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tribunale di roma marco accetti procedimento

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tribunale di roma marco accetti procedimento
Firmato digitalmente da
STEFANO FERRACUTI
CN = FERRACUTI
STEFANO
O = non presente
C = IT
TRIBUNALE DI ROMA
UFFICIO DEL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI
DOTT. FRANCESCO PATRONE
RELAZIONE DI PERIZIA PSICHIATRICO-FORENSE SULLA PERSONA DI:
MARCO ACCETTI
PROCEDIMENTO PENALE NR. 20589/15 R.G GIP
PROCEDIMENTO PENALE NR. 21973/15 R.G. NDR
Prof. Stefano Ferracuti
Professore Associato
Sapienza Università di Roma
Via di Porta Pinciana 4, Roma 00197
FAX: 06 4814593
1
Ero incaricato dalla S.V.Ill.ma, di rispondere al seguente quesito:
“Accertare la volontà di intendere e di volere di ACCETTI Marco al
momento del fatto e l’attuale capacità dell’ACCETTI a partecipare
coscientemente al processo; riferisca altresì se le condizioni
psichiche dell’ACCETTI comportino una probabile commissione di
altri comportamenti di quelli delineati nell’ipotesi accusatoria”
Era concesso termine di giorni 65 per il deposito della relazione
scritta e la data di inizio delle operazioni peritali era fissata per il
giorno 9 Febbraio 2016 presso la cancelleria GIP, e con l’indagato
presso il mio studio, sito in Via di Porta Pinciana 4, Roma. Il Dr.
Federico Trobia, medico, specialista in formazione, è stato mio
collaboratore nella presente valutazione.
Relativamente al quesito posto l’Avv.to Guazzotti depositava in
data 1.3.2016 delle osservazioni (allegate alla presente relazione)
nelle quali evidenziava che la seconda parte del quesito posto era
sostanzialmente inammissibile considerando il 2° c. art. 220 CPP,
“nonché l’art. 27 della Costituzione”, chiedendo di disattendere
“detta parte del quesito”.
I FATTI:
Il sig. Marco Accetti, nato a Tripoli (Libia) il 07/11/1955, si
presentava in data 27 Marzo 2013 presso gli Uffici della Procura
2
della Repubblica per riferire circostanze utili in merito al caso
Orlandi/Gregori. In tale occasione, e successivamente anche il
5,6,18,24 Aprile 2013 e il 3 Maggio 2013, veniva sentito quale
persona informata sui fatti. Il 6 Maggio 2013 veniva iscritto nel
Registro notizie di reato per le ipotesi di reato di cui agli artt. 630,
575, 577 comma 2 e 3, 61 nn.1, 2, 4, 5 c.p. commesso in Roma il 7
Maggio 1983 e il 22 Giugno 1983 in danno di Mirella Gregori e
Emanuela Orlandi, quale atto dovuto dovendosi procedere ad
accertamenti irripetibili sul flauto, a suo dire appartenente a
Emanuela Orlandi e che egli ha fatto ritrovare, previe indicazioni
al giornalista Fiore De Rienzo. Il sig. Marco Accetti veniva
pertanto nuovamente sentito il 15 Maggio 2013, il 18 e il 28
Giugno 2013, l’1, 24 e 25 Luglio 2013, nella veste di indagato. Nel
corso delle sue lunghe e spesso ridondanti deposizioni,
dichiarava, in sintesi, di essersi presentato in Procura per
risolvere
un
caso
giudiziario
che
l’aveva
riguardato
personalmente e che tale fatto era collegato alla vicenda della
scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori. L’Accetti
chiedeva altresì che fosse riaperto e rivalutato il caso per cui era
stato tratto in arresto nel Dicembre 1983, ossia l’omicidio colposo
con omissione di soccorso in danno di Garramon José. Riferiva
inoltre di poter fornire informazioni utili e svelare i retroscena di
vari casi di cronaca nera degli ultimi 30 anni. Tuttavia gli
accertamenti investigativi su tali vicende avevano esito negativo,
l’Accetti veniva considerato come persona non credibile e le
indagini si concludevano con l’archiviazione del caso. Le
dichiarazioni effettuate nelle deposizioni, come etero e auto
3
accusatorie si sono rivelate suscettibili di reato di calunnia nei
confronti di soggetti ignoti, nei confronti dell’ex moglie Eleonora
Cecconi, e di autocalunnia in quanto accusava sé stesso di aver
organizzato e gestito fino al Dicembre 1983 l’allontanamento da
casa, cioè il sequestro, di Emanuela Orlandi e, indirettamente, di
Mirella Gregori. Veniva pertanto richiesta l’iscrizione di Marco
Accetti nel registro di reato autonomo procedimento per le
ipotesi di cui agli artt. 368 c.p. in danno di Eleonora Cecconi e 369
c.p. commessi in Roma il 27 Marzo 2013.
DOCUMENTAZIONE ESAMINATA:
Si è presa in esame la seguente documentazione:
1) Richiesta di archiviazione del procedimento N.11694/10 R.G. al
Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Roma;
2) Archiviazione del procedimento N.11694/10 R.G. del Giudice
Dott. Giovanni Giorgianni;
3) Verbale di spontanee dichiarazioni di Accetti Marco, persona
informata sui fatti in data 05/04/2013 in relazione al
procedimento N.11694/10 R.G.;
4) Verbale di spontanee dichiarazioni di Accetti Marco, persona
informata sui fatti in data 06/04/2013 in relazione al
procedimento N.11694/10 R.G.;
4
5) Verbale di spontanee dichiarazioni di Accetti Marco, persona
informata sui fatti in data 18/04/2013 in relazione al
procedimento N.11694/10 R.G.;
6) Verbale di spontanee dichiarazioni di Accetti Marco, persona
informata sui fatti in data 24/04/2013 in relazione al
procedimento N.11694/10 R.G.;
7) Verbale di spontanee dichiarazioni di Accetti Marco, persona
informata sui fatti in data 03/05/2013 in relazione al
procedimento N.11694/10 R.G.;
8) Verbale di interrogatorio di Accetti Marco, persona sottoposta ad
indagini in data 18/06/2013 in relazione al procedimento
N.11694/10 R.G.;
9) Verbale di interrogatorio di Accetti Marco, persona sottoposta ad
indagini in data 24/07/2013 in relazione al procedimento
N.11694/10 R.G.;
10) Verbale di assunzione di informazioni e scheda riepilogativa di
Accetti Marco della Questura di Roma in data 24/04/2013 in
relazione al procedimento N.11694/10 R.G.;
11) Verbale di assunzioni informazioni di Astro Daniela Silvana,
persona informata sui fatti della in data 28/03/2013 in relazione
al procedimento N.11694/10 R.G.;
5
12) Verbale di assunzioni informazioni di De Rienzo Fiore, persona
informata sui fatti della in data 04/04/2013 in relazione al
procedimento N.11694/10 R.G.;
13) Verbale di assunzioni informazioni di Carnazza Ornella, persona
informata sui fatti della in data 14/05/2013 in relazione al
procedimento N.11694/10 R.G.;
14) Verbale di assunzioni informazioni di Di Benedetti Patrizia,
persona informata sui fatti della in data 14/05/2013 in relazione
al procedimento N.11694/10 R.G.;
15) Verbale di assunzioni informazioni di Coccia Stefano, persona
informata sui fatti della in data 15/05/2013 in relazione al
procedimento N.11694/10 R.G.;
16) Verbale di assunzioni informazioni di Accetti Aldo, persona
informata sui fatti della in data 17/05/2013 in relazione al
procedimento N.11694/10 R.G.;
17) Verbale di assunzioni informazioni di Accetti Laura, persona
informata sui fatti della in data 20/05/2013 in relazione al
procedimento N.11694/10 R.G.;
6
18) Verbale di assunzioni informazioni di Gillespie Caterina, persona
informata sui fatti della in data 20/05/2013 in relazione al
procedimento N.11694/10 R.G.;
19) Verbale di assunzioni informazioni di Fassoni Silvana, persona
informata sui fatti della in data 21/05/2013 in relazione al
procedimento N.11694/10 R.G.;
20) Verbale di assunzioni informazioni di Cecconi Eleonora, persona
informata sui fatti della in data 06/06/2013 in relazione al
procedimento N.11694/10 R.G.;
21) Verbale di intercettazioni telefoniche sull’utenze in uso a
Carnazza Ornella e all’Associazione Culturale A.C.S.E. in data
17/04/1997;
22) Verbale di intercettazioni nell’anno 2013 su telefonate intercorse
tra Accetti Aldo, Fassoni Silvana e Accetti Laura;
23) Verbale di Esame di testimonio senza giuramento di De Benedetti
Patrizia in data 19/03/1984;
24) Verbale di assunzioni informazioni di Gregori Maria Antonietta,
persona informata sui fatti della in data 14/05/2013 in relazione
al procedimento N.11694/10 R.G.;
7
25) Relazione tecnica di confronto fonico della Direzione Centrale
Anticrimine della Polizia di Stato, Servizio Polizia Scientifica, in
data 03/06/2013 in relazione al procedimento N.11694/10 R.G.;
26) Relazione tecnica di genetica forense della Direzione Centrale
Anticrimine della Polizia di Stato, Servizio Polizia Scientifica, in
data 10/06/2013 in relazione al procedimento N.11694/10 R.G.;
27) Certificato del Casellario Giudiziale di Accetti Marco (N.
