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Confini e frontiere
ValeurS
Confini e frontiere
Una rivista di informazioni dell’Ufficio federale di statistica – Numero 2/2012
Superare i confini, o abbandonare il terreno conosciuto …
2
UST ValeurS
Editoriale
«Come gestire i confini nella statistica
pubblica»
Dr. Jürg Marti
Direttore dell’Ufficio federale di statistica
Neuchâtel/Svizzera
I confini separano ma offrono anche protezione e sicurezza. E poi mettono ordine, ma sono anche
fatti per essere estesi e oltrepassati. Superare i confini apre la mente e permette di fare passi
in avanti.
La statistica pubblica esercita la sua attività all’interno di vari confini: di tipo geografico, regolatore,
metodologico e contenutistico. Tali confini non sono limitanti, ma piuttosto garantiscono al sistema
un quadro stabile, all’interno del quale può essere svolto il mandato politico di prestazioni. Ai confini
e in particolare al loro superamento è dedicato il presente numero di ValeurS.
1852 sono i chilometri che circondano la Svizzera e che vengono quotidianamente altre passati
da ­migliaia di persone, per esempio coloro che lavorano come frontalieri nel nostro Paese. La statistica dei frontalieri dell’Ufficio federale di statistica rileva informazioni su questi tipi di lavoratori, tra
cui i loro Paesi di origine e le professioni in cui sono più spesso impiegati.
L’introduzione della libera circolazione delle persone tra la Svizzera e l’Unione europea ha «reso più
labile» la nozione di confine e cambiato profondamente il mercato del lavoro. Uno studio dell’Ufficio di
statistica del Cantone Ticino ha analizzato gli aspetti positivi e quelli negativi che una tale innovazione
ha comportato per le zone di frontiera. Negli ultimi tempi si è affermata la tendenza a superare i confini anche nella direzione opposta per effettuare acquisti nei Paesi della zona euro. Il valore delle
merci acquistate all’estero ha superato l’ordine del miliardo di franchi nel 2011. L’Amministrazione federale delle dogane spiega gli effetti del fenomeno sul lavoro degli uffici doganali svizzeri.
Il fenomeno migratorio ha da sempre interessato anche i cittadini svizzeri che hanno abbandonato il proprio Paese per costruirsi una nuova vita altrove. Attualmente oltre l’11% della popolazione
svizzera vive al di fuori dei confini nazionali; ma se un tempo era soprattutto la povertà a spingere le
persone verso un futuro spesso incerto, oggi sono soprattutto i motivi professionali alla base
dell’emigrazione o semplicemente la voglia di avventura.
La povertà, però, è un fenomeno ancora presente in Svizzera. Per definirla, sono necessari valori
di riferimento chiari: la nozione di povertà, infatti, dipende da vari fattori, tra cui il contesto e il metro
di giudizio. L’articolo dedicato al tema presenta due tipi di concetto per la definizione di povertà.
Su nuovi concetti e sul ripensamento dei confini tradizionali si basano gli Open Government Data,
i dati liberamente accessibili delle autorità. La statistica pubblica riveste un ruolo precursore in questo
ambito, nell’intento di attuare la strategia di e-government della Confederazione, ma restano ancora
alcuni criteri da adempiere.
Nessun vincolo, invece, per la statistica rappresentata sul palcoscenico dal progetto teatrale «100%»
del gruppo Rimini Protokoll. I 100 attori in carne e ossa che rappresentano statisticamente la loro
città sul palco rispondono a domande anche private, senza alcuna protezione della privacy, dando
alla statistica un aspetto più concreto. Simone Nuber, Direttrice dell’Ufficio statistico della Città di
­Zurigo, ha dato il via alla reazione a catena per il casting dello spettacolo in scena nella stessa Zurigo.
Infine Martin Vorrdouw, professore assistente all’Istituto di biologia dell’Università di Nechâtel,
spiega quanto sia importante la statistica per la sua ricerca.
Buona lettura!
UST ValeurS
3
Statistica pubblica della Svizzera: superare i confini
con un sistema ben funzionante è possibile
Sono diversi i requisiti che la statistica pubblica deve soddisfare: qualità, scientificità, pertinenza, indipendenza.
Per farlo, occorre definire in modo trasparente il sistema e i relativi confini. Ma i confini non devono essere
né assoluti, né fissi. Come vengono definiti questi confini, come possono e devono essere infranti e superati?
E cosa succede quando se ne delineano di nuovi? Jürg Marti e Ruth Meier
L
a statistica pubblica non può prevedere i risultati, ma è in grado di tracciare tendenze
e tematiche di rilievo per il futuro. La lungimiranza e la flessibilità dei confini del sistema
statistico garantiscono alla politica basi concrete
su cui fondare il proprio lavoro, permettendo agli
­attori politici di prendere decisioni democratiche
basate sui dati affidabili che la statistica pubblica
offre. Questo costituisce il contributo essenziale
del sistema statistico a una democrazia funzionante. Una questione molto attuale che interessa
tutti i sistemi statistici riguarda l’adeguamento
alla nuova realtà, che richiede un «superamento»
dei confini della statistica.
Superare i confini, abbandonare gli ambiti noti
può essere interessante e promettente, ma ogni
novità porta con sé insicurezze che rischiano di
destabilizzare il sistema. Ridurre al minimo le incertezze e i rischi che ne derivano è possibile solo
se i confini che si intendono superare fanno parte
di un sistema stabile e ben funzionante, come
quello della statistica pubblica. Così al superamento dei confini, con cui la statistica adegua i
propri sistemi alla nuova realtà, si accompagna il
necessario consolidamento che permette di ricreare la stabilità del sistema.
Un quadro regolatore a prova di fiducia
Il sistema della statistica pubblica è delimitato da
una serie di confini. In primis, il mandato di informazione pubblica è determinato dal quadro regolatore definito dalla legislazione, che comprende
la legge sulla statistica federale e altre leggi contenenti articoli dedicati alla statistica. Un altro
«confine» è definito dalla legge federale sulla protezione dei dati, che disciplina il rapporto con le
informazioni e crea una presupposto ­importante
per la fiducia dell’opinione pubblica, che è fondamentale per la partecipazione degli intervistati
4
UST ValeurS
alle rilevazioni. Nonostante la forte componente
normativa, i confini definiti dal quadro regolatore
non sono immutabili, ma possono essere modificati o riscritti. Nella maggior parte dei casi è il
legislatore stesso che interviene in questo senso,
assegnando mandati specifici finalizzati a trovare
risposte alle nuove questioni emerse, oppure i
provvedimenti vengono segnalati tramite interventi parlamentari. Ma anche i protagonisti della
statistica, tra cui l’UST, partecipano al processo
con proposte innovative. I confini regolatori sono
determinati anche dai rapporti internazionali in
cui il sistema statistico è coinvolto; l’Accordo bilaterale di cooperazione nell’ambito della statistica
della Svizzera con l’UE, per esempio, definisce
non quali regolamenti adottare – dato che la Svizzera li sceglie autonomamente – ma le modalità di
attuazione di quelli adottati.
Definizione e ampliamento delle aree
geografiche
L’idea di confine porta con sé la nozione di area
geografica. Di regola, la statistica si rifà a delle
unità territoriali e utilizza concetti contenutistici
stabiliti, come il concetto interno, con cui si definiscono il prodotto interno lordo o l’indice nazionale dei prezzi al consumo. Anche se la statistica
pubblica si orienta in primis al proprio Paese, ai
fini statistici anche l’estero e quindi il raffronto
internazionale acquistano un peso sempre più
significativo. L’estero rappresenta sia uno «spazio di sbocco», per esempio per l’esportazione di
merci e servizi, che uno «spazio di provenienza»
del turismo o della migrazione. La crescente globalizzazione pone la statistica di fronte a nuove
sfide, perché le catene economiche del valore
aggiunto diventano sempre più complesse, più
internazionali e quindi statisticamente più difficili
da rilevare.
Riconoscimento anticipato delle aree
di intervento
La maggiore complessità del contesto di riferimento crea nuove sfide per i sistemi statistici sul
piano contenutistico: cresce, infatti, il fabbisogno
di informazioni, aumenta il numero di richieste e
di mandati. Alla statistica pubblica spetta anche
il compito di seguire attivamente i dibattiti politici in modo da dedurre le possibili aree di intervento della statistica e agire come un radar,
riconoscendo con anticipo i temi chiave per poi
impostare con lungimiranza le basi statistiche.
Questa struttura non deve necessariamente
produrre nuove rilevazioni: la statistica ufficiale
è piuttosto tenuta a impiegare metodi innovativi
per analizzare in modo nuovo le questioni e le
aree di intervento1.
Tecnologie moderne e nuove opportunità
I metodi usati in campo statistico sono caratterizzati da uno sviluppo incessante. Le innovazioni
metodologiche permettono di ridefinire le strategie
intraprese dalla statistica pubblica. La ridefinizione
«più radicale» avvenuta negli ultimi anni è stata
sicuramente la strategia dei registri introdotta con
il censimento della popolazione 2010. Anche gli
sviluppi della tecnica hanno spostato i limiti della
fattibilità in campo statistico e le nuove tecnologie
della comunicazione offrono nuove opportunità
e possibilità. Nel campo tecnico, per esempio, la
progressiva automatizzazione del trasferimento di
dati garantisce maggiore efficienza nello scambio
e minore onere a carico dei fornitori di dati.2
come l’indipendenza e l’obbligo della qualità. Tali
regole devono essere note, accettate universalmente e riconosciute come confini del sistema.
La collaborazione di tutti gli attori all’interno del
sistema di statistica pubblica costituisce il fondamento principale per la condivisione di valori, la
reciproca lealtà e trasparenza.
Apolitica ma rilevante per la politica
La statistica pubblica è apolitica per definizione
ma deve essere rilevante per la politica. Questa caratteristica rappresenta da un lato una
tipicità della statistica e dall’altro comporta una
limitazione. Il ferreo rispetto di questi «confini»
garantisce alla statistica pubblica la necessaria
indipendenza, che le permette di illustrare situazioni e tendenze che possono anche contrastare
l’opinione politica dominante.
La complessità dei processi statistici richiede
un orientamento lungimirante della produzione
statistica. Tale approccio comporta una certa
«inerzia di sistema» – i sistemi statistici, infatti,
non sono molto agili – ma la lungimiranza genera
anche un´ importante utilità del sistema ai fini
comparativi: la continua estrazione di informazioni, cioè, crea le basi della «memoria della
nazione» e le arricchisce costantemente.
