I NERI BIANCHI L`AFRICA CHE STA CAMBIANDO INAUGURIAMO
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I NERI BIANCHI L`AFRICA CHE STA CAMBIANDO INAUGURIAMO
Notizie sulla vita dell’Associazione Orizzonti Africani S.O.S. - sped. in A.P. art.2 comma 20/c Legge 662/96 - D.C.I. Padova Dir. Resp. G. Zannini Reg. Trib. Padova n. 453 del 18/02/2002 NU MER O 1 - G IU G NO 2011 INAUGURIAMO SILOE L’AFRICA CHE STA CAMBIANDO I NERI BIANCHI NOTIZIARIO N. 1 - GIUGNO 2011 101 Sommario 3 editoriale 5 LA STORIA NON TORNA INDIETRO 7 LA FAME NEL MONDO 8 L’AFRICA CHE STA CAMBIANDO 9 RAPPORTI ASIA AFRICA S.O.S. - Onlus Solidarietà Organizzazione Sviluppo Associazione di volontariato INSIEME CON I PAESI DEL SUD DEL MONDO SEDE Via Severi, 26 - 35126 PADOVA ITALIA Tel. e Fax +39 049 754920 e-mail: [email protected] www.S.O.S.africa-pd.org 10 CHI COMPRA L’AFRICA 12 I NERI BIANCHI 14 IN RICORDO DI FRANÇOIS E JEANNE presidente Sonia Bonin Mansutti vice presidente Tiziana Gabelloni Bauco 16 PASSAGGIO DI CONSEGNE 17 PROGETTI IN CORSO 22 LA S.O.S. E GLI OBIETTIVI DEL MILLENNIO 23 REPORT & NEWS 24 LETTURE 26 VITA DELL’ASSOCIAZIONE 31 PROSSIMI APPUNTAMENTI 32 STORIE 35 BACHECA segretaria Eva Grassmann responsabile di redazione Carla Felisatti Ghidini comitato di redazione Sonia Bonin Sonia Carretta Patrizia Corrà Carla Felisatti Tiziana Gabelloni Daniele Gobbin Eva Grassmann Angela Martin ORARI SEDE dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 12:30 martedì e giovedì dalle 15:30 alle 18:00 Notiziario realizzato dai volontari S.O.S. e 2 stampato gratuitamente dalla Tipografia Grafica Veneta www.sosafrica-pd.org Editoriale In copertina: Una delle Mamans du Marché Central di Wamba, gruppo finanziato attraverso un progetto di microcredito. NOTIZIARIO N. 1 - GIUGNO 2011 Carissimi amici, sono felice di informarvi che il 2 maggio 2011 avrà luogo la inaugurazione della Clinica Oculistica Siloe di Isiro! Quando leggerete questo notiziario, si sarà già verificato questo evento che rappresenta per la S.O.S. e per la CBM Italia, nostro partner in questo progetto, un traguardo importantissimo; tale realizzazione ha richiesto un notevole impegno, anche economico, e molti sacrifici: è stato un cammino costellato di imprevisti e difficoltà di ogni tipo, soprattutto per il reperimento e il trasporto dei materiali, come più volte evidenziato su “Orizzonti Africani”! Ma finalmente ce l’abbiamo fatta! E qui devo ringraziare mio marito Pietro Mansutti, architetto, che ha progettato e diretto personalmente i lavori recandosi a Isiro (Repubblica Democratica del Congo) ogni anno e rendendosi disponibile a tenere i contatti telefonici per dare suggerimenti e consigli ai nostri referenti locali, mons. André prima, abbé Cosmas e abbé Alex (ingegnere) poi, e ai vari tecnici che si sono alternati nelle fasi costruttive. Il mio grazie sincero va ovviamente anche a tutti coloro che in un modo o nell’altro hanno collaborato a questa grande opera, indispensabile per la popolazione dell’Alto Uelé nel Nord Est della Repubblica Democratica del Congo, priva di un’assistenza sanitaria oculistica. La mia gioia e soddisfazione è tanta e sento il bisogno di condividerla con voi tutti! Vi forniremo in seguito ampia descrizione e documentazione della cerimonia di inaugurazione. Congo! Paese meraviglioso, quasi ignorato dai mass media ed invece così bisognoso dell’attenzione e del sostegno del mondo! Quando sorvoli con l’aereo il suo immenso territorio, lo vedi immerso fra la lussureggiante vegetazione della foresta equatoriale e l’impressione immediata che si ha nell’ammirare tale forza della natura è che questo vigore non possa mai essere domato. Ma non è stato così: quella che è stata definita la “Prima Guerra Mondiale Africana”, iniziata nel 1998 e che sembrava finalmente conclusa nel 2002, dopo aver provocato più di 5 milioni di morti, in realtà non è mai finita; sulle rive del suo maestoso fiume Congo e nei villaggi all’interno delle savane e della foresta le notizie di violenze si rincorrono senza sosta e… la gente soffre e muore! La storia di questa terra martoriata ha come sfondo gli interessi economici internazionali: le enormi ricchezze minerarie della Repubblica Democratica del Congo, fra cui ultimamente hanno assunto particolare importanza coltan e casserite, fondamentali per i componenti dei computer e dei cellulari, fanno sì che qui la parola pace sia ancora un’utopia! Insomma, sono gli equilibri mondiali che devono radicalmente mutare, perché si possa parlare di giustizia! Proprio meno di dieci giorni fa ci è arrivata la dolorosa e sconvolgente notizia che la suora agostiniana Jeanne Yengane, congolese, infermiera oculista amata e stimata da tutti, che avrebbe dovuto prendere servizio presso la clinica Siloe, è stata trucidata dai ribelli del LRA ugandese. 3 Nonostante tutto ciò, quando cammini tra le strade di questo paese e incontri i volti sorridenti dei bambini, delle donne che ti salutano con grande rispetto, oppure vai al mercato tra i banchetti variopinti di frutta e verdura, non pensi che questa tranquillità sia solo apparente; invece, da un momento all’altro, possono scoppiare scontri fra milizie rivali che imbracciano un fucile come fosse un giocattolo e che senza pietà sparano e uccidono. Io, per fortuna, non mi sono mai trovata in situazioni di difficoltà o di pericolo, anzi devo dire che, grazie anche alle persone da cui vengo accolta, mi sono sempre sentita sicura e protetta. Questo nonostante siano ormai dieci anni che mi reco in Congo per seguire l’andamento dei nostri progetti, soprattutto di quelli inerenti ai bambini: la RDC è uno dei tanti paesi del mondo in cui non viene concretamente garantita l’istruzione gratuita e la S.O.S. è impegnata su questo fronte, oltre che su quello ancora più grave della malnutrizione. Amo questo paese e spesso penso che la S.O.S. dovrebbe impegnarsi ancora di più; bisogna riuscire a mandare a scuola il maggior numero possibile di bambini della zona in cui operiamo, perché la libertà, la giustizia e la pace di un popolo passa attraverso l’istruzione e nasce dalla conoscenza dei propri diritti. Sonia Bonin Mansutti Piangi, nero amatissimo Messaggio O nero, da millenni bestiame umano, le tue ceneri continuano a spargersi in tutte le latitudini e tu continui a costruire cappelle funerarie dove i carnefici dormono il loro sonno eterno. Inseguiti e braccati, scacciati dai propri villaggi, sconfitti in battaglie dove la legge del più forte significava per te la schiavitù o la morte, ti eri rifugiato nelle profonde foreste dove l’altra morte incombeva sotto la maschera impaziente per le zanne del felino, o nella morsa immonda e fredda del serpente. E poi venne il Bianco, sornione scaltro e più avido che scambiava il tuo oro per paccottiglia violentando le tue donne, ubriacando i tuoi guerrieri, ammassando nei suoi vascelli i tuoi figli e le tue figlie. Il tam-tam mormorava di villaggio in villaggio portando in lontananza il dolore, seminando lo smarrimento, raccontando la grande partenza verso fiumi lontani dove il cotone è Dio e il dollaro Re, condannato al lavoro forzato come bestia da soma dall’alba al tramonto sotto un sole infuocato. Ti fu insegnato a cantare le lodi di Dio e questi diversi canti, ritmando il tuo calvario, ti davano la speranza in un mondo migliore, ma nel tuo cuore chiedevi solo il tuo diritto alla vita e la tua parte di felicità. Tu danzavi, folle, nell’umidità della sera. Da questo sole che tu ami sempre soffocherai il tuo dolore e tu farai del Congo una nazione libera e felice al centro di questa grandiosa Africa nera. Quando un giorno Saremo lontani l’uno dall’altra Quando le mie braccia Non potranno più raggiungerti Perché l’amore si stabilisca e duri fra noi Quando sarò privato della tua presenza E l’eco della tua voce più non cullerà Le mie solitudini Quando arriverà il tempo dell’addio E mi mancherà la passione dell’amore Solo ricordi resteranno Del nostro passato E nel tuo cuore sarò un’immagine morta Che solo nei sogni talvolta ritorna Ricordi sfocati che svaniscono Alle soglie del giorno Forme indistinte prive di volto che al risveglio con fatica potrai trattenere. Mudimbe Vumbi Yoka (1972) Patrice Lumumba (Congo) Patrice Émery Lumumba (Onalua, 2 luglio 1925 - Katanga, 17 gennaio 1961) fu il primo premier della neonata Repubblica Democratica del Congo, tra il giugno ed il settembre del 1960, morì assassinato per ordine del governo belga e il suo corpo sciolto nell’acido. 4 www.sosafrica-pd.org report & news/Congo LA STORIA NON TORNA INDIETRO La storia del Congo raccontata da un nonno ai suoi nipoti Figli miei carissimi, vorrei raccontarvi una storia, la storia del nostro Paese. Con questa storia vorrei invitarvi a non dimenticare il vostro passato, a non dimenticare da dove venite, a non dimenticare il perché delle nostre guerre, delle nostre sofferenze. Oggi vi parlerò della storia del Congo fino alla sua indipendenza, perché è questo periodo che spiega tutto ciò che stiamo vivendo oggi. Se capite bene cosa sia cambiato in questo periodo della nostra storia nei cuori dei diversi popoli del Congo, allora potrete comprendere anche la guerra che ci sta massacrando oggi. Il Congo, con i suoi confini di oggi, è nato come un giardino botanico e zoologico del re del Belgio Leopoldo II nel 1885. Voi vi chiedete sicuramente perché dico come giardino botanico e zoologico (che significa giardino di piante, alberi e animali); ma i nostri antenati dove erano? Sì, infatti, per questo re nel suo giardino non vi erano delle persone umane: vi erano le diverse piante, la foresta, i fiori, la ricchezza del suolo e del sottosuolo; vi erano gli animali, come leoni, gorilla, serpenti, e così via. Tra questi animali si contavano i nostri antenati, visti come animali. Erano chiamati uomini senza anima, dunque animali un po’ più sviluppati del gorilla. Ad esempio, i primi bianchi che sono arrivati in Congo, chiamavano i nostri antenati “macaque” che significa scimmia. Allora, vedete come il Congo è nato come paese senza che nessuno pensasse ai popoli che vi abitavano. I nostri popoli, suddivisi in regni tribali, con strutture socio-politiche proprie, non esistevano agli occhi del grande sovrano del Belgio e di tutti i potenti che si erano riuniti a Berlino per dividere tra di loro l’Africa come una torta. I nostri antenati erano considerati allo stesso livello degli animali. Della loro dignità umana, dei loro diritti non importava a nessuno. Figli miei carissimi, capite come è nata la nostra grande nazione nel cuore dell’Africa. Come nazione siamo scaturiti da una nullità di dignità umana, da una nullità di diritto alla vita e alla libertà. Nessuno aveva chiesto ai nostri antenati se volessero una nazione così grande, nessuno ha chiesto loro se fossero d’accordo con i confini del nuovo Congo decisi a Berlino, nessuno ha chiesto il loro parere per la gestione del nuovo giardino. I nostri antenati non esistevano come uomini; ciò che contava e che era da custodire e da difendere a tutti i costi erano le ricchezze di questo giardino privato del re del Belgio. NOTIZIARIO N. 1 - GIUGNO 2011 Nel 1908, il re Leopoldo II, scoprendo che il suo giardino era così ricco e che aveva delle ricchezze più che sufficienti per tutto il suo popolo, ne fece un regalo di Natale alla nazione belga. Così il Congo divenne colonia belga, non perché il re aveva scoperto che ci fossero anche delle persone, la quale umanità e cultura si potevano unire all’umanità e alla cultura belga e sviluppare così un’identità umana comune, piena di rispetto e di riconoscimento dei diritti e doveri di ciascuno, ma perché le risorse del giardino potevano rendere il piccolo e, in quei tempi, povero Belgio una potenza economica nel cuore dell’Europa. Dunque anche questo regalo natalizio non cambiò nulla per quanto riguarda la considerazione della dignità dei popoli che vivevano nei confini del giardino del re. Al contrario, i nostri antenati vennero visti come una forza lavoratrice senza diritti per far crescere l’economia belga e sviluppare il piccolo paese che entra ottanta volte nel suo giardino. L’unica cosa che cambiò fu il fatto che i nostri antenati non erano più visti come uomini senza anima, liberi nel gran giardino di organizzarsi socio-politicamente, religiosamente e culturalmente secondo le loro tradizioni. Con l’inizio della colonia dovevano essere governati dal potere coloniale, dovevano dimenticare, cancellare nella loro mente la loro identità culturale, il loro modo di essere, di vivere per abbracciare con forza il modo di essere, di vivere e di comportarsi che veniva loro imposto. Io che ho vissuto questo tempo vi dico, figli miei, che eravamo colonizzati con un braccio di ferro, non avevamo nessuna dignità, nessun diritto tranne quelli di obbedire o di morire. La colonizzazione ha dunque inculcato nella nostra mente che un negro ha soltanto due diritti: il diritto all’obbedienza cieca a tutto ciò che comanda il capo bianco, o alcuni dei nostri che i colonialisti usavano per incrementare la politica del “dividere per regnare” e il diritto alla morte, se uno si ribellava o non ce la faceva più. Vivere significava obbedire agli ordini in tutti gli ambiti della vita e non obbedire significava morire. Nel 1960, la colonia fu scossa all’improvviso dal vento nuovo della richiesta delle indipendenze che soffiava su tutta l’Africa. Alcuni paesi africani ricevevano l’indipendenza. Davanti a questo fatto, i capi della colonia belga non sapevano più a quale santo rivolgersi, le pressioni locali e internazionali pesavano fortemente su di loro. Per la prima volta si resero conto che avevano governato 5 report & news/Congo senza pensare ai popoli del Congo, alla loro dignità, al loro futuro. In quel tempo, nell’anno 1960, vi era soltanto un congolese laureato in giurisprudenza. Si pensava di prendersi un periodo di più o meno trenta anni per preparare il paese all’indipendenza. Ma la tenacia del leader congolese Lumumba e di altri uomini e donne coraggiosi obbligarono il Belgio a concedere l’indipendenza in fretta, senza nessuna preparazione, con tutta la probabilità che il futuro del nuovo Paese indipendente si sarebbe chiamato “caos”. Il Congo divenne dunque “indipendente”, non perché questa indipendenza era il risultato di una certa crescita dei popoli congolesi che prima erano organizzati socio-politicamente e culturalmente in regni tribali, poi colonizzati socio-politicamente, e che avevano adesso raggiunto un’identità nazionale matura con la possibilità di riconciliare i valori socio-politici delle loro culture con quelli occidentali, ma perché il vento delle indipendenze era così forte che il piccolo Belgio non poteva resistere, dopo che questo vento aveva fatto crollare i colossi coloniali come la Francia e Regno Unito. I popoli congolesi entrarono dunque nel vento dell’indipendenza senza più sapere chi erano prima; non si sapeva come interpretare questa indipendenza: i regni tribali di prima della colonizzazione ritrovavano la loro sovranità negata, o era veramente nata una nuova nazione con una nuova identità? A questa domanda, l’indomani della indipendenza ha dato immediatamente risposta. Il povero leader Lumumba, eletto capo del governo, avendo tanti nemici dentro e fuori il paese e non avendo mezzi forti per mantenere l’unità e la sicurezza, fu il primo a pagare le conseguenze della nascita non preparata e caotica della nazione congolese. Egli fu ucciso sei mesi dopo l’indipendenza. Da quel momento il caos è rimasto padrone nel Congo. Un caos voluto, sia per giustificare la dittatura che seguirà, sia per permettere lo sfruttamento illegale delle ricchezze del suolo e del sottosuolo congolese. Un caos organizzato, perché le persone umane viventi nei confini del Congo non hanno mai interessato nessuno. La loro dignità, il loro diritto di vivere in pace, semplicemente secondo le loro usanze, non giocavano un ruolo importante nelle decisioni che si prendevano sul futuro del Congo, sia al livello nazionale che al livello internazionale. Questa è la nostra origine come nazione. Figli miei, spero che vediate adesso più o meno chiaro da dove vengono i nostri guai. Mi fermo oggi qui dicendovi una ultima cosa. Io sto per finire il mio pellegrinaggio sulla terra, siete voi che costruirete il Congo di domani. Il Congo rimarrà molto fragile, fino a quando noi congolesi, particolarmente voi giovani, non capiremo tre cose: di noi sarebbe legato soltanto alla sua tribù. La storia non torna mai indietro, essa continua il suo corso pro o contro la volontà di quelli che la vivono. L’importanza è di trarne sempre una lezione per poter programmare e costruire bene il futuro. Il futuro del Congo non sarà più un futuro di regni tribali. La sfida del futuro è di costruire dalla ricchezza delle nostre culture tribali un’identità nazionale forte. Siamo condannati all’unità, perché se non siamo uniti, se noi continuiamo a prestare ascolto agli appelli di divisione in modo tribale, giocheremo sempre il gioco di quelli a cui interessano soltanto le ricchezze del nostro suolo e sottosuolo. Le nostre divisioni porteranno sempre guerre, e le guerre ci offriranno la morte e il saccheggio delle nostre ricchezze. 