81060/2015/R)
ESAME PSICHICO
Sono stati effettuati quattro incontri con il sig. Marco Accetti,
nato a Tripoli (Libia) il 07/11/1955.
In data 9 Febbraio 2016 erano presenti il sig. Marco Accetti, l’avv.
Giovanni Luigi Guazzotti, il prof. Piero Rocchini e il dr. Federico
Trobia. Il periziando è stato riconosciuto tramite documento di
identità. Si procedeva pertanto al colloquio anamnestico e alla
valutazione psichiatrica, fissando nuovo incontro per l’1 Marzo
2016.
In data 1 Marzo 2016 erano presenti il sig. Marco Accetti, l’avv.
Giovanni Luigi Guazzotti, il prof. Piero Rocchini e il dr. Federico
Trobia. Si procedeva ad ulteriore colloquio e si fissavano nuove
convocazione per valutazione psicometrica e per colloquio finale.
8
In data 22 Marzo 2016 era presente il sig. Marco Accetti. Si
procedeva alla somministrazione di reattivi mentali (MCMI-III e
Test di Rorschach).
In data 29 Marzo 2016 erano presenti il sig. Marco Accetti, l’avv.
Giovanni Luigi Guazzotti, il prof. Piero Rocchini e il dr. Federico
Trobia. Si procedeva ad effettuare un ultimo colloquio.
Gli esami sono stati condotti mediante la tecnica del colloquio
libero, tematico ed a contestazione. Non sono emersi, nel corso
dell’indagine, elementi indicativi di aspetti di simulazione o
dissimulazione di malattia mentale, sebbene il signore, spesso
con atteggiamento plateale o oppositivo, sebbene spesso
contemporaneamente scherzoso e fanciullesco, abbia proteso ad
eludere alcuni aspetti dell’indagine personologica. Il signore si è
anche rifiutato di andare ad effettuare valutazione psicometrica
presso il Dr. Roma, mentre ha accettato che il sottoscritto
effettuasse la somministrazione dei reattivi mentali. Si è perciò
proceduto alla somministrazione dei test indicati in precedenza,
essendosi il signore rifiutato di effettuare un MMPI-2, il Big Five e
il PF-16, tutti considerati “troppo lunghi” o stampati con caratteri
“troppo piccoli”. Nel corso della valutazione psicometrica ha
mantenuto un atteggiamento e un comportamento analoghi a
quelli avuti durante i diversi esami effettuati. Si è poi proceduto a
far valutare i protocolli raccolti dal Dr. Roma, senza che questi
fosse posto a conoscenza delle finalità dell’indagine.
9
NOTIZIE ANAMNESTICHE:
(La raccolta anamnestica è stata effettuata tramite colloquio con
il periziando e integrando i dati derivanti della documentazione
fornita)
Padre di 89aa in abs, ha lavorato come costruttore e
rappresentante di una società che si occupava di consulenza in
scambi esteri. Madre di 82aa in abs, casalinga. Primo di due
germani: ha una sorella di 52aa in abs. Nato da parto eutocico.
Sviluppo psicofisico nella norma. Licenza media inferiore. Lavora
attualmente come fotografo, gestisce un sito di fotografie e si
occupa di cinema artigianale. Ha vissuto durante l’infanzia a
Tripoli, frequentando poi successivamente la scuole primarie in
Italia, in un collegio, e tornando nel suo paese di origine
solamente durante l’estate.
Si definisce fin da bambino molto sensibile, speciale, con uno
spiccato senso dell’arte. “Non andavo a giocare a pallone con gli
altri bambini, ma andavo alla ricerca dei binari perduti delle linee
naziste, seppelliti sotto la sabbia”, ha ricordato. Riferisce a tale
proposito un atteggiamento svalutativo, fino agli insulti da parte
del padre per via di queste “stranezze”. A suo dire, il padre non
era
sufficientemente
“elevato
culturalmente”
da
poter
comprendere appieno i suoi comportamenti dettati da questa
inquietudine estetica. Aggiunge pertanto di non aver mai avuto
un buon rapporto con i propri genitori, poiché non erano in grado
di capirlo adeguatamente, cercando, comunque, di sorvolare su
10
qualsiasi approfondimento relativo alla storia della sua famiglia
che non fosse determinato da lui. All’età di 10 anni è stato
condotto a Roma per essere inserito in un collegio dove rimane
pochi mesi. Dalla documentazione esaminata si apprende che il
padre del sig. Accetti riferisce che rimase presso detta struttura
solo pochi mesi poiché avevano riscontrato una grave carenza
affettiva, confermata da una visita psicologica, ed era stato quindi
consigliato di riportarlo a casa e reinserirlo in famiglia. (doc. n.10)
Successivamente il signore tornerà in Italia per frequentare le
scuole medie dell’obbligo presso il convitto San Giuseppe di
Piazza di Spagna. In seguito alla salita al potere di Gheddafi in
Libia, Marco Accetti si trasferirà definitivamente in Italia con la
sua famiglia il 15/10/1970, a Roma, in un appartamento in affitto.
Frequenterà successivamente il San Leone Magno e poi il Giulio
Cesare (doc. n.10).
Non terminerà gli studi lì poiché riteneva che fosse “inutile”
studiare in quel modo, riferisce che “i professori erano molto
ignoranti e l’intero sistema scolastico aveva poco senso”. Nel
ricordare questo periodo che ha poi condotto alla sospensione
scolastica, il signore ha esposto una visione sostanzialmente
autodidattica dell’apprendimento, commentando negativamente
rispetto ai professori dell’epoca.
Fin dai tempi della frequentazione del liceo classico Giulio Cesare,
partecipa a numerose manifestazioni studentesche e inizia a
coltivare particolare interesse per le attività politiche. Si schiererà
dapprima con l’M.S.I. e poi con il Partito Radicale. In tale periodo
avrebbe
partecipato
attivamente
a
numerosi
cortei,
11
manifestazioni e disordini tra cui un episodio di danneggiamenti a
un istituto scolastico. Riceve pertanto numerose segnalazioni di
polizia e viene anche tratto in arresto nel 1979, poiché ritenuto
responsabile di un sequestro di persona e tentata estorsione ai
danni di un uomo. In altre circostanze l’Accetti, militante del
Partito Radicale, partecipa attivamente a diversi comizi a piazza
Navona e si rende protagonista di altri disordini e atti contrari alla
pubblica decenza, per cui verrà denunciato. Nel 1982 viene
arrestato per porto di arma comune da sparo. (doc. n.10). Da
notare che gran parte di questi aspetti di vita del signore sono
completamente omessi dallo stesso nella narrazione della propria
vita, e quando confrontato direttamente, tende a minimizzare,
rifacendosi ad un periodo storico più generale o ad affermazioni
di fondo.
