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L`Arte della Vela
A cura di Fulvio Basile. L’Arte della Vela NOZIONI BASILARI PER CONDURRE UNA BARCA A VELA Una barca a vela è soprattutto una macchina che trasforma la forza del vento in movimento sull’acqua. Tutte le parti della barca concorrono ed hanno un ruolo ben definito in questo processo di trasformazione. Nelle pagine che seguono esamineremo i componenti dell’imbarcazione a vela e vedremo come essi insieme fanno sì che la barca venga spinta dal vento e, con certe limitazioni, riesca a muoversi anche contro vento (cioè a risalirlo). 1. ANATOMIA DI UNA BARCA A VELA Gli organi di un'imbarcazione a vela possono essere raggruppati sotto tre voci: - lo scafo, cioè il corpo dell’imbarcazione; - l’attrezzatura: la velatura ed i suoi supporti; - gli organi di governo. A. LO SCAFO E’ l’insieme di tutte le strutture che costituiscono il corpo di un galleggiante. Poiché l’imbarcazione è destinata a spostarsi sulla superficie dell’acqua, si è cercato attraverso i secoli di dare allo scafo forme più adatte a facilitare detto spostamento. Si è arrivati così a forme allungate e simmetriche, per le quali si può distinguere una parte anteriore, “prora” o “prua”, ed una parte posteriore “poppa”. Stando seduti a poppa, rivolti verso prora, vedremo la barca divisa in due: lato dritto e lato sinistro. La parte immersa di uno scafo, quando in acqua, viene definita “opera viva”, mentre quella emersa “opera morta”. E’ indispensabile che lo scafo di un’imbarcazione a vela offra resistenza allo spostamento laterale (“scarroccio”); è appunto per questo che è generalmente munito nella parte inferiore di un'appendice fissa o mobile detta “deriva”. Figura 1- Lo scafo 2 B. L’ATTREZZATURA Sotto questa voce ci riferiamo alle vele ed a tutto quello che serve a sostenerle, a presentarle al vento, al controllo della loro forma e del loro orientamento. L’attrezzatura è il vero e proprio motore dell’imbarcazione. Fanno parte dell’attrezzatura l’albero, il boma, le manovre fisse e correnti, le vele. Sulla coperta abbiamo l’albero, che è sorretto dalle manovre fisse, cioè cavi di acciaio così distribuiti: a prora lo “strallo” o “straglio”, lateralmente le “sartie”, a poppa il “paterazzo”. Lungo l’albero scorrono le drizze (manovre correnti), generalmente cavi in tessile che servono ad alzare le vele. Le vele vengono regolate mediante le “scotte” (manovre correnti). Le scotte sono tre: una per la randa e due per il fiocco. Vi è inoltre sullo scafo un’infinità di ferramenta (gallocce - bozzelli - grilli o maniglioni passascotte - strozzascotte - garrocci - verricelli - tornichetti - moschettoni - lande - etc.) il cui uso e nomenclatura è bene apprendere mano mano con la pratica. Figura 2 - L'attrezzatura Le vele di un'imbarcazione tipica sono la “randa” ed il “fiocco”. La randa è la vela principale; è inferita nella parte posteriore dell’albero e sul boma. Il fiocco è la vela prodiera; viene murata a prora estrema ed assicurata allo strallo mediante garrocci. Entrambe le vele sono normalmente triangolari; gli angoli e i lati hanno specifiche denominazioni come da fig.3. La randa possiede un certo numero di lamine di plastica dette 3 “stecche”, che vengono infilate in apposite tasche sulla balumina o caduta poppiera e servono a dare a quest’ultima la convessità voluta (allunamento). Figura 3- Le vele C. GLI ORGANI DI GOVERNO Se è necessario per uno scafo poter avanzare facilmente, altrettanto necessario è che lo si possa dirigere bene (governare). Questa funzione viene assolta dagli organi di governo, ossia dal “timone”. Nella sua forma più semplice il timone comprende: - la pala, tavola profilata che si prolunga nell’acqua generalmente fissata sullo specchio di poppa dello scafo mediante un sistema di perni (agugliotti e femminelle) che le permette di ruotare attorno ad un asse approssimativamente verticale; - la barra che costituisce l’impugnatura per il timoniere e che, solidale alla pala, permette di controllarne l’orientazione e percepire la pressione che l’acqua vi esercita. Figura 4- Il timone E’ ovvio che, se la barca è ferma, il timone non ha alcun effetto. Occorre un minimo di velocità perché la barca reagisca all’azione del timone. Inoltre si deve tenere presente 4 che, portando la barra da un lato, es. a dritta, è la poppa che si sposta a dritta e di conseguenza la barca accosta a sinistra. Questo avviene perché la pala del timone che va dal lato opposto a quello della barra, viene investita dal flusso dell’acqua, che esercita una pressione sulla superficie ad essa esposta, ed una depressione sull’altra, che generano una forza tendente a spingere di lato la poppa e a frenare la barca. 