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tribunale di roma marco accetti procedimento
Firmato digitalmente da STEFANO FERRACUTI CN = FERRACUTI STEFANO O = non presente C = IT TRIBUNALE DI ROMA UFFICIO DEL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI DOTT. FRANCESCO PATRONE RELAZIONE DI PERIZIA PSICHIATRICO-FORENSE SULLA PERSONA DI: MARCO ACCETTI PROCEDIMENTO PENALE NR. 20589/15 R.G GIP PROCEDIMENTO PENALE NR. 21973/15 R.G. NDR Prof. Stefano Ferracuti Professore Associato Sapienza Università di Roma Via di Porta Pinciana 4, Roma 00197 FAX: 06 4814593 1 Ero incaricato dalla S.V.Ill.ma, di rispondere al seguente quesito: “Accertare la volontà di intendere e di volere di ACCETTI Marco al momento del fatto e l’attuale capacità dell’ACCETTI a partecipare coscientemente al processo; riferisca altresì se le condizioni psichiche dell’ACCETTI comportino una probabile commissione di altri comportamenti di quelli delineati nell’ipotesi accusatoria” Era concesso termine di giorni 65 per il deposito della relazione scritta e la data di inizio delle operazioni peritali era fissata per il giorno 9 Febbraio 2016 presso la cancelleria GIP, e con l’indagato presso il mio studio, sito in Via di Porta Pinciana 4, Roma. Il Dr. Federico Trobia, medico, specialista in formazione, è stato mio collaboratore nella presente valutazione. Relativamente al quesito posto l’Avv.to Guazzotti depositava in data 1.3.2016 delle osservazioni (allegate alla presente relazione) nelle quali evidenziava che la seconda parte del quesito posto era sostanzialmente inammissibile considerando il 2° c. art. 220 CPP, “nonché l’art. 27 della Costituzione”, chiedendo di disattendere “detta parte del quesito”. I FATTI: Il sig. Marco Accetti, nato a Tripoli (Libia) il 07/11/1955, si presentava in data 27 Marzo 2013 presso gli Uffici della Procura 2 della Repubblica per riferire circostanze utili in merito al caso Orlandi/Gregori. In tale occasione, e successivamente anche il 5,6,18,24 Aprile 2013 e il 3 Maggio 2013, veniva sentito quale persona informata sui fatti. Il 6 Maggio 2013 veniva iscritto nel Registro notizie di reato per le ipotesi di reato di cui agli artt. 630, 575, 577 comma 2 e 3, 61 nn.1, 2, 4, 5 c.p. commesso in Roma il 7 Maggio 1983 e il 22 Giugno 1983 in danno di Mirella Gregori e Emanuela Orlandi, quale atto dovuto dovendosi procedere ad accertamenti irripetibili sul flauto, a suo dire appartenente a Emanuela Orlandi e che egli ha fatto ritrovare, previe indicazioni al giornalista Fiore De Rienzo. Il sig. Marco Accetti veniva pertanto nuovamente sentito il 15 Maggio 2013, il 18 e il 28 Giugno 2013, l’1, 24 e 25 Luglio 2013, nella veste di indagato. Nel corso delle sue lunghe e spesso ridondanti deposizioni, dichiarava, in sintesi, di essersi presentato in Procura per risolvere un caso giudiziario che l’aveva riguardato personalmente e che tale fatto era collegato alla vicenda della scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori. L’Accetti chiedeva altresì che fosse riaperto e rivalutato il caso per cui era stato tratto in arresto nel Dicembre 1983, ossia l’omicidio colposo con omissione di soccorso in danno di Garramon José. Riferiva inoltre di poter fornire informazioni utili e svelare i retroscena di vari casi di cronaca nera degli ultimi 30 anni. Tuttavia gli accertamenti investigativi su tali vicende avevano esito negativo, l’Accetti veniva considerato come persona non credibile e le indagini si concludevano con l’archiviazione del caso. Le dichiarazioni effettuate nelle deposizioni, come etero e auto 3 accusatorie si sono rivelate suscettibili di reato di calunnia nei confronti di soggetti ignoti, nei confronti dell’ex moglie Eleonora Cecconi, e di autocalunnia in quanto accusava sé stesso di aver organizzato e gestito fino al Dicembre 1983 l’allontanamento da casa, cioè il sequestro, di Emanuela Orlandi e, indirettamente, di Mirella Gregori. Veniva pertanto richiesta l’iscrizione di Marco Accetti nel registro di reato autonomo procedimento per le ipotesi di cui agli artt. 368 c.p. in danno di Eleonora Cecconi e 369 c.p. commessi in Roma il 27 Marzo 2013. DOCUMENTAZIONE ESAMINATA: Si è presa in esame la seguente documentazione: 1) Richiesta di archiviazione del procedimento N.11694/10 R.G. al Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Roma; 2) Archiviazione del procedimento N.11694/10 R.G. del Giudice Dott. Giovanni Giorgianni; 3) Verbale di spontanee dichiarazioni di Accetti Marco, persona informata sui fatti in data 05/04/2013 in relazione al procedimento N.11694/10 R.G.; 4) Verbale di spontanee dichiarazioni di Accetti Marco, persona informata sui fatti in data 06/04/2013 in relazione al procedimento N.11694/10 R.G.; 4 5) Verbale di spontanee dichiarazioni di Accetti Marco, persona informata sui fatti in data 18/04/2013 in relazione al procedimento N.11694/10 R.G.; 6) Verbale di spontanee dichiarazioni di Accetti Marco, persona informata sui fatti in data 24/04/2013 in relazione al procedimento N.11694/10 R.G.; 7) Verbale di spontanee dichiarazioni di Accetti Marco, persona informata sui fatti in data 03/05/2013 in relazione al procedimento N.11694/10 R.G.; 8) Verbale di interrogatorio di Accetti Marco, persona sottoposta ad indagini in data 18/06/2013 in relazione al procedimento N.11694/10 R.G.; 9) Verbale di interrogatorio di Accetti Marco, persona sottoposta ad indagini in data 24/07/2013 in relazione al procedimento N.11694/10 R.G.; 10) Verbale di assunzione di informazioni e scheda riepilogativa di Accetti Marco della Questura di Roma in data 24/04/2013 in relazione al procedimento N.11694/10 R.G.; 11) Verbale di assunzioni informazioni di Astro Daniela Silvana, persona informata sui fatti della in data 28/03/2013 in relazione al procedimento N.11694/10 R.G.; 5 12) Verbale di assunzioni informazioni di De Rienzo Fiore, persona informata sui fatti della in data 04/04/2013 in relazione al procedimento N.11694/10 R.G.; 13) Verbale di assunzioni informazioni di Carnazza Ornella, persona informata sui fatti della in data 14/05/2013 in relazione al procedimento N.11694/10 R.G.; 14) Verbale di assunzioni informazioni di Di Benedetti Patrizia, persona informata sui fatti della in data 14/05/2013 in relazione al procedimento N.11694/10 R.G.; 15) Verbale di assunzioni informazioni di Coccia Stefano, persona informata sui fatti della in data 15/05/2013 in relazione al procedimento N.11694/10 R.G.; 16) Verbale di assunzioni informazioni di Accetti Aldo, persona informata sui fatti della in data 17/05/2013 in relazione al procedimento N.11694/10 R.G.; 17) Verbale di assunzioni informazioni di Accetti Laura, persona informata sui fatti della in data 20/05/2013 in relazione al procedimento N.11694/10 R.G.; 6 18) Verbale di assunzioni informazioni di Gillespie Caterina, persona informata sui fatti della in data 20/05/2013 in relazione al procedimento N.11694/10 R.G.; 19) Verbale di assunzioni informazioni di Fassoni Silvana, persona informata sui fatti della in data 21/05/2013 in relazione al procedimento N.11694/10 R.G.; 20) Verbale di assunzioni informazioni di Cecconi Eleonora, persona informata sui fatti della in data 06/06/2013 in relazione al procedimento N.11694/10 R.G.; 21) Verbale di intercettazioni telefoniche sull’utenze in uso a Carnazza Ornella e all’Associazione Culturale