Nello stesso anno, si sposa con Eleonora Cecconi, una compagna
di studi della sorella. (doc. n.20). Afferma di aver contratto quel
matrimonio solo per gioco, sebbene fosse comunque realmente
innamorato, ma teso in realtà a sperimentare cosa si provasse
con un rito tradizionale e una classica luna di miele a Venezia che,
a suo dire, “all’epoca era di moda”. Durante il colloquio riferisce
di aver avuto sempre difficoltà da piccolo riguardo alle relazioni
amorose. Afferma, infatti, che si innamorasse continuamente,
anche nella prima infanzia, ma che le bambine a quell’età non
erano in grado di comprenderlo poiché parlava loro solo di poeti
e di letteratura, situazione che è perdurata anche nella prima
adolescenza. La situazione cambia quando inizia a sviluppare
interesse per la fotografia, e grazie ad essa riesce ad affascinare
12
molte ragazze e ad avere numerose relazioni nel corso degli anni.
Nell’estate del 1983 si separa da Eleonora Cecconi. A quei tempi
l’Accetti svolgeva attività come coordinatore presso un cantiere
della cooperativa del padre e anche come fotografo. Il 21
Dicembre
1983
viene
sottoposto
a
fermo
di
P.G.
e
successivamente da ordine di cattura emesso due giorni dopo a
seguito di indagini, per il decesso di José Garramon, il figlio di
diplomatici uruguayani. Il signore verrà condannato alla pena di
due anni e due mesi per omicidio colposo e omissione di soccorso
(doc. n.10, 23). Nel Maggio 1986 termina la pena con l’ultimo
anno passato in regime di arresti domiciliari. (doc. n.1) Nel
periodo successivo riallaccia una relazione con Patrizia De
Benedetti, che aveva conosciuto molti anni prima della moglie in
un congresso radicale. I due, legati dalla passione per il teatro di
strada e dalla politica, si frequentano per diversi anni,
trascorrendo sostanzialmente le giornate in attività di strada e
manifestazioni, a piazza Navona e negli immediati dintorni (doc.
n.14). Alla fine del 1990, conosce in un locale Ornella Carnazza,
allora 17enne, conoscenza sviluppata chiedendo a lei e ai suoi
genitori di poterla fotografare, poiché affascinato dal suo volto e
dai suoi lineamenti. I due intraprenderanno poco tempo dopo
una relazione da cui avranno una figlia, Dafne, circa un anno
dopo. Nel Febbraio 1991 il sig. Accetti viene denunciato per
sottrazione di minore da Carlo Benedetto Carnazza padre della
minore che era andata a vivere con l’Accetti, uomo di 36 anni
all’epoca. Accetti riferì agli inquirenti che la ragazza non viveva
con lui, ma con una sua amica e che l’avrebbe sposata una volta
13
maggiorenne, tesi confermata da Ornella, che si dichiarò
fidanzata ufficialmente con l’Accetti. (doc. n.10) I due
conviveranno fino al 1995 circa, pur essendosi separati
sentimentalmente pochi anni dopo l’inizio della loro relazione. Il
10 Marzo 1997, in relazione alle indagini sulla scomparsa di un
minore, Bruno Romano, vengono richieste delle intercettazioni
telefoniche sulle utenze in uso a Marco Accetti e Ornella
Carnazza, ritenuti possibili responsabili dalle dichiarazioni di una
fonte fiduciaria qualificata. (doc. n.21) Tale fonte aveva riferito
infatti che l’Accetti era solito effettuare delle riprese audiovisive
con la propria telecamera nel corso di rapporti sessuali con
minori, al fine di commercializzare videocassette per un circuito
di pedofili. L’accusa e le indagini tuttavia non porteranno ad alcun
riscontro effettivo. Nel 2000 conosce Silvana Daniela Astro con
cui intraprende una relazione e inizia a convivere nel 2001, con
cui ancora attualmente risiede a Roma, in via Tripoli 103 (doc.
n.11).
Il 6 Marzo 2002, tuttavia, si sposa con una donna russa, Elmira
Khassanova, matrimonio che tuttora è in corso. L’Accetti riferisce
di aver contratto quel matrimonio come favore alla donna per
facilitarle il permesso di soggiorno e che non ha alcun rapporto
con lei da allora.
Il 27 Marzo 2013 Marco Accetti si è presentato presso gli Uffici
della Procura della Repubblica per riferire circostanze utili in
merito al caso Orlandi/Gregori. In tale occasione, viene sentito
quale persona informata sui fatti, e successivamente come
imputato svariate volte, per un totale di 12 convocazioni da parte
14
della magistratura. Nei primi giorni del mese di Aprile 2013, si è
rivolto alla redazione della trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?”
fornendo indicazioni al giornalista Fiore De Rienzo, per ritrovare
un presunto flauto appartenuto a Emanuela Orlandi (doc. n.12).
Verranno pertanto eseguiti gli accertamenti sul flauto e diverse
indagini sul caso, le quali non porteranno tuttavia ad alcun
risultato certo, determinando la richiesta di archiviazione del
procedimento nel Maggio del 2015 (doc. n.2, 26).
Marco Accetti negli ultimi anni si è reso numerose volte
protagonista nell’attirare grande attenzione su di sé riguardo alle
vicende del caso Orlandi/Gregori e ad altri fatti di cronaca nera,
aiutato dalla trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?”, da varie
testate giornalistiche e da social network quali Facebook. La
vicenda continua a destare particolare interesse, stimolato da
pagine dedicate sui social, da un blog gestito dallo stesso Marco
Accetti e, recentemente, da un libro scritto dal giornalista Fabrizio
Peronaci che il signore ha gentilmente fornito in prestito a questo
perito durante il tempo dello svolgimento della presente
indagine.
DEPOSIZIONI DI MARCO ACCETTI:
Il sig. Marco Accetti nel corso delle deposizioni effettuate nel 2013,
dichiarava di essersi presentato in Procura per risolvere il caso
giudiziario legato alla vicenda della scomparsa di Emanuela Orlandi
e di Mirella Gregori (doc. n.1). Raccontava di essere stato arrestato
15
nel Dicembre 1983 con l’accusa di omicidio volontario del figlio di
un diplomatico, José Garramon, e di non aver potuto svelare
all’epoca i retroscena della vicenda (doc. n.3). Aveva deciso di farlo
solo molti anni dopo perché il cambio del pontificato aveva fatto
venire meno certe coesioni della Curia. Raccontava che la sera del
20 Dicembre 1983, mentre si trovava alla guida di un furgone nei
pressi delle rovine di Villa Plinio, in compagnia di una ragazza
tedesca della quale non ha voluto fare il nome, il parabrezza della
sua vettura veniva colpito improvvisamente da un oggetto, che si
rivelerà essere il corpo di un bambino, José Garramon. Desiderio
dell’Accetti era quindi sollecitare la Procura a far luce sulla reale
natura di tale incidente, in quanto, a suo dire il corpo del bambino
era stato scagliato volutamente contro il furgone da ignoti
componenti di una fazione avversa a quella di cui faceva parte lui.
