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parliamo di... concorso giardini per sognare
ESTRATTO DA ACER PARLIAMO DI... CONCORSO GIARDINI PER SOGNARE © IL VERDE EDITORIALE MILANO Le vie del Carlo Galimberti Lo scorso aprile, nell’ambito di Euroflora, sono stati premiati i vincitori del concorso Giardini per Sognare, un’occasione offerta a giovani emergenti e ad affermati professionisti italiani ed esteri di realizzare uno spazio ricco di creatività e fantasia, indagando il tema del sogno. Sono state così allestite venticinque stanze verdi, opportunità di sperimentazione e scoperta per ogni visitatore, libero di muoversi al loro interno. Accomunano gli allestimenti l’impiego di materiali Nella pagina accanto, in alto a destra, i tre vincitori de I Giardini per Sognare, premiati nel corso di Euroflora 2006, a Genova. A tutta pagina, fioritura di Bouganvillea spp. ACER 4/2006 • 28 ESTRATTO DA ACER Laura Floris © IL VERDE EDITORIALE MILANO 1° sogno 2° 3° A cura di Lucia Longoni Descrizioni dei giardini tratte dalle presentazioni degli autori. compatibili e una concezione sperimentale del verde, attraverso un uso innovativo delle piante, degli elementi architettonici, degli arredi e delle illuminazioni. Principali protagonisti dei giardini l’acqua, utilizzata e interpretata come preziosa fonte di vita, e le piante mediterranee, evocatrici del paesaggio ligure grazie ai loro aromi, profumi e colori. In queste pagine sono presentati tutti i venticinque progetti realizzati dei quali tre sono stati proclamati vincitori 29 • ACER 4/2006 ESTRATTO DA ACER PARLIAMO DI... © IL VERDE EDITORIALE MILANO 1° premio Giardino onirico Il binomio reale/virtuale, tema di innegabile contemporaneità, è alla base di questo allestimento: natura reale, dura e concreta, costituita da un secolare ulivo, e visioni di natura, semplici immagini riflesse di due piccoli giardini mediterranei. La visione di giardini virtuali attraverso uno specchio è uno dei temi principali e citazioni da “Alice nel paese delle meraviglie” e “Attraverso lo specchio” fanno parte dell’allestimento. Per entrarvi è necessario perdere i propri riferimenti spazio-temporali, attraverso una scatola dal colore ocra acceso, una camera oscura, in cui il tempo viene scandito dal cadere di una goccia d’acqua. Da questa finestra, guardando all’interno, si ha una percezione composita: due piccoli giardini mediterranei disposti come terrazze, non visibili direttamente, ma solo come visioni riflesse e una composizione centrale, pezzo di natura concreta costituito da un vecchio esemplare di ulivo alla sommità di un pendio di erba e muretti di pietra, omaggio al tempo e alla Liguria. La perdita di riferimenti spaziali, esperienza percettiva molto forte per chi entra in contatto con il giardino, è accentuata dal sovrapporsi delle due visioni e dalla presenza di uno sfondo compatto, costituito da uno schermo curvo color lillà, che fa risaltare la massa imponente e scura dell’albero, ma che in alto si interrompe per far riapparire l’azzurro del cielo. Gaetano Nardini e Tommaso Pratesi (Gntp Ingegneri associati) in collaborazione con Marco Cei, agronomo 2° premio Sognare tra mare e palme Spesso, quando si sognano relax e vacanze, si pensa a paesaggi tropicali o sardi, alla lussureggiante vegetazione che, dall’entroterra, sconfina sino alla battigia del mare; è sulla scorta di questo trasporto emotivo che viene presentato il piccolo giardino, sunto di un angolo “esotico” costellato di palme. L’acqua è elemento fondamentale: basta un rivolo per destare i sensi e godere, su una amaca, un sospirato riposo; a ciò si aggiungono i profumi, quello rustico dell’elicriso e quello inebriante del Rhyncospermum jasminoides, vicino al luogo di sosta, un capanno con foglie di Phoenix canariensis. Il percorso, in leggera pendenza, è una pavimentazione in pietra scistosa con le alzate costituite da travi di legno ai cui lati si distende un tappeto erboso. Ai margini del giardino, le piante da fiore (Polygale, petunie, verbene, bromeliacee) connettono gli elementi della collezione di palme, esaltati, nelle ore notturne, da una appropriata luce scenografica. Una maestosa Jubaea chilensis accoglie il visitatore che si inoltra, sognando, in questo angolo di pace. Raimondo Congiu agronomo ACER 4/2006 • 30 ESTRATTO DA ACER © IL VERDE EDITORIALE MILANO 3° premio Il