Dr. Jürg Marti, direttore dell’UST
Ruth Meier, vice direttrice dell’UST
Fattori per superare con successo i confini
I differenti parametri che definiscono i confini del
sistema statistico custodiscono una questione intrinseca: come tali limiti possono essere superati e
quali fattori permettono di superare i confini con
successo. Come già detto, un’apertura dei confini
può provocare insicurezza e destabilizzazione,
due fenomeni che vanno assolutamente evitati, o
per lo meno attenuati, anche nella statistica pubblica. Superare i confini significa spostare i limiti
o modificarli, generando in pratica una nuova
focalizzazione: ciò crea una nuova o differente
angolatura e, quindi, una nuova o differente riproduzione della realtà.
Per realizzare questa nuova focalizzazione in
un contesto quanto più stabile possibile servono
valori base stabili, cioè regole chiave del sistema,
1
Si citano, ad esempio, i sistemi
statistici integrati, i conti globali, i sistemi satellite e i sistemi
di indicatori.
2
Un esempio è il sistema sedex
(secure data exchange) sviluppato dall’UST, che ha riscosso
grande successo.
UST ValeurS
5
Povertà e soglie di povertà
Cosa si intende per soglia di povertà e quando una persona può essere definita povera? Trovare una risposta
univoca a simili domande non è facile, perché il concetto di povertà non si basa su criteri chiari e validi universalmente, ma varia a seconda dell’approccio e del contesto sociale, culturale e politico. Per definire la povertà,
poi, servono valori di riferimento. Infine esistono modi diversi di analizzare il fenomeno e altrettanti approcci
per la rilevazione statistica. Il punto di partenza di una statistica della povertà, però è lo stesso: come delimitare il fenomeno. Nell’articolo, due concetti per la misurazione della povertà. Martina Guggisberg
L
o status sociale, le opportunità e le condizioni di vita dipendono fortemente dal reddito e dal patrimonio. Le risorse finanziarie,
dunque, rivestono un ruolo centrale nella definizione di povertà. Ed è proprio sulle risorse finanziarie delle economie domestiche, e quindi sulla
povertà materiale o monetaria, che si concentrano normalmente le statistiche della povertà
ufficiali. La povertà monetaria viene definita sulla
base del reddito domestico disponibile1 (e, idealmente considerando anche il patrimonio). Per la
definizione delle soglie di povertà monetaria si
ricorre a due approcci: uno assoluto e uno relativo.
Definizione di povertà assoluta
Negli approcci assoluti, la povertà è definita come
il fatto di ritrovarsi al di sotto di un determinato
minimo vitale. Originariamente, veniva preso in
considerazione un minimo esistenziale che includeva solo le risorse necessarie al sostentamento e
quindi al soddisfacimento di bisogni primari come
l’alimentazione, l’abbigliamento e l’abitazione. Nei
Paesi industrializzati, tuttavia, questo tipo di sopravvivenza puramente fisica è in gran parte assicurato. Il concetto di povertà assoluta impiegato
all’Ufficio federale di statistica si basa su una fissazione di una soglia di povertà orientata ai bisogni, partendo da un minimo vitale sociale che
permetta non solo la mera sopravvivenza ma anche una minima partecipazione alla vita sociale 2.
Questa soglia di povertà è assoluta in quanto
non dipende direttamente dalle distribuzioni di
beni e risorse che caratterizzano la società nel suo
insieme anche se ne tiene conto implicitamente
nella definizione delle risorse minime esistenziali
(forfait per il mantenimento) 3.
6
UST ValeurS
La fissazione di risorse minime è determinata
anche dai valori di riferimento di una società.
­Solitamente la soglia di povertà monetaria assoluta viene definita sulla base dei costi di un determinato paniere tipo. L’importo derivato viene
confrontato con il reddito disponibile di una persona o di un’economia domestica. Una persona
viene considerata povera (economicamente)
quando il suo reddito si trova al di sotto della soglia di povertà. Tale approccio presenta il vantaggio di orientare la misurazione della povertà direttamente sui bisogni della persona e permette
anche di risalire alla situazione esistenziale e alle
condizioni di vita della popolazione. Un tasso di
povertà così definito si presta a essere utilizzato
quale obiettivo quantitativo per le politiche sociali, in quanto il sostegno finanziario alle persone
o alle economie domestiche povere si ripercuote
direttamente in una riduzione misurabile della
povertà. La scelta dei beni giudicati necessari per
una vita integrata socialmente, che definisce anche la soglia di povertà, è per forza legata a dei
valori stabiliti e quindi, in un certo senso, è arbitraria perché non si basa su criteri scientifici obiettivi. Uno spostamento anche minimo della soglia
di povertà può avere conseguenze considerevoli
sul numero di persone identificate come povere.
Inoltre l’approccio assoluto permette di stabilire
soglie nazionali di povertà, in quanto vengono
utilizzati panieri diversi. Ne consegue, dunque,
l’impossibilità di effettuare raffronti internazionali.
La definizione di minimo vitale sociale adottata
in Svizzera deriva dalle direttive della Conferenza
svizzera delle istituzioni dell’azione sociale (COSAS), che fungono da riferimento per la valutazione del diritto all’aiuto sociale. Le direttive della
1
Il reddito disponibile comprende tutti i redditi (patrimoniale, da lavoro e da trasferimento) di ogni membro
dell’economia domestica e si
ottiene sottraendo le spese
obbligatorie dal reddito lordo
complessivo dell’economia
­domestica. Per spese obbligatorie si intendono i contributi
alle assicurazioni sociali (contributi AVS/AI, previdenza professionale ecc.), tasse, premi
della cassa malati e trasferimenti regolari verso altre economie domestiche (es.
alimenti).
2
L’adozione di tale concetto di
povertà è stato raccomandato
anche dalla Conferenza delle
direttrici e dei direttori cantonali delle opere sociali (CDOS).
3
Il forfait per il mantenimento
dipende dallo standard di vita
della società di riferimento
e cambia nel tempo e nello
spazio (ad esempio oggi in
Svizzera una televisione rientra
nel forfait per il mantenimento
mentre in passato era un bene
di lusso).
COSAS sono riprese dalla maggior parte dei Cantoni e dei Comuni e risultano comunemente accettate. La determinazione della soglia di povertà
in uso all’UST si riferisce a queste direttive e include: un forfait per il mantenimento, uno per le
spese individuali per l’alloggio e una somma pari
a 100 franchi al mese per ogni persona di 16 anni
per altre spese4.
Concetto relativo – rischio di povertà
Diversamente dalla soglia assoluta, l’approccio
relativo si orienta non al bisogno ma alla ripartizione dei beni e delle risorse all’interno della popolazione. Di norma i valori soglia relativi si riferiscono ai quantili più bassi della distribuzione
dei redditi o vengono stabiliti come media aritmetica o mediana (quota di una misura di tendenza
centrale della distribuzione). I valori relativi stabiliti recentemente a livello internazionale fissano la
soglia del rischio di povertà, e quindi la misura
della disuguaglianza sociale, tra il 50 e il 60%
della mediana del reddito disponibile equivalente
della popolazione di un Paese5.
L‘approccio relativo si rivela particolarmente
vantaggioso perché è un concetto diffuso a livello
internazionale, permette raffronti internazionali
basati su un metodo di valutazione unitario e
­perché il calcolo su cui si basa risulta semplice e
facilmente condivisibile. I valori del rischio di povertà sono legati al livello medio di benessere di
ciascun Paese e vengono ricalcolati ogni anno, in
modo che nella misura della povertà si possa tener direttamente conto di eventuali cambiamenti
del contesto socioeconomico (indipendentemente dai processi politici).
Il principale svantaggio di un approccio relativo consiste nella sua inadeguatezza a prestarsi
come unità di lotta alla povertà. Inoltre, se si
prende il quantile inferiore della distribuzione del
reddito come valore soglia, una determinata parte
della popolazione rientrerà sempre – salvo nel
caso di uguaglianza assoluta – nel gruppo dei
poveri, a prescindere dalle effettive condizioni di
benessere. Anche se si ricorre a percentuali di una
misura centrale (come ad esempio il 60% della
mediana del reddito equivalente) per il calcolo
della soglia di povertà, l‘approccio non permette
di formulare valutazioni dirette sull‘effettivo benessere della popolazione, ma riflette piuttosto la
disparità sociale di un Paese. Secondo questo
concetto, infatti, la percentuale di povertà rimane
costante anche se, per esempio, tutti i membri di
una società hanno a disposizione il 10% in più o
in meno al mese. In questo caso la disparità rimane uguale, nonostante per alcune persone
comporti un cambiamento significativo delle proprie condizioni di vita. Al contrario, le persone
con un reddito leggermente superiore alla soglia
di povertà relativa rischiano di rientrare nella definizione di poveri, se il reddito mediano aumenta,
anche se le loro condizioni di vita, da un punto
di vista assoluto, non cambiano. Non ci sono argomentazioni teoriche, metodologiche o analisi
empiriche che supportino la scelta di un valore
soglia, che sia il 50 o il 60% della mediana, per cui
tale valore viene stabilito per convenzione. Il ricorso a due diversi valori attenua in parte il problema e permette di analizzare quanto il rischio
di povertà dipenda dalla definizione del valore
soglia. La distribuzione del reddito viene descritta
in dettaglio nella parte più bassa del reddito.
20
Situation économique et sociale de la population
Martina Guggisberg, collaboratrice scientifica nella Sezione
Analisi sociale, settore Reddito e povertà, UST
852-1001
Pauvreté en Suisse:
concepts, résultats et méthodes
Résultats calculés sur la base de l’enquête SILC 2008 à 2010
Neuchâtel, 2012
Il testo è estratto dalla pubblicazione (disponibile in francese e tedesco): Pauvreté en
Suisse: concepts, résultats et
méthodes. Résultats calculés
sur la base de l’enquête SILC
2008 à 2010. OFS, Neuchâtel
2012.
4
L’utilizzo del concetto di
«spese individuali per l’alloggio» comporta una soglia
di povertà definita per ogni
economia domestica.
5
Il valore limite del 50% viene
impiegato dall’Organizzazione
per la cooperazione e lo
­sviluppo economico (OCSE),
mentre l’Ufficio statistico
dell’Unione Europea (Eurostat)
utilizza la soglia del 60%.
UST ValeurS
7
… può essere un’esperienza interessante e molto promettente,
8
UST ValeurS
ma anche essere una fonte di insicurezza.
