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Introduzione - Giovanni Fioriti Editore
Psichiatria e Psicoterapia (2013) 32, 3, 181-196 COSTRUZIONE DELL’IDENTITÀ E SVILUPPO EMOTIVO NELLE COPPIE GEMELLARI: EFFETTI SUL BENESSERE NEL CICLO DI VITA Piera Brustia, Eva Gerino, Luca Rollè Introduzione La situazione gemellare, all’interno dell’insieme delle relazioni fraterne, si configura come distintiva in ragione della similarità genetica, dell’alta familiarità dei soggetti coinvolti (Neyer 2002) e sarebbe differente da quella che s’instaura nei mononati (Ebeling et al. 2003): il legame fra gemelli inizia a strutturarsi a partire dalla vita intrauterina con specifici modelli interattivi di coppia fin dagli stadi più precoci della gravidanza che si mantengono, seppur con modalità differenti, anche dopo la nascita (Piontelli 2002, Beretta et al. 2003, Tancredy e Fraley 2006). La condizione dell’essere insieme da sempre e il condividere simili bisogni e obiettivi durante lo sviluppo (Ebeling et al. 2003) fanno sì che i gemelli sperimentino un peculiare, profondo e, alle volte, pervasivo, senso di appartenenza a una coppia che Zazzo (1949, 1984, 1986) ha definito “satura ed eccessiva”, che possiede cioè tutte le caratteristiche delle diadi sia naturali sia elettive. Per queste ragioni, la letteratura identifica la relazione gemellare come un legame unico, non paragonabile per livello d’intimità e intensità a nessun altro tipo di rapporto interpersonale (Segal 1999, Neyer 2002, Ebeling et al. 2003, Noller 2005, Thorpe e Gardner 2006, Tancredy e Fraley 2006, Fraley e Tancredy 2012). Poiché il legame emozionale che generalmente si crea nella fratria dipenderebbe dal “livello di accesso” a eventi di vita condivisi e, quindi, anche dalla differenza di età che separa i fratelli e dal genere di appartenenza (Bank e Kahn 1982), i gemelli costituirebbero un caso limite tra le relazioni fraterne in cui la storia del singolo sarebbe profondamente connessa a quella dell’altro. La letteratura che analizza la tematica della relazione intergemellare fa riferimento alla prospettiva psicoanalitica; nello specifico, l’analisi del processo di separazione-individuazione e la teoria dell’attaccamento risultano particolarmente adatte per la comprensione del paradigma gemellare (Bernier 2006). Infatti, per quanto attiene all’origine e alla natura delle dinamiche relazionali nelle coppie gemellari, l’adozione di un’ottica psicodinamica consente la comprensione del ruolo strutturale ricoperto dalla relazione fraterna dei plurigemini; infatti, fin dalla più tenera età, il cogemello sarebbe configurabile prima come partner relazionale facilmente accessibile, poi come un oggetto interiorizzato (Tancredy e Fraley 2006). Per queste ragioni e data la natura del legame fra gemelli, la letteratura psicoanalitica ha incentrato la sua attenzione sull’influenza che la costante presenza del cogemello e la profonda intimità della coppia fraterna gemellare eserciterebbero sulla costruzione identitaria e sullo sviluppo affettivo dei singoli (Zazzo 1986, Bernier 2006, Watzlawik 2009, Principe et al. 2013). Alcuni studiosi SOTTOMESSO MARZO 2013, ACCETTATO OTTOBRE 2013 © Giovanni Fioriti Editore s.r.l. 181 Piera Brustia et al. hanno concentrato il focus delle proprie indagini sulle particolarità della formazione della personalità gemellare attribuendone l’origine alle influenze genetiche o ambientali, oppure sulla loro interazione in termini di effetti attivi, passivi o reattivi (Neyer 2002, Canestrari e Godino 2002). La dinamica relazionale interna alla coppia gemellare modellerebbe la personalità dei plurigemini, portandoli a differenziarsi per alcuni aspetti e a omologarsi per altri. Inoltre, nella formazione dell’identità, interverrebbero tre fattori interagenti: ereditarietà, ambiente ed effetto coppia. Secondo Zazzo (1984, 1986) i monozigoti sarebbero caratterizzati da profonde differenze psicologiche rispetto ai figli unici e ai fratelli mononati: si ipotizza che il carattere dei gemelli sia la risultante non solo della dotazione genetica e dell’educazione come per i mononati, ma anche di una componente aggiuntiva data dalle dinamiche peculiari della coppia gemellare. L’insieme di questi fattori viene definito “effetto coppia” e viene creato attivamente dal legame gemellare, ma anche dalle relazioni con gli altri significativi. Il rischio maggiore connesso a tale effetto è il rifugiarsi dei gemelli nella relazione duale che li può portare a sviluppare identità complementari tali per cui ogni membro della diade ha bisogno dell’altro per sentirsi completo (Ainslie 1997, Sandbank 1999). La spartizione dei ruoli all’interno della coppia gemellare tende ad avvenire in maniera precoce, già nella vita intrauterina (Piontelli 2002) e può comportare dei problemi nella costruzione del Sé qualora il processo d’individuazione non avvenga con successo o se entrambi i gemelli continuano a identificare se stessi con la propria gemellarità (Ebeling et al. 2003). In alcuni casi, la dipendenza dalla coppia può diventare talmente elevata per entrambi i membri che la compongono da rendere dolorosissima, se non impossibile, la separazione fisica e psichica di ciascuno dal proprio Doppio fisicamente presente e fantasmaticamente interiorizzato. Leonard (1961) parla di una vera e propria identificazione intergemellare derivante dall’incessante confronto con l’imago del proprio doppio e dalla conseguente identificazione primaria con il cogemello attraverso un’incorporazione visuale a discapito di quella con la madre; tale co-identificazione, reciproca e precoce, crescerebbe all’aumentare della somiglianza fisica ostacolando lo stabilirsi di altre relazioni oggettuali e il consolidarsi d’identità distinte fra i gemelli. Inoltre, a parere dell’Autore, i plurigemini compensano