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Non voglio più fare la pipì a letto

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Non voglio più fare la pipì a letto
mini guida “Non voglio fare più la pipi a letto”
Non voglio più fare la pipì a letto!!
Una guida per risolvere l’enuresi notturna mono-sintomatica, veloce e per sempre.
Per aiutare bambini, adolescenti e adulti che non vogliono più svegliarsi in un letto
bagnato…
estratto del libro “Non voglio fare più la pipi a letto” il testo è coperto da Copyright © 2012 è vietata la
riproduzione totale o parziale su qualsiasi media di contenuti, layout e immagini, senza il consenso
scritto dell'autore.
mini guida “Non voglio fare più la pipi a letto”
Capitoli
1. Introduzione
2. Informazione generale sull’enuresi
3. Le cause dell’enuresi notturna
4. Il sonno; un fattore molto importante
5. Enuresi notturna o no? Una lista di controllo
6. Cambiare il letto; punizione o motivazione?
7. Le soluzione per risolvere il disturbo
8. L’allenamento Olandese con l’allarme
9. Cosa cambierà durante l’allenamento; i sviluppi, i miglioramenti, l’ultimo test
10.Quando un allarme NON è adatto
11.Come si deve scegliere un allarme
12. Preparare un bambino all’allenamento
13.Quando ci sono gli incidenti anche durante il giorno
14.Persone con disabilità mentale (autismo, sindrome di Down etc.)
15.Domande frequente, consigli pratici
estratto del libro “Non voglio fare più la pipi a letto” il testo è coperto da Copyright © 2012 è vietata la
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scritto dell'autore.
mini guida “Non voglio fare più la pipi a letto”
1.Introduzione
Quello di fare la pipì a letto dopo l’età di 5 anni è un fenomeno frequente di cui soffre circa il 10% dei
bambini tra i 5 ed i 15 anni. Dopo le allergie è il disturbo più comune che esista, l’1,5-2% della popolazione
adulta soffre ancora di enuresi notturna.
Può succedere che un genitore pensi che il bambino sia semplicemente pigro. Ma non sarà più logico
pensare che ci sono pochissimi bimbi che vogliono svegliarsi in un letto bagnato e freddo durante la notte?
La maggior parte delle persone (anche bambini) sono frustrati, si vergognano e sperano ogni notte che
“Questa sarà la notte senza pipì”.
Che fare? Aspettare finché passa un bel giorno da solo?
È vero che per la maggioranza dei bambini il problema si risolve spontaneamente, ma quando … fra 6 mesi,
fra 3 anni? Secondo i dati, l’85% dei bambini che bagna il letto adesso si troverà nelle stesse
condizioni fra 12 mesi. La situazione è paragonabile a quella di un adolescente che soffre di acne.
Sarebbe giusto dire “Non fa niente, passerà fra 5 anni”? Con le terapie di oggi nessun adolescente deve
soffrire come i suoi genitori hanno dovuto fare. L’acne è ben visibile, come sono le cicatrici anni dopo.
Bagnare il letto è meno visibile, ma lascia spesso cicatrici a livello psicologico o sociale …
Più pipì si fa (= più di una volta alla settimana), meno probabile è che il disturbo verrà risolto nei prossimi
12 mesi. Quando questo disagio inizia ad opprimere il bambino e la sua famiglia, non è più giustificabile
una mancanza di azione. Una generazione fa, era necessario accettare questo problema, adesso si può
risolvere.
Trattare il disturbo certamente ha molti benefici. Varie ricerche indicano che i pensieri negativi su se stessi
spariscono e anche il comportamento sociale migliora. Un genitore che attivamente cerca di risolvere il
disturbo della pipì a letto è coinvolto direttamente con lo sviluppo del bambino in modo positivo!
Accettare la situazione con calma, senza drammatizzare, è giusto, ma la negligenza o la sopportazione del
disagio in silenzio non lo è. Mettere un bimbo in punizione, sgridarlo o farlo sentire in colpa dopo una
notte bagnata sicuramente avrà un effetto ancora più negativo su di lui e va evitato ad ogni costo.
Questa guida vi aiuterà a trovare una soluzione, per informarvi sulle scelte che oggi potete fare e per
ricevere consigli pratici. Esistono varie medicine, ma secondo le ricerche internazionali non sono la migliore
soluzione a lungo termine. La possibilità di una ricaduta dopo la terapia è molto alta. In Nord Europa, in
Australia e in Nord America l’allarme pipì è molto diffuso, ma un apparecchio da solo non può fare
miracoli. Ci vuole un metodo ben preciso per risolvere il disturbo. In Olanda nel Centro Enuresi di Meppel,
negli ultimi 20 anni, è sviluppato un allenamento molto efficace, veloce e, ancora più importante, che non
causa ulteriori tensioni. È importante che vi informiate bene e che ne parliate con gli altri membri della
famiglia: una buona motivazione prima di iniziare con qualsiasi opzione è indispensabile!
estratto del libro “Non voglio fare più la pipi a letto” il testo è coperto da Copyright © 2012 è vietata la
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mini guida “Non voglio fare più la pipi a letto”
2.Informazioni generali sull’enuresi (=farsi la pipì sotto)
Qualche definizione per avere le idee chiare:
-Enuresi è lo svuotamento della vescica con una minzione normale (in caso contrario si parla di
incontinenza) in un momento non appropriato.
-Enuresi diurna avviene durante la giornata o quando un bambino (>5 anni) è sveglio; in questi casi c’è la
possibilità di un’infezione urinaria, una patologia neurologica (spina bifida occulta), diabete o una capacità
ridotta della vescica e la pediatra può consigliare la visita da uno specialista.
- Enuresi notturna mono-sintomatica primaria (ENMP): un bambino di 5-6 anni che negli ultimi 3
mesi ha bagnato il letto almeno due volte alla settimana o una persona sopra questa età che bagna il letto
almeno tre volte al mese, senza altre malattie o sintomi. La guida è scritta per affrontare proprio questo
disturbo.
- Enuresi notturna secondaria: quando una persona è stata asciutta durante la notte per almeno 6 mesi
durante la vita.
Più o meno quando un bambino ha 2 anni si rende conto che una vescica piena porta a fare la pipì, ma è
necessario che ci sia anche un controllo dello sfintere prima che rimanga completamente asciutto. Questo è
un processo di maturazione che si completerà verso i 4 anni. Le cifre ufficiali sono più o meno uguali in
varie parti del mondo. All’età di 5-7 anni ca. il 12% dei maschi e ca. l’8% delle femmine bagna il letto più di
una volta alla settimana, da 13-16 anni il 2-4% e, in età adulta l’1-1,5%. Una pediatra con ca. 2.000 pazienti
vede ogni anno da 4 a 5 nuovi casi di ENMP.
Una cosa è certa: il bimbo non fa la pipì perché beve troppo prima di andare a letto. Proibire di
bere la sera normalmente non cambierà la situazione e durante le serate più calde non è
consigliabile!
La maggioranza dei bambini si svegliano meno facilmente in confronto agli adulti, questo ha a che fare con
la maturazione del cervello. Con i bambini che soffrono di enuresi la comunicazione tra il cervello e la
vescica piena manca. I muscoli si rilassano e il letto si bagna come conseguenza, senza che il bambino (o
l’adulto con ENMP) se ne renda conto. La difficoltà a svegliarsi in risposta ad un vescica piena è
sicuramente un elemento che tutti i bambini con enuresi hanno in comune.
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3. LE CAUSE dell’enuresi notturna
Le cause di ENMP sono varie e la prima cosa da stabilire è che non ci sia una ragione fisiologica (come il diabete, la
spina bifida oscura, un’infezione o una malformazione alle vie urinarie) dietro l’enuresi. Per fortuna in meno del
10% dei bambini che ne soffrono risulta una causa fisiologica: nella maggioranza di questi casi si notano problemi
durante il giorno. Una visita dal pediatra o dall’urologo può escludere questi disturbi.
1. L’eredità: una questione di famiglia
Con due genitori che hanno sofferto di questo disturbo c’è il 77% di possibilità che il bambino avrà gli
stessi problemi, con un genitore c’è una possibilità del 43%. In più casi, generalmente, il papà ha sofferto
dello stesso disturbo: con i parenti più lontani come uno zio, il bimbo ha il 15% di possibilità di manifestare
l’ENMP.
Secondo alcuni dati, una piccola maggioranza dei bimbi risolve il disturbo spontaneamente alla stessa età
del genitore, ma può essere anche una storia più breve o più lunga. Scambiare informazioni con il bambino
sul fatto che papà, zia o nonno avevano lo stesso problema è importante, perché fa capire al bambino che
non è colpa sua! Ma neanche il genitore deve sentirsi in colpa. È più importante far sapere che accettate la
situazione, che date il vostro supporto, non darete punizioni e cercherete attivamente una soluzione.
Quando un bambino di 7 anni sente che il suo papà ha fatto la pipì a letto fino all’età di 14 anni non si rincuorerà
tanto: significa che sta solo a metà strada! Meglio dire che insieme potete impegnarvi a sfidare papà e a risolvere
prima di lui!
2. problemi di respirazione con adenoide, obesità etc.
Può succedere di fare la pipì a letto in ogni fase del nostro sonno. E non è vero che questo sia causato da un
disturbo del sonno. Una persona con ENMP non reagisce allo stimolo della vescica piena svegliandosi in
tempo. Nel 2003 c’è stata una ricerca sulla relazione tra una respirazione disturbata (a causa di adenoidi
grandi, malformazioni facciali o obesità) e l’enuresi notturna più frequente. Spesso si nota che i bambini
russano durante il sonno. Una spiegazione plausibile sul perché non si sente lo stimolo della pipì è che una
mancanza di ossigeno, a causa della respirazione disturbata, influenzi il risveglio in modo negativo. Il
cervello non manda il messaggio di svegliarsi con la vescica piena e il letto si bagna. Con le adenoidi
ingrandite o una malformazione del naso il passaggio dell’aia è parzialmente bloccata. Con l’obesità, il
tessuto intorno al collo può pressare sui muscoli di quest’ultimo che si rilassano durante il sonno e bloccare
così il passaggio dell’aria.
Contemporaneamente alla “mancanza d’aria” la pressione intra-addominale sale, trasferendo la stessa
pressione anche sulla vescica e così la vescica tende a svuotarsi più spesso. Non aumenta solo la tensione
sulla pancia, ma anche quella sul torace e la conseguenza è che arriva meno sangue verso il cuore. Questo
reagisce con la formazione di peptide natriuretico, la secrezione di ADH diminuisce e la produzione di
urine aumenta. Perdere peso o togliere le adenoidi può aiutare risolvere l'enuresi notturna, ma non sempre
funziona. Il cervello può avere bisogno di un allenamento con l’allarme per imparare a risvegliarsi nel
momento giusto se le minzioni notturne continuano. La respirazione è migliorata in questo caso, ma il
cervello può aver sviluppato intanto una sorta di “sonno protetto”, come descritto di seguito.
