Comments
Description
Transcript
La favola - Altervista
La Favola Il Testo narrativo www.nicolanapolitano.altervista.org Laboratorio di Scrittura Creativa App Generation Writers I. C. San Francesco Nicola Napolitano Anguillara Sabazia - RM La favola La parola “favola”, in latino fabula, deriva dal verbo fari, che significa “parlare”. Le prime favole, infatti, sono state tramandate a voce e così si sono diffuse in tutto il mondo. Solo molto più tardi sono state scritte. Le favole sono narrazioni molto antiche e probabilmente la loro origine è da ricercare in Oriente, nella tradizione letteraria assiro - babilonese ed egizia. Esopo Solo però con il greco Esopo ( V I secolo a.C.) si ebbe la prima grande raccolta scritta di favole. Le favole esopiche (circa cinquecento) costituivano, insieme ai poemi omerici, un testo scolastico. I giovani greci, infatti, attraverso questi piacevoli racconti di animali, imparavano un complesso di norme, di regole utili al vivere comune come la fedeltà nell’amicizia, la riconoscenza per i benefici ricevuti, l’amore per il lavoro, l’importanza della sincerità e della moderazione, l’accettazione del destino. Esopo è il primo in Occidente a scrivere favole che hanno come protagonisti gli animali. Probabilmente di origine africana, Esopo arriva in Grecia come schiavo. Molti degli animali che compaiono nelle sue favole erano comuni in Africa, ma non in Europa. In molte società africane si raccontavano storie di animali con caratteristiche umane, proprio come nelle favole di Esopo. Il leone e il topolino Un topolino correva sul corpo di un leone addormentato, il quale si svegliò e, acchiappatolo, fece per ingoiarlo. La bestiola cominciò a supplicare di risparmiarlo e a dire che, se ne usciva salvo, gli avrebbe dimostrato la sua riconoscenza. Il leone scoppiò a ridere e lo lasciò andare. Ma dopo non molto gli capitò un caso in cui dovette davvero la sua salvezza alla riconoscenza del topolino. Alcuni cacciatori riuscirono a catturarlo e lo legarono con una corda a un albero. Il topo allora udì i suoi lamenti, accorse, rosicchiò la corda e lo liberò, soggiungendo: «Tu, quella volta, t’eri fatto beffe di me, perché non immaginavi mai di poter avere una ricompensa da parte mia. Sappi ora che anche i topi sono capaci di gratitudine». La favola mostra come, col mutare delle circostanze, anche i potenti possono aver bisogno dei deboli. (Esopo, Favole, trad. di E. Ceva Valla, Rizzoli, Milano, 1989) La favola Le favole arrivano in Italia con Fedro (I secolo d.C.), circa 2000 anni fa, durante l’Impero romano. Fedro Nato in Tracia, da una famiglia di origine greca, Fedro viene portato a Roma come schiavo. È proprio la sua condizione di uomo non libero a indurlo a scrivere favole, utilizzando gli animali, per rappresentare i vizi e le virtù degli esseri umani. Ispirandosi a Esopo, compose ben cinque libri di favole in versi nelle quali evidenziò le ingiustizie e le prepotenze degli uomini. Se in vita Fedro non ha successo, in età moderna le sue favole hanno grande fortuna. Per la loro semplicità e piacevolezza e per gli insegnamenti contenuti, sono utilizzate nelle scuole anche nell’insegnamento della Lingua latina. L’autore francese Jean de La Fontaine si è ispirato a Fedro per scrivere le proprie favole. Il cervo alla fonte Spesso si scopre che è più utile ciò che si disprezza di ciò che si loda; ne è prova questo racconto. Il cervo, dopo aver bevuto, rimase presso la fonte e nello specchio dell’acqua vide la sua immagine. E lì, mentre pieno di ammirazione lodava le corna ramose e criticava l’eccessiva sottigliezza delle z a m p e , att e r r i t o d a l l e v o c i improvvise dei cacciatori, si mise a scappare per i campi e