A.C.S.E. in data 17/04/1997; 22) Verbale di intercettazioni nell’anno 2013 su telefonate intercorse tra Accetti Aldo, Fassoni Silvana e Accetti Laura; 23) Verbale di Esame di testimonio senza giuramento di De Benedetti Patrizia in data 19/03/1984; 24) Verbale di assunzioni informazioni di Gregori Maria Antonietta, persona informata sui fatti della in data 14/05/2013 in relazione al procedimento N.11694/10 R.G.; 7 25) Relazione tecnica di confronto fonico della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, Servizio Polizia Scientifica, in data 03/06/2013 in relazione al procedimento N.11694/10 R.G.; 26) Relazione tecnica di genetica forense della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, Servizio Polizia Scientifica, in data 10/06/2013 in relazione al procedimento N.11694/10 R.G.; 27) Certificato del Casellario Giudiziale di Accetti Marco (N. 81060/2015/R) ESAME PSICHICO Sono stati effettuati quattro incontri con il sig. Marco Accetti, nato a Tripoli (Libia) il 07/11/1955. In data 9 Febbraio 2016 erano presenti il sig. Marco Accetti, l’avv. Giovanni Luigi Guazzotti, il prof. Piero Rocchini e il dr. Federico Trobia. Il periziando è stato riconosciuto tramite documento di identità. Si procedeva pertanto al colloquio anamnestico e alla valutazione psichiatrica, fissando nuovo incontro per l’1 Marzo 2016. In data 1 Marzo 2016 erano presenti il sig. Marco Accetti, l’avv. Giovanni Luigi Guazzotti, il prof. Piero Rocchini e il dr. Federico Trobia. Si procedeva ad ulteriore colloquio e si fissavano nuove convocazione per valutazione psicometrica e per colloquio finale. 8 In data 22 Marzo 2016 era presente il sig. Marco Accetti. Si procedeva alla somministrazione di reattivi mentali (MCMI-III e Test di Rorschach). In data 29 Marzo 2016 erano presenti il sig. Marco Accetti, l’avv. Giovanni Luigi Guazzotti, il prof. Piero Rocchini e il dr. Federico Trobia. Si procedeva ad effettuare un ultimo colloquio. Gli esami sono stati condotti mediante la tecnica del colloquio libero, tematico ed a contestazione. Non sono emersi, nel corso dell’indagine, elementi indicativi di aspetti di simulazione o dissimulazione di malattia mentale, sebbene il signore, spesso con atteggiamento plateale o oppositivo, sebbene spesso contemporaneamente scherzoso e fanciullesco, abbia proteso ad eludere alcuni aspetti dell’indagine personologica. Il signore si è anche rifiutato di andare ad effettuare valutazione psicometrica presso il Dr. Roma, mentre ha accettato che il sottoscritto effettuasse la somministrazione dei reattivi mentali. Si è perciò proceduto alla somministrazione dei test indicati in precedenza, essendosi il signore rifiutato di effettuare un MMPI-2, il Big Five e il PF-16, tutti considerati “troppo lunghi” o stampati con caratteri “troppo piccoli”. Nel corso della valutazione psicometrica ha mantenuto un atteggiamento e un comportamento analoghi a quelli avuti durante i diversi esami effettuati. Si è poi proceduto a far valutare i protocolli raccolti dal Dr. Roma, senza che questi fosse posto a conoscenza delle finalità dell’indagine. 9 NOTIZIE ANAMNESTICHE: (La raccolta anamnestica è stata effettuata tramite colloquio con il periziando e integrando i dati derivanti della documentazione fornita) Padre di 89aa in abs, ha lavorato come costruttore e rappresentante di una società che si occupava di consulenza in scambi esteri. Madre di 82aa in abs, casalinga. Primo di due germani: ha una sorella di 52aa in abs. Nato da parto eutocico. Sviluppo psicofisico nella norma. Licenza media inferiore. Lavora attualmente come fotografo, gestisce un sito di fotografie e si occupa di cinema artigianale. Ha vissuto durante l’infanzia a Tripoli, frequentando poi successivamente la scuole primarie in Italia, in un collegio, e tornando nel suo paese di origine solamente durante l’estate. Si definisce fin da bambino molto sensibile, speciale, con uno spiccato senso dell’arte. “Non andavo a giocare a pallone con gli altri bambini, ma andavo alla ricerca dei binari perduti delle linee naziste, seppelliti sotto la sabbia”, ha ricordato. Riferisce a tale proposito un atteggiamento svalutativo, fino agli insulti da parte del padre per via di queste “stranezze”. A suo dire, il padre non era sufficientemente “elevato culturalmente” da poter comprendere appieno i suoi comportamenti dettati da questa inquietudine estetica. Aggiunge pertanto di non aver mai avuto un buon rapporto con i propri genitori, poiché non erano in grado di capirlo adeguatamente, cercando, comunque, di sorvolare su 10 qualsiasi approfondimento relativo alla storia della sua famiglia che non fosse determinato da lui. All’età di 10 anni è stato condotto a Roma per essere inserito in un collegio dove rimane pochi mesi. Dalla documentazione esaminata si apprende che il padre del sig. Accetti riferisce che rimase presso detta struttura solo pochi mesi poiché avevano riscontrato una grave carenza affettiva, confermata da una visita psicologica, ed era stato quindi consigliato di riportarlo a casa e reinserirlo in famiglia. (doc. n.10) Successivamente il signore tornerà in Italia per frequentare le scuole medie dell’obbligo presso il convitto San Giuseppe di Piazza di Spagna. In seguito alla salita al potere di Gheddafi in Libia, Marco Accetti si trasferirà definitivamente in Italia con la sua famiglia il 15/10/1970, a Roma, in un appartamento in affitto. Frequenterà successivamente il San Leone Magno e poi il Giulio Cesare (doc. n.10). Non terminerà gli studi lì poiché riteneva che fosse “inutile” studiare in quel modo, riferisce che “i professori erano molto ignoranti e l’intero sistema scolastico aveva poco senso”. Nel ricordare questo periodo che ha poi condotto alla sospensione scolastica, il signore ha esposto una visione sostanzialmente autodidattica dell’apprendimento, commentando negativamente rispetto ai professori dell’epoca. Fin dai tempi della frequentazione del liceo classico Giulio Cesare, partecipa a numerose manifestazioni studentesche e inizia a coltivare particolare interesse per le attività politiche. Si schiererà dapprima con l’M.S.I. e poi con il Partito Radicale. In tale periodo avrebbe partecipato attivamente a numerosi cortei, 11 manifestazioni e disordini tra cui un episodio di danneggiamenti a un istituto scolastico. Riceve pertanto numerose segnalazioni di polizia e viene anche tratto in arresto nel 1979, poiché ritenuto responsabile di un sequestro di persona e tentata estorsione ai danni di un uomo. In altre circostanze l’Accetti, militante del Partito Radicale, partecipa attivamente a diversi comizi a piazza Navona e si rende protagonista di altri disordini e atti contrari alla pubblica decenza, per cui verrà denunciato. Nel 1982 viene arrestato per porto di arma comune da sparo. (doc. n.10). Da notare che gran parte di questi aspetti di vita del signore sono completamente omessi dallo stesso nella narrazione della propria vita, e quando confrontato direttamente, tende a minimizzare, rifacendosi ad un periodo storico più generale o ad affermazioni di fondo. Nello stesso anno, si sposa con Eleonora Cecconi, una compagna di studi della sorella. (doc. n.20). Afferma di aver contratto quel matrimonio solo per gioco, sebbene fosse comunque realmente innamorato, ma teso in realtà a sperimentare cosa si provasse con un rito