...

MATERIALE REALIZZATO CON I FONDI DELL`UNIONE EUROPEA

by user

on
Category: Documents
36

views

Report

Comments

Transcript

MATERIALE REALIZZATO CON I FONDI DELL`UNIONE EUROPEA
MATERIALE REALIZZATO CON I FONDI DELL’UNIONE EUROPEA Progetto “I ART: il polo diffuso per le identità e l’Arte
Contemporanea in Sicilia” PO FESR 2007/2013 <<FONDO EUROPEO DI SVILUPPO REGIONALE>>,
linea d’intervento 3.1.3.3 CUP: D69D14000190006, CODICE PROGETTO S.I. 1_11996
SOMMARIO
ALBULENA BOROVCI
1
2
3
ALESSIA ARENA
4
Sounds like Ficarra
ANAÏS BLOCH
5
La croce la porto io
ANASTASJIA DUBOVSKA
6
ANDREA MINUTI
7
PRESENTAZIONE
ARTE COMMUNITY SPECIFIC
Corredo come arte
SSL (Sicilian Sound Landscape)
I Mask
Caretakers (custodi)
Sacromare
ANTONIO MAINENTI
Caulkestrator: L’orchestra
del calafato
BENEDETTA CASAGRANDE
Ichthys
CARLA CARDINALETTI
Turn on the key. Homage to
the Farm Children’s Museum
COQUILICOT MAFILLE
Ricami per Santa Ninfa
CHRISTIANO SOSSI
Soundscape of Palermo
ELENA COLOGNI
Lo scarto
ELENA MISTRELLO
Fiabe e leggende piazzesi
FLORIAN TUERCKE
Rag(you)sa
FONTE & POE
La giostra dell’avvicinamento
GAETANO CRIVARO
Il borgo analogico
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
GIORGIO DI PALMA
18
IODICE/SARRACINO
19
JIMMY POWER
20
LISA WADE
21
LUCIO BOLOGNESI/BASIK
22
MARCO DAL BO
23
MARIA VINOLO BEREGUEL
24
ROBERT MATHY
25
RUI INÁCIO
26
SARA RICCIARDI
27
SERENA LABORANTE
28
TATIANA MUTILVA
29
VALENTINA ARENA
30
WE ARE MÜESLI
31
XAVIER JOSÈ CUNILLERA
32
Tempo un mese
Appunti di Sutura
Thauma (The Torments
of St. Anthony the Abbot)
Pasqua a Ferla (“a Sciaccariata”)
Non sono sola. Cura di te,
non siamo vecchie ma sagge
Tarant-drone.
Dalla tradizione all’innovazione
Quant’è bella la natura
Porta sugli Iblei
Adesso e nell’ora
Le donne nascoste
Kore
The great Palermo.
Una storia di cibo e trasformazione
Landscape
PRESENTAZIO DEL PROGETTO
Il progetto I ART, capofilato dal Comune di Catania, ideato e diretto da I WORLD, si
propone come un nuovo movimento artistico e culturale che coinvolge artisti
di tutte le discipline e si fonda sulla reinterpretazione dell’universo identitario
e delle tradizioni orali di Sicilia attraverso l’arte contemporanea.
Gli obiettivi del progetto sono:
• Sviluppare servizi culturali integrati volti alla produzione, divulgazione e fruizione dell’arte contemporanea in Sicilia;
• Creare una rete internazionale nel campo dell’arte
contemporanea, per la valorizzazione dell’identità
siciliana,in grado di interconnettere tutti i territori
sulla base di un’unica strategia di sistema;
• Migliorare la produzione qualitativa e quantitativa
degli artisti siciliani nel campo dell’arte contemporanea ispirata alle identità locali, stimolando l’uso
di linguaggi innovativi fondati anche sull’utilizzo
delle nuove tecnologie;
• Migliorare l’immagine Sicilia nel mondo attraverso la produzione di nuove forme artistiche che
reinterpretanole sue identità e che la possano liberare dai pesanti stereotipi del passato, rivelandone
al contempo gli aspetti più autentici;
• Incrementare e destagionalizzare i flussi turistici
in entrata, legati alla fruizione delle attività artistiche e ai luoghi del cinema dell’isola;
• Divulgare, valorizzare, tutelare e rendere maggiormente fruibili le risorse artistiche e architettoniche del territorio.
vizi integrati regionali per l’arte contemporanea; Al
fine di stimolare la crescita culturale e l’aggregazione artistica a livello regionale, attraverso un confronto aperto e costruttivo sull’arte contemporanea
della Sicilia, il progetto prevede la 2. creazione di
una rete dell’arte contemporanea siciliana e internazionale che intende offrire a selezionati artisti
una galleria on line in cui presentare i propri lavori
e promuoverli a livello internazionale.
La Rete opera anche su base istituzionale, grazie ad
una collaborazione firmata tra I WORLD e l’Assessorato dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della
Pesca Mediterranea, in quanto soggetto responsabile per il Cluster Biomediterraneo ad EXPO Milano 2015. Attraverso questa sezione si vuole creare
un network internazionale finalizzato ad istituire
il “Cluster Biomediterraneo” in quanto struttura
permanente con cui attivare percorsi di sviluppo
culturale, sociale ed economico. E’ prevista anche
un’attività di formazione con programmi di 3. laboratori multidisciplinari negli ambiti delle arti performative, visive, digitali e multimediali, arti tattili
e design, e un programma di “Artist in residence”,
che ha portato in Sicilia 30 artsiti da tutta Europa
che hanno creato delle opere site specific donate poi
ai comuni che li hanno ospitati. E’ prevista anche la
4.creazione di Itinerari D’Arte e Cultura al fine di
valorizzare le specificità artistiche dei diversi territori coinvolti, ed il 5. Festival I Art, rivolto alle nuove forme d’arte contemporanea siciliana particolarmente legata al tema dell’identità che prevede una
suddivisione in sezioni quali, danza, teatro, grandi
eventi, letteratura e reading, musica, arte e mostre,
cinema e video arte, architetture contemporanee.
Inscindibile dalle finalità del progetto è l’attività di
comunicazione e marketing culturale, attraverso le
più moderne forme di comunicazione.
Tra le attività previste abbiamo la 1. realizzazione
e messa in rete di 23 centri culturali polivalenti
(CCP) in 23 comuni siciliani, per la creazione di ser-
Lucio Tambuzzo,
ideatore e direttore generale Progetto I ART
Il progetto sceglie la coesistenza e tal volta la commistione delle arti figurative con quelle cinematografiche, l’artigianato e la multimedialità, la musica
folk e la musica digitale, rifiuta la massificazione e
punta il suo sguardo verso orizzonti culturali ed artistici innovativi ed inediti.
Il partenariato del progetto comprende circa 100
Comuni siciliani, ed un parterre di partner associati, istituzioni che non hanno un’implicazione diretta
nel progetto, ma che condividono gli obiettivi dell’iniziativa e la sostengono attraverso un’azione di divulgazione a livello nazionale ed internazionale.
1
ARTE
COMMUNITY
SPECIFIC
Partecipare a una residenza è un’esperienza
che ogni artista dovrebbe fare. Amplia il proprio network lavorativo, offre l’opportunità di
conoscere contesti culturali nuovi e dinamici.
Spesso, infatti, le residenze sono promosse da
importanti centri del Sistema dell’arte con la ‘S’
maiuscola.
Partecipare al programma di residenze d’artista del progetto I Art, invece, è stato più che
un’esperienza una sfida. Sul piatto c’erano altre
istanze, oltre ovviamente alla finalità precipua
del bando di selezione, ossia la richiesta della
produzione di un’opera che rileggesse in chiave
contemporanea i beni immateriali della Sicilia.
Arrivare in piccoli centri in cui, nella maggior
parte dei casi, il tempo sembra si sia fermato
e provare a spogliarsi delle abitudini proprie
dell’uomo di oggi: connessione wifi gratuita
nei luoghi pubblici, mezzi di trasporto veloci,
riscaldamenti autonomi, ecc. Questa la prima
sfida che ognuno dei trenta artisti, chi più chi
meno, ha dovuto affrontare accettando le destinazioni finali: Pollina, Ferla, Galati Mamertino, Vizzini, Gangi. Pochi esempi questi, per
dare l’idea della dimensione raccolta, periferica, premoderna in certi casi, di alcune sedi.
Un’altra istanza, oltre quella prettamente logistica, è stata quella generazionale e geografica:
mondi agli antipodi si sono scontrati in un cortocircuito linguistico, sociologico e culturale.
Ma, dopo lo shock iniziale, lo scontro è diventato incontro, e le differenze punti di forza, chiavi
per provare ad entrare dentro l’anima del luogo
2
che li stava ospitando. Accolti come membri
della comunità, essa è diventata “musa” di un
lavoro artistico dall’approccio community specific: opere pensate o realizzate con e per la
gente di quella determinata comunità.
Sono stati tutti, in modi diversi, progetti partecipati: hanno cucito e dipinto insieme; si sono
confrontanti sui temi da sviluppare davanti a
un caffè fatto in casa, o hanno progettato insieme gli allestimenti da usare. Inoltre, è da evidenziare come la coincidenza temporale delle
residenze con il periodo pasquale, sia stata
un’occasione unica di entrare davvero dentro
un immaginario collettivo caratterizzante della nostra isola, quello religioso. Molti artisti,
infatti, ne hanno tratto ispirazione sia visiva
che sonora. Infine, e ciò si vede molto bene nel
documentario prodotto, un soggetto a cui molti
hanno dedicato il loro tributo è stata la Natura:
i paesaggi siciliani colti nella loro più sublime
bellezza, quella della primavera.