2) La seconda cosa su cui dobbiamo lavorare è ridarci la dignità umana. Il modo con cui i capi colonialisti si comportavano verso i loro subalterni è stato copiato dai nostri capi. Anche loro continuano a riconoscere soltanto due diritti a chi è subalterno: obbedire o morire. La dittatura si fondava su questo leitmotiv. Dunque bisogna ridare dignità alla nostra gente. Bisogna che la carta dei diritti umani sia il fondamento della futura nazione congolese. Soltanto così avremo la possibilità di sopravvivere nel futuro del mondo globalizzato. 3) La terza cosa su cui dobbiamo lavorare è la pace, la pace che non significa solo il tacere delle armi, delle bombe, ma il rifiuto totale della violenza come modo di risolvere i conflitti. Questo No alla violenza deve partire dal segreto dei nostri cuori, passando per le nostre famiglie fino a giungere ai livelli più alti del governo dello stato e delle relazioni internazionali. Perché la violenza genera solo violenza e morte, ma la non-violenza genera vera pace, riconciliazione, perdono e solidarietà. Figlioli carissimi, per oggi basta. Tornate a casa, e non dimenticate la vostra storia, la storia che ha fatto sì che oggi, in tutto il mondo, vi chiamano CONGOLESI. E’ solo nel ricordare questa storia che costruirete un futuro Congo migliore del passato. 1) La prima cosa che dobbiamo comprendere è che il corso della storia ci ha messi insieme senza che noi lo decidessimo, perché, senza la colonizzazione, ciascuno 6 www.sosafrica-pd.org focus on LA FAME NEL MONDO Il punto sulla situazione dal rapporto della FAO, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura dal Corriere del Veneto del 12 febbraio 2011 Dei circa 6 miliardi di abitanti del pianeta, 2,8 miliardi dispongono di poco più di 2 dollari al giorno per sopravvivere; di essi, 1,2 miliardi cercano di sopravvivere con meno di 1 dollaro al giorno. Più di 300.000 decessi alla settimana sono legati alla povertà. Un essere umano su 6 non ha accesso all’acqua potabile. Ogni anno muoiono undici milioni di bambini, per la maggior parte di età inferiore ai 5 anni, la metà dei quali soccombe a causa di malattie che possono essere facilmente curate (ad esempio, la malaria). I tassi di mortalità più alti si trovano nell’Africa subsahariana, seguita dall’Asia Sud Centrale. La principale responsabile della denutrizione e della fame sul nostro pianeta è la distribuzione ineguale delle ricchezze. Un’ineguaglianza negativamente dinamica: i ricchi diventano sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri. Nel 1960 il 20% degli abitanti più ricchi della Terra disponeva di un reddito 31 volte superiore rispetto a quello del 20% degli abitanti più poveri. Nel 1998 il reddito del 20% dei più ricchi era 83 volte superiore a quello del 20% dei più poveri. Le 225 fortune più grandi del mondo rappresentano un totale di oltre mille miliardi di dollari, ossia l’equivalente del reddito annuale del 47% più povero della popolazione mondiale, circa 2,5 miliardi di persone. Negli Stati Uniti il valore totale netto della fortuna di Bill Gates è uguale a quello di 106 milioni di americani più poveri. E’ stato altresì calcolato che i redditi percepiti da ciascuno dei primi venti contribuenti americani sono superiori al prodotto NOTIZIARIO N. 1 - GIUGNO 2011 interno lordo di molti paesi africani messi insieme. Nel settembre del 2000, i capi di stato e di governo di 189 paesi, in occasione del Vertice del Millennio presso le Nazioni Unite, sottoscrivono la Dichiarazione del Millennio, impegnandosi a raggiungere entro il 2015 otto Obiettivi di Sviluppo, mediante la devoluzione di una percentuale prestabilita del Prodotto Interno Lordo. A dieci anni dal Vertice, non solo il principale obiettivo che il mondo si era dato in quel consesso – dimezzare il numero di persone sottonutrite entro il 2015 – non è stato avvicinato, ma la situazione è addirittura peggiorata. In particolare, risulta che l’Italia aveva promesso di aumentare lo stanziamento annuo per gli aiuti allo sviluppo, portandolo allo 0,33 del Pil, e non lo ha fatto. Si era impegnata per un finanziamento di 100 milioni di dollari al Global Fund per la lotta contro Aids e malaria, e non lo ha fatto. Aveva espresso la possibilità di azzerare il debito con i paesi africani, e non lo ha fatto.A ciò si aggiunga un dato perfino odioso: la quasi totalità – ben il 92% - degli aiuti italiani ai paesi poveri è condizionata all’uso di prodotti e servizi forniti da aziende italiane. Nel complesso, mentre occupa ancora il settimo posto nella graduatoria dei paesi industrializzati, l’Italia è solo ventunesima nel sostegno allo sviluppo del continente africano. Tutto ciò appare ancora più inaccettabile, se si pensa che la produzione agricola mondiale potrebbe fornire un minimo di 2.800 calorie pro capite ogni giorno a 12 miliardi di persone, vale a dire il doppio della popolazione mondiale del pianeta!!! 7 focus on L’AFRICA CHE STA CAMBIANDO I venti della rivolta e del cambiamento soffiano oggi sul Nord Africa. I venti della rivolta e del cambiamento soffiano oggi sul Nord Africa. Marocco, Algeria, Tunisia, Libia ed Egitto, paesi molto diversi tra loro per densità di popolazione, risorse economiche, assetto territoriale e sociale, ma che hanno in comune molti elementi delle loro tradizioni e della loro storia. Anche nelle rivolte e nei movimenti attuali possiamo rintracciare alcuni elementi comuni. Prima di tutto la rivolta è laica: pochi gli slogan religiosi nelle manifestazioni; nelle piazze si grida per la libertà, la democrazia e per il pane. Alle radici della rivolta stanno le rivendicazioni economico-sociali: negli ultimi due anni i prezzi – soprattutto dei generi alimentari – sono molto aumentati; secondo le statistiche egiziane circa il 50% del salario medio viene impiegato per il cibo; anche nei paesi ricchi perché produttori di petrolio, come l’Algeria e la Libia, la crescita economica degli ultimi anni ha registrato un enorme aumento della disuguaglianza sociale. Le parole d’ordine della rivolta tunisina – iniziata il 17 dicembre 2010, quando un giovane laureato, disoccupato, si è dato fuoco perché la polizia gli aveva impedito, umiliandolo, di vendere la propria frutta e verdura al mercato – si sono propagate velocemente in tutto il Maghreb: pane, lavoro, libertà, diritti sociali e politici. Il lavoro è un altro tema cruciale: la disoccupazione reale – ben diversa da quella dichiarata nelle statistiche ufficiali – è stimata intorno al 38-40%; al di fuori delle caste (politici di governo, militari, potentati economici) che gestiscono il potere, per i giovani – che sono spesso laureati o diplomati, come in Tunisia – non c’è davvero alcuna prospettiva. E sono proprio i giovani i protagonisti della rivolta maghrebina e tra essi moltissime donne, più o meno velate (ma il velo è indossato come simbolo di appartenenza religiosa, non di sottomissione), ma tutte molto determinate e consapevoli delle istanze di libertà e diritti (vedi le migliaia di donne egiziane che hanno manifestato in piazza Tahir l’otto marzo). Anche dai giovani libici, che hanno combattuto e combattono contro i miliziani e i mercenari di Gheddafi, si leva un grido di libertà, contro la repressione ed il controllo poliziesco, per una più equa ridistribuzione delle risorse derivate dal petrolio. 8 Un altro elemento comune è l’uso di Internet, come strumento principale di comunicazione: questi giovani protagonisti delle rivolte che hanno cacciato i dittatori di Tunisia ed Egitto e che stanno trasformando il Maghreb, hanno dimostrato di saper usare molto bene la Rete, non solo per far sapere al mondo la reale portata delle manifestazioni, ma anche per scambiarsi dati e notizie e coordinare le mobilitazioni. Infine c’è da sottolineare come la rivolta sia spontanea, cioè priva di rappresentanza politica: i partiti non ci sono o quanto meno non guidano la protesta; va detto che in questi paesi i partiti, compresi quelli di opposizione, sono stati ridotti a fantocci nelle mani dei regimi al potere e hanno perso qualsiasi credibilità. Ci sono ovunque comitati, movimenti, associazioni che guidano la protesta, in una situazione fluida che può ancora riservare sviluppi imprevedibili. In Tunisia un ruolo fondamentale è svolto dal sindacato (Unione Generale dei Lavoratori Tunisini, UGTT), nelle cui sedi sono state organizzate le maggiori iniziative e che continua ad essere il referente principale dei manifestanti. In Egitto, dove invece esiste solo il sindacato di regime, sono stati molto importanti, se non determinanti per la caduta di Mubarak, gli scioperi spontanei e generalizzati dei lavoratori tessili, portuali, degli addetti al canale di Suez, ecc.. In Algeria guida la lotta un Comitato per il Cambiamento, alla cui testa c’è un avvocato che si è sempre battuto per i diritti umani e che per questo è stato torturato e incarcerato più volte. Più complessa la situazione della Libia, dove gli insorti – unico caso in tutto il Nord Africa – sono armati, c’è la guerra civile contro il tiranno e la sua famiglia, ma la guerra è anche per il possesso e la gestione delle risorse petrolifere (non a caso le potenze occidentali si sono dimostrate molto sollecite nel soccorrere le forze anti Gheddafi). Da ultimo vorremmo porci la seguente domanda: il vento della rivolta e del cambiamento, dopo aver contagiato paesi del Medio Oriente come Barehin, Yemen, Siria, arriverà anche nell’Africa subsahariana? Patrizia focus on RAPPORTI ASIA AFRICA L’editoriale di Gigi Antaloni, pubblicato su “Missioni Consolata” è illuminante sul cambiamento epocale dei rapporti fra i vari continenti e fra Asia e Africa in particolare “Alla fine del secondo millennio sembrava chiaro a tutti che il centro del nostro mondo era ancora saldamente nelle mani dell’America del Nord, che si era conquistato (e aveva difeso coi denti e col sangue – non sempre suo -) questo privilegio e onere dalla Seconda guerra mondiale in poi. Siamo nel terzo millennio solo da un decennio e ci sono, invece, tutti i segni che indicano che si sta verificando, in modo ineluttabile, un cambiamento. L’Asia – l’Estremo Oriente – sta diventando il nuovo centro del mondo! Quello che i cinesi disegnavano circa mille anni fa nelle loro mappe – un mondo centrato su una Cina spropositatamente enorme – sta diventando oggi realtà. Il baricentro del mondo si sta rapidamente spostando da Nord-Ovest a Sud-Est: Questo non è più solo una questione demografica da sbandierare come spauracchio politico – l’Occidente in calo demografico minacciato dalla sovrappopolazione della Cina e dell’India -, ma è diventato un fenomeno economico, politico e culturale che di fatto sta cambiando il nostro modo di vivere e di pensare. La Cina, con un sesto della popolazione mondiale e un potere economico tale da controllare il debito pubblico degli Stati Uniti, è il protagonista indiscusso di questo inizio di millennio. Ma la Cina non è sola. E’ tutta l’Asia che sta emergendo con prepotenza sullo scenario del mondo. Oltre al già ben noto Giappone, altre nazioni fanno sentire il loro ruggito. Nazioni come India e Indonesia, Corea e Vietnam non sono più le “tigri di carta” dell’immaginario collettivo del NOTIZIARIO N. 1 - GIUGNO 2011 passato, paesi esotici più o meno confusi tra Sandokan e guerre da dimenticare, ma dei pesi massimi con cui fare i conti. Le tigri non sono più di carta, sono cresciute e hanno bisogno di risorse e nuovi mercati. Eccole allora entrare in competizione sempre più aggressiva per lo sfruttamento di quella miniera a cielo aperto che è l’Africa, il continente più ricco di risorse naturali del mondo, una volta feudo incontrastato della vecchia Europa e del Nord America. L’Africa, terra di leoni, non più di pezza, sta vivendo questa “invasione” in modi ancora confusi e scoordinati tra speranza di emancipazione e sviluppo e paure di un nuovo sottile colonialismo.” Ricapitolando, nel mondo si sta verificando una vera e propria rivoluzione di tipo socio-politicoeconomico che coinvolge i vari continenti e che riguarda, in particolare, i rapporti fra Asia (Cina, India, Corea,Giappone,Vietnam, Indonesia, ecc.) e Africa (Sud Africa, Nigeria, Congo, Egitto, Sudan, Kenya, Angola, ecc.): si tratta di una nuova forma di imperialismo o colonialismo o di una cooperazione che aiuterà lo sviluppo dell’Africa? Marco Bello, sempre su “Missioni Consolata”, così si esprime: “Cosa interessa all’Asia dell’Africa? Possiamo riassumerlo in due parole:risorse e mercato. Risorse nel senso più ampio del termine per alimentare la propria industria; materie prime dal petrolio ai minerali di ogni genere. Ma anche risorsa terra, terra fertile coltivabile per produrre cibo, cereali e oleaginosi in testa. E per alimentare l’industria tessile www.sosafrica-pd.org 9 focus on asiatica con l’”oro bianco”, il prezioso cotone africano. E ancora terra per la produzione dei biocarburanti, nuova frontiera dei combustibili alternativi. E, infine, risorsa lavoro. Gli asiatici stanno scoprendo che far lavorare gli africani nei grandi cantieri infrastrutturali vuol dire pagarli addirittura meno dei cinesi importati dalla madrepatria. E, ovviamente, in condizioni pessime e senza alcuna garanzia sindacale. “Mercato” perché l’Africa è invasa da prodotti cinesi di ogni tipo. Sono rari, per ora, i prodotti finiti elaborati sul continente nero ed esportati in Asia. Si cerca di portare via tutto appena si può. Poco il lavoro “produttivo” indotto nei paesi africani, scarsa la ricaduta economica sull’imprenditoria e sull’industria locale. Il ministro sudafricano dell’Industria e del Commercio, Rob Davies, durante la visita in Cina dello scorso agosto, ha dichiarato che le esportazioni del suo paese sono “troppo orientate alle materie prime e si vorrebbe che la Cina acquistasse beni ricchi in valore aggiunto”. Se i capi di stato africani non sapranno alzare la voce imponendo una strategia commerciale e di investimenti che vada a beneficio anche dei loro paesi, la cooperazione Sud-Sud resterà un’ennesima forma di neo-colonialismo” Per meglio comprendere quanto sta accadendo, è opportuno rifarsi alle origini di questo fenomeno che segna una tappa significativa nell’anno 1955: a Bandung (Indonesia), Cina, India e