2. PRINCIPI ELEMENTARI SULLA PROPULSIONE A VELA Consideriamo l’energia motrice della barca a vela: il vento. E’ intuitivo che, se questo viene da poppa, gonfierà la vela e spingerà la barca, che di conseguenza si muoverà nella stessa direzione. Meno intuitivo è rendersi conto come la barca possa avanzare quando il vento spinge di lato formando anche un’angolo alquanto acuto con la direzione di avanzamento. Questo si ottiene sfruttando il principio delle superfici portanti, che viene utilizzato anche dagli aerei per avere il sostentamento. Il vento soffiando sulla vela, disposta obliquamente alla sua direzione genera una pressione sulla faccia esposta (“sopravvento”) ed una depressione su quella opposta (“sottovento”) (fig.5a). Pressioni e depressioni danno luogo a delle forze elementari la cui risultante R è applicata al centro di pressione della vela ed è perpendicolare alla stessa. Scomponendo tale forza, secondo le due direzioni, parallela e normale al moto, si ottengono le due componenti, una longitudinale P (forza propulsiva), che fa avanzare la barca ed una laterale S che tende a farla sbandare e muovere di fianco (“scarrocciare”). In realtà lo scarroccio è molto contenuto perché vi si oppone la deriva che offre ad esso molta resistenza. Una vela piatta darebbe una risultante R troppo piccola e poco inclinata rispetto alla direzione del vento, tanto da non consentire andature di bolina stretta. La possibilità di stringere molto il vento, fino ad angoli di incidenza di 30 gradi è stata ottenuta conferendo alla vela un profilo curvo. Con una vela curva i filetti fluidi assumono una distribuzione tale che la risultante R delle forze fluidodinamiche risulta maggiore in intensità a quella relativa ad una vela piatta e maggiormente orientata verso il bordo di attacco (fig. 5 b). Figura 5 Inoltre il profilo curvo della vela, avvia meglio i filetti fluidi e riduce notevolmente la resistenza al moto dovuta ai vortici che si formano intorno alla vela (fig.6). 5 Figura 6 Quando si parla del vento utilizzato da una barca a vela in movimento si intende il vento apparente (VA) che è dato dalla risultante fra il vento atmosferico o vento reale (W) ed il vento di avanzamento (V), cioè quello provocato dallo spostamento della barca nella massa d'aria (fig.7). Detto vento apparente ha caratteristiche di velocità e direzione diverse da quelle del vento atmosferico. Così, quando una barca a vela segue una rotta che si confonde con la direzione del vento (andatura in poppa), il vento apparente è più debole del vento reale perché il suo vento di avanzamento diametralmente Figura 7 opposto a W, si sottrae da questo: VA=W-V. In questo caso vento apparente e vento reale hanno la stessa direzione. Per contro, quando l'imbarcazione segue una rotta diversa da quella dell'andatura in poppa, essa utilizza un vento apparente che ha sempre direzione spostata più a proravia del vento reale ed intensità maggiore nelle andature di bolina (fig. 8). Figura 8 Inoltre maggiore è la velocità della barca minore è l'angolo che il vento apparente forma con la direzione della barca stessa. Di conseguenza in caso di aumento di velocità bisognerà 6 agire sulle vele cazzando o sul timone poggiando; viceversa in caso di riduzione della velocità bisognerà lascare o orzare. 3. ARMARE UNA BARCA Prima di armare la barca è bene fare un controllo a tutta la sua attrezzatura con particolare riguardo alla ferramenta quale: perni, coppiglie, viti e bulloni vari, assicurandosi che sia al proprio posto o nessuno di essi si stia per svitare o sfilare. Si controlla che le varie manovre (drizze soprattutto) siano in chiaro e si armano le scotte se sono state tolte disarmando la barca. Prima di iniziare ad armare le vele si deve sempre mettere, sia che la barca è a terra, sia che è in mare, la prora al vento. Si mura il fiocco, si ingarroccia sullo strallo (se la vela è munita di garrocci), si assicura la penna alla drizza e le scotte alla bugna. Si infierisce la ralinga della base della randa nella canaletta del boma, si mura la randa, si assicura la bugna al tesabase. Si inseriscono le stecche nelle guaine. Si inferisce nella canaletta dell’albero la ralinga del bordo di attacco della randa avendo cura che questa non abbia preso delle volte. Si assicura la drizza alla penna. Si alzano quindi le due vele dando poi volta con dei mezzi colli (di cui l’ultimo strozzato) alle gallocce a piede d’albero. Si arma il timone e, tenendo sempre la prua al vento, si mette la barca in acqua e si sale a bordo. Basta poi cazzare le vele e puggiare un po' perché la barca inizi a muoversi. Non appena il fondale lo permette, si affonda tutta la pala del timone e si infila o si abbassa la deriva. 