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Testo - Centro di Studi Storico
CENTRO DI STUDI STORICO - MILITARI "Generale Gino Bernardini" L E CAUSE O C C U L T E D E L L A SECONDA G U E R R A MONDIALE Conferenza tenuta al Circolo Ufficiali dell'Esercito dal Dott. Aldo Stoico Le cause occulte della seconda guerra mondiale L E C A U S E O C C U L T E D E L L A S E C O N D A G U E R R A MONDIALE Se chiedete a f uomo detta strada quali sono state le cause della 11 Guerra Mondiale, se domandate per quale ragione è esploso queffimmane conflitto che per 6 anni h a insanguinato il mondo intero e provocato circa 60 milioni d i morti, l'uomo della strada risponderà pressappoco così: "in Germania è salito al potere un dittatore fanatico e sanguinario che s'illudeva di poter conquistare il mondo, ma le nazioni libere l'hanno sconfitto, restituendo all'Europa e a parte d i essa la libertà. Ma se leggete i libri d i testo per le scuole, le argomentazioni non sono poi tanto diverse. Detto così, sembra u n vecchio film di James Bond, le forze del bene contro te forze dei male, con l'immancabile vittoria del bene, A parte il fatto che non tutte le nazioni vincitrici erano libere, la risposta appare troppo semplice per essere vera. Viene spontanea una domanda: ma è stato proprio così? È davvero possibile che u n uomo solo, u n ex caporale austriaco, ex imbianchino, ex pittore fallito che si aggirava come un fantasma e vestito come un barbone per le strade dì Vienna e di Monaco, sia stato capace di scatenare u n simile inferno? Evidentemente no. E questo senza nulla togliere alle immani responsabilità di Adolf Hitler e del suo maestro (o cattivo maestro!) Benito Mussolini. La maggior parte degli storici è concorde nell'affermare che senza Mussofini Hitler non avrebbe trovato la forza e il propellente per iniziare la sua straordinaria, vertiginosa e sciagurata scalata ai vertici della storia. Ho definito occulte le cause della i l Guerra Mondiale, ma sarebbe più opportuno definirle occultate, Perché in parte si conoscevano, m a venivano volutamente ignorate. Mettere a silenziatore voleva dire anche usare un solo capro espiatorio per nascondere dietro ad un paravento altre e più imbarazzanti responsabilità. Si sa che la storia dai Greci e dai Romani in poi l'hanno sempre scritta i vincitori e t vincitori si sono sempre presi tutti i meriti, lasciando ai vinti tutte le colpe e anche tutte le nefandezze commesse. Per ben capire il brodo di cultura in cui sono nati e proliferati i germi nefasti della guerra, bisogna anche dire che il concetto stesso di guerra è mutato nell'ultimo secolo. Prima si diceva ai soldati e al popolo (per quel poco che il popolo potesse contare) che combattere era un dovere del cittadino e che comunque si combatteva per la grandezza della Patria. Poi sono intervenute le sottigliezze anche dal punto di vista etico: guerre preventive, guerre di liberazione, guerre giuste e guerre sbagliate, addirittura guerre umanitarie! A parte il fatto che spesso il diaframma che divide la guerra giusta da quella sbagliata è molto sottile, si potrebbe dire, un po' cinicamente, che le guerre giuste sono quelle che si vincono, e sbagliate quelle che sì perdono. Prima di entrare nel vivo dell'argomento, una breve riflessione su quelle che sono state sempre le cause delle guerre in tutti i tempi, poiché in questo la storia si ripete: 1. Cause egemoniche: è nel DNA di tutti gli esseri umani imporre la propria supremazia sul territorio e cercare anche di ampliarlo (anche gli animali segnano il proprio territorio). Ne consegue l'espansionismo dei popoli che ha sempre scandito come un metronomo i ritmi della storia. Così sono nati i grandi Imperi, d a quello effimero d i Alessandro Magno a quello ben più consistente dell'Impero Romano e quello Mongolo, a quello Ottomano. 2. Cause economiche: è forse la causa più importante e sottintende tutte le guerre, dalla guerra di Troia all'ultima, anche se la guerra di Troia è stata ingentilita dalla leggenda i Le cause occufte deffa seconda guerra mondiate del ratto della bella Elena. Cause economiche signfficano il dominio dei mercati, il traffico delle merci, lo sfruttamento delle risorse, il controllo dell'aita finanza. L'economia è il vero nocciolo della questione, impossibile ignorarne l'importanza. 3. Cause ideologiche: è il trionfo della propria ideologia su quella altrui, m a spesso l'ideologia è u n paravento dietro a l quale si rtasccndono altri fini. S i dice che la guerra d i Spagna sta stata fuftrma guerra ideologica, ma è una tesi discutibile. Poi c i sono le guerre interetniche, come quella avvenuta nella ex Jugoslavia, le guerre di religione e tante altre amori Tutte queste cause erano presenti alto scoppio della 11 Guerra Mondiate e poi si sono intersecate i n una rete d i interessi, spesso indeafrabilL Vi sono ancora molte verità da studiare e da scoprire. Oggi chi fa ricerca storica o semplicemente si avvicina a d essa si trova d i fronte a due ostacoli pressoché insormontabili: i l primo ostacolo è la cultura del "politicamente corretto", tradotto dall'inglese "polttically correef che significa non uscire dagli schemi, seguire le linee guida, non deragliare, in sintesi, teoremi prefissati e immodificabili. Il secondo ostacolo è l'accusa di revisionismo, u n a sorta d i anatema che viene scagliato contro c h i cerca di vedere i fatti in u n a luce diversa, come se la storia fosse u n vangelo che n o n ammette modifiche. La revisione è invece parte integrante delia storia, s e così n o n fosse sarebbe inutile la ricerca. Lo scopo è quello di dare alia storia u n taglio diverso, non soltanto un'arida successione di fatti, m a cercare di c a p r e perché si sono verificati e, soprattutto, scoprire che cosa si nasconde dietro questi avvenimenti. L'INIZIO Sui libri di storia si legge che 1a 11 Guerra Mondiale è iniziata il 1 Settembre del 1939. Molte v o t e abbiamo visto i cinegiornali d e f epoca con i soldati germanici che spostavano l a barra di confine ed iniziavano Tinvasione defla Polonia. M a non è stato esattamente così o perlomeno i n quella date è iniziate la guerra guerreggiata, m a la coniittualità che l'ha determinata è iniziata molto prima. A parte il fatto che la guerra è già in atto in Estremo Oriente con l'invasione giapponese detta Manciuria. L a t i Guerra Mondiate i n realtà h a inizio laddove la 1 Guerra Mondiate finisce e h a un luogo e una data precisi: Parigi, 28 Giugno 1919. è U giorno in cui si conclude la Conferenza d i Parigi e viene ratificato nella sala degli specchi quello che va sotto il nome di Trattato di Versailles. Un filo rosso unisce quindi la I alla i l Guerra Mondiate, u n filo rosso-sangue, poiché aite innumerevoli vittime della 1 Guerra sì aggiungeranno i circa 6 0 milioni di morti della Seconda. L'inutile strage della I Guerra Mondiale (come te definì il Papa} non è riuscita a scongiurare la Seconda, anzi ha contribuito a determinarla. La Conferenza era nata da nobilissimi intenti, ovvero assicurare una sorta di pace universale, associata alla giustizia per tutti. La pace e la giustizia formano una coppia bene assortita m a che, purtroppo, ha un grandissimo difetto, quello d i andare difficilmente d'accordo. A Parigi, in effetti, affluirono personaggi d a tutto il mondo, ognuno con te proprie ragioni e i propri obiettivi. Vennero dall'Europa ma anche dalla Cina, dai Giappone, d a l Sudafrica, d a f Australia e dalla Muova Zelanda. Sostenevano te cause più disparate, ogni Nazione aveva qualcosa da rivendicare: indipendenza, territori da annettere, zone d'influenza, risorse economiche. A dirigere questa orchestra, a volte sgangherata, le Nazioni vincitrici che pretendevano ovviamente di essere adeguatamente compensate per l a vittoria ottenuta sui campi di battaglia. Ai vertici, naturalmente, Francia e 2 Le cause occufte defla seconda guerra mondiale Gran Bretagna, l a prima rappresentata da George Clemenceau, la seconda d a Sir David Lloyd George, il primo era ossessionato dal pericolo tedesco, al punto che Winston Churchill disse: "l'odio delia Francia verso la Germania ha qualcosa che va al di là dell'umano". Il primo ministro inglese, a sua volta, cercava d i difendere l'immenso impero Britannico che già cominciava a emettere sinistri scricchiolii. La terza potenza vincitrice, gii Stati Uniti, era rappresentata da Woodrow Wilson, personaggio singolare, definito nei modi più svariati ingenuo, idealista, profeta, m a anche sprovveduto e privo di cultura diplomatica, più incline all'utopia che al realismo politico. Ai contrario dei rappresentanti anglo-francesi, Wilson era completamente digiuno di storia e geografia, tanto che, panando di Fiume, la confondeva con Pola e sulla carta geografica l a cercava addirittura nei sud della Dalmazia. Anche nel privato era un personaggio chiacchierato: divorziato, conviveva con la futura seconda moglie e su d i lui circolava qualche battuta. Quando annunciò a lei f intenzione di sposarla, la sposa, per la gioia, cadde dal letto. Ora questa battuta è del tutto insignificante, ma per la cultura puritana di allora essere nello stesso ietto senza essere ancora sposati costituiva una situazione scandalosa. 1 tre grandi erano in disaccordo s u quasi tutto, ma in comune avevano una profonda antipatia per l'Italia e per gli italiani. Spesso, parlando dell'Italia, usavano espressioni sarcastiche, sconfinando talvolta i n u n vero e proprio disprezzo. E f Italia, è bene ricordarlo e ribadirlo, era una Nazione vincitrice e per questo era stata chiamata a Parigi come quarta Grande. A rappresentarla era Vittorio Emanuele Orlando, il cosiddetto "Presidente della Vittoria", personaggio d i elevato livello culturale e morale, m a non i n grado di competere, sul piano politico e diplomatico, con 1e astuzie dei rappresentanti anglo-francesi. Contrariamente a quanto convenuto, l'Italia non s i trovava affatto s u u n piano paritario rispetto alle grandi Potenze. Spesso le discussioni avvenivano in assenza dei rappresentanti italiani e alcune decisioni vennero prese addirittura senza la firma dell'Italia, Significativo l'uso della lingua: alia richiesta di Orlando di introdurre anche Mattano accanto all'inglese e al francese, Clemenceau rispose sprezzante: "Perché n o n anche I cinese, il giapponese, l'afrikaaner?". Lo smacco era cocente, così come le frequenti allusioni alFatieggiamento italiano nel passaggio dalia Triplice Alleanza alla Triplice Intesa. Un moda non proprio garbato, insomma, per dare all'Italia una patente di inaffidabilità. Con la I n e della ! Guerra Mondiale vengono disgregati i due grandi imperi multietnici: quello Asburgico e quello Ottomano. La risultante fu una vera e propria frammentazione di popoli che prima i governi centrali tenevano unM, a Vienna e Istanbul. A quel punto esplode un delirante nazionalismo che coinvolge gran parte delle Nazioni europee. Si pone allora il problema dei gruppi allogeni. Che cosa s i intende con questo termine? Letteralmente deriva dal greco "nati altrove' ma, in senso geopolitico, si intendono quelle minoranze che, per storia, cultura e lingua, appartengono a Nazioni diverse da quelle entro i cui confini sono inserite. Allogeni, riferiti alle popolazioni, allotropi, riferiti ai luoghi. Per fare un esempio, l i gruppo etnico tedesco in Alto Adige, il gruppo sloveno in Venezia-Giulia, ma anche la Valle d'Aosta e le comunità albanesi sparse nel Sud Italia. Gruppi allogeni esistevano in tutte le Nazioni europee, particolarmente nell'Europa orientale. Così vi erano gruppi ungheresi in Romania e viceversa, per non parlare dei Balcani. La Romania rivendicava il Sanato, dove però vivevano anche minoranze ungheresi e tedesche. L'ultimo premio Nobel per la letteratura è difatti di nazionalità rumena, ma appartenente a un ceppo svevo. Alcuni territori erano addirittura contesi da tre Nazioni, come la Macedonia, composta da Slavi, Greci e Bulgari. La Polonia contendeva territori alla Lituania e alla Bielorussia, fa Grecia era in disputa con la Turchia per l'Asia Minore e così via, u n grovìglio inestricabili dì 3 Le cause occulte della seconda guerra mondiale interessi, non scio territoriali, ma anche economici per Je risorse che potevano contenere i territori contesi. Difficile accontentare tutti senza scontentare nessuno. E qui entra i n scena l'Italia che avrà u n ruoto fondamentale in tutìi gM eventi conseguenti alla Conferenza d i Parigi. Tra tutte te Nazioni europee, infatti, l'Italia era quella che aveva più gruppi allogeni ai di fuori del proprio territorio e che, per complesse vicende storiche, facevano parte di altri Stati. E non erano gruppi isolati, m a anche intere regioni. A cominciare da Nizza, che non era mai stata francese (il toponimo Nice è stato inventato dai francesi dopo la cessione delia città alia Francia nel 1859) e a seguire l a Savoia e così la Corsica, il Canton Ticino. N o n erano territori marginali, m a facevano parte della storia e della cultura italiane, avendo dato personaggi di risonanza mondiale. D i Nizza era Garibaldi; la Savoia, anche se di lingua francese, era sempre stata legata ai Piemonte, mai alla Francia, era inoltre la terra di origine delia Casa Regnante italiana. Sì potrebbe continuare con il corso Napoleone e con il grande architetto Sorromìni, iiaiianissimo, nato nel Canton Ticino, e anche Malia era vicinissima all'Italia per storia e per cultura. In questo clima di globalizzazione nazionalistica esasperata non poteva mancare fa voce d e f Italia. M a l'Italia, seppur vincitrice d i quella guerra sanguinosa, non poteva di certo chiedere territori appartenenti aite altre Nazioni vincitrici, Francia e Gran Bretagna che, peraltro, la sovrastavano per potenza politica, economica e militare. Oltre alte zone conquistate con largo spargimento dì sangue (Trento, Trieste, Gorizia e l'Istria), f Italia chiedeva Fiume, il Quamaro e la Dalmazia. L a Dalmazia, si potrebbe dire, questa sconosciuta. Moffi italiani hanno frequentato te coste di questa bellissima regione, una tra le più belle d'Europa, m a v i diranno quasi sempre che sono andati te vacanza te Croazia o, in passato, in Jugosalvra, ignorando le profonde radici italiane di questa terra, peraltro ben riconoscibili nei suoi splendidi monumenti. L a Dalmazia diventerà il pomo della discordia tra l'Italia e te grandi potenze europee e condizionerà anche gli eventi che seguiranno. Qualcuno l'ha definita Torio d i grasso in un proscuMo" per quella striscia costiera protetta alfe spalle dalla catena montuosa. Regione di frontiera, cerniera tra Nord e Sud Europa, realtà muttietnica, spesso teatro di scontri tra etnie e popoli diversi. Dapprima popolate dai Libumi e dagli Hliri, entra