...

BOOM COOP SOCIALI O CORSA AL RISPARMIO?

by user

on
Category: Documents
31

views

Report

Comments

Transcript

BOOM COOP SOCIALI O CORSA AL RISPARMIO?
MENSILE D’INFORMAZIONE
DELLA COOPERATIVA SOCIALE ITACA ONLUS
Asta di beneficenza
Orchestrazione n.20
Solidarietà e arte si incontrano il 22 e 23 dicembre
a Portogruaro
Dall'idea all'ideale
Invertising: un nuovo modo di comunicare
La Panka verso
la riapertura
Quando un Buon Giorno prevede un risveglio
N°12/2012
www.itaca.coopsoc.it
BOOM COOP
SOCIALI O
CORSA AL
RISPARMIO?
12/2012 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 1
ASTA DI
BENEFICENZA
ORCHESTRAZIONE N.20
Solidarietà e arte
si incontrano
il 22 e 23 dicembre
a Portogruaro
Villa Comunale
2 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 12/2012
editoriale
di Leo Tomarchio Presidente
BOOM COOP SOCIALI
O CORSA AL
RISPARMIO?
Pordenone
Il primo rapporto Censis sulla Cooperazione in Italia, presentato
nella sede romana di Legacoop, sembra dare risultati oltremodo
positivi per la Cooperazione. Ad iniziare dall’occupazione nelle cooperative che, stando all’indagine, ha continuato a crescere anche
nei primi nove mesi del 2012 (+2,8%), portando il numero degli
addetti delle circa 80.000 imprese del settore a quota 1.341.000
(+36.000 rispetto all’anno precedente). Sembra così confermarsi
un trend positivo e l’andamento anticiclico di questo segmento
produttivo. A fare da traino alla crescita dell’occupazione sono
state in particolare le cooperative sociali, che hanno registrato un
vero e proprio boom di addetti nel periodo 2007-2011 (+17,3%),
proseguito nell’ultimo anno (+4,3%).
Ma è davvero un boom o è solo un’ulteriore corsa al risparmio?
Leggendo l’articolo del quotidiano on line di Legacoopsociali
(www.nelpaese.it), relativamente allo sviluppo in controtendenza dell’occupazione nelle cooperative sociali, qualche domanda è
d’obbligo porsela. È davvero un aumento reale dell’occupazione
o è un’ulteriore ampliamento della supplenza?
Il quadro che viene delineato nel rapporto Censis è confermato
anche dai dati riportati nel nostro Bilancio sociale di Itaca. Aumento dell’occupazione e non solo per l’aggiudicazione di nuove gare
d’appalto (se così fosse il dato complessivo resterebbe invariato).
Più corretto sarebbe parlare di un ulteriore arretramento del servizio pubblico rispetto alla gestione diretta dei servizi erogati.
L’aumento dell’occupazione nel comparto delle cooperative sociali è dovuto sicuramente ad una diminuzione del personale direttamente dipendente dalle pubbliche amministrazioni. Il patto
di stabilità, infatti, vieta alle stesse di sostituire tutte quelle figure
che, per pensionamento od altro, lasciano il loro posto di lavoro.
Non sarà difficile immaginare che tale norma possa portare diversi benefici al settore pubblico, ovvero personale a minor costo,
spese inferiori per la gestione del personale, maggiore flessibilità
della forza lavoro di cooperativa rispetto a quella pubblica, minor
assenteismo, nessun onere per la formazione del personale. E
ancora azzeramento delle problematiche rispetto alle prescrizioni
sanitarie del personale (L. 81/08), azzeramento delle dinamiche
relative alle relazioni sindacali, flessibilità (fino al 20 per cento in
più o in meno, ma quasi sempre in meno) anche sugli importi
destinati ai singoli servizi ad aggiudicazione avvenuta.
Nell’ultimo decennio abbiamo assistito ad un ulteriore fenomeno
di supplenza alle strutture pubbliche, nel senso stretto del termine. Sono state molte le cooperative sociali che, mediante le
finanze di progetto, hanno investito in strutture residenziali e non
che le pubbliche amministrazioni non erano in grado di realizzare. Con questo meccanismo le cooperative hanno ottenuto la
concessione e l’accreditamento per alcune decine di anni di tali
immobili ed hanno portato ulteriori vantaggi (oltre a quelli di cui
sopra) al settore pubblico.
Quali è presto detto. Anzitutto la riqualificazione di strutture esistenti o la realizzazione di nuove a costo pari a zero, la patrimonializzazione del capitale “sociale” dell’amministrazione in quanto
l’immobile, a concessione scaduta, resta di proprietà dell’ente.
Poi la completa assenza del rischio di impresa, nessun onere di
gestione né per le manutenzioni, maggiore flessibilità nella gestione dei bisogni della comunità.
Il rapporto Censis sicuramente contiene dati interessanti e veritieri
sulle dinamiche del mondo del lavoro. La mia intenzione è però
quella di porre l’accento sul ruolo del Terzo settore e della Cooperazione sociale in particolare nelle vicende del nostro Paese.
La domanda è diretta: siamo una realtà o siamo invece una metarealtà? Tradotto si potrebbe dire: siamo dei partner o dei fornitori
di servizi? Ha un peso ed un valore la mutualità che esprimiamo?
Hanno un valore la capacità progettuale e l’innovazione che esprimiamo (non solo sulla carta)? E in caso di risposta positiva, si
possono valutare attraverso uno scritto che, per quanto eccelso,
nel 90% dei casi viene poi mortificato da una formuletta perversa
inserita nella valutazione dell’offerta economica?
Tuttavia (tornando al rapporto del Censis) sono fermamente convinto che la cooperazione sia un modello innovativo per la ripresa.
Il non mettere il profitto al primo posto nella scala valoriale dell’impresa, bensì l’uomo e la comunità, ne garantisce la durevolezza e
la tenuta nei momenti di crisi. Che il modello mutualistico vinca di
fronte a quello speculativo ce lo dimostrano i fatti, in questi anni
di forte crisi.
Il nostro settore si trova ora davanti a due grossi nodi da sciogliere perché resta sicuramente forte il bisogno di un ulteriore sforzo
legislativo, che dovrà essere portato a buon fine da chi governa
il Paese, ma si sente anche il bisogno di uno sforzo vigoroso di
buon senso da chi governa i processi relativi ai servizi da dare alla
comunità.
Noi la nostra parte stiamo dimostrando, con i fatti, di saperla fare.
Siamo e restiamo disponibili ad offrire eventuali ed ulteriori contributi, anche di pensiero. Il terzo nodo da sciogliere – fondamentale – è trovare qualcuno che sia disposto ad accoglierli.
12/2012 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 3
Sommario
Primo piano
05∙RICORDI (AUTOBIOGRAFICI) 27∙GEMELLAGGIO TRA SAN
IN COPERTINA
Opera di Porto
dei Benandanti
DI QUANDO ERAVAMO UNA
WELFARE COMMUNITY
MARTINO E VALVASONE
L’INTERVISTA
DEL MESE
RICERCA E
SVILUPPO
07∙IO CREDO
Dialogo tra un’atea (dichiarata) e un prete
(di frontiera)
SPECIALE FAB!
09∙DALL'IDEA ALL'IDEALE
Invertising: un nuovo modo di comunicare
Attualità
12∙ITACA IN ASSEMBLEA
Spending review, Iva, prestito sociale, rinnovo
del CdA e altro ancora
15∙SORVEGLIANZA
SANITARIA
Focus sulle prescrizioni mediche delle
lavoratrici di Itaca
16∙LA PANKA VERSO LA
RIAPERTURA
Quando un Buon Giorno prevede un risveglio
e20
23∙ASTA DI BENEFICENZA
ORCHESTRAZIONE N.20
Solidarietà e arte si incontrano il 22 e 23
dicembre a Portogruaro
24∙“SGUARDI E POCHE
PAROLE”
A Cjase San Gjal si festeggia la vita
25∙PRANZO DEI CENTRI
SOCIALI
Incontro conviviale tra gli anziani dell’Ambito
Sanvitese
4 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 12/2012
24∙
La castagnata dei Centri sociali anziani
30∙LE PAROLE DEL SOCIALE:
WELFARE
Excursus tra forme e contenuti, significanti e
significati
INformazione
31∙A SCUOLA DI
COOPERAZIONE
Ruoli, competenze e responsabilità per formare
i nuovi consiglieri di amministrazione
INpersonale
33∙ITACA, UN’ISOLA
DI CONCILIAZIONE
Azioni positive per la conciliazione dei tempi di
vita e di lavoro
09∙
17.
PRIMO PIANO
RICORDI (AUTOBIOGRAFICI)
DI QUANDO ERAVAMO UNA
WELFARE COMMUNITY
La protezione reciproca di una comunità
Orietta Antonini
Pordenone
Per Welfare Community non si intende un
elenco di servizi, ma il modo con cui una
comunità (un gruppo di persone, un paese,
un quartiere, ...) si protegge reciprocamente attivando tutte le risorse a disposizione.
Ho fatto in tempo a nascere in casa perché
l’ospedale era lontano e non avevamo l’automobile. L’evento è stato assistito dall’ostetrica
condotta (cioè dalla levatrice), figura abolita
con Legge n. 833 del Servizio sanitario nazionale nel 1978.
Il medico di famiglia riservò, quell’unica volta, una visita domiciliare solo per me. Le altre, visto che era appunto il medico di tutta
la famiglia, erano riservate a mio nonno, che
lo mandava a chiamare quando la sciatica lo
costringeva a letto e il potere antidolorifico
della bestemmia non funzionava più. Queste
occasioni erano ottimizzate con visita e diagnosi per tutti e per tutto (geloni, tonsille, mal
di denti …).
Ho fatto in tempo a frequentare una scuola
elementare di campagna senza riscaldamento.
Eravamo una sessantina di bambine e bambini
mal distribuiti per età, perciò mi è toccata la
pluriclasse, ovviamente con una sola maestra.
Il programma pedagogico includeva l’istruzione e la responsabilizzazione sull’alimentazione
della stufa: oggi tocca a me, domani a te ...
Ai problemi strutturali si aggiungevano quelli
del trasporto e l’unico pulmino (Alfa Romeo
F12 grigio) poteva soddisfare le esigenze solo
della scuola principale. Si tentò, senza risultati, il coinvolgimento dell’azienda pubblica regionale del trasporto. A scuola ci sono andata
a piedi (ma non ero l’unica) – solo un paio di
chilometri – con gran divertimento. Lungo la
strada, moderatamente trafficata e scarsamente abitata, c’era comunque un inavvertito
- nel senso che noi non ce ne accorgevamo controllo sociale. Non di rado capitava di avere
12/2012 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 5
PRIMO PIANO
un passaggio, soprattutto dai contadini quando tornavano dalla campagna all’ora di pranzo.
Di quei brevi tragitti, a volte sul rimorchio di
un trattore, mi è rimasta la sensazione di una
inaudita, irripetibile (in quanto infantile), felicità: era la versione antica di un ‘progetto pedibus’ ma senza pettorine fosforescenti e senza
genitori.
Ho fatto in tempo a giocare in mezzo alla strada con altri bambini, di diverse età e condizioni fisiche e sociali. La televisione non veniva
accesa prima delle 17, forse perché prima non
c’era niente o più ragionevolmente perché no.
A casa mia l’avvenimento era gestito e presidiato da nonna che, prima di accendere, toglieva da sopra l’elettrodomestico la gondola e il
drappo a fiori. Ovviamente ho fatto in tempo
anche a vedere Carosello, che mi lasciavano
assorbire come la tisana della sera: appena finiva andavo a letto senza turbamenti o al massimo, sognando Calimero.
Ho fatto in tempo a fare merenda con il pane
raffermo ammollato e con lo zucchero sopra,
oppure strusciato con il pomodoro e condito
con olio e sale, raramente con i dolci, comunque casalinghi ma sempre riservati alle occasioni speciali. La merenda era prevista alle 16
e in qualunque posto fossimo, indipendentemente dalla proprietà, in un raggio di 500
metri c’era qualcuno che ci chiamava per l’ora
di merenda che, appunto perché essenziale,
tutti se la potevano permettere e l’avevano a
portata di dispensa. La scelta era tra il dolce e
il salato e nessuno diceva di no; al massimo,
i fisici campestri come il mio, sul pane con il
pomodoro non disdegnavano una strusciata di
aglio. L’estate riservava un aggiunta speciale:
bicchiere di orzata o limonata.
Ho fatto in tempo a conoscere, praticandolo
direttamente, il valore dello scambio. Noi bambini venivamo reclutati per andare in bottega a
fare la spesa per chiunque ne avesse bisogno
e ciò era considerato di reciproca utilità perché
ci dava la possibilità oltre che di impiegare il
tempo, di comprendere il costo delle cose materiali, di fare i ‘compiti di matematica’ (somma ricevuta – somma spesa = resto), e qualche volta, di avere la mancia per comprarci il
gelato. Cucinare era una pratica (femminile
manco a dirlo) faticosa e lunga, perciò quando
si faceva ce n’era per tutti, comprese le razioni
per qualche vicina/vicino indigente. I frutti della terra non potevano e non dovevano essere
sprecati, perciò si scambiavano con qualunque
cosa anche di categorie merceologiche molto
6 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 12/2012
diverse, come fare l’orlo delle tovaglie o delle
tende. Il valore dello scambio era determinato
prima di tutto dall’utilità (che infatti è pure una
regola di mercato), e a grande distanza, dal
tempo del servizio scambiato, mai un valore
monetario.
Ho fatto in tempo a crescere con un modello
educativo che prevedeva la responsabilità diretta delle azioni compiute. La mancata sorveglianza era un reato inesistente sia a scuola
che a casa d’altri: giocando ci facevamo male
e la punizione era personale (era sempre colpa
tua, mai di altri) e indirettamente proporzionale all’infortunio (meno ti facevi male e più le
prendevi).
Ho fatto in tempo a sentire direttamente i
racconti dei vecchi sulla guerra e sulla fame.
All’epoca non eravamo molto attratti da quelle
narrazioni che evocavano miseria. Perciò quando sono arrivati i primi marocchini che giravano
per vendere tappeti, i vecchi praticamente li
‘catturavano’ con insistenti e vane offerte di
vino e raccontavano la condizione di povertà
umana e materiale che avevano vissuto: intuivano che ciò li accomunava.
Ho fatto in tempo a fare le gite di domenica in
vespa, in quattro e senza casco. Papà guidava
con mio fratello in piedi davanti, mamma dietro seduta di lato e io in braccio a lei: da paura!
Con il lavoro fisso da operaio, per papà nel ’75
arrivò anche l’automobile, una Fiat 850 special
color senape: inguardabile!
La fabbrica non era lontanissima e non fu difficile trovare altri due operai con cui condividere
il trasporto, nonostante i turni. Non si stavano
tutti simpatici ma mai così sulle scatole da rinunciare all’utilità di risparmiare 2/3 ciascuno
delle spese di trasporto. Nonostante fosse un
vicino di casa, da queste rete solidaristica era
ovviamente escluso il capo-reparto che, pur
essendo sgradito, agevolava la coincidenza
dei turni. Questo perché aveva due figli che
giocavano con noi e anche la sua famiglia aveva bisogno della rete.
L’agire di questa comunità, che potrebbe
essere stata come quella di molti, non era secondo me - mossa da sentimenti evangelici
e neanche da generosità, ma, semplicemente
da una reciproca convenienza: oggi si chiama
reciprocità.