4. LE ANDATURE Chi fa muovere la barca a vela è il vento. Quindi se con essa vogliamo andare da un luogo ad un altro, dobbiamo sempre tenere conto della direzione del vento. Infatti l’avanzamento di una barca a vela è subordinato a questi tre fattori: direzione ed intensità del vento; direzione della prora della barca; perfetta regolazione delle vele. Premesso ciò vediamo che per navigare si mantengono in relazione alla direzione del vento le seguenti andature: BOLINA, TRAVERSO, LASCO, POPPA. A. ANDATURA DI BOLINA E’ l’andatura che si tiene formando tra la direzione della prora (asse longitudinale) della barca e quella del vento reale angoli che vanno da 40°/50° a circa 80°. In questa gamma di angoli si passa dalla bolina stretta alla bolina larga. Con angoli inferiori a 40° è impossibile stringere il vento per cui per procedere in quelle direzioni si è costretti a fare dei bordi. Infatti l’angolo fra 0° e 40° e detto angolo di SOPRAVENTO e di BORDEGGIO. Nell’andatura di bolina le vele sono BORDATE (cazzate) il più possibile in relazione all’intensità del vento. Con vento leggero non bisogna cazzare troppo e converrà che la vela faccia una discreta curva (vela grassa, albero piuttosto diritto), mentre con vento forte converrà avere una vela piatta (vela magra, albero curvato). Con vento forte, se l'imbarcazione sbanda troppo è necessario lascare un poco le vele facendole fileggiare leggermente, perchè lo scafo troppo sbandato oppone molta resistenza nel senso del moto. B. ANDATURA AL TRAVERSO E’ l’andatura che si tiene formando fra la prora della barca e la direzione del vento reale angoli da 80° a 100° circa. Le scotte si regolano in modo che le vele non fileggino, ma evitando, nel modo più assoluto che le scotte siano cazzate più del necessario. Per far 7 ciò si fileranno randa e fiocco fino a che non fileggeranno leggermente; a quel punto si recupereranno fino a far cessare la fileggiatura. C. ANDATURA AL LASCO E’ l’andatura che si tiene formando tra la prora della barca e la direzione del vento angoli da 100° a 150° circa. In questa gamma di angoli si passa dal lasco stretto al lasco largo (gran lasco). In questa andatura le vele sono lascate in maniera da formare come una barriera davanti al vento che le spingono. Per la regolazione delle vele vanno usati gli stessi accorgimenti dell’andatura al traverso. D. ANDATURA IN POPPA L’andatura di poppa si tiene formando tra la prora della barca e la direzione del vento angoli da 150° a 180°. Le vele in questa andatura sono lascate al massimo e si possono mettere una da una parte ed una dall’altra della barca (a farfalla). Se la barca ne è fornita, si usa al posto del fiocco o oltre ad esso, una vela detta SPINNAKER, che si arma articolando all’albero, opposto al boma, un’altra asta detta TANGONE. Il lasco e la poppa sono dette andature portanti. Figura 9 - Le andature 8 5. LE MANOVRE Prima di parlare delle manovre che si effettuano su di una barca a vela per navigare, bisogna definire il concetto di SOPRAVENTO e di SOTTOVENTO, basilare per manovrare e muoversi su di un’imbarcazione a vela. LATO di SOPRAVENTO è la parte della barca colpita dal vento (considerando la barca divisa in due dal suo asse longitudinale). Il timoniere normalmente è seduto dalla parte di sopravvento sia per avere una più ampia visuale che per equilibrare con il suo peso lo sbandamento della barca. LATO di SOTTOVENTO è invece la parte ridossata dal vento. Nel caso di dubbio, per una visione immediata, basta guardare il boma che si porta sempre automaticamente sottovento. Una imbarcazione ha sempre un lato sopravvento ed un lato sottovento salvo che nell’attimo che si porta in filo al vento nelle manovre di virata e di strambata o quando si viene in filo volontariamente per fermarla. Premesso ciò vediamo che nel navigare con una barca a vela si fanno le seguenti manovre: ORZATA, PUGGIATA, VIRATA, STRAMBATA o ABBATTUTA. A. ORZATA Andare all’orza significa dirigere la prora della barca (portando la barra del timone sottovento) verso la direzione di provenienza del vento. Quindi si diminuisce l’angolo tra la direzione di provenienza del vento e la prora. Si può effettuare per ridurre l’eccessivo sbandamento della barca a causa di una raffica; per un cambiamento della direzione del vento; per variare la direzione del moto. Nel primo caso, passata la raffica, bisogna rimettersi in rotta riportando la barra sopravvento (puggiando). Nell’ultimo caso si dovranno di conseguenza bordare le vele (cazzando le scotte), che, per il variato angolo di attacco tenderanno a fileggiare ed a perdere il vento. B. PUGGIATA (o POGGIATA) E’ il contrario dell’orzata. Andare alla puggia significa dirigere la prora della barca (portando la barra del timone sopravvento) lontana dalla direzione del vento. Quindi allargare l’angolo d’impatto con il vento rispetto all’andatura precedente. Si può effettuare per un cambiamento di direzione del vento o per variare la direzione del moto. In quest’ultimo caso si dovranno conseguentemente lascare le vele (filando le scotte), che, per il variato angolo di attacco, saranno troppo bordate per come vengono colpite dal vento. Figura 10 - Orzata e Puggiata 9 C. VIRATA E’ la manovra che si fa per far passare le vele da una parte all’altra della barca (cambiare mure) accostando verso il vento. Si effettua portandosi a stringere il vento più possibile (andando all’orza) e cazzando le scotte. Quando ci si trova in bolina stretta, mantenendo il massimo della