tradizionale e una classica luna di miele a Venezia che, a suo dire, “all’epoca era di moda”. Durante il colloquio riferisce di aver avuto sempre difficoltà da piccolo riguardo alle relazioni amorose. Afferma, infatti, che si innamorasse continuamente, anche nella prima infanzia, ma che le bambine a quell’età non erano in grado di comprenderlo poiché parlava loro solo di poeti e di letteratura, situazione che è perdurata anche nella prima adolescenza. La situazione cambia quando inizia a sviluppare interesse per la fotografia, e grazie ad essa riesce ad affascinare 12 molte ragazze e ad avere numerose relazioni nel corso degli anni. Nell’estate del 1983 si separa da Eleonora Cecconi. A quei tempi l’Accetti svolgeva attività come coordinatore presso un cantiere della cooperativa del padre e anche come fotografo. Il 21 Dicembre 1983 viene sottoposto a fermo di P.G. e successivamente da ordine di cattura emesso due giorni dopo a seguito di indagini, per il decesso di José Garramon, il figlio di diplomatici uruguayani. Il signore verrà condannato alla pena di due anni e due mesi per omicidio colposo e omissione di soccorso (doc. n.10, 23). Nel Maggio 1986 termina la pena con l’ultimo anno passato in regime di arresti domiciliari. (doc. n.1) Nel periodo successivo riallaccia una relazione con Patrizia De Benedetti, che aveva conosciuto molti anni prima della moglie in un congresso radicale. I due, legati dalla passione per il teatro di strada e dalla politica, si frequentano per diversi anni, trascorrendo sostanzialmente le giornate in attività di strada e manifestazioni, a piazza Navona e negli immediati dintorni (doc. n.14). Alla fine del 1990, conosce in un locale Ornella Carnazza, allora 17enne, conoscenza sviluppata chiedendo a lei e ai suoi genitori di poterla fotografare, poiché affascinato dal suo volto e dai suoi lineamenti. I due intraprenderanno poco tempo dopo una relazione da cui avranno una figlia, Dafne, circa un anno dopo. Nel Febbraio 1991 il sig. Accetti viene denunciato per sottrazione di minore da Carlo Benedetto Carnazza padre della minore che era andata a vivere con l’Accetti, uomo di 36 anni all’epoca. Accetti riferì agli inquirenti che la ragazza non viveva con lui, ma con una sua amica e che l’avrebbe sposata una volta 13 maggiorenne, tesi confermata da Ornella, che si dichiarò fidanzata ufficialmente con l’Accetti. (doc. n.10) I due conviveranno fino al 1995 circa, pur essendosi separati sentimentalmente pochi anni dopo l’inizio della loro relazione. Il 10 Marzo 1997, in relazione alle indagini sulla scomparsa di un minore, Bruno Romano, vengono richieste delle intercettazioni telefoniche sulle utenze in uso a Marco Accetti e Ornella Carnazza, ritenuti possibili responsabili dalle dichiarazioni di una fonte fiduciaria qualificata. (doc. n.21) Tale fonte aveva riferito infatti che l’Accetti era solito effettuare delle riprese audiovisive con la propria telecamera nel corso di rapporti sessuali con minori, al fine di commercializzare videocassette per un circuito di pedofili. L’accusa e le indagini tuttavia non porteranno ad alcun riscontro effettivo. Nel 2000 conosce Silvana Daniela Astro con cui intraprende una relazione e inizia a convivere nel 2001, con cui ancora attualmente risiede a Roma, in via Tripoli 103 (doc. n.11). Il 6 Marzo 2002, tuttavia, si sposa con una donna russa, Elmira Khassanova, matrimonio che tuttora è in corso. L’Accetti riferisce di aver contratto quel matrimonio come favore alla donna per facilitarle il permesso di soggiorno e che non ha alcun rapporto con lei da allora. Il 27 Marzo 2013 Marco Accetti si è presentato presso gli Uffici della Procura della Repubblica per riferire circostanze utili in merito al caso Orlandi/Gregori. In tale occasione, viene sentito quale persona informata sui fatti, e successivamente come imputato svariate volte, per un totale di 12 convocazioni da parte 14 della magistratura. Nei primi giorni del mese di Aprile 2013, si è rivolto alla redazione della trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?” fornendo indicazioni al giornalista Fiore De Rienzo, per ritrovare un presunto flauto appartenuto a Emanuela Orlandi (doc. n.12). Verranno pertanto eseguiti gli accertamenti sul flauto e diverse indagini sul caso, le quali non porteranno tuttavia ad alcun risultato certo, determinando la richiesta di archiviazione del procedimento nel Maggio del 2015 (doc. n.2, 26). Marco Accetti negli ultimi anni si è reso numerose volte protagonista nell’attirare grande attenzione su di sé riguardo alle vicende del caso Orlandi/Gregori e ad altri fatti di cronaca nera, aiutato dalla trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?”, da varie testate giornalistiche e da social network quali Facebook. La vicenda continua a destare particolare interesse, stimolato da pagine dedicate sui social, da un blog gestito dallo stesso Marco Accetti e, recentemente, da un libro scritto dal giornalista Fabrizio Peronaci che il signore ha gentilmente fornito in prestito a questo perito durante il tempo dello svolgimento della presente indagine. DEPOSIZIONI DI MARCO ACCETTI: Il sig. Marco Accetti nel corso delle deposizioni effettuate nel 2013, dichiarava di essersi presentato in Procura per risolvere il caso giudiziario legato alla vicenda della scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori (doc. n.1). Raccontava di essere stato arrestato 15 nel Dicembre 1983 con l’accusa di omicidio volontario del figlio di un diplomatico, José Garramon, e di non aver potuto svelare all’epoca i retroscena della vicenda (doc. n.3). Aveva deciso di farlo solo molti anni dopo perché il cambio del pontificato aveva fatto venire meno certe coesioni della Curia. Raccontava che la sera del 20 Dicembre 1983, mentre si trovava alla guida di un furgone nei pressi delle rovine di Villa Plinio, in compagnia di una ragazza tedesca della quale non ha voluto fare il nome, il parabrezza della sua vettura veniva colpito improvvisamente da un oggetto, che si rivelerà essere il corpo di un bambino, José Garramon. Desiderio dell’Accetti era quindi sollecitare la Procura a far luce sulla reale natura di tale incidente, in quanto, a suo dire il corpo del bambino era stato scagliato volutamente contro il furgone da ignoti componenti di una fazione avversa a quella di cui faceva parte lui. Precisava di non aver potuto dichiarare all’epoca le ragioni vere per le quali si trovava nel luogo dell’incidente perché avrebbe dovuto rivelare che si stava recando in un camper sito nei pressi, nel quale si trovava nascosta Emanuela Orlandi. Il veicolo, peraltro, era stato parcheggiato a suo dire non lontano da dove era ubicata la casa del giudice Santiapichi, magistrato che avrebbe dovuto presiedere il processo per l’attentato al Papa che si sarebbe tenuto di lì a poco. Per rafforzare il suo coinvolgimento nella vicenda racconta inoltre di essere stato, fin dall’infanzia, nello stesso collegio frequentato da José Garramon, e di aver frequentato da sempre varie scuole gestite da preti, con i quali aveva stretto ottimi rapporti e aveva lavorato insieme per la produzione di cortometraggi e servizi fotografici, nonché successivamente come 16 incaricato speciale in numerose attività legate a vicende politiche interne alla chiesa e non. (doc. n.1, 3, 5, 7 , 9) Iniziava quindi il