Ho fatto in tempo a vedere e a fare molte cose
che mi sembrano (più) belle, ma non è vero
che una volta si stava meglio, perché ho fatto in tempo a vedere l’impossibilità di curarsi
adeguatamente, a vedere come l’estrazione
sociale ti escludeva, prima ancora della ricchezza materiale, dalla formazione e dall’informazione.
Oggi siamo più ricchi di materiale e immateriale, di possibilità, di mezzi, di risorse. La sfida è
non tornare ad essere più poveri per sperare
di stare meglio.
l'INTERVISTA del mese
IO CREDO
Dialogo tra un’atea (dichiarata)
e un prete (di frontiera)
Pordenone
L’una crede di essere atea, l’altro crede di essere credente. Una definizione curiosa, pescata sul web (Facebook) in occasione della presentazione zuglianese di Io credo. Dialogo tra
un'atea e un prete. Lei, ovvero l’atea, è Margherita Hack, professore emerito di Astronomia
all’Università di Trieste, città di cui ha diretto
l’Osservatorio astronomico per lungo tempo,
ricercatrice e divulgatrice scientifica, 90enne,
toscana di origine ma triestina di adozione. Lui,
prete di frontiera, è Pierluigi Di Piazza, deus ex
machina e fondatore del Centro di accoglienza per stranieri Ernesto Balducci di Zugliano,
frazione di Pozzuolo del Friuli, a pochi passi da
Udine e dall’ex manicomio di Sant’Osvaldo,
carnico di Tualis (Comeglians), insegnante di
religione per 30 anni.
A cura della giornalista Marinella Chirico, “Io
credo”, edizioni Nuovadimensione, è una lunga
intervista di 173 pagine a due persone tanto
lontane quanto vicine. Un libro denso, pregno
di spunti di riflessione, che indaga in sette sezioni il sentire ‘comune’ della Hack e di don Di
Piazza.
In cosa credono? “Credo nella solidarietà tra gli
esseri viventi. Non credo in un Essere Supremo che abbia creato il mondo. Ricorrere a Dio
è una spiegazione comoda” (Hack). “Credo nel
Dio di Gesù di Nazareth, un Dio umanissimo
che sta in mezzo alla gente, che accoglie, ascolta, perdona, incoraggia; un Gesù che insegna
ad amare”.
Posizioni, solo in apparenza, molto lontane.
Che si fondono in un’unica voce: “Il nostro è un
confronto laico, senza maschere, che si offre al
lettore come arricchimento etico e culturale”. Il
diavolo e l’acqua santa quello tra una scienziata
atea dalla sensibilità cristiana e un prete laico e
fuori dagli schemi?
(a cura di Fabio Della Pietra)
IO CREDO…
Margherita Hack
Mi trovo molto d’accordo con te, Pierluigi. Ho
letto il tuo libro Fuori dal tempio e condivido la
tua visione sui fondamenti della vita, è un libro
che avrei potuto scrivere io. Ho conosciuto molti preti come te, io li chiamo “preti di sinistra”,
don Mazzi, don Balducci, che mi chiamava “la
12/2012 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 7
l'INTERVISTA del mese
mia cara atea”. Gli elementi comuni che mi hanno spinto a questo confronto, per certi versi
inedito, sono l’amore per la libertà, la giustizia,
il rispetto degli altri. Non occorrono troppe parole per parlare dell’etica della vita, per trovarsi
d’accordo su concetti che ritengo universali.
Promuovere e comunicare questi concetti è
parlare di progresso civile. Ben vengano i confronti, le occasioni per divulgare i preziosi semi
di una vita giusta, onesta, per parlare di sacralità dell’esistenza. E chi se non un prete illuminati poteva offrirmi questa occasione, che ho
colto al volo? “Non fare agli altri quello che non
vorresti fosse fatto a te” e “ama il prossimo
tuo come te stesso”. Queste due regole sono
la guida etica che mi accompagna da tutta una
vita. E confrontarmi con una persona come te,
Pierluigi, mi conforta, mi arricchisce, mi rafforza. E’ un privilegio e un’occasione unica.
Pierluigi Di Piazza
Questo confronto mi onora, e concordo con
te Margherita nel ritenerla un’occasione unica, preziosa e felice. Nei tuoi confronti ho da
tempo un’attenzione sincera, che si basa su
una comune sensibilità etica. Ricordo un incontro con don Rinaldo Fabris, nel maggio 1993
nella chiesa di Zugliano. Poi un altro al Centro
Balducci, durante un convegno sulla religione
come fonte di liberazione ma anche di violenza. Ti avevo invitato, Margherita, chiedendoti:
“Puoi venire a rappresentare gli atei?”. Il tuo fu
un “sì” senza condizioni. Mi piace ricordare un
aneddoto legato a quell’avvenimento: all’incontro erano presenti anche due indios delle Ande
della Colombia, ed erano stupiti che una grande
scienziata come Margherita Hack, la “signora
delle stelle”, che aveva dedicato la sua vita a studiare l’universo, per loro massima espressione
dell’esistenza di un Dio, potesse non credere in
un Essere Superiore.
Dopo quel primo confronto, ci sono stati altri
incontri tra di noi per parlare di temi diversi, i
temi della vita, quelli che tratteremo in questo
libro: Dio, la morte, l’aldilà, il fine vita, l’etica, la
morale, la religione, l’uomo…
Hai una profonda sensibilità umana, una grande attenzione e coerenza per le vere quesitoni dell’umanità. Sono questioni che ci vedono
vicini, accomunati; in certi passaggi abbiamo
scoperto di utilizzare addirittura lo stesso linguaggio. Questo può sorprendere, ma invece
a mio avviso è un segnale di grande speranza:
la speranza di poter ambire a un vivere migliore, partendo da quello che unisce le persone e
contribuisce a un mondo più umano.
Ho rispetto del tuo essere scienziata e provo
8 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 12/2012
stima per il tuo impegno, per la tua coerenza. In
questo nostro dialogo la sfida è andare oltre la
dicotomia ateismo-fede, ripartendo da ciò che
unisce le persone per un impegno senza pregiudizi ideologici, religiosi, confessionali.
SE FOSSI A CAPO DI UN GOVERNO
L’ORIGINE DEL SENTIRE POLITICO
Margherita Hack
L’ideologia politica nella quale mi riconosco è
quella del socialismo: dare uguali possibilità a
tutti con particolare riguardo a chi è più in difficoltà. Io sono sempre stata di sinistra. E per
me sinistra vuol dire questo. (…)
La politica di oggi? Speravo nel Pd, speravo
potesse offrire qualcosa di meglio. Ora lo definirei “incolore”. Il periodo di Berlusconi, invece, è stato pessimo: già gli italiani non hanno
un grande senso dello Stato, del rispetto della
cosa pubblica, della legge… Il berlusconismo
è stato un triste esempio per l’etica politica e
pubblica, ha peggiorato le cose. (…)
Oggi ci vorrebbe un partito di sinistra forte, che
sappia decidere, gente come Berlinguer, ma
anche come De Gasperi, Zaccagnini. Il centro
destra è sempre stato unito, mentre il centro
sinistra ha sempre avuto il grande vizio di frammentarsi (…)
Pierluigi Di Piazza
Quando morì Berlinguer, che stimavo molto,
ricordo che scrissi una lettera aperta a La Vita
Cattolica, il settimanale della diocesi di Udine,
chiedendo come mai, di fronte alla morte di un
leader così significativo che aveva anche avuto
un carteggio straordinario con monsignor Bettazzi proprio sui rapporti tra fede e ateismo, che
aveva parlato di pace, di questione morale, il
settimanale non ne avesse parlato. Anche nel
mondo cattolico, uomini come padre Turoldo e
padre Balducci, monsignor Bettazzi e Carlo Bo
e altri, avevano espresso su di lui tante considerazioni positive…
Ricordo che il giornale pubblico la mia lettera e
la stroncò (…)
Margherita Hack
Applicherei le leggi, quelle che ci sono e che
non sempre vengono applicate. Mi impegnerei per una più equa redistribuzione delle ricchezze, per una politica fiscale più giusta, che
faccia pagare di più ai ricchi e meno ai poveri.
Cercherei di fare delle leggi per migliorare il sistema carcerario, per avere carceri più umane,
oggi sono invivibili. Il carcere dovrebbe essere
riabilitante, non disumanizzante, peggiorando
così la situazione delle persone, anche di chi ha
sbagliato.
Una legge “Hack”? Punterei sul regime carcerario e sull’equità fiscale e poi mi batterei,
a livello legislativo, sul fronte animalista. Far
soffrire meno gli animali, abolire gli allevamenti
intensivi, far sì che possano vivere una vita naturale (…)
Pierluigi Di Piazza
Parto dalla Regione. Se, e lo dico sorridendo,
fossi candidato a governatore di questa Regione, proporrei un programma elettorale molto
stringato: “Noi ci impegneremo, qualora fossimo eletti, in modo concreto alla riduzione dei
costi della politica. Dovrebbe esserci una legge
ma, siccome questo richiede tempo, rinunceremo da subito a una percentuale del nostro
stipendio a favore di un fondo di solidarietà”.
Un’affermazione concreta di questo tipo potrebbe già dare una scossa.
Poi mi impegnerei sulla salute, il lavoro, la cultura, la formazione e la ricerca. Sulle carceri, ma
anche sulle problematiche delle persone disabili. Dedicherei un’attenzione privilegiata a tutte
le situazioni che coinvolgono gente che fa fatica
a vivere (…)
Testi tratti da Io credo. Dialogo tra un'atea e un
prete, Marinella Chirico (a cura di), Portogruaro,
Nuovadimensione, 2012
Speciale FAB!
DALL'IDEA
ALL'IDEALE
Invertising: un nuovo modo di comunicare
Pordenone
Due sabati per cambiare atteggiamento sulla
comunicazione? Si può! È quello che è successo a Pordenone grazie al tempo che Paolo Iabichino ha dedicato a FAB, il progetto avviato da
Itaca in giugno in occasione dei suoi vent’anni.
Figura carismatica, con una ventennale esperienza nel mondo pubblicitario, Paolo ci ha
raccontato di essere passato dall’advertising
tradizionale alla comunicazione relazionale per
un’esigenza di dialogo e di rinnovamento del
messaggio.
Le parole chiave che identificano oggi il suo lavoro e quello del suo team sono: idee, contenuti, autenticità e impatto sulla collettività. Una
campagna pubblicitaria per avere successo
deve tenere conto del cambiamento dei tempi e in particolare deve informare in maniera
onesta e saper conversare con l’interlocutore
destando il suo interesse con “verità, rispetto,
intrattenimento, naturalezza, suono e ritmo e
originalità”.
Negli ultimi anni la pubblicità ha perso ascendente, risulta molte volte ripetitiva, interrompe
e invade il nostro spazio. Ci annoiano i luoghi
comuni, diffidiamo delle promesse pubblicitarie sempre uguali, dimentichiamo facilmente le
immagini scontate proposte dai media tradizionali come la televisione.
Forse, sull’onda della tecnologia diffusa, noi,
consumatori post-moderni, crediamo di essere attratti da un marketing non convenzionale,
fatto di proposte alternative, che stupiscono
per l’originalità e a volte il forte impatto visivo
ed emotivo come i video virali, guerrilla marketing, ecc. In realtà la nostra soglia di attenzione si abbassa di molto se veniamo stimolati
12/2012 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 9
Speciale FAB!
in continuazione anche da queste nuove forme
di comunicazione. Paolo ci ha dimostrato con
esempi pratici come le persone, e dunque non i
“consumatori”, rimangono attaccate a una marca se possono farne attivamente parte condividendone i contenuti, entrando in una storia,
dialogando.
Ciò che mi ha colpito nelle lezioni di Paolo è
sicuramente il suo agire per ingenerare comportamenti nuovi, una sorta di tentativo di cambiare le cose, di educare le persone attraverso
la pubblicità, una pubblicità che dovrebbe avere
il coraggio di veicolare messaggi anche indipendenti dal brand. C’è un assoluto bisogno
di credibilità e per questo qualsiasi messaggio
10 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 12/2012
andrebbe costruito attorno alla persona: come
farlo in questo panorama nuovo dove internet
sta diventando lo spazio comunicativo per eccellenza?
Partendo appunto dall’idea per arrivare all’ideale, decidendo di far diventare rilevante quello
che siamo: il linguaggio poi verrà scelto in base
al mezzo utilizzato. Iabichino riconosce che per
fare questo serve una buona dose di generosità e per la marca ciò non significa rinunciare al
profitto desiderato, ma credere nei valori e nei
contenuti per raggiungere un risultato che nel
lungo periodo potrà consolidare la sua reputazione. Paolo afferma, infatti, che “la reputazione ha l’agire dentro il nome” e che “è moneta
sonante”: le imprese che in questo momento
considerano le persone come risorse e sono
capaci di intercettare le tensioni sociali e culturali esistenti, riusciranno vincenti in tema di
credibilità e faranno scegliere con più facilità il
proprio messaggio da chi cerca fiducia, partecipazione, educazione, intrattenimento e, perché
no, un po’ di sano protagonismo.
Nelle due giornate formative in FAB abbiamo
imparato ad applicare i concetti e le definizioni
di un nuovo modo di fare pubblicità, concretizzando con esercitazioni pratiche e progettazioni
teoriche nuovi progetti comunicativi per il generatore d’impresa di Itaca.
Ci ha fatto cambiare punto di vista, uscire dalle
Speciale FAB!
PAOLO
IABICHINO
FA INVERTISING
“Invertising: è un nuovo filone della
pubblicità che punta a valorizzare il dialogo
con i potenziali consumatori, spesso
attraverso il web, e la promozione di
messaggi autentici”.Parola di Enciclopedia
Treccani, che ha inserito il termine tra
i neologismi poco più di un mese fa.
Di interazione e condivisione tra brand
e persone, si è parlato per due sabati
consecutivi a Pordenone nella sede della
Cooperativa sociale Itaca (24 novembre) e
nella sede di FAB il generatore d’impresa
di Itaca (1° dicembre), all’interno di due
speciali giornate di formazione con Paolo
Iabichino, pubblicitario, autore proprio di
“Invertising”, un saggio edito da Guerini &
Associati che analizza le trasformazioni in
atto nel mondo dell’advertising. Il saggio
è giunto alla terza ristampa, è adottato
da numerose facoltà universitarie ed è
oggetto di diverse tesi di laurea.
logiche tradizionali della “vendita” per spronarci a costruire esperienze, promuovendo una
continua interazione tra il produttore (di beni
o servizi) e il consumatore. Ci ha suggerito di
prendere posizione per posizionarci: il nostro
grande valore è soprattutto ciò che sappiamo
fare e non solo quello che sappiamo dire di
noi.
Una nuova visione è dunque possibile e la promozione di un nuovo atteggiamento auspicabile! Come presidente di un’associazione culturale – Il Caseificio di Spilimbergo - e operatore
della comunicazione, trovo sia fondamentale
“costruire esperienze” trasformando le idee in
contenuti, perché credo che, se riuscissimo a
comunicare con “verità” ciò che realmente siamo, potremmo potenziare e favorire il dialogo
tra le persone sfruttando al meglio le possibilità
interattive del Web 2.0 e dei media tradizionali.
FAB e noi tutti ci siamo davvero caricati di nuove energie per continuare con entusiasmo il
percorso intrapreso!
Clara Carboncich
Presidente
Il Caseificio
Nato nel 1969, Paolo Iabichino è in
pubblicità dal 1990. È Executive Creative
Director di OgilvyOne e OgilvyAction
Italia, le agenzie del Gruppo Ogilvy
specializzate nel digital e one-to-one
marketing, e nel consumer & trade
activation. Gestisce campagne e strategie
di comunicazione per importanti brand
italiani e internazionali ed è convinto che
la pubblicità non abbia più bisogno di un
target, ma di un interlocutore con il quale
marche e prodotti devono mettersi in
relazione, superando la logica del bisogno
per sposare l’etica del servizio.