poi in contatto con i Greci di Sicilia e, nei 230 a. C , entra a far parte del dominio Romano. Sotto la pax romana sviluppa un'attissima civiltà, testimoniata dalle tra le quali spicca il palazzo di Diocleziano a Spalato. Difende flmpero s i ergono a liberi comuni, sulla 1 dominio d e t e Repubblica di per quattro secoli. Gran parte della potenza ofefer fnar&teréi tiserez&na é <éi étfffikeésrprupaà armarmai<faéiaaotre camasfrgmfina por' fedeltà ed eroismo nella battaglia di Lepanto. Con l a pace d i Presburgo passa poi alla Francia, per essere poi ceduta da Napoleone all'Austria. Ha così inizio il processo di snazkjnMzzaztone deHa Dalmazia. L'Austria favorisce l'immigrazione slava e sviluppa una politica filo-croata. Nel 1867 alle elezioni vincono ancora gli italiani ma, nel 1870, favorita dairimponente afflusso slavo, la maggioranza passa a i croati. Vengono "croatizzate" l e scuole, , fitafiano non è più riconosciuto, anche se tollerato. Si cerca di cancellare le radici italiane della Dalmazia. È U grido di dolore «ascoltato di personaggi eminenti delia comunità italiana, Bajamonii, Salvi, Crestich. H a inizio il primo esodo degli italiani; il secondo avverrà dopo te 4 Guerra Mor^diale, i l terzo nel 1944-1945in seguito at terrore Instaurato dai partigiani comunisti dì Tito. Gli italiani fuggono, m a te testimonianze dell'italianità di quelle terre rimangono, te Dalmazia, come dirà i l senatore Gigante, parlano te pietre. A Parigi, i l ; 4 Le cause occulte della seconda guerra mondiale Marchese di S. Giuliano, Sydney Sennino e il Grande Ammiraglio Thaon di Revel si battono invano. La Dalmazia ci viene negata. Nel 1915, prima di entrare in guerra^ l'Italia aveva firmato con gli alleati anglo-francesi i patii di Londra. Bisognerebbe definirli i "misteriosi patti di Londra", poiché furono resi noti solo alcuni anni dopo e pare che alcune clausole non siano ancora state rivelate. È certo che gran parte delia Dalmazia era stata promessa all'Italia, con Spalato e Sebenico. L'avvento di Wilson cambiò le carte i n tavola. Il Presidente americano, con argomentazioni pretestuose, dichiarò nulli quegli accordi. Esplode l'ira dei nazionalisti italiani, si fanno manifestazioni in tutto il Paese, una grande adunata per la Dalmazia italiana viene organizzata a Napoli. Ma a Parigi l'Italia è stata sconfitta, le è stata assegnata solo Zara e un gruppo di isole, enclave italiana i n territorio slavo. Nasce così il mito della vittoria mutilata, della Patria tradita, delia negazione dei territori che avevano dato i natali a Nicolò Tommaseo, colui che aveva pubblicato il primo vocabolario della lìngua italiana e alla famiglia dei grande esploratore Marco Polo, originaria dell'isola di Cuzzola. li resto è storia, storia amara: il ritiro dell'Italia dalia conferenza d i Parigi, te lacrime d i Vittorio Emanuele Orlando, il trattato quasi imposto all'Italia che sembrava riferirsi più a una nazione vinta che a una nazione vincitrice. La delusione per il trattato di Versailles fu enorme. Oltre tutto, nei Patti di Londra erano contenuti "cospicui vanteggi colonialf e d anche promesse riguardanti i tenitori deli'ex-impera ottomano i n Asia Minore, in particolare nella zona d i Antalya e di Smirne. Naturalmente, nulla dì tutto questo. 1 nazionalisti italiani ebbero la sensazione dì essere stati beffati e traditi dagli Alleati e crebbe in loro il risentimento verso gli anglo-francesi che, ovviamente, non vedevano di buon occhio questo espansionismo italiano. Non che l'Italia del 1919 facesse paura alle grandi Potenze, tuttavia un dominio italiana sull'altra sponda adriatica significava concedere all'Italia una supremazia su di una parte del Mediterraneo in una zona ritenute strategica nett'ottìca di allora. Certo, l'Italia era debole, sia politicamente che militarmente, m a il ricordo dei grande passato sul Mare Nostrum poteva risvegliare antiche ambizioni imperiali che le rovine romane e le vestigia del dominio della Serenissima testimoniavano palesemente. E il vento nazionalista che soffiava su tutta FEuropa poteva coinvolgere e d alimentare le pretese e le speranze italiane. Ciò non poteva piacere alla Gran Bretagna che deteneva le chiavi di accesso al Mediterraneo, c o n M a i a e Gibilterra e, men che meno, alla Francia, che temeva un rigurgito di antiche pretese sulle regioni appartenute alfltalia: Nizza, Savoia, Corsica. In questa particolare congiuntura si profilava una confMualità per l'egemonia sul Medtterraneo orientale. Si delinea uno scenario nuovo, in cui si contendono quattro Nazioni: l'Italia, la nuova Turchia, nata daHe ceneri dell'Impero Ottomano, la Grecia e la nuova Nazione costituita dagli Slavi del Sud, quella che sarà poi chiamata Jugoslavia, prima regno e poi repubblica. E qui entrano in scena nuovi personaggi, trascurati dalla storiografia ufficiale, ma molto importanti per quel tumultuoso divenire che, con una serie di eventi, porterà alla ti Guerra Mondiale. Pasic e Trumbic si mettono alla testa di due territori coinvolti direttamente nella 1 Guerra Mondiale: la Serbia, c h e scatenò il conflitto con l'attentato di Sarajevo, e la Croazia che vi aveva partecipato, inserita nell'esercito Austro-Ungarico. Due personaggi abili e astuti che seppero sfruttare il vento favorevole che soffiava sui sempre turbolenti Balcani. Così, prima ancora che fosse ratificato a Parigi, mettendo da parte le antiche rivalità, proclamano la nascita del Regno dei Serbi e dei Croati, includendo anche gli Sloveni, questi ultimi, tuttavia, un po' riluttanti, in quanto si sentivano più legati al Centro-Europa che non al mondo slavo, l i risultato fu eccellente. Nasce così u n nuovo Stato, l a Jugoslavia, favorito soprattutto 5 Le cause occufte delia seconda guerra mondiale dalle grandi Potenze, F r a n c a e Gran Bretagna. Si dice che Trurabtc sia sbiancato in volto e che stesse addirittura per svenire, quando apprese che tutta la Dalmazia era stata regalata dalle Potenze vincitrici alla nuova Jugoslavia, beffando e deludendo l'Italia che, in quella terra, aveva profonde radici. £ tutto questo sotto l a grande ala protettrice del Presidente americano Wilson. A questo punte, l a grande storia s i inkeccia c o n i l gossip: Wilson aveva una segretaria croata, non è dato sapere s e fosse anche qualcosa d i più, ma sembra che sia stata proprio lei a convincerlo ad intervenire nell'assegnazione della Dalmazia alla Jugoslavia. E lui, scarso conoscitore della geografia, nulla sapeva della storia e della civiltà che per duemila anni si era affermata s u quelle terrei E all'Italia, matrice d i quella civiltà, che cosa era rimasto? Poco o nulla, a parte Zara, una zona d'influenza sull'Albania, qualche concessione nel porto di Vatona. Così, Spalato diventerà Split, Sebenico Sibenìk e Ragusa prenderà il nome di u n piccolo sobborgo slavo, Dubrovnik. A questo punto entra in scena un terzo incomodo, l a Grecia, rappresentata a Parigi da un personaggio doiato di un grande carisma: Eteuterios Venizetos. Innamorato del passato e della grandezza dell'antica Grecia, aveva come motto: "La natura h a posto dei limiti alle ambizioni umane, m a non a quelle dei Greci". Di fronte a queste dichiarazioni impallidisce il nazionalismo italiano! Ebbe un ruolo di primo piano, partecipando alla lotta d i liberazione di Greta, per sottrarla a l dominio turco. Ma dopo volse io sguardo ancora più lontano, alfAsia Minore, afte città di Pergamo, Efeso, Alicarnasso, alla patria d i Erodoto, ippocrate, Saffo. Vagheggiava una Grecia dei due continenti e dei cinque mari, una influenza che si estendesse alfEgeo e al basso Adriatico, andando a d interferite c o n te pretese dell'iteWa che s i era illusa d i estendere la propria influenza nelfEgeo, offre che soft*ìsola dì Dodecaneso, anche sulla terraferma. M a il nemico principate delia Grecia era, owiamente, la Turchia. E qui entra in scena un altro personaggio: Ataturk, un uomo ambizioso, un autentico guerriero, abile e coraggioso, che si mise alla testa d i ciò che era rimasto d e l disciolto Impero Ottomano. Riformò to Stato, dandogli un'impronta laica, tofse ff velo afte donne, contribuì affa ripresa economica del Paese. Tuttavia, se fosse vissuto oggi, sarebbe state deferito a l Tribunale dell'Afa per crimini di guerra. Egli si macchiò di ben tre genocidi: uno, veramente spaventoso, ai danni degi Armeni, oltre un m i t e n e di persone uccise e un numero altissimo di profughi, tra i quali una famiglia che por, a Parigi, genererà un figlio, il cui nome diventerà famoso i n tutto il mondo, i l cantante Charles Aznavour, il c u i cognome originate era Aznavourian. Si narrano episodi raccapriccianti, con efferatezze che nulla hanno da invidiare a quelle commesse dai nazisti e dai partigiani di Tito a danno degli italiani dell'Istria e della Dalmazia. Fecero sfilare per te strade di Erevan una colonna dì prigionieri armeni con le piante dei piedi ferrate come i c a v a i . M a Atatùric s i rese responsabile di altri due genocidi, quello ai danni dei bulgari e quello ai danni dei Greci di Smirne. Tra i profughi, un bambino che d a grande farà parlare di sé: Aristotele Onassis. Orrori purtroppo dimenticati. L'Italia faceva appello alla giusta quota sui territori ottomani promessi dai Patti di Londra, trovando più opposizione d a parte greca c h e non d a parte turca. La Turchia sarebbe stata disposta anche a d un compromesso. Stranamente, fltaiia trovò un alleato nel britannico Lfoyd George, che si rifaceva alla storia, definendo gli antichi Romani ottimi colonizzatori, subito zittito da Wilson che ribattè: "malauguratamente, gli italiani di oggi non sono degni degli antichi Romanf, dimenticando però c h e anche i Greci non erano gli stessi dei toro gloriosi antenati. Ed intervenne pure i l Patriarca di Costantinopoli che disse chiaramente di non volere gli italiani come vicini, evidente i l contenzioso millenario c o n la Chiesa d i Roma. Le frasi umilianti contribuivano ad alimentare te delusioni e te frustrazioni dei delegati italiani. Quindi l'Italia, pur vincitrice in quella guerra sanguinosa, era il classico debole, fragile vaso di 6 Le cause occulte delia seconda guerra mondiale coccio. In questo caos totale che interessava, non soltanto l'Europa, m a anche il Vicino e Medio Oriente, le Potenze occidentali cercarono la chiave per risolvere il contrasto con le varie nazioni con due proposte: 1.1 plebisciti: Teoricamente una proposta equa, così i popoli avrebbero potuto scegliere liberamente il proprio destino. Ma subito iniziarono le difficoltà; chi avrebbe avuto diritto al voto? Quelli presenti nei territori contesi o anche quelli che erano stati costretti a lasciarti? Chi c'era prima e chi c'era dopo? E inoltre, dovevano votare anche le donne? Questi dubbi venivano da Stati Uniti e Gran Bretagna, proprio quei Paesi dove le femministe e le suffragette conducevano le loro battaglie per l'emandpazione delle donnei Non solo, ma si negavano i plebisciti in Alsazia, nei Sudeti, nella Slesia, bocciato anche il plebiscito proposto dall'Austria per u n a federazione c o n la Germania. Insomma, nuove discriminazioni, nuove discordie, nuove ingiustizie. 2.1 mandati: Si partiva da un concetto che oggi ci farebbe inorridire. Esistevano dunque popoli depositari di una civiltà superiore e popoli, non diciamo proprio inferiori, ma quanto meno immaturi e non ancora i n grado di autogovernarsi e d i assicurare a i sudditi u n minimo di legalità e di giustizia. Era quindi necessario u n lungo periodo, per così dire, dì apprendistato, da parte di buoni maestri, prima di poter camminare da soli. U n modo ipocrita per nascondere la verità, quello che realmente interessava era il dominio dei mercati, lo sfruttamento delle risorse, olim che mantenere l'egemonia su quelle zone vitali per l'economia mondiale. E chi potevano essere i bravi maestri, se non Francia e Gran Bretagna? Così le due grandi Nazioni si spartirono I Medio Oriente, u n a a te e una a me:Libano e Siria alla Francia, Palestina e Iraq alla Gran Bretagna. Vedremo in seguito quali gravi conseguenze avrà questa spartizione e come essa pure sarà una delie cause della 11 Guerra Mondiate. Ancora oggi vediamo, nel ventunesimo secolo, quale immensa polveriera sia la regione mediorientale. All'Italia, naturalmente, non fu assegnato alcun mandato, anche se Sydney Sonnino aveva timidamente richiesto un mandato sulla Palestina, in virtù delle radici cristiane di quella Terra. La Grecia, addirittura, aveva chiesto Costantinopoli Un vero delirio nazionalista sembrava essersi impadronito dell'Europa, perché dunque stupirsi delle rimostranze e delle richieste italiane? Questo era il contesto storico nei primo ventennio del XX secolo. Consideriamo ora le condizioni delle altre Nazioni direttamente interessate, quelle che saranno determinanti nel successivo svolgersi di eventi che porteranno TEuropa verso la 11 Guerra Mondiale. La Germania Le condizioni di pace imposte dai vincitori furono durissime. Aveva perso un ottavo del suo territorio, un decimo della sua popolazione e tutte le colonie. Era stata obbligata a sopprimere il servizio di leva, ad abolire la marina da guerra, ad avere un esercito inferiore a centomila uomini e dotato soltanto di armi leggere e incitre a pagare una cifra astronomica 7 Le cause occufte deSa seconda guerra mondfafe per i danni di guerra, cifra che avrebbe impedito qualsiasi ripresa economica. Infine, la smilitarizzazione delta Renania c h e rimaneva pertanto sotto tutela francese, un vero e proprio colpo a l cuore e all'orgoglio tedesco. L a Renania, infatti, era la terra di Sigfrido, del mito dei Nibelunghi, di Loretei, la radice della cultura germanica. U n a pace iniqua, altamente punitiva. Nel 1922 la Germania chiese una moratoria m a , i n tutta risposta, Belgio e Francia occuparono la Ruhr, il cuore pulsante dell'economia germanica. Gli imprenditori e gli operai attuarono la resistenza passiva, anche abbandonando le fabbriche. Francesi e belgi, anziché trattare come si conviene alle Nazioni democratiche, attuarono una spietata repressione, con metodi simili a l sistema staliniana; arresti d i massa, processi sommari, fucilazioni. La crisi dei 1929 segnò i l tracollo dell'economia tedesca: disoccupazione, inflazione alle stelle, il marco divenuto carta straccia al punto che u n chilogrammo di pane costava quattro miliardi e che al posto del marco si usavano francobolli con sopra stampigliate le cifre colossali. Come stupirsi, s e i l jpartàto nazionalsocialista dei capotale austriaco sia passato dal 2 % dei 1928 ai 1 3 % dei 1930 e al 3 8 % del 1932! La dittatura hitleriana non poteva che essere il terminale di questo trend impressionante e foriero dì sventure per l'intera umanità. Questa è l'amara verità. La Cecoslovacchia: Altra decisione importante. La Cecoslovacchia è uno Stato creato artificialmente, antistorico, poiché unisce due Nazioni completamente diverse. A fronte di una Slovacchia, con capitale Bratislava, perfettamente inserita nel mondo slavo, la Boemia e Moravia (ora divenute Repubblica Ceca) guarda decisamente verso la MHteleuropa. A Praga, negli anni venti, coesistevano tre gruppi etnici, quello boemo, quello tedesco e quello ebraico, m a la cultura tedesca era quella predominante, tanto è vero che Kafka, boemo, ha scritto le sue opere in tedesco, e Rainer Maria Riike, orgogliosamente definitosi praghese, è considerato uno dei maggiori poeti di lingua tedesca. Questo ci aiuta a capire perchè la Cecoslovacchia non abbia opposto nessuna resistenza all'invasione tedesca del 1939. Lo stesso dicasi per f Austria. L'Austria: D a Potenza imperiale, ridotta a repubblica delle banane, dopo la disintegraziGne dell'Impero asburgico. Chiese invano un plebiscito per la fusione con la Germania, nel tentativo di ricostruire uno stato forte e sìah&e. Ci penserà poi Hitler, con un'azione di forza c h e non fu poi tanto sgradita, considerando che il dittatore sfila a bordo di un'auto scoperta tra due ali dì folla plaudente. 