spontaneamente tale situazione potenzialmente svantaggiosa adattandosi socialmente a un funzionamento “di coppia” che si fonda sulla percezione di sicurezza della relazione, in grado di ovviare alle mancanze individuali. A questo proposito, Joseph e Tabor (1961) introdussero il concetto di twinning reaction, cioè una reazione che nascerebbe sia dall’interidentificazione, sia dalla fusione delle identità, a loro volta determinate dalla prossimità e similitudine fisica, dal contesto di crescita, dal contemporaneo sviluppo, dalla mutua gratificazione dei bisogni relazionali, dall’attitudine all’altruismo per mascherare l’invidia, dall’utilizzo dell’altro per agire conflitti inconsci e dalla necessità di mantenere l’unità simbiotica. Inoltre lo sviluppo individuale dei monozigoti sarebbe influenzato da tre fattori interagenti (Gifford et al. 1966): le differenze individuali nella formazione precoce del sé, l’attitudine parentale ad attenuare le diversità fra i gemelli e la relazione peculiare tra i bambini tendente sia all’omologazione sia alla differenziazione. Parallelamente Ortmeyer (1970) interpreta la dinamica gemellare come un “noi-me” (we-self), cioè come un’unità psicologica a partire dalla quale le due personalità possono funzionare come una sola a causa della complementarietà, massima nelle coppie in cui l’interdipendenza è assoluta. Interessante a livello esplicativo è quanto evidenziato da Tancredy e Fraley (2006) in merito al ruolo di 182 Psichiatria e Psicoterapia (2013) 32,3 Costruzione dell’identità e sviluppo emotivo nelle coppie gemellari mediatori dell’inclusione dell’altro nel Sé, della condivisione di esperienze, dell’empatia e del tempo trascorso insieme nella relazione fra genetic relatedness e livello di attaccamento fraterno. Principe e colleghi (2013) hanno recentemente messo in luce come l’essere gemelli influenzi lo sviluppo identitario, specialmente a causa sia dei mutui patterns relazionali sia delle differenze nelle modalità di accudimento dei genitori; riguardo a questo ultimo aspetto, in linea con la Differential parental solecitude theory (Daly 1990), anche l’attrattività fisica ed il bisogno di differenziarsi attraverso il reciproco confronto e, talvolta, per mezzo della competizione eserciterebbero un impatto sulle relazioni primarie e sulla conseguente strutturazione delle valutazioni sul Sé e delle abilità sociali. In merito a quest’ultimo aspetto, gli autori indicano come i gemelli che si sentono giudicati negativamente dal proprio co-gemello siano più motivati a ricercare feedback positivi da persone esterne, in particolare dagli amici. In interazione con questi fattori, la complessa situazione gemellare viene condizionata dalle dinamiche inconsce connesse alla rivalità e, alcune volte, dall’invidia; in accordo con la Sibling Deidentification Theory (Whiteman et al. 2009), infatti, qualora i fratelli riescano ad assumere i medesimi ruoli o raggiungere la piena soddisfazione dei propri bisogni di autorealizzazione con la crescita, sentimenti di equità e uguaglianza possono emergere; al contrario, le opportunità fornite da uno status non condiviso o differenze nella tempistica del raggiungimento di una piena realizzazione di sé, possono anche riattivare rivalità fraterne primarie (Conger et al. 2004). La relazione gemellare nel ciclo di vita Per quanto attiene allo sviluppo della relazione gemellare nell’intero arco di vita, uno studio condotto da Neyer (2002) ha evidenziato che, similmente a quanto accadrebbe nelle relazioni fraterne, i contatti e la vicinanza emotiva tra i gemelli sembrano diminuire, dopo avere lasciato la famiglia d’origine, fino all’età di 30/40 anni. Durante la successiva fase della piena maturità, l’autore riscontra un generale riavvicinamento tra i membri della coppia, sia essa monozigotica o dizigotica. Il fenomeno del distacco revocabile tipico dei rapporti fra fratelli mononati (Cicirelli 1995) sarebbe presente anche nei plurigemini, ma sarebbe particolarmente connesso alle dinamiche intergemellari, in special modo a quella dominante-dominato, che sembrerebbe giungere a un “livellamento” nella fase adulta, anche grazie alla separazione dalla famiglia d’origine e alla crescente indipendenza (Ebeling et al. 2003). Pare rilevante sottolineare che le trasformazioni relazionali cui le coppie gemellari vanno incontro con la maturazione sono indirizzate generalmente verso un superamento della conflittualità e un riequilibrio dello status di potere. Alcuni autori (Jarrett e McGarty 1980, Zazzo 1986) hanno messo in evidenza la prolungata dipendenza reciproca che contraddistingue i gemelli, mentre altri (Ablon et al. 1986, Davidson 1992) hanno posto l’accento sulla mutua rivalità intergemellare. Questi fattori paiono influenzare, lungo tutto il corso dell’esistenza, l’identità e le relazioni oggettuali dei soggetti facenti parte di una diade gemellare (Abrams e Neubauer 1994, Castellet Y Ballarà e Bollea 1994). Anche da adulti, i gemelli mostrerebbero una generale tendenza a mantenere la vicinanza e a conservare la reciproca accessibilità (Tancredy e Fraley 2006, Segal et al. 2007) e i monozigoti, in particolare, riporterebbero livelli più elevati di contatto e vicinanza in tutto il ciclo di vita (Neyer 2002). Secondo Neyer (2002) e Rose et Psichiatria e Psicoterapia (2013) 32,3 183 Piera Brustia et al. al. (1988), i monozigoti adulti sarebbero maggiormente propensi a mantenere livelli maggiori di contatto e vicinanza (spaziale ed emotiva) rispetto ai dizigoti, soprattutto le coppie femminafemmina; inoltre, fra i plurigemini, il supporto sociale, pare crescere fino all’adolescenza, rimanere costante nella fase adulta per poi aumentare considerevolmente nella vecchiaia; dal confronto delle relazioni Gemello-Cogemello e Gemello-Fratello è possibile evincere