La sfida è stata vinta da tutti, soprattutto dalla
Sicilia, che oggi è più ricca di opere d’arte straordinarie, fatte della sua stessa anima.
Marina Sajeva - CLAC
ALBULENA BOROVCI
CORREDO COME ARTE
PETRALIA SOTTANA
ARTI TATTILI E DESIGN
ARTE TESSILE, ARTE ORAFA E ARTIGIANATO
Abito da sposa in organza con petali a “punto ombra”
BIO
Albulena Borovci (Pristina 1988) laureatasi
in scenografia all’Università di Belle Arti di
Pristina (Kosovo) nel 2010, ha conseguito un
master in Custume Design al Carnegie Mellon University di Pittsburgh. È un’affermata
costumista per il cinema, il teatro e la televisione. Per i suoi costumi ha vinto due prestigiosi premi nel 2013: l’ Early Career Award of
Excellence in Costume Design and Technology del CSA (Costume Society of America) e
lo USITT Zelma H. Weisfeld Costume Design
& Technology Award.
Il progetto di residenza di Albulena trae ispirazione dal rituale domestico della preparazione della “dote”, ovvero il corredo
(lenzuola, tovaglie, ecc) che le madri sono solite cucire per le
figlie prossime alle nozze.
Questa tradizione tutta siciliana, è identica anche nel suo paese, il Kosovo, e lei l’ha reinterpretato in chiave contemporanea.
L’output finale della residenza, infatti, è un abito da sposa con
un lungo velo in tessuto di organza sul quale ha ricamato dei
petali di rosa con la tecnica simile a quella del “punto ombra”
utilizzato in tempi passati dalle mamme di Petralia Soprana
per la realizzazione del corredo alle figlie. La creazione originale di Albulena è nata nel laboratorio che l’artista ha portato
avanti coinvolgendo alcune anziane del paese per scoprire le
tecniche di ricamo tipiche del luogo e a lei sconosciute. La ventisettenne è rimasta affascinata dai lavori delle nonne di Petralia Soprana che, per la loro bellezza, ha accostato agli stucchi
delle chiese. È entrata nelle loro case e parlato con le vecchie
signore non solo della tradizione della dote e del duro lavoro
che c’è dietro, ma anche del rapporto tra madre e figlia.
L’artista ha potuto capire come le nuove generazioni non sono
più interessate a questa tradizione; per questo ha creato un vestito da sposa minimale, dunque moderno, ma con dei piccoli
inserti ricamati di organza, facendo convivere così antico e
moderno, tradizione e innovazione.
3
ALESSIA ARENA
SSL (SICILIAN SOUND LANDSCAPE)
PALAZZOLO ACREIDE
MUSICA E COMPOSIZIONI SONORE
Performance teatralmusicale a voce sola
BIO
Alessia Arena (Montespertoli 1977) diplomatasi in canto presso il Conservatorio Cherubini di Firenze, conosciuti i canti antichi popolari siciliani, da quel momento si dedica
alla personale rilettura di questi, ed in particolare alla musica di Rosa Balistreri. Da
questo studio ne è scaturito “A Piedi Nudi”,
progetto per voce, clavicembalo e percussioni domestiche, che è stato finalista al
“Premio rivelazione 2014” Festival Sete Sois
Sete Luas per la musica popolare siciliana.
4
Il progetto della “cantattrice” Alessia Arena per la residenza
ha avuto, già in fase di presentazione della domanda di partecipazione, un titolo ben preciso: SSL vale a dire Sicilian Sound
Landscape.
Da profonda conoscitrice dei canti popolari siciliani e di Rosa
Balistreri, ha vissuto con la gente del paese, le cui voci registrate durante le interviste in cui Alessia ha indagato sul bene
identitario immateriale della comunità soprattutto femminile,
nel prodotto finale si sono unite al suo melodioso canto e alla
sua presenza scenica forte ed espressiva.
Voci e canto s’intrecciano con suoni vari, come quella della
banda del paese durante la processione della Settimana Santa,
per regalare all’ascoltatore suggestioni e riflessioni su ciò che è
identità per la civitas di Palazzolo Acreide, l’antica polis greca
Akrai.
Come lo stesso titolo suggerisce, il paesaggio è un aspetto fondamentale del progetto, e nel video finale di circa 8 minuti, non
si parla soltanto di paesaggio sonoro, ma anche del meraviglioso paesaggio naturalistico e archeologico della cittadina di Palazzolo, protagonista di splendide immagini aeree.
Dal suo lavoro si evince in maniera inequivocabile che “la Sicilia è femmina”.
ANAÏS BLOCH
I MASK
CALATAFIMI SEGESTA
ARTI TATTILI E DESIGN
ARTE TESSILE, ARTE ORAFA E ARTIGIANATO
Maschere in legno e pane. Misure varie
BIO
Anaïs Bloch (Ginevra 1986), vive e lavora a
Londra dove si è recentemente specializzata
in Cultura Materiale e Design presso il dipartimento di Antropologia dell’University
College.
Sia attraverso un approccio etnografico sia
attraverso la produzione di oggetti d’arte,
Anais indaga come le persone diano un senso del loro ambiente interagendo con esso.
Anaïs per la creazione della sua opera è partita dal tema principe del progetto I ART: vale a dire il rinnovamento delle tradizioni attraverso l’arte contemporanea.
Lo scopo del suo progetto è stato quello di esplorare le relazioni che intercorrono tra le persone e il luogo, nelle sue tradizioni e nei suoi costumi locali. Ha voluto ricordare ai cittadini
di Calatafimi le loro forti tradizioni, creando attraverso il suo
intervento contemporaneo, un legame tra la vecchia e la nuova
generazione.
“I mask”, titolo che gioca sul nome del progetto all’interno della cui cornice si sono attivate le residenze, consta della creazione di una serie di maschere che la gente ha indossato per
strada, nel museo e in altri luoghi della città.
Il design delle maschere si basa sul “cucciddato”, il pane tradizionale di Calatafimi preparato per la festa del “S.S. Crocifisso”, evento molto sentito e partecipato dalla comunità locale.
La reinterpretazione di questo pane simbolico ha il significato
di porre tutti sullo stesso livello. Dietro la maschera tutti sono
uguali: giovani, vecchi, poveri e ricchi.
5
ANASTASJIA DUBOVSKA
CARETAKERS (CUSTODI)
MOTTA CAMASTRA
ARTI VISIVE
n.4 illustrazioni su tela e legno e una scultura
BIO
Anastasjia Dubovska (Latvia, Daugavpils
1987), dopo aver conseguito la laurea nel dipartimento di design e un master in scultura, attualmente studia ceramica all’Accademia di Belle Arti di Riga. La sua ispirazione
è il mondo vegetale (le piante, la terra, l’aria,
l’acqua); lei descrive i suoi personaggi come
degli “spiriti della natura” che vivono in
modo parallelo a quello umano. Sua grande
ispirazione è soprattutto la flora italiana di
cui studia l’anatomia dei fiori e delle piante
dagli antichi libri di botanica.
6
L’artista lettone ha realizzato quattro dipinti e una scultura che
hanno come tema i suoi tipici personaggi metà umani e metà
piante. In questo caso ha tratto ispirazione dalla ricchezza della natura del territorio in cui ha vissuto per un mese, scegliendo due differenti tipi di piante e li ha mescolati secondo la sua
interpretazione personale.
Ogni illustrazione rappresenta uno stato della creazione della
scultura, che rappresenta il guardiano della montagna, senza
bocca ma con grandi occhi per sorvegliare la natura e le piante
di Motta Camastra.
Ed è proprio nella natura che l’artista ha deciso di posizionare
l’opera che, per le sue fattezze più fantastiche che umane, si
ambienta perfettamente nel contesto.
Nella sua visione dei luoghi non ci sono uomini ma energie
provenienti da meravigliosi mondi paralleli, dove niente viene
deciso dall’uomo ma tutto esiste secondo un ordine naturale.
Ha utilizzato gli strumenti tipici del suo lavoro: carboncino su
tela o legno, che poi lei tratta con speciali rivestimenti (gesso o
gelatina), una gomma e un taglierino (che principalmente utilizza per definire i piccoli dettagli).
Pulendo e grattando via il carboncino dalla tela, dà alle illustrazioni la forma desiderata.
Le due diverse arti, pittura e scultura si armonizzano tra loro
in una composizione unica.
ANDREA MINUTI
SACROMARE
FAVIGNANA
MUSICA E COMPOSIZIONI SONORE
Composizione sonora e installazione audio site specific
BIO
Nato a Pisa nel 1989 è un compositore di
musica elettronica e regista teatrale. Dopo
aver conseguito il diploma accademico di
Primo Livello in Arti Multimediali e Nuove
Tecnologie per l’Arte presso l’Accademia di
Belle Arti di Carrara ed essersi formato anche nel campo della drammaturgia, adesso
vive e lavora a Venezia dove studia nel corso
magistrale di Scienze e Tecniche del Teatro
allo IUAV.
Con “SacroMare” Andrea si propone di indagare la dimensione
acustica della pesca del tonno a Favignana, il rituale ancestrale
della mattanza che oggi non esiste più. Rimangono però le sue testimonianze, le sue memorie, le sue voci. Attraverso un percorso
di ricerca che ha coinvolto direttamente alcuni abitanti dell’isola,
alcuni tonnaroti, e attraverso la registrazione ambientale del paesaggio sonoro delle Egadi, viene creato un affresco acustico che
riporta alla memoria l’eco del passato, dei suoi canti, delle sue tradizioni. In particolare l’artista ha indagato il canto liturgico legato
alla tonnara, le “Cialome”, preghiere antiche oggi ricordate solo
da pochissime persone.
