Vele solari magnetiche al plasma come sistema di propulsione per
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Vele solari magnetiche al plasma come sistema di propulsione per
Vele solari magnetiche al plasma come sistema di propulsione per veicoli spaziali Renato Forcinetti DIEE, Università di Cagliari, piazza d’Armi, 09123 Cagliari, Italia. [email protected] Sommario: Negli ultimi decenni, sono stati condotti una serie di studi sulla fattibilità di un sistema di propulsione per veicoli spaziali radicalmente innovativo, in grado di captare energia dall'ambiente. L'idea è stata quella di utilizzare una vela che fosse in grado di deviare il flusso dei fotoni (legati alla radiazione luminosa solare) o il flusso del vento solare (plasma di idrogeno completamente ionizzato continuamente espulso dal sole a velocità molto elevate) in modo che, in accordo con il principio di conservazione della quantità di moto, una spinta venisse trasmessa al velivolo. Le Vele Solari materiali, che ricavano la spinta propulsiva dalla riflessione dei fotoni, sono costituite sostanzialmente da una sottile pellicola di alluminio su supporto polimerico e possono raccogliere una forza netta tra 25-75 [mN] [2]. La spinta, per quanto piccola, persisterà finché la vela è illuminata. Tale sistema non necessita di fonti di energia a bordo e presenta il pregio della semplice operabilità, tuttavia presenta difficoltà di dispiegamento, peso e fragilità elevati [2]. La Vela Solare Magnetica nasce con lo scopo di superare i limiti legati all'utilizzo di quella fotonica. L'idea è quella di usare come vela un campo magnetico generato a bordo che sia sufficientemente intenso da deviare le cariche portate dal vento solare, in modo che, per la conservazione della quantità di moto, una spinta agirà sulla navicella. Dana Andrews e Robert Zubrin [1] proposero per primi questo concetto di vela, ottenuta dispiegando un lungo cavo superconduttore tale da formare un grande anello; tale circuito, inizialmente alimentato dal veicolo spaziale, poteva poi essere tenuto sotto tensione senza fornire energia dall’esterno grazie alle sue proprietà superconduttive (l’unica energia serve ad imporre la corrente iniziale e ad alimentare i sistemi criogenici). L’anello superconduttore percorso da corrente generava il campo magnetico che interagiva con le particelle cariche trasportate ad alta velocità dal vento solare, generando la spinta sulla bobina. I principali inconvenienti legati a questo sistema sono volume (100-200 km di diametro) e peso (nell'ordine di alcune tonnellate) eccessivi [1] [2]. Robert Winglee e il suo team di ricerca [2] [3] proposero di iniettare un flusso di plasma al centro di una piccola bobina allo scopo di rinforzare il campo magnetico imposto. In particolari condizioni (elevato numero di Reynolds magnetico) il getto di plasma è infatti in grado di spingere verso l'esterno il campo magnetico, consentendone l’estensione lontano dal velivolo, a distanze notevolmente superiori rispetto ad un semplice campo dipolare. Questo sistema prende il nome di Mini Magnetospheric Plasma Propulsion system (M2P2) o Magneto Plasma Sail (MPS) e il suo funzionamento si basa sullo stesso principio della Vela Solare Magnetica, ossia sull’impiego di un campo magnetico per trasferire quantità di moto dal vento solare alla navicella. Il veicolo spaziale verrà spinto nella direzione del vento con un fabbisogno energetico molto basso, raggiungendo in tre mesi accelerazioni di 0.01 [m/s2] [3]. Le prestazioni annunciate permetterebbero di raggiungere l’esterno del sistema solare (~100 AU dal sole) in un decennio, raggiungendo velocità dai 50 agli 80 [km/s] [2]. L'applicazione di destinazione per il dispositivo proposto è perciò l'esplorazione dello spazio profondo (fascia di Kuiper, Plutone, confini del sistema solare). I punti di forza del sistema M2P2 rispetto alle altre vele solari sono molteplici. Innanzitutto, utilizza processi elettromagnetici per produrre ostacolo al vento solare, rimuovendo molti dei problemi tecnici legati alle altre idee di vela solare. In secondo luogo è in grado di garantire un’ampia sezione trasversale di interazione col vento solare, con un peso e una potenza ridotti. Infine, a differenza delle vele solari classiche che oppongono un'interfaccia costante al flusso del vento solare, fornendo quindi una spinta variabile in funzione della pressione dinamica del vento stesso, il sistema MPS agisce come un palloncino e si espande mentre la pressione dinamica si riduce, garantendo una accelerazione costante alla navicella mentre si muove allontanandosi dal sole. Bibliografia [1] Zubrin R. M., Andrews D. G., Magnetic Sails and Interstellar Travel, Journal of The British Interplanetary Society, Vol.43, (1990), pp.265-272. [2] Winglee R., Slough J., Ziemba T., Goodson A., Mini-Magnetospheric Plasma Propulsion (M2P2): High Speed Propulsion Sailing the Solar Wind, Space Technology and Applications International Forum, American Institute of Physics, (2000). [3] Winglee R., Slough J., Ziemba T., Goodson A., Mini-Magnetospheric Plasma Propulsion: Tapping the energy of the solar wind for spacecraft propulsion. Journal of geophysical research, Vol.105, No.A9, (2000), pp.21,067-21,077.