come il legame gemellare risulti più stretto (per frequenza dei contatti, intimità, supporto sociale sia strumentale, sia emotivo), ma anche più conflittuale rispetto a quello fraterno (Neyer 2002). Riguardo alla strutturazione dei legami di attaccamento, i risultati delle ricerche paiono indicare una maggiore propensione della popolazione gemellare a instaurare reciproci legami d’attaccamento rispetto ai fratelli non gemelli, i quali utilizzano in misura più consistente i genitori come figure di attaccamento (Fraley e Davis 1997, Bernier 2006, Tancredy e Fraley 2006). In continuità con quanto sottolineato in merito al legame infantile, anche durante l’età adulta il rapporto gemellare soddisferebbe i criteri tipici delle relazioni di attaccamento; Tancredy e Fraley (2006) mettono in rilievo alcuni aspetti che configurano peculiarmente il legame gemellare, tra cui l’empatia, la condivisione di attività e l’inclusione dell’altro (il gemello) nel proprio Sé (identità non individuale ma di coppia). I gemelli, al pari degli individui mononati, nell’infanzia svilupperebbero comportamenti di attaccamento verso i propri caregiver per ottenere il soddisfacimento dei bisogni primari e, a seguito del processo di separazioneindividuazione dalle figure genitoriali e dell’aumentato interesse per partner sociali diversi dalla madre, arriverebbero progressivamente a orientare l’attenzione e i tentativi di contatto verso il cogemello con maggiore costanza; egli sarebbe, infatti, un partner stabilmente accessibile a cui trasferire con facilità le funzioni d’attaccamento. I plurigemini riconoscerebbero al cogemello le caratteristiche proprie della figura d’attaccamento, in maggior grado rispetto a quanto riscontrato nei mononati rispetto al fratello e mostrerebbero di fare un minor ricorso alle altre figure target (madre, padre, partner e miglior amico) per ottenere accudimento e sicurezza (Fraley e Tancredy 2012). Nella gerarchia d’attaccamento, i gemelli collocherebbero il cogemello in posizione più elevata rispetto a quanto sembrino fare i nati singoli, in cui il fratello rimane in posizioni gerarchiche inferiori (Fraley e Davis 1997, Doherty e Feeney 2004). La tendenza nei gemelli a contattarsi con più frequenza, a ricercare esperienze comuni e a vivere geograficamente più vicini sottenderebbe comportamenti di ricerca della prossimità; l’angoscia di separazione (distress da separazione), presente fin dall’infanzia, non risulterebbe legata tanto al distacco dalla figura materna, quanto alla separazione dal co-gemello (Segal 2005, Tancredy e Fraley 2006); inoltre, quest’ultimo continuerebbe a essere considerato tra le risorse supportive principali in caso di necessità (safe haven) (Tancredy e Fraley 2006). Infine, la funzione di base sicura (secure base), svolta reciprocamente dai gemelli, sarebbe dimostrata dalla tranquillità che la presenza dell’altro garantisce nell’esplorazione sociale (Tancredy e Fraley 2006). In situazioni normative, contrariamente a quanto pare accadere nelle coppie non gemellari, il fratello maggiore o minore non assumerebbe il ruolo di figura primaria di attaccamento durante il ciclo di vita. A complemento delle dinamiche interne alla coppia plurigemina, il rinforzo esterno dei comportamenti d’attaccamento gemellare sembra esercitare una forte influenza sulla percezione dell’altro come soddisfacente i bisogni di sicurezza legati all’attaccamento: i gemelli, specialmente se monozigoti, sono spesso incoraggiati fin dall’infanzia a essere simili, a mostrare 184 Psichiatria e Psicoterapia (2013) 32,3 Costruzione dell’identità e sviluppo emotivo nelle coppie gemellari comportamenti prosociali verso il cogemello e a condividere esperienze. Inoltre, il grado di attaccamento fraterno si mostra in relazione all’età con differenze in base alla zigosità: nel caso dei gemelli monozigoti l’attaccamento fraterno pare aumentare con l’incremento dell’età, mentre diminuirebbe nei mononati. In particolare, esso sembra particolarmente importante nei due gruppi gemellari, indicando come si possa ipotizzare un’influenza della gemellarità nella sua strutturazione, indipendentemente dall’ammontare dei geni condivisi; a parità di genetic relatedness i dizigoti, infatti, mostrano un livello di attaccamento significativamente maggiore rispetto ai mononati. L’attaccamento alle figure genitoriali decrescerebbe in entrambi i gruppi, mentre quello al partner romantico aumenterebbe. Il legame d’attaccamento fraterno, sia nei gemelli sia nei mononati, pare essere favorito dall’aver trascorso più tempo insieme nell’infanzia, dal condividere interessi e scelte di vita, dall’empatia e dall’inclusione dell’altro nel Sé. Fattori di carattere relazionale, piuttosto che strutturali (genetic relatedness, differenza d’età, dimensioni della famiglia etc.), sembrano favorire la formazione e il mantenimento del legame d’attaccamento fraterno (Tancredy e Fraley 2006, Fraley e Tancredy 2012). La sicurezza dell’attaccamento e la dipendenza gemellari sarebbero caratteristiche della specifica relazione diadica e non delle singole persone (Neyer 2002). Inoltre, per quanto riguarda le correlazioni tra attaccamento e frequenza dei contatti, Neyer (2002) ha cercato di comprendere come e se esse fossero legate a fattori latenti diadici o individuali; quello che emerge è che nei dizigoti, a differenza di quanto riscontrato nei monozigoti, alti punteggi nella sicurezza d’attaccamento e nella soddisfazione relazionale sarebbero legati a una maggiore frequenza dei contatti, rivelando effetti latenti diadici. Contrariamente, il risultato dei monozigoti, per cui alti punteggi di attaccamento e soddisfazione non sembrano in relazione con la frequenza dei contatti, potrebbe indicare l’incidenza di fattori latenti di origine genetica, non derivanti dalla