UST ValeurS
9
Il lavoro oltre il confine
Negli ultimi anni il numero di frontalieri è aumentato considerevolmente in Svizzera. Il fenomeno ha ottenuto
ampi spazi nei media di lingua francese e italiana, che si occupano regolarmente della questione, ed è entrato
a pieno titolo anche nel dibattito politico. Ma quanti sono effettivamente i frontalieri? Da dove vengono e in
quali professioni sono attivi? Il presente articolo offre una panoramica dei principali dati disponibili a inizio
2012. Martial Berset
N
el maggio 2011, l’entrata in vigore degli
accordi bilaterali con l’Unione europea ha
sancito l’abolizione delle zone di confine 1
con gli Stati dell’UE-8, come già era avvenuto
per gli Stati dell’UE-17/AELS il 1° giugno 2007.
Con questo cambiamento, le persone residenti
nell’intera area UE-25/AELS possono liberamente
fare richiesta di un permesso per frontalieri (permesso G).
Il permesso per frontalieri
I requisiti per l’assegnazione di un permesso G
sono un contratto di lavoro dipendente o una
sede sociale relativa a un’attività indipendente in
Svizzera e il rientro nel domicilio principale
all’estero almeno una volta a settimana. Anche
all’interno del territorio svizzero sono state rimosse le delimitazioni geografiche un tempo vincolanti: una persona con permesso G, infatti, oggi
può svolgere un’attività professionale ovunque in
Svizzera. Il permesso è valido cinque anni e può
essere prolungato. Solo per la Romania e la Bulgaria vige ancora il regolamento relativo alla zona di
confine. Il contingentamento di un anno deciso
dal Consiglio federale nel mese di aprile 2012 per
i flussi migratori provenienti dagli Stati dell’UE-8
(«clausola di salvaguardia») non riguarda i fron­
talieri.
La maggiore flessibilità del mercato del lavoro
ha reso più allettante lo status di frontaliere e
sempre più lavoratori hanno scelto questa situazione lavorativa: negli ultimi cinque anni, compresi tra il primo trimestre 2007 e il primo trimestre 2012, il numero di frontalieri è aumentato del
28,8%, attestandosi attualmente a 256’000 unità
(cfr. grafico 1) 2 . I cittadini svizzeri che vivono
all’estero e lavorano in patria non necessitano di
alcun permesso di lavoro, per cui sono esclusi
dalla statistica dei frontalieri dell’UST, ma rientrano nella statistica delle persone occupate
(SPO). Secondo i risultati di questa statistica, nel
secondo trimestre 2011 i lavoratori di nazionalità
svizzera residenti all’estero erano 56’000, una
­cifra quasi doppia (46,4%) rispetto al secondo
trimestre 2006.3 È però impensabile che tutti i
312’000 frontalieri che lavorano in Svizzera attraversino i confini ogni giorno; per essere considerata frontaliere, infatti, una persona deve fare rientro almeno una volta a settimana al proprio
domicilio: ciò significa che i frontalieri possono
1
Le «zone di confine» sono aree
definite geograficamente che
si trovano nelle immediate vicinanze dei confini e dove i frontalieri dovevano vivere e
lavorare.
2
Tali affermazioni si basano prevalentemente sui dati della statistica dei frontalieri (STAF) realizzata dall’Ufficio federale di
statistica (UST), che rileva il
numero di frontalieri stranieri
con permesso G residenti
all’estero e attivi nel mercato
del lavoro svizzero. Le cifre
calcolate dalla STAF risultano
dal 15 al 20% inferiori rispetto
ai permessi notificati e ancora
validi, perché la mansione degli occupati non viene sempre
segnalata alle autorità.
3
Fonti: rilevazioni sulle forze di
lavoro dei Paesi confinanti.
Numero e tassi di crescita dei Paesi limitrofi, 1996 –2012 (stato: 1o trimestre)
300 000
30%
Crescita (12 mesi) in %
(destra)
200 000
100 000
20%
10%
Numero di frontalieri
(sinistra)
0
0%
Fonti: UST, Statistica dei
frontalieri (STAF)
1996
10
1997
UST ValeurS
1998
1999 2000
2001
2002
2003
2004
2005 2006
2007
2008 2009
2010
2011
2012
anche vivere in Svizzera come soggiornanti settimanali. Tale status residenziale spiega anche il
fatto per cui molti frontalieri non provengono dai
Paesi limitrofi ma da Stati lontani, come il Regno
Unito (104), il Belgio (83) e i Paesi Bassi (73).
La Francia la fa da padrona
La maggior parte dei frontalieri attivi nel mercato
del lavoro svizzero proviene da tre Paesi confinanti: Francia (135‘000), Germania (54‘000)
e Italia (59‘000). Quest’ultimo Paese, in particolare, ha fatto segnare l’aumento più marcato
(+37%) negli ultimi cinque anni, seguito da quello
dei cittadini di nazionalità tedesca (+31,0%; a
livello nazionale: +28,8%) mentre i frontalieri
residenti in Francia sono aumentati in una percentuale inferiore agli altri due Paesi (+25,0%).
Le Grandi Regioni maggiormente interessate da
questo fenomeno migratorio sono tre: Regione
del Lemano (33,9%), Svizzera Nord-occidentale
(25,3%) e Ticino (20,9%). Tuttavia non è in queste Grandi Regioni che si sono registrati gli aumenti più drastici del numero di frontalieri negli
ultimi cinque anni, bensì nella regione di Zurigo
(+59,2%), nell’Espace Mittelland (+37,6%) e
nella Svizzera centrale. L’aumento dei frontalieri
in questa regione, in particolare, è ricollegabile
all’eliminazione della zona di confine per gli Stati
dell’UE-17/AELS avvenuta il 1° giugno 2007:
prima, infatti, non era possibile lavorare nella
Svizzera centrale con un permesso G.
Nonostante l’eliminazione della zona di confine del 2007, la maggior parte (94,8%) dei frontalieri provenienti dalla Francia si concentra nei
dipartimenti prossimi al confine. Stesso comportamento dimostrano i frontalieri di cittadinanza
tedesca: nel quarto trimestre 2011, il 79,5% dei
cittadini tedeschi vive nelle aree immediatamente
prossime al confine svizzero.
Quasi i due terzi dei frontalieri (85’000) lavorano nella Regione del Lemano, 30’000 hanno
trovato un impiego nella Svizzera Nord-occidentale e 19’000 nell’Espace Mittelland. Nella Svizzera
Nord-occidentale, poi, si aggiungono 35’000 persone che risiedono in Germania. La terza Grande
Regione con un elevato numero di frontalieri è il
Ticino, che conta 35’000 lavoratori residenti quasi
esclusivamente in Italia. Nella Regione del Lemano e in Ticino, i frontalieri provengono quasi
esclusivamente dalla Francia e dall’Italia, mentre
nella Svizzera Nord-occidentale lavora lo stesso
numero di frontalieri provenienti dalla Germania
e dalla Francia.
In cifre assolute, la Regione del Lemano si distingue per il maggior numero di lavoratori con
permesso G, ma per descrivere meglio un fenomeno così rilevante per il mercato del lavoro occorre raffrontare il numero di lavoratori frontalieri
con quello delle persone attive. Emerge pertanto
che in Ticino i frontalieri rappresentano circa un
quarto (24,8%) del totale delle persone occupate,
mentre la quota è notevolmente più ridotta nella
Regione del Lemano (9,8%) e nella Svizzera
Nord-occidentale (10,0%). Se si confronta con il
totale degli occupati in Svizzera, la percentuale di
frontalieri scende al 5,4%.
Impiego nelle professioni meno qualificate
Per definire con più precisione la situazione attuale dei lavoratori frontalieri in Svizzera e la rilevanza del fenomeno per l’economia nazionale è
importante sapere quali settori economici e quali
gruppi di professioni sono interessati e in cosa
consistono le differenze rispetto al resto degli
occupati.
Se si considera il fenomeno dal punto di vista
dei settori economici, i frontalieri sono maggiormente attivi nel settore secondario, ovvero
nell’industria: la loro percentuale ammonta al
39,9% rispetto a una media nazionale del 22,5%.
Frontalieri stranieri secondo il sesso,
la Grande Regione, lo Stato di domicilio,
la classe di età e il settore economico, 2012
Primo trimestre
2012
2012
Sesso
Età
Uomini
163 728
15–19 anni
1 540
Donne
92 307
20–24 anni
15 912
25–29 anni
32 969
30–34 anni
37 221
86 696
35–39 anni
36 705
Espace Mittelland
19 976
40–44 anni
38 069
Svizzera nordoccidentale
64 758
45–49 anni
37 461
7 699
50–54 anni
26 607
22 300
55–59 anni
17 217
60 anni e più
12 334
Grandi Regioni
Regione
del Lemano
Zurigo
Svizzera orientale
Svizzera centrale
Ticino
1 188
53 417
Stato di domicilio
Germania
Francia
Italia
Austria
Altro
Totale
Settori
53 684
134 932
58 772
Agricoltura
1 720
Industria
102 135
Servizi
152 181
Totale
256 036
8 214
434
256 036
Fonti: UST, Statistica dei frontalieri (STAF)
UST ValeurS
11
Occupati 1 e frontalieri stranieri secondo il grande gruppo di professioni, 2012
La situazione si rivela opposta nel settore terziario,
quello dei servizi, dove si concentra il 73,9% dei
lavoratori svizzeri e il 59,4% dei frontalieri.
Nell’agricoltura, invece, trova impiego solo lo
0,7% dei frontalieri, a fronte del 3,6% del totale
degli occupati.