Il tema invertising è stato per 2 anni
un corso di pubblicità presso l’Istituto
Europeo di Design di Milano (IED) per
formare art director e copywriter nel
passaggio "dall'advertising all'invertising",
e dal 2010 è diventato un blog di Wired.
it. Due volte giurato al Festival di Cannes,
membro dell'Art Directors Club Italiano,
Paolo Iabichino fa inoltre parte del
Comitato Scientifico dell'Osservatorio
Storytelling dell'Università di Pavia. (fdp)
12/2012 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 11
ATTUALITà
ITACA IN
ASSEMBLEA
Spending review, Iva, prestito sociale,
rinnovo del CdA e altro ancora
Da sinistra, Enrichetta Zamò, Leo Tomarchio e Laura Lionetti
Palmanova
L’assemblea è iniziata regolarmente dopo aver
verificato il raggiungimento del quorum, 244 tra
presenti (115) e deleghe. Grazie alla tecnologia
moderna di cui la Cooperativa Itaca si è dotata,
4 soci hanno partecipato all’assemblea in videoconferenza dalla sede di Merano.
Ad aprire i lavori il presidente Leo Tomarchio
che ha ricordato la chiusura dei festeggiamenti
per ilo Ventennale di fondazione di Itaca, non
evitando dal proporre una riflessione generale
sul periodo di crisi che il Paese sta affrontando,
ed evidenziando quali sono le azioni che hanno coinvolto le Cooperative e nello specifico la
nostra.
Con la Spending review si prevede da parte degli Enti pubblici e delle Aziende sanitarie, dal 1°
gennaio 2013, il taglio del 5% su tutti gli appalti
12 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 12/2012
in essere, le pubbliche amministrazioni decideranno come attuare questo taglio, se in modo
trasversale su tutti i servizi prestati o se individuando servizi meno strategici. Alcuni Enti
hanno già richiesto alle Cooperative e ai privati
l’attuazione delle riduzioni negli ultimi mesi del
2012. Anche la nostra Cooperativa si ritrova a
dover riorganizzare i diversi servizi ridistribuendo il personale, una situazione complessa e
poco piacevole che viene gestita al meglio dai
diversi settori e da tutti i servizi di Itaca.
Seconda riflessione l'arrivo della Tassa sugli
immobili, l'ormai famigerata Imu, per la quale
Itaca ha dovuto pagare e dovrà pagare il saldo previsto a dicembre su tutti gli immobili di
proprietà.
Forte è stato il rischio dell’aumento dell’Iva dal
4%, la proposta era di passare all'11% come
per tutte le altre categorie, ma con la mobilita-
zione delle nostre Associazioni di categoria per
ora è stata confermata al 4% facendo slittare
l’aumento al 2014. La speranza è che il Governo
riesca a discutere in Unione Europea questa decisione garantendo tale regime, presente solo
in Italia, così com’è ed evidenziando l’importanza dei servizi e del lavoro cooperativo per l’economia sociale. E’ chiaro che se l’Iva aumenta
i servizi diminuiscono in quanto risulterebbero
eccessivamente dispendiosi.
Il presidente Tomarchio ha poi sottolineato
come, nonostante la situazione di precarietà generale in cui versa il Paese, Itaca non abbia mai
utilizzato gli ammortizzatori sociali, né contratti
atipici o a progetto, l’intenzione è continuare a
garantire a soci e lavoratori stabilità lavorativa e
anche di più, pensando al terzo ristorno dato ai
soci e votato nell’Assemblea di aprile scorso. In
quest’anno infatti siamo stati cauti e siamo riu-
ATTUALITà
sciti ad accantonare dei soldi senza penalizzare
gli investimenti e senza derogare gli obblighi
contrattuali. Risulta un fatturato stabile e uno
scarso indebitamento con le banche. L’unico
investimento nel 2012 è stato l’acquisto del terreno di Bertiolo e la costruzione della struttura
che accoglierà gli ospiti della Comunità “Casa e
Piazza”.Tale struttura verrà consegnata con ogni
probabilità a febbraio 2014.
Tomarchio ha anche evidenziato come siano
sempre più frequenti le gare d'appalto con criteri non idonei, al massimo ribasso, cui Itaca
sceglie di non partecipare. Questo vanifica gli
sforzi progettuali della Cooperativa perché propone progetti qualitativamente alti ma spesso
viene valutato di più l’aspetto quantitativo ed
economico. E’ importante comunque evidenziare che le modalità di lavoro trasparenti,
corrette e sempre più all’avanguardia hanno
permesso ad Itaca di arrivare in luoghi e ambiti dove altre cooperative non arrivano. Anche il
progetto FAB, il generatore d’impresa sociale,
promosso da Itaca, sta avendo una risonanza
nazionale e anche la Provincia di Trento si sta
proponendo come partner.
Rispetto al Prestito sociale che ha raggiunto un
milione di euro depositati in Cooperativa dai
soci, si evidenzia che è un prestito che non costa nulla, è sicuro (è al di sotto della soglia massima definita), è fluido in quanto i soldi vengono
erogati subito dopo la verifica della disponibilità
in Cooperativa ed è fruibile e accessibile ai lavoratori diventati soci da almeno tre mesi. Risulta
un conto/prestito concorrenziale con un punto
di interesse del 3,5%, in sede di assemblea è
stata votata ed approvata la proposta di aumentare di un quarto il punto di interesse che passerà al 3,75% lordo.
Il punto successivo che è stato affrontato il
nuovo Regolamento organizzativo. Emanuele
Ceschin ed Elisa Bassi ne hanno presentato
i vari punti, specificando trattarsi di uno strumento destinato a tutti i soci e ai lavoratori a
tempo indeterminato e non. Due i nuovi articoli: Art. 18 che regola l'indennità professionale ai
Referenti e ai Coordinatori, che verrà calcolata
in base a tre livelli individuati di complessità di
gestione del servizio (bassa, media, alta); Art.
22 che definisce l'attivazione di un profilo digitale per ogni lavoratore e che favorirà i contatti
con gli uffici centrali e l'accesso al sistema informatico.
Il presidente Tomarchio ha poi ricordato che ad
aprile 2013 si concluderà il mandato del Consiglio di Amministrazione in carica e che pertanto si dovrà rinnovare la Governance attraverso
la votazione dei soci in Assemblea, i quali saranno chiamati a votare anche il Regolamento
elettorale. Leo Tomarchio e Laura Lionetti non
si ricandideranno, ci si avvia ora ad un rinnovamento che sarà certamente un passaggio di
crescita che dovrà essere accompagnato da
una continuità nelle competenze e nei valori cooperativi. Tomarchio ha evidenziato come il CdA
uscente sia cresciuto in questi tre anni e abbia
imparato a governare, ed ha sottolineato con
favore come non ci sia stata alcuna defezione
nella compagine.
Laura Lionetti ed Enrichetta Zamò, le due vice
presidenti, hanno esposto il ruolo fondamentale del CdA esplicitando anche gli strumenti
che sono stati creati per favorirne il compito,
come la “Carta dei Valori”. Anche la scelta dei
consiglieri territoriali è stata pensata per avvicinare i soci al Consiglio e il CdA al territorio. A tal
proposito quattro consiglieri territoriali Milena,
Elisa, Simone e Davide hanno voluto portare la
loro esperienza consiliare e le loro prospettive
future. Dai diversi interventi è risultato evidente
quanto Itaca favorisca la possibilità di crescita
12/2012 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 13
ATTUALITà
accompagnando e affiancando passo per passo
i soci che sentono di intraprendere un percorso
sempre più consapevole di gestione della propria Cooperativa.
E' stato spiegato come il CdA abbia maturato
la necessità di proporre un corso di formazione
per i consiglieri attuali ma anche per gli aspiranti
che intendono proporsi alle prossime elezioni. Il
corso è aperto anche ai soci interessati a capire
meglio come funzionano il Consiglio e la governance. Il corso inizierà a dicembre e si concluderà a febbraio 2013 per un totale di 9 incontri a
cadenza settimanale, che sarà possibile seguire anche in video-conferenza dalle diverse sedi
della Cooperativa a ciò attrezzate. I temi trattati
saranno la storia della Cooperazione, la lettura
del Bilancio, funzioni e responsabilità del CdA.
La nostra direttrice, Orietta Antonini, ha parlato
del Contratto collettivo nazionale di lavoro spiegando che l'ultimo rinnovo del Ccnl prevedeva
tre tranches di aumento, una è stata erogata a
gennaio 2012, la 2° e la 3° sono state sospese
per i problemi correlati alla crisi delle realtà cooperative nazionali. Le Associazioni di categoria
hanno concretizzato la proposta di slittamento
delle due tranches a marzo 2013 e a gennaio
2014. E' doveroso ricordare che il 31 dicembre
di quest’anno scade il Contratto attuale.
Siamo passati subito dopo a parlare con la referente della conciliazione, Chiara Stabile, la
quale ha spiegato che, con i fondi non utilizzati dalle risorse messe a disposizione per la
conciliazione “Tempo per la famiglia” (30.000
euro), si pensa di finanziare il progetto della legge 53 e si è finanziato il progetto già iniziato
del “Baby- parking” nelle diverse sedi di Itaca.
Sarebbe utile avere un rimando sui servizi proposti e sulle idee e necessità delle socie/i.
Durante l'assemblea c'è stata anche l’occasione di vivere un momento commovente e
significativo. Alberto Chicayban ha raccontato il
La consegna dell'attestato a Rachele Glorioso da parte del maestro Alberto Chicayban, relativo al
superamento del percorso formativo "MusicStim". Rachele è la prima operatrice di Itaca ad essere stata
formata in Stimolazione musicale da Alberto.
percorso formativo fatto da una nostra collega
di Itaca, Rachele Glorioso, sulla stimolazione
musicale. Questo progetto è partito dall'Istituto
Sanitario di Psichiatria di Rio De Janeiro, è passato per Trieste ed è approdato in Itaca. Non ci
resta che fare gli auguri a Rachele che sicura-
PRESTITO SOCIALE
Rendimento al 3% netto dal 1° gennaio 2013
Dal primo gennaio 2013 rendimento del 3,75% lordo-pari al 3,00% netto (dedotta la ritenuta fiscale
sugli interessi del 20%). In pratica un libretto nominativo per depositare i propri risparmi nella
Cooperativa Itaca.
14 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 12/2012
mente utilizzerà al meglio le sue conoscenze
anche all'interno della nostra Cooperativa.
Elisa Barbarino e Michela Bernes
ATTUALITà
SORVEGLIANZA
SANITARIA
Focus sulle prescrizioni mediche
delle lavoratrici di Itaca
Pordenone
Nell’articolo pubblicato sul numero di ottobre di IT La Gazzetta si descriveva quali siano
i principali rischi lavorativi cui sono sottoposte
le operatrici che svolgono attività assistenziali
ed educative, come quelle della nostra Cooperativa. Ora intendiamo entrare nel dettaglio
della realtà di Itaca, presentando qual è l’esito
della sorveglianza sanitaria cui è sottoposto il
personale, dalla quale possiamo capire l’entità
del rischio, in particolare, ma non solo, quello
relativo alla movimentazione manuale dei pazienti che, nell’analisi precedente, risultava uno
dei principali.
La sorveglianza sanitaria è obbligatoria per i
lavoratori della Cooperativa in relazione alla
mansione svolta ed è effettuata per constatare l’assenza di controindicazioni al lavoro cui
l’operatore è destinato, al fine di valutare la sua
idoneità alla mansione specifica. I giudizi che il
medico competente emette a seguito delle visite mediche possono avere le seguenti specificità: idoneità; idoneità parziale, temporanea o
permanente, con prescrizioni o limitazioni; inidoneità temporanea; inidoneità permanente.
In questa sede prendiamo in considerazione le
259 idoneità con prescrizioni/limitazioni degli
operatori di Itaca, delle quali il datore di lavoro
deve tenere conto per assicurare gli interventi
necessari per il loro rispetto.
Le prescrizioni relative alla movimentazione
manuale carichi/pazienti sono 80 (quasi un
terzo del totale), a carico dei lavoratori con problematiche all’apparato muscolo-scheletrico.
Le disposizioni possono prevedere il lavoro in
coppia, l’utilizzo degli ausili (sollevatori, telini
ad alto scorrimento, bagno assistito…), oppure
il divieto di lavorare in strutture o reparti con
un’utenza più grave dal punto di vista del carico
assistenziale (definito dai servizi specialistici e
dall’indice Mapo medio o alto) o il divieto generico di sollevare pesi.
Queste prescrizioni possono comportare per
il preposto la necessità di effettuare modifiche
organizzative dell’intero servizio, quali i piani di
lavoro e i turni degli operatori, per l’operatore
l’assegnazione di mansioni diverse o il trasferi-
mento in altra struttura/servizio. In nessun caso
però il lavoratore può essere esposto al rischio
per cui ha la prescrizione.
La tutela della salute e della sicurezza è per la
Cooperativa Itaca fondamentale ed è proprio
per questo che l’onere degli interventi a tale
scopo risulta elevato. Non va dimenticato che,
in alcuni casi, non è possibile evitare - nella
riorganizzazione del servizio - che il carico di
lavoro che non può svolgere l’operatore con
prescrizione ricada sul resto dell’equipe. Se a
questa situazione aggiungiamo il lieve ma continuo aumento dell’età media dei lavoratori della Cooperativa, nonché l’innalzamento dell’età
pensionabile, si può prevedere un quadro in
peggioramento del fenomeno.
Per questi motivi diventa ancor più necessario puntare sulla prevenzione attraverso tutti
gli strumenti a disposizione della Cooperativa quali:
• La formazione, l’addestramento effettuato da
personale esperto o dei tecnici specializzati
sull’utilizzo degli ausili, delle attrezzature, dei
prodotti, nonché sulle procedure per la movimentazione manuale dei pazienti e dei carichi. La vigilanza sull’effettiva partecipazione
dei lavoratori alla formazione, sulla corretta
applicazione delle procedure per la movimentazione e la segnalazione di eventuali defezioni o resistenze;
• Gli ausili: verificare la presenza nei servizi
degli ausili necessari, quali sollevatori e bagni assistiti, compresi gli ausili minori, quali
telini ad alto scorrimento e imbragature per i
sollevatori, che divengono per la tipologia di
attività lavorativa svolta, Dpc (Dispositivi di
protezione collettiva). Importante verificarne
il funzionamento, segnalare eventuali necessità di manutenzione e vigilare sull’effettivo
utilizzo da parte dei lavoratori;
• Le indicazioni del medico competente: verificare che il lavoratore, anche se idoneo senza
prescrizioni, rispetti le indicazioni del medico
competente.
del medico di allergie al lattice e alla polvere presente nei guanti, che consentono una migliore
vestibilità ma sono irritanti per cute sensibile.
Questo è il motivo per cui abbiamo deciso, su
indicazione dei medici competenti, di passare
all’utilizzo dei guanti in vinile senza polvere per
tutti i servizi. Anche perché l’utilizzo di guanti in
lattice con polvere, è stato dimostrato, sensibilizza la cute e può comportare manifestazioni
allergiche nel lungo periodo anche in soggetti al
momento sani. Vi sono tuttavia ancora alcune
realtà in cui sono impiegati i guanti in lattice,
dove sono comunque a disposizione quelli in
vinile per i soggetti allergici con prescrizione
medica.