storia comune condivisa. Uno studio pilota condotto da Torgersen et al. (2007) ha evidenziato come la qualità dell’attaccamento adulto sia in relazione non solo con la responsività e la sensibilità genitoriale durante l’infanzia, ma anche con i patterns individuali di attaccamento costruiti in seguito alle esperienze relazionali; ciò suggerisce che, oltre al patrimonio genetico, anche l’ambiente nel quale l’individuo adulto è inserito possa avere un’influenza sulla strutturazione dei legami affettivi profondi. Gemellarità e relazioni sociali Nella prima infanzia i gemelli raramente accedono ad ambienti sociali in assenza del cogemello (Thorpe et al. 2003). A differenza dei figli unici e dei mononati, che hanno la possibilità di esplorare il contesto sociale in autonomia e, quindi, di formare rapporti amicali non condivisi, i membri della coppia gemellare tendono ad accedere e frequentare gli stessi ambienti, presentandosi con un background relazionale particolare e maggiori esperienze pregresse d’interazione con un pari (il co-gemello) (Neyer 2002, Segal 2000, Valente Torre 1999). Per queste ragioni, la loro modalità di negoziazione delle amicizie è peculiare (Preedy 2001); nelle interazioni amicali, quindi, i gemelli risulterebbero favoriti dal poter utilizzare il co-gemello come base sicura per esplorare il rapporto con gli altri, sebbene la natura particolare del legame gemellare possa, in caso di eccessiva chiusura della coppia, opporsi alle esigenze di conoscenza Psichiatria e Psicoterapia (2013) 32,3 185 Piera Brustia et al. di altre persone (Thorpe 2003, Thorpe e Gardner 2006). Infatti, come già sottolineato, sebbene l’attaccamento gemellare possa fornire una base sicura favorente l’esplorazione di nuovi contesti e legami, in alcune condizioni potrebbe elicitare un senso di dipendenza tale da impedire la formazione di relazioni sociali (Thorpe 2003). Inoltre, l’unità della coppia gemellare potrebbe pregiudicare la percezione, da parte degli altri, dei soggetti che la compongono come individui singoli e autonomi, condizionando ulteriormente il processo di socializzazione (Thorpe e Gardner 2006). Una caratteristica distintiva dei rapporti amicali in tale popolazione sarebbe il tasso maggiore di amici condivisi (Rose 2002). Infatti, le ricerche sembrano indicare che, a fronte di un’assenza di differenze nel numero di amicizie tra gemelli e mononati, i primi, soprattutto se monozigoti, passerebbero più tempo insieme e frequenterebbero gli stessi ambienti del co-gemello, con una conseguente tendenza a formare più amicizie condivise, indicando con più probabilità il co-gemello o uno degli amici comuni come miglior amico (Thorpe 2003, Bernier 2006). Un altro aspetto peculiare riscontrabile nei gemelli è la propensione a vivere il rapporto gemellare anche come legame amicale. Segal (2000) sostiene che la comunanza di corredo genetico che contraddistingue i monozigoti potrebbe contribuire alla formazione di un rapporto configurabile non solo come legame familiare ma anche amicale, data la forte propensione a manifestare comportamenti supportivi e altruistici. Inoltre, Aboud e Mendelson (1996), riconoscendo l’influenza della ricerca di similarità tra sé e l’altro nella formazione delle amicizie, hanno riscontrato differenze in base al tipo di gemellarità e alla composizione di genere della coppia gemellare sia in merito al numero di rapporti amicali intrattenuti in modo condiviso sia alla percezione del co-gemello come amico o fratello, senza differenze nel numero di amicizie in generale. In merito alle amicizie in comune, esse risulterebbero tendenzialmente più frequenti negli omozigoti e nelle diadi dello stesso sesso. Un maggiore livello di similarità percepita nella coppia gemellare sarebbe connesso a una maggiore comunanza di amicizie. I dizigoti dello stesso sesso mostrerebbero, inoltre, un maggior grado di ambivalenza nella considerazione del cogemello come amico o fratello; una parte rilevante dei monozigoti attribuiva alla condivisione un significato positivo interpretandola come naturale e egosintonica conseguenza del proprio status fraterno e solo una parte residuale vi coglieva un elemento di problematicità a causa del prevalere dell’identità gemellare su quella individuale. Il gruppo dei dizigoti di sesso opposto risultava quello che dichiarava più amici indipendenti e meno vissuti conflittuali riguardo alle amicizie condivise in quanto legate alla comune frequentazione di ambienti di vita più che alla strutturazione di relazioni d’attaccamento, ad indicazione di un miglior bilanciamento fra identità individuale e gemellare, mentre il sottocampione dizigotico composto da soggetti dello stesso sesso riportava maggiore variabilità nei vissuti legati alle amicizie condivise nonostante, a differenza dei monozigoti, mostrassero una più serena condivisione di amici in situazioni in cui non era prevista la presenza del co-gemello (maggiori difficoltà nel bilanciamento fra identità individuale e gemellare). Secondo il modello elaborato da Preedy (2001), i gemelli in età evolutiva dovrebbero trovare un equilibrio tra l’identità di coppia e quella individuale; sia le diadi con un elevato livello di dipendenza reciproca, sia quelle in cui i membri tendono a negare difensivamente l’identità di coppia, sarebbero quelle con uno sviluppo emozionale e sociale più ridotto. Partendo da tale 186 Psichiatria e Psicoterapia (2013) 32,3 Costruzione dell’identità e sviluppo emotivo nelle coppie gemellari modello, Thorpe e Gardner (2006) individuano tre tipologie di diade gemellare: 1) altamente indipendente (senza amici comuni e caratterizzate da identità individuali), 2) con vita di coppia stretta (molti amici comuni e una prevalente identità gemellare) e 3) con relazione dipendente matura (con amici comuni e non e