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Pagina I
SP
EC
IA
LE
200Anni
OPERA
S. DOROTEA
CALCINATE
1815
2015
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200 anni OSD
Saluto della Superiora generale
Madre Marialuisa Bergomi
III
È dono e benedizione del Signore
commemorare i 200 anni dell’Opera di
Santa Dorotea, in questo luogo in cui essa
ha avuto le sue origini e i suoi primi
sviluppi.
Celebrare questa “memoria” nella liturgia
eucaristica ci fa sentire in relazione con la
Chiesa, commensali al
banchetto del Regno.
Sono con noi, in questo
momento carico di
gratitudine e di lode, la
Famiglia dorotea
presente in Italia e nel
mondo; le persone che
ci hanno preceduto, e
che oggi avvertiamo
vitalmente presenti; i
giovani, destinatari
privilegiati dell’Opera
e, in modo
particolarissimo, il
beato Luca Passi,
sacerdote di questa
Chiesa che è in
Bergamo, qui
rappresentata dal
Vicario generale Mons.
Davide Pelucchi che
ringrazio di cuore, per
aver accolto l’invito a
presiedere la
celebrazione.
Il Bene che di
generazione in
generazione ci ha
raggiunto, oggi, prende
il volto concreto di
numerosi laici e suore
dorotee chiamati a
continuare, insieme,
l’Opera di Carità
spirituale che Dio Padre
ha suscitato nel cuore
del Beato Luca e che è giunta fino a noi.
Un grazie vivissimo al Parroco, Don
Davide Gregis, ai sacerdoti, al Sindaco, al
gruppo dei Cooperatori, alle mie
consorelle che saluto cordialmente, e alla
popolazione di Calcinate che ci ha
riservato la sua calorosa accoglienza.
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Duecento
passi
e molti di più
No, sarebbero stati molti di più
i passi che avresti dovuto fare
per partecipare a tutte le
iniziative organizzate per i 200
anni dell’Opera di S. Dorotea.
Molte iniziative? Io sapevo che questo era
il titolo di uno spettacolo. Ti spiego: a
Calcinate domenica 14 giugno pomeriggio,
in un teatro davvero gremito, mi sono
proprio goduta la rilettura dei passaggi
chiave dell’intuizione pastorale-educativa
di don Luca Passi.
Ah, sì la Pia Opera che, per esempio,
Serafina Regis ha sostenuto e diffuso in Val
Trompia. Serafina, una donna semplice, ma
davvero robusta nella fede e nella capacità
di coinvolgere molte donne nel compiere il
bene. Ne hanno parlato in un incontro
interessante tenutosi a Carcina il 26 aprile
2015.
Ok, anche nello spettacolo di cui ti parlavo
è emersa la preziosità del ruolo della
donna, come colei che promuove la vita
della persona con un tocco di bellezza e di
tenacia, perché capace di guardare oltre, di
custodire i semi del fiore che ancora non si
vede.
Le donne povere e quelle benestanti della
Brescia del 1800 non sempre sono
riportate dai libri di storia, ma hanno
contribuito in modo significativo a tessere
il contesto sociale ed ecclesiale della città
lombarda che in quel tempo contava non
poche situazioni problematiche! Mi ha
colpito molto la mostra allestita nella
Parrocchia di s. Giovanni, in città, dove
l’Opera si sviluppò con straordinaria
vitalità.
Nello spettacolo ho visto spesso la figura
della suora coinvolta in ambito
parrocchiale, ma ho sentito che le Dorotee
sono impegnate anche in campo
scolastico.
Appunto! Se tu i 200 passi li avessi fatti
davvero, ti saresti potuto godere la festa dei
50 anni della Scuola Materna Paolo VI a
Brescia: un arcobaleno di colori e un
arcobaleno di volti vispi e sbarazzini, e
quella della scuola di Thiene: foto, parole
sapienti e le belle voci del coro, in cui si
sono lasciati coinvolgere anche i genitori.
Ah, beh, allora se vogliamo dirla tutta,
anche nel mio spettacolo ci si spostava da
Calcinate al mondo intero. Abbiamo visto
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scorrere volti e paesaggi dell’Africa,
dell’Albania, dell’America Latina dove
suore e laici promuovono il bene di
bambini e ragazzi, spinti dall’invito forte di
don Luca: mettete fuoco d’amor di Dio e
non stancatevi mai!
Hai ragione! Sul mio computer ho salvato
alcune mail “dorotee” che mi sono arrivate
da mezzo mondo. Anche là don Luca e la
sua intuizione sono stati festeggiati con
suoni e colori e con il desiderio di essere,
in mezzo alla gente, sempre più come lui e
Dio ci vuole.
Un dubbio: ho intravisto nella carrellata
diverse foto di Venezia, ma le suore ci sono
anche lì?
Certo. A Venezia c’è la Casa Madre, perché
l’Istituto delle Suore è nato lì nel 1838. Il
18 aprile si è tenuto un incontro
interessante, in cui abbiamo potuto
riscoprire figure ed eventi importanti e
riascoltare pensieri e riflessioni, che
guidano sapientemente i nostri PASSI!
Ho capito! due, duecento, duemila passi.
Non è il numero che importa, ma la loro
direzione e il loro scopo: avvicinare
l’uomo a Dio per tessere trame di fede
luminosa, carità ardente, speranza audace.
Suor Elena Palazzi
Un giorno di metà Giugno
a Calcinate
E poi un giorno di metà giugno ti ritrovi a
correre sotto una pioggia battente con il
cielo quasi nero e il vento che rimarca il
fastidio. L’acqua ti sbatte sul volto e
penetra tutti i tuoi vestiti. Per quei cinque
lunghi quasi interminabili minuti è come
se tutta la tua vita ti scorresse davanti agli
occhi. Corre con te nella tua mente. E così
ripensi a tutte quelle corse che hai
affrontato. A quei momenti in cui la cosa
che ti importava era correre anche senza
un motivo preciso, anche senza sapere
bene la tua metà. L’importante era correre!
Ripensi a quelle corse che spesso ti hanno
tolto il fiato, che lì per lì, ti facevano
sentire appagata ma che dopo non
lasciavano niente in te.
Mentre corri qualcuno che ti conosce grida
il tuo nome ma tu non hai il tempo di
capire chi è. E continui a correre. E ripensi,
quindi, a tutte quelle persone che sono
passate nella tua vita, che hanno creduto
anche per un solo piccolissimo istante in
te. I loro volti si accendono nella mente,
così come ritornano quelle tracce di bene
che vi hanno lasciato.
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E mentre continui la corsa può capitare di
sfiorarti con quelle persone che ti hanno
sempre incoraggiata, sostenuta, guidata,
aiutata. Per un istante ti giri in cerca del
loro sguardo: loro ci sono e con i loro
sorrisi sono lì a confermartelo.
La corsa continua anche se non sai bene
dove stai andando. Ma ti fidi di chi ti sta
precedendo. Il cuore è in gola, batte forte.
Ma hai ancora un istante per pensare a
quelle domande che erano depositate nella
tua mente e nel tuo cuore e che ora si
rimettono in circolo e con loro viene fuori
tutto l’amore che fino a quel momento ha
fatto vibrare la tua esistenza. E così la corsa
termina davanti ad una grande sala adibita
a festa, zeppa di tavoli che di li a poco si
riempiranno. E ti guardi in giro e pensi che
è stata proprio una grazia esserci in questo
“qui” e “ora”. Capisci che la vita è davvero
una festa nonostante gli imprevisti. Pensi
che la vita deve essere condivisione di quel
poco che si è, altrimenti quel sedersi uno a
fianco all’altro per gioire insieme non ha
significato. Ti accorgi di quanto bene è
passato nella tua vita in questi anni. Di
quante persone che ti stimano, ti vogliono
bene sono lì con te per cantare,
ringraziare, annunciare.
Ti sorprendi davanti ai prodigi di Dio e ti
meravigli davanti a chi nella vecchiaia
continua a dare frutti verdi e rigogliosi. Ti
lasci inondare dalla fiducia di
quei volti gioiosi per uscire da
tutto ciò che ti blocca, da tutto
ciò che bagna fastidiosamente
la tua vita (oltre ai tuoi vestiti).
