Art_Scient_Uso di lenti a contatto hydrogel trattate con TSP a lento
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Art_Scient_Uso di lenti a contatto hydrogel trattate con TSP a lento
PROFESSIONAL In collaborazione con Società Optometrica Italiana SOPTI OCCHIO SECCO MARGINALE IL RUOLO DELLE LENTI A CONTATTO Uso di lenti a contatto hydrogel trattate con TSP a lento rilascio Effetti sui sintomi e segni da occhio secco marginale in portatori abituali di lenti a contatto morbide SOMMARIO Scopo: confrontare le misure su discomfort, sintomi e segni da occhio secco marginale indotti dal porto di una lente a contatto hydrogel giornaliera a cambio settimanale trattata con TSP (Tamarind Seed Polysaccharide) a lento rilascio (Lente TSP: 0.25% nell’acqua di idratazione) rispetto alla medesima lente non trattata con TSP (Lente controllo) e rispetto al best-fit garantito dal porto stabile sul lungo periodo (Lenti abituali) in un gruppo di portatori abituali di lenti a contatto morbide. Metodo: i due tipi di lenti a contatto sono stati valutati, a parità di sistema di manutenzione, per quattro settimane di porto complessive, in uno studio randomizzato, controllato in doppio cieco. Il comfort e i sintomi sono stati rilevati a cadenza settimanale con il questionario CLDEQ integrato da tre domande sulla durata del porto confortevole. I segni sono stati valutati a cadenza bisettimanale tramite la determinazione di: integrità del film lacrimale (BUT, quadro interferenziale), iperemia limbare, colorazione corneale e congiuntivale con fluoresceina e verde di lissamina, LIPCOF, LWE. Risultati: dall’analisi dei sintomi emerge la migliore prestazione della Lente TSP per l’indice CLDEQ Long score e per i sintomi di 1.discomfort, 2.secchezza, 6.sensazione di corpo estraneo, 7.bruciore e pizzicore, 9.prurito, con l’intensità del sintomo di secchezza che si riduce nella seconda parte della giornata di porto rispetto a Lenti abituali e Lente controllo; con la Lente TSP aumenta inoltre la durata media giornaliera del porto confortevole. Dalla valutazione dei segni emerge una riduzione del grading per l’impronta congiuntivale perilimbare con fluoresceina usando la Lente TSP rispetto alla Lente controllo. Parole chiave Occhio secco marginale, TSP, CLDEQ, hydrogel 28 | PROFESSIONAL OPTOMETRY | MARZO 2013 di Susanna Frigo, Michele Barollo, Pietro Gheller, Barbara Contiero. Introduzione La condizione sintomatica di occhio secco marginale associata all’uso di lenti a contatto interessa un’elevata percentuale di portatori e rappresenta una delle principali cause di interruzione temporanea e definitiva del porto; nonostante l’introduzione di nuovi materiali, l’incidenza del dropout rimane elevata, quasi equivalente al numero di nuovi portatori1. È noto che l’efficacia di colliri o sostituti lacrimali per il contrasto dei sintomi da occhio secco marginale risulta limitata soprattutto dal ridotto tempo di permanenza del principio attivo sulla superficie oculare: il normale ricambio lacrimale con l’ammiccamento ne determina infatti la rapida rimozione dalla sede d’azione in tempi variabili da pochi minuti a circa un’ora, secondo le caratteristiche chimicofisiche del prodotto applicato2. Oltre a svolgere la sua normale funzione ottica, è stato dimostrato che la lente a contatto morbida può veicolare il lento rilascio dell’integratore lacrimale sulla superficie oculare, proponendosi così efficacemente per la risoluzione del problema della limitata durata del trattamento: anche piccole quantità incorporate di principio attivo, rilasciate lentamente durante la giornata di porto, possono così agire efficacemente tramite, ad esempio, l’azione umettante indotta dal rilascio di acido ialuronico3,4. Disponendo di una tecnologia adeguata a produrre il caricamento della lente a contatto ed a generare il lento rilascio del principio attivo durante l’intero periodo di porto5, la produzione ha orientato la sua scelta verso uno dei più interessanti polimeri mucomimetici in grado di contrastare efficacemente la sintomatologia da occhio secco e