racconto dei “finti sequestri” di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori e il “finto attentato” a Giovanni Paolo II, le quali rivelava essere semplici azioni intimidatorie in una lotta fra fazioni contrapposte della Curia per le politiche della Segreteria di Stato e del Pontefice. La fazione di cui faceva parte l’Accetti si opponeva in particolare alla politica del Papa di forte contrasto alle ideologie e ai poteri comunisti. Il gruppo decide di trasformare un possibile attentato al Papa, che verrà effettuato da Alì Agca, in un gesto intimidatorio. In merito al sequestro delle due ragazze, racconta che lo scopo fosse quello di coinvolgere Monsignor Marcinkus in una vicenda di “finta pedofilia” allo scopo di mirare il suo potere interno allo IOR. Afferma che non si è trattato di un rapimento, ma bensì di un allontanamento volontario dell’Orlandi e della Gregori, condizionate nella decisione da una sorta di ricatto nei loro confronti e dei loro padri. Le due scomparse sono state organizzate nel tempo, selezionando le ragazze anche in base al loro carattere e alle loro attitudini, e l’allontanamento sarebbe dovuto durare poche ore. Durante il racconto descrive dettagliatamente l’organizzazione della messinscena, delle operazioni preliminari e dei luoghi dove sarebbero state nascoste le ragazze, coinvolgendo nella storia anche Enrico De Pedis e numerosi prelati qualificabili come officiali maggiori dei quali non fa mai i nomi. (doc. n.1) Ogni azione che il suo gruppo aveva effettuato, ogni luogo prescelto, il contenuto dei messaggi inviati e fatti pervenire per 17 telefono o per lettera, nascondeva sempre uno o più codici diretti alla parte avversa, ad Alì Agca o alle parti sulle quali si intendeva fare pressione al momento. (doc. n.1, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9) Aggiunge che tra il gennaio e il febbraio del 1982 aveva avuto notizia che il detenuto Alì Agca intendesse riferire a un giudice delle calunnie riguardo membri della delegazione bulgara in Italia. Il gruppo con cui Accetti lavorava, elaborò quindi un piano per minacciare Agca e farlo desistere dal rivelare queste dichiarazioni. L’Accetti riferisce infatti che il suo arresto nel 1982 per detenzione di arma comune da sparo, era uno stratagemma per mettersi in contatto con Agca in carcere e inviargli un messaggio. Afferma che avrebbe fornito numerosi segnali in codice a tale scopo, quali il numero dei proiettili (solo 4 in relazione al 4 Dicembre 1979, data dell’uccisione da parte delle forze armate saudite degli assaltatori della Mecca), oppure citando, in sede di interrogatorio, luoghi ecclesiastici e simulando trascorsi nell’ambiente del neofascismo. (doc. n.8) Nel corso di successive dichiarazioni l’Accetti ha effettuato anche riferimenti a molti altri fatti di cronaca nera, quali la morte di Paola Diener, avvenuta a Roma il 5 Ottobre 1983, il ritrovamento di un teschio nella chiesa di San Gregorio VII nel 2001 e dell’omicidio di Catherine Skerl avvenuto a Grottaferrata nel gennaio 1994. Attribuisce tutti questi avvenimenti a piani elaborati del suo gruppo o della fazione avversa. In questa organizzazione rivendica a sé stesso il ruolo di telefonista e dichiara di essere stato presente 18 a quasi tutte le telefonate, riportando con precisione il contenuto di molte di esse o le cabine da cui erano state effettuate. Dichiara inoltre di essere l’autore di numerose lettere anonime pervenute alla famiglia Orlandi. Tali narrazioni sono altresì riportate nel libro di Peronaci (“Il Ganglio”) che il signore ha fornito nel corso della consulenza. Fin dalla prima deposizione, il sig. Accetti ha cercato di sollecitare la Procura a fare un appello alle ragazze e alle persone coinvolte in tutte queste vicende, affinché si “facciano avanti” a confermare le sue dichiarazioni e a risolvere tali casi. (Meno di un mese dopo da queste deposizioni, l’Accetti si rivolge alla redazione della trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?” e ha fornito indicazioni al giornalista Fiore De Rienzo, per ritrovare un presunto flauto appartenuto a Emanuela Orlandi). (doc. n.1, 3, 9,10) ESAME PSICHICO: Il sig. Marco Accetti, di 60 anni, si è presentato ai colloqui con l’avvocato difensore Giovanni Luigi Guazzotti che ha presenziato a tutti i colloqui, tranne alla somministrazione dei test su mia richiesta. E’ sempre risultato vigile e orientato nel tempo, nello spazio e con le persone. Inizialmente poco disponibile al colloquio, è apparso spesso diffidente e poco collaborativo, invitando i presenti a 19 studiare meglio la sua storia e le vicende connesse, poiché richiederebbe troppo tempo per lui spiegarle dettagliatamente, manifestando un discreto grado di polemicità e rivendicatività, specialmente in relazione al fatto che dovesse sottoporsi ad indagine peritale, apparendo addirittura capriccioso e irriverente nelle sue richieste. Nel primo colloquio si è pertanto appalesato discretamente polemico, specialmente sul fatto che gli inquirenti che l’hanno finora interrogato finora non abbiano mai studiato a fondo tutte le sue deposizioni e la storia contemporanea legata ad esse, lamentando un diverso interesse tra differenti procuratori rispetto alle verità che lui sta fornendo. Nel corso dei successivi colloqui tuttavia ha ridotto il livello di polemicità, dimostrandosi maggiormente collaborativo e aperto al dialogo, anche se ha sempre reiterato sul fatto che lo si voglia far passare per “pazzo” invece di indagare effettivamente su quanto da lui affermato, insistendo spesso sulla veridicità delle sue affermazioni e sul fatto che la Procura, invece, adesso lo vuole far passare per “pazzo”. Ha però sempre mantenuto un fondo dove manifestava il suo risentimento tramite battute sarcastiche, per poi affermare che lui “è fatto così”, evidenziando un lato ambivalente e passivo aggressivo, dimostrandosi sarcastico e sottilmente svalutante, per poi, invece, affermare di essere persona giocosa e allegra, facendo battute e giochi di parole. È risultato sufficientemente curato nell’aspetto e nell’igiene personale e l’aspetto fisico generale non evidenzia elementi somatici di rilievo. L’andatura non presenta elementi di rilievo clinico. 20 La mimica facciale è mobile e articolata, così come la gestualità, sempre ricca ed sovrarappresentata, espressiva, evidenziandosi fino all’enfatico, manierismi spesso e aspetti palesemente istrionici, con espressioni artificiose e talvolta bizzarre, e l’emotività è spesso risultata iperespressa e drammatizzante, cangiante e non sempre prevedibile, sebbene immediatamente eccitabile sui temi relativi al caso Orlandi. L’eloquio è fluido, spontaneo, ricco, con un buon lessico, ma ridondante, circostanziale ed estremamente ricco di dettagli poco rilevanti, con una certa tendenza a perdere il filo del discorso. Quest’ultimo aspetto non è apparso essere espressione di una deficit di memoria, ma di una naturale tendenza all’assorbimento nella sua propria narrazione, rispetto alla quale il signore appare manifestare un ricco investimento affettivo, sia per quanto da lui riferito in relazione ai fatti narrati, sia per il suo profondo desiderio di essere creduto e per il risentimento di doversi, invece, sottoporre ad una valutazione psichiatrico-psicologica. Ad ogni domanda ha risposto, infatti, divulgandosi in racconti estremamente prolissi, decisamente complessi nella narrazione e dal significato incerto, trascurando o perdendo praticamente sempre il nucleo della questione posta. Quando sollecitato a riprendere l’argomento della domanda posta il signore spesso lo eludeva, o affermava perentoriamente che se non si comprende quanto sta esponendo non si può comprendere la risposta alla domanda posta, oppure lamentava che non si era stati attenti a quello che diceva. 