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La mappa della saggezza e la mente tetradica.

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La mappa della saggezza e la mente tetradica.
La mappa della saggezza e la mente tetradica.
Romeo Lucioni
Gli studi sulla “timologia” (scienza dei valori e degli affetti) hanno portato a
definire le differenze tra “emotività” ed “affettività”, funzioni psichiche
fondamentali per il funzionamento della “mente”. Le emozioni e gli affetti
espletano la loro funzione attraverso strutture cerebrali ben definite.
Le emozioni hanno il loro substrato organico nel “cervello limbico” (il “cervello del
serpente” chiamato “paleo-cervello”) che permette risposte difensive, rapide ed
efficaci per il funzionamento adattivo.
Gli affetti , che fanno riferimento all’attività delle aree frontali e pre-frontali della
parte più moderna del cervello che, con il suo sviluppo, ha portato al fenomeno
della “frontalizzazione”, specifica della specie umana.
La concezione della “mente tetradica” si basa sul riconoscimento specifico delle
funzioni emotive, affettive, intuitive e cognitive, che si intrecciano globalmente
portando a quella espressione decisamente umana che, sin dai primi tempi della
Grecia classica, è chiamata “saggezza”.
Questa ha avuto diverse definizioni che, per altro, si basano sulle variabilità dei
punti di approccio neurofunzionali, culturali, umanistici ed anche trascendenti.
Thomas Meck e Dilip Jeste (ricercatori dell’Istituto “Sam & Rose Stein”
dell’Università di San Diego –California) hanno cercato di definire la “saggezza”
identificando sei fattori specifici:
1- una dimensione ontologico-altruista fondata sul “bene comune”;
2- un “sapere umanistico ed ecologico” che guida l’ambito decisionale;
3- un autocontrollo emotivo che supporta un atteggiamento modulato di
fronte agli stress ed alle difficoltà;
4- una capacità di auto-riflessione che determina equilibrio nei giudizi;
5- un saper superare i propri pregiudizi in favore di una presa di coscienza
serena ed efficace;
6- una predisposizione a superare l’incertezza e l’ambiguità nel rapporto con i
propri bisogni ed anche quelli degli altri.
Le nostre considerazioni, basate sugli atteggiamenti dettati da “scelte timologiche
che riflettono partecipazione e sussidiarietà, portano a riconoscere nella saggezza:
- una capacità di controllare le pulsioni e l’invasività emotiva;
- attivare le funzioni affettive facendo prevalere (… in una dinamica chiralica)
quelle dell’amore piuttosto che quelle dell’odio;
- elaborare con sagacia e lucidità i meccanismi analitico-deduttivi e di problemsolving, caratteristici della razionalità;
- saper fare uso delle intuizioni, cercando di indirizzarle verso lo sviluppo
creativo ed innovativo.
In ogni modo, tutti i ricercatori si trovano in accordo nel definire la “funzione
della mente” e della “intelligenza umana” come un processo globale, integrato ed
olistico.
Si evidenzia inoltre anche una lettura delle “funzioni superiori dell’uomo” in base
a:
• moderazione e riflessione nelle risposte agli stimoli esterni ed interni;
• modulazione e controllo delle rissposte emotivo-istintive;
•
atteggiamento ecologico ed altruistico capace di dominare spinte
comportamentali egoistiche, egocentriche, onnipotenti ed aggressive;
• capacità di sviluppare creatività ed innovazione in tutte le applicazioni
richieste per un modello adattivo ed evolutiva nei confronti della realtà.
L’ipotesi di Meck e Jeste, avendo anche il pregio d’aver ridimensionato la
concezione illuministica della superiorità della ragione, e supportato l’idea di M.
Goleman sulla “intelligenza emotiva”, ha permesso di sottolineare come la
“saggezza” sia una prerogativa umana, che appartiene alla potenzialità di tutti gli
individui, che risponde a variabili neuro-psicologiche, che presuppone possibilità
evolutivo-creative, che … può partecipare a delineare strategie preventive,
terapeutiche, riabilitative, fondamentali per una crescita culturale ed umanistica.