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3. Costipazione
Fino all’età di 4-5 anni un genitore può controllare se suo figlio va in bagno regolarmente e come sono le
feci, ma successivamente diventa più difficile. In ca. il 30% dei casi è la costipazione che ha un’influenza
negativa sull’ENMP. Una teoria è che un recto pieno restringe l’espansione della vescica e fa contrarre i
muscoli anche quando non è piena. Un’altra teoria è che la pressione continua del recto diminuisce la
sensibilità della vescica e il cervello ignora i segnali di questa zona. Incrementare più fibre nella dieta, bere
abbastanza durante la giornata e prendere più tempo per andare al bagno può migliorare questa situazione,
se non ci sono indicazione mediche per un malfunzionamento del recto. Chi non beve non può purificare il
proprio organismo, bere 2-3 bicchieri d’acqua la mattina sposterà la produzione di urine dalla sera al
centro del giorno.
4. Una capacità vescicale ridotta
Indica una capacità vescicale più piccola del normale: una visita urologica può chiarire questa situazione.
Spesso, durante la giornata, le visite al bagno sono più frequenti. Per avere un’idea di quanto sia grande la
vescica di un bambino esiste un semplice metodo: moltiplicate l’età del bambino per 30. Aggiungete alla
cifra ottenuta 30. Per esempio, se l’età è di 7 anni, moltiplicatela per 30 (= 210) e aggiungete alla cifra 30.
Risultato: 240, questo significa che una vescica di un bambino di 7 anni può contenere 240 ml. La vescica
NON sarà piena ogni volta che avvertirà lo stimolo di fare la pipì. Ma una quantità inferiore a 100 ml è
insufficiente e questo può verificarsi quando si beve poco, quando si fa la pipì troppo spesso (>9 volte al
giorno) oppure quando non si svuota bene la vescica.
Se questo fenomeno si verifica solamente durante la notte, i dubbi al riguardo hanno la stessa riposta che si
può dare alla domanda di chi sia antecedente tra l’uovo e la gallina, ossia non è certo se l’ENMP venga
causata dalla capacità funzionale diminuita della vescica o viceversa. Magari la capacità della vescica
non cresce perché non è allenata a contenere più liquidi per un periodo più lungo? Con l’uso di un allarme
notturno un genitore può rendersi conto che il bambino fa la pipì anche tre o quattro volte all’inizio della
terapia. Durante l’allenamento con un allarme, normalmente questo numero diminuisce notevolmente
entro 6 settimane (solo una volta) per arrivare alla fine ad un risveglio senza allarme o a una notte asciutta.
5. Una vescica iperattiva
Lo stimolo per andare in bagno è il risultato di una piccola onda di contrazioni nella vescica che spingono il
liquido verso il basso. Lo sfintere interno apre automaticamente, ma noi controlliamo lo sfintere esterno
volontariamente (fino ad un certo punto!). L’abilità di trattenere la pipì dipende dalla forza delle
contrazioni. Più queste sono intense, più aumenta la pressione contro lo sfintere esterno. I bambini con
l’enuresi non sembrano avere contrazioni più forti del normale. La risposta del nostro corpo abitualmente
è di chiudere lo sfintere cosicché la necessità di fare la pipì passa… per ritornare dopo un po’ con più forza.
Le persone con una vescica irritabile hanno contrazioni più forti e più frequenti, evento che può dare l’idea
di avere una vescica piena molto prima che il palloncino sia veramente colmo, durante la giornata é durante
la notte. I fattori genetici possono essere importanti. Quando queste contrazioni forti arrivano durante il
sonno NON REM (quello più profondo) il corpo non reagisce con la chiusura dello sfintere e il letto si
bagna… qui l un'allenamento con l'allarme può risolvere il problema.
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6. Produzione elevata di urine durante la notte
Normalmente la produzione di urine è controllata da un ormone anti-diuretico ADH. Durante la notte il
cervello rilascia più ADH e come risultato andiamo meno volte al bagno durante la notte. Se il livello di
ADH non durante le ore notturne, le visite al bagno continuano. Non dovrebbe essere un problema,
l’importante è che quando si sente lo stimolo ci si svegli. Ma chi soffre di ENMP ha difficoltà a svegliarsi (spesso
questo viene descritto dai genitori come un sonno pesante)… e la pipì finisce a letto.
7. Sensibilità verso certi tipi di cibo
Essere sensibile non significa avere un’allergia, ma certi cibi o bevande possono contribuire all’ENMP.
Ogni risposta è individuale, ma se bambini o adulti con ENMP hanno una produzione maggiore di urine
dopo certi cibi, vale la pena identificarli. Negli ultimi anni, i ricercatori hanno suggerito che latte, latticini,
caffeine, tè, vitamine C, succhi di frutta e bevande carbonate consumate meno di 4 ore prima di andare a
letto possono influire considerevolmente sull’enuresi notturna. I cibi altamente zuccherati o salati
(patatine, popcorn) vengono consumati con una certa quantità di liquido… meglio evitarli la sera prima di
andare a letto.
8. Medicine
Anche le medicine possono causare enuresi, alcuni anti-depressivi causano sete e una produzione di urine
più alta. Anche gli antistaminici, le medicine per le allergie, l’asma o per un semplice raffreddore possono
causare enuresi e influenzare il sonno, ma normalmente solo per un periodo breve. Meglio consultare un
medico prima di iniziare una terapia: anticipare l’orario dell’assunzione delle dosi può aiutare a migliorare
la situazione.
I problemi psicologici possono essere causa di enuresi?
Se non è un problema fisiologico, deve essere psicologico! Fino a qualche anno fa, quando le varie visite non
rilevavano un problema urologico, la tappa successiva era la testa. Specialmente quando si trattava di
adolescenti e adulti era chiaro che ci doveva essere una ragione psicologica, perché si pensava che “il
problema doveva passare con la pubertà”.
Adesso sappiamo che questo pensiero non era giusto: ca. il 2% della popolazione adulta soffre di ENMP.
Quasi il 50% di questo gruppo non si è mai rivolto ad un medico per questo problema e circa il 32% non ha
mai cercato una soluzione!
Negli ultimi anni l’idea è cambiata: fare la pipì a letto può essere la causa di tanti problemi psicologici,
non viceversa! Le persone con ENMP dopo l’età di 7 anni, tante volte si sentono in colpa perché non hanno
il controllo, possono sentirsi immaturi, sporchi e stanchi ogni volta che si devono cambiare. L’impatto
sull’autostima delle persone dopo l’età di 7 anni non deve essere sottostimato. La ricerca dell’I.C.C.S.
(International Children’s Continence Society) effettuata nel 2007 parla dell’effetto negativo dell’enuresi
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sull’autostima e sullo sviluppo personale. Quando un bambino sente dire che non è colpa sua può anche
accettare il disturbo. Ma ogni volta che si sveglia in un letto bagnato lo sente come un fallimento. Per
ragioni pratiche, è logico usare pannolini, ma è difficile sentirsi “cresciuto” quando sei ogni sera ti trovi a
confronto con un oggetto associato alla prima infanzia. Dopo l’età di 10 anni un bambino avrà l’idea che
questo problema non si risolva mai e questa convinzione farà pesare gli altri problemi dell’adolescenza
ancora di più.
Affermare che i meccanismi psicologici non svolgano un ruolo importante nello sviluppo dell’enuresi
notturna, come succede negli ultimi anni, è magari troppo eccessivo. Interazioni difficili con altri membri
della famiglia, problemi a scuola, un divorzio, la morte di qualcuno etc. possono essere eventi che
influenzano negativamente l’enuresi notturna a breve, ma anche a lungo termine.
4. Un fattore molto importante...il Sonno. Sonno? Sonno!
Che succede quando dormiamo?
Quando diventiamo stanchi, alla fine della giornata, dobbiamo prenderci un momento di riposo per
recuperare le nostre forze. Come mangiare e bere, il corpo ha bisogno di dormire. Il sonno è necessario,
non è un’opzione. Tutti sentiamo il bisogno di dormire e dopo il riposo avvertiamo dei cambiamenti: siamo
più in allerta e più rilassati. I topi possono vivere al massimo due settimane senza cibo, ma anche senza
sonno il periodo di sopravvivenza è di soli 15 giorni. Certe attività nel cervello aumentano molto durante
il sonno e la produzione di alcuni ormoni (anche quelli importanti per la crescita) è più grande. Le persone
avranno problemi con l’apprendimento, la memoria e le emozioni quando avranno riposato poco.
Anche una sola ora di riposo al giorno può causare problemi, un accumulo di mancanza di sonno avrà un
effetto negativo sull’umore e sulla memoria.
Il sonno si può dividere in due fasi principali: sonno NREM (non rapid eye movement, diviso in 4 stadi) e
sonno REM. Nel primo c’è una respirazione più lenta, il battito del cuore rallenta e la muscolatura si
rilassa. È la fase in cui ha luogo il “sonno profondo” e a causa di un minor consumo di ossigeno il risveglio è
molto più difficile. Nella prima parte della notte il primo ciclo del sonno durerà ca. 90 minuti e avrà un
periodo di sonno profondo più lungo, nelle ore seguenti i cicli si ripetono, ma il periodo REM e il sonno
leggero diventano più lunghi. Spostando l'orario della minzione più verso la mattina può facilitare il
risveglio; questo è uno degli obiettivi dell'allenamento in questa guida.
Durante il sonno, il corpo si riposa, ma il nostro cervello lavora sugli eventi della giornata. Tutte le
informazioni che riceviamo quando siamo svegli non possono essere elaborate allo stesso tempo. Alcune
esperienze diventano parte della nostra memoria, altri eventi “meno importanti” vengono cancellati. Il
sonno fa parte di un processo di apprendimento e aiuta il nostro cervello a consolidare, stabilizzare e
proteggere le nuove impressioni, ma anche le nostre emozioni. Ci sono specialisti che ritengono che per
ogni due ore che siamo svegli, abbiamo bisogno di un’ora di sonno per migliorare, capire e archiviare
queste esperienze. Un buon sonno è molto importante allora, specialmente oggi che i bambini e gli
adolescenti ricevono tante informazioni non solo a scuola o durante le lezioni di musica, di sport, ecc. ma
anche dalla tv e dal web.
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Rispetto agli adulti, il risveglio è più difficile per i bambini, ma con l’insorgere dell’ENMP sembra quasi
impossibile. Anche gli adulti e gli adolescenti che bagnano il letto non si svegliano né prima né dopo la
minzione. Come mai? Sappiamo che i rumori strani o forti durante la notte possono disturbare il nostro
sonno. Se questi suoni si ripetono ogni notte diventano una cosa normale e non infastidiscono più. Gli
abitanti di una casa a fianco della ferrovia dopo un paio di settimane sono abituati al rumore dei treni che
transitano durante la notte. Un camion della spazzatura che passa ogni notte allo stesso orario non si sente
più alla fine del mese. Questo significa che il cervello è in grado di “proteggere” il sonno perché ha altre
cose più importanti da fare: ordinare e strutturare le informazioni ricevute.