21 Ha tendenzialmente mantenuto lo sguardo fisso sull’interlocutore durante il colloquio, sebbene sia apparso perdere immediatamente interesse nel caso in cui aveva la percezione che il suo interlocutore non gli stesse prestando adeguata attenzione o quando uno stimolo ambientale interrompeva il flusso del suo eloquio. Ha manifestato una discreta soddisfazione accompagnata da sfumata attivazione motoria quando i presenti, nel corso dei colloqui, apparivano conoscere bene gli accadimenti oggetto delle sue narrazioni, e soprattutto quando si chiedevano delucidazioni su dettagli che lui non aveva fornito, apparendo, tuttavia, spesso maggiormente polemico con il CTP della Procura, al quale si è frequentemente rivolto con l’uso del secondo pronome plurale. E’ apparso palesemente irritato quando, durante la sua esposizione, era interrotto da domande dirette o da appunti per poter meglio comprendere quanto tematizzato. E’ apparso decisamente infastidito anche dalle chiamate ai cellulari dei presenti durante gli incontri (anche con suonerie quasi silenziose o con vibrazione), poiché interromperebbero i suoi discorsi, “mancandogli di rispetto” e ha manifestato complessivamente un certo grado di permalosità. Si è evidenziata una discreta irritazione, fino alla disforia, quando per qualsiasi ragione si è posta in discussione la supposta veridicità dei fatti da lui esposti, tanto che all’ultimo colloquio ha affermato che sarebbe quasi costretto a “dover ammazzare qualcuno” per essere ascoltato e creduto, manifestando particolare risentimento per persone che hanno posto in dubbio le sue affermazioni pubblicamente, compresi i presenti. Quando confrontato con 22 argomentazioni logico deduttive rispetto alla congruità dei fatti con determinati schematismi politici ha opposto la sua conoscenza diretta degli eventi. Talvolta, quando il colloquio risultava maggiormente difficoltoso, ha tamburellato nervosamente con le dita sul tavolo o sulla sedia, deviando spesso il discorso su altri dettagli del caso Orlandi/Gregori o su vicende, quanto mai oscure, legate a lotte interne alla Curia, lamentandosi che gli erano state poste domande di poco conto, invece di essere effettivamente interrogato su fatti importanti. Alla semplice domanda di come si mantenga economicamente ha polemicamente risposto che non sono fatti che riguardano l’interlocutore. Poco dopo ha però ritrattato dicendo che stava scherzando, deviando comunque il discorso su altri racconti e sul processo. Riferirà -- solo dopo essere reindirizzato svariate volte sulla domanda -- che svolge il lavoro di fotografo e grazie ad esso “ha molti più soldi della sua famiglia”, chiedendo conferma se si era presa visione del suo sito web, attività che aveva, peraltro, proposto a questo consulente fin dal primo incontro. Una simile dinamica si è ripetuta per la maggior parte delle domande poste durante tutti gli incontri, rendendo la raccolta anamnestica estremamente difficile e i colloqui lunghi e ridondanti. Non si sono comunque evidenziati disturbi maggiori del contenuto del pensiero, sebbene molti dei temi trattati possano essere ricondotti alle stesse idee prevalenti e alla intensa valorizzazione affettiva che il sig. Accetti effettua rispetto al racconto sulla vicenda Orlandi, specialmente in relazione alla sua necessità di 23 essere creduto. Lo svolgimento dei nessi associati è apparso adeguato, nell’ambito di quelli che erano i temi da lui proposti. Non si sono riscontrati disturbi delle senso-percezioni quali illusioni, allucinazioni o pseudoallucinazioni. L’umore appare in asse, sebbene con un fondo sfumatamente disforico, l’affettività lievemente appiattita anche se immediatamente eccitabile sui temi esposti. Il temperamento è irritabile. Non si rileva ansia libera o somatizzata se non con le modalità descritte. Le funzioni cognitive quali memoria e concentrazione sono apparse conservate, con buona intelligenza e marcata capacità immaginativa. Il periziando afferma di essere assolutamente capace di intendere e di volere, negando fermamente la possibilità di soffrire di una qualsiasi patologia psichiatrica. Le capacità di critica e giudizio, nella loro forma cognitiva di base, sono risultate indenni. Come affermato non è stato possibile far effettuare una valutazione psicometrica al signore direttamente. Ho provveduto a raccogliere i protocolli che il signore ha accettato di effettuare e li ho fatti siglare al Dr. Roma. Il referto del Rorscahch (allegato) riporta: “Il sig. Accetti fornisce 29 risposte denotando una copiosa produttività del pensiero. Le attuali capacità di controllo del soggetto risultano fragili, per cui il sig. Accetti è altamente vulnerabile alla disorganizzazione in situazioni stressanti a livello emotivo. Possono altresì verificarsi episodi di impulsività ideativa o comportamentale. Il sig. Accetti, in particolare, non risulta in grado di differenziare esperienze emotive complesse e di gestire efficacemente la potenzialità di emozioni insolite; di conseguenza, può funzionare in maniera adeguata prevalentemente in ambienti prevedibili e poco complessi. Stile cognitivo - affettivo. 24 Il sig. Accetti presenta uno stile evitante-extratensivo, per cui tende a fondere emozioni e pensieri nelle attività di problem solving, è propenso a farsi influenzare da feedback esterni e dagli affetti, intraprendendo più spesso comportamenti per prove ed errori. Inoltre, si evidenzia una tendenza marcata a disgregare la complessità per mantenere le cose a livello semplice. In questo senso l’uso di una logica semplicistica, superficiale ed impoverita può portare a decisioni e/o comportamenti meno efficaci o inappropriati. Può, altresì, ampliare la già elevata inclinazione a esprimere apertamente i propri sentimenti e comportare difficoltà nella modulazione o nel controllo maturo di tali espressioni. Organizzazione del pensiero. La qualità del processamento risulta sufficientemente adeguata, nonostante si riveli più conservatrice ed economica di quanto ci si aspetterebbe. Il sig. Accetti si caratterizza per uno stile di processamento di tipo iperincorporatore, per cui tende ad investire più sforzo ed energie nell’attività di analisi della situazione rispetto alla norma, ai fini dell’acquisizione di un maggior senso di sicurezza. Si evidenzia, inoltre, una tendenza a porsi obiettivi più elevati di quelli che potrebbe raggiungere in considerazione delle risorse a propria disposizione; ciò aumenta la probabilità di andare incontro ad esperienze di insuccesso e frustrazione. L’esame di realtà risulta notevolmente compromesso ed il sig. Accetti tende a fornire risposte soggettive, individualistiche e meno convenzionali anche in situazioni semplici e chiaramente definite, denotando un basso influenzamento dalle attese sociali. Nel pensiero si evidenziano episodi di discontinuità a livello ideativo