Tutte queste considerazioni, basate soprattutto sulla “metafora della mente
tetradica”, permettono di identificare nella persona saggia qualità di pensiero e di
comportamento fondamentali per delineare un “essere-in heideggeriano” che tiene
conto di:
- trascendere gli interessi personali e di tornaconto immediato, in favore di un
“bene comune” fondato su una “filosofia del senso comune”;
- sviluppare l’empatia che riconosce non solo il “valore dell’altro”, ma anche il
fondamento di Levinas che vede “… nello sguardo dell’altro la possibilità di
una crescita individuale”.
Questi fondamenti supportano l’importanza di:
- una “teoria della mente” capace di assumere un proprio sviluppo culturale e
mentale, comprendendo gli stati mentali e emotivo-affettivi degli altri;
- comprendere come siano fondamentali le dinamiche affettive per raggiungere
un equilibrio-controllo delle risposte emotive per sviluppare le risorse
cognitivo-intellettive e quelle dinamiche creative che si fondano sulla
intelligenza intuitiva e sulla “coscienza onirica”.
Tutte queste concettualizzazione, basate sulla “metafora della mente tetradica”,
fanno anche riferimento ad un “cervello tetradico” e, proprio per questo,
diventano sempre più importanti le conoscenze sulle basi psico-neuro-biologiche
che supportano il funzionamento mentale.
Dagli studi sempre più incisivi sostenuto dalla neuroimagining si è potuto
determinare che:
- l’altruismo ha una componente genetico-ereditaria che raggiunge il 50-60%;
- è sempre più accettata l’importanza dei neuro-trasmettitiri:
§ la vasopressina e l’ossitocina, nella modulazione del comportamento
altruistico e di adattamento;
§ la serotonina (molecola dell’impulsività) come mediatore chimico
dell’aggressività;
§ la dopamina chesupporta il senso di piacere e la capacità di gratificare sé e
gli altri;
-
la cooperazione sociale accende la corteccia orbito-frontale;
la violazione delle regole di comportamento e l’aggressività trovano una
relazione con il nucleo limbico dell’amigdala;
la corteccia pre-frontale laterale e orbito-frontale esercita un controllo sulla
corteccia-limbica e sul corpo striato che intervengono nei fenomeni della
gratificazione;
la corteccia prefrontale-mediale, quella cingolata ed il solco temporale
posteriore intervengono nel modulare la sensibilità morale e la capacità di
riconoscere gli aspetti etici del comportamento;
- la corteccia prefrontale ventro-mediale e l’amigdala partecipano a determinare
la risonanza emotivo-affettiva delle scelte comportamentali e delle situazioni di
conflitto con le convinzioni etico-morali;
- l’attivazione della corteccia cingolata anteriore e delle aree corticali dorsolaterali favoriscono la comparsa di decisioni utilitaristiche e calcolatrici per un
vantaggio personale.
Particolare importanza per determinare i “comportamenti saggi” è la
considerazione sulla “chiralità della mente affettiva” che determina un intreccio
tra “sentimenti positivi” e “sentimenti negativi”.
Entrambe queste funzioni agiscono frenando e modulando le “scariche emotive”,
ma, soprattutto, determindo la comparsa di atteggiamenti che giustificano modelli
egocentrici-personalistici-utilitaristici e, per altro, attitudini altruistichecompassionavoli-partecipative e di sussidiarietà.
Anche in questi casi troviamo concomitanze con l’attività di centri cerebrali
specifici:
- l’amigdala (importante crocevia del sistema limbico), oltre a supportare
atteggiamenti aggressivi, favorisce l’elaborazione degli “affetti negativi”,
egocentrici ed onnipotenti;
- l’insula, la corteccia fronto-insulare e quella cingolata-anteriore favoriscono la
comparsa di stati d’animo positivi ed altruistici;
- la corteccia frontale rappresenta un’area corticale indispensabile per la
strutturazione della “coscienza di Sé”, oltre che per una “… integrazione
cognitivo-affettiva”;
- l’attivazione della corteccia prefrontale-mediale fa nascere memorie
autobiografiche, oltre che giudizi su di sé e sulle esperienze personali e
relazionali;
- la corteccia prefrontale-laterale supporta la comparsa di prospettive
egocentriche;
- la corteccia orbito-frontale inibisce il “sistema limbico” e, in particolare,
l’ipotalamo e l’amigdala, modulando così le reazioni di paura e di aggressività.
