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la diffusione dei saperi on line. la saggezza delle
Orietta Berlanda – La diffusione dei saperi on line, 2012
LA DIFFUSIONE DEI SAPERI ON LINE. LA SAGGEZZA
DELLE FOLLE
di Orietta Berlanda
INDICE
1. L’irreversibilità della diffusione dei saperi 2. Il caso della sabbiera 3. Configurazioni del sapere on line 4. Dalla raccolta dati alla loro implementazione 5. La stoltezza delle folle Conclusioni 1. L’irreversibilità della diffusione dei saperi Commentare il fenomeno della “saggezza delle folle” in riferimento alla piattaforma connettiva
globale del Web, richiede riflettere sulla natura di questo nuovo contesto comunicativo.
Provo a spiegare la portata del sistema comunicativo della Rete e le sue conseguenti ricadute
in ambito sociale, nel senso di “intelligenza connettiva” proposto Derrick De Kerckhove 1 ,
facendo ricorso ad alcuni esempi tratti da campi di studio extracomunicativi.
Ritengo ad esempio che il concetto di entropia - coerentemente con la pratica di reimpiego di
risorse, “hackability”2, citata da Graziano Cecchinato nel suo testo Tags: media, conoscenza
(2009) – possa illuminarci sulla natura dell’incremento esponenziale dell’informazione e degli
scambi comunicativi permessi dal Web, un fenomeno che per certi aspetti può apparire
destabilizzante rispetto ai linguaggi tradizionali.
In merito all’entropia Ylia Prigogine, premio Nobel per la chimica nel 1977, nel suo libro dal
titolo programmatico La nuova alleanza (1999), afferma che come in ecologia o in biologia,
1
Cfr. Domenico Quaranta, Media, New Media, Postmedia, Postmediabooks, Milano 2010, p. 89.
Graziano Cecchinato, Tags: media, conoscenza (2009), Bibliotime, vol. n. 2, Anno XII, Luglio 2009 (file pdf
creato da DOL, Politecnico di Milano), p.12.
2
1
Orietta Berlanda – La diffusione dei saperi on line, 2012
anche in campo sociale l’introduzione di una novità tecnica provoca delle modifiche nella
relazione tra i suoi componenti 3, senza che ciò tuttavia possa essere considerato come una
perdita, ma semplicemente un cambio di stato delle cose, dato che l’energia del mondo è
costante e che l’entropia tende ad un massimo4.
Quanto il termine entropia risulti appropriato per cogliere l’irreversibilità delle trasformazioni dei
linguaggi attivate dalle nuove tecnologie si evince dalla sua stessa etimologia, riconducibile
alla parola greca che significa “dentro il cambiamento”.5
Anche vari artisti, quali attenti ricettori delle temperie di un’era, si sono occupati dell’entropia,
ma un esempio in particolare mi sembra adatto a far intuire, più che spiegare, un concetto
ambiguo come quello di “saggezza delle folle”, una locuzione ossimorica, se si pensa allo
sprezzo riservato al termine dal senso comune (folla impazzita) o alla sua evasività evocata in
letteratura (Uno, nessuno, centomila di Pirandello; L’uomo della folla di Edgar Allan Poe).
Merita notare le motivazioni che hanno spinto Robert Smithson (1938-1973) celebre artista
della Land Art, a lavorare negli anni Sessanta sull’entropia, concetto che lo interessava in
quanto contrastava con una visione meccanicistica del mondo e inoltre per via del suo essere
un processo dinamico irreversibile. Ha infatti sottolineato che quando si introduce una modifica
in un sistema, non c’è modo di farlo ritornare allo stadio iniziale, se non, aggiungo io, all’infinito
quando si tornerà ad un equilibrio della quantità di energia che corrisponderà a quella dello
stadio originario dell’universo. Tutto ciò Smithson lo spiega ricorrendo a un felice esempio: una
sabbiera circolare contenente per metà sabbia nera e per metà sabbia bianca dentro la quale
un bambino inizia a camminare in senso orario. A questo punto la sabbia inizia a mescolarsi
assumendo un colore grigio, ma se il bambino inverte la direzione in senso antiorario, nulla
ritornerà come all’inizio, visto che si otterranno ulteriori varianti di grigio, con un incremento di
entropia. L’articolo dove Smithson descrive questo esempio può essere visionato in tempo
reale on line6.