Interessante è anche esaminare il fenomeno
secondo la classificazione CITP 081. Nel livello
con
la massima
aggregazione
i gruppi di pro­
Frontalieri
stranieri
secondo il sesso,
fessioni
si
ripartiscono
in
dieci
categorie;
la Grande Regione, lo Stato di domicilio,le categorie
«dirigenti»
intellettuali2012
e scienla classe
di età ee il«professioni
settore economico,
tifiche»
richiedono
per le
Primo trimestre
2012un elevato skill level,
2012
categorie «conduttori di impianti e macchinari e
Sesso
Età
addetti
al montaggio» e «professioni
non qualifiUomini
163 728 15–19 anni
1 540
cate», invece, le qualifiche necessarie sono infeDonne
92 307 20–24 anni
15 912
riori. Se si considera la distribuzione
dei frontalieri
25–29 anni
32 969
in queste categorie e la si confronta con quella
Grandi Regioni
30–34 anni
37 221
del totale degli occupati, emergono notevoli difRegione
86 696 35–39 anni
36 705
ferenze
(cfr. tabella 2); la più lampante si delinea
del Lemano
Espace
Mittelland
19 976 40–44
anni
069
nel
gruppo
delle «professioni
intellettuali
e38scienSvizzera nordocci64 758
45–49 degli
anni occupati
37 resi461
tifiche»,
in cui è attivo
il 23,5%
dentale
denti
contro l’11,7%
delle persone con permesso
Zurigo
7 699 50–54 anni
26 607
G,
con
uno
scarto
di
11,8
percentuali. 17
Un’alSvizzera orientale
22 300 punti
55–59 anni
217
Svizzera
centrale piuttosto
1 188 sostanziale
60 anni e più emerge
12 nelle
334
tra
differenza
Ticino
53 417
«professioni
non qualificate»:
in questa categoria
loStato
scarto
tra
i
frontalieri
e
il
totale
degli occupati
di domicilio
Settori
ammonta
a
13
punti
percentuali,
con
il 17,3%
dei
Germania
53 684 Agricoltura
1 720
Franciadi lavoro occupato
134 932 Industria
102 135
posti
da lavoratori con
perItalia G contro il 4,3%
58 772 degli
Servizi
152 181
messo
occupati. La panoraAustria
8 214
mica,
dunque, mostra
che i frontalieri sono conAltro
434
centrati in attività professionali meno esigenti
Totale al totale degli
256 036
Totale
256 036
rispetto
occupati.
LaUST,
minor
presenza
di frontalieri
nelle categorie
Fonti:
Statistica
dei frontalieri
(STAF)
che richiedono una migliore qualifica conferma i
risultati di uno studio condotto dalla Segreteria
di Stato dell’economia SECO che illustra come
nei Cantoni di Ginevra (-16%) e Ticino (-18%) i
frontalieri percepiscono in media un salario molto
più basso rispetto al resto degli occupati (SECO
2011).2 Le differenze salariali si assottigliano se si
filtrano i dati secondo vari fattori che incidono
effettivamente sulla composizione salariale, come
gli anni di formazione seguiti o il ramo di attività.
Ciononostante, anche tenendo in considerazione
tali fattori, lo studio della SECO conferma che la
differenza salariale in questi Cantoni persiste
(GE:-6%; TI:-11%).
Statistiche importanti per osservare
l’andamento
Considerato il ruolo chiave che i lavoratori frontalieri rivestono in particolare nei mercati del
lavoro della Svizzera francese e del Ticino, non
stupisce che la tematica abbia invaso i canali
mediatici e si sia ricavata uno spazio nel dibattito
politico, destando soprattutto interesse riguardo
alla possibile evoluzione del fenomeno. Prevedere lo sviluppo futuro del numero di frontalieri
risulta difficile, in quanto l’afflusso è fortemente
influenzato dalla situazione economica e politica.
Si rivela ­comunque importante effettuare un monitoraggio efficiente degli sviluppi a breve e lungo
termine e definire nel dettaglio la situazione attuale, sulla base dei dati forniti dalla statistica
dei frontalieri.
Martial Berset, psicologo del lavoro e collaboratore scientifico
presso l’Ufficio federale di statistica
Occupati 1 e frontalieri stranieri secondo il grande gruppo di professioni, 2012
Totale
Frontalieri 2012 (1° tr.)
Occupati 2012 (1° tr.)
Valori assoluti
Valori assoluti
(in 1000)
in %
256 036
in %
4 365
Quadri dirigenti
17 384
6,8%
344
7,9%
Professioni accademiche ed equivalenti
30 013
11,7%
1 024
23,5%
Professioni tecniche ed equivalenti
44 233
17,3%
771
17,7%
Impiegati d’ufficio e di commercio
22 159
8,7%
413
9,5%
Professioni nei servizi e nella vendita
35 437
13,8%
710
16,3%
Addetti all’agricoltura
Professioni artigianali e affini
1 284
0,5%
142
3,3%
42 462
16,6%
582
13,3%
Addetti a installazioni e apparecchi
16 227
6,3%
167
3,8%
Lavoratori non qualificati
44 357
17,3%
189
4,3%
2 480
1,0%
23
0,5%
Nessuna attribuzione possibile
1
Occupati sulla popolazione residente permanente secondo la rilevazione delle forze di lavoro in Svizzera (RIFOS)
Fonti: UST, Statistica dei frontalieri (STAF) e Rilevazione sulle forze di lavoro in Svizzera (RIFOS)
12
UST ValeurS
1
Classificazione internazionale
tipo delle professioni: la CITP
è una nomenclatura che suddivide le attività professionali in
gruppi e le organizza in una
struttura gerarchica in base
alle necessarie competenze
e abilità (skill level).
2
SECO, 2011. Effetti della libera
circolazione delle persone sul
mercato del lavoro elvetico.
Settimo rapporto dell’Osservatorio sulla libera circolazione
delle persone fra la Svizzera
e l’UE. Berna: SECO.
Il presente articolo è stato
pubblicato nella rivista terra
cognita 21/2012.
2011: alta congiuntura per il turismo degli acquisti
Complice l’euro debole, mai come l’anno scorso così tanti svizzeri sono andati oltre confine per fare acquisti.
Si calcola che i consumatori svizzeri abbiano comprato merci all’estero per un valore che va dai tre ai cinque
miliardi di franchi. Di conseguenza, le autorità doganali estere hanno registrato un numero record di attestazioni dell’esportazione, con cui i contribuenti possono farsi rimborsare l’IVA. Ma quali sono stati gli effetti del
cosiddetto «turismo degli acquisti» sulla dogana svizzera? Walter Pavel
I
l turismo degli acquisti ha avuto i suoi
effetti anche sulla dogana svizzera.
Infatti, rispetto al 2010, l’anno scorso
nel traffico turistico sono state allestite
più di 515’000 dichiarazioni doganali,
il che corrisponde a un incremento del
30%. Anche le rispettive entrate hanno
registrato un aumento di oltre 11 milioni
di franchi, attestandosi a 40 milioni circa.
Tuttavia la prudenza è d’obbligo poiché,
come è noto, a inizio 2011 l’aliquota
dell’IVA è stata portata dal 7,6 all’8%.
Inoltre questi dati non tengono conto
delle merci che i consumatori potevano
importare in esenzione da tributi, dato
che gli acquisti erano inferiori al limite di
franchigia di 300 franchi. Il turismo degli
acquisti ha comunque lasciato segni tangibili sul bilancio annuale della dogana
svizzera.
Più contrabbando?
Come sempre, se aumentano le importazioni di merci aumenta anche il contrabbando. Nel 2011 i casi registrati nel traffico turistico sono balzati a circa 20’000
(+36% rispetto al 2010). Va detto però
che qui gli importi sono di solito più modesti. Ciò emerge anche dal confronto
con i dati rilevati nel contrabbando organizzato in modo professionale, in cui
l’ammontare dei tributi sottratti è di gran
lunga superiore. In tale ambito, l’anno
scorso gli inquirenti doganali hanno appurato circa 5800 casi, ossia 400 in più
rispetto all’anno precedente. I tributi così
sottratti hanno raggiunto complessivamente l’importo di 13 milioni di franchi.
Le derrate alimentari rimangono le merci
più contrabbandate, a causa degli elevati
tributi cui soggiacciono. Nel 2011 sono
stati contrabbandati alimentari per quasi
1000 tonnellate, mentre nel 2010 per
circa 800. In questo contesto la frutta e
la verdura detengono il primato assoluto.
Più controlli doganali?
L’anno scorso è stato chiesto più volte alla
dogana se la crescita esponenziale del
turismo degli acquisti implicasse anche
un aumento dei controlli nel traffico turistico. Il Direttore generale delle dogane
Rudolf Dietrich lo ha escluso in modo categorico. Egli ha affermato che in primo
luogo l’AFD non dispone delle necessarie
risorse di personale e, in secondo luogo,
l’obiettivo della dogana svizzera non è
fare più controlli possibili, bensì fare i
controlli giusti. Un altro argomento riguarda l’incidenza dei tributi nel traffico
turistico: il loro ammontare (0,2%) rappresenta una cifra trascurabile rispetto
alle entrate complessive dell’AFD, pari a
23 miliardi di franchi. Perciò un’intensificazione dei controlli comporterebbe un
onere sproporzionato. Occorre invece
focalizzarsi sulle scoperte di grossi casi
di contrabbando organizzato in modo
professionale, dove gli importi in gioco
sono molto più elevati. Secondo Dietrich, questa attività criminale stravolge
la concorrenza in Svizzera, dal momento
che la merce contrabbandata è offerta
a prezzi molto più convenienti o, altrimenti detto, i margini di utile in tal modo
si dilatano. Non da ultimo, queste merci
potrebbero essere nocive alla salute dei
consumatori, poiché non si sa da dove
arrivino e in quali condizioni siano state
trasportate.
Più entrate?
Con il turismo degli acquisti la Confederazione non incassa di più. «È vero
piuttosto il contrario», precisa il Direttore
generale delle dogane. Da un lato perché
le merci acquistate all’estero per un valore inferiore ai 300 franchi sono esenti
da imposta, mentre quelle vendute in
Svizzera sono tassate; dall’altro perché
i prezzi all’importazione sono di regola
più bassi di quelli al dettaglio nel nostro
Paese.
Walter Pavel, capo della Comunicazione,
Amministrazione federale delle dogane, AFD
Articolo estratto dalla rivista informativa della dogana
svizzera Forum D 1/2012.
Maggiori informazioni sull’attività dell’Amministrazione
federale delle dogane sul sito www.ezv.admin.ch.
UST ValeurS
13
Libera circolazione delle persone CH-UE: gioie o dolori?
La libera circolazione delle persone ha generato perdite di posti di lavoro o ha stimolato la crescita economica
e l’impiego (anche) di forza lavoro locale? Ha condotto ad un livellamento verso il basso dei salari indigeni o
gli stimoli di crescita li hanno rimpinguati? Attraverso la valutazione quantitativa dell’abolizione di un bastione
della politica migratoria svizzera – la priorità d’impiego accordata alla forza lavoro indigena sino a giugno
2004 – lo studio dell’Ufficio di statistica del Cantone Ticino risposte a tali quesiti. Maurizio Bigotta,
Oscar Gonzalez e Fabio B. Losa
N
el giugno 2004, nell’ambito
della progressiva applicazione
dell’Accordo bilaterale sulla libera
circolazione delle persone, è stata abolita per i cittadini comunitari (UE17/AELS)
una delle disposizioni cardine su cui sino
ad allora si era fondata la politica svizzera
d’immigrazione, ossia la priorità d’impiego accordata alla forza lavoro indigena rispetto alla manodopera estera di
nuova venuta.
