‘i Figli di Dio’. Infatti
il Libro di Giobbe è un Libro sapienziale, ossia un Libro che ha un fine didattico. Non tratta il
resoconto di una storia giunta all’Autore per tradizione, ma è un Libro ‘rivelato’ che parla del
dramma di uno dei tanti Figli di Dio vessato da Lucifero e dai Cainiti il quale va in crisi e si
pone delle domande sulla Giustizia e sulla Misericordia di Dio. È una lunga parabola,
raccontata per rispondere agli interrogativi sul problema del male.
In sintesi, il Signore chiede all’Uomo, Giobbe, Figlio di Dio, e a tutti noi, figli degli
Uomini, di non chiederci perché Dio permetta il male e di non pretendere di voler giudicare
l’operato di Dio, ma di aver fiducia in Dio Che sa quello che fa (§ 74). Potremmo collegarla
alla parabola della zizzania nella quale Gesù dice di non strapparla anzitempo per non
estirpare insieme anche il grano buono. Cioè, Gesù dà fino all’ultimo la possibilità al
malvagio di cambiare. Solo ora noi sappiamo che è giunto il momento in cui, con la seconda
venuta di Cristo, il Male sarà definitivamente debellato e estromesso da questa Terra. Il perché
Dio lo abbia tollerato così a lungo ha avuto senz’altro una finalità buona che superava la
nostra comprensione. Evidentemente al tempo in cui questo Libro fu scritto non era ancora
giunto il momento in cui Dio desiderava manifestare i Suoi piani.
Ecco, riguardo al tema degli Angeli, come ha avuto inizio la confusione nei pensatori dei
primi secoli del cristianesimo i quali considerarono ‘i Figli di Dio’ ora Uomini, vedi Giulio
Africano che con grande intuizione li identificò con i discendenti di Seth; ora invece li
considerarono Angeli, esseri creati immateriali, vedi Origene, S. Giovanni Crisostomo, S.
Agostino, S. Gregorio Magno, S. Isidoro…, come se i Figli di Dio e gli Angeli fossero state
due categoria distinte. Il CCC prese per buona questa seconda tesi. Ma, per fortuna, sempre
solo di tesi si tratta. Il dogma di fede riguarda solo la loro esistenza, non la loro natura.
5 La vulgata e i commentatori della Bibbia
Tutte le traduzioni che seguirono, compresa quella latina di S. Girolamo, detta Vulgata
perché usò la lingua latina parlata dal volgo, cioè dal popolo, e redatta intorno al 400 d.C.,
presero come base la traduzione greca dei Settanta e l’equivoco si trasmise in tutte le lingue
moderne. Tuttavia S. Girolamo, uomo di altissima cultura che conosceva sia il greco che
l’ebraico e l’aramaico, oltre al latino e lo slavo, confrontò i testi greci con quegli ebraici ed
evidentemente riscontrò l’anomalia così che preferì astenersi dal riferire la sua opinione e, per
non entrare in contestazione con la Chiesa Cristiana ufficiale, disse semplicemente che
dell’origine degli Angeli, in verità, non se ne sapeva nulla.
Fra i commentatori odierni della Bibbia troviamo la stessa distinzione: c’è chi definisce il
racconto dei Figli di Dio che si unirono alle figlie degli uomini una credenza mitologica; c’è
chi vede nei Figli di Dio degli esseri celesti prettamente spirituali; c’è chi invece li identifica
con i discendenti di Seth. Fra questi ultimi troviamo padre Marco Sales1, commentatore della
Bibbia che pubblicò il suo commento nel 1938. Questa Bibbia, la più fedele, fu scelta dal
1
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Nella nota del Sales al versetto Gn 6,1: “I Figli di Dio sono i discendenti di Seth …” e poco oltre: “I Giganti,
uomini di straordinaria grandezza e prepotenza, crebbero di numero in conseguenza delle unioni fra i Figli di
Dio e le figlie degli uomini”. Evidentemente il Sales aveva capito la loro identità. Ancora, al Salmo 88, versetto
7 si dice ‘Chi fra i figli di Dio è simile a Dio?’ Nella nota del Sales troviamo: “I Figli di Dio sono gli angeli”.
Noi diremmo lo stesso concetto con un’espressione più moderna e più chiara: ‘I Figli di Dio sono i così detti
Angeli’. Oppure: ‘Gli Angeli non sono altro che i Figli di Dio’.
Signore durante la grande rivelazione fatta a don Guido perché proprio a quella don Guido
facesse riferimento.
Tuttavia è sintomatico che alcuni Pensatori, come lo gnostico Tertulliano, avessero ritenuto
che il peccato degli Angeli fosse stato un peccato sessuale. È chiaro che, se pensava che gli
Angeli avevano commesso un peccato sessuale, essi dovevano avere un corpo. Quindi non
erano Puri Spiriti, ma Spiriti Puri, cioè Uomini, quegli Uomini perfetti dell’originaria
generazione, ossia non contaminati dal peccato originale. Una verità che andò perduta perché
Tertulliano fu considerato eretico.
Questo ci induce a pensare che la storia dell’origine dell’uomo si sia riflessa nella storia
della sfera angelica: la prova di obbedienza e sottomissione rivolta da Dio al nostro
capostipite, la disobbedienza per orgoglio, la presunzione di voler essere come Dio, il
desiderio di autonomia, la caduta, la ribellione di Adamo divennero con le dovute elisioni, il
motivo del peccato degli Angeli. Così la tradizione dell’origine degli Angeli si modellò dopo
il V secolo d.C. sulla storia delle origini dell’uomo, con la variante che il peccato degli Angeli
divenne un peccato di natura solamente spirituale.
Nella Tradizione degli Ebrei non c’è stato questo fermento letterario perché la Bibbia che
essi tuttora leggono non ha subito metamorfosi di significato, come invece avvenne per la
traduzione in greco dei Settanta del III secolo a.C. Essa ha subito solo una trasformazione
scritturale quando nel V secolo dopo Cristo ha cambiato la scrittura antica, priva di vocali e di
punteggiatura, in scrittura flessionale, cioè in una scrittura come quella delle lingue greca e
latina dove ad ogni lettera corrisponde un suono, comprese le vocali.
Quindi gli Ebrei non hanno formulato teorie sull’origine e caduta degli Angeli. E questo va
a loro favore.
6 La Genesi mosaica e la nuova Genesi non accennano alla creazione degli Angeli
Abbiamo visto che la Genesi mosaica si limita a raccontare i fatti che vede protagonisti gli
Angeli, ma omette di informarci della loro origine e della loro natura. Ora, ragionando, non
sarebbe stato logico che il Signore omettesse una cosa così importante, indispensabile per
comprendere la dinamica degli eventi e le relative responsabilità delle prime generazioni, se
desiderava, come disse a don Guido, spiegare i punti oscuri della Genesi. Il motivo vero di
questo silenzio è che la ricerca dell’origine e della natura degli Angeli aveva preso una
direzione sbagliata senza via d’uscita perché era diventato un teorema pseudofilosofico al di
fuori della Sacra Bibbia.
Allora prendiamo nuovamente in mano la rivelazione avuta da don Guido. Vediamo che
anche in questa nuova rivelazione che ci narra la creazione intera dall’Alfa all’Omega, con
una panoramica che parte da Dio (l’Alfa) e arriva alla creazione dei Figli di Dio (l’Omega,
cioè i Figli geneticamente puri di Adamo e della Donna, la legittima moglie di Adamo),
comprendendo fra i due estremi i sei giorni o fasi della creazione, la creazione degli Angeli
non trova spazio.
La sola spiegazione di questo duplice silenzio è che il Signore ci invita a ricercare la verità
con le coordinate che Egli stesso ci dà! Non ci chiede di risolvere un rebus, ma di usare il
principio della deduzione da Lui stesso annunciato: “AB UNO DISCE!” (§126). Cioè: dai dati in
tuo possesso estrai la soluzione. Ed è quello che faremo, partendo dal fatto che ora sappiamo
che il termine ‘Angeli’, nato come aggettivo dei Figli di Dio con il significato di ‘Figli di Dio
inviati in soccorso agli uomini’, è diventato un aggettivo sostantivato, perdendo di vista il
soggetto a cui si riferiva. Da qui tutta una teoria alla quale sono stati via via aggiunti tanti
fardelli.
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7 Dio creò la creatura angelica e la creatura umana ‘entrambe costituite di corpo’
Diceva padre Serafino Dal Pont, missionario che ha dato testimonianza al libro di don
Guido Bortoluzzi, che i veri teologi sono i mistici perché sono in stretto contatto con il
Signore. Sono quelli uomini di Dio a cui Dio rivela i Suoi Pensieri. Non è necessario che
abbiano visioni e locuzioni: Dio entra nel loro stesso pensiero con illuminazioni e soluzioni.
Un esempio lo abbiamo avuto sotto i nostri occhi durante il pontificato di Giovanni Paolo II
che diede in modo chiaro e inequivocabile la soluzione a questo annoso problema della
‘natura degli Angeli’,quando disse che la loro natura era costituita di corpo. Sicuramente il
Signore aveva atteso che i tempi fossero maturi. E ora sono maturi perché venga compresa
rettamente la storia delle nostre origini e l’identità degli Angeli, ovvero dei Figli di Dio.
Riporto qui il passo dell’omelia di Giovanni Paolo II del 6 agosto 1986, che riprende in parte
un concetto già espresso dal Concilio Vaticano I (1870). In quell’udienza il Santo Padre
afferma che: “Dio creò insieme e dal nulla fin dall’inizio del tempo (dell’umanità) l’una e
l’altra creatura, quella spirituale e quella corporea, cioè l’angelica e la terrena, e quindi
creò la natura umana come ad entrambi comune, essendo costituita di corpo”.
Con quest’ultima frase si fuga ogni dubbio: la creatura angelica e quella umana avevano
entrambe un corpo! Quindi, se anche gli Angeli avevano un corpo, non erano stati creati come
puri Spiriti! Erano i Figli di Dio, i discendenti di Seth.