Possiamo reimpiegare questo esempio di processo entropico per visualizzare le nuove
prospettive “psico-tecnologiche” iniziate negli anni Novanta con il Web ed implementate con la
sua attuale versione 2.0. Le novità del contesto ipermediale hanno infatti rimescolato la sabbia
dei saperi, senza che questi possano tornare allo stato iniziale.
2. Il caso della sabbiera Ma questa prima parte del mio testo mira in realtà a un secondo obiettivo metacomunicativo:
la sequenza dei contenuti scritti fino a qui vale come dimostrazione di come le nuove
3
Ilya Prigogine, Isabelle Stenger, La nuova alleanza, Einaudi, Torino. Citato in Jessica Marangon, L’entropia
nell’arte, Tesi di Diploma, Accademia di Belle Arti di Verona, 2009-10.
4
Nota: Il concetto di entropia fu introdotto nel 1865 dal fisico e matematico tedesco Rudolf Clausius (1822-1888)
formulando due principi della termodinamica: Il 1° primo principio afferma che “l’energia del mondo è costante”,
mentre il 2° principio dice che “l’entropia del mondo tende verso un massimo. In Jessica Marangon, p.7, op.cit.
5
Per questo il termine fu impiegato entro la ricerca termodinamica per indicare fenomeni che precludono di
ritornare alle condizioni iniziali senza sprechi di energia. Per approfondimenti sul tema vedi Jeremy Rifkin,
Entropia, Baldini & Castoldi, Milano 2000, citato in Jessica Marangon, p. 5, op. cit.
6
http://gd1studio2011.files.wordpress.com/2011/09/smithson-monuments-of-passaic.pdf
2
Orietta Berlanda – La diffusione dei saperi on line, 2012
tecnologie modifichino i rapporti professionali, sparigliando le carte tra chi fa cultura e chi la
fruisce, tra docenti e allievi, tra le fonti del sapere.
Devo infatti a una mia studentessa, Jessica Marangon - che nel 2009 ha scritto la tesi
L’entropia nell’arte - lo spunto per questa prima parte del testo, del quale vorrei esplicitare le
dinamiche riguardo a scambi di contenuti grazie alle nuove tecnologie. Lo chiamerei “il caso
della sabbiera”.
1. È il 2009 quando la studentessa Jessica Marangon stampa una tesi dove approfondisce il
fenomeno dell’entropia, dal quale prendo spunto per la metafora sulla comunicazione globale
in Internet per il mio testo, in particolare riprendo l’esempio della sabbiera.
2. A suo tempo suggerii a Jessica di approfondire la ricerca dell’artista Robert Smithson, il
quale sull’argomento dell’entropia aveva realizzato nel 1967 il saggio “Un Tour dei Monumenti
di Passaic, New Jersey” recensito da alcuni studiosi. In merito le procurai la scansione del
testo critico presa da un mio libro e gliela trasmisi per posta elettronica.7
3. Partendo da questo input Jessica approfondì Smithson e andò alla ricerca del suo saggio,
riprendendone in tesi l’esempio della sabbiera. Dalle sue indicazioni sitografiche, rilette ora,
scopro: che l’articolo fu pubblicato nel 1967 sulla rivista d’arte americana Artforum, e
soprattutto che è visionabile in Rete nella sua versione originale virtuale, tratta dal periodico.
4. Grazie alle indicazioni sitografiche di Jessica e grazie alla Rete, oggi posso verificare la
correttezza dell’esempio della sabbiera al fine di inserirlo in questo mio testo. Posso addirittura
creare un link per accedere al pdf dell’articolo. Merita sottolineare che il presente testo è
pensato in formato online, e quindi realizzato con programmi che consentono collegamenti
ipertestuali, consentendo a tutti voi/noi di fruire/verificare/giudicare/fare proprio l’articolo
(originale virtuale) in tempo reale.