con rapida corsa sfuggì ai cani. Poi l’animale fu accolto dal bosco, dove le sue corna si impigliarono, e così trattenuto, fu sbranato a poco a poco dai morsi feroci dei cani. Allora, sul punto di morire, dicono che abbia pronunciato queste parole: - Me infelice! Solo ora capisco quanto mi siano utili le cose che disprezzavo, e quanto danno mi abbiano recato quelle che lodavo-. (Fedro, Favole, tradotte dal latino da G. Solimano, Garzanti) La favola Le favole sono spesso considerate storie per bambini. In realtà chi le ha scritte si rivolgeva agli adulti per correggere e denunciare i loro comportamenti. Fedro e Esopo usano le favole per criticare il potere e in questo modo si creano molti nemici fra i potenti. Per questo Fedro viene mandato in esilio ed Esopo ucciso dagli abitanti di Delfi. L’ideologia Fedro, nel Prologo delle sue Favole, spiega così il motivo per cui sono nate le favole: «La schiavitù, ai padroni soggetta, non osando dire ciò che avrebbe voluto, traspose le sue opinioni nelle favole, ricorrendo, per schivare le accuse di calunnia, a scherzose invenzioni». A quei tempi se qualcuno parlava male di una persona potente, poteva essere incolpato di “calunnia” cioè “accusa ingiustificata a una persona”. Gli schiavi, erano di proprietà del padrone, e non avevano nessun diritto. Tanto meno potevano quindi permettersi di criticare il modo in cui venivano trattati. Trovarono però un modo originale per ribellarsi: incominciarono a creare, come dice Fedro, “scherzose invenzioni” che avevano, come personaggi, animali con i vizi e le virtù degli esseri umani. Il lupo e il cane Un lupo, tutto striminzito dalla fame, incontra un cane ben pasciuto. Si salutano e si fermano. Donde vieni così lucido e bello? E che hai mangiato per farti così grasso? Io, che sono tanto più forte di te, muoio di fame. E il cane: - Se vuoi ce n’è anche per te. Basta che tu presti lo stesso mio servizio al padrone. E che servizio? Custodirgli la porta di casa e tenere lontani i ladri la notte. Uh! Ma io sono prontissimo! Adesso sopporto nevi e piogge nel bosco, trascinando una vita maledetta. Ma deve essere molto facile vivere sotto un tetto e riempirsi lo stomaco in pace. Allora vieni con me. E vanno. Lungo la via il lupo vede una spellatura al collo del cane - Che roba è quella, amico mio? – Oh … è niente. - Ma, se vuoi dirmelo … Qualche volta, per la mia natura impetuosa, mi tengono legato, perché stia quieto durante il giorno e vigili la notte. Ma al crepuscolo vado in giro dove mi piace; mi si porta il pane senza che io debba richiederlo; il padrone mi dà gli ossi della sua tavola; la servitù mi getta qualche boccone; gli avanzi di ognuno sono miei. Così, senza fatica mi empio la pancia. - Ma se hai voglia di uscire, è permesso? - Proprio, interamente, no … Addio, caro; goditi pure le tue gioie; io non baratto la mia libertà per un regno. (Fedro, Favole) La funzione dei personaggi La favola è una breve narrazione scritta o orale di una storia i cui personaggi sono animali parlanti e dal comportamento umano. In ogni storia possiamo riconoscere un protagonista: è il personaggio intorno a cui ruotano gli eventi. Il narratore racconterà le sue esperienze, i suoi desideri alla cui realizzazione si oppone, tuttavia, la volontà di un rivale o personaggio antagonista. conflitto Protagonista Antagonista deve superare crea ostacolo o complicazione per raggiungere o impedire al protagonista di raggiungere per raggiungere obiettivo o movente La favola Ogni storia è sempre basata su una conflittualità e racconta la vicenda di un personaggio che, facendo leva sulle proprie virtù e sulle debolezze altrui, sarà in grado di realizzare il proprio desiderio, affrontando e