Con parole più semplici si potrebbe dire così: ‘Dio creò simultaneamente (‘simul’, ossia
nell’arco di due sole generazioni) e dal nulla (cioè non per evoluzione) fin dall’inizio del tempo
(dell’umanità) l’una e l’altra creatura, quella spirituale o angelica (quella dei Figli di Dio perché
dotata di corpo, anima e Spirito) e quella corporea o terrena (quella dei figli degli Uomini, dotata solo di
corpo e anima. Infatti la stirpe terrena era rimasta privata dello Spirito di Dio perché discendente dal peccato
originale). Perciò Dio creò la natura umana ad entrambi comune, essendo questa natura
umana (corporea) costituita di corpo’.
In altre parole: la natura umana, cioè formata di corpo e anima, era requisito comune sia
agli uomini terreni, gli ibridi, sia agli Angeli. Detto questo, la conclusione è chiara: gli Angeli
non sono altro che i Figli di Dio. Ma con una grandissima differenza rispetto alla creatura
terrena: mentre la natura angelica era spirituale perché possedeva lo Spirito di Dio per
costituzione, quella terrena o ibrida ne era priva a causa del peccato originale. Perciò la
creatura terrena, ossia la figliolanza ibrida discendente naturale di Adamo e di Eva (la
femmina ancestre che fu partner per una sola volta di Adamo durante il peccato originale),
quella figliolanza alla quale apparteniamo oggi tutti noi, fu mutilata dello Spirito e rimase
formata solamente di corpo e di anima o psiche, dato che Dio aveva ritirato il Suo Spirito, fin
dall’inizio, da Caino e dai suoi discendenti animaleschi e tarati (Gn 6,3).
Con sorpresa dunque, già nel 1986, il Santo Padre Giovanni Paolo II, prestando la sua voce
allo Spirito Santo che soffia su chi vuole e quando vuole, ha dichiarato che gli Angeli sono
creature spirituali sì, perché dotate dello Spirito di Dio, ma anche creature ‘corporee’
perché dotate anch’esse di un corpo materiale, e, di conseguenza, nate carnalmente.
L’affermazione di Papa Giovanni Paolo II che gli Angeli sono creature spirituali, e al
tempo stesso corporee, toglie qualunque dubbio riguardo alla loro natura: essi, gli Angeli,
sono quegli Esseri spirituali, perché dotati dello Spirito di Dio, e al tempo stesso corporei che
la Bibbia chiama ‘i Figli di Dio’: i Figli geneticamente puri di Adamo e della Donna, la
legittima sposa di Adamo. Essi, possedendo ‘per loro costituzione’ lo Spirito di Dio,
possedevano altresì i doni preternaturali e soprannaturali: erano quegli Esseri ‘divini’ che la
Bibbia ebraica chiama gli ‘Elohim’. E, come Figli di Dio, erano dotati del libero arbitrio che,
se disgiunto da Dio, poteva portarli per vie non buone.
Per concludere, la prima osservazione che evince dalla omelia del Santo Padre è che
nessun essere intelligente e dotato di Spirito è stato creato da Dio prima di Adamo.
L’attenzione si sposta, così, dagli Angeli ai Figli di Dio.
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IV CAPITOLO: “LA CAUSA PRIMA” DEL MALE
1 ‘Satana’ non è un genere letterario
Se nessun essere intelligente e dotato di Spirito è stato creato da Dio prima di Adamo,
come conciliare allora la presenza di Satana di cui ribadiamo l’esistenza? Sappiamo che sia i
Vangeli che Gesù e la Madonna nelle loro tante apparizioni e locuzioni ci invitano a guardarci
e proteggerci dalle azioni di Satana che cerca in tutti i modi di nascondersi e distoglierci dal
Progetto di Dio. Ciò presuppone la sua concreta esistenza. Perché Gesù e Maria parlano di
Satana come di un soggetto reale! Anzi, sottolineano che è un’identità ben precisa, molto
intelligente e malvagia e non il male indefinito.
Anche don Guido condivideva la presenza reale di questo essere malvagio, tuttavia alla
teologia appresa in seminario si erano aggiunte altre nozioni attraverso la rivelazione, nozioni
che fino allora erano rimaste nascoste anche ai teologi. Solo più tardi, con il rafforzarsi della
sua fiducia verso di me, mi confidò le riflessioni e le conclusioni alle quali era giunto. Così mi
parlò apertamente del problema del male. Cercherò ora di esprimere nel modo più semplice il
pensiero di don Guido e quanto successivamente ho potuto approfondire.
2 La prova che il primo Angelo non seppe superare
Don Guido aveva notato che nella rivelazione del peccato originale ricevuta nel 1970 non
c’era stata nessuna figura estranea ad Adamo che potesse identificarsi con il Tentatore. Per un
certo tempo aveva anche supposto che, poiché aveva visto dei fatti concreti, non gli fosse
consentito vedere uno spirito immateriale. Perciò, quasi a difendere il diciottenne Adamo, si
acquietava rifugiandosi nella tradizione secondo cui Satana lo avrebbe tentato e fatto cadere.
Ma don Guido era anche un conoscitore acuto dell’animo umano e quando assistette nel 1972
alla nascita della Donna, vide come la tentazione balenò negli occhi di quel giovane padre
mentre ammirava quella bella Neonata e la rivendicava come figlia sua. Comprese il suo
diabolico piano di scavalcare Dio per realizzare una figliolanza tutta sua usando quella brava
fattrice, Eva, che si mostrava piena di attenzioni materne. E la accolse nella sua dimora contro
una evidente proibizione di Dio. Ricollegando questi fatti alla precedente rivelazione del
1970, quella del peccato originale, don Guido comprese dall’atteggiamento le intenzioni di
quel giovane padre maturate in quei due anni. Ma non aveva ancora compreso in quale
maniera Adamo fosse stato tentato.
Dovettero passare altri due anni prima che il Signore intervenisse nuovamente. Con il Suo
aiuto don Guido fece l’ultimo passo, quello decisivo: gli venne confermato non solo che
Satana esiste davvero, ma anche la sua identità. E questo accadde nel 1974 quando lo
raggiunse una nuova rivelazione e, con essa, una nuova Parola del Signore.
Siamo nell’episodio che segue la morte di Abele quando il Signore chiarisce quali sono le
responsabilità di Caino e di Adamo e dice: “L’AUTORE DEL PRIMO OMICIDIO È UN UOMO
DISPERATO, NON È DEL TUTTO RESPONSABILE. EGLI È L’AUTORE DEL CRIMINE, MA IL VERO
RESPONSABILE È SUO PADRE CHE, PER LA SUA DISOBBEDIENZA E PRESUNZIONE, È LA ‘CAUSA
PRIMA’ DI TANTI MALI E DEL DISORDINE NEL MONDO” (§233).
Questo è il punto chiave che ci svela chi è realmente quel soggetto intelligente e ribelle
all’origine del Male. In altre parole il Signore-Iddio dice: Adamo è la ‘causa prima’ del male.
Perciò non esistono altre cause antecedenti a lui e fuori di lui.
E realizzò!
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Don Guido aveva capito! La tentazione, iniziata nella mente del primo Uomo come una
sottile insinuazione, si era fatta sempre più corposa fino alla caduta. Se non c’era stata alcuna
‘causa prima’ del male antecedente a lui e al di fuori di lui, è evidente che il Male si identifica
con il primo Uomo-Adamo. Questa deduzione sconvolse letteralmente don Guido quando
realizzò che l’Angelo decaduto non era altro che il primo Uomo, il Campione.
Di fronte a questo pensiero don Guido rimase per mesi in uno stato di lotta interiore nel
timore di dissociarsi dalla teologia appresa in seminario.
Rifletteva: la rivelazione del 1974 non diceva di tutti i mali, ma di ‘tanti’ mali perché non
tutti i mali derivano dal peccato originale. Gli stessi Figli di Dio che si dissociarono da Dio
imitando il comportamento di Adamo dimostrarono che il cattivo uso della libertà non è
sempre attribuibile al peccato primo. Tuttavia la corruzione già in atto fu la piattaforma
perché il loro peccato si attuasse. Infatti, se il peccato di Adamo non ci fosse stato, passata la
generazione di Eva con i suoi 47 cromosomi, la corruzione della specie umana non avrebbe
più potuto verificarsi per l’incompatibilità genetica fra le due specie, l’una con 48 cromosomi
e l’altra con 46.
Don Guido considerava inoltre che mentre Adamo peccò ‘in spe’, ossia nella speranza di
ottenere un successo, cioè dei figli perfetti come la Neonata, i Figli di Dio peccarono nella
consapevolezza di generare uomini imperfetti e quindi il loro peccato fu più grave. Peccarono
per costruirsi degli schiavi più intelligenti e più efficienti.
È chiaro che una volta definita la natura degli Angeli, perché abbiamo visto che questi non
sono altro che ‘i Figli di Dio’ creati perfetti ed ora estinti perché contaminati dalla corruzione
biologica per aver tessuto dei rapporti generativi con le figlie degli uomini (Gn 6,1), non solo
conosciamo la loro ‘origine’, ma anche la ‘prova’ che alcuni di loro non seppero superare. E
conosciamo anche l’autore della prima disobbedienza.
Potremmo dire anche che se la caduta di Adamo fu grave, non lo fu quanto il suo proposito
di vendetta verso Dio. Questo fu un peccato contro lo Spirito Santo!
Con questa affermazione del Signore anche noi siamo venuti a conoscere che il primo
Uomo, il Campione, ossia il Prototipo degli Uomini puri, il Progenitore, quello a cui Dio
aveva affidato il creato e la Terra perché la custodisse e ne godesse i frutti, è lui e non altri,
con la sua prevaricazione, la causa ‘prima’ del male dalla quale tutti gli altri mali derivano a
cascata come conseguenza.