1 Sudefi: Infine, regione orgogliosamente tedesca, basta ricordare le città termali dì Karisbad e Marienbad, poi divenute Kaiiovy Vary e Marianske Lanske, dopo l'annessione dell'intera regione alla Cecoslovacchia. La minoranza tedesca, inglobata nella nuova Nazione, ammontava a tre milioni e mezzo di abitanti, per lo più vessati dalla maggioranza ceca. Impossibile non pensare che una Germania risorta non cercasse di riprendersi ciò che le era stato ingiustamente tolto. La Polonia: La Polonia esce da due secoli di dominazione straniera, dopo tante frustrazioni rinasce e rispolvera l'antico orgoglio, m a dimostra alcune ambizioni, superiori alle forze dì cui dispone. 8 Le cause occutte defla seconda guerra mondiale Un emissario tedesco disse iestuataente: "la Polonia ha l'appetito d i u n passero appena uscito dal guscio". Nel 19-19 non era affatto u n a nazione pacifica e dimostrò poco dopo le sue intenzioni aggressive. Durante 1 i Guerra Mondiale si divise tra l'impero Austro-Ungarico e l'intesa, composte d a Francia e Gran Bretagna, l i suo leader Pildsuski si schiera a favore dell'Austria-Ungheria, ma rifiuta orgogitosamente d i affidare le sue legioni al comando tedesco. Di origini nobili, era u n uomo coito e coraggioso, amava farle e la musica, soprattutto Chopin, m a era anche metto vicino alla cultura tedesca. Il suo rivale, Dmwoski, era invece di origini contedine, non amava la cultura, per lui la musica era soltanto rumore ed era decisamente ostile alla Germania. Due personalità opposte che, tuttavia, avevano in comune u n amore smrsurato per la propria Patria e H desiderio di farla ritornare grande. Purtroppo, anche le loro mentì erano state infettate dal virus nazionaliste. Si voleva ritornare alle frontiere del 1772, quando te Polonia comprendeva addirittura tutte la Lituania, la Bielorussia e parte dell'Ucraina. Un sogno folle, che porterà la Polonia ad entrare in rotta di collisione sia con l a Germania che con la Russia sovietica. Nel 1919 la Polonia aveva intenzioni aggressive ed espansionistiche e sì era illusa dì poter fronteggiare in futuro due colossi come la Germania hitleriana e fUniorie Sovietica d i Stalin. Pagherà un prezzo altissimo, finendo vittima d i entrambe. Tutti amiamo questa nobile nazione, Italia e Polonia hanno sempre avuto stretti rapporti culturali. Inoltre, i soldati polacchi hanno combattuto valorosamente sul fronte italiano nella 11 Guerra Mondiale e tutti ricordiamo il grande rispetto che i m l t e r i hanno sempre avuto verso la popolazione civile, contrariamente a d altre truppe straniere che hanno anche commesso crimini e violenze inqualificabili. Tuttavia l'obiettività storica ci impone di considerare l'atteggiamento intransigente della Polonia come una delle cause d e i a i l Guerra Mondiale. Queste affermazione potrà stupire, ma nella storia purtroppo esistono sacche inesplorate, verità difficili d a ammettere, Perché potrebbero contraddire i teoremi e le sentenza già emesse. Ma dietro a queste Polonia guerriera s i muovono ancora una volta Francia e Gran Bretagna. La Francia manìfesteva evidenti simpatìe per la Polonia e la cultura accreditava questa simpatia. La musica di Chopin <perattro di origine francese), le sue polacche composte a Parigi mentre 'Varsavia era invasa dalle truppe straniere, esaltavano e commuovevano. A questo feeling con la Polonia contribuiva anche tt ricordo d i Maria Walerska, ì'uttima amante di Napoleone, ma anche la riconoscenza verso i volontari polacchi che accorrono a difesa della Francia nella guerra contro la Prussia. Allo stesso modo, la Gran Bretagna cercava di favorire la Polonia a danno della Germania, sconfitta e umiliata. M a a spingere le potenze occidentali verso una Polonia forte contribuì: i n modo decisivo un personaggio ben noto ai musicofilì, m a che non sì trova sui libri di storia: Paderewski Con i suoi concerti estasiava le platee di tutta Europa, m a soprattutto quelle d i New York e il Presidente Wilson si decise ad affiancarsi a Francia e Gran Bretagna per soddisfare le richieste polacche. F u proprio Paderewski a creare lo slogan, poi divenuto famoso: *la Polonia ha bisogno di respirare e per respirare ha bisogno di ossigeno e di una finestra aperta sul Mar Baltico". E subito le Potenze vincitrici le spalancarono la finestra: Danzica e il suo territorio. Danzica, un nome fatele che diventerà funesto per l'Europa intera. A Danzica, infatti, inizierà l a 11 Guerra Mondiale. Quando entrai in Danzica alla guida della mia automobile, credetti di aver sbagliato strada e dì essere arrivato in Prussia o in Sassonia. Tutto, nell'architettura di quella città, pareva di cultura tedesca. La città aveva fatto parte per secoli delia Lega Anseatica, assieme ad Amburgo, Brema e Riga, e ha sempre guardato a Occidente, mai a Oriente. Nel 1919 !'8Q% della popolazione e r a tedesca. Come 9 Le cause occulte della seconda guerra mondiale poteva la Germania accettare u n steste affronto? L a città anseatica, con il suo corridoio verso il Mar Baltico, era una lama infuocata che lacerava il mondo germanico. Forse qualcuno ricorderà i titoli dei giornali dell'epoca: "Morire per DanzicaT. Valeva l a pena di combattere per una città c h e polacca non era? Ma era evidente che Francia e Gran Bretagna non erano soltanto sedotte dall'alone romantico che aleggiava intorno alla nuova Polonia, vi era ben altro. Assieme a questo Stato artificiate chiamato Cecoslovacchia, l'ipertrofica Polonia poteva servire d a baluardo sia verso Occidente, contro la Germania, sta verso Oriente ove s i ergeva minacciosa l'ombra inquietante della Russia sovietica. Questa era dunque la situazione e queste erano le strategie, quando, il 28 Giugno 1919 si chiuse la Conferenza di Parigi E così quella conferenza che doveva assicurare la pace con giustizia al m o n d o intero, assieme atte frastraziorri e atte ambizioni delle singole nazioni, finirà per spalancare te porte alte dittature e per divenire la matrice involontaria di quella catena di eventi che, in un impressionante crescendo rossiniano, spingerà l'Europa e il mondo verso i l baratro della i l Guerra Mondiale. Da una parte egoismo e miopia, dall'altra ambizioni sfrenate e delirio di grandezza, queste le cause principali di quell'immane catastrofe che sconvolgerà l'intero pianeta. E Parigi diventerà il simbolo dell'ingiustizia e provocherà la rivolta. La scintilla che accenderà il fuoco e porterà all'incendio parte proprio dall'Italia. Erano passati pochi mesi dalla chiusura della Conferenza di Parigi quando, nel settembre del 1919, i l Vate Gabriele D'Annunzio, con un gruppo d i legionari, quasi tutti combattenti della l Guerra Mondiate, muove da Ronchi verso Fiume, la città negata, la città tradita, l'Olocausta come la chiamò l'immaginifica Poeta. È il primo segnate di rivolta verso Parigi. A Fiume forma un governo provvisorio, sotto il nome d i Reggenza italiana del Quarnaro. L'immaginazione al potere (sembra di sentire gli slogan del 19681). Un misto di utopia, di poesia, m a anche d i rnodemismo, E tenovafiyc lo era davvero quel governo; nello statuto veniva consentito il divorzio, si proponeva il voto alle donne, si accettava l'omosessualità e si proclamava il diritto dello Stato a requisire addirittura l a proprietà improduttiva. Me rimane sorpreso e quasi scandalizzato anche il socialista Filippo Turati. Fiume visse u n momento magico, una sorta d i delirio collettivo, tra feste, adunate oceaniche e proclami delftmmagìnìfìco, denominato Comandante a furor dì popolo. 1 legionari sì trasformarono in r x ^ a r i , r i f c r n e ^ o s i degli approvvigionamenti anche assaltando te navi, anche se in modo incruento. In queste imprese si distinse un giovane, anzi un giovanissimo, che D'Annunzio chiamerà "Jim dagli occhi verdi". Questo ragazzo diventerà famoso per il suo coraggio e detiene tuttora alcuni record: il più giovane volontario della I Guerra Mondiate, il soldato più decorato d'Italia, colui che riuscì a partecipare a ben cinque guerre. Morirà a poco più di quarantanni, ucciso in circostanze misteriose nel 1943 nella pineta di Fregene. È ovvio c h e s i fratta di Ettore Muti, il futuro Segretario del Partito Fascista. A Fiume vi era il sindacalista rivoluzionario Alceste D e Ambris, l'estensore della costituzione motto avanzata, detta Carta del Quarnaro. Ma v i erano anche te donne e tutte in prima fila. D a Fiammetta alla marchesa Incisa di Camerario che partecipava addirittura alle esercitazioni militari. E ii giovane poeta Kochnitzky, una sorta di Ministro degli Esteri, fondò la Lega di Fiume per unire i popoli oppressi di tutto i l mondo, dagli irlandesi ai catalani, d a i cinesi della California ai neri d'America. Mussolini imiterà D'Annunzio nell'uso del balcone per i discorsi, nel tegame quasi mistico c o n te folte, adottando i l celebre slogan: "£ja, Eja, Alaiàr. io Le cause occulte delta seconda guerra mondiate Da Fiume al fascismo, da D'Annunzio al Duce il passo è breve, 11 resto è storia. La marcia su Roma, la presa di potere di Mussolini, la dittatura. M a intanto tutta l'Europa è in fermento. L a Grecia, quanto mai bellicosa e ispirata da Venizelos, muove alla conquista dell'Asia Minore. L e potenze occidentali hanno un atteggiamento ambiguo; dapprima la Gran Bretagna appoggia la Grecia, anche militarmente, poi ripiega e le sue navi ai largo di Smirne assistono, sena intervenire, al massacro dei Greci d a parte dei Turchi d i Ataturk. Tra i profughi della città, un bambino che diventerà famoso: Aristotele Gnaassis. La Grecia poi sfiderà anche l'Italia e Mussolini risponderà con l a classica politica delle cannoniere, di matrice britannica, bombardando Corfù. La Polonia, sempre più aggressiva, invade la Lituania, annettendosi addirittura la capitale, Viinius, e costringendo la Lituania a spostare la capitale a Kaunas. Non contenta, attacca la Bielorussia ed entra i n Ucraina, finché favanzata non viene stroncata dalla reazione sovietica. Nel 1917, come è noto, prende il potere la fazione bolscevica del partito comunista russo e l'Internazionale Socialista fa proseliti in tutta Europa. Le masse operaie e contadine scendono i n piazza, sperando e illudendosi che sia giunta f o r a della riscossa e che finalmente possa affermarsi la giustizia sociale. Dilaga la rivolta. A Vienna, una insurrezione di chiara matrice marxista viene stroncata n e i sangue dal Cancelliere Dolfuss, colui che diventerà amico di Mussolini e che sarà ospitato nella villa dì Riccione assieme alfa sua famìglia. L'Ungheria conoscerà u n a breve, ma sciagurata e sanguinosa dittatura comunista, capeggiata da Bela Khun. La Germania, con Ja s u a debolissima Repubblica di Weimar, È incapace di mantenere l'ordine. La rivolta è ispirata dagli Spartachisti e da Rosa Luxemburg che verrà uccisa eche diventerà u n a icona della cultura di estrema sinistra, lei che iecco i paradossi della storia) comunista non era mai stata. La reazione a questa onda rossa che minaccia di sommergere l'Europa è altrettanto violenta e sanguinosa. in una birreria di Monaco l'ex caporale austriaco A d o f Hitler sale s u un tavolo, spara un colpo di pistola in aria e dà inizio alia rivolta. Assieme a lui, Goring, Gobbels, Hess, Bormann, nomi che, purtroppo, diverranno noti in tutto il mondo. Hitler sperava di avere successo, sulla scia della marcia su Roma di Benito Mussolini, il suo maestro che egli amava, anzi idolatrava, e che continuò a d ammirare fino alla morte. Prima di suicidarsi, nel 1945 nel bunker dì Berlino, t'ultimo pensiero fu proprio per il suo amico che, pochi giorni prima, era stato ucciso e il suo cadavere esposto a Piazzate Loreto. Secondo la testimonianza della sua segretaria, anch'essa nel bunker, sarà proprio la fine ingloriosa del Duce a togliergli gli ultimi dubbi sulla decisione di suicidarsi. li putsch di Monaco fu stroncato, H8ter arrestato e chiuso in carcere vicino a un lago della Baviera, lo Sternberg-See. Durante la prigionia scriverà quel libro mastodontico e illeggibile: il Mein Kampf. Questo lo scenario che si presentava nel primo decennio successivo alla fine della 1 Guerra Mondiate. Potremmo considerarlo come una grande rappresentazione teatrale, ove al proscenio vi erano te grandi Nazioni vincitrici, Francia e Gran Bretagna, dietro le seconde linee, quelle che ambivano a diventare protagoniste, Germani e Italia, poi ancora te inquiete Nazioni minori e, sullo sfondo, te comparse. D i fronte, la platea, c o n i popoli dell'Europa, ora entusiasti, ora terrorizzati, ora indifferenti, che assistevano comunque impotenti alfa preparazione di quella che sarà la guerra più spaventosa che l a storia ricordi. li Le cause occulte defla seconda guerra mondiale Protagonista prima la Gran Bretagna, allora l a più potente Nazione del mondo. Seguiamo fa sua storia dal '900 alia l i Guerra Mondiale. Sul trono d'Inghilterra sedeva Giorgio V, figlio d i Edoardo VII, i l re Ubertino che frequentava tutti i bordelli di Parigi. S i disse che, in u n a di quei! case di piacere, si fosse fatto costruire u n trono per assistere alfa sfMa delle pfostitute. E pensare che era i l nipote defla grande e castigatissima regina Vittoria! Il Principe d i Galles Edoardo, erede al trono, era giovane, bello, raffinato, intelligente, colto e sportivo, amante dei viaggi, insomma il più bel partito d'Europa. M a era anche un futuro sovrano contro corrente e allergico ai formalismi di corte. A d u n dato