superando le difficoltà imposte dal rivale. Nella favola La volpe e il corvo, una volpe, utilizzando la propria astuzia, riesce infatti a conquistare un pezzo di carne che un corvo imprevidente era intenzionato a mangiare. La volpe e il corvo Un corvo aveva rubato un pezzo di carne ed era andato a posarsi su di un albero. Lo sviluppo narrativo di una favola presenta notevoli analogie con il gioco degli scacchi dove gli avversari si sfidano per affermare il loro successo. Ognuno cercherà di prevalere, di superare le complicazioni, confidando sulle debolezze, distrazioni e incompetenze del proprio avversario. Lo vide la volpe e le venne voglia di quella carne. Si fermò ai suoi piedi e cominciò a far grandi lodi del suo corpo perfetto e della sua bellezza, dicendo che nessuno era più adatto di lui ad essere il re degli uccelli, e che lo sarebbe diventato senz’altro, se avesse avuto la voce. Il corvo, allora, volendo mostrare che neanche la voce gli mancava, si mise a gracchiare con tutte le sue forze, e lasciò cadere la carne. La volpe si precipitò ad afferrarla, soggiungendo: “Se poi, caro mio corvo, tu avessi anche il cervello, non ti mancherebbe proprio altro, per diventare re ”. Ecco una favola adatta per un uomo stolto. (da: Esopo, Favole, Ed. Rizzoli, 1951) La struttura della storia Le storie rappresentate nelle favole, pur diverse nella forma - cambiano i personaggi e le azioni compiute - presentano una medesima struttura narrativa. La volpe e il corvo di Esopo Un corvo aveva rubato un pezzo di carne ed era andato a posarsi su di un albero. Lo vide la volpe e le venne voglia di quella carne. Si fermò ai suoi piedi e cominciò a far grandi lodi del suo corpo perfetto e della sua bellezza, dicendo che nessuno era più adatto di lui ad essere il re degli uccelli, e che lo sarebbe diventato senz’altro, se avesse avuto la voce. Il corvo, allora, volendo mostrare che neanche la voce gli mancava, si mise a gracchiare con tutte le sue forze, e lasciò cadere la carne. La volpe si precipitò ad afferrarla, soggiungendo: “Se poi, caro mio corvo, tu avessi anche il cervello, non ti mancherebbe proprio altro, per diventare re”. Ecco una favola adatta per un uomo stolto. Il cervo alla fonte di Fedro Il cervo, dopo aver bevuto, rimase presso la fonte e nello specchio dell’acqua vide la sua immagine. E lì, mentre pieno di ammirazione lodava le corna ramose e criticava l’eccessiva sottigliezza delle zampe, atterrito dalle voci improvvise dei cacciatori, si mise a scappare per i campi e con rapida corsa sfuggì ai cani. Poi l’animale fu accolto dal bosco, dove le sue corna si impigliarono, e così trattenuto, fu sbranato a poco a poco dai morsi feroci dei cani. Allora, sul punto di morire, dicono che abbia pronunciato queste parole: - Me infelice! Solo ora capisco quanto mi siano utili le cose che disprezzavo, e quanto danno mi abbiano recato quelle che lodavo - . Così anche gli uomini spesso lodano le cose inutili mentre disprezzano quelle utili. STRUTTURA DELLA STORIA STRUTTURA DELLA STORIA Situazione iniziale Situazione iniziale Svolgimento Svolgimento Scioglimento Scioglimento Morale Morale La struttura della storia Ogni storia può essere considerata come un insieme di eventi con un inizio e una fine, che accadono in determinati luoghi e si succedono nel tempo, collegati secondo un ordine cronologico - causale e compiuti o subiti da particolari personaggi i quali, interagendo, producono dei cambiamenti modificando quindi la loro situazione. In ogni storia possiamo riconoscere, inoltre, una situazione iniziale da cui prende l’avvio il racconto e uno scioglimento che corrisponde alla conclusione della vicenda dove, a causa di una serie di avvenimenti, la condizione del personaggio protagonista risulta, in termini positivi o negativi, più o meno modificata. 