Ulteriori prescrizioni emesse sono quelle legate al peggioramento della vista per i video
terminalisti e quelle invece dovute a problemi di
salute dell’operatore e non legate alla mansione
lavorativa, che possono comportare ad esempio
l’esenzione dal turno notturno (35 i casi ad oggi)
o la fornitura di calzature alternative.
Chiara Stabile
Le prescrizioni riguardanti i guanti monouso
per l’attività lavorativa riguardano 106 lavoratori,
sono emesse a seguito del riscontro da parte
12/2012 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 15
ATTUALITà
LA PANKA VERSO
LA RIAPERTURA
Quando un Buon Giorno prevede
un risveglio
Pordenone
Con oggi poniamo la prima pietra verso l’edificazione della nuova strada che ci porterà alla
riapertura della sede dei Ragazzi della Panchina.
A tutti gli effetti, come da giorni stiamo dicendo anche ai ragazzi, non si tratta di una vera e
propria apertura della sede, ma l’incontro fatto come associazione all’interno delle stanze
dell’ex Asilo di via Selvatico con tutti i ragazzi
che vorranno partecipare, avvia di fatto il processo alla riapertura.
I lavori interni da fare sono principalmente la
pulitura dalle muffe e successiva pittura dei
muri ed in seconda battuta il trasloco di mobili,
sedie, armadi, librerie, lavatrice, frigo, fornelli,
ecc. Contiamo di poter ultimare questa prima
parte degli interventi, verso la riapertura ufficiale della sede, entro la fine dell’anno. Questo ci
permetterebbe di pensare che entro gennaio
2013, con il funzionamento di una linea internet e con tutta o quasi la mobilia necessaria, si
possa finalmente riprendere con cognizione di
causa la quotidianità di una sede aperta tutti i
16 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 12/2012
giorni per l’intera settimana.
Il 18 dicembre sarà passato un anno senza sede,
un anno che ancora non basterà per dirsi riaperti con ufficialità e costanza, però ormai esperti
nel fare di necessità virtù, anche solo l’avere
le chiavi e poter entrare dentro lo stabile con
legittimità ci piace e ci gratifica. I problemi che
saremo costretti ad affrontare saranno molti, lo
sappiamo, e molti non saranno dipesi da noi, ci
teniamo a ribadirlo. Esempio ne è l’impossibilità imposta di poter entrare in sede dal cancello
di vicolo Selvatico. Le motivazioni per cui questo risulterà un problema sono state elencate
nel post “La Felicità”, ma non vogliamo correre
il rischio di essere additati come non esperti
delle dinamiche relazionali di comunità.
Noi esperti lo siamo e prevediamo con larghissimo anticipo possibili problemi, è la possibilità
di agire per evitare queste future problematiche che ci è stato negato. Punto. Detto questo,
cercheremo di mettere in campo il massimo
delle possibili strategie alternative, per cercare
di abbassare al minimo i conflitti che si creeranno certamente, più di così non possiamo fare,
che sia chiaro in partenza a tutti.
Altro passaggio fondamentale sarà l’apertura
della sede a livello mentale, sia per noi, che per
i ragazzi, che per il quartiere, che per la città,
che per i cittadini, che per l’amministrazione
comunale che sanitaria (intendo Ass n°6) che
per le forze dell’ordine. Questo perché gli esseri umani hanno la magica capacità di modificare i propri assetti logico-mentali-psicologici
in relazione all’esistente. Se l’esistente offre la
possibilità di nascondere tutto sotto il tappeto
allora “zac”, su il lembo, avanti con le scope e
via che buttiamo tutto sotto! Poi, quando accadrà (perché è certo che accadrà), che qualcosa
o qualcuno uscirà da sotto il tappeto (e sarà
mega incazzato certamente provate voi a stare
nascosti a forza sotto sequestro sociale) svelando il segreto, tutti a condannare la polvere,
poi chi ha fabbricato il tappeto, chi lo ha alzato,
chi ha usato le scope, chi lo ha abbassato, chi ci
ha camminato sopra, ecc.
L’apertura della sede creerà tutto questo, alzerà
il tappeto facendo vedere lo schifo che ci sta
sotto… e non lo farà per il puro piacere di farlo
vedere, questo schifo intendo (uno potrebbe
dire: lascialo a terra ‘sto tappeto, fin tanto che
non esce nulla o fin tanto che riesce a contene-
L'ex Asilo di via Selvatico
SERENO
NATALE
&
BUON 2013
re andiamo avanti sereni, “occhio non vede, testa non pensa” e poi… vabbè poi ci pensiamo,
magari sto poi arriva che io non ci sono...) ma
perché è necessario. Il fatto è che noi pensiamo
che se le cose non emergono, non emergono
soluzioni capaci di far abbandonare il tappeto.
Lo scopo è eliminare il tappeto. Senza tappeto
si è costretti a dare dignità d’esistere a ‘sta polvere, che tutti noi assieme produciamo, e siamo costretti a doverci migliorare come esseri
umani e non per un po’ di tempo, quello che
serve per spegnerci di nuovo, ma per sempre.
Ci costringere ed essere cittadini attivi.
Ecco il punto, l’apertura della sede a livello
mentale… l’apertura della sede costringerà il
pacchetto Pordenone al risveglio, non fine a se
stesso, ma come cittadini che hanno a cuore il
proprio territorio, con tutti quelli che ci abitano
sopra. Buon Giorno a tutti.
Info e contatti: http://iragazzidellapanchina.wordpress.com
La Cooperativa
Itaca augura
Buone Feste
Stefano Venuto
12/2012 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 17
ATTUALITà
NOME DI
BATTAGLIA:
INNOMINATO
"Istruzioni di una biografia
che non scriverò"
Pordenone
Gian Luigi Bettoli ricorda il padre Mario, partigiano e dirigente sindacale, scomparso il 25
novembre. Qui di seguito una sintesi del testo
predisposto da Gigi. Per scaricare la versione
integrale www.storiastoriepn.it/blog (fdp)
Anche se mi è stata chiesta in questi giorni da più
parti, questi non vogliono essere i primi appunti
per una biografia di mio padre, ma solo alcune
sintetiche puntualizzazioni fattuali, testimonianze personali ed indicazioni bibliografiche per chi
quella biografia vorrà scrivere. Questo per due
motivi, uno storiografico ed uno personale.
Quello storiografico è evidente: la necessità di
mantenere un minimo di distacco emotivo dalle persone ed avvenimenti con i quali ci si trovi
per vari motivi in relazione, pena il venire meno
di quella lucidità che è obbligatoria, anche per
una narrazione "coinvolta". E questo a maggior
ragione in considerazione del debito personale
che ho nei confronti di Mario, per le infinite volte in cui lo ho interrogato, gli ho chiesto consi18 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 12/2012
glio, ho discusso con lui. Il motivo personale è
la scelta di riservatezza – che voglio rispettare di Mario Bettoli, persona tanto impegnata energicamente nella vita pubblica quanto schiva (direi sostanzialmente timida) nell'evidenziare in
qualsiasi modo il suo ruolo.
La riservatezza era un dato caratteriale tipico
dei militanti politici venuti dal basso, dal mondo
contadino ed operaio dell'Ottocento e Novecento, prima che il boom del secondo dopoguerra e
la scolarizzazione di massa trasformassero l'impegno a tempo pieno nel sindacato e nei partiti
"di classe" in una forma diffusa ed ordinaria di
crescita sociale, veicolo della trasformazione di
avanguardie proletarie ed attivisti studenteschi
in un ampio ceto medio professionale, versione
postmoderna della "classe politica". Chi era appartenuto alle generazioni precedenti, se non
esente in assoluto da questi fenomeni, si era
dovuto confrontare con la realtà della povertà
e delle privazioni, ma anche con una socialità
poi disintegrata dalla modernizzazione. Ed aveva dovuto apprendere come l'organizzazione
fosse una via obbligata per la promozione di
esigenze collettive: un'organizzazione che era
dovuta diventare rivoluzionaria - talvolta per necessità oggettiva oltre che per scelta - di fronte
al costruirsi della prima dittatura totalitaria del
Foto di Danilo
De Marco
pianeta, negli anni '20-'40, ed all'imperativo poi
di rovesciarla attraverso una aperta guerra di
Liberazione.
Una testimonianza personale: quando fui io a
riconoscere per primo, tra le pagine di una ponderosa storia della Resistenza, una sua sconosciuta foto, scattata mentre neanche ventenne
commemorava un compagno di lotta caduto,
lui non solo non se ne compiacque, ma osservò che durante la Resistenza era vietatissimo
fare fotografie, per ragioni di sicurezza.
(…)
Dall'Azione Cattolica alle Brigate
Garibaldi
Mario Bettoli nasce nell'allora comune autonomo di Vallenoncello, settimo di nove figli di
Giovanni, muratore, e di Giovanna Battiston. Le
famiglie sono di origine contadina, piccoli proprietari della Bassa Pordenonese, tra Fagnigola
di Azzano Decimo e Villaraccolta di Pasiano.
Per tutta la vita continuerà modestamente a
presentarsi come "el setimo fiòl de la Giovana",
a volte con la soddisfazione di un riscatto di
classe, come quando – sindaco comunista – si
Attualità
levarne l'assenza a causa della frequenza della
"scuola sindacale", si annota che fa parte della
Commissione stampa e propaganda del partito. Ma le vicende politiche di Bettoli da questo
momento in poi prendono un'altra strada.
Foto di Sara Rocutto
troverà a trattare con il conte di Porcia e Brugnera, proprietario terriero e Reichsfürst [Principe dell'Impero], presentatosi con tutti i suoi
attributi nobiliari.
Durante l'infanzia la famiglia si trasferisce a Borgomeduna, sobborgo operaio di Pordenone, e
Mario vi frequenta le scuole elementari, subendo – come gli altri fratelli più piccoli – l'umiliazione di vedersi sottovalutare - addirittura proporre
la retrocessione di una classe - a causa della
provenienza dalle scuole del vicino comune rurale. Ciò nonostante, frequenterà poi anche le
scuole serali di avviamento commerciale, pur
conservando in seguito il vezzo di dichiarare di
aver conseguito solo la licenza elementare. In
realtà Mario acquisisce progressivamente una
notevole cultura da autodidatta, che accompagnerà sempre con una grande sensibilità per
la conservazione dei patrimoni archivistici delle
istituzioni di cui è stato esponente, conscio del
fatto che le distruzioni materiali contribuiscono
in maniera decisiva a disperdere il patrimonio
culturale a loro collegato.
Un episodio che segnerà la sua infanzia sarà
la condanna della madre, a causa di un furto
campestre: tipica attività di ricerca alimentare
per soddisfare le mai esauste esigenze di una
famiglia povera e numerosa. Dopo i primi lavori
come garzone (ad esempio presso un dentista), imparerà il mestiere di lattoniere idraulico,
qualifica con la quale sarà assunto alla Zanussi,
officina meccanica che – diretta dal fondatore
Antonio - produce cucine economiche. Durante l'occupazione tedesca del 1943-1945 Mario
è tra gli operai soggetti alla leva che vengono
sottratti all'arruolamento nell'esercito fascista,
grazie alla dichiarazione di indispensabilità per
le produzioni belliche redatte dalla Zanussi, il
cui direttore amministrativo, Eugenio Pamio, è
il rappresentante del Pci nel Comitato di Liberazione Nazionale di Pordenone. Mario, nel frattempo, collabora con la Resistenza, approfittando della frequenza della scuola tedesca presso
la sede della GIL (Gioventù Italiana del Littorio)
per sottrarre esplosivi dai vicini depositi degli
occupanti, che poi vengono presi in consegna
dai GAP di Mario Carli e consegnati alle formazioni partigiane della montagna (...)
Sindacato, partito e
"doppia tessera" negli anni
del Fronte Popolare
Siamo in una fase in cui il Partito Socialista Italiano a livello nazionale è sull’orlo del tracollo
organizzativo, ed avviene al suo interno una
svolta politica. Dopo la breve gestione centrista
avviata dal congresso di Genova dell’anno precedente con la segreteria dell'ex dirigente azionista Riccardo Lombardi, il XXVIII congresso
del maggio 1949 segna il ritorno alla segreteria
della sinistra di Pietro Nenni e Rodolfo Morandi, che pone al centro della sua politica il Fronte
Popolare con il Pci. Pur in mancanza di riscontri
certi a livello locale, non si può non rilevare il
passaggio di quadri comunisti al Psi nei mesi in
cui la sinistra socialista riconquista il controllo
del partito con un risicato 51% dei voti. E' in
questa fase che Mario Bettoli ed un altro ex comandante partigiano, Mario Maschio "Pipetto",
vengono inviati a riorganizzare la Federazione
del Psi di Pordenone, con lusinghieri risultati,
stando a quanto rileverà l'anno successivo Marino Mazzetti, un ispettore della Commissione
centrale organizzazione del Pci.
Al suo rientro dal Convitto Rinascita, Bettoli
viene inserito nella segreteria della Camera del
Lavoro di Pordenone, in funzione di segretario
generale aggiunto, in quota socialista, a fianco
del segretario generale Emilio Fabretti. Conseguentemente, insieme a Fabretti, è inserito
anche nella segreteria della Camera Confederale del Lavoro della provincia di Udine, da cui la
Cgil pordenonese dipenderà fino all'autonomia,
conquistata nel 1953. Contemporaneamente,
nel luglio 1949, il vicesegretario socialista della
Camera Confederale del Lavoro di Udine Azzo
Rossi propone di eleggere Bettoli anche a segretario della Federazione socialista di Pordenone, anche se l'iniziativa non incontra il favore
di un vecchio ed autorevole militante come Costante Masutti, che in quegli anni ha contribuito
a riorganizzare la presenza del Psi nella zona.
Gian Luigi Bettoli
Presidente Legacoopsociali
Friuli Venezia Giulia
Mentre sta ancora frequentando il corso, Bettoli viene eletto nel primo Comitato federale
della Federazione del Pci, che si costituisce nel
congresso del 29-30 gennaio 1949. Oltre a ri12/2012 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 19
ATTUALITà
INTERVENTI PER
LA FAMIGLIA (2)
Presentate le linee guida del piano regionale 2012-2014
Udine
Proseguiamo con la seconda parte dell’elencazione riguardante gli interventi/azioni che il piano
regionale prevede, ricordando che tutte le informazioni e il testo integrale del provvedimento si
possono trovare nel sito della Regione Friuli Venezia Giulia www.regione.fvg.it sezione Famiglia/
Casa. Il piano era stato presentato nel corso del convegno “Il piano regionale degli interventi per
la famiglia 2012-2014”.
AREA DI
INTERVENTO
AZIONE
DESCRIZIONE
Risorse e famiglia
Carta Famiglia: benefici comunali/locali.
La Carta Famiglia (richiesta nel comune di residenza) è
lo strumento utilizzato per accedere a benefici inerenti la
fruizione di servizi significativi nella vita famigliare. L’intensità
dei benefici è graduata in 3 fasce. I benefici possono essere
a livello regionale o locale. Per i benefici a livello locale è
responsabilità di ogni comune scegliere che azioni sostenere.
Risorse e famiglia
Fondo abbattimento rette nido
d’infanzia.
Sostegni economici per aiutare le famiglie a sostenere
l’importo delle rette per i nidi d’infanzia. Con attestazione
indicatore ISEE non superiore ai 35.000.
Risorse e famiglia
Iniziative economiche a sostegno delle
famiglie numerose.
Sostegno a famiglie nel cui nucleo famigliare sono presenti 4
o più figli di età inferiore ai 26 anni. Consiste nell’erogazione
diretta di fondi per l’acquisizione di beni o servizi.