Precisava di non aver potuto dichiarare all’epoca le ragioni vere
per le quali si trovava nel luogo dell’incidente perché avrebbe
dovuto rivelare che si stava recando in un camper sito nei pressi,
nel quale si trovava nascosta Emanuela Orlandi. Il veicolo, peraltro,
era stato parcheggiato a suo dire non lontano da dove era ubicata
la casa del giudice Santiapichi, magistrato che avrebbe dovuto
presiedere il processo per l’attentato al Papa che si sarebbe tenuto
di lì a poco. Per rafforzare il suo coinvolgimento nella vicenda
racconta inoltre di essere stato, fin dall’infanzia, nello stesso
collegio frequentato da José Garramon, e di aver frequentato da
sempre varie scuole gestite da preti, con i quali aveva stretto
ottimi rapporti e aveva lavorato insieme per la produzione di
cortometraggi e servizi fotografici, nonché successivamente come
16
incaricato speciale in numerose attività legate a vicende politiche
interne alla chiesa e non. (doc. n.1, 3, 5, 7 , 9)
Iniziava quindi il racconto dei “finti sequestri” di Emanuela Orlandi
e Mirella Gregori e il “finto attentato” a Giovanni Paolo II, le quali
rivelava essere semplici azioni intimidatorie in una lotta fra fazioni
contrapposte della Curia per le politiche della Segreteria di Stato e
del Pontefice. La fazione di cui faceva parte l’Accetti si opponeva in
particolare alla politica del Papa di forte contrasto alle ideologie e
ai poteri comunisti. Il gruppo decide di trasformare un possibile
attentato al Papa, che verrà effettuato da Alì Agca, in un gesto
intimidatorio. In merito al sequestro delle due ragazze, racconta
che lo scopo fosse quello di coinvolgere Monsignor Marcinkus in
una vicenda di “finta pedofilia” allo scopo di mirare il suo potere
interno allo IOR. Afferma che non si è trattato di un rapimento, ma
bensì di un allontanamento volontario dell’Orlandi e della Gregori,
condizionate nella decisione da una sorta di ricatto nei loro
confronti e dei loro padri. Le due scomparse sono state organizzate
nel tempo, selezionando le ragazze anche in base al loro carattere
e alle loro attitudini, e l’allontanamento sarebbe dovuto durare
poche ore. Durante il racconto descrive dettagliatamente
l’organizzazione della messinscena, delle operazioni preliminari e
dei luoghi dove sarebbero state nascoste le ragazze, coinvolgendo
nella storia anche Enrico De Pedis e numerosi prelati qualificabili
come officiali maggiori dei quali non fa mai i nomi. (doc. n.1)
Ogni azione che il suo gruppo aveva effettuato, ogni luogo
prescelto, il contenuto dei messaggi inviati e fatti pervenire per
17
telefono o per lettera, nascondeva sempre uno o più codici diretti
alla parte avversa, ad Alì Agca o alle parti sulle quali si intendeva
fare pressione al momento. (doc. n.1, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9)
Aggiunge che tra il gennaio e il febbraio del 1982 aveva avuto
notizia che il detenuto Alì Agca intendesse riferire a un giudice
delle calunnie riguardo membri della delegazione bulgara in Italia.
Il gruppo con cui Accetti lavorava, elaborò quindi un piano per
minacciare Agca e farlo desistere dal rivelare queste dichiarazioni.
L’Accetti riferisce infatti che il suo arresto nel 1982 per detenzione
di arma comune da sparo, era uno stratagemma per mettersi in
contatto con Agca in carcere e inviargli un messaggio. Afferma che
avrebbe fornito numerosi segnali in codice a tale scopo, quali il
numero dei proiettili (solo 4 in relazione al 4 Dicembre 1979, data
dell’uccisione da parte delle forze armate saudite degli assaltatori
della Mecca), oppure citando, in sede di interrogatorio, luoghi
ecclesiastici e simulando trascorsi nell’ambiente del neofascismo.
(doc. n.8)
Nel corso di successive dichiarazioni l’Accetti ha effettuato anche
riferimenti a molti altri fatti di cronaca nera, quali la morte di Paola
Diener, avvenuta a Roma il 5 Ottobre 1983, il ritrovamento di un
teschio nella chiesa di San Gregorio VII nel 2001 e dell’omicidio di
Catherine Skerl avvenuto a Grottaferrata nel gennaio 1994.
Attribuisce tutti questi avvenimenti a piani elaborati del suo
gruppo o della fazione avversa. In questa organizzazione rivendica
a sé stesso il ruolo di telefonista e dichiara di essere stato presente
18
a quasi tutte le telefonate, riportando con precisione il contenuto
di molte di esse o le cabine da cui erano state effettuate. Dichiara
inoltre di essere l’autore di numerose lettere anonime pervenute
alla famiglia Orlandi. Tali narrazioni sono altresì riportate nel libro
di Peronaci (“Il Ganglio”) che il signore ha fornito nel corso della
consulenza.
Fin dalla prima deposizione, il sig. Accetti ha cercato di sollecitare
la Procura a fare un appello alle ragazze e alle persone coinvolte
in tutte queste vicende, affinché si “facciano avanti” a
confermare le sue dichiarazioni e a risolvere tali casi. (Meno di un
mese dopo da queste deposizioni, l’Accetti si rivolge alla
redazione della trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?” e ha
fornito indicazioni al giornalista Fiore De Rienzo, per ritrovare un
presunto flauto appartenuto a Emanuela Orlandi). (doc. n.1, 3,
9,10)
ESAME PSICHICO:
Il sig. Marco Accetti, di 60 anni, si è presentato ai colloqui con
l’avvocato difensore Giovanni Luigi Guazzotti che ha presenziato a
tutti i colloqui, tranne alla somministrazione dei test su mia
richiesta.
E’ sempre risultato vigile e orientato nel tempo, nello spazio e con
le persone. Inizialmente poco disponibile al colloquio, è apparso
spesso diffidente e poco collaborativo, invitando i presenti a
19
studiare meglio la sua storia e le vicende connesse, poiché
richiederebbe troppo tempo per lui spiegarle dettagliatamente,
manifestando un discreto grado di polemicità e rivendicatività,
specialmente in relazione al fatto che dovesse sottoporsi ad
indagine peritale, apparendo addirittura capriccioso e irriverente
nelle sue richieste. Nel primo colloquio si è pertanto appalesato
discretamente polemico, specialmente sul fatto che gli inquirenti
che l’hanno finora interrogato finora non abbiano mai studiato a
fondo tutte le sue deposizioni e la storia contemporanea legata ad
esse, lamentando un diverso interesse tra differenti procuratori
rispetto alle verità che lui sta fornendo. Nel corso dei successivi
colloqui tuttavia ha ridotto il livello di polemicità, dimostrandosi
maggiormente collaborativo e aperto al dialogo, anche se ha
sempre reiterato sul fatto che lo si voglia far passare per “pazzo”
invece di indagare effettivamente su quanto da lui affermato,
insistendo spesso sulla veridicità delle sue affermazioni e sul fatto
che la Procura, invece, adesso lo vuole far passare per “pazzo”. Ha
però sempre mantenuto un fondo dove manifestava il suo
risentimento tramite battute sarcastiche, per poi affermare che lui
“è fatto così”, evidenziando un lato ambivalente e passivo
aggressivo, dimostrandosi sarcastico e sottilmente svalutante, per
poi, invece, affermare di essere persona giocosa e allegra, facendo
battute e giochi di parole.
È risultato sufficientemente curato nell’aspetto e nell’igiene
personale e l’aspetto fisico generale non evidenzia elementi
somatici di rilievo. L’andatura non presenta elementi di rilievo
clinico.
20
La mimica facciale è mobile e articolata, così come la gestualità,
sempre
ricca
ed
sovrarappresentata,
espressiva,
evidenziandosi
fino
all’enfatico,
manierismi
spesso
e
aspetti
palesemente istrionici, con espressioni artificiose e talvolta
bizzarre, e l’emotività è spesso risultata iperespressa e
drammatizzante, cangiante e non sempre prevedibile, sebbene
immediatamente eccitabile sui temi relativi al caso Orlandi.