La morale che se ne può trarre è che è proprio grazie al Web 2.0 e al conseguente
ripensamento del copyright in favore della libera circolazione di idee, che con un semplice
“click” posso farvi collegare all’originale virtuale di un articolo apparso nel 1967 su Artforum (la
più autorevole rivista internazionale di arte contemporanea). Fino al punto 3, sebbene
accelerati, i meccanismi di scambio informativo sono ancora quelli tradizionali; lo scarto
avviene al punto 4. Infatti, fino a dieci anni fa, cercare un articolo di Artforum del 1967
rappresentava un’impresa, se non impossibile, sicuramente impegnativa. Avrebbe significato
recarsi in una biblioteca delle maggiori città italiane e, a quel punto, sperare che fosse
abbonata a Artforum fin dal lontano 1967. In alternativa, avremmo dovuto farci inviare copia
dalla rivista o da chi gestisce il patrimonio culturale dell’artista. Il tutto al solo scopo di
verificare, se davvero Smithson ha citato quell’illuminante esempio della sabbiera, per poterlo
reimpiegare in un testo.
La descrizione del “caso della sabbiera” avvalora e comprova la mia convinzione che il
sistema del Web 2.0, e i suoi risvolti in merito alla verificabilità delle fonti, abbiano un’enorme
valenza di natura pragmatica, favorendo in modo incommensurabile la circolazione dei saperi
rispetto al passato, anche nel senso di arginare gerarchie tra gli studiosi, che così entrano in
sinergia con il circolo virtuoso della folla saggia.
7
AAVV, Arte dal ‘900. Modernismo, Antimodernismo, Postmodernismo, Zanichelli, Milano 2006; versione
originale, Art since 1900. Modernism, Antimodernism, Postmodernism, Thames & Hudson, 2004), pp.505-508.
3
Orietta Berlanda – La diffusione dei saperi on line, 2012
3. Configurazioni del sapere on line Per sottolineare il carattere aperto, democratico e multidirezionale dei saperi, conditio sine qua
non per il manifestarsi della “saggezza delle folle”, impiego un ulteriore esempio attinto al
campo dell’arte. In particolare mi rifaccio alla formulazione teorica espressa in Concetti
fondamentali della storia dell’arte (1915) dallo storico dell’arte svizzero Heinrich Wölfflin 8 ,
prendendo in prestito le sue celebri coppie oppositive9 ideate per circoscrivere i tratti stilistici
dell’arte rinascimentale e barocca. Brevemente, secondo la sua lettura il Rinascimento
presenta forme lineari e chiuse, tendenti all’unicità, per contro il Barocco mostra tratti irregolari
e aperti, tendenti alla molteplicità. Questo contrapporsi di tratti stilistici dominanti si ripresenta
in epoche diverse anche in quella presente. Le coppie oppositive vengono da me riprese per
sottolineare le differenze media old e new media, gli uni più lineari, gli altri più irregolari. Nei
media tradizionali ad esempio il libro appare lineare, chiuso in sé, unico, similmente anche la
televisione presenta tratti lineari per via della comunicazione unidirezionale. In proposito risulta
interessante come il linguaggio televisivo sia messo sotto accusa dal Presidente della
Commissione Vigilanza Rai Sergio Zavoli, definito da lui “psicologicamente orizzontale” per la
sua ripetitività nell’impiego del montaggio, limitato a primi piani, campi lunghi e grand’angoli”10.
Con i nuovi media compare il testo ipermediale, caratterizzato, citando i tratti wolffliniani, come
aperto, molteplice, irregolare e profondo. Preciso che Wölfflin con profondità intende
predominanza di dipinti tridimensionali aventi qualità tattili, carichi di luci e ombre, tipiche nel
Barocco (rispetto alla chiarezza vitrea della prospettiva visiva rinascimentale). Analogamente
anche gli studi mediologici si sono occupati del tratto “profondo” dell’informazione nel contesto
ambientale mediale. Come spiega Lorella Scacco in Estetica mediale (2004), anche De
Kerckhove a questo proposito parla di qualità sensoriali contrapponendole alla visibilità che
contraddistingue il brainframe alfabetico11. La profondità wolffliniana e dekerckhoviana è la
dimensione dove possono aver luogo processi dinamici come il “multitasking cognitivo” o la
mescolanza di linguaggi.