momento della s u a vita conosce u n a signora americana, n o n nobile, non bella, non ricca, sposata e divorziata. Sui s u o conto aneddoti piccanti, come la precedente relazione con un giovane e fascinoso diplomatico italiano che farà parlare molto di sé; Galeazzo Ciano. Amore a prima vista? Si dice che fosse stato incatenato dalla signora americana con le sue arti amatorie, apprese nelle case di piacere di Shangai. Per lei rinunciò al trono, sposandola. Ma sarà stato veramente così? Edoardo veniva descritto come u n debole; in realtà il sovrano mancato era un uomo coraggioso, voleva partire volontario nella 1 Guerra Mondiale, m a n o n fu accettato, poiché u n futuro re non poteva correre il rischio di essere fatto prigioniero, u n a vergogna per il rampollo della casa reale di Sua Maestà britannica Edoardo rispose che n o n sarebbe successo Perché, piuttosto che cadere prigioniero, si sarebbe suicidato. Possibile che u n personaggio d i questa tempra potesse lasciarsi irretire dalla signora Wafiy Simpson? A questo punto la vita privata e il gossip si intersecano c o n l a grande storia. Sia lui che Waily Simpson erano grandi ammiratori delia Germani e di Hitler. Ma non era i l solo. Vi erano anche Lord Halifax, Londonderry, Lord HamiÈon e molti altri ancora, i l fior fiore della nobiltà britannica che manifestava simpatie per il regime nazista. Inoltre, fa casa regnante, i Sassonia-Coburgo, aveva sangue tedesco e per questo il nome f u poi mutato in Windsor. Filippo di Mountbatten si chiamava in realtà Battenberg, aveva sangue germanico e greco (era figlio d i Irene di Grecia). Questi intrecci dinastici mutano a capire anche il perché di certi eventi non sufficientemente chiariti. Edoardo e Watty vanno i n Germania, accolti c o n grandi onori da Gòring che esatta l'amicizia anglo-tedesca. Hitler ricorda le comuni origini anglosassoni e il Principe viene ripreso mentre, assieme ai gerarchi, fa il saluto nazista. Di Waily si dice addirittura che fosse una spia al servizio della Germania. Si profilava quindi un'alleanza anglo-tedesca, c o n larghe concessioni d a parte degli inglesi. Questa alleanza poteva cambiare 8 corso delia storia. Contro questa alleanza, ritenuta mortale, si coalizzarono anzi tutte le forze conservatrici che temevano le troppe concessioni fatte alia Germania e soprattutto il potenziale economico tedesco in forte espansione. Ma anche le grandi compagnie navali che controllavano i mercati d i tutto il mondo e, infine, la compagnie di assicurazione legate alla flotta mercantile, ma anche alia Royaf navy. Come si vede, è ancora una volta il fattore economico a dirigere il corso della storia. Anche Edoardo voleva difendere Tlmpero britannico, ma riteneva ormai impossibile mantenere il dominio universale, per cui era disponibile a larghe concessioni, rinunciando a parte di quell'impero che l'antenata regina Vittoria aveva contribuito a ingigantire. La Gran Bretagna era attraversata da due forze contrapposte che potevano decidere i destini dell'umanità. Fece una scèlta di campo che la portò ad allearsi con FUnione Sovietica e a rigettare l'amicizia c o n l a Germania nazista. Sull'utilità d i c-uesta scelta avrà qualche dubbio 12 Le cause occulte delta seconda guerra mondiale "a posteriori " anche Winston Churchill c h e pronurtciò la famosa frase "Abbiamo ucciso il porco sbagliato". Tornando alla storia, i Reali inglesi andarono a Parigi a rinsaldare l'alleanza francobritannica. A Parigi vi erano anche Edoardo e Waily. 1 Reali n o n vollero incontrarti, anzi, pretesero addirittura che la coppia lasciasse t a città, ti mancato r e e la sua sposa andranno, nel 1940, in Spagna e Portogallo, alleati silenti della Germania e dell'Italia Dopo la guerra li si voleva addirittura processare, m a u n processo a u n personaggio di stirpe reale appariva sconveniente, e così s i preferì mandare Edoardo alle Bahamas come Governatore. "La nostra S. Sena", dirà poi amareggiato all'amata consorte. La Germania, intanto, rifiutata come alleato della Gran Bretagna, si rivolgerà all'Unione Sovietica con il Patto Ribbenirop-MolGtoy. Ma questa è un'altra storia. L'Italia: Quando si paria di Mussolini, si entra i n un campo minato. A d ogni passo, si rischia di esplodere. Tuttavia, i o credo che, a sessantaquattro anni dalla morte, si imponga u n a obiettiva analisi storica al di fuori delle ideologie, senza esaltazione e senza demonizzazione. Mussolini era certamente quello che si dice " u n animale politico", cinico, spregiudicato, altamente pragmatico. Seppe mettere d'accordo monarchici e repubblicani, cattolici e laici, borghesi e corÈadim, imprenditori e operai e, i n u n primo tempo, anche la massoneria e perfino le comunità ebraiche, fino alle infauste leggi Tazzìaiì. E gli italiani? Dapprima subirono la violenza del regime, le squadre d'azione, il delitto Matteotti, poi finirono per accettare io stato totalitario e fa perdita di libertà in cambio dell'ordine e della sicurezza. Pian piano incominciarono a manifestare un crescente consenso, fino a una pressoché totale adesione, al punto che u n o storico di atto livello, come Renzo De Felice, ebbe a dire: "se si fossero fatte libere elezioni, con tutte te garanzie dei Paesi democratici, nel 1938 Mussolini avrebbe avuto u n consenso "bulgaro" superiore ail'80%". Esaltazione collettiva dovuta alia propaganda capillare e ossessiva del regime? Anche, ma non solo. Le grandi opere pubbliche, dalla straordinaria bonìfica deffAgro-Pontino all'acquedotto pugliese, dalle ferrovie alte prime autostrade, sicuramente contribuirono a l consenso. Ma anche te realizzazioni sociali, come l'Istituto delia Previdenza Sociale, fa lotta contro la tubercolosi, autentico flagello per te classi più disagiate, flNAlL con la protezione dagli infortuni sui lavoro, giocarono un ruolo di primo piano nell'adesione al regime. E ancora, l'ONMI — Opera Nazionale per la Maternità e l'infanzia — che tutelava te categorie meno abbienti e le ragazze madri che, prima di allora, ricevevano aiuti e protezione soltanto dagli istituti religiosi. Un grande impatto ebbe anche la Carta del Lavoro, riforma che non aveva precedenti in Europa, così come te colente marine e montane che permetteranno a i bambini poveri di godere delle gioie della villeggiatura, dapprima riservate soltanto alfe famiglie facoltose. Anche la legge sulla tutela dei beni culturali, fino a d allora lasciati allo sbando, nacque in quel periodo e così pure TENPA - Ente Nazionale per la protezione degli animali - e, passando all'effimero, anche il concorso di Miss Italia è datato 1939. in sintesi, gii italiani non si fasciarono solo affascinare dalla retorica dei fascismo, ma guardavano anche aite realizzazioni concrete. 13 Le cause occulte delia seconda guerra mondiale Certamente Mussolini era un personaggio che sapeva parlare al popolo, soprattutto perché il figlio del fabbro d i Predappio era il primo capo del governo che proveniva realmente dal popolo. Era i n particolare sui giovani che si appuntava l'attenzione del dittatore e i giovani aderirono in massa, eleggendo il Duce a "Princeps J u v e n t u s . Egli esaltava la giovinezza, il coraggio, l a competizione, promuoveva l o sport e, nello sport, l'Italia degli anni Trenta ebbe successi straordinari, culminati nella duplice vittoria a i Campionati del Mondo di calcio nel 1934 e nel 1938, inframmezzati dalla vittoria olimpica del 1936. Nel 1938, a Parigi, s i registrò u n singolare episodio. S i giocava l a partita Italia-Francia e, avendo entrambe te squadre l a maglia azzurra, l'Italia dovette cambiare casacca. Così, la Nazionale si presentò in camicia nera, con tanto d i Fascio Littorio ben evidente sul petto. Fu accolta da una valanga d i fischi d a parte dei francesi, quando i calciatori sì rivolsero al pubblico con il saluto romano. M a a fischiare non erano soltanto i francesi, vi erano anche molti italiani esuli antifascisti. L'Italia vinse tre a uno, dominando la partita e alla fine il pubblico francese applaudì, a fischiare rimasero soltanto gli italiani... Ma n o n era solo calcio. L'Italia trionfava a l Tour d e France c o n Gino Battali, vìnceva nell'atletica, nel pugilato c o n Primo Camera, unico campione del mondo italiano nei pesi massimi, vinceva anche nell'ippica, p e r n o n parlare dell'automobilismo, c o n il leggendario Tazio Nuvolari. L'entusiasmo per i l regime coinvolse anche i l sesso femminile e questo può sembrare un paradosso, all'interno di u n sistema altamente maschilista come quello fascista. I fasci femminili, le giovani italiane, i saggi di ginnastica assieme a i maschi, facevano sentire te ragazze protagoniste di un'epoca nuova. Alte Olimpiadi d i s e r t i n o del 1936 l a bolognese Ondina Valla vinse l a medaglia d'oro, prima e unica italiana, nell'atletica leggera, superando le americane super-vitaminizzate e le prorompentì ragazzone tedesche. E l'Italia, bisogna ricordarlo, arrivò seconda assoluta atte Olimpiadi di Los Angeles. Ma anche nella cultura primeggiava questa Italia a l femminile. Proprio durante il ventennio, Grazia Detedda vinse i l Premio Nobel per la tetteratura, prima e unica donna italiana. La letteratura italiana annoverava anche l a poetessa A d a Negri che, scrivendo al Duce, si firmava "la fedelissima di ora e di sempre". Si è sempre detto che il fascismo non avesse una cattura propria e questo è vero, o meglio, aveva una cultura piuttosto rozza, la cultura detrazione e del dinamismo, ma è anche vero che furono le varie culture a d aderire a l fascismo, c o m e a d esempio il Futurismo d i Marinetti, così come l'Accademia dei Lìncei, il Gotha della cultura Milana, poteva vantare la presenza di personaggi straordinari: letterati come D'Annunzio e Pirandello (altro Premio Nobel per la tetteratura), filosofi come Croce e Gentile, musicisti come Mascagni e Pizzetii, senza contare Giacomo Puccini che pure aveva aderito al fascismo e aveva composto l'inno a Roma, su versi di Virgilio (poi dimenticato nel dopoguerra p e r l a sua connotazione polìtica). E che dire di uno scienziato planetario come Guglielmo Marconi? Insomma, un autentico concentrato di cervelli come Tifala non avrà più in seguito. Ma era il richiamo all'antica grandezza che più affascinava i giovani. E così i l culto della Romanità, trasmesso a Mussolini, ironia della sorte, dafebrea Margherita Sarfaiii. Si rispolverava l'orgoglio d i essere italiani, i l senso d i appartenenza a una Nazione con u n grande passato e u n radioso futuro. U n i t e l a vincente, dunque, ammirate e rispettata net mondo e non più una nazione di emigranti e d i mandolinisti. Scriveva mio zio dall'America che, dopo il trionfo con il Nastro Azzurro del transatlantico Rex, te navi Italiane entravano trionfanti nel porto 41 N e w York t r a uno sventolio d i bandiere 14 Le cause occulte della seconda guerra mondiafe tricolori, mentre, anni prima, i bastimenti carichi d i emigranti dovevano aspettare giorni interi prima che i rimorchiatori s i degnassero d i andare a prenderli p e r portarli i n porto. L'avallo a questa Italia vincente degli anni Trenta lo darà addirittura Winston Churchill che, proprio allora, scriveva: "Mussolini ha ridato a f Italia dignità, orgoglio e sicurezza, ha creato lo stato sociale più avanzato d'Europa. Se fossi itatìano, non potrei n o n essere fascista". Così si spiega l'adesione degli italiani alte due guerre fasciste. Alla Guerra di Spagna l'adesione viene addirittura dalle stanze vaticane, mentre per la Guerra d'Etiopia il consenso fu ancora più massiccio. Si registrarono addirittura u n milione e mezzo di richieste di volontari, dai dodici agii ottantanni! Tra gli aderenti, due n o m i insospettabili: i l filosofo Benedetto Croce, antifascista doc, e il comunista Palmiro Togliatti che i n una lettera si rivolgeva ai "compagni te camicia nera". L'ascesa: Siamo nel cuore degli anni Trenta, gii anni decisivi per la storia detfumanità. Essi vedono l'ascesa vertiginosa dei regimi totafiteri, accompagnata rial consenso sempre più crescente del popolo e dal divenire sempre più fievole delle opposizioni interne.. Torniamo all'inizio: fu damerò soltanto Hitler il responsabile della i l Guerra Mondiale? Gii storici dei dopoguerra furono concordi s u questo. F u uno storico inglese, Alan Percival Taylor, nel 1961, a mettere i n dubbio per primo questa affermazione, ricercando altre cause. Poi vennero altri storici, cosiddetti revisionisti, d a Nolte, Milza, fino a Irving. Ma più stupefacente è l'a#ermazione d i u n noto storico italiano, sicuramente non revisionista, anzi potremmo dire, di regime, Pietro Melograni, i l quale afferma: "Hitler, quando attaccò l a Polonia, non voleva scatenare l a guerra mondiale, voleva sì restituire alta Germania u n ruoto di grande potenza, m a riteneva che gli bastasse giocare d'astuzia, combattere alcune guerre-lampo <Blftz-Krieg), rigorosamente drooscritìe, e nessuna velleità di conquistare il mondo intero, come f immaginario collettivo continua a ripetere". Così, fa guerra mondiate da lui iniziata, m a non desiderata, lo portò alla rovina, vediamo allora il Perché di quanto accaduto. Ancora u n volta, dobbiamo prendere c o m e punto di riferimento la Gran Bretagna e scoprire che cosa stava accadendo ai suo interno. Fermenti autonomistici si registravano in quegli anni in Scozia. Noi sappiamo ben poco d i quella regione, a l d i là d i unarivalitàquasi sportiva e goliardica. In realtà, tra Scozia e Inghilterra, v i furono settecento anni dì lotte cruente. La Scozia venne f o l t a m e n t e incorporata sotto la Corona britannica. Maria Stuarda, regina di Scozia, venne decapitata dalla cugina Elisabetta inoltre, vi furono lotte religiose tra cattolici e anglicani. Con la cosiddetta Guerra delie patate, i dominatori inglesi presero per fame gli scozzesi. Gli scozzesi non hanno dimenticato. La tenga manus dì Hitler fomenta il desiderio di indipendenza d i questo popolo indomabile. Ancora più drammatica la situazione in Irlanda, dove il contrasto religioso era ancora più evidente. Bisogna ricordare c h e l'Inghilterra h a occupato l'Irlanda fin dal 1171 e che l'Irlanda ha ottenuto la sua totale indipendenza solo nel 1937. Si tratta della più lunga occupazione defla storia europeal In mezzo, rivolte, repressioni e sangue, tanto sangue sparso. L'Inghilterra cotonizzò letteralmenteTlrianda, ne sconvolse la struttura economica, affamando la popolazione e costringendola a u n a emigrazione d i massa verso gli Stati Uniti, prefigurando metodi ben più crude! applicati da Stalin nei confronti del popolo ucraino. L'ultima rivolta irlandese risale a i 1916, rivolta amora u n a volta repressa nel sangue dagli inglesi, con fucilazioni e impiccagioni. Collins e D e Valera saranno gli eroi di questa nazione orgogliosa e sfortunata. L a Germani nazista soffia sul fuoco, servendosi d i una propaganda 15 Le cause occulte delta seconda guerra mondiale capillare ed efficace e sfrutta anche fa cinematografia, producendo un film, "La mia vita per l'Irlanda", che rievoca appunto quella rivolta e c h e verrà proiettato anche in Italia. 