Quindi cade la teoria che qualcuno abbia condizionato o indotto consapevolmente Adamo a
peccare. Le tentazioni del così detto serpente-Eva non sono fatte di parole, ma di gestualità e
rituali di un animale che va in estro alla sua stagione e segue il suo istinto. Simbolicamente
‘le parlava dentro’: Gn 3,4. Tutto previsto e scritto nel suo DNA: la spirale fatta a mo’ di
serpente. Ma ancor più verosimilmente le tentazioni di Adamo non sono che le
considerazioni, i progetti e i pensieri che si vanno formando nella sua mente. Diceva don
Guido che “ogni uomo può essere angelo o dèmone per se stesso e per gli altri”. Per Adamo
il suo cattivo ispiratore fu il suo ‘io’. Questa è la vera storia! Il serpente-Eva della Genesi non
ha alcuna responsabilità in merito al peccato originale, in quanto è un essere animale. E
tantomeno la Donna che era poco più che neonata (§ 203). Se volessimo proprio prender
questa tesi per i capelli, diremo che la Donna lo tentò fin dalla sua nascita in quanto con la sua
perfezione e bellezza illuse Adamo di potersi costruire dei figli belli e perfetti come lei.
Adamo non sapeva che Dio aveva completato il Suo intervento creatore.
Adamo rimane perciò l’unico responsabile perché elaborò nei suoi pensieri di farsi autore
indipendente della vita e capostipite di una discendenza sua dalla quale Dio fosse estromesso
e attese il momento propizio di Eva per attuare il suo piano. A quell’epoca, quando crebbe in
lui la tentazione, Adamo era giovane: aveva solo 16 o 17 anni. La realizzò dopo un paio
d’anni. Ma nemmeno la sua giovane età gli viene computata come attenuante, perché perfetto
nelle sue capacita intellettive ed emotive.
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Dopo la morte di don Guido e dopo varie riletture del suo testo e soprattutto dopo aver
letto e riletto l’omelia di Giovanni Paolo II sulla natura degli Angeli, continuai le mie
riflessioni e conclusi che il pensiero di don Guido era esatto. Capii, con chiarezza, che nella
figura di Adamo si celava la personalità dell’Angelo decaduto: Lucifero. Identificando gli
Angeli con i Figli di Dio, risulta chiaro che il primo Angelo, il più bello, il più luminoso, il
più intelligente, chiamato Lucifero, è il primo Uomo, il Campione, quello conosciuto come
Adamo. Infatti ‘Lucifero’ significa ‘portatore di luce’, ovvero ‘portatore dello Spirito di Dio’.
Luce e Spirito sono sinonimi nel Vangelo di Giovanni. E Adamo, infatti, è il primo Essere
sulla Terra dotato dello Spirito di Dio. È un Essere di Luce. È il primo Figlio di Dio in senso
temporale.
Sebbene al primo istante le considerazioni di don Guido mi avessero lasciata perplessa,
dovetti convenire che, se confrontiamo la storia della prova e della caduta di Lucifero e quella
degli Angeli ribelli, vediamo che ricalca lo schema della prova e della caduta di Adamo e
quella dei Figli di Dio che si unirono alle figlie degli uomini.
A proposito di ciò, oserei dire che questa verità era nota ai pontefici già da tempo. Nel
2006 Benedetto XVI pubblicò un libro intitolato ‘In principio Dio creò il cielo e la terra’. Nel
testo si parla della creazione in generale e anche del peccato originale. La cosa sconvolgente
per me, e piena di soddisfazione, è che mai in quel testo si è fatta allusione ad un tentatore
esterno all’animo del primo Uomo. l’Uomo, viceversa, viene responsabilizzato totalmente
della sua scelta che fu di opporsi a Dio facendosi dio lui stesso. In pratica, Adamo ascoltò il
proprio ‘io’ che male lo consigliava. Il libro era un ‘dire-e-non-dire’, indirizzato a quelli che
l’avessero inteso. Il Santo Padre non intendeva dire che Satana non esiste, perché sa
benissimo che c’è, anche perché l’esistenza del demonio è un dogma di fede. Ma non nominò
la sua identità perché per i più non è ancora palese, anche se l’abbiamo sotto gli occhi. Basta
solo saperla riconoscere.
3 Il vero oggetto della tentazione
La tentazione di Adamo nasce, dunque, dall’ambizione e dall’illusione di farsi una stirpe
tutta sua escludendo Dio. Entra in competizione con Dio. Così elabora un piano per
raggiungere il suo scopo. Nel suo peccato non c’è nulla di improvvisato o di passionale che
scusi una debolezza. Possiamo intuire i suoi pensieri: “Il serpente-Eva ha generato già due bei
frutti: prima me e poi da me questa bella Bambina. Il mezzo per attuare il mio piano è qui, a
portata di mano. Basta attendere il periodo della sua fertilità”.
Infatti Eva, aveva inconsapevolmente e inconsciamente illuso Adamo di poter generare da
essa una stirpe tutta sua, escludendo Dio. “Ma Eva era una bestia: non poteva generare
uomini senza l’intervento di Dio”, diceva don Guido. Adamo non sapeva che la nascita sua e
quella della Bambina era stata opera di Dio che aveva creato i gameti necessari al
concepimento e li aveva deposti in quell’‘utero-in-affitto’ perché maturasse la gestazione. Egli
credeva che la madre fosse solo l’alveo dove far germogliare la vita, come l’humus della terra
dentro il quale il seminatore getta il seme per farlo nascere. Aveva capito, osservando la
natura, come al concorso del maschio seguiva una nuova nascita e credeva di essersi
appropriato del segreto di Dio, quello della vita. Credeva di poter creare a volontà altre vite,
illusione che si tolse immediatamente quando, alla nascita di Caino, restò profondamente
deluso e si aprirono i suoi occhi e quelli di sua Figlia che si trovò un fratellino brutto e peloso.
Adamo, sebbene intelligentissimo, non poteva conoscere le leggi della genetica secondo cui i
figli prendono metà cromosomi dalla madre e metà dal padre. “Ma Dio non era tenuto a
dargli anche una lezione di genetica: l’obbedienza doveva bastargli!”, diceva don Guido.
Nel messaggio del 29 agosto dei Quaderni del 1943, vol. I, Gesù dice alla Valtorta: “Cosa
è stato, in fondo, il peccato d’origine? Una disobbedienza …, questo atto di disamore dal
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Disobbediente sommo, il quale è divenuto demone avendo rifiutato obbedienza d’amore al
Sommo Iddio”.
Dopo l’euforica illusione, la delusione! Adamo, non avendo compreso come in verità era
stata concepita sua figlia, la Donna, cerca di ripetere quella circostanza imitando il processo
naturale. Ma questa volta, senza l’intervento creatore di Dio, invece di un figlio perfetto nasce
Caino che, in linea con le leggi scoperte da Mendel, è un ibrido. Con astuzia maliziosa cerca
di girare la sua responsabilità su Dio perché gli aveva insegnato la via: Eva, in quanto gli
aveva generato la Bambina.
L’aspetto di Caino era quello degli ancestri, ma era ‘uomo’ in quanto aveva l’uso della
parola e, sicuramente, il numero dei cromosomi del padre Adamo, 46 se il Signore lo
definisce ‘un uomo’.
Con Caino ha origine una nuova specie, specie animalesca che il Signore, al § 245,
definisce ‘collettivamente’: “QUESTO ‘ANIMALE’ DELLA NUOVA SPECIE”. A questa specie oggi
apparteniamo tutti noi. Specie nuova, dunque, creata da Adamo e non da Dio e diversa sia
dalla specie degli ancestri puri che dalla specie dei Figli di Dio: specie ‘animale’, pur avendo
un barlume d’intelletto e una sbiascicata parola: specie disgraziata in cui prevalevano, a causa
della parabola discendente, i caratteri e gli istinti ancestrali. Perciò, questa nuova specie perse
tutti i requisiti di purezza dei Figli di Dio della discendenza di Seth.
Questa sarà ‘la stirpe del serpente-Eva’ (Gn 3,15), che si contrapporrà a quella della Donna
e che a questa insidierà il calcagno. Ma alla fine la Donna, o Chi per Essa intendendo Gesù, le
schiaccerà il capo. Segno che questa stirpe a un certo punto della storia scomparirà. Come? Se
l’ultima a scomparire sarà la morte, e qui si intende la morte spirituale, ciò significa che alla
fine scompariranno le persone prive dello Spirito di Dio, ossia della stirpe del serpente. Tutti i
redenti, e solo i redenti, alla fine dei tempi, saranno trasformati da ‘figli adottivi’ in ‘Figli di
Dio’, come i discendenti di Seth. Dei due popoli, i Figli legittimi e quelli adottivi di Dio, sarà
fatto un popolo solo, quello semplicemente dei Figli di Dio.
4 E fu Satana
Lasciamo da parte per ora la stirpe del serpente e torniamo ad occuparci di Adamo.
Sentiamo come Gesù parla ancora di Adamo. Nel messaggio che Gesù diede alla Valtorta il 29
dicembre 1945, e raccolto nel terzo Volume dei Quaderni, leggiamo: “(Adamo) pensò:
‘Conosco il segreto di Dio. So le parole (cioè come si crea la vita, si genera). Mi è noto il
disegno. Posso tutto ciò che Lui vuole. Come ho presieduto le prime operazioni creative (si
intende: ero presente al concepimento della Donna in quanto ho capito che sono suo padre),
posso procedere. ‘Io sono’. La parola che solo Dio può dire fu il grido di rovina del superbo.
E fu Satana”. E ancora: “Volle più che non avesse. Volle il tutto, lui che era già tanto.
Sedusse (con il suo esempio) i meno attenti fra i compagni (il riferimento è ai Figli di Dio del
cap. 6° nati nelle generazioni successive). Li distrasse dal contemplare Dio come suprema
Bellezza. Conoscendo le meraviglie di Dio, volle essere lui al posto di Dio. Si vide, col
pensiero turbato, capo degli uomini futuri, ‘adorato’ come potenza suprema”. Ricordiamo
che nella rivelazione a don Guido Adamo si faceva adorare con genuflessione doppia dalla
sua Sposa, da Abele e da Caino. Questo atteggiamento lo ritroviamo anche nelle tentazioni di
Gesù nel deserto dove avrebbe barattato tutti i regni della Terra per essere adorato.