cioè il TSP, PROFESSIONAL polisaccaride naturale estratto dal seme di Tamarindus indica. Il TSP presenta proprietà strutturali molecolari simili alle mucine trans-membrana oculari (MUC1), contribuisce alla stabilizzazione del film lacrimale all’interfaccia epitelio-muco-acquosa, presenta comportamento viscoso non newtoniano pseudoplastico in soluzione acquosa, svolge un’azione protettiva sulle strutture epiteliali di cornea e congiuntiva6,7. Durante il periodo di stage e nell’ambito di due lavori di tesi per il Master in Scienze e Tecnologie della Visione (Università degli Studi di Padova, a.a. 2009/2010), è stato svolto uno studio per la verifica dell’efficacia di un tipo di lente a contatto morbida caricata con TSP a lento rilascio (Lente TSP) rispetto al medesimo tipo di lente a contatto non trattata con TSP (Lente controllo) 8,9. Lo studio era mirato ad ottenere una quantificazione longitudinale precisa dei sintomi caratteristici da occhio secco associato all’uso della Lente TSP rispetto alla Lente controllo in portatori abituali e adattati di lenti a contatto morbide, che già presentassero sintomi da occhio secco marginale e in una normale configurazione clinica di porto stabile8. Inoltre è stata pianificata una batteria di test oggettivi, accuratamente standardizzati per sequenza e procedure di misurazione, finalizzati alla valutazione della risposta del film lacrimale e della superficie oculare al porto della Lente TSP e della Lente controllo, e per ricavare anche, se possibile, informazioni sugli eventuali meccanismi di azione del TSP in questa configurazione a lento rilascio9. La condizione di porto abituale di ciascun soggetto è stata sottoposta inizialmente all’intera sequenza di misurazioni: a causa dei numerosi tipi di lenti abituali morbide usate dai soggetti, non è stato possibile però effettuare valutazioni comparative con le misure ottenute da ciascun tipo di lente abituale. È stato comunque condotto il confronto tra le misure ottenute con le lenti sperimentali e le medie rilevate per il porto abituale, intese come rappresentative di un porto stabile, clinicamente controllato e ottimizzato (best-fit). Metodo Per sfruttare al massimo le potenzialità descrittive delle misure e per contenere l’effetto di confondimento indotto dalle aspettative sul trattamento e dalle modalità di raccolta dei dati, si è scelto l’utilizzo di un disegno sperimentale randomizzato (assegnazione casuale delle lenti), longitudinale prospettico (4 settimane di porto per ogni soggetto), controllato (gruppi di controllo e trattamento), con incrocio (nella seconda fase il tipo di lenti è stato scambiato tra i due gruppi), in doppio cieco (soggetti e sperimentatori non conoscevano il tipo di lente in uso), con applicazione bilaterale delle lenti (rilevazione di sintomi visivi; ripartizione tra i due occhi dei test clinici oggettivi). Sono state sottoposte alla sperimentazione lenti a contatto hydrogel ad uso giornaliero e cambio settimanale, costruite in Filcon II 1 (copolimero HEMA, MA, VP), contenuto d’acqua 58%, non ionico, Dk/t 28 Barrer/cm, raggio della curva base 8.60 mm, diametro totale 14.20 mm, spessore centrale 0.11 mm (-3.00 D), percentuale di TSP in massa nell’acqua di idratazione 0.25% (Lente TSP); la Lente controllo si differenziava dalla Lente TSP unicamente per l’assenza del trattamento con TSP. Per i due tipi di lenti, è stato utilizzato il medesimo sistema di manutenzione in soluzione unica (Safilens Safe-Gel Hyal, poliesametilenbiguanide 0.0001%, EDTA bisodico 0.01%, ialuronato di sodio 0.015%, idrossietilcellulosa e taurina). I soggetti inseriti nel campione di studio dovevano soddisfare i criteri di inclusione prestabiliti, in particolare l’assenza di patologie oculari o sistemiche in atto e una condizione di occhio secco di entità marginale in base al responso del questionario Ocular Surface Disease Index - OSDI10 e del test di Schirmer I. Il campione era costituito da 12 soggetti: 5 maschi e 7 femmine, età media 29.7 anni, intervallo da 18 a 45 anni, media su tutti gli occhi della correzione