Il rituale incontra però la contemporaneità, e nella contaminazione le sonorità delle Cialome si mescolano alla composizione
elettronica. Alcune tracce diventano composizioni originali, nelle quali il canto e la voce assumono nuova forma.
Altre invece, vengono riportate nella loro semplicità, come se l’arte non fosse altro che un modo diverso di osservare e ascoltare la
realtà. Il progetto definitivo si articola in due fasi: la creazione di
una pagina web (http://sacromare.altervista.org/index.htm) con
alcune tracce musicali, che creano dei “percorsi acustici” ascoltabili anche senza la presenza fisica sull’isola e, un’istallazione
sonora all’ex- stabilimento Florio (Museo della Tonnara) in cui
torneranno le flebili voci dei canti dei tonnaroti, in una sorta di
nénia che ricorda la mattanza e la sua estinzione.
7
ANTONIO MAINENTI
CAULKESTRATOR:
L’ORCHESTRA DEL CALAFATO
POZZALLO
MUSICA E COMPOSIZIONI SONORE
Installazione sonora
BIO
Nato a Ragusa nel 1978, vive e lavora a Pavia. Ha indagato le tradizioni e cercato di
renderle contemporanee. Una sua esecuzione (Vicariota) è stata inserita nella “Prima
Antologia della Musica Siciliana” (DejaVu
Records, 2006). Dal 2003 realizza laboratori
musicali rivolti a bambini, ragazzi o adulti
sulla composizione musicale contemporanea e la sua esecuzione con l’ausilio di partiture scritte in modo non convenzionale. Si
occupa di arte sonora e radiofonica.
8
Mainenti ha condotto una ricerca sull’antico mestiere del “Calafato”. Il Calafato aveva il compito di rendere impermeabile lo scafo
della barca, ed era una parte considerevole dell’economia e della
socialità della città di Pozzallo di una volta. I calafati erano soliti
lavorare in gruppo ad una singola barca, e il continuo martellare e la varietà dei colpi produceva un suono corale, un’orchestra
naturale in riva al mare. Da qui nasce “Caulkestrator. L’orchestra
del Calafato”, un percorso installativo percorribile ed interattivo,
grazie all’utilizzo di micro controllori e processori come Arduino e Raspberry pi utilizzati spesso dall’artista per l’interazione
tra suono, oggetti e paesaggio. Come lui stesso afferma, il suo è
un lavoro “artigianale”, da toccare. Infatti, attraverso la disseminazione di microfoni a contatto, il pubblico aziona 24 musiche
composte appositamente dall’artista, soltanto stringendo i sensori tra le dita. L’installazione inoltre prevede una radio domestica
che diffonde alcuni passi dell’intervista a Grazia Dormiente e a
Salvatore Scala, esperti dell’identità immateriali del paese; e due
postazioni costruite da Mainenti: una a forma di grande pennello
per ricordare la fase del passaggio della vernice su un pezzo di
scafo; ed una con un martello a punta metallica per l’inserimento
della stoppa tra le fenditura di un pezzo di barca. L’installazione
si completa con le corde di un pianoforte pizzicate da due micro
robot. Viene così ceduto al pubblico il ruolo di condurre questa
orchestra.
BENEDETTA CASAGRANDE
ICHTHYS
CATANIA
FOTOGRAFIA E ARTI AUDIOVISIVE
Trittico di foto, video e performance
BIO
Nata a Milano nel 1993 ha studiato fotografia, belle arti, psicologia e letteratura inglese
a Cambridge. Nel 2013 ha vissuto e lavorato
a Venezia come stagista per la A plus A, Centro Espositivo Sloveno, uno spazio no-profit d’arte che ospita ogni anno il padiglione
sloveno per La Biennale Internazionale di
Venezia. Benedetta è attualmente studente
di fotografia presso l’Università di Brighton.
Partendo dall’assunto che l’umanità ha un rapporto complesso
con il corpo umano e che tabù come la vergogna di fronte ai fluidi,
ai peli, al sangue diventino più evidenti se pensati in relazione al
corpo femminile, Benedetta, da sempre interessata alle questioni di genere, si chiede quale sia la radice arcaica di tale rifiuto.
Per l’artista la risposta va cercata nella tradizione del culto religioso, con le sue violenze e le sue contraddizioni. Basandosi su
L’Erotismo di Bataille, prende forma il progetto Ichthys, “pesce”
in greco, simbolo arcaico per il corpo di Cristo (Iesus Christos
Theo Yous, Soter: Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore). Il lavoro
nel suo insieme comprende un trittico di foto, un video e una performance e ha la finalità di farci riflettere sulla nostra relazione
con la religione, l’erotismo e la morte. Le fotografie, montate in un
trittico in una cornice lignea, realizzata dalla maestranza locale,
che ricorda l’iconografia religiosa medievale, riproduce La Pietà
di Michelangelo in chiave contemporanea. La sua Madonna è una
Madonna delle Passioni, che abbraccia sacro e profano, morte e
vita, una Madonna sicula senza pietà. E, come suggerisce il titolo,
un tonno va a sostituire il corpo di Cristo, richiamando così anche
il rito locale della mattanza. Oltre al simbolo Cristo-pesce, l’artista affianca altre immagini simboliche come il melograno e le
palme. L’opera si completa con un video che gioca sui tabù legati
al corpo e una performance in cui il tonno-Cristo, cucinato a più
mani, viene servito in piazza come Ultima Cena.
9
CARLA CARDINALETTI
TURN ON THE KEY. HOMAGE TO THE
FARM CHILDREN’S MUSEUM
FAVARA
ARTI VISIVE
Installazione in neon rosa
BIO
Nata nel 1971 a Bolzano; si trasferisce a Milano, dove frequenta un Master in Produzione Audiovisiva alla Cattolica. Inizia ad appassionarsi ai vari linguaggi visivi e nel 2005
vince il premio di Dieselwall con l’opera Rispondo, ergo sono. Partecipa a mostre collettive a Parigi, Barcellona, Milano, Trento e
Bolzano. Nel 2007 realizza due installazioni
di grande formato: a Bolzano presso la Torre dell’Eurac per Museion e a Milano presso
l’arco di Porta Nuova.
10
Carla Cardinaletti ha avuto la fortuna di trovarsi nel luogo di residenza più affine alla sua poetica: la Farm Cultural Park di Favara.
La Farm, infatti, è un sogno di riqualificazione urbana e culturale
sotto il segno dell’arte diventato realtà grazie alla volontà di due
favaresi illuminati e visionari come Florinda Saieva e Andrea Bartoli. E Carla con le sue opere di public art che hanno lo scopo di
attivare nella comunità a cui l’opera è destinata, processi di sensibilizzazione sullo spazio urbano e sulla socialità, ha potuto immergersi in un luogo pieno di stimoli e di energie creative che ha
ispirato la sua installazione. “Turn on the key” è una grande chiave di neon rosa che è stata presentata ufficialmente durante la
grande festa annuale della Farm. L’opera è un omaggio al grande
lavoro che Farm ha fatto per la cittadina di Favara, conosciuta in
precedenza solo per l’agnello pasquale e fatti di mafia, dando voce
al potenziale della sua gente. Quindi Farm ha “trovato la chiave”
per trasformare l’eredità ingombrante della sua città in una straordinaria dote al servizio della comunità. Soprattutto l’artista ha
voluto premiare il nuovo progetto in cantiere nei sette cortili, vale
a dire il Children’s museum, un progetto che mette al centro il futuro nella convinzione che “l’educazione è l’arma più potente per
cambiare il mondo”. La Chiave rosa vuole essere quel misterioso
oggetto che strizza l’occhio ai più piccoli e che racconta loro con la
potenza evocativa di un oggetto che libera, apre, svela quello che
l’arte è, quello che puó essere.
COQUILICOT MAFILLE
RICAMI PER SANTA NINFA
SANTA NINFA
ARTI VISIVE
n. 2 murali “ricamati”
BIO
Nata a Parigi nel 1975, vive e lavora a Milano. Laureata a Pavia in Scienze Politiche, dal
2006 inizia a lavorare come artista. Ha all’attivo molte mostre collettive e personali tra
Francia e Italia.
La ricerca artistica di Coquilicot Mafille si muove attorno al gioco,
alle dimensioni oniriche, alla Natura e alla natura delle relazioni
umane. Negli ultimi anni ha approfondito il concetto di ricamo,
che dal tessuto esplode nello scenario urbano per approdare sui
muri e sul vetro. Per Santa Ninfa, infatti, ha prodotto due grandi
“ricami urbani”. Il primo è sulle pareti del centro sociale, sede anche della biblioteca, del Museo Nino Cordio e del Museo dell’Emigrazione, luogo molto frequentato dalla comunità locale. Il tema
qui è l’emigrazione, evocata dalla figura centrale di una barca, da
un vecchio e da un bambino in bici. Entrambi sono persone reali
incontrate dall’artista durante la sua residenza. Su un altro lato
della struttura, un bambino suona il flauto, muovendo a suon di
musica delle barchette di carta, un origami di un cigno; un cigno
vero, simbolo della stella polare, suggerisce ai bambini e ai sognatori la direzione da prendere. Il secondo murale si trova sul
corso principale, sulle pareti dell’ex sede del partito comunista.
Qui l’artista ha voluto dedicare una poesia ai ragazzi del piccolo
paese del Belice, nello specifico a quelli più “difficili”, che le hanno ronzato intorno per tutto il tempo di realizzazione. Loro sono
i protagonisti del dipinto, nella speranza che in qualche modo diventino anche protagonisti e padroni del futuro e della loro terra.