molti altri paesi in via di sviluppo asiatici ed africani si incontrarono, su iniziativa della stessa Cina, per coalizzarsi nella creazione di un terzo fronte non allineato con le due superpotenze dell’epoca, il blocco sovietico e il blocco americano. Era la nascita del “Terzo Mondo”, senza le accezioni negative affibbiate col passare degli anni. In seguito i rapporti fra Asia ed Africa si sono intensificati, fino all’istituzione del “Forum Cina-Africa” del 2000, seguito da molti eventi significativi: scambi fra capi di stato e ministri cinesi e africani, l’annullamento totale o parziale del debito che più di 30 paesi africani avevano con la Cina, investimenti miliardari della Cina in Africa, ecc. Molte organizzazioni per i diritti umani, associazioni per la difesa dell’ambiente e la protezione del patrimonio culturale, nonché una parte della classe politica dei paesi africani, non vedono di buon occhio l’operato della Cina in Africa, improntato più allo sfruttamento che alla collaborazione; ci si augura che i paesi africani riescano a far valere i propri diritti, non rinunciando ancora una volta alla propria dignità. A cura di Carla 10 CHI COMPRA L’AFRICA Milioni di ettari di terra finiti in mano straniera. Così si uccide il futuro del Continente nero. Come fermare l’assalto? La chiamano il colonialismo del nuovo millennio questa corsa all’accaparramento delle terre di mezzo mondo. Anziché le navi, i nuovi coloni utilizzano gli aerei. E per aggiudicarsi ettari su ettari di terreno fertile non si affidano al fucile, ma a valigette piene di soldi. Il territorio di conquista preferito è, ancora una volta, il Continente africano, con i suoi Stati immensi e i governi logorati dalla corruzione. Ma non disdegnano neppure America Latina, Malesia, Indonesia e perfino gli ex Stati comunisti dell’Europa orientale, Ucraina in testa. Pensare che prima del 2008, l’anno della crisi alimentare globale, l’agricoltura non interessava quasi più a nessuno. A occuparsi dell’utilizzo delle terre dei Paesi in Via di Sviluppo erano rimaste le solite ong e poi la Cina, che ben prima degli altri ha fatto dell’Africa il suo forziere di risorse naturali. Ma la vertiginosa ascesa dei prezzi di materie prime, agricole incluse, ha convinto molti Stati e altrettanti investitori ad aggiudicarsi abbondanti quantità di terreno in casa altrui. Secondo le stime dell’Ifad, oltre 20 milioni di ettari di terra sono stati acquistati negli ultimi due anni da entità straniere, per la maggior parte in Africa e Sud America. In totale oltre 50 milioni di ettari sono stati vittima dell’”accaparramento”. Si tratta di terre utilizzate da secoli dalle popolazioni locali a cui manca però una prova formale di proprietà, elemento che lascia mano libera a chi ne vuole trarre un vantaggio personale. In casi tristemente famosi come quelli dell’Etiopia, del Mali e del Sudan i governi non si sono fatti scrupolo alcuno di vendere quello che considerano suolo pubblico al miglior offerente, incassando personalmente gli introiti. Il risultato è l’ulteriore depauperamento della popolazione di un continente dove tre abitanti poveri su quattro abitano nelle campagne da cui dipendono totalmente per la sussistenza. “L’acquisto delle terre da parte di investitori stranieri distrugge l’agricoltura familiare e costruisce un sistema di proprietà che escluderà per sempre gli abitanti”, spiega Antonio Onorati, presidente del Centro internazionale crocevia, che del tema parlerà nell’incontro di quest’anno delle comunità di Terra Madre: “Non a caso del miliardo di affamati che esistono al mondo, 800 milioni sono piccoli produttori di cui 600 milioni sono contadini”. focus on A diventare ricchi sulle loro spalle sono innanzitutto gli accoliti di dittatori come l’etiope Meles Zenawi e il sudanese Omar al-Bashir, poi governi di stati come il Mozambico e il Mali, dove in vendita è stata messa perfino una zona con tre cimiteri (sistematicamente smantellati, con buona pace delle anime che vi riposavano). Infine, ci sono gli acquirenti che Onorati divide in tre categorie: i governi e le loro istituzioni, gli investitori speculativi privati o semi-privati e gli investitori nazionali, una realtà in rapida crescita. Tra i governi più attivi vi erano India e Cina, ma quest’ultima, sotto la pressione occidentale, ha annunciato in occasione del G8 dell’Aquila, di avere cessato la campagna pubblica di acquisti. Diversa è la posizione di Arabia Saudita e Libia che, consci di avere sì enormi riserve petrolifere, ma di estendersi su territori desertici, si sono prepotentemente gettati nella mischia degli acquisti territoriali. Oggi la Libia di Gheddafi possiede oltre 400 mila ettari di terra in Mali attraverso un braccio del suo fondo d’investimento sovrano, il Libia Africa Investment Portfolio, mentre il King Abdullah Initiative for Saudi Agricultural Investment Abroad aiuta le società saudite in paesi con un grande potenziale agricolo. Tra gli investitori privati, proprio i fondi speculativi in cerca di nuovi rendimenti sono gli attori più scaltri (e scalmanati) di questo business del nuovo millennio. Non solo fondi del Golfo, come Al-Qudra Holding di Abu Dhabi, ma anche occidentali come BlackRock and Emergent Asset Management e Henriques.“Nel 2025 la popolazione africana raddoppierà, e per quanto scarsi possano essere, comunque raddoppieranno anche i consumi”, spiega Onorati: “L’Africa sarà nei prossimi vent’anni il più promettente mercato alimentare del mondo”. Ad accorgersi delle opportunità sono anche le élite locali - da quelle brasiliane a quelle malesi - che, alleandosi magari con una controparte straniera, approfittano della loro posizione sociale per fare lauti guadagni. Un caso interessante è quello di una società d’investimento americana che attraverso la collegata Jarch Management ha ottenuto l’affitto di 400 mila ettari di terra nel sud del Sudan. Per farlo ha comprato una partecipazione del 70 per cento in una società sudanese controllata dal figlio di un generale dell’esercito che, a sua volta, aveva ottenuto le terre dal governo. Non è solo la sicurezza alimentare a spingere verso la progressiva concentrazione della proprietà terriera.Tra le altre cause c’è anche l’utilizzo in costante aumento dei biocarburanti che permettono alle multinazionali di rasare al suolo le foreste di mezzo mondo per fare spazio a estensioni infinite di palmeti: 12 milioni di ettari soltanto in Malesia e Indonesia. E, infine, le logiche di un’economia globale che relegano ai margini i piccoli produttori che non hanno le infrastrutture e le conoscenze per sviluppare un’agricoltura su vasta scala. La stessa Banca mondiale ha assunto nel suo ultimo rapporto un atteggiamento ambivalente verso il NOTIZIARIO N. 1 - GIUGNO 2011 fenomeno: da una parte segnala la sua preoccupazione per il fenomeno, ma dall’altra appoggia gli investitori pubblici e privati in nome di un migliore utilizzo dei territori. “L’estrema concentrazione delle terre è una delle principali minacce di questi anni”, spiega Onorati. E nessun paese ne è immune.“In Italia il 3 per cento dei proprietari terrieri detiene il 48 per cento delle terre, una percentuale simile a quella messicana”, aggiunge: “Proprio tra il 2000 e il 2007 l’Italia ha perso oltre il 30 per cento delle sue aziende agricole, tutte al di sotto dei 30 ettari”. di Federica Bianchi - 15 ottobre 2010 Tratto da: L’espresso La poca economia congolese stenta a decollare. Nella foto il trasporto, con un camion a noleggio, di sacchi di riso destinati al mercato locale. www.sosafrica-pd.org 11 report & news/Tanzania I NERI BIANCHI L’albinismo è una anomalia ereditaria caratterizzata dalla mancanza di melanina nella pelle, nell’iride e nei capelli. Esiste anche tra gli altri mammiferi, i pesci, i rettili, in piante e fiori. bambino albino Non è ancora stato fatto un vero studio sugli albini africani, e non si hanno cifre precise, ma si stima che in alcune parti del Continente le persone con albinismo siano addirittura una su mille. Tale rara particolarità genetica si manifesta con un basso livello di melanina che rende chiari la pelle, i capelli e gli occhi, questa condizione comporta un maggior rischio di cancro. Il sole è uno dei peggiori nemici, di conseguenza gli albini sono costretti a indossare vestiti che coprano la maggior parte del corpo, a spalmarsi crema protettiva, anche molto costosa due o tre volte il giorno, e a portare, fin da giovanissimi, occhiali scuri e cappelli. In mancanza, sono costretti a restare chiusi fino ad una certa ora, essendo il sole africano notoriamente cocente. Inoltre avendo spesso problemi di vista vengono emarginati dalle lezioni. In Africa, per via della profonda ignoranza sull’argomento e della superstizione associata, gli albini sono ridicolizzati, discriminati, picchiati, perfino 12 uccisi: pochissimi riescono a superare queste enormi difficoltà e a raggiungere posizioni sociali di rilievo. In Zimbabwe, si contano circa 14.000 persone la cui esistenza è segnata dall’albinismo. «Un albino può anche innamorarsi di una ragazza, ma di solito i genitori o il fratello o i parenti di lei l’accusano di disonorare la famiglia. La giovane, per via della pressione, è costretta a rompere la relazione, oppure sparisce senza dire niente», racconta Sanele Mtshazo, un investigatore albino che lavora per la Procura nazionale del Sudafrica. Per la loro anomalia di pigmentazione, in Africa sono considerati portatori di sventure o vittime sacrificali, a seconda delle tradizioni locali. In Tanzania, da quando, circa tre anni fa, si è diffusa la convinzione che i loro organi abbiano poteri taumaturgici in grado di portare fortuna in amore e in affari, si è aperta la caccia all’uomo. Stessa triste sorte nel resto dell’Africa. Secondo quanto riferisce l’agenzia Fides -International report & news/Tanzania Federation for the Red Cross and Red Crescent Societies, tra il 2007 e il 2009, hanno abbandonato i loro villaggi e si sono nascoste almeno 10000 persone albine in Tanzania, Kenya e Burundi. Ad un incontro, tenuto a Nairobi, sono stati discussi i diritti degli albini alla sicurezza, alla salute e all’educazione. Salvo alcune Ong, sorte proprio per venire incontro alle difficoltà delle persone dalla pelle bianca, i governi continuano ad evitare l’argomento, permettendo che l’ignoranza persista. Molte persone credono, infatti, che gli albini muoiano semplicemente scomparendo, o sciogliendosi quando vengono bagnati dalla pioggia. Altri pensano che avere rapporti sessuali con un albino possa curare l’Aids, e ciò spesso si traduce in violenze e stupri, specialmente nei confronti delle donne. Nei villaggi dei paesi africani, i bambini sono abbandonati alla nascita o, in alcuni tragici casi, vengono ancora sacrificati durante cerimonie e riti tribali. Nei periodi delle elezioni o durante le ricorrenze importanti per la nazione, le famiglie sono costrette a nascondere i loro figli albini, poiché essi vengono minacciati da chi li ritiene portatori di sfortuna Le scuole per ciechi sono spesso la prima destinazione, e la più facile soluzione per le famiglie in cui nascono figli albini, i quali, seppur nel dieci per cento dei casi soffrano di una vista non particolarmente buona, non possono essere considerati ciechi. L’ambasciatore per gli albini del Malawi, il musicista Geoffry Zigoma, insiste su un punto fondamentale: «Gli albini sono come tutti gli altri esseri umani. Però dico sempre a quelli come me di non aspettarsi aiuto dalla società. Siamo noi albini che dobbiamo lavorare sodo affinché le cose cambino». GLI ALBINI IN TANZANIA La Tanzania ha il più alto tasso di albini al mondo: ne è affetta una persona su 3mila (in Europa il tasso è di una su 20mila). Ottomila albini sono iscritti alla Società Albina della Tanzania (TAS) che tenta di difendere i loro diritti e, spesso, la loro vita. A Dar-es-Salaam, capitale economica del Paese, la polizia ha creato una rete di cellulari ai quali è stato dedicato un collegamento specifico, un numero riservato. I cellulari sono quelli di albini, il numero per le chiamate di emergenza serve quindi a cercare di proteggere altre possibili vittime. Il Ministro della Salute ha appena annunciato un censimento degli albini per tutelarne l’incolumità. La persona albina, che nella maggior parte dei casi non può permettersi di acquistare creme solari o abiti adeguati per proteggersi dal sole, spesso si ammala. Oggi, un punto di riferimento per molti di loro, per la diagnosi e le cure, è L’Ocean Road Hospital, unico ospedale della Tanzania per la cura e la prevenzione del cancro: i medici stanno infatti promuovendo l’uso di supplementi di betacarotene. Le parti del corpo degli albini sono considerate NOTIZIARIO N. 1 - GIUGNO 2011 un albino adulto magiche, e vengono usate dagli stregoni per preparare pozioni in grado di portare amore, salute e fortuna nel lavoro. Sono molti i casi documentati di uccisioni di albini, negli ultimi tre anni sarebbero almeno 79. I clienti particolarmente assidui sono i cercatori di oro e di pietre preziose che lavorano nelle zone intorno al Lago Vittoria. Fanno una vita disperata, e su di loro ha facile presa chi gli racconta che queste pozioni sono in grado di attirare la fortuna. Nel novembre scorso i cittadini tanzaniani, dimostrando sensibilità nei confronti del problema, hanno eletto in parlamento Salum Khalfan Barwany, all’opposizione, il primo politico albino della nazione a essere scelto direttamente dai cittadini. Prima di lui un altro albino aveva ricoperto pari carica, una donna, Al-Shimaa Kwai-Geer, ma era stata scelta dal presidente, che ha il potere di indicare fino a 10 persone fra i non eletti. La sua nomina aveva pertanto un carattere simbolico. Bar’wani si dice contento perchè la sua elezione è frutto della scelta della gente, mostrando così quanti passi avanti si siano fatti circa i pregiudizi nei confronti degli albini. «La mia priorità sarà combattere per i diritti degli albini, e di tutte le persone con handicap, come chi ha problemi alla vista o all’udito», ha detto Barwany dopo essere stato eletto. «Chiederò al governo di educare i cittadini sulla superstizione che si possa diventare ricchi possedendo parti del corpo di albini. Dobbiamo essere riconosciuti come parte della società e poter vivere come gli altri esseri umani.» Nel gennaio scorso è nata la prima squadra di calcio esclusivamente formata da “neri bianchi”. Per vincere i pregiudizi . Oscar Haule, cristiano dalla pelle nera, non sopportando il fatto che i comandamenti “Non uccidere”e “Ama il prossimo tuo come te stesso” siano stati violati, ha voluto fare qualcosa per ovviare a ciò. Quarantaquattro anni, commerciante di automobili giapponesi, ha fondato una squadra di calcio, una squadra formata da soli albini, come dice lo stesso nome: Albino United. Sa che il Tanzania ama il calcio e spera che proprio attraverso questo sport possa amare anche chi è nato con pelle diversa. A cura di Tiziana 13 report & news/Congo In ricordo di François e Jeanne Il 30 ottobre 2010 è mancato padre François Amboko, congolese, missionario della Consolata, e di recente ci ha lasciato anche suor Jeanne Yengane di Dungu (RDC): due persone molto significative per la S.O.S., entrambe scomparse prematuramente. Padre François Amboko: la conoscenza con François risale al maggio del 2000, quando celebrò nella chiesa di Santa Rita una Santa Messa in memoria di padre Oscar Guapper, deceduto improvvisamente, a cui era legato da profondo affetto e stima e che per lui era stato come un padre; questo triste evento gli procurò un grande dolore. François aveva vissuto alcuni anni in Italia, a Roma, dove si era laureato; in quel periodo le occasioni d’incontro con i membri