velocità, si porta la barra sottovento, in modo che la barca passa rapidamente con la prora nella direzione del vento ed espone al vento stesso il nuovo bordo, che prima era sottovento. Durante il passaggio con la prora al vento, al momento che inizia a fileggiare, si deve mollare la scotta del fiocco, che prima era cazzata, e passare a cazzare l’altra, che prima era mollata in quanto non lavorava, poiché sopravvento. Fatto ciò si mettono le vele a punto per la nuova andatura. La virata non è particolarmente difficile, soprattutto se non si è in presenza di ostacoli od in acque ristrette. Infatti sbagliando o non riuscendo ad effettuarla si può sempre ritentare. L’unico inconveniente è la perdita di tempo, poiché gli errori di manovra portano quasi sempre a fermare la barca in filo al vento. L’errore più frequente è quello di iniziarla con velocità insufficiente a far accostare la barca sul nuovo bordo per cui si è costretti a ricominciare da capo puggiando per riprendere velocità. D. STRAMBATA E’ la manovra che si fa per passare le vele da una parte all’altra della barca (cambiare mure) facendo accostare la poppa nella direzione del vento. Si fa questa manovra quando si sta navigando al lasco od in poppa. Si effettua cazzando rapidamente la scotta della randa fino a portare il boma al centro della barca; contemporaneamente si deve puggiare, portando la barra sopravvento, finchè la barca non avrà esposto il nuovo bordo al vento. A questo punto si dovrà lascare rapidamente (ma non mollare di colpo) la randa, che tenderà a disporsi automaticamente al lasco sul nuovo bordo, e riportare la barra del timone al centro. Il fiocco passerà da solo, quindi dovremo, fatta la manovra, mollare la scotta sopravvento (prima era sottovento) e cazzare a dovere quella sottovento. La strambata è una manovra che va fatta con molta attenzione, specialmente con Figura 11 - Virata e Strambata vento fresco, o a raffiche. Infatti al lasco la barca, a causa delle onde che la sollevano di poppa e del ridotto effetto del timone, avrà tendenza a straorzare o a strapuggiare e quindi a strambare da sola facendo passare rapidamente e senza controllo il boma da una parte all’altra della barca con pericolo per l’equipaggio e la sartia che viene colpita violentemente e per il boma che può rompersi. Ad evitare ciò bisogna fare la manovra con molta attenzione cercando di coordinare la puggiata con il recupero del boma al centro. 10 E. RADDRIZZARE LA BARCA Dopo un rovesciamento o scuffia bisogna immediatamente raddrizzare la barca prima che si giri completamente con l’albero in posizione verticale. Prima di iniziare la manovra si devono filare completamente le scotte e mettere la prua al vento. Poi, dopo aver portato l’albero e la deriva paralleli alla superficie dell’acqua, il prodiere, reggendosi alla sartia che è fuori dell’acqua, sale sulla deriva e facendo forza su di essa, sporgendosi fuori dell’acqua raddrizza la barca. Il timoniere sale per primo a bordo e, quando è pronto a governare, fa salire anche il prodiere. Prima di riprendere a navigare ci si deve guardare intorno per vedere se non si sono lasciate pagaie, buglioli ecc. che eventualmente si recuperano. F. PRESA DI BOA O DI GAVITELLO Per ormeggiarsi ad una boa o ad un gavitello bisogna innanzi tutto arrivarci sopra lentamente, in maniera da poterlo agguantare e darci volta con la barbetta. Se si avanza verso detta boa in bolina o al traverso basterà, arrivati ad una certa distanza (cioè quella sufficiente per raggiungerla con l’abbrivo), filare le scotte in maniera che le vele non portino più, ed andarci sopra con l’abbrivo. In questi casi conviene tenersi prudentemente un po' sopravvento alla boa in maniera da non perderla in caso di scarroccio. Se invece si avanza verso la boa al lasco o in poppa, bisognerà, ad una certa distanza dalla boa, venire gradualmente all’orza, in maniera di trovarsi sulla boa, con la prora al vento a barca quasi ferma. G. UOMO IN MARE La caduta di un uomo in mare dovrebbe essere evitata facendo indossare a tutto l’equipaggio, quando il tempo lo fa reputare opportuno, la cintura di sicurezza. Se malgrado tutte le precauzioni, un membro dell’equipaggio dovesse cadere in mare, all’urlo di uomo in mare, ci si deve comportare in questa maniera: 1. lanciare subito il salvagente anulare; 2. iniziare a manovrare per il recupero a seconda dell’andatura che si sta facendo. Se si sta navigando in bolina si deve puggiare e filare le scotte fino a trovarsi al lasco e dover strambare. Dopo strambato si deve man mano tornare all’orza fino a portarsi in bolina. Facendo ciò si sarà compiuto un giro completo trovandosi sottovento all’uomo che dovrà essere raggiunto proprio in bolina in maniera da poter filare le scotte, a distanza opportuna, ed avvicinarlo con l’abbrivo. Se si sta navigando al traverso si deve far correre ancora un po' la barca e poi puggiare e lascare strambando per poi venire all’orza fino a trovarsi come nel caso precedente in bolina e quindi ad avere fatto un giro completo fino al naufrago. Se si sta navigando al lasco od in poppa, appena cade l’uomo in mare si deve immediatamente orzare e navigare un po' in bolina. Poi si deve virare, puggiare e lascare rapidamente per tornare sull’uomo in bolina come nei casi precedenti. In tutti i casi si deve cercare di manovrare abbastanza rapidamente per non lasciare l’uomo troppo tempo in acqua. Si deve arrivare di bolina non troppo stretta in maniera di poter ancora orzare nel caso di aver fatto male i calcoli, mentre se si è troppo abbrivati si potrà rallentare filando e orzando. 