Per la loro spavalderia che celava però fragilità, l’artista ha voluto
che ad accompagnarli nel loro futuro fossero fantastiche guide
animali: la volpe, le rondini e le razze.
11
CHRISTIANO SOSSI
WATER, MEN, MACHINES AND
RITUALS: AN ABSTRACT STUDY OF
PALERMO’S ACOUSTIC ECOLOGY
PALERMO
MUSICA E COMPOSIZIONI SONORE
Composizione sonora
BIO
Nato a Londra 1976, dove vive e lavora. È
compositore professionista, sound designer
e tecnico del suono. Ha suonato con artisti
di fama mondiale, oltre ad essere coinvolto
in film, serie televisive (come Breaking Bad)
e programmi Tv (come Xfactor) come sound
designer e fonico. Insegna soundscape e
musica per il cinema da otto anni alla London Southbank University, oltre ad insegnare sound design alla masterclass del London
College of Comunication (London University of Arts).
12
Christiano Sossi, compositore professionista da più di vent’anni, per la residenza inizialmente aveva proposto un progetto
sull’uso del suono nelle chiese arabo-normanne di Palermo e
dei mercati, come proseguo della pubblicazione della sua tesi
“Sound in Sacred Spaces”, che esplorava l’uso del suono nell’architettura religiosa e nei riti religiosi.
Però vivendo un mese un luogo pieno di stimoli visivi e acustici
come Palermo, la sua proposta si è ampliata anche alla registrazione dell’ecologia acustica palermitana.
Dunque, tutti i suoni trovati durante le sue escursione urbane
sono stati poi manipolati elettro-acusticamente e arrangiati seguendo la pratica casuale che richiama artisti come John Cage
o Iannis Xenakis, ma con una dinamica tecnologicamente moderna.
Il rumore del mare, la banda delle processioni pasquali, i canti
della messa domenicale della Cattedrale, le urla degli ambulanti dei mercati storici, il traffico urbano: tutto questo e molto
altro confluisce in una traccia inedita che aspira ad rendere un
“sense of place”, il suo personale senso di stare a Palermo.
Non è un tour lineare e didascalico, ma sono emozioni astratte
tradotte in modo semi-musicale.
ELENA COLOGNI
LO SCARTO
CASTELVETRANO
ARTI VISIVE
10 disegni, 40 sculture ‘da mano’,
due giornate di laboratorio e performance finale
BIO
Nata a Bergamo 1967. Dopo l’Accademia di
Brera e la laurea in filosofia alla Statale di
Milano, ha conseguito la specializzazione
in Scultura all’Università di Leeds e un dottorato in Belle Arti al Central Saint Martins
College di Londra. Vive a Cambridge, dove
affianca all’attività artistica quella di ricerca presso il Wysing Art Centre. Psicologia
e filosofia si combinano nel suo universo
creativo che ha come costanti: l’interazione
con lo spettatore e l’interdisciplinarietà (disegno, scultura, video e testi).
Il progetto proposto da Elena Cologni ha come tema la maieutica
reciproca, dinamica dialogica teorizzata da Danilo Dolci e oggetto
delle sue ricerche accademiche a Cambridge. L’artista ha provato
a tradurre tale pratica in disegni, oggetti e performance attraverso una chiave, che è quella che Dolci chiama “lo scarto” e che per
lei è da intercettare nel significato dello spazio e nella distanza
tra le persone. Partendo dalla riflessione per cui si ha la tendenza
di passare attraverso i luoghi senza davvero viverli, ha organizzato due workshop e una performance collettiva per offrire alla
gente l’opportunità di capire che lo spazio tra e intorno a noi, e la
sua storia ci appartengono, pur per un breve periodo. Afferma,
infatti, che “La consapevolezza dell’identità della gente in relazione ai propri luoghi è un bene da proteggere e coltivare”. Il primo
workshop si è intitolato ‘Attendendo dall’altro un raro sincronismo’; il secondo ‘Struttura del silenzio (spazi fisici e temporaei)’;
entrambi hanno avuto lo scopo di capire la maieutica reciproca
in ambito prelinguistico, cercando di ‘vederè lo spazio tra noi e
l’architettura urbana. Nel frattempo Elena ha prodotto dei disegni sullo scarto-spazio tra le mani, da cui ha tratto delle sculture
in legno, che sono state usate per degli ‘esercizi’ nella piazza nella
performance finale. In quell’occasione ha chiesto ai partecipanti di condividere una propria lettura del passato attraverso una
mappatura dell’architettura presente nel sistema delle piazze, testimone della storia di questo luogo.
13
ELENA MISTRELLO
FIABE E LEGGENDE PIAZZESI
PIAZZA ARMERINA
ARTI VISIVE
Murale
BIO
Nata a Sesto San Giovanni nel 1990, vive e
lavora a Milano. Si occupa di arti visive, in
particolare di disegno, fumetto, illustrazione e murales. Utilizza inoltre differenti
tecniche di stampa (xilografia, serigrafia,
incisioni) e dal 2012 fa parte del laboratorio
autogestito di serigrafia Serigrafatti. Tiene
diversi laboratori e corsi per bambini e adolescenti su fumetto, disegno e serigrafia.
14
Il progetto sviluppato durante la residenza ha per tema la tradizione orale di Piazza Armerina. Elena in una prima fase del
suo lavoro, è stata impegnata nelle letture dei saggi di Vittorio
Malfa sul tema in questione (“Maghi, streghe e malìe nel cuore
di Sicilia”, “Storie vere di magia e fantasmi”). A queste letture
ha affiancato una ricerca sul campo, visitando i luoghi fisici in
cui queste credenze hanno preso vita, cercando di raccogliere
testimonianze e racconti dagli abitanti stessi su come la tradizione orale è oggi vissuta. Con lei sempre il suo quaderno di
schizzi, che ha riempito incessantemente di appunti visivi da
cui avrebbe alla fine tratto il disegno globale del murale. Come
lei stessa afferma, quando non ha ben chiaro cosa realizzerà,
l’unico modo per far uscire un’idea buona è disegnare a più non
posso. L’idea in questo modo verrà da sola.
L’ultima parte del progetto è stata quella della realizzazione vera
e propria del murale all’interno del Centro Espositivo Monte Prestami, in cui è condensato un mese di ricerca e di studio sul tema
della tradizione orale della città. Nella composizione i personaggi
più caratteristici delle fiabe prendono vita simultaneamente, la
scelta stilistica è quella tipica della fiaba illustrata e del fumetto.
Elena Mistrello prova così a descrivere una Piazza Armerina sotterranea, notturna e piena di vita, e attraverso il suo stile illustrativo immediato, vuole ricostruire un immaginario leggendario
autoctono da molti abitanti dimenticato.
FLORIAN TUERCKE
RAG(YOU)SA
RAGUSA
MUSICA E COMPOSIZIONI SONORE
Video installazione loop di 11:00 min
BIO
Nato nel 1977 a Nürnberg (Germania), dove
vive e lavora. Laureatosi presso l’Accademia
di Belle Arti di Norimberga, è cofondatore
dell’Urban Research Institute. Dal 2005 con
il progetto “Urban Audio” esamina lo spazio
pubblico in termini di potenziale musicale e
compositivo, creando speciali strumenti in
grado di trasformare i suoni captati nell’ambiente in melodie musicali. Nel corso degli
ultimi anni, ha documentato le trasformazioni legate al paesaggio sonoro di molte
città.
Le opere di Florian Tuercke sono caratterizzate da una forte
interdisciplinarità e spesso sviluppate tramite l’uso di sistemi
interattivi e tecnologie innovative.
Punto focale dei suoi lavori è lo spazio pubblico, analizzato attraverso una combinazione di elementi audio e video, performance, installazioni e net art. Per la residenza il suo interesse
si è posato sulla popolazione ragusana come rappresentativa di
quella siciliana in genere, da secoli caratterizzata dal melting
pot culturale. Come è suo costume per le sue indagine nello
spazio pubblico, ha realizzato una postazione video itinerante per le strade di Ragusa. Ha selezionato e filmato quaranta
partecipanti, venti maschili e venti femminili, di età e di etnie
differenti, chiedendo loro di guardare fisso in camera per un
minuto e mezzo. Contemporaneamente ha registrato il paesaggio sonoro della città, il traffico, gli uccellini, la banda della
processione pasquale, ecc. Questo diventerà il sottofondo della
video installazione prodotta e esposta al museo antropologico
di Palazzo Zacco, in cui i quaranta volti sono sovrapposti in livelli trasparenti che si fondono in un volto unico, privo di età,
genere ed etnia.
Il risultato visivo è quello del disegno inedito del volto medio
del ragusano di oggi. Anche i quaranta contesti urbani in cui ha
effettuato le riprese sono stati mescolati, creando uno sfondo
astratto fatto di luci, colori e movimento.
15
FONTE & POE
LA GIOSTRA DELL’AVVICINAMENTO
CASTELBUONO
FOTOGRAFIA E ARTI AUDIOVISIVE
Video 10,01 min
BIO
Alessandro Fonte (Polistena, 1984) e Shawnette Poe (Varsavia, 1980) vivono e lavorano
tra l’Italia, la Germania e la Slovenia. Il loro
lavoro in duo si sviluppa dal 2009. Spaziano
dall’installazione alla performance al video.
I loro lavori sono stati selezionati per mostre
e proiezioni in Europa, Africa e America,
per istituzioni come la Fondazione MAXXI
di Roma, la Biennale del Design di Lubiana,
Dak’Art -Biennale 11ème de l’Art Africain
Contemporain, la Biennale di Venezia.
