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Il Racconto della Nascita di Gesù - Ufficio per la Famiglia e il

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Il Racconto della Nascita di Gesù - Ufficio per la Famiglia e il
Parrocchia Immacolata
NATALE 2008
CATECHISMO 8-10
INCONTRO GENITORI – FIGLI, Sabato 6 dicembre 2008
RACCONTO DELLA NASCITA DI GESU’
(da “IN NOME DELLA MADRE di Erri De Luca – Feltrinelli)
L’ATTESA DI MARIA
Chissà se succede ad altre donne incinte di parlare alla creatura chiusa dentro. Lo strano per
me è che io credo di rispondere a delle domande tue. Bisogna proprio che tu esca di lì,
giovanotto, e che ci presentiamo. Io sono Maria e tu, tu chi sei?
Guardo le donne che hanno già partorito, i loro bambini sudati nei fagotti e non sono curiosa
di loro. Il mio non lo terrò dentro le fasce, lo farò sgambettare come fa nel grembo. Il mio non
sarà come i loro. Ahi, che spinta mi hai dato. Protesti con tua madre per il suo orgoglio? Fai
bene, così non mi monto la testa. Non ho niente di speciale, sono il tuo recipiente. Va bene,
rassomiglierai a loro, avrai il moccio al naso e farai starnuti.
L’ATTESA DI GIUSEPPE
Giuseppe tornava a sera, gli preparavo la cena. Gli piaceva il pesce, che arriva salato dal
Lago di Tiberiade. Glielo cucinavo con le cipolle e il riso, che tolgono il sale.
Diceva che gli sarebbe piaciuto fare barche per i pescatori di Magdala. "Spero che il
bambino ami l'acqua e impari a pescare." E un mestiere rischioso il pescatore, rispondevo.
"Vedere il sole sorgere sul lago è una meraviglia che ti fa amare il mondo. Però hai ragione,
Maria, ci sono anche tempeste improvvise."
Prima di sedersi a tavola si strofinava forte le mani nel bacile che avevo preparato, poi
puliva il resto del corpo. Dalla cucina sentivo i rumori, li amavo uno per uno. L'ultimo era
quello dell'acqua sporca versata sopra il solco delle cipolle.
Mangiava volentieri pulendo la scodella di legno con il pane. Quando lo spezzava lo face-va
con una mossa lenta e delicata, mai vista fare prima da qualcuno. Con i gomiti bassi, senza
sforzo, ogni sera divideva il pane. Mai con il coltello, che lo profanava, dopo la benedizione:
"Benedetto sei tu Signore, re del mondo, che fai uscire pane dalla terra". Quando spezzava il
pane, il bambino si muoveva.
L’ATTESA DELLA NONNA
Giuseppe disse che era arrivato l'ordine del censimento obbligatorio e che dovevamo partire
per Betlemme. Aveva provato a chiedere un rinvio per noi, ero prossima al parto, ma l'autorità
aveva respinto la richiesta.
Mia madre era atterrita: "Perderai il bambino con le scosse del viaggio, ti verranno le doglie
e non potrò starti vicina, che sventura, Maria". Ascoltavo le sue raccomandazioni affannate
mentre mi aiutava a preparare il bagaglio. Per calmare le sue ansie le dicevo: "Sarà la cosa più
facile del mondo, madre mia. Una vita si annida, cresce e poi trova l'uscita. Con l'aiuto del cielo
qualunque posto in terra sarà quello migliore". "Ti porterò un bel nipotino, madre, abbi
fiducia."
IL VIAGGIO
Sellò l'asina con una stoffa morbida, mi fece salire sollevandomi di peso e appoggiandomi
sopra la schiena della bestia. Fu il primo abbraccio delle nostre nozze. Lo ripetemmo a ogni
sosta, un abbraccio per scendere, uno per salire. Sulle spalle caricò il peso maggiore per non
sforzare l'asina. Aveva tagliato un legno di ulivo per appoggiare il passo, un bastone
scortecciato alto più di lui. Partimmo che non era ancora giorno per non incontrare sguardi.
In principio d'inverno da noi non e rara la neve. Di notte si conserva sui campi, sugli alberi.
Le strade erano fitte di viaggiatori costretti a spostarsi per il censimento. Bisognava iscriversi
nei luoghi di nascita.
Si formavano code, le ruote s'impantanavano. I campi erano bianchi, la strada nera di
viandanti e fango, il cielo una corrente azzurra sotto il vento del nord. Respiravo profondo per
far sapere anche al bambino le sorprese del mondo. Era fatto di opposti, l'alto e il basso si
urtavano e mandavano scintille, oppure si sfioravano con una carezza. Gli zoccoli dell'asina
bussavano la terra per saluto, le cime degli alberi rispondevano scrollando un po' di neve giù
dai rami.
LA SCELTA DEL NOME
"Maria, il nome spetta a te, sarai tu a darlo. Io vorrei chiamarlo Gesù."
"Mi piacciono i nomi brevi, due sillabe bastano: Gesù, figlio di Giuseppe e Maria, suona
intonato."
"Gesù figlio di Maria e del più ignoto dei padri."
"Non dire così, uomo mio, è Gesù dal verbo salvare perché tu l'hai salvato. E Gesù il
salvato."