Questa idea di melting pot si conforma allo spirito postmoderno, argomento oggi più che mai
attuale, in contrapposizione alla razionalità dell’era moderna12. Questa linea di tendenza, che
vede affermarsi sistemi valoriali quali la commistione e il “work in progress”, ha contagiato tutti
i campi del sapere. In ambito artistico per esempio si assiste alla comparsa dell’opera
collettiva e della Net.Art; nel design all’affermarsi del Postmoderno, un vero e proprio
miscuglio stilistico.
Correlatamente, l’idea di ecosistema citata da Graziano Cecchinato per descrivere il Web
trova un corrispettivo alla formulazione del concetto di “società di flusso” descritto dal
sociologo e semiologo Andrea Semprini, che impiega per descrivere il democratizzarsi della
cultura grazie alle potenzialità offerte dalle nuove tecnologie. In merito alla comunicazione in
8
Heinrich Wölfflin, Concetti fondamentali della storia dell’arte, Neri Pozza, 1984 (tit orig. Kunstgeschichte
Grundbegriffe, Schwabe &Co, Basel 1991)
9
Grazie a Wölfflin si è avuta una rivalutazione del periodo barocco, in un’epoca in cui l’arte rinascimentale
rappresentava l’esempio supremo.
10
Sergio Zavoli, “Il servizio pubblico? Un sogno”, in Domenica, inserto de Il sole 24 Ore, 12. 02. 2012.
11
Lorella Scacco, Estetica mediale. Da Jean Baudrillard a Derrick de Kerckhove, pp.43-46
12
A riprova dell’attualità del tema questa settimana al Mart di Rovereto inaugura una mostra d’arte che si intitola
appunto Postmodernismo. Stile e sovversione 1970-1990.
4
Orietta Berlanda – La diffusione dei saperi on line, 2012
Internet, viene sottolineato come nella società di flusso si fondano possibilità creative e
passione, che sono ritenute le prerogative di uno “hacker spirit”, come afferma Linus Torvalds,
creatore del celebre programma gratuito Linux13. E da che cosa è sorretta la saggezza della
folla se non da un “hacker spirit”? Quando, tempo fa, lessi questo saggio rimasi colpita dalle
osservazioni di Semprini, in particolare dal fatto che proponeva la mobilità come stile di vita
della società di flusso, sottolineando che il senso di un percorso in Internet, non sta nei luoghi
visitati, ma “nel percorso stesso, nella sua logica narrativa, nel suo svolgersi”.14
4. Dalla raccolta dati alla loro implementazione Ricordata fin qui la natura aperta e poliforme del Net, proviamo ora a spiegarci un fenomeno
che parrebbe smentirla. Secondo vari studiosi, nell’oceano di dati, quale è la Rete, può
affermarsi un processo razionale su base algoritmica che sembra confutarne la sua stessa
natura ondivaga e fluttuante (il PageRank di Google). Chiosando l’espressione
dell’economista Keynes “l’inevitabile non accade mai, l’inatteso sempre” 15 , ciò che è
inaspettato, come la presenza di regole matematiche negli organismi viventi, perfino in natura
appare meno astruso e raro di quanto si possa pensare. Consideriamo il ripetersi di forme
ordinate negli organismi viventi, ne cito una per tutte: la sequenza numerica di Fibonacci
(1,2,3,5,8,13…)16. Il numero di petali delle margherite, ad esempio, può essere pari o dispari,
ma rispetta questa logica matematica17. O, per continuare con gli esempi marini, il virare
sincronizzato di alcuni branchi di pesci. Perfino addentrandoci nell’inorganico possiamo
ritrovare un caso che ricorda il configurarsi ordinato della materia grigia della massa, la
“saggezza delle folle”. È il fenomeno dell’orologio chimico osservato nei primi anni Sessanta
dai chimici Belousov-Zhabotinsky e si può spiegare così: poste determinate condizioni, se in
un recipiente mettiamo delle molecole rosse e altre blu, i due gruppi non si fondono nel viola,
come immagineremmo, ma all’istante tutte le molecole virano prima al rosso e poi al blu,
rispettando un intervallo temporale preciso18.