Nel caso delle regioni di frontiera,
questa disposizione aveva consentito alle
autorità di regolare il flusso di frontalieri
in base ai bisogni dell’economia e nel
rispetto del diritto prioritario al lavoro
degli indigeni. Dalla sua applicazione ha
trovato origine l’accezione di funzione di
cuscinetto congiunturale che la manodopera frontaliera ha svolto nelle regioni
di confine nel corso degli ultimi decenni.
I quesiti della ricerca
Lo studio «Libera circolazione: gioie o
dolori?» opera una valutazione quantitativa degli impatti di questa misura di
deregolamentazione nelle regioni di confine svizzere (rispetto alle regioni interne,
selezionate quale gruppo di controllo),
determinando il cosiddetto effetto medio
sugli esposti in termini di posti di lavoro
e di salari della forza lavoro indigena. Risponde, con metodo scientifico e risultati
estremamente robusti, a due quesiti: 1. La
maggior libertà di assumere manodopera
frontaliera nelle zone di confine svizzere
ha generato effetti negativi in termini di
perdita di posti di lavoro e crescente disoccupazione – frutti della sostituzione
14
UST ValeurS
della manodopera locale con pendolari
d’oltreconfine, in genere più flessibili e
meno costosi – o ­piuttosto ha stimolato
la crescita economica e con essa l’impiego (anche) di forza lavoro locale?
2. La deregolamentazione ha condotto
ad un livellamento verso il basso dei salari oppure gli ­stimoli di crescita sono stati
tali da indurre – almeno a medio termine
– un incremento delle retribuzioni della
componente indigena?
Si tratta di quesiti di rilevanza sociale,
economica e politica considerati l’elevata
esposizione delle zone di confine ai flussi
migratori e la conseguente sensibilità sociale e politica, il ruolo giocato dalla manodopera frontaliera nei mercati locali
e il valore simbolico di questo bastione
della politica migratoria svizzera.
Gli effetti sui posti di lavoro
Complessivamente, a fine settembre 2005
la misura ha cagionato nelle zone di frontiera una perdita di oltre 40’000 posti
di lavoro (pari ad una variazione relativa
di -1,5%).
La riduzione dell’impiego totale sottende una contrazione della componente
svizzera (-2,4%, vale a dire 49’477 posti
di lavoro in meno) accanto a una crescita
di posti di lavoro occupati da donne
straniere residenti (+3,9%, pari a quasi
9’000 nuovi posti di lavoro).
L’impatto negativo sull’impiego della
componente svizzera, che ha riguardato
praticamente tutti i rami economici, ha
accomunato uomini e donne: per i primi
si è trattato di una perdita netta di quasi
31’000 posti di lavoro (-2,6%), per le
­seconde invece di opportunità d’impiego
che non si sono realizzate a causa della
deregolamentazione (-18’549 impieghi
pari a -2,1%).
Gli effetti sui salari
Nel suo complesso la deregolamentazione ha stimolato una crescita dei salari
dell’ordine di +0,8%, pari a 55 franchi
in più al mese (misurata a fine ottobre
2006).
A beneficiare della deregolamentazione sono stati i salariati 1 maschi svizzeri con un incremento della retribuzione
mensile media dell’1,7% tra il 2002 e il
2006. Non risultano invece influenzati
né i salari degli stranieri (donne e uomini)
né quelli delle donne svizzere.
Impatti positivi emergono per una
­serie di gruppi con profili rispettivamente
e retribuzioni elevati: i salariati di 50 anni
e più (+1,8%), quelli con formazione
terziaria (+2,5%) e quelli che occupano
posti di lavoro di responsabilità o che
richiedono qualifiche elevate (+1,7%).
A questi si aggiunge chi occupa posti di
lavoro che richiedono basse qualifiche
(+0,9%).
Hanno invece subito la misura tre
gruppi di salariati delle zone di confine,
per i quali la maggior concorrenza e la
maggior presenza frontaliera hanno de­
terminato una minore crescita delle retribuzioni rispetto a quanto si sarebbe
registrato senza la deregolamentazione:
si tratta dei giovani (-1,0%), di coloro
che occupano posti a qualifiche medie
(-0,5%) o posti senza funzioni di quadro
(-0,7%).
Zone di frontiera e zone interne della Svizzera, conformemente agli accordi
in materia di manodopera frontaliera vigenti fino a maggio 2007
Comuni di frontiera
Comuni interni
SH
BS
TG
BL
JU
ZH
AG
AR
SO
SG
ZG
LU
NE
OW
FR
SZ
Maurizio Bigotta, già collaboratore scientifico
presso l’Ustat, attualmente dottorando in socioeconomia presso l’Università di Ginevra nell’ambito
del Centro nazionale di competenza LIVES
GL
NW
BE
AI
Ha generato posti di lavoro, e quindi
crescita economica, accanto a perdite di
posti di lavoro (quindi disoccupazione) e
scemate opportunità d’impiego; ha prodotto incrementi salariali accanto a freni
ai loro percorsi di crescita.
UR
GR
VD
Dr. Oscar Gonzalez, responsabile del Settore
­economia dell’Ustat
TI
GE
0
25
VS
50 km
Fonte: Ufficio di statistica del Cantone Ticino, Giubiasco
Tra i rami economici, solo l’industria
manifatturiera, con un +1,3%, e l’industria estrattiva, che invece segna una sensibile minor crescita (-9,7%), fanno emergere risultati statisticamente significativi,
negli altri casi la deregolamentazione non
ha influenzato le dinamiche salariali.
Anche dall’analisi regionale emergono vincenti e perdenti: da un lato vi
sono i cantoni di Neuchâtel, Ginevra e
l’aggregato dei due semicantoni basilesi, che registrano incrementi salariali
del +6,2%, +5,3% e +1,7%; effetti nulli
emergono invece nei Cantoni di Vaud e
Zurigo; mentre in Ticino la deregolamentazione ha generato una perdita salariale
dell’ordine di -1,9% (pari a -114 franchi
al mese).
Nei cantoni di confine la scomposizione degli impatti per diversi gruppi
­socioprofessionali genera quadri peculiari a riprova delle specificità nei profili
e nei ruoli giocati dalla manodopera
­frontaliera. A Neuchâtel e Ginevra, ad
esempio, praticamente tutti i gruppi analizzati hanno beneficiato della deregolamentazione, in primis gli uomini – svizzeri
(+8,0% a Neuchâtel e +7,1% a Ginevra) e
stranieri (+5,1% rispettivamente +6,1%)
Ripartizione spaziale:
Comuni
Dr. Fabio Losa, attualmente in congedo dall’Ufficio
di statistica del Cantone Ticino (Ustat) presso la
Banca Africana di Sviluppo a Tunisi quale Senior Monitoring and Evaluation Specialist, è ricercatore associato al CREM-CNRS (Università di Rennes)
© UST, ThemaKart
– e tutti i gruppi con profili e salari elevati. A Basilea e a Zurigo gli impatti
positivi hanno riguardato un più ristretto
novero di gruppi: gli uomini svizzeri
(+1,4% rispettivamente +2,5%) e, come
in precedenza, chi dispone di profili e
retribuzioni relativamente elevati. A Basilea, ai primi si sono aggiunte le donne
svizzere con +2,7%, mentre a Zurigo le
stesse hanno subito una minor crescita
dell’ordine di -2,4%. In Ticino il quadro
negativo è determinato dagli impatti sui
salari delle donne straniere (-6,9%), e su
quelli di altri quattro gruppi: 25–49 enni,
salariati con formazione secondaria, con
qualifiche medie e con funzioni di quadro.
Per tutte le altre categorie, tra cui quindi
anche gli occupati svizzeri di ambo i
sessi, la misura non ha condizionato le
dinamiche salariali.
In estrema sintesi si può affermare
che la ­soppressione della priorità ai lavoratori indigeni ha avuto impatti positivi e negativi – quindi gioie e ­dolori – a
dipendenza dei rapporti di complementarietà rispettivamente di sostituzione
che la nuova offerta di lavoro frontaliera
esplica rispetto alle componenti indigene
nei vari mercati del ­lavoro regionali.
1
Secondo la terminologia in uso all’UST, per salariati
si ­intendono i lavoratori dipendenti.
Synthèse de la publication
Maurizio Bigotta, Oscar Gonzalez e Fabio B. Losa,
Libera circolazione: gioie o dolori? Valutazione degli
impatti sul mercato del lavoro svizzero dell’abolizione
della priorità d’impiego ai lavoratori indigeni. Analisi
dell’Ufficio di statistica del Cantone Ticino (Ustat),
2012.
Di prossima pubblicazione anche in lingua francese.
UST ValeurS
15
Non di rado questa situazione è legata anche a una certa destabilizzazione.
16
UST ValeurS
Se però si superano i confini partendo da un sistema ben funzionante e chiaramente definito, come quello della statistica pubblica …
UST ValeurS
17
Più di 700’000 Svizzeri registrati all’estero
Quando si parla di Svizzera come Paese di immigrazione spesso si dimentica che nel passato il nostro è stato
anche un Paese di emigrazione. Tra il 1837 e il 1880, per esempio, il numero di cittadini che abbandonarono
la Svizzera fu superiore a quello degli stranieri che vi si stabilirono. Alla fine del 2011 gli Svizzeri all’estero
erano 703’640, circa il 10% della popolazione residente nazionale. Thomas Kalau
S
econdo i dati della statistica 2011 degli Svizzeri all’estero, la maggioranza degli Svizzeri
residenti all’estero vive in Europa, in uno dei
Paesi dell’Unione europea (97%). All’incirca tre
Svizzeri all’estero su quattro possiedono almeno
una seconda nazionalità oltre alla cittadinanza
svizzera.
La Francia al primo posto, seguita da Germania
e Stati Uniti
La Francia ospita la comunità più numerosa di
Svizzeri all’estero: presso le rappresentanze a
Lione, Parigi, Marsiglia e Strasburgo sono registrati
183’754 compatrioti. Questa cifra corrisponde
grossomodo a un quarto di tutti gli Svizzeri residenti all’estero (26%). Al secondo posto segue la
Germania, che ospita 79’050 nostri concittadini
(11,2%), seguita dagli Stati Uniti d’America (USA)
con 75’637 compatrioti (10,7%). All’altro estremo
della graduatoria troviamo, a São Tomé e Principe, in Micronesia e alle Kiribati (Gilbert Islands),
le tre comunità più piccole di Svizzeri all’estero,
ciascuna composta da un nostro concittadino.