dell’associazione, e specialmente con la nostra presidente, erano state frequenti e avevano dato l’opportunità di conoscerlo più a fondo e di apprezzare la sua infinita bontà e sensibilità. Aveva tanto sofferto per la malattia che lo aveva colpito e che per lui era stato un vero calvario, in quanto incideva sulla sua azione missionaria cui tanto teneva. Ultimamente era tornato, con sua grande gioia, in missione, nelle vicinanze di Kinshasa; purtroppo, però, era anche affetto da una grave forma di diabete che lo ha portato alla morte. Suor Jeanne Yengane: nel mese di settembre 2010 aveva fatto parte, in qualità di rappresentante della diocesi di Dungu, della delegazione CBM e S.O.S. che aveva il compito di organizzare il funzionamento del Centro oftalmologico “Siloe” di Isiro. Ella, infatti, avrebbe dovuto prendere servizio in questa struttura, in qualità di infermiera specializzata in oftalmologia, dopo l’inaugurazione della clinica. Purtroppo un tragico evento le ha impedito di svolgere la sua preziosa opera. Riportiamo qui di seguito la lettera di padre Rombaut, testimonianza commovente in ricordo del suo caro amico François e quella con cui il dr. Makwanga Mankiev Emile, informa della tragica morte di suor Jeanne. La S.O.S. li ricorderà con grande affetto assieme alle altre persone care che hanno illuminato il suo cammino. Mio molto amato François, riposa in pace, Servitore buono e fedele... Abbiamo saputo della tua partenza verso la casa del Padre sulla strada Abidjan-Marandallah, io ero assiame ai padri Andrè Nekpala, Victor Kota, Jean Willy Ipan.. .. Dapprima un silenzio tra noi, poi le lacrime che scendono dai miei occhi e ad un tratto uno di noi invita a recitare i misteri dolorosi per il tuo riposo eterno François, ti ho conosciuto in seminario e da allora la nostra fratellanza è stata una costante realtà. Tu hai tanto sofferto nella serenità. Ci lasci un esempio di persona che aggrega, perchè vicino a te era bello ascoltarti, parlarti e sentirti parlare.. e sopratutto darci dei consigli. Ho avuto la fortuna di preparare la tua ordinazione sacerdotale nel tuo villaggio Obongoni...abbiamo condiviso una bella esperienza di fede. La tua famiglia è la mia, sia a Isiro che a Obongoni. A Kinshasa hai più volte visitato la mia. Ora tu ci lasci mamma Marie, non preoccuparti! Tu riposa nella pace del Signore. Chi ti vedeva mentre eri ammalato non poteva sapere come eri prima, e aveva una falsa immagine di te. Tu stesso eri cosciente della situazione e di quello che ti succedeva.Tu dividevi la tua vera immagine con i tuoi intimi. Quante volte, parlandone con me, come tuo fratello, mi dicevi”....mutu na ngai ezalabi ebebi...na yebi eloko te! (..la mia testa è confusa…non ricordo quanto è accaduto)”; questo a conferma di quanto mi diceva un infermiere al tempo in cui ero a Torino per una operazione:”Quando la crisi di François era forte mi attaccava, ma io sapevo che non era colpa sua...quando finiva mi domandava perdono... era un buon ragazzo!” 14 Tra te e me c’è sempre stato un senso di condivisione, ci si incoraggiava, ci si sosteneva nella preghiera e soprattutto ci si dava dei buoni consigli. Hai vissuto la tua vita con buon senso e equilibrio. Amavi soprattutto la missione in Costa d’Avorio, dove siamo stati insieme molto poco a causa della tua malattia, che ti ha fatto partire, che ha cambiato il tuo programma di vita missionaria, come la desideravi, come la speravi.... ma il Signore ti ha voluto Padre François della Passione... la missione e la passione vanno insieme. Tu hai celebrato sempre questa passione nella tua vita, attraverso la Messa, con rispetto e dignità. Tu hai ascoltato tutti, tu hai dato molto agli altri: la preghiera, la fiducia, il coraggio...se potevi restavi, altrimenti dicevi ai tuoi amici: mi ritiro per riposare, ecco il nostro François nella sua nuova missione. Ti rivedo dividere con gli altri le doti sportive che avevi portato a Kinshasa da Lingondo, al servizio dei tuoi confratelli come nella pastorale. La tua premura nel visitare le nostre famiglie è una cosa forte...tu eri il missionario che visitava più spesso le famiglie, di noi che siamo in missione perchè tu hai cominciato. Grazie perchè IMC e RDC ha avuto in te un vero missionario della Consolata, resterai per sempre IMC. Possa la tua morte portare dei frutti per la pace nella RDC e in Costa d’Avorio, specialmente al Nord (Dianra e Marandallah), là dove hai cercato di lavorare, ma il Signore ti ha domandato quello che tu non avresti voluto e tu hai accettato. François, uomo e prete di pace, François...fratello.. François, so che tu ci perdoni per tutte le volte che non abbiamo avuto il tempo di capirti quando ne avevi bisogno. www.sosafrica-pd.org report & news/Congo Il perdono è un comportamento che tu ci inviti a perseguire nelle nostra vita affinchè regni la fraternità e sia una realtà nella nostra comunità. François umile servitore Che attraverso il modo intero ha voluto Annunciare la lieta novella Tu sei stato inchiodato dentro questa malattia. Tu non sei rimasto fermo, Tu hai cercato nella semplicità della tua vita Di mostrare al mondo che tu sei un Prete-Missionario. Noi tuoi fratelli, noi tue sorelle, Noi tuoi amici, Noi tua famiglia, le tue famiglie, Ti diciamo di riposarti nella Pace Questa Pace diventa per noi Forza per continuare la nostra vita di fratelli e sorelle Nel Perdono e nelle Fraternità. In Paradiso Intercedi per noi Sii il nostro avvocato presso i Santi Che il Paradiso riservato ai missionari Ti sia dolce come tu sei stato dolce Con Fede.....ci rivedremo un giorno Presso il Padre Padre Rombaut Cari colleghi, la Direzione del Programma Nazionale della Sanità Oculistica e della Vista, il Centro di Formazione Oftalmologia dell’Africa Centrale “CFOAC” e il Consiglio Medico della CBM/RDC hanno il grande dolore di informarvi dell’assassinio di SuorYengane Jeanne, infermiera diplomata in oftalmologia (TSO) del CFOAC, residente a Dungu (Isiro, Provincia Orientale). L’équipe oftalmologica, diretta dal dottor Bassay di Kisangani, ritornava da una missione chirurgica sulla cataratta alla periferia della città di Dungu, quando la suora è stata uccisa dai ribelli ugandesi della LRA; anche altri membri sono stati attaccati e feriti a colpi di machete e sono attualmente sotto cura. Abbiamo della suora Yengane Jeanne un ricordo di persona calma, rispettosa, lavoratrice e molto impegnata nell’opera del Signore. E’ morta in missione al servizio della lotta contro la cecità evitabile, nel quadro del progetto:”Vista 2020” in RDC. Che questo breve messaggio serva di incoraggiamento a molti di noi che lavorano in un ambiente così ostile come la RDC e altrove. Dalle ceneri di suor Yengane Jeanne possano nascere altre infermiere TSO e personale oftalmologico, ricchi di impegno per il benessere della comunità. Che la sua anima riposi nella Pace. Pietro Mansutti con l’abbé François Il gruppo di coordinamento della clinica Siloe di cui faceva parte suor Jeanne (a destra) Dr. Makwanga Mankiev Emile Direttore del Programma Nazionale della Sanità Oculistica e della Vista PNSOV, Direttore Generale del CFOAC Consulente Medico della CBM per i paesi dell’Africa Centrale. NOTIZIARIO N. 1 - GIUGNO 2011 15 report & news/Congo Passaggio di consegne tra don André Masinganda e l’abbé Cosmas Boyekombo La collaborazione con don André Masinganda risale al 2001: in quell’anno, in seguito ad un suo breve soggiorno a Padova per cure mediche, si stabilì fra lui e la S.O.S. un bel rapporto che presto diede i suoi frutti. Da allora, infatti, grazie anche ai suoi preziosi suggerimenti, l’associazione ha realizzato molti progetti nella zona di Wamba e Isiro nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo; fra gli altri, iniziative per la formazione della donna nelle comunità rurali, la Scuola di informatica, il Centro culturale, la Scuola primaria, vari contratti di microcredito, lotta contro la malnutrizione, una scuola professionale e, da ultimo, l’impegnativa realizzazione della Clinica Oftalmologica Siloe di Isiro. Come avremmo potuto realizzare tutto ciò senza la sua guida, la sua autorevolezza, la sua pazienza, la sua capacità organizzativa ? Nel luglio scorso don André è stato nominato segretario della Conferenza Episcopale Congolese con sede a Kinshasa, la capitale, nell’estremo sud del paese, trovandosi così impossibilitato a seguirci nelle nostre realizzazioni; fortunatamente, a Wamba opera un suo ex allievo, l’abbé Cosmas Boyekombo, che abbiamo avuto occasione di conoscere e apprezzare l’estate scorsa in Italia, dove ha soggiornato a Padova e Milano a contatto con la nostra realtà di tutti i giorni. Così, su richiesta della presidente S.O.S., egli sta ora svolgendo la funzione che era stata di don André e i nostri rapporti sono agevolati anche dalla sua discreta conoscenza della lingua italiana nella quale si è applicato con costanza e volontà. L’abbé Cosmas è sempre disponibile ad ogni nostra richiesta e noi lo ringraziamo di cuore, perché ci rendiamo conto del grande impegno che gli viene richiesto. Il Vescovo della Diocesi di Wamba, mons. Janvier Kataka, proprio di recente l’ha sollevato dal suo incarico di procuratore della diocesi per permettergli di dedicarsi interamente alla cura dei nostri progetti. Congratulazione a mons.André per la sua promozione e un grazie di cuore per la generosa e fondamentale opera che ha svolto al nostro fianco; ringraziamo anche l’abbé Cosmas con il quale abbiamo intrapreso un nuovo cammino a favore della sua popolazione. Don André Masinganda e l’abbé Cosmas Boyekombo INVITATION A Madame Sonia, Présidente de la S.O.S. Padova Le Diocèse de Wamba, en collaboration avec les Diocèses d’Isiro-Niangara et de Dungu-Doruma, organise à Isiro un service de lutte contre la cécité. Nous sommes heureux de vous inviter à la cérémonie d’ouverture officielle du Centre Ophtalmologique Siloé d’Isiro sis au quartier TELY, N°3178 ; qui aura lieu le 2 mai 2011. Nous sommes contents de la CBM Italie et de la S.O.S. Padova qui ont financé et soutenu notre projet du Centre Ophtalmologique Siloé d’Isiro. Nous vous souhaitons la bienvenue. INAUGURATION DU CENTRE OPHTALMOLOGIQUE SILOE D’ISIRO 2 MAI 2011 PROGRAMME 9h00 : Mise en place 9H30 : Prière (et Bénédiction des locaux) 10H00 : Les différents discours Coupure du ruban symbolique et Visite du centre ophtalmologique 12H30 : Cocktail Pour Mgr KATAKA Janvier Abbé Cosmas BOYEKOMBO 16 www.sosafrica-pd.org progetti in corso progetti in corso Tanzania Scuola superiore a Mapogoro (Iringa) Stanno continuando i lavori per la costruzione della scuola superiore e per l’impianto idrico della stessa. Scuola elementare a Mlambalazi La scuola elementare per i bambini Masai a Mlambalazi sta procedendo con molto impegno da parte della popolazione locale, anche perché il nuovo capovillaggio è una persona molto attiva e precisa. Progetto scuola elementare a Mapera (Heka) E’ stato avviato quest’anno un nuovo progetto per la realizzazione di due aule di prima e seconda elementare a Mapera, villaggio nel cuore della savana in Tanzania. La scuola elementare più vicina si trova a Heka, a circa 12 km., distanza eccessiva da percorrere a piedi per dei bambini ancora piccoli. Signori DIRETTIVO S.O.S. PADOVA Cari amici, Tramite la Tiziana ho ricevuto la gratissima notizia che avete approvato la nostra richiesta per la costruzione di due aule scolastiche nel nostro villaggio di Mapera. Grande è stata la mia allegria con questa notizia pero piu grande ancora la felicita della gentedi Mapera quando ha saputo che tramite voi Gesu Bambino ha portato loro un regalo cosi significativoe di tanta utilita per i loro piccoli bambini,proprio in questo Natale. Se avremmo ancora un tre giorni di sole senza piogge potremmo prelevare la sabbia nel fiume ecominciare subito la costruzione,altrimenti le piogge ci obbligheranno ad aspettare fino ad Aprile o Maggio. Vi ringrazio ancora per tutto quel che gia da tempo venite facendo per la nostra missione di Hekaspecialmente in villaggi come Mjendiyaga,Mjiha,Ipululo e aiutando tanti studenti a proseguire nei lorostudi e quei degli Asili a cominciarli vicino a casa loro. Io personalmente vi ringrazio perche anche per noi missionari siete stati di tanto aiuto e ci S.O.S.tenete con la vostra amicizia,e quei di voi che siete stati da queste parti sapete quanto significa un aiuto di questo tipo e quanto ci stimola a prosseguire nel nostro lavoro missionario. A tutti voi e ai vostri cari un’augurio sincero di un FELICE NATALE e un PROSPERO ANNO NUOVO, mangiate una fetta di panettone e un bicchier di spumante a nome nostro. Con una preghiera a Gesu che nasce, P. Saverio La “nuova” macchina (usata) per l’orfanotrofio di Tosamaganga NOTIZIARIO N. 1 - GIUGNO 2011 17 progetti in corso Repubblica Democratica del Congo Isiro, Centro Oftalmologico Siloe L’inaugurazione della Clinica è stata fissata per il 2 maggio. In base alle notizie forniteci dall’abbé Cosmas e dall’abbé Alex, i lavori dovrebbero essere quasi alla fine, ma ci sono ancora alcune cose da mettere a punto. Si spera di avere gli opportuni aiuti manuali per consentire all’architetto Mansutti, in Congo già da marzo, di portare a giusto compimento quanto ancora in sospeso. La clinica oftalmologica Siloe a Isiro Isiro, Maison Famille: anche in questo cantiere sembra che abbiano capito l’urgenza e l’opportunità di portare a termine i lavori intrapresi. Ad aprile i due elettricisti Riccardo e Gino di Este (PD), che hanno già lavorato con piena soddisfazione alla clinica Siloe, si sono recati a Isiro per l’installazione dell’impianto elettrico. L’architetto Mansutti seguirà i lavori che sono ora portati avanti anche dalle valide maestranze che hanno lavorato alla clinica; si spera che ben presto anche questo cantiere andrà a compimento. Mancano, infatti, solo alcune finiture interne e la sistemazione esterna. Scuola Anoalite a Wamba Il progetto, nato nel 2010 per sopperire ad una cronica mancanza di strutture scolastiche nel territorio di Wamba, nel nord-est della R.D.C, prevede la costruzione di sei aule scolastiche di mq 54 netti ciascuna per un totale di 324 netti, di un blocco servizi di mq 36 e di un terzo edificio, destinato a direzioneuffici, infermeria e biblioteca, di circa mq 60. I due corpi aule e il blocco servizi sono preceduti da un porticato di mq 125 totali destinato a proteggere gli ambienti sia dal sole diretto che dalle piogge. Il complesso, se pur è previsto il funzionamento solo diurno, sarà dotato di un impianto a pannelli solari installati sul blocco direzione-biblioteca al fine 18 La costruzione della scuola Anoalite di Wamba di consentire l’uso di computer e altre attrezzature didattiche (fotocopiatrici – proiettori ). La nuova struttura sarà in grado di accogliere circa 200 studenti di scuola media e il suo funzionamento sarà coordinato all’attività delle preesistenti strutture scolastiche adiacenti. I lavori diretti per la S.O.S. dall’architetto Carlo Maria Suitner, sono iniziati solo nella primavera del 2011 e, dopo una pausa di 8 mesi, dovuta al sempre difficile approvvigionamento di materiale da costruzione, sono ripresi nel mese di febbraio del 2011. Attualmente si sta completando il primo blocco di 3 aule e si è iniziato lo scavo di fondazione del blocco n°3 : direzione biblioteca. Bambini di Wamba Progetto Centro Nutrizionale S.Pierre a Wamba A Wamba, nel nord est della R.D. del Congo, il problema della malnutrizione infantile è molto grave e riguarda un’altissima percentuale della popolazione, per tal motivo la S.O.S., in collaborazione con la Diocesi di Wamba, ha deciso di costruire un centro per bambini malnutriti a fianco del Centro di Salute “ Mama Kaenga”. Il progetto architettonico