L’esito di questo curioso esperimento esula dalla nostre aspettative, così come il fatto stesso
che esista una “saggezza delle folle” in Internet. La possibilità che si verifichi una forma di
autocontrollo della veridicità delle informazioni immesse da singoli in realtà quali Wikipedia,
possibile grazie all’alto numero di utenti della Rete, è straordinario e, ammetto, è per me una
novità. Come in un gioco di scatole cinesi, per inquadrare meglio questo effetto della
comunicazione in Rete, mi documento on line e, su Wikipedia scopro che “la saggezza della
folla (o intelligenza della folla) è una teoria sociologica secondo la quale una massa di individui
sarebbe in grado di fornire una risposta adeguata e valida ad una domanda più di quanto non
siano in grado di farlo gli esperti” 19. Capisco così che non si tratta quindi solo di una brillante
13
cfr. Andrea Semprini, La società di flusso. Senso e identità nelle società contemporanea, Franco Angeli, Milano
2003, p.178.
14
Ibid., p. 228, op.cit.
15
Sergio Zavoli, op.cit.
16
Ogni numero è dato dalla somma dei 2 numeri che lo precedono.
17
cfr. Nicoletta Sala, Gabriele Cappellato, Viaggio matematico nell’arte e nell’architettura, Franco Angeli, Milano
2003.
18
J. Marangon, p. 8, op. cit.
19
http://it.wikipedia.org/wiki/Saggezza_della_folla
5
Orietta Berlanda – La diffusione dei saperi on line, 2012
definizione, ma di una vera e propria teoria sociologica (e Wikipedia ne riporta anche le
confutazioni). Il fatto che questa locuzione non sia una semplice metafora, rende
improrogabile il riconoscimento di questo processo in atto da parte di chi fa e insegna la
cultura, perché questa modalità di produrre cultura incide sulla formarsi delle nostre
conoscenze e quello delle prossime generazioni. Non basta allora, da parte del gruppo
docente, esprimersi a favore o contro. La posizioni emerse dal forum del corso DOL del
Politecnico di Milano, mostrano da una parte l’entusiasmo, dall’altra un comprensibile
scetticismo. Ci troviamo nuovamente difronte al bivio tra “Apocalittici o integrati”, prefigurato da
Eco nel 1964 nel suo libro sulla cultura dei media? In quanto già in atto, il processo della
“saggezza delle folle” non può essere eluso, ma spinge a confrontarci con esso tanto più che,
con un gioco di parole, l’ignoranza di questa saggezza non excusat. Così come un
atteggiamento di scetticismo condanna i malanni causati dei media tradizionali (ignoranza,
superficialità, dipendenza, falsificazioni delle informazioni) è naturale che sorgano timori
analoghi riguardo alla piattaforma Web. Le ricerche mediologiche hanno tuttavia più volte
comprovato la debolezza degli effetti apocalittici paventati dal consumo dei media storici,
considerando ad esempio variabili riferite ai soggetti fruitori, quali la soglia di attenzione, tempi
di esposizione, il radicamento della cultura di base, l’uso che se ne fa ecc.20 Queste riserve
valgono anche per i nuovi media. In ogni caso gli attuali studi massmediologici concordano sul
fatto che pur non avendo ripercussioni immediate, la fruizione di media produce effetti nel
lungo periodo ed in particolare sui processi intellettivi e De Kerckhove in merito parla di psicotecnologie21. Conseguentemente, sebbene le derive legate ad un sapere democratico, diffuso,
generalizzato e “facile”, siano in agguato (superficialità, intrattenimento fine a se stesso,
dispersività), spetta a chi li utilizza farne buon uso ed eventualmente porvi rimedio.
Personalmente, tengo a considerare la realtà delle Rete principalmente per i vantaggi che mi
offre. Prendiamo l’esempio più noto di saggezza delle folle, Wikipedia. Questa enciclopedia
universale on line ha reso più facile la vita di noi docenti: rende possibile l’immediato
inquadramento tanto di un personaggio, con riferimenti a date e a presupposti teorici, quanto
di una tematica di vita quotidiana.