L’eloquio è fluido, spontaneo, ricco, con un buon lessico, ma
ridondante, circostanziale ed estremamente ricco di dettagli poco
rilevanti, con una certa tendenza a perdere il filo del discorso.
Quest’ultimo aspetto non è apparso essere espressione di una
deficit di memoria, ma di una naturale tendenza all’assorbimento
nella sua propria narrazione, rispetto alla quale il signore appare
manifestare un ricco investimento affettivo, sia per quanto da lui
riferito in relazione ai fatti narrati, sia per il suo profondo desiderio
di essere creduto e per il risentimento di doversi, invece,
sottoporre ad una valutazione psichiatrico-psicologica. Ad ogni
domanda
ha
risposto,
infatti,
divulgandosi
in
racconti
estremamente prolissi, decisamente complessi nella narrazione e
dal significato incerto, trascurando o perdendo praticamente
sempre il nucleo della questione posta.
Quando sollecitato a
riprendere l’argomento della domanda posta il signore spesso lo
eludeva, o affermava perentoriamente che se non si comprende
quanto sta esponendo non si può comprendere la risposta alla
domanda posta, oppure lamentava che non si era stati attenti a
quello che diceva.
21
Ha tendenzialmente mantenuto lo sguardo fisso sull’interlocutore
durante
il
colloquio,
sebbene
sia
apparso
perdere
immediatamente interesse nel caso in cui aveva la percezione che
il suo interlocutore non gli stesse prestando adeguata attenzione o
quando uno stimolo ambientale interrompeva il flusso del suo
eloquio. Ha manifestato una discreta soddisfazione accompagnata
da sfumata attivazione motoria quando i presenti, nel corso dei
colloqui, apparivano conoscere bene gli accadimenti oggetto delle
sue narrazioni, e soprattutto quando si chiedevano delucidazioni
su dettagli che lui non aveva fornito, apparendo, tuttavia, spesso
maggiormente polemico con il CTP della Procura, al quale si è
frequentemente rivolto con l’uso del secondo pronome plurale.
E’ apparso palesemente irritato quando, durante la sua
esposizione, era interrotto da domande dirette o da appunti per
poter meglio comprendere quanto tematizzato. E’ apparso
decisamente infastidito anche dalle chiamate ai cellulari dei
presenti durante gli incontri (anche con suonerie quasi silenziose o
con vibrazione), poiché interromperebbero i suoi discorsi,
“mancandogli di rispetto” e ha manifestato complessivamente un
certo grado di permalosità.
Si è evidenziata una discreta irritazione, fino alla disforia, quando
per qualsiasi ragione si è posta in discussione la supposta veridicità
dei fatti da lui esposti, tanto che all’ultimo colloquio ha affermato
che sarebbe quasi costretto a “dover ammazzare qualcuno” per
essere ascoltato e creduto, manifestando particolare risentimento
per persone che hanno posto in dubbio le sue affermazioni
pubblicamente, compresi i presenti. Quando confrontato con
22
argomentazioni logico deduttive rispetto alla congruità dei fatti
con determinati schematismi politici ha opposto la sua conoscenza
diretta degli eventi.
Talvolta, quando il colloquio risultava maggiormente difficoltoso,
ha tamburellato nervosamente con le dita sul tavolo o sulla sedia,
deviando
spesso
il
discorso
su
altri
dettagli
del
caso
Orlandi/Gregori o su vicende, quanto mai oscure, legate a lotte
interne alla Curia, lamentandosi che gli erano state poste domande
di poco conto, invece di essere effettivamente interrogato su fatti
importanti. Alla semplice domanda di come si mantenga
economicamente ha polemicamente risposto che non sono fatti
che riguardano l’interlocutore. Poco dopo ha però ritrattato
dicendo che stava scherzando, deviando comunque il discorso su
altri racconti e sul processo. Riferirà -- solo dopo essere
reindirizzato svariate volte sulla domanda -- che svolge il lavoro di
fotografo e grazie ad esso “ha molti più soldi della sua famiglia”,
chiedendo conferma se si era presa visione del suo sito web,
attività che aveva, peraltro, proposto a questo consulente fin dal
primo incontro. Una simile dinamica si è ripetuta per la maggior
parte delle domande poste durante tutti gli incontri, rendendo la
raccolta anamnestica estremamente difficile e i colloqui lunghi e
ridondanti.
Non si sono comunque evidenziati disturbi maggiori del contenuto
del pensiero, sebbene molti dei temi trattati possano essere
ricondotti alle stesse idee prevalenti e alla intensa valorizzazione
affettiva che il sig. Accetti effettua rispetto al racconto sulla
vicenda Orlandi, specialmente in relazione alla sua necessità di
23
essere creduto. Lo svolgimento dei nessi associati è apparso
adeguato, nell’ambito di quelli che erano i temi da lui proposti.
Non si sono riscontrati disturbi delle senso-percezioni quali
illusioni, allucinazioni o pseudoallucinazioni. L’umore appare in
asse, sebbene con un fondo sfumatamente disforico, l’affettività
lievemente appiattita anche se immediatamente eccitabile sui temi
esposti. Il temperamento è irritabile. Non si rileva ansia libera o
somatizzata se non con le modalità descritte. Le funzioni cognitive
quali memoria e concentrazione sono apparse conservate, con
buona intelligenza e marcata capacità immaginativa.
Il periziando afferma di essere assolutamente capace di intendere
e di volere, negando fermamente la possibilità di soffrire di una
qualsiasi patologia psichiatrica. Le capacità di critica e giudizio,
nella loro forma cognitiva di base, sono risultate indenni.
Come affermato non è stato possibile far effettuare una
valutazione psicometrica al signore direttamente. Ho provveduto a
raccogliere i protocolli che il signore ha accettato di effettuare e li
ho fatti siglare al Dr. Roma. Il referto del Rorscahch (allegato)
riporta:
“Il sig. Accetti fornisce 29 risposte denotando una copiosa produttività del pensiero.
Le attuali capacità di controllo del soggetto risultano fragili, per cui il sig. Accetti è
altamente vulnerabile alla disorganizzazione in situazioni stressanti a livello emotivo.
Possono altresì verificarsi episodi di impulsività ideativa o comportamentale. Il sig.
Accetti, in particolare, non risulta in grado di differenziare esperienze emotive
complesse e di gestire efficacemente la potenzialità di emozioni insolite; di
conseguenza, può funzionare in maniera adeguata prevalentemente in ambienti
prevedibili e poco complessi.
Stile cognitivo - affettivo.
24
Il sig. Accetti presenta uno stile evitante-extratensivo, per cui tende a fondere
emozioni e pensieri nelle attività di problem solving, è propenso a farsi influenzare
da feedback esterni e dagli affetti, intraprendendo più spesso comportamenti per
prove ed errori.
Inoltre, si evidenzia una tendenza marcata a disgregare la complessità per
mantenere le cose a livello semplice. In questo senso l’uso di una logica semplicistica,
superficiale ed impoverita può portare a decisioni e/o comportamenti meno efficaci
o inappropriati. Può, altresì, ampliare la già elevata inclinazione a esprimere
apertamente i propri sentimenti e comportare difficoltà nella modulazione o nel
controllo maturo di tali espressioni.
Organizzazione del pensiero.
La qualità del processamento risulta sufficientemente adeguata, nonostante si riveli
più conservatrice ed economica di quanto ci si aspetterebbe. Il sig. Accetti si
caratterizza per uno stile di processamento di tipo iperincorporatore, per cui tende
ad investire più sforzo ed energie nell’attività di analisi della situazione rispetto alla
norma, ai fini dell’acquisizione di un maggior senso di sicurezza. Si evidenzia, inoltre,
una tendenza a porsi obiettivi più elevati di quelli che potrebbe raggiungere in
considerazione delle risorse a propria disposizione; ciò aumenta la probabilità di
andare incontro ad esperienze di insuccesso e frustrazione.