Il maggiore aumento percentuale in Asia
L’anno scorso il numero di Svizzeri registrati
all’estero è aumentato di 8517 persone (1,2%).
Come nel 2010, il maggior tasso di crescita
tra gli Svizzeri all’estero si registra in Asia, con
un aumento del 4,5% (+1861 unità), quindi
in Europa, con una progressione dell’1,3%
(+5705) seguite da Oceania, con un incremento
dell’1,1% (+334), Africa, con una crescita dello
0,8% (+155) e America, con un aumento dello
0,3% (+462).
Gli elettori residenti all’estero
Dei 545’844 Svizzeri all’estero con diritto di voto,
il 26,3%, vale a dire 143’288 persone, esercita i
propri diritti politici come votante iscritto nel catalogo elettorale di un Comune svizzero; tale percentuale corrisponde a un aumento del 5,5% rispetto
all’anno precedente. Infatti, dal 1° luglio 1992, è
possibile partecipare alla vita politica della Svizzera
anche dall’estero, partecipando alle votazioni federali e alle elezioni del Consiglio nazionale senza
dover rientrare in Svizzera.
Andamento degli Svizzeri registrati all’estero, 1980–2011 (numero complessivo)
800 000
200 000
703 640
695 101
580 396
492 725
402 785
363 117
300 000
354 232
400 000
456 025
500 000
527 795
600 000
634 216
700 000
100 000
Fonte: Organizzazione degli
Svizzeri all’estero (OSE)1
0
1980
18
UST ValeurS
1983
1986
1989
1992
1995
2000
2005
2011
Principali comunità di Svizzeri all‘estero, 2011
Francia
183 754
Germania
79 050
Stati Uniti
d’America
Italia
75 637
49 555
Canada
39 045
Regno Unito
29 778
Spagna
23 978
Australia
23 378
Argentina
15 715
Israele
15 172
Fonte: Organizzazione degli
Svizzeri all’estero (OSE)1
Brasile 14 758
0
20 000
40 000
60 000
80 000
100 000
120 000
140 000
160 000
180 000
200 000
Andamento delle partenze e dei ritorni di cittadini svizzeri, 1981–2010
35 000
partenze
30 000
25 000
Arrivi
20 000
15 000
10 000
5 000
0
1981
Fonte: Organizzazione degli
Svizzeri all’estero (OSE)1
1985
1990
Molte partenze dal 2010
Mentre sino alla fine degli anni 80 il numero di
partenze di cittadini svizzeri era più o meno equivalente a quello degli arrivi (circa 28–30’000 persone all’anno), dal 1990 il numero di emigrati ha
superato quello degli immigrati: nel 2010 sono
state registrate 26’311 partenze per 22’383 arrivi.
Nuovo registro centralizzato
Il censimento degli Svizzeri all’estero è stato
effettuato a Berna per la prima volta in modo
centralizzato su incarico della Direzione consolare del Dipartimento federale degli affari esteri
(DFAE) con l’ausilio di un registro centralizzato.
In precedenza le ambasciate e i consolati generali
rilevavano i dati statistici sui nostri concittadini
registrati presso i loro uffici e li trasmettevano al
1995
2000
2005
2010
DFAE, dove i dati venivano riuniti nella statistica
generale. La nuova procedura migliora l’efficienza
e la precisione del rilevamento statistico.
La statistica degli Svizzeri all’estero rileva tutti
i cittadini svizzeri registrati presso una rappresentanza svizzera all’estero. Il numero di compatrioti
residenti nel Principato del Liechtenstein viene
­comunicato dall’Ufficio di statistica del Principato,
poiché a Vaduz non vi è un’ambasciata svizzera.
Thomas Kalau, supplente del Capo Relazioni con gli Svizzeri
all’estero, RSE
1
La OSE, (Organizzazione degli
Svizzeri all’estero) è l’organizzazione mantello delle associazioni svizzere nel mondo e dei
rappresentanti degli interessi
dei cittadini della Quinta Svizzera. La OSE organizza, tra
l’altro, il Consiglio degli Svizzeri
all’estero, CSE («Parlamento
della Quinta Svizzera») e dirige
il Segretariato degli Svizzeri
all’estero: www.aso.ch
Dipartimento federale degli
­affari esteri, sito ­Internet:
www.eda.admin.ch
UST ValeurS
19
Con o senza frontiere
Migrazione della popolazione residente permanente1 per Cantone, 2011
Migrazione internazionale
Migrazione interna
Arrivo
Immigrazione
Emigrazione
148 799
Regione del Lemano
Vaud
Total 2
Partenza
Saldo
migratorio
Saldo
migratorio
da un altro
Cantone
96 494
52 305
138 936
338 917
138 936
338 917
0
46 845
32 513
14 332
16 743
79 665
18 693
79 665
-1 950
da un
Comune
dello stesso
Cantone
verso
un altro
Cantone
verso
un Comune
dello stesso
Cantone
Totale
23 256
14 825
8 431
9 543
41 887
9 863
41 887
-320
Vallese
4 848
3 010
1 838
4 573
13 192
3 806
13 192
767
Ginevra
18 741
14 678
4 063
2 627
24 586
5 024
24 586
-2 397
Espace Mittelland
20 633
12 835
7 798
28 750
79 671
26 932
79 671
1 818
Berna
10 012
6 766
3 246
12 256
47 686
12 038
47 686
218
Friburgo
4 514
2 429
2 085
6 664
12 793
4 507
12 793
2 157
Soletta
2 320
1 485
835
6 665
9 197
6 441
9 197
224
Neuchâtel
3 148
1 781
1 367
2 216
7 416
2 915
7 416
-699
639
374
265
949
2 579
1 031
2 579
-82
15 841
8 650
7 191
26 026
39 870
25 050
39 870
976
Giura
Svizzera nordoccidentale
Basilea Città
5 645
3 711
1 934
4 936
1 129
6 518
1 129
-1 582
Basilea Campagna
3 091
1 841
1 250
6 668
9 912
6 658
9 912
10
Argovia
7 105
3 098
4 007
14 422
28 829
11 874
28 829
2 548
Zurigo
31 572
19 635
11 937
22 688
61 683
22 562
61 683
126
Svizzera orientale
16 306
10 210
6 096
25 288
36 984
26 074
36 984
-786
120
Glarona
Sciaffusa
Appenzello Esterno
Appenzello Interno
495
205
290
1 060
815
940
815
1 341
512
829
1 752
2 051
1 677
2 051
75
573
385
188
2 107
971
2 157
971
-50
126
95
31
394
5
439
5
-45
San Gallo
7 202
4 425
2 777
9 724
16 519
10 227
16 519
-503
Grigioni
2 909
2 536
373
3 383
7 208
4 612
7 208
-1 229
Turgovia
3 660
2 052
1 608
6 868
9 415
6 022
9 415
846
10 621
7 095
3 526
17 330
25 797
17 251
25 797
79
5 116
3 592
1 524
7 320
14 868
6 729
14 868
591
278
162
116
430
1 062
627
1 062
-197
1 381
1 242
139
4 290
3 847
4 190
3 847
100
393
236
157
830
769
936
769
-106
Svizzera centrale
Lucerna
Uri
Svitto
Obvaldo
Nidvaldo
385
244
141
1 146
1 272
1 218
1 272
-72
Zugo
3 068
1 619
1 449
3 314
3 979
3 551
3 979
-237
Ticino
6 973
4 203
2 770
2 111
15 247
2 311
15 247
-200
In questa popolazione non sono compresi i titolari di un permesso di soggiorno di breve durata (permesso L)
e le persone nel processo d›asilo (permessi F e N) per una durata di validità inferiore a 12 mesi.
2
Comprese le persone il cui Cantone di residenza è sconosciuto.
1
20
UST ValeurS
P
er «migrazione» s’intende ogni cambiamento
di domicilio principale. Si distingue tra «migrazioni internazionali» (tra la Svizzera e
l’estero) e «migrazioni interne» (all’interno della
Svizzera). Nella categoria «migrazioni interne» si
distingue inoltre tra le migrazioni tra i Cantoni,
le cosiddette migrazioni intercantonali, e le migrazioni tra Comuni dello stesso Cantone, ovvero
le migrazioni intracantonali.
Fino al 2010 i cambiamenti di statuto e i trasferimenti del processo d’asilo, ovvero il saldo dei
cambiamenti tra la popolazione residente permanente e quella non permanente, erano compresi
nelle cifre delle immigrazioni e del saldo migratorio. Dal 2011 vengono prese in considerazione
solo le immigrazioni e ciò incide sul saldo migratorio.
Grazie alla migrazione internazionale, tutti i
Cantoni hanno registrato un aumento della propria popolazione. I Cantoni con il tasso di migrazione internazionale netto più elevato sono Zugo,
Vaud, Sciaffusa e Basilea Città, con più di dieci
persone per 1000 abitanti.
Per quanto concerne le migrazioni all’interno
della Svizzera, il primo in classifica è il Cantone di
Friburgo, con più di sette persone per 1000 abitanti. I Cantoni che perdono abitanti a causa
delle partenze dal Cantone sono Ginevra, Uri,
Grigioni e Basilea Città.
Fabienne Rausa, collaboratrice scientifica,
Sezione Demografia e migrazione, UST
… allora il fattore dell’insicurezza può essere minimizzato e si può affrontare una nuova attività.
UST ValeurS
21
Open Government Data: il punto di vista
della statistica
Il World Wide Web ha definito uno standard: informazioni liberamente accessibili e fruibili dal pubblico,
e il medesimo discorso vale anche per i dati delle amministrazioni pubbliche, come richiedono le numerose
iniziative di open data. Malgrado la statistica pubblica (nomen est omen) offra da tempo tale servizio,
i requisiti di Open Government Data sono elevati: cataloghi di dati, richieste di licenze, formati di dati
leggibili automaticamente. Armin Grossenbacher
U
n concetto si è imposto nel mondo dell’informazione: Open Government Data. Di
cosa si tratta? Lo studio svizzero sul libero
accesso ai dati governativi «Open Government
Data Studie Schweiz» del giugno 2012 lo definisce
così:
«Per Open Government Data (OGD) si intende
la libera accessibilità e la possibilità di riutilizzare
i dati delle autorità pubbliche, nel rispetto delle
disposizioni in materia di protezione dei dati, dei
diritti d’autore e delle informazioni. Il concetto
di OGD si basa sul principio della trasparenza e
crea maggiore chiarezza, un vantaggio a uso della
società e uno stimolo alla crescita economica.