Questo potrebbe spiegare la mancanza di paura, empatia e rimorso che
caratterizza i criminali che agiscono “… a sangue freddo”.
La recente definizione di una “mente tetradica”, del “sistema affettivo” e,
soprattutto, della “chiralità della mente affettiva” apre nuovi e sicuramente
importanti sviluppi di questi studi sulla neurofunzionalità globale della mente che
va intesa come un intreccio complesso di diverse e molteplici capacità funzionali.
Grande importanza ha avuto anche la scoperta degli ormai famosi “neuroni
specchio” che, distribuiti nelle regioni prefrontali, permettono al soggetto di “…
capire le intenzioni e le reazioni degli altri, mentre vengono osservati. La scoperta
di queste “strutture” permette di cominciare a capire i meccanismi neuro-biologici
che facilitano la comprensione del prossimo, lo scambio di idee, di organizzare
una cultura, di attivare comportamenti empatici, la contagiosità dello sbadiglio e
delle risate, immedesimarsi nelle emozioni espresse dagli attori del cinema e del
teatro.
Recentemente è stato studiato un complesso circuito neuronale che lega la
corteccia prefrontale mediale, il giro del cingolo e l’ippocampo, aree coinvolte nei
processi di memorizzazione (soprattutto di quella auto-biografica).
-
Questo circuito si “accende” negli stati di tranquillità, sotto anestesia e negli stati
di sonno, per “spegnersi” negli stati di coscienza vigile.
Tutto questo sarebbe la dimostrazione di una spiccata attività inconscia,
stabilendo anche una sorta di “fluttuazioni tra conscio, medio-conscio e
inconscio”. Uno spazio della mente nel quale, come dice A. Oliverio, “… si
muovono riflessioni, dialoghi, elaborazioni, costrutti che sfuggono al dominio del
interamente razionale”.
Questo ci conferma anche come una gran parte delle “cose pensate” hanno una
origine non del tutto consapevole. L’oscurità delle decisioni deriva da “… meandri
nascosti della mente”, una sorta di “… day dreaming” (sogno ad occhi aperti) che
guida però le nostre funzioni psichiche ed anche i legami occulti tra la mente ed il
corpo.
Antonio Damasio parla di una “internal scale” che rappresenta una sorta di
“modello variabile” per il quale tutte le funzioni psichiche (percettiva,
rappresentazionale, mnesica, emotiva, affettiva ed anche cognitiva e immaginaria)
vengono “modulate” (facilitate o frenate) in accordo con particolari situazioni ,
specifici vissuti, complesse integrazioni, che rispondono a “… valori di
accettazione, di rifiuto, decisionali ed anche volitivi” che non fanno parte della
coscienza vigile, della razionalità e delle capacità analitico-deduttive.
Damasio parla anche di “cambiamenti”, riferendosi a “… cambiamento di stato
delle funzioni psichiche”. Si verrebbe a strutturare una sorta di “stratificazione
funzionale” che permette di far “… riemergere situazioni vissute anteriormente”,
determinando la comparsa di “… associazioni automatiche” fondamentali per il
funzionamento della mente. Questa va oltre la consapevolezza, rispettando
elementi che possiamo identificare come espressioni dei bisogni più intimi,
libidici, narcisistici, di auto-valorizzazione e di auto-soddisfazione, che, in ultima
analisi, rappresentano un “equipaggiamento funzionale” che specifizza e
caratterizza la personalità, il carattere, le tendenze, le capacità difensive che
organizzano un “… complesso schema somato-psichico, utilizzato dal soggetto per
creare il proprio personalissimo ed unico “modello di vita”, di scelta, di obiettivi,
di definizioni caratteriali, comportamentali e relazionali.
Tutte queste considerazioni ci portano a considerare come sia oggi del tutto
incongruo cercare di separare in un dualismo paralizzante ciò che possiamo
chiamare mente e ciò che indichiamo come corpo.
Oggi parliamo di “… una complessa integrazione funzionale”, di “…
interdipendenza di elementi essenziali che determinano il modo di essere nel
mondo di ciascun individuo, di ogni “… soggetto”.