11 6. NAVIGAZIONE CON CATTIVO TEMPO All’approssimarsi del maltempo ci si deve preparare ad affrontarlo riducendo senza indugio e adeguatamente la velatura. Infatti un po' di ritardo potrebbe fare sì che la manovra diventi molto più difficile. Non appena se ne ravvisi l’opportunità si deve cambiare il fiocco murandone ed ingarrocciandone uno più piccolo e issandolo subito dopo aver ammainato il grande. Se il vento aumenta ancora si deve subito dare una mano di terzaruoli alla randa. Nel caso che il vento aumenti ulteriormente si deve cambiare di nuovo il fiocco con uno ancora più piccolo e dare la seconda mano di terzaruolo alla randa. Ogni volta che si cambia un fiocco si deve anche cambiare il punto di scotta, adeguandolo al nuovo fiocco. Per seguire le manovre di riduzione di velatura, ci si deve mettere in bolina larga in modo da navigare con la vela sulla quale non si sta lavorando e tenere filata quella che si sta riducendo. Esempio: se si sta terzaruolando la randa (che quindi è filata) si naviga con il solo fiocco; se si sta cambiando il fiocco, si naviga con la sola randa. Se, per l’aumentato maltempo, non sono state sufficienti le precedenti manovre, ci si deve mettere alla cappa armando le relative vele: randa di cappa e tormentina; oppure si deve fuggire in poppa, ciò che si fa ammainando tutte le vele e filando di poppa, a doppino, un lungo cavo (cavo dell’ancora, scotte legate fra loro) che fa tenere la poppa al mare. Si può anche filare di poppa un’ancora galleggiante o in sua vece qualsiasi oggetto atto ad essere trascinato opponendo resistenza. 7. NORME PER PREVENIRE GLI ABBORDI IN MARE La navigazione in mare è regolata dalla “Norme per prevenire gli abbordi in mare”, che, per il tipo di navigazione che c'interessa, possono essere sintetizzate nelle seguenti regole: - Tra due imbarcazioni una a vela e l’altra a propulsione meccanica, quella a propulsione meccanica deve lasciare libera la rotta a quella a vela, salvo che non sia impegnata in lavori (pesca a strascico, posa di reti, posa di cavi, rimorchio, ecc.) (regola 18); - Tra due imbarcazioni a vela che navigano stringendo il vento con mure diverse, quella che naviga con mure a sinistra deve lasciare libera la rotta a quella con mure a dritta (reg.12); - Quando due imbarcazioni a vela navigano con vento proveniente dallo stesso lato, quella che è sopravento deve lasciare libera la rotta a quella che è sottovento (reg. 12); - Un’imbarcazione a vela che ne raggiunge un’altra, anche se a propulsione meccanica, deve lasciare libera la rotta all’imbarcazione raggiunta (reg.13 a). A queste regole bisogna aggiungere, per evitare le collisioni, anche il buonsenso. Infatti quando si ha diritto di precedenza, è vero che si deve conservare la propria rotta, ma bisogna sempre portare attenzione alle manovre dell’imbarcazione che si sta incrociando e nel caso questa non dimostri in tempo di voler dare acqua, si deve immediatamente manovrare per evitare la collisione. Quando si accosta per dare acqua ad una imbarcazione che ha diritto di precedenza, si deve sempre manovrare con molto anticipo e con chiarezza in maniera da far ben capire ciò che si sta facendo. Dopo accostato, nell’incrociare la rotta dell’imbarcazione con diritto di precedenza le si deve sempre passare di poppa e mai di prora. 12 Navigando in acque ristrette (canali, porti) una piccola barca a vela deve lasciare libera la rotta ad una nave per la quale è difficile manovrare. Questa regola è valida anche in mare aperto nei riguardi di grosse navi per le quali, a causa dell’abbrivo, è difficile accostare rapidamente. Per quanto detto sopra, durante la navigazione, si devono tenere sotto controllo i natanti che incrociano le acque circostanti effettuandone di tanto in tanto i rilevamenti*. Se i rilevamenti successivi di qualcuno dei suddetti natanti dovessero mantenersi costanti, vuol dire che con questo si sta facendo rotta di collisione. E’ chiaro allora che uno dei due dovrà accostare secondo le precedenti norme. IL VENTO Il vento rappresenta l’energia propulsiva di un’imbarcazione a vela; è importante, pertanto, che il velista ne conosca istante per istante la direzione di provenienza e l’intensità. Egli deve possedere una istintiva sensibilità nei confronti del vento, sensibilità che si acquisisce a poco a poco con * Per rilevamento s’intende la direzione nella quale dalla propria imbarcazione è visto un oggetto. 