Risorse e famiglia
Sostegno alla solidarietà, alle adozioni e
all’affidamento familiare.
La regione sostiene le famiglie che intendono adottare un
bambino di cittadinanza non italianae garantisce la tutela
dei minori italiani e stranieri in situazione di difficoltà o di
abbandono. I fondi vengono gestiti dal servizio sociale dei
comuni sostengono: spese sostenute per adozioni, sostegno
all’affido familiare.
Risorse e famiglia
Sostegno economico ai genitori
affidatari di figlio/i minori in caso di
mancata corresponsione da parte
del genitore obbligato delle somme
destinate al mantenimento.
La regione garantisce un sostegno economico, attraverso il
servizio sociale dei comuni, al genitore affidatario (con ISEE
inferiore a 21.368,30) qualora l’altro genitore non provveda
al versamento della somma stabilita. I fondi sono stanziati e
trasferiti in relazione alla popolazione minorile residente.
Risorse e famiglia
Voucher per l’accesso a servizi e
prestazioni destinati alle famiglie per
genitori che, per motivi connessi alla
cura e all’educazione dei figli, hanno
dovuto abbandonare il lavoro.
L’intervento è rivolto a favorire il reinserimento lavorativo
dei genitori, istituendo voucher per l’accesso a servizi e
prestazioni destinati alle famiglie, in coordinamento con le
politiche regionali per il lavoro.
Enrichetta Zamò
20 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 12/2012
Attualità
LEGACOOP FVG:
2012 POSITIVO
Cresce l’occupazione. Nuvole sul 2013
Udine
“La cooperazione di Legacoop Fvg, in questi
anni di crisi, ha dato importanti segnali di tenuta, registrando anche una crescita occupazionale e passando da 13.800 addetti (tra soci e
dipendenti) del 2007 ai 16.500 del 2011. Tuttavia i segnali per il 2013 non sono rassicuranti.
Anche per questo motivo auspichiamo che,
all’interno del mercato del lavoro, vengano
introdotte semplificazioni delle tipologie contrattuali e flessibilità oltre che la riforma degli
ammortizzatori sociali, la formazione e i servizi
per l’impiego.”
Lo ha affermato Daniele Casotto, direttore di
Legacoop Fvg, aprendo i lavori del convegno
“La riforma del mercato del lavoro”, organizzato
dalla Lega delle Cooperative regionale e rivolto
alle proprie associate per offrire loro strumenti
aggiornati per fare chiarezza su tutte le novità
che la cosiddetta riforma Fornero impone, ad
esempio, su contratti, cassa integrazione, ammortizzatori sociali.
“Uno degli aspetti più rilevanti della riforma – ha
proseguito Casotto – ha riguardato gli Aspi, Assicurazioni sociali per l’impiego, che entreranno
in vigore dal primo gennaio 2013 in sostituzione
degli attuali ammortizzatori sociali. In quest’ottica abbiamo guardato positivamente al fatto che
siano stati accolti gli emendamenti proposti da
Legacoop inerenti la sperimentazione per tre
anni per il sostegno e promozione di nuove cooperative anche nate da situazione di crisi”.
Sull’importanza delle politiche attive si è soffermato Domenico Tranquilli, direttore regionale
dell’Agenzia del Lavoro, che ha ricordato come
sia importante, anche in ambito cooperativo,
promuovere le possibilità offerte dalle legge
Marcora per la creazione di lavoro imprenditoriale, anche partendo dalle tante imprese o settori di impresa al momento in difficoltà.
Presieduto dal vicepresidente vicario di Legacoop Fvg, Roberto Sesso, l’incontro ha visto
inoltre la partecipazione di Claudio Riciputi,
dell’ufficio Politiche del lavoro, relazioni industriali e previdenza di Legacoop Nazionale e di Gianfranco Piseri, componente della
presidenza nazionale di Legacoop Servizi e
responsabile della delegazione trattante sul
Ccnl multiservizi.
Hanno portato il loro contributo anche Michelino De Carlo, referente regionale Inps per gli
ammortizzatori sociali, il consulente legale di
Legacoop Fvg, Stefano Fruttarolo, e Flavio Rivellini, ispettore del lavoro della Direzione regionale del lavoro Fvg. Le conclusioni al convegno
sono spettate al presidente di Legacoop Fvg,
Enzo Gasparutti.
12/2012 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 21
ATTUALITà
PERCORSO LUDICO
DEGLI SBILF DI MONAI
Un fanciullo tra
orchi, agane, lupi e
volpi
Disegno di Giovanni
Di Qual
Ravascletto
Prosegue la pubblicazione dei racconti a cura di
Gigi Fasolino e Sara Burba, operatori di Itaca,
che hanno creato nove racconti legati al percorso nel bosco, già strutturato su nove postazioni
con le statue lignee di altrettanti personaggi mitici, come richiesto dal Comune di Ravascletto.
Il lòf, la bolp e Martin
Da Gnoca
(tratto da una leggenda locale)
Mentre gli uomini correvano per le strade inseguendo gli animali imbizzarriti, due di loro,
niente affatto domestici, si incontrarono casualmente al limite del bosco di Voscjanazies:
il lupo e la volpe.
Era tanto tempo che non si vedevano e dopo
baci ed abbracci decisero di scendere anche
loro in paese incuriositi dai tumulti. Lungo il
cammino alla volpe, che dei due era la più birichina, venne una brillante idea: “Compare –
disse – perché non andiamo nella cantina di
Martin Da Gnoca dove c’è ogni ben di dio e ci
facciamo una scorpacciata coi fiocchi come ai
vecchi tempi? – Il lupo approvò con entusiasmo
e furtivamente scesero veloci sino alla casa di
Martin. Controllarono che tutto fosse tranquillo
e quatti quatti si intrufolarono nella cantina. La
luna che timidamente si affacciava tra le montagne illuminava a sufficienza quell’antro oscuro,
svelando che, appesi al soffitto, c’erano salami,
salsiccie, musetti, ossa e profumate pancette.
Sotto, su alcuni ripiani, facevano bella mostra
formaggi e ricotte; su un tavolo c’era una grande bacinella piena di buon latte sopra al quale
si era formato uno strato di panna. La volpe
si leccò i baffi soddisfatta e con gusto iniziò a
mangiare un po’ di questo e un po’ di quello
badando a non riempire troppo la pancia. Il lupo
invece non seppe trattenersi e con ingordigia si
abbuffò di tutto quello che poteva. Il loro spuntino notturno fu interrotto bruscamente dal
tonfo che l’orcolat provocò cadendo e i secchi
del latte, rovesciati dal sussulto, provocarono
anch’essi un frastuono tremendo. Martin, che
22 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 12/2012
era appena rincasato, udì il rumore e si precipitò in cantina per controllare che non ci fossero
danni. La volpe, più veloce che potè uscì fuori,
mentre il lupo, appesantito dal tanto mangiare,
rimase intrappolato. Martin, sorpreso dai due
ospiti, afferrato un grosso bastone, menò colpi sul povero lupo finchè la bestia non riuscì a
scappare.
I due compari si ritrovarono un po’ più avanti
”Ohi ohi quante botte – disse il lupo- sono mezzo accoppato.”
“Tu – disse la volpe che non aveva ricevuto
nemmeno una botta – guardami non riesco
nemmeno a camminare – piagnucolò. “E se
Martin ci raggiunge non so come farò…”
“Dai – disse il lupo che a stento riusciva a
muoversi – ti porterò io” e si caricò sulle spalle
l’amica che tra sé e sé si sbellicava dalle risa.
Avanzarono faticosamente per un po’ e la volpe
non ancora contenta della sua bravata iniziò a
canzonare il povero lupo: “Din dan il malàt al
puarta il san.”
“Che dite comare?”- chiese il lupo insospettito.
“Niente niente niente – si premurò di rassicurarlo la volpe – ho bevuto tanto siero che la lingua mi si impasta e parlo male.”
Procedettero così ancora per un po’ e la volpe
di nuovo non si trattenne: “Din dan il malat al
puarte il san.” Questa volta il lupo ascoltò più
attentamente, ma ancora non colse in pieno il
senso della canzoncina: “Cosa cantate comare?” chiese ancora. “Nulla nulla, ho mangiato
tanto aglio che la lingua mi va storta.” Rispose
la volpe, che fatti alcuni passi no resistette a
canticchiare nuovamente: “Din dan il malat al
puarte il san.” Il lupo che stava con le orecchie
tese comprese tutto, si fece rosso di rabbia e
scagliò lontano la volpe che ruzzolò un pezzo
lungo il pendio.
Poco dopo, fingendosi pentita, lo raggiunse vicino ad un laghetto che non avevano mai visto
prima e mentre si specchiavano sulla superficie dell’acqua pensò bene di inventarsi un altro
scherzo da fare al suo amico tontolone: - Guardate compare, in fondo al pozzo qualcuno ha
lasciato cadere un meraviglioso formaggio, se
ci beviamo tutta l’acqua possiamo poi mangiarcelo e finire in gloria la serata!- Il lupo ancora
indispettito non potè fare a meno di ammirare
tanta bellezza e sentendo che per la paura e
il cammino nella sua pancia si era formato un
posticino, suo malgrado dette ancora ascolto
alla sua amica e iniziò a bere. La volpe furbona
fingeva di bere mentre il lupo con il suo pancione gonfio scivolò pericolosamente in fondo al
lago rischiando più volte di annegare. Stravolto
si portò a riva e si rivolse meravigliato ad interrogare la compagna che si stava sbellicando
dalle risa alle sue spalle: - Quanto sei ingenuo
gli disse, non avevi capito che era solo la luna
che si specchiava nel pozzo?Afflitto e frustrato il lupo non ebbe nemmeno la
forza di arrabbiarsi, inoltre tutta quell’acqua gli
aveva procurato un gran mal di pancia!.
Sara Burba e Gigi Fasolino
e20
ASTA DI
BENEFICENZA
ORCHESTRAZIONE N.20
Solidarietà e arte si incontrano
il 22 e 23 dicembre a Portogruaro
Portogruaro
Solidarietà e arte vanno a braccetto dal 17 al
23 dicembre a Portogruaro dove nella Villa Comunale verrà allestita una mostra dedicata alle
opere 20x20 esposte alla manifestazione artistica, ormai giunta alla sua ventesima edizione,
denominata Orchestrazione, che ha avuto
luogo all’interno della Galleria comunale Ai Molini e dintorni dal 20 al 28 ottobre.
I cittadini avranno, così, l’occasione di rivedere, in orario di apertura del Comune, i lavori
proposti dai 160 artisti che hanno partecipato
all’evento con un proprio contributo artistico in
previsione dell’Asta di beneficenza delle opere
di Orchestrazione n.20 che si terrà in orario pomeridiano dalle 16 alle 19.30.
Le opere esposte si caratterizzano per il piccolo
formato, 20 cm x 20 (per ulteriori 20 cm in caso
di opere tridimensionali), e diventano espressione dei linguaggi più diversi: dalla pittura alla
scultura, dalla fotografia all'incisione e dalla grafica all'installazione.
Oltre cento degli artisti protagonisti della ventesima edizione di Orchestrazione hanno donato
la loro opera all’associazione culturale Porto dei
Benandanti che devolverà il ricavato dell’asta a
due associazioni: Emergency e AitSaM. (Asso-
ciazione tutela salute mentale di Portogruaro).
La prima realtà è un'associazione italiana indipendente e neutrale, presieduta da Cecilia
Strada, nata per offrire cure medico-chirurgiche
gratuite e di elevata qualità alle vittime delle
guerre, delle mine antiuomo e della povertà; la
seconda è una onlus apolitica, aconfessionale,
diffusa a livello nazionale, costituita da malati,
familiari, volontari e sostenitori che credono
nella presa in carico e in concreti progetti di prevenzione, cura e riabilitazione della malattia e di
sostegno e orientamento della famiglia.
Tutte le opere in vendita verranno messe on
line sul sito http://orchestrazioni.wordpress.
com/ con particolare distinzione del lotto I dal
lotto II.
Info: 338 3135999 (Roberto Ferrari)
BIRUART
A
SANT’ANDREA
Il laboratorio creativo della Ctrp di Fossalato
alla Fiera delle Associazioni
Portogruaro
Domenica 18 novembre abbiamo partecipato con un banchetto espositivo
alla Fiera delle Associazioni. Il nostro gruppo ha deciso di confezionare
dei personaggi fatti con ovatta, sabbia e le lenzuola della Asl n.10 (lavate e
disinfettate, ovviamente) da poter usare come ferma porta o ferma libri, o
anche come soprammobile.
Il pubblico ha gradito tantissimo gli oggetti, tanto che ce ne sono stati ordinati
un centinaio… quindi grande lavoro creativo in quel di Fossalato. Non è finita:
parteciperemo con un fantastico presepe alla Mostra dei Presepi di Ceggia,
dal 22 dicembre al 13 gennaio in Villa Bragadin. E poi tantissime novità per il
2013
Buon Natale e auguri per l’Anno Nuovo.
Firmato: B.I.R.U.Art
Clikka mi piace su Facebook
12/2012 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 23
Attualità
e20
“SGUARDI E
POCHE PAROLE”
A Cjase San Gjal si festeggia la vita
Ragogna
Cjase San Gjal, 16 ottobre 2012. Quando sono
entrata quel mattino, gli ospiti mi sono venuti
incontro “vistus da fieste” e il cuore un po’ perplesso. Come mai tanta confusione dove c’è
sempre tranquillità? Come mai il profumo dei
fiori di campo nella sala? Come mai “Cjase San
Gjal” si è vestita di tanti nuovi sguardi?
In seguito al terremoto, il 3 settembre 1976, la
cittadina svizzera di San Gallo donò un edificio
prefabbricato al Friuli… da sette anni ormai è
la casa di Loretta, Dino, Bruno, Ileana, Tiziano,
Enrichetta, Antonella, Roberto, Luigi, Fabio, Danilo, Antonio, Claudio, Graziella.
Questo giorno, questa festa è soprattutto per
loro: per celebrare le loro vite, fatte di tanto
dolore ed ora di tanta serenità, fatte di ricordi, belli e brutti. Vite che hanno forse trovato
un significato… tra queste colline e tra queste
montagne, tra gli uomini e le donne di questo
paese, che ci ha adottato.
Le parole del parroco di Ragogna, Prè Tunin, ci
hanno confortato e compreso, perché vengono
da un cuore aperto, da un cuore buono. Le voci
commoventi del Coro degli Alpini, che hanno
visto tanto, ma forse non si abituano mai alla
vera gratitudine.
24 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 12/2012
Ora, i volti degli abitanti di “Cjase San Gjal”
scorrono lungo i muri della loro casa, proprio
“sguardi e poche parole”. Andrebbero guardati
almeno una volta.
A luci spente, un grazie a loro, perché possiamo
essere per un po’ i loro compagni di viaggio, un
grazie sincero a tutti i colleghi, senza riserve,
e infine un grazie a chi, in quel dì, ci ha voluto
donare profumi e colori.
Francesca Bettini
e20
PRANZO DEI
CENTRI SOCIALI
Incontro conviviale tra gli anziani dell’Ambito Sanvitese
San Vito al Tagliamento
"Ristorante Adriatico" a Villotta di Chions: questa
è stata la meta scelta da noi animatrici per il
pranzo di tutti i Centri sociali Anziani dell'Ambito
di San Vito al Tagliamento tenutosi lo scorso
13 novembre. Un evento anche quest'anno
perfettamente riuscito.