Rifletti sui semi gettati sul
terreno della tua esistenza: a
quanti germogli andati avanti o
lasciati volutamente seccare o
nati spontaneamente. Ti
vengono in mente anche tanti
piccoli frutti che con pazienza e
tenacia hai raccolto e quelli che
stai per raccogliere. Immagini
quel seme che è stato preso e
piantato in questa terra
bergamasca. Come in duecento
anni è cresciuto, fortificato,
diramato. Pensi a come
ciascuno con la propria storia e
per un motivo diverso ha saputo
posarsi su questi rami, a come
ha trovato dimora e ristoro,
conforto e coraggio, rifugio e forza. E
riaffiora nella tua mente il momento
quando anche tu sei “uscita fuori” e
finalmente hai potuto ammirare e gustare
la sua bellezza, la sua semplicità, il suo
riparo. Pensi a come un piccolo seme
gettato duecento anni fa sia cresciuto nel
corso degli anni e sia divenuto sempre più
grande nonostante l’alternarsi delle
stagioni, delle persone. Oggi quel piccolo
seme è un albero forte alla cui ombra ci
sono tavole piene di persone contente.
La tua corsa riprende ma con uno spirito
nuovo, diverso. Nuove motivazioni
spingono sulle tue gambe. Inattese
vibrazioni fanno pulsare il tuo cuore. E una
vocina ti sussurra: il maestro è qua ti
benedirà puoi esibirti, sbizzarrirti. È il
momento tuo; lanciati così, butta fuori il
meglio adesso, sì l’anima ce l’hai, conta su
di lei, puoi sfidare il mondo adesso, o mai!
Giusy Canino
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Brescia
Un punto fermo
da cui ripartire
VII
Raccontare la propria storia è
indispensabile per tenere viva l’identità…
Non si tratta di coltivare inutili nostalgie
quanto di percorrere il cammino delle
generazioni passate per cogliere in esso la
scintilla ispiratrice, le idealità, i progetti…
Prendere coscienza di come è stato vissuto
il carisma, quale creatività ha sprigionato,
quali difficoltà ha dovuto affrontare il
Fondatore e come sono state superate…
(Papa Francesco Lettera apostolica ai
consacrati).
Sembrava impossibile poter condurre un
lavoro di ricerca in una realtà piccola,
fragile e frammentata come la nostra. Ma,
come spesso accade, abbiamo realizzato
un massimo di vita in un minimo di
struttura.
Il passato
Don Luca Passi venne a Brescia, per la
prima volta, a predicare le Missioni presso
la Basilica delle Grazie, nel 1820,
chiamato dal Vescovo Gabrio Maria Nava
con il quale aveva rapporti di amicizia. Nel
libro “La città dolente” di Sergio Onger
(pag. 222) si legge che nel 1820 il Vescovo
aveva affidato al prevosto della parrocchia
di S. Giovanni, Faustino Rossini, supportato
da alcune “pie donne”, la direzione di un
ospizio denominato “Pia Casa delle povere
figlie abbandonate e pericolanti”. Venivano
accolte ragazze di età compresa tra i 12 e i
16 anni: “erano più povere e abbandonate
che pericolanti, più bisognose di
sussistenza che di tutela dell’onore”. Don
Luca Passi rivolse l’attenzione alle “pie
donne”, ma anche al contesto di
“sostanziale sfiducia verso le ragazze di
basso livello sociale” e alla “totale assenza
di una pedagogia positiva che facesse
intravedere un futuro diverso”. Nel 1815
egli aveva dato avvio, nella parrocchia di
Calcinate (BG), all’esperienza dell’Opera
di S. Dorotea, diretta a “istillare nei cuori di
alcune poche fanciulle, il timor santo di
Dio e formarle al buon costume”.
A Brescia conobbe l’abate Antonio
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perché possa servir di modello”, scriveva
alla Marini. L’Opera di S. Dorotea a
Brescia ebbe una sorprendente
accoglienza: nel 1828 era
interparrocchiale con presidente la
contessa Alessandra Gambara, vice
presidente la nobile Elena Girelli,
cancelliera la giovane maestra Marina
Marini sulla quale si era posato lo sguardo
paterno di don Luca per dare continuità al
carisma e all’Opera da esso generata.
VIII
Fontana, Paola di Rosa, Lodovico Pavoni,
Giacinto Mompiani, Clemente di Rosa, i
Padri della Pace, un laicato e un clero che,
stimolati dal vescovo Gabrio Nava,
seppero creare una rete di carità operosa e
rivitalizzare alcune strutture, abbandonate
a seguito dei decreti napoleonici e
dell’Impero austro-ungarico. Le opere
socio-educative sorte a Brescia nella prima
metà dell’Ottocento sono la testimonianza
che l’educazione era la principale
espressione di carità.
“Brescia, scrive il Dentella, è una città che
attirò la predilezione di don Luca. In
Brescia egli parlava di porre il quartiere
generale dell’Opera; per qui erigere una
casa del suo Istituto scrisse un rilevante
numero di lettere; qui veniva spesso a
predicare missioni e Esercizi, qui si recò
con frequenza a visitare, ordinare, disporre
quanto concerneva le sue opere… qui poté
raggiungere il desiderato intento di
piantarvi una delle dilette case
dell’Istituto”. “Vi raccomando di
organizzare bene la parrocchia di San
Giovanni, proprio secondo la regola,
Il presente
La mostra, allestita in via Capriolo, 36, con
schede storiche e 350 disegni dei ragazzi
delle scuole statali e paritarie e di alcune
studenti dell’Accademia “S. Giulia”, ha
raccontato il passato e risvegliato la
consapevolezza che i giovani hanno
bisogno di adulti credibili capaci di
condurre ogni esistenza fuori dal guscio
perché possa diventare un bene per se
stessa e per la società. La legalità, anello
che salda la responsabilità individuale alla
giustizia sociale, è stato il tema trattato
dall’avv. Sabrina Baglioni la sera del 13
aprile, nella sala civica “San Carlino”,
mentre la mattina del 14 è esplosa la festa
con i ragazzi coinvolti nel progetto, accolti
dall’assessore alla Scuola del Comune di
Brescia, signora Roberta Morelli.
200 palloncini hanno colorato l’azzurro
del cielo di Brescia e sono stati il segno
visibile che il passato, non si può
trattenere, ma deve sollecitare a “osare
strade nuove” da percorrere “con” i
giovani.
Il futuro
“Le Radici del nostro futuro: preludio
per una rinascita”, titolo del progetto,
tracciava la strada: fedeltà e creatività,
aperti al futuro. “Decentrati”, come
disse Papa Francesco, e “ricentrati”
sull’essenziale. Ora tocca a noi essere
“il fiore di mandorlo” nelle periferie,
geografiche ed esistenziali, per
diffondere il tesoro carismatico che ci è
stato affidato: un punto fermo da cui
ripartire. Il lavoro, oltre a contenere i
germi di una svolta, ha suscitato un
sentimento di gratitudine non per un
passato, ma per qualcosa che c’è, che è
vivo e che aiuta a vivere.
Suor Veritas Caset
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The Europe day
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La Festa dell’Europa di quest’anno è stata
connotata dall’avvenimento dell’EXPO, e
soprattutto dal suo tema guida: nutrire il
pianeta. Energia per la vita.
Nella mattinata i bambini delle elementari
e i ragazzi delle medie hanno così
presentato, e a volte anche fatto gustare!
ricette tipiche di alcuni paesi europei che
via via andavano a colorare una grande
cartina. La colonna sonora dell’Eurovisione
accompagnava questi gesti. Si
intrecciavano nel frattempo canzoni
cantate e mimate dagli alunni, che
evidenziavano l’importanza di mangiare
sano, di mangiare piano, l’indispensabilità
dell’attività fisica.
Canzoni che provenivano dall’Inghilterra,
dalla Spagna, dal mondo tedesco, così che
le competenze linguistiche si consolidano
e le distanze si accorciano. Le parole
rivolte agli alunni dal Presidente del
Consiglio di Istituto e la preghiera fatta
insieme hanno dato spazio anche alle
sollecitazioni di Papa Francesco a guardare
alle opere ma soprattutto ai volti del nostro
mondo, per imparare a costruire un’Europa
solidale anche con chi ha meno
prospettive di futuro e, magari, bussa alla
sua porta.