13 l’osservazione attenta, vigile, costante e sistematica di come il vento insorge, si rafforza e abbonaccia, di come può cambiare da località a località, da ora in ora, da stagione a stagione. Una volta acquisita questa sensibilità il velista sarà in grado di prevedere ogni possibile variazione o salto di vento e prendere i dovuti provvedimenti in tempo debito. Un velista esperto sa apprezzare con buona approssimazione la velocità e la direzione del vento. Per una maggiore precisione esiste uno strumento di misurazione apposito che si chiama “anemometro”. Bisogna tener presente che su una imbarcazione in movimento l’anemometro misura il vento apparente, che è la risultante dei vettori vento di avanzamento e vento reale. Le unità di misura con le quali si esprime la velocità del vento sono il metro al secondo, il chilometro all’ora e il nodo, che corrisponde ad un miglio marino (1852 mt.) all’ora; generalmente si impiegano i gradi di forza del vento della scale Beaufort, come da tabella a pagina 1 Per indicare la direzione del vento si usano i gradi contati in senso orario sul giro d’orizzonte a partire dal Nord geografico. In pratica la direzione viene espressa più semplicemente riferendola al punto cardinale (N - E - S - W) o intercardinale (NE - SE - SW - NW) o intermedio (NNE - ENE ESE - SSE - SSW - WSW -WNW - NNW), dal quale il vento spira, oppure mediante il nome tradizionale di tali punti (rosa dei venti in figura). Tabella del vento. Scala Beaufort della forza del vento 14 Cifra Beaufort Termine descrittivo VELOCITA' DEL VENTO EQUIVALENTE SPECIFICAZIONI PER LE OSSERVAZIONI a bordo delle navi (al largo) 0 1 Calma Bava di vento m/sec O ÷ 0,2 0,3 ÷ 1,5 2 Brezza leggera 1,6 ÷ 3,3 4÷6 3 Brezza tesa 3,4 ÷ 5,4 7÷10 4 Vento moderato 5,5 ÷ 7,9 11÷16 Onde piccole che cominciano ad allungarsi 5 Vento teso 8,0 ÷ 10,7 17÷21 Onde moderate che assumono una forma nettamente più allungata (possibilità di qualche spruzzo) 6 Vento fresco 10,8÷13,8 22÷27 Cominciano a formarsi onde grosse (cavalloni): le creste di schiuma bianca sono ovunque più estese (molto probabile qualche spruzzo) 3.0 (4.0) 7 Vento forte 13,9÷17,1 28÷33 Il mare s'ingrossa. La shiuma comincia ad essere soffiata in striscie lungo il letto del vento 4.0 (5.5) 8 Burrasca 17,2÷20,7 34÷40 Onde moderatamente alte e di maggiore lunghezza. La sommità delle creste comincia a rompersi in spruzzi vorticosi risucchiati dal vento 5.5 (7.5) 9 Burrasca forte 20,8÷24,4 41÷47 Onde alte. Dense strisce di schiuma nel letto del vento. Le creste delle onde cominciano a vacillare e a precipitare rotolando 7.0 (10.0) 10 Tempesta 24,5÷28,4 48÷55 Onde molto alte, sovrastate da lunghe creste (marosi). Il mare appare biancastro. Il precipitare rotolando delle onde diviene intenso e molto violento. Visibilità ridotta 9.0 (12.5) 11 Tempesta violenta 28,5÷32,6 56÷63 Onde eccezionalmente alte (le navi di piccola e media grandezza possono scomparire alla vista per qualche istante). Il mare è completamente coperto da bancji di schiuma. Ovunque la sommità delle creste delle onde è polverizzta dal vento. Visibilità ridotta. 11.5 (16.0) 12 Uragano 64 e + L'aria è piena di schiuma e di spruzzi. Il mare è completamente bianco a causa dei banchi di schiuma alla deriva. Visibilità fortemente ridotta 14 (-) 32,7 e + nodi 1 1÷3 Il mare è come uno specchio (mare d'olio) Ondicelle evidenti Altezza probabile delle onde in mt. Si formano increspature ma senza creste bianche di schiuma minute ancora corte ma ben Ondicelle grosse, le cui creste cominciano a rompersi I NODI I nodi marinareschi devono rispondere a tre requisiti: - devono essere semplici da eseguire; 15 0.1 0.2 (0.3) 0.6 (1.0) 1.0 (1.5) 2.0 (2.5) - non devono allentarsi o sciogliersi da soli; - devono poter essere sciolti con facilità e velocità. I nodi principali che devono essere conosciuti bene ed eseguiti senza esitazioni sono: a. nodo piano: per legare insieme due cavi di uguali sezioni; b. nodo parlato (semplice o doppio): per dar volta ad una bitta o anello; c. nodo di bandiera (semplice o doppio): per legare la sagola alla gassa della bandiera o per legare tra di loro due cavi di differente diametro; d. gassa d’amante: per fare una gassa (occhio) che non si deve stringere ad una estremità di un cavo; e. nodo savoia: si fa all’estremità di una manovra corrente (es. scotta) per impedire che si sfili da un passacavo o bozzello. f. nodo margherita: per ridurre la lunghezza di una cima senza doverla tagliare. g. mezzo collo: per assicurare l’estremità di un cavo ad una bitta, anello, palo, etc.. h. nodo di ancorotto: per assicurare un cavo alla cicala di un ancorotto. GLOSSARIO MARINARESCO Abbattuta Movimento angolare di una imbarcazione intorno al proprio asse verticale, in particolare quando mette vela salpando l'ancora. 