11 regime hitieriano, dopo che la Gran Bretagna chiuse ìa porta all'alleanza anglo-tedesca, diventa un pericolo mortale per t'impero britannico che rischia addirittura di essere scardinato dall'interno. Una lacuna delta storiografia relativa aita i l Guerra Mondiate, è quella d i avere una visione eurocentrica deUa storia, tutto cioè fa perno attorno all'Europa. È vero che l a guerra nasce in Europa, ma a contribuire alla sua esplosione furono, indirettamente, nazioni extra-europee, un'affermazione che può sembrare paradossale, se n o n addirittura provocatoria, iniziamo dal Vicino Oriente: in Libano, allora protettorato francese, nasce un movimento che si ispira direttamente alle nuove ideologie europee. A capo di questo, l a famiglia Gemayei, cristiano-maronita, a stretto contatto con il Vaticano. Decisamente anti-francese e antibritannica, fonda "La Falange", un nome dietro a l quale n o n s i nasconde neppure la derivazione franchista e fascista. Molti indipendentisti sorgono anche in Tunisia, dove è presente u n a folta colonia italiana. Inoltre, è a stretto contatto con la Libia, governata d a Italo Balbo, che aveva instaurato un rapporto motto più aperto con fa popolazione araba. Evidentemente la Francia temeva if contagio, anche Perché con f ftafia era ancora vivo il contenzioso circa i l dominio di quella nazione. Nella spartizione colonialista dell'Africa settentrionale, la Tunisia avrebbe dovuto essere assegnata air Italia. Ma il presidente Ferry, approfittando deììa debolezza d e l governo italiano, diede ordine a l generale Breart dì occupare quella regione, suscitando neff'itafia frustrazioni e desiderio di riscatto. Mussoftni rispolvera le antiche riveradicaztoni, la Tunisia deve appartenere aff Italia e Biserta, la penisola che si protende verso fìtaJia, è una pistola puntata verso il nostro Paese. 11 linguaggio roboante dei Duce fa presa sulla coionia italiana te quella terra africana c h e l a Francia ha usurpato affttafa. Ancora più significativo quanto avveniva in Egitto, dove si registravano veri e propri complotti antìbrìtannici, stroncati duramente con arresti indiscriminati. Tra gli arrestati, un giovane ufficiale, fervente devoto musulmano-, personaggio ascetico, di grande caratura morale e che in seguito diventerà famoso in tutto il mondo. Egli si trovava in carcere, quando le truppe dell'Asse avanzavano verso Alessandria e motte signore della comunità italiana, m a anche egiziane e musulmane, preparavano le coccarde tricolori da appendere sul petto dei soldati italiani che sarebbero stati accolti c o m e liberatori. Questo ufficiale si chiamava Abdel Et Sadat, futuro Rais d'Egitto, artefice del processo di pace con Israele assieme a Begin, con il quale diverrà Premio Nobel negli anni Settanta. Fermenti di rivolta anche nel Sudan che allora si chiamava anglo-egiziano. A Kharioum ci fu una spietata repressione, con moke vittime. In Sudan, dettaglio non marginale, vi erano giacimenti petroliferi. L'avanzata delle truppe itafo-tedesche verrà poi fermata a Et Alamein. N o n meno inquietante quanto avveniva i n Palestina, allora mandato britannico. Qui la rivolta araba aveva un duplice bersaglio; gli occupanti inglesi e le comunità ebraiche, alle quali l'Editto di Balfour aveva consentito d i insediarsi in quei territorio. Logica e prevedibile t'influenza nazista. Hitler, nel suo furore antisemita, coglieva l'occasione per estendere la sua ingerenza e per sollevare le popolazioni arabe. Giunse così i n Europa il Gran Muftì di Gerusalemme, con tappe d'obbligo a Roma e a Berlino, dove viene accolto come un sovrano. L'alleanza porterà atta formazione della "Arabiscbe Deutsche Abtellung", corpo misto arabo-tedesco che combatterà anche in Sicilia, rievocato nel recente romanzo "Le uova del drago", detto scrittore Buttafuoco, tt Gran Muftì aveva un nipote, al quale era 16 Le cause occulte della seconda guerra mondiale particolarmente affezionato e che diventerà famoso con il nome di Yasser Arafat. Dopo la guerra, il Gran Muftì sarà denunciato per crimini di guerra, ma non arriverà mai a Norimberga, verosimilmente protetto per ragioni politiche e strategiche. Sulla situazione palestinese si inserisce anche l'Italia. Dalle carte dei servizi segreti britannici e dall'Università ebraica sono emersi documenti che attestano un continuo flusso di denaro al Gran Muftì Husseini, tramite il Console De Angelis e il Sottosegretario agli Esteri Suvich. Lo scopo era quello di preparare un vero e proprio piano di destabilizzazione di tutto il Medio Oriente, dalla Palestina alla Giordania, alla Siria, all'Egitto e al Sudan. Questa notevole influenza dell'Italia in settori così caldi ed esplosivi, nonché il notevole prestigio di cui godeva Mussolini nel mondo islamico, non potevano non preoccupare Sua Maestà Britannica, che cominciava a vedere nell'Italia un nemico pericoloso. Rivolte anche in India. Un giornalista svizzero riesce a filmare la scena per le strade di Bombay, con scontri sanguinosi. La repressione è come al solito spietata: arresti, processi e impiccagioni pubbliche. È l'epoca del Mahatma Gandhi, odiato e disprezzato dagli inglesi. Gandhi viene in Europa e trova l'appoggio delle dittature. Hitler lo accoglie con una certa freddezza, definendolo un fachiro seminudo, Mussolini lo riceve invece con tutti gli onori e organizza per lui, circostanza unica, un concerto a Villa Torlonia. Parlando di lui, dirà: "Non è solo un grande idealista, ma è anche un genio e un santo". Congedandosi, il Mahatma Gandhi dice a Mussolini: "Il mondo ha bisogno di uomini come voi". Ben diversa l'opinione di Churchill che, del grande leader, dirà, riferendosi ai suoi digiuni: "Se quel selvaggio ha deciso di crepare, lasciatelo libero di farlo". Anche il Sudafrica dà segni di insofferenza. Tra gli Afrikaans, eredi degli antichi boeri, e gli inglesi sopravvivono vecchi rancori. Nella guerra anglo-boera, gli inglesi usarono metodi brutali, non degni di uno stato democratico, perseguitando i civili, lasciandoli morire di stenti e di fame nei campi di raccolta. Persero la vita decine di migliaia di civili, vecchi, donne e bambini, in quelli che erano veri e propri campi di sterminio. Parlando con i discendenti dei boeri, è sorprendente ascoltare che un genitore non darebbe mai la figlia in sposa a un inglese. Gli Afrikaaner, razza olandese, non dimenticano. Allo scoppio del conflitto, il Sudafrica rifiuterà di entrare in guerra con la Germania. Poi, tra minacce, lusinghe e promesse di autonomia, riuscì ad arruolare gli Afrikaaner, che verranno mandati allo sbaraglio e sacrificati contro le forze dell'Asse, in Africa settentrionale. Perfino nell'Africa nera si respirava simpatia per l'Italia e per la Germania. Viene in Italia Sengor, il futuro presidente del Senegal liberato dal colonialismo, uno dei pochi leaders illuminati del continente africano che si dimostra entusiasta delle organizzazioni giovanili fasciste, affermando e auspicando anche per il suo Paese la formazione di "balilla africani". Giunge in Italia anche un principe saudita, ma non abbiamo documentazione relativa al contenuto dei colloqui, ma credo sufficiente ricordare che, proprio negli anni Trenta, erano stati scoperti in Arabia Saudita immensi giacimenti petroliferi. In compenso, di quell'incontro si ricorda un episodio piuttosto piccante che ebbe per protagonista Ettore Muti, il segretario del Partito Fascista. Il Principe, che aveva gusti particolari, tentò un approccio moto ardito e Ettore Muti lo stese con un immediato e possente cazzotto. Si rischiò l'incidente diplomatico e Mussolini chiamò il gerarca per chiarimenti. Quando Muti gli spiegò le ragioni dell'accaduto, rimase sorpreso e disse: "A me fatti del genere non sono mai capitati". Muti gli rispose: "Ma voi, Duce, non siete bello come me". Lasciando da parte l'aneddòtica, fermenti antibritannici scuotevano l'Iraq, dove era stato creato il Regno anglo-arabo di Re Feisal (molto anglo e poco arabo, poiché gli introiti del petrolio spettavano soltanto per l'1,5% all'Iraq, tutto il resto alla Gran Bretagna). Il mondo 17 Le cause occulte della seconda guerra mondiale arabo non poteva essere sordo alle sirene che provenivano dalle dittature europee. In Iran Reza-Khan fonda la dinastia dei Pahlavi e dimostra evidenti simpatie naziste. Durante la guerra, lo Scià tenterà di opporsi al passaggio di aiuti e rifornimenti all'Unione Sovietica in difficoltà, ma i bombardamenti inglesi lo ridussero alla ragione. Rischiava d'infiammarsi tutto il Golfo Persico, fonte energetica di tutta l'economia capitalista. L'immenso Impero britannico poteva implodere dall'interno, con il possibile tracollo sotto la spinta delle nuove ideologie che promettevano un nuovo ordine mondiale. E allora, "Germany first!", la Germania prima di tutto doveva essere abbattuta. Il grido riecheggia, il "Delenda Chartago" dell'epoca romana, Roma e Cartagine, uno dei due doveva morire. Non era la libertà contro la tirannide la ragione del conflitto che si andava profilando, come la vulgata postbellica ha imposto al circuito mediatico, ma era in gioco l'egemonia mondiale. All'orizzonte, uno scontro titanico, non tanto sotto il profilo politico, quanto sul versante economico. Da una parte le potenze super capitalistiche e imperialiste, dall'altra le nazioni emergenti, Germania e Italia. In altre parole, si trattava di spartirsi le riserve energetiche e le ricchezze del mondo. In tutto questo le ideologie c'entravano ben poco. È così che si spiegano le alleanze anomale, Germania e Unione Sovietica prima, Gran Bretagna e Unione Sovietica poi. Quest'ultima rimarrà nell'ombra, non Perché non fosse interessata alla guerra, ma Perché la riteneva prematura. Ma, come si evince dai documenti emersi dagli archivi sovietici dopo la caduta del comunismo, l'URSS aspettava che le forze in campo si dissanguassero, per poi intervenire e ottenere una facile vittoria. L'attacco preventivo della Germania, nel 1941, cambierà la situazione. All'Unione Sovietica non riuscirà il piano di aggredire alle spalle una nazione morente, come aveva fatto con la sfortunata Polonia. Questo era dunque lo scenario in quei "ruggenti anni Trenta". Forse qualcuno ricorderà le mappe che venivano pubblicate in Italia e che riguardavano la distribuzione delle ricchezze nel mondo. Le mappe colorate erano dominate da un'immensa massa rosa, riferita ai possedimenti britannici, una più piccola, ma ugualmente rilevante, colorata di blu, riferita a quelli francesi, poi altre piccole chiazze di colore per le nazioni minori, Belgio, Olanda, Spagna, Portogallo. Per Germania e Italia, nulla o quasi. Mussolini, con la consueta ed efficace retorica, in cui era maestro, proclamava la lotta dei paesi poveri contro quelli ricchi, le cosiddette demoplutocrazie contro le nazioni giovani, "il sangue contro l'oro", come diceva una canzonetta propagandistica dell'epoca. Le prime, che nulla volevano cedere, le altre che ambivano a entrare nell'Olimpo dei grandi. Intanto, le ideologie totalitarie contagiavano l'Europa intera e non solo l'Europa. In Romania nascono le "Guardie di Ferro" di Codreanu. Nei Paesi Baltici le "Croci Frecciate", le "Camice Verdi" nelle Fiandre. Tutte cercavano di imitare, anche nelle divise, la simbologie nazista e fascista. Ma anche nei Paesi democratici sorgono movimenti ispirati alle dittature germanica e italiana. In Francia Bucard e Lavai, nonché personaggi della cultura, come il grande poeta Brasillach, poi fucilato per alto tradimento nel 1945. Oltre che in Norvegia, anche nella democratica Svezia non si nascondono simpatie per i nazisti. Recenti scoperte hanno evidenziato rapporti segreti e anche aiuti con la fornitura di materie prime alla Germania. Purtroppo, date Germania venivano anche importate le iniziative più spregevoli, come la soppressione degli handicappati, ritenuti improduttivi. 18 Le cause occulte delia seconda guerra mondiate Contro questa crescita esponenziale dei consenso ai nazismo e ai fascismo entrano i n scena altre forze occulte che condizioneranno anch'esse il corno della storia^ La massoneria: è una sorta di oggetto misterioso che ha radici antiche, m a che conserva ancora ombre non del tutto svelate. Quel che è certo è la sua straordinaria influenza nel riuscire a posizionare i suoi uomini ai vertici del potere mondiale, attraverso una ragnatela di collegamenti con le classi più elevate delle nazioni di tutto i l mondo. La massoneria dapprima strizza l'occhio a l fascismo, poi virerà invece verso gli stati democratici. Le comunità ebraiche: non esisteva ancora lo Stato d'Israele, tuttavia esisteva un potere sovranazionale che coordinava le varie comunità sparse e che faceva capo ai Consiglio dei Saggi di Sion. Non c'era uno stato ebraico, ma già in Palestina sventolavano bandiere con fa Stoffa d i David e, alla Conferenza di Parigi, erano presenti Herzf e Weizman c h e teorizzavano l a fondazione di un nuovo stato in Palestina. La classe dirigente ebraica deteneva un grande potere economico in Europa e negli Stati Uniti. Le banche, le industrie, i commerci e, soprattutto, J'alta finanza erano in gran parìe in mano a d ebrei e, attraverso una fitta rete di collegamenti, costituivano una vera e propria centrale del potere economico mondiate. Questo potere economico era inscritto nel sistema capialistico e finiva per saldarsi con esso. La persecuzione antiebraica scatenata d a Hitler coinvolgeva pertanto tatto il sistema e ne minava le basi dall'interno. L a propaganda nazista panerà di complotto giudaico massonico e 1a dichiarazione di guerra afta Germania da parte del Consiglio Superiore Sionista fornirà a Hitler il pretesto e f a l b i per la deportazione e la chiusura nei campi di concentramento degli ebrei di tutta Europa. Di conseguenza, i l grande potere economico ebraico spingerà te potenze occidentali verso la guerra, e guerra doveva essere subita, senza attendere oltre e prima che fosse troppo tardi. La Chiesa: altro campo minato! Il Vaticano cercò i n tutti i modi d i mantenersi a l d i sopra delle parti, condannando apertamente tutte le dittature, ma individuando un nemico con il quale era impossibite venire a patti "per la sua dottrina intrinsecamente perversa", per fa sua professione di ateismo e per le feroci persecuzioni anticristiane messe in atto. Era, quindi l'Unione