Bello, confortevole, elegante, arioso, moderno,
raffinato, accogliente. Questi sono stati alcuni
dei giudizi espressi dai nostri utenti riguardo
al locale. In merito al menù i pareri sono stati
ancora più positivi. A mezzogiorno era previsto
l'arrivo degli anziani in ristorante e alle 12:30
i camerieri hanno iniziato ad allietare i tavoli
servendo le deliziose pietanze. Nel menù
affettati misti della casa con crostino d'oca
affumicato, insalata russa e olive ascolane;
risotto alla crema di melanzane, mentuccia e
asiago; gnocchi ai carciofi e ricotta affumicata;
vitello con patate al forno e insalata; torta alla
crema della casa, caffè e digestivo.
Il gruppo che ha partecipato all’iniziativa
è risultato come sempre consistente e
numeroso, ecco i numeri: 156 in totale le
persone presenti al pranzo, 141 gli anziani
partecipanti (42 di San Vito, 26 di Morsano, 11
di San Giovanni di Casarsa, 16 di Bagnarola, 14
di Sesto al Reghena, 8 di Cordovado e 24 di
San Martino al Tagliamento); 10 le educatrici di
cui 7 di Itaca (Flavia, Anna, Francesca, Chiara,
Sara, Vanessa e Marta), 2 comunali (Francesca
e Lena) e una Lsu (Stefania); 4 le autorità (1
di San Giovanni di Casarsa, l'assessore Di
Lorenzo, 2 di Morsano ovvero il sindaco
Giuliano Biasin e il vicesindaco Roberta Zanet,
e 1 di Sesto al Reghena, l'assessore Marcello
Del Zotto); 1 assistente sociale presente per i
saluti (Stefania Francescutti del Centro diurno
di San Vito); 1 assessore di San Vito presente
per un saluto iniziale (Maronese); 1 referente di
Itaca (Giovanna Artico); 3 le corriere prenotate
con la ditta "Friulbus" di Casarsa per il trasporto
degli anziani; 2 le macchine chieste in Ambito
per i Centri di Cordovado e Sesto al Reghena.
Come sempre il numero di donne è stato
decisamente superiore a quello degli uomini,
tra gli anziani, infatti, più del 90% erano di sesso
femminile. Quella del 13 novembre è stata
un'uscita molto apprezzata, un momento di
aggregazione e di ritrovo che ormai è diventato
un vero e proprio appuntamento tradizionale.
Voci allegre che non hanno perso lo smalto della
gioventù, sorrisi sinceri e tanti abbracci hanno
caratterizzato questo incontro, trasformandolo
in una giornata di festa e spensieratezza.
Flavia Cudini
12/2012 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 25
e20
ETTA RACCONTA
Storie di vita dalla Casa anziani di Muggia
Trieste
Antonia - Antonietta Russignan - chiamata Etta,
nasce a Muggia il 17 novembre 1915 da Maria
Derin e Francesco Russignan (chiamato Checco Birbo). I Russignan hanno antiche origini a
Muggia come quelli di Isola d’Istria, sono conosciuti per il loro mestiere di valenti pescatori e
di paron de barca sui loro natanti da più generazioni nel Comune di Muggia. Spesso, hanno
esercitato assieme al duro lavoro di pescatori
anche l’attività per la vendita nelle vecchie pescherie ormai scomparse. La storia di queste
famose pescherie e delle attività collegate,
meriterà un’altra puntata per quanto riguarda i
ricordi dei nostri anziani.
Etta è una donnina “piccola così” come cantava Lucio Dalla, ha ancora un bel viso e i capelli bianchi dai riflessi biondi, un sorriso dolce e
spontaneo che rallegra i suoi 96 anni. Riferisce
in breve la sua storia, soprattutto quel pezzo di
vita che ha lasciato in lei ricordi che non si possono cancellare.
“Avevo vent’anni o poco più, mio papà Checco
pescava e la mamma aveva il banco di vendita alla Pescheria Centrale sul Mandracchio; la
vita anche se modesta scorreva abbastanza
tranquilla. Correva l’anno 1937 a Muggia e nel
territorio c’era la punta più acuta della repressione fascista. La cittadina con i suoi cantieri
e i suoi operai erano le spine sul fianco del regime. Ogni piccolo diverbio o protesta per un
miglioramento, o qualsiasi idea contraria, erano
duramente contestati e puniti.
Nell’agosto dello stesso anno avvenne a Muggia un gravissimo fatto per la nostra comunità.
Un giovane antifascista, Mario Rossetti, a seguito di un precedente diverbio nella Trattoria
“da Cattai” (oggi Primavera) con un gruppo di
fascisti, fu ucciso a revolverate nella centralissima Piazza Marconi.
Nonostante il divieto delle autorità di celebrare
un funerale pubblico, ordinando che si svolgesse quello strettamente privato, una marea di
gente si presentò per accompagnare il defunto
fino al cimitero di Muggia con tante corone di
fiori e portando in mano i garofani rossi.
Nonostante l’imponente schieramento delle
forze dell’ordine, molti scavalcarono i muri di
cinta del cimitero poiché le entrate erano state chiuse. Muggia visse nell’occasione un momento quasi d’insurrezione e gli arresti furono
più di un centinaio. I brevi processi o interrogatori portarono a una trentina di condanne
al confino. Diversi antifascisti furono costretti
a espatriare per sottrarsi alla cattura; molti di
quelli che avevano partecipato ai funerali, dopo
il rilascio e l’ammonizione, non trovarono più
lavoro”
Nota di Ina: risulta dai testi consultati e dalle
testimonianze scritte che i muggesani inviati al
confino furono 45, molti furono rilasciati, ma
di tutti restarono tracce negli incartamenti di
polizia che si usarono poi in seguito durante il
periodo dell’occupazione tedesca e che costarono a molti l’internamento nei campi di concentramento.
“Checco Birbo, mio papà - prosegue Etta -,
fu spedito a Ventotene, la famosa isola degli
irriducibili, dove ha conosciuto tanti personaggi famosi. Io fui confinata a Miglionico vicino
a Matera, un paese della Basilicata situato tra
due fiumi e arrampicato su una collina rocciosa
a 400 metri d’altezza. Anche mamma Maria, fu
inviata in un paese della stessa provincia dopo
averle tolto la licenza della pescheria. Uguale
sorte per i parenti prossimi: una famiglia dispersa e divisa senza alcun senso organizzativo e
nessuna pietà per lo smembramento del nucleo che aveva figli e nipoti in giovane età”.
Etta racconta che fu alloggiata presso una famiglia del posto, che con il sussidio di poche
lire assegnato dal governo per ogni internato,
cercava - data la gran miseria - di tirare avanti.
“Erano buoni e gentili – racconta – e mi tenevano cara come una figlia, ma io che non ero mai
stata via da casa, soffrivo lontano dai miei genitori, e per ben due mesi ho pianto dalla mattina
alla sera”.
“Fortuna volle che riuscissero a salvarsi nel clima tremendo di quei giorni e tornare a Muggia,
meno che papà Francesco che finì nel campo
di concentramento di Dachau. Quando tornò
(la nipote Edera dice che ha conservato ancora
la divisa a righe), era in uno stato pietoso. Nel
dopoguerra ritornarono all’antico mestiere mettendo prima una pescheria in Calle Oberdan e
in seguito un piccolo chiosco in via Borgolauro,
quella stradina situata tra la via D’Annunzio e la
XXV Aprile”.
Ma per la nostra Etta non tutto fu così traumatico. Si sposò con un giovane di Avellino che in
confronto a lei era un gigante: Nicola Marino,
conosciuto mentre faceva il servizio militare
nella nostra zona. Ebbero un figlio maschio,
due nipoti e finalmente vennero gli anni migliori, quelli che tutti si guadagnano faticosamente
dopo tante traversie.
Antonino Ferraro
Vuoi contribuire
a IT La Gazzetta di Itaca?
Invia il tuo articolo, meglio se corredato da immagini in allegato jpg, a: [email protected]
oppure al fax 0434 253266.
Per informazioni ed eventuali proroghe chiama il 348 8721497.
Il termine ultimo per il numero di gennaio è giovedì 20 dicembre alle ore 9.
Ricordo a tutti/e che le immagini a corredo dei vostri articoli NON vanno impaginate all’interno del file word, ma devono essere
inviate in allegato jpg (via mail) o consegnate a mano.
26 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 12/2012
e20
GEMELLAGGIO TRA SAN
MARTINO E VALVASONE
La castagnata dei Centri sociali anziani
San Martino al Tagliamento
Il Centro diurno di San Martino al Tagliamento
giovedì 25 ottobre si è recato in visita alla Casa
albergo Colledani Bulian di Valvasone per una
allegra castagnata. All'arrivo gli anziani sono
stati subito ben accolti dagli ospiti e dagli operatori della Casa, i quali attendevano trepidanti
e ansiosi il loro arrivo. Alcuni volti per loro erano
già conosciuti (compaesani, vecchi compagni
di classe, amici di gioventù o ex frequentatori
del Centro) e quindi forte è stata l'emozione nel
rivedersi dopo tanto tempo.
Tutti si sono riuniti in un salone allestito per l'occasione e per rompere il ghiaccio hanno subito
iniziato ad intonare a squarciagola la canzone
simbolo del Centro anziani, "La canzone della
terza età", seguita poi da tanti altri canti popolari. Dopo poco ecco pronte e servite le caldarroste, cucinate con bravura da alcuni volontari
e innaffiate con varie bibite e un po' di buon
vinello; è stato anche servito un goloso dolce
(un rotolo a base di nutella e marmellata) cucinato da un'operatrice della Casa albergo. Una
tombolata di gruppo con ricchi premi floreali
ha contribuito a rendere ancor più divertente il
pomeriggio e ha favorito l'integrazione e l'interazione tra i due gruppi di anziani.
A dare risalto alla giornata sono intervenuti
l'assessore alle politiche sociali di Valvasone,
Sandra Bono, il sindaco di Valvasone, Markus
Maurmair, e il vicesindaco di Valvasone, Oriano
Biasutto, l'assistente sociale di San Martino,
Arzene e Valvasone Giorgia Venturuzzo e un
giovane ma bravo fisarmonicista, Paolo Forte
di Arzene, che ha allietato il pomeriggio con la
sua musica e ha fatto sì che alcuni nonni prendessero coraggio e si cimentassero in balli e
danze in centro sala sia tra di loro che con noi
animatrici.
La giornata ha rappresentato un'occasione per
trascorrere assieme e in allegra compagnia
qualche ora e scambiarsi qualche chiacchiera.
Alle 17.30 il pomeriggio festoso si è dovuto
concludere per i trasporti e i rientri a casa degli
utenti del Centro di San Martino. Tutti sono saliti sul furgone con una bella sensazione e con
la consapevolezza di aver condiviso con altre
persone alcune ore gioiose.
Molto probabilmente questa bella iniziativa si
ripeterà a dicembre in occasione della Festa di
Santa Lucia e noi animatrici stiamo già organizzando e pianificando l'evento.
Flavia Cudini e Anna Truant
12/2012 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 27
e20
BAMBINI A
QUATTRO ZAMPE
Il Centro estivo di Latisana ha ospitato i
cani da soccorso
Latisana
Quest’anno il Centro estivo di Latisana ha avuto il piacere di ospitare l’associazione cinofila
pratense Cani da Soccorso. I bambini hanno
saputo della questa visita solamente il giorno
prima ed è stata una sorpresa in ogni senso:
erano meravigliati, incuriositi ed eccitati al pensiero di avere gli amici a quattro zampe con loro
per una mattina intera.
Hanno così fatto la loro comparsa Carla Celotto, presidente dell’associazione e istruttore
Fedics con Diablita, una splendida labrador
operativa per ricerca in maceria e persone disperse in superficie; Giacomo Altinier con Frida
un bell’esemplare di Nova Scotia, che sta studiando per sostenere gli esami per diventare
operativa; Renzo Diani con Flo, una femmina
di pastore tedesco, operativa con la mamma
Kim, la vera star del gruppo: specializzata in ricerca in maceria e in superficie, è campionessa
mondiale di soccorso di ricerca su pista (i cani
molecolari per intenderci) ed ha prestato servizio durante il sisma dell’Abruzzo e quello più
recente che ha colpito l’Emilia.
I nostri simpatici ospiti hanno subito familiarizzato con i bambini che, sebbene all’inizio un po’
titubanti, hanno poi giocato con loro e li hanno
letteralmente ricoperti di coccole e carezze, ri-
cevendone in cambio sguardi amorevoli e tanti
“baci”. Frida è diventata subito la mascotte della giornata: giocherellona e adrenalinica, con il
suo nasetto rosa ha passato in rassegna ogni
bambino del centro, animatori e coordinatrice
compresi.
Durante la giornata gli istruttori e i loro cani hanno svolto diverse attività: Carla ha illustrato ai
bambini come avviene l’addestramento di questi preziosi animali, come lavorano, le situazioni
in cui si trovano. Hanno poi effettuato le prove
di ubbidienza, di condotta con e senza guinzaglio, di ricerca.
Carla, Giacomo e Renzo hanno poi coinvolto i
bambini in diverse prove con i cani: dapprima
hanno fatto nascondere, in più riprese, coppie
di bambini sotto ad un telo disposto in un angolo sempre diverso della struttura. Intanto il cane
scelto era tenuto lontano per non far vedere
dove fossero i bambini. Alla parola “Cerca!”
il cane partiva a razzo e, non appena trovati i
bambini, abbaiava per far capire dove fossero: è
la stessa tecnica usata sul campo. Ovviamente
i ragazzi hanno fatto un tifo da stadio!
Poi ci sono state prove di superamento di ostacoli, salti nel cerchio e passaggio dentro al tunnel. E come dimenticare le prove di fiuto? La
preziosissima Kim ha ritrovato le chiavi che la coordinatrice aveva nascosto a inizio mattina, ma
non ricordandosi dove (e non è una battuta).
I bambini sono stati contentissimi di poter stare a contatto con i cani, “i nostri amici”, che a
ricreazione non si sono risparmiati, giocando
a pallone o facendosi lanciare i giochi per poi
riportarli (hanno anche tentato qualche furto di
merende...). Insomma una giornata divertente,
giocosa ed impegnativa.
A fine incontro tutti eravamo stanchi ma felici,
i bambini soprattutto hanno fatto un’esperienza
che ricorderanno per molto tempo, noi grandi
anche. “Ma tornano domani? Ma restano? Li
teniamo? Li posso portare a casa…..?”. I bambini avrebbero voluto tenerli qui.
Un grazie di cuore all’associazione cinofila pratense Cani da Soccorso, che in prestazione volontaria ci ha reso partecipi e fatto conoscere
il loro prezioso e insostituibile lavoro. (www.
cinofilapratense.net).
Silvia Salvador
Coordinatrice
CRESCERE INSIEME
Ronchis di Latisana
E’ stata la piazza del paese ad ospitare la festa finale del progetto Crescere Insieme Ronchis 2012, che per quattro settimane ha animato 90 bambini
residenti nel comune. Non un Centro estivo come tanti altri ma un percorso di gioco, creatività e condivisione pensato dall’amministrazione comunale
insieme alla Cooperativa Itaca e alla Cooperativa Arteventi, e realizzato insieme alle associazioni locali e il tutto con una iscrizione gratuita.
Ogni settimana c’è stata la collaborazione di una associazione diversa: la Pro loco ha proposto un laboratorio di movimenti coordinati nello spazio
insieme alla maestra Layla Palamin, l’associazione di karate WadoRyu ha fatto provare ai bambini alcuni passaggi di questa bellissima disciplina,
l’associazione Apertamusica ha fatto capire quanto si possa giocare e divertirsi con la musica, per concludere con il social gardening dell’associazione
G-Factor che, insieme ai bambini, ha ornato la piazza di Ronchis con delle bellissime fioriere e fiori colorati.