1. Situazione iniziale • Il narratore presenta i personaggi nel loro ambiente. In particolare, nella situazione iniziale ci dice chi è e cosa fa il protagonista, raccontando le azioni quotidiane della sua esistenza. In questa fase della storia, i personaggi stabiliscono rapporti reciproci di equilibrio e sono caratterizzati da una condizione serena o conflittuale. In ogni modo nessun personaggio, al di là della propria condizione positiva o negativa, intraprende un’iniziativa per modificare la propria esistenza né si manifesta un evento in grado di trasformare la sua condizione. Situazione iniziale 2. Situazione di conflitto o svolgimento • • Tuttavia, durante lo svolgimento della storia, l’antagonista, per raggiungere un determinato obiettivo, prende l’iniziativa di rompere l’equilibrio e la staticità della situazione iniziale. Provoca, quindi, un’azione con la quale crea un ostacolo o una complicazione, ponendo il protagonista di fronte alla soluzione di un problema. L’azione dell’antagonista corrisponde all’esordio della storia. A tal punto, il protagonista, spinto dalla necessità perché è in gioco qualcosa di vitale, è indotto a reagire per evitare il peggioramento della propria condizione o per conseguire un miglioramento della propria situazione. La reazione del protagonista corrisponde al primo mutamento della storia. Iniziativa: esordio Reazione: mutamento 3. Scioglimento • Alla reazione del protagonista corrisponderà l’azione finale dell’antagonista con la quale rivelerà la sua sconfitta o vittoria. Allo stesso modo, il protagonista se sarà stato in grado di superare la complicazione, giungerà ad una soluzione positiva della vicenda o dovrà accettare di aver fallito la propria impresa. Soluzione: scioglimento La situazione iniziale “Un corvo aveva rubato un pezzo di carne ed era andato a posarsi su di un albero. Lo vide la volpe e le venne voglia di quella carne”. Nella favola di Esopo la situazione iniziale rappresenta un corvo che si posa su di un albero dopo aver rubato un pezzo di carne e una volpe desiderosa di mangiarlo. Nella situazione iniziale, il narratore fornisce le informazioni necessarie alla comprensione della storia: rappresenta i personaggi, descrivendo le azioni che compiono in un determinato ambiente e contesto temporale. Il narratore evidenzia soprattutto la natura antagonista dei rapporti che intercorrono tra il corvo e la volpe, svelando poi il movente del loro futuro conflitto. Presenta, inoltre, i personaggi in modo tale che i loro rapporti di forza siano caratterizzati da una condizione di equilibrio: il corvo e la volpe vengono, infatti, rappresentati mentre vivono la loro quotidianità, senza intraprendere alcuna iniziativa capace di modificare la loro situazione. La struttura del testo Un corvo aveva rubato un pezzo di carne ed era andato a posarsi su di un albero. Lo vide la volpe e le venne voglia di quella carne. SITUAZIONE INIZIALE La situazione di conflitto: l’esordio “Si fermò ai suoi piedi e cominciò a far grandi lodi del suo corpo perfetto e della sua bellezza, dicendo che nessuno era più adatto di lui ad essere il re degli uccelli, e che lo sarebbe diventato senz’altro, se avesse avuto la voce”. Se i personaggi si limitassero a vivere le circostanze della situazione iniziale, senza intraprendere alcuna iniziativa, non ci sarebbe alcun tipo di sviluppo narrativo: non accadrebbe nulla e nulla meriterebbe di essere raccontato. Invece la volpe rompe l’equilibrio della situazione iniziale e apre le ostilità con una particolare azione: confidando sulla vanità del suo avversario, ne loda la bellezza