La sola spiegazione che possiamo addurre al fatto che abbia potuto commettere un peccato
così grave pur essendo perfetto è che quando si allenta la preghiera si allenta anche la capacità
di usare correttamente il libero arbitrio. Adamo, in quanto simile a Dio, godeva anche della
libertà che è un requisito di Dio. Se la libertà è mal gestita, può indurre in errore. Dio permise
che Adamo potesse sbagliare perché le Sue finalità, evidentemente, erano superiori. Non disse
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forse Gesù ad un’anima carismatica: “Io costruisco la vostra santità sulle ceneri dei vostri
errori”?
Dice ancora Gesù alla Valtorta sempre nello stesso messaggio del 29 dicembre del 1945:
“Il nome primitivo (di Adamo) era Lucifero: nella mente di Dio voleva dire ‘alfiere o
portatore della Luce’, ossia di Dio, perché Dio è Luce (Luce è sinonimo di Spirito). Secondo
(a Dio) in bellezza fra tutto quanto è, era specchio puro che rifletteva l’insostenibile Bellezza.
Nelle missioni agli uomini egli sarebbe stato l’esecutore del volere di Dio, il messaggero dei
decreti di bontà che il Creatore avrebbe trasmesso ai Suoi beati Figli senza colpa per portarli
sempre più in alto nella Sua somiglianza”.
Come si evince dalle parole del Signore, fra Dio e Adamo non troviamo creazione di
Angeli intesi come puri Spiriti. Quindi, poiché Dio non mente, constatiamo ancora una volta
che il primo essere di Luce fu Adamo.
Sempre alla Valtorta, il 21 giugno del 1945 nell’Evangelo vol. 3° dice ancora lo stesso
concetto: “(Adamo), dotato per la Grazia di una intelligenza seconda solo a quella di
Dio…”.
Perciò dobbiamo giungere alla conclusione, semplice e logica, che il ‘mysterium
iniquitatis’ ora non è più un mistero e che il male prese inizio con l’insubordinazione di
Adamo, “Causa ‘prima’ del male e del disordine nel mondo” (§ 233). Fu lui il primo ribelle,
il grande contestatore, l’oppositore a Dio e da lì partì la ribellione di altri suoi discendenti che
lo imitarono nei sentimenti e nelle opere, come quella di unirsi alle discendenti di Caino, le
figlie degli Uomini, accelerando il processo di ibridazione che portò tanta sofferenza
psicofisica e morale nel mondo e l’estinzione sulla Terra dei Figli di Dio. Ora capiamo la
gravità di questo peccato che è stato un attacco alla vita e a Dio.
Riflettendo ancora, la Tradizione gnostica (che va a grosse linee dal 200 a.C al 300 d.C)
con l’artifizio del ‘Demiurgo’ all’origine di tutti i mali, e le elucubrazioni del primo
cristianesimo che soffocarono con le varie teorie sugli Angeli gli ultimi sprazzi della
conoscenza dei Figli di Dio, involontariamente offuscarono sì la Verità, ma costituirono un
passo necessario per rendere esplicito il ruolo dell’influenza di Satana sull’umanità senza che
si dovesse ricorrere prematuramente alla spiegazione della vera essenza del peccato originale,
giacché la cultura dei secoli scorsi non sarebbe stata in grado di comprenderne il risvolto
genetico-scientifico e, di lì, quello teologico. Sebbene Giulio Africano avesse intuito che gli
Angeli non erano altro che i discendenti di Seth e sebbene Tertulliano avesse supposto
l’esistenza di due categorie di esseri malvagi, gli Angeli decaduti (ossia i Figli di Dio
geneticamente perfetti divenuti ribelli) e i discendenti dei loro rapporti carnali con le figlie
degli Uomini (gli ibridi, ma di questi solo quelli ribelli), cosa peraltro giusta che denota una
grande intuizione, i teologi non seppero strutturare e organizzare questi pensieri, né avrebbero
potuto fare altrimenti con i mezzi e le conoscenze che avevano.
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V CAPITOLO : LA RILETTURA DELLA GENESI
1 Il linguaggio ermetico della Genesi mosaica
Ora, che è stata fatta luce sulla questione importantissima che Angelo è sinonimo di Figlio
di Dio e che il primo Angelo non è altro che il primo Figlio di Dio, possiamo entrare nel
linguaggio ermetico della Genesi mosaica.
Nel capitolo terzo della Genesi siamo di fronte a un genere letterario che prima va
individuato e poi, solo dopo aver conosciuto la verità e rimosse le metafore, va riletto con
mente nuova. In altre parole, il racconto del dialogo persuasivo del serpente che convince Eva
e poi Adamo a peccare, non è che un modo poetico di raffigurare la tentazione nata
‘spontaneamente’ nel cuore di Adamo. Potremmo dire che il racconto ha quasi il carattere di
un monologo dove i personaggi sono solo simbolici perché sia ‘il serpente’, sia ‘la donna’
sostituiscono il suo ‘io’ nel ragionamento di Adamo. Sono, in modo lato, le stesse riflessioni
personificate di Adamo. È una forma espressiva retorica.
Solo avendo identificato il ruolo di Eva e l’identità della Donna possiamo procedere nella
nostra ricerca. Per cominciare dobbiamo innanzitutto fare lo sdoppiamento delle due identità
femminili, l’ancestre Eva e la vera Donna che al tempo del peccato originale aveva solo due
anni e non poteva entrare in alcun modo nella logica di quel peccato. Solo così si possono
comprendere le metafore.
Dai fatti narrati nella rivelazione fatta a don Guido capiamo che ‘il serpente’ mosaico è uno
pseudonimo che ora sostituisce l’ancestre Eva (inconsapevole strumento dell’Uomo che il
Signore chiama ‘Lenza’ (§ 78) perché lo prese all’amo come una lenza illudendolo di poter
creare dei figli suoi al di fuori del progetto di Dio), ora sostituisce l’‘io’ disobbediente di
Adamo.
Abbiamo visto che egli aveva compreso le leggi della riproduzione osservando gli animali
nella natura, perché aveva constatato che dopo i loro accoppiamenti le femmine partorivano
dei cuccioli. Ma si ingannò quando credette di essersi impossessato del segreto di Dio che
crea la vita! E, disobbedendo, pensò di sostituirsi al Creatore che gli chiedeva solo
obbedienza.
Evidentemente Dio non gli aveva spiegato che, a concepire sia lui che quella bella
Bambina da quella femmina ancestre, Eva, era intervenuto Lui stesso con una Sua opera
creatrice.
Perciò, l’intero 3° capitolo della Genesi mosaica è un capitolo ermetico dove tutto è
allegorico e tutto va esplicitato. E questo ai giorni nostri può essere fatto solo attraverso la
conoscenza della Genesi di don Guido e dell’opera omnia della Valtorta messe assieme.
Certamente Mosè parlò in modo realistico e corretto al popolo eletto durante l’esodo nel
deserto. Ne è prova che nella tradizione orale ebraica, messa per iscritto solo nel V secolo
dopo Cristo con il titolo di ‘Bereshit Rabbà’, si parla delle ‘due mogli di Adamo, una (Lilith)
che generò mostri, e una (la Donna) che generò Uomini’. Quindi, anche la tradizione
conferma che la Donna non fu coinvolta nel peccato originale. E, al tempo stesso, ci
conferma, pure, che la Genesi fu manomessa ancora nei primi secoli.
Vediamo che in tema di responsabilità nella Genesi mosaica queste ruotano attorno a tre
personaggi: il serpente, Adamo e la Donna, la più bistrattata ed erroneamente chiamata Eva.
Nella Genesi ultima, invece, tutta la responsabilità si concentra su Adamo il cui pensiero
illusorio diventa il suo vero tentatore. Responsabile della sua tentazione fu dunque il suo ‘io’
ambizioso, disobbediente, prevaricatore: quell’‘io’ che elaborò freddamente il fine da ottenere
e il piano per attuarlo.
43
2 La forma allusiva
La retorica ebraica antica è in alcuni casi una forma di espressione narrativa allusiva. Qui
le parole attribuite ai tre personaggi sembrano avere un senso compiuto, ma in verità sono
studiate ‘per nascondere il segreto del re’. Gli agiografi al tempo di re Salomone, sotto il cui
regno furono messi per iscritto in ebraico i Testi Sacri composti fino a quel momento, hanno
personalizzato nella Genesi i pensieri di Adamo attribuendoli ora al serpente e ora alla Donna
incolpandola di aver tentato Adamo. Un alibi perfetto per scagionare con Adamo tutti i
maschi, re Salomone in primis, e attribuire alle donne la causa delle loro tentazioni.
Così re Salomone, trovandosi nell’occasione di far stendere tutto il Pentateuco in lingua
ebraica, la cui scrittura era stata da poco inventata, poté surrogare impunemente il testo con
qualche piccolo adattamento, cercando di legittimare la sua condotta disordinata per le sue
più-di-mille concubine e per l’introduzione al tempio dei loro molti idoli che corruppero la
fede del popolo eletto nell’Unico Dio. Spostò, con questo stratagemma, le responsabilità sulla
donna come cattiva ispiratrice dell’uomo. Incolpando la sposa di Adamo della caduta del
primo Uomo, avrebbe avuto un precedente per incolpare la regina di Saba della propria
debolezza e, con lei, la donna in generale. E finora il gioco gli è riuscito anche piuttosto bene,
visto che il sesso femminile fu colpevolizzato e sottomesso dai prepotenti, sia in famiglia che
nella società, in tutte le epoche e in tutte e tre le religioni monoteiste, grazie alla Genesi.