giardino nido Questo allestimento rappresenta uno spazio in cui la protezione della struttura del nido, quasi un uovo primordiale da cui gli uomini sarebbero originati, avvolge e protegge colui che vi accede, creando un filtro che fa scorgere il mondo esterno in modo diverso, quasi distaccato. Gli elementi che compongono il giardino sono semplici: essenze aromatiche (timo, lavanda, rosmarino) e bosso, la pianta che più gioca, per la sua forma, con il nido. La struttura è composta da un telaio in ferro che forma tre quarti di sfera divisa in sette spicchi o petali fascicolati da salice. L’area circostante forma un declivio, una sorta di abbraccio di essenze e di verde che avvolge completamente chi si trova seduto all’interno. Questa soluzione tecnica rende più forti le percezioni di isolamento amplificando tutte le sensazioni che si provano all’interno del nido. Tre quarti del perimetro sono stati piantumati da bambù che chiude le quinte e conferisce maggior risalto al piano orizzontale del complesso compositivo del progetto. L’ illuminazione è stata pensata in modo tale da dare rilievo alla forma del nido e allo spazio circostante anche di notte. La semplicità della struttura e l’elementare montaggio rendono il nido riproducibile e commercializzabile. Umberto Andolfato architetto Filippo Fessia garden designer Tutti i giardini presenti alla manifestazione Blu land È la storia di una terra magica giunta dal mare su una zattera blu proveniente da un luogo onirico dove tutto è possibile. Il giardino, metafora della vita del suo autore, evoca il desiderio di una terra promessa che non arriva mai dove sogno e realtà coincidono. La melanconia, rappresentata dal Myosotis spp. (non ti scordar di me), diventa fonte inesauribile per la creazione artistica che, grazie alla protezione del Laurus nobilis, pianta consacrata ai poeti, si materializza nel giardino. ll colore blu, simbolo della spiritualità e del divino, onora il tema dell’acqua cui è dedicata Euroflora 2006. Le onde sono realizzate a mano con una miscela di sabbia e terra e in seguito bagnate con acqua e colla. Il tessuto che le ricopre è di cotone e viene utilizzato per rivestire arredi da giardino. Oltre alle specie vegetali citate sono state impiegate: Lavandula x christiana, Teucrium fruticans, Myosotis spp., Lobelia erinus, Lavandula stoechas “Regal Splendour”, Iris “Aquamarine”, I. “Frothinsloh”, I. “Smoky Pieces”, I. “Taja” e I. “Consuelo”. Monica Viarengo architetto paesaggista 31 • ACER 4/2006 Bolle Il percorso dell’acqua è l’elemento focale della scena: essa si acquieta, scompare inghiottita nel flusso entro colonne verticali che appaiono di fronte a uno “scenario onirico” come per individuare la realtà di un “giardino igrofilo” composto da rose e da un folto prato. Il progetto è visto come una promessa del rinnovo, un’opzione per migliorare la produttività di un processo dell’irrigazione e recuperare un utilizzo sostenibile della risorsa idrica come bene prezioso, limitato e da salvaguardare in quanto patrimonio di tutti. Nel giardino xerofilo antistante, la si considera come risorsa esauribile, mentre la sabbia rappresenta le condizioni più estreme per la vita delle piante. Lo scenario prevede una visione prospettica di organicità e percezione di un sogno all’interno di un quadro dove l’acqua, scrivendo il suo percorso, appare e scompare da una scena idilliaca e conferisce serenità e organicità. Sul perimetro dell’allestimento, una serie di piante guida lo sguardo dell’osservatore verso la scena onirica. Questo è un giardino per sognare che offre all’uomo la possibilità di spaziare nel mondo del verde sostenibile costruito senza sprechi di risorse naturali fondamentali. Irina Mantello, Maurizio Carta architetti Carlo Bidone agronomo ESTRATTO DA ACER PARLIAMO DI... © IL VERDE EDITORIALE MILANO Tutti i giardini presenti alla manifestazione Dream-bubbles Il tempo scorre. I sogni durano poco. L’eternità è infinita. Fermati, prendi un respiro! Ogni essere umano ha dei sogni. I sogni determinano le nostre vite, spesso inconsciamente. Essi si agitano nella nostra mente quasi da sembrare incontrollabili. I sogni ci appaiono come qualcosa di irraggiungibile, fino a quando non si realizzano e diventano realtà. A volte scompaiono senza lasciare alcuna traccia di sé e nel frattempo nuovi sogni già invadono la nostra mente… Il progetto