identità, gemellare e individuale, armonicamente strutturate). La facilità con cui i gemelli instaurerebbero una relazione dipendente matura sarebbe legato allo status gemellare (monozigoti o dizigoti) e dalla loro uguaglianza/diversità di genere. Close relationships nei gemelli Per quanto concerne lo sviluppo emotivo e relazionale dei gemelli, questo risulta complicato dalla percezione di una minore intensità del legame con le figure genitoriali rispetto a quello intergemellare con profonde conflittualità inconsce legate al reciproco desiderio di ottenere maggiori attenzioni da parte del caregiver adulto (Agnew et al. 2006, Brustia et al. 2008, Brustia et al. 2009). Inoltre, nonostante questa tensione inconscia verso la strutturazione di un legame individuale con l’adulto, il processo di superamento della simbiosi gemellare sembra essere particolarmente difficile, specie nei gemelli monozigoti in cui saliente è la presenza di un altro percepito come molto simile, se non identico, a sé. In merito a questo, Engel (1975) ha sottolineato come la fusionalità gemellare sia una forza potente in opposizione all’individuazioneseparazione, che è caratterizzata dalla simultanea necessità, per ogni gemello, di separarsi sia dalla madre sia dal cogemello: l’angoscia di separazione si manifesterebbe non solo nei confronti della figura materna, ma anche del co-gemello (Piontelli 2002, Watzlawik 2009). Ciò si verificherebbe soprattutto negli omozigoti (Ortmeyer 1970, Watzlawik 2009); infatti, si evidenzia che, durante l’infanzia, la figura primaria di attaccamento dei gemelli eterozigoti sarebbe quella materna, in conseguenza del cui allontanamento i bambini sperimenterebbero angoscia di separazione mentre, per quanto riguarda i monozigoti, tale ruolo verrebbe ricoperto dal cogemello, fatto per cui il vissuto angosciante sarebbe maggiore in caso di distacco da lui o lei, rispetto a quello dalla madre (Piontelli 2002). Particolari problemi si riscontrano quando la reciproca identificazione dei gemelli non è accompagnata da una graduale separazione di ciascuno dall’altro; nel caso di una consistente indifferenziazione, infatti, può verificarsi una confusione di identità o un ritardo nello sviluppo dell’Io: spesso la relazione gemellare può risultare talmente gratificante a livello emotivo da far sì che entrambi i gemelli tendano a sviluppare un’identificazione reciproca esclusiva e prolungata ben oltre i tempi previsti dal normale sviluppo identitario (Barbieri e Fischietti 1997) e i desideri simbiotici e fusionali sono all’origine della tipica tendenza delle coppie gemellari all’isolamento (Burlingham 1952). Nonostante il sottosistema fraterno, durante l’infanzia e l’adolescenza, costituisca “una palestra sociale” grazie alla presenza di relazioni orizzontali attraverso cui apprendere modalità relazionali adatte sia per costruire la relazione con il partner sia per confrontarsi con il mondo circostante (Dunn 1996, Cassidy 2000), la centralità del co-gemello nella vita dell’individuo plurigemino, come evidenziato precedentemente, avrebbe come conseguenza la tendenza a evitare la separazione della coppia gemellare tanto nell’infanzia quanto nell’età adulta (Siemon e Adelman 1986, Oliverio Ferraris 1995). Questo contribuirebbe a spiegare la minore tendenza dei Psichiatria e Psicoterapia (2013) 32,3 187 Piera Brustia et al. gemelli, rispetto ai nati singoli, a ricercare un partner sessuale e a costruire relazioni romantiche (Valente Torre 1999). Infatti, i gemelli tendono a vedere la formazione di un legame sentimentale come conflittuale con la natura fortemente diadica della relazione gemellare, evitando la ricerca di relazioni sentimentali amorose. Tancredy e Fraley (2006) sottolineano modalità particolari nei gemelli per quanto concerne i comportamenti connessi al rivolgersi al partner come fonte di sicurezza: nonostante essi pongano quest’ultimo al vertice della propria gerarchia di attaccamento, contemporaneamente attribuiscono al co-gemello un ruolo altrettanto rilevante dichiarando di rivolgersi all’amato o all’amata con frequenza minore rispetto ai mononati. Nei gemelli, nonostante la posizione gerarchica apicale generalmente assegnata al co-gemello possa essere condivisa con altre figure d’attaccamento, quali il partner e l’amico, la predilezione viene accordata preferibilmente a questi mentre, nei nati singoli, il target primario risulta essere quasi esclusivamente il partner (Tancredy e Fraley 2006). Una spiegazione di questi risultati rimanda a una prospettiva evoluzionistica supportata anche da altri autori, tra cui Hazan e Diamond (2000) e Attili (2004) i quali sostengono che sia l’attivazione del sistema sessuale nell’adolescenza a innescare il processo di progressivo trasferimento delle funzioni d’attaccamento dalle figure genitoriali a soggetti appartenenti al contesto sociale dei pari (Doherty e Feeney 2004, Markiewicz et al. 2006); ciò avverrebbe in quanto instaurare una relazione stabile con un partner sessuale garantirebbe maggiori probabilità di continuazione sia della specie sia della stirpe grazie alla trasmissione, attraverso la procreazione, del proprio patrimonio genetico. Il medesimo innato bisogno di proteggere il proprio patrimonio genetico o uno simile contribuirebbe a rinsaldare il legame fraterno soprattutto nel caso in cui i geni condivisi siano maggiori (Segal e Ream 1998, Neyer 2002, Neyer e Lang 2003). Il sistema di attaccamento, contribuendo a rafforzare il legame con il partner e agevolando l’accudimento della prole, nei casi normativi, agirebbe in sinergia con quello sessuale (Mikulincer 2006, Goodman 2006). La situazione di conflitto fra la strutturazione di legami romantici stabili e l’esigenza di protezione del legame fraterno potrebbe essere alla base delle maggiori difficoltà a creare e