Sovietica, vista c o m e u n a sorta d i Anticristo, il vero nemico della Chiesa e questo spiega la maggiore condiscendenza verso le dittature fascista e nazista. Tra i l Vaticano e l'Ebraismo, è inutile nasconderlo, per duemila anni non è mai corso buon sangue: l'accusa diDeicidio, la crocifissione di Gesù voluta dai Sinedrio ebraico, più che dal tribunale di Ponzio Pilato, le preghiere dei Cristiani per la conversione dei "perfidi Ebrei", avevano scavato un solco incolmabile tra le due religioni. Ma anche il Talmud, non meno che netta liturgia cristiana,aveva parole di fuoco: Gesù traditore della causa d'Israele, la giusta crocifissione, il diritto di esercitare t'usura contro i non ebrei, il non condannare f inganno se eseguito contro i cristiani, l e Pasque d i sangue e via dicendo, erano testimonianze d i u n sordo rancore, per non dire odio, che pareva inestinguibile. Chiesa e d Ebraismo non si amavano, tuttavia è da rigettare l'accusa d i Papa nazista, formulata da una parte delle comunità ebraiche, i n quanto il Vaticano, e anche Tfialia, nonostante le famigerate leggi razziali, salvarono più ebrei di quanto non abbiano fatto le altre nazioni europee, ti Vaticano poi, attraverso l'Operazione 19 Le cause occulte della seconda guerra mondiate Odessa, favorì l'espatrio d i personaggi compromessi c o n i l nazismo, m a eia era compatibile con f ottica cristiana che, dapprima, vedeva gli ebrei c o m e perseguitati d a difendere e irr quella stessa immagine, successivamente, gli sconfitti, anch'essi bisognosi di protezione. In quel turbinoso e ancora sanguinoso dopoguerra era difficile stabilire s e tra 1 fuggiaschi v i fossero anche pericolosi criminali d i guerra. In quegli anni Trenta, inoltre, i contrasti t r a la Chiesa cattolica romana e le chiese riformiste degli Stati Uniti erano notevoli. Negli USA, infatti, era dominante l a presenza dei WA.S.P. (White-Anglo-Sasson-Protestant}, con evidente disprezzo per i cattolici. Ancora più tesi erano i rapporti tra Roma e la Chiesa anglicana. U n progetto presentato alla Camera dei Lord (alla formulazione del quale pare non fosse estraneo neppure Winston Churchill) conteneva il piano d i radere al suolo fa Città del Vaticano, compresa fa Cappella Sistina! Vengono i brividi al pensiero che l'odio verso i "Papisti* (così a Londra venivano chiamati i Cattolici) avrebbe potuto portare aHa perdita del più grande monumento che il genere umano abbia potuto concepire. Questo aggrovigliato intreccio di interessi finì per spingere i l mondo verso fa guerraAi grande tavolo verde della storia, le carte in m a n o le avevano sempre avute t e grandi potenze capitaliste e colonialiste. Ora, Germania e Italia sparigliavano le carte, entrando con effetto dirompente nel grande e turbolento "Casinò defla storia ', rischiando di sconvolgere i non più solidi equilibri mondiali. 1 1934 - 1 parte In quell'anno accadono due fatti importanti, del tutto trascurati daffa storia ufficiale e da poco venuti alla luce. Sono due fatti fondamentali per capire gli avvenimenti che avverranno in seguito. Il primo sì riferisce al fatto che un cardinale d i Santa Romana Chiesa si imbarca verso i l Sudamerica. Durante il viaggio via mare fa nave con fatto prefato a bordo fa una sosta all'isola d i Gran Canaria, territorio spagnolo, per consacrare l a patrona dei?isola. Si ferma per qualche giorno a Las Palmas, la capitale, presso f Arcivescovado. Ma, a qualche centinaio di metri, h a sede il comando del Generale Franco, il futuro Caudillo, qui mandato per tenerlo lontano dal centro dei potere a Madrid. N o n sappiamo, o non si è voluto far sapere, se abbia avuto luogo u n incontro tra i due personaggi. È il c a s o d i ricordare che, nel 1933, era salito a l potere Adolf Hffler e che, nel 1938, esploderà la Guerra di Spagna. D a ricerche da me espletate durante un recente soggiorno alle isole Canarie, giunge la conferma d i queff incontro e non è fantapolìtica supporre che, direttamente o indirettamente, il Vaticano abbia dato via libera affAìzamiento del Generale Franco e alla Cruzada antibolscevica. Quei rappresentante di Santa Romana Chiesa era i l cardinale Eugenio Pacelli, poi salito al Soglio Pontificio con il nome d i Pio XII. Ma non è tutto, l i cardinale Pacelli prosegue il suo viaggio verso l'Argentina. A Buenos Aires incontra le comunità ecclesiastìche. L'incontro è fondamentale e viene interpretato anche dalle autorità postiche e dal popolo come una scelte di campo. Roma e il Vaticano sono una cosa sola e Roma vuol dire Mussolini che, in tutto i l Sudamerica, incontra u n o straordinario successo, al punto che alcuni lo paragonano a Simon Bolivar, *ei Libertador*. Sorgono movimenti ispirati a l fascismo i n tutta l'America Latina, i n Perù con Bertavides, in Uruguay con De Herrera, in Paraguay con Raphael Franco. In Cile sorge il partito di Gonzalez Von Merr, di chiara impronta naziste. A Baritoche, nel dopoguerra, si formerà una colonia di fuggiaschi nazisti, tra i quali Priebke, colui che sarà condannato a f ergastolo per la strage delle Fosse Ardeatìne. 20 Le cause occulte delta seconda guerra mondiale M a n t o , emissari tedeschi politici, diplomatici, militari, giungono in Argentina, mentre in Germania s i aggira tra le stanze del potere u n a bellissima e gtovanissima ragazza bionda, Maria Duarte che, si dice, fosse una spia nazista. Questa ragazza diventerà famosa come Evita Peron, entrando nella leggenda anche per Sa sua morte prematura. Peron, il marito di Evita, d i origini italiane, s i era formato in Italia politicamente e militarmente e non nascondeva la matrice fascista del suo modo d i governare. Non a caso, net dopoguerra, l'Argentina e il Paraguay, dove governerà a lungo 8 dittatore Strossler, daranno asilo a profughi fascisti e nazisti. Strossler, peraltro d i origine tedesca, instaurerà nel dopoguerra urv regime dittatoriale d i stampo nazista. Altrettanto ispirato a l fascismo il governo dì Getulio vargas in Brasile, con uno statuto dei lavoratori fotocopia di quello corporativo di Mussolini. Quanto succedeva i n quel periodo non poteva non mettere in allarme gli Stati che, come vedremo, entreranno ben presto nel gioco dalle parti c h e non sta interessando più solo f Europa, m a il mondo M e r o . 1 9 3 4 - i l parte Il secondo fatto è emerso da studi recentissimi, analizzando i dossier segreti dell'ex Unione Sovietica. Ebbene, nel 1934, fri Polonia, è al potere il maresciallo Piidsuski che impone un regime autoritario, con qualche simpatia per la Germania, particolarmente sotto il profilo culturale. La Polonia è uno stato emergente e ha p a n d i ambizioni, ma si trova quasi schiacciata da due giganti, l a Germania a ovest e l'Unione Sovietica a est. E così il maresciallo siringe u n patio di amicizia polacco-tedesco che avrebbe salvaguardato la pace a occidente e sancito un'alleanza anti-sGvtetica, Inoltre sono venuti alla luce patti segreti f r a l e due nazioni, in virtù dei quali si promuovevano azioni destabilizzanti nel Caucaso, dove gli stati d i quella regione, Georgia, Azerbaijan, Armenia, Cecenia, mostravano segni d'insofferenza verso i l regime oppressivo sovietico. Documenti davvero sconvolgenti c h e dimostrano come te quei 1934 Hitler era ancora propenso a cercare un compromesso su quello che sarà il nodo centrale dello scontro tedesco-polacco s u Danzica e c h e porterà allo scoppio delia i l Guerra Mondiale. In quel 1934, quindi, si potevano gettare te basi per una pace duratura? Ma nel 1935 Pildesuski muore in circostanze misteriose, prevalgono l e forze poiMche ani-tedesche, l a pace s i allontana e l'Europa corre a precipizio verso la guerra. Ma cosa e'era e chi c'era dietro quella morte e il fallimento d i quell'alleanza? È sin troppo facile pensare alte due grandi potenze occidentali, Francia e Gran Bretagna, che vedevano i n quell'alleanza un punto a favore d i quella odiata Germania, di cui non volevano la rinascita. E si fa anche il nome del tessitore di questa strategia, CampbeB, un maestro dell'intrigo e del sovvertimento delle alleanze. Net 1 9 4 1 , infatti, con u n ben costruito complotto, staccherà la Jugoslavia dal patto tripartito con Germania e Italia, spostandola net campo opposto e costringendo Hftter e Mussolini a intervenire nella penisola balcanica per colmare quella voragine che si era aperta nel fronte sud defEuropa. Questi documenti ci dicono, quindi, che l a guerra era ancora evitabile in quegli irtóimenticafoili, irripetibili e drammatici anni Trenta? Ai posteri l'ardua sentenza, chiedendo scusa ad Alessandro Manzoni. Gli aati Uniti: Sono entrati in guerra nei 1941. teniamoci stretti i l santino che ci siamo creati nel dopoguerra circa l a lotta della democrazia americana contro la tirannide e rendiamo onore a i ragazzi 21 Le cause occulte della seconda guerra mondiate americani che sono morti combattendo sulla nostra terra, N o n è in discussione la nostra amicizia c o n quella grande nazione, m a io scenario c h e s i presentava i n quegli armi era molto diverso e diversa è la verità storica. Quali erano allora le ragioni vere per le quali gli Stati Uniti sono entrati in guerra? Gli USA erano già saliti ai vertici tieHa storia dopo l a vittoria nella 1 Guerra Mondiale, mancava il salto di qualità. Già negli anni Venti v i era u n progetto di egemonia mondiale americana e Theodor Roosveli aveva parlato d i u n destino s u i due oceani, Pacifico e Atlantico. Ma sul Pacifico i l Giappone avanzava pretese egemoniche e la sua industria bellica aumentava in modo impressionante. Lo scontro era inevitabile. Dall'altro versante la potente espansione economica tedesca minacciava i mercati. Ancora una volta, l'economia trainava i l carro detta storia. Due ragioni sufficienti per entrare in guerra, una guerra epocale che avrebbe sconvolto gli equilibri mondiali Una terza ragione era l'America Latina. Gli Stati Uniti, per così dire, tenevano alla cavezza il Sudamerica che, a sua volta, non aveva soltanto una sudditanza psicologica, m a anche una dipendenza economica nei riguardi dal colosso nordamericano. Questo diffondersi deH'ideologia fascista nel continente americano era vista come u n a sorta di ribellione allo strapotere statunitense, incominciarono cosi le intimidazioni, i ricatti e soprattutto gli embarghi per condizionare gli orientamenti politka dei vari governi. Cercarono di trascinare il Sudamerica nella guerra, ma vi riuscirono solo c o n i l Brasile n e l 1942, costringendo Vargas a mandare i suoi soldati in Europa. 1 brasiliani saranno gettati anch'essi nella mischia, pagando u n grande tributo di sangue anche suite nostre montagne dell'Appennino, per la grandezza degli Stati UnttL M a essi avevano anche una quarta ragione per entrare i n guerra, una ragione occulta che può anche sembrare paradossale, i l nemico non era soltanto i l ribollente calderone sudamericano, ma anche il suo stesso alleato britannico. Gli Stati Uniti, questa nazione imperialiste senza impero (perché l'impero lo aveva già a i s u o internoi) non aveva mai dimenticato di essere state una colonia deffirnpero britannico e di avergli combattuto contro per liberarsi del suo domìnio. Pertanto, odiava il colonialismo, intervenendo a fianco della Gran Bretagna avrebbe inciso in modo determinante sulle sorti della guerra, imponendo poi la decolonfezazione e io sfaldamento deffimmenso impero britannico. Tutto ciò, naturalmente, inalberando lo stendardo della libertà dei popoli, ma al tempo stesso sostituendosi nel contralto economico delle nazioni liberate. Come sono impervie, contorte e imprevedibili le strade della storia! Il Giappone: il Giappone era stato invitato a l a Conferenza di Parigi dei 1919, m a veniva sistematicamente ignorato e spesso sbeffeggiato dalle grandi potenze. Clemenceau, in una riunione ufficiate, disse a d alta voce, facendosi bene udire d a tutti, "e pensare che al mondo ci sono donne belle e bionde e noi siamo qui a perdere tempo con questi giapponesi che sono così bruttiP. 11 tutto, ovviamente, t r a te risate generali; e pensare che il rappresentante del Giappone, Principe Sajani, era innamorato della cultura occidentale, soprattutto francese e diceva che, prima di addormentarsi, leggeva Voltaire, Verlaine e Rousseau? Per contro, l'arroganza di Francia e Gran Bretagna, alte quali si associarono subito gii Stati Uniti, arrivò a l punto di mettere i n dubbio l'uguaglianza razziate c o n i popoli asiatici, in particolare con quello giapponese. Gli americani nutrivano un vero e proprio disprezzo verso l'impero del Sci Levante, non riconoscendo i valori d i quella antichissima e raffinata civiltà. Hitler riteneva gli ebrei degli Untermenschen, dei sottouomini, gli americani, nel loro odio giapponese, discutevano addirittura se sì potesse riconoscere a quel popolo ... la natura 22 Le cause occulte defla seconda guerra mondiale umana! E così come i nazisti riconoscevano inferiorità delta razza ebraica dai tratti somatici (la fronte, il naso adunco, la miopia), altrettanto gli americani ravvisavano l a diversa natura dei giapponesi nella bassa statura, negli occhi a mandorla, nella rima palpebrale stretta. Insomma, gli "sporchi musi gialli" dei film del dopoguerra. Tutto ciò, oggi, c i fa sorprendere e indignare, m a è doveroso ricordare che l'America degli anni Trenta non era proprio un modello d i giustìzia e d i uguaglianza, come l'immaginario collettivo continua a trasmetterci. £ra sì il Paese detta libertà, m a era anche quello del K u Ktax Klan, delle croci di fuoco, dei neri linciati senza processo, degli italiani come Sacco e Vanzetti, condannati solo perché erano italiani e quindi sovversivi e colpevoli. Non dobbiamo dimenticare che il processo a Rosa Parks, la donna di colore che rifiutò in autobus di cedere il posto a un bianco, è del 1S54! Nessun paragone, ovviamente, con la Germania nazista, m a i a decisione d i F. D. Roosvelt di abbattere sia ia Germania che i l Giappone n o n scaturiva dai suoi principi democratici. Egli non era affatto quell'ingenuo e sprovveduto idealista c h e la vulgata storica ci ha proposto. Sapeva benissimo che la Russia sovietica era quella dell'arcipelago Gulag, ove morivano milioni d i persone. La prova ci viene dalla certezza che tutti i rapporti inviati dagli emissari politici, diplomatici e militari, contenenti notìzie terrificanti s u quanto avveniva, venivano regolarmente secretati. L a tirannide sovietica, negli anni Trenta, era molto più feroce d i quella nazista. Solowsky, f isola degli orrori e della morte, precede di circa ventanni Auschwitz e Buchenwald, m a l a dittatura sovietica allora non oscurava le stelle della bandiera americana, mentre quella germanica ostacolava l'espansione