Gli OGD rappresentano un importante contributo per realizzare un contenitore globale di dati
che, al pari del World Wide Web, promuova la conoscenza e l’innovazione»1 (liberamente tradotto
dall’«Open Government Data Studie Schweiz»,
redatto in lingua tedesca).
Gli OGD sono ormai realtà e alcuni Paesi, in
primis i governi del Regno Unito e degli USA,
hanno varato speciali portali di open data, facendo
prova di apertura e di capacità democratica
E la statistica pubblica fornisce un apporto indispensabile su questo fronte: i dati statistici sono
presenti in abbondanza su questi portali 2.
La statistica pubblica come precursore
Anche se la Svizzera non dispone (ancora) di un
portale a livello federale che offra un catalogo
generale dei dati, l’accesso ai dati governativi è
disponibile anche nel nostro Paese. Da tempo,
infatti, molti uffici mettono a libera disposizione
i propri dati e tra questi l’Ufficio federale di statistica svolge un ruolo precursore. La legge del
9 ottobre 1992 sulla statistica federale (LStat)
disciplina il principio degli open data.
22
UST ValeurS
Art. 18 Pubblicazioni
Le basi e i principali risultati statistici sono pubblicati nelle lingue ufficiali in una forma rispondente
ai bisogni degli utenti. I risultati non pubblicati
devono essere resi accessibili in modo adeguato3.
1
Sicurezza totale con le licenze
Le migliaia di dati che l’Ufficio federale di statistica (UST) offre sul proprio portale 4 sono liberamente accessibili e anche utilizzabili, e ne viene
indicata la fonte.
Il regolamento sulle tasse dell’UST, tuttavia,
impone ancora alcune limitazioni all’uso commerciale dei dati e a livello federale manca ancora una
licenza internazionale armonizzata (ad esempio
secondo creative commons) che garantirebbe una
totale sicurezza legale agli utenti.
Gli standard degli open data:
da semplici dati disponibili
in Internet a dati collegati
­semanticamente e leggibili
automaticamente 5
Necessaria la catalogazione dei dati
La reperibilità di dati prodotti da diversi fornitori
è complicata, senza un catalogo che offra una
panoramica e un accesso centrale (single point of
access). È su questo aspetto che la Confederazione sta concentrando i propri sforzi organizzativi, nell’intento di creare un catalogo centrale e
definire i dati che vi rientrano a breve e a lungo
termine. Un altro aspetto da risolvere riguarda la
copertura economica delle entrate finora provenienti da dati ad accesso a pagamento, come per
esempio nel settore dei geodati.
Standard a cinque stelle
Attualmente la maggior parte dei dati offerti nel
quadro degli OGD è in un formato che si presta
all’ulteriore elaborazione automatica, come per
esempio i file Excel o pdf, che corrispondono a
un cosiddetto standard a tre stelle.
1
André Golliez et al.: Open Government Data Studie Schweiz.
Berner Fachhochschule. Kompetenzzentrum Public Management und E-Government, Bern,
2012 – http://goo.gl/yqi4J
2
Un esempio del portale OGD
UK: www.data.gov.uk/data
3
RS 431.01 Legge sulla statistica federale (LStat)
www.admin.ch/ch/i/rs/
c431_01.html
4
www.lexikon-stat.admin.ch
5
www.w3.org/
DesignIssues/LinkedData.html
Il requisito, che attualmente rappresenta anche
una sfida, di rendere tali dati ricercabili automaticamente e utilizzabili senza intervento umano,
non è stato ancora raggiunto e quindi non si è
ancora giunti allo standard a cinque stelle del
­collegamento semantico.
Cosa comporta tale standard? Un esempio: se
i dati sul rincaro di diversi fornitori sono descritti
secondo gli standard corrispondenti (tramite metadati), i programmi informatici possono trovarli
in tutto il mondo nella nuvola di dati a libero accesso, riunirli in un’unica pagina web, confrontarli
fra loro o utilizzarli insieme ad altri dati (mash
up) per un’applicazione che realizza previsioni 6.
Attualmente la diffusione dell’UST si sta adoperando per realizzare tale formato di dati, definito
anche come Linked Open Government Data.
Un progetto prioritario
Le fasi sopra elencate fanno parte della strategia
di e-government della Confederazione elaborata
in stretta collaborazione con i Cantoni e i Comuni 7.
Il provvedimento B 2.12 della strategia definisce gli obiettivi relativi agli Open Government
Data nel modo seguente:
«I dati generati dall’attività amministrativa
possono essere utili alla popolazione e all’eco­
nomia. Offrono un grande potenziale di innovazione e creano valore aggiunto grazie al loro
­riutilizzo e alla loro valorizzazione da parte
dell’economia privata. L’accesso a questi dati può
contribuire a una maggiore trasparenza dell’attività del Governo e dell’amministrazione. L’amministrazione provvede dunque affinché tutti i dati
non riferiti alle persone, generati dall’attività
­amministrativa, siano accessibili e riutilizzabili
per quanto possibile secondo i principi dell’Open
Knowledge Foundation (http://okfn.org). In una
prima fase occorre creare le basi per il libero
­accesso ai dati governativi e acquisire esperienza
tramite progetti pilota».
Gli OGD sono oggi al centro di numerose iniziative private, come per esempio opendata.ch 9
e fanno l’oggetto degli attuali dibattiti politici in
Parlamento 10.
6
Florian Bauer e Martin Kaltenböck: Linked Open Data:
The Essentials. A Quick Start
Guide for Decision Makers. Edition mono/monochrom,
Vienne, 2012 – http://goo.gl/
YcEAE
7
Segreteria e-government
Svizzera: catalogo dei progetti
prioritari, stato 15 giugno 2012.
http://goo.gl/TVjj3
8
http://goo.gl/X8CDw
Armin Grossenbacher, capo della Sezione Diffusione e pubblicazioni, UST
9
www.opendata.ch
10
http://goo.gl/wIXcT
La nuvola di dati (data cloud) si compone di set di dati in formato Linked Open Data (LOD). Al centro: dbpedia, la versione LOD
di Wikipedia 8.
UST ValeurS
23
«100% Zürich» – la statistica a teatro
Uno spettacolo porta sul palco un’intera città rappresentata da 100 abitanti. Un campione di 100 attori improvvisati, selezionati tramite una reazione a catena tra gli abitanti della città di Zurigo, sale sul palco del teatro Gessnerallee e racconta la propria storia. Intervista a Simone Nuber, Direttrice dell’Ufficio statistico della
Città di Zurigo. Intervista di Verena Hirsch
La media di una città sul palco
Rimini Protokoll, il trio composto da due registi
tedeschi, Helgard Hauge e Daniel Wetzel, e uno
svizzero, Stefan Kaegi, porta la realtà sul palcoscenico, inscenando prospettive insolite della realtà. I registi hanno organizzato spettacoli in
molte città, come Vienna, Vancouver e Melbourne, selezionando i 100 abitanti che formavano
una media rappresentativa della popolazione di
ciascuna città. Gli attori vengono selezionati sulla
base di categorie definite: età, stato civile, sesso,
nazionalità e circondario della città. Non sempre
il campione risponde al 100% ai requisiti: per la
produzione a Zurigo, per esempio, è stato impossibile reperire il giusto numero di uomini sposati
tra 25 e 45 anni, o perlomeno la quota equivalente sulla popolazione della città. Gli attori non
hanno un copione da recitare ma devono essere
semplicemente loro stessi; sul palco rispondono a
domande su questioni politiche, emozioni personali, gusti particolari, esprimendo la propria opinione. Durante lo spettacolo gli attori sono chiamati a rispondere a domande sulla pena di morte,
sui problemi di parcheggio nella propria città,
sulla felicità: per rispondere, basta lasciare libero
spazio alla propria sfera privata, non guardare in
faccia agli spettatori e spostarsi sul palco tra le
zone «io» e «io no». Una sorta di lezione di demografia dal vivo, che concretizza il concetto di «media» e dà un volto alla statistica, percepita solitamente come un insieme di cifre confezionate sotto
forma di diagrammi a torta o istogrammi. Questa
statistica «dal volto umano» priva i diagrammi
della loro anonimità ma è assolutamente fedele
alla realtà. Per esempio, alla domanda se si abbia
mai compiuto un furto, nessuno risponderebbe in
modo libero sotto la luce dei riflettori. Quindi, anche la statistica ritenuta veramente incorruttibile,
potrebbe in realtà essere falsata. Per questo i registi hanno pensato a uno stratagemma: spegnere le
luci in sala e lasciare agli attori una torcia con la
quale segnalare la propria posizione sul palco nella
24
UST ValeurS
zona «io» o «io no». Ma anche questa soluzione
non assicura che lo spettacolo «100% Zürich» rappresenti esattamente la realtà, perché dietro ogni
statistica c’è una persona, che può anche mentire.
Signora Nuber, lei è Direttrice dell’Ufficio
­statistico della Città di Zurigo. Cosa l’ha spinta
a salire sul palco di «100% Zürich»?
Seguo da tempo le produzioni di Rimini-Protokoll,
personalmente come appassionata di teatro e
professionalmente come esperta di statistica.
Avevo assistito agli spettacoli «100%» già nelle
città di Vienna e Karlsruhe e le produzioni mi
avevano affascinato per la tipologia di teatro
documentaristico e per la rappresentazione della
statistica sul palco. Quando Rimini-Protokoll mi
ha chiesto di essere il numero 1 della reazione a
catena per l’individuazione del campione, ho accettato senza esitazione. Io, cittadina svizzera di
media età residente nel circondario 7, rappresento
sul palco del teatro Gessnerallee, insieme agli altri 99 attori, 3900 abitanti, quindi un centesimo
della popolazione residente nella città di Zurigo.
I 100 interpreti condividono le proprie storie con gli spettatori – foto Pigi Psimenou.
Chi sì e chi no? Il gioco di domande e risposte orchestra la composizione del gruppo – foto Pigi Psimenou.
Oltre alla sua presenza sul palco, qual è stato
il contributo dell’Ufficio statistico della Città
di Zurigo allo spettacolo «100% Zürich»?
Abbiamo fornito i dati, i fatti e le particolarità
della città, con cui è stata realizzata la bozza del
programma. Poi abbiamo fornito lo schema per
la creazione del campione: le rappresentazioni di
«100% Zürich» sono state precedute da un mese
di casting avvenuto tramite la reazione a catena
innescata tra la sfera di conoscenti degli attori
scelti.
Come funziona questa reazione a catena per
il casting?