L’immersione del “soggetto” in un suo “modello esistenziale” acquista il valore di
“stile di vita” utile e fondamentale per definire un proprio “… stato di salute”, che
va considerato nella sua “globalità”, nella sua “dimensione olistica” che si
caratterizza per specifiche capacità:
- percettive;
- rappresentazionali;
- emotive;
- affettive;
- cognitive;
- immaginarie
ed anche:
- volitive;
- speculative;
- trascendenti
che rappresentano una “storia personale e di relazioni interpersonali” che si
identificano con una “… emancipazione del soggetto”, una “… creazione di Sé”.
Commento e conclusioni
Il concetto di “realizzazione di Sé” ha mosso lo sforzo di molti pensatori e
operatori delle scienze umane applicate che spesso ha portato a conclusioni
filosofiche e mistiche, ma anche alle ricerche psico-neuro-scientifiche e psiconeuro-biologiche. Ci troviamo ora di fronte ad una “concezione tetradica della
mente” che presuppone un intreccio complesso di funzioni, capace di modificare
continuamente il risultato che è globale ed olistico.
L’intreccio tra le attività di:
- sistema emotivo – che porta “energia” a tutto il sistema mentale mosso
dall’input sensoriale legato alle esperienze;
- sistema affettivo – strutturato in forma chiralica, fondato quindi da
“sentimenti positivi” e “sentimenti negativi”;
- capacità intuitiva – che comprende le funzionalità creative e che apre alle
dinamiche della “coscienza onirica” e/o “dell’inconscio”;
- capacità cognitivo-intellettive – che, attraverso le funzioni analitico-deduttive
e del problem-solving, si organizzano come funzione integrativa, capace di
dare “significato” e “certezza” a tutto il sistema.
sembra lasciare uno “spazio libero” per un elaborazione superiore che abbiamo
interpretato come “saggezza” ed anche come “senso comune”.
Questo è il punto nel quale convergono tutte le neuroscienze che comprendono
neurologia, psicologia, psichiatria, psicodinamica e, possiamo aggiungere,
psicoanalisi e psicosomatica.
I “senso comune”, nella sua funzione integrativa della ragione, degli affetti, della
speculazione e del loro complesso intreccio, sembra porsi come nodo
fondamentale per un “linguaggio che circola”. Le dinamiche mosse dalla “parola”,
che è “logos”, diventano la vera base fondante per definire quell’insieme
timologico, che è insieme di valori e, quindi, quel valore superiore l’Uomo.
Il vero senso del “logos” che deriva dall’intreccio di tutte le potenzialità della
mente tetradica,rappresenta la “…possibilità di elaborare l’intera realtà intima e
umanizzabile, cioè pensabile elaborabile, modificabile ed anche spiritualizzabile.
Questo processo del logos” e rappresentabile con quelle dinamiche, per lo più
legate al funzionamento della corteccia frontale e pre-frontale, che attivano quella
che abbiamo chiamato “chiralità della mente affettiva”.
Tale organizzazione si basa sull’intreccio tra “sentimenti positivi” e “ sentimenti
negativi” che trovano la loro sintesi in quel processo che abbiamo chiamato
“senso comune” o “ saggezza” questa è la vera” essenza dell’uomo” attraverso la
quale l’uomo si apre all’altro per conoscere l’essenza del mondo che è ancora
“logos” che,come dice Platone,è “…partecipazione alla spiritualità del mondo”.
Un processo dunque quello della”chiralità affettiva”, che è superamento di quella
dualità insita nell’uomo di “umano” e ” non umano” di essenza e di mancanza di
essere.
Senza questo passaggio l’uomo praticamente non è. Privo delle modalità spirituali
dell’essere sociale, l’uomo perde le sue caratteristiche, senza la possibilità di non
lasciarsi lacerare dalle dinamiche dell’inumano, l’uomo non può integrarsi e non
riesce a superare la contraddizione originaria che alberga in lui.
In sintesi, la mente tetradica, nella sua complessità, può raggiungere una “vera
integrazione” solo attraverso una “buona volontà” che è “saggezza” e “senso
comune”, che diventano così l’unico mezzo per “… addomesticare quella belva che
è in lui”, che lo rende “… homo homini lupus”.
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