Potrebbe essere vero che il cervello di una persona con ENMP si protegga da un ulteriore disturbo per avere la
possibilità di lavorare “in pace”? Per questo motivo, magari, il segnale (relativamente debole) della vescica piena è
ignorato e non ci si sveglia!
Anche i bambini ansiosi o bambini con dislessia o ADHD, che vivono tensioni a scuola o in casa possono
avere un sonno più “protetto” per far lavorare il cervello sugli eventi stressanti della giornata. Ognuno di
noi ha una personalità differente. Impariamo durante la crescita a reagire in un modo o in un altro. Queste
esperienze contribuiscono alla nostra formazione. Quando sentiamo che un bambino è ansioso è difficile
stabilire se questo sia causato dall’ENMP o viceversa. Sono i genitori in prima linea che devono valutare la
situazione. Spesso si è visto che una volta risolto il problema della pipì a letto, con il risultato che il sonno
migliora ed è meno disturbato, il bambino diventa più tranquillo e sicuro di sé.
Se individuano un problema serio a scuola o in casa, è indispensabile parlarne insieme per trovare una
soluzione. In qualche caso può essere necessaria anche una visita da uno psicologo per imparare a gestire le
tensioni della vita in un altro modo.
Cosa ne pensate della situazione in cui un bambino bagna il letto ogni notte a casa propria, ma
quando sta a casa di amici o dai nonni rimane asciutto?
Fa dispetti, è pigro o significa che la relazione tra genitori e figlio è sotto pressione e che bagnare il letto è
una risposta a questo disagio? Nutrendo questo pensiero, un genitore si sente sicuramente in colpa, ma è
proprio necessario? Non sarebbe più logico pensare che il bambino, per paura di bagnarsi, dorma in modo
differente, più in allerta quando è fuori casa? Sappiamo bene che possiamo influenzare l’orario del nostro
risveglio (poco prima che l’allarme suoni la mattina) quando abbiamo un appuntamento importante e
dobbiamo partire presto. Può succedere di svegliarsi addirittura un paio di volte durante la notte
ricordandoci subito che ci aspetta un evento importante. Noi possiamo influenzare, fino ad un certo punto,
il nostro sonno o risveglio. Questo argomento verrà approfondito quando verrà fornita la spiegazione
dell’allenamento, per questo gli esercizi per preparare il cervello al suono sono importanti quando scegliete
questa soluzione.
Enuresi notturna secondaria?
Quando un bambino ha avuto un periodo asciutto più lungo di 6 mesi il disturbo è chiamato enuresi
secondaria. Diverse possono essere le cause, come un’infezione urinaria, problemi urologici, diabete, abuso,
anoressia o bulimia, encopresi o stress. Se il bambino ha avuto infezioni urinarie o ha un problema anche
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durante il giorno, la probabilità che si tratti di un problema fisico è alta. Le stime dicono che in circa il 10%
dei casi si tratta di enuresi secondaria.
Come già detto in caso di stress o di problemi psicologici si può verificare un periodo di enuresi secondaria.
Spesso dopo un po’ di tempo, con il giusto sostegno, questo tipo di incontinenza passa. Nel caso che una
terapia psicologica migliori la situazione personale, ma non abbia l’effetto desiderato sull’enuresi si può
provare ad usare l’allenamento con un allarme per la pipì. L’allenamento sensibilizza il subconscio a sentire
lo stimolo al momento giusto durante il riposo. Il cervello sarà più in allerta e il sonno migliorerà dopo un
breve periodo.
5. Enuresi notturna mono-sintomatica o no? Una lista di controllo
Ecco una lista di controllo che il pediatra vi sottoporrà per fare le prime considerazioni. Se le risposte sono
per la maggior “si” c’è una buona possibilità che NON si tratti di un semplice caso di ENPM e sarebbe
opportuno effettuare una visita medica specialistica.
1. Lui/Lei ha le mutande bagnate anche durante la giornata
Sì
2. Durante la giornata non rimane asciutto per più di 1 ora
3. Va al bagno più di 8 volte durante il giorno
4. Va al bagno meno di 3 volte al giorno
5. Ha difficoltà a trattenere la pipì (spinge o si piega in ginocchio)
6. Deve fare pressione/spingere per fare la pipì
7. Ha un getto "staccato" (a tratti) o molto debole
8. Continua a perdere le gocce in continuazione
9. Sente dolore quando fa la pipì o perde un po’ di sangue ogni tanto
10. Ha avuto un’infezione alle vie urinarie
11. Salta spesso la defecazione giornaliera**
12. Nel letto c’è solo una piccola macchia
13. Ha le mutande sporche (feci) regolarmente **
14. Deve andare in bagno sempre con urgenza
15. Non sente lo stimolo durante la giornata
16. Non è in grado di interrompere il flusso durante la minzione
17. L’urina ha un odore e/o un colore differente dalla norma
No
**Il 30% dei bambini con enuresi notturna soffre di stitichezza!
Un dottore farà anche delle domande per sapere se c’è stata un’infezione delle vie urinarie (dolori, sangue
durante la minzione), se altri membri della famiglia hanno problemi, la motivazione per cercare una
soluzione, i tentativi fatti fino ad ora etc.
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6. Cambiare il letto: punizione o motivazione?
La pazienza e la compassione sono molto importanti quando in casa qualcuno fa la pipì a letto. Ogni
bambino ha paura che i suoi coetanei scoprano il segreto, o che sia preso in giro dal fratello o dalla sorella e
comunque è stressato e sente benissimo la frustrazione del genitore.
Un genitore può sentirsi in colpa e pensare “Perché non impara? Ho fatto male qualcosa?” o “Lo facevo
anche io”. Può sentirsi preoccupato chiedendosi “È un problema fisico?” Ma logicamente ci può essere
anche tanta frustrazione ogni mattina quando ti aspetta un extra cambio e lavaggio durante la
preparazione per il lavoro e la scuola!
Se il genitore dà l’impressione di capire la situazione del bambino senza arrabbiarsi o sgridarlo riceverà più
fiducia. Sarà anche più favorevole a cercare una soluzione e a collaborare durante una terapia. È una
situazione stressante per tutti i soggetti coinvolti, ma il ruolo del genitore è quello di un adulto maturo…
Coinvolgere un bambino lo aiuterà ad assumere le sue responsabilità e a diventare più cosciente del fatto
che bagna il letto. Insegnare a un bambino le sue responsabilità in modo sereno lo aiuterà anche a scuola e
nella vita in generale, allora è meglio iniziare presto. All’inizio aiutare il genitore cambiando il letto deve
essere vissuta come una collaborazione Durante il weekend cambiate il letto insieme (senza che il bambino
si senta in colpa), mettete con lui le lenzuola nella lavatrice, stendere insieme il bucato.
Non dimenticatevi di ringraziarlo per essere diventato grande e anche per essersi preso le sue
responsabilità. Tanti bambini hanno paura di essere visti come “piccoli” o pigri e un semplice
ringraziamento sicuramente verrà apprezzato molto.
Responsabilizzarsi lo aiuterà a sentirsi meno imbarazzato. Una conversazione aperta durante il cambio
delle lenzuola apre la possibilità a parlare più facilmente. E non solo sull’argomento della pipì. Può
facilitare la comunicazione anche in futuro, perché il vostro bambino sa che può condividere i suoi problemi
con voi e che lo potete aiutare in modo calmo e razionale: sicuramente questa sicurezza lo renderà più
felice.
7. Le soluzioni per risolvere il disturbo
Un primo passo …
Assicuratevi che il bambino beva abbastanza durante la giornata. Questo è per evitare possibili problemi di
stitichezza e serve ad aiutare il corpo ad eliminare le tossine accumulate durante la notte. Se la maggior
parte dei liquidi giornalieri vengono consumati nel pomeriggio e durante la cena, la produzione di urine si
concentrerà nella notte!
Quasi ogni genitori avrà provato ad alzare il bambino durante la notte per fargli fare la pipì. Così una parte
delle urine può essere scaricata e la vescica può, con il passare del tempo, contenerne una quantità più
grande. Quando si toglie il pannolino a un bambino al di sotto dell’età di 5 anni rimane asciutto più
velocemente? In realtà, l’uso di un pannolino usa e getta non aiuta a sentire l’umidità e ritarda l’età
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generale di continenza di un anno rispetto a 50 anni fa. Un pannolino di cotone aiuta il bambino ad
imparare più velocemente, è più ecologico e anche molto più economico. Per i bambini fino 5 anni vale la
pena di provare questa opzione insieme a un buon coprimaterasso? Purtroppo questo richiede anche un
impegno più grande del genitore per i lavaggi extra. Dopo l’età di 7 anni, normalmente, la vescica avrà una
capacità sufficiente e questo metodo in media non avrà più risultati positivi. Lasciare il pannolino, in effetti,
può contribuire ad una capacità vescicale limitata proprio perché lo svuotamento regolare durante il sonno
impedisce alla vescica di crescere come un palloncino.
È importante: alzare il bambino e portarlo al bagno mezzo addormentato: questo può consolidare
l’abitudine di fare la pipì DURANTE IL SONNO e non di svegliarsi al momento giusto; rinforza la
disposizione del cervello ad ignorare lo stimolo della pipì. Il momento giusto (con lo stimolo della vescica
piena) non può essere indovinato dal genitore che spesso trova il proprio figlio già bagnato e freddo a letto
(ma ancora non sveglio!). Come risultato il bambino viene svegliato 3-4 volte ogni notte per assicurarsi che
il letto rimanga asciutto. Questa situazione a lungo termine non è consigliabile per una famiglia con
impegni scolastici o di lavoro.
Metodo con il calendario e un premio
Con gli adesivi o i disegni ogni mattina il bambino può registrare i risultati della notte: asciutto o bagnato.
Dopo un certo numero di notti asciutte il bambino riceverà un premio. La registrazione della minzione
notturna aiuta durante un certo periodo e rende i bambini più giovani consapevoli della situazione. Non è
provato che il metodo del premio sia veramente efficace. Rimanere asciutti non è un risultato che può
essere direttamente influenzato dal bimbo. La mancanza del premio sarà vista come una delusione seguita
da un senso di colpa ancora più grande.
Training vescicale
L’allenamento per la vescica è abbastanza facile e può funzionare per i bambini più piccoli prima di pensare
ad un’altra soluzione.
Come funziona? Nel momento in cui un bimbo sente lo stimolo di fare la pipì, deve provare a prolungare
sempre di più il tempo prima di andare al bagno, ogni volta 2 minuti in più. Non è un esercizio che va fatto
ogni volta che deve andare al bagno. Una volta al giorno è sufficiente; un buon momento è al ritorno dalla
scuola.