con lente a contatto -3.50 ± 0.89 D. I soggetti sono stati suddivisi casualmente fra le due coorti A e B: i 5 soggetti della coorte A, 2 maschi e 3 femmine, hanno utilizzato la Lente controllo per le settimane 1 e 2 e poi la Lente TSP per le settimane 3 e 4; viceversa per i 7 soggetti, 3 maschi e 4 femmine, della coorte B (Figura 1). Tutti i soggetti hanno sottoscritto un consenso informato; le procedure sperimentali e il trattamento dei dati sono state pianificate nel rispetto delle normative etiche internazionali. Figura 1: schema del disegno sperimentale. PROFESSIONAL OPTOMETRY | MARZO 2013 | 29 PROFESSIONAL Per la valutazione del comfort e dei sintomi si è utilizzato il questionario CLDEQ (Contact Lens Dry Eye Questionnaire), nella versione adattata presso l’Ohio State University College of Optometry11 del CLDEQ 2000 sviluppato originariamente presso l’Indiana University12,13, tradotto dall’inglese e integrato da alcune domande utili a quantificare la durata giornaliera del porto confortevole 14:11a. durata giornaliera del porto determinata da rimozione con o senza fastidio; 11b.durata giornaliera di porto senza fastidi o sensazione di secchezza; 11c. frequenza settimanale di rimozione delle lenti prima del consueto a causa della sensazione di secchezza. Le domande relative a 1.discomfort, 2.secchezza, 3.visione sfuocata, 4.irritazione, 5.sensazione di sabbia, 6.sensazione di corpo estraneo, 7.bruciore e pizzicore, 8.fotofobia, 9.prurito prevedono di specificare, su una scala da 1 a 5, la valutazione soggettiva dei sintomi quantificandone la frequenza giornaliera e le intensità nelle prime due ore, a metà e fine porto di una giornata tipica dell’ultima settimana di utilizzo delle lenti a contatto. Il CLDEQ contiene inoltre una domanda di autodiagnosi. Il questionario CLDEQ integrato è stato auto-somministrato complessivamente cinque volte per ogni soggetto, alle tre visite e ai due cambi settimanali a casa (Figura 1). I test clinici oggettivi, eseguiti con biomicroscopio dotato di camera digitale e lampada a fessura CSO SL990, erano pianificati per determinare l’integrità e la stabilità del film lacrimale (figura interferenziale del film pre lente e dello strato lipidico, con illuminatore Keeler Tearscope-plus 15,16,17;tempo di arresto dello strato lipidico 18,19; BUT con fluoresceina), l’integrità dell’epitelio corneale (colorazione secondo classificazione Oxford e CCLRU), l’iperemia limbare (CCLRU), l’entità dell’impronta/ colorazione congiuntivale perilimbare con fluoresceina (CCLRU), l’integrità dell’epitelio congiuntivale con fluoresceina e verde di lissamina, le lid parallel conjunctival folds - LIPCOF20, la lid wiper epitheliopathy - LWE con fluoresceina e verde di lissamina in eversione palpebrale21,22. Per ridurre l’invasività della sequenza, i test senza coloranti sono stati eseguiti sull’occhio destro, quelli con coloranti sull’occhio sinistro. La batteria di test clinici è stata somministrata tre volte per ogni soggetto, in occasione delle tre visite di controllo (Figura 1). L’applicazione delle lenti a contatto e le visite di controllo si sono svolti presso Studio Optica di Gheller Pietro, Imola (BO) nel periodo settembrenovembre 2010. 30 | PROFESSIONAL OPTOMETRY | MARZO 2013 Analisi statistica Per gli items rilevati tramite il questionario, l’analisi statistica è stata condotta separatamente su ciascun sintomo e su un punteggio globale calcolato come combinazione ponderata delle 37 risposte su comfort, sintomi e autodiagnosi. Si è utilizzato a questo scopo il CLDEQ Long score, punteggio che viene messo in relazione con la probabilità di diagnosi clinica della condizione di occhio secco associato all’uso di lenti a contatto e per il quale viene definita una soglia di cut-off per la diagnosi di occhio secco (CLDEQ Long score * 1.27)11. Per l’analisi statistica, i dati dei sintomi dei due porti settimanali consecutivi effettuati con le stesse lenti (settimane 1-2 e 3-4) sono stati accorpati. Le variabili misurate tramite i test clinici oggettivi sono state analizzate separatamente