mantenere relazioni con partner sentimentali riscontrate nei monozigoti. A ulteriore riprova dell’impatto di esigenze evoluzionistiche alla base dei comportamenti gemellari, interessanti risultati sono emersi dagli studi che mettono a paragone le famiglie nucleari create da gemelli coniugati (Segal 2000). Confronti tra gemelli omozigoti e dizigoti hanno messo in evidenza una maggiore propensione dei primi a prendersi cura e ad agire altruisticamente verso i nipoti che, rispetto a quelli dei secondi, condividono con loro una quota maggiore di patrimonio genetico. Come sottolineato, la particolare configurazione del rapporto gemellare lo distingue dagli altri per le dinamiche relazionali implicate: l’esclusività a cui tende, con il suo opporsi alla strutturazione di rapporti esterni a essa (Segal 2000, Neyer 2002, Valente Torre 1999), se da un lato sembra avere un ruolo importante nel generare complementarietà, omologazione e ricerca di un’assoluta e rassicurante somiglianza, dall’altra, il vincolo alla disponibilità reciproca indiscriminata che da esso consegue potrebbe comportare una costrittiva inibizione della ricerca dell’autorealizzazione e una limitazione della libertà personale (Segal 2000). Spesso insieme alla solidarietà vi è una marcata conflittualità legata all’impotenza generata dall’impossibilità di sciogliere o allentare il rapporto duale, all’angoscia determinata dalla percezione che la propria 188 Psichiatria e Psicoterapia (2013) 32,3 Costruzione dell’identità e sviluppo emotivo nelle coppie gemellari libertà sia limitata dalla presenza dell’altro, alla rappresentazione inconscia del cogemello come ostacolo nell’acquisizione della propria identità di individuo adulto. Questa potrebbe essere l’origine dell’ambivalenza che caratterizza la rappresentazione interiorizzata di sé con l’altro, la quale comporta, da una parte, il desiderio di mantenere saliente il legame di attaccamento gemellare, dall’altra la necessità di distaccarsi dalla sicurezza che da esso deriva nell’esplorare il contesto sociale in piena autonomia (Miliora 2003, Moser et al. 2005, Bernier 2006). In una situazione evolutiva fortemente diadica come quella dei gemelli che sono ancora impegnati nel processo di affermazione della propria indipendenza, il contesto relazionale esterno può, inconsciamente, costituire una minaccia all’equilibrio narcisistico, generando una difficoltà a investire su relazioni costruttive e stabili al di fuori della coppia gemellare; ciò avverrebbe a causa della precoce interiorizzazione dell’Oggetto gemellare, percepito ancora come unico rassicurante, che può portare i plurigemini a elaborare arcaiche rappresentazioni fantasmatiche di Sé come onnipotente e grandioso (Bernier 2006): per queste ragioni alcuni gemelli potrebbero non sentire l’esigenza di rivolgersi ad altri per regolare il proprio stato di distress sociorelazionale. Queste ipotesi interpretative sorgono anche da quanto sottolineato da Miliora (2003) in merito alla necessità, per un sano sviluppo dell’identità nei gemelli, di un processo che può essere chiamato “differenziazione all’interno della somiglianza” (p. 264). Il raggiungimento dell’età adulta (Conger e Little 2010), con le importanti transizioni di ruolo che comporta, può permettere ai gemelli un recentering delle principali relazioni, tra cui quelle con la famiglia, gli amici e, in particolar modo, il partner. Nei gemelli, tale processo d’investimento su una nuova relazione diadica sarebbe facilitato dall’incontro con un partner appartenente a un dominio relazionale diverso da quello gemellare, ma altrettanto amato e in grado di soddisfare i bisogni di attaccamento (Fraley e Davis 1997, Trinke e Bartholomew 1997, Tancredy e Fraley 2006). Se la connessione empatica gemellare, da un lato, può essere configurabile come vantaggiosa, dall’altro la costante presenza del cogemello può rappresentare un ostacolo alla piena realizzazione di sé come individuo autonomo e separato. Il benessere nella popolazione gemellare Studi sistematici sul benessere nei gemelli non sono particolarmente numerosi e concordi nelle conclusioni. Al di là di quelli precedentemente citati, alcune indagini sulla dinamica di coppia gemellare nell’infanzia e prima adolescenza evidenziano effetti di coppia negativi quali: ritardo nella comunicazione sociale (Zazzo 1986, Moilanen et al. 1999), isolamento e asocialità (Zazzo 1986, DiLalla e Caraway 2004), difficoltà nella comprensione delle emozioni altrui (Deneault et al. 2008), forte dinamica conflittuale dominante-dominato interna alla diade e asimmetria di status (Ebeling et al. 2003); in particolare le dinamiche conflittuali sembrano impattare sul benessere dei gemelli durante l’età scolare (Bekkhus et al. 2011). Trait d’union fra gli studi sull’argomento sembra essere l’osservazione che il processo di costruzione del Sé dei gemelli possieda, come particolarità, l’influenza sul singolo delle dinamiche di coppia con la conseguente necessità dell’elaborazione del distacco dal proprio doppio gemellare per lo sviluppo di una personalità armonica (Valente Torre 1999, Neyer 2002). L’adolescenza e la prima età adulta, proprio per la rilevanza della differenziazione e Psichiatria e Psicoterapia (2013) 32,3 189 Piera Brustia et al. dell’indipendenza che le contraddistinguono, sono spesso considerate fasi critiche per i plurigemini poiché impongono ai gemelli di compiere il percorso di separazione psicologica sia dalle figure genitoriali sia dal cogemello, dando adito a frequenti sentimenti di perdita e solitudine e a timori dell’affievolirsi del legame speciale con il cogemello (Zazzo 1984). Premesso che gli studi sulle dinamiche gemellari di coppia in età adulta mostrano risultati talvolta discordanti, Bernier (2006) osserva che, in generale, le indagini sulla popolazione