redatto dall’arch. Piero www.sosafrica-pd.org progetti in corso Mansutti nel 2009, con successivi aggiornamenti, prevede la realizzazione di dormitori per circa 15 bambini, cucina e refettorio, direzione, stanze per le assistenti e servizi igienici, completa l’intervento la realizzazione di un pozzo di circa 15 metri di profondità e una torre per l’acqua di circa 8 metri di altezza. Tutto ciò è in fase di realizzazione e attualmente i lavori sono a livello della copertura. Il problema più grosso è costituito dal reperimento e trasporto in cantiere del materiale da costruzione in quanto attualmente Wamba è collegata, con molte difficoltà, via terra solamente con Isiro, ove c’è un piccolo aeroporto e quindi le condizioni e le modalità di trasporto sono lunghissimi e difficoltosi. La più ovvia conseguenza è che i tempi di realizzazione dell’edificio sono lunghissimi e, per noi europei impensabili, tuttavia con costanza e determinazione si procede ed ora si comincia a vedere qualche risultato. La S.O.S. oltre a ringraziare i donatori che hanno permesso questa importante iniziativa vuole ricordare il contributo assolutamente volontario del progettista e dei tecnici che si sono resi disponibili per la costruzione di questo edificio. arch. Carlo Maria Suitner Brasile Dalla sua fondazione, nell’aprile 1999, il Progetto Adozioni a Distanza di Ouro Branco, nel Sud-Est del Brasile, ha permesso a decine di bambini di quartieri svantaggiati di ricevere un supporto semestrale che consentisse l’accesso a strutture scolastiche di primo ordine. Attraverso il costante supporto della Associazione Sao Francisco de Assis (ASFA) di Ouro Branco, ed il monitoraggio e sostegno a distanza dei volontari italiani, i bambini hanno potuto usufruire non solo di altrimenti impensabili possibilità educative, ma anche e soprattutto di attenzioni, S.O.S.tegno psicologico, una migliore alimentazione, assistenza sanitaria, attività ricreative e nel complesso la possibilità di sentirsi ascoltati e seguiti nel tempo. I primi bambini, che nel 1999 avevano 4 e 5 anni, e che io stesso andai a identificare con il personale dell’ASFA, sono oggi dei piccoli adulti che stanno ultimando, chi con alcune difficoltà chi con maggiore scioltezza, gli ultimi 3 anni della scuola superiore. Senza il sostegno costante delle famiglie padovane e dell’associazione S.O.S., è molto probabile che quei ragazzi oggi, come purtroppo molti loro coetanei, avrebbero a stento un diploma di scuola elementare e sarebbero molto probabilmente abbandonati al loro destino, alla strada e ai suoi mille pericoli. NOTIZIARIO N. 1 - GIUGNO 2011 Elisa das Dores, oggi di 17 anni, sarà la prima ragazzina a terminare la scuola superiore con indirizzo tecnicoscientifico, nel dicembre del 2011. Elisa, che non è mai stata bocciata in tutto il suo percorso scolastico - una media di 3-4 bocciature è purtroppo la realtà per molti bambini che risiedono nelle favelas e nei quartieri più poveri - ha già espresso la volontà di proseguire gli studi facendo domanda per le borse di studio universitarie delle città più vicine. La scuola superiore Arco Diocesano e l’Associazione Asfa si stanno gia muovendo per cercare di rispondere a questa importante ambizione di Elisa, aprendole scenari e possibilità che per la sua famiglia, solo qualche anno fa, erano assolutamente impensabili. Il coordinatore del progetto Brasile per la S.O.S. Luca Solimeo Perù Anche quest’anno, entro fine febbraio, i bambini della Casa Aidenica sono stati iscritti a scuola: gli educatori sono riusciti a trovare per tutti degli istituti che li accogliessero, superando la generale ritrosia degli insegnanti ad accettare dei bambini considerati “difficili”. Intanto, mentre prosegue l’attività di locazione dei taxi, comprati dalla S.O.S. per garantire autosostenibilità alla Casa, si è deciso di affittare il ristorantino ad un vicino che da anni fa il cuoco. In questo modo, i due educatori presenti nella Casa riescono ad occuparsi per tutto il tempo dei bambini, pur ricevendo un reddito dall’utilizzo dei locali destinati al ristorante. Tra i prossimi progetti, vi è quello di realizzare una piccola biblioteca aperta a tutti i (numerosi) bimbi del quartiere, visto che a Lima i libri per bambini sono introvabili, ma i piccoli potenziali lettori non mancano… Vi terremo informati sui futuri sviluppi!!! Giulia Nino de la calle 19 20 www.sosafrica-pd.org progetti in corso Progetti di Microcredito Associazione Mamans du Marché Central Wamba : è composta da 7 donne che hanno lanciato un’attività commerciale agricola aprendo n.9 banchi nel mercato di Wamba, assai misero dopo la guerra. La S.O.S. nel maggio 2010 aveva loro consegnato $ 2000 sotto forma di prestito, da restituire in due anni. Nel mese di marzo è stata restituita la 1° tranche di $ 500. Associazione AMADEFE diWambaperattività commerciale agricola Pure a questa associazione, composta da 7 donne, la S.O.S. ha prestato nel maggio scorso la somma di $ 2000. Sono riuscite ad acquistare utensili per la lavorazione della terra ed inoltre un attrezzo per sradicare le radici degli alberi; è da ricordare che siamo in piena foresta, perciò prima di lavorare un appezzamento di terreno bisogna disboscarlo. Nel mese di febbraio è stata restituita la 1° tranche di $ 350. Caritas Diocesana di Wamba Nel 2010 l’Ufficio Diocesano della Caritas di Wamba aveva presentato un progetto alla S.O.S. per la lotta contro la malnutrizione della zona. Visto il tasso elevato di malnutriti a Wamba, l’ufficio aveva pensato di appoggiare tutte le varie associazioni presenti nel territorio, sostenendole economicamente con l’acquisto di attrezzi da lavoro e acquisto di sementi di 1° qualità. Questo sistema avrebbe affrontato i problemi a monte, coinvolgendo, inoltre, le mamme nel progetto stesso. Le attività del progetto sono state lanciate nel mese di ottobre 2010 con 6 associazioni femminili nella parrocchia di Lingondo, distribuendo loro semi di soia e di fagioli. Visto il frequente cambiamento climatico di quel periodo, non hanno voluto investire troppo nell’attività agricola. Le mamme beneficiarie hanno lavorato nei loro campi comunitari con la condizione di rimborsare le sementi ricevute. I risultati sono stati soddisfacenti. Esse sono riuscite a restituire il 200% per la produzione di soia, mentre per la produzione dei fagioli la stagione non è stata favorevole. Per le attività commerciali la Caritas ha preferito riservare una stanza per depositare le derrate alimentari, iniziativa che ha cominciato a funzionare da subito; ciò permette che il surplus venga venduto nei mercati circostanti. Il denaro, $ 7000, che la S.O.S. aveva consegnato alla Caritas Diocesana nel maggio 2010, è stato dato alle singole associazioni sotto forma di microcredito, rimborsabili in due anni in 4 tranches, in ragione di $ 1750 per tranche. AssociationSolidarietédesFemmesPaysannes de Bombombi L’associazione SO.MA.P. dispone di un regolamento interno, un comitato di gestione, un comitato di controllo con un responsabile, un presidente, un vice presidente, un segretario, un tesoriere e quattro consiglieri (due donne e due uomini) che si riuniscono due volte al mese. Questa associazione ha iniziato nel 2008 e ogni anno lavora un ettaro per le colture di arachidi, riso, manioca, fagioli, soia ecc. ed inoltre in un campo hanno piantato alberi per rimediare alla deforestazione. Hanno avviato inoltre allevamenti di maiali e polli. Con il guadagno di questo lavoro i figli dei componenti dell’associazione riescono ad andare alle scuole superiori e 4 di loro persino all’Università. Questi sono alcuni esempi dei progetti di microcredito che hanno lo scopo di incentivare la popolazione locale ad incrementare la produzione agricola per migliorare la qualità della produzione, favorendo la possibilità di riutilizzare sementi selezionate, incentivando inoltre il mercato agricolo, attraverso la vendita non speculativa alla popolazione locale. Fino ad ora possiamo dire di essere soddisfatti. Donne del gruppo SO.MA.P di Bombombi Una delle Mamans du Marché Central di Wamba NOTIZIARIO N. 1 - GIUGNO 2011 21 report & news La S.O.S. e gli Obiettivi del Millennio Nel corso dell’ultimo anno la nostra associazione ha dato il proprio contribuito per il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio con interventi in Tanzania, Repubblica Democratica del Congo, Uganda, Benin, Brasile e Perù ELIMINARE LA FAME E LA POVERTA’ Campagna di sensibilizzazione ed educazione alimentare in Repubblica Democratica del Congo. Sostegno a ragazzi di strada in Perù. ASSICURARE L’ISTRUZIONE DALLA SCUOLA MATERNA ALL’UNIVERSITA 1.260 sostegni a distanza e borse di studio in Repubblica Democratica del Congo, Tanzania, Uganda, Benin, Brasile e Perù. PROMUOVERE LA PARITA’ FRA UOMO E DONNA 11 gruppi di donne sostenuti con il microcredito per un totale di 115 famiglie in Repubblica Democratica del Congo RIDURRE LA MORTALITA INFANTILE 143.040 pasti in un anno con il sostegno di 4 centri nutrizionali a: Wamba, Matari, Ibambi e Isiro in Repubblica Democratica del Congo MIGLIORARE LA SALUTE DELLE GESTANTI Sostegno di letti all’ospedale di Neisu in Repubblica Democratica del Congo. COMBATTERE L’AIDS LA MALARIA E ALTRE MALATTIE Sostegno di 61 famiglie colpite da AIDS in Tanzania. Costruzione di una clinica oculistica in Repubblica Democratica del Congo. ASSICURARE LA SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE Da sempre i progetti agricoli della S.O.S. non prevedono l’utilizzo di concimi chimici. Il programma alimentare dei centri nutrizionali si basa su prodotti locali. LAVORARE INSIEME PER LO SVILUPPO UMANO Sensibilizzazione nelle scuole, all’università, nelle parrocchie. Tutto ciò che abbiamo realizzato, lo abbiamo fatto con voi, grazie anche alla vostra fiducia. L’anno scorso, con la firma del 5 x mille, il ricavato è stato 25.000 Euro. GRAZIE! 22 www.sosafrica-pd.org report & news 2011: Anno Europeo del Volontariato L’Unione Europea dedica il 2011 al lavoro volontario, indicendolo “Anno Europeo del Volontariato”. Oltre a volere dare il giusto riconoscimento a questa attività, ci si impegna a favorire l’operato dei volontari e a incoraggiare sempre più persone ad affiancarsi a loro. Il volontariato offre numerosi vantaggi: innanzitutto permette di acquisire svariate competenze e conoscenze, lavorando a fianco di esperti in numerosi ambiti e conoscendo persone e luoghi nuovi; senza contare l’indubbio giovamento alla società che quest’opera comporta. Pensiamo ad esempio al Servizio Volontario Europeo (SVE) che l’Europa ha istituito già dal 1996. Oltre al sentirsi utili per qualcosa o qualcuno, il volontariato permette il risaldarsi di legami sociali, spesso lesi da una società frenetica che tende a lasciare indietro, ad ignorare molti dei suoi componenti, ed è considerato un settore molto rilevante della vita democratica europea. L’opera si contestualizza con la precedente iniziativa, ovvero l”Anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale” che mira a concretizzare l’ideale di garantire un benessere minimo ai cittadini più poveri e meno fortunati, dando opportunità di lavoro a chi lavoro non ha e offrendo l’opportunità di rendersi utili a chi non ne avrebbe la possibilità. Il filo conduttore di queste iniziative ha un intento nobile: prestare particolare attenzione ai cittadini europei meno fortunati. Il volontariato rappresenta il 5% del PIL delle economie europee e, per palesare l’importanza del fenomeno, l’UE ha stanziato 11 milioni di Euro per le attività del volontariato di cui 3 milioni sono stati spesi per la preparazione dell’evento nel 2010 e altri 8 milioni per il sostegno nel 2011. Durante l’anno saranno promosse attività, conferenze, opere di sensibilizzazione e diffusione, visto che 7 cittadini su 10 non hanno mai preso parte a nessuna attività di volontariato. Ma l’UE mira a una finalità più alta: rendere il volontariato una parte integrante dei suoi obiettivi favorendone la promozione, l’attuazione come motore di scambio culturale tra i cittadini dell’Unione, anche di nazionalità diverse. Sono previste iniziative di scambio culturale: gruppi di volontari provenienti da svariati paesi sosteranno in diversi stati dell’UE illustrando il loro operato in nazioni differenti, incontrando persone e interagendo con altre realtà di questo settore. Le attività promosse e il lavoro dei volontari sono coordinate dall’EYV 2011 (European Year of Volunteering 2011), alleanza fondata nel 2007 che al momento riunisce 35 reti di organizzazioni di volontariato, per un totale di più di 2000 membri che si rapportano con centinaia di migliaia di volontari in tutta Europa e anche oltre i confini del vecchio continente. Per conoscere le iniziative a livello europeo: www.destinazioneeuropea.eu per conoscere le iniziative proposte dal CSV della provincia di Padova e delle associazioni del territorio: www.csvpadova.org/2011-anno-europeo-delvolontariato a cura di Eva Acqua bene comune I referendum su acqua e nucleare sono l’occasione per cambiare la politica economica e sociale dell’italia, non facciamocela scappare ! VOTIAMO E FACCIAMO VOTARE SI’ Due Sì per l’Acqua bene comune! Il 12 e il 13 giugno si andrà a votare per l’acqua bene comune, si tratta di un momento importantissimo per la nostra democrazia: abbiamo la possibilità di riappropriarci di un bene essenziale alla vita e di gestirlo in forma partecipativa, sottraendolo alla speculazione privata e conservandolo per le future generazioni. Dobbiamo andare a votare e convincere quanta più gente possibile ad andare a votare. Anche se hanno fatto di tutto per non abbinare il referendum alle prossime elezioni amministrative (risparmiando dai 300 ai 400 milioni di Euro!), anche se hanno fissato l’ultima data utile alle soglie dell’estate, anche se i media non ne parlano e non ne parleranno, dobbiamo assolutamente raggiungere il quorum, dobbiamo convincere a votare più della metà degli Italiani. Come scrive Don Ciotti: “L’acqua è un bene inclusivo, non esclusivo. Un bene di tutti. Non ci può essere mercato, profitto, speculazione su ciò che è indispensabile alla vita. I bisogni delle persone tracciano soglie che non possono essere violate, e che devono restare fondamento e misura della giustizia sociale”. Come ci insegna la nostra esperienza in Africa, l’acqua è un bene prezioso che dobbiamo imparare a non sprecare, ma a gestire con oculatezza, non in nome del profitto, ma del bene comune. Per questo dobbiamo votare due sì: sì all’abrogazione degli articoli di legge che obbligano alla privatizzazione dell’acqua e sì all’abrogazione della possibilità di ricavare profitti dalla gestione dell’acqua. Il terzo sì riguarda l’abrogazione del decreto che dà il via alla costruzione di centrali nucleari: abbiamo visto cosa è successo in Giappone e in tutto il mondo è in atto una fase di ripensamento e riflessione; ribadiamo la nostra voglia di energia pulita e rinnovabile e puntiamo sul risparmio energetico. Patrizia NOTIZIARIO N. 1 - GIUGNO 2011 23 letture letture Jean Baptiste SOUROU, originario del Benin, insegna Comunicazioni sociali alla Gregoriana di Roma. Giornalista e scrittore, ha collaborato con Radio France Internazionale e con Radio Vaticana; è autore di vari libri fra cui “Jean Paul II: Papa blanc et Africain” e “Ecclesia in Africa” a la lumière de l’esprit d’Assise”. La S.O.S. da molti anni conosce e apprezza Jean Baptiste Sourou, con cui ha stretto legami di vera amicizia; egli ha anche collaborato al notiziario “Orizzonti africani”con un interessante articolo sul secondo Sinodo dei Vescovi d’Africa. Su questo stesso tema ha pubblicato un libro che segnaliamo con piacere: L’ORA DELLA MATURITÀ La Chiesa d’Africa ai tempi del secondo Sinodo, Ed. EMI . Attento osservatore del Sinodo dei Vescovi per l’Africa, ha incontrato molti dei protagonisti convenuti; in queste pagine riporta in sintesi gli interventi di voci autorevoli, valido approccio alla conoscenza della Chiesa dell’Africa di oggi. Altra recente pubblicazione di J.B.Sourou è: AFFONDO, Ed. San Paolo, in cui tratta il tema dell’immigrazione africana, una denuncia documentata e durissima non solo della situazione italiana (da Lampedusa ai campi di rinvio), LA PERLA NERA L’altra Africa sconosciuta di Renato Kizito Sesana e Stefano Girola Con prefazione di Jean Léonard Touadi: “Il libro-intervista di padre Kizito, missionario comboniano che vive in Kenya, introduce in modo semplice e lineare l’idea di una stratificazione di tradizioni culturali all’interno di ciò che chiamiamo, per pigrizia mentale, la “cultura africana”, considerata attraverso le epoche storiche che hanno contrassegnato la vicenda collettiva degli Africani. Epoche storiche, ossia movimento all’interno delle culture e dei popoli, dove, al contrario, sia l’occhio etnologico che romantico tendono a considerare l’Africa come una realtà statica, a-temporale, fotografata una volta per tutte e senza possibilità di mutamenti significativi. L’Africa è “altra” da ciò che la stampa manda in onda tutti i giorni per confermare la presunta superiorità della civiltà e del modo di vivere occidentale; è “altra” rispetto a certe immagini di guerre, pandemie, devastazioni che tendono ad accreditare l’idea di un continente “alla deriva”, bisognoso di “carità” o che merita la nostra distratta indifferenza; è “altra” e diversa dall’immagine di un continente seduto, occhi al cielo in attesa della manna degli aiuti stranieri (...)” Riportiamo qui di seguito un estratto dell’intervistadiStefanoGirolaaRenatoKizito Sesana. 