English drama
The Wizard of Oz
Hai mai desiderato andare lontano?
Lasciare i soliti volti cari ma a volte noiosi?
Seguici allora nel viaggio più travolgente e
colorato: volti nuovi e perenni timori; la
lotta dove il bene vince sempre con forza e
dolcezza e ti riporta più sorridente che mai
nella tua terra, nella tua vita, nel profondo
del tuo cuore dove brilla un luccicante
sentiero dorato!
Queste le parole con cui veniva
introdotto lo spettacolo teatrale The
Wizard of Oz, un’esperienza
importante che quest’anno è stata
proposta agli alunni della scuola Media
e a quelli di quarta e quinta delle
Elementari. Gli alunni, una ventina,
hanno lavorato sodo da ottobre a
maggio e quindi si sono cimentati nella
recitazione in lingua inglese (che è
risultata al pubblico fluida e ben
impostata) e nelle diverse performance
loro richieste. C’era infatti chi cantava
come solista o in gruppo e chi
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impersonava simpatici folletti, che
sapevano accompagnare i momenti più
felici, ma anche quelli di maggior
trepidazione all’arrivo della strega cattiva!
Insomma, tutti abbiamo accompagnato
Dorothy nel suo viaggio e l’abbiamo
piacevolmente sostenuta nel ritrovare nel
suo mondo, a casa sua, tra i suoi cari il
tesoro che la sapeva rendere felice.
Suor Angela Gheda
Venezia
Sui passi del Beato Luca
La sfida da affrontare era parlare del
passato ma per far circolare un messaggio
– proposta per l’oggi. L’organizzazione vi è
riuscita, offrendo alla declamazione e
ascolto, accompagnato dalle note del
clavicembalo, alcuni brani significativi,
densi di memoria ma evocativi: dalla
“Prima lettera sulla educazione cristiana
delle fanciulle”; un passaggio del testo:
“Sulla vita della saggia e virtuosa Teresa
Algarotti di Calcinate; una serie di citazioni
prese dal Libretto “Pia Opera di S.
Dorotea”.
I testi, pur con il linguaggio dell’Ottocento,
sono riusciti a parlare perché incastonati in
una serie di canti-messaggio, proposti dalla
corale giovanile “Figli di un re Maggiore”
della parrocchia San Marco di
Camposampiero (PD).
Il clima che si è creato è stato subito
intenso, propositivo; ha suscitato una calda
risonanza partecipativa da parte del
pubblico, in una Sala Pio X della Casa
madre di Venezia, stracolma più di quanto
potesse contenere. Laici convenuti e suore
hanno potuto vivere un momento sereno,
d’intensa emozione e godimento spirituale.
A conclusione, il canto corale al Beato
Luca ha raccolto la preghiera e la gioia di
sentirci insieme, laici e suore, a rendere
lode e ringraziare per questa “Opera di
carità spirituale”, ancor oggi, dopo 200
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anni, piccolo seme che può germogliare e
diventare albero grande che dà ristoro e
protegge.
Grazie al Beato Luca e alla sua Opera,
tuttora seme di bene da difendere,
proteggere, innaffiare, per la quale ancora
appassionarsi!
Lettera prima sull’educazione delle
fanciulle in alcuni villaggi della Svizzera
“Era il sedici di settembre, la mattina era
bellissima; e già si apprestava il
mezzogiorno. Io saliva passo passo le
ridenti colline, che levansi a ponente
dell’antichissimo borgo di Mendrisio. La
bell’ombra di un castagno mi invitò a
sedere, e mentre correva collo sguardo la
soggetta valle, e più oltre la fertilissima
campagna, e quindi le collinette fiorenti di
ubertosi vigneti, sentomi vicino un gruppo
di fanciullette, che intese alla cura delle
giovenche eransi quivi raccolte all’ombra.
Una foltissima siepe ci separava. Esse
perciò senz’altro pensiero, credendosi sole,
ragionavano sicure, e io udiva ogni loro
parola. Leggevano un librettino in cui erano
esposte le vite di alcune contadinelle, le
quali si distinsero per pietà, per
obbedienza, per allegra rassegnazione
nella povertà, e nelle fatiche, per candor di
costumi illibatissimi, e per tutte le altre più
belle virtù convenevoli al loro stato. Il
libriccino girava di mano in mano, ed ora
leggeva l’una, ed or l’altra. Quelle fanciulle
avevano da dieci in dodici anni. Tutte erano
assai povere, come appariva dagli abiti, e
dalla cura a cui attendevano. Cominciai
dunque a considerare meco stesso come
avessero potuto quelle fanciullette imparare
tutte sì bene a leggere. Questo pensiero mi
rese più attento alla loro innocente
conversazione. Le riflessioni che esse
venivano facendo sulle cose lette crebbero
più ancora la mia sorpresa, perocchè mi
parevano superiori alla loro età e alla loro
condizione. Osservava io pure come a
confermare quelle loro riflessioni recavan
sempre l’autorità di una direttrice e di
alcune assistenti. Mi parea che, gli
insegnamenti, e i consigli di quelle donne
fossero profondamente impressi nelle
tenere menti, ed avessero piegato ad una
soave pietà i nascenti affetti di quegli
innocenti cuori”.
Da “Lettere sull’istituto della educazione
cristiana delle fanciulle ossia sulla Pia
Opera di S. Dorotea dedicate all’illustriss. e
reverendiss. Mons. Giuseppe Grasser
vescovo di Verona”, 5 ed., Verona,
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Tipografia Tommasi, 1831 (p. 7 - 9).
Questa pagina induce a sostare e
immaginare il quadro sociale e storico in
cui l’Opera si è inserita e diffusa duecento
anni fa, attraverso la presentazione di un
ambiente bucolico, ordinato, pacificato
che pone l’interrogativo: da dove viene il
sapere e la conoscenza, ciò di cui si parla
ed è oggetto di conversazione da parte di
quelle fanciulle… Fa emergere il
riferimento all’autorità di una o più
persone di fiducia, capaci di far entrare
nella mente pensieri e muovere nel cuore
affetti e sentimenti. È un rimando alle
relazioni buone, alle amicizie costruttive,
al frutto della compagnia di guide sicure,
di sguardi attenti e comprensivi… Dove le
relazioni sono vere e libere, si produce una
corrente di bene. Così fin dagli inizi… Ma
richiede una condizione: Farsi servi per
amore. Il canto interpreta una proposta e
insieme una preghiera…
Teresa eletta superiora della Pia Opera
“Nell’anno 1811 venne stabilita dal M. R.
Parroco di Calcinate, il Sig. Vallaperta, la
Confraternita del SS. Sacramento anche per
le donne, nella quale ad esempio delle
Congregazioni Mariane, vennero scelte
alcune maestre a disporre le fanciulle ai SS.
Sacramenti. Ma osservato che tali donne,
appunto perché maestre di tutte, il più
delle volte non si prestavano per alcuna,
nell’anno 1815, trasportato all’insigne
Parrocchia di Almenno S. Salvatore il
sullodato R. Parroco, e
succedutogli il M. R.
Sig. don Giambattista
Fenaroli, ed essendo
direttore della
Confraternita il Nob.
Rev. Conte Luca Passi, si
venne alla
determinazione di
assegnare a ciascuna un
determinato numero di
fanciulle. Consiglio che
tornò più vantaggioso,
perché non solo furono
meglio assistite
nell’accostarsi ai SS.
Sacramenti, ma
trovarono anche in esse
le cure più amorose e
concordi onde formarle
alla pietà. Cinque
furono le scelte a tal uopo, e prima di esse
la nostra Teresa; alla quale come a
peritissima nell’arte di dirigere lo spirito
delle fanciulle ricorrevano le altre onde
avere consigli e schiarimenti;
riconoscendola così colla più perfetta e
volontaria e libera sommissione come loro
maestra. Fu qui dove il grano di senape
della Pia Opera di S. Dorotea venne
affidato al terreno, quel grano di senape
che poi cresciuto in pianta larghissima e
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robusta accoglie al presente sotto i suoi
rami benefici sì gran numero di fanciulle
delle più celebri città d’Italia”. Da Gio.