e anche secondo le combinazioni suggerite in letteratura (ad es.: staining corneale per ciascun settore standard CCLRU, ma anche la media dei grading calcolata sui settori orizzontali, ecc.). I campioni di dati sperimentali posti a confronto dall’analisi si sono ottenuti raggruppando i dati sulla base di coorti e tipo di lenti (6 gruppi: per CLDEQ Long score, frequenze giornaliere dei sintomi, durata del porto confortevole e per le variabili continue misurate con i test clinici oggettivi), i tre momenti della giornata e il tipo di lenti (9 gruppi: per le intensità dei sintomi rilevate nei tre momenti della giornata di porto), i soli tre tipi di lenti (3 gruppi: per tutte le variabili categoriche ordinali misurate sulle scale di grading con i test clinici oggettivi). Le variabili continue normalmente distribuite (CLDEQ Long score; variazione, misurata in ore, rispetto alla condizione abituale, della durata di porto confortevole; tempo di arresto del film lacrimale, misurato in secondi, valutato con Tearscope-plus; BUT, misurato in secondi) sono state analizzate utilizzando un modello lineare misto di ANOVA a N vie, comprendente l’effetto individuale come fattore casuale. Per le misure ottenute con il questionario, definito un livello “sintomatico” (risposta * 3) per le domande su frequenza e intensità dei sintomi e calcolate le corrispondenti percentuali di soggetti sintomatici, l’analisi è stata condotta utilizzando il test delle k proporzioni (Chi-quadro, con procedura di confronto multiplo a coppie di Marascuilo). Per le misure delle variabili categoriche ordinali ottenute dai test clinici oggettivi (non normalmente distribuite) la comparazione è stata condotta utilizzando il test non parametrico per il confronto tra k campioni appaiati di Friedman. PROFESSIONAL Risultati L’applicazione delle lenti sperimentali è risultata adeguata a fornire una buona qualità della visione, con l’acuità visiva mediamente invariata rispetto alle Lenti abituali. Al termine del porto settimanale, su entrambi i tipi di lenti non si sono rilevate significative formazioni di depositi. L’analisi statistica sulle misure ottenute con il questionario ha prodotto numerosi effetti significativi generali e alcune significatività nella comparazione a coppie: la carenza di effetti nei confronti diretti si può probabilmente attribuire al limitato numero di soggetti utilizzati. Per i sintomi, l’ANOVA sul CLDEQ Long score ha evidenziato differenze significative per i confronti nella coorte A tra l’utilizzo delle Lenti abituali e della Lente TSP e soprattutto tra la Lente controllo e la Lente TSP (p=0.013: Figura 2a): la mancanza di effetti significativi nella coorte B si potrebbe spiegare con l’ipotesi, per quanto abbastanza speculativa, di un interessante effetto residuo di trascinamento delle due settimane di porto della Lente TSP sul successivo porto della Lente controllo. Analoghi risultati si sono ottenuti analizzando le percentuali di soggetti con diagnosi di occhio secco ricavate sulla base della soglia diagnostica di 1.27 per il CLDEQ Long score (Figura 2b). La durata media giornaliera del porto confortevole nella coorte A ha mostrato una diminuzione di 1.2 ore con la Lente controllo e un interessante aumento di 2.2 ore con la Lente TSP rispetto alle Lenti abituali, quindi oltre 3 ore di differenza tra le due lenti sperimentali (p=0.056). L’analisi delle proporzioni di soggetti sintomatici per le frequenze giornaliere dei sintomi, ha prodotto effetti significativi generali per 2.secchezza e 9.prurito: dalla rappresentazione grafica dei dati del sintomo di secchezza si ricava una sostanziale indicazione che il risultato statistico si possa attribuire soprattutto alla migliore prestazione della Lente TSP (Figura 3). Figura 3: frequenze giornaliere per il sintomo di secchezza oculare, rappresentazione delle percentuali di soggetti sintomatici (frequenza ≥ 3 = qualche volta). Figura 2: (a) medie stimate per il punteggio CLDEQ Long score, con indicato il livello di discriminazione diagnostica; (b) percentuale di soggetti con punteggio CLDEQ Long score ≥ 1.27, per i quali dunque si può diagnosticare la condizione di occhio secco associato all’uso di lenti a contatto. Sono cerchiate le misure ottenute con Lente TSP; con le lettere, sono inoltre evidenziate le significatività statistiche rilevate nelle comparazioni a coppie (lettere diverse indicano significatività per p<0.05). 