L’esame di realtà risulta notevolmente compromesso ed il sig. Accetti tende a fornire
risposte soggettive, individualistiche e meno convenzionali anche in situazioni
semplici e chiaramente definite, denotando un basso influenzamento dalle attese
sociali.
Nel pensiero si evidenziano episodi di discontinuità a livello ideativo e
concettualizzazioni errate che possono offuscare e promuovere giudizi non
appropriati. Il sig. Accetti presenta una forte immaturità ideativa ed una scarsa
abilità di giudizio, per cui spesso ricorre a ragionamenti contorti e privi di logica, in
cui le relazioni di causa-effetto vengono create e mantenute in modo semplicistico.
Organizzazione degli affetti.
Il sig. Accetti risulta sopraffatto dagli affetti e si trova in una situazione in cui
emozioni molto forti indeboliscono le capacità di attenzione e concentrazione nel
prendere le decisioni. Emerge, inoltre, un certo rischio di break down affettivi ed un
potenziale per frequenti esperienze di disorganizzazione affettiva; ciò può
determinare comportamenti depressivi e di perdita di interesse per il mondo e le
relazioni.
Si evidenzia, infatti, una certa tendenza ad evitare le stimolazioni emotive, le quali
potrebbero intensificare le proprie difficoltà di controllo. Il sig. Accetti è incline a
utilizzare l’intellettualizzazione come principale meccanismo di difesa per
neutralizzare l’impatto delle emozioni e gestire le situazioni che percepisce come
25
stressanti a livello affettivo. Tale tattica, tuttavia, diventa meno efficace con
l’aumento della forza degli stimoli emotivi, determinando una maggiore
vulnerabilità alla disorganizzazione a fronte di esperienze emotive intense.
Si evidenzia, infine la presenza di una rabbia considerevole, di tipo generalizzato, che
ha effetti marcati sugli atteggiamenti verso l’ambiente.
Organizzazione della vita relazionale.
Il sig. Accetti tende ad essere molto preoccupato del proprio spazio personale, cauto,
prudente e spesso guardingo nelle relazioni con gli altri. Si sente vulnerabile e per
questo presenta una certa sfiducia nei confronti dell’ambiente esterno; è molto
attento al modo in cui si comporta con gli altri e gli altri con lui.
Emerge un insufficiente interesse nei confronti delle persone; il sig. Accetti appare
emotivamente ritirato e socialmente più isolato rispetto al proprio ambiente. Risulta
scarsamente in grado di mettere in atto comportamenti interpersonali adatti alla
situazione in cui si trova e ciò aumenta la probabilità di modalità inefficaci di
relazionarsi alle persone e, quindi, di non essere benevolmente considerato da parte
degli altri.
L’aggressività è considerata come un aspetto naturale ed inevitabile delle relazioni
interpersonali.
Percezione di sé
Il sig. Accetti presenta una bassa autostima, non presta sufficiente attenzione a se
stesso e si considera meno favorevolmente nel paragonarsi agli altri, i quali vengono
percepiti come dotati di maggiore valore rispetto a sé.
Emerge, infine, un certo livello di ansia nei confronti del proprio corpo”.
ELEMENTI DI RIFLESSIONE CLINICA RISPETTO ALLE AFFERMAZIONI DEL SIGNORE
Appare che fin dagli esordi della sua spontanea comparizione in
Procura, il comportamento dell’Accetti sia stato fortemente
caratterizzato da aspetti fortemente espressivi e protesi a ricercare
l’attenzione e ad apparire pubblicamente (doc. n.2). A questo si
accompagna il suo reiterare sull’essere considerato attendibile a
fronte delle difficoltà logiche che le sue narrazioni pongono, anche
26
quando sono considerate in una prospettiva storica. Ad esempio il
caso del giovane Josè Garramon, appare aver subito una
evoluzione, mutando notevolmente nel corso del tempo. Nel
primo interrogatorio nel 1983 infatti, quando fu tratto in arresto,
come riferito dalle forze dell’ordine e dal tenente dei carabinieri
Petrecca, l’Accetti “durante gli accertamenti condotti nei suoi
confronti ha alternato periodi di lucidità a periodi di crisi e
confusione mentale”, rivelando un notevole stato di agitazione in
reazione a quanto gli era appena accaduto. Allora riferì che non si
era assolutamente accorto del bambino e pensò che fosse stato un
ramo caduto o un sasso lanciatogli da qualche teppista a spaccare
il parabrezza del furgone Ford, elemento che, comunque appariva
contrastare con i danni patiti dall’autovettura. Oltretutto nel
momento dell’impatto, come dimostrato dalle indagini, un getto di
sangue di José Garramon aveva colpito la giacca a vento
dell’Accetti. Altro particolare che contrasta con altre successive
dichiarazioni è l’aver riferito ai carabinieri che quella notte, subito
dopo l’incidente, avesse provveduto a portare con sé l’attrezzatura
da fotografo, per poi prendere un pullman della Stefer per tornare
a Roma, e ritornare ore dopo con un’amica, Patrizia De Benedetti,
per cercare il furgone e coprirlo con dei teli al fine di ripararlo dalla
pioggia. La stessa Patrizia riferirà successivamente infatti che
l’Accetti intendeva ritornare sul posto per coprire il furgone e
recuperare l’attrezzatura da fotografo, che aveva nascosto in dei
cespugli nei pressi del furgone. (doc. n.23) Peraltro si apprese
successivamente che il pullman era dell’Acotral come dimostrato
dal biglietto sequestrato a casa sua dalla polizia. Informazione di
27
per sé priva di rilievo ma ulteriore elemento della tendenza
personologica dell’Accetti all’ingarbugliamento delle narrazioni e
del possibile stato confusionale in cui versava dovuto allo shock
per il recente omicidio del bambino. Shock che sarebbe dovuto
essere notevolmente ridotto molte ore dopo l’incidente, nel caso
in cui l’impatto fosse avvenuto con un semplice ramo o con un
sasso, come aveva affermato nell’interrogatorio di quella notte. È
importante sottolineare che la storia di quella notte, raccontata
dall’Accetti, si è evoluta costantemente nel tempo, fino a diventare
anch’essa, nel 2013, una delle tante “operazioni” che svolgeva per
conto della sua fazione nelle lotte interne alla Curia.
A tale proposito, appare rilevante notare un’altra possibile forte
contraddizione che rivelò nella deposizione del 2013, quando riferì
che in realtà si trovava nel luogo di quell’incidente perché si stava
recando dal camper dove era nascosta Emanuela Orlandi, non
lontano da dove era ubicata la casa del giudice Santiapichi,
magistrato che doveva essere presiedere al processo per
l’attentato al Papa che si sarebbe tenuto di lì a poco. Difatti il
nome di Santiapichi fu fatto solo il giorno seguente alla notte in cui
Marco Accetti e Patrizia De Benedetti furono fermati e interrogati.
Solo successivamente fu precisato loro che fossero stati fermati
proprio dalla scorta del magistrato che abitava lì nei pressi e che
erano quindi vicini ad una zona altamente controllata. Questa
informazione potrebbe contrastare con le affermazioni della De
Benedetti che afferma che l’Accetti non sarebbe stato a
conoscenza di questo fatto e che sarebbe stato sorpreso anch’egli
dalla notizia. (doc. n.1, 23) Soprattutto va precisato che il giudice
28
Santiapichi in realtà abitava in una zona alquanto lontana da quella
del ritrovamento del furgone, per cui il collegamento dell’Accetti
appare forzato. Questo particolare è quindi rilevante per
comprendere la dinamica mentale dell’Accetti nel costituire
narrazioni articolate in parte basate su elementi di realtà e in parte
immaginate per i suoi racconti, dove, date anche le buone capacità
cognitive del soggetto, appaiono realistiche nella costruzione e
integrate ingegnosamente con elementi reali a lui noti, variamente
acquisiti.