"No, Maria, è Gesù perché me l'ha ordinato l'angelo nella notte in cui dovevo decidere di
noi dopo il nostro incontro. Venne in sogno, te l'ho raccontato, anche se a me sembra di non
aver potuto dormire quella notte. Venne e m'impose di prenderti in moglie così com'eri e poi
mi disse il nome del bambino. Maria, sono colpevole di fronte a te e al tuo grembo. Quella
notte volevo fuggire."
No, Giuseppe mio, tu non sei colpevole, tu non sei fuggito e ora sei qui. Sei stato il più
coraggioso degli uomini. L'angelo ti ha guidato una notte, ma poi sono venuti i giorni e non
c'era quando ti sei messo contro tutta la comunità di Nazaret, contro la tua famiglia, contro la
legge che mi condannava. E sei stato isolato per mesi e hai taciuto con la stessa fermezza con la
quale i profeti parlano. Tu sei il più giusto degli uomini in terra.
DOVE FARLO NASCERE?
Betlemme, Casa di Pane, campi di grano intorno, arati e messi a riposo invernale, aria di
neve in cielo, non ancora in terra: arrivammo dopo un'ultima tappa più breve, lasciata corta
apposta per dare a Giuseppe il tempo di trovare una sistemazione.
Betlemme è una città, rispetto a Nazaret. Lungo la salita superando i carri si sentiva dire che
non c'era più posto, che bisognava accamparsi all'aperto. "Previdente chi è venuto col carro,
che con una buona tenda fa da stanza, ma voi benedetto uomo con vostra moglie incinta che
farete? L'asina è buona in cammino ma di notte non serve."
Giuseppe mi lasciò insieme all'asina fuori di città e partì di corsa.
Ero arrivata al giorno, si stavano aprendo le mie acque. Tornò dopo due ore, desolato.
Niente, non aveva trovato niente. La città era sottosopra per il ritorno delle famiglie da censire.
Ogni casa ospitava parenti venuti da lontano. Si torceva le mani. Aveva implorato, offerto
anche l'asina per un letto, niente. C'era solo una minuscola stalla dove c'era un bue. La bestia,
almeno lei, accolse bene gli intrusi, io e l'asina.
LA NASCITA
"Ce la farò, qui starò benissimo. Hai trovato un posto adatto, caldo e tranquillo. Ce la farò
Giuseppe, sono donna per questo. All'alba ti metterò sulle ginocchia Gesù." Giuseppe sistemò
della paglia sulle pietre asciutte, ci stese sopra una coperta e le pelli. Nessuno intorno, la
piccola stalla era fuori nei campi. Una luce calava da un'apertura del tetto di canne e di rami.
Era lei, la cometa, appesa in cielo come una lanterna.
Dietro di me i musi dell'asina e del bue, uno di loro mi allungò una leccata sulla nuca.
Avevo nelle orecchie i loro fiati.
Lontano i pastori chiamavano qualche pecora persa. "E una bella notte per venire fuori,
agnellino mio, notte limpida in alto e asciutta in terra. Il viaggio è finito e tu hai aspettato
questo arrivo per nascere. Sei un bravo bambino, sai aspettare. Ora nasci, che tuo padre ti
aspetta. Si chiama Giuseppe, quando entra gli diciamo: caro Giuseppe io sono Gesù tuo figlio.
Vedrai che sorpresa, che faccia farà."
Eccolo finalmente. L'ho palpato da tutte le parti fino ai piedi. Ho messo l'orecchio sul suo
cuore, batteva svelto, colpi di chi ha corso a perdifiato. Al poco lume della stella l'ho guardato,
impastato di sangue mio e di perfezione. "Somigli a Giuseppe." Così ho voluto vederlo. "Tuo
padre in terra è un uomo coraggioso, tu gli assomiglierai." Mi sono stesa sotto la coperta di
pelle e l'ho attaccato al seno.
Il bue ha muggito piano, l'asina ha sbatacchiato forte le orecchie. È stato un applauso di
bestie il primo benvenuto al mondo di Gesù, figlio mio. Non ho chiamato Giuseppe Gli avevo
promesso un figlio all'alba ed era ancora notte. Fino alla prima luce Gesù è solamente mio. E
solamente mio: voglio cantare una canzone con queste tre parole e basta. Stanotte qui a
Betlemme è solamente mio.
Fuori c'è il mondo, i padri, le leggi, gli eserciti, i registri in cui iscrivere il tuo nome, la
circoncisione che ti darà l'appartenenza a un popolo. Fuori c'è odore di vino. Fuori c'è
l'accampamento degli uomini. Qui dentro siamo solo noi, un calore di bestie ci avvolge e noi
siamo al riparo dal mondo fino all'alba. Poi entreranno e tu non sarai più mio.
Ma finché dura la notte, finché la luce di una stella vagante è a picco su di noi, noi siamo i
soli al mondo. Possiamo fare a meno di loro.
Sta sbiadendo la luce della stella, il giorno viene strisciando da oriente e scardina la notte. I
pastori contano le pecore prima di spargerle sui pascoli. Giuseppe sta sulla porta. Gesù,
bambino mio, ti presento il mondo. Entra Giuseppe, questo adesso è tuo figlio.
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