è un’astrazione di queste strofe: l’osservatore si ritrova davanti un’immagine dominata da un evidente contrasto: piante pungenti, irte di spine e un morbido strato di cotone rosa, racchiusi sui tre lati da un muretto. L’ecogiardino delle illusioni Elemento fondamentale che induce a sognare e fonte di ispirazione per gli artisti, l’acqua, elemento prezioso ed esauribile, va preservata. L’obiettivo di questo allestimento è dunque il suo recupero, sia essa d’irrigazione che meteorica, attraverso tubi drenanti rivestiti di fibra di cocco, e il convogliamento in una vasca da cui attingere. Il percorso si intreccia con il corso d’acqua, richiamando i sentieri di montagna, suggerendo l’armonia tra uomo e natura. La semplicità di elementi costruttivi e manufatti (pietre e legno), l’introduzione di poche specie vegetali, un acero, una vite canadese, il bambù, il muschio, qualche erbacea perenne, il prato e l’acqua Se da una parte le piante rappresentano l’ambiente ostile e il rifiuto, dall’altra il cotone suggerisce uno scenario morbido e ospitale, la condizione ideale in cui far crescere i sogni. Le bolle di sapone, create senza interruzione da una macchina, rappresentano i sogni che si muovono nell’aria, leggeri e senza toccarsi, ognuno seguendo la propria traiettoria. Quando una bolla, urtando le spine di una pianta esplode, un sogno si distrugge e quando una di esse si posa sul soffice cotone, il sogno diventa realtà. Il giardino offre uno stimolo a riflettere sui sogni che si avverano, su quelli che si infrangono e su quelli che si allontanano per sempre senza lasciare alcuna traccia. Anne Dietze e Lulu Dombois studentesse di architettura del paesaggio conferiscono a questo giardino un aspetto naturale, con numerosi riferimenti al paesaggio del basso Piemonte. Lo scopo è di stimolare la voglia e la capacità di sognare a occhi aperti e di consentire di trovare serenità e pace. L’uso di elementi di grandi dimensioni in primo piano e di altri proporzionalmente più piccoli, man mano che ci si inoltra nel giardino, esalta la percezione prospettica: ne risulta la sensazione di trovarsi di fronte a uno spazio senza confini prolungato all’infinito, una sorta di “superprospettiva”, visione prospettica di un quadro tridimensionale in prospettiva. “Eco” come ecologico, ovvero rispettoso dell’ambiente e attento nel preservare le risorse naturali. “Eco” come economico perché sfrutta quanto la natura offre; “giardino delle illusioni” perché giocando con le Frammenti di un sogno Il giardino reale e quello sognato si sovrappongono e s’intersecano. Il prato, le specie arboree e arbustive, gli arredi creano lo spazio da vivere e da godere come luogo di meditazione e di pace. Un percorso immaginario attraversa questo allestimento, sintetizzando al suo interno le forme della natura attraverso elementi inanimati: specchi, vetri, metallo. Il graduale mutamento, dalla naturalità assoluta a quella formalmente schematizzata, evoca un ideale passaggio dalla realtà al sogno. Lo specchio posto sul fondo moltiplica lo spazio, crea un ideale percorso nel tempo che supera quello fisico. Sottili elementi verticali punteggiano il percorso immaginario, prestandosi anche quali tutori per una leggera e argentata “nuvola metallica”. Le succulente con le loro forme decise e scultoree campeggiano tra i materiali inerti metallo, vetro, specchi, che, pieni di luce riflessa, acquistano capacità formale rappresentativa. Le specie tipiche della macchia mediterranea, un esemplare di ulivo e gli arbusti, avvolgono in maniera compatta la zona dove il visitatore può indugiare perchè protetto da una natura amica. Caterina Mandirola architetto paesaggista Alessandra Tuo architetto Paolo Raffetto dottore in architettura prospettive, crea due illusioni: quella di trovarsi in un giardino senza confini e quella di vivere all’interno di un quadro. Marco Rismondo agrotecnico ESTRATTO DA ACER © IL VERDE EDITORIALE MILANO È uno spazio da ammirare e non da vivere: in esso il paesaggio diventa ricordo e il suo disegno è formale. La forma del giardino evoca la geometria del rettangolo aureo, da cui si costruisce la spirale aurea, che nel progetto nasce da una linea retta e si chiude con un cerchio. Questi elementi geometrici acquistano un significato simbolico: la spirale è una delle forme più frequenti in natura ed è simbolo della vita e