egemonica e d economica statunitensi, così come l'impero nipponico era un pericolo per il dominio dei mercati deff oriente, a cui gli Stati Uniti aspiravano. Roosvelt agì c o n cinismo e spregiudicatezza e la storia gli darà ragione. M a allora c'era un impedimento insuperabile, l'opinione pubblica era contraria alta guerra e annoverava personaggi di rilievo i n campo postico e diplomatico. Basti ricordare Joseph Kennedy, il padre di John e Bob, uccisi poi negli anni Sessanta, ma anche un eroe popolare come Charles Lindbergh, i l frasvolatore atlantico. Durante un mio soggiorno alte Hawai, nell'isola di Maui, mi fu indicato un luogo appartato, lontano dai grandi itinerari turistici. In un boschetto solitario e silenzioso sorgeva i n stillo di abbandono una tomba semicoperta dalle sterpaglie, senza un fiore e senza che nessun turista andasse a visitarla. Era proprio la tomba di Charles Lindbergh, l'eroe deffaria c h e doveva essere dimenticato perché contrario alla strategia di Roosvelt. M a anche parte deffa cultura americana era contraria atta guerra. Un nome s u tutti, Ezra Pound, 1 più grande poeta americano vivente che, dopo la guerra, sarà chiuso in una gabbia come un animale da circo, per poi finire in un manicomio criminale secondo il puro stile sovietico. Per indurre il popolo americano alla guerra ci voleva qualcosa di clamoroso, qualcosa che colpisse il suo orgoglio e l a sua fama d i invincibilità. E venne Pearl Harbour. L'aggressione giapponese era l'occasione buona per scatenare il conflitto. Ma fu davvero aggressione imprevista o non fu invece provocata? L'embargo sul petrolio avrebbe strangolato feconomia giapponese e Fambasciatore nipponico aveva avvertito l a Casa Bianca che, se n o n avesse tolto l'embargo verso il Giappone entro breve tempo, sarebbe stata guerra. La Casa Bianca non rispose. Andando a visitare Pearl Harbour, dopo essermi documentato sui fatti, m i vennero spontanee alcune domande. Perché la flotta era stata concentrata proprio in quel punto, molto favorevole all'attacco? Perché molto personale dirigente non e r a presente: all'attacco? Perché molti 23 Le cause occufte delia seconda guerra mondiate marinai erano i n licenza? Perché n o n era stola preventivata alcune allerta? Perché non erano attivi i sistemi di protezione? Domande c h e ancora oggi non hanno trovato risposte esaurienti. L'Italia: Entrò in guerra in virtù del Patto d'acciaio firmato a Berlino da Von Ribbentrop e Galeazzo Ciano. Il patto venne poi allargato al Giappone, formando così i l patto tripartito con la sigla Ro-Ber-To (Roma - Sedino - Tokyo). Durante u n mio viaggio in Giappone chiesi a una guida turistica ilPerché ditanta simpatia d a parte del s u o papato verso l'Italia, ritenendo scontatala risposta che ciò era dovuto aita ammirazione verso la nostra grande cultura. La guida invece m i rispose che f Italia era stata la prima nazione europea a stringere un'alleanza con una nazione asiatica, mettendole entrambe sullo stesso piano. Evidentemente erano ancora vivi i ricordi dell'umiliazione e delle derisioni subite da parte dette grandi nazioni europee alia Conferenza d i Parigi dei 1919. Chiusa questa parentesi extra-europea, più che soffermarsi sulle clausole del Patto d'acciaio, ritengo più opportuno cercare di spiegare il Perché di questo patto. Che cosa avevano in comune Italia e Germania? Apparentemente nulla, storicamente il mondo latino e quello germanico erano sempre stati divisi d a una forte conflittualità e poi l'Impero Austro-Ungarico, il Risorgimento e infine l a l Guerra Mondiale che ci aveva visti l'uno contro f altro solo venti anni prima. L'ideologia, si dirà? Ma non fu quella la ragione. Nazismo e fascismo avevano in comune solo la vocazione atta dittatura. Mussolini n o n amava l'ideologia nazista, la considerava una sorta d i religione cupa e pagana, fatta d i simboli lugubri e d esoterici, mentre egli proponeva un'ideologia solare e mediterranea, fatta di cieli azzurri e non d a brume nordiche. Ciò che li univa era invece la cosiddetta sindrome da accerchiamento. Italia e Germania, nazioni sconfitte al tavolo detta pace del 1919 (anche se l'Italia era uscita vincitrice dalla f Guerra Mondiale) temevano d i essere schiacciate, vedendo così infranta l a loro ambizione d i grandezza. La Germania, a ovest, daHa Francia (e la Gran Bretagna alle spalle) e a est dalla risorta Polonia ( e f URSS alte spatte). L'Italia aveva il Mediterraneo occidentale presidiato da Francia e Gran Bretagna; quesf ultima deteneva gtì estremi, Matta e Gibilterra, i n mezzo i porti francesi di Marsiglia e di Tolone, oltre che la Corsica. L'intervento dell'Italia nella Guerra d i Spagna aveva impedito che anche i podi spagnoli, caduti in mano ad un regime comunista, completassero f accerchiamento, considerando che la Francia, allora, era governate dalla sinistra di Leon S l u m . Sul versante orientale, l'Adriatico Italiano, con la sua costa piatta e indifendibile, era fronteggiato da Jugoslavia e Grecia, avverse all'Italia e che disponevano, specialmente fa prima, di una costa frastagliata con golfi, insenature, fiordi, molto più adatti alla difesa. L'Italia d i Mussolini rischiava quindi d i essere strangolate, prigioniera com'era proprio sul Mare Nostrum , da nazioni straniere e ostili, li Patto d'acciaio e Tailenaza con la Germani rassicuravano Hitler a sud e davano a Mussolini u n potentissimo alleato a nord. Ma vi erano anche altre ragioni che avevano convinto il Duce a quel passo che poi avrà conseguenze rovinose per il nostro Paese. innanzitutto ia stima personale di Hitler verso di lui, stima che gli aveva dimostrato in due occasioni. L a prima con l'invito a tenere un discorso a Berlino, che ottenne u n o straordinario successo, con tre milioni e mezzo di tedeschi che ascoltarono entusiasti per ore e sotto la pioggia le parole del D u c e m lìngua tedesca. Forse u n record assoluto che convinse 24 Le cause occulte defla seconda guerra mondiale Mussofei dell'assolute lealtà del papato tedesco; m a i , infatti, u n personaggio polìtico italiano aveva sollevato tanto entusiasmo in terra tedesca. 11 secondo fatto, che conquistò Mussolini, fu l a firma dei trattato con cui la Germani rinunciava al Sudtirolo, un altro attestato di amicizia incredibile, considerando che il Fùhrer riteneva irrinunciabile e pitoritaria l a n i ^ s s i o n e di tutti i territori d i lingua tedesca, l i Sudtirolo era, infatti, indubbiamente tedesco, li termine Aito Adige, inventato dal senatore Totomei, n o n è mai esistito, come non è mai esistito I toponimo Nice, inventato dai francesi per sostituire i l nome legittimo di Nizza. Da quel trattato, che sanciva i l confine del Brennero, derivava l a dolorosa odissea degli Optanti (coloro che sono partiti) e Dabreiber (coloro che sono rimasti), sacrificati da Hitler in omaggio a Mussolini. Ultimo motivo deffalleanza itato-iedesca, la convinzione che Hitler non avesse alcun interesse per if Sud-Europa, tutto proteso nei s u o Lefaensraum (lo spazio vitale) diretto verso est. Una convergenza di interessi, quindi, i n u n futuro assetto defEuropa che avrebbe visto dominante il Reìch millenario, m a anche come partner privilegiato l'Italia tutta mediterranea. Italia e Gran Bretagna: La Gran Bretagna, e i n particolare Winston Churchill, alfinizio degli anni Trenta manifestava un'aperta simpatia per fitelia fascista, peraltro ricambiata d a Mussolini che, spesso, parlava d i "cavalleria britannica*. M a poi le cose cambiarono, i Duce non s i accontenta del rispetto e deil'arnmirazione delia grande Potenza, ma vuole che fltatia stessa diventi una grande potenza, ampliando i l suo territorio i n Europa, i n Africa, i n Medio Oriente. Giunge nei nostro Paese sir Antony Eden, elegante, cotto e raffinato, m a anche presuntuoso come solo s a essere un baronetto inglese. Amante d e f Antica Roma e della cultura classica, si dice che si aggirasse tra le rovine del Palatino recitando i versi dì Orazio. Ma Eden non stimava altrettanto gii italiani contemporanei, anzi, dimostrava verso di essi un'antipatia che sconfinava nel disprezzo. C i fu un vero scontro con Mussolini, anche dal punto di viste caratteriale. il Duce non era notale, non era elegante, non era raffinato, m a schietto e anche brutale, come sanno essere solo i sanguigni figli di Romagna. Più che un incontro, fu uno scontro; si dice, m a forse è solo u n aneddoto, che Eden inctempasse i n un tappeto e che Mussolini reagisse con una sonora risata. Ciò che è certo è l'esito negativo deirincontro. Più Mussolini alzava i l tiro, più H baronetto britannico s'irrigidiva. Viene anche in Italia ti premier francese Daladrer. La piazza rumoreggia, forse sobillata dai segretario del Partito fasciste Achilie Starace: Nizza, Savoia, Corsica e ancora Tunisi, GibutL Malia, m a in verità si spara a salve, Mussolini si sarebbe accontentato di molto meno. Datadier, indispettito, se ne toma in Francia e in Parlamento proclama altezzoso: "all'Italia neanche un'oncia dei territorio francese sarà ceduta". Ormai è rottura con gU antichi alleati dell'Intesa, non più l a cavalleria britannica, m a la perfida Albione. La Francia non è più la soreiia latina, m a una sorellastra prepotente e invidiosa. La Francia amica dell'Italia? Si rilegga la storia, i l nostro Paese è sempre stato terra di conquista, si ricordino i Vespri siciliani, la disfida di Barletta, fa calata di Carlo Vili e la devastazione del nostro territorio, con i l "regalo" d a parte francese d i u n a nuova malattia, la sifilide. E ancora, le grandi fortezze del Piemonte, d a Bard a Fenestrate, a Exiiies, furono tutte costruite per difendersi dalle continue invasioni francesi. E così pure fe fortezze della Savoia, c o m e quella d i Esseillon e Regina Cristina, costruite d a Vittorio Emanuele t di Savoia. 25 Le cause occulte detta seconda guerra mondiate Nel 1700 i l Pieraante fu invaso per tre volte dai re d i Francia, con momenti gloriosi, come la famosa battaglia dell'Asstetta. E c o m e dimenticare che le valli d i Pinerolo e la Val Ghisone furono a lungo occupate dai Francesi e che Napoleone aveva addirittura annesso alla Francia finterò Piemonte? E infine, per guanto riguarda i l Risorgimento, l'aiuta francese era più in funzione antiaustriaca che fito-rtaiiana. Napoleone IH n o n voleva affatto l'unità d'Italia, nonostante le promesse alla bella contessa di Castiglione, m a la voleva divisa in tre stati, mantenendo i l dominio della d i e s a su gran parte deifitaiia centrale. L a vittoria nella seconda Guerra d'indipendenza ebbe un costo altissimo, con la cessione alla Francia di Nizza e della Savoia. La Conferenza di Parigi del 1919, con la vittoria mutilata, n o n era altro che f ultimo anello di una lunga catena di ingiustizie e di sopraffazioni. Questa rilettura della storia, peraltro n o n proprio fantasiosa, era miele per il nazionalismo imperversante e sempre più aggressivo. L a frattura con le grandi potenze, Francia e Gran Bretagna, era ormai insanabile. A Mussolini n o n restava che l'abbraccio con la potente Germania dì Hitler che, poi, risulterà fatale. Tuttavia, la Gran Bretagna tentò fino alfultimo di staccare fItalia dalla Germania, ponendole un'alternativa ineludibile, o lasciare il potente alleato, o essere abbattuto insieme a lui. E qui nasce un altro interrogativo: Perché tanta insistenza? La Gran Bretagna, detentrice d e i più grande impero d i tutti i tempi, poteva aver paura di unltaiia debole dal punto di vista militare e organizzativo, ma anche dai punto di vista caratteriale, i l "ventre molle", c o m e la definirà i n seguito Churchill? Eppure, dai rapporti dei servizi segreti britannici (ancora i n gran parte secretati; si intuiscono le ragioni di questi timori. Non s i temeva l'Italia per quello che era, m a per quello che avrebbe potuto essere. Si conoscevano le capacità creative del nostro Paese che, messe al servizio d i una fecrwfogia avanzata e di un potenziale economico e militare d i altissimo livello come quello germanico, potevano costituire un cocktail micidiale e rappresentare un ostacolo motto difficile d a superare. 1 recenti progressi nell'ambito della Marina Militare e dell'Aereonautica e i record mondiali sui mari e nei cieli non erano soltanto esternazioni delia propaganda di regime. Inoltre, l'Italia veniva vista come una scria di piromane, capace di accendere fuochi alf interno di quel mastodontico e traballante impero. Dai documenti venuti a conoscenza, si evince il fondamento di questi timori. Già molti a n n i prima si e r a tenuto u n congresso sugli armamenti a Ginevra e Italo Balbo aveva presentato un piano di ammodernamento, dilazionato del tempo, di dimensioni faraoniche, con la costruzione d i sei portaerei, c h e avrebbe fatto delflfaiìa una grande potenza, anche dai punto dì vista militare. Inutile dire che ripiano venne sub&o bocciato. inoltre, la Gran Bretagna era a conoscenza che in Italia vi erano cervelli capaci di straordinarie scoperte scientifiche che potevano essere messe a l servizio dell'industria bellica. Già negli a n n i Venti Guglielmo Marconi, nella torretta del Grand Hotel dì Montecatini, aveva fatto esperimenti che prefiguravano la scoperta d e l radar e successivamente si annunciavano ulteriori scoperte nel campo delle fetecomun«Dazioni. Allora si parlava soltanto di identificazione di oggetti a distanza. In Inghilterra non si 4ime?*tìGa¥a-ol3e4&-inactee -di Marconi, erede d i una famosa dinastia di whisky, era irlandese e la turbolenta Wanda, dopo i fatti sanguinosi di ventanni prima, era guardata con sospetto. Nei rapporti dei servizi segreti s i fa anche riferimento a un episodio misterioso, poi etichettato come leggendario che un fondamento doveva pure averlo, se suscitava tanta attenzione oltremanica. Nel bel mezzo dì una giornata dì primavera, sotto il 26 Le cause occulte detta seconda guerra mondiate sole caldo di Roma, s i bloccò totalmente il traffico della capitele, con disattivazione dei circuiti elettrici e fibrillazionre dei campi magnetici. Crueste scoperta, davvero sconvolgente, attribuita a Guglielmo Marconi, partiva dagli studi di un altro fisico, Nico Teste e, se applicato in campo bellico, avrebbe avuto conseguenze devastanti. L a scoperta venne definite "raggio della morte" e s i disse che Marconi, personaggio d i altissimo livello intellettuale, ma anche d i altrettanto livello morale, spaventato dalle terrificanti conseguenze della sua scoperte, avrebbe distrutto quelle carte. Quanto c'è di vero e quanto di fantastico? E veramente fu lui a distruggere quelle prove? Sta di fatto che fanno dopo, nel 1938, Marconi morì, portandosi dietro il suo segreto. Vera è invece fa conoscenza, da parte dei servizi segreti inglesi, della presenza a Roma, i n alcuni piccoli l o c a i dì via Panispema, di un gruppo di giovanissimi scienziati che stava ottenendo risultati strabilianti nel campo della fisica nucleare. Dirigeva il gruppo Enrico Fermi, poi premio Nobel per ia fisica, e si distingueva per te s u e iniziative u n altro giovanissimo, Ettore Majorana che, forse, era giunto a risultati ancora più sconvolgenti. Enrico Fermi, dopo un congresso, n o n tornerà più in i t e l a , sì dice, per sfuggire alla leggi razziali. La verità, come spesso succede, è molto diversa da quella che la storia ufficiate ci impone. Fermi non era ebreo, ebrea era l a moglie e Utalia d i Mussolini n o n avrebbe certo perseguitato un cervello straordinario come quello def futuro premio Nobel. Tra faftro, c'era u n noto avvocato, specializzato nell'arianizzare i cognomi ebrei, n o n c i sarebbero state difficoltà nel correggere le origini della signora Fermi. 