16 Abbrivare A collo o accollo Accostare Agugliotti Alare Alloggiamento Amantiglio Ammainare Andatura Angolo di mura Angolo di penna Angolo di scotta Approdare Arare A riva Armare Arridatoio Attrezzatura Balumina Barra Battagliola Beccheggio Bitta Bolina Boma Bordame Bordare Bordeggiare Bordo Bozzello Bugliolo Bugna Bulbo Far prendere velocità all’imbarcazione Quando il vento batte sulla faccia sbagliata della vela Modificare la rotta, cioè far ruotare la prua della barca a dritta o sinistra I maschi dei cardini del timone Tirare un cavo Sede di una determinata attrezzatura Manovra corrente utilizzata per sostenere un’asta (boma tangone, etc.. Abbassare, far scendere - si dice generalmente di una vela E’ la maniera con cui l’imbarcazione naviga rispetto alla direzione del vento rapportata alla propria rotta Angolo in basso verso prua di una vela Angolo in alto di una vela Angolo in basso verso poppa di una vela Accostarsi a riva. Si dice quando l’imbarcazione si sposta pur essendo all’ancora Espressione che significa “in alto”. Preparare l’imbarcazione per l’uscita in mare. Congegno a doppia vite che serve a tendere le manovre fisse (strallo, sartie). Si dice anche tenditore o tornichetto. Insieme degli elementi che consentono la navigazione a vela: albero, vele, manovre fisse correnti e ferramenta varia. Caduta (bordo) poppiera della vela, che va dall’angolo di penna all’angolo di scotta. Asta con cui si governa il timone. Insieme dei pulpiti, dei candelieri e del cavo di acciaio che fissato ad essi corre tutt’intorno all’imbarcazione. Movimento oscillatorio longitudinale di uno scafo dovuto al moto ondoso. Bassa colonna di ferro usata per collegarvi le catene o grossi cavi d'ormeggio. Andatura di una imbarcazione che tiene la prora secondo un angolo con la direzione del vento tra i 45 e 60 gradi. Asta orizzontale che tiene tesa la base della randa. Lato inferiore di ogni vela. Spiegare e distendere convenientemente una vela al vento, regolando la tensione della scotta, in modo da farla portare al meglio. Navigare a zig-zag, ricevendo il vento alternativamente da dritta e da sinistra Percorso effettuato mantenendo le mure costanti. Nome marinaresco della carrucola. Nome marinaresco del secchio. Angolo inferiore di una vela cui viene data volta la scotta. Pinna zavorrata fissata sotto lo scafo per dare equilibrio stabile alla barca. 17 Cabaletta Candeliere Cappa Caricabasso Cavo Cazzare Chiglia Cima Cogliere Collo Coperta Cunningham Dar volta Deriva Disarmare Dritta Drizza Falchetta Femminelle Filare Ferzo Gaffa Galloccia Gavone Gassa Giardinetto Golfare Scanalatura nella quale, lungo l’albero e lungo il boma, viene inferita la relinga della randa Asta metallica che porta in alto un cavo metallico, detto DRAGLIA, con funzione di ringhiera. Andatura che un'imbarcazione è costretta a prendere per resistere al cattivo tempo con vento contrario. Si riduce al minimo la veatura (randa di cappa) e si prende il vento ed il mare al mascone. Paranco o cima che serve a tirare verso il basso un’asta o un oggetto. Qualunque tipo di "corda" o "fune" in fibra o acciaio. Alare, tesare il più possibile un cavo. Elemento continuo fondamentale dello scafo che corre longitudinalmente da poppa a prora sostenendo gli elementi trasversali. Cavo di fibra vegetale o sintetica . Disporre un cavo in spire uguali e concentriche. Un giro di un cavo intorno ad un oggetto (verricello, galloccia, etc.). Superficie che ricopre e racchiude superiormente lo scafo. Cimetta (o paranchetto) che fissata alla redancia posta sopra al punto di mura della randa, consente di rendere magra la parte di tessuto prossima all’inferitura. fissare un cavo ad una bitta, ad una galloccia etc. Sottile pinna che fuoriesce dallo scafo per fornirgli la necessaria resistenza laterale. Mettere l’imbarcazione in assetto di riposo. Lato destro dell’imbarcazione. Cavo che serve per sollevare un oggetto in particolare le vele. Bordo tra la coperta e lo scafo. Robusti cilindretti metallici in cui si infilano gli agugliotti del timone. Mollare lentamente un cima tesa. Striscia di tela o filato sintetico che costituisce un elemento della vela. Asta munita di un puntale a gancio ad un estremità, che serve a scostare o ad avvicinare una barca alla banchina o ad un’altra imbarcazione. Si dice anche “mezzo marinaio”. Pezzo di legno o metallo a forma di T molto bassa, per assicurarvi le cime. Spazio adibito a deposito materiali vari: vele, ancore, parabordi,etc. Anello di cavo che viene di solito fatto al capo di una cima per assicurarla ad una bitta o ad un punto d’ormeggio. Angolo tra la poppa ed il fianco di un’imbarcazione. Robusto anello metallico imbullonato in coperta o altrove per usi diversi. 