Chi altro poteva aver avuto interesse a questo gioco di parole se non re Salomone? Non
certo Mosè investito della missione di profeta da Dio stesso. Neppure re Davide sebbene nel
Salmo 50 dica “Nel peccato mi concepì mia madre”. Re Davide intendeva: ‘mi concepì con le
conseguenze del peccato originale’. Dice ‘Mia madre’, e non ‘mio padre’, perché per gli ebrei
i figli sono figli della madre e perché spesso è la madre colei che soffre maggiormente per i
figli. ‘Mia madre’ anche perché, se risaliamo di generazione in generazione, facciamo capo a
Eva, la madre biologica di tutti i viventi, la madre ancestre che nel peccato originale trasferì i
suoi geni ai suoi discendenti, a re Davide e anche a noi. Questo versetto, dunque, non era
certamente un’accusa alla donna, ma semmai una commiserazione, una pietà per le donne in
genere. Perciò questa espressione di re Davide dimostra che era a conoscenza della versione
originale di questo passo e non di quella yahwista che è stata scritta al tempo di suo figlio re
Salomone, quella versione del peccato originale che è giunta fino a noi.
3 Il capostipite degli Angeli
A questo punto per capirne di più non ci resta che tornare alla Genesi rivelata a don Guido
con animo nuovo, aperto e non prevenuto. Benché la cosa sia sconvolgente per chi come noi è
abituato a vedere gli Angeli nell’ottica tradizionale, dobbiamo concludere che quanto
sappiamo su Lucifero dobbiamo spostarlo su Adamo e viceversa.
Più grande è stata la sua perfezione, tanto più grave è stata la colpa della sua opposizione a
Dio. E poiché Dio non revoca i doni già fatti all’Uomo, ha continuato a consideralo
realmente, anche dopo il peccato, ‘il signore della Terra’, ‘il principe di questo mondo’. Dio
ha solo parzialmente ritirato, o ridotto, il Suo Spirito dall’Uomo-Adamo. O meglio: è stato
l’Uomo-Adamo che ha respinto lo Spirito di Dio. Non del tutto, perché ciò avrebbe cancellato
la sua identità. Un po’ di obbedienza, infatti, gli era rimasta se non uccise Caino solo perché
Iddio glielo aveva vietato! Sappiamo con sicurezza che non lo uccise altrimenti non saremmo
nati noi. Ridusse invece il suo rapporto con Dio tendente al limite zero, ma senza superarlo.
Adamo, benché oppositore a Dio, restava pur sempre per Dio, Figlio di Dio.
Questa realtà è di una tragicità spaventosa: un Padre che viene respinto dal proprio Figlio
e, come se ciò non bastasse, da un Figlio che Lo incolpa di non aver protetto Abele e che
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prende come unico scopo della propria esistenza colpire il proprio Padre al Cuore, cioè nei
Suoi sentimenti e negli affetti più cari.
Quindi, non ci è difficile intuire che i primi bersagli di Adamo, dopo lo sterminio degli
ancestri e la cacciata di Caino, furono colpire la Donna e la sua discendenza: la Donna, in
particolare, in quanto si era schierata dalla parte di Dio! Ma Dio protesse la Donna.
Possiamo dedurre che a quel punto Dio sia intervenuto ad allontanare Adamo per
proteggere la prima Famiglia se è vero quanto dicono gli Ortodossi che Adamo morì a
Gerusalemme sul monte del Cranio, dove fu crocefisso Gesù. Se questo sia vero o solo una
tradizione ortodossa non lo sappiamo. Il Sangue di Gesù, colato nel terreno, avrebbe avuto lo
scopo di purificare le spoglie di Adamo che potrebbe non averne ancora beneficiato se rimasto
nella sua lotta interiore, incapace di chiedere misericordia a Dio. Quanto alla conversione di
Adamo, la mistica belga Suor Beghe ci racconta in modo allegorico di aver visto Gesù dopo
la Morte scendere agli Inferi e, al punto più basso, incontrare Adamo che rimase impietrito.
Poiché i luogotenenti di Adamo Lo insultarono e sputacchiarono, Gesù si sottrasse e risalì
come un fulmine.
Sentiamo cosa diceva padre Luka Cirimotic, un mistico monfortano del XX secolo che ha
avuto da Gesù delle rivelazioni. Diceva che la prova degli Angeli ribelli, prova che non
seppero superare, fu l’esser venuti a conoscenza che Gesù, vero Figlio di Dio, si sarebbe fatto
Uomo e che anche loro, Angeli, avrebbero dovuto inginocchiarsi davanti a Lui. Questa
richiesta di Dio era, a loro avviso, un’umiliazione troppo grande. Già il dover accettare
l’Incarnazione di Cristo, Figlio di Dio, volto a risollevare quest’umanità peccatrice, che a
parer loro non andava salvata ma distrutta, era inaccettabile. In secondo luogo non era per loro
ammissibile dover sottostare a Colui che, umiliandosi, si sarebbe fatto Uomo. E dissero: ‘Non
serviam’! Cioè, non mi abbasserò a servire Colui, il Cristo, che si è abbassato a tanto!
Padre Luka non aveva la stessa missione di don Guido, quindi nemmeno delle rivelazioni
con gli stessi contenuti. Non so quindi se queste parole siano frutto di una rivelazione o un
suo convincimento. Perciò non stupiamoci se la sua visione sugli Angeli è ancora tradizionale.
Ma quello che ci racconta è molto illuminante per chi conosca l’identità degli Angeli.
Specialmente l’ultima affermazione quando afferma che gli Angeli dissero: “Non serviam!”.
Riflettiamo.
Secondo don Guido, il comando di Dio al giovane Adamo di moltiplicarsi secondo la
propria specie e il divieto di uscire dall’ambito della propria specie gli sembrarono limiti
dettati dalla gelosia. Secondo Adamo Dio voleva frenare, ingiustamente, la sua capacità
creativa o riproduttiva. Perse così la fiducia in Dio. Perciò non tenne in debito conto gli ordini
di Dio. Da lì la disobbedienza. E il passaggio dalla disobbedienza alla ribellione fu
inevitabile.
La ribellione di Lucifero a Dio è anche la posizione di indignazione di Adamo allorché il
Signore promise la Redenzione della stirpe di Caino, grazie alla bontà e all’umiltà della
Donna che avrà sicuramente interceduto per lui. Avrà pensato Adamo: “Ma come!? Come
posso accettare che Dio si prodighi tanto per risollevare la discendenza di Caino dal momento
che Dio non ha protetto Abele, Figlio legittimo, dalle mani di quello stesso Caino?”. Così la
sua gelosia si sarebbe tramutata in collera e la collera in desiderio di vendetta. E, non potendo
colpire Dio, si rivolse a colpire l’oggetto delle attenzioni di Dio, l’umanità cainita, ossia noi.
Ma qui è rilevante anche il problema dell’adorazione, come abbiamo visto. Adamo,
ricordiamolo, si faceva adorare da Moglie e Figli con genuflessione doppia, segno che si
considerava un dio, senza riconoscere alcuna autorità al di sopra di lui. Voleva imitare Dio che
forse lo aveva educato ad inginocchiarsi quando si rivolgeva a Lui. Il farsi adorare era
diventata un’ossessione per Adamo se propose a Gesù in una delle tentazioni del deserto,
come abbiamo visto, di adorarlo. In cambio Gli avrebbe dato tutti i regni della Terra.
Evidentemente, se Glieli ha offerti, era consapevole che ne era ancora il padrone.
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L’adorazione a Satana, mascherato da mille volti di falsi dei, non è una novità. Nei popoli
antichi vediamo che una costante abbinata all’adorazione è la pratica di sacrifici umani agli
dei: l’offerta di vite innocenti, possibilmente vergini e bambini. Dio insegna ad Abramo ad
astenersi da questa pratica perché solo Dio è padrone della vita! Prima gli chiede di
sacrificarGli Isacco, il figlio legittimo e tanto atteso, per verificare la sua fedeltà, poi gli lascia
preparare ogni cosa per il sacrifico, infine lo ferma e gli fa trovare un ariete per l’offerta.
Anche oggi Satana pretende sacrifici umani attraverso le messe nere e l’aborto. E mai
come in quest’epoca ne ha avuti tanti! Un tributo inconsapevole di tante madri alla sua
signoria!
Dio non vuole sacrifici umani! Lui è il Signore della vita e non della morte! Quella di Gesù
è stata un’offerta spontanea per liberare l’umanità intera dalla schiavitù di Satana pagando Lui
stesso il debito di Adamo verso la Giustizia. La vita dei Cainiti non avrebbe avuto alcun peso
riparatore: sarebbe valsa poco più di quella dell’ariete. Ci voleva la vita di un Figlio di Dio
per pagare il debito di un Figlio di Dio!
4 Satana non vuole che si conosca la sua identità
Se fino ad ora nessuno ha associato la figura di Lucifero a quella di Adamo è dovuto al
fatto che Adamo si è prodigato in mille modi perché questa verità non venisse alla luce.
Dice il Dolce Ospite, lo Spirito Santo, alla Valtorta fra il 21 e il 28 maggio del 1948 nel
Suo commento alla Lettera ai Romani, pag. 127: “Troppo preme a Satana che voi non lo
sappiate! E perciò esso crea in voi nebbie a offuscarvi la giusta conoscenza di quell’episodio
che non ha avuto termine e limite nel giorno che lo vide e negli esseri che lo compirono (i
suoi discendenti: Gn 6,1), ma che, come per seme e per sangue, tutti gli uomini hanno
ereditato la vita da Adamo e da Eva.” Che cosa non vuole che sappiamo? Primo, in che cosa
è consistito il peccato d’origine con le sue conseguenze sia nella carne che nell’anima;
secondo, che non si comprenda l’identità di Satana. L’Autore prosegue: “Splendida libertà
dell’Uomo pieno di Grazia! Libertà rispettata da Dio stesso, libertà non insidiata da forze
esteriori o da stimoli interiori. Regalità sublime dell’Uomo deificato, Figlio di Dio ed erede
del Cielo, regalità dominante su tutte le creature e su quel che ora vi è sovente tiranno”.
Quindi: nessuna tentazione dall’esterno causata da Angeli ribelli come vorrebbe la tradizione!
Per comprendere l’efficacia di questo passaggio ci viene in aiuto l’altro messaggio che
abbiamo già letto, quello del 29 agosto del I vol. dei Quaderni del 1943, dove Gesù dice alla
Valtorta: “Cosa è stato, in fondo, il peccato d’origine? Una disobbedienza …, questo atto di
disamore dal Disobbediente sommo (Adamo), il quale è divenuto ‘demone’ avendo rifiutato
obbedienza d’amore al Sommo Iddio”.