Maria Gelmi, “Sulla vita della saggia e
virtuosa Teresa Algarotti di Calcinate prima
fra le istitutrici della Pia Opera di S.
Dorotea”, Tipografia Vescovile, Brescia,
1851, pp. 16 - 17).
La seconda pagina vuole fare contatto con
una Cooperatrice della Pia Opera della
primissima ora. Il testo pone alcune
suggestioni. La Pia
Opera, come grano di
senape affidato alla terra!
Richiama il linguaggio di
Gesù nel Vangelo! Da
piccolo arbusto la pianta
cresce e diventa grande e
i suoi rami danno
ospitalità e protezione a
molte fanciulle in
numerose città e villaggi
e l’opera si dilata, si
diffonde. E cosa fa Teresa?
Teresa fa piccole cose:
offre amicizia, consigli,
incoraggiamento,
conforto e così fa
crescere il bene, dilatare
il Regno di Dio, fa
percepire a quanti incontra e avvicina che
è possibile spendere la propria vita sulla
scia di Gesù. Aggiunge il biografo Gelmi,
precettore in casa Passi: “Erano le sue
parole così aggiustate e piene di sapienza,
che facevano una forte impressione sovra
chiunque avesse il bene di ascoltarla”.
Le nostre parole, i nostri pensieri…
L’Opera da Calcinate si è diffusa ovunque
in Italia e non solo. In molte città, per
lunghi anni ha accompagnato la
formazione cristiana e la crescita di
centinaia e migliaia di ragazzine, come
pure di maschi attraverso la parallela
Opera di San Raffaele. In particolare a
Venezia essa ha conosciuto un’intensa
fioritura e la documentazione che
possediamo ce ne dà notizia e conferma.
Per camminare fisicamente lungo le calli
ed entrare nelle chiese che Don Luca ha
visitato e nelle quali ha fatto risuonare la
Parola di Dio, è stato predisposto un
piccolo dossier sul quale c’è l’intenzione
di sostare nei prossimi incontri futuri.
Essere come Don Luca ha pensato: Suore e
Cooperatori dell’Opera nasce da una
chiamata… e ogni chiamata ci precede…
Lo ricorda il canto Vocazione!
Il terzo ascolto ha messo a contatto con
espressioni tratte dal libretto “Pia Opera”.
“Bisogna usare la carità non solo di
procurare ai nostri fratelli i mezzi di salute,
ma animarli ancora a servirsene. E questa è
la differenza che passa tra la carità
corporale e la spirituale; che trattandosi
della prima, basta essere disposti ad usarla
per essere ricevuta, qualora non ne siamo
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anche prevenuti; per la spirituale invece
non basta sovente la disposizione di usarla,
bisogna anco sollecitare a riceverla,
servendosi fino dell’importunità, almeno se
desideriamo che la nostra carità abbia il
suo effetto” (Pia Opera, p. 32; 45).
“E’ espediente, essendo questa un’opera
puramente spirituale, lasciarla nella sua
spiritualità, molto più che vi sono tanti altri
istituti, stabiliti all’oggetto di provvedere ai
bisogni temporali” (p. 134). “E come
accade degli alberi, che sono i piccoli rami
che danno i frutti; così in questa Pia Opera,
nella quale non viene impiegato altro
mezzo che una santa amicizia, sono
appunto le giovinette assistenti, che
divenendo altrettanto amiche delle loro
allieve ottengono dalle fanciulle
meravigliosi frutti di opere virtuose” (Pia
Opera, p. 23).
“La Pia Opera a somiglianza del fuoco in
una selva si comporta secondo il detto di
Gesù: ‘Io sono venuto a portare il fuoco
sulla terra; ed altro non voglio, se non che
si accenda’ (p. 99). La Pia Opera è come il
lievito che fermenta tutta la pasta (p. 129).
“Un campo sterile, coltivato con diligenza
straordinaria, non rende di subito il frutto
corrispondente alle cure del sollecito
agricoltore, ma viene quel momento, che
quasi senza avvedersene, l’agricoltore
istesso lo trova, da sterile che egli era,
cambiato in terreno il più fertile. E poi
qualche volta vi vogliono proprio degli
anni” (p. 131).
“Perché tutta la Pia Opera non
sostenendosi che coll’esercizio della carità
più perfetta verso del prossimo, quale si è
la spirituale; e questa non potendo
sussistere senza una carità grande verso
Dio, ed un fervido zelo della sua gloria, ne
viene, che le persone interessate nella
medesima o divengono fervorose o
l’abbandonano” (p. 133). “Se tre o quattro
persone sole avessero a scopare le
contrade di una città intera, sarebbe
impresa non solo difficile ma quasi
impossibile; ma fate il cambio che ognuno
scopi avanti alla sua casa, che voi vedete in
poco d’ora scopata la città la più vasta
senza grande incomodo di alcuno, siccome
infatti si vede coltivata, per dir così, tutta la
superficie della terra, coltivando solo
ciascun agricoltore il proprio suo campo”.
Il linguaggio di Don Luca si rivela
semplice, concreto. Le affermazioni che
egli fa vanno nella direzione delle
possibilità a nostra portata; parla di cose
fattibili, ordinarie, molto quotidiane, quelle
che possiamo permetterci, ma attraversate
da un forte impulso, da una fiducia nel
bene coltivata e agita dalla profondità del
cuore, oltre e contro la rassegnazione, lo
scoraggiamento, la pigrizia. Scaturisce un
invito ad accogliere il dono di questa
Opera di carità spirituale con umiltà e
gratitudine, accompagnando i giovani nella
pratica della vita cristiana, sostenendoli e
orientandoli al e nel confronto con un
mondo di proposte, di idee, di offerte che
la cultura attuale loro propina, sottraendo o
allentando la capacità di giudizio, di
confronto, di scelta. Anche per questo, più
di sempre, è pressante l’invito a trovare
slancio e fiducia, facendo memoria
dell’amore di Dio per ciascuno, rivelato e
donato attraverso Gesù.
Lo esprime il canto: Il tuo amore per me.
E alla conclusione, Il canto al Beato Luca.
suor Emmarosa Trovò
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Forlì
“Smettila e sii felice”
XV
Forlì, in dialogo con Paolo Gambi. Per i
giovani di ogni età, un incontro che è
anche l’opportunità di un arricchimento
della propria persona, che sogna e desidera
tanto essere felice e trovare la chiave per
non perdere la felicità.
In un pomeriggio di primavera, nell’antico,
prezioso salone dell’Istituto S. Dorotea noi
cooperatori abbiamo organizzato l’evento
per celebrare i duecento anni dell’Opera.
Quando ci siamo domandati come
festeggiare e chi volevamo raggiungere la
risposta è venuta immediata: la nostra
“missione” è la vicinanza ai giovani, ma
l’invito è rivolto a tutti: a chi crede e vive
un momento di smarrimento, avvolto nella
attuale atmosfera di pessimismo e a chi
non crede e non sa dove rivolgere lo
sguardo, al quale vogliamo lasciare un
messaggio di speranza.
Il libro “smettila e sii felice” mi aveva già
colpito e interessato, e il giovane scrittore,
psicologo e life coach Paolo Gambi ci è
sembrato la persona giusta per il nostro
incontro, per i suoi studi e i numerosi
scritti (alcuni in collaborazione con il
Cardinale Tonini definito “il comunicatore
di Dio”), incentrati sul tema della
spiritualità cristiana sospesa tra passato e
futuro e all’energia di amare come naturale
propensione dell’essere umano.
Anche la Diocesi è d’accordo e inserisce
l’evento tra quelli del biennio della
Pastorale giovanile.
Sotto la guida di Suor Liviana Poma, che
coordina tutte le nostre riunioni, partiamo
con l’organizzazione: locandine, volantini,
contatti diretti con educatori di scuole e
associazioni, inviti agli ex alunni, scelta
del gruppo musicale di intrattenimento
finale e preparazione del menu per
l’aperitivo, ricerca del fotografo e del
tecnico riprese, creazione di nostri
segnalibri con la frase di
don Luca “Voler sperare
contro ogni speranza è la
maniera più sicura per
tutto ottenere” da donare a
tutti gli intervenuti.