24 Girola: Tempo fa lei ha scritto che per capire la crisi dell’Africa bisogna partire dalla constatazione che essa “è il terreno di incontro e di scontro di varie culture” E’ ancora convinto della centralità di questo fenomeno per comprendere la situazione attuale del continente? Kizito: Sì, senz’altro. Per chiarire meglio il mio punto di vista sarò costretto a fare uso di alcune generalizzazioni. Schematizzando, possiamo dire che nell’Africa subsahariana oggi interagiscono culture fra loro molto diverse: per cominciare, la cultura tradizionale africana, supponendo che si possa pensarla come “una”, la cultura arabo-musulmana e quella cristiana. Troviamo poi la cultura moderna con le sue mille sfaccettature: dal consumismo dell’usa e getta, (cioè la “cultura” dei mass media, un aspetto purtroppo molto visibile!) all’educazione scolastica accessibile a tutti (...) Tutti questi mondi culturali si scontrano sul terreno dell’Africa, nella testa e nel cuore degli Africani (...) Schematizzando, forse in modo eccessivo, possiamo dire che vi sono due culture fondamentali che competono fra loro per “impadronirsi” dell’Africa. La prima è la cultura tradizionale. La potremmo rappresentare simbolicamente come un uomo con le braccia tese verso l’alto che chiudono un circolo con il sacro; al centro c’è l’armonia o la forza vitale, la mistica della vita, i valori fondamentali che unificano il circolo. Tutta la cultura tradizionale è tesa al sacro e in questo circolo tutto è legato profondamente: non c’è niente di esterno ad esso, per cui non ci sono distinzioni fra politica, cultura, religione, tipiche dell’esperienza occidentale. Analizzando i singoli elementi di questo circolo vitale, notiamo che tutti hanno un senso in quanto hanno un riferimento al sacro. Il lavoro, per esempio, non è mai un lavoro nel senso occidentale, tecnicistico: l’andare a seminare nel campo è un’azione ricca di simboli religiosi, è un gesto legato alle tradizioni sull’origine del mondo, che sfuggono a chi non fa parte di quella cultura. L’Europeo resterà sorpreso, chiedendosi: “ Perché le donne fanno quel determinato lavoro e gli uomini no? Non si possono mescolare?”. No, secondo gli Africani non si può, perché all’inizio www.sosafrica-pd.org letture ma di tutta la situazione mediterranea. Il libro è il frutto di parte del suo vissuto a fianco degli immigrati. Renato “Kizito” Sesana è stato l’uomo a deporre il seme, quindi è l’uomo che deve seminare, mentre secondo loro all’inizio è stata la prima donna che ha raccolto il cibo e lo ha portato a casa e lo ha preparato per il marito e per i figli, e quindi si deve ripetere questo gesto così come accadde originariamente. C’è quindi una concezione del lavoro che trova la sua giustificazione nei miti relativi all’origine del mondo. Lo stesso per tutti gli altri elementi: quando si deve costruire una casa, questa viene realizzata secondo certi principi e criteri che in qualche modo ripropongono la creazione del mondo, per cui bisogna ripetere gesti primordiali, rifare quel processo creativo in modo che la coppia che poi entra in quella capanna nuova è ancora la prima coppia che entra in un mondo nuovo. Il lavoro non è semplicemente un dovere che bisogna compiere, ma è parte di un ciclo vitale sacro (...) In questo circolo sono compresi gli antenati, coloro che sono più vicini a Dio e al sacro e che sono una presenza costante nella vita del clan: quindi un po’ più in basso, gli anziani che stanno per diventare a loro volta antenati.. Tutto è pertanto unificato, con un senso compiuto: non c’è nulla che possa essere definito propriamente mondano o profano, e guai a far saltare un elemento, una connessione, poiché si tratta di culture complete, onnicomprensive (...) Questa tradizione si trova a competere con un’altra concezione della vita, quella della m modernità occidentale, che fra l’altro qui in Africa arriva molto impoverita, nelle sue espressioni più esteriori, di cui gli Africani molto spesso non capiscono le motivazioni profonde. Viene percepita da loro come una cultura solo mondana, che - schematizzando - si può rappresentare come un circolo orizzontale che tende ad abbracciare il mondo, per cui quasi ogni orizzonte del sacro viene escluso. Un giorno guardavo la televisione con un ragazzo africano; ad un certo punto egli mi disse di essere colpito dall’assenza completa di Dio nei programmi televisivi. Dio non esiste nel mondo moderno, è un’appendice, mentre nel mondo africano tradizionale non solo è continuamente nominato, ma è sempre presente, è il centro di tutto. Questa cultura moderna viene percepita come totalmente NOTIZIARIO N. 1 - GIUGNO 2011 materialista, i suoi valori portanti e centrali sono l’efficienza, l’ottenere il maggior numero di risultati e prodotti col minimo sforzo, una visione del mondo in cui l’economia, intesa soprattutto come accumulo di beni e di soldi, ha un ruolo centralissimo. Una cultura in cui ci sono anche dei grandi valori, come la cura per il benessere della persona umana e dei suoi diritti fondamentali, l’uguaglianza, la democrazia, ma dove poi, di fatto, è importantissimo essere ricchi, altrimenti questi aspetti positivi restano vuoti. Non sto dicendo che la cultura occidentale moderna si possa ridurre a una visione così impoverita, ma mi pare che così venga percepita dalla maggioranza degli Africani. Questo conflitto culturale dura da qualche generazione, e continuerà finchè emergerà una nuova e diversa cultura, una sintesi. La persona che vive con la famiglia alla periferia di una grande città, vive in un ambiente che è mentalmente quello della tradizione. Al mattino quando va a lavorare nel centro o nella zona industriale, fa un cammino che equivale ad andare dalla tradizione a quel tipo di modernità che ho descritto in modo sommario. Quindi, torna a casa la sera, per ritrovarsi in una sfera vitale in cui sono importanti le relazioni umane con gli altri, con gli antenati, con Dio ecc., ma di giorno tutto ciò non importa a nessuno, quel che conta è che egli produca; questo non può non creare dei conflitti anche di tipo pratico. Ad esempio, nella tradizione africana non si manca mai al funerale dei parenti degli amici, è necessario essere presenti. In questo periodo in cui moltissimi muoiono di AIDS, può capitare ad un lavoratore di dover chiedere al suo datore di lavoro, ogni mese o due, dei permessi per assistere alle cerimonie funebri. E il capo ovviamente non è d’accordo e dice: “Caro mio, questo mese mi hai già chiesto un permesso, non te ne do più”. Il datore di lavoro che ragiona così è un Africano che o ha assimilato la mentalità occidentale o è costretto a gestire la sua attività secondo le esigenze dell’economia moderna, se vuole che la fabbrica vada avanti. Allora il lavoratore si sente dilaniato dai dubbi: è più importante andare al funerale e perdere il lavoro o andare al lavoro e perdere l’amicizia dei vivi e soprattutto dei defunti? Non è una risposta facile da darsi (...) In questa realtà sono pochi coloro che riescono a mantenere in modo equilibrato la loro appartenenza a due diversi mondi culturali. La sfida è di non rinunciare a essere Africano, ma anche a non rinunciare ai vantaggi che la tecnologia e la modernità possono offrire. Per ora ci troviamo in una fase di grave conflitto culturale; ci vorrà molto tempo prima che si possa ricostruire un’unità nuova che mantenga i valori africani profondi e nello stesso tempo sia competitiva sul “mercato” delle culture mondiali. Nel prossimo numero di ORIZZONTI AFRICANI pubblicheremo un’altra parte di questa intervista, illuminante per conoscere meglio i nostri amici africani. A cura di Tiziana 25 report & news La S.O.S. e i suoi rapporti con gli enti locali L’oro La cassetta degli Attrezzi Il Centro Servizi Volontariato, sempre attento alle molteplici esigenze delle associazioni del territorio, in relazione all’”Anno Europeo del Volontariato”, indetto per il 2011, ha previsto un percorso formativo denominato “La cassetta degli attrezzi”. Il corso, svoltosi tra i mesi di gennaio e marzo, era suddiviso in tre moduli: “Fund raising e comunicazione”, “AAA volontari cercansi”, “Gestire un’associazione”. La S.O.S. vi ha partecipato con due rappresentanti, Angela e Sonia D., approfondendo le conoscenze e competenze relative al fund raising, alle metodologie comunicative e ad un “pacchetto” di quelle che sono le buone pratiche interne ed esterne al mondo associativo, che fanno sì che l’associazione funzioni, cresca, si evolva e si rinnovi nel tempo. Il fund raising sta diventando di fondamentale importanza per tutta l’economia e tocca quindi anche il mondo delle associazioni. In questa nostra realtà lo scopo del fund rasing è dare autonomia economica all’ente, dove la richiesta di risorse prevede intrinsecamente una condivisione della mission associativa. Si concretizza quindi nella ricerca continua di risorse, non di denaro in senso stretto, che sia a disposizione per la vita e lo sviluppo dell’associazione. Non bisogna quindi fare l’errore di credere che l’unico scopo di questa attività sia la mera ricerca di finanziamenti: ricercare e saper poi accogliere volontari, quindi saper coinvolgere persone che mettono a disposizione i loro strumenti, la loro professionalità e le loro doti… anche questo è fund raising! E’ la rete relazionale che l’associazione riesce a costruire intorno a sé, alla ricerca di sempre nuovi strumenti, nuove persone che girano attorno a questa; la comunicazione e l’interazione costruttiva, quindi, diventa lo strumento basilare per questa “arte del trovare risorse”. Il motivo sotteso per il quale si compie questa azione è il credere fortemente nell’associazione: solo chi ripone fiducia nelle proprie attività riesce nel fund raising! In conclusione, solo un’associazione che crede nelle capacità dei suoi volontari, che ha chiari quali sono i suoi punti forti e i suoi punti critici, che persegue con fermezza i suoi obiettivi e che quindi è consapevole dei propri mezzi, mostrandosi sempre aperta verso l’esterno, può riuscire nel fund raising. Il motto cui ispirarsi deve essere: migliorarsi, svilupparsi e crescere! Angela 26 Giornata Internazionale del Volontariato e della Cooperazione Il 4 dicembre scorso è stato un giorno significativo per tutto il mondo associazionistico del territorio padovano; anche la S.O.S. vi ha partecipato e alcuni suoi volontari sono stati impegnati per l’intera giornata in due eventi molto importanti. Il Centro Servizi Volontariato della Provincia di Padova, infatti, ha proposto per tale data un momento di incontro e sensibilizzazione nelle scuole allo scopo di parlare del volontariato per coinvolgere i ragazzi su questa tematica e sulle buone pratiche che si possono mettere in atto. E’ stato un modo per celebrare la Giornata Internazionale del Volontariato, che si festeggia ogni anno il 5 dicembre; nell’occasione è anche presentato l’Anno Europeo del Volontariato indetto dalla Comunità Europea per il 2011. Se l’attività si è potuta svolgere, un grazie va soprattutto agli insegnanti già sensibili a queste tematiche; in questo caso siamo grate al prof. Da Re, vice preside dell’istituto scolastico “Marsilio da Padova”, che ha reso possibile l’iniziativa. La III media con la quale abbiamo svolto la nostra attività si è dimostrata molto partecipe ed interessata; l’educazione dei ragazzi al volontariato, ad una partecipazione attiva alla cittadinanza e alla solidarietà deve essere visto sempre più come elemento essenziale per una società futura sempre più multietnica e solidale. In concomitanza con questa bella iniziativa, in Piazza dei Signori a Padova, sfidando freddo e intemperie, si è svolta la Giornata della Cooperazione programmata dal Comune di Padova: tutte le associazioni che partecipano attivamente al Tavolo della Cooperazione, convocato periodicamente dal Comune, hanno organizzato un momento di incontro e condivisione di esperienze, aventi come filo conduttore i 10 Obiettivi di Sviluppo del Millennio. La nostra associazione, fin dalla sua fondazione, ha ritenuto che la condizione necessaria per lo sviluppo di un Paese fosse l’istruzione. Ha iniziato nel 1994 il progetto “Sostegni a Distanza” e fino ad oggi ha dato la possibilità di accedere alla scuola a oltre duemila bambini; così, in questa giornata si è inserita nel secondo dei 10 Obiettivi del Millennio: “Garantire l’educazione primaria universale”. I rappresentati della S.O.S. hanno allestito un banchetto con volantini, notiziari e artigianato africano; nella sala Nassyria del Comune, sotto la torre dell’orologio, è stato pure proiettato il nostro documentario “L’oro del Congo” che descrive la gravità della situazione in cui sta vivendo la Repubblica Democratica del Congo. E’ proprio in queste occasioni che l’associazione può aprirsi verso l’esterno e avvicinarsi alla cittadinanza, cercando di trasmettere alle persone quelle che sono le finalità e la missione della S.O.S. onlus. Angela www.sosafrica-pd.org report & news Le iniziative sociali de Consiglio di Quartiere 4 del Comune di Padova Le Politiche Sociali del Quartiere 4 si concretizzano da anni nel sostegno ad associazioni che sono impegnate o nei confronti dei malati di Alzheimer (AMAP) o delle tossicodipendeze come il CIN Centro Iniziative Nuove. Cerchiamo però di sostenere anche le realtà che si rivolgono alle neomamme come lo Spazio Cicogna, organizzato dalla Psicom nella nostra sala di Via Pinelli. Grazie all’Amministrazione Comunale abbiamo allargato il nostro impegno alla “mediazione sociale” per cui la Coop. Il Sestante è intervenuta nei rioni Crocifisso, Santa Rita e sta ora impegnandosi nel rione Guizza a favorire dell’integrazione dei cittadini stranieri; a completamento ci interessa essere vicini a chi si occupa della cooperazione internazionale. Il Quartiere inoltre, con una costante presenza nel Gruppo GLH delle scuole e con interventi