plurigemina adulta paiono non confermare i risultati riportati nelle ricerche sui bambini in merito a uno svantaggio dei gemelli nella costruzione dell’identità. Uno studio di Hirt (1986) su gemelli e mononati nella prima età adulta non aveva riportato differenze fra monozigoti e dizigoti per quanto concerne il processo di individuazione-separazione passato e attuale, l’impatto del padre su tale percorso, la rivalità e l’immagine corporea, mentre l’unico elemento che sembrava distinguere il gruppo gemellare da quello dei nati singoli è l’intensità dei sentimenti di gelosia e dipendenza, più elevati nel primo. La dominanza-sottomissione psicologica pare essere un buon predittore del benessere nei gemelli: l’essere soggetti a sottomissione genererebbe un forte malessere nel soggetto, comportando conseguenze negative anche marcate (depressione, anedonia, bassa self-confidence, sintomi psicosomatici) (Ebeling et al. 2003). Per quanto riguarda il grado di dipendenza reciproca fra i membri della diade gemellare, le ricerche di Penninkilampi-Kerola et al. (2005) suggeriscono un progressivo decremento durante la prima fase adulta mentre Ebeling et al. (2003) riportano che i gemelli maschi tenderebbero a mostrare una tendenza alla dinamica dominate-sottomesso sul piano fisico in misura maggiore rispetto alle femmine durante l’adolescenza e la prima età adulta, mentre queste ultime esprimerebbero tale attitudine nei domini psicologico e verbale soltanto in adolescenza. Di converso, altri Autori avevano osservato come alcune relazioni gemellari fossero caratterizzate da aggressività, competitività e conflitto (Alin et al. 1991), ambivalenza (Oliviero Ferraris 1988), con esiti talvolta gravi come profondi vissuti d’isolamento (Wallace 1988). Pearlman (1991) non aveva trovato alcuna differenza nei tre gruppi fraterni (monozigoti, dizigoti, mononati) per quanto concerne l’autostima e le relazioni oggettuali. In linea con tali risultati, Bernier (2006) riscontra che gemelli e nati singoli adulti non differiscono nel concetto di sé e autostima, ma mostrano un minor livello d’integrazione delle percezioni di sé (dimensioni dell’identità, soddisfazione di sé e comportamento). La convinzione che i gemelli sviluppino uno stile di attaccamento meno sicuro rispetto ai mononati a causa delle esperienze infantili non trova conferme in letteratura; infatti, la distribuzione dei patterns di attaccamento nei gemelli risulta essere paragonabile a quella della popolazione non-gemellare, anche se, nelle coppie di monozigotiche, gli stili di attaccamento fra i membri della coppia risultano concordanti in misura leggermente maggiore rispetto alle coppie dizigotiche. Inoltre, sebbene poca attenzione sia stata dedicata al tema della perdita del cogemello e al processo di elaborazione del lutto che ne consegue, Segal (2000) osserva che l’intensità del dolore, della solitudine e dell’angoscia sperimentati dal gruppo di gemelli, specialmente monozigoti, risultano “simili a quelle che seguono la morte di qualcuno che si considera parte di una coppia perfetta” (p. 173); il vissuto di perdita che il sopravvissuto prova sembra essere d’intensità maggiore rispetto a quello provato alla morte di qualsiasi altra persona, così forte da non poter essere alleviato dal supporto di nessun’altra persona o situazione (Segal 2005). 190 Psichiatria e Psicoterapia (2013) 32,3 Costruzione dell’identità e sviluppo emotivo nelle coppie gemellari Anche i risultati ottenuti in merito alla riduzione nel tempo della sofferenza in seguito al lutto paiono mostrare una elaborazione più lunga della perdita del cogemello nei monozigoti rispetto agli eterozigoti e un più breve periodo di adattamento, sempre nel gruppo degli omozigoti, alla scomparsa di altre figure rispetto a quest’ultima. Ciò parrebbe indicare, negli omozigoti, una tendenza a investire affettivamente in maniera più profonda sulla relazione con il cogemello rispetto a quanto facciano sulle altre close relationships mentre, nell’altro gruppo gemellare, una minore difficoltà a trovare alleanze sostitutive interne ed esterne della famiglia grazie alla propensione più spiccata verso la differenziazione (Segal 2000). Conclusioni Le ricerche presentate, che rispondono all’esigenza di indagare la struttura e l’importanza delle relazioni gemellari, constano in una panoramica che comprende un arco temporale che si estende dall’infanzia, fino alla prima età adulta; gli studi che analizzano le dinamiche relazionali nei gemelli non sono numerosi e, spesso, non riportano risultati coerenti fra loro (Brody 1998, Neyer 2002). In generale, essi sembrano confermare sia l’alto livello di complessità e di variabilità nelle caratteristiche che esse possono assumere (Boer e Dunn 1992, Brody 1996), sia l’esistenza di attributi comuni che si esplicano in modo trasversale alle differenti tipologie relazionali. L’esigenza conoscitiva alla base delle più recenti ricerche risiede nella constatazione che la maggior parte dei contributi empirici sull’attaccamento adulto hanno avuto come focus i legami romantici o con le figure genitoriali, lasciando in secondo piano gli altri, ad esempio quelli fraterni e amicali (Fraley e Davis 1997, Tancredy e Fraley 2006). Nonostante ciò l’analisi della condizione gemellare e della strutturazione del legame fra plurigemini è considerata preziosa occasione di approfondimento sia delle più recenti teorie sullo sviluppo dell’identità, sia della mutua incidenza di fattori genetici, relazionali e ambientali su di essa. A questo proposito sembrano particolarmente interessanti le indagini volte ad approfondire quali fattori contribuiscano alla formazione e al mantenimento dei legami di attaccamento e quali generino la percezione dell’altro come figura soddisfacente i bisogni profondi e vitali di sicurezza (Fraley e Tancredy 2012). Il carattere multidimensionale di queste ricerche consente, infatti, l’esplorazione delle dinamiche relazionali da un punto di vista sia psicodinamico sia psicogenetico. La gemellarità, in quanto status peculiare, diventa condizione favorevole per testare o arricchire modelli esplicativi complessi delle relazioni umane. Esempi sono il Social Convoy Model (Antonucci et al. 2004), la kin selection theory e i modelli facenti riferimento alla Basic behavior genetic e alla prospettiva inclusiva di fitness riguardante le relazioni sociali, comprese quelle familiari (Fraley e Tancredy 2012). L’intensità del legame gemellare degli omozigoti sembra comportare una strutturazione dinamica inter- e intra-personale tale per cui i comportamenti interattivi messi in atto dai gemelli in ogni dominio relazionale si strutturino in modi del tutto peculiari (Neyer e Lang 2003, Principe et al. 2013). Ulteriore contributo apportato delle ricerche analizzate riguarda la comprensione specifica dei legami fraterni e delle peculiarità della relazione diadica gemellare. L’investimento sul e l’intimità che i plurigemini mostrano di avere con proprio co-gemello vengono sempre più letti come risultante di una profonda condivisione che sarebbe riduttivo ricondurre alla sola parentela Psichiatria e Psicoterapia (2013) 32,3 191 Piera Brustia et al. genetica. L’unicità di ciascuna coppia gemellare, la quale implica per ciascun soggetto complessi processi di interiorizzazione dell’altro, necessita la considerazione dell’apporto individuale, diadico e ambientale alla sua strutturazione per essere compresa, soprattutto da un punto di vista clinico. Il co-gemello, già nella fase prenatale, sarebbe un “super stimolo” (Fraley e Tancredy 2012, p. 314) che comporta un profondo e precoce investimento, un’interiorizzazione dell’altro nel Sé tale da condizionare lo sviluppo dell’identità, la strutturazione delle relazioni oggettuali e il benessere nel ciclo di vita. Riassunto Parole chiave: relazione gemellare, identità, sviluppo emotivo, benessere, ciclo di vita In questo articolo si affronta la tematica della costruzione dell’identità nei gemelli, analizzando i principali contributi pubblicati a livello nazionale e internazionale su tale argomento. Si fa specifico riferimento al modello psicodinamico con particolare attenzione all’analisi delle dinamiche relazionali intergemellari nel Ciclo di Vita e al loro impatto sullo sviluppo identitario. A tal fine, l’analisi del processo di separazioneindividuazione e la teoria dell’attaccamento risultano particolarmente adatte per la comprensione del paradigma gemellare (Bernier 2006). Un primo obiettivo del lavoro è quello di analizzare le peculiarità della condizione gemellare, con particolare attenzione al processo di strutturazione e trasformazione nel tempo della relazione gemellare e delle close relationships nei plurigemini; si sottolineano, in particolare, le specificità di tale legame diadico, enucleandone i punti di forza e gli elementi di criticità. Si affronta, quindi, il tema dello sviluppo delle competenze sociali nei monozigoti e nei dizigoti, connettendolo al livello di interdipendenza esperita all’interno della diade gemellare. La seguente sezione dell’articolo è dedicata al benessere nella popolazione plurigemina. A conclusione della trattazione si cerca di evidenziale quanto il paradigma gemellare consenta l’analisi e l’approfondimento delle dinamiche relazionali e dei processi di sviluppo anche nei soggetti mononati. IDENTITY CONSTRUCTION AND EMOTIONAL DEVELOPMENT IN TWIN PAIRS: EFFECTS ON HEALTH IN THE LIFE CYCLE Abstract Key words: twin relationship, identity, emotional development, well-being, life cycle This article deals with the issue of the identity construction in twins, analyzing key contributions published nationally and internationally on this subject. It specifically refers to the psychodynamic model, with particular attention to the analysis of relational inter-twins dynamics in the Life Cycle and their impact on the development of identity. To this end, the analysis of the process of separation-individuation and attachment theory are particularly suitable for the understanding of the twin paradigm (Bernier 2006). A first aim of this study is to analyze the peculiarities of the twin condition, with particular attention to the process of structuring and transformation of the twin relationship over time and close relationships in multiples. In particular, the specificity of the dyadic relationship, with its strengths and critical elements, are emphasized. Therefore, it deals the theme of the development of social skills in monozygotic and dizygotic twins, connecting it to the level of interdependence experienced within the twin dyad. The following section of the article is dedicated to the well-being in the twin population. 192 Psichiatria e Psicoterapia (2013) 32,3 Costruzione dell’identità e sviluppo emotivo nelle coppie gemellari At the conclusion of the discussion, we try to highlight how the twin paradigm permits an in-depth analysis of relational dynamics and development processes in singletons. Bibliografia Ablon S L, Harrison A M, Valenstein A F, Gifford S (1986). Special solutions to phallic-aggressive conflicts in male twins. Psychoanalytic Study of the Child 41, 239-257. Aboud F E, Mendelson M J (1996). Determinants of friendship selection and quality: Developmental perspectives. In W M Bukowski, A F Newcomb e W W Hartup (a cura di) The company they keep: Friendship in childhood and adolescence, pp. 87-112. Cambridge University Press, New York. Abrams S, Neubauer P B (1994). Hartmann’s vision: Identical twins and developmental organizations. Psychoanalytic Study of the Child 49, 49-59. 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