dell’evoluzione dell’uomo e il cerchio rappresenta la continuità e la misurazione dei fenomeni ciclici dai quali dipendono le fasi della natura. Il tema è la creazione di un luogo magico dove, mediante la lettura degli elementi naturali, l’uomo impara a conoscere se stesso. La composizione della forma trae origine dalla corrispondenza tra i quattro elementi, aria, acqua, suolo, fuoco e le sensazioni emotive stimolate dai sensi. Centro della composizione formale è la “fons vitae”, un catino di rame dove galleggiano ninfee di colore rosso. La spirale diventa un percorso d’acqua, posto a un livello più basso di tutte le altre superfici, dove sono messe a dimora piante acquatiche. Sono impiegate specie vegetali con fioriture primaverili i cui colori ricordano gli elementi aria e fuoco e altre ossigenanti per garantire al microsistema un buon equilibrio. Arianna Ravagli Il giardino aureo A rappresentare il suolo sono linee disegnate con semi, grani vegetali e sabbia. Infine un’onda di cristallo si infrange sulla sabbia e insieme alla spirale-conchiglia evoca la presenza del mare nel paesaggio. Anna Maria d’Antonio e Alma Repetto architetti Il giardino dei giorni rubati Per piccolo che sia, il giardino è il luogo dove ognuno può meglio ritrovare se stesso, coltivare sogni e cullarsi in ricordi, è un luogo che vive e si evolve. Al di là di gusti, mode, varietà arboree, esso trasmette armonia e serenità, attraverso le note del silenzio. Con l’alternarsi delle stagioni offre colori e profumi sempre nuovi, ma solida e immutabile rimane l’essenza del giardino, lo spirito in simbiosi con gli uomini, capace di alimentarne la capacità di osservare, stupirsi e sognare, contribuendo a migliorarne la vita. L’albero rappresenta l’essenza del giardino, colui che vive, cresce e accompagna l’uomo con il trascorrere del tempo. A esso è saldamente ancorata l’altalena, per l’ideatore simbolo dell’anima, della capacità di sognare: sogni di bambino, proiettati verso un futuro fantastico, e di adulto, più nostalgici, spesso rivolti al passato, insieme ai ricordi. La vita dell’albero e quella dell’uomo sono legate a cicli di stagioni differenti: per la natura esiste un processo evolutivo ciclico simboleggiato dalla spirale in cui forme, colori e profumi si alternano, si rincorrono e si mescolano come in un vortice senza fine. La vita dell’uomo è rappresentata da una lama d’acqua che scorre lentamente attraversando le stagioni. La vita di ogni essere umano nasce dall’albero ed è strettamente legata alla natura e ai luoghi di cui si fa esperienza e, accompagnata dai sogni, porta ciascuno in un luogo di pace, tranquillità e serenità in cui i fragili giochi dell’infanzia diventano solidi monumenti alla capacità di vivere senza rinunciare ai sogni. Matteo Arfanotti artista architetto Francesca Calamita architetto La voliera I papaveri di Morfeo Per permettere al visitatore di sentirsi nel giardino di casa, è stata realizzata una voliera circolare con volte ad arco genovese ribassato su cui è stata posta una rete in acciaio inox con lavorazione artistica. Una vasca in resina di forma ottagonale con giochi d’acqua su vari livelli e movimentazioni di luci colorate è stata posta nel centro della voliera con intorno un prato erboso e una piccola bordura con esemplari di Cyperus papyrus e Athyrium spp. Intorno alla voliera due rampe di scalini collegate tra loro da una passerella. Una panchina in muratura contiene un terrapieno con magnolie, photinie, lantane, rose coprisuolo, rododendri e piante di bosso. La pavimentazione è realizzata con conci circolari e mosaici rivestono i muretti della panchina e della voliera. Il centro della cupola della voliera è illuminato, altre luci rischiarano il prato e scandiscono gli spazi del giardino. Un impianto di diffusione sonora rende l’atmosfera più accogliente. Un brano di campagna, un angolo incolto e selvaggio dove poter sognare, in cui la città, che si contrappone a questo paesaggio bucolico, è rappresentata mediante immagini tratte da sovrapposizioni di skyline di metropoli contemporanee. Il parterre è costituito da graminacee, per indicare un atto di rottura con la concezione attuale del giardino, in cui domina il tappeto erboso sempre verde. Completano il quadro uno spaventapasseri e tre enormi palloni rossi in lattice, allegoria e sintesi dell’immagine dei papaveri nei