18 Governare Grecale In bando Impiombatura Inferitura Issare Invasatura Landa Lasco Levante Libeccio Maestrale Mascone Mastra Miccia Mollare Moschettone Mura Mure Nodo Ormeggiare Orzare Osteriggio Ostro Pagliolo Pala Panna Paratia Penna Prolunga Ponente Puggiare (Poggiare) Dirigere un’imbarcazione. Vento da Nord Est. Completamente mollato. Unione di due cavi. Lato prodiero della randa o del fiocco che viene assicurato all’albero o allo strallo. Alzare. Struttura su cui poggia una barca a terra. Staffa di metallo fissata in coperta per assicurarvi le sartie e lo strallo. Andatura dell’imbarcazione con vento proveniente tra la poppa ed il traverso. Vento proveniente da Est. Vento proveniente da Sud Ovest. Vento che spira da Nord Ovest. Parte prodiera, di dritta o sinistra della fiancata della barca subito a poppavia della prora. Foro praticato in coperta per lasciare passare e sostenere l’albero. Estremità inferiore dell’albero sagomato in modo da entrare nella scassa. Lasciare andare. Gancio metallico, di varie forme e dimensioni, munito di un’apertura (chiusura) a molla. Angolo prodiero in basso di una vela. Lato (dritto o sinistro) da cui proviene il vento. Unità di misura della velocità - Corrisponde ad un miglio nautico (1852 metri) all’ora. Assicurare con cavi un’imbarcazione ad una banchina, ad un molo, a boe o altro. Accostare verso la direzione del vento. Copertura a lucernario di alcuni boccaporti del ponte di coperta, che dà luce ed aria al locale sottostante. Vento che spira da Sud. Detto anche Favonio o vento di Mezzogiorno. L'insieme delle tavole che coprono il fondo delle stive o delle sentine. Parte immersa del timone. Stato di relativa immobilità di un'imbarcazione a vela che si ottiene bordando a collo il fiocco e lasciando la randa a portare. Elemento di separazione verticale interna delle imbarcazioni. Angolo superiore delle vele. Asticella collegata all’estremità della barra per consentire al timoniere di governare stando seduto sopravvento. Vento che spira da Ovest. Accostare in modo da allontanare la prua dalla direzione di 19 Pulpito Ralinga Randa Rassettare Recuperare Rollio Rotta Sagola Salpare Sassola Scarrocciare Scarroccio Scassa Scirocco Scotta Scuffia Sopravvento Sottovento Strallo Strambata Sentina Straorzata Strapuggiata Strozzascotte Tangone Terzarolare Tramontana Traversare Vang Verricello Virare provenienza del vento. Parte della battagliola o del parapetto posto all'estrema prora e all'estrema poppa. Quest'ultima è più propriamente detta balconata. Cima cucita lungo i bordi di una vela. Vela principale di un’imbarcazione. Mettere in ordine le varie manovre e attrezzature. Tesare una cima che si trova alquanto mollata. Movimento oscillatorio dell’imbarcazione nel senso trasversale dovuto al moto ondoso. Percorso che segue l’imbarcazione Cavo sottile usato per issare le bandiere, i guidoni ect.. Tirare l’ancora a bordo. Grossa cucchiaia usata per sgottare. Muoversi di lato per azione del vento. Movimento laterale dell’imbarcazione dovuto all’azione del vento sulle vele e sullo scafo. Alloggiamento della miccia dell’albero. Vento che spira da Sud Est. Cavo di fibra che serve per orientare o bordare una vela. Rovesciamento di un’imbarcazione a vela. Dalla stessa parte da cui proviene il vento con riferimento all’osservatore o alla linea mediana (mezzeria) della barca. Come sopra, ma dalla parte opposta di provenienza del vento. Manovra dormiente, di solito cavo di acciaio, che sostiene verso prora l’albero. Virata di bordo in poppa, cioè cambiamento di mure quando si naviga con vento in poppa. Parte interna dello scafo al di sotto del piano dei paglioli. Accostata repentina verso la direzione del vento senza possibilità di controllo da parte del timoniere Accostata repentina verso la direzione opposta a quella cui proviene il vento senza possibilità di controllo da parte del timoniere. Congegno utilizzato per fermare le scotte nella posizione voluta. Asta che, agganciata all’albero, può protendersi fuori bordo per tenere distesa la base di una vela., di solito lo spinnaker. Ridurre la superficie di una vela. Vento che spira da Nord. Disporre lo scafo a circa 90 gradi dal vento. Ritenuta del boma che gli impedisce di sollevarsi. Piccolo argano, di solito mosso a mano, che serve ad alare le principali manovre correnti. Cambiare le mure compiendo un’accostata 20 Virata Volte Manovra per cambiare le mure. Torsioni talvolta presenti nelle cime che ne ostacolano la manovra. BIBLIOGRAFIA - Manuale dell'allievo dell'Accademia Navale (ed. 1957); 21 - Manuale dell'allievo della F.I.V. (ed. 1977); - I segreti della vela - Corso di navigazione dei Glénans (V. Bianco editore, 1968); - Come andare a vela: tacnica di base di Nicholas Dent (Ist. Geografico De Agostini, 1979); INDICE 22 1. Anatomia di una barca a vela a) Lo scafo b) L'attrezzatura c) Gli organi di governo 1 1 2 3 2. Principi elementari sulla propulsione a vela 4 3. Armare una barca 6 4. Le andature 6 a) b) c) d) 6 6 Bolina Traverso Lasco Poppa 7 7 5. Le manovre a) b) c) d) e) f) g) 8 8 8 9 Orzata Poggiata Virata Strambata Raddrizzare la barca Presa di boa o gavitello Uomo in mare 9 10 10 10 6. Navigazione con cattivo tempo 11 7. Norme per prevenire gli abbordi in mare 11 8. Il vento 13 9. I nodi 15 Glossario marinaresco 16 Bibliografia 21 23