Come fare? Una distrazione dal pensiero di andare a fare la pipì (facendo un gioco per esempio) aiuterà a
dimenticare la contrazione della vescica per breve tempo. Così la vescica avrà la possibilità di allargarsi
ogni giorno un po’ di più, come un palloncino. Ovviamente un palloncino grande può contenere più liquido
e ci vuole più tempo per riempirlo. Una vescica che può contenere le urine tutta la notte significa un letto
asciutto! I bambini piccoli lo fanno spesso involontariamente. Possono essere tanto coinvolti dal gioco da
aspettare l’ultimo momento, tenendo le gambe incrociate fino alla fine!
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L’interruzione del flusso durante la minzione per rinforzare il muscolo è un altro esercizio spesso
consigliato. Questo esercizio non è facile, perché specialmente i bambini di 5-8 anni sono meno consapevoli
dei loro muscoli. Il rischio di una tale interruzione è che il piccolo non svuota bene la vescica una volta che
lo stimolo urgente non esiste più. Questa può diventare un’abitudine non gradita.
Medicine
L'organizzazione I.C.C.S., ma anche in paesi come l’Inghilterra, la Svezia, l’Olanda e l’Australia gli
specialisti del settore hanno raggiunto la conclusione generale che le medicine non dovrebbero essere
prescritte come prima opzione e non per periodi allungati (> 6 mesi). Perchè l’ENMP è un processo di
maturazione e apprendimento, in pochi casi si tratta di un difetto fisiologico. La grande maggioranza delle
persone ha una ricaduta quando il trattamento è finito, e purtroppo la terapia farmaceutica non funziona
bene come soluzione permanente.
Le medicine con un effetto positivo sull’enuresi notturna sono la Desmopressina (un ormone sintetico
analogo alla vasopressina, anche usato in caso di diabete), l’Imipramina (un anti-depressivo triciclo) e la
Ossibutinina (un anti-colinergico).
La Desmopressina (Minirin/DDAVP) diminuisce la produzione di urine, per questo durante il trattamento
i pazienti devono evitare di bere durante la sera/notte, perché può causare iponatriemia. È importante
leggere le avvertenze prima di assumere medicine!
Il risultato della terapia con la Desmopressina? Circa il 30% delle persone avranno notti completamente
asciutte, per il 40% il numero delle notti bagnate diminuisce (quasi dimezzato), il 30% non vede nessun
cambiamento. Fatto è che il bambino non si sveglia da solo quando deve fare la pipì. Dopo la sospensione
del trattamento circa il 20% rimane asciutto, ma la grande maggioranza avrà una ricaduta permanente in
breve tempo. Per chi cerca un espediente per breve tempo, come una vacanza, questo farmaco può essere
un’alternativa, ma come soluzione permanente è più adatto l’allenamento con un allarme.
L’Imipramina (Tofranil) e l’Ossibutinina sono consigliate dalla I.C.C.S come terza scelta, quando altre
soluzioni non hanno dato risultati positivi. Un effetto collaterale molto comune della Ossibutinina è la
stitichezza/stipsi che può diminuire l’effetto anti-diuretico. È efficace in ca. il 40% dei bambini.
L’Imipramina può essere cardiotossica e, se un familiare ha avuto problemi cardiaci, l’uso è consigliato solo
dopo un elettrocardiogramma.
L’allarme
L’allarme contro l‘enuresi notturna è un’invenzione americana risalente al 1938. Negli ultimi trenta anni i
sistemi sono migliorati molto, ma il principio non è cambiato. Un allarme emette un suono con le prime
gocce di urine, svegliando bambino e genitori. Senza danni collaterali il piccolo imparerà a rimanere
asciutto, condizionando il subconscio ad interrompere il flusso di urine durante il sonno. In una seconda
fase si impara il risveglio (senza aiuto, cioè autonomo) al segnale di una vescica piena prima che le urine
escano fuori.
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Un allarme per l’enuresi non è come un orologio che suona a un tempo pre-stabilito durante la notte per
andare in bagno. Non è neanche un sistema che stressa il bambino con piccole scosse elettriche per
“punirlo” quando arrivano le prime gocce.
Normalmente si tratta di una piccola scatola che emette uno o più suoni. Il sensore può essere connesso con
un filo alla scatola, ma ci sono anche sistemi “wireless” (= senza fili) che emettono onde molto deboli al
ricevitore vicino al letto. Un sistema molto efficace è costituito dalle “mutande sensoriali” di Urifoon che
suonano alle prime gocce. Fondamentale è che il sensore sia posizionato nel punto dove arrivano le prime
gocce. Spesso il suono è regolabile e abbastanza forte per essere sentito dal genitore in un’altra stanza.
Non deve essere un suono assordante: questo non migliora il risveglio del bambino, ma disturba sicuramente il sonno
dei vicini. Mettendo un allarme solo al fianco del letto del bambino si avrà un buon risultato solo nel 50%
dei casi, l’altra metà fallisce perché dopo qualche mese il subconscio ignora anche il suono dell’allarme o la
famiglia perde la motivazione dopo più di 6 mesi. Ci vuole un allenamento mirato per giungere ad un
risveglio autonomo evitando le ricadute a breve tempo.
All’inizio, quando il bambino reagirà al suono dell’allarme, la vescica sarà già vuota; dopo un po’ di tempo
imparerà a interrompere il flusso di urine con il suono dell’allarme e la macchia sulle lenzuola sarà meno
grande.
Può accadere che un bambino non ricordi niente degli eventi durante la notte, neanche la visita al bagno o
il cambiamento del letto dopo. Non c’è da preoccuparsi, il processo di apprendimento è ancora in pieno
sviluppo. Se dopo un mese il bambino ancora avrà difficoltà a svegliarsi, sarà meglio anticipare l’orario per
andare a dormire di 45-60 minuti.
La seconda parte dell’allenamento consiste nell’imparare a svegliarsi prima dell’allarme con il solo stimolo
della vescica. È importante non lasciare l’allenamento quando il bambino dorme tutta la notte.
Il risveglio autonomo deve essere ben stabilito per evitare una ricaduta a breve termine.
Per chi fa la pipì a letto solo una o due volte alla settimana è anche necessario bere di più prima di andare a
letto per dare al subconscio la possibilità di imparare a conoscere lo stimolo di una vescica piena!
All’inizio dell’allenamento vale la pena di usare una traversa che assorba le urine per salvare il materasso e
per non sommergere il sensore. L’uso di pannolini non è consigliato per evitare il sudore (e, come
conseguenza, un allarme falso) e per non far rilassare troppo il subconscio.
Per seguire i cambiamenti durante il percorso è utile usare un calendario. I bambini sotto i 9 anni possono
creare un calendario tutto loro che può essere riempito con adesivi: può essere un buon metodo per
motivarlo a seguire le regole!
Con un eccesso di sudore, l’allarme può suonare al momento sbagliato. Usare lenzuola, mutande e pigiami
di cotone, evitate tessuti sintetici.
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L’allarme in combinazione con le medicine?
A volte un dottore può scegliere per una combinazione di farmaci e un'allarme, specialmente quando si
tratta di poliuria (il bambino fa più di due volte la pipì durante la notte). Le ricerche scientifiche non sono
giunte ad una conclusione unanime positiva. Durante una ricerca di un anno il numero di pazienti asciutti
durante il trattamento era maggiore (in questo caso è usato il solo dispositivo senza seguire un
allenamento), ma dopo la sospensione dei farmaci non c’era differenza tra le due metodi. A lungo termine
l’effetto positivo del trattamento farmacologico in combinazione con l’allarme era uguale in confronto
all’uso dell’allarme da solo.
All’inizio (se la medicina ha un effetto positivo subito) una diminuzione di pipì può avere un effetto positivo
sulla motivazione del bambino e i genitori. E l’allarme suonerà di meno durante le prime (2-3) settimane,
che significa notti più tranquille. Comunque, con l’uso dell’allarme senza farmaci si vede comunque che,
(dopo le prime settimane) l’allarme suonerà di meno, quindi, il numero delle minzioni diminuisce. Sempre
bevendo abbastanza durante la giornata e svuotare la vescica due volte la sera!
Se durante il trattamento con il farmaco, la produzione di urine durante la notte viene arrestata
completamente, l’uso dell’allarme non avrà nessun effetto … il cervello non può apprendere un risveglio
autonomo quando manca il segnale dell’allarme o quando manca lo stimolo della vescica!
8. L’Allenamento Olandese; Le regole d’oro da seguire, un allenamento
indispensabile per risolvere l’ENMP (perché un allarme da solo non farà
miracoli!!)
1. Bere abbastanza durante la giornata, così il corpo può pulire le parti interne durante il giorno, e
non aspettare la notte. Una buona pulizia interna aiuta ad essere più energici ed anche il cervello
funziona meglio. Iniziare la giornata con un bel bicchiere di acqua (o due) aiuterà questa pulizia.
Durante la giornata il corpo in media ha bisogno di 7-8 bicchieri circa di liquidi. Bere acqua ad
intervalli regolari (ogni due ore, per esempio) è una buona abitudine per tutti. Durante l’orario
scolastico tanti studenti non bevono abbastanza. Una bottiglia di mezzo litro nello zaino è il
minimo, ma spesso i bambini non hanno abbastanza tempo durante la pausa, si devono scatenare
con gli amici! Prima di iniziare l’allenamento con l’allarme sarebbe il caso di spiegare al bambino
perché è molto importante bere, e chiedere all’insegnante di rafforzare questa abitudine durante le
ore scolastiche (buono per tutti gli alunni!). Per sentire ancora meglio la vescica è importante
liberare l’intestino una volta al giorno. Dopo le ore 18.00 si può sempre bere in caso di sete, ma
tutto ciò che entra deve uscire dopo 1-4 ore. Spostare il consumo della maggior parte dei liquidi
nelle prime 10 ore della giornata, significa far sì che anche la produzione di urine venga anticipata e
il corpo elimini le tossine durante le ore in cui si è svegli. Non durante le prime ore del sonno, come
succede quando si inizia a bere durante il pranzo o dopo l’orario scolastico. Sarà meglio evitare le
bibite gassate, tè o caffè, perché questi possono avere un effetto diuretico.
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2. Riposare abbastanza. Un cervello stanco avrà più difficoltà a reagire allo stimolo della vescica e
sarà impossibile avere un risveglio autonomo! Nei paesi intorno al Mediterraneo la vita è
organizzata in modo differente dal Nord Europa. Nel Sud l’orario di cena è notevolmente
posticipato in confronto ai paesi del Nord. Questo dipende non solo dal clima, ma anche dagli orari
lavorativi. Senza aria condizionata, un riposo dopo pranzo era una risposta per sopravvivere alle ore
calde della giornata e per una ricarica di energia, nel Sud. Ancora oggi l’orario della cena in paesi
come Italia e Spagna è dopo le 20.00; in Scandinavia e nei Paesi Bassi la famiglia si trova a tavola
verso le 18.00. Il corpo però ha bisogno di riposare ogni notte, questo non cambia con il clima o la
cultura.