campi. Gli stessi papaveri con cui Morfeo usava sfiorare le palpebre dei dormienti per condurli in una realtà onirica. L’uomo non è artefice ma ospite della natura che lo accoglie e lo avvolge con il suo batter d’ali. Massimo Poggi architetto 33 • ACER 4/2006 Angela Gambardella Letizia Masciotta Stefania Ottonello Nicoletta Rossi Francesca Sposetti architetti ESTRATTO DA ACER PARLIAMO DI... © IL VERDE EDITORIALE MILANO Tutti i giardini presenti alla manifestazione Il cielo in una stanza Il progetto, elogio al sonno, fonte di visioni oniriche, nasce dalla canzone “Il cielo in una stanza” e dal senso di rarefazione tipico dell’innamoramento, talmente intenso da annullare i limiti fisici. Nel centro di una stanza priva di pareti, lambita da muri ideali evocati da piante a basso sviluppo, si trova una vasca colma d’acqua. Al suo interno, tra gruppi di piante acquatiche e pesci rossi, è posato un letto, emblema della sede dell’affetto, della vicinanza fisica e dell’esercizio dell’amore, capace di annientare le cortine murarie circostanti. La componente vegetale del giardino è interamente giocata sull’impiego delle piante sonnifere: mutuate dalla fitoterapia e dotate di buona resa estetica: tigli, valeriane, elicrisi, biancospini richiamano idealmente alla planimetria di una casa resa evanescente dal sonno, dal sogno, dall’amore. Carlo Gabriele Callari agronomo Marco Cillis architetto Il giardino senza tempo Immagine di un luogo al di fuori del tempo, questo giardino è stato concepito come orfano di giardiniere, dove la natura, lasciata a se stessa, ha preso il sopravvento. La vegetazione predominante di graminacee cresce sul parterre di mosaico di ciottoli e le lastre di pietra turchina dei camminamenti appaiono come isole alla deriva tra il folto dell’erba. In questa atmosfera sospesa, il bagliore d’un ulivo infrange le lastre in cerca di luce e la sua argentea presenza contrasta con la calma circostante e suggerisce la metamorfosi della pietra in pianta. Su un lato una fontana sorgente conferisce musicalità al giardino. Canne di papiro abitano la fonte e alludono all’ombra del sonoro boschetto di bambù che cresce nel fondo del giardino. Il muro perimetrale dall’intonaco sbiadito di calce e terra rossa è percorso da un pergolato di bambù e coperto di gelsomino e bianco glicine, e si trasforma sull’altro angolo in piccolo riparo da eremita. Il gioco tra la pietra, elemento permanente del giardino, e l’apparente trascuratezza delle piante spontanee, articola lo spazio L’isolachenoncè (Il giardino del Sole) Il colore del sole dai petali del girasole scivola sui fusti dei Phyllostachys spp. fino al cuore delle ninfee. Attraverso un mare di girasoli su ghiaino bianco si scorge in lontananza una vegetazione alta e fitta di bambù. Un cuneo di acqua creato da due specchi angolati a 70° si inserisce fin nel suo cuore: arrivati al margine, lo spazio tra la vegetazione si dilata vertiginosamente creando uno scenario fantastico: l’isola verde si apre nel riflesso ripetuto degli specchi in un lago circolare con ninfee galleggianti. Lo spettatore è invitato a salire sulla piattaforma di legno e a meditare sull’acqua tra le ninfee dove la sua immagine si moltiplica circolarmente come in un caleidoscopio rifrangendosi tra acqua e girasoli. Per l’uso commestibile, medicinale e per la produzione di energia pulita il girasole è un alleato dell’uomo e dell’ambiente. Il mare di girasoli, metafora della vita, conduce all’isola che, una volta raggiunta, diviene mare e il percorso fatto diviene terra ferma. La composizione si basa sulla scomposizione di figure geometriche come l’esagono e l’ottagono inscritto nel cerchio, simbolo dell’infinito. Le piante impiegate sono: Phyllostachys bambusoides “Castillonis”, Helianthus annuus “Pacino”, Nymphaea “Alba”, Iris laevigata “Variegata”, Aponogeton distachyos, Eichhornia crassipes, Scirpus albescens, Azolla caroliniana. Maria Lodovica Delendi architetto in percorsi liberi e luoghi nascosti, suscitando nello spettatore il senso di un possibile smarrimento. L’olivo simboleggia l’equilibrio incantato tra il lavoro dell’uomo e quello della natura. Il giardino esprime il suo essere senza tempo grazie al contrasto tra la presenza effimera delle “erbacce”, delle piante spontanee e il solido lavoro di costruzione dei manufatti in pietra (il mosaico a risseu, la fontana), in