e provoca il corvo ad emettere il suono della voce affinché dimostri di essere il re degli uccelli. L’iniziativa della volpe di tramare un inganno ai danni del corvo corrisponde all’esordio della storia: mette in moto la vicenda, generando una situazione conflittuale. Ci possono essere due tipi di esordio a seconda della situazione di partenza: o l’evento che dà l’avvio alla storia sviluppa e accentua un conflitto già esistente, oppure vengono introdotti elementi di turbamento e di tensione in una situazione di armonia. Nicola Napolitano: www.nicolanapolitano.altervista.org La struttura del testo Un corvo aveva rubato un pezzo di carne ed era andato a posarsi su di un albero. Lo vide la volpe e le venne voglia di quella carne. SITUAZIONE INIZIALE Si fermò ai suoi piedi e cominciò a far grandi lodi del suo corpo perfetto e della sua bellezza, dicendo che nessuno era più adatto di lui ad essere il re degli uccelli, e che lo sarebbe diventato senz’altro, se avesse avuto la voce. ESORDIO La situazione di conflitto: il primo mutamento “Il corvo, allora, volendo mostrare che neanche la voce gli mancava, si mise a gracchiare con tutte le sue forze, e lasciò cadere la carne”. Il corvo potrebbe anche rifiutare di ostentare le proprie doti vocali ma accetta, per superbia e vanità, di esibire la propria voce, lasciando cadere, in tal modo la carne che stringeva con il becco. All’azione della volpe segue, quindi, la reazione del corvo alla quale corrisponde il primo mutamento della storia. I mutamenti sono degli eventi, compiuti o subiti dai personaggi, che modificano di volta in volta la situazione in cui operano, determinando un miglioramento o un peggioramento delle loro condizioni.Il racconto evolve, quindi, quando i personaggi tendono ad intraprendere delle iniziative o a reagire a degli stimoli esterni, modificando la loro precedente situazione o le relazioni reciproche stabilite in un determinato tempo e luogo. La struttura del testo Un corvo aveva rubato un pezzo di carne ed era andato a posarsi su di un albero. Lo vide la volpe e le venne voglia di quella carne. SITUAZIONE INIZIALE Si fermò ai suoi piedi e cominciò a far grandi lodi del suo corpo perfetto e della sua bellezza, dicendo che nessuno era più adatto di lui ad essere il re degli uccelli, e che lo sarebbe diventato senz’altro, se avesse avuto la voce. ESORDIO Il corvo, allora, volendo mostrare che neanche la voce gli mancava, si mise a gracchiare con tutte le sue forze, e lasciò cadere la carne. PRIMO MUTAMENTO La situazione di conflitto: lo scioglimento “La volpe si precipitò ad afferrarla, soggiungendo: "Se poi, caro mio corvo, tu avessi anche il cervello, non ti mancherebbe proprio altro, per diventare re”. I mutamenti si snodano in una successione concatenata, fino a quando non si giunge allo scioglimento che consiste nella soluzione positiva o negativa della vicenda. Lo scioglimento coincide con una situazione dove il protagonista può finalmente trovare la sua felicità, realizzando il proprio desiderio, oppure è costretto ad accettare un cambiamento in negativo. Nella favola di Esopo, si giunge allo scioglimento quando la volpe riesce a soddisfare il suo desiderio di sottrarre al corvo il suo pezzo di carne, lasciando l’uccello in balìa della sua stupidità. La struttura del testo Un corvo aveva rubato un pezzo di carne ed era andato a posarsi su di un albero. Lo vide la volpe e le venne voglia di quella carne. SITUAZIONE INIZIALE Si fermò ai suoi piedi e cominciò a far grandi lodi del suo corpo perfetto e della sua bellezza, dicendo che nessuno era più adatto di lui ad essere il re degli uccelli, e che lo sarebbe diventato senz’altro, se avesse avuto la voce. ESORDIO Il