In generale la maggioranza dei bambini nel Sud dormono 1 o 2 ore di meno ogni notte e non
sembrano avere grandi problemi, ma questo non significa che si trovino alle loro capacità massime.
Durante l’allenamento è importante assumersi la responsabilità di avere un buon riposo con una
flessibilità di orario limitata per gli eventi speciali. Un maggior impegno di energie durante la
giornata determina un sonno più profondo e maggiori difficoltà a risvegliarsi, specialmente durante
le prime ore della notte.
Da 5 a 7 anni ci vogliono 11 ore di sonno
da 6 a 8 anni 10 ore
da 9 a 14 anni 9 ore
Per adolescenti e adulti in media ca. 8 ore.
Una volta stabilito l’orario della sveglia (per andare a scuola o al lavoro), diventa facile decidere
l’orario giusto per andare a letto. Se un bambino di 8 anni va a letto verso le 22.00 (e non si
addormenta prima delle 22.30), la sveglia non può suonare prima delle 9.00 il giorno dopo. E con
un’attività fisica come uno sport o verso la primavera, la stanchezza si sente ancora di più.
Gli impegni familiari non consentono di cenare prima delle 9.00? Provate a trovare una soluzione
almeno durante l’allenamento. Se non è possibile organizzarsi in altro modo, può essere necessario
sospendere per un po’ l’allenamento e riprenderlo durante le vacanze estive, quando sarà possibile
dormire fino a tardi per ottenere il riposo che si vuole e per arrivare ad un risveglio PRIMA
dell’allarme.
ATTENZIONE: gli orari per andare a letto e per svegliarsi devono rimanere più o meno uguali
durante l’allenamento. Nel fine settimana abbiamo la tendenza ad andare a letto più tardi perché sulla
sveglia non incide un orario fisso per motivi di scuola o lavoro. Sarebbe meglio però non variare troppo
questi orari (non più di 30-40 minuti), perché il nostro corpo avrà bisogno di 1-2 giorni per recuperare tale
differenza.
In generale, per aiutare un buon riposo, la stanza non deve essere troppo calda, deve esserci poca luce e
priva di rumori. Preferibilmente senza computer, televisione, cellulari o altri apparecchi elettronici
vicino al letto. Svolgere moderato esercizio fisico durante il giorno, ma non nelle ore precedenti il sonno.
Anche le attività mentali troppo impegnative (inclusa la televisione o il computer) prima di andare a
letto sono sconsigliate.
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3. Fare gli esercizi per preparare il cervello al suono dell’allarme
Prima di dormire è utile svuotare due volte la vescica: la P.R.P (=Pipì-riposo-pipì). Finito di cenare
si va a fare la pipì. Ca. 20 minuti prima di andare a letto svolgete un’attività tranquilla, leggendo
una storia, ascoltando musica. Dopo essersi preparati per andare a letto, meglio fare un’altra
visita al bagno per assicurarsi che la vescica sia vuota, così il corpo scarica una parte del
liquido accumulato durante la cena. Dedicate 5 minuti agli esercizi per la preparazione al
risveglio. Per i bambini fino ai 9 anni è importante che questo si faccia sotto forma di gioco (per esempio,
come un pompiere che risponde all'allarme per spegnere il fuoco); può essere molto motivante per i
più piccoli così come un gioco con il loro cartone animato preferito o anche il personaggio di un
gioco del computer.
Prima si mette a letto e dorme “per finta”. L’allenatore (mamma o papà) fa scattare l’allarme e lui
salta dal letto per spingere l’allarme in modo giusto. Continua verso il bagno per finire la pipì. La
strada deve essere libera, senza ostacoli e non completamente buia! Si cambia le mutande e ritorna
a letto per dormire. Fatelo da 3 a 5 volte ogni sera. Quando il risveglio con l’allarme non è più una
grande fatica e la macchia si è ridotta notevolmente (il subconscio blocca l’uscita della pipì al suono
dell’allarme), deve essere consolidato il risveglio autonomo prima dell’allarme. Ormai il bambino
conosce la strada, allora è utile cambiare l’esercizio così: si mette a letto per dormire “per finta” e
spinge sopra la vescica con una mano (si trova 10 cm sotto l’ombelico). Per 5 volte dice: “Se sento
questo segnale mi sveglio subito”. Allo stesso tempo, mamma o papà fanno sentire il suono
dell’allarme 5 volte. Anche durante il giorno, prima e dopo una visita al bagno queste spinte
possono essere utili per riconoscere lo stimolo; pensare bene a come ci si senta con una vescica
piena in confronto ad una vescica svuotata può aiutare i bambini più piccoli a conoscere meglio il
loro corpo.
Così, dopo un paio di settimane, arriverà la notte in cui il vostro bambino rimarrà asciutto
completamente o si sveglierà da solo per andare in bagno.
-
L’esercizio spinta/suona/spinta è indicato per i ragazzi più grandi (anche per gli adulti). Per questo
gruppo si aspetta che l’entusiasmo sia più forte perché a questa età si è ormai consapevoli che la
situazione è differente in confronto agli amici… e un pannolone non è più gradito. Ci sono
adolescenti molto motivati che risolvono il problema in pochissimo tempo, ma purtroppo non tutti
sono pronti ad impegnarsi dopo i primi giorni. La pubertà e lo sviluppo del cervello, infatti,
possono creare poca volontà di collaborazione. È indispensabile dare una spiegazione del perché
delle regole dell’allenamento: a questa età un bambino/adolescente deve sentirsi responsabile della
squadra. Trovare un accordo per una ricompensa aiuterà la sua collaborazione. È facile dire che a
questa età devono assumersi le responsabilità, ma tra il dire e il fare c’è molta differenza. Come con
i loro compiti, è sempre meglio seguirli per ottenere il risultato migliore. Dopo cena e dopo essersi
preparati per andare a letto, si va in bagno e si effettua due volte lo svuotamento della vescica. Per
preparare il cervello c’è questo esercizio da fare a voce alta (ripetere 5 volte con concentrazione):
“Quando sento questo segnale mi alzo subito” (l’allenatore/il genitore fa scattare l’allarme e allo
stesso tempo il bambino spinge con una mano sulla vescica, 10 cm sotto l’ombelico)
-
“La parola d’ordine è ………”
-
“Voglio essere veramente sveglio, spengo l’allarme e vado SUBITO in bagno!”
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La prima settimana deve proprio alzarsi e seguire la strada per il bagno, dopodiché è sufficiente
immaginare che si alzi per finire la pipì. La parola d’ordine deve essere scelta dal bambino e deve essere
associata ad una cosa piacevole. Per esempio, la ricompensa è visitare una partita della squadra preferita,
allora la parola d’ordine può essere il nome del giocatore più forte. O quello di un cantante preferito.
È importantissimo fare gli esercizi per preparare il cervello a riposare in modo “pronto
all’attacco”… o veramente pronto al risveglio. Gli esercizi sono differenti per i bambini e per gli
adulti, ma lo scopo è sempre lo stesso: influenzare il subconscio e prepararlo agli eventi della notte.
Ognuno di noi è in grado di farlo, anzi lo facciamo già. Un buon esempio? L’idea che sta per
arrivare una giornata importante con una festa (un compleanno o Natale) fa svegliare un bambino
più presto del solito con un solo pensierino: “REGALI!”. O un adulto che avrà un colloquio per un
nuovo lavoro importante… sicuramente sarà fuori dal suo letto prima della sveglia. Ci vogliono
solo un paio minuti e un po’ di concentrazione. Senza questa preparazione il subconscio reagisce più
lento (o per niente) al segnale dell’allarme notturno, anche in caso di un suono assordante.
Ostacoli durante il percorso....
Riposare abbastanza durante la notte e andare a letto in tempo è difficile. I compiti, le
attività sportive e la vita sociale portano a una giornata piena, 6 giorni della settimana. Responsabilizzare
un adolescente può essere una sfida (“Tu sai a che ora ti devi svegliare, allora puoi anche calcolare l’ora
giusta per andare a letto durante la settimana”)… alla fine deve essere lui o lei a voler risolvere il problema!
Fare gli esercizi prima di andare a letto. Devono durare solo 5 minuti, ma spesso saltano perchè
“non c'è tempo”. Ci vogliono 3 settimane per cambiare un'abitudine e influenzare il subconscio.
Concentrazione e un breve chiaro messaggio per il cervello avrà risultati più veloce. È importante anche
informare gli altri familiari sul perchè delle regole dell’allenamento e magari coinvolgerli nella
preparazione, responsabilizzandoli tutti.
Una ricerca sui sistemi antincendio in Australia nel 2004 ha rivelato che i bambini in generale avevano molta più
difficoltà a svegliarsi rispetto ai loro genitori. Il suono dell’allarme, anche a livello altissimo, aveva meno effetto che
un suono più basso in combinazione con la voce del genitore, ma l’effetto migliore con un risveglio più veloce è stato
ottenuto informando prima i bambini che c’era la possibilità di un allarme a causa di un’esercitazione antincendio.
Non è necessaria l’emissione di un suono forte per stabilire un riflesso condizionato, pero è
fondamentale, nei primi tempi, che un adulto apporti il suo contributo al risveglio. Durante la notte,
ma anche durante la preparazione per andare a letto.
La motivazione è veramente la chiave per il successo! È quello che noi genitori facciamo ogni
giorno: per andare a scuola, per fare i compiti, per seguire un allenamento sportivo, per lavare i denti etc.
etc. A volte l’impegno manca anche per pigrizia. Sicuramente la situazione è più accettabile se si sottolinea
che questo allenamento non durerà per sempre: più impegno c’è, più velocemente si vedono i risultati!
Il bambino non accetta un allarme notturno come soluzione. Un ruolo fondamentale
riveste la comunicazione prima di iniziare l’allenamento. Un risultato positivo è imprescindibile dalla
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collaborazione del bambino. I bimbi di 5-7 anni possono avere paura degli oggetti sconosciuti, specialmente
quando questi emettono un rumore forte. È basilare fargli conoscere il sistema prima di iniziare, di dare
una spiegazione semplice e di fare l’allenamento sotto forma di gioco! Gli adolescenti possono rifiutare
perché hanno paura per l’ennesimo fallimento o perché non gli piace seguire le regole dell’allenamento.
Una buona spiegazione del perché è indispensabile! Non imponete le regole, è vostro figlio che deve
assumersi la responsabilità.
È importante seguire le regole dell’allenamento, ma è altrettanto
importante premiare questo impegno regolarmente!