bambù e i muri intonacati. Il giardino è dedicato ai giardinieri che assecondano la natura e alla memoria del mosaicista Armando Porta. Gabriele Gelatti dottore in lettere Dario Patrone dottore in matematica Ljuba Molinari studentessa di architettura del paesaggio ESTRATTO DA ACER © IL VERDE EDITORIALE MILANO La porta dei sogni Il sogno è il riprodursi di immagini durante il sonno, il più delle volte stranamente associate e con trapassi bizzarri, per cui si destano in noi le più vive commozioni quasi fossimo nella realtà. Sognare è immaginare una situazione che rende liberi sia nel pensiero che nel movimento. Il progetto si è affidato a quel requisito indispensabile per ogni giardino: coinvolgere tutti i sensi dell’uomo. Il giardino è visibile solo come quadro: esso è delimitato da una parete opaca su cui si aprono tre porte di diversa grandezza, una piccola, apparentemente destinata al passaggio di bambini, una a misura d’uomo e una alta. Quale porta conduce al sogno? Esso è rappresentato da uno spazio molto piccolo isolato dal contesto. Nel sogno il centro è in genere ben definito e chiaro, mentre i contorni perdono di intensità e di definizione. Per questo un’alta siepe informale di arbusti mediterranei (mirto e corbezzolo) racchiude e protegge il giardino, e quindi il sogno, mentre piccoli vaporizzatori creano una leggera nebbia che ne sfuma i contorni. La verticalità di un albero, il leccio, al centro della composizione, simbolo della natura e della vita, è enfatizzata da un prato semplice e pulito. Un tappeto di gardenie bianche, ne definisce il contorno e diffonde il profumo coinvolgendo l’olfatto. La composizione è quasi simmetrica ma l’ondulazione del tappeto di gardenie, l’assimmetria dell’albero e i gradini del prato d’erba conferiscono movimento e leggerezza allo spazio. Una lama d’acqua e tre specchi nel giardino riflettono l’immagine del visitatore portandolo idealmente all’interno del giardino, perché il sogno possa avvicinarlo il più possibile alla natura. Emanuela Morelli e Cristina Agostini architetti Meditazione L’allestimento è caratterizzato da un piccolo spazio circolare, coltivato a prato, simbolo di raccoglimento, perfezione e infinito, circondato da un muretto di altezza variabile aperto verso Est. Realizzato con ciottoli di colore azzurro, colore del cielo e della spiritualità, come le foglie degli esemplari di Eucalyptus populifolia al centro del cerchio a formare un triangolo. Di forma triangolare, metafora della saggezza, occhio della mente, è pure la stuoia per la meditazione appoggiata al tappeto erboso in Dychondra repens. La purezza delle linee e i colori delicati creano l’atmosfera necessaria alla meditazione. Le onde che si espandono a raggiera verso Est simboleggiano pensieri di pace che si propagano all’infinito. Adattabile a diverse tipologie di giardino, quale spazio da dedicare al raccoglimento e alla spiritualità, questo allestimento esprime positività, bellezza, armonia e serenità. Gabriella Pavan diploma di liceo artistico Federico Testa agrotecnico La stanza del fabbricatore di sogni Se un uomo attraversasse il Paradiso in sogno, e gli dessero un fiore come prova d'essere stato lì, e se destandosi si trovasse in mano quel fiore... allora? (Il fiore di Coleridge, in Borges). Ispirato a questa citazione il giardino riproduce l’interno di una stanza del sonno con una finestra al di là della quale prendono forma e si materializzano i sogni. Posati sul prato vi sono tre bauli: oggetti/soggetti che accumulano significati, evocatori di ricordi, testimoni della storia personale di ognuno di noi. Uno contiene pepite d’oro, il secondo è stivato di fiori, evocatori di ricordi lontani, il terzo è una scatola magica che proietta spezzoni di film sul tema del giardino e dell’arte in genere. La camera rappresenta l’irreale, la finestra è l’affaccio sul sogno. Il letto è inerbito e assume la forma di un elemento vegetale vivente. L’allestimento è un luogo di esperienze visionarie, frammenti effimeri dove l’immaginario produce accumuli onirici in un deposito archeologico di sensazioni. Armento Michele, Morello Giampaolo, Pesce Silvia, Raineri Irene, Fantino Paola, Roncone Sofia studenti di architettura del paesaggio ESTRATTO DA ACER PARLIAMO DI... © IL VERDE EDITORIALE MILANO Tutti i giardini presenti alla manifestazione dell’uomo, ritrova la sua