16
Nel loro lavoro cercano di attivare a livello astratto/emozionale
un’interferenza tra il presente e le tracce di un passato trasfigurato
nei simboli, nei riti, nelle pratiche della tradizione. L’output finale è
un video, sintesi di azione collettiva e ricerca storico-antropologica.
Su un piedistallo/altare circolare sono disposti otto rapaci delle Madonie imbalsamati della collezione del Museo Naturalistico locale.
Intorno otto persone del luogo, i vertici di un impercettibile ottagono, trattengono tra le mani un uovo di ghiaccio più tempo possibile,
per poi passarlo al compagno vicino, tentando al contempo un irrealizzabile contatto visivo con lo sguardo vitreo degli animali. L’azione
prosegue fino al completo scioglimento dell’uovo.
L’opera esplora il legame tra la nascita (l’uovo) e lo scorrere del tempo, il tentativo di comprensione tra uomo e animale, la relazione tra
religione e scienza. Su questo binomio si basa anche il parallelo tra
imbalsamazione e congelamento di esemplari per scopi scientifici
e le reliquie religiose. Inoltre si affronta il tema della quadratura del
cerchio che in termini matematico-scientifici si collega al concetto
di approssimazione ma che nella simbologia magico-religiosa ha il
significato di passaggio dal quadrato (terrestre) al cerchio (trascendente) attraverso l’ottagono.
Questi rapporti simbolico-geometrici si ritrovano nell’impianto della prima cappella di S. Anna, patrona della città, in cui il passaggio
dalla pianta quadrata verso la cupola era mediato da una serie di otto
nicchie poste ai vertici di un ottagono.
GAETANO CRIVARO
IL BORGO ANALOGICO
POLLINA
FOTOGRAFIA E ARTI AUDIOVISIVE
Installazione urbana di fotografie stenopeiche
su mattonelle di ceramica
BIO
Gaetano Crivaro, nato a Crotone nel 1983,
dopo aver conseguito il Diploma in Grafica
Pubblicitaria si trasferisce a Roma, dove si
laurea nel 2010 in Editoria Comunicazione
Multimediale e Giornalismo. Molti dei suoi
film documentari, vincitori di numerosi
riconoscimenti, hanno per tema i diritti di
cittadinanza, le trasformazioni delle città
contemporanee e l’immigrazione. Attualmente vive a Cagliari dove ha collaborato
con la Cineteca Sarda in vari progetti e alla
digitalizzazione di pellicole di famiglia.
Il progetto iniziale di Gaetano Crivaro prevedeva l’uso integrato del video digitale e della fotografia, “prevedeva l’uso integrato del video digitale della fotografia stenopeica e dei suoni.
“Ma i trenta giorni trascorsi nel piccolo paese in provincia di
Palermo, con i suoi silenzi e i suoi pochi abitanti, ha convinto
l’artista a concentrarsi solo sull’analogico.
Infatti il titolo iniziale “Video ritratti stenopeici” si è trasformato in “Il borgo analogico”. I suoi strumenti dunque sono stati
solo carta, penna, carta fotografica e due scatole.
Queste ultime, una in legno proveniente dal Museo della Manna e una in latta dei torroncini alla manna, risorsa importante
del territorio, sono servite a catturare le foto, trasformandole
in camere oscure con foro stenopeico. L’uso della fotografia
stenopeica rappresenta per l’artista un ritorno all’origine e una
riflessione sul tempo.
Dieci di queste foto sono state stampate su piccole mattonelle
in ceramica e collocate in alcuni vicoli del borgo e accolte con
entusiasmo dalla comunità. Ogni foto è accompagnata da testi
brevi, conversazioni rubate, appunti, piccole poesie, nate dal
suo incontro con la gente di Pollina.
Il progetto è un ulteriore sviluppo di una ricerca su luoghi, territori e abitanti portata avanti insieme all’Associazione l’Ambulante, associazione che realizza e collabora a progetti di arte
e ricerca urbana.
17
GIORGIO DI PALMA
TEMPO UN MESE
VIZZINI
ARTI TATTILI E DESIGN
ARTE TESSILE, ARTE ORAFA E ARTIGIANATO
n.6 sculture in ceramica nello spazio pubblico
BIO
Nato a Grottaglie nel 1981, laureatosi in archeologia, dopo un’esperienza all’estero,
torna dal 2010 nel suo paese d’origine dove
ha iniziato una piccola produzione in ceramica, tradizione artigianale di Grottaglie e
anche della sua famiglia. Le sue produzioni
sono vere e proprie opere d’arte.
18
Per descrivere l’arte di Giorgio Di Palma, è indispensabile citare le parole dell’artista stesso: “Faccio ceramiche di cui non c’era
bisogno. Attraverso la macchina del tempo chiamata ceramica
mi diverto a trasformare l’inutile in eterno e ad immortale gli
attimi”. Questa sorta di manifesto è stato calato nel suo progetto
di residenza. Il tempo, infatti, è stato il tema declinato nelle sei
installazioni urbane realizzate. Non il tempo dei filosofi e dei poeti, ma il tempo di Vizzini. Gli abitanti, infatti, hanno partecipato
attivamente sia alla scelta dei soggetti che nella realizzazione delle opere, e in esse potranno ogni giorno rispecchiarsi, in quanto
parlano di loro e a loro sono ispirate. I wurstel nel piattino sono
dedicati a Leone, il cane della città; il pallone “arroccato” sul palo
della luce ai bambini del paese che in quel mese sono stati “la sua
squadra”; i palloncini parlano del suo incontro con un ambulante;
le carte siciliane un omaggio ai passatempi degli anziani al Circolo della Società Operaia e al Circolo Verga; i gelati sciolti ricordo
dei ragazzi del centro giovanile con cui Giorgio li ha realizzati; i
mozzoni di sigaretta infine sono il simbolo di ciò che scandisce il
tempo dei ragazzi del luogo, che almeno, commenta l’artista, in
quella mezzora passata a dipingere sigarette finte, non hanno fumato quelle vere. Grazie alla maestria della sua arte ironica, l’inutile è diventato un fortissimo attivatore sociale, forse non eterno
nella materialità (alcune opere sono state già vandalizzate) ma di
certo nella storia e nei cuori della comunità.
IODICE/SARRACINO
APPUNTI DI SUTURA
SUTERA
ARTI TATTILI E DESIGN
ARTE TESSILE, ARTE ORAFA E ARTIGIANATO
Installazione con vecchie foto di Sutera, Polaroid,
“Flabby”, puppet crossing
BIO
Marina Iodice e Marina Sarracino, entrambe classe ‘85, sono diplomate presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Vivono e lavorano a Napoli dove nel 2005 hanno fondato
“semmai factory”, associazione culturale e
sede di un gruppo artistico aperto e interdisciplinare. Attualmente la loro ricerca si
è indirizzata verso la modalità espressiva
della cosiddetta installazione “site specific”,
della social e public art, sempre con uno
sguardo autenticamente femminile.
Durante il mese di residenza il duo si è immerso in profondità nel
tessuto sociale e nella storia del paese di Sutera. Il cucito, come sono
solite fare, è stato usato per attivare processi politici. In questo caso
è diventato lo strumento con cui guadagnarsi la fiducia delle donne inserite nel progetto d’accoglienza S.P.R.A.R, alle quali le artiste
hanno insegnato a usare la macchina da cucire per la realizzazione
dei “puppets crossing”, piccole sculture morbide che sono state portate in processione per le vie della città il giorno dell’inaugurazione.
I puppets sono diventati simboli, metalinguaggio relazionale, come
loro stesse lo hanno definito, di un’integrazione spontanea e gioiosa. Un dono delle rifugiate alla città in cambio dell’ospitalità che
hanno ricevuto. Oltre a questo laboratorio sociale di grande impatto
emotivo, le artiste hanno lavorato sulla memoria collettiva riletta in
chiave contemporanea. Ciò è avvenuto sia con l’installazione di foto
storiche raccolte dalle artiste e che ritraggono i momenti aggregativi
della comunità, sia riportando in vita due leggende locali. La prima è
la leggenda per cui Dedalo avrebbe perso le sue ali proprio a Sutera:
le artiste hanno reso omaggio alla città anche delle sue ossa ma in
versione “flabby”, come loro chiamano le loro sculture. La seconda
leggenda riguarda il mento della statua del patrono, San Paolino, che
fu trafugata e portata a Nola. Il duo colma questa mancanza con polaroid scattate ai menti degli abitanti. I punti di sutura con il filo fuxia
sono la loro firma.
19
JIMMY POWER
SOUNDS LIKE FICARRA
FICARRA
MUSICA E COMPOSIZIONI SONORE
Video e traccia audio di 4,08 min
BIO
Jimmy Power è nato a Nottinghamshire
1990. È un produttore musicale sperimentale di musica elettronica, dj e promotore di
progetti multimediali. Il suo lavoro si basa
su concetti innovativi di perfomance live e
usi moderati di tecnologia. Come DJ producer ha all’attivo numerose line up accanto
Emalkay, Chasing Shadows, Roksonix per
citarne alcuni.
20
Jimmy Power ha traslato la città di Ficarra in musica. Il vento,
le campane, il canto degli uccelli, i passi della gente, i clacson
delle auto, i silenzi, la vita di un’intera città insomma, sono diventate le note di una colonna sonora, un raffinato e sperimentale inno della città.