Se con le parole non si ottiene sempre la motivazione cercata, ci vuole la carota giusta! La ricompensa
NON può dipendere dalle notti asciutte, queste sono fuori dal suo controllo: si tratta del subconscio! Non
pensate subito a grandi regali. Iniziando con una penna si finisce per regalare un motorino dopo 3 mesi, e
questo può essere ben fuori budget. Una ricompensa può essere una attività da svolgere insieme a familiari
o coetanei: vedere una partita, organizzare una cena per gli amici, un pigiama party con 2 amiche, una
giornata di pesca con il papà, visitare un evento con la mamma o altri familiari etc. Un genitore che
conosce bene suo figlio non avrà problemi a trovare la chiave giusta…
L’allenamento per adulti
Dopo anni di incontinenza durante la notte e spesso l’utilizzo di varie medicine con maggior o minor
successo, il disturbo è accettato senza cercare ulteriori soluzioni, anche se la vita sociale ne è negativamente
influenzata. Magari durante gli ultimi anni l’incontinenza è diminuita fino a 10 episodi mensili e per questo
viene considerata “sopportabile”. Un adulto normalmente è molto motivato e responsabile e per questo ha
una grande possibilità di risolvere il problema relativamente in breve tempo con l’allarme.
Troppo poco riposo o un orario di riposo molto irregolare (con un lavoro notturno, per esempio) possono
provocare un fallimento. Non avere un orario più o meno fisso per andare a letto e per svegliarsi,
certamente cambia la qualità del sonno e la stanchezza, con il cambiamento radicale di questi orari, non
aiuterà il risveglio autonomo.
La capacità di risvegliarsi è ovviamente influenzata in maniera negativa dall’assunzione di alcolici. Anche
avere un partner che aiuta il risveglio nel primo periodo è indispensabile …
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9. Cosa cambierà durante l’allenamento con l’allarme: sviluppi e
miglioramenti e l’ultimo test!
Il subconscio, grazie al condizionamento dell’allarme, reagisce al suono chiudendo la vescica. Dopo un po’
di tempo si nota che la macchia sulle lenzuola è ridotta: siamo sulla strada giusta! Quanto tempo ci vuole?
Questo elemento cambia da caso a caso, ma si può dire che comunemente si vede un cambiamento entro le
prime 4 settimane.
Come funziona? Quando qualcuno sente il calore del fuoco, ritira la mano all’instante. Quando un oggetto
improvvisamente arriva troppo vicino alla nostra faccia, chiudiamo istintivamente gli occhi. Questi riflessi
sono controllati dal subconscio e si verificano automaticamente. Anche il momento in cui le prime gocce
escono fuori, l’allarme scatta e lo sfintere si chiude è un riflesso. Non è un riflesso naturale, ma
condizionato perché è un processo che il cervello impara. È sempre un riflesso … non è possibile che
non ci sia nessun cambiamento dopo un mese. E preparare il cervello con gli esercizi prima di andare a
letto aiuta ad imparare questo riflesso in tempi più brevi!
Nelle prime settimane, il cervello noterà che ogni volta che l’allarme suona, seguirà un risveglio
aiutato da un genitore o un partner e una visita al bagno. Un controllo per verificare che la persona,
dopo aver spento l’allarme, non si giri per continuare a dormire è necessario! È anche indispensabile
l’aiuto di un genitore dopo circa 2-3 minuti, se il bambino non reagisce da solo, ma è necessario non
commettere l’errore di spegnere l’allarme subito per non svegliare gli altri familiari… il cervello
deve avere il tempo per reagire e per imparare a riconoscere il segnale.
E gli sventurati familiari? Prima di andare a dormire possono aiutare il loro cervello ad ignorare il
suono, dicendo: “Se sento l’allarme di mio fratello, mi giro e continuo a dormire!”. Anche abituarsi
ad un disturbo è un fenomeno che tutti conosciamo. Chi ha una casa vicina ai binari non sente più il
rumore dei treni durante la notte: il cervello si abitua ai rumori ricorrenti. Questo fenomeno si può
purtroppo manifestare anche quando l’uso dell’allarme è prolungato nel tempo. Senza fare gli
esercizi e andando a letto troppo tardi, esiste il rischio che il cervello si protegga anche contro
questo suono. Alla fine ignora il segnale completamente, perdendo il riflesso per chiudere la vescica.
Dopo 6-7 mesi il suono deve essere cambiato per avere ancora effetto sul cervello. In questo caso
sarebbe meglio prendersi una pausa e iniziare quando l’orario del sonno può essere rispettato.
Può succedere che una persona si agiti con il suono dell’allarme e che non si svegli subito, probabilmente non
si ricorda niente la mattina dopo. Una reazione abbastanza comune, specialmente nelle prime 2-3 settimane,
perché le persone che soffrono di enuresi hanno più difficoltà a svegliarsi. Fare finta di non notare la sua
inquietudine è la cosa migliore. L’attenzione deve essere puntata solo sul risveglio. Chiedetegli di ripetere la
parola d’ordine (un modo per controllare che lui è sveglio), così si ricorda la ricompensa piacevole. Anche
usare il suo nome e parole dolci aiuterà a farlo svegliare più sereno e collaborativi, nei primi tempi.
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All’inizio, la macchia più piccola può essere un risultato. Un altro cambiamento è quando il bambino
ha qualche notte completamente asciutta. In questo caso l’allarme funziona come un guardiano di
notte: il bambino non vuole che l’allarme suoni e trattiene la pipì non consciamente. A volte si vede
questo risultato già dai primi giorni. Non smettere di usare l’allarme subito, prima si fa l’ultimo
test. Essere asciutto è un buon risultato, ma siamo solo a metà strada: il vero obiettivo è il risveglio
senza allarme!
Per i bambini che fanno da 2 a 4 volte la pipì durante la notte, è raro rimanere completamente asciutti, nel
primo mese. Normalmente si vede una macchia più piccola e, successivamente, si posticipa l’ora in cui
l’allarme suona. Dopo 3-5 settimane si trova più volte solo una macchiolina nelle mutande. Anche quando
ai bambini è stata diagnosticata una vescica iperattiva, si vede che dopo un paio di settimane il numero di
minzioni diminuisce drasticamente ogni notte (specialmente con un training vescicale ogni pomeriggio).
Ma alla fine anche questi bambini avranno qualche completamente asciutte, senza che si alzano per andare
in bagno.
Finire l’allenamento, l’ultimo test
Quando l’allarme non suona più per 10 notti consecutive, è l’ora dell’ultimo test. Queste ultime due
settimane dell’allenamento sono importanti anche per consolidare il risveglio autonomo. Smettere troppo presto
(solo avendo delle notti asciutte, senza un risveglio prima dell’allarme) senza il test del bere può produrre una
ricaduta dopo qualche settimana o mese…
Per le ultime 14 notti l’allenamento cambia così: ogni sera, dopo cena, si usa il bagno. Dopo aver fatto per 5
volte gli esercizi della spinta sulla vescica, dicendo contemporaneamente “Se sento questo mi sveglio
SUBITO” (concentrato!!). Adesso si beve uno o due bicchieri di acqua. Prima di andare a dormire provare
ad andare in bagno una seconda volta. Se c’è un risveglio autonomo prima dell’allarme o se il bambino
dorme tutta la notte in queste ultime due settimane, possiamo pian piano (con il consenso del bambino)
levare l’allarme.
Nei mesi seguenti si raccomanda di seguire le buone abitudini di bere abbastanza durante la prima parte
della giornata ed evitare di accumulare stanchezza. Una ricaduta normalmente si verifica durante un
periodo di fatica, per esempio nella primavera o dopo le vacanze estive, quando l’orario per andare a letto si
allunga notevolmente. Anche in un periodo di stress, a causa di esami scolastici, un divorzio etc. si può
avere una ricaduta. Che fare? Tornate ad usare l’allarme per circa 4-6 settimane con gli esercizi, per aiutare
il cervello a ricordare e il problema sarà risolto. Per questa ragione è sempre raccomandabile non buttare
via l’apparecchio per i primi due anni dopo l’allenamento.
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10.Quando un allarme non è adatto
Per usare un allarme con successo la famiglia deve essere ben preparata. Utilizzare un allarme senza una
buona preparazione può condurre ad un buon fine, ma per rendere il sistema molto efficace ci vuole un
impegno familiare!
Chi usa l’allarme deve partecipare attivamente, per tutto il percorso. Chiamiamo colui che all’inizio aiuta
“allenatore” (un genitore, un partner): deve essere preparato a non avere sempre un alunno cooperativo e
deve sacrificare qualche momento di sonno tranquillo.
Ogni mamma si ricorda i primi tempi con un neonato in casa. Nei primi 6-8 mesi i pasti notturni
sono un sacrificio, ma anche durante i momenti di grande stanchezza si ricorda che questo periodo
passa. L’allenamento con l’allarme in generale non durerà più di 4 mesi! L’interruzione del sonno
nei primi giorni è il momento più duro, dopodiché l’allarme suonerà sempre di meno e spesso dopo
ca. 4-6 settimane non suonerà più. Un cambiamento che durerà nel tempo e che ridurrà il ruolo del
genitore alla grande… e per sempre!
In una situazione familiare dove c’è poca comprensione dell’incontinenza, queste notti con il sonno
spezzato possono essere troppo stressanti però e dar vita ad una situazione in cui la tolleranza arriva al
limite. Allora, in questi casi, è meglio non usare un allarme subito, ma aspettare. Magari durante le vacanze
o fra un paio di mesi le condizioni saranno più favorevoli…
Nelle situazioni in cui non c’è una persona disponibile ad aiutare al risveglio (almeno per i primi
tempi) l’allenamento con l’allarme diventa difficile, perché anche con un volume a livello di una
sirena dei pompieri una buona parte delle persone con enuresi non sempre si svegliano da soli
durante i primi giorni! Non sarà positivo per un bambino ritrovarsi solo durante la notte, ma anche
un adulto senza partner per i primi tempi dovrebbe chiedere aiuto.
Quando c’è in vista una vacanza e dovete interrompere l’allenamento, sicuramente si verificherà una
regressione o dovrete iniziare da capo. Se dovete interrompere per pochi giorni, potete comunque
continuare con i soliti esercizi, così il livello già raggiunto non va perso. In caso dell’inizio della scuola o di
un nuovo lavoro o in altri momenti di stress è meglio che l’inizio dell’allenamento sia ritardato di 4-5
settimane. Durante l’estate le attività svolte nell’arco della giornata sono più frenetiche e si tende ad andare
a letto più tardi anche a causa della luce. Questo implica una fatica più intensa e un sonno più profondo che
può determinare una difficoltà maggiore per svegliarsi al suono dell’allarme.
11.Come si deve scegliere un allarme.
Ci sono vari tipi di allarme. Venti anni fa in nord Europa si trovavano le scatole grandi a fianco del letto
con metri di fili che si attaccavano a un trasmettitore sotto il lenzuolo o attaccato al pigiama. Adesso le
misure sono ben ridotte e anche disponibili nella versione senza fili per dare più libertà di movimento. La
compagnia Urifoon che ha introdotto l’Allenamento Olandese in Italia offre via internet un sistema con
mutande sensoriali da comprare o in affitto e un servizio per seguire i sviluppi dell'allenamento. I fili che
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rilevano l’umidità sono nascosti in mutande di cotone (un sollievo per tanti bambini dopo anni di
pannolini), in una posizione strategica per femmine o maschi (possibili due versioni).