e concettualizzazioni errate che possono offuscare e promuovere giudizi non appropriati. Il sig. Accetti presenta una forte immaturità ideativa ed una scarsa abilità di giudizio, per cui spesso ricorre a ragionamenti contorti e privi di logica, in cui le relazioni di causa-effetto vengono create e mantenute in modo semplicistico. Organizzazione degli affetti. Il sig. Accetti risulta sopraffatto dagli affetti e si trova in una situazione in cui emozioni molto forti indeboliscono le capacità di attenzione e concentrazione nel prendere le decisioni. Emerge, inoltre, un certo rischio di break down affettivi ed un potenziale per frequenti esperienze di disorganizzazione affettiva; ciò può determinare comportamenti depressivi e di perdita di interesse per il mondo e le relazioni. Si evidenzia, infatti, una certa tendenza ad evitare le stimolazioni emotive, le quali potrebbero intensificare le proprie difficoltà di controllo. Il sig. Accetti è incline a utilizzare l’intellettualizzazione come principale meccanismo di difesa per neutralizzare l’impatto delle emozioni e gestire le situazioni che percepisce come 25 stressanti a livello affettivo. Tale tattica, tuttavia, diventa meno efficace con l’aumento della forza degli stimoli emotivi, determinando una maggiore vulnerabilità alla disorganizzazione a fronte di esperienze emotive intense. Si evidenzia, infine la presenza di una rabbia considerevole, di tipo generalizzato, che ha effetti marcati sugli atteggiamenti verso l’ambiente. Organizzazione della vita relazionale. Il sig. Accetti tende ad essere molto preoccupato del proprio spazio personale, cauto, prudente e spesso guardingo nelle relazioni con gli altri. Si sente vulnerabile e per questo presenta una certa sfiducia nei confronti dell’ambiente esterno; è molto attento al modo in cui si comporta con gli altri e gli altri con lui. Emerge un insufficiente interesse nei confronti delle persone; il sig. Accetti appare emotivamente ritirato e socialmente più isolato rispetto al proprio ambiente. Risulta scarsamente in grado di mettere in atto comportamenti interpersonali adatti alla situazione in cui si trova e ciò aumenta la probabilità di modalità inefficaci di relazionarsi alle persone e, quindi, di non essere benevolmente considerato da parte degli altri. L’aggressività è considerata come un aspetto naturale ed inevitabile delle relazioni interpersonali. Percezione di sé Il sig. Accetti presenta una bassa autostima, non presta sufficiente attenzione a se stesso e si considera meno favorevolmente nel paragonarsi agli altri, i quali vengono percepiti come dotati di maggiore valore rispetto a sé. Emerge, infine, un certo livello di ansia nei confronti del proprio corpo”. ELEMENTI DI RIFLESSIONE CLINICA RISPETTO ALLE AFFERMAZIONI DEL SIGNORE Appare che fin dagli esordi della sua spontanea comparizione in Procura, il comportamento dell’Accetti sia stato fortemente caratterizzato da aspetti fortemente espressivi e protesi a ricercare l’attenzione e ad apparire pubblicamente (doc. n.2). A questo si accompagna il suo reiterare sull’essere considerato attendibile a fronte delle difficoltà logiche che le sue narrazioni pongono, anche 26 quando sono considerate in una prospettiva storica. Ad esempio il caso del giovane Josè Garramon, appare aver subito una evoluzione, mutando notevolmente nel corso del tempo. Nel primo interrogatorio nel 1983 infatti, quando fu tratto in arresto, come riferito dalle forze dell’ordine e dal tenente dei carabinieri Petrecca, l’Accetti “durante gli accertamenti condotti nei suoi confronti ha alternato periodi di lucidità a periodi di crisi e confusione mentale”, rivelando un notevole stato di agitazione in reazione a quanto gli era appena accaduto. Allora riferì che non si era assolutamente accorto del bambino e pensò che fosse stato un ramo caduto o un sasso lanciatogli da qualche teppista a spaccare il parabrezza del furgone Ford, elemento che, comunque appariva contrastare con i danni patiti dall’autovettura. Oltretutto nel momento dell’impatto, come dimostrato dalle indagini, un getto di sangue di José Garramon aveva colpito la giacca a vento dell’Accetti. Altro particolare che contrasta con altre successive dichiarazioni è l’aver riferito ai carabinieri che quella notte, subito dopo l’incidente, avesse provveduto a portare con sé l’attrezzatura da fotografo, per poi prendere un pullman della Stefer per tornare a Roma, e ritornare ore dopo con un’amica, Patrizia De Benedetti, per cercare il furgone e coprirlo con dei teli al fine di ripararlo dalla pioggia. La stessa Patrizia riferirà successivamente infatti che l’Accetti intendeva ritornare sul posto per coprire il furgone e recuperare l’attrezzatura da fotografo, che aveva nascosto in dei cespugli nei pressi del furgone. (doc. n.23) Peraltro si apprese successivamente che il pullman era dell’Acotral come dimostrato dal biglietto sequestrato a casa sua dalla polizia. Informazione di 27 per sé priva di rilievo ma ulteriore elemento della tendenza personologica dell’Accetti all’ingarbugliamento delle narrazioni e del possibile stato confusionale in cui versava dovuto allo shock per il recente omicidio del bambino. Shock che sarebbe dovuto essere notevolmente ridotto molte ore dopo l’incidente, nel caso in cui l’impatto fosse avvenuto con un semplice ramo o con un sasso, come aveva affermato nell’interrogatorio di quella notte. È importante sottolineare che la storia di quella notte, raccontata dall’Accetti, si è evoluta costantemente nel tempo, fino a diventare anch’essa, nel 2013, una delle tante “operazioni” che svolgeva per conto della sua fazione nelle lotte interne alla Curia. A tale proposito, appare rilevante notare un’altra possibile forte contraddizione che rivelò nella deposizione del 2013, quando riferì che in realtà si trovava nel luogo di quell’incidente perché si stava recando dal camper dove era nascosta Emanuela Orlandi, non lontano da dove era ubicata la casa del giudice Santiapichi, magistrato che doveva essere presiedere al processo per l’attentato al Papa che si sarebbe tenuto di lì a poco. Difatti il nome di Santiapichi fu fatto solo il giorno seguente alla notte in cui Marco Accetti e Patrizia De Benedetti furono fermati e interrogati. Solo successivamente fu precisato loro che fossero stati fermati proprio dalla scorta del magistrato che abitava lì nei pressi e che erano quindi vicini ad una zona altamente controllata. Questa informazione potrebbe contrastare con le affermazioni della De Benedetti che afferma che l’Accetti non sarebbe stato a conoscenza di questo fatto e che sarebbe stato sorpreso anch’egli dalla notizia. (doc. n.1, 23) Soprattutto va precisato che il giudice 28 Santiapichi in realtà abitava in una zona alquanto lontana da quella del ritrovamento del furgone, per cui il collegamento dell’Accetti appare forzato. Questo particolare è quindi rilevante per comprendere la dinamica mentale dell’Accetti nel costituire narrazioni articolate in parte basate su elementi di realtà e in parte immaginate per i suoi racconti, dove, date anche le buone capacità cognitive del soggetto, appaiono realistiche nella costruzione e integrate ingegnosamente con elementi reali a lui noti, variamente acquisiti. Nel caso Orlandi/Gregori le rivelazioni dell’Accetti sono sempre state costituite da una grande