Wikipedia “è nata solo nel 2001 e in meno di dieci anni è arrivata a contenere dieci milioni di
voci, o articoli, in 250 lingue. Ha 11 milioni di utenti registrati, che occasionalmente vi
collaborano, e centinaia di milioni di fruitori ‘passivi’: ormai non c' è ricerca scolastica o tesi
universitaria che non vi attinga a piene mani”22, così scrive Federico Rampini su la Repubblica
del 15 aprile 2010.23 Precisa poi Rampini come la stessa struttura di Wikipedia abbia dovuto
inserire alcuni correttivi alla cosiddetta “sapienza delle folle” al fine di impedire la pubblicazione
di strafalcioni o informazioni errate (predisponendo un controllo da parte di esperti).
20
Sull’argomento vedi un’esaustiva trattazione in Mauro Wolf, Teorie delle comunicazioni di Massa, Bompiani,
Milano 1985, pp-15-172.
21
Cecchinato, p.1, op. cit.
22
http://it.wikipedia.org/wiki/Saggezza_della_folla
23
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/04/15/wikipedia-ecco-come- funziona-il-saperefatto.html - origini wikipedia
6
Orietta Berlanda – La diffusione dei saperi on line, 2012
5. La stoltezza delle folle Veniamo ora a delle semplici riflessioni sui possibili scenari negativi legati alla “saggezza delle
folle”, sintetizzate per punti.
- Innanzitutto l’eccessivo velocizzarsi della comunicazione: se per molti aspetti
i contatti e la diffusione di conoscenze attraverso internet si sono moltiplicati e dinamizzati, per
altri versi l’accelerazione dei tempi, può farci sfuggire qualcosa, se non addirittura far sorgere
l’ansia di perdere sempre qualcosa di fondamentale.
- Altro aspetto problematico è il complicarsi dei processi mentali richiesti per la conoscenza
(multitasking cognitivo). Se la versatilità discorsiva offerta dai collegamenti ipermediali (link)
allarga gli orizzonti conoscitivi, presupposto per la conoscenza delle folle, è vero anche che un
ipertesto può disorientare, far perdere la linearità del discorso centrale, rendendoci degli
smarriti stolti.
- Vale considerare anche la stoltezza da sovraesposizione da Facebook, Twitter, fenomeno
che porta a far prediligere scambi comunicativi virtuali, facendo scordare il valore delle
relazioni umane reali. Questa riflessione empirica ha dei risvolti inquietanti come spiega lo
psicanalista Luigi Zoja in merito ai giovani nativi digitali. Egli afferma che il loro approccio alle
nuove tecnologie non ha diminuito la loro capacità critica, semmai ha portato ad un isolamento
dei soggetti. I giovani di oggi che comunicano in Rete, cioè, non sono intellettualmente meno
vivaci rispetto alle precedenti generazioni, ma ciò che li contraddistingue è una certa passività,
dovuta all’assenza di “auto percezione della loro unità”, ovvero ignorano la possibilità di
formare una comunità, una “massa critica”. La riflessione di Zoja è interessante perché non
intende mettere sotto accusa l’uso o l’abuso delle nuove tecnologie, quanto piuttosto la “stolta”
assenza di una élite intellettuale che funga da riferimento per nativi digitali. Infatti, spiega Zoja,
da sempre i movimenti di rinnovamento sono iniziati dalle élite intellettuali, diffondendosi poi
alla base. Oggi, all’opposto egli rileva che, sebbene le tecnologie abbiano favorito
rinnovamenti a partire dal basso, tale base allargata è priva di soggetti-guida24.
- Un’ipotesi di natura macrosociale riguarda l’accentuarsi del processo di “Knowledge gap”
(Scarto di conoscenza), così come teorizzato dalla communication research (modello
formulato negli anni 1970 da Tichenor, Donohue e Olien)25,ovvero l’allargarsi della forbice che
divide le nazioni dotate di Rete e le nazioni della parte povera del mondo, non connesse.
In modo analogo tale processo può ripresentarsi a livello microsociale, ad esempio
prospettando il rischio di gap, scarti generazionali o sociali, tra chi usa Internet e chi no,
richiedendo competenze sempre più specialistiche e complesse.
- Un ulteriore aspetto negativo è determinato dello “spettro del tag”, non solo strumento di
partecipazione alla Rete, ma anche viatico della rintracciabilità delle scelte ricerca on line,
seguiti dai singoli soggetti della folla di internauti. Tale dubbio probabilmente si auto-elude per
via del grande numero degli utenti. Mi riferisco al fatto che probabilmente un percorso di
ricerca è talmente specifico da non risultare attrattivo per nessuno.