Se leggiamo queste parole, conoscendo la rivelazione di don Guido che ci dice che Adamo
è ‘la causa prima’ di tanti i mali, capiamo che il Signore intende farci riflettere e dedurre che,
se non c’era il Male prima di lui né esterno a lui, la sua identità è quella di Satana. Così, per
noi ora il ‘mysterium iniquitatis’, o mistero del male, non è più un mistero: Adamo è la vera
causa del male e della sofferenza.
Ma molto più chiaramente lo capiamo dall’Apocalisse al versetto 18 cap. 13 che recita:
“Qui è la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il nome della bestia. Poiché è numero
d’Uomo: e il suo numero è 666”. Qui non si tratta dell’anticristo inteso come uno dei tanti
esponenti umani del male che apparirà negli ultimi tempi, ma del fautore originario del Male.
Il 666 è il doppio di 333, simbolo della SS. Trinità. Quindi il 666 simboleggia ‘colui che
aveva preteso essere al di sopra di Dio: Adamo’.
A conferma di questa verità che Lucifero è lo pseudonimo di Adamo c’è un versetto del
Salmo 109 (110) di Davide che cito in latino perché tradotto autorevolmente da S. Girolamo
nella Vulgata, che recita: “Ex utero ante Luciferum genui te”. Letteralmente in italiano: “ex
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utero” significa ‘dall’utero’; “ante” è una preposizione che regge l’accusativo e può
introdurre sia un complemento di tempo, e in tal caso significa ‘prima’, sia un complemento
di luogo, e in tal caso significa ‘davanti’; “Luciferum”, noi ora lo sappiamo, è lo pseudonimo
di Adamo e qui usato non in senso spregiativo, ma come di colui che è ‘Portatore di Luce’,
ossia dello Spirito di Dio; “genui” è la prima persona del perfetto del verbo generare, ossia
‘generai’; “te” pronome personale accusativo. Fra i due significati di “ante” scelgo quello
che significa ‘davanti’ perché ‘prima’, secondo le nozioni apprese, non avrebbe senso. Il
Soggetto che parla in prima persona è Dio Creatore. Perciò traduco letteralmente: ‘(Io, Dio
Creatore) dall’utero generai te (Donna) davanti a Lucifero’. Passiamo alla rivelazione di don
Guido e sappiamo che effettivamente Adamo stava davanti a Eva (utero) mentre essa stava
partorendo la Donna. Quindi il versetto ha un senso compiuto e ben chiaro: Dio riconosce
come Propria Figlia la Donna (genui te) perché Dio è il soggetto di quel verbo; ‘dall’utero’: lo
indica come quando si indica una ‘cosa’, non come quando si pensa a una persona, perché
Eva è solo un mezzo ‘un utero in affitto’ e non una persona! Infatti le cose sono andate
proprio così: Adamo era presente al parto di Eva e quando la Bimba, sua figlia, è nata la
vecchia madre brizzolata di Eva gliela pose in braccio riconoscendola già essa come figlia di
Adamo.
Sentiamo ora come questo versetto, che viene citato come ‘oscurissimo’ da tutte le
traduzioni della Bibbia, è stato tradotto. La Bibbia CEI e la Bibbia di Gerusalemme
traducono: “Come rugiada ti ho generato davanti alla stella del mattino”. Frase che per noi
non ha alcun senso. La traduzione del 1985, sempre della CEI, traduceva: “come rugiada dai
monti santi i giovani vengono a te fin dall’aurora”. La nuova Bibbia dal titolo ‘Nuovissima
versione dai testi originali’, fra i cui sottoscrittori appare il Cardinal Ravasi, traduce: “dal
grembo dell’aurora, per te è il fiore della tua gioventù”. Dalla traduzione dei Settanta,
letteralmente: “a te il principato … dal seno dell’aurora ti ho generato”. Infine una Bibbia
ortodossa traduce: “dal seno dell’alba la tua gioventù viene a te come la rugiada”. La Bibbia
del Sales non va meglio e traduce: “Ti ho generato dal Mio seno davanti la stella del
mattino”.
Quale può essere stato il motivo di traduzioni così bizzarre? Forse che neanche i traduttori
credono più in Lucifero, perciò, scrivendolo con la lettera minuscola, lo identificano con ‘la
stella del mattino’. O, forse, il motivo è che Lucifero è riuscito ancora una volta a depistare la
scoperta della sua identità, facendo in modo che nessuno lo identificasse con Adamo. Infatti,
queste non sono nemmeno delle libere traduzioni: se non conoscessimo la buonafede dei
traduttori, dovremmo definirlo un falso ideologico!
Una ulteriore considerazione che possiamo fare è che re Davide fosse a conoscenza della
verità pervenutagli dai Libri di Mosè, e che questa verità fu oscurata da suo figlio Salomone
che fece mettere per iscritto in lingua ebraica il Pentateuco. Tuttavia questo versetto di re
Davide deve essere sfuggito a re Salomone se rimase integro. Ci è lecito pensare anche che re
Salomone, nonostante la sua meravigliosa preghiera a Dio in occasione della sua elezione al
trono, fu strumento di Satana nei suoi rimaneggiamenti della Toràh in quello che viene
chiamato lo scritto yahwista (intorno al 950 a.C.) che a quel tempo copriva l’intera Scrittura
prima che gli altri Autori lo rimaneggiassero a loro volta un po’ qua e un po’ là a macchia di
leopardo in scritto eloista (intorno all’850 a.C.), in scritto deuteronomista (intorno al 750 a.C.)
e in scritto sacerdotale (intorno al 550 a.C.). Tuttavia, è anche vero che le maggiori notizie
sull’origine del popolo ebraico le troviamo nello scritto yahwista.
Il numero 666 non è presente solo in Apocalisse, ma anche nel III Libro dei Re. Al Cap. 10
versetti 14-15 si legge: “La quantità di oro che affluiva nelle casse di Salomone ogni anno
era di ‘seicentosessantasei’ talenti, senza contare quanto ne proveniva dai trafficanti e dai
commercianti, da tutti i re dell’Arabia e dai governatori del paese”. È chiaro che se ogni
anno affluivano ‘666’ talenti nelle casse di Salomone, egli si era venduto al ‘Principe di
questo mondo’ e che ne riceveva la ricompensa! Ecco anche perché seppe rispondere a tutte le
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domande della regina di Saba! Ma le sue ispirazioni, se queste sono le premesse, non
venivano da Dio. Satana è intelligente ed evidentemente sa sfruttare le occasioni per
accreditarsi. La sapienza umana di Salomone non ha nulla a che fare con la Sapienza di Dio!
Così Satana, grazie a re Salomone, ebbe il suo momento di gloria e riuscì ad essere adorato
nel tempio di Dio. Quale oltraggio infinito a Dio! Ma alla fine, con la morte di Salomone, il
regno fu spaccato in due.
Ricordiamo che Salomone era figlio di re Davide ma anche figlio di Bersabea, la moglie
ittita di Uria. Questo ci spiega perché Dio prediligesse i matrimoni fra Ebrei: per mantenere
integra la fede nell’Unico Dio.
Prima di chiudere l’argomento vorrei riportate un passo di Ezechiele che la Bibbia di
Gerusalemme attribuisce in nota alla figura di Lucifero. Il brano è quello che parla del re di
Tiro. Ho scelto questa versione per la nota relativa che vi è scritta: “la tradizione cristiana ha
spesso applicato questo passo alla caduta di Lucifero” (Ez. 28, 12-19).
12 Tu eri un modello di perfezione,
pieno di sapienza, perfetto in bellezza;
13 in Eden, giardino di Dio,
tu eri coperto d’ogni pietra preziosa:
rubini, topazi, diamanti, crisòliti, onici
e diaspri, zaffiri, carbonchi e smeraldi;
e d’oro era il lavoro dei tuoi castoni e delle tue legature,
preparato nel giorno in cui fosti creato.
14 Eri come un cherubino ad ali spiegate a difesa;
Io ti posi sul monte santo di Dio
E camminavi in mezzo a pietre di fuoco.
15 Perfetto tu eri nella tua condotta,
da quando sei stato creato,
finché fu trovata in te l’iniquità.
16 Crescendo i tuoi commerci
Ti sei riempito di violenza e di peccati;
Io ti ho scacciato dal monte di Dio
E ti ho fatto perire, cherubino protettore,
in mezzo alle pietre di fuoco.
17 il tuo cuore si era inorgoglito per la tua bellezza,
tua saggezza si era corrotta
a causa del tuo splendore:
ti ho gettato a terra
e ti ho posto davanti ai re che ti vedano.
18 Con la gravità dei tuoi delitti,
con la disonestà del tuo commercio
hai profanato i tuoi santuari;
perciò in mezzo a te ho fatto sprigionare un fuoco
per divorarti.
Ti ho ridotto in cenere sulla terra
sotto gli occhi di quanti ti guardano.
19 Quanti fra i popoli ti hanno conosciuto
sono rimasti attoniti per te,
sei divenuto oggetto di terrore, finito per sempre”.
48
Leggendo queste righe non si può non riscontrare il ritratto di Adamo. Evidentemente il re
di Tiro aveva aperto il suo cuore alle cattive ispirazioni di Satana, ossia di Adamo, così che
Satana aveva preso possesso di lui. E il Signore, mentre si rivolge al re di Tiro, parla
direttamente a Satana, o Adamo, che è in lui. Gli ricorda quando era nel giardino dell’Eden,
quand’era un modello di perfezione, pieno di sapienza e perfetto in bellezza. Gli ricorda che
era ricoperto di tutti i doni, le pietre preziose, che era un Figlio di Dio, un cherubino, che la
sua condotta era stata perfetta fino a quando non ha accolto nel suo cuore l’iniquità, i cattivi
pensieri, e si è coperto di peccati e di violenza. Gli ricorda come si era inorgoglito per la sua
bellezza e aveva perduto la sua saggezza profanando la vita, i santuari. Così il Signore lo ha
cacciato dall’Eden per la sua disonestà e i suoi delitti e lo ha ridotto in cenere.