mirati, presta attenzione a chi si occupa dei diversamente abili. Un altro settore che ci vede coinvolti è quello degli anziani dove abbiamo collaborato con la Coop. Cosep per promuovere e inserire nella comunità la figura del custode sociale per favorire la domiciliarietà e la socialità in questo segmento di età. Un grazie a tutte le persone che collaborano con il Quartiere e ai referenti della Commissione Barbara Pastò e Amos Zanato Roberto Bettella Presidente Consiglio di quartiere 4 Sud Est Padova La S.O.S. e i suoi rapporti con le scuole Scuola elementare statale di Arino (Ve) La scuola primaria di Arino (Ve), che da molto tempo dimostra il suo interesse verso l’associazione S.O.S. ONLUS e che, attraverso il sostegno a distanza di alcuni bambini nella Repubblica Democratica del Congo, condivide il nostro impegno, ci ha ospitato martedì 11 gennaio per un pomeriggio all’insegna dell’educazione allo sviluppo. Tiziana e Angela si sono recate presso la scuola con un obiettivo preciso, quello di far conoscere agli alunni, attraverso immagini, giochi e suoni, un’altra maniera di vivere la vita: quella del bimbo africano. I bambini, entusiasti e incuriositi soprattutto dalle immagini che gli sono state trasmesse, hanno partecipato attivamente alla lezione. Dopo aver loro illustrato alcune foto relative ai viaggi delle nostre volontarie in Repubblica Democratica del Congo e in Tanzania, è stato proposto il video “Tindika Lokito” (“Spargi la Voce”) e hanno potuto così assaporare con i loro occhi l’atmosfera vitale del mondo africano. Infine, successivamente ad un breve momento di riflessione sulle differenze tra la loro vita quotidiana e quella dei bimbi africani, l’incontro è terminato con la presentazione di alcuni oggetti e strumenti musicali artigianali che provenivano direttamente dall’Africa. Angela Un momento dell’incontro nella scuola di Arino NOTIZIARIO N. 1 - GIUGNO 2011 27 report & news Incontri Scuola media statale “Marsilio da Padova” Il nostro percorso educativo sul volontariato e sulla nostra realtà associativa, presso la classe III B della Scuola media statale “Marsilio da Padova”, iniziato il 4 dicembre 2010 in occasione della Festa Internazionale del Volontariato, ha potuto proseguire in questi ultimi mesi con altre attività: il 14 marzo 2011 ci siamo recati nuovamente presso la scuola per continuare il nostro intervento. In questa occasione, abbiamo potuto introdurre, confrontandoci con i ragazzi, il tema della realtà africana: i territori, la storia, la cultura e i problemi che questo continente sta vivendo attualmente. Partendo da ciò che la classe già sapeva sull’Africa, l’esperienza mirava a far cogliere ai ragazzi lo stretto legame esistente tra la storia, gli interessi economici e la situazione attuale di molti paesi africani. A questo proposito, molto utile è stata la visione del documentario “L’Oro del Congo” che tratta le gravi problematiche del territorio congolese. Attraverso questo filmato, abbiamo potuto porre le basi per l’ultimo appuntamento del 14 aprile 2011 per valutare la ricaduta sulla classe e concludere in bellezza con una attività ludica, facendo interpretare liberamente i ragazzi una favola africana raccontata nel video da un racconta – storie. Questi incontri sono una occasione per sottolineare le forti motivazioni che spingono noi della S.O.S. a cooperare in questo paese. Angela Intervento S.O.S. nella scuola media statale “M. Todesco” Il 1° marzo la S.O.S. è stata invitata dalla professoressa Lorenza Belloni, insegnante della scuola Todesco di Padova, per parlare della Repubblica Democratica del Congo. Il nostro intervento è stato rivolto a 2 classi di 3° media, una sessantina di alunni, per i quali è stato proiettato il film S.O.S. “L’Oro del Congo”, un documentario inedito che tratta di temi molto interessanti al fine della conoscenza della realtà del Nord-Est di questo paese (le miniere di oro, l’AIDS, i Kumba Kumba, ecc.) Abbiamo notato molto interesse da parte degli studenti; ciò faceva dedurre che erano stati preparati su questi argomenti. Ci siamo dapprima presentati parlando del volontariato in generale, della nostra associazione, e poi abbiamo cercato di far acquisire maggiormente le conoscenze di altre culture, di altre realtà, stimolando riflessioni sulla disuguaglianza e diversità tra i Paesi del Nord e quelli del Sud del Mondo. Abbiamo cercato con la proiezione di motivare ed incuriosire gli allievi alla scoperta del Congo ed in particolare della cultura di Wamba e Isiro, collegando e confrontando la realtà dell’accesso all’istruzione in Italia a quella del Congo e riflettendo inoltre sul nostro benessere, 28 sulle nostre condizioni di vita. Siamo convinti che stimolare gli alunni delle scuole a riflessioni sulle tematiche che il film ha documentato, può essere un modo per avvicinare studenti ed insegnanti a situazioni forse già conosciute tramite gli organi d’informazione, ma spesso considerate estranee al nostro quotidiano e appartenenti a realtà lontane. Quando si pensa allo sfruttamento minorile, la mente corre alle immagini dei servizi televisivi, che mostrano bambini dei paesi poveri costretti a lavorare nelle piantagioni, nelle cave, nelle miniere, nelle fornaci, nella raccolta dei rifiuti o nel lavoro domestico. E quando si parla della sanità in Africa, non è facile capire fino in fondo l’estrema difficoltà in cui si trova. Ecco allora che la sensibilizzazione fatta nelle scuole permette una riflessione più consapevole su questi problemi e favorisce così una maggiore conoscenza delle iniziative e dei progetti portati avanti anche dalle associazioni che lavorano sulla cooperazione ed educazione allo sviluppo per un’autentica crescita umana nel rispetto della cultura, della pace e dell’amore. Alla fine delle due ore di intervento, tre ragazzini sono venuti a chiederci se bisogna essere maggiorenni per poter collaborare con l’associazione S.O.S.. Credo che questa sia la dimostrazione che il messaggio era stato recepito! Sonia Bonin vita dell’ass vita dell’associazione Appuntamenti Sior Tita Paron Venerdì 4 febbraio, presso il “Piccolo Teatro”, la Compagnia Teatro Veneto “Citta di Este” ancora una volta ha dato prova della sua bravura e della sua generosità, mettendo in scena “Sior Tita paron” di Gino Rocca per uno spettacolo di beneficenza organizzato dalla S.O.S.. Il pubblico, numeroso, ha dimostrato di apprezzare molto sia la commedia sia gli attori, bravissimi; applausi a scena aperta per Antonietta Cavazzini (nel personaggio di Carlotta, valida spalla del protagonista Toni Borile nel ruolo di Tita paron) che ha sostituito all’ultimo momento Marina Bertoncin, infortunata. Efficace ed indovinata la scenografia con un sottofondo di suoni tipici di un paese di campagna: l’abbaiare di un cane, il nitrire di un cavallo, il suono delle campane… Insomma una serata piacevole e divertente, ma anche educativa per chi ha saputo cogliere il messaggio del testo che alludeva chiaramente ai difetti dell’uomo tanto diffusi anche nella odierna società, come la disonestà, l’invidia, ecc., stimolando a comportamenti più etici. Ringraziamo di cuore la Compagnia e il regista Stefano Baccini che da anni offrono La commedia, ambientata in una località rurale degli anni trenta circa, ha attratto molti spettatori e ha ottenuto un meritato successo, grazie alle battute vivaci degli attori e alla particolare vicenda del “sior Tita” che, da “velada” (maggiordomo), diviene per testamento padrone di tutto, ma non viene riconosciuto tale dagli altri servitori, invidiosi. Alla fine riesce, grazie ad una strategia, a rimanere tale. Insomma un astuto in piena regola. La solidarietà, è il caso di dirlo, ha potuto questa volta avvalersi anche del riso e del sorriso di tanta gente per promuovere quelle finalità umanitarie in Africa (oggi come non mai sulla ribalta internazionale) e nell’America Latina dove opera la S.O.S. “ Carla Testimonianza Il giorno 12 febbraio mi trovavo ad Alatri, in provincia di Frosinone, in visita a parenti. Tramite una nipote, socia e benefattrice della S.O.S., animatrice dell’Azione Cattolica, sono stata invitata a portare una testimonianza sulla vita dei bambini africani agli alunni di una scuola elementare. L’incontro ha avuto luogo nell’oratorio della cattedrale del paese: i ragazzi erano numerosi e anche... rumorosi, ma, quando ho iniziato a parlare dei loro coetanei africani, hanno prestato tutti attenzione e si sono dimostrati interessati e coinvolti intervenendo con varie domande. Questi bambini, attraverso i loro animatori, avevano appena raccolto la somma necessaria per una borsa di studio e alla fine dell’incontro hanno promesso che ogni sabato avrebbero portato qualche soldino da mettere in una cassetta comune per dare continuità al sostegno già in corso e possibilmente per sostenere un altro bimbo. Era la prima volta che sentivano una testimonianza diretta di esperienza africana ed erano curiosi di vedere le foto e di ascoltare storie vere da me vissute; quando li ho salutati, mi hanno chiesto se potevo tornare ancora una volta. Tiziana Foto di scena della commedia alla S.O.S. spettacoli teatrali, sostenendo in questo modo i progetti dell’associazione in Tanzania e nella Repubblica Democratica del Congo. Un grazie di cuore anche al Gabinetto del Sindaco per aver messo a disposizione la sala gratuitamente e al Consiglio di Quartiere 4 per averci finanziato la pubblicità. Era presente nella serata il Professor Gianluigi Peretti di cui vi riportiamo le belle parole sul significato dell’iniziativa: “Anche il teatro, parliamo di quello amatoriale, può esser utile per una causa nobile come quella perseguita da oltre vent’anni da S.O.S. Solidarietà Organizzazione e Sviluppo Onlus. Un accordo con la Compagnia Teatro Veneto Città di Este ha permesso infatti la messinscena, a scopo benefico, di un cavallo di battaglia dello storico gruppo (fra tre anni compirà infatti i suoi…gloriosi cent’anni di vita!), vale a dire la commedia in dialetto di Gino Rocca “Sior Tita paron”, portata lo scorso 4 febbraio al Piccolo Teatro Don Bosco della Paltana per la regia di Stefano Baccini. NOTIZIARIO N. 1 - GIUGNO 2011 Tiziana Gabelloni tra i ragazzi di Alatri 29 vita dell’associazione Sonia Bonin Mansutti Padovana eccellente Venerdì 4 marzo 2011, presso l’Aula Magna dell’Università di Padova, si è svolta la cerimonia per la nomina dei Padovani Eccellenti. Nell’anno 1987 il Consiglio di Quartiere 1 Centro Storico ha istituito l”Ordine dei Padovani Eccellenti – Sine mora ad Summa”; nell’atto costitutivo si afferma : “Il titolo da riconoscere a cittadini ed a personaggi che abbiano dimostrato amorevole attaccamento alla città contribuendo con abnegazione al recupero ed al mantenimento della cultura, degli usi e dei costumi di Padova con le opere dell’ingegno, del lavoro, del commercio, dell’intelletto.” La nostra Presidente ha quest’anno ricevuto il prestigioso titolo e, come da lei stessa affermato al momento della consegna del diploma con distintivo, il riconoscimento va anche a tutti i volontari S.O.S. che le hanno dato fiducia collaborando intensamente con lei nel perseguimento delle finalità dell’associazione. Questo evento rappresenta per tutti i soci e simpatizzanti un motivo di orgoglio oltre che una buona occasione per acquisire visibilità. A Sonia i più vivi complimenti per il meritato onore ricevuto con l’auspicio di risultati sempre più significativi nel sostegno ai Paesi in Via di Sviluppo. Carla Interafrica Dinamiche di inserimento sul Territorio Nella Sala Nuova del Consiglio di Quartiere n. 4, al Centro Civico in Via Guasti, giovedì 31 marzo 2011 alle ore 21 si è tenuto il previsto incontro- dibattito sul tema delle dinamiche di inserimento degli immigrati nel nostro territorio. La serata, promossa dal Consiglio di Quartiere Sud-Est e dalla S.O.S., associazione onlus Solidarietà Organizzazione Sviluppo, ha visto la partecipazione di un pubblico molto numeroso, attratto sia dall’attualità del tema che dalla personalità dei relatori invitati. Il tema, introdotto dal Presidente Bettella , è stato sviluppato da Don Luca Facco, Direttore della Caritas Diocesana, che, entrando subito in argomento, ha sostenuto come su questo tema ci sia tanta chiusura, diffidenza e paura e come sia difficoltoso discuterne anche all’interno delle parrocchie. Solo l’incontro con l’altro cambia il nostro modo di vedere e di pensare e solo la conoscenza aiuta a superare le paure. A fronte di atteggiamenti ostili, però, si possono segnalare anche comportamenti di aiuto concreto come quello veramente esemplare di un benefattore che ha acquistato una casa al solo scopo di darla in affitto a una famiglia rom, rifiutata da tutti. Don Albino Bazzotto, Presidente di “Beati i Costruttori di Pace”, ha segnalato come alcuni organi di stampa, soffino sulla paura dando un’ immagine di sinti e rom sempre negativa. Egli ha raccontato come da un primo comportamento di persona buona sia passato a un atteggiamento di ascolto, scoprendo come sinti e rom vengano subito arrestati e non prima denunciati come gli altri, così che anche i carabinieri assumono atteggiamenti 30 politici. Ormai il numero di stranieri che sono presenti in Veneto è significativo e noi dovremmo interrogarci sulle motivazioni di che arriva, dovremmo cercare di affrontare le differenze e anche i contrasti che esistono tra gli stessi Africani provenienti da Marocco, Nigeria, Ghana, Algeria. Quello che dobbiamo fare è conoscere, conoscere, conoscere. La recente crisi ha provocato uno sfacelo: da 60 famiglie assistite prima del 2007, si è passati a 2400 famiglie in cui sono le donne e i bambini a soffrire maggiormente della situazione. Oggi ci sono una serie di giovani (tunisini, marocchini) che vivono ai margini della società e che finiscono spesso in prigione; una volta perduto il permesso di soggiorno non lo recuperano più. Don Albino Bizzotto conclude il suo intervento auspicando che vengano approvate leggi che favoriscano l’accoglienza e l’aiuto e per questo è necessario un impegno politico per modificare l’attuale normativa. Il Dottor Roberto Tuninetti della cooperativa “Il Sestante”, nata per l’inserimento delle 700 persone trasferite da Via Anelli, riferisce come risolvere i conflitti sociali relativi all’immigrazione sia certamente difficile, ma ciò che si può, e si deve, fare è affrontare i problemi. Con l’aiuto della Parrocchia “Santa Teresa G.B.” della Guizza, molti giovani stranieri sono stati coinvolti nelle festa patronale che si è rivelata una eccellente esperienza. La Consigliera comunale Nona Evghenie ha sottolineato come sia indispensabile passare dal pregiudizio nei confronti degli stranieri al giudizio e alla valutazione delle singole persone. Molti interventi hanno sottolineato le numerose iniziative che sono decollate in questo quartiere, dalla disponibilità fornita da insegnanti in pensione agli incontri delle donne al martedì mattina per uno scambio e un confronto. Una particolare attenzione si dovrà dare alle giovani donne che stanno modificando i comportamenti. Il Presidente Bettella , nel ringraziare i numerosi presenti per la loro partecipazione, ha auspicato che nei prossimi incontri sia possibile una consistente partecipazione anche da parte degli stranieri. Silvana www.sosafrica-pd.org vita dell’associazione PROSSIMI APPUNTAMENTI Sabato 28 maggio Gita al Parco Sigurtà di Valeggio sul Mincio (Vr), famoso per la ricchezza, varietà e bellezza dei suoi fiori. Nel pomeriggio ci si recherà a visitare Borghetto di Valeggio, grazioso e caratteristico paese, e Castellano Lagusello. In caso di maltempo, si opterà per una meta alternativa. La partenza è fissata per le ore 8 davanti alla Chiesa di Santa