indeterminatezza. Ogni informazione era di fatto priva di qualsiasi possibile riscontro, per via dell’impossibilità nel ritrovare concretamente le persone che avrebbero agito insieme a lui, anche per una sua precisa volontà nel non rivelarle (facendosi sempre scudo dietro una morale che comunque è di estrazione sottoculturale criminale). Tutti gli accertamenti scientifici sugli elementi da lui forniti, come il flauto o le lettere, hanno avuto esito negativo. (doc. n.26) Non vi è alcuna prova nemmeno riguardo alle telefonate, che a detta dell’Accetti, erano state effettuate da lui alla famiglia Orlandi o alla famiglia Gregori. Anche le perizie foniche hanno infatti dato esito negativo. (doc. n.25) Quello che appare evidente è la conoscenza di alcuni fatti di cronaca, tra cui il caso Orlandi/Gregori, che va oltre quella che può avere un semplice appassionato, ma che sfocia in una vera e propria idea prevalente. (doc. n.16, 17, 22) L’Accetti è stato in grado di fornire indicazioni precise su molti avvenimenti, come il 29 contenuto di gran parte delle telefonate effettuate nel caso Orlandi/Gregori, indicando addirittura le cabine dalle quali erano state fatte. Tutte le informazioni fornite dall’Accetti erano tuttavia presenti negli atti dell’istruttoria formale e quindi reperibili da lui fin dal 1997, mentre avrebbe dimostrato di conoscere ben poco e fornito indicazioni poco precise e confuse su particolari che non erano stati oggetto di pubblicazioni. Possono anche essere rilevanti le intercettazioni telefoniche effettuate nel 2013 a carico dei familiari di Marco Accetti. Il padre in una di queste telefonate, parlando del figlio, riferisce: “purtroppo Marco, queste uscite sue, sparate, ce le ha da quando è venuto fuori il caso Orlandi…la vicenda della Orlandi lui l’ha colpito (…) e scrive lettere anonime che lui sa tutto della Orlandi (…) i giornalisti non tengono conto che queste qua sono tutte farneticazioni (…)”. Racconta che il figlio è: “un tipo che fin da piccolino non è mai uscito molto, è stato spesso chiuso in casa e, ogni tanto, da di queste elucubrazioni”. Durante la telefonata aggiunge poi: “Lui vuole essere famoso, vuole essere…capito? ... Vuole essere importante, famoso, tant’è vero che ha detto ai giornalisti che non rilascia interviste, gliele rilascia tra 10 giorni, hai capito, per farsi pregare! (…) se mi dovesse capitare a parlare con qualche giornalista, la prima cosa che gli dico è che sono degli imbecilli, perché come fanno a non accorgersi che è una persona che ha delle crisi (…) si inventa le cose più strane su questa faccenda dell’Orlandi, sono vent’anni che va avanti, che scrive lettere, quel flauto è un pezzo di ferro che avrà trovato, infatti lui lo ha fatto trovare in questo capannone di Cinecittà dove lui va 30 sempre a recuperare la roba (…)”. La sorella di Marco Accetti in un’altra intercettazione, parlando del fratello riferisce: “è un grave Border (…) mio fratello è una persona molto disturbata, dorme tutto il giorno (…) stiamo parlando di una persona gravemente disturbata (…)”. In un’ultima intercettazione tra la madre e la sorella dell’Accetti, si evince: “A lui piace tutto questo (…) È un circo. Non è possibile che non si siano resi conto che dice cavolate (…) quella ci fa una trasmissione, quella ci fa un’intervista”. (doc. n.17) Anche le deposizioni riguardo al suo arresto del 1982 presentano alcuni elementi di riflessione utili a inquadrare l’organizzazione mentale del soggetto. I presunti segnali in codice che avrebbe cercato di inviare ad Alì Agca in carcere (ad es. “4 proiettili nella rivoltella per simboleggiare la data del 4 Dicembre 1979, ossia l’uccisione da parte delle forze armate saudite degli assaltatori della Mecca”) appaiono forzati, eccessivamente artificiosi e complessi e comunque sottostanti una forma di pensiero convoluta e arzigogolata. Importante è anche la deposizione del 18 Aprile 2013 in merito all’analisi della telefonata di “Mario” nel caso Orlandi/Gregori, in cui l’Accetti dimostra di conoscere pochi dettagli, e di non conoscere nemmeno la durata o il contenuto della chiamata. Queste informazioni infatti, rispetto ad altre telefonate, non erano state diffuse o pubblicate nel corso degli anni, per cui era estremamente difficile risalire ad esse per persone esterne alla vicenda. (doc. n.5) 31 Anche nel corso dei vari colloqui durante la presente perizia, l’Accetti ha modificato alcuni particolari nei suoi lunghi e ridondanti racconti degli accadimenti. Durante il primo colloquio in data 9 Febbraio 2016 infatti, accennò che erano molti i membri della sua fazione che si scontravano nelle lotte interne alla Curia. Sottolineò che il gruppo era molto potente e costituito da alcune persone di spicco. Durante il secondo colloquio in data 1 Marzo 2016 invece, precisò che il gruppo non era costituito da persone dotate di particolare potere, ma che era composto nella maggior parte da donne con un’elevata caratura morale, tese a sfidare le politiche anti-socialiste all’interno del Vaticano. Nell’ultimo colloquio infine, in data 29 Marzo, si contraddice nuovamente affermando che il suo gruppo era in realtà costituito da “quattro gatti” e che era composto maggiormente da uomini, le uniche donne erano le ragazze contattate da lui per avvicinare Emanuela Orlandi e Mirella Gregori nel corso del “finto sequestro”. 32 CONCLUSIONI: L’insieme dei dati clinici, documentali e psicometrici raccolti consente di escludere nel sig. Accetti la presenza di psicopatologie maggiori di sicuro interesse psichiatrico forense. Il signore presenta una organizzazione di personalità che, secondo la tassonomia psichiatrica, è inquadrabile in un disturbo narcisistico-istrionico, con un funzionamento sociale e relazionale che, comunque, appare mantenuto. Il signore, sotto il profilo personologico, si caratterizza per aspetti di antagonismo, con un senso esagerato della propria importanza e della considerazione che da ciò deriverebbe e, contemporaneamente una ridotta empatia verso gli altri. Tratti personologici più volte osservati nel corso dei colloqui fanno riferimento ad un discreto grado di labilità emotiva, con emozioni intense e a volte spropositate, a volte aspetti di rabbia e ostilità, manipolatività e aspetti ingannatori (per esempio, si veda la sua effettiva capacità di mantenimento economico), una marcata ricerca di attenzione e un certo grado di eccentricità. In psicopatologia classica1, personalità come quelle dell’Accetti erano definite “Psicopatici bisognosi di considerazione”. L’autore descriva persone che hanno una marcata necessità di “apparire quello che non sono per se stesse e per gli altri e la cui caratteristica essenziale è la vanità”, anche se poi l’autore specificava che “il bisogno di appare più di quello che si è, 1 Schneider K: Le personalità Psicopatiche. Giovanni Fioritti Editore, Roma, pag. 107 e ss 33 sia interiormente che esteriormente, viene soddisfatto in diversi modi, senza che la persona ne abbia chiari i motivi”. Il signore ha riferito, peraltro, di essere sempre stato propenso ad un uso marcato dell’immaginazione (elemento peraltro ben evidenziato anche al Rorschach) fin dall’infanzia, con prese di posizione radicali ed esasperate. Se si assume come presupposto che la narrazione del suo coinvolgimento nel caso Orlandi, come è