natura, ricucendo l’equilibrio con le piante: le graminacee, caratterizzate da grande varietà di foglie, offrono leggere fioriture colorate che riconducono alle fiabe: ne è un esempio il papavero, caratterizzato da una leggera ma appariscente fioritura e sullo stelo ricoperto da una vistosa difesa. In questo percorso onirico, che guida l’uomo sognante dal passato al futuro, la staticità della terra si contrappone al continuo mutare dell’acqua e dello scorrere del tempo. Passato presente futuro In passato l’acqua, ricca di vitalità e naturalità, dava libero sfogo e ricchezza di espressione a ogni essere della natura. Si riscontrava un perfetto equilibrio di espressione romantica e autodifesa, rappresentato nel giardino dalla rosa: vivace nella fioritura e aggressiva perché spinosa. Attualmente l’uomo interferisce sulla naturalità, l’acqua perde la sua vitalità e scorre piatta in canali vuoti e privi di movimento. Prevale lo spirito difensivo su quello romantico, esemplificato dall’aspetto geometrico e difensivo delle piante succulente in grado di regalare fioriture piccole e delicate (Echinocatus grusonii) oppure forti e distruttive (Agave spp.). Nel futuro l’acqua, guidata dalla mano La piramide aeroponica Ispirata all’omonima tecnica di coltivazione diffusa nel settore orticolo e nella produzione di fiori recisi, questa proposta porta la tecnologia aeroponica all’esterno, dove vi sono scarsa accessibilità, problemi di peso, difficoltà di manutenzione. L’allestimento vuole suscitare interesse per stimolare la fantasia e la curiosità di chi si pone il problema del verde nelle aree fortemente urbanizzate. All’interno, la suggestiva visione delle radici illuminate da lampade fluorescenti che pendono nella nebbia. Radici fluorescenti, come meteore nella notte. Stefano Carità architetto Nicola Pastorino paesaggista Rosso pompeiano La rappresentazione dello stato onirico, il vortice, la spirale, offrono lo spunto per una composizione geometrica del giardino. L’acqua, nel suo scorrere dalla vasca-fontana semicircolare fino al visitatore che entra nel giardino, rappresenta il fluire della vita e costituisce l’elemento assiale unificante tutta la composizione, a reminiscenza dei giardini pompeiani ed ercolanei, fonte di espressione artistica inestimabile. Il giardino è una rappresentazione della vita, sempre sospesa tra razionalità e sogno. All’esplosione radiale delle bordure di erbe aromatiche (lavanda, rosmarino, varietà di timo) si accosta la spirale del sogno e del movimento, coinvolgendo sia la geometria dei riquadri tappezzati a prato e guarniti da cespugli fioriti, sia dei riquadri con erbe aromatiche disposte a tappeto: tutto ciò accompagnato lungo i lati perimetrali da uno svolgersi sinuoso di siepi di callistemo. Quattro arbusti di limone suggellano come punti cardinali tutta la composizione. Andrea Faccio architetto Gabriella Fenoggio dottore in scienze agrarie Carmelo Todoverto pittore scultore Andrea La Paglia artigiano giardiniere Pocket garden Un Pocket garden da assemblare a piacimento, spostando e incastrando tra loro i diversi elementi compositivi. Il viale alberato, il ninfeo di conchiglie e spugne marine, il parterre de broderie, la vasca d’acqua, il labirinto e i lembi di terra coltivati a ortaggi ed erbe aromatiche rimandano alle iconografie classica e rinascimentale. Sullo sfondo tre specchi duplicano gli spazi, allungando la visuale e permettendo di osservare il giardino da un arco di 180°. Altre suggestioni offerte dal giardino Zen, da spiare attraverso una fessura nella parete, e da quello che racchiuso nel vetro, come un classico souvenir, si ricopre di neve, creando un paesaggio invernale. Francesco Gazzabin e Luca Puri architetti I materiali sono semplici, ma non privi di suggestioni formali. Pavimentazioni in ciottoli bianchi con decorazioni geometriche in ciottoli neri, con bordure in cubetti di calcestruzzo colorato giallo e azzurro, mentre un mosaico vetroso riveste la fontana. Il percorso d’acqua e le vasche sono delimitati da lastre di diorite e hanno il fondo rivestito di mosaico azzurro con venature dorate. Gli elementi vegetali sono semplici e raffinati nell’abbinamento ad altre specie. Il tappeto erboso è impreziosito con arbusti decorativi (rosmarino in fiore). La siepe in callistemo assume un andamento sinuoso. Le bordure lineari di erbe aromatiche