Verso le ore 17, il salone
rinasce a nuova vita e si
riempie di persone di ogni
età, tra cui molti giovani.
Suor Emmarosa Trovò,
postulatrice, vera e propria
“enciclopedia dell’Opera”,
apre l’incontro facendo
comprendere in breve le
vicende storiche e i tempi
che hanno portato prima
alla nascita dell’Opera, poi
dell’Istituto delle suore e,
in seguito,
dell’associazione dei
Cooperatori laici.
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XVI
Sottolinea anche le parole importanti
presenti nel DNA dell’Opera e in tutte le
sue manifestazioni. Ci mettiamo quindi in
ascolto sulla dinamica dell’essere, dopo
l’invito di Francesca Gardini (assessore
comunale di Forlì ed ex alunna della
Scuola S. Dorotea) rivolto a Paolo Gambi
sulla domanda: nella nostra epoca, come è
possibile essere felici? Come si fa a
trasmettere e ad educare alla felicità?
Paolo Gambi stupisce subito, perché
riporta un’espressione di don Luca Passi,
che noi cooperatori conosciamo bene: “chi
non arde non accende” e definisce il
nostro Fondatore un pioniere della
psicologia, perché pensa che abbia
anticipato di almeno un secolo alcune
tecniche della psicologia contemporanea.
Chiarisce il riferimento dicendo che la
felicità non può essere qualcosa da tenere
chiusa in casa, da coltivare da soli, ma ha
sempre a che fare con la relazione e la
relazione significa essere capaci di vivere e
di trasmettere felicità e saperla condividere
con gli altri.
La felicità non è fuori, la felicità è nella
scelta che noi facciamo in ogni istante di
essere felici, indipendentemente da quello
che succede fuori. Infatti, finché mettiamo
una condizione: sono felice se… non
avremo mai la felicità, perché quel “se” è
continuamente in cambiamento, fuori dal
nostro controllo. Ci parla delle sei
emozioni di base: rabbia, paura, tristezza,
sorpresa, disgusto e allegria, le quali a loro
volta generano innumerevoli altre
emozioni, come le note musicali generano
sinfonie infinite. Ogni emozione che
abbiamo è uno strumento straordinario che
ci spinge ad agire.
Il loro compito, tutt’altro che negativo, è
quello di segnalarci un bisogno per
soddisfarlo e ristabilire un equilibrio
interiore, ma troppo spesso le emozioni
governano il nostro essere senza che noi
riusciamo ad ascoltarle e dominarle.
Dobbiamo quindi imparare a trasformarle
senza tendere a miticizzarle, perché in
realtà la parte più importante che abbiamo
e dobbiamo riscoprire è quella spirituale.
Significa prendere coscienza di tanti
pensieri che abbiamo e di cui non
abbiamo consapevolezza, cominciando a
scegliere quali tenere.
Ci parla di libertà, che non sappiamo
esercitare e con la quale invece potremmo
scegliere i nostri pensieri. Si tratta di fare
un viaggio dentro la mente. Eliminare i
falsi idoli. È un cammino che ci conduce al
“mistero”. Dobbiamo riappropriarci dei
nostri pensieri, del nostro corpo, delle
nostre emozioni, compiere un viaggio nel
nostro essere relazione e allora avremo la
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XVII
capacità piena di abbracciarci nel
profondo, di abbracciarci in quella
parte dove si specchia Dio, dove
noi incontriamo i misteri
dell’Universo, fare l’esperienza
dello Spirito.
È nella parte interiore dell’uomo
che abita la verità. Sant’Agostino
diceva: non andare fuori, torna
dentro di te. Tutte le volte che
cristallizziamo un pensiero,
fermiamo il cambiamento. Tutte le
volte che fermiamo un pensiero non
siamo più capaci di adattarci alla
realtà e stiamo male.
Ci rammenta poi un’espressione
bellissima del profeta Isaia:
“forgeranno le loro spade in vomeri, le loro
lance in falci”. Trasformare cioè strumenti
di guerra, talvolta anche verso se stessi, in
strumenti di lavoro, di costruzione, utili al
cambiamento.
Paolo Gambi continua e ci riporta quella
pagina bellissima in cui San Francesco
durante una camminata con Frate Leone,
mentre stava andando da Perugia ad Assisi,
chiede a Frate Leone: “dimmi che cos’è la
perfetta letizia, cioè la vera felicità?”.
Quando, le circostanze non sono fortunate
e tutto concorre a metterci in difficoltà,
come nel caso descritto da San Francesco,
ecco la sua risposta: “Se tutto questo noi
sopporteremo con pazienza, allegria e
buon umore, allora caro frate Leone scrivi
che questa è perfetta letizia”.
Ecco dove si trova una letizia perfetta,
certamente non nella soddisfazione di ciò
a cui aspiriamo, ma neppure nella
situazione di difficoltà e sofferenza in sé,
ma nel modo in cui la si affronta.
San Francesco ci vuole dire che, quando
finalmente riusciremo a trovare noi stessi,
quando ci apriremo al mistero, sapremo
che in nessun modo ci può essere tolta la
gioia di essere in Cristo, nessuna situazione
esterna, seppur dolorosa e penosa, può
rimuoverla. Ecco come la letizia diventa
perfetta. Allo stesso modo anche la Carità,
cioè fare di sé un dono per gli altri, diventa
sorgente di felicità, perché modifica il
nostro atteggiamento ed allora diventa più
facile anche perdonare, essere gioiosi e
trasmettere la gioia ad altri. Deduco che
non bisogna preoccuparsi troppo di se
stessi, ma lasciare spazio alla Parola e alla
gioia.
Si apre così un bel dialogo con il pubblico,
anche i giovani si sentono sollecitati e
intervengono spontaneamente, Paolo
Gambi risponde in maniera semplice e
chiara alle varie domande.
Il tempo vola e alla fine, volgendo lo
sguardo all’immagine di don Luca, penso,
in cuor mio, al futuro di questi giovani, alla
turbolenza di questi tempi incerti, alla
difficoltà di fare progetti e trovare risposte.
Non erano forse tempi difficili anche quelli
di don Luca? Questi 200 anni si sono
tramandati però il suo sorriso che emerge
dall’operatività e dalla speranza, dal suo
atteggiamento sempre positivo e
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XVIII
costruttivo. Quel sorriso che penetra nel
cuore, sul quale si sofferma lo sguardo, al
quale si chiede il dono della fede, la grazia
di un cammino coerente e condiviso che
porta ad uscire dalla posizione statica di
semplici osservatori. Si conclude la serata
col buffet, ove la torta con l’immagine del
“nostro veliero” fa bella mostra sul tavolo
degli aperitivi e la musica dal vivo dei
ragazzi del gruppo “Night in Fargo”
rallegra i numerosi giovani intervenuti.
Daniela Boccalatte
Il veliero simbolo dei Cooperatori di Forlì
Veleggia il veliero dell’Opera di S. Dorotea! Avanza sfruttando,
come ogni veliero, l’azione del vento e dei flutti del mare, tuttavia la
vera forza propulsiva del nostro veliero è l’amore. Quell’amore
particolare che arde dentro ogni cuore doroteo, quell’amore che
incendia e che, ancora oggi, ogni suora di Santa Dorotea sa
diffondere silenziosamente, fedele a quelle suore che per prime
diedero, sotto l’impulso di don Luca Passi, le vele ai venti per andare
incontro al fratello, al più debole, al più fragile, al più bisognoso ed
offrire a lui una santa amicizia.
Dall’albero maestro del veliero partono le vele dei Cooperatori, di
accoglienza, condivisione, dialogo, ascolto, sotto la guida amorosa di chi sa stare
accanto per creare ovunque relazioni significative, in reciproco e sincero abbandono.