Rita in via Paruta e il rientro è previsto per le ore 20 circa. Costo, comprensivo del viaggio in corriera e dell’ingresso al Parco, Euro 25. Il pranzo potrà essere effettuato al sacco o in un ristorante situato nelle vicinanze (Euro 18 tutto compreso). Per adesioni e informazioni telefonare in sede S.O.S. (049 754920), lasciando eventualmente un messaggio. Giovedì 9 giugno Assemblea dei soci S.O.S. alle ore 21 (prima convocazione mercoledì 8 giugno ore 10) presso la Canonica della Chiesa di Santa Rita. Ordine del giorno: I) Approvazione del Bilancio consuntivo relativo all’anno 2010 2) Varie ed eventuali. E’ doveroso partecipare! Domenica 19 giugno Festa dei colli, a Ca’ Mansutti di Turri. Programma: ore 15 accoglienza; ore 16 Santa Messa celebrata da Don Romeo Sinigaglia, parroco della Chiesa di Santa Rita; ore 17,30 iniziative varie; ore 19 cena “povera”, simbolo di uno stile di vita sobrio (non rinunceremo, comunque, ai deliziosi dolci che gli ospiti, come da tradizione, offriranno e di cui ringraziamo anticipatamente. A conclusione della giornata, saremo allietati dal complesso musicale “Nuance Libre” che eseguirà brani dei più famosi autori italiani (De André, Mannoia, ecc.). Costo Euro 15 – ingresso gratuito per i bambini al di sotto dei 10 anni. Venite numerosi con la vostra famiglia e con gli amici dando la vostra adesione entro e non oltre martedì 14 giugno. NOTIZIARIO N. 1 - GIUGNO 2011 31 storie storie Aiuti a Valentine Valentine è una ragazzina di 13 anni che vive con i genitori nella foresta dei dintorni di Wamba. (R.D. del Congo) Affetta da dolorose emicranie, è stata “curata” da un guaritore che ha provocato un’infezione gravissima e progressiva. L’anno scorso, la bambina era in pericolo di vita e con l’aiuto della S.O.S. è stata operata presso l’Ospedale Diocesano Matari di Wamba. L’intervento ha imposto l’amputazione della gamba destra. La S.O.S. ha quindi attivato una catena di solidarietà per poterla ricoverare a Kampala (Uganda) in un ospedale specializzato in ortopedia infantile. L’iniziativa ha avuto successo e sono stati raccolti i fondi necessari al viaggio aereo e alle cure. Ora Valentine si trova all’Ospedale Corsu di Kampala; purtroppo le è stata riscontrata anche una insufficienza cardiaca che però è sotto controllo grazie ad opportune terapie. Il dott. Antonio Loro che la segue ci ha comunicato che nell’arco di un paio di mesi Valentine potrà nuovamente muoversi autonomamente anche se sono necessari delicati interventi per adattare il moncone alla nuova protesi. Quando Valentine sarà di ritorno a Wamba, si aprirà per lei e per la S.O.S. un nuovo capitolo finalizzato a individuare la strada giusta per una formazione scolastica e professionale compatibile con la sua grave menomazione. La S.O.S. ringrazia, anche a nome di Valentine, quei donatori che, mostrando fiducia nella nostra Onlus, hanno permesso a questa bambina congolese di sperare in un futuro vivibile. Wamba 20 marzo 2011 Carlo Maria Suitner Il viaggio della speranza Spesso mi chiedo fino a che punto la vita degli altri può dipendere anche da un nostro gesto, da una nostra decisione! In occasione di uno dei miei numerosi viaggi in Africa, mi trovai coinvolta in una delle tante storie di cui è costellata la mia esperienza africana, una storia tristissima che mi fece sentire profondamente in crisi. Era la fine di maggio e mi trovavo ad Isiro nella RDC; solo tre giorni mi separavano dalla partenza per l’Italia, quando una donna con un bambino già grande entrò nel giardino della casa e mi guardò senza dire nemmeno una parola. Austera, bella, ancora giovane, faceva pensare fosse la mamma di quel bimbo, abbandonato sulla sua schiena, quasi privo di vita: il corpicino appariva immobile e nel volto lo sguardo era fisso e senza luce. Mons. André la invitò a spiegarci la motivazione della sua presenza sotto quel grande mango del nostro giardino. Timidamente lei cominciò a raccontarci: “Sono la nonna e il mio nipotino ha solamente tre anni; da tre mesi, in seguito ad un intervento di ernia inguinale, la sua vitalità si è spenta. Era vivace, correva e giocava come tutti i bimbi della sua età; vorrei portarlo in capitale, all’ospedale, per capire cosa è successo; vi prego di aiutarmi…”E, mentre raccontava, guardava il piccolo con angoscia e amore, gli accarezzava la testa attendendo quasi il miracolo; ella scrutava ogni nostra espressione e sembrava aspettasse che l’anima di quella 32 Valentine creatura tornasse a vivere. Mons. André ed io ascoltavamo impietriti quel grido composto di dolore, ma cosa avremmo potuto e dovuto fare? Invitammo i genitori a venire a parlare con noi. La mamma era impossibilitata, in quanto aveva appena partorito un altro bimbo, ma l’indomani venne il papà, un kumba kumba (cioè un commerciante che si sposta con la bicicletta). Gli chiedemmo di fare un appello a tutti i suoi parenti (in Africa esiste ancora la famiglia allargata) per chiedere un aiuto, in quanto il viaggio aereo fino a Kinshasa, l’alloggio della nonna, il ricovero e tutti gli esami sarebbero stati molto costosi. Il giorno dopo tornò con la modesta somma racimolata di 150 dollari, cifra irrisoria, che non avrebbe certo coperto le spese, ma che rappresentava un segno di collaborazione e di responsabile coinvolgimento, garanzia anche di un sostegno futuro. Le mie perplessità erano tante, ma quando guardavo quel piccolo inerme mi si stringeva il cuore. Intervenendo, anche economicamente, avrei certamente creato dei precedenti (e la S.O.S. non può risolvere i mille disgraziati casi che le si presentano) e forse sarebbe stato tutto inutile, ma cosa avreste fatto voi? Ero ormai giunta alla vigilia della partenza e non avevo ancora deciso nulla, anche se, sempre più, sentivo che bisognava www.sosafrica-pd.org storie farmaci che Jonathan dovrà assumere ogni mese e dovrà pure fare della chinesiterapia da uno specialista ad Isiro in modo che non regredisca”. Nonna Jeorgette Ad aprile tornerò in Congo e verificherò di persona la situazione e la necessità di un eventuale nuovo intervento da parte della S.O.S.. Questa è una delle tante storie tristi che accadono in Africa, ma anche queste ci fanno capire quanto valore abbia la vita e quanto spazio c’è ancora per la speranza! Sonia Bonin Mansutti Neemia Jonathan rischiare. Provai a telefonare a Barbara, una dottoressa di Milano, volontaria, che da più di due anni presta servizio all’ospedale di Neisu che la S.O.S. sostiene ancora da quando c’era padre Oscar. Mi ascoltò e, con generosità e gentilezza, mi invitò a mandare il piccolo da lei, per meglio capire di quali esami potesse aver bisogno; proprio in quel momento partiva una suora per Neisu e così poté offrire un passaggio. Riuscii un’ora prima della partenza ad avere la risposta attesa: mi consigliava di inviare il bambino a Kisangani, città a 600 chilometri da Isiro, perciò molto più vicina rispetto a Kinshasa, la capitale; là avrebbe potuto effettuare gli esami necessari ed avere le cure adeguate. La speranza era appesa ad un viaggio, un viaggio che avrebbe potuto forse offrire la possibilità di un miglioramento o, meglio ancora, di una guarigione! A febbraio, ricevo notizie di Jonathan attraverso l’abbé Cosmas che mi invia una lettera della sua nonna: “Il piccolo Jonathan Mobele ha lasciato Isiro dopo la tua partenza dal Congo ai primi di giugno; allora non dava segni di vita, nessun gesto, nessuna parola, era senza forza e non camminava. Ma dopo sei mesi trascorsi a Kisangani, grazie alle cure mediche ricevute presso il Centro Simama (“Alzati” in lingua swahili), ha avuto un netto miglioramento. Ora il bambino fa dei gesti, ha ricominciato a vedere e a sentire; ciò che gli manca ancora oggi è la parola. Abbiamo chiesto di lasciarci liberi di tornare ad Isiro, in quanto a Kisangani la vita è costosa e difficile. In un primo momento il Centro non voleva darci il permesso in quanto c’è ancora molto lavoro da fare, ma noi non abbiamo la possibilità economica di rimanere là più a lungo. Ora ci hanno ordinato dei NOTIZIARIO N. 1 - GIUGNO 2011 Neemia, nato nel febbraio del 2000, ad aprile del 2001 aveva perso la mamma Rozi, morta a causa di una forte malaria cerebrale; poco dopo venne accompagnato all’orfanotrofio di Tosamaganga dal papà Gabriel che, rimasto solo, non poteva prendersi cura del bimbo, anche a causa della sua salute malferma. All’inizio il bambino aveva un visino triste, gli occhi spenti; il suo inserimento fu difficile: nessuno era in grado di avvicinarlo, di dargli da mangiare, di farlo addormentare se non alcune bambine di sette-otto anni. Era malnutrito, in viso sembrava quasi normale, ma dalla vita in giù faceva impressione per la sua magrezza: la pelle che ricopriva le ossa era cadente. C’è voluto molto tempo prima che tornasse normale! A due anni e mezzo ancora non riusciva a camminare né a stare in piedi, però cominciava a mangiare con appetito, anche da solo. Piano piano acquisì serenità, tranquillità, evidenziando un carattere dolcissimo: aveva finalmente superato il suo dramma psicologico consistente soprattutto nel distacco Neemia 33 storie dal contatto con il corpo della madre; in Africa la mamma tiene legato a sé il suo bambino tutto il giorno per mezzo di un pareo e Neemia aveva perso il suo calore troppo presto! Ora Neemia è cresciuto, è tornato a casa con il padre, ma continua ad essere seguito dalla suore e Sostenuto dalla S.O.S., tramite un benefattore, per gli studi: frequenta la IV elementare ed è inserito molto bene a scuola dove studia con parecchi altri bambini dell’orfanotrofio. Sul suo viso c’è sempre un velo di tristezza, ma quando lo incontriamo ci accoglie con un grande sorriso. E’ un bimbo bellissimo! Tiziana Elaya Elaya aveva cinque anni quando rimase orfana anche della mamma; suo papà era già morto qualche anno prima di AIDS, la malattia che poi colpì anche la madre. La bambina restò con una sorella di 13 anni: per un po’di tempo avevano vissuto da sole e i vicini offrivano loro un po’ di cibo. Un brutto giorno, però, la sorella, uscita per andare a cercare qualcosa da mangiare, non tornò più ed Elaya rimase spaventata e sola per diversi giorni prima che qualcuno si accorgesse del suo dramma. Così venne accompagnata all’orfanotrofio. Ella era molto triste e per parecchio tempo non riuscirono a farla sorridere. La incontrammo per la prima volta nel 2007: era molto bisognosa di coccole e attenzioni e noi le manifestammo il nostro affetto; ora abbiamo la possibilità di vederla ogni anno e lei ne è felice: è sempre sorridente, dolcissima e ancora desiderosa di abbracci e carezze. Elaya frequenta una buona scuola elementare di Iringa grazie al sostegno della S.O.S.. Tiziana Elaya MISSIONE E’ PARTIRE Missione è partire, camminare, lasciare tutto, uscire da se stessi, rompere la corteccia dell’egoismo che ci rinserra nel nostro io. Missione è sempre partire Più che divorare chilometri. Missione è soprattutto aprirsi agli altri come fratelli: incontrarli, scoprirli. Missione è smettere di girare intorno a noi stessi quasi fossimo il centro del mondo e della vita. E, se per trovarli e amarli è necessario attraversare i mari e volare i cieli, allora missione vuol dire partire e andare ai confini del mondo. Missione è non lasciarsi intrappolare nei problemi del mondo piccolo del nostro ambiente: l’umanità è tanto più vasta. 34 (attribuita a don Helder Camara) www.sosafrica-pd.org bacheca @ Posta elettronica Invitiamo i nostri soci e simpatizzanti a farci pervenire l’indirizzo e-mail per avere la possibilità di comunicare con loro velocemente e in modo economico. Basta inviare una mail a [email protected] scrivendo “registrami” nell’oggetto della mail African Childhood: il libro della S.O.S. E’ disponibile ad un prezzo speciale per soci e simpatizzanti il libro fototografico sui bambini del Congo realizzato per noi da Daniele Gobbin, 112 pagine per raccontare attraverso le immagini la vita dei bambini che sono diventati simbolo dell’intera Africa. zo prez le!! ia spec no S.teg S.O. .S. a à andr nali S.O vato a io il rica tri nutriz mocratic o t t u e n t e D c a i c li de pubb Congo in Re del NOTIZIARIO N. 1 - GIUGNO 2011 35 tegno a distanza Per sostegno a distanza (SAD) si intende un atto di solidarietà che si concretizza in un contributo economico periodico con il quale associazioni, ONLUS e ONG, provvedono alla sussistenza, frequenza scolastica, assistenza sanitaria o allo sviluppo economico di una persona o di un gruppo di persone. Qui di seguito vi sono le forme di sostegno più comuni praticate dalla S.O.S., per saperne di più o per avere informazioni sui progetti di Microcredito, rivolgersi direttamente alla segreteria. quota annua per materiale scolastico e divisa scuola materna 170 euro quota annua comprensiva di un pasto giornaliero scuola primaria220 euro sostegno di un bimbo per la frequenza annuale scuola secondaria 350 euro generalmente gli studenti sono a convitto nella scuola e si provvede all’acquisto di un sacco di mais, fagioli, riso ecc., il primo anno vengono acquistati, oltre all’occorrente scolastico, anche il materasso, il secchio per l’acqua, le lenzuola. sostegno universitario 800 1200 q uota annua da a euro (dipende dalla facoltà e dalla sistemazione dello studente) A chi aderisce a questo tipo di iniziative saranno inviati la foto, i dati personali ed una breve storia dello studente che saranno integrati da aggiornamenti ogni qualvolta ce ne sarà la possibilità. L’associazione S.O.S. ha attivato questi sostegni in Tanzania, Benin, Uganda e Repubblica Democratica del Congo - sostegno di un insegnante quota annua per un docente nel Nord-Est della Repubblica Democratica del Congo, nei luoghi dove non gli insegnanti non percepiscono alcuna paga dal governo emergenza alimentare Nel nord-est della Repubblica democratica del Congo, la S.O.S. ha avviato numerosi progetti per aiutare la popolazione che, a causa della guerra civile, è ridotta allo stremo; tra questi a Wamba (in piena foresta equatoriale) c’è il progetto “Lotta contro la malnutrizione”, che è variamente articolato e che comprende un’adeguata alimentazione per i bambini malnutriti, con controlli periodici per verificarne la crescita e la guarigione. Sostegno di un malnutrito 200 euro Con un aiuto e con l’amore e la dedizione di suor Sophie, congolese, della congregazione “La Sante Famille” ogni bambino potrà crescere e vivere la sua infanzia, purtroppo negata a tanti bambini nel mondo. adozione di un letto e sostegno infermieristico Queste iniziative sono rivolte al reparto di pediatria ed al personale infermieristico del’ospedale di Neisu (R.D.C.) L’adozione di un letto del reparto di pediatria copre le spese di ricovero e cura per tutti i bambini che ne avranno bisogno: impegno semestrale 80euro impegno annuale 160 euro sostegno di un infermiere 130euro COMUNICAZIONE IMPORTANTE PER CHI VOLESSE RATEIZZARE IL PAGAMENTO DEL SOSTEGNO A DISTANZA Il pagamento delle quote relative ai sostegni a distanza può essere effettuato anche tramite R.I.D - Rimessa Interbancaria Diretta. E’ sufficiente recarsi nella propria banca e dare l’incarico di accreditare sul conto dell’associazione l’importo, anche in rate mensili o semestrali. S.O.S. Solidarietà Organizzazione Sviluppo - ONLUS - Insieme ai Paesi del Sud del Mondo 35126 Padova - Via Severi, 26 - Tel e Fax 049 754920 - Codice Fiscale 92064320283 www.sosafrica-pd.org - [email protected] Conto Corrente Postale n. 11671351 Banca CARIGE IT38 G061 7512 1160 0000 0072 980 Banca Etica IT56 E050 1812 1010 0000 0100 641 Semestrale di informazione e cultura africana - Ideazione grafica: Valentina Gottipavero - Fotografie: Daniele Gobbin, archivio S.O.S. - Stampa: Grafica Veneta mini borsa di studio 70 euro