In prospettiva può crescere il rischio di invasione pubblicitaria on line (banner, blow up), così
come abbiamo tristemente sperimentato negli “old media”, dalla stampa alla tv, alla radio fino
24
25
Luigi Zoja, “Massa critica e silenziosa”, in Domenica, inserto de Il sole 24 ore, 12.02. 2012.
Cfr. Mauro Wolf, Effetti sociali dei media, Bompiani, Milano 1992.
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Orietta Berlanda – La diffusione dei saperi on line, 2012
al telefono cellulare. Detto altrimenti, l’aumento di interessi economici in ballo, può vanificare
in parte il carattere “anarcoide” della comunità di naviganti. Tuttavia, riguardo a questa ipotesi
realistica, conto sulla nascita di un “Registro delle opposizioni” on line…
- Un ultimo problema riguarda la memorizzazione delle informazioni nel Web e l’impellente
obsolescenza dei software. In caso di un black out mondiale si avrebbero ripercussioni
deleterie sulla saggezza delle folle e del Web in generale.
Conclusioni Ho cercato di cogliere attraverso metafore il configurarsi dinamico della piattaforma universale
del Web, percorso che mi è servito per spiegare il conseguente fenomeno di ordine nel
disordine quale la “saggezza delle folle” e infine, pur consapevole di essere un’infatuata
tecnologica, ho fatto cenno ad alcune possibili problematiche intrinseche al Web che
potrebbero far degradare la saggezza a stoltezza.
Dietro il complessivo ottimismo che contraddistingue la mia visione del sapere comunitario on
line aleggia comunque un dubbio spettrale, dato che la saggezza collettiva racchiusa in un
click, potrebbe svanire altrettanto velocemente, per un attimo o per sempre, per volontà o per
errore, staccando la spina, facendo così tornare tutto allo stato di ordine originario.
Opere consultate
AAVV, Arte dal ‘900. Modernismo, Antimodernismo, Postmodernismo, Zanichelli, Milano 2006; versione originale,
Art since 1900. Modernism, Antimodernism, Postmodernism, Thames & Hudson, 2004.
Graziano Cecchinato, Tags: media, conoscenza (2009), Bibliotime, vol. n. 2, Anno XII, Luglio 2009 (pdf c/o DOL
, Politecnico di Milano)
Jessica Marangon, L’entropia nell’arte, Tesi c/o Accademia di Belle Arti di Verona, 2009-10.
Domenico Quaranta, Media, New Media, Postmedia, Postmediabooks, Milano 2010.
Lorella Scacco, Estetica mediale. Da Jean Baudrillard a Derrick de Kerckhove, pp.43-46
Andrea Semprini, La società di flusso. Senso e identità nelle società contemporanea, Franco Angeli, Milano 2003.
Mauro Wolf, Teorie delle comunicazioni di Massa, Bompiani, Milano 1985.
Mauro Wolf, Effetti sociali dei media, Bompiani, Milano 1992.
Heinrich Wölfflin, Concetti fondamentali della storia dell’arte, Neri Pozza, 1984 (tit orig. Kunstgeschichte
Grundbegriffe, Schwabe &Co, Basel 1991.
febbraio 2012.
Sergio Zavoli, “Il servizio pubblico? Un sogno”, in Domenica, inserto de Il sole 24 Ore, 12.02. 2012.
Luigi Zoja, “Massa critica e silenziosa”, in Domenica, inserto de Il sole 24 ore, 12.02. 2012.
Note bibliografiche
Ilya Prigogine, Isabelle Stenger, La nuova alleanza, Einaudi, Torino.
Jeremy Rifkin, Entropia, Baldini & Castoldi, Milano 2000, citato in Jessica Marangon, op. cit.
Riferimenti sitografici
A Tour of the Monuments of Passaic, New Jersey, http://gd1studio2011.files.wordpress.com/2011/09/smithsonmonument-of-passaic.pdf
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Orietta Berlanda – La diffusione dei saperi on line, 2012
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/04/15/wikipedia-ecco-come-funziona-il-saperefatto.html - origini wikipedia
http://it.wikipedia.org/wiki/Saggezza_della_folla
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