Ad animare ben 90 bambini Bruna Vit, Tiziana Minutello, Chiara Toso, Annarosa Pascotto e Sergio Gambino della Coop Itaca, Giulio Ferro e Silvia Matiussi
della Coop Arteventi, coordinati da Nicola Pinatto di Itaca.
28 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 12/2012
e20
I LUOGHI CONNETTONO
LE PERSONE
Spazi comuni per lo scambio di energie alla
Biennale di Architettura
Venezia
La 13^ Biennale di Architettura di Venezia invitava il visitatore ad una riflessione sugli spazi
fisici, e sulla progettazione di questi che, quotidianamente, consapevoli o inconsapevoli, condividiamo con altri.
L’occasione offriva a tutti la possibilità di interrogarsi sul proprio vivere nello spazio pubblico,
sul significato che attribuiamo, o hanno, certi
ambienti, su contesti che fanno le persone e
su persone che connotano certi luoghi, sulla
co-progettazione di spazi urbani come punto
di partenza per costruire senso comune e partecipazione. E in tempi come questi - in cui si
vorrebbe ragionare di riqualificazione del grigio
che si è costruito, a volte senza pianificazione,
di progetti a sostegno di smart cities, di amministrazioni senza risorse per la gestione di
pubblici beni, di spazi urbani che non riescono
a trovare identità, rischiando di rimanere contenitori vuoti - sembra una riflessione fortemente
attuale, anche se su scala transnazionale e non
specificamente locale.
Il percorso, attraverso le proposte e le provocazioni progettuali dei vari padiglioni nazionali e le
installazioni per la città, consentiva di ragionare
su un tema aperto a molteplici livelli di interpretazione, grazie anche alla possibilità di tradurre,
con sfumature semantiche diverse, il termine
inglese “ground” come terra, sfondo, territorio,
background, base.
Secondo alcuni commentatori della mostra, il
Common Ground è il terreno comune, lo spazio
d’intersezione tra la professione dell'architetto
e la società, il collegamento tra ruolo professionale e funzione sociale. L’architetto, ma
includiamo anche l’amministratore della Res
publica, dovrebbe, guardando agli esempi più
riusciti, pensare in maniera sistemica, contestualizzata, e in una prospettiva più ampia, gli
sviluppi attuali e futuri di un progetto, sia esso
un edificio, un parco o una strada. Anche i luoghi fanno le persone.
Eppure, per quanto emerso dalla mostra, anche
un luogo privo di costruzioni, come un mercato
all’aperto in Oriente, o in uno dei nostri quartieri
occidentali, costituisce sfondo comune concretamente significativo per una comunità, delimitato all’interno di un perimetro a volte solo
immaginato. Anche le persone fanno i luoghi.
"Vivere implica il rapporto tra uomini, tra uomini e cose, tra uomini e luoghi (…). Qui si trova
la chiave per superare il solipsismo dell'epoca
moderna". In queste poche parole l’architetto
giapponese Toyo Ito, Leone d’oro per la miglior
partecipazione nazionale, ha spiegato la sua interpretazione della Biennale. La conferma, in altri termini, l’abbiamo avuta da Steve Jobs che,
nel costruire la nuova sede della Pixar, volle che
fosse un edificio che permettesse a chi ci lavorava di incontrarsi sempre, in una sorta di piaz-
za interna su cui tutti gli uffici si affacciavano
(insistette anche affinché ci fosse un solo bagno nello stabile), perché credeva fortemente
che le idee venissero dalla contaminazione con
l’altro e che la creatività non si sviluppasse al
telefono o nell’incontro virtuale ma nello scambio di energie, negli sguardi: i luoghi possono
quindi essere pensati per connettere le persone, per facilitare gli scambi.
Oggi esistono molte agorà virtuali, sempre più
frequentate, dove assistiamo ad una frammentazione dello spazio pubblico nel contesto dei
nuovi media. I contributi possibili di un common ground così vasto sono infiniti e infatti
ogni giorno, navigando su internet, incontriamo nuove idee, iniziative, stimoli, informazioni,
progetti, scambi, campagne, ricerche. Secondo
alcuni esperti la spinta a condividere avrebbe
raggiunto un apice e starebbe già lentamente
scemando, secondo altri stiamo assistendo ad
un’evoluzione dei modelli partecipativi e relazionali su vasta scala che produrrà innovazioni
con ricadute senza precedenti.
In tutto questo forse, essendo venuti meno con
internet i concetti di spazio e di tempo, l’architettura potrebbe aiutarci a fare sintesi, magari
in una piazza.
Enrico Cappelletto
12/2012 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 29
RICERCA E SVILUPPO
LE PAROLE DEL
SOCIALE: WELFARE
Excursus tra forme e contenuti,
significanti e significati
Pordenone
Le parole sono importanti, indicano azioni,
cose, percorsi di pensiero. Alle volte però le
troviamo e le ritroviamo troppo spesso e ne
perdiamo, nel tempo, il vero significato. In questo periodo, sempre più spesso sentiamo parlare di Welfare. E’ una parola inglese che deriva
dalla locuzione verbale to fare well “passarsela
bene, andare bene”. Con Welfare State (“Stato
di benessere” da cui “Stato sociale”) si intende
la politica di protezione sociale volta a garantire
a tutti i cittadini la fruizione dei servizi, ossia di
intervento statale a sostegno del cittadino.
Il Welfare in Italia nasce nel dopoguerra come
modalità di ricostruzione e sviluppo. Nel 1948
con la Costituzione viene istituito il diritto all’assistenza come diritto di cittadinanza. Le condizioni di estremo bisogno portano così all’istituzione di un sistema di protezione sociale che
lotta contro la povertà, sostiene la famiglia, la
maternità, l’istruzione.
Nel 1978, con l’istituzione del Sistema sanitario
nazionale, nasce una visione integrata di gestione della salute che prevede il coinvolgimento di tutti i livelli di governo: alle Regioni spetta il
compito di stabilire norme per la gestione coordinata e integrata dei servizi dell’Unità sanitaria
locale con i servizi sociali esistenti sul territorio,
ai Comuni spetta la gestione dell’Unità sanitaria
e dei servizi sociali su medesimi ambiti territoriali.
Negli anni ‘80 alcune Regioni istituiscono le
Unità socio-sanitarie mentre altre legiferano
separando i due piani (quello sanitario, di carattere regionale, e quello sociale, di carattere comunale). In questo periodo i Comuni delegano
alle Unità sanitarie locali alcuni servizi.
Negli anni ’90 assistiamo al processo di aziendalizzazione delle Asl che possono gestire attività o servizi-socio assistenziali su delega degli
enti locali con oneri a carico degli stessi, mentre i Comuni che non rientrano nella fase di programmazione e controllo vengono estromessi
dalle strutture sanitarie.
Sarà la legge quadro 329/2000 a creare una
nuova rete integrata di solidarietà tra cittadini,
istituzioni pubbliche, istituzioni private e asso30 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 12/2012
ciazioni, introducendo anche degli standard di
prestazioni omogenee e una nuova cultura basata sulla sussidiarietà verticale e orizzontale.
Nel Welfare italiano esistono livelli istituzionali
con caratteristiche proprie: lo Stato individua i
livelli essenziali delle prestazioni attraverso un
Piano nazionale degli interventi su base triennale, alle Regioni la programmazione, l’indirizzo
e il coordinamento, formulando un Piano regionale degli interventi dei Servizi sociali. I Comuni
costituiscono un nuovo fulcro operativo: a loro
spetta la programmazione attraverso i piani di
zona, la realizzazione degli interventi sociali,
l’erogazione dei servizi e la vigilanza.
Da questo quadro il welfare Italiano appare
frammentato in 20 sistemi socio-sanitari diversi, tanti quante sono le nostre Regioni. Un aiuto a definire il modello di welfare sono queste
cinque domande.
Di chi è la responsabilità del benessere sociale?
Come realizzare equità fra le generazioni?
Il Welfare State va pensato per l’individuo o per
la famiglia?
Quali sono le condizioni per l’accesso agli interventi e ai servizi di welfare?
Chi è titolare dei diritti di welfare: il cittadino o
la persona in sé?
L’attuale quadro socio-demografico, culturale
e soprattutto economico è mutato negli anni
ed è giunto il tempo di ripensare al welfare.
Quando parliamo di welfare ci riferiamo al benessere e alla qualità di vita delle persone, alla
loro sicurezza e serenità di cui la comunità deve
prendersi cura. Il welfare attuale deve essere
sempre più un patto di democrazia basato su
partecipazione e corresponsabilità. Durante
questi anni si è perso da un lato il senso della
contribuzione e partecipazione alla costruzione
del benessere, dall’altro si è stati spinti sempre
più verso l’efficienza come unico metro di misura del sistema.
Vi è stato un appesantimento della burocrazia e
dell’istituzione che non ha permesso di rispondere alle sollecitazioni di un sociale che è in
continuo movimento, e che necessità sempre
più di una migliore efficacia e sostenibilità. Da
qui potrebbe partire un tempo in cui aprirsi a
nuovi scenari con azioni individuali, collettive ed
istituzionali per ripensare ad un nuovo welfare.
Enrico Cappelletto
informazione
A SCUOLA DI
COOPERAZIONE
Ruoli, competenze e
responsabilità per formare
i nuovi consiglieri di
amministrazione
Pordenone
Martedì 18 dicembre partirà, presso la sede Itaca di Pordenone, il corso “I Consiglieri di amministrazione in Cooperativa: ruoli, competenze e
responsabilità”. Il percorso durerà in totale 30
ore e sarà principalmente rivolto ai componenti del Consiglio di Amministrazione, l’organo di
governo e di direzione politica della Cooperativa
sociale Itaca.
Porte aperte anche per coloro i quali volessero
approfondire i diversi aspetti relativi alla cooperazione sociale e all’amministrazione di un’impresa
cooperativa, è infatti prevista la possibilità di inserimento con due modalità: possibilità di inserimento fino ad un massimo di 16 posti, in aggiunta
a quelli riservati per i Consiglieri in carica (sede di
Pordenone); possibilità di partecipazione tramite
videoconferenza (sedi periferiche principali di Tolmezzo, Fiumicello, Udine e Merano).
L’intervento formativo si propone come un primo ma significativo passo verso una maggiore
qualificazione di tutto il Consiglio di Amministrazione, anche in vista del rinnovo delle cariche
previsto per il 2013. Alla figura del Consigliere
di Amministrazione, infatti, fa capo un complesso di responsabilità civili, penali ed amministrative che è importante conoscere. Oltre a ciò
verranno approfondite le conoscenze relative a
bilancio e governance aziendale.
Si tratta di un’occasione per approcciarsi in
modo strutturato alle tematiche proprie del management cooperativo visto da punti di vista
diversi, dal piano giuridico a quello economicofiscale, che si rivolge non solo ai consiglieri in
carica ma soprattutto a quelli futuri.
Il corso seguirà il seguente calendario:
Data
martedì 18 dicembre 2012
giovedì 10 gennaio 2013
giovedì 17 gennaio 2013
giovedì 24 gennaio 2013
giovedì 31 gennaio 2013
giovedì 07 febbraio 2013
giovedì 14 febbraio 2013
giovedì 21 febbraio 2013
Orario
16.00 - 20.00
16.00 - 20.00
16.00 - 20.00
16.00 - 20.00
16.00 - 19.00
16.00 - 19.00
16.00 - 20.00
16.00 - 20.00
Gli argomenti che verranno trattati coprono a
360 gradi i nodi chiave della gestione di un’impresa cooperativa oggi, con una particolare
attenzione ai capisaldi storici. Grazie a Gianluigi Bettoli, presidente di Legacoopsociali Friuli
Venezia Giulia, verrà fornito anche un excursus
storico sulla cooperazione sociale, per analizzarne le tappe più importanti e le norme che le
hanno scandite, come pure l’attuale situazione
e le prospettive future.
L’avvocato Francesco Magrini espliciterà i fondamenti legislativi vigenti in tema di cooperazione e farà una riflessione sugli obiettivi per cui
l'impresa è amministrata, nonché sull'insieme
di regole che presiedono a un corretto ed efficiente governo societario.
Un’ulteriore tappa del percorso sarà costituita dal tema delle “Funzioni e Responsabilità”
del Consiglio di Amministrazione. Verrà infatti avviata un'analisi sulle funzioni proprie del
CdA della Cooperativa Itaca, evidenziandone i
compiti, i poteri ma anche i divieti e le deleghe.
Nell’affrontare queste molteplici questioni si alterneranno Orietta Antonini, direttrice di Itaca,
gli esponenti della Presidenza di Itaca e Renato
Cinelli, presidente Ordine dei Dottori commercialisti e degli Esperti contabili di Pordenone,
nonché sindaco dell’attuale Consiglio di Itaca.
Per completare il percorso, grazie alla guida
esperta di Paolo Castagna, responsabile amministrativo della Cooperativa, verranno forniti
alcuni concetti amministrativi di base necessari
per l’interpretazione e la letture del “Bilancio
d’esercizio”.
Gli obiettivi principali del percorso sono quelli di fornire le conoscenze basilari in ordine ai
processi e alle dinamiche decisionali del Consiglio di Amministrazione, ma anche creare una
coscienza condivisa sul ruolo del consigliere in
Cooperativa.
Per iscrizioni rivolgersi alla Segreteria del Consiglio di Amministrazione, precisando il proprio
nominativo, eventuali recapiti telefonici, sede di
lavoro e la sede da cui si seguirà il corso:
[email protected].
12/2012 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 31
insicurezza
LA SICUREZZA NON È
UN GIOCO
Nominati i nuovi Rls di Itaca
Pordenone
Si è concluso lo scorso 29 ottobre il corso per i
nuovi rappresentanti della sicurezza sul lavoro
(Rls) della Cooperativa Itaca. Si tratta dei lavoratori che hanno il compito di rappresentare
gli altri colleghi in materia di salute e sicurezza
sul luogo di lavoro nel confronto con la Cooperativa. Con questo percorso, gli Rls hanno ricevuto una formazione particolare in materia di
salute e sicurezza concernente i rischi specifici esistenti negli ambienti in cui esercitano la
propria rappresentanza, tale da assicurare loro
adeguate competenze sulle principali tecniche
di controllo e prevenzione dei rischi stessi.
Il corso, che si è rivelato decisamente valido e
stimolante per noi neoeletti, ha avuto la durata
complessiva di 32 ore ed è stato suddiviso in 4
moduli: giuridico normativo, sulla valutazione
dei rischi, sul ruolo del Rls e sulla comunicazione. Ogni anno, poi, sono previste 8 ore di
aggiornamento obbligatorie.
Ogni lunedì di ottobre 14 nuovi Rls si sono incontrati nella sede della Cooperativa Itaca di
Pordenone mentre i 4 Rls già in carica nello
scorso mandato hanno presenziato per l'aggiornamento lunedi 22 ottobre.
Questi i nomi dei 18 rappresentanti: Gaetano
Amendola, Leonardo Cardella, Giovanni Giustinelli, Daniele Franco, Flavia Cudini, Luca Casagrande, Elisa Cancian, Eluana De Marco, Maurizio Perrotta, Mary Pittana, Nazario Lombardi,
Francesca Pletti, Fabio Gardelli, Barbara Comelli, Angela Campeotto, Gianluca Braida, Alessia
Polonia e Nicoletta De Lorenzo Buffolo.