“Sounds like Ficarra” nasce da un mese di registrazioni di ore
e ore dell’ambiente sonoro del piccolo paese. Jimmy ha mappato Ficarra, sempre dal punto di vista sonoro s’intende, in ogni
angolo, disseminando microfoni a contatto e lasciando che la
gente interagisse con essi. Poi tornato nel suo studio, ha risintetizzato questi suoni autoctoni miscelandoli con composizioni
musicali inedite.
Oltre al paesaggio sonoro catturato durante il giorno e alle sue
creazioni appositamente composte, l’artista ha ricreato l’intera
libreria-suoni dell’organo a canne del 1751 della Chiesa Madre
dell’Annunziata prelevando un campione di ogni singola nota
dell’organo; in questo modo era in grado di utilizzare l’organo
anche durante la postproduzione del pezzo. Inoltre, posizionando microfoni sia vicino che lontano l’organo, è riuscito a
catturare il suono di questo nella chiesa, per poi riprodurlo e
ricrearlo in studio. La restituzione finale del suo intenso lavoro è stato un video di quattro minuti in cui bellissimi scorci di
Ficarra sono montati in timelapse, accompagnati ovviamente
dalla musica di Ficarra stessa.
LISA WADE
LA CROCE LA PORTO IO
CALTABELLOTTA
FOTOGRAFIA E ARTI AUDIOVISIVE
Video di 6,04 min
BIO
Lisa Wade nasce a Washington, D.C. nel
1972, vive e lavora tra Roma e Berlino. Si é
laureata in Studio Art (BFA) al Wheaton College in Illinois nel 1994. Dal 1999-2001 ha
conseguito il Masters of Fine Art in Painting
all’ American University tra Roma, Perugia
e Washington D.C. Dal 2007 espone i suoi
dipinti, installazioni, e video in America,
Europa e Russia. Nel 2010 ha vinto il Celeste
Prize International con la sua installazione,
Inverted Shelter.
Lisa Wade è un artista profondamente legata a tematiche socio-politiche e investiga i temi dell’identità nazionale e della
coscienza collettiva. Come molti altri artisti, per la residenza
si è concentrata sull’evento religioso collettivo più importante
dell’anno: la settimana santa. L’artista però decide di raccontarla attraverso la figura di Cristo, o meglio la figura umana di
chi ha rappresentato Cristo durante la Settimana Santa Caltabellottese, tramite gli occhi del protagonista, Demetrio Primo.
Demetrio ha una somiglianza incredibile con l’iconografia tradizionale del Cristo della Passione, e il seguire le sue vicissitudini, una volta spogliati i panni di Gesù, crea un cortocircuito
interpretativo. Il progetto presentato in origine si intitolava
‘Life of Rosario’ e doveva essere diviso in due parti. La prima
basata sulla figura di Cristo e sulla Settimana Santa seguita
passo passo senza cambiare nulla della storia conosciuta. La
seconda è quella che in effetti è riuscita a realizzata durante
il mese di residenza e che ha il titolo “La Croce la porto io”. In
questa prima parziale versione del lavoro della Wade, il cortometraggio cerca di indagare sulla vita privata del protagonista
della rappresentazione religiosa, chiedendogli le sue sensazioni, le sue emozioni: Chi è Cristo? Dove lavora? Che fa? Come è
arrivato alla decisioni a rappresentare Cristo? Attraverso Demetrio, l’artista ha provato a capire qualcosa in più sulla società e sulla cultura di Caltabellotta, e sulla Sicilia in genere.
21
LUCIO BOLOGNESI/BASIK
THAUMA (THE TORMENTS OF ST.
ANTHONY THE ABBOT)
MISTERBIANCO
ARTI VISIVE
Murale
BIO
Nato a Rimini nel 1977, è un affermato writer e street artist, attivo fin dall’inizio degli
anni Novanta con il nome Basik, ha sviluppato il suo percorso artistico passando
progressivamente dallo spray ad una più
ampia selezione di tecniche pittoriche. Ha
preso parte nel 2007 alla grande mostra che
ha consagrato ufficialmente la street art in
Italia al PAC di Milano dal titolo Street Art
Sweet Art.
22
Basik ha dedicato la sua ricerca allo studio della gestualità nelle rappresentazioni religiose della storia dell’arte del passato.
Per la sua opera a Misterbianco insiste su questo tema. Il titolo
“Thauma” è sia un acronico per “The Torments of St. Anthony the
Abbot”, ossia le tentazioni di Sant’Antonio, tema caro alla storia
dell’arte e patrono del paese; ed è sia una parola greca che significa meraviglia, la cui iniziale, il Tau, è simbolo del santo rappresentato qui da un cerchio dorato posto al centrale del dipinto. Le
presenze maligne che tormentano il santo nel deserto, rappresentate da artisti come Bosch o Dalì come animali o creature bizzarre, vengono qui metaforicamente sostituite da mani nell’atto di
proiettare le ombre cinesi degli animali stessi. La scala cromatica
è quella tipica di Basik e che perfettamente si contestualizza con
quella del territorio: il nero della roccia lavica, il rosso della lava
e l’oro dello sfarzo barocco delle chiese. Il dipinto però ci suggerisce un’altra chiave di lettura. Essa è racchiusa nelle figure geometriche all’interno del cerchio color oro, che adesso diventa simbolo di Misterbiano distrutta nel 1669 da un’eruzione vulcanica (le
mani minacciose): il rombo simboleggia il paese, coi suoi 4 ceri
della processione del patrono e i 4 partiti rionali che hanno una
parte fondamentale nella festa in questione, oltre alla caratteristica piazza dei 4 canti; il triangolo fa riferimento alla Trinacria.
Gli esagoni e i pentagoni rossi coi quali terminano le mani rimandano alle antiche formazioni rocciose laviche della zona.
MARCO DAL BO
PASQUA A FERLA
(“A SCIACCARIATA”)
FERLA
ARTI VISIVE
120x100cm olio, acrilico su tela.
BIO
Nato a Vittorio Veneto nel 1985, archeologo,
in questo momento vive e lavora a Oderzo (TV). Autodidatta, fin da piccolo legato
indissolubilmente con le arti grafiche, in
particolare col disegno dal quale tutte le
sue opere nascono. Le sue opere nascono di
getto, senza particolari scelte, da un istinto
non completamente intuibile; costanti sono
invece alcuni personaggi e simboli, i quali
sembrano costituire una sorta di pubblico o
elementi estranei.
Come in altre residenze, la settimana santa ha ispirato anche
l’opera di Marco Dal Bo. Non poteva essere diversamente nel
suo caso, sia perché lui è un archeologo e un appassionato di
antropologia culturale, sia perché a Ferla, luogo della sua residenza, durante il periodo pasquale si trasforma in un teatro di
processioni uniche, in cui manifestazioni religiose si mescolano a tradizioni antiche e folclore.
L’artista è rimasto particolarmente colpito dal festeggiamento del sabato santo che prende il nome di “Sciaccariata”. La
“Sciaccariata” avviene appunto il sabato a tarda notte, dopo
che il simulacro della “Madonna do Scontru”, ossia la Madonna
Addolorata è rientrata in chiesa e il Cristo è risorto. La statua
di quest’ultimo, denominato “Gesummaria”, è portata in processione dalla Chiesa di San Sebastiano al convento dei padri
Cappuccini.
La cosa incredibile è che tale processione viene svolta portando la statua a spalla correndo in salita alla luce (e letteralmente
tra le fiamme) di tantissime fiaccole, le “Sciaccare” appunto,
ricavate da arbusti secchi. Marco ha assistito in prima persona
all’evento e ha tratto varie immagini che ha sovrapposto sulla
sua grande tela in perfetta linea con il suo stile pittorico, fortemente grafico e narrativo: sono infatti raccontate contemporaneamente scene e personaggi diversi come in un coloratissimo
rebus da decifrare.
23
MARIA VINOLO BEREGUEL
NON SONO SOLA. CURA DI TE,
NON SIAMO VECCHIE MA SAGGE
GANGI
ARTI TATTILI E DESIGN
ARTE TESSILE, ARTE ORAFA E ARTIGIANATO
Installazione urbana partecipata
BIO
Nata in Almeria nel 1983. I suoi progetti risentono della sua formazione sui gender
studies e di sociologia. Da 8 anni, a Granada, Barcellona, Pesaro e Urbino, realizza
progetti sociali con le donne legati ai modi
di produzione domestica tessile trasformati
in opere pubbliche.
24
Maria Vinolo Berenguel usa il medium tessile per progetti sociali che coinvolgono le donne. Il progetto proposto per la residenza ha avuto per tema la vecchiaia. La sua proposta iniziale
era di coinvolgere tre donne anziane per lavorare su altrettante
tecniche di cucito della tradizione. La risposta delle abitanti
di Gangi è stata però al di sopra di ogni aspettativa: ventuno
donne, dai cinquanta fino ai settantacinque anni, hanno voluto
prendere parte a quest’opera collettiva. Cucendo insieme ogni
giorno, l’artista ha stimolato in loro delle riflessioni su cosa significhi trascorrere la propria vecchiaia a Gangi. Tre le frasi le
frasi che sono state più usate: non sono sola, cura di te e non
siamo vecchie ma sagge. Ogni lettera di ogni frase è stata elaborata da ognuna di loro, chi all’uncinetto, chi con i ferri e che
con diverse tecniche, tutte di dimensione di 60 cm e poste in
dei telai tondi. Sul fondo di ogni telaio dei ricami rappresentavano i simboli di Gangi: la spiga, la palma, la cupola, la fontana. Il legame forte con la fede a Gangi, evidente nella frase
“non sono sola”, ha fatto sì che le opere finali siano state esposte nella chiesa più antica di uno dei borghi più belli di Italia,
la chiesa di S. Giuseppe nella Piazza di S.Paolo. “Non siamo vecchie ma sagge” è stata fissata sulla facciata del “Carminneddu”,
una delle mura di cinte antiche che circondano il paese e che
da comunicare la parte bassa e la parte alta di Gangi.