32 | PROFESSIONAL OPTOMETRY | MARZO 2013 Le risposte alla domanda di autodiagnosi si distribuiscono in modo assai simile a quelle del sintomo di 2.secchezza (effetto generale, p<0.05). Per le percentuali di soggetti sintomatici in base all’intensità dei sintomi nei tre momenti della giornata, vi sono stati effetti significati generali per 1.discomfort, 2.secchezza, 6.sensazione di corpo estraneo, 7.bruciore e pizzicore: osservando la rappresentazione grafica dei dati si trae l’indicazione di un sistematico vantaggio della Lente TSP nel contenimento della progressione dei sintomi durante il giorno, soprattutto per il sintomo 2.secchezza che si mantiene per tutto il giorno attorno al 10% di soggetti sintomatici mentre invece con Lenti abituali e Lente controllo si passa da circa il 10% nelle prime ore di porto, al 50% di soggetti sintomatici a fine giornata (Figura 4). PROFESSIONAL Figura 4: intensità del sintomo di secchezza oculare nei tre momenti della giornata di porto, rappresentazione delle percentuali di soggetti sintomatici (intensità ≥ 3) per i tre tipi di lenti. L’analisi condotta sulle misure ottenute dai test oggettivi ha prodotto un numero assai limitato di significatività statistiche, circoscritte alle misure della colorazione/impronta congiuntivale perilimbare da lente con fluoresceina per la media del grading sui quattro settori (mediane dei grading: con Lente controllo=1.30, con Lente TSP=0.95, p=0.011) e per la media sui settori verticali (mediane dei grading: con Lente controllo=1.68, con Lente TSP=0.88, p=0.001: Figura 5). Lo scarso effetto sulle misure oggettive era in parte prevedibile a causa della nota scarsa sensibilità e specificità dei test nella condizione di marginalità di occhio secco, ma anche per la limitata durata complessiva del porto delle lenti sperimentali; l’indicazione alternativa, non dimostrabile però in questo contesto, potrebbe essere di una quasi totale assenza di variazione del quadro dei segni nel passaggio dalle Lenti abituali alla Lente controllo e alla Lente TSP: l’utilizzo di un campione di soggetti più ampio potrebbe fornire ulteriori informazioni a favore dell’una o dell’altra ipotesi. Conclusioni La somministrazione del questionario ha fornito informazioni interessanti sull’efficacia del trattamento delle lenti con TSP. Applicando la Lente TSP si è osservata una riduzione del numero di soggetti classificabili come affetti da occhio secco marginale, con l’autodiagnosi e il sintomo di secchezza che hanno guidato tale tendenza; l’intensità del sintomo di secchezza in particolare si è assai ridotto con la Lente TSP a metà e alla fine della giornata di porto; vi è stato un significativo aumento delle ore di porto confortevole della Lente TSP rispetto alla Lente controllo; interessanti, per quanto statisticamente meno rilevanti, anche i risultati per i sintomi di corpo estraneo, di prurito e di bruciore, in quanto indicativi di un probabile miglior rapporto superficiale tra lente ed epitelio corneale. Nel complesso si ricava dunque che il rilascio, lento e protratto per tutto il periodo di utilizzo delle lenti a contatto, di piccole quantità di principio attivo TSP è in grado di incidere in maniera efficace sulla sintomatologia da occhio secco marginale durante l’uso delle lenti a contatto (riduzione dell’indice diagnostico complessivo del CLDEQ e del punteggio specifico per il sintomo di secchezza): il controllo dello sviluppo dei sintomi durante la giornata e l’aumento delle ore di porto confortevole suggeriscono inoltre che il TSP rilasciato lentamente sia in grado di agire, grazie alle sue proprietà mucomimetiche e quindi non solo come umettante-lubrificante, specificatamente sui meccanismi2 che innescano e sostengono-amplificano la frequente sintomatologia da occhio secco nei portatori di lenti a contatto morbide, con interessanti prospettive applicative di recupero al porto regolare o addirittura Figura 5: (a) colorazione/impronta congiuntivale perilimbare da lente con fuoresceina, media dei grading sui settori superiore e inferiore, con evidenziata la significatività statistica rilevata nelle comparazioni a coppie (p=0.001); (b) un’immagine al biomicroscopio usata per la quantificazione della colorazione congiuntivale perilimbare con fluoresceina nel settore inferiore. 