Nel caso Orlandi/Gregori le rivelazioni dell’Accetti sono sempre
state
costituite
da
una
grande
indeterminatezza.
Ogni
informazione era di fatto priva di qualsiasi possibile riscontro, per
via dell’impossibilità nel ritrovare concretamente le persone che
avrebbero agito insieme a lui, anche per una sua precisa volontà
nel non rivelarle (facendosi sempre scudo dietro una morale che
comunque è di estrazione sottoculturale criminale). Tutti gli
accertamenti scientifici sugli elementi da lui forniti, come il flauto o
le lettere, hanno avuto esito negativo. (doc. n.26) Non vi è alcuna
prova nemmeno riguardo alle telefonate, che a detta dell’Accetti,
erano state effettuate da lui alla famiglia Orlandi o alla famiglia
Gregori. Anche le perizie foniche hanno infatti dato esito negativo.
(doc. n.25) Quello che appare evidente è la conoscenza di alcuni
fatti di cronaca, tra cui il caso Orlandi/Gregori, che va oltre quella
che può avere un semplice appassionato, ma che sfocia in una vera
e propria idea prevalente. (doc. n.16, 17, 22) L’Accetti è stato in
grado di fornire indicazioni precise su molti avvenimenti, come il
29
contenuto di gran parte delle telefonate effettuate nel caso
Orlandi/Gregori, indicando addirittura le cabine dalle quali erano
state fatte. Tutte le informazioni fornite dall’Accetti erano tuttavia
presenti negli atti dell’istruttoria formale e quindi reperibili da lui
fin dal 1997, mentre avrebbe dimostrato di conoscere ben poco e
fornito indicazioni poco precise e confuse su particolari che non
erano stati oggetto di pubblicazioni.
Possono anche essere rilevanti le intercettazioni telefoniche
effettuate nel 2013 a carico dei familiari di Marco Accetti. Il padre
in una di queste telefonate, parlando del figlio, riferisce:
“purtroppo Marco, queste uscite sue, sparate, ce le ha da quando è
venuto fuori il caso Orlandi…la vicenda della Orlandi lui l’ha colpito
(…) e scrive lettere anonime che lui sa tutto della Orlandi (…) i
giornalisti non tengono conto che queste qua sono tutte
farneticazioni (…)”. Racconta che il figlio è: “un tipo che fin da
piccolino non è mai uscito molto, è stato spesso chiuso in casa e,
ogni tanto, da di queste elucubrazioni”. Durante la telefonata
aggiunge poi: “Lui vuole essere famoso, vuole essere…capito? ...
Vuole essere importante, famoso, tant’è vero che ha detto ai
giornalisti che non rilascia interviste, gliele rilascia tra 10 giorni, hai
capito, per farsi pregare! (…) se mi dovesse capitare a parlare con
qualche giornalista, la prima cosa che gli dico è che sono degli
imbecilli, perché come fanno a non accorgersi che è una persona
che ha delle crisi (…) si inventa le cose più strane su questa
faccenda dell’Orlandi, sono vent’anni che va avanti, che scrive
lettere, quel flauto è un pezzo di ferro che avrà trovato, infatti lui lo
ha fatto trovare in questo capannone di Cinecittà dove lui va
30
sempre a recuperare la roba (…)”. La sorella di Marco Accetti in
un’altra intercettazione, parlando del fratello riferisce: “è un grave
Border (…) mio fratello è una persona molto disturbata, dorme
tutto il giorno (…) stiamo parlando di una persona gravemente
disturbata (…)”. In un’ultima intercettazione tra la madre e la
sorella dell’Accetti, si evince: “A lui piace tutto questo (…) È un
circo. Non è possibile che non si siano resi conto che dice cavolate
(…) quella ci fa una trasmissione, quella ci fa un’intervista”. (doc.
n.17)
Anche le deposizioni riguardo al suo arresto del 1982 presentano
alcuni elementi di riflessione utili a inquadrare l’organizzazione
mentale del soggetto. I presunti segnali in codice che avrebbe
cercato di inviare ad Alì Agca in carcere (ad es. “4 proiettili nella
rivoltella per simboleggiare la data del 4 Dicembre 1979, ossia
l’uccisione da parte delle forze armate saudite degli assaltatori
della Mecca”) appaiono forzati, eccessivamente artificiosi e
complessi e comunque sottostanti una forma di pensiero
convoluta e arzigogolata.
Importante è anche la deposizione del 18 Aprile 2013 in merito
all’analisi della telefonata di “Mario” nel caso Orlandi/Gregori, in
cui l’Accetti dimostra di conoscere pochi dettagli, e di non
conoscere nemmeno la durata o il contenuto della chiamata.
Queste informazioni infatti, rispetto ad altre telefonate, non erano
state diffuse o pubblicate nel corso degli anni, per cui era
estremamente difficile risalire ad esse per persone esterne alla
vicenda. (doc. n.5)
31
Anche nel corso dei vari colloqui durante la presente perizia,
l’Accetti ha modificato alcuni particolari nei suoi lunghi e
ridondanti racconti degli accadimenti. Durante il primo colloquio in
data 9 Febbraio 2016 infatti, accennò che erano molti i membri
della sua fazione che si scontravano nelle lotte interne alla Curia.
Sottolineò che il gruppo era molto potente e costituito da alcune
persone di spicco. Durante il secondo colloquio in data 1 Marzo
2016 invece, precisò che il gruppo non era costituito da persone
dotate di particolare potere, ma che era composto nella maggior
parte da donne con un’elevata caratura morale, tese a sfidare le
politiche anti-socialiste all’interno del Vaticano. Nell’ultimo
colloquio infine, in data 29 Marzo, si contraddice nuovamente
affermando che il suo gruppo era in realtà costituito da “quattro
gatti” e che era composto maggiormente da uomini, le uniche
donne erano le ragazze contattate da lui per avvicinare Emanuela
Orlandi e Mirella Gregori nel corso del “finto sequestro”.
32
CONCLUSIONI:
L’insieme dei dati clinici, documentali e psicometrici raccolti
consente di escludere nel sig. Accetti la presenza di psicopatologie
maggiori di sicuro interesse psichiatrico forense.
Il signore presenta una organizzazione di personalità che, secondo
la tassonomia psichiatrica, è inquadrabile in un disturbo
narcisistico-istrionico, con un funzionamento sociale e relazionale
che, comunque, appare mantenuto. Il signore, sotto il profilo
personologico, si caratterizza per aspetti di antagonismo, con un
senso esagerato della propria importanza e della considerazione
che da ciò deriverebbe e, contemporaneamente una ridotta
empatia verso gli altri. Tratti personologici più volte osservati nel
corso dei colloqui fanno riferimento ad un discreto grado di labilità
emotiva, con emozioni intense e a volte spropositate, a volte
aspetti di rabbia e ostilità, manipolatività e aspetti ingannatori (per
esempio, si veda la sua effettiva capacità di mantenimento
economico), una marcata ricerca di attenzione e un certo grado di
eccentricità. In psicopatologia classica1, personalità come quelle
dell’Accetti
erano
definite
“Psicopatici
bisognosi
di
considerazione”. L’autore descriva persone che hanno una marcata
necessità di “apparire quello che non sono per se stesse e per gli
altri e la cui caratteristica essenziale è la vanità”, anche se poi
l’autore specificava che “il bisogno di appare più di quello che si è,
1
Schneider K: Le personalità Psicopatiche. Giovanni Fioritti Editore, Roma, pag. 107 e ss
33
sia interiormente che esteriormente, viene soddisfatto in diversi
modi, senza che la persona ne abbia chiari i motivi”. Il signore ha
riferito, peraltro, di essere sempre stato propenso ad un uso
marcato dell’immaginazione (elemento peraltro ben evidenziato
anche al Rorschach) fin dall’infanzia, con prese di posizione radicali
ed esasperate. Se si assume come presupposto che la narrazione
del suo coinvolgimento nel caso Orlandi, come è ragionevole
tenendo conto del capo di imputazione, si deve dare atto che la
sua narrazione è un processo attivo, decisamente pronunciato,
senza alcuna finalità apparentemente razionale, a parte quella
psicologica interna, dove appare che vi sia una costante dialettica
tra immaginario e reale.