compongono un ritmo alternato di fioriture e cromatismi. Danilo Demi e Anna Pisani architetti paesaggisti Sarah Susini dottore agronomo e forestale Sara Bonifacino architetto ACER 4/2006 • 36 ESTRATTO DA ACER © IL VERDE EDITORIALE MILANO Sogno un mondo di frigoriferi verdi Con questo allestimento viene puntato il dito sull’impatto dei rifiuti umani sull’ambiente naturale e sul contrasto con il territorio in cui vengono lasciati, abusivamente e non. Accostando provocatoriamente elementi di paesaggi in opposizione per qualità e valore estetico, una discarica abusiva diventa ambiente naturale armonioso nelle proporzioni e ricchissimo di elementi di biodiversità rurale. L’intenzione è sensibilizzare i visitatori sulla questione ambientale e sottolineare il senso dell’agire umano nei confronti dell’ambiente. La natura si riappropria degli elementi che le sono stati sottratti dalla civiltà dei consumi e, oltre a risanare l’inquinamento ambientale, ricompone esteticamente i paesaggi degradati. Come in un sogno. Una vasca da bagno diviene fontana, bambù svettano da un cassonetto della spazzatura, sculture in ferro riciclato fioriscono disordinatamente; colline di elettrodomestici creano con le piante composizioni complesse e suggestive, rifiuti elettrici, copertoni di auto e sanitari usati danno forma a un giardino ricco di specie vegetali orticole e frutticole creando una composizione dal forte carattere di denuncia e piacevole da contemplare. Jacopo Vezzani architetto (Gruppo a.Pie') Alice Pasin architetto paesaggista (Gruppo a.Pie') Un giardino chiamato Esperanto Il progetto di questa realizzazione è impostato sui concetti primordiali dei primi giardini persiani, espressione massima del paradiso in grado di stimolare l’uso dei cinque sensi e organizzati secondo rigide regole compositive delle specie vegetative presenti. Proprio come nell’ambito della comunicazione tra i popoli Paragonabile all’Esperanto, lingua universale, vivente, artificiale, nata nel 1887 da un ideale di pace, collaborazione e intercomprensione tra gli uomini, questo giardino deriva dalla volontà di trasmettere le diverse culture del mondo, esaltare le positività delle tradizioni, favorire l’integrazione culturale al di sopra di ogni differenza etica, politica, etnica o religiosa. L’allestimento si basa sulla disposizione di aiuole e vasche d’acqua su diversi livelli. Il suo disegno deriva dalla scomposizione del quadrato, che, ripercorrendo il primitivo impianto del giardino islamico, conduce alla sua lettura minimalista. L’acqua, complemento essenziale e illustrazione naturale della decorazione architettonica, contribuisce a definire lo spazio geometrico e assume un valore mistico-religioso. Basalto e marmo bianco a cornice delle vasche e aiuole creano effetti Verde aroma Giardino di delizie e meraviglie, è il luogo dove una piccola collezione di erbe aromatiche, sculture e giochi d’acqua esprimono il desiderio umano di nutrirsi dei frutti della terra. Tre sono gli spazi che compongono il giardino e il melograno è l’elemento scultoreo di connessione. L’ingresso, caratterizzato da questa pianta posta su un piccolo rilievo, accompagna il percorso verso il soggiorno e richiama la vista di un paesaggio in miniatura. Nel soggiorno all’aperto posto al centro dello spazio ci si nutre di cibo e della vista di ciò che ci circonda. Pensato come un giardino di aromi, questo luogo è una sorta di orto delle aromatiche dove si prevede l’impiego di sole piante erbacee a eccezione di alcune piante arboree e arbustive funzionali alla composizione quali il melograno, il corbezzolo e la rosa dei farmacisti. Le aromatiche, in piccole collezioni di specie o varietà sono scelte per accontentare i palati e gli occhi più fini. Lorena Raspanti agronomo cromatici che, tra chiari e scuri, fanno risaltare le differenze di livello e della quadripartizione. Le finiture delle pareti vetrate e del fondo vasca e l’oro dello specchio riflettono l’acqua e la vegetazione intorno ampliando la visione paradisiaca del giardino. Un complesso armonioso di situazioni, movimenti, volto a stimolare tutti i sensi dell’essere umano. Movimenti, sbalzi, colori e riflessi costituiscono un ambiente fortemente contemplativo in cui gli uomini riconoscono che la pace, l’equità e la solidarietà costituiscono la serenità dei popoli. Nausikaa Mandana Rahmati architetto