34 | PROFESSIONAL OPTOMETRY | MARZO 2013 PROFESSIONAL di trattamento preventivo. L’analisi sulle determinazioni dei segni clinici ha mostrato un effetto del trattamento con TSP nel ridurre la colorazione con fluoresceina in congiuntiva perilimbare, soprattutto nei settori verticali, a confermare una minore invasività della Lente TSP nelle zone congiuntivali di maggiore interazione con lente e margine palpebrale. Si conferma che il trattamento con TSP è in grado di migliorare la prestazione complessiva di questa lente hydrogel nei portatori abituali con problematiche di occhio secco marginale associato all’uso di lenti a contatto. Bibliografia 1. 2. 3. 4. 5. Ringraziamenti Si ringraziano: l’Ing. Alessandro Filippo (Safilens s.r.l.) per le informazioni e per la fornitura delle lenti sperimentali e del sistema di manutenzione; il Prof. Jason J. Nichols, della Ohio State University, Columbus, OH, USA, per aver gentilmente fornito una copia del questionario CLDEQ nelle due versioni short e long form rielaborate dalla versione originariamente sviluppata presso l’Indiana University; il Prof. Cosimo Signorini, Presidente del Corso di laurea in Ottica e Optometria, per aver consentito l’utilizzo delle risorse del laboratorio di Optometria dell’Università di Padova; la Sig.ra Filomena Menduni, responsabile amministrativa di Studio Optica, per la collaborazione organizzativa nelle procedure di assegnazione delle lenti e di comunicazione con i soggetti. 6. 7. 8. 9. 10. Nota biografica Il lavoro rappresenta una sintesi delle due tesi, citate in bibliografia, prodotte per il Master in Scienze e tecnologie della visione (a.a. 2009/2010, Università di Padova) da Susanna Frigo e Michele Barollo, relatore prof. Pietro Gheller. Susanna Frigo (Autore corrispondente: susanna.frigo@ hotmail.it), ottico-optometrista, Ottica Frigo, Noventa Vicentina: abilitazione all’esercizio della professione di Ottico; Laurea in Ottica e Optometria e Master in Scienze e Tecnologie della Visione, Università di Padova. Michele Barollo ([email protected]), funzionario tecnico (fotografia scientifica) presso Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università di Padova: abilitazione all’esercizio della professione di Ottico; Laurea in Ottica e Optometria e Master in Scienze e Tecnologie della Visione, Università di Padova. Pietro Gheller ([email protected]), optometrista, Studio Optica, Imola, professore a contratto presso l’Università degli Studi di Padova; Laurea in Scienze psicologiche, Università di Trieste. Barbara Contiero, funzionario tecnico (servizio di biostatistica) presso il Dipartimento di Medicina animale, produzioni e salute, Università di Padova; Laurea in Scienze Statistiche e Demografiche, Università di Padova. 36 | PROFESSIONAL OPTOMETRY | MARZO 2013 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. Fonn D. Targeting Contact Lens Induced Dryness and Discomfort: What Properties Will Make Lenses More Comfortable. Optom Vis Sci, 2007;84(4):279-85. Asbell PA, Uçakhan OO. Dry Eye and Contact Lenses. In: Asbell P.A., Lemp M.A. Dry Eye Disease. The Clinician’s Guide to Diagnose and Treatment. New York: Stuttgart: Thieme, 2006:114-31. Leonardi A, Decastello N, Brun P, Violato D, Fregona I. Release of hyaluronic acid from Filcon1b contact lens increases tolerability and performance. ARVO’s 2007 Annual Meeting, May 6–10; 2007. Fagnola M, Pagani MP, Maffioletti S, Tavazzi S, Papagni A. 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