In questo passo vediamo con limpidezza come dietro al re di Tiro si cela l’identità di
Adamo.
Al versetto 14 c’è un’ulteriore conferma che gli Angeli non sono altro che i Figli di Dio:
“Eri come un cherubino …”: Lucifero era un cherubino, ossia un Uomo Figlio di Dio,
l’Uomo originario perfetto, il primo Uomo.
5 I figli di Satana
Quando nasciamo siamo tutti figli di Adamo, quindi di Satana. Questo pensiero è
sconvolgente! Proprio così! Quando nasciamo siamo tutti figli di Satana! Siamo i figli della
perdizione. Se non veniamo redenti lungo il cammino della nostra vita, non arriviamo a
diventare figli adottivi di Dio. Per fortuna, al di sopra di tutto c’è la Misericordia di Dio!
Perché Dio non tolse ad Adamo dopo il peccato ciò che gli aveva concesso, ossia la sua
discendenza. Adamo aveva voluto una discendenza sua? E Dio gliela ha lasciata. Ma al tempo
stesso Dio ha messo in opera tutta una strategia per sottrarre a Satana questi discendenti per
innalzarli, quali Suoi figli adottivi, al Regno di Dio grazie a Gesù. Naturalmente, aveva, ed
ha, bisogno del loro consenso. Quindi, ha bisogno anche del nostro individuale assenso.
Dice Gesù nel Vangelo di Giovanni: “Se Dio fosse il vostro Padre, certamente amereste
Me … (Gv 8,42) (ma) voi avete per padre il diavolo e volete soddisfare i desideri del padre
vostro: quegli fu omicida fin dal principio e non stette nella verità … (Gv 8,44). Queste
espressioni vanno prese alla lettera. Non sono modi di dire. Già ci siamo chiesti: se gli Angeli
fossero stati creati prima degli Uomini, come avrebbe fatto Lucifero ad essere omicida fin dal
principio se gli Uomini non c’erano ancora? O sarebbe diventato Satana solo dopo la
creazione dell’uomo? In questo caso non sarebbe stato omicida ‘fin dal principio’.
Adamo invece fu omicida fin da principio perché la responsabilità della morte fisica di
Abele fu sua. Quindi fu il primo omicida. Ma procurò anche la morte spirituale di Caino, che
fu ben più grave, perché questo figlio nacque senza lo Spirito di Dio, quindi spiritualmente
morto.
Inoltre, se Gesù chiama ‘diavolo’ il padre naturale loro e nostro, è segno che si riferisce ad
Adamo. Infatti Giovanni dice ancora: “Chi fa il peccato è ‘dal’ diavolo (cioè discende dal
diavolo), poiché il diavolo pecca dal principio (dell’umanità). A questo fine è apparso il
Figliolo di Dio (Gesù): per distruggere le opere del diavolo (di Adamo)” (1Gv 3,8). Le opere
del diavolo, ora noi capiamo, sono le tare genetiche causate dall’ibridazione e soprattutto la
morte spirituale. Poi, più oltre, aggiunge: “Non come Caino che era ‘dal’ Maligno e uccise
suo fratello” (1Gv 3,12), cioè: Caino era proveniente dal Maligno, ossia generato dal
Maligno, che è ancora Adamo. Qui Gesù non fa tanto una questione di responsabilità, ma
piuttosto puntualizza la discendenza biologica di Caino dal ‘Maligno’. Infatti, noi sappiamo
che Caino non era colpevole delle sue azioni perché non del tutto responsabile.
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6 La demonologia
Noi vediamo che con la conoscenza della Genesi rivelata a don Guido tutta la Scrittura
prende un altro spessore. Si scopre una lettura inedita delle origini, anche di quelle del ‘Male’.
Naturalmente, tutto ciò che conosciamo dal Catechismo sugli Angeli e sui Demoni non va
perduto. Anzi, tutto è confermato. Si copre solo un vuoto sulla loro identità e la loro origine.
Perciò quello che padre Amorth ci illustra, grazie alle sue conoscenze attraverso gli esorcismi,
tutto viene confermato. Anche tutto ciò che apprendiamo continuamente dai carismatici grazie
ai messaggi di Gesù e Maria è in perfetta sintonia con quanto abbiamo appena appreso.
Sappiamo che Gesù nel Vangelo ci dice che l’attività vessatoria del Maligno nei confronti
dell’uomo dovrà finire perché “un regno diviso in se stesso prima o poi cade” (Mc. 3, 22-27).
È diviso perché due sono le provenienze degli oppositori a Dio: quella dei Figli ribelli di Dio
che hanno giurato odio ai discendenti di Caino, e quindi in sostanza a Dio, e quella dei figli
degli uomini che si sono votati al male. Le due discendenze sono unite solo dall’odio comune
verso gli uomini, ma in antitesi totale fra loro perché i Figli ribelli di Dio disprezzano i figli di
Caino. Ma, ricordiamoci, il loro potere è sempre sottomesso a Dio e Dio ha posto un termine
alla loro azione.
La parola ‘diavolo’ deriva dal verbo greco ‘diabàllo’ che significa dividere. L’azione del
diavolo è dunque quella di dividere, separare l’uomo da Dio per i motivi di gelosia e d’invidia
che conosciamo. Poiché i Figli di Dio ribelli non concepiscono che Dio voglia salvare i
discendenti di Caino, essi volgono la loro attenzione affinché la discordia regni fra gli uomini.
Agiscono in particolare sul punto più debole della società: la famiglia. Dalla crisi della
famiglia hanno origine quasi tutte le altre crisi. E le fragili vite dei piccoli sono le più esposte.
I Figli di Dio ribelli considerano la Misericordia verso l’uomo una ingiustizia di Dio. Molti di
loro quando furono in vita non seppero trovare la ragione della sofferenza nella fede come
fece Giobbe. Senza un buon rapporto con Dio hanno perso Sapienza e Amore. Avrebbero
preteso di essere tutelati in quanto Figli legittimi di Dio. Perciò si sono sentiti traditi. Solo la
fiducia in Dio, che “sa quello che fa” (§ 74), ci dà coraggio e speranza. E li diede a Giobbe.
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VI CAPITOLO : DALLA GENESI ALL’APOCALISSE
1 La purificazione genetica dell’umanità
Apocalisse vuol dire ‘rivelazione’. Se vogliamo vedere la Bibbia come un ‘unicum’, non
possiamo separare la Genesi dall’Apocalisse. Questo ultimo Libro porta a soluzione i
problemi annunciati nel primo. Quindi osserviamo alcuni fatti come tappe storiche, in senso
lato, per giungere a questo traguardo.
Dice Gesù alla Valtorta nel commento dell’Epistola di Paolo ai Romani del 21/28 maggio
1948: “L’uomo attuale non è il risultato di un’evoluzione ascendentale, ma il doloroso
risultato di una evoluzione discendentale, in quanto la colpa di Adamo ha per sempre leso la
perfezione fisico-morale-spirituale dell’uomo originale”.
Con il Diluvio universale Dio ha eliminato d’un colpo solo tutti quei discendenti che, per il
loro grado d’inquinamento, erano irrecuperabili. Solo Noè e con lui tutta la sua famiglia e
ogni coppia di animali (intendendo per ‘animali’ (§ 245) i discendenti dei cainiti, una coppia
fra le meno tarate per ogni popolo) entrarono nell’arca e furono salvati. È una mia
interpretazione.
Da lì è iniziata una nuova era nella quale Dio ha immesso nuovi gameti perfetti che
innalzassero il livello intellettivo e la salute psicofisica dell’umanità. Un processo di recupero
durato milioni di anni se lo vediamo inserito nel tempo complessivo, cioè da quando l’Uomo
fu creato parecchie decine di milioni di anni fa, fra i 40 e i 90 milioni, ad ora. Con esattezza
‘quando’ non lo sappiamo. Perché quando don Guido cominciò a contare frettolosamente le
decine di milioni pensando a uno scherzo, il Signore lo interruppe dicendo: “-anta”,
desinenza che poteva essere attaccata sia a quaranta, come a cinquanta, o a sessanta, o a
settanta, o a ottanta, o a novanta milioni d’anni. Don Guido, nella sua interpretazione, pensò
alle decine più basse perché già quelle gli sembravano un’enormità. Ma sarà compito degli
scienziati stabilire a quale decina attaccarla. La data esatta è poco rilevante al fine della
salvezza. A noi importa solo comprendere il piano del Signore.
Poi, quando l’umanità ha maturato una sufficiente capacità di intendere e di volere, cioè
‘nella pienezza dei tempi’, ecco che Dio si rivela al popolo ebraico che più d’ogni altro era
pronto a comprendere la Parola di Dio. Anche la schiavitù del popolo d’Israele in Egitto si
rivela un segno di Misericordia, perché ha imposto al popolo eletto un isolamento genetico. Il
fine era quello di preservarlo il più possibile dalla promiscuità con altri popoli allo scopo di
non disperdere quell’arricchimento di doti di purezza genetica che gli andava donando.
Le molte nascite miracolose da donne sterili, di cui la Bibbia ci narra solo pochi esempi,
non sono che la modalità con cui Dio ha inteso rinnovare il patrimonio genetico dell’umanità
intera migliorandola sensibilmente. Il popolo eletto, evidentemente, ha avuto più interventi
purificatori degli altri popoli per diventare sufficientemente maturo ad accogliere Gesù e la
Sua Parola. E questo processo di rinnovamento genetico non è ancora terminato. Continua
ancora grazie alla S. Eucarestia, che è una vera trasfusione di Corpo e Spirito di Gesù, e sarà
definitivo con la seconda venuta di Gesù, quando ci sarà una guarigione collettiva da tutte le
tare ereditarie del peccato originale ancora presenti nella natura umana e segnerà l’inizio del
Regno di Dio, sempre su questa Terra.