ragionevole tenendo conto del capo di imputazione, si deve dare atto che la sua narrazione è un processo attivo, decisamente pronunciato, senza alcuna finalità apparentemente razionale, a parte quella psicologica interna, dove appare che vi sia una costante dialettica tra immaginario e reale. Certamente l’attuale indagine lascia aperta la domanda se il signore creda o meno alle sue narrazioni. Di fatto il signore ha comunque un discreto livello di attenzione da parte dei media per la sua narrazione, il che può avere anche riverberi positivi per la sua attività artistica il che potrebbe essere un effetto secondario per lui favorevole di tutta questa attività. Si è potuto constatare diverse volte che il signore, a parte affermazioni eclatanti non dimostrabili con i mezzi di questa indagine (tipo: “in una tomba del Verano non vi è seppellita chi si ritiene sia seppellita, ma tanto nessuno vuole davvero indagare” o simili) eludeva sistematicamente la possibilità di organizzare in una maniera diversa da quella che lui proponeva l’organizzazione delle informazioni. Nella anamnesi personale ha manifestato un pari grado di omissività ed elusione, tacendo diversi episodi o elementi che, invece, sono assai rilevanti ai fini della comprensione della sua 34 personalità e questo aspetto manipolatorio è comunque un elemento che consente di affermare che, per quanto a volte il pensiero del signore presenti franchi elementi di eccentricità, di fatto l’insieme dell’attività espressa è sotto il controllo della sua volontà cosciente. E’ vero, infatti, che le storie raccontate sono risultate di fatto poco credibili, incalzate dalla smania di protagonismo e teatralità, poiché ad un’analisi più attenta, appaiono come semplice frutto di un lavoro di sceneggiatura, sebbene ben strutturato e complesso, ma sostenuto nelle radici più profonde da un miscuglio confuso di pseudologia fantastica, informazioni acquisite negli anni dai media e da un attento studio degli atti, dove però il signore mantiene il controllo volitivo della situazione, sapendo cosa riferire e cosa omettere, programmando frasi ad effetto e gesti corrispondenti, irritandosi molto quando non gradisce la sequenza delle domande, senza mai consentire una soddisfazione conoscitiva tale da appagare la razionalità, lasciando sempre l’altro nella condizione di dover ancora attendere qualcosa da lui che detiene informazioni tali da modificare la storia italiana, ma dove non vuole però fornire elementi chiave per l’effettiva comprensione della storia. Questo comportamento, nel suo insieme, e per la storia di vita deducibile dagli atti e riferita dal signore, come anche per le risultanze psicometriche, è indicativo di un disturbo di personalità drammatizzante, egocentrato, insensibile e attivamente proteso alla ricerca di attenzione. Tale condizione è tassonomicamente inquadrabile in un disturbo di personalità istrionico-narcisista, indicandosi con questa definizione esattamente quando sopra 35 descritto, con l’aggiunta che la condotta è pervasiva della personalità (ovvero si manifesta automaticamente in moltissimi aspetti della sua vita), difficilmente modificabile nel tempo e tale da creare problemi e conflitti nelle relazioni interpersonali o conflitti con i limiti sociali, continuando a ripresentare gli stessi schematismi comportamentali e le stesse modalità di approccio all’esperienza nel corso del tempo, nel tentativo di soddisfare esigenze interne. Di fatto con la definizione di disturbo di personalità si intendono persone che non hanno la capacità di evolvere psicologicamente, o se cambiano, cambiano molto lentamente e di solito con aiuto psicoterapeutico che, tuttavia, difficilmente ricercano. L’incapacità di evoluzione è il dato psicologico che li porta a reiterare nelle condotte e a riproporre sempre gli stessi schemi relazionali, non adattandosi ai diversi compiti che il ciclo di vita pone a tutti gli esseri umani. Nel caso del sig. Accetti il problema psichiatrico forense che si pone è dato da un lato dalla gravità del disturbo di personalità e dall’altro dalla consapevolezza o meno della eventuale falsità della sua narrazione. Rispetto al problema della gravità, il disturbo di personalità presente nell’Accetti non è classificabile come paranoideo o schizotipico, forme di disturbo di personalità certamente definibili come gravi, ma neanche come borderline, dal momento che non ha elementi anamnestici come i tentativi di suicidio, episodi di derealizzazione o dissociazione o scompensi psicotici di alcun tipo, né ha manifestato una impulsività incontrollata in alcun momento. Il suo disturbo, peraltro, non lo ha compromesso in modo 36 sostanziale sul piano del funzionamento socio relazionale: appare essere in grado mantenere relazioni interpersonali affettive per periodi abbastanza lunghi, seppur con aspetti di peculiarità, effettua una qualche attività professionale (anche se non si comprende se ciò gli dia una effettiva autonomia economica), è in grado di mantenere un comportamento finalistico quando è socialmente opportuno e, nonostante diverse difficoltà, anche nel corso della presente indagine è riuscito a contenersi e comprendere i limiti della situazione. Sotto il profilo cognitivo è integro, con buona intelligenza e notevole immaginazione. Non ha una anamnesi (almeno per quanto ha riferito) di abuso di sostanze tale da averlo compromesso socialmente o sul piano medico. Non è perciò definibile come un grave disturbo di personalità. Se il signore creda o meno a quello che racconta è argomento già trattato in questa discussione. Ritengo che il signore sia consapevole dei limiti della sua narrazione e cerchi di eludere una esplicitazione di temi tali da produrre contraddizioni insanabili alla logica e alla razionalità. Ciò è di solito ottenuto tramite repentini cambi di umore, affermazioni categoriche e spostando la conversazione su altri aspetti, di solito irrilevanti e marginali. In tal senso la motivazione è psicologica (il bisogno di considerazione), il mantenimento e radicamento della stessa è determinato dalla sua struttura di personalità ma l’esercizio della volontà rispetto alla perseverazione della narrazione rimane una scelta del signore. E’ possibile, tuttavia, che con il tempo e la costanze attenzione dei media, quest’ultimo elemento che funge da notevole rinforzo 37 Firmato digitalmente da STEFANO FERRACUTI positivo, il signore arrivi a non discriminare più tra quanto è CN = FERRACUTI STEFANO immaginato e quanto è accaduto. O = non presente In base a queste considerazioni il signore è, allo stato e per quello C = IT che è il mio parere, tale da considerarsi pienamente imputabile. Avendo concluso per l’imputabilità del soggetto ritengo di non dover rispondere al quesito sulla pericolosità sociale e perciò sul rischio che la presenza di una psicopatologia maggiore tale da rendere una persona non imputabile possa condurre a recidive della stessa specie. Il rischio di recidiva, in questo caso, rimane legato a fattori psicologici, di tipo personologico, o di carattere che dir si voglia, che sono stati ampiamente descritti, ma il cui parere di attualità di possibile recidiva non è di competenza medico psichiatrica in fase di cognizione. A livello di esecuzione, invece, varrebbe quanto affermato sopra rispetto alla personalità del soggetto. 38