corvo, allora, volendo mostrare che neanche la voce gli mancava, si mise a gracchiare con tutte le sue forze, e lasciò cadere la carne. PRIMO MUTAMENTO La volpe si precipitò ad afferrarla, soggiungendo: "Se poi, caro mio corvo, tu avessi anche il cervello, non ti mancherebbe proprio altro, per diventare re”. SCIOGLIMENTO La coda o morale della storia “Ecco una favola adatta per un uomo stolto”. Si giunge, quindi, alla conclusione del racconto che è affidata ad una massima conclusiva, definita coda o morale, attraverso la quale il narratore esprime il significato pedagogico della storia. La struttura della favola Un corvo aveva rubato un pezzo di carne ed era andato a posarsi su di un albero. Lo vide la volpe e le venne voglia di quella carne. SITUAZIONE INIZIALE Si fermò ai suoi piedi e cominciò a far grandi lodi del suo corpo perfetto e della sua bellezza, dicendo che nessuno era più adatto di lui ad essere il re degli uccelli, e che lo sarebbe diventato senz’altro, se avesse avuto la voce. ESORDIO Il corvo, allora, volendo mostrare che neanche la voce gli mancava, si mise a gracchiare con tutte le sue forze, e lasciò cadere la carne. PRIMO MUTAMENTO La volpe si precipitò ad afferrarla, soggiungendo: "Se poi, caro mio corvo, tu avessi anche il cervello, non ti mancherebbe proprio altro, per diventare re”. SCIOGLIMENTO Ecco una favola adatta per un uomo stolto. CODA La coda o morale della storia Ricorda che la morale non è un elemento della storia ma della favola. Il narratore, infatti, dopo aver narrato la storia o le azioni dei personaggi, esprime poi una sua riflessione o commento personale. Il matto dello stolto Nelle pagine precedenti ti è stata mostrata una partita di scacchi le cui mosse riflettono le azioni che la volpe e il corvo compiono e subiscono nella favola di Esopo. E’ la più breve partita che termini con lo scacco matto e che può realizzarsi soltanto se l’avversario, così come il corvo, non è in grado di difendersi in modo adeguato. Per tale ragione, lo scacco matto più rapido del gioco degli scacchi viene definito il matto dello stolto. La volpe e il corvo La struttura Lo sviluppo della storia La volpe desidera un pezzo di carne rubato da un corvo. SITUAZIONE INIZIALE Il narratore presenta la condizione dei personaggi che, in questa fase della storia, non intraprendono alcuna iniziativa per modificare la propria esistenza, caratterizzata da una situazione di staticità. Si fermò ai suoi piedi e cominciò a far grandi lodi del suo corpo perfetto e della sua bellezza, dicendo che nessuno era più adatto di lui ad essere il re degli uccelli, e che lo sarebbe diventato senz’altro, se avesse avuto la voce. La volpe invita il corvo ad emettere il suono della voce. ESORDIO Iniziativa che rompe la staticità della situazione iniziale e mette in moto il racconto, introducendo elementi di turbamento e di tensione in una situazione di equilibrio. Il corvo, allora, volendo mostrare che neanche la voce gli mancava, si mise a gracchiare con tutte le sue forze, e lasciò cadere la carne. l corvo accetta l’invito e lascia cadere la carne. PRIMO MUTAMENTO Reazione che modifica la situazione in cui opera il protagonista, determinando un peggioramento delle sue condizioni. La volpe si precipitò ad afferrarla, soggiungendo: "Se poi, caro mio corvo, tu avessi anche il cervello, non ti mancherebbe proprio altro, per diventare re”. La volpe afferra la carne. SCIOGLIMENTO Avvenimento finale che comporta una soluzione della vicenda, creando una situazione di stabilità diversa da quella iniziale. Ecco una favola adatta per un uomo stolto. La morale della favola. Le sequenze I titoli Un corvo aveva rubato un pezzo di carne ed era andato a posarsi su di