Nel mercato italiano sarà introdotto nel autunno di 2012 anche Uri-stop, un piccolo allarme con filo che
può essere attaccato agli vestiti direttamente.
L’opzione di un cambiamento di volume e/o suono può essere rilevante per coinvolgere i bambini sotto i 9
anni. In alcuni casi può anche essere utile la possibilità di vibrazione. Una volta che il bambino si sveglia
bene con l’allarme, la vibrazione può bastare per stabilire il risveglio autonomo, senza disturbare gli altri
familiari che dormono nella stanza. Il dispositivo con la vibrazione è efficace anche nel caso di persone non
udenti.
Esistono anche lastre con sensori o “copriletti sensoriali” che devono essere posizionati sotto il lenzuolo
normale. Il tempo che passa tra la fuoriuscita delle urine e il suono dell’allarme è ovviamente più lungo di
quando si usa un sensore all’interno delle mutande e per questo sono considerati meno efficaci per imparare
il riflesso condizionato. Ma ci possono essere situazioni in cui un allarme normale non può essere usato e
una lastra offre una migliore soluzione. In Olanda queste lastre vengono utilizzate anche per prevenire un
attacco epilettico notturno (che spesso inizia con una maggiore produzione di saliva o urine).
È importante trovare un allarme per cui l’assistenza tecnica sia garantita o si possano comprare dei pezzi di
ricambio. Spesso un allenamento finisce in anticipo perché un filo si rompe o le batterie usate non sono
disponibili nel territorio. Un allarme troppo economico sicuramente presenta dei rischi. Un allarme
acquistato all’estero può essere difficile o costoso da aggiustare una volta che la vendita è fatta.
Scegliete un sistema dove si possa far affidamento anche su un aiuto durante l’allenamento, nel caso in cui
abbiate dubbi o domande durante il percorso. Nel caso di Urifoon, l’allenamento può essere controllato
grazie a un calendario che riempite ogni mattina e mandate per e-mail o fax. Un esperto può vedere subito
se la situazione si sta evolvendo nel modo giusto o, altrimenti, può offrire consigli per correggerla.
12.Come preparare un bambino all’allenamento con l’allarme?
Con una buona spiegazione!
Per avere un bambino che collabori e segua le regole è importante dedicare un paio di minuti a spiegare come e perché
si usa l’allenamento. Specialmente dopo l’età di 8 anni, la necessità di andare a letto più presto e bere abbastanza può
diventare una sfida.
Ecco qualche informazione che può esservi utile per questa conversazione:
Il cervello è grande come un melone, ma tutti noi ne usiamo solo una parte, grande come una mela. L’altra parte la
chiamiamo il subconscio... e questa fa tutto da sola: respirare, pompare sangue, mettere via le cose che impariamo…
come un computer, ma purtroppo non possiamo comandare tutto con il mouse!
In questa parte si trova anche il centralino che manda i messaggi dalla vescica al cervello. Funziona alla grande
quando siamo svegli... ma un po’ di meno la notte, perché si riposa.
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Il subconscio non dorme (continui a respirare, vero?), solo che dimentica di mandare il messaggio alla parte della
mela per svegliarsi. Per questo serve l’allarme: insegna al tuo subconscio a sentire il segnale della vescica. All’inizio il
tuo cervello ti dice di bloccare la pipì quando suona l’allarme, senza grande impegno, adesso ti svegli già più
facilmente.
Purtroppo non è abbastanza, perché dopo deve essere imparato il risveglio senza l’allarme. Vedilo come un gioco sul
computer... ci vuole solo un livello extra per vincere la partita.
Non possiamo “cambiarlo così”, è necessario un allenamento come quando pratichi uno sport, come
calcio/ciclismo/arti marziali/danza/tennis etc.!
Una squadra vincente ha bisogno di atleti con grinta che vogliono vincere, un allenatore e un allenamento quotidiano
… arriverai al campionato in poco tempo!
Senza seguire le regole d’oro però, il nostro cervello, dopo qualche mese, se la prende comoda e tutto durerà più a
lungo … o si ritornerà al primo livello del gioco!
Spiega le tre regole importanti (l’orario del riposo, bere abbastanza e fare gli esercizi ogni sera per soli 5 minuti).
Un buon impegno da parte tua ogni 2 settimane va premiato … non può essere una notte asciutta: non puoi
comandare il subconscio così!
Potete scegliere un’attività insieme (andare a pesca, fare un’attività sportiva, vedere un film, organizzare un picnic
etc.) per mantenere la motivazione nella squadra!
13. Quando ci sono gli incidenti anche durante il giorno
La maggior parte dei bambini imparano ad usare il vasino quando hanno 2-3 anni. All’età di 4-5 anni
capitano spesso i piccoli incidenti, ma dopo questa età, gli incidenti non devono essere settimanali. Tante
volte il motivo per cui i bambini non arrivano in tempo a fare la pipì è che sono troppo presi dal gioco o
dalle attività intorno a loro. Notano il segnale del loro corpo solo quando la pipì scappa.
Consigli per evitare gli incidenti ‘bagnati’ durante il giorno
1. Acquisire un buon ritmo per andare in bagno è fondamentale. Come genitore è possibile stimolare
questo ritmo, mandando il bimbo al bagno a momenti più o meno prestabiliti. Per esempio, al
risveglio, prima di andare a scuola, durante l’intervallo, prima di pranzo, a metà pomeriggio (molto
importante, la maggioranza degli incidenti avviene tra le 15.00 e le 19.00), prima di cena e prima di
andare a dormire. Ovviamente, andare in bagno in orari al di fuori di quelli indicati in caso di
bisogno è possibile. Ma per allenare la vescica in caso di perdite regolari, è essenziale non saltare
questi 6 appuntamenti. A scuola anche la maestra può aiutare, ricordando di andare in bagno in
tempo. Per i bambini che sanno leggere il tempo, esistono gli orologi con la possibilità di
programmare più volte un segnale per ricordare di andare in bagno. L’allarme per la pipì può essere
usato anche durante la giornata, ma è fondamentale che il segnale sia posizionato su un volume
basso, magari associato alle vibrazioni o ad una luce per avvertire in modo discreto alle prime
gocce.
2. I bambini sotto i 10 anni non sono sempre attenti al segnale della vescica e presi da
altre cose
“dimenticano” fino all’ultimo momento di andare al bagno. A casa si può fare un piccolo esercizio:
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con una mano il bambino spinge sulla vescica prima e dopo la visita al bagno. Così ci sarà un
miglior riconoscimento del segnale della vescica piena e quindi una reazione più tempestiva.
3. Non sembra logico, ma bere abbastanza (minimo un litro al giorno, 6-8 bicchieri e durante le
giornate calde ancora di più) è determinante per fare bene la pipì. Iniziare la giornata con un
bicchiere di acqua o un infuso, fa sì che la produzione di urine venga stimolata. È buona abitudine
bere dopo essere andati in bagno. È meglio evitare bibite gassate o con caffeina, specialmente la
sera. Fare pipì da 5 a 7 volte al giorno è normale, 3 volte o meno è troppo poco, più di 9 volte è
troppo.
4. È bene, come genitori, stimolare un buon comportamento, ma non è utile dare una punizione dopo
un incidente. Andare al bagno in tempo e svuotare bene la vescica (non facendo le cose in fretta)
merita un complimento.
5. È difficile, ma sarebbe meglio non ritornare al pannolino, così il bambino può sentire l’umidità
subito e reagire. Vedere le mutandine sporche e cambiare i vestiti da solo dopo i 6 anni, non deve
essere visto come una punizione, ma come una logica conseguenza.
6. Non pensate che il vostro bambino si bagna perché gli fa piacere. Nel 10% ca. dei casi questa
situazione è causata da un disturbo fisico (circostanza in cui è meglio una visita dal pediatra), ma
può essere anche un modo per chiedere attenzione quando non si sente bene. Specialmente dall’età
di 7 a 10 anni, gli incidenti avvengono dopo un cambiamento nella famiglia, una situazione difficile
a scuola etc. È determinante sapere come si sente il bambino e dargli l’attenzione che richiede in
questi periodi.
7. Andare di corpo è molto importante per sentire bene il segnale di una vescica piena. Il fatto che
“scappa la pipì” può essere causato dall’intestino che spinge la vescica. La stitichezza spesso non è
un problema ovvio per un genitore, specialmente quando non è più necessario pulire il bambino.
Ma le feci? Importantissime!!
Può sembrare strano, ma il fatto che scappa la pipì potrebbe essere causato anche dall’intestino che spinge
sulla vescica. Infatti, nel 30% dei bambini la stipsi ha un effetto negativo sull’enuresi notturna. Non va bene
quando:
- Va al bagno meno di 3 volte a settimana
- La visita al bagno è dolorosa ogni volta
- L’evacuazione non è completa: il risultato sarà mal di pancia
- Se si rimanda il momento per andare al bagno quando si avverte lo stimolo. O quando si beve troppo
poco. Le feci rimangono troppo tempo nell’intestino e induriscono, creando mal di pancia. Una nuova
produzione scivola a fianco per passare e sporca le mutandine!
Per migliorare la situazione prendete in considerazione questi consigli
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1. È molto importante bere abbastanza durante il giorno, 6 o 8 bicchieri minimo. Alcuni tipi di frutta
come per esempio le prugne, l’uva e i kiwi possono aiutare un intestino pigro. A colazione o come
merenda a scuola questi tipi di frutta vanno benissimo. Le banane invece hanno l’effetto opposto.
Un bambino ha anche bisogno di sufficienti fibre nella sua dieta: le farine o il riso integrali aiutano il
movimento del suo intestino. Se la stitichezza continua per periodi prolungati sarà meglio
contattare il pediatra. Una volta che un bambino si pulisce da solo il controllo del genitore è più
difficile. È necessario responsabilizzarli non solo per la pulizia, ma anche per la quantità giusta da
bere. Devono conoscere l’aspetto delle feci normali, come una salciccia, non troppo liquide, né
troppo dure o a pezzetti!
2. In caso di problemi, un consiglio molto pratico, per aiutare ad andare in bagno più regolarmente:
mettersi seduti su una borsa d’acqua calda durante il pranzo o la cena. L’intestino si attiverà
facilitando l’evacuazione. Dopo il pasto è opportuno mettersi seduti con calma al bagno per 5
minuti.
14.Persone con disabilità mentali (Sindrome di Down, Autismo etc.)
In alcuni casi un allarme può anche essere usato con persone che hanno leggere limitazioni mentali. Non
ci sono ricerche specifiche, da quel che sappiamo, per quanto riguarda bambini con varie sindromi, ma ci
sono state alcune prove con persone affette dalla sindrome di Down e persone con Autismo. Ovviamente
ogni individuo ha le sue limitazione e per questo ogni situazione è differente.