Valentina Silvestri
Ostuni
L’intuizione di don Luca Passi
Lucia Tramonte
Questo è stato il titolo della conferenza
tenuta il 26 maggio a Ostuni da suor
Assunta Tonini davanti ad un numeroso
pubblico di cooperatori, amici e
simpatizzanti. Anche la terra di Puglia con
le comunità di Brindisi, Ostuni, Carovigno,
San Michele Salentino ha voluto celebrare
l’evento del bicentenario per ripercorrere
le tappe di una storia lunga 200 anni, ma
soprattutto per individuare nella trama
delle date, dei luoghi, dei nomi, delle
circostanze, quel filo rosso che tiene
insieme il tutto conferendogli il senso della
presenza provvidenziale dello Spirito che
opera nella storia attraverso uomini e
donne di buona volontà e di animo
generoso.
Suor Assunta ci ha condotti in questo
percorso con cuore entusiasta, con lo
sguardo al passato ma con i piedi ben saldi
nel tempo odierno che ci interpella e ci
sfida chiedendo di esserci, come Opera di
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XIX
S. Dorotea, per continuare a offrire al
mondo, quello giovanile soprattutto, una
proposta di vita buona. La relatrice ha
messo in evidenza alcune caratteristiche
dell’intuizione pedagogica e pastorale del
Beato Luca Passi ancora estremamente
attuali e quindi praticabili nel mondo di
oggi: la forza delle buone relazioni,
l’impegno di un laicato responsabile, i
talenti femminili, la flessibilità e semplicità
di un’Opera che non richiede grandi
investimenti di denaro ma solo
disponibilità del cuore.
La serata ha avuto un momento di
intensa partecipazione quando dalla
sala si sono levate alcune voci che
hanno narrato la concretezza
dell’Opera attraverso tante
esperienze piccole ma significative
vissute da alcuni cooperatori;
dall’accompagnamento di ragazzi
provenienti da esperienze di
detenzione, all’animazione dei
gruppi giovanili parrocchiali, dalla
testimonianza nel cammino di
preparazione dei giovani sposi, al
servizio in un centro di accoglienza
per persone in difficoltà. Tante storie che
dicono la presenza attenta, amorosa,
rispettosa, fraterna dei cooperatori nel
tessuto della vita di tutti i giorni per essere
quel “lievito nella massa” che il Fondatore
ci invita ad essere.
Dopo la celebrazione
eucaristica presieduta da
Mons. Angelo Ciccarese, la
serata si è conclusa con un
momento di condivisione
fraterna all’insegna
dell’amicizia e della gioia
che deriva dal sentirsi
“insieme” in una unità
profonda che nasce dalla
comune appartenenza. Il
futuro che si apre davanti
all’Opera di S. Dorotea oggi
è nelle nostre mani. Se
sapremo essere nuovi pur
nella fedeltà al Carisma,
entusiasti nonostante le difficoltà del
tempo presente, fiduciosi nello Spirito che
ci accompagna ma determinati
nell’investire tutti i nostri talenti, qualcun
altro potrà raccontare, anche domani, le
meraviglie che il Signore compie.
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Sarezzo
Noi siamo il futuro
La gioia di realizzare lo spettacolo
XX
Noi Suore Dorotee abbiamo avuto
un’occasione singolare per ricordare, con
gioia, il bicentenario della fondazione
dell’Opera di S. Dorotea, nella Parrocchia
di Sarezzo.
Don Emanuele ci disse che dovevamo
osare qualcosa di nuovo per il gruppo del
catechismo di II e III media dell’Oratorio di
Sarezzo, magari coinvolgendoli in un
recital. Così è nata un’idea, si è cercato un
copione, una persona capace di far
recitare, un’altra di danzare e un’altra
ancora di cantare, infine un tecnico per
l’uso del PC, ecc. Con meraviglia, nel giro
di 30 giorni, la Compagnia teatrale era
pronta per partire. Le persone contattate,
Anna, Silvia, Morgana, Franco, avevano
accettano e, insieme alle tre catechiste,
Rita, Sabina e Sara, si è potuto iniziare
l’avventura. Ovviamente con il consenso
dei genitori, ai quali era stata comunicata
la novità del percorso.
Poi la prova del fuoco! Ai ragazzi è stata
fatta la proposta del recital, il cui
messaggio fondamentale dei protagonisti
era la fede e la carità di Dio. Con sorpresa,
abbiamo visto una calorosa accoglienza. Il
testo del recital narrava un dialogo tra i
ragazzi d’oggi e i personaggi dell’800
raccolti da un ritratto della Madonna
dell’Opera di Johann Pock. Un quadro caro
al beato Luca Passi, perché rappresentava
l’Opera di S. Dorotea. Intuire l’anima del
personaggio, immedesimarsi, interpretarlo,
richiedeva ai ragazzi
la capacità di uscire
da se stessi per
accogliere l’altro.
Certo, c’è voluta la
pazienza e la passione
di Anna per far sì che i
nostri “attori”
scoprissero i volti di
don Luca, don Marco,
Madre Rachele,
Serafina Regis, la
Marchesa Barolo, la
contadina. Queste
donne e uomini sono
stati protagonisti nella
Chiesa del loro
tempo, nella
testimonianza della
fede e della carità,
trasmessa per
contagio, nelle
circostanze della vita quotidiana.
Dopo prova su prova, i balletti finalmente
prendevano forma e movimento. Con la
creatività e la determinazione di Silvia, i
ragazzi hanno imparato a esprimere, con il
linguaggio corporeo, il senso delle parole
del canto. Il canto delle soliste, pian piano
si è fatto più sicuro, melodioso, grazie
all’aiuto di Morgana e all’incoraggiamento
di Paola.
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XXI
E che dire del nostro tecnico Franco?
Insieme ai tre ragazzi aiutanti ha creato lo
sfondo delle scene, la musica, ha
procurato la grande cornice per il quadro e
ha realizzato con il video, la simpatica
presentazione finale dei ragazzi.
Le catechiste Rita, Sabina e Sara sono
sempre state presenti: pronte con il
cellulare a chiamare gli assenti o a
mandare messaggi di avviso, di cambio di
orari. Conoscendo bene il gruppo
favorivano la continuità e l’integrazione.
Il debutto: sabato sera 23
maggio al teatro S. Faustino.
Un successo strepitoso! Il
giorno lo spettacolo è
continuato presso le Suore di
Villa S. Giuseppe a Brescia.
Anche qui i pre-adolescenti
hanno regalato una gioia
grande alle suore, ai genitori e
agli amici. In questa
esperienza il valore
dell’amicizia cristiana è stato
una dimensione importante.
Ragazzi e educatori hanno
accettato la sfida dell’incontro
e della crescita e avuto
occasione di conoscersi
meglio, di tessere amicizie
nuove, di aprirsi alla realtà spirituale
immedesimandosi in uomini e/o donne
che avevano trovato la compagnia di Dio
nella loro vita.
Nella verifica, il gruppo comunicava che
era stata un’esperienza indimenticabile,
meravigliosa, educativa, emozionante,
nella quale si erano divertiti e impegnati,
sentiti bene nel realizzare una cosa tutta
insieme. Alcuni ragazzi hanno scritto: Mi
ha fatto piacere passare del tempo e
condividere questa esperienza con i miei
amici e impegnarmi nella riuscita di questa
esperienza nuova. Ho capito che se vuoi
fare una cosa fatta bene, devi impegnarti.
Ho apprezzato la positività e la
determinazione di Madre Rachele nel
convincere i ragazzi/e a credere sempre in
Dio. Ho capito che bisogna sempre aiutare
il prossimo e conoscere prima di giudicare.
Don Luca mi ha insegnato che
impegnandosi si possono realizzare i propri
sogni.
Non serve essere ricco o aver studiato, Dio
dà l’amore agli umili. Dio ci ha dato la
gioia di fare questo recital. Ho capito che si
può amare anche lo spirito e le emozioni.
Ho intuito cos’è la carità spirituale, cioè
l’amore di Dio.
Altri hanno ricordato delle frasi scritte nel
copione gli “amici veri si riconoscono nel
momento del bisogno”; “I bambini sono il
sorriso di Dio per gli uomini”. Il messaggio
cristiano ha toccato i loro cuori?
Sembrerebbe di sì, se consideriamo le loro
risonanze. “Le cose più grandi cominciano
talvolta con niente” diceva don Luca Passi.
Ed è stato proprio così.