un albero. Lo vide la volpe e le venne voglia di quella carne. CODA Morale o significato pedagogico della storia. La favola TESTO Un corvo aveva rubato un pezzo di carne ed era andato a posarsi su di un albero. Lo vide la volpe e le venne voglia di quella carne. Si fermò ai suoi piedi e cominciò a far grandi lodi del suo corpo perfetto e della sua bellezza, dicendo che nessuno era più adatto di lui ad essere il re degli uccelli, e che lo sarebbe diventato senz’altro, se avesse avuto la voce. Il corvo, allora, volendo mostrare che neanche la voce gli mancava, si mise a gracchiare con tutte le sue forze, e lasciò cadere la carne. La volpe si precipitò ad afferrarla, soggiungendo: “Se poi, caro mio corvo, tu avessi anche il cervello, non ti mancherebbe proprio altro, per diventare re”. Ecco una favola adatta per un uomo stolto. STRUTTURA FORMA DISCORSO E' un insieme di parole, scritte o orali, collegate secondo le regole di una determinata lingua, per comunicare gli eventi della storia. STORIA CONTENUTO CLASSIFICAZIONE • • • • narrative descrittive dialogiche riflessive • Situazione iniziale • Svolgimento Esordio REGOLE Sono un insieme di istruzioni che consentono di elaborare la storia per ottenere una determinata tipologia di testo. Insieme di sequenze che possono essere: = È un insieme di eventi con un inizio e una fine, compiuti o subiti d a a n i m a l i umanizzati. FUNZIONE • • Far riflettere il lettore sui comportamenti umani per correggerne i vizi e indurlo alla virtù. • FAVOLA • • • • Mutamenti • Scioglimento • Morale • I personaggi sono animali parlanti che riproducono i comportamenti umani. Rappresentano i vizi e le virtù degli uomini. Interpretano ruoli fissi: il lupo la prepotenza, l’agnello l’ingenuità, il leone la forza ….. Presentano caratteri contrapposti: se uno è ingenuo, l’altro è scaltro …. Il tempo e lo spazio sono indeterminati. Le favole esprimono una morale. Il testo è breve ed è caratterizzato dalla semplicità delle frasi e del lessico. Fo n d a m e n t a l e è l ’ u s o d e i dialoghi. Attività di scrittura 1. Scegli un personaggio protagonista e indica quindi il movente, cioè l’obiettivo o l’oggetto che desidera raggiungere o conquistare. 2. Scegli un personaggio antagonista, in grado di riconoscere, sul piano del comportamento, il punto debole dell’avversario. 3. Individua l’iniziativa - proposta insidiosa, inganno … - che l’antagonista, in rapporto al punto debole dell’avversario, esegue per impedire al rivale di raggiungere il suo scopo. Tale azione corrisponde, sul piano della struttura narrativa, all’ esordio della storia. 4. Indica la reazione del protagonista che agirà lasciandosi guidare dalle proprie debolezze subendo, in tal modo, l’inganno del rivale. Tale azione corrisponde, sul piano della struttura narrativa, al primo mutamento della storia. 5. Rappresenta, quindi, la soluzione della vicenda dove il personaggio antagonista conquista l’oggetto del desiderio. Tale azione corrisponde, sul piano della struttura narrativa, allo scioglimento della storia. 6. Esprimi la morale della favola. Attività di scrittura Le favole propongono insegnamenti universali e molto antichi, frutto della saggezza popolare. A questo patrimonio attingono anche i proverbi. • Chi troppo vuole nulla stringe. • Chi va piano va sano e va lontano. Scegli ora uno dei proverbi proposti: sarà la morale della favola che tu dovrai inventare. Ricorda, nel momento in cui scrivi una favola, di far parlare i protagonisti della storia, riportando attraverso i dialoghi le loro frasi o scambi di parole. • Meglio un uovo oggi che una gallina domani. • Chi dorme non piglia pesci. • L’unione fa la forza. • Tra i due litiganti il terzo gode. Fine