Un riflesso condizionato spesso può essere stabilito e questo può già essere un miglioramento. Una
vescica piena che non si rilassa quando l’allarme suona, significa un letto meno bagnato.
Il nostro allenamento, però, prevede qualche semplice esercizio per preparare il cervello al risveglio
notturno. Quando non è possibile farli, l’allenamento durerà certamente più a lungo. L’obiettivo
normalmente è un risveglio autonomo (prima dell’allarme con il segnale della vescica piena), ma questo
non è sempre possibile. Tutto dipende dalle attività cerebrali. Il ritmo del sonno può essere
Per aiutare la continenza durante la giornata si può anche sperimentare un allarme. Le ricerche del Dott.
Pavlov sul riflesso condizionato hanno stabilito che uno stimolo debba essere abbastanza interessante
per catturare l’attenzione, ma non così forte da deviare completamente l’attenzione. In sostanza, un
suono troppo forte può disturbare, un suono troppo debole invece può non avere l’effetto desiderato tra
tutti gli altri stimoli. Un suono non assordante INSIEME alla vibrazione dell’allarme o anche ad una
lucetta lampeggiante, può essere un segnale più interessante tra tutti gli stimoli provenienti dall’esterno.
Un suono troppo forte, al contrario, può essere percepito come uno stimolo non gradito e causare una
reazione di paura o aggressività interferendo negativamente con il riflesso desiderato!
Più importante ancora del livello del suono sembra la preparazione. Questo è anche il caso dei bambini
che usano l’allarme per risolvere l’enuresi notturna. Il suono dell’allarme a livello altissimo ha meno
effetto che un suono più basso in combinazione con la voce umana, ma l’effetto migliore con un risveglio
più veloce è stato ottenuto dopo che i bambini venivano informati che c’era la possibilità di un allarme.
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I bambini non udenti che soffrono di enuresi possono usare il sistema dell’allarme solo con la vibrazione.
Il suono pero è molto utile per chi aiuta all’inizio il bambino, per sentire il suono (anche durante il
sonno) e l’azione che deve seguire.
La comunicazione con bambini con varie sindromi può essere molto difficile, ma spesso capiscono molto
di più quando una spiegazione verbale è usata in combinazione con fotografie o disegni per memorizzare
la sequenza degli eventi. Anche per questo tipo di comunicazione non ci sono soluzioni standard. Come
già detto, ci sono ancora poche conoscenze e ogni individuo è differente!
15. Domande frequenti, consigli pratici
Questa guida non è realizzata come un compendio di tutte le ricerche scientifiche fatte negli ultimi 25 anni.
I risultati delle varie ricerche incluso in questa guida sono importanti perché sono ottenuti dagli specialisti
nel campo a livello internazionale, ma sono stati ugualmente importanti i contatti con più di 1.500 genitori
che abbiamo avuto negli ultimi 2 anni. Ogni situazione familiare, ogni bambino era differente, seguire il
loro calendario personale e sentire le storie prima, durante e dopo hanno aiutato a migliorare
l’Allenamento Olandese. Ecco qualche consiglio che possono essere utili anche a voi:
Mio figlio (9 anni) non può andare a letto presto, perché, per impegni di lavoro, la cena a casa nostra non è servita
prima delle 8.30. Vogliamo stare tutti insieme in quel momento e prima che finiamo di pulire, fare la doccia e gli
esercizi sono già le 22.30. Come facciamo? Dopo un mese lui si sveglia ancora con difficoltà quando l’allarme
suona…
Sicuramente suo figlio, dopo la scuola, sarà a casa con un adulto (non da solo) prima che tutti i familiari
ritornino. Una cena anticipata solo per lui può essere un’idea. Mentre mangiate può comunque far parte
della compagnia e prima di sparecchiare uno dei genitori lo può accompagnare a letto per fare la
preparazione (per fare gli esercizi, per memorizzare il segnale della vescica ci vogliono solo 5 minuti) e così
sarebbe fattibile andare a dormire ad un orario anticipato, verso le 9.15.
Mia figlia (6 anni) ha avuto una ricaduta alla fine dell’estate. E adesso?
Perché si è verificata una ricaduta? C’è stato un periodo in cui sua figlia si è sentita molto stanca con la
scuola fino alle 4.00? L’inizio della scuola è stata stressante per lei? Durante l’estate tante persone vanno a
letto ad un’ora più tarda, nessun problema se la sveglia la mattina si sposta. Quando la vacanza finisce,
sarebbe meglio aggiustare questi orari. Un risveglio la mattina alle 7.00 richiede di andare a letto verso le
20.00-20.30, a questa età. Importante è avere sufficienti ore di riposo ogni notte, 10-11 ore in caso di sua
figlia, perché un cervello stanco non riesce a svegliarsi al segnale della vescica piena!
Siamo divorziati…due case, allora due allarmi?
L’allarme si può mettere benissimo in una piccola borsa, ma se avete paura di dimenticarlo ogni volta può
essere un’idea averne due, per non rischiare di interrompere l’allenamento. È fondamentale seguire le stesse
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regole con l’orario la sera, seguire la quantità giusta di liquidi da assumere ogni giorno e fare gli esercizi
con vostro figlio ogni sera. L’impegno deve essere uguale in entrambe le case…
Mio figlio (7anni) fa la pipì a letto e mio marito ha sofferto di enuresi per anni. Mia suocera ha detto che il problema
si risolve da solo e che comprare un allarme è una spesa inutile e costosa…
Settanta anni fa avere una dentiera era un lusso, cinquanta anni fa poche persone coloravano i capelli grigi
ogni due mesi, quaranta anni fa era impossibile immaginare un’operazione con il laser agli occhi per
liberarsi degli occhiali… I tempi sono cambiati, ogni giorno si presentano nuove soluzioni per i nostri
“disturbi”. Un allarme costerà tra le 70-180 €, meno di un paio di sedute dal parrucchiere per una tinta o
una scorta di pannolini per i prossimi 6 mesi. Anche non fare niente ha un costo in questa situazione…
Ho due bambini di 9 e 15 anni che fanno ancora la pipì a letto. Posso usare due allarmi allo stesso tempo?
Meglio non farlo, perché significa (per lei) svegliarsi due volte di più. Inizi con il bambino più motivato,
solitamente quello più grande. Spieghi ad entrambi il perché e che cosa c’è da fare. Se possibile, cambi il
suono dell’allarme quando il secondo inizia l’allenamento (per avere un nuovo stimolo da riconoscere), in
caso che dividano la stessa stanza.
La mia bambina dorme nella stessa stanza della sorella più grande. Come posso fare?
Ci sono situazioni in cui un genitore dorme per le prime settimane vicino al bambino che usa l’allarme, per
facilitare gli eventi durante la notte e aiutare il risveglio.
Se la sorella è molto più grande, può essere un’idea coinvolgere lei in questo compito.
Se questo coinvolgimento non è gradito (gli impegni scolastici il giorno dopo possono essere una buona
ragione!) sarà meglio separarle per un paio di settimane. Gli altri familiari possono anche prepararsi a NON
svegliarsi con il suono dell’allarme… si saranno abituati al disturbo dopo pochi giorni!
Mio figlio più piccolo (8 anni) prende in giro la sorella più grande (13) perché bagna ancora il suo letto. Lei non
vuole avere un allarme perché si vergogna!
È molto importante parlare con sua figlia prima di iniziare con qualsiasi soluzione. Lei deve capire come
funziona e quale sarà il risultato. Sarà difficile risolvere il disturbo senza la sua collaborazione e per questo
deve essere informata e motivata. Anche il suo fratellino deve essere coinvolto in questo processo:
responsabilizzare entrambi i due bambini e dare anche a lui un compito durante l’allenamento sicuramente
aumenterà la collaborazione (lui può far scattare l’allarme durante l’esercizio di preparazione, per esempio).
Il senso di una squadra di famiglia può essere utile non solo per risolvere l’ENMP, ma anche in altre
situazioni familiari. Un impegno di tutti, collettivo, è ancora più bello se sarà seguito da una gita familiare
alla fine dell’allenamento, per festeggiare!
Dopo un mese non vedo nessun cambiamento. Mio figlio non ha altri problemi: non sono soddisfatta, perché l’allarme
non funziona?
Questa situazione francamente non è possibile. L’allarme prima di tutto stabilisce un riflesso nel subconscio
per chiudere la vescica. Il riflesso non può essere controllato attivamente, perciò, dopo 3-4 settimane, ci
sarà per forza un risultato. La macchia della pipì diventa più piccola e il numero di minzioni diminuisce.
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Fare gli esercizi prima di andare a dormire accorcia i tempi per consolidare questo riflesso. Anche seguire
le regole di bere durante la giornata e svuotare due volte la vescica prima di andare a letto, è indispensabile
per arrivare a un buon risultato.
All’inizio mia figlia reagiva bene, continuiamo sempre a fare gli esercizi, ma dopo due mesi ha ancora molta
difficoltà a reagire con l’allarme, non lo sente, dobbiamo sempre aiutarla noi.
Sua figlia ha bisogno di riposarsi di più, lei è “troppo stanca” per svegliarsi. Andare a letto 40-60 minuti
prima sarebbe meglio se non volete perdere i risultati raggiunti fino ad ora!
Mi sposo fra cinque mesi, nessuno conosce il mio segreto, solo mia madre. Posso risolverlo prima che vada a vivere con
il mio fidanzato?
Ogni persona ha i suoi tempi. Dipende dalla motivazione a seguire le regole dell’allenamento, ma anche da
quante volte durante la notte si fa la pipì. In generale, un periodo da tre a quattro mesi è sufficiente, ma
iniziare l’allenamento in una situazione di tensione non aiuta. Una buona preparazione e l’aiuto di un
familiare sono indispensabili.
Mia figlia (15 anni) ha già il ciclo, come possiamo usare un allarme durante questi giorni?
L’uso di un assorbente non impedisce di utilizzare l’allarme, ci vuole solo un minuto o due in più, prima che
suoni. La quantità di urina normalmente è superiore alla quantità che può essere sostenuta dall’assorbente
e l’allarme suonerà quando l’urina esce fuori. Mettete il sensore alla fine dell’assorbente, sotto l’ombelico se
dorme con la pancia in giù. Se dorme in posizione supina potete posizionare i sensori alla fine della schiena
o in caso di una posizione sul fianco posizionate il sensore dalla parte esterna delle mutande. È noto che
capita di fare la pipì durante la notte più spesso durante i primi giorni del ciclo. Questo può essere causato
dal fatto che il corpo nei giorni precedenti trattiene più liquidi. La produzione di urine aumenta subito
dopo, per arrivare ai livelli normali. I giorni pre-mestruali vedono anche una riduzione della produzione di
serotonina, questo può provocare un aumento dello stress psicologico e può anche cambiare il sonno.
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