Suor Celina Zanetti
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San Zenone
Il lievito dell’amicizia
XXII
Una bella esperienza educativa e di
“S. Amicizia”, articolata in tre incontri
pomeridiani, è stata vissuta dagli animatori
di San Zenone degli Ezzelini in
preparazione al Grest estivo 2015, guidati
in modo sapiente da suor Lisa Trentin, della
comunità di Asolo.
In una società in cui sembra prevalere
l’egoismo e la diffidenza verso il prossimo,
gli animatori hanno accolto l’invito
dell’Opera ad aprirsi alla dimensione del
“vicino”, imparando a costruire legami
significativi e di cura con i bambini e i
ragazzi che frequentano l’ambiente della
parrocchia.
L’idea di coinvolgerli è nata dai cooperatori
in occasione dei 200 anni della fondazione
dell’Opera di S. Dorotea, con l’obiettivo di
far conoscere sia la figura del Beato Don
Luca sia la struttura e lo stile dell’Opera,
attraverso attività personali e di gruppo,
letture, video, bans e brani musicali.
Il primo incontro, tenutosi il 21 marzo
scorso, ha visto la partecipazione di una
quarantina di ragazzi accompagnati da
alcune cooperatrici, da un gruppo di
mamme, che hanno partecipato agli
incontri formativi mensili dei cooperatori, e
da Suor Paola Maistrello. Dopo un iniziale
momento conoscitivo attraverso giochi e
attività, gli animatori sono stati chiamati a
descrivere l’aspetto dell’Opera che sentono
più vitale nel loro quotidiano cammino.
Questo momento è stato molto rilevante
perché i ragazzi sono
stati stimolati a guardarsi
“dentro”, domandandosi
come è possibile vivere
ancora oggi “lo stile
doroteo”.
La serata si è conclusa
con la partecipazione
alla S. Messa e con una
bella pizza in
compagnia.
Nel secondo incontro,
preludio della festa
conclusiva, la finalità è
stata quella di scoprire
che ogni persona può
mettersi “al passo”
dell’altro condividendo
il Dono speciale e unico
che possiede. Ogni
ragazzo ha
materialmente scritto il proprio Dono in un
pezzo di stoffa che poi è stato cucito
insieme agli altri formando una
particolarissima tovaglia utilizzata per la
cena conclusiva: “l’unicità” del dono viene
condiviso e diventa “molteplicità” a
servizio del prossimo.
Nel momento di approfondimento si sono
poi scoperti alcuni atteggiamenti da vivere
nelle relazioni approfondendo quattro
verbi tratti dalla Evangelii Gaudium di Papa
Francesco: “Prendere l’iniziativa,
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coinvolgersi, accompagnare, fruttificare”.
Solamente comprendendo e vivendo questi
atteggiamenti si può arrivare a “far festa
vera”.
La “Festa vera” degli animatori si é svolta
nel terzo incontro, sabato 11 aprile, dove i
protagonisti sono stati proprio i ragazzi
impegnati a preparare e a servire la cena
dal primo all’ultimo piatto. La serata è stata
un successo, allietata di canti, bans e
allegria. Grazie a questi incontri gli
animatori hanno avuto l’opportunità di
conoscersi meglio, sperimentando la
bellezza dell’amicizia come dono di Dio e
come valore da proteggere e far crescere. Il
14 giugno a Calcinate, per i 200 anni
dell’Opera di S. Dorotea, abbiamo portato
il simbolo del percorso fatto con Suor Lisa:
la tovaglia dei doni.
Sonia e Michela
Quinto
Festa per tutti
Il gruppo dei Cooperatori di Quinto, con la
guida e l’aiuto discreto e concreto delle
Suore, si è impegnato a celebrare
solennemente i 200 anni della fondazione
dell’Opera di S. Dorotea.
Dopo vari incontri e il continuo impegno
siamo arrivati a Domenica 31 Maggio per
celebrare la festa.
Il salone era stato preparato come un
percorso da fare, perché
entrando si facessero i “passi”
utili a portarci davanti al volto
del Beato Don Luca, per poi
avvicinarci al fuoco
espressione del motto
dell’Opera: “Ardere per
accendere” e inoltre rendere
manifeste le numerose attività
parrocchiali in cui i
cooperatori sono impegnati.
Non uno sterile elenco od una
esposizione autocelebrativa,
ma piccole o grandi proposte
in cui è stato possibile mettersi
al servizio di tutti.
Dopo il saluto di benvenuto e
la presentazione del percorso,
la lettura di alcune lettere del Beato Don
Luca ci ha fatto entrare nella serena
atmosfera del suo ricordo e della sua
Opera. Suor Dora ci ha regalato alcune
riflessioni riguardo l’OSD ricordandoci
l’impegno ad essere amorevoli guide e
compagni di cammino nella storia
contemporanea per ogni persona che
avviciniamo, facendoci attenti alle
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XXIV
differenti possibilità di ognuno, per farci
vicini con cura, con amorevolezza, con
simpatici atteggiamenti.
Il tempo dedicato alla riflessione in
gruppo, ci ha fatto porre attenzione ad
alcune parole che spesso prendiamo con
leggerezza:
Guida. Nessuno si senta superiore al suo
vicino, ma i Cooperatori sono chiamati ad
accompagnare ogni persona nelle varie
situazioni in cui si trova.
Confidenza. Parola obsoleta ma che oggi si
rivela attuale e ricca di significato perché
ci richiama a scegliere la fiducia,
l’affidamento all’altro, alle situazioni.
Aprire il proprio cuore. Vale a dire non
temere di consegnarsi all’altro giocando la
propria vita in modo gratuito e
consapevole.
Don Luca, anche oggi, ci sollecita ad
essere presenze che vivono la passione per
la Parola “Chi non arde non incendia”.
Appassionarsi alla sua Parola, cioè ardere
credendo nella sua forza trasformante per
la vita dell’uomo. Basta poco per
cominciare a costruire un percorso che ci
porti a creare un clima confidenziale: un
saluto, un sorriso, una parola, un invito,
l’attenzione e la comprensione della
difficoltà di chi sta o ci abita vicino, la
preghiera, l’ascolto della Parola di Dio.
Quando c’è confidenza, si riesce a vivere
meglio, ci si aiuta, si percorre assieme un
tratto di storia, si fa meno fatica, si
affrontano assieme le varie difficoltà.
Responsabilità:
“correggi” da
“cum-regere” ci
sprona ad essere
responsabilmente
pronti a capire e
sostenere chi
soffre, chi fatica,
chi sbaglia, senza
giudicare, ma
aiutando a
riprendere il giusto
cammino. Non è
impresa da poco,
ma questo
dobbiamo fare se
veramente diamo
senso alla parola:
“fratello”.
Sono solo alcune delle impressioni che
sono risuonate nel salone allestito con
gusto e ricco di simboli significativi. Il
momento conclusivo di convivialità ci ha
fatto rivivere un clima di “festa” perché è
stata un’occasione per ritrovarci, ripensare
il nostro cammino di battezzati, senza
lasciarci piegare o abbattere dal vento
della fatica, dei giudizi e delle
incomprensioni, ma imparando a rendere
“festa” ogni momento che ci è donato. Ed
allora… diciamo convinti: Che la festa
continui, per tutti!
Gianni
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Brescia - Scuola “Paolo VI”
Cinquant’anni di storia… insieme!
XXV
Cinquant’anni e non sentirli, questo
potrebbe essere il life motive della nostra
scuola dell’Infanzia “Paolo VI”, di Brescia;
ebbene sì, correva l’anno scolastico
1964/1965 quando per la prima volta
apriva in via Torricella di Sopra la scuola
materna e da allora di cose ne sono
accadute molte... Oggi, a distanza di
mezzo secolo, si è voluto organizzare un
momento di incontro e di festa per
ricordare e soprattutto per augurarsi altri
cinquant’anni.
Sabato 18 Aprile, festa liturgica del beato
don Luca Passi, già dalle ore 8.00 del
mattino diversi genitori e alcune maestre
stavano predisponendo gli ultimi ritocchi,
prima dell’inizio dell’evento “dell’anno”.
La messa è iniziata puntualissima, con la
preoccupazione del tempo incerto che,
fino all’ultimo ha fatto preoccupare gli
organizzatori.