2 La Buona Novella
Gesù viene a farci conoscere il vero Volto (spirituale) del Padre: non più il Dio del terrore e
del castigo, delle prove estreme come quelle di Giobbe, ma ci rivela il Padre della
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Misericordia che ben conosce le nostre sofferenze e i nostri limiti e che desidera riportarci a
una vita di serenità, di pace, di gioia, e infine alla Vita eterna.
Gesù istruisce, guarisce, libera! Libera solo chi voglia essere liberato dalle catene di Satana
ponendo l’uomo davanti alla scelta se restare con il suo Progenitore-Adamo o diventare
‘figlio adottivo’ di Dio.
Il Battesimo è in primo luogo un Sacramento di liberazione dai vincoli di Satana. Il
battezzando, alla domanda del Sacerdote, o di chi per esso, che gli chiede: “Rinunci a
Satana?”, risponde: “Rinuncio”. A quel punto il Sacerdote dice: “Io ti battezzo nel Nome del
Padre, del Figlio (Gesù) e dello Spirito Santo (lo Spirito di Gesù donato a noi il Quale ci
santifica)”. E, da quel momento si interrompe una dipendenza, una schiavitù, e nasce una Vita
nuova nello Spirito, anche se non cancella i fomiti del peccato originale. Questo è, in sintesi,
l’inizio per ciascun uomo dell’opera della Redenzione. Da qui comprendiamo l’estrema
importanza del Sacramento del Battesimo.
Se questa è la formula liturgica, altri sono i modi con cui il Signore adotta i Suoi figli senza
passare attraverso la Chiesa istituzionale. Come ebbe a dire il Santo Padre in un’omelia di fine
settembre 2012, tutti quelli che credono in Dio, a qualunque credo appartengano in buona
fede e siano miti e retti di cuore, entrano nella Famiglia di Dio. L’identikit dei figli di Dio, che
non passano necessariamente attraverso il Battesimo cristiano ma che ricevono direttamente
lo Spirito da Gesù perché ne hanno i requisiti, lo troviamo nelle Beatitudini elencate da Gesù
nel Discorso della Montagna. Chi risponde ad almeno uno di questi requisiti è di per sè ‘figlio
adottivo di Dio’ battezzato in Spirito da Gesù stesso. Diventare figli di Dio è questa la Buona
Novella di cui Gesù parlava: la liberazione dalla schiavitù dal regno di Satana e l’entrata nel
Regno di Dio.
3 La verità ci rende liberi
Qualcuno potrebbe chiedersi quale utilità abbia conoscere l’identità di Satana. In verità è
molto utile, direi essenziale. Conoscere da dove veniamo, chi siamo e dove siamo diretti è
fondamentale perché l’individuo si accenda di entusiasmo e acquisti la volontà di essere
riscattato.
Se noi abbiamo un tiranno che sta nell’anonimato e non sappiamo quando e da dove ci
colpirà, la nostra vigilanza diventa angosciosa. Un nemico ignoto e pericoloso non ci permette
una difesa organizzata. C’è un dispendio enorme di energie e poi, al momento inatteso, questo
nemico ci coglie impreparati.
Ma se, al contrario, conosciamo il nostro nemico e consideriamo le sue debolezze e i suoi
cedimenti, ecco che la nostra paura non sarà più quella che ci viene da una forza ignota, ma
diventerà un sentimento controllato che ci consente una difesa intelligente. E la difesa più
efficace, sapendoci deboli, è quella di mettersi al riparo dal nemico. Con la Consacrazione ai
SS. Cuori di Gesù e Maria noi siamo sicuri della Loro protezione. Parliamo naturalmente di
protezione spirituale dagli errori riguardo alla verità: la Consacrazione garantisce al
consacrato di esser protetto e preservato dalle eresie. Praticamente ci garantisce la salvezza.
Ma vediamo che spesso la protezione si estende anche alla vita ordinaria.
Non sto a ripetere l’infinità di messaggi che sono giunti all’umanità per invitarci a questa
scelta. Non ultima a Fatima la richiesta della Madonna alla Chiesa di consacrarle la Russia.
La stessa richiesta la Madonna la fece a padre Luka Cirimotic: consacrare il mondo intero a
Maria Santissima. A lui dobbiamo la fondazione del Movimento ‘Consecratio Mundi’,
Movimento approvato dalla Chiesa e guidato, dopo la morte del suo fondatore padre Luka, dai
Padri Monfortani di Roma che ora portano avanti questa missione. Purtroppo in questo campo
c’è molto da fare. Evidentemente la consapevolezza della necessità della Consacrazione nella
Chiesa gerarchica non c’è ancora.
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La strategia di Satana è di far credere che non esiste né lui né l’inferno. E molti sono caduti
in questo inganno. Tanto più, abbiamo visto, gli preme che non si conosca la sua identità!
Ma la sua strategia sta anche nello smontare la Genesi e in particolare la dottrina del
peccato originale. Molti teologi paragonano la Genesi ad un libro epico. Molti pensatori oggi
considerano questo peccato un mito o, al massimo, un peccato personale di chi voglia definire
ciò che bene e ciò che è male. Eppure il peccato originale è stato affermato dal Concilio di
Cartagine (418), da quello d’Orange (529), da quello di Trento (1546) e ribadito dalla ‘Lumen
Gentium’ e dalla ‘Gaudium spes’. E, per finire, da un’omelia significativa di Benedetto XVI
in cui affermò, come sappiamo, che questo peccato si trasmette per via ‘biologica’ (10
dicembre 2008).
Smantellando il peccato originale si infrange anche il principio della monogenesi della
specie umana e, indirettamente, si sminuisce la Redenzione. Tutte queste correnti prendono
origine dall’evoluzionismo, un’ideologia superba e ingenua allo stesso tempo, che è la fonte
di questa apostasia e che causerà la prossima spaccatura della Chiesa!
Belluno, 5 ottobre 2012
Festa di S. Faustina Kowalska
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INDICE
PREMESSA .......................................................................................................... pag. 2
ALCUNE NOZIONI PROPEDEUTICHE ……………………………………….
1 Perché possiamo credere che la rivelazione avuta da don Guido è verità ……….
2 Una rivelazione per spiegare i punti oscuri della Genesi ………………………...
3 da sempre Dio guida il Suo popolo alla comprensione della Scrittura …………..
4 La creazione mediata ………………………………………………………………
5 Il peccato originale fu un peccato di ibridazione della specie umana ……………
6 La Genesi non è un mito …………………………………………………………..
7 I Figli di Dio ……………………………………………………………………….
8 L’Omega …………………………………………………………………………....
9 Il progetto di Dio è Sapienza ………………………………………………………
10 Il peccato originale e le sue conseguenze ………………………………………..
11 Alla natura originariamente buona dell’Uomo si sovrappose una seconda natura
12 Lo Spirito: Dio è Puro Spirito ………………………………………………….….
13 Lo Spirito nei Figli legittimi di Dio e nei figli adottivi di Dio …………………..
14 I figli degli Uomini ………………………………………………………………..
15 Distinzione fra anima e Spirito ……………………………………………………
16 L’anima …………………………………………………………………………….
17 Le capacità dell’anima …………………………………………………………….
18 Interazione fra anima e Spirito …………………………………………………….
19 L’uso improprio del termine ‘spirito’ …………………………………………….
20 I Cainiti, ‘figli dell’Uomo’, Adamo, e i ‘figli degli Uomini’, quelli del cap. 6°...
21 L’immortalità, la morte fisica e la morte spirituale ………………………………
22 Il ripristino dello Spirito nei figli degli Uomini …………………………………
23 La nuova Vita dello Spirito e lo spettro della seconda morte ……………………
24 L’uso improprio del termine ‘anima’ ……………………………………………..
MYSTERIUM INIQUITATIS
I CAPITOLO : IL ‘SERPENTE’ DELLA GENESI
1 Il ‘serpente’ nella rivelazione fatta a don Guido ………………………………….. 21
2 Il ‘serpente’ nella Genesi mosaica …………………………………………………
3 Il ‘serpente’ nell’Esodo …………………………………………………………….
4 Il ‘serpente’ e l’albero genealogico selvatico del bene e del male ………………..
5 Simbolismi del ‘serpente’ ………………………………………………………….
6 La discendenza del ‘serpente’ ……………………………………………………..
7 Il dèmone della cupidigia e della sensualità ……………………………………...
II CAPITOLO : SATANA E IL MISTERO DEL MALE
1 Il Dio della Genesi mosaica ………………………………………………………
2 La presenza del Male ……………………………………………………………..
3 Quando appare per la prima volta nella Bibbia il termine ‘Satana’ ……………..
III CAPITOLO : GLI ANGELI E LA CADUTA DEGLI ANGELI RIBELLI
1 La prova e la caduta degli Angeli ………………………………………………..
2 Alcuni quesiti sui Demoni ……………………………………………………….
3 Gli Angeli nella teologia …………………………………………………………
4 Come nacque il termine Angeli ………………………………………………….
5 La vulgata e i commentatori della Bibbia ………………………………………..
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27
29
6 La Genesi mosaica e la nuova Genesi non accennano alla creazione degli Angeli
IV CAPITOLO : “LA CAUSA PRIMA” DEL MALE
1 ‘Satana’ non è un genere letterario ……………………………………………….
2 La prova che il primo Angelo non seppe superare ………………………………
3 Il vero oggetto della tentazione …………………………………………………..
4 E fu Satana ………………………………………………………………………..
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V CAPITOLO : LA RILETTURA DELLA GENESI
1 Il linguaggio ermetico della Genesi mosaica ……………………………………. 43
2 La forma allusiva …………………………………………………………………
3 Il capostipite degli Angeli ………………………………………………………..
4 Satana non vuole che si conosca la sua identità …………………………………
5 I figli di Satana ……………………………………………………………………
6 La demonologia …………………………………………………………………..
VI CAPITOLO : DALLA GENESI ALL’APOCALISSE
1 La purificazione genetica dell’umanità ………………………………………….
2 La Buona Novella ………………………………………………………………..
3 La verità ci rende liberi ………………………………………………………….
Renza Giacobbi
Via I Novembre, 1
12300 Belluno
ITALY
TEL. 00.39.348.9598086
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