Certamente l’attuale indagine lascia aperta la domanda se il
signore creda o meno alle sue narrazioni. Di fatto il signore ha
comunque un discreto livello di attenzione da parte dei media per
la sua narrazione, il che può avere anche riverberi positivi per la
sua attività artistica il che potrebbe essere un effetto secondario
per lui favorevole di tutta questa attività. Si è potuto constatare
diverse volte che il signore, a parte affermazioni eclatanti non
dimostrabili con i mezzi di questa indagine (tipo: “in una tomba del
Verano non vi è seppellita chi si ritiene sia seppellita, ma tanto
nessuno
vuole
davvero
indagare”
o
simili)
eludeva
sistematicamente la possibilità di organizzare in una maniera
diversa da quella che lui proponeva l’organizzazione delle
informazioni. Nella anamnesi personale ha manifestato un pari
grado di omissività ed elusione, tacendo diversi episodi o elementi
che, invece, sono assai rilevanti ai fini della comprensione della sua
34
personalità e questo aspetto manipolatorio è comunque un
elemento che consente di affermare che, per quanto a volte il
pensiero del signore presenti franchi elementi di eccentricità, di
fatto l’insieme dell’attività espressa è sotto il controllo della sua
volontà cosciente.
E’ vero, infatti, che le storie raccontate sono risultate di fatto poco
credibili, incalzate dalla smania di protagonismo e teatralità,
poiché ad un’analisi più attenta, appaiono come semplice frutto di
un lavoro di sceneggiatura, sebbene ben strutturato e complesso,
ma sostenuto nelle radici più profonde da un miscuglio confuso di
pseudologia fantastica, informazioni acquisite negli anni dai media
e da un attento studio degli atti, dove però il signore mantiene il
controllo volitivo della situazione, sapendo cosa riferire e cosa
omettere, programmando frasi ad effetto e gesti corrispondenti,
irritandosi molto quando non gradisce la sequenza delle domande,
senza mai consentire una soddisfazione conoscitiva tale da
appagare la razionalità, lasciando sempre l’altro nella condizione di
dover ancora attendere qualcosa da lui che detiene informazioni
tali da modificare la storia italiana, ma dove non vuole però fornire
elementi chiave per l’effettiva comprensione della storia. Questo
comportamento, nel suo insieme, e per la storia di vita deducibile
dagli atti e riferita dal signore, come anche per le risultanze
psicometriche, è indicativo di un disturbo di personalità
drammatizzante, egocentrato, insensibile e attivamente proteso
alla ricerca di attenzione. Tale condizione è tassonomicamente
inquadrabile in un disturbo di personalità istrionico-narcisista,
indicandosi con questa definizione esattamente quando sopra
35
descritto, con l’aggiunta che la condotta è pervasiva della
personalità (ovvero si manifesta automaticamente in moltissimi
aspetti della sua vita), difficilmente modificabile nel tempo e tale
da creare problemi e conflitti nelle relazioni interpersonali o
conflitti con i limiti sociali, continuando a ripresentare gli stessi
schematismi comportamentali e le stesse modalità di approccio
all’esperienza nel corso del tempo, nel tentativo di soddisfare
esigenze interne. Di fatto con la definizione di disturbo di
personalità si intendono persone che non hanno la capacità di
evolvere psicologicamente, o se cambiano, cambiano molto
lentamente e di solito con aiuto psicoterapeutico che, tuttavia,
difficilmente ricercano. L’incapacità di evoluzione è il dato
psicologico che li porta a reiterare nelle condotte e a riproporre
sempre gli stessi schemi relazionali, non adattandosi ai diversi
compiti che il ciclo di vita pone a tutti gli esseri umani. Nel caso del
sig. Accetti il problema psichiatrico forense che si pone è dato da
un lato dalla gravità del disturbo di personalità e dall’altro dalla
consapevolezza o meno della eventuale falsità della sua
narrazione.
Rispetto al problema della gravità, il disturbo di personalità
presente nell’Accetti non è classificabile come paranoideo o
schizotipico, forme di disturbo di personalità certamente definibili
come gravi, ma neanche come borderline, dal momento che non
ha elementi anamnestici come i tentativi di suicidio, episodi di
derealizzazione o dissociazione o scompensi psicotici di alcun tipo,
né ha manifestato una impulsività incontrollata in alcun momento.
Il suo disturbo, peraltro, non lo ha compromesso in modo
36
sostanziale sul piano del funzionamento socio relazionale: appare
essere in grado mantenere relazioni interpersonali affettive per
periodi abbastanza lunghi, seppur con aspetti di peculiarità,
effettua una qualche attività professionale (anche se non si
comprende se ciò gli dia una effettiva autonomia economica), è in
grado di mantenere un comportamento finalistico quando è
socialmente opportuno e, nonostante diverse difficoltà, anche nel
corso della presente indagine è riuscito a contenersi e
comprendere i limiti della situazione. Sotto il profilo cognitivo è
integro, con buona intelligenza e notevole immaginazione. Non ha
una anamnesi (almeno per quanto ha riferito) di abuso di sostanze
tale da averlo compromesso socialmente o sul piano medico. Non
è perciò definibile come un grave disturbo di personalità.
Se il signore creda o meno a quello che racconta è argomento già
trattato in questa discussione. Ritengo che il signore sia
consapevole dei limiti della sua narrazione e cerchi di eludere una
esplicitazione di temi tali da produrre contraddizioni insanabili alla
logica e alla razionalità. Ciò è di solito ottenuto tramite repentini
cambi di umore, affermazioni categoriche e spostando la
conversazione su altri aspetti, di solito irrilevanti e marginali. In tal
senso la motivazione è psicologica (il bisogno di considerazione), il
mantenimento e radicamento della stessa è determinato dalla sua
struttura di personalità ma l’esercizio della volontà rispetto alla
perseverazione della narrazione rimane una scelta del signore. E’
possibile, tuttavia, che con il tempo e la costanze attenzione dei
media, quest’ultimo elemento che funge da notevole rinforzo
37
Firmato digitalmente da
STEFANO FERRACUTI
positivo, il signore arrivi a non discriminare più tra quanto è
CN =
FERRACUTI
STEFANO immaginato e quanto è accaduto.
O = non presente
In base a queste considerazioni il signore è, allo stato e per quello
C = IT
che è il mio parere, tale da considerarsi pienamente imputabile.
Avendo concluso per l’imputabilità del soggetto ritengo di non
dover rispondere al quesito sulla pericolosità sociale e perciò sul
rischio che la presenza di una psicopatologia maggiore tale da
rendere una persona non imputabile possa condurre a recidive
della stessa specie. Il rischio di recidiva, in questo caso, rimane
legato a fattori psicologici, di tipo personologico, o di carattere che
dir si voglia, che sono stati ampiamente descritti, ma il cui parere
di attualità di possibile recidiva non è di competenza medico
psichiatrica in fase di cognizione. A livello di esecuzione, invece,
varrebbe quanto affermato sopra rispetto alla personalità del
soggetto.
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