Puntualissimo, come da scaletta, alle ore
10.30 faceva il suo ingresso S.E. Rev.ma
Card. Giovanni Battista Re, già Prefetto
della Congregazione per i Vescovi, camuno
e soprattutto amante dei bambini e delle
famiglie. Nell’omelia il Cardinale Re ha
ricordato come la scuola dell’infanzia “sia
il primo e più importante gradino per una
crescita umana”; si è soffermato sulle
insegnanti ricordando come “grazie a loro
cresceranno i ragazzi e le ragazze del
domani”. Al termine della concelebrazione
eucaristica, prima della benedizione della
nuova statua della Madonna posizionata
nel bellissimo parco a disposizione dei
bambini sul retro della scuola, il Presidente
del Consiglio di Amministrazione, Natale
Gardoni, ha portato il saluto suo personale
e quello di tutti i consiglieri, ricordando
come “la presenza di tante persone sia la
dimostrazione che la scuola ancora oggi è
luogo di crescita umana e luogo di
educazione”. Il sindaco di Brescia,
on. Emilio Del Bono, si è soffermato nel
suo saluto sull’importanza di una struttura
che, in gestione laico-religiosa
convenzionata con il Comune, “riesce a
realizzare un servizio di elevato spessore
per tutta la collettività ed è punto di
riferimento per l’Amministrazione”. La festa
è stata sentita da tutti i bambini e dai
propri parenti, tant’è che v’erano presenti
più di settecento persone insieme ai
centosettanta bambini che, aiutati dalle
loro maestre, hanno allietato la funzione
religiosa. Dopo i saluti di rito c’è stato un
piccolo momento conviviale nel quale
oltre a stare insieme, si sono potute
salutare le tante autorità presenti.
Al termine della mattinata, tutti hanno
visitato la piccola mostra realizzata nella
palestra della scuola, nella quale erano
presenti le fotografie che rappresentano la
storia dei 50 della scuola appunto!
Si è trattato di un momento vissuto da tutti
come speciale, nel quale oltre a salutarsi,
le persone si soffermavano su quanto
ricordato e su quanto detto dai vari relatori.
Per noi genitori, oltre che un modo per dire
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grazie a suor Clara Zanardelli e a Natale
Gardoni per quanto fanno
quotidianamente per i nostri figli, è stato
un dirci grazie, per ciò che ognuno di noi
ha fatto, sì perché l’impegno preso da tutti
era quello di essere parte attiva della festa,
curando insieme alle maestre tutti gli
aspetti tecnici, burocratici, gestionali. Una
festa, in conclusione, che non potrà non
essere ricordata da tutti, non solo per il
sole che ha “baciato” la giornata
rendendola ancora più bella, ma perché
una così ampia partecipazione, ci ha
dimostrato nuovamente come la Scuola
dell’Infanzia Paolo VI non sia solo un luogo
di educazione, ma sia, soprattutto,
“palestra di vita umana e cristiana”.
E allora: “ad multos annos”!
Flavio Bonardi
Bolivia
COMUNIDAD DE COLOMI
Los amiguitos de Jesus, ahijados del P.
Lucas
I piccoli amici di Gesù, i figliocci di Don
Luca
En estos 200 años de celebración de la
Obra de S. Dorotea, agradecidas al Señor
por confiarnos la obra, queremos
compartir nuestras experiencias de vida
sobre la obra, llegado hasta estos lugares
de Bolivia-Colomi, a través de
nuestras primeras hermanas
misioneras.
Los sábados nos reunimos con
los amiguitos de Jesús, (niños y
adolescentes apadrinados), para
una formación integral y
especifico en el carisma de la
Obra de nuestro Beato Padre
Lucas Passi, que nos ha dejado
como una huella marcada en la
Iglesia y como alma a las
hermanas.
El 18 de Abril hemos tenido la
alegría de celebrar la Eucaristía,
como acción de gracias con
todos los grupos de la parroquia,
Nella ricorrenza dei 200 anni dell’Opera
di S. Dorotea, ringraziamo il Signore per
confermare l’Opera. Vogliamo condividere
la nostra esperienza di vita: l’opera è
arrivata fino a questi luoghi di Bolivia -
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resaltando los 200 años de la OSD y la
figura de Nuestro Fundador, teniendo
como ejemplo su ardiente celo apostólico,
que hasta hoy sigue perdurando allí donde
está la presencia de las hermanas Doroteas
y los cooperadores de la Obra.
Aprovechamos este medio, para transmitir
que los niños y adolescente, agradecen
infinitamente su generosidad de ayuda que
reciben de los benefactores Italianos y a
todas las hermanas que promueven esta
solidaridad generosa y se comprometen a
seguir orando por ellos y por todas las
necesidades de la Iglesia y del Instituto. Y
al mismo tiempo poner empeño en
conocer, y amar más a Jesús y hacer
conocer y amar a otros a Jesús. Les
saludamos con afecto.
Hna Josefina Becerra
Colomi attraverso le prime suore dorotee
missionarie.
Ogni sabato ci riuniamo, noi i piccoli
amici di Gesù (bambini e adolescenti), per
ricevere una formazione integrale e
specifica nel carisma dell’OSD del Beato
Luca Passi, che ha lasciato le suore come
‘anima’. Esse hanno tracciato un’orma ben
visibile nella parrocchia di Colomi.
Il 18 aprile abbiamo avuto la gioia di
celebrare l’Eucarestia in rendimento di
grazia con tutti i gruppi della parrocchia,
mettendo in risalto la figura del nostro
Fondatore e i 200 anni dell’Opera da lui
fondata. Il suo ardente zelo apostolico si
mantiene vivo lì dove vivono e operano le
suore dorotee e i cooperatori.
Approfittiamo lo spazio nella nostra rivista
per trasmettere il grazie di bambini e
adolescenti per il generoso aiuto che
ricevono dai benefattori italiani. Grazie
anche alle suore che sostengono le
iniziative di solidarietà e si impegnano a
pregare. Pure i bambini si impegnano a
pregare per voi e a continuare a conoscere
e amare sempre di più Gesù.
Vi salutiamo con tanto affetto.
Cooperadores
de Colomi
Tenemos el gusto y la alegría de poderles
compartir nuestro camino de experiencia
que estamos haciendo en la obra de OSD.
Somos los cooperadores de la obra, aquí en
la localidad de Colomi, nos reunimos, el
segundo martes de cada mes, para una
formación, celebración y conocer más la
figura de nuestro Beato Padre Lucas Passi,
bajo la amorosa guía de las hermanas que
nos orientan en este camino. Todos los años
celebramos las fiestas de Santa Dorotea y la
figura de nuestra Beato Lucas, pero este año
fue una celebración especial puesto que
recordábamos los 200 años de la OSD,
tuvimos encuentros de reflexión y
compartimos la obra como era antes
cuando nació y ahora como nos llegó y
Abbiamo il piacere e la gioia di poter
condividere il nostro cammino e
l’esperienza che stiamo facendo nell’OSD.
Siamo i Cooperatori OSD della località di
Colomi. Ci ritroviamo ogni secondo martedì
del mese per la formazione, per conoscere
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seguimos bendecidos por este carisma, que
es actual que nos ayuda a vivir la corrección
fraterna, en el medio donde nos
encontramos. Queremos hacer llegar a
todos los cooperadores y hermanas de Santa
Dorotea nuestras felicitaciones y buenos
deseos de seguir haciendo camino.
Hermanas y Cooperadores Colomi
sempre più la figura del Beato Luca Passi e
per le celebrazioni. Le suore ci orientano e
ci guidano in questo cammino. Ogni anno
celebriamo la festa di S. Dorotea e del Beato
Luca Passi. Quest’anno la celebrazione ha
assunto un colore speciale dal momento
che ricordiamo i 200 anni dell’OSD. Negli
incontri di riflessione abbiamo condiviso
come è nata e come era l’Opera un tempo,
come è arrivata fino a noi. Benediciamo
questo carisma che è ancora attuale e ci dà
la forza di vivere la Correzione evangelica
negli ambienti dove ci troviamo. Vogliamo
far giungere a tutti i cooperatori e alle suore
dorotee i nostri auguri e il buon desiderio di
continuare insieme il cammino.
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