ROBERT MATHY
TARANT-DRONE.
DALLA TRADIZIONE ALL’INNOVAZIONE
GALATI MAMERTINO
MUSICA E COMPOSIZIONI SONORE
Performance sonora
BIO
È nato a Vienna nel 1979, dove vive e lavora.
Ha studiato arti digitali presso l’Università
di Arti Applicate di Vienna e presso l’Università di Sao Paulo. Lavora nel campo della
digital art, video art e facendo ricerca sull’acustic electrosound. Il suo lavoro è stato
esposto in diversi paesi e rinomati festival
in Brasile (File Festival), Austria (Museumsquartier, MAK), Germania (Leap), Stati
Uniti (Georgia Tech), Portogallo (Casa da
Musica) e in Italia (Flussi Festival).
Lo svizzero Robert Mathy ha scelto di mixare i suoi interessi
per la musica elettronica sperimentale alla musica tradizionale per eccellenza del sud Italia: la Tarantella.
È stato incuriosito da una versione della storia sulle origini di
questa musica e della sua danza: si narra che quando qualcuno
veniva morso da una taranta o da un ragno, i musicisti accorrevano nella casa del malato e intonando una musica molto veloce stimolavano l’avvelenato a danzare forsennatamente al fine
di rimuovere il veleno dal suo corpo.
Robert si chiede: come sarebbe la tarantella senza i musicisti
che la suonano? Dunque, collegando gli strumenti tradizionali di questa musica folk, come il tamburo, il mandolino, il
triangolo, a un robot appositamente costruito, l’artista crea Tarant-drone, una versione drone music della Tarantella.
I ritmi tipicamente veloci vengono rallentati come, usando le
stesse parole dell’artista, “un corpo che viene controllato da
strane sostanze”.
Il progetto è stato presentato sotto forma di un’improvvisazione
sonora davanti alla gente del comune di Galati e di un video montato dall’artista stesso che racconta la performance pubblica.
25
RUI INÁCIO
QUANT’È BELLA LA NATURA
GERACI SICULO
ARTI VISIVE
Installazione fotografica
BIO
Rui Inácio, nato a Lisbona nel 1971. Diplomato presso la Chelsea College of Art di
Londra, vive e lavora tra Londra e Lisbona. I suoi video mescolano pittura e video
attraverso un ricercato processo di manipolazione che a tratti sembra disfarsi della
realtà per approdare all’astratto. Inácio usa
quasi ogni medium ed è uno straordinario
disegnatore. Oltre che alla video-arte, si dedica anche alla fotografia, alla pittura e alla
scultura.
26
L’artista portoghese porta avanti da anni una ricerca sulla memoria pittorica e sulle diverse possibilità di rappresentazione
del visibile.
Soggetti dei suoi lavori sono prevalentemente paesaggi archetipici, e probabilmente durante la sua residenza a Geraci Siculo
Rui Inacio ne ha trovato un esemplare. Ogni giorno, munito di
taccuino per gli schizzi, della macchina fotografica e di libri di
poesie tradizionali e non, si è immerso avidamente e romanticamente nella natura cercando di immortalarne la bellezza.
Alla base del suo studio la questione della nozione di paesaggio
e le nostre relazione con esso. Il risultato è un collage di fotografie di particolari del paesaggio, cifra costante del lavoro di
Inacio, e di splendidi disegni.
La mostra è stata allestita sulla scala della Biblioteca Comunale, vero centro della vita del paese; i supporti in legno utilizzati
per l’allestimento sono stati realizzati da un falegname del posto; questo perché oltre il paesaggio naturale, Rui ha indagato
il “paesaggio umano” del paese. Ogni opera contiene dei testi,
semplici frasi evocative o stralci di poesie, testimonianza del
fatto che l’intento dell’artista è stato quello di comporre un
vero e proprio poema visivo che racconta il paesaggio del paese. L’opera è la sua personale lettura di Geraci, un contributo
alla documentazione e alla rappresentazione di un paesaggio
straordinario.
SARA RICCIARDI
PORTA SUGLI IBLEI
BUSCEMI
ARTI TATTILI E DESIGN
ARTE TESSILE, ARTE ORAFA E ARTIGIANATO
Scultura nello spazio pubblico
BIO
Nata a Benevento nel 1989 è una designer
eccentrica e appassionata. Si è formata al
NABA di Milano. Da un po’ di tempo concentra le sue ricerche sulle possibili declinazioni della tradizione manifatturiera e
artigianale italiana e sui diversi modi di
comunicarla. Il suo progetto riguardante
l’innovazione dell’antica tecnica toscana del
gesso scajola, è stato presentato per all’ultima edizione del Salone del Mobile di Milano.
L’artista e designer Sara Ricciardi nel suo procedere creativo è
solita arrivare in un posto mettendosi in ascolto.
Lei in questa esperienza è andata addirittura oltre: arrivando
da straniera se ne è andata da membro di una grande famiglia.
Ha avuto le chiavi delle chiese, è entrata nelle case degli abitanti, ed è diventata parte di quella comunità che a sua volta è
diventata co-autrice dell’opera.
“La porta sugli Iblei” è infatti un’opera a più mani, un’opera di
arte relazionale. Si tratta di una scultura fatta dei doni domestici dei Buscemesi. L’artista è andata casa per casa a chiedere
loro in dono degli oggetti di poco valore come insalatiere, piatti, e cestini in plastica.
Tra foto ricordo e racconti di vita, la gente di Buscemi è stata
al gioco. L’artista in seguito ha ridipinto tutto ad aerografo con
i colori della tradizione siciliana e assemblato ogni pezzo per
formare una porta che è stata posizionata in un luogo topico,
sul loro belvedere tra la magnifica valle degli Iblei e l’ingresso
del paese.
L’inaugurazione dell’opera è stata un vero e proprio rito collettivo, in cui tutti, accompagnati dalla banda del paese, hanno
oltrepassato la porta per uno “sposalizio cittadino” come lo ha
definito l’artista, per propiziare un nuovo inizio, una rinascita
del proprio territorio tanto segnato dalla migrazione delle nuove generazioni e dalla chiusura delle botteghe storiche.
27
SERENA LABORANTE
ADESSO E NELL’ORA
MODICA
ARTI VISIVE
grafite su tela, (2) 150×70 cm, (1) 150×80 cm, (2) 70×60 cm
BIO
Serena Laborante nasce nel 1986 a Genova
dove vive e lavora. È artista e scenografa. In
entrambi i campi ha vinto vari premi e ha
già all’attivo parecchie partecipazioni a mostre collettive in giro per l’Italia e non solo.
Attualmente la sua ricerca è indirizzata al
tema della memoria sia personale che collettiva.
28
Puntando la sua ricerca artistica sul tema della memoria e su come le
persone immagazzinano e custodiscono i propri ricordi, la sua opera
illustra una scena di devozione popolare degli abitanti di Modica. La
processione di cui si parla per sottrazione è una delle feste più note
in Italia, vale a dire quella della “Madonna Vasa Vasa”. Nello specifico
l’artista si concentra sulla prima parte dell’evento pasquale modicano, quello in cui il simulacro della Madonna con il velo nero si muove
dalla Chiesa di Santa Maria di Betlem lungo i vicoli di un quartiere di
Modica. Dopo aver fatto un giro del centro, a mezzogiorno in punto,
la Madonna incontra il simulacro del Cristo e, caduto il velo del lutto,
può abbracciare e baciare (“vasare” in dialetto siciliano) suo figlio.
Serena ha scelto questa momento perché è quello in cui la Madonna
appare in tutta la sua solitudine e l’evento religioso raggiunge l’apice del pathos. Inoltre questo corteo è solito essere seguito dalla presenza di molte donne affacciata per pregarla, come se fossero loro
a sentire più intimamente il dolore di una madre. L’artista dunque
ha scelto di immortalare non tanto le figure religiose protagoniste
della processione, ossia i Santi, quanto la comunità, la gente comune, intenta a rivolgere le proprie preghiere ai santi, in un momento
di sospensione temporale nell’attesa della catarsi della resurrezione.
Tale attesa nelle opere di Serena sembra perpetrarsi all’infinito: infatti l’inserimento di una parte sonora, cioè la tipica musica straziante delle processioni della Settimana Santa, ricrea esattamente quella
scena in cui però il simulacro sembra non arrivare mai.
TATIANA MUTILVA
LE DONNE NASCOSTE
MALFA
FOTOGRAFIA E ARTI AUDIOVISIVE
Video di 06,16 min.
BIO
Nata in Argentina (Buenos Aires 1988), oggi
vive a Valencia, dove si è laureata in Belle Arti.
È un’illustratrice e una videomaker visionaria. Lo stile del suo lavoro è surreale e fortemente simbolico. Ama esplorare l’inconscio
e gli antichi simboli e sperimentarli con
nuove tecniche.
Tatiana Mutilva è un’artista molto giovane ma con una poetica
forte che già la caratterizza. I suoi interessi sono legati alla magia,
ai simboli archetipici, all’oscuro.