11 personaggio in questione era il noto gerarca Farinacci che, oltretutto, aveva u n a segreteria ebrea d i nome Jote... Fermi, in realtà, fu attratto dalle sirene d'oltre Atlantico e da Londra andrà negìi Stati Uniti che gfi mettevano a disposizione moderni laboratori e n o n gli angusti focaii d i via Panispema, oltre, naturalmente, a d un'adeguata retribuzione. Ettore Majorana, un giovane siciliano introverso, ossessionato da scrupoli religiosi, u n giorno s'imbarca a Napoli per ritornare nella sua Sicilia, m a a Palermo non giungerà mai o, se vi è giunto, si è immediatamente vofatitizzato. ff mistero defla sua scomparsa n o n è ancora svelato, m a è certo che qualcuno seguiva i suoi p a s s e aveva interesse a spegnere la luce che emanava da quella mente. Ma allora, davvero lo scienziato bolognese, i l fisico romano e i l giovane ascetico siciiiano, potevano deviare i l corso della storia? Domanda inquietante e forse provocatoria. Tornando ai servizi segreti britannici, altri fatti italiani attiravano la loro attenzione, uno in particolare: in pieno fervore nazionaliste, Mussolini, in Libia, con un cerimoniale sfarzoso e spettacolare e alia presenza dei d i g n t e r religiosi Jibka, solleva la spada sacra tempestate di pietre preziose, proclamandosi il difensore defflslam, un gesto clamoroso che avrà notevole risonanza in tutto il mondo islamico. Mai u n capo cristiano dai tempi di Federico l i aveva fatto un simile gesto e proclamato in pubblico una così impegnativa promessa. Il timore di un Muro contagio in tutti I paesi ambi non era u n a semplice supposizione, i n Libia, dopo fa brutale repressione di Oraziani che aveva sollevato tanta ostilità verso gli italiani, viene nominato dal D u c e Governatore della Libia l'eroe dell'aria itelo Balbo, personaggio popolarissimo in itela, ma molto ammirato anche alf estero, soprattutto negli Stati Uniti, per la sua trasvolata atlantica in formazione. L'impresa, c o n i famosi "sorci verdi", aveva entusiasmato tutti gli americani, che gli riservarono la classica parate celebrativa a Sroadway, tra la follaplaudente e dedicandogli anche una strada a Chicago, la Balbo Street. Dopo la guerra, affi ufficiali americani vennero in Italia e si mostrarono stupiti e sconcertati, notando che l'Itela n o n aveva dedicato neppure u n a piccola terga ricordo a i grande trasvolatore atlantico, e questo tra fimbarazzo dei rappresentanti deffaeronautica italiana. Si diceva che Italo Balbo fosse stato mandato nella colonia africana Perché faceva ombra a 27 Le cause occulte della seconda guerra mondiale Mussolini, promuoveatur ut amoveatur, secondo la logica degli antichi Romani (promosso affinché se ne vada). Di lui Mussolini dirà: " è f unico che avrebbe il coraggio di spararmi u n colpo d i pistola". Ebbene, i l nuovo governatore della Libia instaura u n clima molto diverso. Regge il governo come un patriarca o c o m e u n principe rinascimentale nell'antico castello, abbellito come una reggia, m a stabilisce u n rapporto diverso con la popolazione araba, fa restaurare tutte te moschee e anche i a Medina, l'antica cittadella islamica.promuove l'amicìzia iia cristiani e musulmani e anche con gli ebrei, rifiutando le discriminazioni imposte dalie leggi razziali dell'Italia fascista, inserisce addirittura nell'entourage dei potere anche autorevoli personaggi islamici. È u n modo d i governare rivoluzionario rispetto alla mentalità coloniale d i allora. Sulla falsariga della G1L (Gioventù Italiana del Littorio) fonda la GAL (Gioventù Araba del Littorio). Nonostante lo scetticismo di Mussolini, l'iniziativa ottiene u n grande successo, i giovani libici vestono con entusiasmo la camicia nera e la divisa da balilla, fanno il saluto romano e cantano "giovinezza". Ma Salbo non si accontenta, vola a Roma e presenta al Duce u n progetto per quei tempi sconvolgente, concedere a tutti t \Mci la cittadinanza italiana c o n parità d i diritti. Per Sua Maestà britannica, qualcosa di incredibile, ma conturbante anche per i vicini francesi della Tunisia. Un giornalista francese descriveva Tripoli come una capitale elegante, accogliente, moderna, con u n bel lungomare che, non molti anni prima, era simile a u n a strada polverosa di uno sperduto villaggio. Incominciava a farsi concreto il pericolo del contagio e per di più in Tunisia la comunità italiana era numerosa e riscuoteva più simpatìe tra la popolazione araba, rispetto ai francesi. Ma c'è di più. D a alcune indiscrezioni sembra che Balbo avesse concepito u n piano politicomilitare, con destinazione Sudan, e con esso raggiungere, attraverso una campagna militare, l'Oceano indiano e congiungere così la Libia all'Africa orientale, Etiopia e Somalia. U n piano ovviamente allora irrealizzabile, m a poi, con il colosso hitleriano alle spalle... Va tuttavia aggiunto c h e il de&rio nazionalista spingeva i più esaltati a progetti paradossali. Si dice che un ingegnere (o presunto tale) avesse presentato al Duce un piano, non solo per costruire i l ponte sullo Stretto d i Messina, m a per costruirne anche uno che congiungesse la Sicilia ... alla Tunisia, diventata italiana e poi giù fino al Como d'Africa. Insomma, un'Italia con un dominio ininterrotto dalle Alpi all'Oceano Indiano. Lasciando da parte la fantastoria e la fantaingegneria e tornando alla realtà dì allora, è indubbio che Francia e Gran Bretagna individuassero neff Italia u n a minaccia a l loro impero coloniale. E qualcosa di nuovo succedeva anche in Etiopia, dove era stato nominato governatore S Duca d'Aosta, personaggio carismatico che diventerà leggendario con l'eroica resistenza anfì-ìngiese sull'Amba Aiagi. Personaggio straordinario, di altissimo spessore culturale, instaurerà u n rapporto diverso c o n la popolazione indigena, suscitando ammirazione e rispetto, l i Duca era imparentato con la Corona inglese e perdipiù le colonie italiane confinavano con quelle Inglesi, in particolare con regioni opulente, come i l Kenya e fUganda, dove la separazione tra colonizzatori e colonizzati era rigida e immutàbile. Si dice che il governatore britannico rimanesse scandalizzato nell'esaminare u n piano urbanistico presentato dal Duca d'Aosta che non comprendeva quartieri separati per italiani ed etiopici. Altrettanto stupefatti dovettero essere gli alti uffIciali inglesi, quando videro una fotografia che circolava a q u e f epoca e che è stata recentemente riproposta in una mostra in Italia, dove si poteva notare l'atteggiamento confidenziale tra uffrctali italiani e popolazione locale, con un etiopico che teneva arràchevoìmente ìa sua mano s u l a spala d e l a mogYie del generale De MarchH Questa contaminazione preoccupava non poco la Gran Bretagna e all'orizzonte si 2S Le cause occulte della seconda guerra mondiate profilava la legge del domino che, m futuro, poteva anche disgregare o destabilizzare le colonie britanniche. Insomma, questa Italia insolente e aggressiva n o n poteva continuare a sfidare impunemente l'impero di Sua Maestà britannica, bisognava fermarla con le buone o con te cattive, e fermarla subito, prima c h e l'alleanza itato-tedesca diventasse ancora più coesa e potenziaimente letale. La situazione precipita i fatti avvenuti i n quei dieci anni c h e precedono la ti Guerra Mondiale sono fin troppo noti. Hitler, inebriato dai suoi successi e sorretto da u n consenso popolare senza precedenti, occupa l'Austria. L'ex-eaporate austriaco entra nella sua Vienna su di un'auto scoperta, tra due ali d i folla plaudente, con le donne che gettano fiori al suo passaggio, l i pittore fallito che si aggirava con lo sguardo allucinato per te strade della capitale austriaca, ora v i ritorna da trionfatore e l a Germania sconfitta e umiliata è diventata, assieme alla sua Austria, il Terzo Reich, temuto da tutto il mondo. Poi è la volta dei Sudeti; anche qui u n tripudio di folla, e infine l a Cecoslovacchia, inerte, quasi rassegnata. In poco tempo Hitler s i era ripreso ciò che riteneva gli fosse stato ingiustamente tolto, e senza sparare u n colpo. Ma ormar non si accontentava più. La Conferenza di Monaco vide Mussolini come i l protagonista assoluto, assieme a Hitler, Daladier e Chamberlain, i grandi della Terra. Il patto firmato nella capitale della Baviera apparve come un balsamo sulle ferite d i quell'Europa infuocata. Mussolini è acclamato in tutto il mondo come il salvatore delta pace. In Italia, il treno che d a Monaco lo riporta a Roma è accompagnato lungo il percorso da una folla immensa, le donne s i facevano il segno della croce e s i inginocchiavano al suo passaggio, quasi fosse un santo. Tra ie memorie della mia infanzia è vivo ri ricorda dell'arrivo del Duce alfa stazione di Bologna. Assieme atte maestre, fummo portati a quetfincontro; vidi scene d i un entusiasmo delirante, persone di tutte le età che applaudivano, gridavano, piangevano, inneggiando a quel personaggio che appariva come Fuomo det destino. Purtroppo fu soltanto illusione, l i sasso tenciato d a D'Annunzio a Fiume e l i colpo d i pistola poi sparato dai caporale austriaco nella birreria di Monaco sono diventati valanga e la valanga è ormai inarrestabile. Certamente, Mussolini non voleva la guerra, nonostante le sue roboanti esternazioni (o quantomeno non la voleva nel 1939), ma a quei punto l a forza trainante delta storia era a i d i là del Brennero e gli antichi alleati dell'Intesa avevano chiuso la porta a qualsiasi rivendicazione dell'itela. Perché fiteiia non era più il paese dei sole, del mare e dell'amore, la terra di gondolieri e mandolini, di languide serenate ai chiaro di luna o del tremolio delle lampare sul mare che luccica, accompagnato stelle note d i una struggente melodia. A queste immagine oleografica da cartolina del nostro Paese, tanto cara as turisti stranieri, Mussolini voleva sovrapporre il mito di una nazione guerriera, pronta a d ascendere all'Olimpo delta grandi Potenze, m a le grandi Potenze ritennero che l'Olimpo fosse già pieno e che non ci fosse più posto per quell'Italia tanfo ambiziosa quanto potenzialmente pericolosa. Ormai il nostro Paese era entrato in un vicolo cieco, dal quale sarebbe stato impossibile uscirne. Giuseppe Bottai, uno dei personaggi più significativi del regime fasciste, poi dissidente da Mussolini, così sintetizzava la situazione: "qui ci sono due leoni, due imperi in lotte, se vincesse l'Inghilterra non c i lascerebbe che i l mare per fare i bagni, se vincesse l a Germania neppure Farla per respirare". A quel punto era pressocè impossibile rimanere neutrali. L o scontro titanico era ormai alte porte. E gli italiani? Domanda imbarazzante. La vulgata post-bellica ci ha sempre descritto un'Italia oppressa, m a totalmente contraria al regime, mentre te immagini d'epoca c i mostrano piazze nereggianti di folla entusiaste e te 29 Le cause occufte oeffa seconda guerra mondiate statistiche ci dicono che i l numero dei volontari delia i i Guerra Mondiale fu di gran lunga maggiore d i queiH delia prima. italiani colpevoli o innocenti? N é condanna, né assoluzione, m a la semplice constatazione chetanti italiani, soprattutto giovani, così come altrettanti giovani europei, furono travolti i n un turbine di illusioni, di passioni e di follia che li porterà a combattere e a morire. Sta di fatto, tuttavia, c h e in quell'angosciante vigilia di guerra, i n Italia non si vide nulla che potesse rassomigliare alla rivolta anti-comunista di Berlino est del 1953, o alla eroica lotta armata della gioventù ungherese del 1958, o alla primavera di Praga del 1988, o infine alla piazza Tien-An-Men di Pechino di più recente memoria. Non si udì echeggiare u n solo colpo di pistola e neppure u n petardo contro i l regime fascista. S i segnalò soltanto il caso di un distinto signore che, agitando un bastone sotto il fatidico balcone di palazzo Venezia a Roma, cantava una canzoncina allora molto in voga che iniziava così: "un'ora solo ti vorrei...", subito arrestata dalla milizia fascista s i giustificò dicendo: "ma era solo un innocente bastoncino da passeggio". Una lieve nota di ironia i n un contesto altamente drammatico La Francia tentò in extremis di sganciare l'Italia dalla Germania, offrendo addirittura la Tunisia, quella Tunisia che, oltre sessantanni prima, ci aveva sottratto con un colpo di mano, approfittando della debolezza italiana e in dispregio degli accordi in precedenza intercorsi. Troppo tardi purtroppo, poiché l'Italia aveva già consumato l'amplesso mortale con la Germania nazista. È lo scontro epocale tra chi vuole diventare grande e chi, invece, troppo grande lo era e, pur detenendo i due terzi delia ricchezza della Terra, nulla voleva cedere, Da una parte la Germania nazista, ormai pervasa da un delirio di onnipotenza, ritenendo che nulla le fosse precluso, e l'Italia d i Mussolini, prigioniera d i un sogno d i grandezza imperiale da esercitare su tutto il Mediterraneo, il sogno folle di rinverdire gli allori e le glorie dell'antica Roma. Dall'altra parte le potenze capitaliste, Francia e Gran Bretagna che, per egoismo e miopia, non avevano capito che il mondo da esse dominato dall'alto dei loro immensi domini coloniali, stava per crollare. Chi volte dunque la guerra? Tutti e nessuno. Risposta solo apparentemente paradossale. Tutti, perché tutti, a parte forse Mussolini che voleva solo posticiparla, si aspettavano con la guerra di raggiungere i propri obiettivi Nessuno, Perché nessuno poteva prevedere che la guerra avrebbe avuto conseguenze così disastrose. Ma in quegli anni il silenzio della ragione oscurava fEuropa e il mondo. Solitario si levava il grido disperato del Sommo Pontefice. T u t t o è perduto con la guerra, tutto s i può salvare con la pace". Nessuno voile ascoltare quella voce, nessuno volle fare un passo indietro, e guerra fu. 30