La produzione sceglie una sola persona per la
messa in scena dello spettacolo: a Zurigo sono
stata io. Io, poi, potevo scegliere una persona tra
i miei conoscenti, che poi ne sceglieva un’altra e
questa un’altra ancora e via via fino a mettere
­insieme i 100 cittadini necessari per rappresentare
«100% Zürich» sul palco. Le persone sono state
selezionate secondo determinate caratteristiche:
sesso, classe di età, nazionalità, circondario e stato
civile. La scelta che spettava a me era la più facile, perché le caratteristiche per la selezione del
campione erano ancora tutte vuote. Il campionamento è diventato difficile dal numero 80: per
esempio, non si riusciva a trovare una zurighese di
origine italiana, residente nel circondario 10, tra i
25 e i 44 anni, vedova. Non è sempre facile per
la produzione di Rimini-Protokoll risolvere certi
problemi.
La rappresentazione sul palco aiuta a capire
meglio la statistica?
Anche se sul palco non è possibile inscenare excursus metodologici, rappresentazioni del genere
aiutano a rendere la statistica più comprensibile.
Sul palco, il processo su cui si basa la statistica
viene capovolto; nel lavoro quotidiano, infatti,
dalle storie, dai fatti, dai destini si estrapolano le
cifre, mentre per la produzione di «100%-Zürich»
è stato l’esatto opposto. Cambia anche una caratteristica fondamentale delle statistiche: l’anonimato degli intervistati. A teatro, infatti, gli attori
scelti incarnavano loro stessi e rispondevano dal
vivo alle domande. Sul palco, quindi, si realizza
una sorta di statistica artistica in tempo reale,
anche se 100 persone non formano un campione completamente rappresentativo. Durante
lo spettacolo si pongono domande a cui gli attori rispondono e i risultati vengono proiettati in
tempo reale su uno schermo, in funzione delle
risposte. Quindi «100% Zürich» aiuta non solo a
conoscere meglio la statistica, ma anche la città
in questione. E soprattutto la rappresentazione
trasmette un messaggio che trovo avvincente:
ognuno di noi, vivendo, lascia dietro di sé delle
tracce. Con il nostro comportamento creiamo
delle storie e i fatti che da queste si estrapolano
rappresentano la base della statistica. Trovo che
questo sia l’ esempio perfetto per spiegare che
la statistica non è qualcosa di arido, ma altro non
fa che raccontare storie e descrivere la vita.
UST ValeurS
25
Dati anonimizzati e rappresentatività sono
aspetti centrali della statistica. Sul palco,
invece, ci sono persone in carne e ossa.
Non è una contraddizione?
Gli spettacoli a Zurigo si svolgono nel mese di ottobre nel
teatro Gessnerallee. Il libro su
cui si basa lo spettacolo è disponibile a teatro o presso
­l’Ufficio statistico della Città
di Zurigo. Lo spettacolo
«100%» sarà in tournée nel
2013 a Dresda, San Diego e,
probabilmente, Mosca, Cracovia, Salvador da Bahia e Tokyo.
Nel 2014, invece, sarà sicuramente a Parigi.
Maggiori informazioni sul sito:
www.rimini-protokoll.de/
website/de/index.php e
www.stadt-zuerich.ch/statistik
In effetti la statistica si basa su generalizzazioni,
rappresentatività e dati anonimizzati. Le 100 persone sul palco rappresentano loro stesse e quindi
portano a teatro qualcosa che manca alla statistica più esatta: l’anima della città. Questa contraddizione, solo apparente, fu già al centro delle
riflessioni dello scrittore Max Frisch, che nel suo
romanzo Homo Faber – Resoconto, fece dire al
protagonista: «Per accettare l’improbabile come
fatto di esperienza non ho bisogno della mistica,
è sufficiente la matematica. Tra il probabile (...) e
l’improbabile (...) non c’è una differenza essenziale, ma solo una diversità di frequenza, laddove
ciò che è più frequente appare da principio più
credibile. Ma quando poi sopravviene l’improbabile, non accade niente di soprannaturale,
nessun miracolo o come simile, come il profano
vorrebbe».
«100% Zürich» rappresenta veramente la varietà
e le particolarità della città di Zurigo?
I 100 cittadini selezionati portano sul palco la loro
esperienza personale di vita quotidiana a Zurigo.
Nei video realizzati delle città in cui è già andata
in scena la produzione «100%» si notano le differenze tra gli ambienti e a teatro si percepiscono
ogni volta l’essenza e la particolarità della città
selezionata.
Quali emozioni la accompagnano sul palco?
Agitazione, curiosità e apertura. Le prove con gli
altri 99 attori e il conoscere persone nuove sono
state di per sé già un’esperienza molto interessante. Io sono l’unica che, professionalmente, si
occupa di statistica, e constatare di persona l’opinione dell’uno o dell’altra e trarne le conseguenze
sul piano statistico è stata un’esperienza davvero
arricchente
Verena Hirsch, Capo della Sezione Comunicazione, UST
Simone Nuber, Direttrice del Servizio statistico di Zurigo
(Statistik Stadt Zürich)
In «100% Zurich» si dà un volto al campione statistico – foto Pigi Psimenou.
26
UST ValeurS
L’importanza della statistica per la biologia
In riferimento al tema delle frontiere affrontato nel presente numero di ValeurS, abbiamo chiesto a Maarten
Voordouw di spiegarci come la statistica è diventata un importante strumento di lavoro per la biologia e la
­medicina, in particolare nelle ricerche sull’evoluzione delle malattie trasmesse dalle zecche. Maarten Voordouw
T
ra la statistica e la biologia c’è stato un
legame molto stretto sin dall’inizio del
ventesimo secolo. A quel tempo la teoria
dell’evoluzione di Darwin era stata ampiamente
accettata dal mondo scientifico, ma era in corso
un acceso dibattito fra due diverse fazioni sulla
natura della variazione biologica e i cambiamenti
dovuti all’evoluzione. Da un lato, i mutazionisti
credevano che le evoluzioni biologiche si verificassero con picchi improvvisi provocati da nuove
mutazioni basate sulle leggi di Mendel. Dall’altro,
i gradualisti e il loro principale esponente, lo statistico Karl Pearson, credevano che le evoluzioni
fossero graduali e guidate dalla selezione naturale, che agiva su variazioni continue già presenti
nella maggior parte delle specie biologiche.
La matematica a sostegno della teoria
dell’evoluzione
Fu un biologo e statistico inglese, sir Ronald Fisher, a conciliare questi due diversi approcci. La
genetica di Mendel poteva spiegare la variazione
continua nei caratteri quantitativi (come l’altezza
nel genere umano) partendo dal presupposto che
ci fossero vari geni responsabili di questo tipo di
caratteri. Fisher sviluppò il campo della genetica
delle popolazioni, fornendo un modello matematico rigoroso alla teoria evoluzionistica. Molti dei
suoi importanti contributi alla statistica furono
determinati dal suo interesse per la biologia, la
genetica e l’evoluzione. Per esempio, Fisher inventò l’analisi della varianza (ANOVA) in modo
da scindere la variazione dei tratti quantitativi in
componenti genetiche e ambientali (ricollegandosi al precedente dibattito tra natura e cultura).
Oggi l’ANOVA è insegnata agli studenti del primo
anno di statistica ed è ampiamente usata dagli
studiosi di ogni disciplina. Fisher scrisse anche alcuni dei primi testi sul disegno degli esperimenti,
sottolineando l’importanza della replicazione,
della randomizzazione e dei controlli, rivoluzionando le procedure di sperimentazione nel
campo della biologia.
L’importanza di disporre di numerosi set di dati
Come biologo, Maarten Voordouw si serve spesso
della statistica per interpretare i dati in maniera
obiettiva. Le sue ricerche all’Università di Neuchâtel
si concentrano sull’evoluzione e sul contesto delle
malattie trasmesse dalle zecche, come la malattia
di Lyme (borreliosi) e le encefaliti da zecche.
Queste affezioni coinvolgono sempre almeno
tre attori: l’agente patogeno all’origine del
male, l’ospite che gli dà riparo (di solito un animale selvatico come un roditore o un uccello) e
la zecca che lo fa passare da un ospite all’altro.
Si affrontano varie questioni interessanti, quali:
come variano le frequenze dei vari tipi di batterio responsabili della borreliosi nella popolazione
di zecche? In che modo il sistema immunitario
dell’ospite naturale (roditore) influenza il tasso di
trasmissione del patogeno alle zecche portatrici?
Gli agenti patogeni possono influenzare il comportamento delle zecche in modo da spingerle a
scegliere un ospite? Quello che interessa è il processo che genera e mantiene la variazione biologica e come tale variazione può influire di volta in
volta sull’evoluzione biologica. La statistica è uno
strumento indispensabile che consente al biologo
di descrivere le variazioni del mondo naturale in
termini matematici. Poiché gli studiosi raccolgono
set di dati sempre più grandi, la statistica diventa
sempre più importante per dare un senso a tutte
queste informazioni.
Maarten Voordouw, professore assistente all’Istituto di biologia
dell’Università di Neuchâtel
UST ValeurS
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Impressum
Editore: Ufficio federale di statistica (UST),
Neuchâtel, www.statistica.admin.ch
Redazione: Verena Hirsch, Cornelia Neubacher
e Ulrich Sieber, Divisione Comunicazione
e diffusione, UST
Informazioni: Sezione Comunicazione,
Tel. 032 713 60 13, E-mail: [email protected]
Autori: Martial Berset, Maurizio Bigotta, Oscar Gonzalez, Armin Grossenbacher, Martina Guggisberg,
Verena Hirsch, Thomas Kalau, Fabio B. Losa, Jürg
Marti, Ruth Meier, Walter Pavel, Fabienne Rausa,
Maarten Voordouw
Concezione del layout: Netthoevel & Gaberthuel,
Bienne
Layout: Nicole Frischknecht, sezione DIAM,
Prepress / Print, UST
Grafica: Daniel von Burg, sezione DIAM, UST
Fotografie: Katharina Lütscher, Zurigo
Traduzione: Servizi linguistici, UST
N. di ordinazione: 1240-1202 (gratuito)
ISBN: 978-3-303-00479-1
Diffusione: Ufficio federale di statistica,
CH-2010 Neuchâtel, Tel. 032 713 60 60,
Fax 032 713 60 61, E-mail: [email protected]
Copyright: UST, Neuchâtel 2011
Riproduzione autorizzata dei testi e dei grafici,
­e ccetto per scopi commerciali, con la citazione
della fonte
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