32 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 12/2012
Gli argomenti trattati, inerenti la sicurezza sul
lavoro, in particolare i vari rischi (fisico, biologico, videoterminale, stress lavoro correlato,
radiazioni, vibrazioni, rumore, microclima,
movimentazione manuale dei carichi), la compilazione della modulistica e le tecniche di
comunicazione, sono stati molto interessanti
anche grazie alla bravura e alla disponibilità dei
docenti Enos Ceschin e Pietro Aloisio di Applika, Nadia Lorenzon e Chiara Stabile dell'ufficio
sicurezza di Itaca, l'avvocato Monica Pilot di
Applika e i sindacati.
E' stata un'ottima occasione anche per conoscere nuovi colleghi di lavoro operanti nei vari
settori della Cooperativa (anziani, disabilità,
minori e salute mentale) e ci sentiamo di sottolineare che tra di noi si è subito instaurato un
buon clima e un buon rapporto di lavoro.
Noi Rls permetteremo di rappresentare le
istanze, le problematiche e le necessità di informazioni e chiarimenti espresse dai lavoratori, con l'obiettivo di attuare lo spirito di partecipazione attiva nella pratica dei principi riguardanti salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Ora non ci resta che svolgere al meglio il nostro ruolo e per qualsiasi problema inerente
questo campo non esitate a contattarci.
La sicurezza non è un gioco!
Flavia Cudini
Eluana De Marco
inpersonale
ITACA, UN’ISOLA
DI CONCILIAZIONE
Azioni positive per la
conciliazione dei tempi di vita
e di lavoro
Pordenone
Il numero di dicembre di IT La Gazzetta tra pochi minuti andrà in stampa ed ecco giungere la
comunicazione, oramai inaspettata, dell’approvazione e del parziale finanziamento del progetto “Itaca, un’isola di conciliazione” presentato
ai sensi dell’art. 9 della legge n. 53 del 2000,
ovvero il dispositivo che sostiene le azioni positive per la conciliazione dei tempi di vita e di
lavoro.
Nel lontano novembre 2011 avevamo presentato presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le politiche della famiglia,
un progetto articolato per il quale chiedevamo
un contributo di 465.526,88 euro. La nostra
proposta è stata valutata positivamente ed ha
ottenuto un punteggio di 67/100, che ha portato ad un parziale finanziamento, per un importo
complessivo di € 163.588,75. Un ottimo risultato che riassumiamo in pochi numeri.
Su diverse centinaia di aziende richiedenti a livello nazionale solo 87 hanno ricevuto approvazione e copertura finanziaria. Tra queste ci siamo “classificati” all’undicesimo posto: prima
realtà in assoluto in Friuli Venezia Giulia (dietro
di noi altre quattro aziende) e quinti in assoluto a livello nazionale tra le società cooperative
partecipanti.
Articolati i servizi che ci sono stati finanziati tramite la legge 53. Per quanto riguarda gli Interventi di flessibilità, la Banca delle ore che permetterà di accantonare in un conto personale le
ore di lavoro straordinario svolte che potranno
poi essere fruite per esigenze di conciliazione; e
il Telelavoro che consentirà maggior tempo da
dedicare alla famiglia evitando costi economici
e di tempo per raggiungere la sede di lavoro.
Riguardo agli Interventi e servizi innovativi le
proposte cercano di rispondere al bisogno dei
lavoratori di: gestire il tempo con i propri figli,
in particolare dei bambini di età compresa tra
0 e 8 anni e degli adolescenti (oltre i 15 anni);
ma anche di accudire familiari disabili, anziani
in condizione di non autosufficienza o, ancora, situazioni familiari critiche, dove l’aiuto del
coniuge/compagno o di un altro parente non
sempre è sufficiente ad assicurare un’assistenza adeguata.
Quindi Baby parking grazie a cui Itaca mette
a disposizione 5 luoghi di proprietà nei quali organizzare attività di babysitteraggio per bambini
nella fascia di età 4-15 anni fino ad un massimo di 15 unità per gruppo. Verranno impiegati
2 educatori per 4 ore settimanali per ogni sede
e per complessive 3120 ore.
Il Supporto scolastico Teenagers è un servizio
per i figli adolescenti degli operatori che spesso
trascorrono il pomeriggio da soli a casa perché
i genitori lavorano. Verranno impiegati 2 educatori per 4 ore settimanali, per ciascuna area territoriale (6 aree) e per complessive 2736 ore.
Infine il Baby sitter on call rivolto a quei genitori che, dovendo recarsi al lavoro e non sapendo a chi lasciare il figlio ammalato, potranno
contattare un baby sitter a domicilio. L’iniziativa
si sviluppa per circa 4 ore settimanali, per ciascuna area territoriale (6 aree) e per complessive 1800 ore.
Non tutte le azioni del progetto da noi presentate sono state approvate, di conseguenza sottoporremo al Consiglio di Amministrazione di
Itaca la proposta di finanziarne alcune con fondi
propri della Cooperativa.
Il progetto avrà una durata di circa 18 mesi. Nei
prossimi giorni inizieremo la pianificazione delle
attività e con l’anno nuovo forniremo ai soggetti
interessati le informazioni necessarie per poter
accedere ai servizi sopra riportati.
Vogliamo ringraziare tutti colleghi che hanno
contribuito alla riuscita del progetto, in particolare Anna Bagnarol e Manolo Battistutta per il
prezioso contributo in fase di ideazione e redazione del progetto.
Chiara Stabile ed Emanuele Ceschin
Con gioia il socio Walter Mattiussi, la moglie Paula ed i fratelli Marco e
Franco comunicano l'arrivo di Aldo, nato il 2 novembre
a San Daniele del Friuli!
12/2012 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 33
Culture
MU
SI
CA
ci
ne
ma
007 SKYFALL
Norah Jones - Little Broken Hearts
Skyfall, diretto dal regista inglese Sam Mendes (lo stesso di American Beauty),
riporta sullo schermo una nuova appassionante avventura del mitico detective
inglese James Bond (alias 007).
Ci troviamo ad Istanbul, dove Bond è in missione per recuperare un prezioso file
contenente l’elenco nominativo degli agenti inglesi infiltrati del M16. Dopo una
serie di inseguimenti rocamboleschi per le vie della città, 007 cade vittima del
fuoco amico e precipita dentro una cascata.
James Bond viene dichiarato morto e M subisce un processo dal governo britannico per non aver condotto adeguatamente le indagini e, conseguentemente,
non essere riuscita a recuperare il file.
Gareth Mallory - nuovo capo dell'ufficio dei rapporti con l'Intelligence - invita M
a lasciare il posto ad un collega più giovane: per lei è ormai sopraggiunta l’ora
del pensionamento. M rifiuta la proposta e chiede di continuare con fermezza le
indagini, ma la situazione si fa sempre più difficile e la sede del M16 viene fatta
saltare in aria dai terroristi che detengono il file.
Ed ecco di nuovo sullo schermo James Bond il quale, da un posto sperduto della
Turchia, stanco e annoiato (e anche un po’ depresso), casualmente apprende la
notizia dell'attentato e capisce che la sua Patria ed M sono in pericolo, quindi
decide di rimettersi in gioco e di tornare in Inghilterra.
Rientrato in missione si mette a disposizione di M per recuperare il file, ma da subito appare stanco e fuori forma. M lo accoglie comunque in servizio, nonostante
Bond non abbia superato i test di ammissione.
A questo punto inizia il viaggio di 007 verso Shangai, dove si imbatterà nel cattivo
e perfido Silva, ex agente M16 ‘consegnato’ da M ai cinesi e barbaramente
torturato tanto da coltivare una forte vendetta verso la donna.
Da qui inizia la lotta tra Bond e Silva, ossia tra due agenti che derivano, in un
certo senso, dalla stessa madre (M): uno è fedele e riconoscente al proprio capo,
l’altro ha accumulato talmente tanta vendetta da volerla uccidere.
La trama del film è piuttosto scontata perché i buoni saranno sempre i vincitori e i
cattivi sempre i perdenti, ma il James Bond interpretato da Daniel Craig in Skyfall
appare un uomo vulnerabile, con un passato difficile, stanco, ma che ha ancora
voglia di lottare e di far valere la ragione sulla vendetta.
Un momento di emozione quando “risbuca” da un anonimo garage di Londra
la mitica Aston Martin DB5 usata nelle vecchie missioni di Sean Connery, così
come le affascinanti immagini del paesaggio scozzese che accolgono il ritorno a
casa del famoso detective. Imperdibile anche l’interpretazione di Javier Barden
nel ruolo del perfido Silva.
Non voglio continuare con la descrizione della trama, lascio a voi la visione del
film che è sicuramente da vedere. A mio avviso, i vecchi film di 007 erano indubbiamente semplici ma molto più avvincenti (vi ricordate “Licenza di uccidere”,
“GoldenEye” o “Goldfinger”?), ma “Skyfall” è particolare, diverso da tutti gli altri:
mette in evidenza un detective “più umano” e “meno infallibile”. Infine, degna di
nota la colonna sonora del film, interpretata dalla cantante inglese Adele e ora
diffusa su tutti i network radiofonici.
Attendo vostri commenti. Buona visione!
Pubblicato lo scorso maggio a dieci anni di anni di distanza dal suo straordinario debutto sulla scena musicale, Little Broken Hearts è un progetto molto interessante che si colloca tra sonorità vintage e quasi nostalgiche ed un pop-rock
ricercato. La collaborazione con il produttore dei Black Keys, Danged Mouse,
sposta l'equilibrio ed il baricentro di quest'album confermando la maturità e la
straordinaria classe di Norah Jones.
Anna Bagnarol
34 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 12/2012
Se sono ormai lontani i tempi di "Come Away with Me", dove la voce cullava
in calde atmosfere l'ascoltatore, ora la vocalità della cantante è maturata e
cresciuta da diventare meno caratterizzante sugli arrangiamenti e sui testi,
scivolando dolcemente e graffiando se necessario. E' un altro passo in una
direzione divergente da quella che l'ha portata a vendere 25 milioni di dischi e
a collezionare Grammy Awards, spostandosi dalle sonorità jazz-pop verso altre
sperimentazioni. Un album sofisticato e diretto che incuriosisce, attraverso
una eterogenea miscela di suoni acustici, elettrici con colori caldi e analogici
che dipingono un quadro senza tempo. Il pianoforte è quasi nascosto e poco
presente, cedendo il ruolo di protagonista a chitarre elettriche che creano una
trama fluida, si intrecciano con la voce solista e si modulano in tremoli che
si riveberano su accompagnamenti composti da basso e strumenti ad arco o
synth, sempre scanditi da un batteria essenziale e minimale.
Il singolo "Happy Pills" è in qualche modo un esempio della direzione dell'album
e rappresenta anche la sonorità più ritmica e trascinante di tutte, assieme a
"Out On The Road" e "Say Good Bye". Un disco pop con dodici tracce dal sapore
classico e sognante, certamente da ascoltare. Fatemi sapere che ne pensate.
Paolo Frigo
INVIACI
LA TUA RECENSIONE
Dal 2001 hai visto un solo film ma ti ha fatto venire la pelle d’oca
dall’emozione?
Ti sforzi ma non riesci proprio a ricordare la data del concerto-evento di
Bobby Solo al quale hai partecipato con tanto trasporto?
Il tuo ultimo libro letto per intero giace da anni sotto una consistente coltre
di polvere tanto da non distinguerne più i contorni?
Non importa. Non fartene un problema. Se nei prossimi mesi ti capiterà
di leggere un libro, assistere ad un concerto, vedere un film, una
rappresentazione teatrale o una mostra, ascoltare un disco … bene!
Raccontacelo! Inviaci una recensione e potrai trovarla pubblicata in
Gazzetta!
Perché non è mai troppo tardi [email protected]
RICERCHIAMO Per
AREA
RESIDENZIALE
ANZIANI
Casa di Riposo Tolmezzo (UD)
Addetta/o all’assistenza
Si richiede: Qualifica Operatore Socio
Sanitario; esperienza nei servizi di assistenza
anziani; patente B, auto propria.
Si offre: contratto a tempo determinato;
part time su turni; applicazione completa del
Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.
Casa di Riposo Maniago (PN)
Infermiere/i
Si richiede: Diploma o laurea scienze
infermieristiche; iscrizione IPASVI; esperienza
minima; patente B, auto propria.
Si offre: contratto a tempo indeterminato;
part time; applicazione completa del Contratto
Nazionale delle Cooperative Sociali.
AREA
TERRITORIALE
ANZIANI
Servizio di Assistenza
Domiciliare Monfalcone (GO)
Addetta/o all’assistenza
Si richiede: Qualifica Operatore Socio
Sanitario; esperienza nei servizi di assistenza
anziani; patente B, auto propria.
Si offre: contratto a tempo determinato;
part time; applicazione completa del Contratto
Nazionale delle Cooperative Sociali.
AREA
DISABILITà
Si offre: contratto a tempo determinato;
part time; applicazione completa del Contratto
Nazionale delle Cooperative Sociali.
Comunità per Disabili Begliano
e Gorizia
zona Cervignano
Infermieri
del Friuli (UD)
professionali
Educatrice/ore
Si richiede: Laurea scienze infermieristiche
o diploma infermiere professionale; iscrizione
IPASVI; esperienza minima nei servizi con la
disabilità; possesso di patente B, auto propria.
Si offre: contratto a tempo indeterminato;
part time; applicazione completa del Contratto
Nazionale delle Cooperative Sociali.
Si richiede: Diploma settore socio assistenziale ed educativo, qualifica OSS; esperienza
minima nei servizi educativi e assistenziali ai
minori; patente B, auto propria.
Si offre: contratto a tempo determinato;
part time; applicazione completa del Contratto
Nazionale delle Cooperative Sociali.
Comunità per Disabili
Ragogna (UD)
Infermieri
professionali
zona Pordenone
Educatrice
Si richiede: Laurea scienze infermieristiche
o diploma infermiere professionale; iscrizione
IPASVI; esperienza minima nei servizi con la
disabilità; possesso di patente B, auto propria.
Si offre: contratto a tempo determinato;
part time; applicazione completa del Contratto
Nazionale delle Cooperative Sociali.
AREA MINORI
Scuola per l’Infaniza Santo
Stino di Livenza (VE)
Insegnante scuola
per l’infanzia
Si richiede: Laurea scienze della formazione
primaria indirizzo prima infanzia; diploma magistrale o liceo psicopedagogico conseguito entro l’a.s. 2001/2002; esperienza minima nelle
scuole per l’infanzia; patente B, auto propria.
Si richiede: Laurea scienze dell’educazione
o Psicologia; esperienza minima nei servizi
educativi con minori con sindrome autistica;
patente B, auto propria.
Si offre: contratto a tempo determinato;
part time; applicazione completa del Contratto
Nazionale delle Cooperative Sociali.
Le domande vanno inviate
a uno dei seguenti recapiti:
Cooperativa Itaca • Ufficio Risorse Umane
Vicolo Selvatico 16 • 33170 Pordenone
e-mail: [email protected]
Tel. 0434-366064 • Fax 0434-253266
Redazione
Fabio Della Pietra
Caterina Boria
Simone Ciprian
Renato Esposito
Laura Lionetti
Enrichetta Zamò
impaginazione
La Collina - Società Cooperativa Sociale Onlus - Trieste
STAMPA
Hand Consorzio di comunicazione sociale - Udine
Numero chiuso il 6 dicembre alle ore 13.00 e stampato in
1180 copie
12/2012 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 35
ASTA DI BENEFICENZA
ORCHESTRAZIONE N.20
Solidarietà e arte si incontrano
il 22 e 23 dicembre a Portogruaro
Fly UP