Il video “Le donne nascoste” che ha realizzato durante la sua residenza a Malfa, nell’isola di Salina, n’è un esempio perfetto. Non
poteva trovarsi in luogo migliore dove far uscire fuori i suoi alterego: Feduran e Caculimanbuli; l’energia magica dell’isola insieme
alla lettura dei libri dell’antropologa Macrina Marilena Maffei,
autrice de “La danza delle streghe”, “Capelli di serpe” e “Donna
di mare”, hanno contributo alla realizzazione di un video sperimentale, onirico e psichedelico. Il tema esplorato è il ruolo della
donna, e quindi anche di se stessa, come donna e come strega.
Infatti, nella sua ricerca ha scoperto che nelle Eolie esistano tre
tipi diversi di donne che corrispondono a tre stati della donna magica: la donna di terra o donna serpe, la donna d’acqua o sirena, e
la donna di vento o strega. Il lato segreto della donna doppia, metà
magica e metà terrena non potrà essere rivelato all’uomo se non
con nefaste conseguenze. È il viaggio dell’anima dalla terra al cielo, esplorando prima la profondità degli abissi marini attraverso
l’immaginario della dualità divina e demoniaca dell’indecifrabile
mondo femminile. Il prodotto finale è un mix di video, suono del
luogo, disegno, pittura, miniatura, testo e anche di performance
visto che lei stessa, con il corpo dipinto dai suoi personalissimi
simboli, è la protagonista di questo ipnotico racconto.
29
VALENTINA ARENA
KORE
ENNA
FOTOGRAFIA E ARTI AUDIOVISIVE
Video 10,56 min.
BIO
Nata in provincia di Modena nel 1984, Valentina Arena, regista e videomaker, si è formata nella scuola di regia teatrale e cinematografica diretta da Marco Bellocchio (Centro
Itard, Piacenza). Oltre alla sua personale
ricerca artistica che la vede impegnata nella realizzazione di cortometraggi indipendenti, collabora con enti e associazioni per
la realizzazione di documentari e conduce
laboratori di cinematografia. Le sue opere
hanno ricevuto riconoscimenti a livello internazionale.
30
Il progetto che Valentina Arena ha proposto per la residenza è
incentrato sul mito di Kore, tema su cui da anni stava già lavorando. Non per nulla la sede scelta per la sua residenza è stata
Enna, dove il culto di Demetra e di Kore era fin dal tempo dei
romani molto sentito. Infatti il mito vuole che la giovane Core
fosse rapita da Ade proprio nei pressi del Lago Pergusa. Il video coglie il racconto mitologico nel momento in cui Kore deve
staccarsi dalla madre (Demetra) per raggiungere lo sposo Ade
nell’oltretomba, la trasfigurazione di Kore in Persefone, oscura
e triplice negazione di sé, il dolore della madre che rende sterile la terra e fa scendere l’inverno.
Parallelamente a questa vicenda mitologica riletta in chiave contemporanea, procede il racconto su chi lavora la terra;
questo perché l’artista vuole far emergere la riflessione per cui
nella cultura odierna il rapporto d’interdipendenza dalla natura si è allentato, e le uniche categorie di persone che mantengono intatto il rispetto e la venerazione per la natura, sono
gli agricoltori perché da essa dipendono. Valentina così prova
a mescolare due generi che non dialogano spesso: video arte
e documentario. Interessante notare come alcune musiche
usate siano il risultato di interconnessioni con altri artisti in
residenza come Alessia Arena che interpreta un brano di Rosa
Balistreri e i suoni della Banda di Galati Mamertino registrati
da Robert Mathy.
WE ARE MÜESLI
THE GREAT PALERMO. UNA STORIA
DI CIBO E TRASFORMAZIONE
PALERMO
FOTOGRAFIA E ARTI AUDIOVISIVE
Visual novel concept per un video game sullo street
food di Palermo
BIO
Claudia Molinari, grafica e illustratrice e
Matteo Pozzi, scrittore, sono un duo milanese indipendente di “unconventional
storytelling”, sono dei “cantastorie visionari”. Dal 2011 realizzano progetti ed esperimenti artistico-culturali al confine tra
analogico e digitale. Tra i loro lavori, ricordiamo CAVE ! CAVE ! DEUS VIDET, una visual novel a episodi, per cui hanno vinto il
concorso internazionale Bosch Game Art,
promosso dalla Dutch Foundation Jheronimus Bosch 500.
Il duo milanese ha raccontato la città di Palermo in tutti i suoi aspetti
storico-antropologici attraverso lo street food, senza fuor di dubbio
uno dei beni immateriali per eccellenza del capoluogo siciliano.
Essi realizzano opere di digital art denominate “visual novel”, una
forma di videogioco narrativo-esperienziale che coniuga arti visive
e storytelling, con il valore aggiunto dell’elemento dell’interattività.
Dopo essersi immersi realmente nella vita gastronomica di strada di
Palermo, hanno svolto ricerche bibliografiche rintracciando le origini storiche di ogni cibo e di conseguenza anche della storia della città.
Nel video game c’è tutta Palermo: i pupi e le icone bizantine da cui
hanno preso le pose rigide e lo sguardo fisso dei personaggi; le maioliche diventano i pattern degli abiti e della home page; i monumenti
storici e non (il Castello della Zisa, il chiosco liberty Ribaudo, la Martorana, la Cala, ecc) fanno da sfondo alle scene; e ovviamente tutto il
campionario del cibo di strada: arancine, pane e panelle, frittola, e
via di seguito. Il gioco è concepito come una ballata in cui, dalla prima
scena, (quella in cui il protagonista, un bambino di nome Gaetano, va
al mercato a comprare le uova e torna a casa), il fruitore potrà decidere i vari percorsi della sua storia, fino a un massimo di diciassette scene. In ogni interazione (quattro in tutto nella versione beta) i luoghi
e i cibi cambiano e Gaetano si trasforma in un personaggio diverso
(Donna Florio, il tifoso di calcio, il Re delle carte siciliane, ecc).
31
XAVIER JOSÈ CUNILLERAS
LANDSCAPE
SAMBUCA DI SICILIA
FOTOGRAFIA E ARTI AUDIOVISIVE
Fotografie e video
BIO
Nato a Barcellona nel 1979, ha lavorato con
registi famosi come Olivier Gondry, Michael
Ballhaus, Hype Williams, The Chau Ngo, Javier Salmones e Unax Mendia. Il suo ultimo
lungometraggio da direttore della fotografia, La Jaula de Oro, è stato selezionato per il
Festival di Cannes del 2013, e ha vinto il Certain Regard e il premio per la Miglior Fotografia al 56esimo Ariel Awards del Messico,
e il premio per la migliore fotografia al Mar
de Plata e al Festival de Lima .
32
Il lavoro finale di Xavier Cunilleras parte da alcune riflessioni:
come riusciamo oggi a contemplare il paesaggio quando i nostri sensi visivi sono sovraccarichi dalla miriade di immagini
artificiali delle città metropolitane?
Cosa succede con l’immagine del paesaggio che abbiamo dentro? L’immagine è permanente o temporanea? Questi interrogativi sono alla base anche del suo lavoro di regista e direttore
della fotografia, da sempre focalizzato sull’esplorazione delle
relazioni con le persone ed i loro paesaggi circostanti.
L’artista durante la sua residenza ha cercato di cogliere ogni
singolo aspetto della natura intorno a Sambuca di Sicilia, scattando centinaia di piccole fotografie e registrando con la telecamera. Il collage video realizzato mostra dettagli di una natura che in primavera raggiunge il suo apice di bellezza.
Le immagini risultano quasi astratte perché montate come dei
trittici che raffigurano alberi, foglie, prati, orizzonti colti in diversi momenti della giornata e da varie angolazioni.
L’artista per un mese ha ingaggiato un dialogo muto e profondo al contempo al fine di catturare soprattutto l’atto raro della
contemplazione dell’immagine del paesaggio non contaminato
dall’uomo in un tempo congelato come quello vissuto dal paese
che lo ha ospitato.
PROGETTO I ART
“I ART: il polo diffuso per le identità
e l’Arte Contemporanea in Sicilia”
P.O. FESR 2007/2013, asse III,
Linea di Intervento 3.1.3.3
COMUNE DI CATANIA
Direzione Cultura e Turismo
D.ssa Valentina Noto
Responsabile Unico del Procedimento
Giovanni Anfuso
Direttore Artistico eventi CT
Angelo D’Agosta
Assistente Direzione Artistica eventi CT
DIREZIONE GENERALE Associazione I WORLD
Lucio Tambuzzo
Ideatore e direttore generale
Progetto I ART
Germano Divina
Responsabile Tecnico e Amministrativo
Segreteria Organizzativa
Alice Cordaro
Coordinamento Comunicazione
e attività di progetto
Thérèse Pecora
Coordinamento generale attività
Festival I ART Comuni ATS
Alessandro Reina
Rapporti istituzionali organizzazione
Festival I ART Comuni ATS
Antonino Frenda
Coordinatore esperti locali
in tradizioni popolari
Cesare Gaudenti
Referente tecnico e organizzativo
allestimenti Festival I ART Comuni ATS
Luigi Lazzaro
Fotografo eventi
Festival I ART Comuni ATS
PROGETTO GRAFICO
INDUSTRIA 01 | creatività e comunicazione
Bice Guastella
Direttore creativo
Sarah Bersani
Direzione marketing
Carmela Grasso
Ufficio Stampa
Graphic Designer
Salvina Chiarenza
Stefano Miatto
Adriano Tambè
Fabrizio Di Bella
Antonella Musumeci
COMUNICAZIONE WEB | MU snc
Massimo Cipolla
Direzione amministrativa
Alberto Campo
Direttore creativo
FOTOGRAFIE
Pietro Milici
pietromiliciphotography.com
Per ulteriori informazioni
o aggiornamenti, consultare
WWW.I-ART.IT
Fly UP